Prestigio MB2000 l’unica bici con una storia da raccontare
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MACERATA, LA REGINA DEL 1500
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È QUESTO IL SECOLO NEL QUALE VIENE INTRODOTTA L’ISTITUZIONE UNIVERSITARIA CHE RENDE LA CITTÀ E LA SUA IMMEDIATA PROVINCIA CUORE PULSANTE DI IDEE E RIFLESSIONI LETTERARIE E SCIENTIFICHE. IERI COME OGGI
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Dal 1500 si apre, per la città di Macerata, un periodo di grande splendore che trova riscontro in una rinascita culturale e intellettuale. È questo il secolo nel quale viene introdotta l’istituzione universitaria che rende la città e la sua immediata provincia cuore pulsante di idee e riflessioni letterarie e scientifiche. Inoltre, nel 1588, sempre a Macerata, viene insediato il tribunale della Sacra Rota che affronta le défaillance della giustizia nella Marca e contribuendo a mettere al centro un territorio prima meno considerato. Una concentrazione di eventi in quello che è considerato il secolo d’oro. Da questo si proiettano una serie di attività che oggi contribuiscono a plasmare l’idea di Macerata e del suo hinterland come un Museo Diffuso, un filo conduttore dato da storia, cultura e arte capace di annullare i meri confini territoriali per trovare una regione ricca e stimolante sotto ogni aspetto. Non solo, allora, Macerata, ma anche la sua bella provincia, ricca di cittadine come Esanatoglia, detta anche “città filetta” per la sua forma allungata e con ben sette campanili che percorrono il Corso. Poi c’è Treia, la città del “Gioco del Pallone al bracciale” che rievoca ogni anno con l’appassionante “Disfida del Bracciale” e Visso, antico borgo medievale di grande bellezza. Nella città, e nella provincia, si esprime al meglio la cultura barocca. A Macerata si possono ammirare degli splendidi esempi come il teatro Lauro Rossi, dei fratelli Bibbiena, il Palazzo Bonaccorsi, la Basilica della Misericordia, il Palazzo Marefoschi e la chiesa di S. Filippo. Nelle località della provincia ci sono Cingoli e Camerino con le chiese dei Filippini e opere d’arte firmate da grandi artisti come Giambattista Tiepolo;
Castelraimondo con il castello di Lanciano, residenza della famiglia Giustiniani-Bandini; Potenza Picena con la Villa Bonaccorsi e il suo famoso giardino all’italiana e Penna San Giovanni con l’elegante Teatro storico “Flora”. Se arte, tradizione e cultura sono i pilastri di questo territorio, il grande valore aggiunto è dato dal patrimonio naturalistico ed enogastronomico tutto da scoprire. Città di cultura e di arte, Macerata è oggi un vivace centro dell’entroterra marchigia-
no. Edifici rinascimentali e barocchi testimoniano il fermento artistico vissuto dalla città. Da non perdere, in estate, la ricca stagione lirica ambientata nell’arena a cielo aperto dello Sferisterio e, in ogni stagione, i sapori delle antiche osterie, con piatti tipici come i vincisgrassi (lasagne al forno) e salumi del territorio come il ciauscolo.
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TRAPANI, UN MARE… DI STORIA
TRA MITOLOGIA E REALTÀ, ALLA SCOPERTA DI UNA CITTÀ MAGICA, DOVE LA NATURA SEMBRA UN AFFRESCO E DOVE IL COLORE DOMINANTE È, DA SEMPRE, IL BLU DEL MEDITERRANEO foto WWW.WINDOWEB.IT
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fascino delle isole più incantate, le Egadi. Numerosi anche i centri artistici (Segesta) e storici (Selinunte) da poter visitare, nei quali fare un passo indietro nel tempo. Il centro storico di Trapani rispecchia appieno l’essere dell’intera Sicilia, una terra di conquista e un mescolarsi di culture. Un susseguirsi di epoche storiche che ostentano la loro bellezza e caratterizzano i diversi angoli della città. Monumenti, chiese, palazzi, fontane e piazze che ci parlano del passato di Trapani. Da buona città di mare che si rispetti il centro cruciale è il porto che ha subito diverse modifiche nel corso del tempo. La morfologia del territorio trapanese, una piccola penisola che si estende sul mare, ha caratterizzato da sempre la vita trapanese.
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La Provincia di Trapani si colloca tra il Mar Tirreno e il Mar Mediterraneo a nord-ovest della Sicilia. Il capoluogo sorge ai piedi del monte Erice, uno dei paesi più pittoreschi della Sicilia. La città di Trapani è conosciuta per il sale e la vela e si trova di fronte alle Isole Egadi, una delle mete preferite per una vacanza all’insegna del mare cristallino. Certamente un’altra località balneare nota per le sue splendide acque è San Vito Lo Capo, che accoglie una delle spiagge più belle della Sicilia. Nella Provincia di Trapani ci sono interessanti centri artistici, come la città storica di Segesta o il centro archeologico di Selinunte. Le origini di Trapani hanno uno sfondo mitologico: una falce caduta a Cerere mutata in lingua di terra ha dato vita ad una città detta Drepanon (“falce”). Ma questa è solo una delle leggende mitologiche sulle origini di Trapani. Da un punto di vista storico, invece, la città è stata fondata dagli Elimi prima della caduta di Troia. Ad unirsi agli Elimi in modo pacifico sono prima i Sicani e poi i Fenici provenienti da Cartagine. In questo periodo la città gode di un periodo ricco e di una situazione di indipendenza. A nord-ovest dell’isola siciliana nasce Trapani, la città circondata dal mare e protetta dal monte Erice. È possibile godere del mare più bello (San Vito lo Capo) e del
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SOMMARIO 24
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La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone
a cura di Piero Fischi
Il Record dell’Ora
a cura di Newspower
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30 Protagonisti
Pagine Gialle
a cura di Paolo Mei
a cura della Redazione
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L’intervista
Marcialonga Story
a cura della Redazione
a cura di Newspower
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ExpoBici Padova
Coi tempi che corrono
a cura di Roberto Zanetti
a cura di Maurizio Rocchi
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Sicurezza in gara
Holiday InBici
a cura di Gianluca Barbieri
a cura di Paolo Aghini Lombardi
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136 Cicloscopio
Il Coach a cura di Iader Fabbri
a cura della Redazione
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Donna In... Bici a cura di Roberto Feroli
La playmate di ottobre a cura di Mario Pugliese
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Inbici Magazine Direzione e Amministrazione Via Delle Scalette, 431 - 47521 Cesena (FC) Direttore Responsabile Mario Pugliese In Redazione Mario Pugliese, Dr. Roberto Sgalla, Paolo Aghini Lombardi, Massimiliano Muccini, Fabrizio Fagioli (Equipe Velòsystem), Dr. Iader Fabbri, Equipe Enervit, Gian Paolo Mondini, Nicoletta Brina, Matteo Gozzoli, Aldo Zanardi, Anna Budini, Federico Tosi, Ricky Mezzera, Mario Facchini, Andrea Pelo Di Giorgio, Dr. Maurizio Radi, Gianluca Barbieri, Roberto Bettini, Paolo Mei, Roberto Zanetti, Dr. Alessandro Gardini, Dr. Piero Fischi, Luciana Rota, Lorenzo Comandini, Roberto Feroli Fotografi Playfull, Studio5, Foto Castagnoli, Bettini Photo, Ido Talenti, Leonardo Morelli, Newspower Archivio fotografico Gianni Rocchi Distribuzione Italian Business Management LTD Responsabile Grafica Loredana Cramarossa Responsabile Facebook Gianni Rocchi Stampa Wafra Responsabile marketing Sara Falco Piede_Inbici_red22.pdf
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Diritti e proprietà INBICI MAGAZINE - SARA FALCO EDITORE - Reg imprese n° REA FO 323603 Iscrizione Registro Tribunale di Forlì nr. 3/2013 del 5 aprile 2013. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli, foto e disegni senza autorizzazioni della SARA FALCO EDITORE.
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CAMPIONATO DEL MONDO DI CICLISMO
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a cura di MARIO PUGLIESE
TRIONFA KWIATKOWSKI MA L’ITALIA LOTTA (QUASI) FINO ALL’ULTIMO IL CORRIDORE POLACCO DELL’OMEGA PHARMA QUICK STEP VINCE IL MONDIALE DI PONFERRADA DAVANTI A SIMON GERRANS E ALEJANDRO VALVERDE: COLBRELLI, IL MIGLIORE DEGLI ITALIANI, CHIUDE IN 13ESIMA POSIZIONE. DECISIVA L’AZIONE DI KWIATKOWSKI IN DISCESA, CON IL POLACCO CHE POI ALLUNGA IN SALITA E NON VIENE PIÙ RIPRESO... La partenza del mondiale di Ponferrada
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Già sapevamo, con il senno “del prima”, che non era questo il nostro Mondiale. Ingeneroso, dunque, con il senno “del poi”, imbastire i soliti processi sommari per un 13° posto di Colbrelli che, certo, non rende giustizia alla nostra storia, ma che non è neppure lo specchio attendibile del valore attuale del nostro movimento ciclistico. Perché, fino a prova contraria, il corridore più forte del mondo nelle corse a tappe – Vincenzo Nibali – ce l’abbiamo noi (anche se in Spagna si è presentata un’edizione sbiadita) ed il giovane più promettente – Fabio Aru – pure. La verità è che, in questa fase epocale, ci manca il finisseur, l’uomo della “sparata” da ultimo chilometro. Uno come Pozzato, direbbe qualcuno, ma questa è un’altra storia.
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Per il resto, Davide Cassani ha fatto quello che doveva, impostando l’unica tattica che questi corridori gli permettevano: corsa dura, a caccia del “break event”, nel tentativo di sfiancare i velocisti e di decimare il lotto dei favoriti. Forse, si può eccepire su quel Visconti spremuto anzitempo e non conservato per l’ultimo giro, ma bisogna ammettere che, nell’ultimo strappo, c’erano corridori più forti e dunque non è l’Italia che deve recitare il “mea culpa”. Il 13° posto di Sonny Colbrelli è la nota “dolce-amara” per una squadra che avrebbe sicuramente meritato ben altra sorte: per come ha dato battaglia, per la determinazione mostrata e per la capacità di governare la corsa. Il “caos organizzato” chiesto dal Ct ha tenuto in scacco i grandi squadroni per tutta la gara. Almeno
Sul podio del campionato del mondo Michal Kwiatkowski, Simon Gerrans e Alejandro Valverde
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Michal Kwiatkowski vince a braccia alzate il campionato del mondo 2014
fino agli ultimi cinque chilometri, quando – si sa – più della tattica contano le energie. Merita una lode anche De Marchi, che pure – varcato il traguardo – si è assunto (ingiustamente) gran parte delle colpe del deludente risultato degli foto BETTINIPHOTO azzurri. Alla fine, la vittoria iridata è andata al polacco Michal Kwiatkowski, argento per Simon Gerrans (AUS) e bronzo per Alejandro Valverde. Per la Spagna – che ha fallito ancora una volta sul piano tattico – un risultato al di sotto delle aspettative, a fronte delle luminose credenziali della vigilia. Si tratta del primo, storico titolo per la Polonia nel Mondiale professionisti, che è giunto all’ottantunesima edizione. Kwiatkowski, la cui squadra aveva lavorato molto nella
7 quattro attaccanti che in quel momento era in testa alla corsa (Gautier, Andersen, Kiryienka e il nostro De Marchi), si è poi involato e non è stato più ripreso. Alle sue spalle, un gruppetto di contrattaccanti si è giocato le altre due medaglie: Simon Gerrans, per l’Australia, ha conquistato l’argento. Bronzo per Alejandro Valverde, che neppure nel Mondiale di casa ha sfatato il sortilegio che lo lega alla prova iridata: ha conquistato infatti 6 podi, 2 argenti e 4 bronzi, senza mai vincere. Gli altri favoriti si sono accontentati di piazzamenti: 9° Degenkolb, 10° Bouhanni e 11° Cancellara. Il giovane e temibile Matthews si è piazzato 14°. Niente da fare neppure per Vincenzo Nibali, indicato tra i favoriti più per il palmares stagionale che per la sua reale attitudine ad un tracciato troppo soft. Lo Squalo aveva già detto di essere inadatto al percorso, ed in questo probabilmente è stato inesatto. La corsa è infatti stata più dura del previsto, ma la verità è che Nibali, come si temeva, non era quello del Tour. Per Kwiatkowski, che era stato iridato juniores a cronometro nel 2008, questa senza dubbio è la stagione della consacrazione. Classe 1990, corre per l’OmegaQuick Step di Boonen, Cavendish e Martin. Ed era stato tra i grandi protagonisti della prima fase della stagione: tra i successi anche le Strade Bianche, la classica delle crete senesi che RCS Sport organizza per conto della Gazzetta. Ed era stato tra i protagonisti di tutte e Il gruppo tirato dalla nazionale azzurra foto BETTINIPHOTO
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La grinta di Alessandro De Marchi
prima fase di corsa, è stato perfetto a scegliere il tempo dell’attacco in discesa nel corso dell’ultimo giro, circa a 7,5 km dalla fine. «Mi sentivo bene fin dalla partenza», ha ammesso Kwiatkowski, che parla anche un ottimo italiano. Mical si è riportato sul gruppo di
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La nazionale Polacca lavora per il suo capitano Kwiatkowski
tre le classiche delle Ardenne, pur senza vincere: 5° all’Amstel, 3° alla Freccia, 3° alla Liegi: «Avevamo deciso di controllare la corsa fin dall’inizio – ha spiegato il neo campione del mondo – stavo bene e continuavo a dirlo ai miei compagni di squadra che hanno dato tutto per me. Poi mi sono mosso in prima persona nel finale: ho visto la corsa degli U23, sapevo che avrei dovuto attaccare lì e, quando mi ci sono trovato, ho dato tutto e ho pensato solo ad andare all’arrivo. A chi dedico questo successo? Alla mia famiglia, alla mia fidanzata e a tutta la Polonia, perché è
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9 davvero incredibile poter rappresentare il mio Paese in un evento così importante». Davide Cassani, Ct della Nazionale, ha commentato così la prova degli azzurri: «Sapevamo di non avere un finalizzatore, di avere dei limiti. I ragazzi sono stati bravissimi perché hanno corso da squadra: hanno onorato Alfredo Martini, la maglia e hanno dato il massimo. L’azione di Visconti andava bene, De Marchi è stato fantastico. Sapevamo che sull’ultimo strappo c’erano corridori più forti. Rimpianti? Quando ho visto questo percorso ho pensato ad Ulissi, poi le cose sono andate diversamente. Comunque ripeto: Nazionale non da 10 o da 9, ma 8 se lo meritano tutti. Hanno corso come stabilito, siamo sempre stati nel vivo della corsa fino a 5 dall’arrivo. Gli spagnoli mi hanno sorpreso e forse hanno fatto un errore: hanno tirato tutto il giorno lasciando andare Kwiatkowski quando ha attaccato. Sappiamo che a un corridore così non puoi lasciare 100 metri alla fine di quella salita, perché arriva al traguardo». foto BETTINIPHOTO
Entra anche tu nella grande famiglia di INBICI Gira la ruota del ciclismo che – archiviata l’estate più anomala del terzo millennio – scandisce, dai professionisti agli amatori, gli ultimi rintocchi del calendario 2014. Il mondiale spagnolo, non certo congeniale per i nostri azzurri, non ci ha regalato il miracolo auspicato, ma il nostro movimento ciclistico resta ai vertici mondiali e la bicicletta, declinata nei suoi molteplici aspetti, continua ad essere una grande protagonista della nostra epoca. Con questa incrollabile certezza, facendo una sintesi delle nostre esperienze, abbiamo confezionato per i nostri fedeli lettori una sorpresa che, in fondo, è anche una grande sfida: nasce la Vip Card INBICI, uno strumento che mette in rete le eccellenze del ciclismo amatoriale e che garantisce ai suoi possessori risparmio, qualità e senso di appartenenza. Il risparmio è garantito dallo sconto netto del 50% sulle iscrizioni ad undici prestigiose granfondo del calendario 2015. La qualità è nel genoma delle aziende selezionate che garantiranno robusti sconti sui loro campionari. Il senso di appartenenza è nel tesseramento ACSI per
il neonato Team INBICI, che riunirà sotto un’unica insegna gli amanti del pedale, quelli che, senza velleità agonistiche, interpretano il ciclismo con i nostri stessi valori. La card, disponibile nella versione Gold e Silver, è il passe-partout verso la grande famiglia di INBICI, il nostro invito a pedalare, per un anno intero, insieme a noi. All’interno della rivista troverete tutte le informazioni utili per il tesseramento e l’elenco completo dei benefit inclusi nella nostra proposta. Siamo certi che saprete cogliere il vantaggio di questa proposta. E per noi sarà un grande piacere darvi il benvenuto.
