iNBiCi magazine- anno 5 - Numero 8 - Agosto 2013

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Granfondo delle 5 Terre Deiva Marina 8 settembre 2013 NËš 8 Agos to 20 13

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SAN LEO «VASSI IN SAN LEO…» SCRIVEVA IL SOMMO POETA IN UN FORTE COSTRUITO IN POSIZIONE INESPUGNABILE, SI ERGE QUESTA LOCALITÀ, RICCA DI STORIA E DI TRADIZIONI. UN TUFFO NEL MEDIOEVO, TRA CASTELLI E FORTEZZE, TRA PRIGIONI MILITARI E LEGGENDE ULTRACENTENARIE.

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Un’unica strada tagliata nella roccia consente al visitatore di giungere al Forte. San Leo è una località della Val Marecchia, in territorio riminese, che sorge su di un enorme masso roccioso, tutto intorno invalicabile. Sulla punta più alta dello sperone, si eleva il Forte, rimaneggiato da Francesco di Giorgio Martini, nel XV secolo, per ordine di Federico III da Montefeltro. L’antichissima città che fu capoluogo della contea di Montefeltro e teatro di battaglie civili e militari per circa due millenni, assunse dal 962 al 964 il titolo di Capitale d’Italia, o meglio del Regno Italico di Berengario II. La città ospitò Dante («Vassi in San Leo…») e San Francesco d’Assisi qui ricevette in dono il Monte della Verna dal Conte Orlando di Chiusi nel Casentino (1213). Si conserva ancora la stanza nella quale avvenne il colloquio tra i due. Si

celebra peraltro quest’anno l’ottocentesimo anniversario del passaggio di San Francesco, con un calendario ricco di eventi che si è aperto nel maggio scorso e terminerà nel mese di ottobre. Nel forte, trasformato in prigione durante il dominio pontificio, furono rinchiusi Giuseppe Balsamo, meglio noto come Alessandro Conte di Cagliostro, uno dei più enigmatici ed affascinanti avventurieri dell’età dei Lumi, che vi morì nel 1795, e Felice Orsini, patriota e scrittore italiano, noto per aver causato una strage, nel tentativo di assassinare l’imperatore Napoleone III. Davvero notevole il patrimonio architettonico conservato, nell’ambito del quale si annovera la Pieve preromanica, il Duomo romanico lombardo del XII secolo, il Forte, il Museo di Arte Sacra, allestito nel Palazzo

Mediceo, mentre restano sparsi sul territorio comunale i ruderi di diversi castelli, tra i quali Pietracuta, e Piega, il convento francescano di S. Igne, il convento domenicano di Monte di Pietracuta, la chiesa di Montemaggio. Il panorama che si gode da San Leo è uno dei più belli e caratteristici della regione, poiché la vista spazia a dismisura sui monti circostanti e lungo la vallata del Marecchia, si giunge a guardare fino al mare. I luoghi della Val Marecchia sono l’ideale per passeggiate a piedi ed escursioni in bicicletta, potendo contare su declivi morbidi e panorami mozzafiato. Imperdibile, per gli amanti della buona cucina, l’assaggio della patata della Valmarecchia, varietà locale sopravvissuta, nonché il Balsamo Cagliostro, un liquore prodotto esclusivamente a San Leo.


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Moena LA FATA DELLE DOLOMITI TRA LEGGENDE E PERCORSI RICCHI DI MAGIA, CI SI PUÒ PERDERE CON LO SGUARDO IN UN TRAMONTO CHE DIPINGE DI ROSA LE DOLOMITI, OPPURE CI SI PUÒ CONCEDERE UNA PASSEGGIATA LUNGO LE STRADE DEL CENTRO, ALLA RICERCA DEI PERSONAGGI DELLE FIABE CHE ANCORA OGGI ANIMANO QUESTI LUOGHI.

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Quando si arriva a Moena, si ha come l’impressione di trovarsi nel bel mezzo di una fiaba. Il paese a forma di stella è adagiato tra splendidi prati in una conca soleggiata, circondata da alcuni dei più bei gruppi dolomitici, tra cui il Sella, il Latemar e il Catenaccio. Moena è il primo paese che si incontra entrando in Val di Fassa, nella provincia di Trento, ed è da qualche anno entrata a far parte delle “Alpine Pearls”, associazione fondata e costituita da località turistiche alpine che promuovono e sostengono un turismo sostenibile e di qualità. L’atmosfera magica del centro, con le sue case antiche, le vie caratteristiche e le diverse aree limitate al traffico, sono un invito irresistibile per lo shopping, mentre i magnifici paesaggi circostanti offrono in tutte le stagioni scenari ideali per escursioni. È la meta ideale per tutta la famiglia, in grado di offrire una vacanza in montagna adatta a grandi e piccini e capace di soddisfare le esigenze degli amanti dello sport e della natura, così come quelle di coloro che alla fatica preferiscono il relax, il benessere, la tranquillità e la pace. Escursioni, gite a cavallo o in mtb, ferrate e arrampicate, nord walking, passeggiate culturali, yoga, sono solo alcune delle attività che in questi luoghi trovano il loro habitat naturale. Moena è anche offerta di cultura, ci si può immergere nella cultura e tradizione ladina, visitando i vari siti storici

ed i borghi più antichi del paese, il museo ladino e il museo della guerra, le chiese e le cappelle e pure qualche malga nella quale poter assaggiare prodotti tipici della valle o passeggiare per le vie del centro. In questa località è così forte il rapporto tra la città e la natura, che l’uso delle e-bike è in continuo aumento e si rinnova di anno in anno l’iniziativa per offrire ai residenti, ma anche ai visitatori un trasporto pulito,

si rapire dai suoi tramonti che si stagliano sui crinali delle Dolomiti, offrendo uno spettacolo che toglie il fiato. Una leggenda, relativa al Re Laurino, in particolare, spiegherebbe il motivo per il quale queste splendide montagne si tingono di rosa al tramonto: colpa – la storia narra – proprio della fata immortale, chiamata Moena. Sono tante le fiabe e le leggende che raccontano della Val di Fassa e dei suoi

alternativo alla macchina: un trenino percorre tutte le strade principali del paese, collegando tutte le zone del centro. Moena, anche definita la “fata delle Dolomiti”, offre infatti ai suoi visitatori, una pluralità di sfaccettature che si scoprono solo attraversandone i luoghi o facendo-

meravigliosi luoghi abitati da singolari personaggi, come lo stregone Spina de Mul (Scheletro di Mulo), il guerriero Ey de Net (Occhi nella Notte), la principessa Soreghina, figlia del Sole o Conturina, la fanciulla pietrificata dalla malvagia matrigna a causa della sua bellezza.


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SOMMARIO 6

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Luce Caponegro

Donna In... Bici

a cura di Mario Pugliese

a cura di Roberto Zanetti

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L’Editoriale

Grandi Eventi

a cura di Maurizio Rocchi

a cura di Newspower

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Dalia Muccioli

Inbici per il mondo

a cura di Matteo Gozzoli

a cura di Andrea Pelo Di Giorgio

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Sandro Pisaneschi

Dossier sport e medicina

a cura di Leonardo Olmi

a cura del Dr. Giuliano Peruzzi

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Eravamo i più forti

Il telaio ideale

a cura di Mario Pugliese

a cura di Roberto Zanetti

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Ruote roventi

Salute Inbici

a cura di Roberto Sgalla

a cura del Dr. Alessandro Gardini

48

114 UCI Marathon World Championships

Sicurezza in gara a cura di Gianluca Barbieri

a cura di Aldo Zanardi

58

120

La Leggendaria Charly Gaul

Lessinia Bike

a cura di Newspower

a cura di Newspower

60

134

Pagine gialle

Stretching nello sport

a cura di Mario Pugliese

a cura del Dr. Massimiliano Muccini

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Nuovo usato e informazioni

ufficio marketing 0547 300826 Inbicimagazine

Direzione e Amministrazione Via Delle Scalette, 431 - 47521 Cesena (FC)

Direttore Responsabile Andrea Agostini Vice Direttore Maurizio Rocchi Capo Redattore Maurizio Rocchi In Redazione Andrea Agostini, Mario Pugliese, Dr. Roberto Sgalla, Massimiliano Muccini, Fabrizio Fagioli (Equipe Velòsystem), Equipe Enervit, Gian Paolo Mondini, Nicoletta Brina, Bruno Achilli, Matteo Gozzoli, Aldo Zanardi, Enrico Cavallini, Mario Facchini, Leonardo Olmi, Ivano Ognibene, Andrea Pelo Di Giorgio, Dr. Maurizio Radi, Gianluca Barbieri, Roberto Bettini, Paolo Mei, Roberto Zanetti, Andrea Passeri, Dr. Alessandro Gardini, Dr. Piero Fischi, Luciana Rota, Lorenzo Comandini Fotografi Playfull, Studio5, Foto Castagnoli, Bettini Photo, Ido Talenti, Leonardo Morelli, Newspower, Archivio fotografico Gianni Rocchi Distribuzione S. Service Consulting S.r.l. Responsabile Grafica Loredana Cramarossa Responsabile Facebook Nicola Negosanti Stampa Wafra Responsabile marketing Sara Falco. Piede_Inbici_red22.pdf Piede_Inbici_red22.pdf1 127/05/13 27/05/1313:20 13:20 Diritti e proprietà INBICI MAGAZINE - SARA FALCO EDITORE - Reg imprese n° REA FO 323603 Iscrizione Registro Tribunale di Forlì nr. 3/2013 del 5 aprile 2013. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli, foto e disegni senza autorizzazioni della SARA FALCO EDITORE.



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LUCE CAPONEGRO

info@inbici.net

a cura di Mario Pugliese

L’ARABA FENICE DELLO STAR-SYSTEM

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Lei è Luce Caponegro, l’araba fenice dello star-system, più che una donna uno sciamano capace di reincarnarsi anche nella vita terrena. Sepolta per sempre Selen, l’ex biondina di San Bartolo si è re-inventata una nuova vita, allontanandosi dalla carnalità del suo corpo e sposando l’universo taumaturgico delle discipline olistiche. E, ancora una volta, è diventata la numero uno. Oggi, dopo la cresima e il matrimonio con Prem Antonino (master Reiki e terapeuta olistico), Luce ha aperto a Ravenna un moderno centro di benessere e – dopo corsi, stage e master – è diventata una “life coach”, ovvero un’insegnante di vita. Esperta in neuro semantica, studiosa di tantra, conduce gruppi e sessioni individuali ed è in grado di garantire a chiunque il potenziamento e il riequilibrio della propria energia. A lei ricorrono anche molti sportivi che trovano spesso, nelle sue sedute di mental-coaching, la panacea dei loro problemi emotivi. Per questo, con lei, InBici ha siglato una partnership destinata a durare nel tempo.

E cosa pensi dei ciclisti? «Non posso che ammirarli. Praticano uno sport aerobico molto salutare, andare in bicicletta garantisce tanti benefici, sia sul piano fisico che su quello emotivo. E poi uno dei miei migliori amici, Mauro, è un ciclista.»

foto Maurizio Nardelli

Capitolo chiuso, dunque? «Affatto. La bicicletta evoca sempre libertà e dunque non posso non amarla. Diciamo che, semplicemente, da quel giorno, senza mani non vado più.»

foto Maurizio Nardelli

Luce, qual è il tuo rapporto con la bicicletta? «Direi tormentato. Nel senso che, fin da bambina, è stato il mio unico mezzo di locomozione. Avevo una Graziella di color bianco con la quale andavo su e giù per Ravenna. Poi, un giorno, per salutare un mio amico, ho tolto le mani dal manubrio e sono finita gambe all’aria. In quell’occasione mi ruppi un dente e questo bastò per farmi passare la voglia di fare la spericolata sui pedali.»


foto Maurizio Nardelli

Ce ne parli... «È un trattamento effettuato con la cosidetta ‘luce pulsata’, ovvero uno shoot di luce che, seduta dopo seduta, disattiva per sempre i bulbi piliferi. Uno dei vantaggi è che, a differenza della ceretta, la seduta è assolutamente indolore.» Si dice che siano però trattamenti costosi... «Falso. Bisogna tener presente, infatti, che si tratta di un trattamento che garantisce un risultato definitivo. Se sommiamo le cerette a cui dovrebbe sottoporsi periodicamente un ciclista, la cifra complessiva è assai più alta di quella di un ciclo di sedute con la luce pulsata.»

foto Maurizio Nardelli

Dopo quando si vedono i primi risultati? «Non esiste una risposta univoca perché i risultati sono soggettivi. Diciamo, però, che nella maggior parte dei casi, già dopo cinque sedute, l’epilazione può considerarsi quasi ultimata. Nei casi più ostici, invece, servono altre sedute, ma non si supera mai un ciclo di 18 trattamenti.»

Tu sei romagnola come lo era Marco Pantani... «L’ho conosciuto Marco. Di lui conservo gelosamente ancora una foto assieme. Era un bravo ragazzo, un giovane dal cuore buono schiacciato da un sistema malato.»

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Tra i clienti del tuo centro ci sono ciclisti? «Qualcuno, ma vorrei che fossero molti di più. Del resto, abbiamo molti servizi per loro: dalle sedute di mental coaching ai più elementari trattamenti estetici, come ad esempio l’epilazione definitiva.»

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Anche nel mese deputato alle vacanze (agosto), la redazione di InBici non va in ferie. Rieccoci dunque con un nuovo numero che, come promesso, si annuncia particolarmente ricco di contenuti. Potenziata la redazione, infatti, la nostra rivista, spigolando tra passato ed attualità, vi offre alcuni articoli di alto spessore giornalistico, come la testimonianza inedita di un addetto stampa coinvolto, senza saperlo, in uno dei più clamorosi scandali di doping, o come il sug-

gestivo viaggio a ritroso nell’epopea del ciclismo del dopoguerra, raccontata col supporto storiografico dei giornali dell’epoca. Tra le novità più “piccanti” di questo numero, una rubrica dedicata ai servizi estetici per i ciclisti, curata dalla splendida Luce Caponegro, novella life coach ed esperta di arti olistiche. E il fascino femminile prosegue in un originale servizio dedicato alle hostess del Giro d’Italia che ci raccontano in esclusiva il “dietro le quinte” delle grandi rassegne sportive.

Ma tra le pagine di InBici, non poteva mancare lo spazio per le Gran Fondo e le fiere delle due ruote, così come gli approfondimenti sul mondo delle mountain bike (ospite di questo mese un grande campione del passato), i tradizionali articoli sulla sicurezza ed i reportage sulle escursioni più spettacolari ed improbabili. Insomma, anche per agosto InBici vi ha preparato un numero ricco di spunti e sorprese. A voi il gusto di sfogliarlo.

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L’EDITORIALE l’editore MAURIZIO ROCCHI



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IN COPERTINA

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Gran Fondo delle cinque terre L’8 settembre a Deiva l’arte sposa il ciclismo Sarà ancora il suggestivo borgo ligure il teatro della 19ª Granfondo delle Cinque Terre e della Riviera Spezzina. Ancora da definire i tracciati, con la speranza di tornare all’interno del Parco delle Cinque Terre. La prova sarà valida come seconda prova del Gran Premio “Mar&Monti”.

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Deiva Marina (Sp) – Anche per il 2013 la suggestiva cittadina di Deiva Marina, ameno borgo spezzino che lambisce il Parco Nazionale delle Cinque Terre, ospiterà – il 7 e l’8 settembre prossimi – la Granfondo delle Cinque Terre e della Riviera Spezzina. La rassegna, che celebrerà il suo 19° compleanno, si avvia all’ennesimo successo, sul solco delle ultime fortunatissime diciotto edizioni. Confermata la logistica che vede le attività pregara (dal ritiro dei dorsali e del pacco gara alle ultime iscrizioni) all’interno della palestra comunale, dove sarà anche possibile – conclusa la granfondo – usufruire del servizio docce. Partenza, arrivo, “pasta party” e premiazioni si svolgeranno, secondo un format ormai consolidato, sullo splendido lungomare deivese. Sono ancora al vaglio i tracciati definitivi dei due percorsi, nella speranza di poter nuovamente tornare all’interno del Parco delle Cinque Terre, attraversando l’abitato di Monterosso, così come fu un paio d’anni fa, prima che l’alluvione radesse al suolo il borgo. Una ricostruzione a tempo di record ma che, nella passata edizione, per motivi di sicurezza, non ha comunque permesso il transito dei ciclisti. Per questo, salvo sorprese dell’ultima ora, saranno confermati i due percorsi disegnati nella passata edizione tra la costa spezzina e l’af-

fascinante entroterra ligure: la granfondo da 149 chilometri per 3.000 metri di dislivello e la mediofondo da 87 chilometri per 1.600 metri di dislivello. La Granfondo delle Cinque Terre e della Riviera Spezzina decreterà l’epilogo dell’Unesco Cycling Tour, il circuito che comprende le località “Patrimonio dell’Umanità”, e sarà anche valida come 2ª prova del Gran Premio Mar&Monti ed ultima data del Circuito Dalzero.it. Sarà inoltre valida come Prova unica di Coppa del Mondo di Granfondo ACSI, con assegnazione delle rispettive maglie. Scenario della gran fondo, come detto, un paesaggio da cartolina, affresco ideale per ispirare i grandi artisti del pennello. Per questo, nell’ambito della manifestazione sportiva, verrà allestita la rassegna artistica “Torre Saracena – Arte e Sport” del pittore Tiziano Cantoni. La mostra, in programma a Deiva Marina dal 4 agosto al 15 settembre nella Torre Saracena, è dedicata ai ciclisti e alla Granfondo 5 Terre, che hanno ispirato un’opera diventata poi la copertina più congeniale del catalogo. Vivacità cromatica e dinamismo espressivo sono i fili conduttori di un’esposizione pittorica che, nel felice connubio Arte-Sport, diviene naturale medium di valori storici, ambientali e culturali. Attraverso la sua tavolozza, Cantoni

indaga, infatti, il mondo dello sport in ogni sua declinazione. Nella splendida Torre Saracena, Cantoni esporrà una selezione delle sue particolari opere con protagonisti ciclisti, sciatori, motociclisti e surfisti. La sua opera è affine alla metafora del “germoglio”, dove è palese la necessità di avere un terreno fertile e condizioni ambientali favorevoli. Per l’artista il “terreno fertile” è determinato dalla presenza nella sua vita di amici veri e collaboratori sinceri come il critico d’arte Enrico Frigerio; la “condizione ambientale” invece è espressa dall’atmosfera positiva e propositiva, ma soprattutto contagiosa che lo stesso artista sprigiona nel suo modo di vivere. È possibile iscriversi alla Granfondo delle Cinque Terre e della Riviera Spezzina al costo di 35 euro fino a giovedì 5 settembre. Oltre questa scadenza, ci si potrà iscrivere solo a Deiva Marina, sabato 7 e domenica 8 settembre alla quota di 45 euro. Info: www.granfondo5terre.com È possibile abbonarsi al Gran Premio Mar&Monti al costo di 100 euro per tutte le quattro prove. Visita la pagina dedicata (www.granfondonews.it/maremonti.html) per ulteriori dettagli.

Torre Saracena - Arte e Sport Con il patrocinio del Comune di Deiva Marina

Deiva dialoga con l’Arte

Tutte le sere dalle 20.30 alle 22.30 Domenica 9.30 - 12.30 Lunedì chiuso Inaugurazione 4 agosto 2013 ore 21.00

Tiziano Cantoni

espone alla Torre Saracena di Deiva Marina dal 4 agosto 2013 al 15 settembre 2013



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Dalia Muccioli a cura di MATTEO GOZZOLI

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Con il tricolore sulle spalle A soli 20 anni Dalia Muccioli è la nuova campionessa italiana nella categoria Elite e ora sogna di andare al mondiale di Firenze.

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Dalia Muccioli da Villamarina di Cesenatico, vent’anni appena compiuti, lo scorso 23 giugno, a Rancio Valcuvia (VA), si è aggiudicata il titolo di campionessa italiana nella categorie Elite dopo una gara combattuta e disputata con coraggio. Il suo allenatore Walter Zini e le compagne della BePink l’hanno soprannominata “Alberto”, per via della somiglianza nella pedalata in salita con Contador. INBICI l’ha intervistata in esclusiva al termine del Giro Rosa, appena prima della partenza per i Campionati Europei in Repubblica Ceca.

foto Cor Vos

Dalia partiamo dalla maglia tricolore, come l’hai conquistata? Dalia Muccioli veste la maglia tricolore

Dalia Muccioli vince il titolo Italiano a Rancio Valcuvia (VA)

«Ero partita con l’idea di fare bene ma alla fine è andata meglio di quanto pensassi. Ho corso sempre davanti e a 25 km dall’arrivo sono andata in fuga con Susanna Zorzi. Dopo qualche km di fuga ci ha raggiunte Elisa Longo Borghini che aveva un passo incredibile, sono rimasta a ruota con difficoltà e nel frattempo la Zorzi si è staccata, poi in discesa la Longo Borghini è caduta, l’ho evitata per pochissimo e ho tirato dritto a testa bassa. Avevo solo una ventina di secondi sulle inseguitrici ma non ho mai mollato e ho alzato la testa solo ai 150 metri dal traguardo quando ero sicura di avercela fatta.» Ti aspettavi un risultato così importante? «Ero partita puntando al podio, il percorso si addiceva alle mie caratteristiche e volevo fare bene, certo che non pensavo di riuscire nell’impresa, vincere il campionato italiano è davvero un sogno che si avvera per me. Proprio lo scorso anno ero a vedere i campionati italiani su pista e mentre c’erano le premiazioni ho pensato che poter indossare la


maglia tricolore su strada sarebbe stato qualcosa di speciale ma non credevo che solo un anno dopo l’avrei indossata io.» Ti ha cambiato qualcosa quella maglia? «No, nonostante questo straordinario risultato so bene che la strada è ancora lunga e devo migliorare. Dopo un mese di ritiro a Bergamo prima degli italiani, avevo chiesto al mio allenatore Walter Zini, se in caso di podio, sarei potuta tornare a casa a Cesenatico prima della partenza per il Giro Donne; ecco la maglia tricolore mi ha permesso di tornare dalla mia famiglia per qualche giorno di relax.» Come valuti la tua esperienza al Giro Rosa? «Avendo la maglia da campionessa nazionale volevo fare bene anche al Giro anche se ero alla mia prima partecipazione. Ho chiuso al 29° posto e devo dire che speravo di fare meglio, ma la concorrenza era altissima foto NOEMI BACHECHI e io ancora non ho molta esperienza nelle gare a tappe, ho partecipato solamente ad una gara a tappe in precedenza e mi sono mancate esperienza e gambe per fare la differenza. Tuttavia correre al Giro con il tricolore sulle spalle è un’esperienza unica, sul percorso il calore della gente era forte e alla partenza e all’arrivo molti tifosi mi venivano a cercare per foto e autografi.»

«Mi sono diplomata al Liceo Scientifico di Cesenatico lo scorso anno con grande impegno e fatica perché studiare per l’esame di maturità e allo stesso tempo allenarsi e gareggiare è stato davvero duro. Ora mi sono presa – dal punto di vista scolastico – un anno sabbatico, mi sono concentrata sulla bici ma ho in mente di iscrivermi all’università; mi piacerebbe Scienze dell’alimentazione o Scienze motorie non ho ancora deciso. Ho 20 anni adesso ma so già che arriverà il giorno in cui dovrò pensare a trovarmi un lavoro e chissà magari a metter su una famiglia. Per il resto quando rientro dai ritiri e dalle gare amo passare il mio tempo libero con la famiglia e gli amici. Al mare ci posso andare ben poco anche se abito a Cesenatico ma mi dedico volentieri allo shopping quando posso.» Il tricolore è in archivio, il Giro Rosa pure, quali sono i tuoi obiettivi per la seconda parte della stagione?

Dalia ci racconti un po’ chi sei quando scendi dalla bici?

«Il mio obiettivo principale da qui alla fine della stagione sarà andare ai Campionati Mondiali di Firenze. Lo scorso anno ho sfiorato il mondiale di Valkenburg facendo la riserva, quest’anno si corre in Italia e il percorso – che ho già visionato – mi piace molto. Prima di arrivare al mondiale dovrò ancora fare molto per guadagnarmi un posto in Nazionale, prenderò parte alla Route de France (l’equivalente del Tour De France in programma dal 3 al 10 agosto ndr), dove lo scorso anno ho conquistato la maglia bianca che vorrei difendere anche quest’anno; poi il Giro di Toscana e altre gare sempre in previsione dell’appuntamento di Firenze che sarebbe un altro sogno nel cassetto.»


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Gruppo Bici sposa Happiness® a cura di Matteo Gozzoli

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la felicità sale sui pedali Siglato un importante accordo di licenza tra Gruppo Bici Spa e il noto marchio di moda Happiness® per una linea di fashion city bike.

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Gruppo Bici SpA – l’azienda cesenate proprietaria dei marchi Regina, Rossin e Speed – si conferma grande protagonista dell’estate 2013. Dopo essersi aggiudicata il bando promosso da AdriMob, per un importante progetto di bike sharing nel comune di Cesenatico, la casa cesenate regina delle due ruote ha infatti sottoscritto un accordo di licenza con il famoso marchio di moda Happiness® per la realizzazione di una linea di city bike per adulti e bambini griffate Happiness e Rock’n’Roll. Happiness è un marchio di fama internazionale, nato nel 2007 dall’intuizione di uno studente del FIDM (Istituto di Fashion e Design) di Los Angeles, il fondatore del brand Michael Scarpellini. Grazie all’azienda di famiglia, la riminese Yuma Srl, nel corso degli anni il progetto è cresciuto, acquisendo notorietà in tutto il mondo, basandosi sulla semplice idea di proporre T-shirt a forte impatto creativo e a prezzi vantaggiosi, come testimonia l’originaria denominazione del marchio “Happiness is a $10 tee”, “La felicità è una maglietta da 10 dollari”. Da lì si sono moltiplicate le T-shirt “parlanti”, con slogan e motti un po’ per tutti i gusti

che hanno trasformato e stanno caratterizzando il modo di vestire di un’intera generazione. Dopo 6 anni Happiness® è un marchio di moda famoso con una vera e propria collezione che da poche settimane comprende anche delle eleganti city bike, delle frizzanti bici pieghevoli e delle curatissime bici da bambino; questi ultimi modelli sono marcati Rock’n’Roll, la linea giovane e più sportiva di casa Happiness. A produrre queste nuove fashion city bike è appunto Gruppo Bici SpA che ha sottoscritto un contratto di licenza per la produzione di esclusive bici che strizzano l’occhio a tutti coloro che non cercano una bicicletta qualsiasi ma che desiderano pedalare su una due ruote curata nei minimi particolari, in grado di distinguersi dalla massa. La partnership premia il grande lavoro che Gruppo Bici SpA sta conducendo da anni, che ha visto l’azienda cesenate investire molto nella progettazione e nel disegno delle proprie biciclette, il tutto rigorosamente sotto il segno del Made in Italy. Grazie a questa sensibilità si è potuto sviluppare il rapporto con Happiness, un brand in continua ascesa nel mondo della moda che ha in comune con Gruppo Bici delle solide radici romagnole. «Sono molto soddisfatto per questo accordo di licenza con Happiness – ha commentato Andrea Chiarini amministratore delegato di Gruppo Bici SpA – l’accostamento tra Gruppo Bici e un brand conosciuto e apprezzato nel mondo della moda come Happiness non fa che confermare la bontà dei nostri sforzi nel cercare di ideare, progettare e sviluppare biciclette nel vero stile del Made in Italy». Poi conclude Chiarini: «Giudico molto importante anche il fatto che sia Gruppo Bici che Happiness siano entrambe aziende romagnole, a testimonianza della grande capacità del nostro territorio di fare impresa e innovazione anche in tempi difficili come questo». Le nuove bici griffate Happiness e Rock’n’Roll sono in vendita nei negozi Happiness e in una serie di punti vendita selezionati. PUNTO VENDITA

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La bicicletta è sempre “più donna” e lo dimostra la schiera di ragazze e signore che sempre maggiormente si muovono per le loro faccende quotidiane (spesa, lavoro, scuola, figli, commissioni, ecc…) pedalando con un mezzo a due ruote. Brigitta di FRW è l’espressione femminile di un mezzo polivalente, carino, facile e soprattutto molto femminile.

CENTRO Città a cura di Roberto Zanetti

Brigitta, bella con sostanza Come la modella ungherese Brigitta Bulgari dalla quale prende il nome, anche questa esclusiva bici firmata FRW è bella e con tanta sostanza. Una city bike dedicata al gentil sesso da usare tutti i giorni, nei centri urbani, in città ma non solo visto l’allestimento di base (telaio, gruppo cambio e perfino il porta borraccia incorporato) con il quale viene proposta. Claudio Brusi, presidente di Freewheeling sempre molto attento alle tendenze del mercato e grande conoscitore di ciclismo, visto il costante aumento delle donne che pedalano ha pensato di realizzare un mezzo specifico per loro. Brigitta, un nome d’impatto che piace e resta immediatamente impresso, è una bicicletta composta da un telaio in alluminio molto leggero (Alluminio 7005 DB S. Light), a doppio spessore, con tubo orizzontale ribassato per consentire uno “scavalco” facile come quello adottato sulle bici da donna di un tempo. Inoltre le geometrie sono espressamente calcolate per il pubblico femminile come, ad esempio, il tubo sterzo particolarmente alto che

agevola la posizione in sella, il controllo del manubrio e il confort di marcia. Il modello in questione monta una forcella anteriore in carbonio, gruppo Shimano 2300 8V posteriore abbinato a una guarnitura tripla (Shimano FC 2303) per sfruttare rapporti agili anche in occasione di salite o dislivelli pedalabili e soprattutto è assemblata con una componentistica di pregio come tutte le bici che contraddistinguono il marchio FRW. A Brigitta non manca proprio nulla per essere ”donna” con un tocco classico sfumato-rosa sulla colorazione di base bianca. Anche l’occhio vuole la sua parte e per guardarla tutta nei minimi particolari in questo caso di occhi ce ne vogliono almeno due per ammirarla nella sua totale femminilità…

Il Produttore: FRW Bike www.frwbike.it Brigitta la city bike di FRW

Caratteristiche Tecniche Telaio: Alluminio 7005 DB S. Light Forcella: Carbon a/s Serie sterzo: Ritchey Comp Manubrio: AL081 Attacco: Kalloy As 601 Guarnitura: Shimano FC 2303 Freni: Shimano Sora Pedali: VP 611 Ruote: Shimano WHR 500 Gomme: Vittoria Zaffiro Pro Reggisella: Kalloy Sella: Selle Italia Zoo Flow white Peso: 10,00 kg Colore: Bianco/Rosa Il Distributore per l’Italia: Freewheeling snc Via Barsanti, 10 48124 Fornace Zarattini (RA) Tel. +39 0544 461525 Fax +39 0544 462096 info@freewheeling.it www.freewheeling.it



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SANDRO PISANESCHI l’uomo PISSEI a cura di LEONARDO OLMI

office@leonardoolmi.com

NEWS E ANTEPRIMA DALLA FABBRICA DEL “CUORE ITALIANO” TRA LE NOVITà CHE PIù CI HA COLPITO C’è QUELLA DEL NUOVO BRAND DENOMINATO “CICLISTICA FIORENTINA”, UNA LINEA VINTAGE DAL NOME CHE RIEVOCA IL CAPOLUOGO TOSCANO DA DOVE HANNO INIZIATO A PEDALARE MOLTI TRA I CAMPIONI DEL NOSTRO CICLISMO

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Sandro, illuminaci un po’ sulle vostre più recenti ed importanti novità aziendali. «Tra le prime novità maturate dalla fine del 2012 all’inizio del 2013, vi è sicuramente quella di aver creato un azienda negli Stati Uniti d’America, chiamata Pissei LLC che importa e distribuisce negli USA il nostro prodotto insieme al marchio di occhiali Salice. Salice aveva già una sua distribuzione, ma non in tutti gli stati del Nord America, e noi siamo andati a coprirne le parti mancanti. Per questo lavoro abbiamo incaricato il nostro responsabile commerciale che seguiva già la parte dedicata all’estero e che quindi continuerà a fare dagli USA invece che dall’Italia; un lavoro che si può fare indipendentemente da dove siamo di base, grazie a Skype, internet o semplicemente il ‘vecchio’ telefono. Oltre agli USA, ci tengo a ricordare che Pissei ormai è un marchio molto bene conosciuto ed apprezzato in altri sei paesi, in quanto esportiamo anche in Danimarca, Inghilterra, Giappone, Spagna, Taiwan e Svizzera, anche se tra tutti questi le esportazioni maggiori le abbiamo verso Danimarca, Giappone e appunto USA. E forse devo dire che per il Giappone, oltre al nostro bravo esportatore, anche il fatto di essere sponsor della squadra di professionisti Nippo De Rosa ci ha sicuramente aiutato.» Ma ad inizio anno avevo sentito parlare di una linea vintage, può essere? «Esatto, infatti l’altra grande novità di quest’anno è stata quelle di aver inserito nella nostra produzione d’abbigliamento una linea vintage che abbiamo chiamato Ciclistica Fiorentina 1904. Una linea che molti ciclisti che hanno partecipato alla 1a edizione della Granfondo di Firenze De Rosa (che si è corsa il 2 marzo scorso in occasione del BiciFi) hanno già avuto modo di vedere e toccare con mano da vicino, in quanto avevamo uno stand che la esponeva alla Fortezza da Basso. Devo dire che questa linea sta già riscuotendo un grande successo, specialmente all’estero, e ci tengo a sottolineare che le maglie sono realizzate con la tecnologia di una volta e con materiali come quelli dell’epoca, come la lana merino, fedeli il più possibile a quelle che erano le maglie ed i pantaloni dei ciclisti eroici. L’unica cosa tecnica è il fondello dei pantaloni, per il resto siamo fedeli il più possibile a tecnologie

Il Presidente della Pissei, Sandro Pisaneschi, tra le macchine e i tessuti del suo stabilimento che producono il Cuore Italiano


e materiali di una volta. Oltre a maglia e pantalone stiamo cercando anche di fare altri semplici accessori, come ad esempio i guanti. Oltre al nostro brand, sulla maglia possiamo anche stampare, su richiesta, una linea personalizzata, per tutti quei team e gruppi sportivi che, come sappiamo, partecipano sempre di più in massa ad eventi quali l’Eroica, La Polverosa e simili. A livello di grafica e scritte sulle maglie, oltre a quello di Ciclistica Fiorentina ed a quello personalizzato per le squadre, abbiamo fatto una linea di maglie che rievoca quelle delle nazionali, ed al momento sono disponibili quelle di Francia, Olanda, Belgio, Svizzera e Germania. Tutto questo, ovviamente, lo abbiamo fatto in virtù dei prossimi Mondiali di Ciclismo che si disputeranno a Firenze nel mese di Settembre, quando le maglie andranno in vendita presso alcuni negozi della città.» Ma da Pissei è nata anche una bellissima linea dopo gara, giusto? «Vedo che sei ben informato! Sì, è vero, un’altra cosa a cui abbiamo pensato nel 2013, tanto per rinnovarsi e fare qualcosa di diverso ma anche di nuovo, è stata quella di una linea fashion ispirata un po’ al ciclismo, composta da t-shirt più panta-felpa chiamata Pissei Italian Bikers. Questo perché abbiamo voluto sviluppare anche quello che è l’abbigliamento dopo gara del ciclista che andasse al di là del solito, come vediamo sempre, e che ormai si copiano tutti, con l’accoppiata polo e bermuda. Abbiamo fatto quattro diverse grafiche con due tipologie di pantalone che però ci tengo a precisare verranno distribuite soltanto presso i negozi di abbigliamento e non quelli di biciclette, proprio perché la nostra intenzione è che quella di Pissei Italian Bikers sia una linea d’abbigliamento che possa essere indossata da chiunque e quindi anche dal ciclista. Mentre il Cuore Italiano sarà presente ancora come marchio in questa linea fashion, non lo abbiamo invece inserito nella linea vintage di Ciclistica Fiorentina.» Ma novità in campo di fiere, ce ne sono? «Per quanto riguarda le fiere di settore, saremo presenti contemporaneamente a Padova per l’ExpoBici e a Las Vegas per l’Interbike, mentre salteremo l’Eurobike Show per concentrarci al meglio su le altre due fiere appena citate. Tra le novità, in fiera presenteremo la nostra nuova collezione estiva 2014, e poi si-

curamente ci sarà anche un angolo dedicato al vintage con, appunto, Ciclistica Fiorentina. Per quanto riguarda la nuova linea 2014 ci saranno delle novità sia a livello di materiale, sia di assemblamento dei materiali tra di loro, con delle grafiche che, vi anticipo, saranno bellissime, poiché, consentimi di dire, che nelle grafiche Pissei e Cuore Italiano sono ancora i numeri uno. Le evoluzioni continue nella progettazione e nella ricerca di nuovi materiali e tecnologie si devono al fatto che, per fortuna, c’è una richiesta sempre in crescita da parte dell’utente finale, il ciclista, principalmente quello amatoriale. La tendenza e la moda sono quelle di offrire materiali o compositi di materiali che diano sempre di più morbidezza ed aderenza. Le maglie devono essere allo stesso tempo leggere ma anche molto stretch per avere una vestibilità molto flash. Pensate che dall’inverno più rigido all’estate più calda si può variare da 4 a 5 tipi di tessuto diverso.» E perché il ciclista dovrebbe scegliere Pissei? «Quello che noi vogliamo cercare di non perdere mai di vista, come abbiamo sempre fatto da 25 anni a questa parte, sono i team amatoriali e le squadre giovanili dagli juniores ai dilettanti, poiché sono coloro che ci hanno permesso di crescere, sia in Italia che all’estero. Noi lavoriamo sempre di più in previsione del fatto che tutto ciò che produciamo debba essere di facile accesso anche ai piccoli gruppi. Potremmo fare anche articoli molto tecnici dove però, per vari motivi di esigenze produttive, occorrono dei minimi d’ordine alti, e quindi sarebbe assurdo proporre una maglia straordinaria con un ordine minimo di 200 pezzi, chi la comprerebbe? Penso nessuno. Quindi, alla nostra clientela, dobbiamo sempre cercare di dare il massimo in fatto di tecnicità e altro ma cercando, allo stesso tempo, di imporgli meno paletti d’acquisto. Quindi, il mio motto è massima flessibilità per avere la massima resa. Come tutti i nostri competitor siamo alla continua ricerca di proporre un prodotto sempre più performante e sempre più all’altezza. Ciò che credo ci differenzi dagli altri è, come amo dire, che noi siamo il più piccolo dei grandi e il più grande dei piccoli; poiché nonostante si sia un’azienda con 22 dipendenti, siamo comunque un’azienda a livello artigianale. Quello che credo ci differenzi rispetto alle grandi industrie è che con noi il cliente si sente a contatto diretto con il titolare dell’azienda senza tanti interlocutori tra colui che ha potere decisionale e la segretaria. Il nostro cliente può condividere direttamente con me quelle che possono essere le sue esigenze e le sue problematiche. Quindi, io punto molto ad un rapporto ravvicinato con la clientela, che ha bisogno di questo, altrimenti anche le vendite via internet sarebbero ancora molto di più in crescita di quanto lo siano attualmente.» E poi c’è di nuovo la partnership con la Granfondo di Firenze, giusto? «Sì, infatti, vorrei ricordare che per il secondo anno consecutivo saremo di nuovo presenti alla 2a edizione della Granfondo di Firenze, dove la nostra maglia con la grafica della

manifestazione sarà data gratuitamente ai primi 200 iscritti (ma purtroppo quelle sono già state esaurite da tempo) mentre i restanti iscritti la potranno avere come gadget con un supplemento di 7 euro. Abbinato alla maglia sarà disponibile, come di consueto, tutta una linea di abbigliamento completa con grafica e livrea della Granfondo di Firenze; dal pantaloncino e l’antivento, al guantino ed il calzino, che gli amici ciclisti che ci verranno a trovare a Firenze potranno acquistare presso uno dei nostri due stand, in quanto saremo presenti sia con la linea Pissei che quella di Ciclistica Fiorentina.»


foto CARLO FERRARO/ANSA



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Eravamo i più forti... a cura di MARIO PUGLIESE

info@inbici.net

La testimonianza Sembrava la squadra più vincente del mondo, ma tutto svanì con una telefonata dalla Gendarmeria francese. Era Riccardo Riccò che, al telefono col team manager Mauro Gianetti, pronunciò solo tre parole: «Mi hanno beccato...». Dai trionfi a sei colonne sulla Gazzetta al mesto crepuscolo di un progetto milionario, ecco in esclusiva il dietro le quinte di una brutta storia. Raccontata da chi l’ha vissuta sulla sua pelle.

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Eravamo i più forti. Ce lo dicevano tutti. Ogni tappa una festa, un brindisi e, il giorno dopo, alle 7 in punto, tutti davanti alla Gazzetta per farsi cullare – a sei colonne – dall’onda vanitosa del trionfo. Pietro Algeri – una sfinge di fronte alle emozioni – tratteneva a stento l’euforia e gli emissari dello sponsor gongolavano di fronte a quelle foto cubitali in prima pagina. Io osservavo con gli occhi a ventosa, come i bimbi davanti al rullare dello zucchero filato. Sul piano professionale semplicemente il massimo: io, capo ufficio stampa della Saunier Duval di Riccardo Riccò, Leonardo Piepoli e Iban Mayo. Contador a parte, la corazzata dominatrice del Giro d’Italia 2008. Fino a quel momento, avevo fatto, al massimo, un giro di Svizzera con la Lpr di Omar Piscina, un team manager che – parola di Dima Konyshev – aveva le stigmate del predestinato. E, in effetti – tra i giovani Ermeti, Santambrogio, Napolitano e Gavazzi, con Damiani e Maini in ammiraglia – eravamo una squadretta niente male. Di noi, però, si parlava solo sui giornali del Ticino, e solo grazie ai buoni offici del patron Bordogna, uno che – a Mendrisio e dintorni – contava come un Papa. Ma superato Livigno, tornavi ad essere un team Continental e, quando mi presentavo ai grandi inviati della stampa nazionale, quasi non prendevano neppure il biglietto da visita. Ma qui, alla Saunier Duval, era tutto diverso. Perché, quando vinci al Giro, anche l’ultimo dei meccanici diventa una celebrità e quasi hai la sensazione che anche le ragazze-immagine ti guardino in modo diverso. Ebbene, quella volta, alla consolle c’ero io. E ci avevo anche creduto. La sera a tavola, negli eleganti hotel a 5 stelle, davanti a filetti e crudités, si schiudevano segreti mai finiti sui giornali. Dall’ultimo chilometro di Mauro Gianetti sul traguardo del Mondiale di Lugano, quando tentò di convincere, con ogni mezzo, Johan Museeuw a farlo vincere, ai racconti romanzati di Pietro Algeri alle Olimpiadi di Montreal del 1976 quando le biciclette da pista pesavano come lavatrici. Riccardo Riccò, malgrado un’aria svagata da nutria, si era calato bene nei panni della star ed era divertente, davanti ai taccuini spianati, arginare quel piglio da bulletto che in gruppo tutti detestavano. Ma ai campioni, si sa – da Tomba a Balotelli – certi atteggiamenti da guascone si perdonano. Poi c’era Piepoli, il grande “saggio” della carovana, il Trullo di Alberobello che, davanti ai giornalisti che parlavano di doping, srotolava arringhe sempre convincenti, parlando di “disfattismo visionario”, di inchiostro che si mescola col fango, di una caccia alle streghe che, tra sospetti e omissioni, cominciava ad annoiare. Con il tono persuasivo del venditore di Folletti, Leo aveva convinto tutti della genuinità delle sue mirabolanti prestazioni. Poi c’era Iban Mayo, uno che – mi avevano detto – si dibatteva tra le spire di una crisi tra il mistico e l’esistenziale. Il giorno prima della 19ª tappa del Giro d’Italia lo avevo visto deambulare – stralunato – nel corridoio dell’hotel alla disperata ricerca della sua stanza. Così, quando alle Terme di Comano, lo vidi spuntare – da solo – sul rettilineo finale, confesso di essermi anche commosso. Tagliato il traguardo vittorioso, fui il primo a dirgli «Grandissimo Iban...».