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L’EDITORIALE l’editore MAURIZIO ROCCHI
OGNI STRADA È LA MIA STRADA
AERODINAMICA, TRASPIRANTE E PROTETTIVA TESSUTO LEGGERO ANTIVENTO CON TRATTAMENTO NANOTECNOLOGIA CHE LO RENDE RESISTENTE ALLA PIOGGIA PARTE POSTERIORE PIÙ LUNGA PER PROTEGGERE DAGLI SPRUZZI D’ACQUA SOLLEVATI DALLA RUOTA ZIP LUNGA COPERTA PER MAGGIOR PROTEZIONE ZIP ANTERIORI A SCOMPARSA PER FAVORIRE LA VENTILAZIONE 3 TASCHE POSTERIORI CON PICCOLI RIFRANGENTI PER FAR FUORIUSCIRE L’ACQUA
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DETTAGLI RIFRANGENTI SULLA PARTE ALTA E BASSA DEL DIETRO
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IN COPERTINA info@inbici.net
IL PRESTIGIO NON SI COMPRA SI CONQUISTA… A SAN MARINO È NATA LA MB2000, LA BICICLETTA CHE RENDE OMAGGIO ALLA STORICA VITTORIA DI MICHELE BARTOLI AL PRIMO CAMPIONATO DEL MONDO DEL TERZO MILLENNIO: «LA GENTE RICORDA LE LIEGI, IL FIANDRE E LA FRECCIA VALLONE, MA QUELLA GARA DI TRIESTE DI 14 ANNI FA FU UN’IMPRESA EPICA. GIUSTO RICORDARLA CON UNA BICICLETTA STRAORDINARIA»
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«Il ‘Prestigio’ non si compra, si conquista, giorno dopo giorno, lavorando con volontà e determinazione, cercando sempre di anticipare il mercato…». È il mantra che, da sempre, guida Giancarlo Di Marco, amministratore delegato dell’azienda Prestigio di San Marino. Ed è la filosofia che ha ispirato la creazione anche dell’ultima nata della maison sammarinese: la MB2000. Elegantissima nella sua grafica latte & pece, la MB2000 è la super-bicicletta che l’azienda Prestigio ha dedicato al suo testimonial di riferimento, Michele Bartoli, o meglio ad una delle sue imprese sportive più belle: lo storico successo ai Campionati Italiani di Trieste del 25 giugno del 2000, quando venne assegnata la prima maglia tricolore del millennio. «È la prima volta che qualcuno costruisce una bicicletta per ricordare una delle mie vittorie – spiega il Leoncino delle Fiandre – è normale che la genti ricordi, in maniera più nitida, le vittorie alla Liegi, al Lombardia o alla Freccia Vallone, ma quel 25 giugno del 2000 a Trieste si assegnava la prima maglia tricolore del terzo millennio e, alla fine, venne fuori una gara terribilmente dura, corsa in condizioni meteo critiche. Non a caso, al traguardo – su 187 partenti – arrivammo appena in 25 e sul podio, dietro di me, dopo 228 chilometri infernali, arrivarono Simoni e Nardello, due ciclisti che, da sempre, hanno fatto della sofferenza il loro tratto distintivo». Nel telaio della bicicletta di Prestigio sono stampati in calce i numeri di quell’impresa: la data (25-6-2000), il tempo impiegato (5 ore, 59 minuti e 17 secondi) e la media oraria (38.076): «Questa è una bicicletta che il mercato non ha mai visto – aggiunge Bartoli –. Un telaio ideale per un team professionistico? Secondo me no, perché il segmento è troppo elevato e, dietro al suo lancio promozionale, sarebbe molto complicato studiarci una strategia commerciale conveniente. Questa è una bicicletta per intenditori, un prodotto sartoriale di nicchia che solo Prestigio oggi è in grado di costruire». Soddisfatto come un papà nella nursery l’Amministratore Delegato di Prestigio
Giancarlo Di Marco, che si coccola la sua ultima produzione: «È una bicicletta fantastica – spiega – che si posiziona, come sempre, su un segmento di mercato medio alto. È stata costruita in base alle specifiche indicazioni bio-meccaniche fornite da Michele Bartoli, che ha partecipato al disegno originario, all’assemblaggio e
alla scelta della grafica. È una bicicletta made in Italy, dipinta nelle nostre officine di San Marino. Un telaio italiano nato per celebrare un grande evento italiano. Tutti mi dicono che è bellissima e io sono convinto che la MB2000, come un vino di pregio, sarà molto apprezzata dai veri intenditori».
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VIP CARD INBICI a cura di MARIO PUGLIESE
MAURIZIO ROCCHI: «LE ECCELLENZE IN RETE»
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L’EDITORE DEL MAGAZINE HA PRESENTATO IN ANTEPRIMA IL PROGETTO ALL’EXPOBICI DI PADOVA
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Maurizio Rocchi, come e perché nasce l’idea della Vip Card InBici? «È un progetto che nasce, in primis, con l’obiettivo di premiare la fedeltà dei nostri lettori, quasi tutti ciclisti praticanti. Per questo, anziché scegliere un omaggio simbolico, abbiamo deciso di optare per qualcosa di più concreto.» Ma cos’è la Vip Card INBICI? «È un prodotto innovativo che garantisce ai suoi possessori una serie di servizi e benefit. È in sostanza una tessera personalizzata multi-service della durata di un anno che offre omaggi, promozioni esclusive e, soprattutto, un’importante scontistica sulle iscrizioni a undici prestigiose granfondo e sull’acquisto di materiale tecnico d’alta gamma.» Cosa intende per “prodotto innovativo ed esclusivo”? «Non esiste sul mercato editoriale una
sono sempre più alla ricerca di partnership e format innovativi. La Vip Card INBICI ha semplicemente intercettato queste nuove esigenze: da una parte il desiderio degli organizzatori di ‘fare rete’, dall’altra la necessità stringente dei cicloamatori di risparmiare qualcosa sui costi di iscrizione.»
L’editore Maurizio Rocchi con l’amico Max Lelli
card con queste peculiarità. Mettere insieme tante eccellenze non è stato semplice, ma anche il ciclismo amatoriale comincia ad essere strutturato in maniera più professionale e dunque molti organizzatori, per aumentare le loro iscrizioni,
La card, però, ha un costo di affiliazione… «Sì, 200 euro, ma il valore effettivo della tessera si aggira attorno ai 500 euro, dunque conti alla mano, il risparmio netto ammonta ad almeno 300 euro. Ricordo che, al momento della sottoscrizione, si riceve subito in regalo una divisa tecnica da ciclista ‘griffata’ INBICI ed un abbonamento a 12 numeri della rivista recapitati direttamente a domicilio.» E inoltre è previsto il tesseramento con l’ACSI per tutto il 2015... «Sì, anche questo è un benefit di grandissimo valore che siamo riusciti ad
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includere nella Vip Card formula Gold. In pratica, chi la sottoscrive entra a far parte del Team INBICI, un nuovo sodalizio ciclistico, affiliato ACSI, che parteciperà alle granfondo portando in giro per l’Italia la filosofia della nostra rivista, quella di un ciclismo aperto a tutti, smarcato dalle logiche agonistiche ed interprete di quei valori aggregativi che, in fondo, sono anche i principi fondanti dell’ACSI. L’adesione è ovviamente facoltativa: a chi non interessa l’affiliazione o, invece, è già tesserato per un altro team, può sottoscrivere la Vip Card formula Silver, che costa 170 euro. Inclusa nella cifra, mi preme ricordare, oltre a tutti i servizi previsti dalla Gold, ci sarà anche la nostra richiestissima t-shirt.» Il “valore aggiunto” della Vip Card, però, è il significativo risparmio sulle iscrizioni alle granfondo... «Certo, perché i possessori della tessera avranno diritto ad uno sconto netto del 50% sull’iscrizione a ben undici prestigiose granfondo italiane. Ci tengo a sottolineare
16 come in questo ‘circuito ideale’ figurino manifestazioni consolidate e di altissimo livello organizzativo. Per far parte del circuito INBICI, del resto, richiedevamo standard di qualità molto elevati e le granfondo che abbiamo selezionato rappresentano, per ragioni diverse, il top del calendario nazionale.» Parlava anche di sconti per l’acquisto di prodotti del settore ciclo… «Certo, la card garantisce anche riduzioni dal 10 al 50% sui listini di alcuni prodotti di aziende prestigiose. Chi va in bici conosce bene i costi dei materiali, ebbene con la Vip Card ridurrà in maniera significativa
il suo budget di spesa. Come vedete, l’omaggio non è fittizio ma reale ed il risparmio facilmente stimabile.» Quali sono state le prime risposte del mercato? «Direi entusiaste. Abbiamo presentato la Vip Card all’ultimo Expo di Padova e, oltre alle prime sottoscrizioni, tutti gli addetti ai lavori hanno riconosciuto il valore avanguardista di un’iniziativa che, in fondo, ha il pregio di accontentare tutti: organizzatori, atleti e semplici appassionati. La filosofia che ha ispirato il progetto, in fondo, è quella di ‘fare rete’. E, come INBICI, ci siamo semplicemente assunti l’onere e l’onore di mettere assieme il top del movimento ciclistico nazionale.»
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VUELTA DI SPAGNA
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a cura di MARIO PUGLIESE
CONTADOR, IL RUGGITO DEL CAMPIONE
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C’È CHI LO DAVA ORMAI FINITO E CHI ERA CONVINTO CHE, DOPO L’INFORTUNIO AL TOUR, AVREBBE CORSO UNA VUELTA DA COMPARSA. INVECE, IL PISTOLERO MADRILENO HA CONQUISTATO IL SUO TERZO GIRO DI SPAGNA, DIMOSTRANDO LA CLASSE DI SEMPRE. NELLE PAGELLE FINALI DIECI E LODE ANCHE PER ARU: IL SUO QUINTO POSTO IN CLASSIFICA GENERALE È UN’IPOTECA PER IL FUTURO Alberto Contador & Joaquin Rodriguez
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Chi lo dava ormai per finito dovrà ricredersi, anche se – come sostengono i tecnici – nel 2015, l’uomo da battere sarà monsieur Nibalì, grande dominatore del Tour de France. Ma, intanto, Alberto Contador, mettendo nuovamente a zittire le cassandre, ha vinto la Vuelta per la terza volta in carriera: tre su tre lo score impressionante del fuoriclasse spagnolo nella corsa di casa. Il successo rassetta il bilancio di una stagione che, dopo la rovinosa caduta al Tour, rischiava di bissare il tragico 2013, l’annus
horribilis del 32enne madrileno. Invece, il colpo di coda del campione ha dimostrato che, quando Alberto pianifica una corsa, difficilmente la stecca. Oltre al “cammino netto” alla Vuelta, Contador ha partecipato a due giri d’Italia (2008 e 2011) e li ha vinti entrambi. Al Tour de France la media di Contador si abbassa, ma rimane sensazionale perché a fronte di 7 partecipazioni ci sarebbero 3 successi (quello del 2010 revocato) ma si potrebbe anche non considerare la partecipazione del 2005, quella d’esordio che vide un giovanissimo Contador arrivare 30° e l’ultima conclusasi in anticipo per l’ormai nota caduta. In sintesi, su 10 corse a tappe, Alberto ne ha vinte 8 (6 per le squalifiche). Insomma, dal 2007 ad oggi, una ogni anno l’ha portata a casa, fatta eccezione – lo ribadiamo – per l’orribile stagione 2013 che, a questo punto, va archiviata nella sua biografia come un “incidente di percorso”. I dati, impressionanti, servono a certificare una supremazia che, oggi, in verità, appare più “di testa” che “di gambe”. Quando lo spagnolo inquadra un obiettivo nel mirino difficilmente fallisce. Perché, sul piano della personalità, della capacità – quasi ingegneristica – di gestire le proprie energie, re Alberto resta il numero uno. Forse, il motore comincia ad essere un po’ appannato, come ha dimostrato il primo scampolo di Tour, quando non riuscì mai a staccare Nibali. Ma se parliamo di cervello – inteso come esperienza ed ostinazione – Contador sembra ancora lontano dal canto del cigno. Certo, peccato per gli infortuni di Quintana e di Urán che avrebbero conferito maggior pepe ad una concorrenza già agguerrita visto la presenza dei vari Froome, Valverde, Rodríguez oltre a rincalzi di lusso come potevano essere Cadel Evans, Talansky, Barguil, Samuel Sánchez per non dimenticare – infine – il nostro Fabio Aru che ha portato in alto, anzi in altissimo, i colori italiani in questo Grande Giro. Per i colori azzurri il bilancio è positivo: Giampaolo Caruso e Daniele Bennati si sono confermati due gregari preziosissimi, Aru ha vinto due tappe, una per De Marchi e abbiamo piazzato ben due italiani nella top 10 – Aru (5°) e Damiano Caruso (9°) – per non parlare della crono finale di Adriano Malori, la ciliegina su una Vuelta velata d’azzurro. A festeggiare però è Alberto Contador che, neanche due mesi fa era costretto a salutare il Tour de France per una frattura della tibia, e oggi – al termine di tre settimane emozionanti, spettacolari e di straordinario spessore tecnico – sale sul podio della Roja. Contador ha dimostrato la sua superiorità in quasi tutte le salite affrontate. Non trionfava in un grande giro da due anni, ma anche nei periodi meno esaltanti ha sempre corso con la mentalità del più forte. Nella sua Spagna ha ritrovato le sensazioni dei giorni migliori. Ha conquistato il primato nella cronometro individuale di Borja (10a frazione) e da quel momento in poi è stato mattatore unico della scena. Froome, Valverde, Rodriguez ed Aru hanno dato l’anima per ribaltare le gerarchie e lo hanno attaccato a più riprese, ma non sono riusciti a mettere in discussione la sua leadership. Contador ha risposto da padrone e si è pure tolto la soddisfazione di conquistare 2 splendide affermazioni parziali (a La
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Fabio Aru vince la 18a tappa Estrada-Mont Castrove-Meis 173,5 km
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Farrapona e a Puerto de Ancares). Rispondendo agli assalti e poi piazzando la stoccata vincente. Danzando con classe sui pedali e sprigionando una potenza letale. Perché Contador è senza ombra di dubbio il più spettacolare tra i grimpeur, è campione dotato di coraggio e di qualità ed è soprattutto uno dei pochi capaci ancora di emozionare i tanti appassionati di tutto il mondo. Nessuno pensava di vederlo così pimpante dopo il grave infortunio patito al Tour de France, ma i fuoriclasse sono fatti così. Oltre al pistolero iberico, bilancio positivo anche per Chris Froome che è tornato a essere competitivo dopo il Tour vinto nel 2013 ma ha dato l’impressione di non avere più il fondo d’acciaio di un anno fa. Discorso diverso per Valverde che ha colto un podio (il sesto in carriera alla Vuelta) che non consola di certo la Movistar partita con Quintana capitano e Alejandro di spalla. Rodríguez, quarto e mai protagonista, ha confermato – per l’ennesima volta – di essere un big, ma non un fuoriclasse e, secondo i critici, potrebbe essere ormai al commiato visti i suoi 35 anni. Il futuro, invece, ha tratti somatici ben definiti: quelli di Fabio Aru. Il sardo di Villacidro ha mantenuto fede alle credenziali, confermando quanto di buono fatto al Sul podio finale della Vuelta 2014 Alberto Contador, Chris Froome e Alejandro Valverde foto BETTINIPHOTO
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Chris Froome
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21 Giro. Nonostante non sia salito sul podio, i due successi di tappa hanno evidenziato ancor di più le caratteristiche di un 24enne che corre con il cervello di un veterano. Sa quando scattare in salita, e se parte non spreca energie. È veloce e scaltro nel capire le situazioni di corsa e, se si rende conto di essere inferiore, rinuncia a strafare, salva la gamba e va del suo passo. La sensazione è che, con una preparazione mirata, Aru possa davvero diventare un grande interprete delle corse a tappe. Il 5° posto in classifica generale è un’ipoteca sul futuro perché davanti a lui, il più giovane è Froome che va per i 30 anni. I tifosi italiani sperano di vederlo presto al fianco di Nibali perché i due, insieme, sarebbero una coppia temibile per tutti e potenzialmente molto spettacolare. Nel 2015, insomma, il tema generazionale sembra già definito: italiani contro colombiani, Contador permettendo... foto BETTINIPHOTO
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GRAN FONDO INTERNAZIONALE LAIGUEGLIA a cura della REDAZIONE
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C’È GIÀ CHI PENSA AL 2015 SI APRIRANNO IL 1° NOVEMBRE LE ISCRIZIONI PER LA 16ª EDIZIONE DELLA MANIFESTAZIONE CHE SI SVOLGERÀ IN PROVINCIA DI SAVONA IL PROSSIMO 22 FEBBRAIO
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Si apriranno il prossimo 1° novembre le iscrizioni per la 16ª edizione della Gran Fondo Internazionale Laigueglia, in programma il 22 febbraio 2015. Si tratta, come sempre, della manifestazione che virtualmente apre – con largo anticipo rispetto al resto del calendario nazionale – la stagione ufficiale delle granfondo. Febbraio, come noto, non sembra il mese ideale per andare in bicicletta. Ma l’edizione dello scorso 23 febbraio si è svolta sotto uno splendido sole, mentre altre rassegne, incastonate in periodi dell’anno – sulla carta – decisamente meno “rischiosi”, hanno dovuto fare i conti con il maltempo che, in alcune circostanze, ha letteralmente rovinato la festa (pensiamo alla martoriata edizione di San Benedetto).