Lo sponsor straccia il contratto e manda al macero tutto il merchandising. Anche sulle penne deve sparire l’inciso “cycling” e quei duemila cappellini gialli li spediremo in Bielorussia ai bambini di Chernobyl. La faraonica avventura nel ciclismo di Saunier Duval – cinque milioni di euro netti per cinque anni – svanisce nel giro di qualche ora, salvo ritrovarci, qualche anno dopo, al Tas di Losanna per dirimere gli inevitabili strascichi giudiziali. «Lei sapeva?», mi chiese un impettito avvocato spagnolo? «Nunca más se supo nada» (mai saputo nulla), risposi in perfetto asturiano. Fu l’unica frase che m’insegnò un medico della Saunier Duval: «Un giorno – mi disse – ti sarà utile».

foto IAN LANGSDON/ANSA

Un’immagine inedita - Giro d’Italia 2008: nella tenda d’arrivo il grande Eddy Merckx tra Alberto Contador e Riccardo Riccò. A destra il team manager della Saunier Duval Mauro Gianetti

Sono sicuro che, come me, in tanti in quella squadra non sapessero neppure cosa fosse l’Epo di terza generazione, ma ancora oggi mi chiedo: come è stato possibile non accorgersi di nulla? Martin Lutero diceva che «una bugia è come una palla di neve: quanto più rotola tanto più s’ingrossa». E forse te ne accorgi solo quando ci finisci sotto. Come molti altri (lo sponsor in primis), non ho mai avuto il sospetto – lo dico un po’ arrossendo – di trovarmi in un “Truman Show”. Ho difeso Piepoli e Riccò davanti a decine di microfoni, ho minacciato querele di fronte alle “pretestuose insinuazioni” dei giornalisti, ho litigato con i colleghi che dubitavano dell’etica di Gianetti. Non immaginavo che, Simoni a parte, stavo mettendo la mia faccia sopra Gomorra. Poi un giorno, da una gendarmeria francese, sul cellulare del team manager arriva una telefonata. Dall’altro capo del telefono un sibilo di voce. È Riccardo Riccò: «Mauro, mi hanno beccato...». E così, in pochi istanti, l’incantesimo svanisce e quello che tutti chiamavano “Il Cobra” diventa il più grande bluff della storia del ciclismo italiano. Di quella mattina ricordo la telefonata in “viva voce” da New York del grande manager della Saunier Duval: «Da oggi – è il diktat inde-ro-ga-bi-le – si resetta la comunicazione. L’unico obiettivo è consentire al brand di smarcarsi, il più presto possibile, dal ciclismo».


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GRANFONDO DEL MONDIALE a cura di NICOLETTA BRINA

nicoletta.brina@gmail.com

IL 21 SETTEMBRE A LUCCA SULLE STRADE IRIDATE

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Una sfida che si colora di iridato e costituisce l’antipasto per l’appuntamento rappresentato dai Campionati del Mondo di ciclismo che saranno ospitati a Lucca. Il 21 settembre è la data prescelta per un evento che ha dell’irripetibile, vale a dire la Granfondo del Mondiale. L’evento, con partenza e arrivo a Lucca, prevede un avvio turistico sulle mura della città. I percorsi saranno tre e tutta la logistica sarà collocata all’interno delle mura di Lucca, nella stessa area che ospiterà il villaggio dei Mondiali. Su incarico del Comitato organizzatore dei Mondiali, il team Folgore Bike si pone in camera di regia, per curare la manifestazione dal punto di vista tecnico. Paolo Aghini, presidente del Folgore, illustra gli aspetti salienti della granfondo. Data: 21 luglio. Località: Lucca. E Folgore Bike al lavoro per farsi trovare pronta a questo importante appuntamento…

«La granfondo è curata da Folgore Bike con la collaborazione di Lucca United che ci concede i locali dello stadio e tutta la logistica sarà concentrata in questo luogo, nel quale sarà insediata la segreteria, il pasta party, docce e servizi igienici. Sarà dunque il quartier generale dell’evento. La partenza ufficiosa sarà lungo le mura storiche di Lucca in prossimità del bastione San Paolino, poi ad andatura controllata si percorreranno le mura, fino al chilometro zero che corrisponderà anche alla partenza della gara dei professionisti, in via Castracani, a Lucca. Il Comitato che organizza i Mondiali ha affidato il service tecnico a noi, mettendoci peraltro a disposizione tutto il materiale, come transenne e palchi che l’indomani della granfondo sarà invece utilizzato dai pro. La nostra manifestazione sarà dunque un antipasto ghiotto per inaugurare, la domenica successiva, una ricca settimana – che si concluderà il 29 settembre – dedicata ai Mondiali.»

foto ENRICO CAVALLINI

ANTIPASTO RICCO PER L’APPUNTAMENTO IRIDATO IN TOSCANA. PARTENZA ED ARRIVO A LUCCA CON AVVIO TURISTICO SULLE MURA DELLA CITTÀ. IN CAMERA DI REGIA, FOLGORE BIKE CHE SI PREPARA AD AFFRONTARE UNA SFIDA DAVVERO UNICA NEL SUO GENERE.

Una vista incantevole del Duomo di Lucca

Entrando nel merito della competizione, saranno proposti tre percorsi, due agonistici ed uno turistico: che caratteristiche avranno? «Intanto, la partenza è fissata alle 10 per la granfondo e medio fondo, mentre i cicloturisti potranno partire alla francese, dalle 9 alle 9.45. Come si diceva, ci saranno tre percorsi, un lungo da 157 km, un medio da 122 ed infine il corto non agonistico, da 58 km. Si va a percorrere quello che sarà poi il tracciato dei professionisti, con una prima parte del percorso, circa 10-12 km tranquilli, su di un territorio pianeggiante, poi si incontrerà la salita più importante,


Ciclisti sul passaggio a Montecatini, uno dei comuni toccati dalla manifestazione

ossia il San Baronto, asperità che affronteranno anche i pro. Si procederà per Casalguidi, città natale di Franco Ballerini, poi Monsummano terme, Collodi, Montecatini, per giungere ad un tratto finale con salite e strappetti. Si andranno ad attraversare le colline lucchesi per poi fare rientro allo stadio di Lucca dove è posto il traguardo. Il bivio tra il lungo ed il medio è collocato intorno al 40° km, ad Uzzano, circa. Per quanto riguarda il percorso cicloturistico, dopo la salita di Monte Carlo, si trova la deviazione ed il tragitto è ondulato e adatto a chi vuole partecipare alla manifestazione, ma senza velleità agonistiche.» Come verranno effettuate le iscrizioni? «Ci si potrà iscrivere attraverso il sito www.granfondomondialetoscana2013.com, pagando con carta di credito e bonifico. La quota è fino al 10 agosto di 5 euro, dall’11 agosto al 10 settembre sarà 35 euro, dall’11 settembre al 21 settembre 50 euro. In più ci sarà la possibilità di acquistare un completino commemorativo dei Mondiali di ciclismo. Le informazioni si troveranno sul sito che sarà aggiornato con le novità. Per ulterio-

ri informazioni, gli interessati si potranno mettere in contatto direttamente con me, in qualità di responsabile della manifestazione, al numero 327 9941773.» Villaggio dei Mondiali come sarà organizzato? «Tenendo presente il grosso richiamo che avrà questa settimana, il villaggio sarà collocato in centro a Lucca, nella zona di piazza Napoleone. Saranno schierati i marchi più importanti a livello nazionale ed internazionale del settore ciclistico, ma non mancheranno anche integratori, abbigliamento e riviste specializzate. L’appuntamento, come detto, è di quelli da non perdere, quindi ci attendiamo il pubblico delle grandi occasioni.» Lucca sarà invasa, dunque, da tantissimi ciclisti, con accompagnatori e famiglie al seguito, ragione per la quale non si è dimenticato l’aspetto turistico… «In concomitanza con il cinquecentenario della costruzione delle mura della città, si è pensato alla partenza, ad andatura controllata, che permettesse una pedalata

‘turistica’ su di esse, per mostrare questa parte della città a chi, in realtà, non vi è mai stato. Peraltro verranno percorsi circa 4-5 km per raggiungere la partenza vera e propria, quindi è una bella pedalata. Nel contempo, anche il Comune di Lucca collabora nella manifestazione a livello organizzativo, al pari di alcune associazioni di volontariato lucchesi e la nostra granfondo si colloca in un calendario di iniziative molto intenso e vario.» Quali eventi collaterali coloreranno la manifestazione? «Come detto, avremo un villaggio molto ricco in fatto di espositori. Inoltre stiamo organizzando, alla partenza, uno spettacolo molto suggestivo: una squadra di paracadutisti dell’Esercito della Folgore, effettuerà un lancio in caduta libera – atterreranno nell’area in cui è collocata la partenza della granfondo – facendo sventolare le bandiere dei cinque Comuni che sostengono il Mondiale, vale a dire, Lucca, Montecatini, Pistoia e Firenze, oltre a quella del Mondiale vero e proprio. Lo spettacolo dovrebbe avere inizio intorno alle 9.30 del mattino.»


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CICLI LIOTTO

robyzanetti@alice.it

a cura di Roberto Zanetti

Tradizione di famiglia La bicicletta, una tradizione di famiglia per i Liotto che si tramanda di padre in figlio e mai, come in questo caso, si deve parlarne al plurale. Luigina, Doretta e Pierangelo sono gli eredi dell’indimenticabile Gino che col padre Luigi, nel lontano 1922, ha cominciato questa grande avventura. Pierangelo, “l’uomo di casa Liotto”, è il personaggio del mese che andrò a intervistare: andiamolo a scoprire insieme.

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Pierangelo, come diceva in trasmissione un noto conduttore televisivo, “la domanda sorge spontanea”: cosa vi ha insegnato e cosa vi ha lasciato Vostro padre, oltre a un personale ricordo indelebile, a livello umano e professionale nel lavoro? «Innanzitutto nostro padre ci ha trasmesso la passione per la bicicletta e proprio dalla grande passione per la bicicletta è nata l’Officina Artigiana Gino Liotto, ora Cicli Liotto G. & figli. Ci ha insegnato un lavoro, anzi un ‘mestiere’, perché adesso che siamo artigiani le nostre biciclette sono il risultato di una serie di esigenze e necessità per ogni singolo cliente (in gergo moderno si dice ‘custom made’). La dedizione per il nostro lavoro spesso ci assorbe completamente, le ore della giornata lavorativa passano veloci, ma tutto questo ci da un’immensa soddisfazione. L’onestà e la caparbietà che hanno sempre contraddistinto nostro padre in tutta la sua vita sono la nostra più preziosa eredità nel lavoro, così come altri piccoli segreti professionali; dopo tre figlie femmine non vedeva l’ora che arrivassi io e di svelarmeli... Nostro padre ci ha insegnato che nella vita non si è ‘mai arriva-

ti’ e che bisogna sempre migliorarsi, sapersi rimettere in gioco a qualsiasi età e a fissare degli obbiettivi per i quali vale la pena fare dei sacrifici, combattere e vincere!» Tu sei “l’uomo di casa”, come ho citato nell’introduzione. Dimmi la verità, ovviamente in modo ironico: ma chi porta i pantaloni in famiglia, tu o le tue due sorelle Luigina e Doretta? O meglio: chi comanda? «Ti correggo: le sorelle sono tre, la primogenita non fa parte della nostra società. Però quando c’è da dare una mano (forse l’avrai vista al pasta party della granfondo Liotto in qualità di responsabile della cucina e relativa somministrazione cibo e bevande) è sempre disponibile con la sua buona volontà e la grinta che contraddistingue tutti noi Liotto. Comunque Roberto, tornando ai pantaloni, qui da noi in famiglia li usano tutti! In realtà ci consideriamo un vero e proprio team. Nessuno di noi tre prevarica l’altro anzi, avendo caratteri diversi, ci compensiamo e soprattutto questa nostra diversità ci permette di vedere le cose da più angola-

zioni e quindi di trovare le soluzioni giuste. Certo che gli aspetti più tecnici e meccanici spettano più a me che alle sorelle ma sono cresciute a pane e bicicletta. Molto prima di me hanno respirato un ambiente come l’officina e il negozio con tante difficoltà, non per ultima quella di ‘essere donna’ in un ambito prettamente maschile…» Il lavoro in produzione e in negozio, l’organizzazione della granfondo, immagino tu abbia anche una vita privata… Come fai a conciliare tutti questi impegni e far funzionare tutto nel migliore dei modi? «Ed ecco qua che ritorna il grande vantaggio della squadra: ci dividiamo i compiti, ci sosteniamo a vicenda, ci diamo una mano anche nel soddisfare le esigenze dei nostri figli perché anche noi siamo genitori, ci incoraggiamo uno con l’altro anche quando le cose non vanno per il verso giusto. Io cerco anche di ricavare qualche spazio per andare in bicicletta, per sentirmi anch’io un granfondista; insomma con la buona volontà e gli stimoli della passione cerchiamo di fare funzionare tutto anche se, spesso, ci costa tanto sacrificio.»

foto NEWSPOWER CANON

Pierangelo (a sinistra), Doretta (al centro) e Luigina (a destra) tra l’avvocato Claudio Pasqualin (con divisa Team Liotto) e Matteo Marzotto davanti alla griglia di partenza della granfondo Liotto – città di Valdagno 2013


foto Carlo Perazzolo/28trenta.com

Lo scorso 14 aprile ho partecipato per la prima volta alla granfondo Liotto – Città di Valdagno e non lo dico per “ruffianare” ma mi è piaciuta, conto di tornarci anche il prossimo anno. Puoi raccontare a me e ai lettori di iNBiCi quanto lavoro c’è dietro a un evento come il vostro? «In tutta sincerità ti dico che appena finisce la granfondo facciamo una relazione sulla stessa puntualizzando soprattutto sui servizi da migliorare o cambiare e , come si dice ‘a caldo’, vengono subito delle belle idee per l’edizione successiva. Il lavoro organizzativo vero e proprio invece inizia circa ad agosto; fondamentale è l’andamento del meteo invernale per le condizioni del fondo stradale dei due percorsi e, di conseguenza, le relative sistemazioni spesso difficili da ottenere. Essendo io ex ciclista e ora granfondista metto in primo piano la sicurezza sulle strade, impegno e investo molto denaro affinché tutto avvenga in totale tranquillità. Spesso non è facile ma, ripetendo personalmente più volte i percorsi in bicicletta, balzano all’occhio subito le zone più rischiose e pericolose. Poi c’è tutto il resto: assieme alle mie sorelle lavoriamo alla ricerca dei gadget per il pacco gara fino al pasta party, dall’assistenza lungo i percorsi alla delicata fase delle iscrizioni, alle premiazioni e molto altro ancora… Logico, non mancano momenti di tensione e preoccupazione, soprattutto per quanto riguarda la situazione climatica e il meteo, il vero tallone d’Achille delle manifestazioni sportive e degli eventi all’aperto come, per esempio, una gara in bicicletta.»

La famiglia Liotto sul rettilineo del traguardo nel centro di Valdagno (VI)

Un’ultima cosa Pierangelo e poi ti lascio al tuo lavoro che, come mi ha detto tua sorella Luigina, grazie a Dio va molto bene. Immagino abbiate già pensato all’edizione 2014 della granfondo Liotto. Avete in mente qualche novità da proporre ai ciclisti che si iscriveranno? Farete parte ancora del

Challenge Giordana o è ancora presto per prendere decisioni così a lungo termine? «Sì, la granfondo Liotto 2014 ha già una data: il 13 aprile. E poi, caro Roberto, ‘in pentola’ bollono tante cose in casa Liotto ma al momento non sono dichiarabili, top secret!»

foto Justin G. Wagg/M.C. Dean, Inc.

Pierangelo, Doretta e Luigina con una delle “loro” bici nel negozio della Cicli Liotto G. & figli


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GRANFONDO STRADUCALE a cura di ENRICO CAVALLINI

info@playfull.it

Una grande festa del ciclismo a Urbino Il ferrarese Michele Maccanti vince nel lungo, mentre al femminile si impone Bandini. Successi per Castagnoli e Manzato nel medio e per Tonucci e Palazzo nel corto. Campione italiano Farmacisti è Fulvi. Sono stati circa 1.050 gli iscritti alla 10a edizione dell’evento organizzato dalla Ciclo Ducale. Gadget prestigioso e ricco pacco gara. Tanti gli eventi collaterali. Al via importanti ospiti, tra cui Fluhme, organizzatore della Gf New York.

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Urbino (PU) – All’ombra del palazzo ducale di Urbino a imporsi sul traguardo della Granfondo Straducale sono Michele Maccanti del Team Lucri e Monica Bandini della Gobbi-Lgl-Somec nel lungo, Federico Castagnoli della Bicimania e Barbara Anita Manzato del Team Fausto Coppi Fermignano nel medio e Davide Tonucci e Lavinia Palazzo, entrambi della 5311 Sc, nel corto. Con questi verdetti va in archivio anche la 10a edizione dell’evento organizzato dalla Ciclo Ducale, a cui si sono iscritti circa 1.050 atleti. Una manifestazione che quest’anno era valida anche per l’assegnazione del titolo italiano Farmacisti, vinto da Massimiliano Fulvi del Gs Mondobici davanti al compagno di team Emanuele Feduzi e a Marco Visonà della Torrino Triathlon Team. La grande festa inizia il sabato, quando si arriva al Collegio Raffaello (davanti al quale si trovano gli dell’area expo) per ritirare il pacco gara (pasta al farro, olio WD-40, fruttino della Zuegg, tovagliolo Fria e sconto fino al 30% per acquisto, anche via internet, di occhiali sportivi Oakley) e il gadget per gli iscritti: maglia intima smanicata in fifoto PLAYFULL NIKON

lato tecnico Dryarn di colore grigio-chiaro. Senza dimenticare i diversi eventi collaterali: giro bimbi, il concerto jazz di Marco Pacassoni, i percorsi in mountain bike alla fortezza Albornoz, il “tramonto in mtb sul Catria” e alle 21.30 la partenza della randonnée di 300 chilometri a cui hanno partecipato 16 randagi. Un buon successo di pubblico ha avuto la conferenza sull’alimentazione nel ciclismo amatoriale.

Sul lungo in testa si portano Tommaso Elettrico del Team Calcagni Sport, Michele Maccanti del Team Lucri, Paolo Minuzzo della Legend-Miche-Gobbi e Dainius Kairelis del Team Mg.K Vis-Gobbi-Lgl-Dedacciai. Lungo la discesa del Catria Maccanti resta solo al comando e continua poi inarrestabile nella sua azione, arrivando a tagliare il traguardo dopo una lunghissima fuga.

Arriva domenica mattina: le griglie vengono aperte alle ore 7.30 in piazza Borgo Mercatale, mentre alle ore 8.00 il sindaco di Urbino Franco Corbucci e il vicesindaco Lorenzo Tempesta danno il via alla manifestazione. Tra i partecipanti c’erano Ulrich Fluhme, organizzatore della Gf New York, Emiliano Borgna, responsabile nazionale dell’Acsi sezione ciclismo, e Sandro Santacchi e Alfredo Molendi, organizzatori rispettivamente della Granfondo Terre dei Varano e della granfondo La Sagrantino. Prima del via il premio Aido in memoria di Raniero Giannotti per la sportività e il fair play è stato consegnato a Michele Bazzani dell’As Roma Ciclismo.

Sul medio lungo le rampe del Nerone al comando restano Federico Castagnoli della Bicimania e Luciano Mencaroni del Gc Melania, inseguiti da altri atleti. I due pedalano in accordo fino all’arrivo, dove Castagnoli ha la meglio allo sprint. Sul corto solitario vince Davide Tonucci della 5311 Sc, dietro al quale arrivano i compagni di team Michele Stanziale, Francesco Signoretti e Mirko Pierini. Terminata la fatica tutti al pasta party, che si è svolto nei locali della mensa universitaria dell’Ersu. «Il mio grazie – sottolinea Gabriele Braccioni, presidente della Ciclo Ducale – va a tutti i volontari che ci hanno aiutato, all’Amministrazione comunale e ai diversi Enti che ci sono stati vicino e a tutti gli espositori che hanno arricchito la zona expo, in primis a Inkospor, che ha curato il ristoro finale e ha fornito i sali minerali per i ristori lungo i percorsi». Ordine d’arrivo maschile lungo: 1) Michele Maccanti (Team Lucri), 2) Paolo Minuzzo (Legend-Miche-Gobbi), 3) Dainius Kairelis (Team Mg.k Vis-Gobbi-Lgl-Dedacciai), Ordine d’arrivo femminile lungo: 1) Monica Bandini (Gobbi-Lgl-Somec), 2) Veronica Pacini (Cicli Copparo), 3) Alessandra Corina (Royal Team).



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RUOTE ROVENTI a cura di Roberto Sgalla

Incidentalità e bicicletta RIDURRE IL NUMERO DI MORTI E FERITI TRA CICLISTI, SPOSTARE UNA QUOTA SIGNIFICATIVA DELLA MOBILITÀ MOTORIZZATA VERSO QUELLA CICLISTICA, REALIZZARE PERCORSI CICLABILI, FAVORIRE L’EDUCAZIONE CICLISTICA: MISSIONE POSSIBILE.

I

In Italia gli incidenti stradali sono responsabili del maggior numero assoluto di morti traumatiche. Il numero è oltre cento volte più elevato della somma delle altre principali modalità di trasporto messe assieme (ferroviaria, marittimo, aereo). All’inizio degli anni ’501, il numero dei morti per incidenti stradali era inferiore a 5.500 l’anno. Vent’anni dopo, nel 1972, superò le 11.000 unità, massimo storico per il

nostro paese. Da allora, il loro numero si è ridotto sensibilmente, sia pure con andamento alterno: nel 2012, secondo la stima preliminare dell’Istat, recentemente resa nota, le vittime sono state 3.650. Il merito di questa sensibile riduzione è senza dubbio da attribuire al mutamento culturale intervenuto in materia di sicurezza stradale, si è cioè passati dall’ambito della fatalità, a quello delle politiche

locali, nazionali e sovranazionali condivise e di lungo periodo; dall’ambito delle responsabilità individuali a quello della responsabilità dei vari livelli di governo. Tutto ciò ha determinato un salto qualitativo di assoluto rilievo, come testimoniano i dati statistici appena ricordati. Tra le politiche e gli strumenti di pianificazione più efficaci vanno annoverati il Libro bianco della Commissione europea del 2001 sulla politica comune dei trasporti e i Programmi di azione sulla sicurezza stradale. Rispetto all’obiettivo fissato dall’UE nel Libro Bianco del 2001, che prevedeva la riduzione della mortalità del 50% entro il 2010, l’Italia si è avvicinata al traguardo ottenendo una diminuzione del 42,4% del numero dei morti, in linea con la media europea UE/27 (pari al -42,8%). In Italia, infatti, nel 2010, sono stati rilevati 211.404 incidenti stradali con lesioni a persone; il numero dei morti è stato pari a 4.090, quello dei feriti di 302.735. Il trend positivo è stato confermato nel 2011, allorchè si sono registrati 205.638 incidenti, 3.860 morti, 292.019 feriti. Per il 2012, se la stima preliminare sarà confermata, gli incidenti ammontano a 184.500, il numero dei morti a 3.650, quello dei feriti a 260.500. In 40 anni, con più elevati tassi di mobilità e numero di veicoli circolanti, neppure paragonabili a quelli del 1972, il numero di morti si è ridotto da 11.078 a 3650. Per il futuro, la Commissione europea, con il 4° Programma d’Azione UE per la sicurezza stradale, ripropone l’obiettivo del dimezzamento del numero totale di vittime della strada nell’Unione entro il


2020, a partire dal 2010. Visti i progressi già realizzati nell’ultimo decennio e i positivi risultati dei primi due anni del nuovo decennio (2011 e 2012) questo obiettivo, sebbene decisamente ambizioso, appare realizzabile. Nell’ambito della complessiva positiva evoluzione della sinistrosità stradale cui si è accennato, la bicicletta resta, tra le varie categorie di veicoli, insieme al motociclo e al quadriciclo, la più pericolosa, come testimonia l’indice di mortalità, cioè il rapporto tra il numero dei morti e il numero degli incidenti rilevati2 moltiplicato 100. La bicicletta ha, infatti, fatto registrare nel 20113 un indice di mortalità di 1,6, appena inferiore al motociclo e al quadriciclo (1,7) e più che doppio rispetto all’autovettura e all’autocarro (0,7). In altri termini, un ciclista ha una probabilità più che doppia di morire in un incidente stradale rispetto ad un automobilista. Le principali cause di incidente, secondo l’Istat, sono il mancato rispetto delle regole di precedenza, la guida distratta e la velocità troppo elevata. Ciò vale ovviamente anche per il ciclista, ma la ragione prevalente della pericolosità nell’uso della bicicletta, intrinseca al tipo di mezzo, è senza dubbio la promiscuità di circolazione con il traffico motorizzato, l’assenza cioè di percorsi ciclabili fisicamente protetti e distinti dal resto della viabilità. Cosa prevede il nostro ordinamento quali possibili soluzioni per affrontare e, se non risolvere, almeno contenere le dimensio-

ni del fenomeno? Tre sono le direttrici su cui si muove: a) la realizzazione di spazi riservati alla circolazione dei velocipedi; b) l’educazione stradale, nell’ambito della quale promuovere e incentivare l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto; c) le fonti di finanziamento per la realizzazione di tali progetti. a) A proposito degli spazi riservati alla circolazione dei velocipedi, il Codice della Strada prevede due tipi di percorso ciclabile: le piste ciclabili e gli itinerari ciclopedonali4. Definisce la pista ciclabile come la parte longitudinale della strada, opportunamente delimitata, riservata alla circolazione dei velocipedi; l’itinerario ciclopedonale, invece, come la strada locale, urbana, extraurbana o vicinale, destinata prevalentemente alla percorrenza pedonale e ciclabile e caratterizzata da una sicurezza intrinseca a tutela dell’utenza debole della strada. Di regola, l’esistenza di un percorso ciclabile fa sorgere, in capo ai conducenti dei velocipedi, l’obbligo della sua percorribilità. Fatta eccezione per le autostrade e le strade extraurbane principali, dove la circolazione dei velocipedi non è ammessa, tutte le strade di nuova costruzione e quelle per le quali si realizzano interventi di manutenzione straordinaria, devono avere, per l’intero sviluppo, una pista ciclabile adiacente, salvo comprovati problemi di sicurezza5.

b) L’educazione stradale è prevista dal C.d.S., segnatamente dall’art. 230, ed è obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado, compresi gli istituti di istruzione artistica e le scuole materne. L’insegnamento è finalizzato alla formazione dei giovani e alla conoscenza dei principi della sicurezza stradale. L’importanza attribuita dal legislatore all’uso della bicicletta è sottolineata da due espliciti passaggi: laddove indica come elemento centrale dell’educazione stradale anche quello di promuovere e incentivare l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto; la previsione, nei programmi scolastici, di norme generali per la condotta dei veicoli, con particolare riferimento all’uso della bicicletta. c) Le fonti di finanziamento sono individuate nell’art. 208 C.d.S e nella legge 28.6.1991 n. 208 (un provvedimento di rilancio e di sostegno della mobilità ciclistica che ha previsto tra l’altro l’istituzione di un fondo per il finanziamento degli investimenti diretti alla realizzazione degli itinerari ciclabili)6. Quest’ultima normativa, concernente sia l’aspetto economico-finanziario che quello prettamente tecnico-progettuale, è stata successivamente integrata dalla legge 19.10.1998, n. 366, e dal DM del Ministero dei lavori pubblici 30.11.1999, n. 557. L’art. 208 C.d.S. disciplina la destinazione dei proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie incamerati dallo


foto ANSA

Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris durante l’inaugurazione del primo tratto della pista ciclabile della città, Napoli

Stato e dall’Ente locale, cui appartiene l’organo di polizia stradale che ha accertato l’infrazione, proventi che come è noto costituiscono un vero e proprio “tesoretto”. Quote significative di tali risorse sono destinate, per quanto qui ci interessa, all’educazione stradale e ad interventi a favore della mobilità ciclistica7. A quest’ultima e in particolare al potenziamento degli itinerari ciclabili, il comma 3, art. 10, della legge 19.10.1998 n. 366 aveva destinato il 20% del totale dei proventi spettanti agli enti locali, ma la legge 23.12.1998 n. 448 aveva soppresso tale vincolo. La legge 23.12.2000 n. 388 lo ha reintrodotto nella misura del 10% (cioè il 5% dei proventi complessivamente incamerati dagli enti locali). Ridurre il numero di morti e di feriti tra i ciclisti e spostare una quota significativa dalla mobilità motorizzata verso quella ciclistica, attraverso la realizzazione di percorsi ciclabili e progetti di educazione alla mobilità, è oggi tutto sommato possibile, esiste un quadro normativo sufficientemente strutturato e adeguate fonti

di finanziamento, come abbiamo visto, si tratta di realizzare un mutamento culturale tra i decision-makers analogo a quello che ha permesso, nel governo della sicurezza stradale, di ridurre circa 8.000 i morti ogni anno.

Giuseppe Franco Sost. Commissario - Servizio Polizia Stradale Dipartimento della Pubblica Sicurezza

Note 1 Periodo a partire dal quale si hanno i primi dati ufficiali (1953). 2 È opportuno ricordare che gli incidenti rilevati dall’Istat non comprendono quelli con solo danni per cui il numero dei morti è rapportato ai soli incidenti con lesioni. 3 L’anno più recente del quale si dispone di dati statisticamente validati.

4

Cfr. art. 2, comma 2, lettera F bis, e art. 3, comma 1, p. 39, del Codice della Strada 5 Cfr. articoli 13, comma 4 bis, e 14, comma 2 bis, del Codice della Strada, entrambi introdotti dall’art. 10 della legge 19 ottobre 1998, n. 366 , contenente norme per il finanziamento della mobilità ciclistica. 6 Con le relative norme di attuazione, dettate dal D.M. Aree urbane del 6.7.1992 n. 467, sono stati individuati sia i contenuti specifici dei programmi di realizzazione degli itinerari che devono essere predisposti dagli enti interessati al finanziamento, sia le caratteristiche degli interventi strutturali e il relativo ordine di priorità ai fini della concessione dei contributi. Il contenuto di tali provvedimenti è stato anche oggetto di direttive da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri con circolare del 31.3.1993, n. 432. 7 In particolare, è previsto che il 7,5% del totale annuo dei proventi incamerati dallo Stato sia destinato al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, al fine di favorire l’impegno della scuola pubblica e privata nell’insegnamento dell’educazione stradale.



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Granfondo Sité da Pria a cura di PLAYFULL

info@playfull.it

Ultima domenica al mare Sarà l’ultima occasione per passare una domenica al mare, la granfondo savonese del prossimo 6 ottobre. Una bella festa con un ricco programma ancora in via di definizione. Da lì a poco la stagione sarà terminata e freddo e nebbia riempiranno le giornate. Ultimo mese per l’abbonamento al Gran Premio Mar&Monti.

foto PLAYFULL NIKON

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Pietra Ligure (SV) – Sarà l’ultima occasione granfondistica per passare un intero fine settimana o anche solo una domenica al mare, la prossima edizione della Granfondo Sité da Pria del 6 ottobre. Da lì a poco, la stagione fondistica vedrà il suo epilogo, così come la bella stagione, che lascerà definitivamente il posto all’Autunno, e con lui le temperature non più gradevoli e la fastidiosa nebbia che avvolge le pianure del centro nord. Ultime pedalate in un territorio, quello savonese, ancora capace di regalare emozioni, con un percorso, unico di 95 chilometri, impegnativo il giusto, ma mai impossibile, soprattutto ora, che la forma sta ormai svanendo. Lo scopo principale del gruppo dei LoaBi-

kers, i motociclisti delle Scorte Tecniche organizzatori la manifestazione, è quello di salutare i ciclisti cui hanno garantito la sicurezza per tutta questa lunga stagione, e poi dare loro l’arrivederci alla prossima stagione. Non mancheranno certo le novità. Numerosi sono gli eventi collaterali pensati per i bambini e le famiglie che sono attualmente al vaglio del comitato organizzatore e dell’amministrazione comunale. Ciò che non mancherà sarà il divertimento per grandi e piccini. Il ritorno in piazza San Nicolò farà poi il resto. Il centro cittadino tutto attorno, con i suoi caruggi, con i negozietti tipici, le panetterie in cui acquistare la mitica focaccia e soprattutto il mare e la spiaggia a due passi. Immancabile la visita al castello di epoca romana, costruito sopra un imponente scoglio calca-

reo, la Pietra, che diede il nome alla cittadina savonese. Alla Granfondo Sité da Pria ci si può iscrivere alla quota di 30 € fino al 29 settembre, mentre dal 1° ottobre fino alle ore 12 del 4 ottobre al costo di 35. Sabato 5 ottobre e domenica 6 sarà possibile iscriversi solo presso la segreteria della manifestazione in Piazza San Nicolò. Si ricorda che è possibile abbonarsi al circuito Mar&Monti fino al 25 agosto, al costo di 100 euro per quattro prove, godendo di un risparmio del 20%. Info su: www.granfondonews.it/maremonti.html Le informazioni sulla manifestazioni sono disponibili sul relativo sito Internet: www.loabikers.com/gran-fondo-di-pietra-ligure



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DIETRO Le QUINTE DEl ciclismo a cura di Mario Pugliese

info@inbici.net

La vita dura delle hostess Le “ragazze immagine” nel ciclismo sono spesso considerate delle privilegiate in tacco dodici. Invece, tra pomeriggi sotto il sole, levatacce, pranzi al sacco e piedi gonfi, abbiamo scoperto che le apparenze questa volta ingannano...

C

Come le cheerleaders nel football americano o le modelle con l’ombrellino sulla griglia del Motomondiale, il ciclismo non sarebbe lo stesso se non ci fossero le ragazze-immagine. Reclutate dagli sponsor, utilizzate come testimonial itineranti, cornice seducente di un mondo declinato (soprattutto) al maschile, sono la componente più allegra della carovana rosa. Sempre impeccabili e sorridenti nelle loro uniformi attillate, studiano balli e coreografie per dare a Giro e Tour la loro degna cornice popolare. Attese come la banda cittadina (anche se, a volte, sembrano più cubiste che majorette), le ragazze-immagine, nell’economia di un grande evento ciclistico, hanno un ruolo fondamentale: riempire i lunghi “tempi morti” del pubblico, quello che gremisce gli ultimi chilometri di ogni tracciato per godersi, dietro alle transenne, quei pochi lampi di spettacolo puro. Ma non pensate ad un’allegra squadriglia di ragazze in gita di piacere. Fare l’hostess nel mondo del ciclismo è molto più faticoso di quello che può sembrare. Ore ed ore sotto il sole a distribuire bandierine e gadget, sempre sorridenti davanti al pubblico che protende avidamente le mani. E poi ci sono i balletti, le scenografie preparate per lo sponsor, ripetute decine e decine di volte al giorno, fino a quando i piedi non pulsano come ventricoli. E poi gli spostamenti chilometrici, le alzatacce la mattina, quei pranzi al sacco (a volte una barretta)

consumati sulle piazzole delle autostrade. Un mese – diciamolo pure – di autentica clausura, visto che gli unici svaghi potenziali (gli aitanti ciclisti), in quel mese, hanno ben altro a cui pensare. «Questo lavoro non è una passeggiata – spiega Mirian Delle Cave, hostess milanese di 26 anni, gli ultimi quattro trascorsi tra Giro, Vuelta e Tour – non tutte le ragazze che partono con la carovana arrivano all’ultimo giorno. C’è chi si arrende prima, piegata dalla fatica, dai ritmi troppo frenetici della carovana e dalla nostalgia di casa. Fare la hostess per Giro e Tour è una bella esperienza, ma ci vuole il fisico. E non mi riferisco certo alle curve o allo stacco coscia. In teoria, quando ti alzi alle 6 del mattino, dopo un’intera giornata trascorsa sul tracciato, la sera non vedi l’ora di andare a dormire. Ma spesso la sera lo sponsor organizza cene ed eventi mondani e, allora, devi toglierti le scarpe da tennis e, dopo una doccia veloce, infilare i piedi gonfi in un tacco dodici. E non puoi permetterti di sembrare stanca, devi sorridere come se avessi una paresi, perché chi ti paga in quei giorni pretende ragazze al top della forma, giovani che sappiano fare conversazione ed animazione. Insomma, la sera

quando finalmente arriviamo nella stanza del nostro albergo, l’unica cosa che riusciamo a fare è buttarci a pesce sul letto». Ragazze immagine, certo, ma con compiti e mansioni spesso precise: «Lo sponsor – prosegue Mirian – in occasione dei grandi giri, pretende giustamente il massimo della visibilità mediatica e questo lo si ottiene anche attraverso la distribuzione di un determinato quantitativo di gadget ogni giorno. È per il cosidetto ‘effetto scenico’. Ovvero, quando negli ultimi chilometri di corsa le telecamere delle televisioni si focalizzano sul rettilineo finale, lo sponsor si aspetta di vedere sventolare dietro le transenne le proprie bandierine o i cappellini con il brand o il colore aziendale. La bontà del nostro lavoro spesso la si misura da un effetto cromatico: se il colore dello sponsor è il verde, il mio compito sarà quello di colorare


euro, ma ci sono anche modelle che non arrivano a 1.200 euro. Anche il nostro settore, del resto, comincia ad avvertire la crisi. Prima c’erano tanti team italiani e la pattuglia delle hostess era sempre ben nutrita, almeno 7-8 ragazze per squadra. Oggi le formazioni italiane che partecipano ai grandi giri si contano sulle punta delle dite e dunque le occasioni di lavoro si sono ridotte drasticamente. Restano le aziende che orbitano attorno all’evento, ma anche loro hanno tagliato certe spese e spesso reclutano al massimo due-tre ragazze. È un peccato, perché in uno sport così maschile, un tocco di femminilità non guastava affatto».

il pubblico di verde. Se ce la faccio mi diranno brava, in caso contrario mi aspetta una ramanzina...». Tanti sacrifici, ma quel mese di “straordinari”, sul piano economico, vale la pena? «Ci sono diversi livelli di stipendi – conclude Mirian – le ragazze più esperte, in quattro settimane, si portano a casa anche duemila


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GRUPPO EUSEBI a cura di NICOLETTA BRINA

nicoletta.brina@gmail.com

CUORE MARCHIGIANO FORTE IL LEGAME CON IL TERRITORIO D’ORIGINE, CHE SI TRADUCE IN UN RAPPORTO ULTRADECENNALE DI FIDUCIA CON IL TEAM CICLI COPPARO E LUCRI. IL POOL DI AZIENDE GUARDA VERSO L’ESTERO, MA MANTIENE SOLIDE RADICI IN TERRA ANCONETANA, LÀ DOVE LA FAMIGLIA HA AVVIATO L’ATTIVITÀ, 40 ANNI FA.

I

Il Gruppo Eusebi, costituito da numerose aziende anconetane delle quali la capogruppo è la Eusebi Impianti, mentre la controllata è la Eusebi Service, continua a puntare, nel suo futuro, sul ciclismo. Forte il legame con il team Cicli Copparo e con il team Lucri, che si rinnova anche in questa annata. Il ciclismo, in fin dei conti, si respira anche in famiglia. Fondatore del gruppo è Gilberto Eusebi, mentre i figli Emanuele ed Emiliano sono, rispettivamente, amministratore della Eusebi Service e direttore commerciale estero del gruppo Eusebi. Armanda Brandoni, mamma di Emiliano ed Emanuele e moglie di Gilberto, segue invece la parte finanziaria di tutto il gruppo. È alla signora Armanda che chiediamo quali siano le prospettive aziendali (e ciclistiche) per il futuro. «La Eusebi Impianti si occupa esclusivamente di antincendio ed io sono la responsabile della parte finanziaria, insieme ai miei collaboratori. Siamo un’azienda fortemente radicata sul territorio, nel senso che cerchiamo di dare priorità alle manovalanze locali. Cerchiamo di portare benefici nella nostra zona d’origine, specie in questo periodo di forte difficoltà economica.» Come si traduce questo, a livello operativo?

«Abbiamo piccoli artigiani sul territorio marchigiano, ai quali ci rivolgiamo, così come fornitori storici. L’idea è quella per cui se la nostra azienda è florida, può contribuire a rendere tali anche le realtà nostrane, il classico indotto da tenere in zona, per intenderci.»

Ciò, fermo restando il carattere sempre più “internazionalizzato” della vostra azienda? «Effettivamente, gli investimenti all’estero, laddove ci sono possibilità, sono preponderanti ormai da tanti anni. Siamo presenti in Turkmenistan, Kazakistan, Russia, Arabia Saudita, ci stiamo spostando verso il Nord Africa. Da oltre trent’anni rivolgiamo la nostra attività di antincendio verso l’estero e probabilmente la lungimiranza che ci ha portati a guardare fuori Italia, è stata la nostra forza. D’altro canto, ci

occupiamo di realizzare impianti antincendio di tutti i tipi, ma di alta tecnologia per piattaforme petrolifere, per esempio, ma anche in altri contesti. Sono nostre clienti, tra le altre, la Fincantieri, Daewoo, Eni, la joint venture di Enel in Slovacchia si appoggia a noi, dal momento che proteggiamo la centrale nucleare della Slovacchia. Un’espansione importante, tenendo comunque conto che siamo una realtà che opera da appena 40 anni.» Radici stabili nelle Marche, ma forte l’espansione verso l’estero. Come si collega a tutto questo, la bicicletta? «Si innesta nel contesto del sostegno delle realtà locali. Col team Cicli Copparo e il Team Lucri, c’è un rapporto che va avanti ormai da decenni, sull’onda di un forte legame di amicizia ormai consolidato con la famiglia Copparo. Fanno un ottimo lavoro e noi li stimiamo davvero tanto.» In famiglia Eusebi, si respira ciclismo? «Mio figlio Emanuele va in bici, è davvero appassionato, fa tantissimi chilometri e onestamente non so come faccia. Ma anche mio marito Gilberto, è un grande fanatico di ciclismo, anche se lo vive da dilettante. Ci piace il ciclismo, insomma.»

Cicli Copparo - Via Beniamino Gigli, 33/38 - 60128 Ancona - t. 071 896801 - e. liala.ciclicopparo@alice.it



ACSI VICINO

ALL’ORGANIZZATORE

Acsi sempre più al fianco degli organizzatori il responsabile nazionale l’avvocato Emiliano Borgna presente alla Granfondo Straducale di Urbino



INTEGRATORI QUALITÀ, PERFORMANCE E ATTENZIONE AL PREZZO ENER GEL, ACTIVE BAR ED ENER SPRINT: LA RICETTA PER UNA PRESTAZIONE CICLISTICA VINCENTE Qualità, performance e occhio al prezzo: sono queste le tre direttrici che individuano Lifecode, la linea di integratori alimentari, che è andata ad affiancare il già apprezzato bracciale salvavita. Prodotti che si adattano non solo a chi fa sport, fornendo, a chi fa attività, il giusto supporto prima, durante e dopo la performance, ma anche a chi, nel suo quotidiano, non rinuncia a voler caricare le batterie per affrontare con l’energia adeguata le sfide di tutti i giorni. Prodotti di altissima qualità ed al giusto prezzo. Nella gamma si trovano polveri, capsule e compresse altamente performanti per sportivi professionisti, atleti non competitivi, persone che hanno la necessità di recupero post operatorio, donne post parto, persone logorate dallo stress. Insomma, si tratta di prodotti che si adattano ad ogni tipo di carenza, mediante un supporto nutrizionale di alto livello. Il messaggio, da parte del pubblico, è stato favorevolmente compreso, tanto che già al debutto, la linea, è molto apprezzata e ricercata dagli sportivi. I prodotti della linea di Lifecode sono studiati per interagire tra loro, per integrarsi, riuscendo così a fornire il giusto apporto energetico, proteico e di nutritivi, a seconda dell’attività che si vuole intraprendere. Guardando al ciclismo, per esempio, un “menù da gara” ideale, potrebbe essere costituito da Ener Gel, Active Bar ed Ener Sprint. Ener Gel è un prodotto specifico a base di maltodestrine e caffeina, studiato appositamente per essere utilizzato prima della partenza e durante la prestazione. È un concentrato energetico dosato in confezione pronta all’uso e contribuisce, se assunto prima di gare o allenamenti, alla saturazione delle scorte di glicogeno epatiche e muscolari. A distanza di 4550 minuti, può essere assunta, con ottimi risultati, la Active Bar, la barretta di Lifecode, specifica e molto apprezzata dai professionisti, perché è l’unica a base di pasta di mandorla morbida. Si tratta di una barretta esclusiva, prerogativa di Lifecode. La si può trovare nelle varietà mandorla, pistacchio,

caffè e cacao. Lo scopo di Active Bar è quello di sostenere l’atleta nei momenti di fame e cali di energia. Gli ingredienti naturali che le compongono garantiscono un elevatissimo valore energetico che abbinato ad una grande digeribilità, ne fanno la ricarica ideale durante l’attività sportiva. Si adatta a tutti i gusti e garantisce valori nutrizionali eccellenti e buonissima digeribilità. Nella terza fase della prestazione, quella finale, viene consigliato Ener Sprint: è un gel indicato per tutti gli sport che richiedono un apporto energetico rapido grazie al destrosio, ma anche graduale dato dal fruttosio. La loro azione sinergica è immediatamente assimilabile dall’organismo, dunque questo prodotto consente di avere lo spunto negli ultimi 20-30 minuti di attività. Si tratta dunque di prodotti che si adattano perfettamente, ancora più se integrati tra loro, a soddisfare il fabbisogno energetico dell’atleta, ma anche di coloro che nell’ambito delle attività fisiche svolte, necessitano di una spinta ulteriore. A questi prodotti, si affiancano anche integratori per il recupero psicofisico, altri gel di veloce assimilazione ed articoli dedicati al recupero non necessariamente sportivo. Una linea varia che ha la prerogativa di supportare i clienti nelle attività quotidiane e nel recupero psicofisico indotto dalla prestazione sportiva, ma anche dal tran tran della vita moderna. A sposare la filosofia Lifecode, sportivi di alto livello: gli atleti della squadra Fantini, tra i quali Francesco Chicchi e Oscar Gatto. Poi il Campione del mondo mtb, Ilias Periklis della Full Dynamix, nonché la bandiera del nuoto italiano, Filippo Magnini ed il pugile romagnolo, Matteo Signani. Gli integratori Lifecode stanno già trovando una importante diffusione: sono in via di esportazione nella zona del Belgio e Sud America. www.life-code.it


Chicchi e Gatto del Team Fantini Selle Italia


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MONDIALE UCI WCT 2013

pressoffice@newspower.it

a cura di NEWSPOWER

IN TRENTINO L’EVENTO IRIDATO DAL 19 AL 22 SETTEMBRE PROTAGONISTI I TERRITORI DI TRENTO MONTE BONDONE E VALLE DEI LAGHI

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Trento, Monte Bondone e Valle dei Laghi si fanno belli per accogliere la finale del Campionato del Mondo Cicloamatori UCI – UWCT 2013, in programma dal 19 al 22 settembre. Lo scorso luglio, nel frattempo, si sono disputate le prove su strada ed a cronometro della granfondo La Leggendaria Charly Gaul, unico test italiano valido per accedere alla finale iridata. I percorsi hanno ricalcato in parte quelli che vedremo a settembre ed il migliore 25% dei classificati per ogni categoria ha intascato un biglietto di sola andata valido per la degna conclusione del Tour 2013. Questi ciclofondisti si aggiungono all’esercito di oltre 3.000 atleti già qualificati fino ad oggi, ma il loro numero è destinato a crescere ulteriormente visto che all’appello mancano ancora i test della Copa 100K brasiliana, la Gran Fondo Sri Lanka e poi il Val d’Aran Cycling Tour iberico. La finale UWCT richiamerà una nutrita schiera dei migliori cicloamatori da ogni parte del mondo e sarà la prima volta che approderà in Italia. A Trento sono attesi infatti ciclisti da tutti i cinque continenti. Il primo appuntamento sarà con la prova serale della Staffetta a squadre il 19 settembre (partenza prevista alle 18.00). Il ring su cui si correrà sarà allestito nel centro storico di Trento, ma non ci sono maglie in palio in quanto la specialità sarà

al suo debutto come test event. Lo spettacolo tuttavia non mancherà. Il 20 settembre lo sguardo si sposterà sulla rigogliosa e tranquilla Valle dei Laghi. Alle 10.00 a Cavedine si disputerà la cronometro lungo un tracciato di 24,6 km. Dopo il via si sale un po’ prima di una bella discesa verso Drena. Con andamento pianeggiante si costeggiano le acque del Lago di Cavedine, prima di risalire verso l’arrivo per qualche buon chilometro da rapporti agili. Il 22 settembre, infine, sarà il turno del gran finale con le lunghe distanze. Qui i percorsi di gara saranno due: un Mediofondo di 60 km e 2.000 m/dsl e un Granfondo di 112 km e 2.974 m/dsl. Come per La Leggendaria Charly Gaul, il via scatterà dall’affascinante Piazza Duomo di Trento, dalla quale ci si dirigerà verso Lavis ed in salita alla volta di Palù di Giovo, paese che ha dato i natali alla “dinastia” dei Moser e più recentemente al campione Gilberto Simoni. Velocemente si ridiscende sulla piana dell’Adige per volgere verso sud, si passa nuovamente per Trento dove la carovana dovrà scegliere su che tracciato proseguire. I mediofondisti si cimenteranno a questo punto sulla celebre “salita Charly Gaul” che scala le pendici del Monte Bondone fino a tagliare il traguardo posto a Vason.

foto NEWSPOWER CANON

foto NEWSPOWER CANON


foto NEWSPOWER CANON foto NEWSPOWER CANON

Sul più lungo dei due percorsi, intanto, le biciclette proseguiranno sul piano per poi alzarsi sui pedali alla volta del Lago di Cei. In 10 km di discesa a tutta si farà il secondo passaggio a Trento, per intraprendere i quasi 18 km della salita dedicata all’Angelo della Montagna Charly Gaul. Si sale ad

una media del 17% per 38 tornanti che, uno dopo l’altro, consumano un dislivello complessivo di oltre 1.300 metri. Il traguardo di Vason, posto a 1.654 metri di quota, sarà a quel punto già un grande premio, condito dei colori dell’arcobaleno per gli scalatori più abili ad arrampicarsi a ritmo di pedale. Tutti gli atleti qualificati riceveranno una comunicazione ufficiale da parte di UCI, ma dovranno ricordarsi di perfezionare la propria iscrizione entro e non oltre il 13 settembre. Il costo di iscrizione è di 75 euro per gareggiare nella prova in linea, 45 euro invece per la cronometro. Gli atleti che lo desiderassero potranno prender parte ad entrambe le gare al prezzo di 100 euro. Sul sito della manifestazione è disponibile l’elenco completo dei qualificati. L’ufficio gare sarà allestito presso il Palazzo della Regione di Piazza Dante a Trento. Per ogni controllo sull’iscrizione e per il ritiro dei pacchi gara lo staff addetto sarà presente a partire dal 19 settembre, dalle 10 alle 18. Nelle successive giornate di venerdì e sabato il servizio aprirà dalle 9 alle 19, mentre

domenica 22 settembre l’orario è fissato dalle 6 alle 7.30. Per la sola prova a staffetta è possibile iscrivere una o più squadre della stessa nazionalità composte da 4 corridori, dei quali almeno un atleta maschio ed una femmina. Gli atleti qualificati per la finale UWCT non appartenenti ad alcun team possono candidarsi attraverso il sito web dell’evento per entrare in una nuova formazione. Visitando il sito dell’ApT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi si potrà infine prenotare in una delle tante strutture ricettive a disposizione in città e nei dintorni. Per l’occasione lo staff ha predisposto dei pacchetti per un “Weekend mondiale” con pernottamento, prima colazione, Trento Rovereto Card e poi visite guidate al Castello del Buonconsiglio e al centro di Trento con degustazione di spumante Trento DOC. In città l’aria è da tempo frizzante e sempre più ciclisti sono ormai pronti per l’appuntamento. Il count down finale è partito. Arrivederci in Trentino! Info: http://www.uwctfinal.com


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SICUREZZA IN GARA a cura di GIANLUCA BARBIERI

TRANSENNE: SEMPLICEMENTE INDISPENSABILI

info@inbici.net

Gli arrivi delle gare ciclistiche sono caratterizzati dalle rituali transennature. In che modo (e in che quantità) devono essere utilizzate e, al di là della pubblicità, qual è la loro vera funzione?

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La mission della nostra rubrica dedicata alla sicurezza è quella di portare all’attenzione del lettore dettagli che sembrano scontati e che, invece – a volte – si rivelano determinanti per la perfetta riuscita di una gara ciclistica. In questo numero parliamo di transenne. La loro oculata collocazione determina infatti due aspetti importantissimi per una gara ciclistica: sicurezza in zona partenza o arrivo e ritorno pubblicitario. Molto spesso, girando per l’Italia, mi rendo sempre più conto che gli organizzatori tralasciano questo aspetto, ritenuto invece determinante e addirittura normato a livello federale (non a caso, nell’ipotesi di un incidente in gara, la posizione delle transenne viene sempre considerata un aspetto processualmente rilevante). La transenna, se posata bene, diventa prima di tutto un deterrente per gli spettatori ad attraversare il “campo di gara”, specie nelle zone d’arrivo, dove le velocità sono alte e i pericoli in agguato. La transenne, inoltre, dev’essere vista come una protezione, non solo per l’atleta nei confronti del pubblico, ma anche per il pubblico in caso di scivolata dei corridori.

Si provi a pensare cosa succederebbe ad un bambino o ad un anziano che venisse falciato letteralmente da un corridore in scivolata durante una volata di gruppo… Ora, non prendiamo in esame come al solito il Giro d’Italia, dove il sistema di vigilanza è altissimo, ma si pensi soprattutto alle gare meno blasonate, dove il pericolo si cela dietro l’angolo e dove, per problemi anche economici, a volte le cose devono essere fatte con ciò che si ha a disposizione. Forse è pretenzioso aspettarsi un’organizzazione impeccabile in ogni circostanza, ma almeno alcuni punti fondamentali si devono tenere ben presenti: • le transenne devono essere ancorate una all’altra; • in caso di vento, poiché gli striscioni fanno un effetto “vela”, devono essere assicurate a terra mediante pesi o picchetti; • in caso di vento forte e impossibilità di ancoraggio o di posizionamento di pesi è preferibile mollare o addirittura levare gli striscioni. La sicurezza viene prima della pubblicità; • non possono essere usate corde al posto delle transenne; • le transenne non vanno mai lasciate “sole”, ma è bene che vi sia sempre almeno una persona a vigilare sulla tenuta delle stesse;

• il numero di transenne deve essere dimensionato, oltre che da un minimo regolamentare, anche in base alla quantità di atleti in gara e al luogo in cui si svolge la stessa; • per i motivi qui segnalati, le stesse regole vanno usate anche per il fuori strada; • se ben posizionate hanno anche un ottimo effetto a livello fotografico e televisivo. Certo, quest’ultima voce non è da trascurare: le transennature posizionate in maniera ordinata e oculata, diventano infatti un importante veicolo pubblicitario, specie se si hanno a disposizione striscioni in TNT o similari. Come dico sempre, il biglietto da visita di una gara ciclistica è la foto o l’immagine dell’arrivo: con quella foto il lettore da casa si fa un’idea della gara, anche se magari a volte non corrispondente alla realtà, ma comunque è quel fotogramma che crea nella mente del lettore la sensazione legata a quella gara. Occhio, quindi, al ruolo fondamentale delle transenne, perché non sottovalutando questo aspetto, ci si garantisce benefici a 360 gradi.


Cicloturismo & Vacanze Romagna Marche Sardegna

a cura di cyclingholidays.it

Le tue vacanze al mare quest'anno rendile diverse, sportive, dedicandoti all'attività fisica che fa bene al corpo e allo spirito approfittando dei tanti percorsi cicloturistici che il territorio offre, oltre alle gare più impegnative per veri professionisti della bicicletta. Ritrova il benessere dando ampio sfogo a quella che è la tua passione per le due ruote prendendo parte alle note Granfondo che si svolgeranno nel periodo estivo tra Pesaro e Urbino. Gli hotel della riviera Adriatica e gli hotel della Sardegna, esperti e preparati nell'accoglienza della clientela con bicicletta al seguito, mettono a disposizione una serie di servizi tali per cui la vacanza con le due ruote sarà indubbiamente confortevole.

STINTINO (SS) ★★★★ Hotel Cala Rosa • 125 camere • 3 sale ristorante, eccellente cucina mediterranea • grande giardino, piscina a due vasche (di cui una per bambini) • Spiaggia privata dello Yacht Club, Diving • Attività di animazione per grandi e piccoli, junior club e mini club • wi-fi negli ambienti comuni gratis

Tel. 079 520005 - www.hotelcalarosa.it

RICCIONE ★★★ Hotel Roland

Ristrutturato, climatizzato, zona tranquilla vicino al mare, adiacente a Viale Dante, a 400 metri da Viale Ceccarini. Giardino, parcheggio privato, biciclette. Aria condizionata, parcheggio e bevande ai pasti inclusi nel prezzo. Pensione completa da € 39 a € 72. Possibilità di formula tutto compreso, piano famiglia, bimbi anche gratis. Piscina e animazione sulla spiaggia.

Tel. 0541 644236 - www.hotelroland.it

CASTELSARDO (SS) ★★★ Hotel Pedraladda

• 107 camere – 7 junior suite 2 family suite • 2 ristoranti di cui uno all'aperto in romantica terrazza panoramica con eccellente cucina mediterranea • Piscina per adulti e piscinetta per bambini • Mini-club dai 3 anni • Soft animazione diurna e serale • wi-fi gratis nelle zone comuni

Tel. 079 470383 - www.hotelpedraladda.it

PESARO ★★★ Hotel Bellevue

Direttamente sul mare senza strade da attraversare, climatizzato, animazione, mini club, piscina riscaldata, fitness center, area benessere, garage, pacchetti parchi tematici. Menù gustosi e molto curati di carne e pesce, buffet di antipasti e verdure, pasticceria della casa, colazione a bordo piscina. Tel. 0721 31970 - www.bellevuehotel.net

RICCIONE Bike Hotel Milano Helvetia

RICCIONE ★★★S Hotel Stella

In pieno centro, vicinissimo a Viale Ceccarini. Deposito bici e guide bike. Zona relax con bagno turco e grande piscina con idromassaggio. Animazione per tutta la famiglia. Giardino. Parcheggio. Wi-Fi in tutto l'hotel.

Nel cuore di Riccione, attiguo a viale Ceccarini e a 2 passi dal mare. Camere ristrutturate tutte con aria condizionata. Diete personalizzate e cucina per celiaci. Ampio e silenzioso giardino. Wi-Fi gratis in tutto l'hotel. Parcheggio.

Tel. 0541 605410 . www.hotelperciclisti.it

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RIMINI RIvAzzuRRA ★★ Hotel Fior di Loto

RIMINI RIvAzzuRRA ★★ Hotel Gigliola

Hotel economico, cucina tipica, sala climatizzata, angolo bimbi, parcheggio. Camere: TV, cassetta sicurezza, phon, ventilatore. Spiaggia con baby club e animazione a 30 mt. Pacchetti tutto compreso. Vicino Fiabilandia e Riminiterme, convenzionato parchi. Pensione completa a partire da € 33,00 Tel. 0541 372355 - www.hotelfdl.com

Climatizzato, 50 metri dal mare. Camere con tutti i comfort: tv lcd, frigobar. Cucina casalinga. Parcheggio. Formula all inclusive a partire da 30 euro.

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COSTAHOTELS


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Up Hill Challenge 2013 a cura di NEWSPOWER

pressoffice@newspower.it

una sfida fra veri scalatori

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Si chiama Up Hill Challenge 2013 ed è una new entry per le due ruote, un “mini” circuito che d’estate è eccezionalmente invitante per i ciclisti, composto da tre cronoscalate dove ritroveremo pendenze che fanno davvero accapponare la pelle. Ma sia chiaro, per i grimpeur questo sarà puro godimento. Il terreno di gara sarà a metà tra la terra trentina ed il veronese, con tre appuntamenti in sequenza il 10 agosto e poi il 1° e il 15 settembre. A fare le prime prove ci hanno pensato agli inizi di luglio i granfondisti della 7a Marcialonga Cycling Craft. Sono stati loro, infatti, a transitare su parte della ben nota ascesa che da Tesero sale al Passo di Pampeago e che il prossimo 15 settembre scatenerà gli scalatori del 2° Trofeo Passo Pampeago. I lunghi rettilinei iniziali, che cedono poi il posto ad una serie di tornanti e ripidi tratti, hanno messo a dura prova diversi corridori che tuttavia non hanno potuto far altro che rimanere affascinati da questa salita. La gara del 15 settembre è organizzata dagli uomini dell’US Litegosa di Panchià col supporto di Ski Center Latemar e sarà la degna chiusura del trittico di sfide al cronometro e… alla forza di gravità. L’area, di grande rilevanza sciistica d’inverno, d’estate è decisamente affascinante, sia percorrendola in bici che a piedi. Il Trofeo Passo di Pampeago si correrà da Piazza Nuova di Tesero su una distanza di 10,5 km con un dislivello che si attesta a 1.020 metri, salendo fino ai 1.983 m di quota del Passo Pampeago. Dal 2012, per consentire il passaggio del Giro d’Italia che ha fatto tappa proprio a Pampeago, sono stati asfaltati anche gli ultimi chilometri di sterrato che rimanevano appannaggio solo delle mountain bike. Oggi, invece, anche i tanti amanti dell’alta quota per ruote fine gioiscono nel raggiungere la cima, da cui si possono gustare alcune viste mozzafiato in Val di Fiemme e sul gruppo del Latemar e spaziare sui magnifici paesaggi che si perdono a vista d’occhio. Ad aggiungere qualità all’Up Hill Challenge 2013 ci penseranno altre due gare. Ad aprire le danze il 10 agosto, infatti, troviamo l’11a edizione della Volano – Monte Finonchio, nel comprensorio della Vallagarina (TN). Dal paese di Volano si raggiunge la località di Colonia di Volano sul

foto NEWSPOWER CANON

Monte Finonchio dopo 8,3 km lungo i quali la pendenza media che si registra è del 10%. Il nome “Finonchio” deriva da un’erba da fieno che cresce sulle pendici del monte, anche nota come “pel de cagn”, assai difficile da tagliare. Non sarà l’erba, bensì la foto NEWSPOWER CANON salita a tagliare invece le gambe dei corridori che qui si metteranno alla prova, ma il gioco vale la candela. La competizione, infatti, si tiene nel tardo pomeriggio (partenza prevista per le ore 18.00) e dopo l’arrivo sulla vetta si vedranno letteralmente le stelle. Forse per qualcuno sarà colpa dello sforzo, ma per i più sarà solamente il magico momento della notte di San Lorenzo con le sue prime stelle cadenti. Dalla Vallagarina, il 1° settembre ci si sposterà sulla sponda veronese del Lago di Garda, per la precisione a Prada di Brenzone per l’Extreme Race Punta Veleno. La gara riserva un test adatto ai grimpeur più audaci, pieni di energie da buttar fuori nei massacranti 8 km che, se da un lato si attestano ad una media del 12,7%, contano alcuni tratti addirittura al 16% e passaggi del 20%. Il dislivello da digerire è di oltre 1.000 metri. Insomma, non si tratta di una cronoscalata da tutti i giorni. Per partecipare al Challenge sarà sufficiente iscriversi alle singole prove in calendario. Verrà stilata una classifica finale e saranno premiati i primi 3 atleti maschili e femminili assoluti.



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MARATONA DLES DOLOMITES ENEL 2013 a cura di LEONARDO OLMI

office@leonardoolmi.com

È STATA L’ARMONIA, IL TEMA CHE HA INAUGURATO LA 27a EDIZIONE DOMENICA 30 GIUGNO SI È CORSA QUELLA CHE POSSIAMO DEFINIRE LA PIÙ CELEBRE DELLE GRANFONDO EUROPEE. UN’EDIZIONE PARTITA CON LA NEVE ALLA SUA VIGILIA, MA CHE POI HA VISTO PUNTUALMENTE SPLENDERE IL SOLE ALLA DOMENICA. POCO IMPORTA CHI HA VINTO, L’IMPORTANTE È AVER RACCOLTO FONDI A SCOPO SOLIDALE.

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Le Dolomiti, Patrimonio dell’Umanità dal 2009, sono uno dei luoghi più belli del Pianeta, un Paradiso incontaminato, bellissimo, spettacolare e unico al mondo, con i suoi passi epici che hanno fatto la storia del ciclismo. Sono montagne che sembrano essere state fatte a posta per pedalarci intorno, su e giù, con salite, discese, strappi e tornanti. Ecco perché ad ottobre dello scorso anno (mese di apertura alle iscrizioni) ci sono state oltre 30.000 richieste di adesione pervenute un po’ da tutto il mondo al Comitato Organizzatore della 27a edizione della Maratona dles Dolomites – Enel 2013. Tra queste, ne sono state sorteggiate solamente 9.138, numero chiuso che ogni anno caratterizza (per esigenze logistiche) il massimo di partecipanti ammessi alla Granfondo Europea più ambita dai ciclisti di tutto il mondo. La Maratona dles Dolomites, infatti, non è solo sinonimo di bicicletta ma un vero e proprio momento di festa, una vera e propria occasione d’aggregazione, alla quale ambiscono di partecipare coloro che vogliono, oltre a fare la gara, godersi un lungo weekend o un’intera settimana sulle Dolomiti. Amicizia, Famiglia e Armonia, erano anche gli obbiettivi dell’ormai classica Maratona for Kids-Sportful, che ogni anno (sotto la regia dell’intramontabile Maria Canins), vede coinvolti più di 300

bambini, che sabato 29 Giugno si son dati “battaglia” nel campo allestito nella zona sportiva di Corvara. I genitori, hanno invece messo a frutto la loro dura preparazione invernale domenica 30 Giugno, con partenza da La Villa alle 6.30 di mattina. 52 le nazionalità presenti, con atleti che spaziavano un po’ in ambo i sessi, tutte le categorie ed età. Le strade erano rigorosamente chiuse al traffico, consentendo ai 9.138 ciclisti di percorrere in sicurezza i vari percorsi, specialmente le lunghe e veloci discese. Per la cronaca, il Lungo era di 138 km (con 4.190 m dsl. e 9 passi), il Medio di 106 km (con 3.090 m dsl. 7 passi) ed il Corto (il classico Sella Ronda) di 55 km (con 1.780 m dsl. 4 passi). Percorsi, che con il passare degli anni sono stati modificati rispetto a quella che fu la prima edizione del 12 luglio 1987, quando 166 cicloamatori si diedero battaglia su un percorso unico e durissimo di 175 km, che vedeva coinvolti 7 passi, tra cui il micidiale e durissimo Fedaia. Ormai, sono molti anni che, invece, i tre percorsi si ripetono regolarmente, dando modo a chi fa il Corto di scalare oltre al Campolongo (il primo passo di giornata) anche i bellissimi Pordoi, Sella e Gardena. Poi, chi vorrà cimentarsi nel Medio o nel Lungo, dovrà scalare nuovamente

La prima salita di giornata, dopo la partenza da La Villa ed il passaggio da Corvara, è quella verso il Passo del Campolongo foto SPORTOGRAF


il Campolongo, per poi passare a Falzarego e Valparola se si opta per il Medio, oppure a Santa Lucia, il mitico e duro Giaù, e quindi l’accoppiata Falzarego e Valparola, se si opta per il Lungo. Sicuramente, il Lungo è un percorso che necessita una buona preparazione, ma se lo si affronta con lo spirito dell’Armonia, come appunto ci suggeriva l’edizione di quest’anno, anche le fatiche del Giaù saranno alleviate dallo splendore che ci circonda. Basterà infatti alzare la testa in alto per ammirare e goderci il grigio chiaro dei Monti Pallidi, e il verde dei prati che si slanciano verso il blu del cielo. Quest’anno, però, c’era un colore in più, il bianco della neve caduta nei giorni precedenti, che ha abbassato le temperature rispetto alle edizioni precedenti, ma ha reso il paesaggio ancor di più suggestivo. Ha proprio ragione Michil Costa, patron della manifestazione, quando dopo le sei ore di diretta tv ha così commentato la giornata: «Una pagina importante nel libro delle meraviglie, la simbiosi ideale tra natura, cultura e tanto cuore». Un grande plauso va sicuramente, come sempre, al Comitato Organizzatore della maratona, che di forze ne impiega veramente tante; oltre a Michil Costa (Presidente) e Claudio Canins (Segretario Organizzativo), vede dietro le quinte coloro che sono i veri protagonisti della Maratona dles Dolomites, ossia i 1.350 volontari senza i quali tutto ciò non sarebbe possibile. Come l’edizione del 2012, anche quella della 27° edizione della Maratona dles Dolomites, era rivolta ad un evento che fosse ad impatto zero verso l’ambiente. Anche la scelta dello sponsor Enel, non è per niente casuale, in quanto l’azienda è sempre più che mai impegnata nelle energie rinnovabili e nella ricerca e sviluppo di nuove tecnologie amiche dell’ambiente. Anche l’altro main sponsor Enervit, ha una grande attenzione verso l’ambiente, come ha dichiarato il suo patron, Alberto Sorbini, nella conferenza stampa del sabato pomeriggio che si è tenuta presso

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Uno dei 33 tornanti che da Arabba porta verso il mitico Passo Pordoi (2.230 m slm), seconda asperità da scalare del Sella Ronda dove è ancora presente la neve caduta il venerdì precedente la gara

l’Hotel Perla di Corvara. Non a caso, infatti, le sacche del pacco gara marcate Enervit erano in cotone, riutilizzabili più volte in futuro. Enervit ha fornito anche più di 9.000 borracce da 75 ml marcate con il logo di questa special-edition, 9.000 bustine di G-Sport e 9.000 barrette Energy-Time; per i ristori ha fornito oltre 3.500 litri di sali minerali Enervit G. Il pasta-party è invece stato sponsorizzato da Giovanni Rana, con un ampia scelta tra lasagne, tortellini e tortelloni. È inoltre doveroso ricordare che tra gli sponsor principali vi erano anche Selle Italia, Carvico, LandiRenzo, Sportful, Garmin, Intesa Sanpaolo, Alpiq, Pinarello, Campagnolo, Skoda, Mapei, Loacker, Marlene, Cantine Maschio, GrissinBon, Wersteiner e Alto Adige/Südtirol. Oltre all’Ecologia, sempre presente tra i temi principali della Maratona, vi era anche un altro forte argomento promosso dal Comitato Organizzatore, ossia quello della Solidarietà. Da anni, infatti, Maratona Dles Dolomites – ENEL non significa solo sport ma anche solidarietà. Grazie al sodalizio con Retedeldono, quest’anno la Maratona ha offerto per

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Il classico serpentone di ciclisti che si forma lungo la salita verso il Passo Pordoi dopo essere scesi ad Arabba dal Passo del Campolongo


narello, Matteo Marzotto, Gianfranco Comanducci, Roberto Sgalla, Linus, Paolo Belli e tanti altri. Altra nota importante è che la Maratona dles Dolomites, ha aderito insieme ad altre quattro prestigiose granfondo (Gimondi, Nove Colli, Sportful e Pina Cycling marathon) al progetto FiveStars League, promosso dalla Federazione Ciclistica Italiana, sostenuto dal CONI e dal Ministero della Salute, che unisce in modo sinergico il ciclismo amatoriale alla tutela della Salute e dell’Ambiente, attraverso la condivisione e l’attuazione di normative specifiche inserite nei propri regolamenti di gara. Tra le norme principali di questo progetto vi è quella che i Master Gold e gli ex atleti agonisti, cofoto LEONARDO OLMI munque tesserati (indipendentemente dal tipo di tesseramento e ente di Quest’anno Corvara ha accolto gli oltre novemila ciclisti con questa stupenda bici in legno, un monumento simbolo dedicato alla Maratona dles Dolomites appartenenza), partecipano solo previo invito della società organizzatrice la prima volta ai suoi atleti un’opportunità unica, per associare alla sfida e sono esclusi da qualsiasi classifica individuale e di società. Tra di essi sportiva una sfida benefica: la possibilità di diventare personal fundrai- vi rientrano ex Professionisti e Elite/Under 23 nei precedenti 5 anni, ed ser e fare una colletta online a favore del progetto della onlus Insieme ex Donne Elite nei precedenti 3 anni. Inoltre, gli atleti delle categorie si Può di aiuto ai disabili in Uganda. Passione per la bici e forza della agonistiche in attività, ossia Professionisti, Elite e Under 23 Maschili e solidarietà: un binomio vincente alla base di questa bella iniziativa. I 10 Femminili, sono ammessi solo ad invito e a scopo promozionale con personal fundraiser che hanno raccolto più fondi entro il 9 luglio 2013 esclusione da qualsiasi classifica. Per dovere di Cronaca riportiamo hanno ricevuto in dono uno dei 10 pettorali messi in palio da Skoda le Classifiche del percorso più prestigioso, ossia il Lungo di 138 km: per l’edizione 2014. Ma l’iniziativa non finisce qui; perché chi vuole può ancora dare il suo piccolo grande contributo alla causa, andando sul Uomini sito della maratona ed aprire la pagina “charity program” per fare la sua 1° Michel Snel (F-Plombieres les Bains) in 4h 43’ 29” (Francia, 1972) donazione. Perché il dono fa la differenza per chi riceve ma anche e 2° Vincenzo Pisani (Master Bike Lazio Ecoliri) in 4h 46’ 20” (Italia, 1981) soprattutto per chi dona. 3° Roberto Napolitano (Team Cinelli Glass’nGo) in 4h 46’ 22” (Italia, 1968) Molti anche gli ospiti ed i Vip che hanno preso parte alla 27a edizione della Maratona dles Dolomites – Enel 2013 di domenica 30 Giugno, Donne insieme agli oltre 9.138 partecipanti, che potevano facilmente rico- 1a Claudia Gentili (Team Came Giordana) in 5h 22’ 50” (Italia, 1976) noscerli grazie al pettorale sulla schiena che, oltre al numero, ripor- 2a Sandra Marconi (Mary Confezioni) in 5h 41’ 48” (Italia, 1972) tava anche il nome di ogni atleta. Tra i volti noti dello sport vi erano 3a Ilaria Lombardo (Polisportiva Vigili del Fuoco Genova) in 5h 45’ 54” il Campione Olimpico di canottaggio Antonio Rossi, il Re degli Anelli (Italia, 1970) Jury Chechi e l’ex pro di ciclismo Max Lelli. Ma anche personaggi del mondo dirigenziale, imprenditoriale e dello spettacolo accomunati dalla Per tutte le altre classifiche: comune passione per la bicicletta; come il sempre presente Fausto Pi- Datasport http://services.datasport.com/2012/velo/maradolo/ Da sx a dx: Max Lelli, Michil Costa, Gianfranco Comanducci, Claudio Canins, Matteo Marzotto e Gianluca Santilli alla partenza della 27a edizione della Maratona alle 6.30 di mattina da La Villa foto LEONARDO OLMI

Maratona dles Dolomites: www.maratona.it info@maratona.it tel. 0471 839536 Uff. Stampa Maratona dles Dolomites: Pizzinini Scolari Comunicazione www.pizzininiscolari.com christian.pizzinini@pizzininiscolari.com antonio.scolari@pizzininiscolari.com Servizio Fotografico Ufficiale: www.sportograf.com Tutti i partecipanti alla maratona, hanno potuto acquistare le loro foto tramite l’efficientissimo sito dell’agenzia ufficiale, che al lunedì sera aveva già reso disponibile il pacchetto delle stupende immagini scattate da fotografi esperti nei punti più strategici del percorso.


3a Edizione

15 settembre 2013 da Calenzano al Mugello per respirare l’atmosfera dei Mondiali! A Firenze 2013… io c’ero! NEWS GIGLIO D’ORO 2013 8 SETTEMBRE 4° Minigranfondo Giglio d’Oro 12 SETTEMBRE 3° Convegno Int.: Firenze il centro mondiale delle due ruote 14 SETTEMBRE Pedalata storica: grandi campioni del ciclismo e bici d’epoca 25 NOVEMBRE PREMIO INTERNAZIONALE 40a ED. GIGLIO D’ORO

REGOLAMENTO E ISCRIZIONI ON LINE www.granfondogigliodoro.it • www.gigliodoro.net Segreteria Giglio d’Oro: Via di Barberino, 242 – 50041 Calenzano (Fi) Tel. 331 7070534 – Fax 055 8819611


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Granfondo dei Sibillini a cura di PLAYFULL

info@playfull.it

Superati i 1.200 iscritti Sono stati 1.270 gli iscritti alla 23a edizione dell’evento organizzato a Caldarola (Mc) dall’Asd Sibillini. Nel lungo vincono Maccanti del Team Lucri e Prati della Cicli Matteoni Frw, mentre nel corto si impongono Capodaglio della Veregra Bike e Bugli della Cicli Matteoni Frw. La gara di handbike svoltasi in attesa dell’arrivo dei ciclisti è stata vinta da Valentini dell’Uc Petrignano. L’ex ciclista Panichi ha scalato Forca di Presta in sella alla sua carrozzina.

inizio alla propria gara, organizzata in collaborazione con il settore handbike della società umbra Uc Petrignano e svoltasi su un circuito cittadino. A vincere è stato Giulio Valentini dell’Uc Petrignano davanti a Luca Biondi della Colonnella Bike e a Massimo Stefanecchia dell’Uc Petrignano. Altro evento nell’evento è stata la nuova impresa dell’ex ciclista Luca Panichi, che in sella alla sua carrozzina ha scalato Forca di Presta. Venendo alla corsa ciclistica, nel lungo al chilometro 66 in testa sono segnalati un drappello di atleti, dai quali sull’ascesa di Forca di Presta attacca Tiziano Lombardi della Prestigio-Lgl-Miche. Al suo inseguimento si portano Michele Maccanti del Team Lucri, Federico Castagnoli del Team Bicimania Terni e Luciano Mencaroni della Melania. Quest’ultimo è poi vittima di un problema meccanico e si stacca. Attorno al chilometro 111 Maccanti e Castagnoli agganciano Lombardi, mentre a circa 1’ 40’’ viaggiano Mencaroni e Gianpaolo Busbani della Giuliodori Renzo Zeppa Bike. Nel corso dell’ultimo chilometro Lombardi

rompe la catena, ma caparbiamente giunge all’arrivo spingendo la bici. Lo sprint è dunque tra Castagnoli e Maccanti, che taglia per primo il traguardo. Sul corto, attorno al chilometro 31 in testa è segnalato un drappello di nove atleti, che arrivano a giocarsi la vittoria allo sprint, nel quale si impone Luca Capodaglio della Veregra Bike. Terminata la fatica, dopo aver lasciato le bici al parcheggio custodito, tutti al pasta party, gustoso e ricco di scelte. Via, poi, con le premiazioni. «Siamo più che soddisfatti del numero di iscritti – sottolineano Enzo e Maurizio Giustozzi –, che è stato alto nonostante la concomitanza con altri importanti eventi. È andato tutto bene, a partire dalla gara di handbike, e questo ci rende felici. Ringrazio tutti coloro che ci hanno aiutato e hanno collaborato, in primis Sebastiano Nasuti, Lanfranco Passerini ed Egidio Brilloni. Un particolare ringraziamento va poi alla protezione civile coordinata da Domenico Maccari, alle scorte tecniche in moto e a tutte le forze dell’ordine. Arrivederci al 2014». foto PLAYFULL NIKON

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Caldarola (MC) – Sono stati 1.270 gli iscritti alla 23a edizione della Granfondo dei Sibillini, manifestazione organizzata a Caldarola dai fratelli Enzo e Maurizio Giustozzi dell’Asd Sibillini. Un evento che ogni anno è una riconferma come livello organizzativo e come partecipazione. Nel percorso lungo vincono Maccanti del Team Lucri e Maria Cristina Prati della Cicli Matteoni Frw, mentre nel corto vanno a segno Luca Capodaglio della Veregra Bike ed Emanuela Bugli della Cicli Matteoni Frw. La festa a Caldarola inizia sabato, quando i ciclisti affluiscono alla locale palestra per ritirare il gadget 2013: un giacchetto estivo della Runners targato Granfondo dei Sibillini. Arriva la mattina della granfondo. Dopo la partenza alla francese (oltre 200 al via), gli amanti dell’agonismo si schierano alle griglie e quando alle 8.30 il sindaco di Caldarola Mauro Capenti abbassa la bandierina si alzano sui pedali, preceduti dagli handbikers, che dopo aver accompagnato per un breve tratto i ciclisti sono tornati indietro e hanno dato

Ordine d’arrivo maschile lungo: 1. Michele Maccanti (Team Lucri) 2. Federico Castagnoli (Team Bicimania Terni) 3. Tiziano Lombardi (Prestigio-Lgl-Miche) Ordine d’arrivo femminile lungo: 1. Maria Cristina Prati (Cicli Matteoni Frw) 2. Daria Morganti (Re Artù Factory Team) 3. Lorena Zangheri (Gc Melania) Ordine d’arrivo maschile corto: 1. Luca Capodaglio (Veregra Bike) 2. Cristian Ballestri (Tree Team) 3. Devis Cinni (Rock Racing Faenza) Ordine d’arrivo femminile corto: 1. Emanuela Bugli (Cicli Matteoni Frw) 2. Michela Giuseppina Bergozza (Hot Wheels Team) 3. Milena Felici (Velo Roma)



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LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL È UN SUCCESSO

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a cura di Newspower

CUNICO E ZEN CONQUISTANO IL MONTE BONDONE Vittorie anche di Marina Ilmer, Federico Cerri e Astrid Schartmüller. Cunico scappa via negli ultimi chilometri e viene acciuffato dal compagno di team. Giornata da incorniciare con bel tempo nonostante la pioggia della notte. La gara era prova dell’UCI World Cycling Tour che qualificava per il “Mondiale”.

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Sono passati 57 anni da quell’8 giugno 1956 quando il lussemburghese Charly Gaul diveniva una nuova leggenda del ciclismo, vincendo in mezzo alla neve del Monte Bondone. In ricordo di quell’impresa, dal 2006 si corre La Leggendaria Charly Gaul Trento – Monte Bondone. L’8a edizione, unica prova italiana dell’UCI World Cycling Tour 2013, si è aperta lo scorso 19 luglio con la cronometro vinta dal campione del mondo in carica, lo sloveno Igor Kopse e dall’austriaca Karin Pekovits. Sabato 20 si è corsa anche la 1a Mini Charly Gaul con le simpatiche evoluzioni dei piccoli ciclisti in erba, ma il grande appuntamento era per domenica 21 con la granfondo dedicata all’Angelo della montagna, test decisivo in vista della finale del Campionato del Mondo Granfondo che si correrà a settembre proprio a Trento, sul Monte Bondone ed in Valle dei Laghi. All’abbassarsi dello striscione che teneva “ingabbiati” i corridori, Piazza Duomo a Trento gremita di ciclisti è andata via via svuotandosi e lasciando la città ancora sonnecchiante. Il percorso prevedeva un primo tratto comune di circa 38 km, dopo il quale il mediofondo (58 km e 2.000 m/dsl) si impennava sulla celebre “salita Charly Gaul”, mentre per il più lungo dei tracciati (142 km e 3.960 m/dsl) si proseguiva fino ad Aldeno, per salire alla volta di Viote da cui ci si lanciava a tutta in Valle dei Laghi e quindi ancora in su verso il traguardo di Vason. foto NEWSPOWER CANON Il primo ad allungare era Giuseppe Corsello, ben presto ripreso. Era poi Matteo Cappè a transitare per primo al GPM di Palù di Giovo davanti a Carlo Muraro e con i vari Cunico, Di Salvo, Janes e Hornetz in scia. In discesa balzavano davanti, cercando di fare il vuoto, Vincenzo Pisani, Nikita Eskov e Stefano Nicoletti lasciato tutto solo al bivio per il Mediofondo. Mentre il “lungo” proseguiva verso sud, Nicoletti doveva macinare i 20 km rimanenti del Bondone. La “salita Charly Gaul”, si sa, non perdona e l’emiliano, dopo aver creato un buon distacco, cedeva e veniva sorpassato dal grimpeur lucchese Federico Cerri che andava a sigillare la vittoria su Roberto Napolitano e Simone Orsucci. Dopo 20’ gli applausi del pubblico accoglievano anche le prime donne, con l’altoatesina Astrid Schartmueller a condurre la salita sempre in testa, davanti ad una Monica Bandini ormai storica abbonata al podio della GF Charly Gaul. Per la faentina, infatti, quello dello scorso luglio è stato il 7° podio centrato in 8 edizioni. Terza chiudeva Christiane Koschier. Nel frattempo erano ancora da decidere i 142

km del percorso Granfondo. Eskov e Pisani tenevano la testa, braccati dalla coppia Snel-Cunico. Il francese, vincitore della 27a Maratona Dles Dolomites, si decideva a prendere lo spunto e andare a recuperare con un bel forcing i due leader, ma Cunico non mollava e andava ben presto a colmare il gap. Quando però la strada tornava a salire Eskov ammainava la bandiera. A Candriai anche il “lungo” incrociava la massacrante “salita Charly Gaul” e Cunico balzava al comando con Snel. Pisani provava ad inseguire, ma ai meno 6 km all’arrivo Cunico allungava su Snel e dietro spuntavano dalle retrovie “la gazzella” Enrico Zen ed il trevisano Alessandro Bertuola, i quali buttavano giù qualche

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Sul podio della granfondo Roberto Cunico, Enrico Zen, Alessandro Bertuola

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rapporto per mettersi a spingere a tutta sui pedali. Zen prima bruciava Pisani e poi abbandonava anche Snel andando a riacciuffare il compagno Cunico. Con il sorriso sulle labbra gli ultimi 100 metri servivano a schierarsi uno accanto all’altro e alzare le braccia al cielo con appena qualche centimetro di distanza che lasciava la vittoria a Cunico. Dietro Pisani e Snel venivano passati anche da Bertuola che chiudeva in terza piazza. Più di mezz’ora dopo arrivavano anche le prime concorrenti femminili. Marina Ilmer fermava il cronometro a 5:15:38, a 12” dall’aquilana Chiara Ciuffini e 7’ dall’olandese Margriet De Beus. Il premio per la simpatia è andato poi ai vip. Jury Chechi “batteva” Antonio Rossi nella sfida lanciata ancora nelle settimana pre-gara e poteva lasciarsi andare a qualche simpatico sfottò, con Cristian Zorzi a dargli spago. All’allegra combriccola si sono poi aggiunti anche Stefano Gross e Silvio Fauner. Elda Verones, vero e proprio deus ex machina della manifestazione, dopo aver raccolto complimenti à gogo ha ricordato che ora non c’è vacanza che tenga, perché la finale dell’UCI World Cycling Tour 2013 incombe. Dal 19 al 22 settembre, infatti, si attende una nuova invasione di ciclisti da ogni dove e tra loro ci saranno i futuri campioni iridati. L’accesso alla finale è garantito al miglior 25% dei qualificati per ciascuna categoria (50% per le prove a cronometro) in almeno una delle 13 prove in calendario e sparse in tutto il mondo. Si correrà in città a Trento per la prova d’esordio della staffetta a squadre. A Cavedine, invece, la crono fotocopierà il tracciato visto nella gara del 19 luglio. Il 22 settembre, infine, toccherà ai due percorsi Mediofondo e Granfondo. Il primo resterà invariato rispetto a quello della GF Charly Gaul, mentre il più lungo nella seconda parte di gara salirà al lago di Cei, rientrando a Trento per affrontare dal primo all’ultimo metro la “salita Charly Gaul”. Lo scorso 21 luglio in gara c’era anche Erwin Vervecken, coordinatore dell’UCI World Cycling Tour, che con soddisfazione ha confermato per il 2014 la Leggendaria Charly Gaul come unico appuntamento italiano del circuito internazionale per cicloamatori. Al termine delle premiazioni e della lunga maratona Rai, fatta di una diretta da studio a seguito del Tour de France e di 2 ore di sintesi di gara insieme ai protagonisti, replicate poi anche il giorno dopo, Elda Verones ha confermato il successo, grazie ai tanti volontari in campo. Anche la predisposizione delle griglie per colore ed aperte in sequenza ha funzionato, idea venuta alla Verones ed al suo staff, evitando così l’intrufolarsi dei “soliti furbetti”. Sul percorso per diverse ore le strade sono state chiuse e presidiate per garantire la massima sicurezza dei corridori. Sono stati poi aumentati anche i punti di assistenza tecnica per dare pari trattamento a tutti gli atleti e non sono state ammesse le ammiraglie al seguito. La ciliegina sulla torta è stata poi rappresentata dai ristori a km zero a dir poco fornitissi-

Una sorridente Marina Ilmer, vincitrice della granfondo femminile mostra il trofeo

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mi, come confermato dal tester d’eccezione, Antonio Rossi. Per la lunga carovana di atleti sono state utilizzate 25.000 bottigliette di acqua, oltre 300 kg di pasta, 100 kg di grana trentino, 200 kg di carne salada, 300 kg di pane, 150 crostate in teglia, 6.000 succhi di frutta e poi mele trentine per tutti e bollicine per i vincitori. Lo stock di integratori è stato composto da 100 kg di sali, 1.000 barrette, 3.000 bottigliette di energy drink e ancora gadget, borracce e prodotti vari finiti in ogni pacco gara. Insomma, la Leggendaria Charly Gaul sembra proprio non aver lesinato su nulla. Info: www.laleggendariacharlygaul.it


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PAGINE GIALLE a cura di Mario Pugliese

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Sanremo, passa lo straniero Nel 1958 trionfò il velocista Rik Van Loy davanti a Poblet e Darrigade. Storia di un’edizione passata alla storia per il record della media oraria. E con il mesto crepuscolo di Coppi e Bartali, stavolta s’incazzano gli italiani.