Si riparte allora dai 3000 iscritti della scorsa edizione (con 2700 arrivati) e dai successi, in campo maschile, del laziale Vincenzo Pisani e tra le donne di Chiara Ciuffini. Ma si riparte, soprattutto, dall’entusiasmo contagioso degli organizzatori del GS Alpi di Vittorio Mevio che, anno dopo anno, continuano a migliorare sensibilmente il livello globale della kermesse. Non a caso, lo scorso anno, tutti i pettorali vennero esauriti in poco tempo e, alle fine, le richieste pervenute furono di gran lunga superiori alla disponibilità effettiva. Dopo l’omaggio della bellissima maglia tecnica per celebrare degnamente il 15° compleanno della Gran Fondo Laigueglia, anche quest’anno gli organizzatori stanno preparando un’edizione con tante sorpre-
se e, soprattutto, all’altezza delle (enormi) aspettative. Per ora, ben poco trapela, ma sembrano confermati i tracciati tradizionali della corsa, che si dipaneranno – come sempre – tra i meravigliosi scenari savonesi, col passaggio da Ceriale a Cisano sul Neva, con le prime colline verso Cenesi e la salita di Arnasco. E ancora l’ascesa di Ligo fino agli ultimi chilometri con il suggestivo santuario della Madonna della Guardia, il vero simbolo della Gran Fondo Internazionale Laigueglia. Grande attesa anche per il mitico pasta party con l’immancabile pesto, accompagnato da affettati, pane e merendine liguri. Insomma, il 2014 deve ancora finire, ma a Savona e dintorni il conto alla rovescia è già cominciato. foto PLAYFULL NIKON
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LARS BOOM AL TOUR DE FRANCE 2014
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LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL TRENTO MONTE BONDONE
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a cura di NEWSPOWER
CACCIA AI PRIMI PETTORALI CON NOTEVOLE ANTICIPO RISPETTO AL PREVISTO, GLI ORGANIZZATORI DELL’EVENTO TRENTINO HANNO DECISO DI APRIRE UNA FINESTRA DI PRE-ISCRIZIONI FINO AL 31 OTTOBRE PER TUTTI COLORO CHE VORRANNO PRENDERE PARTE ALLA 10ª EDIZIONE. PER AGGIUDICARSI UNO DEI 400 NUMERI IN PALIO BASTA UNA “CAPARRA” DI 10 EURO
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Autunno tempo di raccolta di… nuove iscrizioni per “La Leggendaria Charly Gaul – Trento Monte Bondone”. Con notevole anticipo rispetto al previsto, soprattutto per fronteggiare le tante richieste giunte negli scorsi mesi, gli organizzatori dell’evento trentino hanno deciso di aprire una finestra di pre-iscrizioni fino al 31 ottobre per tutti coloro che vorranno prendere parte alla 10ª edizione in programma dal 17 al 19 luglio 2015. L’iniziativa appare decisamente allettante visto che, con soli 10 euro di “caparra”, si può bloccare un pettorale e assicurarsi la partenza in prima griglia, a ridosso di quella di merito. Il saldo di 30 euro andrà poi versato entro il 31 marzo del prossimo anno e darà ovviamente diritto all’esclusivo pacco gara e al gadget tecnico del decennale. Ci sono al massimo 400 pettorali prenotabili fino alla fine di ottobre, per tutti gli amanti delle sfide leggendarie è meglio affrettarsi. Gli organizzatori di ASD Charly Gaul Internazionale e APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi – l’azienda di promozione
turistica – hanno inoltre deciso che “programma e percorsi che vincono non si cambiano”. Così, ricalcando le splendide giornate vissute lo scorso mese di luglio, il prossimo anno ci sarà spazio per la prova a cronometro intorno al suggestivo Lago di Cavedine venerdì 17 luglio, mentre domenica 19 sarà l’occasione per celebrare l’Angelo della Montagna Gaul e quella che nel nostro paese è in definitiva la “sua” gara. Confermati dunque i due percorsi Mediofondo di 57 km e 2000 metri di dislivello – e soprattutto la salita Charly Gaul da Montevideo a Vason da pedalare tutta d’un fiato – e il Granfondo di 141 km e 4000 metri di dislivello che attacca il Monte Bondone da due versanti dopo averlo praticamente circum-pedalato. L’ulteriore conferma 2015 per “La Leggendaria Charly Gaul” è l’inclusione nel prossimo UCI World Cycling Tour, il Campionato del Mondo Master e Cicloamatori, un autentico giro del mondo in sella che in Italia da tempo ha l’esclusiva di qualifica a Trento, in Valle dei Laghi e sul Monte Bon-
done, dove, tra l’altro, si sono disputate le finalissime nel settembre 2013. Oltre alla grande partecipazione di migliaia di concorrenti, ciò che colpisce de “La Leggendaria Charly Gaul” è la crescita esponenziale negli anni, la sua internazionalizzazione e il coinvolgimento dato a ciclisti, loro famiglie, amici e gente del posto che vive quel fine settimana come una vera e propria festa. Ad esempio, tutti i volontari impegnati lo scorso anno si sono già “prenotati” con largo anticipo per collaborare con gli organizzatori anche per l’allestimento della prossima edizione. L’APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi ha già lanciato l’hashtag #laleggendaria10 e nei prossimi mesi sicuramente proporrà tante iniziative dedicate ai cicloamatori e rivolte a far scoprire, durante la settimana della manifestazione, le bellezze naturali e le tante attrattive culturali che Trento e i suoi dintorni offrono ai turisti. Il consiglio, quindi, è quello di approfittare dei vantaggi della prima finestra di iscrizioni e di seguire sito internet e pagina Facebook della manifestazione, sempre
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aggiornati e ricchi di spunti. Inoltre, sul sito www. discovertrento.it sono già disponibili i primi pacchetti vacanza a prezzo agevolato per i granfondisti che vogliono prendere parte alla decima edizione de “La Leggendaria Charly Gaul”. L’idea di fare una gara ciclistica sulle rampe del Monte Bondone nacque quasi per caso, quando nel 2005 i “bondoneri”, gli abitanti di quelle zone, insieme all’APT
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e al Comune di Trento, decisero di dedicare all’Angelo della Montagna Charly Gaul la salita che da Montevideo, alle porte di Trento, si inerpica sino ai 1654 di quota di Vason, sul Monte Bondone. All’inaugurazione delle targhe commemorative di Montevideo e Vason era presente anche una troupe dell’emittente televisiva lussemburghese RTL e un giornalista si lasciò sfuggire l’idea di organizzare un raduno dedicato ai cicloamatori. Venne subito preso in parola e l’anno successivo fece il suo esordio la prima edizione de “La Leggendaria Charly Gaul – Trento Monte Bondone” che nel giro di un decennio è già divenuta un punto fisso nel calendario granfondistico nazionale e internazionale, portando ogni anno a Trento, sul Monte Bondone e nella Valle dei Laghi appassionati da tutta Italia e da tutto il mondo. Info: www.laleggendariacharlygaul.it
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RUOTE ROVENTI
a cura di ROBERTO SGALLA
IL CHECK UP DEL CICLISTA
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ANALISI DELLA FREQUENZA CARDIACA COSTANTE, RILEVAZIONE DEL CONSUMO DI OSSIGENO E SOGLIA ANAEROBICA: LA “PRESTAZIONE PERFETTA” PARTE IN PRIMIS DA QUESTI PARAMETRI
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La preparazione sportiva quando vuole essere razionale e scientifica non può non tenere conto di un aspetto fondamentale, quale la valutazione funzionale dell’atleta allo scopo di ottimizzare l’impegno svolto sulla bici in termini prestativi, nonché per trarre il massimo beneficio fisico dalla pratica realizzata in termini di benessere. Una valutazione funzionale necessita di un sistema riproduttivo della pedalata, di una analisi della frequenza cardiaca costante, della rilevazione del consumo di ossigeno e della soglia anaerobica. Per far questo i principali test utilizzati per la valutazione del ciclista sono quelli che vanno a valutare le caratteristiche fisiologiche maggiormente coinvolte nel definirne il profilo funzionale. Tra questi ricordiamo: Test della soglia anaerobica (SA) è fondamentale per individuare la frequenza cardiaca alla soglia e i Watt di potenza sviluppati alla soglia. Questo test è particolarmente utile per seguire nel tempo gli effetti dell’allenamento di un atleta confrontato con se stesso. Sulla base della definizione di massimo lattato allo stato stazionario (MLSS) la SA può essere valutata tramite la metodologia diretta di tipo rettangolare che però richiede più prove di lunga durata (almeno 30 minuti) diverse tra loro per quanto riguarda il carico di lavoro, ciascuna a intensità costante
(Faina et al, 1988). Durante ogni prova sono necessari più rilievi della lattatemia (ogni 5-10 min) per verificare l’eventuale aumento, in modo da trovare, procedendo per tentativi, quale sia l’intensità del carico più elevata che può essere mantenuta senza accumulo di lattato nel sangue (Soglia Anaerobica Reale SAR). Essendo una metodica troppo lunga e poco pratica, la SA viene di solito valutata utilizzando metodiche indirette, attraverso test incrementali, ossia metodiche che analizzano il transient, cioè le variazioni dell’andamento di alcuni parametri (per esempio quello lattatemico, ventilatorio, cardiaco, ecc.) durante il passaggio dal solo metabolismo aerobico a quello misto aerobico-anaerobico. Fino al 1976 quando Mader suggerì di considerare come intensità di SA il carico di lavoro corrispondente al valore di 4 mM di lattato ematico, l’unico metodo utilizzato era stato il rilievo della variazione dell’andamento della Ventilazione (VE) relativamente a quello del VO2 (Wasserman et al 1973); la VE ha infatti, durante una prova a carichi crescenti, una relazione lineare con il VO2 fino ad un determinato carico oltre il quale (Ventilation Breaking Point) essa aumenta più di quanto non aumenti il VO2 diventando sproporzionata rispetto alle richieste organiche di ossigeno. Tale punto può essere considerato la SA del soggetto. Un altro metodo per la determinazione della SA è il metodo Conconi, un test da campo che mette in relazione la frequenza cardiaca con il carico lavorativo e indica, nel punto in cui generalmente si perde la relazione lineare tra questi due parametri, la frequenza cardiaca e l’intensità della SA. Questo avverrebbe poiché, a causa, o in coincidenza, della produzione di ATP l’intensità lavorativa aum e n t e re b be più della FC, facendo anche registrare un aumento brusco del polso di ossigeno
27 Test Anaerobici: tra i test anaerobici il WINGATE, è sicuramente, il più diffuso. Proposto nel 1974 da Ayalon et al. il test consiste nell’effettuare una prova al cicloergometro ad attrito frazionale della durata di 30 secondi; il soggetto è invitato a pedalare alla massima velocità possibile contro una resistenza costante che di norma è relativa al peso corporeo. Alla fine del test vengono misurati 3 parametri: il picco di potenza, che rappresenta la più alta potenza sviluppata (tale picco si raggiunge normalmente entro i primi 5 secondi); la potenza media, definita come valore di potenza media sviluppata durante i 30 secondi; il decremento di potenza, dal suo livello massimo al suo livello minimo. Dott.ssa Maria Rosaria Squeo, Dott.ssa Eliana Tranchita scuola di specializzazione in medicina dello Sport Sapienza Università di Roma
Bibliografia Dal Monte A., Faina M; Valutazione dell’atleta, Analisi funzionale e biomeccanica della capacità di prestazione. Scienza dello Sport. UTET (2000) Carbonieri S. www.ciclismopassione.com. La valutazione funzionale che cos’ è e perché è utile (2014) Faina M., Sardella F., Marini C., La soglia anaerobica, Progressi in medicina dello sport, Aulo Gaggi, Bologna, 37:7, 1988
(V’O2/FC). Il metodo proposto da Mader (Mader et al., 1976) si basa sulla determinazione della curva lattatemica durante alcune prove (3-4) a carichi crescenti, ciascuno della durata di 5-6 min, con una pausa tra ciascun carico e il successivo sufficiente a effettuare il prelievo di sangue. Lo scopo è quello di evidenziare il passaggio della curva lattatemica attraverso il valore di 4 mM. Questo valore secondo l’autore rappresenta il punto di SA. Test del massimo consumo di ossigeno (VO2 max) per calcolare la “cilindrata” del motore aerobico dell’atleta. Si tratta fondamentalmente di un test incrementale massimale al cicloergometro con incrementi del carico di lavoro di intensità e durata variabile fino al raggiungimento del massimo carico tollerabile o del VO2max. Il VO2max (o massimo consumo di ossigeno) è il parametro di valutazione funzionale che, meglio di tutti gli altri, rende l’idea delle potenzialità prestative di un ciclista. Da un test di valutazione del VO2max si può individuare un potenziale campione dal resto della popolazione ciclistica. Possiamo definirlo come la “quantità massima di ossigeno che un individuo può utilizzare per fini energetici nell’arco di un minuto”. L’ossigeno respirato dai polmoni si riversa nel sangue e, attraverso arterie e capillari, va a fornire energia ai mitocondri, le componenti della cellula specializzate nella resintesi dell’ATP di derivazione aerobica. Quindi, più ossigeno arriva ai muscoli, maggiore sarà la capacità di prestazioni. Il valore del VO2max è allenabile ed è strettamente legato alle caratteristiche genetiche dell’individuo. Dai test effettuati in fisiologia dello sport è stato constatato che i miglioramenti che si possono ottenere sono molto variabili e variano da individuo ad individuo. Applicando lo stesso protocollo di allenamento, si sono registrati miglioramenti variabili addirittura tra il 5 e il 50%. Inoltre è stato dimostrato che l’efficacia dell’allenamento sul VO2max è riscontrabile nelle prime 8-12 settimane di allenamento, dopodiché i carichi di lavoro non portano più benefici apprezzabili. L’individuo più dotato geneticamente raggiungerà valori di 75-85 ml/min/kg mentre il cicloamatore di medio livello si attesterà su valori di circa 55-65 ml/min/kg.
La partenza della Gran Fondo di Roma 2013
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CIRCUITO DEGLI ITALICI ZUEGG a cura della REDAZIONE
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IL GRAN FINALE ALLA GRAN FONDO CAMPAGNOLO DI ROMA LA PROVA CAPITOLINA DEL 12 OTTOBRE SOSTITUIRÀ LA GRAN FONDO DEL SAGRANTINO. INTANTO SONO PARTITI I RIMBORSI PER LA CANCELLAZIONE DE LA MAGNIFICA
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ni (GS Poppi, punti 1620) e Romano Neri (GSC Terracina Desco, 1220). Sopra la soglia dei mille punti anche Andrea Bernardini (Fausto Coppi Fermignano), quarto con 1185 punti, e Marco Morrone (Cannondale – Gobbi – FSA), quinto con 1050. Nel corto, trionfa con 2000 punti il portacolori delle Frecce Rosse di Rimini Christian Pazzini, che ha preceduto Lorenzo Rosi (Cavallino ASD Specialized) con 1630 punti e Simone Orsucci (Ciclo Team San Ginese) con 1050. Infine, nella graduatoria a squadre, affermaLa maglia del Circuito degli Italici Zuegg
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Epilogo di grande prestigio per il Circuito degli Italici Zuegg che, dopo la cancellazione in extremis della Gran Fondo Sagrantino del 28 settembre, ha sostituito la prova di Montefalco con la Gran Fondo “Campagnolo” di Roma, in programma nella capitale il prossimo 12 ottobre. Una vetrina di alto blasone per Etruschi e Latini, l’epilogo più degno per una rassegna che, dopo undici tappe vibranti, vivrà il gran finale in uno scenario di autentica suggestione. Il “Giorno del giudizio”, dunque, ovvero la corsa che assegnerà i titoli di Giganti 2014, si trasferisce nella location coreograficamente più magica, quella delle Terme di Caracalla. Qui, ai blocchi di partenza, si allineeranno anche i primi tre classificati dei più importanti circuiti granfondistici italiani, ovvero Pedalatium, Centro Italia Tour, Circuito dei due Mari, Circuito del Cuore Scudetto Campano, Granducato di Toscana, Marche Marathon, Romagna Challenge e, ovviamente, Circuito degli Italici (Etrusco e Latini). A tal riguardo, l’organizzazione degli Italici ricorda agli abbonati del raggruppamento Etrusco che sono partiti i rimborsi per la Magnifica, la granfondo forlivese in calendario lo scorso 7 settembre e poi annullata. Per le modalità di rimborso occorre contattare la segreteria del Circuito (info@circuitodeglitalici.it). Intanto ricapitoliamo le classifiche dei due circuiti. Per l’Etrusco, nella classifica del “Lungo”, successo per Fabio Cini (SC Pedale Senese) con 1855 punti, che precede di 235 punti Marco Fogna-
Partners ufficiali del Circuito degli Italici
zione per il GS Cicli Matteoni FRW, che con 91 punti ha preceduto di sette lunghezze il Team Passion Faentina. Sul terzo gradino del podio un’altra formazione manfreda, il Gianluca Fenza Team con 67 punti. Per il quarto posto l’ha spuntata di una lunghezza il Cavallino ASD Specialized (48 punti) sull’AD Fausto Coppi di Fermignano (47). Nel raggruppamento del Latino, invece, nella classifica individuale Lungo, successo per Mattia Fraternali dell’AD Fausto Coppi di Fermignano che, con 2470 punti, ha avuto la meglio su Andrea Borgia (Piesse Cycling Team ASD) con 2060 punti e su Matteo Zanelli (Cycling Rieti) con 1500. AI piedi del podio Samuele Maffei (ASD Vuenne Cicli) con 1275 lunghezze davanti ad Andrea Cicione (Piesse Cycling Team ASD) con 1175. Nel Corto tutti dietro a Federico Costarelli (ASD Bicimania) che domina la classifica con 2455 punti davanti a Matia Burini (UC Trasimeno Cicli Valentini) con 2305 e a Matteo Cecconi (ASD Effetto Ciclismo Fiano Roamno) con 2020. Infine, nel ranking a squadre, dominio assoluto dell’AS Roma Ciclismo che trionfa con 235 punti. Seconda, ma distante anni luce con 91 punti, l’AD VC Santa Maria degli Angeli, che precede l’AD Newteam Essebi con 86 punti. Completano la top-five, il Piesse Cycling Team ASD (81 punti) e l’AD Bicimania (64 punti). Il grande successo del circuito è un merito che va condiviso anche con i partner commerciali che hanno sostenuto l’edizione 2014 degli Italici. Oltre al main-sponsor Zuegg, ricordiamo i brand abbinati alle granfondo del calendario Etrusco e Latino: Lunique Sport, WD-40, +Watt, Corri col Cuore Pissei, Fria, Pantacicli e Scaldì l’attiva calore.
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30 a cura di PAOLO MEI
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WLADIMIR BELLI,
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A UN PASSO DALL’OLIMPO I TRIONFI DA DILETTANTE (QUANDO SI TENNE DIETRO UN CERTO PANTANI), POI IL PASSAGGIO TRA I PROF, DOVE PER CINQUE ANNI, PUR NON VINCENDO TANTISSIMO, FU UNO DEI CICLISTI ITALIANI PIÙ REGOLARI. NELLA SUA BIOGRAFIA TANTE SODDISFAZIONI E IL RIMPIANTO DI UN GIRO BUTTATO. PER COLPA DI UN PUGNO
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A Deiva Marina, in occasione della Granfondo delle Cinque Terre – a cui ha partecipato da ospite insieme a Gilberto Simoni (uno dei suoi avversari più ostici) – abbiamo incontrato Wladimir Belli, palmares alla mano, uno dei più grandi corridori del ciclismo moderno. Considerato uno dei più forti dilettanti del mondo, Wladimir vanta nella sua prestigiosa bacheca importanti successi e un numero impressionante di piazzamenti nelle varie tappe del Giro d’Italia, la sua corsa preferita.
Wladimir Belli con la maglia della Fassa Bortolo conquista una tappa al Giro della Svizzera del 2000
Wladimir, solo per i più giovani, quelli che non hanno avuto la fortuna di vederla in bicicletta, può farci una sua breve presentazione? «Sono nato a Sedrina, in provincia di Bergamo, località molto nota agli appassionati di ciclismo, visto che qui è nato un certo Felice Gimondi. Da piccolo giocavo a calcio, arrivai al ciclismo per puro caso: dissero a mia madre che avevo dei problemi di salute e così lei mi portò dal cardiologo, venni visitato e mi venne detto che avevo ‘soltanto’ il cuore un po’ più grande del normale. La stagione del calcio era ormai iniziata e così mi dirottai verso il ciclismo. Da allora, avevo 16 anni, ho fatto la classica trafila sino a diventare dilettante e quindi professionista.» Lei era considerato uno dei migliori dilettanti al mondo, se
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non il migliore in assoluto. Nel 1990 la sua vittoria al Giro dei dilettanti davanti a Ivan Gotti e Marco Pantani la proiettò direttamente nel mondo dei grandi. Che ricordo ha di quel periodo? «È stato il mio primo appuntamento importante. Oltretutto, a quei tempi, il Giro dilettanti era concomitante con il Giro dei professionisti. Ricordo il Pordoi, la gente sulle strade che aspettava Gianni Bugno, che avrebbe poi vinto. Ricordo la fatica di una grande stagione che mi permise di ottenere anche le vittorie a Capodarco, Mercatale, la Sei Giorni del Sole, senza dimenticare il sesto posto ai mondiali. Passai tra i prof con qualche credenziale in più rispetto a Gotti e Pantani, perché essendo muscolarmente più prestante di loro, avevo – almeno così dicevano i tecnici – buone possibilità di figurare anche nelle cronometro. Insomma, ero il corridore ideale per le corse a tappe.» Poi le prime gare da professionista, un bel passo per un giovane come lei... «Fu un periodo bellissimo, ricordo il terzo posto a Campitello Matese al giro. Staccai in quella tappa Indurain, Argentin, Gotti e Pantani, arrivai anche terzo sul Mortirolo nella tappa che proiettò Pantani nell’olimpo dei vincenti. Fu una tappa durissima, ma incominciai a pensare di essere davvero portato per questo mestiere. Era il 1994.» Quali erano le sue caratteristiche tecniche? «Ero un passista scalatore, con buone doti a cronometro. A conferma di questo, partecipai a 13 Giri d’Italia.» foto BETTINIPHOTO
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La vittoria più bella? «Non ho vinto molto, però il Giro del Trentino nel 1996 mi ha reso cosciente del fatto che avrei potuto vincere un giorno il Giro.» Domanda cattiva: ma dopo tutte le vittorie da dilettante, non le sembra di aver vinto poco tra i professionisti? «Sicuramente rispetto alle aspettative vinsi meno del previsto. Pantani, Casagrande, Bartoli e Gotti, miei coetanei, vinsero di più. Certamente non ero dotato
La sua corsa preferita? «Indubbiamente il Giro d’Italia. Per un corridore italiano di una squadra italiana, il Giro era davvero importante. Anche il Giro di Svizzera era una delle mie corse preferite: arrivai tre volte terzo in classifica generale.» La corsa che invece non riusciva a digerire? «Non avevo un buon feeling con le classiche italiane dell’estate, in particolare ad agosto, forse perché arrivavo sempre parecchio stanco dalle fatiche del Giro, del Giro di Svizzera e del Delfinato.» Tre volte tra i primi dieci al Giro e una volta al Tour. Wladimir Belli in azione con a ruota Lance Armstrong Differenze? «Come ho già detto per un italiano il Giro è tutto, il fatto è che nel mio caso affrontavo il Tour dopo le fatiche del Giro, quindi di spunto veloce, il mio vero handicap. A differenza di altri, comunque, diventava difficile essere competitivo in entrambe le corse. L’unica posso dire di essere stato davvero un corridore regolare e presente volta che corsi solo il Tour fu nel 1999 e conclusi nono in classifica, nell’alta classifica per quasi tutta la stagione e per un quinquennio.» a dimostrazione che l’importante è pianificare questi grandi appuntamenti. Il caldo, comunque al Tour fa la differenza.» Veniamo al 2001: lei era terzo in classifica al Giro. Un tifoso di Simoni, lungo le strade della corsa rosa, le mancò di rispetto foto BETTINIPHOTO in più di un’occasione. Lei reagì con un pugno e venne estromesso dalla gara. Era il suo miglior Giro e il podio era ormai al sicuro. Poteva cambiarle la vita quel podio? «Be’, sicuramente avrei potuto chiudere davvero sul podio. Magari anche mettere la maglia rosa, perché la tappa successiva era una cronometro e sono certo che avrei fatto bene, anche perché la condizione era in crescita.» Lei ha corso con i più grandi della sua epoca, ma chi l’ha maggiormente impressionata? «Forse Miguel Indurain: vedere un uomo di 80 kg pedalare così in salita e a cronometro era davvero impressionante.» Le manca il ciclismo pedalato? «No, direi di no. Oggi pedalo per divertirmi, ho messo su peso, ma non vorrei più fare le fatiche che facevo da professionista. Uso la bici solo per svago e non ho nostalgia delle corse.» Il ciclismo attuale è diverso dal “suo” ciclismo? «Probabilmente ai miei tempi c’era più agonismo. E comunque, c’erano corridori che erano più continui per una parte più lunga della stagione.»
Belli dialoga con il campione Pantani
Chi è oggi Wladimir Belli? «Attualmente collaboro con un’azienda che importa bici elettriche per Benelli. Tratteremo un marchio cinese che produce biciclette, la Tropix, attiva anche nel mondo MTB. A ottobre, in Umbria, vicino ad Assisi e Gubbio, farò un camp nel quale, con il mio staff, simuleremo la settimana tipo di un professionista dal punto di vista tecnico e alimentare.»
32 a cura della REDAZIONE
CENTRO CITTÀ
SECONDO I DATI DELL’EUROPEAN CYCLISTS’ FEDERATION, IL GIRO D’AFFARI DELLA BICICLETTA IN EUROPA È IN CRESCITA DEL 7,2% RISPETTO GLI ALTRI MEZZI. MENTRE PER L’ISTITUTO DI RICERCA EUROVELO OGNI CHILOMETRO DI CICLABILITÀ TURISTICA GENERA UN INDOTTO COMPRESO TRA I 110MILA E I 350MILA EURO
BICICLETTA, IL BUSINESS VIRTUOSO
S
Sono stati diramati i dati economici delle biciclette che svelano, qualora ce ne fosse bisogno, l’importanza del settore. Il giro d’affari della bicicletta in Europa è, secondo i dati di ECF (European Cyclists’ Federation) diffusi durante la Settimana della Mobilità Sostenibile, in crescita del 7,2% rispetto gli altri mezzi. Una percentuale non banale per un settore che non consuma carburante. Produzione e vendita delle biciclette nel Vecchio Continente valgono qualcosa come 18 miliardi di euro ogni anno, mentre in termini di valore il giro d’affari delle due ruote ecologiche è di oltre 44 miliardi di euro, mentre i vantaggi complessivi arrivano a 200 miliardi di euro: il Pil della Danimarca. Sul fronte del turismo la bicicletta è un affare. Secondo l’istituto di ricerca Eurovelo ogni chilometro di ciclabilità turistica genera un indotto compreso tra i 110mila e i 350mila euro e il segmento nella sola
Germania – che ha investito in maniera massiccia sul turismo ciclistico, basti pensare alla ciclabile sul Danubio che è stata realizzata con altri paesi ed è complessivamente lunga oltre 2800 chilometri – vale 16 miliardi l’anno con 300mila addetti. E a confermare i benefici dell’economia ciclabile c’è anche l’Istat secondo la quale usare la bicicletta per recarsi al lavoro significa salvare tra il 16 e il 20% del proprio reddito, mentre secondo i dati del ministero dei Trasporti francese la bicicletta fa bene anche all’occupazione visto che per un milione di euro investito sulla mobilità ciclabile si generano dieci posti di lavoro, conto i 2,5 del settore dell’automobile. Il rapporto costi benefici della bicicletta – riportato dal sito Tekneco – è alto. L’investimento in mobilità ciclistica pro capite nella mobilità ciclistica è di 56 euro che generano benefici per 400 euro procapite. Per l’OMS (Organizzazione mondiale della
Sanità) ogni miliardo di euro investito nel settore crea circa 22mila posti di lavoro, mentre il raggiungimento del 30% di mobilità ciclabile da solo può creare 76mila posti di lavoro nella sola Europa, riducendo di 10mila unità le morti per incidenti stradali. Oltre alla diminuzione degli incidenti stradali e dell’inquinamento, con la relativa riduzione della spesa sanitaria, il miglioramento della salute è un’altro indicatore importante. Mentre in Italia, dove meno di un bambino su quattro va a scuola in bicicletta o a piedi e infatti abbiamo il 22,1% dei bambini in età scolare sovrappeso, in Olanda, dove il 70% dei bambini va a scuola in bicicletta, questa percentuale scende al 13%. Uno studio della municipalità di Cophengen, infine, ha riscontrato che un uso moderato della bicicletta, come per esempio per andare al lavoro, riduce la mortalità da malattie cardiovascolari del 28%.
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MARINA ILMER
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NASCE LA GRANFONDO INTERNAZIONALE DI TORINO a cura della REDAZIONE
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UN PERCORSO UNICO CHE, DOMENICA 6 SETTEMBRE 2015, PORTERÀ I PARTECIPANTI A TOCCARE QUATTRO PUNTI CARDINE DEL TORINESE E DELL’ASTIGIANO. UN VERO FESTIVAL DEL CICLISMO NELLA CAPITALE EUROPEA DELLO SPORT 2015. ISCRIZIONI APERTE DAL 1° NOVEMBRE
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Manca un anno alla 1ª Granfondo Internazionale Torino, che andrà in scena domenica 6 settembre 2015, ma gli occhi dei media e del mondo ciclofondistico sono già tutti puntati su quello che si annuncia come l’evento clou della prossima stagione. Non certo una semplice granfondo, ma un vero e proprio festival del ciclismo della durata di tre giorni, che occuperà la prima capitale d’Italia, tanto da prendere il nome di Torino European Cycling Festival. Perché nel 2015? Perché il capoluogo piemontese sarà Capitale Europea dello Sport. Quale occasione migliore per portare una granfondo nel centro storico di Torino? Sarà infatti la splendida Piazza Castello ad ospitare la consolle logistica della manifestazione, tra cui la segreteria organizzativa, la vasta area espositiva e la prima griglia di partenza a serpentina della storia. Ma anche tante attività collaterali capaci di soddisfare i gusti di ognuno. Un vasto elenco di attività, che si andranno a dettagliare nei prossimi mesi, ma già fin d’ora è ben chiaro nella mente di Vittorio Mevio, capo organizzatore del GS Alpi (società che non ha certo bisogno di presentazioni) il programma del Festival. Il venerdì sarà un omaggio ai torinesi, con due grandi eventi a loro dedicati: il pomeriggio sarà dedicato ai più piccini con delle sessioni di educazione stradale, mentre la sera piazza San Carlo sarà occupata da un concerto di un artista di fama internazionale. Tanto spazio ai pedalatori al sabato. Si inizierà la mattina con la “Pedalata Wine&Food”, che porterà i partecipanti lungo un affascinante percorso di una sessantina di chilometri, ad andatura controllata, alla scoperta del-
le eccellenze enogastronomiche piemontesi. Il pomeriggio piazza Castello sarà invasa invece da oltre 300 bike del Group Cycling per un contest di quattro ore con musica dal vivo. Ancora spettacolo la sera in piazza Castello con una splendida festa dal sapore storicopopolare. Sarà invece la Granfondo Internazionale Torino l’evento clou della domenica. Un’ora e mezza dopo la partenza data alle ore 8.00, saranno i piccoli pedalatori in MTB a divertirsi in piazza Castello. Il percorso della Granfondo Internazionale Torino sarà unico, di 158 chilometri per 2400 metri di dislivello. Una scelta fortemente voluta quella di avere una manifestazione che non nasce per essere solo una gara, bensì una splendida occasione per ammirare e godere alcuni territori mai toccati da una granfondo ciclistica sinora. Quattro saranno i punti cardine del percorso. In primis piazza Castello, proprio lì dove è nata l’Italia che conosciamo. Nel raggio di poche centinaia di metri si potranno ammirare i monumenti simbolo di Torino, quali il Palazzo Reale, Palazzo Madama, il Teatro Regio, la Mole Antonelliana, il Museo Egizio, il Museo Nazionale del Cinema e lo splendido Parco del Valentino. Sfoltito il gruppo sul panoramico Colle della Maddalena, si attraverserà la pianura che porta sulle colline del Roero, andando a immergersi nei vigneti carichi di grappoli, prossimi alla vendemmia. Lasciate le vigne si passerà nel Monferrato, ricco di borghi storici, assolutamente da visitare. Si percorrerà la “strada del papa”
(così chiamata in memoria della visita di Giovanni Paolo II nel 1993) per giungere alla tanto imponente quanto spettacolare Basilica di Don Bosco. Ancora qualche chilometro tra i borghi dell’astigiano per terminare il viaggio alla splendida Basilica di Superga. Da qui, su un percorso totalmente frecciato e presidiato, si tornerà in piazza Castello senza nessuna fretta. Massima attenzione alla sicurezza e all’assistenza sul percorso. Sebbene 158 chilometri possano sembrare impegnativi, non sono mai presenti pendenze impossibili, pertanto non saranno necessari sforzi estremi. Le varie erte sono ben intervallate da tratti in pianura per consentire un adeguato recupero delle forze. Sarà inoltre imponente il servizio di assistenza con le sue 55 motociclette che avranno funzioni di scorta, assistenza e cambio ruote sparse su tutto il gruppo. Saranno ben sette i ristori lungo il percorso, dove saranno posizionati anche tre punti fissi di assistenza meccanica. Ben 10 le autoambulanze con medici e infermieri. Non verrà fissato un tempo massimo: per tutti dovrà essere un divertimento. Di grande coinvolgimento emotivo sarà il gemellaggio di Don Guanella e Don Bosco. I due sacerdoti collaborarono per un triennio presso l’Istituto Salesiani del rione torinese di Valdocco. Il costo dell’iscrizione è di 60 euro comprensivo della maglia commemorativa da indossare obbligatoriamente. Le iscrizioni apriranno il 1° novembre 2014. Tutte le informazioni sulla Granfondo Internazionale Torino sono disponibili sul sito della manifestazione www.granfondotorino. com
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DAINIUS KAIRELIS
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L’INTERVISTA
a cura della REDAZIONE
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FISICHELLA, PEDALATE DA F1 IL PILOTA ROMANO È DIVENTATO TESTIMONIAL DELL’AZIENDA PRESTIGIO: «LA BICICLETTA? SPORT IDEALE PER AFFRONTARE I GRAN PREMI». LA SUA PRINCIPALE PASSIONE RESTA PERÒ IL CALCIO: «IL SOGNO? TORNARE A FARE DUE PALLEGGI IN NAZIONALE PILOTI CON MICHAEL SCHUMACHER»
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«Chiedetemi tutto, ma non della Ferrari». Giancarlo Fisichella pone subito la sua condizione. Non un pretesto per schivare domande scomode nel periodo più delicato della storia recente del Cavallino, ma una precisa clausola contrattuale che gli vieta tassativamente di rilasciare interviste su Maranello e la Rossa. L’occasione per incontrarlo, nella sua villa hollywoodiana nel quartiere esclusivo dell’Olgiata, è la consegna della MB2000 by Prestigio, una bicicletta che – di fatto – sancisce l’ingresso dell’ex pilota di Formula Uno nel novero dei super-testimonial di casa Di Marco (dopo Jules Bianchi e Michele Bartoli). A metà settembre, infatti, l’amministratore delegato dell’azienda di San Marino si è recato nella lussuosa residenza romana di Fisichella per consegnargli di persona l’ultima nata di casa Prestigio: l’avveniristica MB2000, la bici in carbonio ultra-light che rende omaggio alla vittoria di Michele Bartoli nel primo campionato italiano del terzo millennio. «Ringrazio Prestigio per questo splendido modello personalizzato (ovviamente di color rosso, ndr) – spiega Fisichella, attualmente protagonista con la Ferrari nel Campionato del Mondo Endurance –. Certo, la bicicletta dovrebbe esaltare la fatica, mentre pedalare su un telaio così leggero e performante sarà più che altro un piacere». Il passaggio dai motori ai pedali è ormai una piacevole “costante” per i piloti. Fisichella non fa eccezione: «Come ormai tanti miei colleghi piloti – spiega – pratico regolarmente ciclismo, uno sport ideale per affinare la condizione atletica in vista dei gran premi. Giancarlo Fisichella con la MB2000 by Prestigio
Alcuni colleghi preferiscono correre a piedi, ma la bicicletta mi dà grandi soddisfazioni e, sul piano aerobico, mi pare una disciplina più completa e probabilmente anche più funzionale al mio sport. Del resto, una corsa di due ore implica una sollecitazione muscolare importante, per cui a certi livelli,
Giancarlo Fisichella con il compagno di team Fernando Alonso
che mi è sempre piaciuto e che, ultimamente, seguo anche con un certo interesse. L’impresa di Nibali al Tour, ad esempio, mi ha esaltato. Vedere un italiano primo a Parigi è sempre emozionante». L’altra sua grande passione è il calcio, visto che Fisichella è una colonna portante della Nazionale Piloti (ha segnato su rigore nell’ultima edizione di Playing for Children): «Il calcio – dice – è la mia principale passione, anche se la nazionale piloti nasce con finalità prettamente benefiche. Con noi, per tanti anni, ha giocato anche Michael Schumacher e, ovviamente, la nostra speranza è quello di riuscire, un giorno non tanto lontano, a scambiare nuovamente due palleggi con lui».
anche per un pilota di auto la preparazione fisica non può essere un optional». Per questo Fisichella si cimenta talvolta anche nelle granfondo: «Ho partecipato, per la prima volta, alla Gran Fondo Campagnolo di Roma – ricorda – e pedalare in mezzo ad un gruppo di cinquemila cicloamatori è stato emozionante. E poi con me c’era anche Alex Zanardi, uno che in bicicletta va davvero fortissimo. In generale, invece, quando esco in bici qui a Roma, mi piace allenarmi su di un percorso ricavato nella zona compresa tra Formello e Campagnano». Parla volentieri di ciclismo il driver romano: «È uno sport
Fisichella in versione calciatore
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EXPOBICI PADOVA a cura di ROBERTO ZANETTI foto: EXPOBICI
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TRA INNOVAZIONE E TRADIZIONE
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ExpoBici è l’appuntamento italiano con la bicicletta, un momento fondamentale per tutte le aziende che sono protagoniste del mercato nazionale ed internazionale e per tutte quelle che vogliono crescere e diffondere l’uso e la cultura del ciclo. La formula combinata di B2B e B2C conferma la propria validità: ExpoBici unisce, all’incontro con gli operatori professionali, un prezioso momento di promozione al consumo di qualità, un’occasione di straordinaria visibilità per tutto il comparto bicicletta. L‘incremento costante del numero dei visitatori testimonia il rinnovato interesse da parte dei professionisti del settore, oltre alla funzione di grande vetrina italiana delle tendenze e delle innovazioni per gli appassionati e non solo. • Accadono cose meravigliose quando la gente pedala
L’incremento costante del numero degli oltre 55.000 visitatori ha confermato la necessità di una grande vetrina italiana delle tendenze e delle innovazioni. Negli anni le idee di coloro che hanno fatto della bici un lavoro, una passione, uno stile di vita, hanno premiato questo settore con un momento esaltante nel quale tutto il mondo del pedale trova spazio. Dal 20 al 22 settembre, ExpoBici 2014, è stata una fiera concreta che ha voluto rispondere alla necessità di rafforzare il posizionamento della nostra industria alla conquista dei mercati internazionali, una progettualità finalizzata a far crescere il made in Italy concedendo ampio spazio ai giovani con le loro idee e i loro prodotti. Dando fiducia alle “nuove leve”, se così vogliamo chiamarle, sapremo creare nuove opportunità di business e diffondere la missione della bicicletta come protago-
nista del tempo libero e della mobilità del futuro. ExpoBici è stata anche la vetrina delle novità per gli appassionati e gli operatori del settore, un momento dedicato a tutti coloro che amano l’universo bici: 500 espositori su 32.000 mq. Con l’esposizione, le gare interne, gli spettacoli, la prova dei più innovativi modelli presentati sul mercato, uno spazio ludico/sportivo dedicato ai più piccoli, le offerte di itinerari per le vacanze in bicicletta, le degustazioni enogastronomiche per tutti, ExpoBici è il format ideale per tutti coloro che, per tre giorni, vogliono vivere emozioni sulle due ruote a pedali. Lo spettacolo è iniziato venerdì 19 settembre con il Test Day a Galzignano (PD). Sui percorsi unici dei Colli Euganei sono stati circa 1500 i biker che hanno messo alla prova le 500 bici messe a disposizione: dalle MTB alle road fino alle nuove MTB a pedalata assistita.