E

Era il 19 marzo del 1958 e, nella 49ª edizione della Milano SanSanremo, trionfò il belga della “Faema” Rik Van Loy. Dietro di lui, a completare un podio tutto straniero, Poblet e Darrigade. Per gli italiani – che per tornare a vincere nella Classicissima di Primavera avrebbero dovuto aspettare il 1970 con Michele Dancelli – solo il quarto posto di Conterno ed il quinto di Albani, piazzamenti modesti per chi, nell’immediato dopo guerra, si era abituato agli epici trionfi di Coppi e Bartali. Ma quell’edizione della Sanremo passò alla storia, soprattutto, per la media realizzata nelle 6 ore e 41 minuti di gara: 42,179 chilome-

tri orari! Surclassato il record di Fausto Coppi del 1949 (39,397), anche se il primo a far varcare alla corsa la soglia simbolica dei 40 chilometri all’ora era stato, nel 1953 Loretto Petrucci. A quel tempo, i giornali parlarono di “limiti incredibili”, chiedendosi – con i progressi della meccanica – dove sarebbe arrivato, in futuro, il ciclismo. Il primo ad alzare in maniera significativa l’asticella fu – noblesse oblige – un certo Eddy Merckx che, nel 1966, portò la media oraria della Sanremo a 43,128 e, nell’edizione successiva, a 44,806. Ma per varcare la soglia dei 45 km/h bisognerà attendere 23 anni, quando – nel 1990 – Gianni Bugno corse la Classica in


6 ore, 25 minuti e 6 secondi alla mostruosa media di 45,806 che, ancora oggi, resta il primato assoluto della gara, insidiato solo nel 2006 da Filippo Pozzato (45,269). Ma torniamo a quella spettacolare corsa del 1958. L’Italia, con Gronchi presidente e Pio XII in procinto di lasciare il Pontificato a Papa Giovanni XXIII, si preparava al suo boom economico. Andreotti era già Ministro delle Finanze e in Italia chiudevano gli ultimi bordelli messi fuorilegge dalla Senatrice Merlin. In quegli anni, mentre in tv cominciava l’era di “Canzonissima” e Modugno, in coppia con Dorelli, vinceva Sanremo con “Nel blu dipinto di blu”, il ciclismo – reduce dal mito di Fausto Coppi (che sarebbe morto 18 mesi dopo) – era lo sport più popolare. Non a caso, la copertina di “Stadio” era occupata, a sei colonne, proprio dalla vittoria di Rik Van Looy (il calcio, con un’amichevole dell’Italia in vista della trasferta di Vienna era relegato, per una volta, in un box a piede pagina). «Hanno trionfato i velocisti stranieri – si leggeva nell’occhiello – sul traguardo di una Milano-Sanremo disputata alla media oraria di chilometri 42,178». «Nella scia dei tre formidabili sprinters – proseguiva il catenaccio, impregnato ancora nei toni dal recente gergo bellico – si sono piazzati i nostri Conterno, Albani e poi Bruyne. Il gruppone ha raggiunto in prossimità del traguardo il francese Privat, superstite di un gruppo di fuggitivi che sono stati eliminati inesorabilmente dalla violenza della battaglia». Parlava invece di una «sconfitta che non ci avvilisce» l’allora direttore della testata Luigi Chierici che, raccontava, in un fueilleton

interminabile, le fasi salienti della corsa. Oltre dodicimila caratteri, con tanto di richiamo nelle ultime due pagine. Un giornalista troppo prolisso? Affatto. Bisogna, infatti, tenere presente che, a quei tempi, la televisione ancora non trasmetteva tutti i grandi eventi sportivi (il segnale Rai aveva coperto l’intero territorio nazionale solo due anni prima), per cui le raffinatissime cronache dei giornali erano, all’epoca, per la maggioranza degli italiani l’unico strumento per rivivere la corsa. Già molto abili, malgrado i mezzi giurassici, invece i fotografi dell’epoca. L’articolo di prima pagina, infatti, è corredato da due foto: quella che ritrae il francese Privat in fuga che si alza sui pedali, prima di essere ripreso ad appena tre chilometri dal traguardo; e quella che immortala Van Looy mentre, alzando il braccio in segno di giubilo, s’impone nello sprint conclusivo con mezza bicicletta davanti allo spagnolo Poblet. «Se mi avessero battuto avrei smesso di correre», dichiarerà il belga ai giornalisti, incassando anche i complimenti degli avversari. E gli italiani? Già detto dei piazzamenti di Conterno e Albani, nell’analisi del post-gara si evidenzia la mancanza generazionale di velocisti di razza. Un’analisi profetica, visto che – per tornare a vincere sul Poggio – l’Italia come detto dovrà attendere la bellezza di undici edizioni, quando Michele Dancelli da Castenedolo – dopo una fuga di 70 chilometri – riportò un italiano in vetta alla Classicissima. In lacrime sul palco, intervistato da Nando Martellini, si tolse un macigno dagli scarpini: «Sono contento perché non mi hanno mai considerato un campione».




foto Elio Cerri

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Cristina nelle nuove vesti di direttore sportivo e allenatrice del settore giovanile di ciclismo

«Dopo aver preso la decisione di lasciare le gare per seguire le categorie giovanili, in effetti, temevo potesse mancarmi l’agonismo ma così non è stato. Le emozioni e le soddisfazioni che provo allenando e seguendo le competizioni dei miei ragazzi non mi fanno sentire la mancanza di quelle che provavo correndo le granfondo. Mi mancano tanto le lunghe salite, che da quando sono DS non faccio più e, come sai, l’abitudine alla salita si perde in fretta e così pure il fondo... Sì, mi manca un po’ la forma atletica e la capacità di andare forte in salita che avevo un tempo.» Nello sport abbiamo come esempio alcuni celebri “ritorni”: da Armstrong a Schumacher, da Pelè a Michael Jordan, da Martina Navratilova a Bjorn Borg… Il confronto con questi mostri sacri è di quello pesante ma, nel nostro “piccolo”, avremo modo di rivedere anche Cristina Leonetti col numero sulla maglietta o è solo una mia fantasia? Ci hai mai pensato? «Non credo proprio di tornare a correre. Come ti dicevo l’agonismo non mi manca e la mia nuova sfida è quella di insegnare il ciclismo ai giovani, mettendo a disposizione la mia esperienza, e di trasmettere loro la passione per questo bellissimo sport.»

Donna In... Bici

a cura di Roberto Zanetti

Cristina Leonetti, dalle granfondo ai piccoli campioni del domani sempre in testa al gruppo Dalle granfondo in giro per l’Italia alla pista di Gattico, un paese situato tra Borgomanero e Arona nella zona del lago Maggiore, è qui che si può trovare di frequente Cristina Leonetti, la “Donna in… Bici” del mese di agosto. Prima moglie di Alessandro poi mamma di Giulia, che sono la sua famiglia, Cristina è una mia amica ed è un’atleta che ho sempre stimato tantissimo. È stato un piacere poterla intervistare e lo sarà anche per voi che leggerete quanto mi ha detto nella nostra simpatica conversazione. Ero abituato vederti tutte le domeniche, di prima mattina, davanti all’entrata delle griglie, pronta a scattare subito dopo il via… Da quest’anno, per tua scelta, hai deciso di non correre più. Le

granfondo italiane hanno perso la loro regina, una delle cicliste amatoriali più vincenti di tutti i tempi, specialmente sui percorsi “lunghi”. Cosa ti manca di quel mondo?

Hai deciso di abbandonare l’agonismo puro per dedicarti a una cosa molto bella: allenare i giovani nel loro percorso di avvicinamento alla bicicletta. Come è maturata questa decisione? Quali difficoltà iniziali hai trovato nell’approccio con i piccoli ciclisti e cicliste del domani? «Nel mio ultimo anno di agonismo non riuscivo più a concentrarmi durante le corse: mentre correvo i miei pensieri erano sempre di più rivolti a mia figlia che nello stesso momento era impegnata a correre in un altro paese, magari a centinaia di chilometri di distanza, senza la mia presenza. Questa situazione faceva stare troppo male sia me che lei e inevitabilmente, durante le gare, mi ritrovavo a rallentare, incapace di soffrire e di tirare fuori la mia solita ‘grinta’. È successo anche di fermarmi di colpo, girare la bici e tornare da lei. Era il momento di smettere e di essere dove desideravo: con Giulia! La squadra per la quale correva e corre tutt’ora aveva bisogno di una mano per seguire i ragazzi e così mi sono offerta di frequentare i corsi organizzati dal settore studi della FCI, ho preso l’attestato di DS di 1° livello nel 2011 e di 2° livello nel 2012. In breve tempo sono passata dal dovere gestire solo me stessa in allenamento ad occuparmi di un gruppo di ragazzini con caratteri, situazioni familiari e livelli atletici differenti. Ti assicuro che nei primi periodi non riuscivo a dormire di notte… La difficoltà maggiore era ed è quella di riuscire a trovare ‘la chiave’ per cercare di interagire al meglio con ciascuno di loro, per creare e mantenere (oggi) unito il gruppo, la squadra.»


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ce, se preferisci) che obbiettivi ti sei prefissata di ottenere e quali metodologie di allenamento applichi ai ragazzi che hanno deciso (o che hai sefoto ENRICO CAVALLINI/PLAYFULL NIKON lezionato) di farsi preparare da te? Uno dei tanti traguardi vittoriosi, in compagnia dei suoi “fidi gregari”, tagliati da Cristina in questi bellissimi anni di granfondo e gare in linea «In realtà sono già tre anni che alleno i Come avrai notato nella domanda pre- ragazzi. L’obbiettivo principale da raggiungere cedente ho voluto sottolineare non solo è stato quello di creare un gruppo che condii piccoli ciclisti ma anche le “piccole” videsse la passione per il ciclismo dove i valori cicliste. La bici appassiona sempre di principali fossero il divertimento, il rispetto, l’apiù il gentil sesso e anche nelle giovani micizia, l’impegno e l’osservanza delle regole. cominciano a crescere delle promettenti Partendo dal gruppo ho poi cercato, sopratcampionesse. Giulia, tua figlia, sta se- tutto nel periodo invernale, di gettare le basi guendo le orme della mamma o mi sba- per una preparazione atletica generale senza glio? Dimmi, dimmi… bici, in palestra, per il miglioramento delle ca«Come ho sempre detto: o Giulia amerà il ci- pacità coordinative e fisiche, ma non è staclismo, oppure lo odierà. È nata e cresciuta to facile. Livelli atletici differenti, mancanza di a ‘pane e ciclismo’ e fortunatamente ha scel- abitudine al movimento e a un allenamento di to di amarlo. Corre in bici da quando aveva tipo funzionale, abitudini alimentari sbagliate, sette anni e ora che ne ha dodici è al suo scarsa flessibilità, ecc. Chiaramente la cosa ultimo anno della categoria giovanissimi. La più importante è imparare a guidare la bici e prossima stagione sarà esordiente. Purtrop- per questo somministro ai miei ragazzi numepo o per fortuna un po’ da me ha preso: è rosi esercizi di tecnica: in gruppo, a coppie, a una vera spericolata, sicura di sé, in gruppo terzetti, senza mani, voltandosi, con il contatto si infila ovunque. Ora capisco cosa provava fisico tra loro, spostamenti, cambi di posiziomio marito quando mi vedeva scendere in ne, ecc. Per loro andare in bici deve diventare discesa durante una granfondo… Apprezzo naturale come camminare. Per ultimo l’allemolto il suo modo di correre: mai passiva, namento specifico: tutto basato sui cambi di sempre all’attacco e nelle prime posizioni del ritmo, massima brillantezza e agilità, scatti, gruppo. Giulia pretende molto da se stessa e inseguimenti. Niente dietro motore, niente forse questo non le consente di sentirsi sem- salite lunghe ma solo strappi con rapporti pre pienamente soddisfatta, anche quando agili a tutta e simulazioni di gara. Fondamencorre bene o fa un buon risultato.» tale: rispettare la crescita dei piccoli atleti!» Dall’esperienza che ti stai facendo in questo primo anno da coach (o da allenatri-

Cosa riesci a trasmettere ai tuoi allievi della grinta che ti ha contraddistinto in tanti

Immagino e spero che i ragazzi che tu alleni abbiano ben presente che il ciclismo è uno sport duro, forse il più duro di tutti. Dal tuo punto di vista quali sono le motivazioni e gli stimoli positivi da ricercare per svolgere seriamente quest’attività? Come riesci a farglielo comprendere? «A questo livello, fino ai 14 anni, l’aspetto ludico e del divertimento è fondamentale perché i ragazzi acquisiscano la capacità di faticare. Bisogna proporre sempre degli esercizi divertenti, diversi e fare in modo di metterli in competizione tra loro. Da questo punto di vista non devo far comprendere alcunché: se i ragazzi attendono il giorno dell’allenamento con ansia ho già fatto centro perché, sicuramente, sono già pronti per fare fatica.» Cristina e due bambini della squadra da lei allenata nelle fasi di preparazione di una gara

foto Elio Cerri

foto Elio Cerri

Quadretto di famiglia: suo marito Alessandro Luciani, al centro Giulia, la loro figlia e Cristina al termine di una gara giovanile

anni di granfondo e di gare? Cosa ti senti loro di consigliare, che suggerimenti vorresti dare a un giovane che decide di provare e cominciare a correre in bicicletta? «I ragazzi che seguo hanno un’età che va dai 10 ai 14 anni e chiaramente la loro personalità si sta ancora formando, non è ben definita. Non è facile per loro essere convinti di ciò che possono fare, soprattutto in gara. Per quanto alcuni di loro siano veramente dotati hanno bisogno di continue conferme, di essere spronati e aiutati a migliorare la loro autostima. Ciò che dico sempre loro prima di iniziare una gara è: ‘divertitevi!’. Il divertimento e la competizione devono sempre andare di pari passo. Non dimentichiamo che il bambino è agonista per natura, in ogni suo gioco compare la competizione, quindi mandarlo a correre dicendo “l’importante è partecipare” è una ipocrisia. Il bambino corre per competere, per potersi divertire e per sentirsi soddisfatto deve imparare a dare tutto accettando il risultato finale, qualunque esso sia, perché prima di vincere bisogna imparare a perdere.»


Estate 2013

Ad ognuno il suo fondello! Il migliore amico del ciclista che macina tanta strada? Il fondello. Protagonista assoluto non solo quando si parla di prestazioni, ma anche di salute e benessere, il fondello è un potente alleato dell’atleta che oltre ai risultati, mira a stare bene e a lungo sulla sella. Ci riferiamo alla corretta postura sulla bici, al comfort e alla protezione che il fondello ideale deve garantire e per questo Nalini, che da sempre è considerato un marchio di alta qualità e massima affidabilità soprattutto in tema di fondelli, ne propone una gamma completa, ciascuno costruito e testato in sella da grandi campioni. Per semplificare ulteriormente la scelta del fondello giusto per te, Nalini ha indivuduato tre gruppi distinti, sulla base della durata dell’allenamento o della prestazione agonistica: Pro, Training e Long Distance. Scopriamo meglio come funziona.

Pro

È la linea che raggruppa i fondelli studiati per i ciclisti più esigenti, sempre in competizione con le loro prestazioni. Spessore ridotto, bassa densità, minor ingombro, perfetta ergonomia: fondelli estremamente protettivi, che non si avvertono durante la pedalata. Materiali ad alta traspirabilità per mantenere sempre la pelle asciutta, utilizzo di schiume di ultima generazione a cellule aperte per migliorare l’assorbimento degli urti ed aerazione. Densità: 65 kg/mc. Spessore: 8 mm. Perfetta interazione tra corpo e mezzo meccanico.

TIME: 4 H

Serie 3D/80 AR

Serie 3d/80 ar, fondello realizzato in termoformatura con tre diversi spessori e tre diverse densità di imbottitura. Studiato per alleggerire la pressione sulla zona perinealeprostatica, conferisce un ottimale sostegno alla ossa ischiatiche. Il tessuto di cui è costituito contiene un filo di carbonio dalle proprietà batteriostatiche.

Density 60 kg/m2

Training

In questo gruppo ci sono i fondelli sviluppati per ogni tipo di ciclista, principiante ed amatore, sia per lunghi percorsi che per i primi passi su bici da strada o MBT. Spessore ridotto, densità media, ergonomici e protettivi: fondelli che contribuiscono ad accrescere la passione per la bicicletta. Materiali ad alta traspirazione per mantenere sempre la pelle asciutta, utilizzo di schiume di ultima generazione a cellule aperte per un migliore assorbimento degli urti ed aerazione. Densità: 80 kg/mc. Spessore: 8 mm. Giusto equilibrio fra comfort e prestazione.

TIME: 5 H

Serie 1M 8/80 LA

Serie1 M 8/80 LA è il fondello in microfibra elasticizzata, composto da due mezze lune che conferiscono al capo un’anatomia e una vestibilità uniche. La maggiore densità delle imbottiture rispetto allo strato superficiale donano il sostegno ottimale alle ossa ischiatiche. Un sistema di bloccaggio delle due imbottiture al suo interno, mantiene sempre fermo il punto sella.

Density 60 kg/m2

Long Distance

Sono i fondelli concepiti per lunghi allenamenti e lunghi percorsi, sia su strada che sterrato. Spessore ridotto, densità alta, perfetta ergonomia, alta protezione: fondelli che rendono leggeri anche i lunghi percorsi. Materiali ad alta traspirazione per mantenere sempre asciutta la pelle, utilizzo di schiume di ultima generazione a cellule aperte per un migliore assorbimento degli urti ed aerazione. Densità: 100 kg/mc Spessore: 8 mm. Comfort e protezione prolungata in sella.

TIME: 6 H

Serie 1M 8/100 GR

Serie1 M 8/100 GR è il fondello in microfibra elasticizzata, composto da due mezze lune che conferiscono al capo un’anatomia e una vestibilità uniche. La maggiore densità delle imbottiture rispetto allo strato superficiale donano il sostegno ottimale alle ossa ischiatiche. Un sistema di bloccaggio delle due imbottiture al suo interno, mantiene sempre fermo il punto sella.

Density 60 kg/m2

Density 80 kg/m2 Density 80 kg/m2

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FRASI CELEBRI SUL CICLISMO a cura di NICOLA PROVENZALE

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“Un uomo solo al comando” Nessun altro sport può vantare un campionario così ricco di aforismi e citazioni. Dai versi immortali degli scrittori alle esclamazioni degli atleti, ecco le frasi, romantiche ed irriverenti, che nessuno ha più dimenticato.

A

Anche il ciclismo, sport epico e poetico per antonomasia, ha i suoi cantori. E così, viaggiando a ritroso nella sua storia infinita, sono tante le citazioni e gli aforismi che ne hanno immortalato gli eventi più importanti. Frasi scandite come poemi, esclamazioni istintive, commenti sagaci, caustici e filosofici. Ecco in rapida rassegna gli adagi che, per qualche ragione, nessuno ha dimenticato.

«Un uomo solo al comando… la sua maglia è bianca e celeste… il suo nome è Fausto Coppi.» (Mario Ferretti nella radiocronaca della tappa Cuneo-Pinerolo del Giro d’Italia del 1949) «Il ciclismo è come l’amore: vince chi fugge.» (Ambrogio Morelli) «La bicicletta è l’immagine visibile del vento.» (Cesare Angelini) «Uno dei pochi sport in cui Berlusconi non abbia investito una lira è il ciclismo, dunque qualcosa di buono deve averlo.» (Gianni Mura) «Il ciclismo è il massimo di possibilità poetica consentita al corpo umano.» (Alfredo Oriani) «Come nella boxe, anche nel ciclismo il sangue, a volte, lo si vede subito.» (A. Cougnet) «Inutile avere una bici leggerissima se ti porti nell’anima un corpo che pesa come un macigno.» (Marco Pantani) «Mi piace il ciclismo perchè è uno sport da poeti.» (Benito Mussolini) «Chi è Pantani? Uno che ha sofferto tanto. E che in bici si è divertito e, soprattutto, ha divertito.» (Marco Pantani) «Primo classificato Coppi, in attesa del secondo, trasmettiamo musica da ballo.» (speaker radiofonico della Milano-Sanremo del 1946) «Poche chiacchiere e menare.» (Felice Gimondi)

«La corsa è corsa, pietà l’è morta.» (Federico Gay)

«Lui il vento non lo subisce… lo crea.» (Un giornalista parlando di Ulrich)

«Quando la strada sale non ti puoi nascondere.» (Eddy Merckx)

«Dio c’è… ed è pelato.» (Uno striscione sul Mortirolo)

«La Montagna é solo per pochi.» (Marco Pantani)

«Boxe e ciclismo, sport di poveri per poveri.» (Mario Fossati)

«I corridori ritardatari, anime dannate che Dante si è dimenticato di cantare.» (Vasco Pratolini)

«Gli italiani sono un popolo di sedentari. Chi fa carriera ottiene una poltrona.» (Gino Bartali)

«I miei figli li ho visti poco. Mi consolo pensando di aver sostituito la presenza con l’esempio.» (Gino Bartali)

«Quando viene maggio, qualcosa di ineluttabile, per la puntualità e l’urgenza mi riporta sulla via Emilia, dopo il ponte di Tiberio in attesa del Giro d’Italia.» (Sergio Zavoli)

«Il ciclismo è lo sport più popolare perché non si paga il biglietto.» (Pier Paolo Pasolini) «Merckx era talmente forte che quando tirava, per stargli a ruota dovevamo darci i cambi…» (Francesco Moser)

«Solo in provincia si coltivano le grandi malinconie, il silenzio e la solitudine indispensabili per riuscire in uno sport così faticoso come il ciclismo.» (Gianni Brera)


«Siete degli assassini!» (Octave Lapize agli organizzatori del Tour de France dopo la prima tappa pirenaica della storia, 1910) «Via a tutta, perché se quello esce dall’ospedale ci viene a prendere ancora tutti...» (Renzo Zanazzi dopo la caduta di Coppi al Giro 1950 in cui il Campionissimo si fratturò il bacino) «La simpatia che ispira la bicicletta deriva anche dal fatto che nessuna invasione è stata fatta in bicicletta.» (Didier Tronchet, Piccolo trattato di ciclosofia) «Non si smette di pedalare quando si invecchia, si invecchia quando si smette di pedalare.» (Anonimo) «Che la bicicletta non stia in piedi da sola e che abbia bisogno di qualcosa o di qualcuno che la sorregga: questo fa di essa una macchina commovente.» (Mauro Parrini, A mani alzate) «Una donna ha bisogno di un uomo come un pesce ha bisogno di una bicicletta.» (Irina Dunn, slogan femminista anni ’70)

«La bicicletta non è un viluppo di metallo, un insieme inerte di leve e ruote. È arpa birmana. Sinfonia. Un dono della vita. Trasforma in musica storie di uomini. Anche tragedie.» (Claudio Gregori) «Fausto era ancora nella camera ardente. Arrivò Bartali. Prese la mano di Fausto e disse: “È incredibile, è incredibile”. Pianse e pregò alla sua maniera. Il grande duello era finito per sempre.» (Candido Cannavò)

«La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai.» (Charles Schulz) «La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio devi muoverti». (Albert Einstein) «Sono qui per chiederle una cortesia. Vorrei riprendere a correre ma non ho una bicicletta.» (Fausto Coppi al giornalista Gino Palumbo)

«Praticare la cyclette, è come fare surf in una Jacuzzi.» (Didier Tronchet, Piccolo trattato di ciclosofia) «Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta penso che per la razza umana ci sia ancora speranza.» (Herbert George Wells)


R7 FIR la nuova ruota che completa e perfeziona l’azzeccata R3 Scelta da tutti i team sponsorizzati per l’esclusiva scorrevolezza L’R3 della linea in alluminio FIR, è stata senz’altro una delle ruote più vendute e apprezzate della stagione, grazie al suo peso contenuto e a una particolare lavorazione sul mozzo e sui raggi. Scelta da tutti i team sponsorizzati per scorrevolezza è stata considerata dagli atleti stessi: «Le ruote R3 sono molto leggere, 1480 gr ma allo stesso tempo una solidità non comune. La frenata rimane molto controllata anche con l’asfalto umido/bagnato, sarà per la pista frenante molto pulita e liscia che da il massimo in discesa. Ma la cosa che colpisce sicuramente di più è il mozzo, la ruota ha una scorrevolezza eccezionale. Grazie a questa particolarità, nelle salite pedalabili si guadagnano anche i 2/3 km/h in più. Lo stile, poi è molto affascinante ed accattivante...» Forte di questi risultati, FIR ha studiato per la nuova stagione l’R7 con le stesse caratteristiche dell’R3 ma con il profilo leggermente più alto, 30 mm anziché 25 che aiuta sicuramente l’aerodinamicità della bicicletta. Anche esteticamente l’R7 si presenta con una grafica più accattivante, oltre al nero è previsto il cerchio colorato in silver, oro e rosso anodizzati. Una ruota, dunque, che si presenta moderna, reattiva, sicura, dal peso ridotto e con un prezzo estremamente competitivo. Ricordiamo che il mozzo è in alluminio lavorato in cnc con 2 cuscinetti a cartuccia nell’anteriore e 4 nel posteriore. I nipples sono in ergal anodizzati di color rosso. I raggi a sezione variabile sono 20 anteriormente e 24 posteriormente. Il bloccaggio è in alluminio con leve di chiusura lavorate in cnc. Peso 1.560 grammi.



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GRANDI EVENTI a cura di Newspower

pressoffice@newspower.it

SUCCESSO ALLA MARCIALONGA CYCLING CRAFT COL SIGILLO DI KAIRELIS E PASSALACQUA La 7a edizione va al lituano di Breganze Kairelis. Sorpresa Passalacqua che batte la Gentili. Mediofondo vinta da Avanzo e Sonzogni, breve ma intensa. Un fiume di colori (e di bici) alla partenza di Predazzo, la gara è un successo. Granfondo di 116 km e mediofondo di 68 km, entrambI “tostE”. Suggestiva immagine della partenza da Predazzo foto NEWSPOWER CANON

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Marcialonga Cycling Craft, altro giro, altra corsa e con quella del 7 luglio siamo già a 7 edizioni, tutte ben giostrate dallo staff che firma anche Marcialonga Skiing e Marcialonga Running, tris di gare che compone la Combinata Punto3 Craft. Si correva anche per il Challenge Giordana ed i circuiti Nobili/Supernobili. A Predazzo (TN) si sono presentati un po’ meno dei 2.200 iscritti, molti in lista fin da maggio quando la Marcialonga Cycling Craft è stata annullata per una nevicata inattesa. La lunga fila assiepata nella centrale Via Battisti si allungava a perdita d’occhio tra maglie di oltre 550 team e atleti di 14 diverse nazionalità, pronti ad immergersi in un paesaggio da favola, sovrastati dai panorami delle Dolomiti Patrimonio Unesco, conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo. Gli abitanti delle valli trentine di Fiemme e di Fassa divenute il teatro di questa gara hanno accolto a braccia aperte visitatori e ciclisti, calorosi come non mai, disponibili e pronti ad elargire applausi ed incitazioni anche per l’ultimo ciclista arrancante, in un clima degno delle più blasonate manifestazioni. Quest’anno i due percorsi Granfondo e Mediofondo sono stati un po’ rimaneggiati con un inedito passaggio per Capriana, Anterivo e su pavé in perfetto stile “ParigiRoubaix”. Da Anterivo si procedeva per San Lugano, poi in salita verso il Passo di Pramadiccio e quindi in giù a Stava, dove le due corse si dividevano. Chi prediligeva la gara breve proseguiva la discesa per Tesero, Panchià, Ziano e quindi Predazzo, mentre sul granfondo c’erano da scalare i circa 7 km di Pampeago con pendenze che si attestano sulla media del 10%. Non di minor impegno era a quel punto la discesa a Ponte Nova prima di risalire verso il Lago di Carezza e il Passo Costalunga. Dai circa 1.700 metri di quota del valico mancavano dunque 28 chilometri tra discesa e falsopiano, in cui tutto poteva succedere. Dalla carta alla gara reale la storia cambia. I 16 km iniziali dovevano essere una sorta di riscaldamento, ma non si è di certo trattenuto Roberto Mich che ha provato l’allungo, rincorso da Carlo Muraro. Con il naso all’insù in direzione del traguardo volante di Anterivo si spengono i primi bollenti spiriti


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e la testa si ricompatta con i vari Kairelis, Zen, Bertuola, Varesco, Schweiggl. È però Muraro a far segnare il primo passaggio sotto il gonfiabile di Anterivo al GPM targato “Craft”. Nei successivi passaggi per Carano, Daiano e Varena Kairelis mette il turbo e si tira dietro Muraro. Sul Passo di Pramadiccio però la coppia è già divisa ed il lituano se ne va per una lunga fuga. Cede Muraro e si rifanno sotto Zen e Bertuola, ma il fuggitivo sembra non voler proprio saperne di regalare secondi. A Stava la gara perde i corridori del “corto”. Davanti si forma un gruppetto di circa 10 atleti, lanciati ai 100 km/h verso il traguardo. Dal Ponte della Birra sbucano compatti, ma

il più lesto è Francesco Avanzo (Bergner Brau), davanti di un soffio ai due veronesi del team Avesani Bike, Adriano Lorenzi e Davide Spiazzi, quindi Binotto, Magri, Toia, Moro, Zemmer, Santoni, Ludwig, Calliari e Sommavilla. Ancora 8 minuti e arriva anche la prima tranche di ruote rosa con Manue-

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la Sonzogni (Team Isolmant) di nuovo a podio. Seguono Christiane Koschier (Asd Fimap Mr Gud) e Claudia Wegmann (Asv Jenesien Soltnflitzer). Sui 116 km del “lungo” intanto Kairelis viaggiava solo sui rettilinei e tornanti di Pampeago a più di 1’ da Bertuola e Zen, più arretrati Muraro, Varesco e Schweiggl, che tuttavia non riuscivano a rinsaldare il distacco neppure nella ripida discesa a Obereggen e Ponte Nova. Le cose cambiano invece sull’ultimo impegno del GPM di Passo Costalunga. Zen sotto l’occhio vigile di Bertuola si fa sotto, Schweiggl ingrana la marcia giusta e sbuca dalle retrovie. «A quel punto, dopo


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una fuga di 60-70 km, pensavo che sarei arrivato al traguardo da solo», così commenterà all’arrivo Kairelis. Ma la gara era ancora tutta da decidersi. Sulle sponde del lago di Carezza Zen e Bertuola agganciano Kairelis, poco dopo l’altoatesino Schweiggl si metteva davanti a tutti ed era primo a scollinare. Di comune accordo il quartetto si gettava in discesa compatto. A Moena il ciglio strada era gremito. C’era anche Cristian Zorzi, fondista moenese delle Fiamme Gialle, anch’egli in gara e rientrato dopo il 43° posto nel mediofondo. Sul rettilineo finale Bertuola fa il

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Dainius Kairelis sul podio festeggia la vittoria della granfondo, assieme a lui, Enrico Zen (2°), e Alessandro Bertuola (3°)

gregario per Kairelis, tira e lo lancia per la volata. Tra i due compagni però riesce ad incastrarsi Zen che chiude secondo. «Non c’è stata storia con quei due» è il commento a caldo del vicentino Zen. Con vero fair play Bertuola commenta: «Era giusto che qualche soddisfazione arrivasse anche agli altri miei compagni. Dainius stava bene e mi sono messo volentieri a disposizione». Fuori dal podio meritano l’applauso di Predazzo anche Schweiggl (4°) ed il teserano Jarno Varesco (5°). All’appello mancavano solo le donne, giunte dopo quasi 30’ nell’ordine con Daniela Passalacqua, Claudia Gentili e Astrid Schartmueller. Per la spezzina vincitrice resta la grande soddisfazione di aver onorato la maglia iridata di campionessa del mondo Cicloamatori conquistata lo scorso anno in Sud Africa. Sebbene sofferente, Claudia Gentili si lascia andare ad un sorriso. «Oggi è stato un vero martirio, ma l’Alpe di Pampeago, che non avevo mai fatto, è davvero splendida.» Come da tradizione, ad incoronare i vincitori c’era la Soreghina, Arianna Lori, il volto delle gare Marcialonga che si avvia verso la “scadenza” del proprio mandato. Era alla sua ultima presenza ufficiale anche il presidente Marcialonga, Alfredo Weiss. «Lascio con dispiacere, ma sapendo di lasciare tutto nelle sapienti mani di un team con cui è stato entusiasmante lavorare per tutti questi anni.» Info: www.marcialonga.it


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Daniela Passalacqua, vincitrice della Granfondo MARCIALONGA CYCLING CRAFT


Velosystem e la 5ª edizione del Meeting Velò a cura di Matteo Gozzoli

A Cesenatico il 29 e 30 luglio una convention con i migliori biomeccanici d’Italia Lunedì 29 e martedì 30 luglio a Cesenatico presso l’hotel Valverde sul lungomare Carducci si è tenuta la quinta edizione di Meeting Velò, una convention promossa e organizzata da Velosystem® che ha visto come protagonisti i migliori biomeccanici italiani. Ideatore dell’iniziativa è stato il Prof. Fabrizio Fagioli, fondatore e responsabile tecnico di Velosystem®, azienda specializzata nei servizi legati alla biomeccanica e all’ergonomia con sede a Cesenatico che negli ultimi anni ha dato il via all’apertura di una serie di centri in franchising lungo tutta la penisola italiana. La biomeccanica è una disciplina che applica i principi della meccanica agli organismi viventi, come disciplina ha innumerevoli applicazioni e nel mondo sportivo è finalizzata al miglioramento delle prestazioni degli atleti.

L’ergonomia è una scienza che studia le interazioni tra individuo e tecnologie. Velosystem® è stata la prima azienda in Italia ad applicare tali principi al mondo del ciclismo e in seguito anche al running. L’azienda fondata dal professor Fabrizio Fagioli negli anni è diventata di fama nazionale, sviluppando protocolli e sistemi di rilevamento unici nel settore, in grado di fornire al ciclista o al runner un’assistenza professionale capace di ottimizzare il posizionamento in bicicletta o la posizione di corsa in tutti i suoi aspetti, ottimizzando così le prestazioni e riducendo le situazioni di stress o di tensione fisica. La convention – suddivisa in due giornate – si divedeva in lezioni teoriche e lezioni pratiche; nella prima giornata si è affrontato il Check up biomeccanico con il Professor Fagioli

che ha ripercorso tutte le fasi dei check up che Velosystem® offre ai propri clienti: dalla personalizzazione delle solette (SolVelò), alla regolazione delle tacchette (CleatVelò) fino alla simulazione biomeccanica in sella. La giornata è stata anche l’occasione per aggiornare le diverse specialità di applicazione: strada, pista, crono,triathlon e MTB. La seconda giornata – iniziata con una pedalata di gruppo sulle colline romagnole – ha affrontato il tema del maketing e delle strategie aziendali dei vari affiliati. Il MeetingVelò – giunto alla 5ª edizione – rappresenta un momento fondamentale nella filosofia aziendale in quanto permette ai professionisti di formarsi, di migliorare le proprie professionalità e di condividerle con altri esperti del settore.



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ORO Italiano Rodman Team a cura di PIERO FISCHI

MIRCO MERLO L’UOMO SQUADRA CON LICENZA DI VINCERE

info@inbici.net ELENCO PRODOTTI 2013

LA PASSIONE CHE NASCE, CRESCE E POI VIENE STOPPATA. UNA CARRIERA FINITA? NO, UNA CARRIERA DA REINVENTARE CON ORO ITALIANO-RODMAN TEAM.

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Il protagonista di una storia di andate e ritorni è Mirco Merlo, oggi elemento di spicco della società Oro Italiano-Rodman Team, classe 1966, originario di Novi Ligure (AL).

mentiamo quando si cade, ma bisogna anche comportarsi in modo da prevenire da lontano le cadute stesse.» Poi incontri Marco Fertonani e vai a correre nel suo team. «Marco è stato un riferimento per noi quando correva e sono stato veramente onorato di entrare a far parte del suo gruppo.»

Quando inizia la tua carriera ciclistica? «A dieci anni nei giovanissimi, giusto per giocare un po’ con la bici.» Poi la solita “trafila” esordienti, allievi, juniores? «Come fanno un po’ tutti, con una media di due-tre vittorie a stagione, pagando sempre il fatto di non essere molto veloce. Quindi il passaggio nel ciclismo che conta, cioè tra i dilettanti: la Pontecurone fu la mia prima società e poi andai alla Tortonese.» Raccontaci qualche bel ricordo di quel periodo. «Con personaggi di spicco quali Bugno e Fondriest c’era poco da fare, ma molto da imparare e quindi cercavo di apprendere tutto ciò che mi potesse essere utile.» Ed il ricordo più bello? «Sicuramente la partecipazione al Giro d’Italia, un secondo posto a Felino – una gara classica dei dilettanti – e l’ottavo posto alla Milano-Rapallo, anche questa una gara importante e che supera i duecento chilometri.» Poi lo stop obbligato. Come ti sei riavvicinato alla bicicletta? «Ho smesso di correre e consideravo la mia carriera finita; per due anni sono andato avanti così, fino al momento in cui mi sono rotto un piede.»

E qui hai assunto il ruolo di uomo-squadra. «In tanti mi definiscono così ed è vero che mi capita spesso di dare consigli o di stabilire la strategia prima della gara e durante la stessa, ma si tratta solo di mettere a frutto l’esperienza maturata in anni di competizioni. Se poi uomo-squadra vuol dire che sono contentissimo se vince un mio compagno, allora è vero: è davvero come se fosse una vittoria mia.»

Mirco Merlo

E qui entriamo in un altro schema classico: riabilitazione in bici e quindi si ricomincia. «È stato un po’ come iniziare per la seconda volta, con tutte le difficoltà e le paure del caso, ma questa volta avevo un bagaglio di esperienza molto importante dalla mia parte e che mi ha permesso di velocizzare il mio rientro.» Sei tornato alle gare ed è arrivata anche qualche vittoria. «Il modo di correre degli amatori è molto diverso da quello dei dilettanti ed ancora oggi mi arrabbio se vedo delle cose clamorosamente sbagliate e che la gente fa con superficialità; penso sempre che tutti ci la-

E quando si tratta di fare la corsa in prima persona, i risultati arrivano… «Quest’anno, ad esempio, ho vinto quattro gare e quindi vuol dire che là davanti ci sono.» L’anno prossimo passerai alla categoria “gentleman”. «È un segnale positivo da un lato e negativo dall’altro visto che… gli anni passano velocemente.» Però hai vinto tanto, ti mancano solo il Campionato Italiano e il Mondiale. «Incrociamo le dita, ma sarebbe bellissimo fare un regalo del genere a me stesso ed alla società Oro Italiano-Rodman Team che ci sostiene e ci aiuta al massimo, quasi fino a farci sentire dei professionisti. Ci proveremo, l’impegno sarà massimo.»



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Memorial Giovanni Pascoli a cura di PLAYFULL

info@playfull.it

Un evento straordinario per ciclisti e famiglie Si terrà domenica 8 settembre a San Mauro Pascoli (Fc) l’evento organizzato dall’Ecology Team, che sta lavorando a diverse novità, tra cui, sabato 7 settembre, un evento che coniugherà ecologia e ciclismo e poi un favoloso pacchetto soggiorno ideato in collaborazione con la Fondazione Verdeblu di Bellaria Igea Marina.

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San Mauro Pascoli (Fc) – Lavora senza sosta l’Ecology Team affinché tutto sia al top in occasione del 6° Memorial Giovanni Pascoli, ultima prova del circuito di granfondo cicloturistiche Romagna Sprint (http://www.romagnasprint.com/), che si terrà domenica 8 settembre a San Mauro Pascoli. Due le novità ideate proprio in questi giorni. La prima riguarda un evento collaterale che si terrà sabato 7 settembre e che coniugherà ecologia e ciclismo. Gli organizzatori stanno mettendo a punto i dettagli, che saranno resi noti nelle prossime settimane. L’altra grande novità è il pacchetto soggiorno ideato dall’Ecology Team in collaborazione con la Fondazione Verdeblu di Bellaria Igea Marina. Questa promozione permetterà di partecipare al Memorial Giovanni Pascoli e di scoprire in bicicletta luoghi incontaminati. L’offerta prevede una quota di € 49,00 a persona, che comprenderà: un giorno in hotel tre stelle a Bellaria Igea Marina (da sabato 7 a domenica 8 settembre), sistemazione in camera doppia con trattamento di mezza pensione, camera disponibile fino alle ore 16.00 di domenica 8 settembre, iscrizione gratuita al Memorial Giovanni Pascoli e gadget. Per chi desiderasse soggiornare in camera singola sarà necessario un supplemento di € 10,00. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi alla Fondazione Verdeblu di Bel-

foto Enrico Cavallini/PLAYFULL NIKON

Villa Torlonia sede dell’evento cicloturistico Memorial Giovanni Pascoli

laria Igea Marina: telefono 0541 346808, fax 0541 342455, a.spada@verdeblu.it e www.bellariaigeamarina.org. Queste due novità si aggiungono ai molti punti fermi già da tempo stabiliti dagli organizzatori. Anzitutto la sempre maggior attenzione data alla sicurezza. Ragion per cui i percorsi saranno presidiati dai membri dell’Associazione nazionale Carabinieri di Novafeltria e Cesenatico.

Altro punto fermo sono i ristori, sempre molto ricchi. Per i percorsi medio e lungo il primo sarà a Talamello: formaggio di fossa, crostate alla marmellata e alla cioccolata, torte di mele, dolci vari, frutta secca, panini con salumi, succhi di frutta, coca cola, tè, acqua e sali minerali. Per il percorso lungo un altro ristoro si troverà a Villagrande (Pu): frutta secca,

foto Enrico Cavallini/PLAYFULL NIKON


foto Elisa Solida/PLAYFULL NIKON

stuzzicheria dolce e salata, coca cola, tè, acqua e sali minerali. Stesso menù anche al ristoro posto al bivio Barbotto, allestito per entrambi i tracciati. I partecipanti al percorso turistico troveranno il proprio ristoro a Sogliano al Rubicone: formaggio di fossa, crostate alla marmellata e alla cioccolata, torta di mele, stuzzicheria dolce, frutta secca, panini con salumi, succhi di frutta, coca cola, tè, acqua e sali minerali. Per venire incontro alle esigenze dei partecipanti in caso di giornata calda saranno previste bibite fresche e grande quantità di sali minerali, per i quali gli organizzatori ringraziano la Baracca Lugo, che si è impegnata per trovare chi potesse fornirli. L’Ecology Team sta comunque studiando come arricchire ancora di più i ristori. Non va poi dimenticato il pran-

zo finale: pasta al ragù, porchetta, salumi, torte, vino, birra, coca cola, caffè e dolce a sorpresa. Un menù davvero gustoso, a cui gli organizzatori stanno però lavorando così da arricchirlo ancora di più. Anche quest’anno splendido scenario della manifestazione sarà Villa Torlonia, detta La Torre, dove il piccolo Giovanni Pascoli vide tornare il 10 agosto 1867 la “cavallina storna”, che riportava verso casa il padre, assassinato da sconosciuti al rientro da Cesena. Un evento reso immortale dall’omonima poesia. L’Amministrazione comunale ha deciso di concedere il permesso di far visitare ad atleti e accompagnatori questa splendida struttura e anche il Museo Casa Pascoli, dove nacque il grande poeta italiano.