• “ExpoBici Storica” Come ho sintetizzato nel titolo, ad ExpoBici non solo innovazione ma anche tradizione! Infatti, in questa edizione, è nata“ExpoBici Storica” per ricordare chi ha fatto la storia del ciclismo. Un primo assaggio è stato dato da Wilier Triestina con il modello Corsa del 1948 – trasmissione Campagnolo Corsa a 3 velocità. Questa bici è stata utilizzata dalla squadra professionistica Wilier Triestina nel 1948, anno in cui Fiorenzo Magni vinse il Giro d’Italia davanti a Ezio Cecchi e Giordano Cottur. “ExpoBici Storica” festeggia inoltre l’anniversario degli 80 anni della vittoria nel Giro d’Italia (1934-2014) del leggendario Learco Guerra, soprannominato “la locomotiva umana”. Il pubblico ha così potuto ammirare la prima maglia rosa originale della storia conquistata il 10 Maggio 1931 nella prima tappa del Giro d’Italia. Per la prima volta, quell’anno, nella sua allora breve storia, si istituiva il simbolo del primato in classifica come già si faceva al Tour de France. È stata esposta anche la sua maglia originale di campione del mondo del 1931 nella massacrante prima cronometro mondiale di oltre 172 km, oltre alla bicicletta utilizzata negli anni 1933/1934 appunto nel “Giro” e nella vittoriosa Milano-Sanremo. E la storia continua con l’anniversario dei 100 anni dalla nascita del grande Gino Bartali, in mostra con una bicicletta utilizzata agli esordi come dilettante ed una
maglia originale. E per finire, in questa spettacolare vetrina, si è potuto ammirare anche il Tandem usato da Bianchetto e Beghetto della SC Padovani, vincitori di 2 Olimpiadi (Roma 1960 e Tokyo 1964). INNOVATION AWARD 2014: I RISULTATI È un compito sempre più difficile quello della giuria degli Expobici Innovation Award che si trova ogni anno una quantità sempre crescente di prodotti da valutare e da votare per l’assegnazione dei premi. Il mercato è sempre più ricco di proposte e anche di idee da sottoporre ai nostri giurati; giornalisti del settore, esperti tecnici di design, marketing e moda.
Foto 1. La GT Grade (Cycling Sports Group), una bicicletta da corsa che segue la tipologia “gravel”, primo premio nella categoria Road
Quasi cento i prodotti sottoposti alla valutazione di quest’anno. • Nella categoria Road si è imposta la GT Grade (Cycling Sports Group), una bicicletta da corsa che segue la tipologia “gravel” (foto 1): passo più lungo, possibilità di montare gomme fino a 35 millimetri di sezione e freno a disco. Tra le bici puramente dedicate alle gare la menzione d’onore è stata assegnata alla Look 795 per il design di altissimo livello.
40 • Tra le bici proposte nella categoria MTB ha vinto la Olympia IRON Evo R-1 Di2 (foto 2), una bicicletta apprezzabile per la sua geometria, la qualità del materiale utilizzato e la costruzione dedicata al gruppo XTR Di2 di Shimano. Viene, al tempo stesso, segnalata per l’innovazione, la Scott Spark Ultimate Di2 dotata di sistema integrato per la gestione delle sospensioni e del cambio elettronico. • Davvero tante le proposte per la voce E-bike. Il mercato segnala una vera e propria esplosione delle biciclette a pedalata assistita e tantissime erano le proposte sottoposte alla nostra giuria. Ne è uscita vincente la Winora HAIBIKE XDURO NDURO RX (foto 3), una mountain bike dotata di motore centrale Bosch ben bilanciata e con un design molto apprezzato. Nella stessa categoria una menzione speciale sull’innovazione va a Sunstar per il suo sistema Virtus. Esso permette di trasformare una bici tradizionale in un modello a pedalata assistita applicando la forza motrice direttamente al movimento centrale. Per l’innovazione la giuria è stata colpita anche dalla proposta Italwin con il Bik ÈnGo, che abbina il sistema elettrico ad un mezzo di lavoro ben progettato e realizzato. • Tra i componenti è spiccata la proposta di Vittoria con le ruote Qurano (foto 4), dotate di cerchi costruiti con fibra di carbonio rinforzata dal grafene, un materiale innovativo nel settore che permette risultati molto interessanti. Si segnalano,
Foto 2. Olympia IRON Evo R-1 Di2, una bicicletta apprezzabile per la sua geometria, la qualità del materiale utilizzato e la costruzione dedicata al gruppo XTR Di2 di Shimano, si è imposta nell’MTB Foto 3. Winora HAIBIKE XDURO NDURO RX, una mountain bike dotata di motore centrale Bosch ben bilanciata e con un design molto apprezzato, si è imposta nelle e-bike
Foto 5. Il casco Bell Super 2R si è aggiudicato la vittoria per qualità tecnologica e versatilità nella categoria dell’abbigliamento Foto 6. Il kit Second Skin, fabbricato da Lacomed e apprezzato per praticità e completezza, si è aggiudicato il premio nella categoria Bike 4 Fun Foto 4. Le ruote Qurano di Vittoria, dotate di cerchi costruiti con fibra di carbonio rinforzata dal grafene, sono state premiate tra i componenti
per le caratteristiche innovative, la forcella Nevi realizzata interamente in titanio e il mozzo Grab, proposto da Brega Srl, con tecnologia “zero lasco” nella ripresa della pedalata e possibilità di estrarre ruota libera e pignoni senza necessità di chiavi. • Nella categoria abbigliamento il casco Bell Super 2R si è aggiudicato la vittoria per qualità tecnologica e versatilità (foto 5). Questi due fattori permettono di rimuovere completamente la mentoniera quando ci si trova in salita. Per l’innovazione la menzione di merito è andata a X-Bionic per la giacca Lamborghini bike mentre, per l’ottimo rapporto qualità prezzo, è stato menzionato il completo invernale DNA proposto da Mkf Srl con il marchio Bi-Bike.
• Bike 4 Fun è la categoria che racchiude prodotti di varia utilità per i ciclisti. Tra questi si è aggiudicato il premio il kit Second Skin da portare in bici, fabbricato da Lacomed e apprezzato per praticità e completezza (foto 6). • È un piccolo componente, pratico ed economico, ad aggiudicarsi la vittoria tra gli Accessori. Si tratta di FINN , un oggetto prodotto da Bike City Guide, che permette di fissare qualsiasi smartphone sul manubrio della bicicletta (foto 7). La menzione per l’innovazione in questa categoria è andata alla borsa portabici Roun Trip Pro di Thule che include una mini stazione di lavoro. Per qualità e design ha meritato la menzione il sistema di sicurezza U-Grip Bordo 5700 di Abus. • Parecchie anche le proposte dedicate all’Urban, categoria che diventa sempre più interessante. La nostra giuria ha assegnato il premio al sistema di trasporto proposto da Panda Bike; esso Foto 7. FINN , un oggetto prodotto da Bike City Guide, permette di fissare qualsiasi smartphone sul manubrio della bicicletta: ha vinto nella categoria degli accessori
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permette di trasportare in città bambini o oggetti pesanti con l’aiuto, opzionale, della pedalata assistita (foto 8). Per l’impegno e l’interesse sociale la giuria ha voluto assegnare una menzione speciale alla Ciclovespa, che permette il trasporto di carrozzine con persone diversamente abili. TURISMO + BICICLETTA Si chiama Btb – la “borsa” del turismo in bicicletta ed è il nuovo momento espositivo dedicato al mondo delle due ruote a pedali, per la prima volta in scena quest’anno dal 20 al 22 settembre.
Il sistema Panda Bike permette di trasportare in città bambini o oggetti pesanti con l’aiuto, opzionale, della pedalata assistita. Ha vinto nella categoria Urban
È oggi sempre più evidente che la passione per la bicicletta – sia per quella da strada/ corsa che per la mountain bike – si coniuga perfettamente con una forma di turismo sostenibile, dinamico e salutare, al 100% a contatto con la natura e con l’ambiente. Gli stessi enti del turismo, sia italiani che stranieri, gli alberghi, gli agriturismi ed i consorzi di promozione del territorio, lavorano con grande impegno ed intensità nel valorizzare e promuovere le proprie opportunità di vacanza ad una platea sempre più ampia di ciclisti appassionati. Organizzare una vacanza “attiva” – anche fosse un breve weekend – vissuta all’inse-
gna della propria passione per la bicicletta, beneficiando di precisi servizi sul territorio ed avendo la possibilità di conoscere nuovi e fantastici scenari ciclabili, rappresenta una straordinaria attrattiva per decine di migliaia di nuovi turisti. Senza poi dimenticare il perfetto abbinamento rappresentato dalla pratica della bici con l’enogastronomia territoriale e con la scoperta delle bellezze naturalistiche ed artistiche del contesto in cui si decide di fare vacanza; due aspetti di straordinaria rilevanza, bellezza e piacere. Anche gli organizzatori di manifestazioni granfondo saranno coinvolti nel progetto Btb, avendo così la diretta possibilità di presentare a tutti i visitatori il proprio evento in programma per la stagione successiva. Decidere di partecipare ad una granfondo può difatti costituire una meravigliosa occasione per conoscere in bici una nuova località ed una nuova destinazione dove pedalare. Ecco perché nasce Btb, un grande settore espositivo all’interno di ExpoBici, dedicato interamente ed esclusivamente alla conoscenza di tutte le migliori opportunità per fare vero turismo in bicicletta. Un motivo in più sui quali i prossimi espositori della “borsa” del turismo in bicicletta potranno certamente contare.
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SICUREZZA IN GARA
a cura di GIANLUCA BARBIERI
PERSONALE ASA: «NON SIAMO CARNE DA MACELLO»
gianlucabarbieri.inbici@gmail.com
LO SFOGO DI ALCUNI ADDETTI ALLA SEGNALAZIONE AGGIUNTIVA DIMOSTRA CHE, SULLA CULTURA DELLA SICUREZZA, C’È ANCORA TANTO DA LAVORARE. ECCO QUALCHE CONSIDERAZIONE PER RIFLETTERE
«S
«Siamo stanchi di essere trattati come carne da macello, buttati letteralmente su incroci ad alto rischio, spesso da soli senza forze dell’ordine e, soprattutto, in numero sottodimensionato rispetto alla reale esigenza di quel punto della gara. È ora che gli organizzatori riflettano e impostino bene la gestione dei percorsi, altrimenti noi, come molti altri gruppi, non saremo più disposti ad offrire il servizio nelle granfondo o nelle gare ciclistiche». Questo, in estrema sintesi, è lo sfogo che abbiamo raccolto parlando con alcuni
gruppi di volontari che hanno prestato servizio durante gare o granfondo ciclistiche, sia su strada che mtb. Un segnale inequivocabile che dimostra come il sentimento di malessere in questi ambienti sia sempre più diffuso. Francamente se andiamo a leggere tutti gli articoli di “Sicurezza in Gara” da noi pubblicati, ci renderemo conto che quello che chiediamo non è altro che buon senso e rispetto per tutte le figure che prestano servizio alle gare ciclistiche, quindi ASA o addetti agli incroci compresi. Proviamo ad foto PLAYFULL NIKON
foto PLAYFULL NIKON
immaginare se questi gruppi “scioperassero”... sarebbe un bel problema per noi organizzatori, vero? Ovviamente speriamo non si arrivi mai a tanto, ma permettetemi di fare alcune considerazioni su questo sfogo legittimo. La prima cosa che vorrei sottolineare è che il responsabile del percorso della gara o Direttore di Corsa deve pianificare bene il numero degli addetti sugli incroci: non si può, ad esempio, prevedere un singolo addetto su di un incrocio importante a 4 strade, e non posso sentirmi rispondere dagli organizzatori con frasi del tipo «siamo tirati col personale». Bene, se questo è il problema, riduci il percorso o trova un percorso meno impegnativo da gestire: ricordiamoci sempre che la “pelle” di un corridore va posta davanti a tutto. Altra considerazione: quando insegno ai corsi per Addetti ASA, una delle prime cose che sottolineo, ben chiara anche nelle slide dei corsi scaricabili sul sito della Federazione Ciclistica Italiana, è che il compito dell’Addetto ASA è quello di mettere in sicurezza l’incrocio tutelando atleti, utenti della strada, ma anche e soprattutto se stessi. Se un addetto agli incroci, arrivato in loco dovesse capire che, da solo oppure col numero previsto dagli organizzatori, non è possibile la gestione dell’incrocio, egli ha il dovere di avvisare l’organizzatore e, nel caso estremo, di rifiutarsi di operare in quel frangente. Certo, sono affermazioni forti, ma è quello che prevedono i corsi ASA, in maniera più che giusta. È inammissibile rischiare la vita o comunque la propria incolumità per una gara ciclistica. Ecco allora la necessità da parte dell’organizzatore di pianificare bene la gara, specie a livello embrionale, quando cioè si scelgono i percorsi: inutile voler allungare un tracciato di gara, intestardirsi nel voler passare per una salita o per un punto preciso ingestibile, senza avere il personale adeguato o sufficiente. Si rifletta bene e, a volte, pur di mettere in sicurezza una gara ciclistica, accettate di fare dei compromessi sul percorso, pur mettere sempre in primo piano l’incolumità di chi corre, di chi incontra la gara per puro caso e soprattutto per chi vi opera da volontario.
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L’ETÀ EVOLUTIVA a cura della REDAZIONE
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COME INSEGNARE AD UN BAMBINO AD ANDARE IN BICICLETTA ROTELLE O SPINTA CON IL PIEDE? DUE TECNICHE ED UNA SOLA CERTEZZA: ALL’INIZIO CADRÀ UGUALMENTE
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Insegnare al nostro bambino l’arte della pedalata su due ruote è un’operazione delicata ma estremamente necessaria per la sua crescita, il suo benessere, il suo divertimento e la sua sicurezza. In questo articolo ripercorreremo i passi da seguire per garantirgli un apprendimento dell’uso della bicicletta rapido, divertente e nel rispetto delle più adatte regole comportamentali dell’età infantile. Assicurati di avere a portata di mano: • bicicletta per bambino; • pazienza e dolcezza. 1) Innanzitutto, la prima cosa da fare è quella di procedere con l’acquisto di una bicicletta adatta all’età e alle dimensioni del vostro piccolo. Il negoziante saprà consigliarvi la misura adatta, ma ricordate che se il vostro bambino ha un’età compresa tra i tre e i cinque anni, la misura non può andare oltre la misura 14. Un consiglio: non spendete una fortuna per la prima bici del vostro bimbo; questa infatti sarà utile per pochissimo tempo, perché crescendo il ragazzo avrà bisogno di una bici sempre più grande. Preoccupatevi piuttosto di acquistare le protezioni necessarie alla sicurezza del bimbo in caso di (probabilissime) cadute. 2) È bene sapere che in materia di insegnamento all’uso della bicicletta, esistono due differenti scuole di pensiero: la prima è quella detta delle “due rotelle”, la seconda è quella della “spinta con il piede”. La teoria delle rotelle è quella che va per la maggiore da sempre: mettete il piccolo su una bici dotata di due piccole rotelline posteriori: in questo modo il bambino non dovrà preoccuparsi di mantenere l’equilibrio, ma solo di gestire il mezzo, di curvare e di frenare. Una volta presa confidenza con questo nuovo e divertente “gioco”, potete provare a togliere le due rotelle e ad avere una parte un po’ più attiva nell’apprendimento: aiutate il bambino a stare in equilibrio, dando lui la spinta iniziale e restando al suo fianco con mani tese e pronte all’abbraccio.
3) La spinta con il piede prevede invece l’immediato tentativo di apprendimento dell’equilibrio, senza l’uso dei due ruotini posteriori. In sostanza il bambino deve posizionarsi sulla sua bici, ma non deve utilizzar i pedali, bensì darsi la spinta con i piedi, (come se stesse giocando con lo skate) e poi tirare su le gambe e sfruttare quella spinta per mantenersi in equilibrio, sicuro del fatto che, al primo tentennamento, pos-
sa “salvarsi” subito, poggiando istantaneamente i piedi a terra. Dopo aver fatto questo per un po’ di volte, potrà tentare di sfruttare i pedali quando la forza della spinta a piede stia per finire. Vedrete che in questo modo imparare ad usare la bicicletta sarà per lui veloce e divertente e, se proprio dovesse cadere dalla bicicletta, asciugate le sue lacrime, un bel bacio e convincetelo (senza forzature) a ritentare!