Il Memorial Giovanni Pascoli sarà anche valido come ultima prova del Circuito Tricolore Uisp (http://www.uisp.it/ciclismo/ index.php?idArea=142&contentId=155) e come penultima prova del Criterium italiano individuale Gf cicloturistiche Uisp (http://www.uisp.it/ciclismo/index. php?idArea=135&contentId=134). L’iscrizione al Memorial Giovanni Pascoli sarà di € 7. Fino alle 9.30 di domenica mattina le società uispine potranno partecipare al raduno autogestito versando € 2.

Info granfondo: www.ecologyteam.it Info Romagna Sprint: www.romagnasprint.com foto Elisa Solida/PLAYFULL NIKON


VARANO LAKE TRI LO STAGE CON EDITH, L’EXTREME CON PELO UNO STAGE DI ALLENAMENTO CON EDITH “IRONFRINI” NIEDERFRINIGER E UNA GARA “EXTREME”, CHE VEDRÀ IMPEGNATO ANDREA “PELO” DI GIORGIO. SONO QUESTE LE DUE IMPORTANTI NOVITÀ CHE IL VARANO LAKE TRIATHLON PRESENTA PER LA SUA SECONDA EDIZIONE.

Ancora più ricco il programma dell’evento in calendario dal 20 al 22 settembre 2013 nell’area del lago di Varano, tra i territori dei comuni di Cagnano Varano, Carpino ed Ischitella. Il Varano Lake FCZ Stage, in collaborazione con FCZ.it, il portale del triathlon: si tratta di una tre giorni di allenamento con la grande campionessa azzurra Edith Niederfriniger. La meranese che ha difeso per anni i colori azzurri della Nazionale di triathlon long distance, e che ha nel suo palmares prestigiose vittorie anche nel circuito Ironman, sarà infatti presente da giovedì per nuotare, pedalare e correre insieme ai partecipanti e per svelare i segreti dei percorsi del Varano Lake Triathlon, ai quali domenica 22 settembre prenderà parte. Il programma del Varano Lake FCZ Stage sarà così strutturato:

Un’impresa che farà sicuramente parlare di lui e dello splendido territorio che attraverserà. Sarà possibile accompagnare Andrea in tutto (per chi se la sente) o in parte del percorso nuotando, pedalando e correndo insieme a lui. È sufficiente presentarsi alla partenza della sua personale sfida oppure raggiungerlo lungo il percorso. VLTri 2013 sarà una delle quattro gare previste nel circuito Nazionale “No-Draft” – formula che propone la scia vietata in bicicletta, come alle origini della triplice disciplina – nonché “Gara Internazionale”, aperta alla partecipazione di atleti Italiani e stranieri ed anche gara di Ranking Nazionale (ove viene assegnato un punteggio ad ogni atleta FITri in base al risultato). Sul sito www.varanolaketri.net si può trovare il programma di gare ed eventi collaterali, che prende spunto dal successo dalla proposta 2012 e prevederà:

• giovedì pomeriggio accoglienza, alle 18 corsa • venerdì mattina alle 9 ricognizione giro bici • venerdì sera alle 20 cena con Edith • sabato mattina alle 9 nuoto • domenica VARANO LAKE TRIATHLON

• Varano Lake Triathlon Extreme con Andrea “Pelo” di Giorgio • tre gare di triathlon dedicate a giovani e neofiti, specialisti di lunghe distanze, atleti che provengono da altri sport e vogliono portare a termine un triathlon a staffetta con il proprio team • titolo regionale di specialità “Triathlon Medio” • concerti roots, Dj Lazarre • expo di prodotti per sportivi e prodotti tipici locali, a suggellare il connubio fra “Sport Territorio e Tradizioni” già slogan della manifestazione.

Per i dettagli e per iscriversi, COMPILARE IL FORM sul sito http://www.fcz.it/contact/. La seconda novità del Varano Lake Triathlon punta dritto al cuore del progetto, nato per valorizzare il territorio del Parco Nazionale del Gargano attraverso il triathlon, sport che utilizza consapevolmente la natura come proprio stadio. Proprio quello che farà Andrea Di Giorgio, atleta testimonial di AMREF, capace di imprese di endurance da capogiro, come aver portato a termine il Decaironman (10 triathlon su distanza iron in 10 giorni!) o la corsa in solitaria di 900 km lungo le coste dell’Adriatico della passata stagione. Il forte triathleta romagnolo sarà l’assoluto protagonista del “Varano Lake Triathlon Extreme”: attraverserà per 12 km a nuoto il lago di Varano, pedalerà per più di 200 km lungo le strade di tutto il Gargano e, infine, correrà i 50 km di strada che circondano il lago di Varano.

Anche quest’anno, l’evento avrà tra i suoi partner il Parco Nazionale del Gargano, Assessorato allo Sport della provincia di Foggia, i Comuni di Cagnano Varano, Carpino, Ischitella, istituzioni sportive come il CONI di Foggia, il Comitato Regionale FITri Puglia, la Federazione Italiana Triathlon, il CSEN Foggia e diverse associazioni locali, oltre i preziosi volontari, senza i quali manifestazioni di questa dimensione non potrebbero svolgersi. Sport, natura, tradizioni, sostenibilità e turismo rimangono le parole chiave di questa nuova edizione. Sito ufficiale: www.varanolaketri.net



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INBICI PER IL MONDO a cura di ANDREA PELO DI GIORGIO

andigio@alice.it

GIANCARLO VAGNINI COME UNA SERATA AL CINEMA 91 GIORNI IN SELLA ALLA SUA BICI, OLTRE 15MILA CHILOMETRI PERCORSI ATTRAVERSANDO 21 STATI: È GUINNESS DEI PRIMATI MA, SOPRATTUTTO, È UNA STORIA FATTA DI INCONTRI, EMOZIONI, PERSONE E QUALCHE PERICOLO. METTETEVI COMODI, IL RACCONTO HA INIZIO.

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Tranquillamente seduto ad ascoltare mentre davanti a te, sul grande schermo, proiettano una storia che ti rapisce, che ti porta a volare con l’immaginazione, trasferendoti e donandoti tantissime emozioni. Così è stata la mia serata a casa di Giancarlo. Lui, appunto, è Giancarlo Vagnini, personaggio cervese di cui abbiamo già parlato in questa rubrica, annunciando, lo scorso anno, quello che sarebbe stato il suo tentativo d’impresa. Va a ruota libera, narrando con un sorriso sul volto ed una palpabile emozione la storia, le vicissitudini di quello che già nei primi periodi degli anni 2000 era diventato il suo sogno, il suo obiettivo primario di randonneur (sicuramente uno dei primi nella nostra zona e anche in tutto lo stivale) con la “R” maiuscola. Rapito dal vero spirito di questo spicchio del mondo ciclistico, Giancarlo, dall’alto della sua umiltà, minimizza sui numeri di questa avventura appena conclusa, lasciandoli quasi in disparte perché, spiega lui «la mia gioia, felicità, le mie emozioni stanno dentro di me, in quello che mi sono regalato, non tanto in due numeri o nel fatto che appariranno su di un libro, noto in tutto il mondo, come il ‘Guinness dei primati’. Quello è un più, un completamento, una gioia e motivo di soddisfazione, certo, ma sicuramente molto meno di questo…» – mi dice, mostrandomi il diario (regalo della sua compagna) nel quale ha raccolto molti appunti di viaggio, con timbri e prove delle località oltrepassate a cavallo della sua bicicletta. Sfoglia il libro con gioia, effettivamente pieno in tutte le pagine, con timbri, scritte, adesivi che lo fanno sembrare un vecchio diario dei ragazzini delle medie, pieno di ogni cosa, pieno di ricordi ancora caldi. «La magia di questo, è la capacità che ha, qualsiasi pagina tu apra, di riportare a galla in te esattamente le stesse emozioni provate in quel preciso momento» – sottolinea, indicandomi con orgoglio un timbro ricevuto nella città di Jelenia Gora, inciso a freddo con una macchina antica, gelosamente celata in cassaforte. “Europe Tour”, il nome di questa incredibile avventura, nata in testa nei primi periodi del 2000, decisa definitivamente nel 2006 ed intrapresa in questo 2013. Giancarlo era partito dal lungomare di Cervia, domenica 7 aprile 2013, davanti ai ciclisti della Gran Fondo del Sale, con l’idea di ampliare il tour a spasso per il continente, effettuato da un amico randonneur tedesco alla fine degli anni ’90.


Oltre 14.500 i km previsti, 20 gli Stati da far scivolare sotto le sue ruote in 90 tappe più o meno regolari e studiate sulla carta. Un equipaggio di due persone fisse, il figlio Fabio e l’amico Ezio (uno dei fondatori delle randonnée italiane), cui si aggiungevano altri amici a rotazione che, a bordo di un camper, lo attendevano in punti prestabiliti del percorso, per la pausa pranzo e per trascorrere la notte. Impossibile stancarsi nel stare ad ascoltarlo, nel seguirlo lungo il racconto dei particolari di ciò che ha visto, di ciò che ha vissuto in questi tre mesi passati in sella ad una bici (mezzo che permette di vedere anche i più piccoli particolari dei luoghi, quelli che regolarmente sfuggono ai nostri occhi di automobilisti). La gioia nel descrivere l’accoglienza a Jelenia Gora, gemellata con Cervia, in Polonia, la bellezza di essere accolto dalle autorità con tanto di banchetto d’onore e l’essere ospi-

tato in un vecchio vagone dell’epoca, usato come ufficio nella piazza centrale del paese, la stessa gioia mostrata alla visita ad Allen, in Germania, altro paese gemellato con Cervia, la precisione nel descrivere i simboli di queste due città, caratterizzate da un cervo, proprio come la località ravennate. Divertente ascoltarlo mentre racconta come, in Germania, sia scappato dalla polizia, che lo stava “braccando” per un passaggio in autostrada, arrampicandosi con la bici in spalla su di una scala che lo ha portato sul ponte soprastante e, ancora più da ridere, la scena alla frontiera con la Bosnia: «4 ore dopo, – racconta – sarebbe entrata in Europa, ho fotografato anche il cartello coperto col telo bianco, ma loro mi hanno comunque chiesto il passaporto, quando avevo solo con me la tessera internazionale. Poco male, di lì a poco, sarebbe arrivato il camper con i documenti. Proprio mentre ero al telefono

con i ragazzi, il doganiere mi ha comunicato che in quella zona non potevo stare, dovevo riprendere la mia bici e tornare alla frontiera con la Serbia nella quale, vedendomi arrivare dalla Bosnia, mi hanno chiesto, a loro volta, il passaporto. Ero chiuso in mezzo a due Stati, ma per pochi minuti perché l’arrivo del camper coi documenti ha risolto anche questo inghippo.» Accolto a braccia aperte più o meno dappertutto, è stato atteso e seguito da migliaia di persone durante il suo pedalare ciclistico, persistente e regolare con qualsiasi condizione meteo. Periodi baciati dal sole, dal freddo intenso, da tanta pioggia e vento. «In Portogallo, un giorno, per colpa del vento contro, in pianura, non riuscivo ad andare oltre gli 8/10 km orari, ma pedalavo comunque dicendomi che, prima o poi, forse dopo quella curva, il vento sarebbe dovuto calare o, per lo meno, non essere più contro. Ma come tu sai, non succede mai e allora via, a testa bassa, con la sicurezza che anche quella giornata sarebbe, ora più, ora meno, terminata, facendomi arrivare al mio traguardo giornaliero.» «Duri i primi giorni, quando il dolore nella zona sedere era ancora da metabolizzare, quando tutto era una novità da integrare in quella che sarebbe diventata la mia giornata tipo nei mesi a seguire. Alberghi, campeggi, ristoranti, bar, ci hanno sempre accolto benissimo, spesso offrendoci


anche la cena e la camera. Aver conosciuto tantissime persone, molti italiani che vivevano nei paesi che attraversavo, aver ascoltato le loro storie, essere stato tanto con me stesso, ripercorrendo vari tratti emozionanti della mia vita, ed essermi reso conto ancora una volta che la mente è sicuramente il valore aggiunto per una bella vita e filosofia di essa, tutto questo ha reso ancora più prezioso questo viaggio.» A detta di Giancarlo, «non perché sono Italiano», i luoghi più belli da visitare, da pedalare, sono quelli del nostro paese. Una dedica particolare per la terra siciliana: «entusiasmante per i suoi colori, il suo panorama e l’ospitalità della sua gente.» Lo Stato più avanzato per il mondo ciclistico è – a detta di Vagnini – sicuramente il Belgio, nel quale la rete ciclabile è presente dappertutto e spesso principale, rispetto a quella automobilistica. «Pen-

sa che sono stato duramente cazziato da una signora, perché pedalavo nella strada delle auto. Mi ha atteso qualche centinaio di metri più avanti per sgridarmi in inglese.» Il momento più brutto e rischioso dell’avventura, lo ha vissuto a 10 giorni dalla fine, quando, in una giornata piovosa, è transitato dentro ad una buca piena d’acqua che nascondeva una rotaia. La caduta è stata violenta, la forza mentale e l’esperienza, insieme alla fortuna nel non subire le classiche rotture da ciclista, sono state basilari per non farsi prendere dal panico, sapersi spiegare e saper agire, quando è stato soccorso da alcuni passanti. «Da quel momento in poi, i miei angeli (cosi chiama l’equipaggio, ndr) hanno smesso di prendere autostrade e di precedermi nei punti prefissati, per starmi sempre vicino (un check ogni 30 km circa). Può sembrare strano, ma quel dolore che mi ha fatto soffrire non poco nei giorni seguenti, se, fisicamente, era un impedimento, mentalmente mi dava ogni momento più forza, aumentando la mia sicurezza, certo che non avrei mollato fino alla fine. Come potevo farlo e finire tutto lì? Finito, fermo, a dieci giorni dalla fine? Mai!!!» Altre parole, un mare di parole. Tanti ringraziamenti a tutti coloro che in qualsiasi modo lo hanno aiutato, tramite la fornitura di prodotti, di servizi o anche solo per la disponibilità nei suoi confronti, piuttosto che per incitarlo tramite i social network che Giancarlo personalmente e costantemente provvedeva ad aggiornare ogni notte prima di dormire. Un ringraziamento particolare, viene rivolto al suo equipaggio, all’amico Ezio, impeccabile nell’organizzazione ed al figlio Fabio, per il quale ha avuto solo belle parole, elogiandolo anche per decisioni prese personalmente e molto autorevolmente. Senza ombra di dubbio, il momento più bello, arrivo escluso, è stata la sorpresa che la sua squadra, la Polisportiva 2000, ha voluto riservargli, andando in gruppo ad accoglierlo a Marina di Ravenna, all’arrivo del traghetto, scortandolo, insieme alla Polizia Municipale, in una marcia trionfale che ha avuto degna conclusione, in Piazza Garibaldi a Cervia. Qui, ad accoglierlo, autorità, giornalisti, fans, estimatori ed amici, oltre a tanti curiosi che hanno potuto apprezzare la gioia, la freschezza ed il sorriso di Giancarlo, una semplice persona in grado di vivere a fondo ciò che gli dona emozioni. Europe Tour, 91 giorni, 15.167,5 km percorsi, 21 Stati attraversati. Ogni record è caduto, ma, soprattutto, un sogno è diventato realtà. Giancarlo Vagnini, il randonneur.



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12 Ristorante e Casadodici a cura di MATTEO GOZZOLI

Un luogo unico nel suo genere Lungo il porto canale di Cesenatico, a pochi metri dal punto di partenza della Nove Colli - dove la bicicletta è d’obbligo - sorgono un ristorante e un b&b davvero particolari. Li abbiamo visitati per voi.

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Sul porto canale di Cesenatico sorge “Casadodici Boutique Hotel” un raffinato bed & breakfast – gestito da Maurizio Chiarucci e dalla moglie Rossella – in grado di unire e fondere in perfetta armonia la tradizione marinara di Cesenatico con elementi e arredi metropolitani, etnici e antichi. Le 6 stanze che costituiscono il b&b sono tutte personalizzate con colori e arredi differenti ed ognuna prende il nome di una grande attrice della storia del cinema: Sofia Loren, Brigitte Bardot, Greta Garbo, Jane Birkin, Grace Kelly e Audrey Hapburn. A Casadodici la bicicletta è d’obbligo, la ricercatissima struttura si trova infatti su via Armellini – una delle aste del porto canale leonardesco – raggiungibile solamente a piedi

o in bicicletta, visto che la zona è interamente pedonalizzata. Maurizio Chiarucci è molto attento agli stili di vita sani e sostenibili e per la sua esigente clientela mette a disposizione 10 city bikes. Dal 2011 Casadodici si è arricchito con la nascita di “12 Ristorante” – gestito dal figlio Filippo – un ristorante di pesce che propone una cucina all’avanguardia in un ambiente unico nel suo genere nel panorama della Riviera Romagnola. Signor Chiarucci quando nasce Casadodici e a cosa si ispira? «Casadodici è nata nel 2008, all’epoca io e mia moglie Rossella, dopo anni nella ristorazione abbiamo deciso di ristrutturare la palazzina di famiglia sul porto canale. L’interno lo

abbiamo curato in ogni minimo particolare – grazie anche all’assistenza dell’architetto Andrea Novelli – cercando di arricchirlo di tutte le nostre esperienze di viaggio in oriente e soprattutto a New York, la nostra città preferita.» Casa 12 e 12 Ristorante sorgono a pochi metri dalla linea di partenza della Nove Colli, che rapporto avete con il turismo legato alle due ruote e allo sport in generale? «Tutti gli anni abbiamo ospiti che nel mese di maggio vengono da noi per la Nove Colli, si tratta di un evento internazionale che porta a Cesenatico miglia di persone e la nostra struttura è sempre pronta ad ospitare ciclisti che vogliono regalarsi un week end davvero particolare.


Abbiamo un 70% di clienti italiani e un 30% di stranieri. Da noi si fermano business man, turisti che vengono per il mare e turisti che scelgono Cesenatico come meta tranquilla per poter visitare le località vicine e ovviamente turisti amanti dello sport che da noi possono trovare una struttura curata nei dettagli, in pieno centro.» Sul 12 Ristorante invece cosa ci racconta? «Abbiamo pensato e realizzato un ristorante che si differenziasse dal resto dell’offerta, optando per un’ambientazione metropolitana

ispirata al classico stile newyorkese con l’aggiunta di tutto il calore italiano.Serviamo solo pesce fresco, se non si muove non lo compriamo. La cantina è sempre fornita con oltre 100 referenze. Puntiamo sul mangiar sano quindi sulla stagionalità, cercando di proporre pesce e alimenti a seconda della stagione, inoltre – considerato anche il luogo in cui ci troviamo – abbiamo una clientela che ama lo sport e il benessere, soprattutto nella bella stagione la stragrande maggioranza dei nostri clienti arrivano da noi in bicicletta o a piedi lungo il porto canale, cosa c’è di meglio?»


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60 ANNI DI JUVENES a cura di NICOLETTA BRINA

nicoletta.brina@gmail.com

GLI ESORDIENTI SONO DI CASA FIGLI DEL CICLISMO SAMMARINESE, I GIOVANI GUIDATi DA EUGENIO CEVOLI, CE LA STANNO METTENDO TUTTA PER FARE BENE IN QUESTA STAGIONE. ANIMA E CUORE PER IL CICLISMO E TANTA DETERMINAZIONE, SONO GLI INGREDIENTI CHE RENDONO IL SETTORE GIOVANILE UN FIORE ALL’OCCHIELLO PER LA SOCIETÀ DEL TITANO.

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La Juvenes di San Marino compie in questo 2013, ben 60 anni. E lo fa con un settore giovanile che consta complessivamente di 14 ragazzi, 10 allievi e 4 esordienti, due dei quali al primo anno. In camera di regia, nel settore allievi, il ds Roberto Tommassini, ex ciclista dilettante della Juvenes, coadiuvato da Armando Antonini. Per quel che riguarda gli esordienti, un’età critica quella dei 13-14 anni, ma – a quanto sostiene il loro ds, Eugenio Cevoli – «i nostri sono anima e cuore per il ciclismo». Occhi puntati sul gruppetto di esordienti, tutti figli del ciclismo sammarinese, motivo di orgoglio per la Juvenes. Il gruppo degli esordienti, in particolare, sta ottenendo buoni risultati in questa stagione… «Abbiamo 4 ragazzi – spiega Cevoli – due del primo anno e due del secondo, rispettivamente Michele Fiorini e Diego Rossi e, per ll secondo Andrea Manzaroli ed Alessandro Maiani. Siamo in bici da gennaio per la preparazione e la nostra stagione ha avuto inizio la prima domenica di aprile. Proseguiremo fino alla fine di settembre con l’attività agonistica. Tutte le domeniche tranne la seconda di ogni mese fino a luglio, non ci sono gare ma ci sono altre attività come pista ed uscite in mtb. Si cerca di dare a questi ragazzi una preparazione a 360 gradi.»

Attività intensa per ragazzi di 13-14 anni… «Effettivamente è uno sport impegnativo, visto che iniziamo in palestra già a novembre con un piccolo stacco nel periodo natalizio, anche se poi i ragazzi si allenano per conto loro. Poi da metà gennaio si cominciano a fare uscite di una quarantina di chilometri quattro volte la settimana. Sappiamo bene che quella dell’adolescenza è un’età particolare, ma i ragazzi sono bravi e determinati.» Può dare un parere tecnico sui suoi ragazzi? «Diego Rossi (esordiente primo anno) è un po’ da costruire, ma ce la sta mettendo tutta anche se è ancora acerbo. Deve crescere ancora ma ha margine. Michele Fiorini (esordiente primo anno) Mi aspetto qualcosa in più da lui, ma è coerente con la sua crescita, è determinato e sa quello che vuole, è un ragazzo molto inquadrato. Andrea Manzaroli (esordiente secondo anno) ha iniziato quest’anno, prima correva solo in mtb. Si sta comportando bene, anche se non abbiamo pretese, proprio perché è un ambiente nuovo per lui. Alessandro Maiani (esordiente secondo anno) sta andando bene, ha finito la scuola, aveva l’esame di terza media, ora è libero e ci aspettiamo qualcosa di più.»

Da sinistra Diego Rossi, Andrea Manzaroli, Michele Fiorini, Alessandro Maiani

Com’è andata la stagione? «Il bilancio fino ad ora è stato buono: abbiamo avuto un ottavo, terzo e quinto posto. Certo, manca la vittoria, l’acuto vero e proprio, ma già c’è la soddisfazione di una stagione che, appena a metà, ha già regalato dei sorrisi. Non bisogna dimenticare che il ciclismo è uno sport duro, individuale, che ti insegna a stringere i denti e ci vuole carattere per non mollare alla prima fatica. Io sono molto orgoglioso dei miei ragazzi, il loro impegno mi lusinga.» Ci sono dei risultati che l’hanno stupita? «Il terzo posto in una gara di mtb di Manzaroli proprio non me l’aspettavo: per lui è il primo anno, prima andava in mountain bike. Il 9 giugno a Sasso Corvaro, in provincia di Pesaro è salito sul podio facendo una grande gara. Da non sottovalutare il fatto che concorresse con diverse categorie tutte insieme. Direi, comunque, che i risultati sono solo la fase finale del lavoro che i ragazzi stanno facendo davvero con grande impegno. Mi rendo conto che a quest’età ci sono tante distrazioni, c’è la voglia di uscire e divertirsi, e scegliere di stare a casa o non far tardi perché il giorno dopo si deve correre, non è da tutti. Per quel che mi riguarda, mi dimostrano continuamente che il mio lavoro non è vano, visto che seguono i miei consigli e mi stanno ad ascoltare.» Il giudizio dei ragazzi sulla stagione: Andrea Manzaroli: «Sono soddisfatto per la mia stagione, ancora non è finita e ce la metterò tutta per fare bene.» Alessandro Maiani: «La stagione sta andando benissimo, ho iniziato molto bene, mi diverto, so che posso fare di meglio, sono arrivato vicino al piazzamento e alla vittoria e, specie in casa, vorrei arrivare sul podio.» Diego Rossi: «Le gare finora sono andate bene, mi è piaciuto molto questo gruppo, il prossimo anno so che continuerò a pedalare. So che c’è ancora della strada da fare e che posso impegnarmi di più.» Michele Fiorini: «La stagione è andata bene, nelle gare ho cercato di dare il massimo che potevo, ho avuto un buon piazzamento con un ottavo posto e in un’altra gara regionale sono andato vicino al piazzamento ed ho fatto 13°, ma tutti sono stati molto contenti per la mia gara. Mi diverto molto.»


INCONTRO INTERNACIONAL DE CICLOTURISMO BRASIL - ITÁLIA 2013 Dal 7 al 14 settembre invitati a pedalare in Romagna oltre 100 ciclisti brasiliani, operatori del settore, addetti ai lavori e giornalisti

Riccione – Si tratta di un’assoluta novità nell’ambito della promozione turistica e il marketing territoriale legato al mercato del cicloturismo internazionale. Il Brasile è in grande crescita economica e anche nel paese del samba e della passione verdeoro la bicicletta sta diventando popolare. E così è nata l’idea di riunire e portare in Italia gli appassionati di cicloturismo coinvolgendoli nella 1a edizione dell’“Incontro Internazionale di Cicloturismo Brasile-Italia”, a Riccione dal prossimo 7 al 14 Settembre 2013. L’evento è organizzato dal Clube do Cicloturismo do Brasil insieme a Italy Bike Tour con la collaborazione di APT Servizi dell’Emilia Romagna. Oltre cento cicloturisti brasiliani, molti dei quali addetti ai lavori in ambito turistico, giornalisti e anche semplici appassionati della bici, parteciperanno a questa intensa settimana di pedalate nell’entroterra romagnolo, insieme a un ricco programma di appuntamenti, seminari e workshop inerenti il mondo del cicloturismo. «L’evento ha come obiettivo principale quello di promuovere lo scambio culturale tra i cicloturisti brasiliani e italiani permettendo la condivisione delle reciproche esperienze per arricchire la conoscenza del cicloturismo e incentivare e divulgare la pratica della bici nel proprio paese e all’estero – commenta l’organizzatrice Cecilia Rocha Mendes di Italy Bike Tour –, c’è stata una risposta molto importante dal Brasile per un appuntamento che rappresenta una novità e che ci auguriamo possa riproporsi ogni anno anche in differenti località della riviera.» Ogni giorno, da domenica 8, fino a venerdì 13 (con un giorno di pausa), i cicloturisti brasiliani verranno coinvolti di mattina in itinerari cicloturistici e bike tour di varie distanze con guida nelle principali località della Valconca e della Valmarecchia con tappe di degustazione di prodotti tipici. Di pomeriggio ci saranno alcuni seminari dedicati alla bicicletta, alla mobilità sostenibile e al cicloturismo in generale con esperienze portate da vari ospiti invitati, compresa la FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), un ex campione del ciclismo italiano e brasiliano. Nel programma anche il Welcome Party con tutti gli ospiti, una biciclettata notturna nella ciclabile tra Rimini e Riccione, una serata di gruppo in pizzeria e la festa di chiusura dell’evento con musica dal vivo, rigorosamente brasiliana e italiana! Gran parte della delegazione brasiliana sarà ospite dei Bike Hotels di Riccione, altri partners sono: l’APT Servizi, la Provincia di Rimini, il Comune di Riccione, la FIAB, il Clube do Cicloturismo Vale Europeu. Le biciclette a noleggio sono messe a disposizione dalla azienda ravennate FRW. Il programma completo dell’evento sarà presentato alla stampa a fine agosto.


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BELTRAMI TSA

robyzanetti@alice.it

a cura di ROBERTO ZANETTI

Giù il sipario, Beltrami si presenta! Questi ultimi anni sono stati importanti per la crescita di Beltrami TSA, distributore leader che si avvale della collaborazione di marchi molto noti nel mondo del ciclo e dei suoi componenti. Malgrado i tempi non siano dei migliori non solo Beltrami ha consolidato il proprio fatturato ma l’ha saputo incrementare con scelte commerciali e strategie ben precise, mirate a soddisfare una clientela medio/alta, solvibile e seria. Un segmento di mercato che ricerca prodotti tecnici, esclusivi, di cui “il prezzo” non è il solo argomento di contrattazione e di vendita.

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L’8 luglio scorso mi ha fatto veramente piacere essere stato invitato da Beltrami TSA alla presentazione della nuova gamma di prodotti che saranno distribuiti a partire già da ora e nella nuova stagione. Nello specifico non si è trattato di un educational, come si è abituati a chiamare in genere questi eventi, ma di un seminario di formazione dove Salvatore Miceli, direttore commerciale dell’azienda emiliana, ha illustrato ai numerosi dealer e rivenditori presenti le novità per il 2014. Già, la formazione e l’informazione del punto vendita è uno degli aspetti su cui, in Beltrami, si fa molto affidamento. Un negoziante preparato che sappia, oltre a vendere, anche consigliare e stimolare il cliente nell’acquisto di una bicicletta, di un gruppo, di una coppia di ruote, di un casco o di un paio di scarpe da ciclismo è il reale valore aggiunto per ogni fornitore e per ogni ditta. La prima tappa è stata a Presezzo, in provincia di Bergamo (evento al quale si riferiscono tutte le immagini e nel quale ero presente), la seconda a Bologna e la terza a Firenze, tutte quante nel giro di una settimana. Da questo si evince come, in modo

foto Roberto zanetti

Un momento della presentazione del nuovo marchio Prologo distribuito da Beltrami TSA

foto Roberto zanetti

Alcuni rivenditori ufficiali Beltrami TSA presenti in sala nel corso del seminario di Presezzo (BG)


itinerante, si voglia frazionare le date in modo tale da permettere a tutti i rivenditori sparsi in giro per l’Italia di partecipare ai dibattiti, di essere coinvolti in prima persona sull’anda-

leggerezza e dei materiali raffinati con i quali sono costruiti. Molto risalto è stato dato anche ad Argon 18, un brand canadese di biciclette e telai di alta

gamma, che ha dato fino a ora delle buone soddisfazioni in termini di qualità e fatturato. Alta gamma come, in linea di massima, tutti i brand distribuiti da Beltrami: marchi storici come Lake (scarpe), Lazer La valigetta di campionatura della gamma di pedali a sgancio rapido Speedplay e una confezione di pedali e tacchette, (caschi), Zipp e Corima nel formato in cui viene venduta al pubblico completa di istruzioni per il montaggio (ruote), Tufo (copertuture), foto Roberto zanetti Speedplay (pedali a sgancio) e altri ancora che non solo si distinguono come qualità ma, dal mio parere di esperto, come tecnologie costruttive applicate a prodotti esclusivi, per veri intenditori. Nello specifico non mi voglio dilungare con le recensioni tecniche perché noi di iNBiCi (e io in prima persona), come abbiamo fatto nel corso del 2013, durante l’anno andremo ad analizzare e provare prodotto per prodotto, marchio per marchio, quelle che saranno le novità che Beltrami lancerà sul mercato. Voglio solo aprire una parentesi: nella “Beltrami Family” si cominci a parlare anche di selle… Prologo, noto produttore di innovative soluzioni applicate alle selle, è una new entry e va a completare ulteriormente l’offerta che Beltrami proporrà alla sua clientela nel già ricco catalogo di articoli dedicati al ciclismo, sia su strada che nella mountain bike. Un altro marchio che nei prossimi mesi, in comune accordo con Beltrami, svilupperemo insieme nei minimi particolari.

mento dei mercati, di perfezionare le proprie nozioni tecniche, di confrontarsi tra di loro e con i vertici aziendali del proprio fornitore di riferimento.. Molti sono i marchi che Beltrami distribuisce sul territorio nazionale, a partire da Sram che presenta la grande novità del gruppo meccanico a 11 velocità allineandosi così agli altri due altrettanto famosi nomi a livello mondiale: Shimano e Campagnolo. Sia il Red che il Force, entrambi collocati nella fascia “Road Racing”, usufruiranno della

Nuovi modelli di scarpe strada e mtb Lake con dei componenti del gruppo Sram Red a 11 fo velocità to Ro

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DOSSIER SPORT E MEDICINA

info@fisioradi.it

a cura del Dr. Giuliano Peruzzi Medico Chirurgo, Specialista in Endocrinologia e Medicina dello sport

COME NASCE UN PROGRAMMA DI PREPARAZIONE PER LE CRONOMETRO

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Lo scopo di tale lavoro è il potenziamento di quei settori muscolari che sono utili per l’atleta che vuole raggiungere dei benefici nello svolgimento della specialità della crono. I settori dove si deve lavorare sono, quindi, glutei, quadricipiti, polpacci, lombari, tricipiti e bicipiti. Questo lavoro viene effettuato nei mesi invernali, cioè nel periodo di stacco dalla stagione agonistica, novembre, dicembre in Europa con la frequenza di tre volte a settimana per una durata di circa otto settimane con svolgimento piramidale, cioè aumentando i carichi settimanalmente fino ad un massimo di carico nella sesta settimana per poi regredire il carico nelle due settimane restanti. Come consiglia di iniziare il lavoro? Si inizia il lavoro con una preparazione in palestra con una tabella di lavoro che viene variata ogni settimana:

2 serie da 10/12 ripetizioni al 50 % del massimale nella 1a settimana 2 serie da 15/18 ripetizioni al 50% del massimale nella 2a settimana 3 serie da 12/15 ripetizioni al 50% del massimale nella 3a settimana 3 serie da 15/18 ripetizioni al 50% del massimale nella 4a settimana 3 serie da 15/18 ripetizioni al 60% del massimale nella 5a settimana 3 serie da 15/18 ripetizioni al 70% del massimale nella 6a settimana 3 serie da 12/15 ripetizioni al 60% del massimale nella 7a settimana 2 serie da 15 ripetizioni al 50% del massimale nella 8a settimana

Questi lavori devono sempre essere preceduti da un buon riscaldamento con esercizi a corpo libero e stretching, e devono essere sempre seguiti da un buon lavoro di velocizzazione in bicicletta, meglio con pignone fisso 41/17 in pianura a 100 rpm per una ora circa, in alternativa se piove rulli. Sempre nel periodo della palestra è bene eseguire 3 o 4 uscite settimanali nei giorni liberi dalla palestra della durata di circa 2 o 3 ore curando sempre il ritmo di pedalata che deve essere sempre intorno alle 100 al minuto. I percorsi saranno pianeggianti ondulati, nelle discese si devono eseguire allunghi da seduti in agilità di circa 15 secondi alla massima intensità per velocizzare raggiungendo anche 130/140 rpm. Quando si esegue un lavoro di potenziamento di questo tipo che tipo di integrazione deve usare l’atleta? In questo periodo saranno assunte proteine in polvere all’80% nella quantità di 0,5 grammi pro kg di peso, subito dopo la palestra, miscelati in un frullato con latte scremato e frutta, prima di uscire in bicicletta. L’alimentazione deve essere prevalentemente proteica con una introduzione di circa 1,5 grammi di proteine pro kg di peso, così l’atleta assumerà in totale 2 grammi di proteine al dì per kg di peso.

Dopo le otto settimane come si prosegue con il lavoro? Superato questo periodo di due mesi si cesserà il lavoro di potenziamento in palestra e dopo una settimana di pignone fisso con uscite di due ore per Il Dr. Giuliano Peruzzi circondato dagli atleti del team professionistico Caja Rural velocizzare e quindi eliminare dai muscoli la legnosità che la palestra sicuramente avrà creato, saremo pronti per iniziare la seconda fase del nostro programma di lavoro.

Preparazione in bicicletta Prima di tutto è bene valutare la nostra soglia anaerobica, con un test idoneo, tipo il test Conconi, poiché sarà buona cosa da ora in avanti lavorare con criterio scientifico basandosi sulla frequenza cardiaca o sui watt, quando sia possibile possedere uno strumento adatto a tale misurazione. Test Conconi: Storia, modalità, scopi, ritmi di allenamento. Ritmo lento Ritmo lungo Ritmo medio Ritmo veloce Ritmo soglia

60% soglia 60/80% soglia 80/95% soglia 95/98% soglia 100% soglia con scarto di 2/3 battiti più e meno

Una volta individuati i ritmi di frequenza cardiaca allenante si può iniziare a parlare di allenamento specifico. Siamo così già nel mese di gennaio, e per tutto il mese si eseguiranno dei microcicli di lavoro di quattro giorni da ripetere per otto volte, per un totale di 32 giornate di lavoro, in cui si alleneranno le caratteristiche del cronoman: Potenza, Ritmo, Resistenza. 1° giorno di lavoro: FORZA Questa è una uscita di circa tre ore e mezza, caratterizzata da un’ora di buon riscaldamento in pianura a R Lento e Lungo a circa 90/100 rpm con una piccola salita di 2 km a R Medio. Dopo questo si eseguiranno delle partenze da fermo in pianura, da seduto con 53/12 di 30 secondi massimali con tre minuti di recupero in scioltezza al R Lungo, tutto ciò per tre volte. Dopo 15 minuti di scioltezza al R Lento si eseguiranno ancora tre partenze da fermo come prima. Ad ogni microciclo seguente aumenteremo il numero delle partenze di una per seria, quindi al secondo microciclo le partenze saranno 4+4, in quello successivo 5+5 e così via fino ad arrivare ad un massimo di 8+8. Dopo questo lavoro si effettuano 15 minuti di scioltezza al R Lento in pianura. Terminata questa prima fase di lavoro si esegue un successivo lavoro di velocizzazione su percorso ondulato a 90/100 rpm in agilità a Ritmo Lungo con sprint in discesa nell’ondulato di 15 secondi alla massima agilità, tutto questo per una ora circa. Vi possiamo qui inserire anche una leggera salita di 2 km, ma sempre in agilità al R Medio. Terminiamo questa seduta di lavoro con 15 minuti al R Lento in pianura.


2° giorno di lavoro: RITMO In questa uscita di circa tre ore si curerà essenzialmente il ritmo di pedalata, così importante nella specialità della cronometro. Il percorso deve essere pianeggiante, con ondulazioni inizialmente brevi (300/400 metri) e dolci, successivamente con il passare dei microcicli, più lunghe (1 km) e più impegnative. Anche in questo caso è sempre buona cosa fare precedere il lavoro vero e proprio da un buon riscaldamento di 30 minuti circa in pianura a 90/100 rpm a R Lento e Lungo ed è altresì buona cosa terminare la seduta di lavoro con altrettanti 30 minuti di scarico in agilità al R Lento. Come si può dedurre quindi il lavoro vero e proprio non supera le due ore. Il ritmo di pedalata di base deve mantenersi sempre alto, intorno alle 100 rpm, ma in queste due ore dobbiamo inserire dei lavori specifici che sono i seguenti: Partendo dalle 100 rpm in pianura con un rapporto adeguato tipo 53/19 e da una frequenza cardiaca del R Medio si eseguono delle progressioni da seduto sulla sella aumentando 5 battiti ogni 30 secondi, raggiungendo la massima velocità e quindi la massima frequenza possibile, è permesso cambiare, ma rimanere sempre in agilità per non perdere il ritmo. La progressione durerà all’incirca tre minuti dopo di che si faranno sei minuti di recupero in agilità sempre a 100 rpm al R Lungo e di nuovo progressione, si può iniziare con 4 poi 5 poi 6 aumentando di una ogni microciclo. Questo lavoro dura circa una ora, dopo 15 minuti di recupero si vanno ad eseguire degli allunghi sui pedali in ondulato, per tutta la durata della salita, partendo da un ritmo di 100 rpm all’inizio della salita, con una frequenza cardiaca di un R Medio, con rapporto adeguato alla pendenza della salita, e cercheremo di tenere il ritmo di pedalata più in alto possibile per un tempo maggiore possibile, l’ideale sarebbe per tutto la salita, in discesa e nella seguente pianura recupereremo per circa sei minuti, e saremo pronti per un altro allungo, inizieremo con 4 poi 5 poi 6 aumentando di uno ogni microciclo. Lo scopo del lavoro del 2° giorno è quello di abituarsi (allenarsi) a non scendere mai di ritmo di pedalata. 3° giorno di lavoro: RESISTENZA Questo è il giorno di lavoro del fondo e dei lavori specifici in salita, è un lavoro che dura circa quattro ore, non è però impegnativo dal punto di vista cardiaco. Dobbiamo cercare due salite abbastanza lunghe, circa 30 minuti ciascuna, la prima deve essere impegnativa come pendenza, la se-

conda pedalabile. La prima deve essere affrontata eseguendo 30 secondi sui pedali con un rapporto due denti più lungo tra il R Medio ed il R Veloce, e due minuti da seduti con un rapporto due denti più corto al R Medio, così per tutta la salita, se all’inizio dei microcicli ciò non sarà possibile, è normale ma successivamente tutta la salita sarà eseguita in tal modo. La seconda salita viene eseguita da seduto in agilità 80/85 rpm con frequenza cardiaca del R Medio alto R veloce, anche questa salita all’inizio dei microcicli è difficile da eseguire, ma successivamente sarà possibile. In pianura si eseguirà un tratto al R Medio con rapporto libero purché rpm alto intorno a 100, inizialmente di 10 minuti, successivamente di 15, poi 20, poi 25 poi sempre 30 minuti. In ondulato si eseguirà un tratto al R Medio con rapporto libero purché con alto rpm, inizialmente di 10 minuti, successivamente di 15, poi 20, poi 25 poi sempre 30 minuti. Anche qui un buon riscaldamento iniziale ed uno scarico finale al R Lento, tra un lavoro e l’altro R Lento e Lungo. 4° giorno di lavoro: RECUPERO Finalmente è arrivato il giorno di scarico, max due ore al R Lento in pianura con 39/17. Il Dr. Giuliano Peruzzi presenta ad una conferenza stampa del team professionistico Caja Rural

Con il 5° giorno si riparte da capo eseguendo il lavoro del 1° giorno, ma aumentato di carico, così come il successivo per un totale di otto microcicli, in questo modo abbiamo un lavoro di forza ogni 4 giorni, un lavoro di ritmo ogni 4 giorni e così via. Se necessita di fare un giorno in più di recupero si può fare. Dopo questo lavoro in microcicli facciamo una settimana di lavoro di velocizzazione intorno ai 100 rpm, inserendo anche un poco dietro macchina, ma senza esagerare senza mai su-

perare il R Medio, senza mai superare le tre ore, perché dobbiamo recuperare per essere pronti con il prossimo programma di lavoro. Siamo così arrivati alla metà di febbraio, iniziano i primi ritiri collegiali, se non addirittura le prime corse, a cui possiamo anche partecipare per ottimizzare il lavoro fino ad ora eseguito, ed in funzione dei nostri obiettivi, quindi il successivo lavoro sarà settimanale e non più a microcicli, intanto le prime cronometro si avvicinano, in Italia inizieranno fra due mesi.


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Freewheeling a cura di Roberto Zanetti

robyzanetti@alice.it

NUOVA ERA Secondo le leggi dell’economia lasciare “il certo per l’incerto” potrebbe risultare, a volte, una scelta poco felice. Invece Claudio Brusi, dinamico presidente di Freewheeling, la pensa esattamente così: per lui “l’incerto” non esiste ma c’è solo la consapevolezza di voltare pagina e andare avanti con forza, determinazione e, come afferma, crederci sempre!

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foto Roberto zanetti

Il progetto Freewheeling: Claudio Brusi non smetterà mai di stupirmi. Chi lo conosce, come il sottoscritto, sa benissimo quanto Claudio abbia dato al ciclismo e quante soddisfazioni abbia ricevuto in tutti questi anni. Le due ruote sono sempre state la sua grande passione oltre a essere, ovviamente, anche il suo lavoro. Freewheeling, l’azienda con sede a Ravenna creata da lui e dalla moglie Liliana Raimondi, è da oltre 25 anni (27, per la precisione) il distributore sul mercato nazionale di alcuni tra più noti marchi del settore ciclo a livello mondiale. Ritengo superfluo citarne i nomi, la storia ci insegna che quello che è stato, è stato; ora si guarda avanti verso la “nuova era” che è già cominciata. Il 2014 segnerà un passo importantissimo per Freewheeling: abbandonata la strada Paolo Franchi di Freewheeling svela i segreti del telaio della Eldorado 650 B, nuovissima MTB che adotterà ruote da 27,5” foto Roberto zanetti

Un modello full suspension in carbonio di Marin che sarà distribuito da Freewheeling

vecchia e finita la collaborazione con alcuni famosi brand di settore, Claudio non è stato alla finestra a guardare e nemmeno con le mani in mano, non è certo il tipo… Ecco già pronti e presentati alla stampa specializzata i “nuovi titolari” della squadra che scenderà in campo la prossima stagione (ve ne darò un’anticipazione nel capitolo successivo), per usare una simpatica terminologia calcistica… Ma non solo, anzi, Freewheeling introdurrà la vendita B2B e farà da precursore di un geniale sistema E-Commerce di vendita on-line (E-Corner ed E-Gold). Quest’operazione avrà nella sua arma vincente lo scopo di rilanciare il business di Freewheeling senza escludere gli attuali punti vendita, di rivalutarne l’importanza e fidelizzarne anche di nuovi. Un lavoro minuzioso fatto di contatti, trattative e lunghi viaggi che Claudio ha già fatto su e giù per l’Italia alla ricerca dei dealer migliori, quelli che, secondo la sua esperienza, possono dare maggiori garanzie di vendita, qualità, servizio e solvibilità. Ora la mappa dell’Italia con le biciclettine che identificano gli E-Corner e le stellette che identificano gli E-Gold è praticamente al completo. Basta collegarsi in internet al nuovo portale web di Freewheeling collegato 24 ore su 24, sfogliare le pagine del catalogo virtuale, scegliere il prodotto o i prodotti che si desidera acquistare, fare l’ordine e il gioco è fatto. Entro 24 ore, com’è logico che sia dopo aver pagato, conforme con le disponibilità giacenti in magazzino, si riceverà direttamente a casa o presso un punto vendita affiliato Freewheeling ciò che si è comprato. Provare per credere e buon lavoro! I nuovi marchi: Nel corso delle uscite mensili di iNBiCi, come ho fatto tra il 2012 e il 2013, andrò ad analizzare e presentare con dei redazionali, delle recensioni o dei test quelli che sono i marchi distribuiti dai nostri principali inserzionisti. A ragion veduta sarà così anche per Freewheeling ma qualche anteprima che ritengo meritevole ve la voglio già dare; il resto lo vedremo volta per volta durante l’anno. Marin Se è vero che il primo amore non si scorda mai allora tra Marin, storico produttore americano di biciclette e Freewheeling azzarderei dire che non è mai finito. Vero, nel mezzo c’è stata una pausa, un momento di riflessione; una piccola crisi passeggera può capitare a tutte le coppie, anche a quelle maggiormente collaudate. La presenza in sede di Tom Brown, director International sales & marketing di Marin, sigla la rinnovata collaborazione tra il brand


Capitolo FRW Vi starete chiedendo perché non ho ancora accennato nulla di FRW… Semplice: primo perché il marchio FRW, acronimo di Freewheeling, non è una novità bensì una certezza. Il famoso “uno fisso in schedina”, sempre per usare un detto comune nel calcio. Secondo perché le news che riguardano il prodotto road e il prodotto MTB saranno testate sulla nostra rivista tra breve, a cominciare con la Eldorado 650B per poi continuare, nei numeri successivi, anche con la bici da strada. Abbiate un po’ di pazienza: l’attesa sarà ripagata con gli interessi sia da parte nostra di iNBiCi che da parte di Freewheeling.

foto Roberto zanetti

Il casco top di gamma di Ranking, Formula One, è adottato nella stagione in corso dal team professionistico francese AG2R nella colorazione marrone (con custodia porta casco)

foto Roberto zanetti

foto Roberto zanetti

californiano e Freewheeling. Un gradito ritorno al passato tra due aziende che si sono sempre stimate e che già avevano fatto molto bene insieme agli inizi degli anni novanta. Claudio Brusi, visto l’ottimo lavoro svolto all’epoca, era rimasto nel cuore degli americani e così viceversa. Alla prima occasione buona è stato un attimo trovare il punto d’incontro e ricominciare insieme un’altra avventura. Ranking I marchi di caschi distribuiti fino all’inverno scorso non saranno facilmente rimpiazzabili ma Ranking, il produttore taiwanese che è entrato a far parte della squadra titolare di Freewheeling, saprà di sicuro colmare il gap che si è venuto Un insieme delle pompe Airace a creare e a soddisfare le richieste del mercato anche come proposta economica. Quando Claudio Brusi e Paolo Franchi, suo alter ego e fedele collaboratore, sono stati in oriente a visitare l’azienda si sono trovati di fronte una realtà di prim’ordine che lavora molto bene con costi contenuti e accessibili. Una produzione artigianale con tecnica “in-mould” abbinata a un severo controllo qualità, uno standard di sicurezza molto elevato con normative CE e certificazioni di conformità a livello mondiale su ogni modello di casco. Inoltre, in aggiunta alla vasta gamma di articoli, taglie e colori è possibile creare una personalizzazione dei prodotti con una propria grafica esclusiva e dedicata. Airace e Jaffson Stesso discorso fatto poc’anzi vale anche per queste due new entry: Airace e Jaffson. Il primo, produttore di pompe a pavimento, mini pompe, chiavi multiuso e accessori di vario genere per la manutenzione della bicicletta, si presenta con un catalogo pieno di articoli interessanti e indispensabili. Anche in questo caso è la buona qualità a fare da denominatore comune non facendo certo rimpiangere ciò che è stato commercializzato fino a ora. Il secondo, Jaffson, propone guanti corti e lunghi (sia nella versione strada che per mountain bike) a prezzi veramente molto competitivi e altri accessori per il ciclista più esigente come una utilissima sacca idrica, un cappello invernale che verrà utile nelle giornate più fredde e un copri scarpa da strada impermeabilizzato di ottima finitura. Tifosi Tifosi non è propriamente una novità essendo già un marchio distribuito da almeno un paio d’anni e si conferma tra i titolari della squadra di Claudio Brusi. Nato nel 2003 in Georgia (Usa) è un brand commercializzato in tutto il mondo da una rete di negozi specializzati in articoli sportivi. Il nome deriva dalla traduzione italiana della parola inglese “super-fan”, cui si ispira anche l’intera collezione dedicata ad atleti pieni di entusiasmo, a grandi appassionati (sia uomini che donne) che vogliono distinguersi non solo nello sport ma anche nel tempo libero. Gli occhiali Tifosi sono venduti nell’apposita custodia rigida. Ogni confezione è dotata di una “clearing bag” in microfibra per la pulizia delle lenti in policarbonato e sono disponibili in un vasto assortimento di modelli e di colori.

Tom Brown di Marin e Claudio Brusi siglano l’accordo per la distribuzione del marchio californiano da parte di Freewheeling Una panoramica di caschi Ranking di varie taglie, di diversi modelli e colori foto Roberto zanetti


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IL TELAIO IDEALE a cura di Roberto Zanetti

Bottecchia Emme 695, “creatura” italiana

robyzanetti@alice.it

Le biciclette che escono dal Reparto Corse di Bottecchia non sono solo gli strumenti di lavoro dei professionisti o il mezzo con cui migliaia di appassionati si muovono sulle strade di tutto il mondo. Sono biciclette che “hanno un’anima” – come le definiscono i loro stessi progettisti –, sono delle “creature” che uniscono sotto questo storico nome tecnologia, design, performance ed emozioni sempre vive nel tempo.

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Il test: Ottavio Bottecchia fu il primo italiano a vincere il Tour de France e anche il primo corridore nella storia della Grand Boucle ad avere indossato la maglia gialla dalla prima all’ultima tappa. Era il lontano 1924 e, da allora, il mondo è cambiato e così anche le biciclette... Se oggi Ottavio fosse qui non crederebbe ai suoi occhi: telai in carbonio sempre più leggeri, gruppi elettronici, ruote scorrevolissime e veloci. È così che i grandi marchi firmano le loro specialissime e anche Bottecchia, uno dei nomi leggendari ai quali è legata la storia del ciclismo italiano, si presenta in una veste rinnovata nello stile, nella grafica e nella tecnologia. La EMME 695 è la naturale evoluzione della EMME 2, altra creatura del brand veneto

che al fianco di corridori e team professionistici ha già fatto molto parlare di sé… Il felice connubio tra le squadre e il “Reparto Corse” dell’azienda ha permesso di raggiungere dei traguardi importanti per quanto riguarda lo sviluppo e messa a punto di un mezzo che ha dato nel recente passato degli ottimi consensi di performance e di preferenze. Proprio per quest’ultimo motivo condivido pienamente la filosofia che regna in Bottecchia: il cliente risulta essere il patrimonio più grande che un marchio possa avere e, la soddisfazione dello stesso, porta a costruire le basi per un rapporto lungo e duraturo nel tempo. Se poi, come nella fattispecie del telaio della EMME 695 le operazioni di fasciatura dei tubi in carbonio, di produ-

Bike test foto Michele Dansi

zione ITALIANA, ad altissimo modulo e ad altissima resistenza, vengono fatte a mano (tube to tube) allora provo ancora un piacere maggiore nel pedalare su una bicicletta completamente prodotta in Italia da una ditta italiana al 100%! I punti di giunzione, dovutamente levigati e carteggiati durante la fase di lavorazione, sono praticamente inesistenti. La struttura del telaio rinforzata nei punti critici quali la scatola del movimento, il nodo sterzo e il nodo sella, conferisce affidabilità e comodità di guida che ho potuto apprezzare chilometro dopo chilometro nel corso delle prove su strada del mio bike test. In evidenza: Il gruppo Campagnolo Athena EPS 11V è equipaggiato con la tecnologia Ride Back Home; le geometrie del cambio sono le stesse delle versioni top di gamma Super Record EPS 11V e Record EPS 10V. Anche l’ergonomia e il design dei comandi sono gli stessi di quelli utilizzati sugli Ergopower™ dei due gruppi più prestigiosi citati in precedenza a conferma che la EMME 695 che ho testato, assicura con un prezzo più accessibile la medesima qualità meccanica ed elettronica di cambiata. Da rivedere: A mio giudizio il telaio della EMME 695 si colloca ai vertici più alti della gamma corsa e quindi deve essere valorizzato con equipaggiamenti prestigiosi al top. Con tutto il rispetto per il gruppo Athena EPS di Campagnolo, preciso e molto ben lavorato ma non leggerissimo, come pure le ruote Fulcrum red Wind, penalizzano leggermente il prodotto sotto il profilo del peso. Ovviamente le proposte di Bottecchia svariano su una gamma di allestimenti che vanno dall’Ultegra al Super Record EPS per soddisfare tutte le esigenze. Consigli per l’acquisto, perché comprarla? Il carattere eccezionale di questa bici nasce dalle esperienze, test e prove del telaio EMME 2 del quale ne mantiene le caratteristiche di rigidità, guidabilità e confort, racchiuse però in un telaio da 695 grammi con un’agilità e reattività impressionanti.


foto Michele Dansi

Il comodo incavo dei comandi Ergopower dove appoggia il palmo della mano sulla piega manubrio

Leva destra del freno Athena EPS di Campagnolo

Caratteristiche Tecniche

foto Michele Dansi foto Michele Dansi

Bottecchia EMME 695

• Telaio: in carbonio DDA1K costruito a mano – fasciato; forcellini in carbonio intercambiabili • Cambio: Campagnolo Athena 11V EPS Electronic • Deragliatore: Campagnolo Athena 11V • Guarnitura: Campagnolo Athena carbon 34x50, pedivelle 172.5 mm • Catena: Campagnolo Athena 11V • Ruota libera: Campagnolo Athena 11V – 12x27 • Movimento centrale: Campagnolo Athena • Freni: Campagnolo Athena • Forcella: Columbus in carbonio UD monoscocca – testa da 1/2 (peso 295 gr) • Serie sterzo: integrato differenziato 1”1/8-1”1/2 • Attacco manubrio: Deda Zero 1 • Piega manubrio: Deda RHM 01 • Reggisella: Deda RS 01 da 31,6 mm • Sella: Selle San Marco Concor • Cerchi: Fulcrum Red Wind in carbonio con pista frenante in alluminio • Coperture: Vittoria Rubino Pro 700x23 • Taglie: 44 – 48 – 51 – 54 - 57 • Colori: carbonio opaco + giallo fluo; carbonio lucido + rosso fluo (come la bici testata) • Peso telaio: 695,00 gr (senza forcella) nella taglia M, non verniciato – grezzo • Peso bici completa (come in foto): 8,00 kg nella taglia 48 (54 c/c) completa di pedali Look Keo


La EMME 695 è capace di unire tutta l’esperienza e la tecnologia di ultima generazione con i migliori allestimenti disponibili presenti sul mercato. Quando si arriva ad apprezzare questo prodotto si entra in una dimensione dalla quale non si torna indietro. Il Produttore e Distributore per l’Italia: Bottecchia Cicli s.r.l V.le E. Ferrari, 15/17 30014 Cavarzere (VE) Tel. +39 0426 311724 fax: +39 0426 311710 E-mail: info@bottecchia.com Web site: www.bottecchia.com foto Michele Dansi

La batteria del gruppo elettronico EPS è posizionata sul tubo obliquo, al di sotto del porta borraccia

Accessori e materiali utilizzati per il test Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: • Casco: Carrera Radius www.carreraworld.com • Occhiali: R&B XLITE www.carreraworld.com • Scarpe: Lake CX 331 www.lakecycling.com • Abbigliamento: Campagnolo EPS Sports Wear www.campagnolosportswear.com • Strumentazione: Mio Cyclo 505 www.miotecnology.com • Portaborraccia: Elite pvc www.elite-it.com foto Michele Dansi foto Michele Dansi

In primo piano lo stemma imperioso dell’aquila, simbolo storico di Bottecchia

Tempo di consegna: 10 giorni lavorativi, salvo produzione telaio su misura. Prezzo: € 6.149,00 al pubblico IVA inclusa come modello testato in fotografia.

La trasmissione completa (guarnitura 50x34, cassetta pignoni 12x27 e catena) del gruppo Athena EPS 22V di Campagnolo



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TRENTINO MTB a cura di NEWSPOWER

A SETTEMBRE È TEMPO DI DOLOMITI TORNA PER LA 6ª EDIZIONE, LA VAL DI FASSA BIKE, APPUNTAMENTO CHE ASSEGNERÀ IMPORTANTI PUNTI PER LA COPPA DEL MONDO MARATHON. QUARTIER GENERALE MOENA PER I TRE PERCORSI. ED IL SABATO CHE ANTICIPA LA GARA, SPAZIO ALLE NUOVE LEVE DELLE RUOTE GRASSE.

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Trentino MTB è entrato nella sua seconda fase con la Vecia Ferovia dela Val de Fiemme di questo mese (4 agosto) e, a seguire, ci saranno la Val di Fassa Bike del giorno 8 settembre e la 3T Bike conclusiva a metà ottobre. In queste pagine vogliamo scoprire da vicino l’evento su quelle Dolomiti dichiarate patrimonio naturale dell’umanità dall’Unesco. E ad esplorare da vicinissimo quelle montagne straordinarie, si va la seconda domenica di settembre, tutti in sella, ovviamente, e decisi a trascorrere una giornata 100% fuoristrada. La Val di Fassa, Moena e l’Alpe Lusia nello specifico, ospitano la 6ª edizione della Val di Fassa Bike, la tappa forse più impegnativa di Trentino MTB, tant’è che anche quest’anno è stata scelta dalla Federazione Internazionale UCI per assegnare punti di Coppa del Mondo Marathon. Come è successo per la 100 Km dei Forti di metà giugno, i due tracciati Classic e Marathon della gara del Lusia assegneranno punteggi del circuito, rispettivamente con coefficiente 1 e 1,50, qualche scossone nelle zone alte delle varie categorie è, dunque, più che probabile. Il paese di Moena sarà quartier generale di partenza e arrivo per tutti – anche del percorso Short di 33,4 km e 957 metri dsl che comunque non assegna punti per Trentino MTB – e la festa sarà ancora una volta grande con il pubblico chiamato ad incitare tutti i bikers prima che inizino la loro… maratona dolomitica. I primi 35 km saranno comuni ad entrambi i tracciati, Classic (49 km e 2.106 metri di dislivello) e Marathon (64,2 km con un dislivello di 2.760 metri), con uno strappetto iniziale già sopra il 20% di

foto NEWSPOWER CANON

pendenza. È ovviamente solo l’inizio, perché a quel punto ci sarà il Lusia da scalare fino ai 2.206 metri di Località Le Cune (unico GPM) con otto chilometri di ininterrotta ascesa solo sterrato e un dislivello di 1.026 metri. Chi crede che con il Lusia, la Val di Fassa Bike possa considerarsi conclusa, bene, si sbaglia di grosso. Subito dopo, ci saranno i 5 km della discesa di Pianac, con frammenti anche al 24% di pendenza, che risveglieranno gli animi dei velocisti e porteranno alla risalita verso il Piano delle Pociace, abbastanza costante ma non certo scontata. La discesa seguente riporterà i concorrenti verso Pozza e poi a Soraga, dove il Marathon e il Classic si divideranno, e i velocisti avranno ancora pane per le loro ruote dentellate, visto che si troveranno a cavalcare tratti estremi prossimi al 40%. Mentre i concorrenti del Classic e dello Short si ritroveranno al


ristoro finale per raccontarsi la loro gara, ai maratoneti spetteranno ancora due salite da affrontare al massimo: quella fino ai 1.700 metri di Costa Bergonza e la finale verso malga Panna (1.360 metri slm) e malga Peniola (1.470 m.), prima del rientro in picchiata a Moena che, dopo circa 60 km di gara nelle gambe, andrà affrontato con il massimo grado di attenzione. Le iscrizioni alla Val di Fassa Bike 2013 sono aperte e, anche per combattere la crisi, gli organizzatori hanno deciso di confermare le quote 2012 di € 30 (marathon e classic) e € 25 (short) per gli agonisti, ma bisogna registrarsi entro il 25 agosto. Dopodiché si salirà di € 5 fino al 1° settembre e di altri cinque nell’ultima settimana prima della gara. Per gli escursionisti invece, prima fascia di prezzo fino al 1° settembre ed € 40 (m+c) ed € 35 (s) nell’ultima settimana. Tutte le informazioni sono sul sito ufficiale www.valdifassabike.it.

foto NEWSPOWER CANON

Nella giornata di sabato 7 settembre ci sarà come sempre spazio per la Val di Fassa Bike Boys insieme alle giovani e giovanissime leve della mountain bike. Sul sito internet dell’azienda turistica della Val di Fassa (www.fassa.com) è possibile scoprire anche interessanti proposte e pacchetti vacanza per le prime settimane di settembre.

Il vincitore dell’edizione 2012, Jaime Yesid Amaya Chia foto NEWSPOWER CANON


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Shock Blaze e Ferrini a cura di Roberto Zanetti

robyzanetti@alice.it

Tecnologia europea e stile italiano Una location immersa nel verde quella della struttura dell’hotel Cadelach, alle pendici delle Prealpi Bellunesi. Un colore che compare spesso nell’elegante grafica delle biciclette Shock Blaze: tante news per tutti i gusti e soprattutto una gamma di prodotti moderni, rinnovati e di alta qualità. Bici da vedere, da capire e, come molti presenti hanno fatto, da provare!

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Il 22 luglio presso l’hotel Cadelach di Revine Lago, in provincia di Treviso, si è svolta la presentazione in grande stile di Shock Blaze e Ferrini, due marchi di origine italiana ma che ormai parlano “straniero” come lo dimostrano i numerosi dealer sparsi in giro per tutta Europa e anche in altre parti del mondo. Distribuiti sul territori nazionale da Bicinova Italia, i due brand fanno capo a Marco Dal Mas che da sempre è la vera anima dell’azienda e colui che in cabina di regia ha preparato a tavolino, con il suo team di fedeli collaboratori, le strategie per il 2014. Dal Mas ha detto a noi di iNBiCi, ormai sempre più spesso presenti negli “eventi che contano”, che si è voluto dare continuità alla filosofia giovane di queste due realtà, cercando di distinguersi nello sviluppo di innovative soluzioni tecnologiche per tenere il passo con le veloci ed esigenti richieste del

foto MAURIZIO ROCCHI

Nuovo modello S5 pro, entry level della gamma in carbonio: telaio carbonio monoscocca 980,00 gr (predisposto anche per il gruppi elettronici), gruppo Shimano Tiagra. Prezzo € 1.499,00 al pubblico, IVA inclusa foto MAURIZIO ROCCHI

mercato. Essere competitivi sul prezzo, modernizzare la gamma dei prodotti e trovare nuove soluzioni sono missioni difficili ma non impossibili, sia per Shock Blaze che per Ferrini. Lo dimostra, per esempio, l’inserimento in catalogo delle rivoluzionarie biciclette elettriche che rappresentano l’oggi e il domani della mobilità eco-sostenibile, tema Modello R9 team 27,5” o 29” colore nero opaco: nuova MTB in alluminio triplo spessore. Il telaio e il montaggio sono stati completamente rivisti. Passaggi cavi interni, BB92, forcella Fox 32, gruppo Shimano XT/SLX. Prezzo € 1.650,00 al pubblico IVA inclusa per entrambe le misure


foto MAURIZIO ROCCHI

KRS Elite 27,5” o 29” in carbonio monoscocca, MTB prodotta in due versioni: la prima, Performance, monta il nuovo gruppo Sram X01, forcella Fox 32, ruote Mavic Crossride. Prezzo € 2.650,00 al pubblico, IVA inclusa. La seconda versione, Evo, monta il gruppo Shimano XT, forcella Fox 32 e ruote Mavic Cross One. Prezzo € 2.380,00 al pubblico, IVA inclusa per entrambe le misure

foto MAURIZIO ROCCHI

Modello Skin Comp. Nuova MTB dedicata all’enduro con escursione da 160 mm, disponibile anche in altre due versioni superiori: Race ed Elite che adottano il nuovo gruppo Sram X01. Prezzo € 2.450,00 al pubblico, IVA inclusa


di grande attualità e importanza per tutto il movimento ciclo. E poi biciclette per muoversi agilmente nel traffico congestionato delle metropoli (city bike), biciclette per escursioni in compagnia o con la famiglia (trekking bike), biciclette per bambino (kids bike); queste sono le proposte sulle quali Bicinova Italia farà molto affidamento. I “grandi numeri” sono importanti, fanno lievitare il fatturato, ma la scelta di puntare tutto su una gamma completa di MTB da 27,5” e 29”, abbandonando la 26”, o l’integrazione di modelli al top da down hill in carbonio e in alluminio è per Shock Blaze una sfida coraggiosa che porterà sicuramente dei risultati positivi nell’immediato futuro.

foto MAURIZIO ROCCHI

Shock Blaze e Ferrini in due parole… Shock Blaze: design, ricerca e tecnologia. Shock Blaze è nato per dare spazio alla ricerca tecnologica al servizio delle performance. L’ideazione e la creazione di ogni nuova bici nascono dal costante sforzo di ingegneri e specialisti che pensano a progetti sempre innovativi, orientati al raggiungimento della qualità assoluta. Ogni bicicletta, da strada o mtb, viene pensata, progettata e realizzata con il preciso obiettivo di raggiungere standard superiori e di offrire al ciclista soluzioni sempre nuove. Ogni bicicletta viene montata a mano in Europa in una sezione dedicata della Maxtec (nello stabilimento di Plovdiv, in Bulgaria) per garantire la massima qualità, il controllo e la miglior resa in qualunque condizione. Ferrini: Ferrini è il brand di Maxtec per biciclette eleganti, che uniscono comfort e tecnologia. Le biciclette Ferrini si identificano per la loro qualità, eleganza e per il loro design: dalla city bike alle mountain bike, dalle bici da trekking alle ibride fino alla linea per bambini. La qualità garantita da un prodotto assemblato in Europa (proprio come Shock Blaze), unita al gusto italiano del bello, rendono le biciclette Ferrini uniche ed emozionanti.

foto MAURIZIO ROCCHI

KRS Pro Carbon 27,5” o 29”. Nuova MTB in carbonio entry level con un prezzo molto aggressivo ma pensata e costruita senza tralasciare la qualità. Forcella Manitou Marvel Comp Air, gruppo Shimano SLX /XT. € 1.590,00 al pubblico, IVA inclusa per entrambe le misure

Trace Team Carbon 27,5” o 29”. Modello MTB top di gamma in carbonio monoscocca da Enduro Travel, 150 mm per la 27,5 e 120 mm per la 29, gruppo Sram XX1, forcella Fox Float Factory, ruote DT Swiss XM 1501. Prezzo € 4.990,00 al pubblico, IVA inclusa per entrambe le misure



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Protagonisti a cura di Paolo Mei

info@inbici.net

DARIO ACQUAROLI LA STORIA DI UN CAMPIONE CHE HA SEGNATO UN’EPOCA IMPORTANTE DELLA MTB ARRICCHITA DALLE MEDAGLIE (PREGIATE) OTTENUTE NELLA MOUNTAIN BIKE DEI TEMPI EROICI. le piccole mance, acquistare una bici di seconda mano (non avevo abbastanza soldi per potermene permettere una nuova).»

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Una carriera straordinaria segnata da due ori mondiali nel cross-country negli anni ’90, per arrivare al bronzo ottenuto nella disciplina marathon nel 2005. Oggi ricopre un ruolo in un’azienda del settore ciclistico, oltre ad essere uno degli “uomini vittoria” al seguito delle corse su strada piu’ importanti al mondo. Buongiorno Dario, solitamente chiediamo al personaggio in questione di presentarsi, ma in questo caso proviamo a farlo noi: oro ai mondiali junior (XC 1993, Métabief), oro ai mondiali under 23 (XC 1996, Cairns), bronzo ai mondiali elite (Marathon 2005, Lillehammer). Tutto giusto? «Sì, ma non dimenticherei anche un bronzo ai mondiali XC under 23 a Chateau d’Oex ’97 ed il terzo posto assoluto in coppa del mondo Marathon.» Partiamo dall’inizio: a che età – e perché – ha iniziato a pedalare? «Ho iniziato a pedalare a 12 anni quando seguivo mio zio in piccole uscite su strada. La bici è diventata poi strumento di allenamento estivo per la preparazione allo sci (ho fatto gare di sci dai 4 ai 15 anni). Alla fine degli anni ’80, quando sono arrivate le prime MTB in Italia, me ne sono innamorato e ho lavorato un’intera estate nell’hotel di famiglia per poter, con

Lei ha vissuto più di tanti altri l’evoluzione vera della mtb, partendo dagli albori. Primo risultato importante della sua carriera, nel 2° Campionato del Mondo della storia, si correva in Italia nel 1991, al Ciocco. Lei chiuse al 4° posto tra gli junior, vinse John Mutolo (Usa). Vuole raccontarci di quella esperienza, in maglia azzurra? «Fu la prima vera ed emozionante esperienza internazionale della mia carriera, il primo di 19 mondiali in maglia azzurra. Una grande avventura insieme a grandi campioni del passato, una nazionale vincente, plurimedagliata. Io (me ne vanto) fui uno dei pochissimi, insieme a John Tomac, a riuscire a scalare in sella alla Bike la mitica ‘Ciocca del Lupo’ (passaggio molto ripido di 300 m in salita).» Poco tempo dopo, Dario Acquaroli diventa una realtà e, dopo il fallimento mondiale a Bromont 1992, nel 1993 lei ottiene il grande slam: campione italiano, europeo e mondiale, impresa riuscita poi a Kerschbaumer tanti anni più tardi. Ci racconti del mountain biking di quegli anni, dei suoi avversari dell’epoca. «Era ancora una professione con un po’ di poesia, viaggi in giro per il mondo, una coppa del mondo lunga 10 prove… Ho avuto avversari illustri che, non a caso, passando su strada si sono affermati a livello internazionale. È stato per me un gran periodo, ero giovane, vincente e senza troppi pensieri... facevo i miei grandi sacrifici ma mi sapevo anche godere la vita. Basta poi guardare le

foto dell’epoca per rendersi conto che passi da gigante hanno fatto anche i materiali.» Qualche mese più tardi, l’esordio tra i Senior (non esistevano ancora gli Under 23, ndr). Un salto che lei sembrava non accusare, tanto da essere in lizza per un posto in squadra azzurra per le olimpiadi di Atlanta nel 1996. Ma qualcosa andò storto e forse quella mancata partecipazione ai Giochi fu un po’ l’anello mancante di una catena fatta di successi. È corretto? «Quello rappresenta ancora oggi il più grande rammarico. È stata la stagione 1996, insieme a quella del 2000, una delle più produttive per me ma, un po’ per ‘questioni politiche’ e un po’ per questioni ancora oggi inconcepibili, sono rimasto a casa come riserva. Per quel che riguarda le Olimpiadi del 1996 ad Atlanta era stato detto a me, come a Hubert Pallhuber, che non era il percorso adatto a noi perché più congeniale ai crossisti. Due anni dopo, sullo stesso percorso, in una prova di coppa del mondo, io arrivai quarto e Hubert vinse…» Ma il 1996 fu un’annata comunque speciale: mondiali di Cairns, Australia, categoria Under 23, lei vinse davanti a due icone non solo della mtb ma del ciclismo, Miguel Martinez e Cadel Evans. Che emozioni ricorda di quel giorno? Dario Acquaroli con la massima concentrazione in una fase di gara del mondiale 2004


Oggi lei pedala ancora? «Vorrei pedalare di più, ma ho due piccoli problemi, il primo è che sono molto impegnato con il mio nuovo lavoro anche nei fine settimana, il secondo, forse più grave, è che non ho una bici mia (se c’è qualcuno che si muove a compassione io accetto eventuali sponsor!).» Cosa c’era di così magico nell’epoca di Ned Overend, John Tomac, Henryk Djernis,? «Era un ciclismo nuovo, come ho detto in precedenza, c’era della poesia in quello che facevamo e forse chi narrava lo faceva con più passione e meno interesse. Resta il fatto che i campioni di allora sono ancora ben inseriti nelle grandi aziende che son cresciute a dismisura anche grazie a loro.»

Dario con l’amico Marzio Deho

«Era la mia seconda volta sul ‘tetto del mondo’, una gara preparata al millimetro con grandi sacrifici. La gara all’inizio non è stata delle più brillanti, tant’è che, dopo un giro, volevo fermarmi. Ma poi, una volta preso il passo giusto, è stata un’emozione dietro l’altra non solo per chi mi guardava ma anche per me. Mi trovavo a passare uno o due corridori al giro e, quando all’ultimo, ho passato prima Cadel, poi Miguel beh… mi viene ancora la pelle d’oca… ho trovato energie tali che mi hanno permesso di girare più forte dei primi giri. Miguel è poi diventato un grande compagno di squadra e un maestro di tattica, oggi siamo ancora grandi amici. Cadel me lo ritrovo spesso in gara oggi quando lavoro con il servizio corse Vittoria, solo che io lo seguo come umilissimo meccanico e lui mi strizza l’occhio (mi sa che mi prende in giro…).» Si chiuse un ciclo della sua carriera, ci dica serenamente: fu più grande la felicità per la vittoria a Cairns oppure la delusione per non essere stato convocato ad Atlanta? «Sicuramente la vittoria di Cairns è il ricordo più felice della carriera, l’evento che ancora oggi sinceramente mi apre tante porte. Lo prendo come uno dei miei ‘investimenti’ migliori, più redditizi.» Dal 1997 al 2004, alcune maglie tricolori, varie partecipazioni alla World Cup, ma pochi squilli degni della sua classe. Qualcosa non funzionò a dovere? «Be’, c’è gente che, con la sola maglia tricolore, oggi guadagna più di noi allora con l’iride. Qualche tricolore, piazzamenti sul podio mondiale e qualche podio in coppa del mondo Marathon con un terzo posto assoluto lo chiamiamo poco? Forse avrei potuto dare di più, ma a me va bene così.»

Nel 2005, forse l’ultimo Acquaroli formatomondiale, il grande ritorno sul podio iridato marathon in Norvegia, bronzo dietro a due leggende. Se lo ricorda? «Me lo ricordo bene e, a quanto pare, se lo ricordano bene anche loro (Frischy e Bart) perché ne abbiamo parlato per più di un’ora quest’anno ad una festa in Val di Sole dove ho avuto il piacere di rivederli dopo anni.» Lei ha corso (e battuto) i migliori bikers della storia. Chi è l’uomo che più l’ha impressionata, per risultati e carisma? «Il più strategico è stato Miguel Martinez: era capace di farti credere che era morto e, nel frattempo, meditava la stoccata vincente.» Il suo avversario più ostico? «All’inizio della mia carriera internazionale mi ritrovavo spesso gomito a gomito con uno che mi stava anche un po’ antipatico… poi siamo diventati amici… credo che si chiami Paulissen. In verità l’avversario più ostico era la mia testa… spesso ho mollato perché non c’ero con la testa.» Lei, atleta perfetto per la MTB degli anni ’90, fatta di salite lunghe e dure, come la trova la mountain bike attuale? «Credo che sarei molto in difficoltà sui percorsi XC di questi ultimi anni. Sono molto più portato per le Marathon o percorsi duri, ma vecchio stile.» Segue ancora le corse di MTB? «Oggi, lavorando per un’azienda leader nel settore coperture da ciclismo, mi sono ritrovato a dover seguire le gare per lavoro dopo anni di completo disinteressamento. Devo dire che ho ritrovato un sacco di amici e lavorare così mi appassiona e diverte molto.»

Molti bikers attuali passano alla strada, e vincono. Hesjedal il Giro, Evans il Tour, Sagan è straordinario. Persino il suo avversario più ostico in Italia a livello junior, Dario Cioni, ottenne un quarto posto al Giro. Lei non ci aveva mai pensato? Ha qualche rimpianto? «Un rimpianto forse c’è, ma ho comunque fatto la mia strada con passione e portando a casa le mie grandi soddisfazioni. Avrei potuto provare quando, da campione del mondo, firmai un contratto con Bianchi con una postilla per il mio passaggio prof su strada con una squadra sponsorizzata Bianchi, ma avrei dovuto abbandonare un mondo dove ero leader per andare in uno nuovo, tutto da scoprire.» Voltiamo pagina, 2013: qual è il suo lavoro oggi? «Dopo qualche anno in Larm SpA. che è stata per me una grande scuola, da gennaio lavoro per Vittoria SpA come assistente marketing per gli eventi e come tecnico del servizio corse alle gare dei professionisti.» Ci racconti della sua esperienza al seguito delle corse RCS, sulla vettura del cambio ruote di Vittoria: lei ha detto che è il lavoro più bello del mondo, conferma? «All’inizio è stata dura, guidare in mezzo al gruppo non è assolutamente facile ma poi, insieme e grazie ai miei compagni, ho fatto esperienza e imparato tantissimo. Oggi sì, posso dire che è il lavoro più bello del mondo e che modestamente ci riesce anche benino, molta gente pagherebbe per poter essere dove siamo noi. È comunque un’attività stressante per gli orari di lavoro, pericolosa a volte per le situazioni che si vengono a creare in mezzo al gruppo, ma comunque molto entusiasmante.» Grazie Dario, da parte di tutta la redazione di INBICI. «Grazie a voi che vi ricordate ancora di noi che abbiamo corso nell’era dei dinosauri.»


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SALUTE INBICI

a cura del Dr. Alessandro Gardini Responsabile Integratori per Lo Sport ed il Benessere Farmacia del Bivio

L’Acqua e I Minerali La Disidratazione e L’Integrazione idrico salina: Come scegliere la giusta bevanda per l’attività fisica

L

La disidratazione è una condizione che comporta una notevole perdita di acqua corporea e di sali minerali, ovvero il passaggio da uno stato di iperidratazione ad uno di ipoidratazione. Per l’atleta mantenere una condizione di questo tipo è spesso molto difficile, in quanto in base alle condizioni climatiche la velocità di sudorazione può essere molto elevata anche per le stesse caratteristiche della disciplina sportiva che impediscono l’assunzione di liquidi durante l’attività. Le cause possono essere molteplici: oltre alle condizioni climatiche e specifiche per il tipo di sport, possono produrre eccessiva perdita di liquidi le infezioni che provocano diarrea abbondante e vomito, malattie croniche sistemiche, perdite ematiche come mestruazioni abbondanti o gravi ferite, ustioni, assunzione insufficiente di liquidi, come spesso avviene nelle persone anziane e terapie farmacologiche. La riduzione delle nostre riserve idriche porta l’organismo a difendersi attraverso il blocco del processo della traspirazione (ipertermia). Si verifica anche una riduzione del volume plasmatico con aumento della parte corpuscolata del sangue, ipotensione, una calo della massima gittata cardiaca, un incremento della frequenza cardiaca e respiratoria. Come diretta conseguenza avremo un calo delle prestazioni fisiche con difficoltà nella contrazione muscolare, stanchezza, mancanza di attenzione, crampi, nausea e nei casi estremi possono insorgere disturbi neurologici, perdita di coscienza e collasso cardiocircolatorio, insufficienza renale, mettendo a repentaglio la sopravvivenza dell’individuo stesso. Risulta quindi fondamentale fornire al corpo umano un costante e adeguato apporto di liquidi senza mai eccedere per evitare un altro fenomeno chiamato iponatremia, ovvero riduzione della concentrazione di sodio nel sangue che determina emicrania, confusione, capogiri, vomito, nausea, crampi e anche conseguenze più gravi. Il reintegro dei liquidi deve mirare al mantenimento del volume plasmatico così che la circolazione e la sudorazione siano ottimizzate. La miglior tecnica di idratazione prevede un bilanciamento dei liquidi persi e quelli reintrodotti e non versando acqua sulla testa o sul corpo. Un atleta ben idratato lavora a livelli maggiori rispetto a uno che si trova in una condizione di disidratazione. Ingerire una quantità di acqua superiore alla norma prima di un’attività fisica di intensità in ambiente caldo (iperidratazione) offre una protezione termoregolatoria, ritardando l’ipoidratazione da inadeguato apporto di liquidi durante l’esercizio. Inoltre aumenta la sudorazione facilitando il mantenimento della temperatura corporea quando il solo raffreddamento per evaporazione non è sufficiente a mantenere il bilancio termico. Nel caso di attività sportiva particolarmente dispendiosa è bene valutare in anticipo con il proprio specialista di nutrizione e sport o altro professionista del settore quale tipo di bevanda utilizzare. Come orientarsi allora nella scelta dei prodotti che ci vengono proposti tutti i giorni soprattutto nei periodi estivi quando le necessità aumentano? Innanzitutto il miglior approccio per prevenire il deficit idrico-minerale e il calo del volume plasmatico è fornire costantemente acqua e sali minerali all’organismo in giuste dosi e alla stessa velocità con cui sono stati persi, questo perché l’eliminazione può essere maggiore alla possibilità di assimilazione. Nella stagione calda è quindi necessario aumentare gli introiti di liquidi, frutta e verdure fresche in grado da soli a coprire il fabbisogno di un individuo sano. In tutti gli sport di durata e intensità svolti in ambiente caldo umido, la sola dieta può non essere sufficiente. A integrazione di questa è bene rifornire l’atleta di bevande idro-saline con aggiunta di mix di zuccheri e antiossidanti, da assumere prima, durante e dopo la prestazione. È bene sempre anticipare la percezione della sete senza per forza sentirla, in quanto la sua comparsa è sintomo di un calo del contenuto idrico fisiologico.

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2a parte

Possiamo suddividere le bevande idrosaline in base al loro quantitativo in sali e zuccheri in: isotoniche, ipertoniche e ipotoniche. La differenza si base sulla diversa concentrazione di soluti e su un fattore chiamato pressione osmotica, che corrisponde alla quantità di sali minerali e zuccheri disciolti nell’acqua. Quando fra due compartimenti, separati da una membrana, vi è un diverso gradiente osmotico, le molecole di solvente tendono a migrare dalla soluzione meno concentrata a quella più concentrata, fino a quando le due soluzioni non diventano identiche. Questo è fondamentale nella preparazione di una bevanda salina, perché influenza enormemente il tempo che una bevanda impiega ad attraversare lo stomaco ed essere assorbita nell’intestino. Le bevande isotoniche hanno una concentrazione di sali tale da generare una pressione osmotica simile a quelle del plasma, attraversano velocemente lo stomaco e vengono assimilate facilmente nell’intestino. Le bevande ipertoniche, invece, presentano un gradiente di pressione osmotica più elevato del plasma, dovuto all’elevata concentrazione di sali e zuccheri disciolti. Sono assorbite lentamente a livello intestinale e determinano un richiamo di acqua a livello intestinale con influenze negative sullo stato di idratazione dell’atleta, poiché il sangue si concentra ulteriormente. Questo spiega perché molti sportivi, durante e dopo la loro prestazione, presentano dolori addominali, nausea e scariche diarroiche. Queste bevande, con un alto contenuto di zuccheri, presentano un cosiddetto carico osmolare superiore ai sali, che da un lato è importante per ripristinare le riserve di energia, dall’altro rallenta lo svuotamento gastrico non calmando la sete nei tempi richiesti. Le bevande ipotoniche sono quelle la cui concentrazione è inferiore a quella del plasma, e possedendo pochi sali lasciano lo stomaco in tempi più brevi e sono assimilate rapidamente riducendo i tempi di risposta alla sete. Risulta quindi la scelta migliore per un reintegro veloce e senza conseguenze, oltretutto si avvicina di più alla osmolarità del sudore e quindi è tale da evitare alterazioni del processo fisiologico della sudorazione. I principali componenti di queste soluzioni sono rappresentati da differenti forme di sali tra cui sodio e cloro, magnesio e potassio, preferibili nelle forme citrate, da miscele di zuccheri fruttosio, destrosio e maltodestrine e antiossidanti quali la vitamina C e la E. Nelle forme per il recupero a questi sono associati composti amminoacidici per un più veloce ripristino muscolare ed energetico. È importante infine considerare la temperatura di assunzione delle bevande, preferibile intorno ai 10 °C, contribuendo così al controllo dell’ipertermia e all’abbassamento della temperatura dello stomaco per conduzione accelerandone lo svuotamento. Le bevande ghiacciate invece sono sconsigliate perché ritardano l’assorbimento e determinano congestione, vomito e crampi addominali. Bibliografia Fisiologia Applicata allo Sport, McArdle Katch, C. Editrice Ambrosiana, Cap. 25 pp. 660-680 Benefits of fluid replacement with carbohydrate during exercise, Coyle EF, Montain SJ., Med Sci Sports Exerc 1992; 24:S324 Effects of dehydration on isometric muscular strength and endurance, Greiwe JS, et al. Med Sci Sports Exerc 1998 Fluid replacement during exercise, Noakes TD. Exerc Sports Sci Rev 1993; 21:297 Hyperhydration: tolerance and cardiovascular effects during uncompensable heat stress, Latzka WA, et al. J Appl Physiol 1998; 84:1858 Optimum Sport Nutrition “Il Vostro Spunto Vincente”, Dr. Michael Colgan, Ed. Sporting Da Vinci Milano, Cap 25 pp. 165-168 Alimentazione Fitness e Salute, Neri Bargossi Paoli, Ed. Erika, Cap. 23.5, pp. 551-552


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DALLA STRADA ALLA MOUNTAIN BIKE (E VICEVERSA) info@inbici.net

a cura di PAOLO MEI

STORIE DI METAMORFOSI, VITTORIE E DISFATTE DAL 1990 LA MOUNTAIN BIKE ASSEGNA OGNI ANNO IL TITOLO DI CAMPIONE DEL MONDO DELLE VARIE SPECIALITÀ E, DAL 1996 (ATLANTA), HA UNA DIMENSIONE ANCHE OLIMPICA. DA KRUKENBAUM A SEGAN, ECCO I PERSONAGGI CHE HANNO AVUTO FORTUNA ANCHE NELLA STRADA. MA LA STORIA CI INSEGNA CHE, AGLI ALBORI, LA TENDENZA ERA DIVERSA E MOLTI DEI BIG, OLTRE CHE DALLA STRADA, PROVENIVANO DA ALTRI SPORT. ALCUNI DEI QUALI MOLTO DISTANTI DAL CICLISMO.