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GRANFONDO DELLE CINQUE TERRE E DELLA RIVIERA SPEZZINA a cura di ROBERTO FEROLI
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FALZARANO E PASSALACQUA, DUE SCHEGGE SUL LUNGOMARE
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Si è svolta domenica 14 settembre l’edi- le due anime della ciclistica daivese, rispetzione numero 20 della Granfondo delle tivamente presidente e vicepresidente, e Cinque Terre e della Riviera Spezzina, Me- della kermesse ligure. morial Luigi Visini, con partenza ed arrivo Due i percorsi della manifestazione, Gransul lungomare di Deiva Marina, in provincia fondo e medio fondo. Il primo prevedeva 149 km con la primissima parte del perdi La Spezia. Una Granfondo ormai consolidata in virtù di corso subito a salire verso Framura. Ai 432 una organizzazione sempre impeccabile e metri del Bivio della Cave la prima impedi un territorio affascinante e spesso “ba- gnativa discesa verso Levanto; poi una ciato” da un caldo Christian Pazzini vincitore del percorso Mediofondo sole. Il programma in un’edizione, la ventesima, arricchita dall’elezione di Miss Granfondo 5 Terre, da un concerto tributo a Fabrizio De Andrè, oltre che dalla partecipazione del comico da Zelig Daniele Draco ed un Nutella party riservato ai più piccoli dopo la loro gimkana del sabato pomeriggio. Mille i partecipanti, al via puntuale alle ore 8.30 di una bellissima domenica mattina, sotto un sole meraviglioso e una temperatura gradevolissima. Tutto orchestrato da Massimo Nunziati e Francesco Belloglio,
GRANDE SPETTACOLO IN UNA DEIVA MARINA BACIATA DA UNO SPLENDIDO SOLE. TRA I MILLE PARTENTI ANCHE “GIBO” SIMONI
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7 min
breve pianura, l’asperità del Passo Termine, quindi velocissima picchiata su curve ampie e molto veloci verso Pignone. Dopo un tratto in falsopiano arriva la salita di Madrignano, indubbiamente una delle più temute in tema di pendenze. La seconda parte di gara, che conduce all’arrivo, prevedeva l’impennata Foce di La Spezia, Carrodano e la galleria monte Persico, poi discesa verso Levanto, salita finale molto selettiva del Passo del Bracco e ultima picchiata, in parte anche tecnica, verso l’arrivo di Deiva. Il percorso medio di 86,7 km ricalcava sino all’abitato di Pignone la gara di Granfondo. Da questa località, a seguire, una zona in falsopiano, l’asperità finale del Passo del Bracco e relativa discesa verso il traguardo. Tra i mille partecipanti, anche alcuni ospiti d’eccezione, a partire dal due volte vincitore del Giro d’Italia (2001-2003) Gilberto “Gibo”
foto PLAYFULL NIKON
Il podio femminile della Granfondo
Simoni, che ha ricordato ai microfoni dello speaker le tante fatiche dei suoi Giri d’Italia, in una zona che più volte è stata ago della bilancia della corsa rosa. Con lui, l’ex pro Wladimir Belli ed anche l’avvocato Emiliano Borgna, responsabile nazionale di ACSI ciclismo ed habitué della corsa ligure sulle strade delle Cinque Terre che – lo ricordiamo – sono Patrimonio dell’UNESCO. Ricordiamo anche che la gara era inserita nel circuito Unesco Cycling Tour e nel Trofeo Gran Premio Mare d’autunno, che comprende, oltre alla Granfondo delle Cinque Terre, anche la Granfondo Noberasco e la Granfondo Sitè da Pria, oltre ad essere Prova del Campionato Italiano Granfondo e Medio-
fondo ACSI, nonché prova unica di Coppa del Mondo Granfondo del circuito Dalzero. Veniamo ora ai risultati. Sul percorso medio vittoria di Christian Pazzini del Team Frecce Rosse Rimini che, solitario, ha fermato il cronometro sul tempo di 2.27.40 alla media di 30,88 km/h. Per Christian, primo successo in carriera. Seconda piazza per Alessio Saccardi, tesserato per CiCLO Team San Ginese col tempo di 2.29.34. Ultimo gradino del podio per il rappresentante della 71 Sport Team Jacopo Padoan con un riscontro cronometrico di 2.30.42. A livello femminile si è ripetuta, dopo le tre vittorie consecutive nelle tre edizioni prece-
Alfonso Falzarano vincitore del percorso Granfondo 149 km foto PLAYFULL NIKON
L’avvocato Emiliano Borgna, responsabile nazionale di ACSI ciclismo alla partenza della Granfondo delle Cinque Terre
denti, la bravissima Ilaria Lombardo della Polisportiva Cral Vigili del Fuoco Genova, con un timing ufficiale di 2.43.07, alla ragguardevole media oraria di 27,96 km/h. Per la seconda piazza sono trascorsi 5 minuti e 16 secondi prima di vedere il transito di una regolare Raffaella Palombo, del Team Cinelli Santini, col tempo di 2.48.23. Terza Monica Cuel, della ASD Bike Training, stanca e felicissima con un tempo di 2.48.30. Nel percorso lungo di 149 km, tanta tattica e successo finale del pistoiese Alfonso Falzarano, Team Maggi 1906, allo sprint con due biciclette di vantaggio nei confronti del vincitore della Maratona delle Dolomiti Stefano Cecchini, Team La Bagarre, che hanno chiuso in 4.21.54 alla media di 36,2 km/h. Per Falzarano, atleta che ha un passato da professionista, si tratta della seconda affermazione a Deiva dopo la vittoria del 2010. In terza posizione Alessio Ricciardi, del Sun Team, in 4.24.07, alla media di 35,89. Gara molto interessante anche tra le donne, dove la vittoria ha sorriso a Daniela Passalacqua, della Cicli Serravalle, capace di chiudere in 4.48.26, alla media di 32,87. Per la ligure, terza vittoria nel lungo, due successi in bacheca anche nel medio, 56 secondi di vantaggio nei confronti dell’altoatesina Astrid Schartmuller, Team Gobbi MGK VIS, che ha fermato il tempo in 4.49.21 (media 32,76). A chiudere il podio la bravissima Sabrina De Marchi del Team Cinelli Santini in 5.02.23, alla media di 31,35 km/h, distanziata di quasi 14 minuti. La giornata decisamente estiva, i tanti turisti e l’ottimo pasta party con pesto e frittura mista hanno completato una edizione numero 20 ancora una volta coi fiocchi.
foto BETTINIPHOTO
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IL COACH info@inbici.net
a cura di IADER FABBRI
STRETCHING:
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LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA TUTTO DIPENDE DALL’OBIETTIVO. PRIMA DI “STIRARE” I MUSCOLI È DUNQUE SEMPRE CONSIGLIABILE PORSI ALCUNI QUESITI
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L’obiettivo principale dello stiramento muscolare è il miglioramento e il mantenimento della mobilità articolare, per cui deve essere utilizzato principalmente per questo scopo e con metodiche pratiche che permettano di ottenere questo effetto. È fondamentale che il risultato ottenuto sia a lungo termine ed è per questo che, chi si occupa di consulenza, preparazione atletica o fitness, e consiglia questo tipo di attività, deve farlo finalizzato ad un obiettivo ben specifico in relazione alla persona alla quale viene prescritto. LE FORME DELLO STRETCHING Lo stretching viene effettuato e proposto in varie forme: dal classico stretching di Bob Anderson, passando per lo stretching globale attivo e lo stretching balistico utilizzato negli sport di combattimento, finendo con altre tecniche legate anch’esse all’allungamento muscolare quali lo yoga o altre ginnastiche posturali specifiche come PANCAFIT® o Pilates. Tutte queste tecniche sono utilissime per contrastare l’irrigidimento muscolare causato da scorrette posture, da eccessivi carichi muscolari o da croniche posizioni statiche che possono retrarre le catene cinetiche portando a problematiche muscolari e osteoarticolari. Le strutture coinvolte a livello fisiologico nello stretching sono: il tessuto connettivo (tendini, congiunzione osso-tendine,
congiunzione muscolo-tendine, elementi elastici in parallelo e strutture muscolari, elementi propriocettivi) e gli elementi elastici del sarcomero (actina, miosina, titina). Sottoponendo a stiramento il sistema tendine-muscolo viene prima di tutto sollecitata la parte muscolare a livello dei ponti actino-miosina e degli elementi elastici del sarcomero, mentre il tessuto connettivo e i tendini sono coinvolti dagli allungamenti di grande ampiezza. È un dato ormai accertato che lo stretching, in tutte le sue forme, è indispensabile e va quindi praticato e consigliato a tutti, dallo sportivo alla persona sedentaria. Esso ha rappresentato e rappresenta tutt’ora un progresso per diverse fasi della preparazione atletica ma è giusto chiedersi se le credenze popolari che lo riguardano e gli usuali metodi di applicazione siano sempre confermati da studi scientifici oppure, in qualche caso, ci si debba ricredere su qualche suo utilizzo. Penso che la curiosità e il trovare risposte ai quesiti che possono venirci in mente, mentre seguiamo un atleta o uno sportivo, siano la linfa per far bene il nostro lavoro di consulenza. ALCUNI STUDI CONTROCORRENTE Ora andiamo a vedere, a titolo divulgativo, anche l’altra faccia della medaglia attraverso una serie di studi di ricercatori che osservano in specifico alcune foto DEMID && OLGA / HTTP://DOPHOTO.NET
Chi è IADER FABBRI Classe ’78, dalla sua esperienza di atleta, matura la voglia di approfondire le proprie conoscenze, passando dall’insegnamento di varie discipline a trainer in molti eventi per aziende sportive, lavorando come mental coach e preparatore atletico. Finiti gli studi da dietista si laurea presso la facoltà di Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi di Camerino in Scienze e Tecnologie del Fitness e dei prodotti della salute. Partecipa come relatore a congressi e conferenze e offre consulenze ad aziende di integrazione alimentare e a varie società sportive. Iader è Consulente in ambito Nutrizionale per tutte le nazionali di Ciclismo della Federazione Ciclistica Italiana, Strada, MTB e BMX. È preparatore del Team Gresini Racing di Motomondiale e membro dell’equipe medico-scientifica della Nazionale Italiana di Football Americano. Oggi esercita la sua attività di professionista presso il suo Poliambulatorio “FIT” a Faenza.
applicazioni dello stretching. Alcuni ricercatori, come Mastèrovoi, motivati da credenze classiche, sostengono che praticare lo stretching prima dell’attività fisica comporta, con l’alternanza di contrazioni concentriche contro resistenza, l’innalzamento della temperatura dei muscoli stirati invece altri autori (Wiemann, Klee) ne hanno dimostrato la scarsa efficacia. Anche Alter, su Science of flexibility, ha dimostrato che gli stiramenti provocano nel muscolo delle tensioni che interrompono l’irrorazione sanguigna, cioè esattamente il contrario dell’effetto voluto e creduto. Secondo alcuni studi scientifici, lo stretching prima dell’attività fisica comporta un miglioramento della
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performance; al contrario, Shier, in una rewiew del 2004 ha affermato che lo stretching nella fase di riscaldamento influenzerebbe negativamente la prestazione atletica, soprattutto quelle di elevazione e quelle di forza. È convinzione comune che lo stretching eseguito prima dell’attività fisica prevenga gli infortuni muscolari, ma non sempre è vero. Infatti, alcuni autori citano i benefici dello stretching prima dell’attività fisica negli sport con stimoli eccentrici perché si può migliorare la viscosità tendinea, oppure nelle attività con ampiezze estreme come la ginnastica artistica o simili. Altri, soprattutto negli sport come la corsa, sostengono che lo stretching non migliori gli esiti di infortuni muscolari. Van Mechelen e coll. in uno studio del 1993 ha esaminato per sedici settimane, su una popolazione di 320 podisti, gli effetti del riscaldamento con esercizi di allungamento e di un lavoro di defaticamento. Il gruppo di controllo che non aveva effettuato il riscaldamento, gli stiramenti e il defaticamento ha subito meno incidenti muscolari rispetto al gruppo sperimentale. Anche Lally ha dimostrato, su seicento soggetti maratoneti, che il numero di incidenti risultava superiore del 35% nel gruppo che aveva utilizzato lo stretching prima dello sforzo fisico. È noto, e anche alcuni studi scientifici ne parlano, che lo stretching è necessario e ottimale per migliorare il recupero; quest’ultimo è influenzato dall’irrorazione sanguigna e quindi, per un miglior recupero, si dovrebbe aumentare foto PETR KRATOCHVIL il drenaggio e il
aggiunge microtraumi a quelli già presenti per via dello sforzo fisico. UN USO CONSAPEVOLE DELLO STRETCHING Dopo questa carrellata di studi scientifici che mettono in discussione le usuali credenze applicate nello sport a tutti i livelli penso che, prima di adottare lo stretching sempre e comunque, dobbiamo porci alcuni quesiti, in relazione a quanto evidenziato ma soprattutto in relazione al nostro obiettivo: questi studi identificano comunque un effetto positivo dello stiramento in alcune discipline sportive mirate, oppure in determinati momenti della fase di foto WWW.DIVYNENHEALTHY.COM
flusso della circolazione periferica ma, come già precedentemente citato, alcuni studi ne dimostrano una diminuzione per compressione del flusso. Dorado e Coll. in uno studio del 2004 hanno valutato il recupero rispetto a quattro lavori muscolari condotti ad alta intensità, e poi sono state comparate tre modalità di recupero: riposo, stretching e recupero attivo al 20% VO2 max. Solamente il gruppo con il recupero attivo ha migliorato le proprie performance e quindi se ne deduce che gli stiramenti non costituiscono il miglior modo per facilitare il drenaggio. Alcuni autori hanno valutato gli effetti dello stretching post work out per la prevenzione degli indolenzimenti muscolari. È noto a tutti gli sportivi che dopo sedute di allenamento intenso si possono avere indolenzimenti muscolari, solitamente ritardati di 48 o 72 ore. Broker e Schwane, in uno studio datato, hanno valutato dopo un allenamento eccentrico del quadricipite e del tricipite surale gli stiramenti statici ma non hanno constatato nessuna attenuazione dei dolori nei tre giorni successivi rispetto agli altri gruppi di controllo. Lo stretching durante l’attività fisica ha portato a risultati contraddittori. Wiemann e altri hanno utilizzato durante sedute di potenziamento muscolare alcuni esercizi di stiramento a carico di una sola gamba; l’arto stirato risultò essere più indolenzito dell’arto di controllo. Lo stiramento, in questo caso,
preparazione e quindi lo stretching è comunque positivo. Ad esempio, è possibile collocare una seduta di stiramento muscolare al termine di un allenamento non considerandola una fase di recupero ma una parte attiva di carico del programma. Oppure, si può inserire una seduta di stretching come seduta di allenamento con la finalità di migliorare l’ampiezza articolare, conoscendo le conseguenze che comporta e quindi posizionandola all’interno del carico di lavoro, lontano dalla competizione. Penso che lo stretching rivesta una grande importanza nell’attività fisica e nella preparazione atletica ed esiste ampia letteratura a riprova del fatto che lo stretching possa aiutare a mantenere le ampiezze articolari e contrastare le retrazioni muscolari; è quindi giusto farne uso poiché dà grandi risultati per il mantenimento della postura e dell’ampiezza muscolare, messa a dura prova dagli allenamenti e dagli stress muscolari, ma bisogna essere consapevoli delle due facce della medaglia per poterlo utilizzare ancora meglio. Come abbiamo visto, è facile trovare in letteratura scientifica cose a favore di una pratica e cose contrarie alla stessa identica pratica.
La vista di piazza San Michele su Palazzo Peloso Cepolla sede del Museo Navale Romano nel centro storico di Albenga
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GRANFONDO NOBERASCO 106° a cura della REDAZIONE
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BORDIGNON ALZA I CALICI IL DESENZANESE TRIONFA NELLA GARA DI ALBENGA. TRA LE DONNE SUCCESSO PER LA VALENZANA RAFFAELLA PALOMBO. ALLA PIEMONTESE BRIKO LA CLASSIFICA PER SOCIETÀ
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Albenga (SV) – Se doveva essere successo, la Noberasco 106° non ha certo deluso le aspettative. Una bella giornata di sole ha accolto i 900 ciclisti (dei 1100 iscritti), che hanno preso il via per il percorso unico di 116 chilometri per 2144 metri di dislivello. Una bella giornata preannunciata il sabato dalla splendida festa organizzata al centro direttivo di Noberasco, che ha accolto quasi 200 bambini, così come lo spettacolo serale in centro città che ha intrattenuto i ciclisti e le loro famiglie. Grande successo per la nuova logistica, collocata in centro paese, davanti alla basilica e sotto le torri, che caratterizzano la cittadina ligure. Un parterre di eccellenza quello che ha occupato la griglia VIP di questa edizione. Presenti al via Andrea Mentolli, direttore amministrativo di Noberasco, il vice Sindaco Riccardo Tomatis, il deputato onorevole Franco Vazio e il campione di sci alpinismo, il valdostano Alain Seletto, che sfrutta il ciclismo come allenamento propedeutico per la stagione sciistica. Hanno voluto essere presenti alla manifestazione anche i funzionari della Conad, Gianluigi Covilli, Cristiano Pifferi e Marco Zanasi. Alle ore 9.30 viene dato il via e il gruppo Matteo Bordignon vince la Granfondo Noberasco 106°
muove compatto a velocità controllata fin fuori dalla città in zona di sicurezza. Al chilometro zero inizia la bagarre, ma è al 20° chilometro che nasce la prima azione di giornata. Ad evadere sono Fabrizio Casartelli, Enrico Dogliotti, Maurizio Anzalone, Mauro Iacomelli e Tiziano Bardi. Il quintetto procede di comune accordo guadagnando un margine di 1’ 30” su quindici inseguitori. Il distacco viene colmato dagli inseguitori sulla seconda salita di giornata che, attraversando gli ulivi, porta a Gazzo. Il nuovo drappello di battistrada conta una dozzina di elementi, ma non ci sono più salite tali da potere originare una selezione ed è la volata finale a decretare il podio di giornata. È il desenzanese Matteo Bordignon a sorprendere gli avversari con un’azione da puro finisseur allungando di quel poco che gli è sufficiente per tagliare il traguardo a braccia alzate. La volata a ranghi compatti porta Nicola Bennato sul secondo gradino del podio e il genovese Matteo Podestà sul terzo. Gara combattuta anche quella femminile. Si porta subito in testa la torinese Olga Cappiello incalzata dalla piemontese Ilaria Veronese, inseguita a sua volta dalla valenzana Raffaella Palombo. Alcuni problemi fisici fermano però la Cappiello, portacolori del Team Cinelli Santini, e tutta la responsabilità della gara sale sulle spalle della compagna Palombo, che va così a riprendere la Veronese con la quale giunge fino al rettilineo dell’arrivo. È lo sprint finale a favorire Raffaella Palombo che vince così la corsa femminile. Seconda piazza per Ilaria Veronese e terzo gradino del podio per la novarese Sabrina De Marchi, compagna di squadra della Palombo.
Tra le società la vittoria va alla piemontese Briko Squadra corse alla quale si affiancano la savonese Circolo Sportivo Ortovero e la milanese Team Cinelli Santini. La giornata è terminata con la cerimonia delle premiazioni sempre in centro ad Albenga. A consegnare i premi sono stati il direttore generale di Noberasco, Mattia Noberasco, il direttore amministrativo Andrea Mentolli, il vice sindaco Riccardo Tomatis e l’onorevole Franco Vazio. «È stata una gran bella edizione – dichiara entusiasta l’organizzatore Vittorio Mevio del GS Alpi – la bella giornata ci ha aiutato molto. Sono rimasti tutti soddisfatti: in primis la famiglia Noberasco, così come l’amministrazione del Comune di Albenga, ma soprattutto gli stessi ciclisti. Un’interruzione dell’illuminazione della galleria di Pieve di Teco ci ha provocato un momento di apprensione, ma grazie al pronto intervento dei Carabinieri e della Polizia Locale è stata messa in allerta la squadra dell’ANAS che è riuscita a intervenire in tempi brevissimi. I primi 200 concorrenti sono stati scortati a velocità ridotta dalle moto della scorta tecnica illuminando la strada con i fari, mentre il resto del gruppo è transitato quando il problema era già risolto. Un grande ringraziamento a tutti i comuni e ai volontari che hanno permesso di garantire la massima sicurezza a tutti i partecipanti. Ha funzionato alla grande lo spostamento dell’area logistica in centro città». La Granfondo Noberasco dà appuntamento al 20 settembre 2015 sempre ad Albenga. Tutte le informazioni sulla granfondo sono disponibili sulla pagina ufficiale della manifestazione www.gsalpi.it.