M

Mountain bike in inglese, VTT (vélo tout terrain) in francese, bici da montagna in italiano. Lasciamo stare le origini, americane indubbiamente, di questo sport meraviglioso e concentriamoci invece sulla dimensione prettamente agonistica della MTB. Nel 1989 la Coppa del Mondo non esiste ancora, o meglio esiste, ma allo stato sperimentale. Il suo primo vincitore è tedesco, Volker Krukenbaum: probabilmente questo personaggio mai avrebbe immaginato l’evoluzione di questa disciplina. Inizialmente si cimentavano in queste gare atleti provenienti dal ciclismo su strada, dal ciclocross, dal bmx, dall’alpinismo, dall’atletica, dal motociclismo, dallo sci, dal Triathlon, persino dallo slittino. Insomma, non esistevano i bikers nati e cresciuti sulle ruote grasse. Se per le discipline veloci, leggasi downhill, è facile immaginare che il bmx abbia sfornato campioni come Anne Caroline Chausson, oppure che dal mondo del motocross il nostro Paolo Caramellino sarebbe diventato la prima medaglia italiana a livello senior nel 1993 a Métabief, più strano immaginare che una delle più vincenti in Coppa del Mondo di Cross-Country sia stata una ex atleta della nazionale di sci alpino Usa, Juliana Furtado. Forse sembra più normale ricordare che Paola Pezzo, ex atleta di interesse nazionale dello sci nordico, abbia vinto due Olimpiadi. Dallo stesso sport proveniva anche Riccardo De Bertolis, classe 1958 e fratello di Massimo, il campione del mondo marathon 2004. Proprio Riccardo, è stato uno dei migliori italiani a livello internazionale: fu 8° ai mondiali 1991 al Ciocco nella gara Senior. In Paola Pezzo con la giovane atleta Julia Innerhofer foto NEWSPOWER CANON

John Tomac

quel periodo un ex triathleta, Giancarlo Bettin, chiuse nelle prime trenta posizioni proprio il mondiale toscano. Altri esempi un po’ anomali arrivano da Marzio Dehò, granfondista proveniente dall’alpinismo e oggi ancora protagonista a livello nazionale. Completamente diversa la storia dell’unico italiano capace di vincere la classifica finale di Coppa del Mondo di downhill: Corrado Herin arrivava dallo slittino su pista naturale, disciplina nella quale vinse il mondiale del “doppio”. Dirottatosi alla mtb, vinse il titolo italiano nel 1992 a Buti e fu subito protagonista con un podio a Vail (1994) ai mondiali e poi ottenne la vittoria, appunto in Coppa del Mondo nel 1997. Storia a parte, quella di Francois Gachet, un francese che vinse il mondiale downhill e arrivava dal… circo. Insomma, storie bellissime, incredibili che hanno colorato la storia della bici da montagna. Tra le storie più originali, a livello internazionale indubbiamente il primo nome che viene in mente è quello di John Tomac. Statunitense, classe 1967, vinse la World Cup 1991, il mondiale 1991 al Ciocco nel cross-country e addirittura l’argento nella downhill alle spalle di Albert Iten. La sua vita potrebbe essere un film, unico al mondo ad andare a podio ai mondiali di XC e DH, per di più nello stesso anno, Tomac proveniva dalla bmx, nella cui specialità era stato campione nazionale. Correva nel Team Mongoose, squadra che lo fece esordire nella mountain bike. Nel 1990 a Durango stupì il mondo correndo XC e DH con la stessa bicicletta, una mtb Yeti con manubrio da strada. Tutto questo per mantenere la posizione da stradista, visto che nel frattempo aveva firmato un contratto con 7eleven (la futura Motorola di Armstrong) su strada. Nel 1991 corse nella Raleigh in mtb e nella Motorola al fianco di Armstrong, prese parte alla Roubaix dove chiuse 96° ed ultimo, destando grande interesse.


Per quanto riguarda invece il solo settore crosscountry ad alto livello, potremmo dividere la storia in tre parti, o meglio quattro correnti: gli ex stradisti, passati alla MTB; i ciclocrossisti, abili anche in MTB, i bikers che dalle ruote grasse sono passati alla strada e ovviamente i bikers puri. Tra gli ex stradisti, a livello femminile, Maria Canins dopo vittorie al Tour e al Giro , vinse il mondiale veterani al Ciocco 1991, mentre Jeannie Longo fece la stessa cosa Mirko Celestino con maglia Domina Vacanze, in azione durante la cronometro al Giro d’Italia 2005 nel 1993 in Francia. Maria Paola Turcutto, ottenne il bronzo al mondiale 1996 in Australia. In campo maschile, a livello internazionale tre fratelli Grewal, statunitensi, furono tra i pionieri ad alto livello, con uno dei tre, Rishi, che riuscì a ottenere dei podi in Coppa del Mondo. Ci provò anche Bob Roll, ma i risultati non furono eccelsi. Nel 1991, il team Red Bull fece scalpore ed ingaggiò Gherard Zadrobilek, austriaco che fu discreto professionista. Pochi mesi e fu acquistato dal team GT, ma non fu capace di vincere il mondiale. Altro straniero proveniente dal bitume fu un danese, Jan Ostergaard, che riuscì a centrare due bronzi mondiali nel cross-country, nel 1993 e nel 1995. Fu il primo, da biker, a portare sul podio mondiale le coperture semislicks. E gli italiani? Furono in molti a passare dalla strada alla mtb. Alessandro Paganessi, vincitore sul Gavia al Giro 1985, fu forse il primo a dominare la scena del fuoristrada nazionale. A livello internazionale però, non raccolse le vittorie sperate, forse frenato da una tecnica poco evoluta. Mario Noris, bergamasco divenne uno dei primi prof italiani in mtb dopo una carriera su strada, con vittoria al Giro di Puglia. Noris chiuse al 7° posto il primo mondiale, quello di Durango nel 1990. L’olimpionico della 100 km a squadre, Claudio Vandelli, vinse titoli italiani, tra cui anche quello di “velocità”, una sorta di cronometro in mtb nel 1990. Egli vinse il tricolore al Bondone nel 1992, davanti a Daniele Bruschi e Walter Magnano (altri due ex prof della strada). Bruschi ottenne un argento europeo e un podio in Coppa del Mondo in Ungheria. Un altro Bruschi, Mirko, vinse l’Italiano 1993 a Pila, dopo un titolo italiano dilettanti su strada. Paolo Rosola, lo sprinter bergamasco, vinse il mondiale, addirittura di downhill al Ciocco, categoria veterani. Danilo Gioia, Luigi Bielli e Stefano Tomasini furono altri ottimi bikers dopo la carriera stradale. Stefano Giuliani, gregario di Moser, passò alla mtb nel 1993, vinse un europeo veterani, ma soprattutto portò al successo in Italia, tappa di Italian Cup 1993, la prima bicicletta biammortizzata, la Proflex. Tra i ciclocrossisti, il migliore fu senza dubbio Thomas Frisckhnecht, classe 1970, vincitore del primo mondiale marathon nel 2003, oltre che del mondiale 1996 a Cairns (titolo attribuitogli tanti anni dopo, vista la squalifica del francese Chiotti, altro crossista, positivo all’epo). Se “Frischi” vinse due mondiali e innumerevoli medaglie, anche olimpiche, un danese, Henryk Djernis, vinse tre mondiali di fila: 1992-93-94. Ex azzurri del ciclocross di livello assoluto furono Luca Bramati, 8° alle Olimpiadi 1996 e podio ai mondiali vinti da Pallhuber, quelli del

1997. Sfiorò il mondiale 1995, persi a causa della rottura del cambio e vinse due prove di Coppa del Mondo. Daniele Pontoni, chiuse 4° i mondiali di Vail 1994 e fu 5° alle Olimpiadi di Atlanta. Per lui anche alcuni podi in Coppa del Mondo. Fabrizio Margon fu un ottimo biker, correndo spesso col manubrio stradale alla “Tomac”, mentre Alessandro Fontana, trevigiano, vinse la pre-olimpica di Atlanta nel 1995. Tra gli altri crossisti, uno svizzero vinse una prova di Coppa del Mondo nel 1993, mentre Adrie Van Der Poel ottenne alcuni podi internazionali. Ed ora, parliamo di bikers che sono passati alla strada. Uno dei primi fu Valentino Fois che, dopo alcuni titoli italiani e un argento europeo di mtb a livello junior, vinse il Giro della Valle d’Aosta da dilettante nel 1995. Divenne professionista e ottenne alcuni successi in alcune corse minori. Morì tragicamente nel 2008. Passare dalla mtb alla strada sembrava follia, sino al 2000, quando Dario Cioni, tesserato alla Mapei in mtb, decise di provare la carriera stradale passando alla corazzata, sempre Mapei, ma su strada. Fu l’inizio di una nuova carriera e Dario chiuse al 4° posto il Giro del 2004. Leonardo Zanotti provò ad imitarlo e chiuse nei primi 60 il Giro del 2003 dopo una bella carriera in mtb. In campo internazionale, il primo tentativo “pesante”, fu quello di Miguel Martinez, oro ai mondiali 2000 di mtb e oro olimpico. Figlio di Mariano, maglia a pois del Tour de France, “Minimig” tentò l’avventura cercando fortuna proprio alla Grande Boucle, militò nella Mapei e nella Phonak, prima di chiudere la carriera su strada nella Amore e Vita. L’esperimento non fu fortunato e da poco Martinez è tornato al primo amore. Michael Rasmussen, danese, oro ad Are 1999 nel cross-country, passò alla strada e andò vicinissimo alla vittoria nel Tour del 2007, ma fu fermato per problematiche legate alla rintracciabilità e al doping. Poco prima ci aveva provato anche un certo Cadel Evans (5° a diciassette anni in una prova di Coppa del Mondo nel 1994), per lui due Coppe del Mondo di mtb, e qui l’esperimento andò a buon fine. Passò nella Saeco, che usava le bici Cannondale, sponsor del suo team di mtb. Andò subito forte al Giro d’Austria, e poi si accasò alla Telekom. Furono periodi difficili e dunque cambiò squadra. La storia è dalla sua parte: un Tour de France, un mondiale a Mendrisio nel 2009, una Freccia Vallone e altri podi in Francia. Ryder Hesjedal, dopo un podio nel cross-country junior e un argento elite ai Mondiali XC 2003, passò alla strada e ottenne il 7° posto al Tour, ma soprattutto vinse il Giro del 2012. Jean Christophe Péraud, francese, dopo l’argento olimpico in mtb a Pechino 2008, è diventato campione francese a cronometro ed è tuttora imprgnato al Tour de France. Stesso discorso per Jackob Fuglsang che corre nell’Astana. Ma tra gli ex biker, il fenomeno del momento è Peter Sagan, che vinse i mondiali Junior in mtb e passò alla strada. Innumerevoli vittorie per questo fenomeno slovacco che ad oggi, rappresenta, insieme a Cancellara, il top nel settore delle classiche. Peter Sagan, dopo le tappe al Tour, alla Tirreno-Adriatico, i podi alla Sanremo, al Fiandre e a tante altre classiche, è forse l’unico ciclista che potrebbe puntare a classiche come Sanremo, Liegi, Fiandre, Amstel, Lombardia, Roubaix e, chiaramente, il mondiale. Staremo a vedere. L’ultima categoria è quella dei bikers puri. Insomma i corridori che attualmente stanno emozionando le folle: Nino Schurter, Julien Absalon, che per la verità è sulla breccia almeno dal 2000, ma già nel 1998 vinceva a livello giovanile. Jaroslav Kulhavy ha già vinto mondiale, Coppa del Mondo e Olimpiade. Tra gli italiani, Marco Aurelio Fontana, peraltro ottimo ciclocrossista, vanta già un bronzo olimpico a Londra 2012, un 5° posto a Pechino 2008 e svariati podi in Coppa del Mondo. Prima di lui, lampi di classe da parte di Marco Bui, che vinse un mondiale da Under 23 davanti ad Evans nel 1999 in Svezia, oltre alla prova di Houffalize di Coppa del Mondo, prima del terribile incidente che mise fine alla sua carriera. Non dimentichiamoci del trentino Martino Fruet, bronzo ad Are dietro Bui ed Evans e soprattutto unico azzurro in attività a vantare un successo in Coppa ormai tredici anni fa a Mazatlan. In campo femminile a farci sognare è Eva Lechner, che già ha vinto in Coppa del Mondo e potrebbe regalarci la tanto ambita maglia iridata. Insomma, questa è solo una panoramica di 24 anni di Mountain Bike.


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UCI Marathon World Championships a cura di Aldo Zanardi

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Sauser e Dahle, vittorie d’esperienza Undicesima edizione del mondiale MX UCI, che quest’anno si correva alla Kitz Alp Bike, nel nord Tirolo austriaco, dove sono stati assegnati i titoli mondiali marathon 2013. Vittorie di “esperienza” per Chistoph Sauser e Gunn Rita Dahle. Gare dure e lottate, soprattutto in campo maschile, dove al comando si sono alternati diversi protagonisti. I podi sono stati completati da Alban Lakata e Leonardo Paez tra gli uomini, Sally Bigham ed Esther Süss per le donne. Poca fortuna per l’Italia, bersagliata da problemi fisici. Alla fine il migliore dei nostri sarà Mirko Celestino, tredicesimo al traguardo. Tra le donne nono posto di Daniela Veronesi e undicesimo per Elena Gaddoni.

si lancia e, già alla prima curva, un colpo di scena. Il russo Alexey Medvedev rompe la catena, perdendo molti minuti per la riparazione. Alle ore 8.30 il via della gara femminile con 61 atlete, tra le quali tutte le migliori specialiste delle lunghe distanze. In rappresentanza dell’Italia Daniela Veronesi ed Elena Gaddoni. Già sulla prima lunga salita, un gruppo di dieci concorrenti al comando, con Lakata a fare il ritmo. Per l’Italia resta in questo gruppo solo Longo, ma ci sono altri due atleti che corrono per squadre italiane, Leonardo Paez, compagno di team di Longo, e Kristian Hynek. Lungo la seconda salita le cose non cambiano di molto, ma il trenino comincia ad allungarsi e in molti tendono già a staccarsi. Proprio sulla salita verso l’Hahnnenkamm il gruppo inizia a frazionarsi e, a circa metà della scalata, passano nell’ordine Lakata, Hynek, Sauser, Paez, Ferreira, Longo, Huber e Pujol.

Allo scollinamento è sempre Lakata a fare il ritmo, con a ruota Hynek, Paez, Sauser e Ferreira. Leggermente più staccati, passano Pujol e Longo, con Huber a pochi metri. Gli altri italiani hanno già un pesante distacco. Celestino, Ronchi, Porro e Ragnoli passano nell’ordine, con Ragnoli che manifesta evidenti problemi a restare in sella. Nel frattempo la notizia del ritiro di Cominelli. Dopo il durissimo anello che porta alla salita della Mausefalle (letteralmente “trappola per topi”), al comando passa Paez, con Lakata a ruota, che precedono di pochi secondi Sauser e Hynek, poi transitano Huber, Longo e Pujol. Anche Ragnoli, sfortunato dopo una lunga preparazione dedicata proprio a foto A. Zanardi

L

La cittadina di Kirchberg si trova in Austria, nord Tirolo, nella pittoresca valle Brixental, a solo 6 km dal più noto centro turistico di Kitzbühel, località resa celebre dalla famosissima discesa libera che si corre ogni anno sulla mitica Streif e considerata la più bella e difficile del mondo. Sabato 29 giugno, alle 8, tutto era pronto per la partenza della gara maschile. Ben 137 gli atleti al via, provenienti da tutti i continenti. I favori del pronostico erano tutti per il forte atleta locale Alban Lakata, che risiede a pochi chilometri da Kirchberg. Ma al via erano tanti i biker di gran nome: Jaroslav Kulhavy, Christoph Sauser, Urs Huber, Leonardo Paez, il campione uscente Periklis Ilias e tanti altri. Per l’Italia erano schierati, convocati dal C.T. Hubert Pallhuber, Enrico Franzoi, Mirko Celestino, Cristian Cominelli, Tony Longo, Luca Ronchi, Johnny Cattaneo, Samuele Porro e il campione italiano Juri Ragnoli. Purtroppo, già alla vigilia, sapevamo che molti dei nostri interpreti sarebbero stati frenati dai problemi di salute. Come dicevamo alle ore 8 il via, per affrontare il durissimo percorso di 94 km e 4.400 m di dislivello. Tutto il gruppo

La partenza della marathon donne


foto A. Zanardi

L’arrivo vittorioso di Christoph Sauser

Il podio maschile, Christoph Sauser, Alban Lakata, Leonardo Paez

foto A. Zanardi

foto A. Zanardi

questa prova, è costretto al ritiro, mentre Longo inizia a dare segni di cedimento. Nel finale di gara, molto tecnico, Sauser riesce a rientrare su Lakata e Paez, con quest’ultimo che perde terreno nei tratti di discesa più insidiosi. A questo punto restano solo Sauser e Lakata a giocarsi la vittoria. Pur conoscendo benissimo la tecnica discesa finale, Lakata perde qualche metro da Sauser, che riesce a giungere a braccia alzate sul traguardo, con l’austriaco a pochi metri. Paez conquista un meritatissimo bronzo, a poco più di tre minuti dal vincitore. Altri sei minuti ci vogliono prima che arrivi anche Hynek, che riesce ad avere la meglio su Huber e sul sorprendente portoghese Ferreira. Un calo nel finale di gara fa retrocedere Longo in sedicesima posizione, in ogni caso autore di una gara superba, preceduto anche da Celestino, che chiude tredicesimo. Porro è 21°, Ronchi 42°, Cattaneo 46° e Franzoi 55°. La gara femminile, 85 km e 3.770 m di dislivello, è stata meno lottata, senza grandi capovolgimenti di fronte. Il gruppo con le migliori allunga quasi subito e si capisce che l’inossidabile norvegese Gunn Rita Dahle ha intenzioni serie. A renderle la vita dura è la britannica Sally Bighan, che cerca di tenerla sotto pressione. Poi seguono la svizzera Süss e la campionessa del mondo uscente, la danese Annika Langvad. Il ritmo della Dahle risulta impossibile per le avversarie e giunge solitaria al traguardo, con quasi quattro minuti di margine sulla Bigham. Terza la Süss a oltre sette minuti dalla vincitrice. Per l’Italia buone prestazioni di Veronesi e Gaddoni, rispettivamente nona e undicesima. Classifica maschile 1. Christoph Sauser - Svizzera 4:30.13 2. Alban Lakata - Austria 4:30.17 3. Leonardo Paez - Colombia 4:33.25 4. Kristian Hynek - Repubblica Ceca 4:39.43 5. Urs Huber - Svizzera 4:40.01 6. Tiago Ferreira - Portogallo 4:40.37 7. Lukas Buchli - Svizzera 4:41.20 8. Karl Platt - Germania 4:41.49 9. Thomas Stoll - Svizzera 4:45.11 10. Adrian Brzozka - Polonia 4:46.11 11. Periklis Ilias - Grecia 4:46.57 12. Sören Nissen - Danimarca 4:47.20 13. Mirko Celestino 4:47.51 16. Tony Longo 4:49.19 21. Samuele Porro 4:55.42 42. Luca Ronchi 5:04.43 46. Johnny Cattaneo 5:07.34 55. Franzoi Enrico 5:11.43 Classifica femminile 1. Gunn Rita Dahle Flesjaa - Norvegia 4:35.30 2. Sally Bigham - Gran Bretagna 4:39.18 3. Esther Süss - Svizzera 4:42.49 4. Annika Langvad - Danimarca 4:46.56 5. Blaza Klemencic - Slovenia 4:48.03 6. Hurikova Tereza - Repubblica Ceca 4:48.27 7. Ariane Kleinhans - Svizzera 4:52.34 8. Michalina Ziolkowska - Polonia 4:54.30 9. Daniela Veronesi - Italia 4:59.15 10. Elisabeth Osl - Austria 5:00.17 11. Elena Gaddoni - Italia 5:02:16


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GRANPARADISO BIKE

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a cura di NEWSPOWER

SCATTATO IL COUNTDOWN DOMENICA 1° SETTEMBRE TRA COGNE E IL PARCO NAZIONALE VALDOSTANO, L’APPUNTAMENTO IMPERDIBILE PER GLI APPASSIONATI DI MTB. PER I PIÙ PIGRI, LA POSSIBILITÀ DI VISITARE QUESTO MERAVIGLIOSO TERRITORIO, CON LA PEDALATA ECOLOGICA.

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Nelle foto, Pippo Lamastra durante il test del percorso

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Il conto alla rovescia è oramai agli sgoccioli per la GranParadisoBike di domenica 1° settembre. Tra Cogne e il parco nazionale valdostano, sarà un’autentica festa dello sport outdoor e in particolare delle ruote grasse. Attesi centinaia di bikers in quella che sarà la 13ª edizione dell’evento capitanato dall’Asd Sport in Paradiso, associazione presieduta da Alberto Béthaz. Per iscriversi, c’è ancora tempo ed il prezzo è bloccato a 30 euro fino al 30 di questo mese, mentre negli ultimi due giorni ci sarà un piccolo rincaro di 5 euro. Entrando un po’ nel dettaglio della gara – in principio programmata per la fine del maggio di quest’anno, ma rimandata causa neve (proprio così!) – ci sono due percorsi fra cui scegliere, uno agonistico di 45 km e 1.450 metri di dislivello e una pedalata ecologica, decisamente meno impegnativa sulla distanza dei 20 km con 650 metri dsl. Per chi conosce la famosa MarciaGranParadiso di sci da fondo non è difficile immaginare il percorso, visto che parecchi tratti sono i medesimi. Comunque sia, il centro nevralgico della GranParadisoBike è la cittadina di Cogne, precisamente la zona dei Prati di Sant’Orso dove vengono allestiti partenza e arrivo. Passato il centro abitato bisogna subito sbrigare l’assalto a Gimillan, poco più di 3,5 km con picchi del 27% e un dislivello di 425 metri che non deve certo spaventare, anche perché si è solo all’inizio. Sulla cima ci sarà il GPM ed un premio speciale per addolcire le fatiche. Alla prima ruota in transito spetterà infatti un vaso da 5 kg di Nutella. Da lì, ci si addentra tra prati e boschi in single track e poi giù a tutta fino ad Epinel. Si punta nuovamente verso Cogne risalendo fino a Valnontey, da dove si imbocca una nuova e veloce discesa che conduce a monte del paese. Allora si punta su Sylvenoire dove ci si immerge tra prati e boschi, prima di volgere in direzione dell’ultimo ristoro di Champlong. Ricaricate le batterie, mancherà lo sforzo finale che sale al giro di boa di Lillaz-Valleille. La discesa quindi verso Cretaz è preambolo a tutta velocità del traguardo di Cogne. Per un approccio più soft, come detto, ci sarà anche la pedalata ecologica di 20 km che aggira l’erta di Gimillan, alla volta di Valnontey, poi Cogne, Sylvenoire, dove si taglia a metà del tracciato più lungo, quindi Champlong e rientro sui Prati di Sant’Orso. La GranParadisoBike del 1° settembre è la terza prova del mini circuito Alpine Pearls MTB Cup, quattro gare per vivere la mountain bike in montagna e nell’assoluto rispetto dell’ambiente, evitando l’abbandono di rifiuti lungo i percorsi (pena squalifica dalla gara) e riducendo l’impatto ambientale anche dal punto di vista organizzativo. Dal sito www.granparadisobike.it e da quello turistico ufficiale della Valle di Cogne si possono rintracciare anche interessanti soluzioni vacanza per la prima domenica di settembre, quando sport in fuoristrada, natura e relax saranno un tutt’uno in Val d’Aosta. A conclusione della gara cognense per ruote grasse, sarà stilata anche una classifica in combinata con la MarciaGranParadiso, la prova di fondo invernale andata in scena lo scorso febbraio, e saranno premiati i primi atleti maschile e femminile. Info: www.granparadisobike.it



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SÜDTIROL DOLOMITI SUPERBIKE a cura di Aldo Zanardi

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HYNEK E BIGHAM I PIÙ FORTI NELLO SCENARIO DI UNO DEI LUOGHI DICHIARATI PATRIMONIO MONDIALE DELL’UNESCO, SI SONO DATI APPUNTAMENTO I MIGLIORI CICLISTI A LIVELLO INTERNAZIONALE PER UNA GARA ENTRATA ORMAI NEL CUORE DEGLI APPASSIONATI DI MTB.

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foto ALDO ZANARDI A solo una settimana dal Mondiale di Kirchberg, la carovana dell’UCI Marathon World Series si è spostata in Italia, a Villabassa, nella verdissima Val Pusteria, per la XIX edizione della Südtirol Dolomiti Superbike. Sabato 6 luglio si preannunciavano delle rivincite mondiali, ma proprio i detentori dei titoli, Chistoph Sauser e Gunn Rita Dahle non erano al via. Sauser, dato per partente fino il venerdì, rinunciava alla gara per rifinire la preparazione in vista della Trans Alp. A questo punto i favori del pronostico andavano all’austriaco Alban Lakata e alla britannica Sally Bigham, medaglie d’argento la settimana precedente. I migliori atleti mondiali e migliaia di amatori sono accorsi, sui bellissimi percorsi dolomitici nel patrimonio mondiale dell’UNESCO, per vivere un’altra esaltante edizione di una gara ormai nel cuore di decine di migliaia di ciclisti, ben 34 le nazioni rappresentate. La vittoria, sul percorso da 113 km è andata al ceco Kristian Hynek, che ha preceduto proprio l’uomo che partiva con i favori del pronostico, Alban Lakata. Terzo, a sorpresa, lo svizzero Lukas Buchli. In Kurt Ploner presidente del Südtirol Dolomiti Superbike si complimenta con il vincitore Kristian Hynek campo femminile pronostico rispettato, sul percorso di 80 km, riservato alle don- stian Hynek, quarto una settimana prima in giornata, Prato Piazza, non cambia di molto ne Elite: netta la vittoria per Sally Bigham che Austria. Tantissimi gli atleti di altissimo livello, la situazione. Sulla salita finale, Hynek attacprecedeva Elena Gaddoni e Daniela Verone- lo svizzero Urs Huber, il tedesco Karl Plat, il ca e riesce a prendere del margine su Lakasi. Il percorso da 113 km maschile e quello greco Periklis Ilias, il russo Alexey Medvedev ta. Intanto da dietro grande rimonta di Platt, da 80 km femminile erano valevoli come tap- e numerosissimi altri atleti internazionali, oltre che lo porta a saltare il terzetto che lo precepa dell’UCI Marathon World Series. ai nostri alfieri Marzio Deho, Massimo Deber- de. Sul traguardo Hynek giunge solitario, con tolis, Daniele Mensi, Tony Longo, Damiano Lakata a quasi due minuti. Terzo, la sorpresa A Villabassa (BZ), è stata grande festa come Ferraro, Samuele Porro e tanti altri ancora. di giornata, lo svizzero Buchli. Quarto Platt, di consuetudine. Già giovedì, la cittadina del- Subito dopo il via, la salita verso San Silve- come già detto autore di una grande rimonla Val Pusteria è stata animata da tantissimi stro, per poi scendere a San Candido per ta, quinto posto per il primo degli italiani, Ferbikers e le loro famiglie. Oltre quattromila gli andare ad affrontare la durissima salita che raro, che precede di poco Mensi e Paulissen. atleti complessivamente al via, ma sarebbero porta al GPM di Monte Elmo. A questo punto Gara femminile dominata dalla britannica stati sicuramente molti di più se le iscrizioni Hynek è già al comando, con Longo a una Sally Bigham, che precede le italiane Elena non fossero state chiuse per il raggiungimen- trentina di secondi in compagnia di Lakata. Gaddoni e Daniela Veronesi, quarta piazza to del tetto previsto. Dopo altri trenta secondi transita lo svizze- per la tedesca Katrin Schwing. Sabato, a partire dalle 6.30, griglie affollate e ro Buchli e più staccati Mensi, Paulissen e Nella 60 km maschile vittoria per Michele tensione crescente con il passare dei minuti. Ferraro. Dopo lo scollinamento, la veloce di- Casagrande, secondo Fabian Rabensteiner Alle 7.15, il via la prima gara, quella delle scesa che porta a Sesto, per poi risalire ver- e terzo Jaime Yesid Chia Amaya. donne elite, su un percorso da 80 km, con so il rifugio Baranci e buttarsi in picchiata a La 113 femminile, ha visto il successo a pari Sally Bigham marcata stretta dalle altre pre- Dobbiaco. Anche qui, è sempre Hynek al co- merito di Claudia Paolazzi e Chiara Mandelli, tendenti alla vittoria. mando in compagnia di Lakata. Dietro si for- separate da un solo centesimo di secondo. Alle 7.30 partita anche la gara sui 113 e 60 ma una nuova coppia, composta da Longo Terza Francesca Bertelli. km. Oltre all’austriaco Alban Lakata, presenti e Buchli, mentre Mensi, Paulissen e Ferraro Nella 60 km femminile vittoria per Roberta ai nastri di partenza anche il colombiano Le- perdono ulteriore terreno. La lunga ciclabile Monaldini, davanti a Serena Calvetti e Lisa onardo Paez, bronzo mondiale e il ceco Kri- che porta ad attaccare l’ultima asperità di Rabensteiner.


foto ALDO ZANARDI

Classifiche 113 km uomini 1. Kristian Hynek (Elettroveneta Corratec) 4:25.16,2 2. Alban Lakata (Topeak Ergon Racing Team) 4:27.08,0 3. Lukas Buchli (Bixs-IXS Pro Team) 4:31.52,9 4. Karl Platt (Team Bulls) 4:38.30,5 5. Damiano Ferraro (Team Selle San Marco Trek) 4:39.35,9 6. Daniele Mensi (Scott Racing Team) 4:39.44,5 7. Roel Paulissen (Torpado Surfing Shop) 4:39.45,2 8. Soren Nissen (Elettroveneta Corratec) 4:40.09,4 9. Jukka Vastaranta (Medilaser-Specialized MTB Team) 4:41.46,8 10. Mirko Pirazzoli (FRM Factory Racing Team) 4:41.48,7 11. Samuele Porro (Silmax Cannondale Racing Team) 4:42.09,5 12. Leonardo Paez (TX Acitve Bianchi) 4:43.38,9 13. Walter Costa (Team Selle San Marco Trek) 4:44.39,1 14. Max Knox (Lowveld Chain Gang) 4:46.09,8 15. Tony Longo (TX Active Bianchi) 4:46.47,1 80 km donne elite 1. Sally Bigham (Topeak Ergon Racing Team) 3:46.31,5 2. Elena Gaddoni (FRM Factory Team) 4:00.07,0 3. Daniela Veronesi (Torpado Surfing Shop) 4:04.58,2 4. Katrin Schwing (Trek Domatek) 4:11.44,1 5. Verena Krenslehner (Conway Racing Team) 4:12.04,9 6. Steffi Hadraschek-Jochem (Trailgämsen Racin Team/SC Sont) 4:14.24,2 7. Anna Ferrari (Adventure&Bike) 4:18.08,8 8. Alexandra Clement (Imholz Bike Racing) 4:19.04,5 9. Inne Gantois (Teamnaviflex-Nomadesk) 4:20.28,4 10. Lorenza Menapace (TITICI LGL Pro TEAM) 4:25.15,4

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Il podio 80 km donne elite, Sally Bigham, Elena Gaddoni e Daniela Veronesi

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Il podio maschile della SÜDTIROL DOLOMITI SUPERBIKE

113 km donne 1. Claudia Paolazzi (Bergner Bräu) 6:23.15 1. Chiara Mandelli (Valcavallina Lovato Eletric Axevo) 6:23.15 3. Francesca Bertelli (Zaina Biciclete) 6:28.51,0 4. Regina Marunde (VW Nutzfahrzeuge GT) 6:32.17,2 5. Valentina Donà (Zeromeno Team) 6:40.55,4 6. Barbara Genga (ASD I Briganti Fossombrone) 6:44.14,9 7. Judith Miller (Sport Spezial) 6:46.48,8 8. Elizabeth Simpson (ASD Mongibello Mtb Team) 6:51.07,0 9. Tasser Andrea (Alpspire Mountain Racing/ Wild Born BI) 6:51.29,1 10. Rinaldi Manuela (Fausto Coppi Fermignano) 7:18.44,0 60 km uomini 1. Casagrande Michele (Elettroveneta Corratec) 2:19.06,5 2. Rabensteiner Fabian (Focus Xc Italy Team) 2:21.15,1 3. Chia Amaya Jaime Yesid (TX Active Bianchi) 2:22.37,5 4. Pallhuber Johann (Silmax Cannondale Racing Team) 2:22.38,0 5. Hofer Franz (Scott Racing Team) 2:23.43,0 6. Cominelli Cristian (Avion Axevo Mtb Pro Team) 2:25.15,7 7. Vieider Maximilian (Team Zanolini Bike Professional) 2:25.44,2 8. Ponta Marco (Scott Racing Team) 2:26.05,5 9. Fumarola Denis (FRM Factory Racing Team) 2:27.08,1 10. Degasperi Ivan (Team Todesco) 2:29.24 60 km donne 1. Monaldini Roberta (Team Cobran) 2:53.02,6 2. Calvetti Serena (Torpado Surfing Shop) 2:53.11,1 3. Rabensteiner Lisa (Colnago Farbe Südtirol) 2:53.26,8 4. Kaltenhauser Barbara (Troll Wheels Fanfiluca) 2:58.39,7 5. Tschurtschenthaler Elisab (Team Dolomiti Superbike) 3:00.31,7 6. Hartmann Daniela (Cycling Project Bike4Fun) 3:02.24,3 7. Del Lorenzo Poz Luisa (ASD Team Estebike Zordan) 3:07.38,4 8. Nischler Ulrike (Olmbiker.it) 3:09.07,7 9. Troldi Giovanna (G.S. CIcli Olimpia) 3:09.25,8 10. Oberparleiter Anna (Carraro Team Trento) 3:09.25,9


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LESSINIA BIKE

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a cura di NEWSPOWER

UNA GARA DAL FORTE ACCENTO ALTOATESINO RABENSTEINER E SCHWEIGGL IMPRENDIBILI Johannes Schweiggl doma Fruet, Pallhuber e Degasperi. Lisa Rabensteiner fa sua la sfida contro Menapace e Ferrari. Quasi 900 partecipanti sui “roventi” Lessini trentini. SC Ala e volontari impeccabili ancora una volta.

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Sui Lessini trentini, c’è poco da fare, con la mountain bike ci sanno proprio… fare. L’ultima domenica di luglio a Sega di Ala è andata in scena la Lessinia Bike numero 16 e la festa è stata grandiosa per tutti. La gara era come sempre organizzata dal gruppo della SC Ala che per l’occasione aveva “prenotato” anche una favolosa giornata di sole e caldo, elementi decisamente non trascurabili per rendere il tutto ancor più entusiasmante. In centinaia si sono raccolti fin dal primo mattino con auto e camper sul grande prato di malga Fratte, pronti a godersi l’evento insieme ad amici e famiglie. La maggior parte provenienti dal Trentino, dall’Alto Adige e dal Veneto, ma in definitiva un po’ da tutta Italia. Un caffè al piccolo bar nei pressi del campeggio, gli ultimi aggiustamenti tecnici al mezzo, borraccia piena e via. In zona arrivo i tanti volontari coinvolti allestivano di buona lena quello che sarebbe stato poi il ristoro conclusivo, mentre alcune piccole aziende del Villaggio Contadino mettevano in mostra i loro squisiti prodotti alimentari. A metà mattina il via alle danze, primi colpi di pedale in passerella sul pratone della malga e poi su, all’attacco del Monte Corno. Tra i favoriti di giornata c’era il trentino nazionale XC e due volte vincitore della Lessinia Bike in passato, Martino Fruet, che si è subito piazzato a fare l’andatura seguito come un’ombra da Johann Pallhuber e da alcuni leader di categoria di Trentino MTB come Ivan Degasperi e Maximilian Vieider. La Lessinia Bike era terza tappa del circuito in provincia di Trento, con tanti punti in palio per rimanere in testa alle parziali o per magari lanciarsi all’inseguimento di chi sta davanti. Poco più attardati c’erano Schweiggl e i trentini Janes e Zamboni, mentre tra le donne era la vicentina Anna Ferrari a condurre, con l’altoatesina Lisa Rabensteiner e Lorenza Menapace staccate di qualche secondo. Il tracciato di questa edizione misurava 46 km complessivi, quasi tutti sotto il sole e proprio per questo non pochi concorrenti alla fine sono giunti particolarmente accaldati. Nei passaggi da Passo Fittanze e Monte Cornetto (1.499 metri), le posizioni di testa non variavano di molto, Fruet, Pallhuber, Schweiggl,

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Degasperi e Vieider si sono alternati a fare da traino, e lo stesso hanno fatto la Rabensteiner e la Ferrari, mentre la trentina Menapace è sembrata affaticata forse proprio a causa della calura anche in quota. Al secondo passaggio per il Corno, Fruet mollava leggermente la presa, Degasperi, Vieider, Schweiggl e Pallhuber tenevano le redini di gara, mentre dalle retrovie si rifacevano sotto Andrea Zamboni, Michael Pesse, Nicola Risatti ed Efrem Bonelli. L’idea di Schweiggl era di starsene un po’ al risparmio inizialmente, pronto per scattare nell’ultima salita di Monte Castelberto. E così è stato, perché l’atleta di Cortaccia, in provincia di Bolzano, ha cominciato a spingere sull’acceleratore come un forsennato proprio sulle pendenze verso il GPM a 1.760 metri e nessuno a quel punto è più riuscito a stargli a ruota. Allo scollinamento il distacco da Fruet era di 25 secondi, gli stessi fatti segnare al traguardo nuovamente a malga Fratte. «È stata una bella battaglia – ha commentato Fruet a fine gara


– e fino all’ultima salita ci siamo scambiati in testa, nessuno voleva mollare. Lungo il pendio Schweiggl ha fatto una progressione notevole, io ho provato a tornare sotto prima della discesa, ma Johannes non ha sbagliato davvero niente. A quel punto ho pensato a tenere dietro Pallhuber in discesa.» In terza posizione è giunto Johann Pallhuber, non in perfette condizioni, ma comunque soddisfatto del podio conquistato, il suo primo in assoluto alla Lessinia Bike. Per quanto riguarda la prova in rosa… rosa è stata anche la maglia di colei che dal secondo passaggio di Monte Corno in avanti ha sostanzialmente tenuto in pugno la gara. Lisa Rabensteiner è giunta alla fine sul traguardo con 1’ 28” di vantaggio su Anna Ferrari e oltre 3’ su Lorenza Menapace. E la ventenne all’arrivo è stata festeggiata da mamma e papà con cui ha brindato sul primo gradino del podio conclusivo, in una stagione dove ha conquistato anche un titolo italiano XC U23 e la Coppa Europa MTB della medesima categoria. La Lessinia Bike è stata prova di Trentino MTB, così come la Vecia Ferovia dela Val de Fiemme di domenica 4 agosto. Il circuito prosegue poi con la Val di Fassa Bike dell’8 settembre e si conclude con la 3T Bike del 13 ottobre.

la partenza da Sega di Ala

Il vincitore Johannes Schweiggl esulta dopo l’arrivo

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Sul gradino più alto del podio femminile Lisa Rabensteiner, Anna Ferrari e Lorenza Menapace

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TREMALZO SUPERBIKE a cura di GIANLUCA BARBIERI

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Una gara stellare sulle tracce di 007 Da Tremosine (Bs) parte la grande sfida al mitico passo Tremalzo. Si correrà il 13 ottobre e saranno cinquantuno i chilometri da percorrere in un luogo tutto da scoprire. Il 2013 sarà l’anno della Forra.

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È uno dei Borghi più Belli d’Italia, incastonato a picco sul Lago di Garda, nasconde luoghi inaspettati e tutti da scoprire: è Tremosine (Bs), il comune che ospiterà la 2ª edizione della mitica Tremalzo Superbike, voluta con ostinazione dall’Amministrazione Comunale e affidata interamente alla gestione dell’Atheste Bike, società organizzatrice dell’ormai consolidata Atestina Superbike. La seconda edizione avrà anche una “mission” speciale, cioè quella di promuovere la mitica strada della Forra, una strada che per essere costruita ha avuto bisogno di grande ingegno e di importante manodopera. Una strada scavata interamente nella roccia, dove quando ci si passa per la prima volta, si rimane senza fiato. Qui sono state girate le scene del film “Quantum of Solace” di 007, a dimostrazione della particolarità di questa magnifica costruzione ingegneristica. Sarà la frazione di Pieve ad ospitare la logistica della nona tappa degli “Italian MTB Awards” Scapin, un borgo piccolissimo, ma con una piazzetta a picco sul Lago di Garda. Quando ci si affaccia, anche lì si rimane senza fiato e quando ci si siede sulla panchina che guarda l’orizzonte, non ci si alzerebbe più.

Una gara che lo scorso anno ha avuto un importante consenso, essendo stata la prima tappa, con un podio di altissimo livello tecnico.

Il podio dell’edizione 2012, Alexey Mendvedev, Tony Longo e Jury Ragnoli con il sindaco di Tremosine Diego Ardigò

La vittoria, infatti, andò ad Alexey Mendvedev, seguito da Tony Longo e dal Campione Italiano MX Jury Ragnoli. In campo femminile la vittoria andò ad Elena Gaddoni. Il percorso prevede una partenza su strada asfaltata di 6 km in leggera salita, per entrare poi sullo sterrato che porta alla salita del mitico Passo Tremalzo. Arrivati in vetta, superata la galleria, si procederà per la discesa mozzafiato che tutti attendono, con scorci e visuali mozzafiato. Poi ci si immergerà nelle contrade cittadine del Comune di Tremosine, dove passaggi nei piccoli borghi, si alternano a quelli nelle valli e dei mulini, fino a ritornare a Pieve, dove l’accoglienza ai bikers e ai loro accompagnatori è garantita. Certo, è così, perché l’Amministrazione Comunale e le Associazioni del paese, come lo scorso anno, si mobilitano per offrire la massima ospitalità, predisponendo anche stand con prodotti del territorio e stand gastronomici con delizie culinarie da non perdere. Insomma, Tremalzo Superbike è una gara particolare, con luoghi magici, tutti da scoprire e un percorso unico e da favola, che solo qui si può trovare. Info: www.tremalzosuperbike.it



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CASTANO BIKE FESTIVAL 2013 a cura di Leonardo Olmi

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ALTRE MAGLIE TRICOLORE PER I GIORNALISTI AL 3° CROSS DEI NAVIGLI È STATO IL CIRCUITO DEI PARCHI DELLA LOMBARDIA CHE SABATO 13 LUGLIO HA VISTO ANCORA RIUNITI I GIORNALISTI PER IL LORO SECONDO APPUNTAMENTO ANNUALE, QUELLO RISERVATO ALLE RUOTE GRASSE.

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Sabato 13 luglio ha preso il via la nona (sulle tredici previste) prova del 7° Circuito dei Parchi ed il V° Trofeo Palazzetto delle Aste. Una manifestazione di mountain bike che ha visto oltre 350 partecipanti arrivare nel Comune di Castano Primo (MI). L’occasione dello svolgersi di questo evento è stata colta al volo dal collega giornalista Antonio Venditto per organizzare, al suo interno, anche la gara valida per il Campionato Italiano Mountainbike Giornalisti, edizione 2013. Grazie alla collaborazione tra gli organizzatori dell’HR Team Bortolami di Milano e la GS Castanese, la location, che per l’occasione era proprio quella del campo di calcio (con tanto di tribuna per amici e parenti dei bikers), ha reso possibili tutti quei servizi (comprese le docce) indispensabili per la buona riuscita anche in caso di maltempo.