CLASSIFICA Maschile 1. Matteo Bordignon (ASD 71 Sport Team); 03:20:52; 33,85 km/h 2. Nicola Bennato (Team Oliveto ASD); 03:20:54; 33,8 km/h 3. Matteo Podestà (Mg.K Vis-LGL-Gobbi-Dedacciai); 03:20:55; 33,84 km/h 4. Gianmario Rovaletti (Équipe Exploit); 03:20:55; 33,96 km/h 5. Alain Seletto (ASD Velo Valsesia); 03:20:55; 33,84 km/h Femminile 1. Raffaella Palombo (Team Cinelli Santini); 03:49:15; 29,63 km/h 2. Ilaria Veronese (Scott Val Sangone MTB ASD); 03:49:17; 29,63 km/h 3. Sabrina De Marchi (Team Cinelli Santini); 03:52:29; 29,21 km/h 4. Monica Cuel (ASD Bike Training); 03:54:42; 28,99 km/h 5. Francesca Mottola (ASD Team UCSA); 03:59:27; 28,36 km/h foto PLAYFULL NIKON
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ARNALDO PAMBIANCO
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a cura di FEDERICO TOSI
«PECCATO CHE FAUSTO NON MI VIDE VINCERE IL GIRO» CLASSE 1935, IL VINCITORE DELLA CORSA ROSA DEL 1961 RIPERCORRE LE TAPPE SALIENTI DELLA SUA FORMIDABILE CARRIERA: «COPPI ERA UN FENOMENO E MERCKX VOLEVA VINCERE SEMPRE, MA LA PRIMA VOLTA CHE EBBI UNA SQUADRA TUTTA PER ME, MI LASCIAI DIETRO ANQUETIL, GAUL E VAN LOOY»
E
E i fatti dicono che, quando Ercole scatta dietro Nencini e Bobet, Coppi frena Pambianco che avrebbe voluto avvertire l’amico del probabile suicidio tattico: «Lascialo andare». Poi finì come tutti sappiamo... Di quel giorno il forlivese Arnaldo Pambianco, vincitore del Giro d’Italia del 1961, ricorda il grande lavoro fatto con Aldo Moser: «Spezzavamo i cambi ai belgi che volevano chiudere la fuga per Van Looy». All’ultimo giro Arnaldo si ritira stremato: «Mi metto all’ultimo chilometro in attesa di Ercole, col cuore in gola. Sul tratto vallonato vedo comparire ad intermittenza le gambe, poi nulla, poi il culo, poi nulla, poi la sagoma di Ercole. Da solo. Un puntino che si avvicina sempre di più. Tiro un urlo che rischio di rimanere strozzato». Dopo il mondiale esplode la felicità, Coppi brinda con la squadra. Neanche due anni dopo la tragedia: Coppi muore di malaria. «Me lo disse mia moglie, non ci credevo. Non andai neanche al funerale, non ce la facevo. Non è possibile, uno corre tutti quegli anni e non ha neanche il tempo di godersi la vita». Pambianco l’anno successivo va a rendere omaggio alla tomba dell’amico ma gli resta un rammarico: «Volevo che mi vedesse vincere il Giro del ’61. Mi voleva bene, gli avrebbe fatto piacere vedermi in rosa». Il ciclista romagnolo vinceva e faceva vinceIl campione Arnaldo Pambianco in una recente manifestazione
re: con lui hanno trionfato al Giro e al Tour Baldini, Nencini, Adorni e Gimondi: «L’unico anno che ho avuto la squadra tutta per me ho vinto. Presi la maglia a Firenze e non la
mollai più: ebbi paura solo il giorno successivo sugli Appennini». Sullo Stelvio invece la grande impresa quando resiste agli attacchi degli avversari, Anquetil in testa: a casa
Arnaldo Pambianco nella mitica tappa al Giro d’Italia del 1961
Pambianco c’è una foto con due omini in bici che sfidano una muraglia di neve. Uno è Arnaldo: «Erano quasi dieci ore che eravamo in sella, quelli sì che erano tapponi». Ne ha viste tante l’Arnaldo e ne ha visti tanti di campioni. Specie da vicino. Arriva l’inevitabile domanda: il più forte è stato Fausto? «Senza dubbio era il migliore della sua epoca ma, mi creda, ho corso anche con Merckx e non riesco a non esserne ammirato. Era insaziabile, straordinario. L’avevo soprannominato Diabolik. Non si possono fare paragoni». Tra i grandi Pambianco inserisce Francesco Moser, Giuseppe Saronni – «era un po’ succhiaruote ma ci stava» – e Marco Pantani: «Uno come lui rinasce fra 50 anni». E Baldini? «Ercole è il mio gemello, lui è speciale».
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«C’È UN UOMO SOLO AL COMANDO...» a cura della REDAZIONE
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LE ORIGINI UMILI, I TRIONFI EPICI, IL DECLINO E LA MORTE. MA, IN FIN DEI CONTI, FAUSTO COPPI NON SI È MAI SPENTO, PERCHÉ, MORTO LUI, È NATO IL SUO MITO
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«Un uomo solo è al comando… la sua maglia è biancoceleste… il suo nome è Fausto Coppi». Con questa storica frase di Mario Ferretti, nella cronaca della Cuneo-Pinerolo, terzultima tappa del Giro d’Italia del 1949, Fausto Coppi entrava nella leggenda del ciclismo. Soprannominato il Campionissimo o l’Airone, fu il corridore più vincente e famoso dell’epoca d’oro del ciclismo ed è considerato uno dei più grandi e popolari atleti di tutti i tempi. Il 2 gennaio 1960 scomparve, per una malattia non diagnosticata, un campione ineguagliabile, eroe del novecento, un emblema del nostro paese che ancora oggi, nonostante siano passati più di cinquanta anni dalla sua morte, celebriamo e ammiriamo. Nasce il 15 settembre 1919, ed è Castellania a dare i natali a questo uomo straordinario che ha accompagnato la difficile rinascita dell’Italia del dopoguerra. In un periodo così duro per il nostro paese, reduce dagli orrori della guerra, ha tracciato una via di speranza, è stato un esempio, un luminoso diversivo, un’iniezione di coraggio, per la rinascita di un’intera nazione. È stata una figura sovversiva, un vero innovatore. Nato nella povertà, grazie ai suoi sacrifici, realizza il suo sogno, dando vita a una favola che ancora oggi ci coinvolge, incantandoci.
Nel suo palmare 154 vittorie e, già nel 1940, al suo primo anno da professionista, riesce a firmare il suo primo Giro d’Italia. Dopo un periodo avaro di successi, il suo lieve declino si sostituisce a un ritorno in scena impetuoso e costellato da soddisfazioni, come solo i fuoriclasse sanno fare. Dal 1947 fino al 1952 riesce a vincere 4 Giri e 2 Tour de France e fu il primo a trionfare nelle due grandi corse a tappe nello stesso anno. Coppi scrive una commedia, dove recita in ogni vicenda sempre il ruolo dell’attore protagonista: atleta straordinario e professionista esemplare nelle corse, uomo ricco, famoso e gentleman nella vita privata, dove cattura interamente l’interesse mediatico, che ne esalta le gesta epiche e allo stesso tempo gli scandali che caratterizzano la sua sfera intima. La sua morte improvvisa, in modo paradossale, valorizza le sue imprese eroiche. Nel 1959 Coppi va in Africa, in Burkina Faso, dove contrae la malaria che ce lo porta via fra diagnosi sbagliate e medici incapaci di risolvere questa malattia che, in realtà, anche all’epoca, era perfettamente curabile. Ma Fausto Coppi non si è mai spento, perché, morto lui, nasce il suo mito.
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Manuela Bugli
sione, una valvola di sfogo; quando sono nervosa, magari per il lavoro, pedalare mi stanca fisicamente e quindi mi rilassa. È una vera e propria valvola di sfogo, che mi permette anche di stare a contatto con la natura. Posso dire che è un vero e proprio bisogno.» Non c’è tempo, o comunque bisogna andarlo a cercare nelle pieghe della giornata. Non c’è spazio in questa intervista neanche per la classica ed un po’ sessista domanda sulla cucina… «Mi piace cucinare, mi piace di più mangiare. Mio marito è bravo a cucinare, lascio fare a lui.» Torniamo alla bicicletta. «Sì. Mi prendo qualche mezza giornata, un paio in una settimana, e poi c’è la domenica. Anche se devo dire che ora sono in fase di cambiamento lavorativo e quindi anche la mia attività in sella dovrà riorganizzarsi in base alla nuova vita professionale.»
foto PLAYFULL NIKON
Donna In... Bici
a cura di ROBERTO FEROLI
QUATTRO CHIACCHIERE CON MANUELA BUGLI, SIMBOLO DELLE DONNE CHE, TRA FAMIGLIA E LAVORO, RIESCONO A TROVARE IL TEMPO ANCHE PER LA BICICLETTA Per valorizzare la chiarezza d’esposizione di Manuela Bugli, sarebbe utile eliminare qualsiasi introduzione, cancellare le pause e andare dritti dritti al punto. Che è il seguente: Manuela pedala da 8 anni, perché andare in bici è una passione che fa stare bene. Rubando tempo, come spesso accade per chi non è professionista, a famiglia ed amici. Tempo. Una delle parole più usate da chi va in bici. Come lo vivi, il tempo? Come lo gestisci? «Il tempo è sempre poco, lo ‘rubo’ alla mia vita personale. Appena ne ho, salgo in bici. Questo perché la bici è una pas-
La grinta di Manuela Bugli foto PLAYFULL NIKON
«PEDALARE? MAGNIFICA OSSESSIONE»
Il ricordo delle prime pedalate non è lontanissimo. Otto anni or sono… che cosa ti senti di dire a quelle ragazze che stanno iniziando adesso o che magari sono incuriosite da questa attività e cominciano a farci un pensierino? «Prima di tutto un consiglio, che non diedero a me e che quindi vorrei dare per primo: comprare subito abbigliamento adatto, evitando una serie di possibili problematiche. Si spende qualcosa in più ma non ci sono problemi. E poi è fondamentale iniziare con persone che ti fanno amare la bici, che riescano a fartela vivere in modo tranquillo; iniziare in modo graduale penso sia importante.»
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E voi donne? Siete di più o di meno, rispetto a qualche stagione fa? Il vostro numero cresce oppure no? «Una decina d’anni fa ero proprio all’inizio, vedevo una tipologia di donna su pedali molto legata al cicloturismo. Le donne erano abbastanza, ma
foto PLAYFULL NIKON
foto NEWSPOWER CANON
Si parte in modo tranquillo, quasi sempre, e poco dopo ci si trova a sfidare gli altri e se stessi. La bici è fatta proprio così, anche secondo te? «Chi inizia l’attività ciclistica è sempre spinto a migliorarsi. Forse anche inconsapevolmente, senti sempre il desiderio di fare di più, di migliorare, di competere. Quel che ho notato è che anche chi va in bici da un anno, non fa il semplice giro, ma si allena in base a tabelle, seguendo una preparazione di livello. È un fatto culturale ed è molto cambiato in questi 10 anni.»
foto PLAYFULL NIKON
Manuela Bugli sul podio della Granfondo Sibillini
non tantissime. Poi, dopo un paio di anni, sono passate all’attività agonistica, e lì eravamo davvero poche. Ora invece vedo una crescita nell’agonismo, mentre per quel che riguarda il cicloturismo non saprei dire con precisione, anche se mi sembra comunque di vedere una partecipazione rosa sempre maggiore.» Torniamo al concetto di tempo. Che in inverno, si sa, per chi ama pedalare diminuisce ancora… «È ancora più limitato, sì, purtroppo fa buio presto. E le mie uscite in bici si riducono. Ora faccio un mese di stop, poi riprenderò con i simulatori in casa. L’obiettivo è continuare a gareggiare ed essere pronti per marzo-aprile. Mi faccio bastare i rulli, poi eseguo anche un po’di lavoro in palestra, per mantenere il tono generale e risistemare quei piccoli scompensi che si creano con uno sport comunque non completo come quello della bici. Per le uscite? Tempo permettendo… resta la domenica!».
foto BETTINIPHOTO
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TAGLIO DEL NASTRO a cura di ROBERTO FEROLI
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IL CICLISMO “ALL INCLUSIVE” A SAN MAURO PASCOLI È NATO NOB, IL CENTRO MULTI-SERVICE PER GLI SPORTIVI. SUGLI SCAFFALI IL MEGLIO DEI BRAND INTERNAZIONALI, DIETRO AL BANCONE L’EX PROFESSIONISTA LUCA CELLI
Sul servizio Luca Celli punta tutto. È vero, i marchi dei prodotti sono tra i migliori in circolazione (BMC e Cannondale per la bici, Assos per l’abbigliamento, Oakley per gli occhiali, Giro per i caschi, ed ancora, tra gli integratori, X Aloe Pro, con una linea specifica per i celiaci), ma
Luca Celli durante la sua carriera da professionista, qui con la maglia del team Flaminia
foto BETTINIPHOTO
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Si chiama NOB, acronimo di Not Only Bike. Un bel problema, il nome di un luogo dedicato ai ciclisti. Si dirà, l’ennesimo? In tanti propongono: chi la vendita della bici professionale, chi da bambino, chi gli integratori, chi ancora caschi, scarpe ed accessori assortiti. Non Only Bike, non solo bici, propone tutto questo, e molto altro ancora. In virtù dell’esperienza di chi questo luogo l’ha immaginato, l’ha creato, fino all’apertura ufficiale, in via Bellaria Nuova 514, a San Mauro Pascoli. Luca Celli, ex professionista, ricorda bene quando girava mezza Italia in automobile, tra una gara ed un allenamento, per raggiungere il fisioterapista, e poi via dal medico, e poi ancora verso chi si occupava di biomeccanica. Un girovagare dispendioso, che l’ha indotto a creare un format nuovo, portando una serie di professionisti di vari settori in un unico luogo. Da qui, una esperienza che non è solo la bici, ma tutto ciò che le orbita attorno: dalla preparazione atletica all’abbigliamento di qualità. In estrema sintesi, un pacchetto all-inclusive.
foto BETTINIPHOTO
sono i servizi – annessi e connessi – a cambiare il volto di NOB, a renderlo ciò che è: un vero e proprio centro, non solo un negozio così bello da meritarsi l’appellativo di showroom. Qualche nome. I preparatori atletici Francesco Bondi ed Ilario Casoni (quello del record dell’ora di Moser). Fisiokinetica di Santarcangelo per tutto il settore della fisioterpia. Ed Elia Venturi, personal trainer. Sì, perché nei 500 (cinquecento!) metri quadri di NOB, c’è spazio per i vari studi dei professionisti sopra citati, ma anche per una palestra; innovativa, senza macchine isotoniche, che isolando un muscolo possono fare la felicità dei body builder ma non degli altri atleti, ciclisti, runner, nuotatori, che il muscolo lo usano all’interno di una cosiddetta “catena cinetica”, proprio come viene allenata nella palestra
di NOB. Quindi, la palestra è aperta a chi non pratica ciclismo; ed è pure adatta a persone non più giovanissime, in cerca di forma, equilibrio, benessere. A dire il vero, il nuovo centro non si chiama “NOB”, ma “NOB – ciclismo in evolu-
zione”. Prendiamo la biomeccanica, ad esempio: la sua evoluzione passa attraverso uno strumento conosciuto come ReTool, che ha la capacità di sistemare il ciclista in sella al di là delle proprie misure antropometriche. Lo usano da anni diverse squadre professionistiche di alto livello (tra cui Sky) e varie nazionali (ad esempio Inghilterra ed Australia). Grazie a Luca ed al suo NOB, ReTool arriva anche a casa nostra. Con la complicità, ovvio, dello stesso Luca, che da ex pro di certo può dare “quel consiglio in più”. Infine: NOB è anche ambulatorio medico con consulenze di medicina dello sport ed idoneità sportiva. Crediamo non ci sia altro da aggiungere, siamo certi vada visitato. Anche on line su http://nob.bike.