Ad ogni giro il percorso si rendeva sempre più difficile per via del manto instabile dei boschi in cui erano stati preparati minuziosamente i singletrack con tanto di fettuccia e segnalazione delle radici degli alberi verniciate di bianco. La fitta boscaglia ha reso però impossibile il passaggio delle moto apripista al di fuori del circuito, che passando sui singletrack hanno smosso il terreno trasformando, al terzo passaggio, la terra in sabbia. I simpatici centauri del Moto Club di Boltiere (BG) hanno, infatti, contribuito a rendere sicura la manifestazione con ben cinque moto da cross, oltre incrementare la difficoltà del percorso ad ogni giro. L’abbondante ristoro e il pasta-party, allestiti dagli ottimi organizzatori dell’HR Team Bortolami nella zona di partenza/arrivo antistante il campo di calcio, hanno permesso agli atleti di rifocillarsi in attesa delle premiazioni, che a partire dalle 21.00 hanno visto premiati per primi i giornalisti. Ottime anche le prove degli atleti del team di casa, appunto l’HR Team Bortolami, che hanno dominato la prova. L’evenIl lungo serpentone dei bikers in uscita dal campo sportivo di Castano Primo foto SIMONETTA PAGANIN

foto archivio LEONARDO OLMI

Il 3° Cross tra i Navigli ha preso così il via alle 18.00 in punto dopo una giornata di scongiuri alle previsioni meteo che prevedevano temporali al pomeriggio, ma che invece, al contrario, hanno accolto i bikers con un sole splendente ed un gran caldo per tutta la lunga giornata. I partecipanti hanno trovato le iscrizioni aperte già fin dalle 16.00 del pomeriggio e non hanno avuto alcuna difficoltà a registrarsi grazie al cordiale benvenuto delle simpatiche signore dell’HR Team Bortolami. Il percorso era di media difficoltà, non tanto per il dislivello quanto per il chilometraggio complessivo di 36 km su tre giri di 12 km ciascuno, che ha visto tagliare il traguardo da quasi tutti i partenti.

Leonardo Olmi, primo assoluto tra i giornalisti e vincitore della maglia di Campione Italiano Mtb 2013


La prova dei giornalisti ha visto il dominio assoluto di Leonardo Olmi (che vi scrive), che con il suo 11° piazzamento nella generale ha primeggiato anche nella classifica assoluta, andandosi a laureare Campione Italiano Mtb pubblicisti veterani 2013; Olmi ha preceduto di 10’ 25” il secondo collega, il milanese Antonio Venditto (organizzatore della gara), che con questo piazzamento si è laureato Campione Italiano pubblicisti nella categoria senior; terzo posto, direi molto “cavalleresco”, nell’assoluta per il Campione del Mondo su strada in carica dei giornalisti, il trentino Graziano Calovi, che siamo sicuri stia conservando le sue energie per il prossimo Mondiale che si terrà a St. Johann in Austria il prossimo 25 Agosto. Nella categoria riservata ai giornalisti professionisti hanno invece indossato la maglia tricolore rispettivamente i colleghi Alessandro Fulloni tra i senior, e il Presidente dell’AGCI Roberto Ronchi tra i gentlemen. Con questo risultato Leonardo Olmi si mantiene ancora saldamente al comando del Trofeo Campagnolo che si concluderà dopo la Cronocoppie di Medicina (BO) ed il Campionato Italiano in Linea di Firenze.

foto archivio LEONARDO OLMI

to è stato caratterizzato anche dalla gara dei bambini, suddivisi in tre categorie a seconda dell’età, che si è corsa alle 15.00 del pomeriggio.

foto GIULIANA POLONI-BUSCHINI

Il 3° Cross dei Navigli è stata anche un’ottima occasione Leonardo Olmi con i fratelli Valerio (dx) e Alessio (sx) Lenzi all’interno del loro negozio di Prato con la Cannondale F29 Carbon con la quale ha conquistato la maglia tricolore per testare la nuova Cannondale F29 Carbon 3, che ci è stata gentilmente messa a disposizione dal concessionario Lenzi Bike di Prato. Leggera e scattante, anche e soprattutto sentivano di superare i piccoli dossi sabbiosi senza far slittare la ruota grazie alla sua forcella Lefty, la F29 si è dimostrata perfetta per questo ed, allo stesso tempo, essere veloce in rettilineo. tipo di terreno, asciutto, veloce e con un dislivello minimo. Incredibile la manovrabilità che ho notato nell’uscita dalle curve dove potevo rilan- Dopo più di un anno che ho l’onore ed il piacere di scrivere su iNBiCi, ciare la bici, stabile e maneggevole, anche nei single-track e nella serie il magazine che il nostro editore ed ideatore Maurizio Rocchi è riuscito di piccoli dossi che la 29” riusciva a copiare consentendomi di man- a far crescere in maniera esponenziale negli ultimi anni, e dopo tantenere la pedalata agile ed allo stesso tempo potente. Inutile negare il te manifestazioni, gare e granfondo a cui ho partecipato negli ultimi vantaggio di una twentyniner in confronto alla “vecchia” Mtb con ruote sei anni, se mi è consentito, vorrei fare un ringraziamento speciale al da 26”. Anche la dove, forse, si poteva perdere qualcosa in velocità mio Babbo Giorgio che quando ero giovane mi portava a fare le gare nella serie di curve dx/sx strette e continue all’interno dei single-track, di motocross e che adesso, con molta pazienza, continua a seguirmi si riacquistava subito un cospicuo vantaggio nelle gare in bicicletta. Come avevo fatto per la prova a cronometro e nell’uscita dalle stesse, per non parlare la Coppa della Stampa di Servigliano riservate ai giornalisti, vorrei rindella velocità sui tanti e lunghi rettilinei. novare un mio doveroso ringraziamento ad Inkospor che attraverso la Personalmente, trovo che la soluzio- linea completa di integratori per lo sport rende più facili sia i miei allenane di Cannondale nell’adottare una menti, i miei recuperi che le mie prestazioni di endurance. Inoltre, come forcella Lefty sia ottima, in quanto tutti noi ciclisti sappiamo, quello della bici è uno sport in cui la dieta è anche se la funzione ammortiz- fondamentale, non solo per ottimizzare il peso-forma, ma anche per zante non è così efficace come migliorare la nostra qualità nella vita di tutti i giorni e non solo in quella quella di una forcella tradizio- legata allo sport. Ed in questo, ho trovato molto utile come supporto nale a due steli, si ha comun- nutrizionale la nuova linea per sportivi proposta da Herbalife, chiamata que il giusto compromesso Herbalife24, che mi è stata proposta dal distributore indipendente tra una bici rigida ed una Ferruccio incaricato alla vendita Herbalife, attraverso la quale ho trofront. In un terreno come vato un grande equilibrio nutrizionale ed un ottimo beneficio fisico. quello che ho usato per il test/gara, queCircuito dei Parchi sta 29” era perfetta, www.circuitodeiparchi.com in quanto potevo sfruttarne la legge- HR Team Bortolami rezza e riuscire ad www.hrteambortolami.it attutire i colpi delle Inkospor buche copiando il www.inkospor.it – http://blog.inkospor.it terreno al meglio gra- Herbalife24 zie alla giusta pressione Per info e acquisti: Ferruccio cell. 347 4563989 d’aria (in base al mio peso) www.herbadellavita.com – herbadellavita@gmail.com che Valerio Lenzi aveva messo Lenzi Bike nella forcella. Stesso vale per la Negozio specializzato in bici da Corsa, Crono e Mtb pressione delle gomme, spesso (Presso Lenzi Bike è possibile provare le test-bike, noleggiare qualsiasi molto soggettiva, dipendente an- tipo di bici, ruote lenticolari e borse rigide da viaggio per bici) che dal tipo di pedalata, ma 1,8 Via Pò, 2 - Prato bar per entrambe le ruote mi con- tel. 0574 1821153 – www.lenzibike.it – facebook: Lenzi Bike RacingTeam Il nostro Leonardo Olmi (A&T Cycling Team - Firenze) in azione sulla Cannondale F29 Carbon 3 vincitore del Campionato Italiano Giornalisti


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Granfondo dei Lupi a cura di GIANLUCA BARBIERI

info@inbici.net

Vargas più forte del vento I colombiani di Stefano Gonzi rivincono la classicissima marsicana, divenuta ormai gara di riferimento del centro italia, ma il vero protagonista è stato il forte vento che ha messo a dura prova bikers e organizzatori. Podio di lusso nella maschile col terzo posto di Marco Cellini. In campo femminile primeggiano Sara D’Angelo, Sabrina Di Lorenzo e Laura Sopranzi.

E

Erano in 500 ad affollare via Nazionale a Collarmele (Aq). Numeri inimmaginabili solo qualche anno fa, ma la qualità organizzativa messa in campo dal Collarmele MTB e dagli amici di questa squadra, ha fatto la differenza. Anno dopo anno il trend cresce, come dichiarato da Riccardo Sgammotta dell’MTB Collarmele e la Granfondo dei Lupi si sta ormai ritagliando un posto di prestigio tra le classicissime del Centro Italia.
 Come detto, il vero protagonista della giornata è stato il vento, tant’è che buona parte della gara si svolgeva nel parco eolico più grande d’Europa e se è stato individuato questo sito, un motivo c’è e noi l’abbiamo capito.
Giornata climaticamente gradevole, che non ha frenato la carica agonistica dei biker di Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria, Toscana ed Emilia Romagna. 
 Su un percorso incastonato nella gara regina – che si snodava lungo 49 chilometri, con 1.390 m di dislivello, tra il Parco Velino-Sirente e la Valle del Giovenco – si sono sfidati anche numerosi atleti animati dalla sana passione di pedalare senza l’assillo della classifica, grazie alla cicloturistica a loro riservata sulla distanza di 29 chilometri.

 A dare il via il Sindaco Dario De Luca, rimasto per tutto il tempo della gara, compreso il Processo alla Tappa post gara, gestito da-

gli amici e responsabili alla logistica degli IMA Scapin.
 Come detto il vento forte, specie nella prima ascesa, forse la più dura, ha mietuto le prime vittime, poi la gara ha preso forma con i protagonisti finali, in luce fin dalle prime battute. Infatti hanno avuto la meglio gli atleti più attesi alla vigilia: su tutti il colombiano Josè Eduardo Jimenez Vargas (Scapin Factory Team) che è stato il primo a tagliare il traguardo di Collarmele. Comincia ad inanellare successi il corridore colombiano che, da marzo, pratica la mountain bike a tutti gli effetti dopo un’esperienza nel ciclismo su strada a livello professionistico. Alle sue spalle strepitosa anche la prova del connazionale Julio Humberto Caro Silva che ha completato la doppietta Scapin già protagonista lo scorso anno a Collarmele con il primo posto di Arias Cuervo e il terzo di Caro Silva.

 Da registrare, comunque l’ottima prestazione di Marco Cellini (Taddei) rimasto in seconda posizione fino a 10 km dall’arrivo, quando il colombiano Julio Caro ha messo in campo l’esperienza da ex vice Campione del Mondo MX agguantando la seconda piazza della GF dei Lupi.

La classifica ‘rosa’ della GF dei Lupi non ha riservato grosse sorprese: Sara D’Angelo (Bici Shop Factory Team Jesi) ha preso il largo ed è stata capace di precedere

nettamente la sua antagonista diretta Sabrina Di Lorenzo (Moser Cycling Team), mentre il terzo gradino del podio è stato conquistato da Laura Sopranzi (Centro Bici Team Terni).

 Un ennesimo successo targato Asd Collarmele Mtb con la sua organizzazione impeccabile, a conferma della bontà del lavoro svolto dal suo staff.
Suggestivo il percorso, impegnativo ma allo stesso tempo divertente, ricavato all’ombra della grande centrale eolica con passaggi nel bosco, mixati a sentieri brulli, aridi e rocciosi con numerosi single track come la Valle di Scafelle, tecnica e suggestiva.
Unica pecca i tempi biblici delle premiazioni, causati, come comunicato dall’organizzazione, da un inspiegabile ritardo della convalida delle classifiche da parte dei giudici federali. Ordine di arrivo granfondo maschile 1 Jimenez Vargas Josè Eduardo Scapin Factory Team Open 02:01:32 2 Caro Silva Julio Humberto Scapin Factory Team Open 02:01:54 3 Cellini Marco Asd Cicli Taddei Elmt 02:04:03 4 Delli Noci Andrea Asd Cyclon-Store.It M2 02:04:36 5 Giuntoli Gabriele Scapin Factory Team Elmt 02:05:33 6 Angeletti Michele Bici Adventure Team ASD Open 02:06:06 7 Fazzini Giulio Asd Casteltrosino Superbike Elmt 02:07:57 8 Severgnini Stefano Scapin Factory Team M1 02:09:31 9 Grassi Zefferino Celeste Bianchi Nw Sport M4 02:10:07 10 Luzi Luigi Asd Casteltrosino Superbike M2 02:10:42 Ordine di arrivo granfondo femminile 1 D’Angelo Sara Bici Shop Factory Team Jesi Mw 02:47:02 2 Di Lorenzo Sabrina ASD F. Moser Cycling Team Openw 02:50:34 3 Sopranzi Laura Acd Sc Centro Bici Team Mw 03:07:06 4 Capone Antonella Asd Cyclon-Store.It Mw 03:10:41 5 Di Santo Antonella Bike Inside Team Mw 03:27:56 6 Vignola Stellina Asd Tuttociclo Racing Team Mw 03:47:53


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Atestina Superbike a cura di Aldo Zanardi

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Leonardo Paez ed Elena Gaddoni i dominatori di una gara con colpo di scena finale Grande successo per La 6a edizione dell’Atestina Superbike, oltre ottocento gli atleti al via, tra i quali numerosissimi Elite di spicco. La prova era valida come tappa del circuito IMA Scapin e Veneto MTB Tour. Leonardo Paez ed Elena Gaddoni mettono il loro sigillo su un’edizione impeccabile della gara Estense.

A

A Este (PD), il 9 giugno, è andata in scena la sesta edizione dell’Atestina Superbike e anche questa volta la gara ha ottenuto grande successo, sia di pubblico sia di partecipanti. Tra gli oltre ottocento atleti al via, spiccavano i nomi di moltissimi atleti di punta, tra i quali una nutritissima pattuglia colombiana, ben sei atleti in rappresentanza di vari team. Al via l’ex campione europeo Kristian Hynek (Elettroveneta Corratec) e il suo compagno di squadra Enrico Franzoi, Tony Longo e Leonardo Paez (TX Active Bianchi), il Team KTM STIHL Torrevilla, il Team Scapin, Marzio Deho (Olympia), Manuele Spadi (Team New Bike 2008 Cycling Lab), Thomas Paccagnella (Adventure & Bike Team), Francesco Casagrande (Cicli Taddei) e numerosi altri fortissimi atleti. Tra le donne erano presenti atlete elite del calibro di Elena Gaddoni (Frm Factory La partenza


Racing Team), Lorenza Menapace (Titici Lgl Pro Team) e Anna Ferrari (Adventure & Bike Team). Alle ore 10.00 lo start, dalla centralissima via Matteotti, dell’edizione più spumeggiante mai corsa della gara estense, con un pronostico difficilissimo, visti i tanti campioni ai nastri si partenza. Fin dalle prime battute sono Kristian Hynek e Leonardo Paez a prendere l’iniziativa, guadagnando un piccolo margine su un’altra coppia, composta da Longo e Casagrande, a seguire Arias Cuervo, Paccagnella, Franzoi e Deho, con quest’ultimo ben presto vittima di una foratura che lo taglia fuori dai giochi per le posizioni di testa. La gara prosegue senza grossi stravolgimenti, con Paez che riesce a guadagnare un buon margine su Hynek, saldamente in seconda posizione. Un inspiegabile errore di percorso di Hynek, quando si appresta a entrare nel castello di Este, lo estromette, di fatto, dalla classifica, consentendo a Longo di aggiudicarsi la seconda posizione, con un piccolissimo margine su Casagrande. Quarfoto Bike Direction to sul traguardo il colombiano Arias Cuervo e quinto Thomas Paccagnella. Il podio Atestina Superbike Leonardo Paez, Tony Longo e Francesco Casagrande La gara femminile non è mai stata in discussione. Elena Gaddoni prende subito un buon ciente a farle conquistare la seconda piazza, con Ylenia Colpo a margine sulle avversarie, cosa che le consente di completare il podio. gestire la gara senza rischi. Alle sue spalle la lotta è Grande soddisfazione del comitato organizzatore, presieduto da tra la trentina Lorenza Menapace e l’atleta di casa Gianluca Barbieri, sia per l’andamento della manifestazione che Ylenia Colpo. Lorenza Menapace riesce a gua- per il numero degli iscritti, a conferma della maturità e dell’apdagnare un piccolo margine sull’avversaria, suffi- prezzamento raggiunti dall’Atestina Superbike. Leonardo Paez a braccia alzate vince l’Atestina Superbike

Le classifiche Maschile 1. Leonardo Paez (TX Active Bianchi) 1:34:58 2. Tony Longo (TX Active Bianchi) 1:36:59 3. Francesco Casagrande (Cicli Taddei) 1:37:01 4. Diego Alfonso Arias Cuervo (KTM STIHL Torrevilla MTB) 1:39:35 5. Thomas Paccagnella (Adventure & Bike) 1:40:06 6. Jhon Jairo Botero Salazar (KTM STIHL Torrevilla MTB) 1:40:16 7. Manuele Spadi (Team New Bike 2008 Cycling Lab) 1:40:26 8. Enrico Franzoi (Elettroveneta Corratec) 1:41:11 9. Julio Humberto Caro Silva (Scapin Factory Team) 1:41:57 10. Vincenzo Garofalo (Scapin Factory Team) 1:43:36 Femminile 1. Elena Gaddoni (FRM Factory Racing Team) 2:01:46 2. Lorenza Menapace (TITICI LGL Pro Team) 2:11:03 3. Ylenia Colpo (Xdrive Racing Team) 2:11:49 4. Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike) 2:15:03 5. Luisa De Lorenzo Poz (Team Este Bike Zordan) 2:16:20 6. Beatrice Mistretta (Cicli Taddei) 2:16:48 7. Emanuela Cerchie’ (Factory Team Battifolle) 2:17:37 8. Tiziana Corazza (ASD Fracla) 2:19:36 9. Valeria Amadori (Cicli Taddei) 2:20:15 10. Elisa Capellari (Team Este Bike Zordan) 2:24:17


Dopo il successo della prima edizione, che ha registrato la presenza di circa 3.500 visitatori, anche quest’anno – il 5 e 6 ottobre 2013 – presso l’Ente Fiera di Lanciano, si svolgerà Fiera BICIAMO, il primo Expò della Bici del Centro Sud Italia.

Info GRAN FONDO D’ABRUZZO www.gfabruzzo.it info@gfabruzzo.it

foto PLAYFULL NIKON

Il primo Expò della Bici del Centro Sud Italia

Info Fiera BICIAMO Luigi Cirone 328 8867099 www.biciamo.it info@biciamo.it

Molte le iniziative che gli organizzatori dell’evento fieristico hanno preparato per gli appassionati delle due ruote. Nei due giorni di rassegna, che si snoderà su una superficie espositiva di circa 8.000 mq, sfileranno le aziende più prestigiose nel settore Bici da Corsa, Mountain Bike, Freestyle, Bmx e Bici elettriche. Uno spazio speciale verrà, inoltre, dedicato al settore Fitness che, grazie all’accordo con la Fispin (Federazione italiana Spinning), permetterà ai visitatori di provare le più avveniristiche attrezzature del settore wellness e palestre, alla presenza di istruttori qualificati. Novità unica a livello nazionale è lo svolgimento, in contemporanea, della 1ª edizione della GRANFONDO D’ABRUZZO. La partenza è fissata per il 6 ottobre dalla Fiera, che sarà la base logistica della kermesse sportiva: qui, infatti, sono in programma la consegna dei pacchi gara, le premiazioni e il Pasta Party, che si terrà in un Padiglione dell’Ente Fiera. In questo modo verrà creata una naturale sinergia tra i due eventi, dando la possibilità ai cicloamatori/cicloturisti di vivere un evento sportivo diverso e alle aziende del settore di entrare in contatto diretto con i loro potenziali clienti. Prima della partenza della GRANFONDO D’ABRUZZO, che partecipa a due circuiti del centro sud, verranno estratti due pettorali messi a disposizione dall’organizzazione della Granfondo Campagnolo di Roma.

Grazie alla partnership con le più prestigiose riviste del ciclismo, alla copertura dei principali media e ad una capillare attività di comunicazione rivolta alle 150 associazioni ciclistiche abruzzesi ed alle 800 Asd di tutte le regioni del Centro-Sud Italia, la Fiera BICIAMO si conferma un evento sportivo di rilevanza nazionale, in grado di catturare l’attenzione di migliaia di appassionati delle DUE RUOTE.



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Il Bike Park che non t’aspetti è all’Isola d’Elba a Capoliveri a cura di SANDRA PINATO

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Oltre 100 km di sentieri affacciati su un mare cristallino e immersi nella macchia mediterranea

L’

L’idea nasce dall’Associazione locale Asd Capoliveri Bike Park Mtb Club Isola d’Elba che organizza dal 2010 la Granfondo Mtb Capoliveri Legend Cup sulla spinta delle associazioni turistiche e dell’amministrazione comunale. Il Bike Park si snoda sul Monte Calamita il cui nome deriva dalla magnetite, il minerale di ferro di cui sono ricche le miniere locali, che si trova nella parte occidentale dell’Isola. Il promontorio è noto soprattutto per la presenza del ferro, estratto fin dal tempo degli etruschi, ma l’intera zona è protetta dall’Unesco per la quantità e la varietà mineralogica che la caratterizza. Luogo ideale per chi ama il trekking e la mountain bike, il Monte Calamita, offre moltissimi sentieri, tutti panoramici, lungo costa o immersi nella macchia. Il Capoliveri Bike è composto da cinque percorsi permanenti di diversa difficoltà e lunghezza. Si sviluppa per più di 100 km su sentieri e strade spettacolari e, cosa molto utile, interscambiabili tra loro. Ogni percorso è individuato da un colore e segnalato da tabelle in legno che indicano il nome del percorso, la direzione da seguire e un numero riferito al punto in cui ci si trova in modo da poterlo individuare nella cartina. Il percorso rosso denominato Calamita è quello più facile, misura 19 km e ha un dislivello totale di 800 m. Questo percorso prende il nome dal Monte Calamita dove si sviluppa il Bike Park da questo percorso si può ammirare la spiaggia dello Stagnone, Capo Calvo e lo Stagno dei Sassi Neri. Per chi ha un po’ più gamba c’è il percorso di colore arancio chiamato Miniere che misura 16,6 km con 851 m di dislivello, la maggior difficoltà rispetto al precedente sta nell’inserimento di un single track. Nella discesa a picco sulla spiaggia delle Francesche si può scorgere Punta Calamita, la miniera del Vallone con i vecchi macchinari dismessi e la Corsica. Il terzo percorso è di color giallo e si chiama Ripa Est che prende il nome dalla sua collocazione sul versante Est del Monte Calamita, la parte che si affaccia sul litorale toscano. È lungo 17 km con 899 m di dislivello. Più impegnativo rispetto ai precedenti per il fondo sconnesso e i tratti in single track. Dalla salita Saglione (298 m) non si può fare a meno di fermarsi e godere dello spettacolo che si apre davanti ai nostri occhi come la rada di Porto Azzurro e Forte San Giacomo. Gli ultimi due percorsi, il grigio World Cup e l’azzurro Legend, richiedono una buona preparazione, il primo perché è un concentrato di tecnica, con tratti ripidi e repentini cambi di pendenza, il secondo per la lunghezza, 41 km con ben 1.936 m di dislivello. Il percorso grigio, come dal nome, ricalca i sentieri della leggendaria Coppa del Mondo che si è svolta nel 1994 vinta da Ned Overend e Alison Sydor, il secondo, di colore azzurro, ricorda il memorabile appuntamento. Quest’ultimo si estende, data la sua

lunghezza, su gran parte del promontorio percorrendone tutti i tratti più impegnativi, lo spettacolo scenografico è impareggiabile. Sul percorso Legend Cup si svolge da quattro anni la Granfondo omonima. La partenza degli itinerari è situata davanti al Palazzo del Municipio dove, un grande tabellone, indica in maniera dettagliata tutti i percorsi. Sempre nello stesso punto c’è anche un bike point attrezzato per noleggio bici e piccole riparazioni. www.elbabikerent.it In un contesto bike di questo tipo non potevano mancare gli Hotel bike friendly riportati sul sito nella sezione ospitalità www.capoliverilegendcup.it. I Bike Hotel forniscono anche il biglietto di traversata in convenzione con l’associazione albergatori e le varie compagnie di navigazione, la richiesta va fatta solo tramite l’albergo. Infine, a disposizione dei bikers c’è una pratica cartina da portarsi in tasca, con tutti gli itinerari appena descritti ed escursioni guidate.


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www.surfingshop.net Biciclette leggere e veloci, progettate per volare sull’asfalto. Per le gare o per lo svago, o entrambi. L’attività di Trek è iniziata producendo biciclette da corsa artigianali. La nostra missione: costruire le migliori biciclette del mondo. Ed è esattamente quello che facciamo, dalle leggendarie campionesse del Pro Tour fino alle nostre sofisticate e accessibili piattaforme interamente in alluminio. Un arsenale di tecnologie esclusive, dove non manca mai la soluzione giusta per superare tutti gli ostacoli del tracciato. Siamo i padroni della strada – e puoi esserlo anche tu.

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STRETCHING NELLO SPORT

a cura del Dr. Massimiliano Muccini

6ª PARTE LO STRETCHING ANALITICO

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LE TECNICHE DI ALLUNGAMENTO ED I BENEFICI A BREVE, MEDIO E LUNGO TERMINE CHE L’ESERCIZIO APPORTA AL CORPO SONO ASPETTI MOLTO IMPORTANTI, MA ATTENZIONE AI CONSIGLI DELL’ESPERTO.

C

Come promesso entriamo nel merito, analizzando gli aspetti positivi della pratica ed il decalogo per effettuare in modo corretto una seduta di stretching analitico. Innanzitutto bisogna dire che lo stretching può essere praticato da tutti, ciò che deve essere differenziato è la scelta degli esercizi e la modalità di esecuzione. Generalmente i bambini hanno un’estensibilità piuttosto elevata, sia dei muscoli che dei tendini, che, infine, dei legamenti: l’attività di stretching viene consigliata a partire dai 10-11 anni. Indipendentemente dall’età, esistono tre grandi categorie all’interno delle quali classificare i praticanti degli esercizi di stretching: • • •

Gli sportivi praticanti (dilettanti ed agonisti); Gli individui alle prese con particolari cure mediche; La massa degli individui di tutte le età e di entrambi i sessi.

Gli effetti positivi a breve termine, includono tutta quella categoria di benefici riscontrabili immediatamente dopo la pratica degli esercizi di stretching: tanto brevemente si avvertono, tanto rapidamente svaniscono. Nella pratica sportiva si riscontra una riduzione della casistica relativa ai traumi muscolari e tendinei acuti e di quelli legamentosi. Un secondo effetto positivo, si rileva nell’esecuzione dei movimenti. Nelle terapie mediche (correttive o riabilitative), si rende necessario un aumento dei valori di estensibilità muscolare, tendinea e dei legamenti. Gli effetti positivi a medio termine sono dovuti al miglioramento della mobilità articolare e parzialmente sono una derivazione diretta di quelli a breve termine. Essi dunque costituiscono una stabilizzazione: si ha una maggiore disponibilità all’apprendimento di nuovi gesti motori, importante in particolare nell’ambito dell’allenamento giovanile. Lo stretching consente di conservare un

apparato muscolo-tendineo-legamentoso estensibile, e questo permette di ridurre il rischio traumi, inoltre favorisce la circolazione del sangue. Guardando al lungo termine, si potrà verificare come lo stretching garantisce salute e benessere psico-fisico a gran parte della popolazione che studia o svolge un lavoro sedentario, contrastando la rigidità delle articolazioni che provoca, con il passare del tempo, dolori. Il mal di schiena trova la causa nella scarsa flessibilità della colonna vertebrale, abituata a prestazioni che non vanno oltre la semplice deambulazione. Praticando stretching per schiena, spalle, collo e tronco si ottiene il miglioramento della respirazione e benefici nella circolazione sanguigna e linfatica. La mobilità contribuisce ad accrescere la sensazione di benessere: leggerezza ed energia del corpo, riduzione della rigidità delle articolazioni, miglioramento nell’esecuzione dei gesti motori, nelle capacità condizionali, sono gli effetti positivi dello

Per ottenere questi effetti positivi bisogna attenersi a delle semplici regole della fisiologia muscolare: 1. Trazioni costanti, evitando molleggi e rimbalzi; 2. Mai oltrepassare la soglia del dolore, mantenere la posizione per 30” facendo almeno 3 cicli; 3. Prima dell’allungamento, effettuare un riscaldamento generale; 4. Condizioni di esercitazione confortevoli; 5. Concentrazione e mai confrontarsi con altri; 6. Esercitazioni a carico naturale; 7. Alternare l’estensione dei muscoli antagonisti ed agonisti; 8. Il programma deve essere preparato razionalmente, da personale qualificato; 10. Effettuare prima un controllo medico.

Massimiliano Muccini, Dottore in Scienze e Tecnologie del Fitness e Prodotti della Salute, Università di Camerino, si occupa da più di ventisei anni di fitness e preparazioni atletiche per vari sport, consulente Inkospor, certificato American College of Sports Medicine Health & Fitness Specialist (l’autorità nel campo della sperimentazione e nella ricerca sportiva),Tecnico di Riequilibrio Posturale. Tesoriere Nazionale di ADISF (Ass.ne Italiana Dottori Scienze del Fitness), Presidente di ScienzedelFitness.com ASD che organizza seminari e corsi per il settore fitness e wellness. Riceve nell’ambulatorio di Via Pascoli, 172 a Rimini. Per appuntamento telefonare dal lunedi al venerdi al numero: 347.8864440 dalle 18.15 alle 19.30. stretching che induce, altresì, un senso di benessere mentale e di rilassamento, perché induce la produzione da parte del cervello di beta endorfine, oppiacei naturali.

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ROMANIA, SPAGNA E FRANCIA SVETTANO AL GIIR DI MONT A PREMANA IONUT ZINCA IL MIGLIORE, BRAVA LA SERAFINI La 21a edizione del Giir di Mont “Sky Marathon” è sotto il segno straniero tra i maschi. Zinca (ROU), Castanier Bernat (ESP), Rancon (FRA) sul podio maschile di Premana. Silvia Serafini fa il vuoto e si mette dietro Emanuela Brizio e Aitziber Ibarbia Beloki. Nella SkyRace si impongono Mikhail Mamleev e Lisa Buzzoni. Insuperabile regia dell’AS Premana

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Ionut Zinca e Silvia Serafini firmano con una grande gara il prestigioso albo d’oro del Giir di Mont, la spettacolare sfida in quota della Sky Marathon a Premana (LC). Oltre 800 in gara in una giornata afosa, nonostante il temporale della mattina presto. Altri due protagonisti da citare nell’evento organizzato dalla AS Premana sono i vincitori della Mini SkyRace - 20 km e 1.100 m di dislivello contro i 32 km e 2.400 m della mitica sky marathon, il campione di skyrunning Mikhail Mamleev e Lisa Buzzoni. È stata una gara molto tattica con il rumeno che già sulla prima salita ha tastato il polso ai suoi due più pericolosi avversari, il francese Julien Rancon e il cuneese Bernard Dematteis, ma alle loro spalle incombeva il pericolo del catalano Tofol Castanier Bernat, il vincitore dello scorso anno. Silvia Serafini ha cominciato fin dalle prime battute la sua gara contro i maschi, le sue avversarie le ha staccate già a metà della prima salita che portava all’Alpe Chiarino. Julien Rancon ha giocato il proprio jolly sulla seconda impegnativa ascesa che scollinava a Bocchetta Larec, la cima Coppi della gara a 2.063 m. Ha impresso una violenta accelerata, dietro Zinca e Dematteis hanno cercato di difendersi ma senza strafare, concedendo al francese una manciata di secondi. Come sempre spettacolare ed affascinante il passaggio a Bocchetta Larec, grazie anche al tempo che è virato la bello con i “corridori del cielo” a scollinare tra due ali di pubblico, quello delle grandi occasioni.

foto NEWSPOWER CANON

Il vincitore Zinca Ionut

foto NEWSPOWER CANON

La partenza del 21° Giir di Mont

Nella discesa Rancon è stato raggiunto da Zinca insieme al cuneese Dematteis. A Premaniga Zinca ha lanciato la propria sfida con un poderoso allungo che ha sorpreso Bernat Castenier. Dietro transitavano Dematteis con Rancon ben distanziato, l’americano Ricky Gates, Robert Antonioli, l’altro Dematteis, Martin, e ancora il britannico Lightfoot, e quindi i due azzurri Gotti e Cappelletti, ma tutti con distacchi ormai sensibili. La gara insomma non ha più avuto storia, col rumeno bravo a chiudere con 3h 20’ 03” con un podio tutto straniero completato da Castanier Bernat e Rancon e sottolineato dalla diretta di Rai Sport2, dalle 11 alle 12.45. L’Italia piazza quattro uomini nei primi dieci: i due gemelli Dematteis, Bernard e Martin rispettivamente 5° e 6° e il “veterano” Paolo Gotti (8°) giusto davanti a Daniele Cappelletti. Gara femminile senza storia. Silvia Serafini non ha proprio avuto rivali, ha chiuso con 3h 58’ 18” davanti ad Emanuela Brizio ed a Aitziber Ibarbia Beloki. Simpatico siparietto per la Serafini, portata a spalle dal campionissimo Antonio Rossi nel parterre d’arrivo dopo un “brindisi” speciale proprio sulla linea d’arrivo. Info: www.aspremana.it Foto alta risoluzione dal link: http://www.newspower.it/comunicati/ GiirdiMont/immagini/GiirdiMont.htm Immagini alta risoluzione: http://www.broadcaster.it/events/giir-di-mont/


Il BAR CICCIO è il luogo di ritrovo dei ciclisti della riviera, in partenza per gli itinerari e percorsi della Valle del Savio e colline romagnole. Offre agli amici ciclisti, un punto di ristoro con un ampio parcheggio privato e un prezioso servizio di lavaggio bici (rivolgersi al bar) per coloro che rientrano dai percorsi del fuoristrada. Orari abituali di partenze e ritrovi: martedì ore 12.30 • giovedì ore 12.30 • sabato ore 13.00

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Tutti i sabati ritrovo per escursioni in MTB Colazioni e aperitivi con ricco buffet Servizio di pagamento bollette luce, gas, acqua, telefono e multe Sala TV Sky con dirette sportive tutte le partite in diretta del Cesena con Sky HD

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Valmarecchia MTB DAY LA PRIMA ESCURSIONE TURISTICA IN MTB DELLA VALMARECCHIA

Domenica 29 settembre avrà inizio la prima edizione del Valmarecchia MTB day, un’escursione cicloturistica aperta a tutti, che ci darà la possibilità di stare in mezzo alla natura nel vasto territorio della Valmarecchia. Iscrizioni presso G-MOBILE di RSM, il negozio di abbigliamento DIMODOCHE di Villa Verucchio, oppure online: giampiero@asdsuperteam.com, prezzo 10 euro, gratis fino a 14 anni. Il tracciato è diviso in 3 percorsi (30-45-60 km) totalmente segnalato. Saranno compresi ristori e pasta party all’arrivo. Ritrovo ore 7,30 in piazza Europa, poi si proseguirà con la partenza alla francese. Dalle ore 10 alle ore 15,00 per tutti coloro che volessero, la X BIONIC darà la possibilità di vedere, provare e testare la nuova collezione 2014. Non perdete questa grande opportunità! Alle 5 squadre più numerose verrà dato un fantastico premio: 1) prosciutto di circa 8 kg 2) prosciutto di circa 5 kg 3) mortadella di circa 5 kg 4) mortadella di circa 3 kg 5) 8 kg di pasta Ringraziamo anticipatamente tutti quelli che parteciperanno e tutti gli sponsor che hanno contribuito alla realizzazione.

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SUI SENTIERI DEL FUMAIOLO a cura di IVANO OGNIBENE

info@inbici.net

CAPOLAVORO DI MATTEO FABBRI ALLA PRIMA DELLA MEDIOFONDO DELLE BALZE, SESTA PROVA DEL CAMPIONATO ROMAGNA BIKE CUP, BEN 630 ATLETI CHE SI SONO CIMENTATI IN UN PERCORSO TECNICO DI 37 KM. IN CAMPO FEMMINILE, PRIMEGGIA MONIA CONTI DELLA SANTARCANGIOLESE.

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Un fine settimana da incorniciare, quello conclusosi domenica 14 luglio con la sesta prova del Campionato Romagna Bike Cup, valida anche come quinta tappa dell’Emilia Romagna Cup e Campionato Italiano di 2ª serie di Mountain Bike, che ha visto la presenza di oltre 630 atleti provenienti dalle varie regioni, in rappresentanza di oltre 110 società. Siamo alla Balze-Verghereto, nella provincia di Forlì-Cesena, bella località dell’Appennino Romagnolo, al confine tra tre regioni: Toscana, Emilia Romagna e Marche. Un territorio molto suggestivo, che ti fa sentire già il profumo del mare e voglia di vacanze, in una giornata fresca e ventilata, quasi da fare invidia. Un vero e proprio spettacolo, la sfilata degli oltre seicento atleti sotto l’arco della partenza, che ha coronato il meritato successo, sottolineato anche dagli organizzatori della Promosport, Staff Bike 2000 e la Pro Loco di Balze, che non si sono risparmiati per celebrare l’evento nel migliore dei modi. La gara, un tracciato tecnico di 37 km, da percorrere in tutta “freschezza”, e un percorso ridotto di 12 km per le categorie giovanili, con partenza da Piazza XVII Luglio alle 9.30, con tanto di giro lanciato nelle vie del paese, verso il Monte Fumaiolo, per poi proseguire verso i Sette Faggi e Barattieri, località che hanno visto i migliori subito all’attacco. Sulle prime cime del percorso sono questi a prendere il largo, distanziando di oltre 2 minuti il resto del gruppo: in grande spolvero Serghey Mikhailouski (Mondo Bici), che alla vetta del Monte Comero transita solitario con un vantaggio di oltre 45’ su Vega Burzi (Cicli Taddei). Più distanziato, un Matteo Fabbri (MX School) che sembra arrancare in queste prime fasi.

Si prosegue verso le Sorgenti del Savio, in località Montecoronaro, le Ville di Montecoronaro e Piantrebbio: Fabbri sembra aver preso il ritmo, le gambe viaggiano di più e, grazie anche ad un’ottima strategia di gara, comincia a riguadagnare strada sul treno di testa. Aggancia i fuggitivi Mikhailouski e Burzi e si lancia fino al traguardo in Piazza XVII Luglio, in perfetta solitudine. Chiude la sua personale, con il tempo di 1h 59’ 64’, al secondo posto Vega Burzi (Cicli Taddei) e terza piazza per Serghey Mikhailouski (Mondo Bici). In campo femminile, dominio di Monia Conti, della Santarcangiolese, su Marta Maccherozzi del T.N.T. ed Emanuela Cerchiè (Factory Team), mentre nella categoria Giovani, prova da incorniciare di Giacomo Omati del Pedale Fidentino. Il momento di festeggiare, ha visto protagonista la Pro Loco di Balze, che ha proposto, al termine della gara, un ottimo ed abbondante ristoro finale, con un pasta party ricco per gli atleti ed i loro famigliari. A concludere la giornata di gara, le premiazioni di rito ai singoli ed alle società di appartenenza. Per informazioni: 338 6834464 www.romagnamtb.it E-mail: info@romagnamtb.it

CLASSIFICHE Uomini km 34 1° Matteo Fabbri - Staff Bike 2000 2° Vega Burzi - Cicli Taddei 3° Serghey Mikhailuski - Mondo Bici Donne km 34 1a Monia Conti - Santarcangiolese 2a Marta Maccherozzi - Gruppo T.N.T. 3a Emanuela Cerchiè - Factoty Team VINCITORI 2013 Esordienti Gianmaria Bertolucci - Le Saline Allievi Omati Corbellini Giacomo - Pedale Fidentino Junior Andrea Maccagli - Cobran MW1 Emanuela Cerchiè - Factory Team MW2 Monia Conti - Santarcangiolese ELMT Matteo Fabbri - MX School M1 Simone Lunghi - Mondo Bici M2 Vega Burzi - Cicli Taddei M3 Fabrizio Pezzi - Torpado Surfing M4 Renato Papaveri - Scott Pasquini M5 Mario Rossi - Santarcangiolese M6 Marco Calise - Valle del Conca M2 2° Andrea Altini - KTM Forti e Liberi M3 2° Fabio Zanchini - Velociraptor M4 2° Mirco Ceccarini - Santarcangiolese


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STEFANO DELL’EMILIA a cura di NICOLETTA BRINA

nicoletta.brina@gmail.com

DAI CIELI ALLA STRADA LAVORA AL 15° STORMO DI PISIGNANO, NELL’AMBITO DELL’AERONAUTICA DUNQUE, MA LA SUA PASSIONE HA BEN POCO A CHE SPARTIRE COL CIELO. CON IL BATTISTRADA BEN INCOLLATO AL TERRENO, QUESTO 46ENNE AMA IL CICLISMO E APPENA PUÒ SI ALLENA.

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Se lavorare nell’ambito dell’aeronautica, porta a pensare a chi ha – per deformazione professionale – la testa tra le nuvole ed il naso perennemente rivolto verso il cielo, allora Stefano Dell’Emilia va controcorrente. Scherzi a parte, il 46enne, originario di Senigallia, ma da anni residente a Cesena, lavora al 15° Stormo di stanza a Pisignano di Cervia e, tempo e famiglia permettendo, esce in bicicletta. Fa parte del team Cesena Bike, con il quale è stato letteralmente “amore a prima vista”. Stefano, com’è nata la sua passione per il ciclismo? «È stato un incontro fortuito: una decina di anni fa, mi sono detto che avevo bisogno di fare attività sportiva, avevo messo su peso e volevo dimagrire. Così mi sono avvicinato al ciclismo, mi sono appassionato sempre più a questa disciplina, praticando prima uscite in mountain bike ed in un secondo momento con la bici da strada. Ora mi dedico prevalentemente alla bici da corsa.» A che tipo di competizioni prende parte?

«Partecipo alle granfondo Acsi, tendenzialmente. La stagione sta andando bene, mi sto divertendo, mi piace trovarmi a confronto con me stesso. Tra l’altro quest’anno ho migliorato le mie prestazioni ed ora sono tra i primi dieci di categoria. Mi alleno 3-4 volte la settimana, compatibilmente col lavoro e la famiglia e mi rendo conto che comincia ad essere abbastanza impegnativo. I miei bimbi sono contenti dei risultati che ottengo e questa è una grande soddisfazione per me.» Da quanto tempo fa parte del team del Cesena Bike? «Sono ormai tre anni. L’incontro, anche in questo caso, è stato fortuito. Mi sono rivolto al negozio Alice Bike perché avevo la bicicletta forata e dovevo cambiare il tubolare: mi sono trovato così bene con Marco ed Alice, affidabili, con prodotti di alta qualità, che non solo sono diventato un cliente fisso, ma sono pure entrato in squadra e con loro esco spesso in bicicletta.» Che clima ha trovato nel Cesena Bike? «È una seconda famiglia, è come fossimo

parenti, perché siamo molto legati: come in tutte le squadre, c’è chi va forte e chi più piano ma, nonostante le sfide, che ci stanno sempre, poi ci si aspetta a vicenda e si torna a casa sempre insieme.» C’è un episodio che è stato particolarmente significativo per lei? «Non vado troppo indietro con la memoria, ma mi fermo alla ultima Nove Colli, una sfida che vede tutto il Cesena Bike schierato, è un po’ la sfida interna, perché ci confrontiamo tra noi. Io ci ho provato, ho visto che non riuscivo a fare il tempo che volevo sul medio, così ho aspettato un mio amico e l’abbiamo terminata insieme. I miei compagni di squadra che hanno scelto il lungo, dopo Sogliano, sono arrivati alla fine tutti compatti. Ecco perché è bello questo team.» Come proseguirà la sua stagione? «Porterò a termine le gare del Romagna Challenge, a fine agosto, poi ad ottobre ci sarà un’altra competizione. Credo che parteciperò, ora vediamo di combinare questi impegni con gli affetti ed il lavoro.»




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