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MONDO ACSI
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a cura della REDAZIONE
CHE PIENONE ALLO STAND! ALL’EXPOBICI DI PADOVA GRANDE FOLLA NELLO STAND GESTITO DA GIUSEPPE ANDREOSE. PRESENTE ANCHE L’AVVOCATO EMILIANO BORGNA, RESPONSABILE NAZIONALE DEL SETTORE CICLISMO ACSI foto GIAMPAOLO TREVISAN
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Alla grande festa del ciclismo internazionale – l’ExpoBici 2014 di Padova – non poteva mancare l’ACSI, presente all’evento con uno stand sempre molto affollato. Tantissime infatti le visite – formali e “di cortesia” – da parte degli appassionati ciclisti amatori, che hanno voluto rendersi conto delle numerose attività proposte dall’ente di promozione sportiva nel 2014, con un occhio già rivolto alle novità del prossimo anno, sia nel settore strada che nell’MTB cross country e ciclocross (senza contare le Granfondo e il settore pista). Come ha più svolte ribadito il delegato nazionale, l’Avvocato Emiliano Borgna, «l’apparato organizzativo delle società affiliate ha ben funzionato ed i risultati, nel corso della stagione, sono stati al di sopra delle più rosee aspettative». Un successo che si è riflesso anche nell’appuntamento padovano, dove – come detto
– lo stand dell’ACSI ha vissuto tre giornate di “sold out”. Durante le giornate di esposizione all’ExpoBici, che hanno visto più di 60.000 visitatori, numerosi sono stati i dirigenti dei Comitati di varie regioni italiane e dirigenti
di società che orbitano sotto l’egida del marchio “ACSI” che sono andati a far visita allo stand gestito dal responsabile della sezione ACSI Ciclismo padovano, Giuseppe Andreose. Tra i dirigenti nazionali, presente – come detto – anche il numero uno dell’Acsi Ciclismo, l’avvocato Emiliano Borgna, che ha espresso parole di elogio nei confronti di chi ha gestito lo stand “ACSI”. Non poteva mancare il responsabile delle Granfondo nazionale, Aviero Casalboni e Stefano Tacchino, che con la sua industria produce le maglie dei vari campionati ACSI nazionali. Quindi – dopo un’annata di successi – anche l’ExpoBici 2014 ha mantenuto fede alle aspettative, facendo registrare un successo pieno. Tanti infatti gli attestati di stima per i volontari che, strutturati secondo un’organizzazione capillare, hanno organizzato anche quest’anno numerosi eventi, tutti proiettati verso la promozione e la valorizzazione dei principi aggregativi dell’ACSI. foto GIAMPAOLO TREVISAN
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IL RECORD DELL’ORA a cura di PIERO FISCHI
«CARO VOIGT, BENVENUTO NELL’OLIMPO»
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LA PREPARAZIONE, LA GARA, LA FATICA MASSACRANTE E IL TRIONFO. LA SFIDA CONTRO IL TEMPO RACCONTATA DA PIERO FISCHI, UNO CHE CI HA PROVATO. E CHE CE L’HA FATTA
ne hai fatti solo venti: ancora due terzi? La fatica aumenta, devi stare attento alla posizione, sei troppo alto, stai prendendo troppa aria ed allora giù con la testa, braccia piegate e gambe come due pistoni a spingere forte, sempre di più, anche se per mantenere la velocità costante. Poco fa ti sembrava di averne ancora tanta e che la velocità impostata fosse troppo bassa, ma ora cominci a capire ed inizia la sofferen-
foto PETER KLAUNZER/ANSA
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Il mese scorso Jens Voigt, corridore del Team Trek, ha chiuso la propria carriera battendo il Record dell’Ora e portando il limite a 51,151 km/h. Nel mio piccolo, esattamente ventinove anni fa, nel 1985, ho fatto la stessa cosa al Vigorelli di Milano, con un limite di circa sei km inferiore a quello di Voigt, ma che rappresenta ancora la nona misura di ogni tempo tra gli atleti non professionisti. La prova dell’Ora è del tutto particolare e direi che ha ben poco a che vedere con le classiche gare a cronometro: si gira in pista e si deve essere concentrati per un’ora, un limite di tempo che sembra eterno. Anche la preparazione non è semplice e richiede almeno due-tre mesi, proprio perché si tratta di una prova specifica e, forse, anche un po’ anomala: forza, soglia, specifico e poi prove. Tante prove: materiali, ruote, partenze, minuti, rapporti. Si tratta davvero di un mosaico che piano piano si va a comporre e, solo quando tutte le tessere sono inserite, si è pronti ed il giorno fatidico diventa quasi una liberazione. Ci siamo: ci si scalda, si “sente la gamba”, si guarda la pista, si cerca di scoprire qualche piccolo imprevisto che potrebbe inficiare il tentativo e poi si è pronti. Il rituale è comune per tutti: i giudici sono pronti e domandano: «Ci siamo?». Tensione alta, pubblico che applaude e la grande fatica sta per iniziare; ultimi giri di pista e poi eccoti fermo sulla linea di arrivo: piede a terra e poi in bici, non manca più niente, ci siamo, si parte. Tre, due, uno, via! Partenza decisa per recuperare il tempo perso con il via da fermo e poi eccoci già in tabella: in vantaggio, poi hai un po’ calato, poi regolare e vai, forte, fortissimo. La gamba è buona, gira ed il rapporto ti sembra quasi troppo corto; invece no, la velocità è giusta ed il tuo sguardo controlla solamente la linea nera della pista per non regalare centimetri; sfiori i sacchetti, giri bene, sciolto, veloce; «va bene così» ti urlano quelli del tuo staff. E tu vai, giri ancora, veloce in rettilineo e poi in curva senza rallentare una virgola, a tutta, a blocco. Cominci a sentire la stanchezza, ma vai avanti, fai finta di niente, sempre regolare, attento a non calare e credi di avere fatto già cinquanta minuti ed invece ti urlano che
La grinta di Piero Fischi al Vigorelli durante la prova del record dell’ora dilettanti 1985
Jens Voigt durante la sua recente impresa al velodromo di Grenchen, in Svizzera
za; sei a metà e manca ancora mezz’ora: tanto tempo, troppo. Ora la sfida non è più a tuo netto favore, ora è fatica vera e mantenere il ritmo ti costa davvero tanto: vorresti bere ma non puoi, vorresti aiuto ma sei solo, vorresti smettere un secondo di pedalare ma hai il rapporto fisso. Manca un quarto d’ora e capisci che devi tirare fuori il cuore, quello delle grandi occasioni. Lo fai per te, per chi ti è stato vicino negli ultimi mesi, per il pubblico e vai avanti. Non sei più così vicino alla linea nera ed i sacchetti non li sfiori più, ma vai avanti; sembra di essere su una salita con il rapportone, ma spingi, spingi forte, più che puoi.
Meno cinque: ci siamo, ma sono cinque lunghissimi minuti; ancora dieci giri, cinque, uno, finita! L’esultanza ti fa capire che ce l’hai fatta, ma la fatica è stata davvero bestiale: Merckx, il più forte ciclista di sempre, ebbe difficoltà a camminare per una settimana dopo il record dell’ora ed ora tu sei con lui nell’olimpo: Coppi, Baldini, Anquetil, Indurain, Moser… e tu! Una prova massacrante, ma davvero unica e la soddisfazione che ne deriva è altrettanto particolare. Hai battuto il tempo, le lancette, l’ora! Visto che io ero già in questa cerchia di ciclisti, caro Voigt, ti posso dire «benvenuto nel club e complimenti!».
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HOTEL TOSCO ROMAGNOLO a cura della REDAZIONE
OPERAZIONE “REMISE IN FORME” PER PREPARARVI ALL’INVERNO, FATE UN PIENO D’ENERGIA NELL’OLIMPO DEL RELAX
«O
«Ogni cosa appartiene a chi ne sa godere»
Cycle ly d n e i Fr
(André Gide)
Il piacere edonistico di trascorrere una settimana a Bagno di Romagna, una vacanza consacrata al benessere, lasciandosi alle spalle i ritmi vertiginosi della quotidianità. Immergersi in un affresco naturale di boschi rigogliosi, torrenti, laghetti e valli incontaminate nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, lo scenario ideale per gli amanti della bicicletta. Bagno di Romagna, famosa nel mondo per le sue sorgenti termali, è da sempre il crocevia di storie e culture millenarie. Racchiuse in pochi chilometri, infatti, ben quattro Regioni: Emilia Romagna, Toscana, Marche ed Umbria. Quattro territori, ognuno con le sue tradizioni e le sue peculiarità esclusive. È nato così, spigolando tra i tesori della natura e la professionalità dei grandi maestri della ristorazione e dell’ospitalità, il primo pacchetto vacanza “all-inclusive” per cicloturisti dell’Hotel Tosco Romagnolo di Paolo Teverini. Il soggiorno, che viene proposto a tariffe promozionali, offre un ricco campionario di servizi studiati, in modo quasi sartoriale, per le specifiche esigenze degli amanti della bicicletta. Prima colazione con orari flessibili, merenda con ghiottonerie dolci e salate dalle ore 14 alle 16, cena per gourmet con fanta-
siose proposte, dagli antipasti ai desserts. Compreso nel prezzo la bike-room professionale, che può ospitare 25 biciclette ed altrettanti armadietti personalizzati. Disponibile anche l’officina attrezzata e l’area riservata al lavaggio delle biciclette. E per gli atleti più esigenti (e le loro compagne)
piscina con acqua termale con idromassaggi, cascata defaticante e, nel periodo estivo, zona relax e solarium con lettini. Nel pacchetto è incluso anche l’accesso al centro sportivo Body art Village di Bagno di Romagna, a pochi passi dall’hotel, che offre tre campi da tennis regolamentari ed area fitness “griffata” Technogym. Nell’offerta-lancio del quattro stelle di Bagno di Romagna è disponibile anche l’elegante Beauty Farm con accesso al bagno di vapore con lettini relax, il servizio di lavanderia per abbigliamento tecnico (su richiesta), il “Welcome Drink” con la consegna del materiale informativo della zona, degustazioni di marmellate, vino e formaggi e servizio di transfert dagli aeroporti e assistenza per il trasporto bagagli (su richiesta). E per una vacanza “a misura di ciclista”, non potevano mancare cinque escursioni in bicicletta negli scorci più suggestivi della Valle del Savio: dal tour storico della Gran Fondo del Capitano all’antico Eremo monastico di Camaldoli, da Cortona (nel cuore della Val di Chiana) al Giro dei laghi, fino alla città plautina di Sarsina. Possibilità, su richiesta, di una guida qualificata per accompagnare i cicloturisti.
All’Hotel Tosco Romagnolo sta per partire la “Cooking Class”, ovvero le lezioni di cucina tenute dallo chef stellato Paolo Teverini dell’omonimo ristorante di Bagno Di Romagna. Non un semplice corso di arte culinaria, ma la possibilità esclusiva di trascorrere qualche ora in cucina assieme ad una nobile firma della gastronomia internazionale per condividere le proprie tecniche e le proprie esperienze. In programma diverse serate “a tema” in cui verranno spiegati, cucinati e assaggiati tutti i piatti preparati. La Cooking Class è una scuola di cucina dedicata ai principianti, a chi cucina da sempre e vuole migliorarsi, ma anche a chi, semplicemente, ama il buon cibo. Le lezioni hanno una “mission” tanto semplice quanto ambiziosa: far conoscere le materie prime, le tecniche di cottura e i segreti di chi cucina per professione. I CORSI Cucina Autunnale Funghi, castagne, tartufi e... le sue salse! Martedì 30 settembre (h 20) Le ricette della trazione... e tu come le fai? Le ricette che tutti sappiamo fare (o vorremmo saper fare) ma che abbiamo forse dimenticato: dalle lasagne, ai tortelli nella lastra, al raviggiolo... al tiramisù Martedì 28 ottobre (h 20) Primi passi in cucina Gli appuntamenti “primi passi in cucina” nascono dalla richiesta di fornire un aiuto concreto a chi non sa come muoversi in cucina. Il corso si articola in 3 appuntamenti dove, attraverso la realizzazione di menù completi, verranno fornite tutte le nozioni basilari per meglio destreggiarsi tra pentole e fornelli. Ricette semplici, dedicate a chi ha poca esperienza in cucina, a chi non ha mai frequentato un corso di cucina. Perché tutti possono imparare a cucinare! Martedì 11-18-25 novembre (h 20) Menù Low Cost Un corso per imparare a cucinare piatti prelibati senza spendere troppo, perché per mangiare bene servono ingredienti di stagione, buone idee e amore per la buona cucina Data da definire (h 20) Finger Food Idee semplici e gustose per Apericena very Glamour Martedì 2 dicembre (h 20) Menu delle Feste Idee consigli, ricette per preparare in anticipo tante ricette perfette per il Natale e il Capodanno Martedì 16 dicembre (h 20) Comfort Food: coccolarsi mangiando I cibi che ci aiutano a migliorare il nostro stato d’animo nei momenti di relax Martedì 20 gennaio (h 20)
COOKING CLASS PAOLO TEVERINI: «VI SVELO I MIEI SEGRETI IN CUCINA» STA PER PARTIRE IL CORSO DI GASTRONOMIA DELLO CHEF PLURI-STELLATO. DALL’APERICENA ALLE RICETTE DELLA TRADIZIONE, DICIOTTO LEZIONI PER DIVENTARE UN MASTERCHEF Piccoli chef alla riscossa (riservato ai bambini dai 5 ai 10 anni) Un golosissimo appuntamento per divertirsi in cucina Domenica 18 gennaio (h 17) In cucina con due Chef Stellati Due chef stellati a tua disposizione! Sveleranno i loro segreti e i loro piatti del cuore Data da definire Menù di San Valentino Sorprendi la persona amata con una sublime, romantica cena a domicilio Martedì 3 febbraio (h 20) Dolci di Carnevale Castagnole, frappe, tagliatelle e chiacchiere… per divertirsi in cucina. Martedì 10 febbraio (h 20) Cucchiaini e bicchierini per una Pasqua sfiziosa Tante piccole preparazioni calde o fredde, cotte o crude, da preparare in anticipo o da sfornare all’ ultimo momento per festeggiare in modo insolito la Pasqua (e non solo) Martedi 10 marzo (h 20) 1 lezione € 45 Cucina Rapida: apro il frigo e... cucino E adesso cosa metto in tavola? È forse la domanda che ci facciamo più spesso quando apriamo il frigorifero! Ecco la risposta: tante idee per piatti veloci e dalle mille varianti, senza per questo rinunciare a gusti e sapori Martedì 24 marzo (h 20) Primavera Light Ricette leggere, gustose ed equilibrate che ci aiuteranno a metterci in forma e a depurarci. Martedì 14 aprile (h 20) I piatti più serviti! I piatti che hanno fatto la storia del Ristorante Paolo Teverini: tortelli di patate al tartufo nero, intercostata di manza chianina con formaggio di fossa, scampi di zucchine arrostiti con zucchine, agnello in fricassea, passatelli al formaggio di fossa, sfogliatina alle mele e Calvados... Martedì 28 aprile (h 20)
Festa della Mamma in cucina Per preparare tante buone cose e condividere il piacere di cucinare! Domenica 10 maggio (h 16) 1 lezione € 65 (2 persone) Per questo appuntamento è possibile invitare un ospite per la degustazione di quanto preparato durante la lezione. Gli ospiti sono attesi alle h 20 e il costo è di € 15. Cucina Vegana Niente carne né pesce né salumi, dunque niente gusto? Al contrario i piatti vegani possono nascondere un sorprendente mondo di sapori, tutti da scoprire! Martedì 12 maggio (h 20) Cucina estiva Fresca, veloce e spettacolare! Martedi 26 maggio (h 20) INFO In tutte le lezioni si assiste alla dimostrazione pratica e alla seguente degustazione delle ricette spiegate. Il numero minimo è di 8 partecipanti. Singole lezioni € 45; Carnet da 5 lezioni a scelta € 40 ognuna; Carnet oltre 10 lezioni a scelta € 35. Per chi seguirà tutte le nostre lezioni in omaggio una Cena per due persone al Ristorante Paolo Teverini. A fini organizzativi vi chiediamo di effettuare l’iscrizione ai corsi almeno 8 giorni prima tramite telefono oppure e-mail gaia@ passioneteverini.it versando un acconto pari al 30% dell’importo del corso scelto. Ci riserviamo la facoltà di rinviare un corso dandone tempestiva comunicazione agli iscritti. Nel caso di annullamento la quota di iscrizione sarà rimborsata per intero. Le lezioni si svolgono direttamente nel regno di Paolo Teverini, la sua Cucina c/o Hotel Tosco Romagnolo Bagno Di Romagna Per maggiori informazioni e prenotazioni contattare 0543-911260 chiedendo di Gaia oppure Melita. Idea Regalo, dona un Corso di cucina Un’idea in più per un regalo originale e utile! Per un compleanno, una ricorrenza importante o il Natale... un corso di cucina per un regalo insolito e speciale, per rendere felice una persona cara. Scegli il corso che preferisci, penseremo noi a confezionarti il regalo!
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LE CORSE DEL CUORE
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a cura della REDAZIONE
MAX LELLI TIRA LA VOLATA ALLA SOLIDARIETÀ GRANDE SUCCESSO PER LA TIRRENO ADRIATICO PER CICLOAMOTORI ORGANIZZATA PER SENSIBILIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA SULL’IMPORTANZA DELLA RICERCA PER LA FIBROSI CISTICA. ALLA CONSOLLE L’EX PROFESSIONISTA E IL NOTO IMPRENDITORE GROSSETANO GIULIANO BALESTRI
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Partita da Albinia, in provincia di Grosseto, il 26 settembre ed arrivata a Cupra Marittima (AP) il 28, la Tirreno Adriatico targata Max Lelli ha visto numerosi cicloamatori, provenienti da varie parti d’Italia, pedalare tutti insieme per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della ricerca per la fibrosi cistica, la malattia genetica grave più diffusa nel mondo occidentale. Tre frazioni, per complessivi 360 chilometri, con tappa a Città della Pieve e Camerino, con la maglia rossa della FFC, Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica Onlus, della quale è vicepresidente Matteo Marzotto, amico di Lelli che ne è diventato così fedele supporter. Con Lelli ed il suo gruppo ha pedalato il “Signore degli Anelli”, Jury Chechi, che ha poi accolto tutti nel suo agriturismo a Ripatransone, lanciando l’idea di far ripartire
da lì l’edizione del 2015, dando così vita alla Adriatico/Tirreno, proposta accolta favorevolmente da Lelli, pronto a dare nuovamente il via alla macchina organizzatrice per proseguire sul percorso charity intrapreso con il suo Team. Pedalare non solo con le gambe, ma anche con il cuore: è questo il filo conduttore che da tempo anima l’attività del Team Max Lelli che, sul solco di questi principi, ha dato vita ad un settore specifico: Max Lelli Team Ciclismo e Solidarietà, che si occupa appunto di selezionare e sostenere iniziative con finalità benefiche. Questa branca del Team è nata dopo l’incontro di Lelli con Giuliano Balestri; il noto imprenditore grossetano, azionista della Nuova Solmine e della Solbat, appassionato cicloamatore in forza al Team di Lelli, apprezzando l’intenzione del Team di guar-
darsi intorno e prendere coscienza delle varie realtà, si è subito dimostrato disponibile a favorire azioni a scopo solidale supportandole e seguendone personalmente l’organizzazione. Balestri e Lelli hanno già in archivio numerose iniziative charity e, oltre al tema della fibrosi cistica, sono stati raccolti fondi destinati alla scolarizzazione dei bambini haitiani, agli alluvionati di Albinia e della Sardegna. «Fare squadra non vuol dire solo pedalare insieme, ma è un ideale, uno stile di vita che non può e non deve essere limitato ad una cerchia ristretta di appassionati». Sono queste le parole che Balestri e Lelli amano ripetere a chiunque, in particolare ai giovani che si avvicinano al ciclismo attraverso il Team di Lelli, sperando di trasmettere loro il valore sacro dell’amicizia e della solidarietà.
Max Lelli e l’olimpionico Jury Chechi attorniati dai ciclisti della Tirreno Adriatico foto CARLO PAGANUCCI
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PRESTIGIO a cura della REDAZIONE
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DIETRO IL BANCONE C’È L’EX PROFESSIONISTA HA INAUGURATO A SAN MARINO IL NUOVO OUTLET DELL’AZIENDA PRESTIGIO. RESPONSABILE COMMERCIALE ENRICO ROSSI: «FORSE NON SARÒ UN GRANDE VENDITORE, MA QUALCHE BUON CONSIGLIO PENSO DI POTERLO DARE»
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Dopo il grande successo dell’Expo di Padova, dove è stato in assoluto uno dei brand più ammirati della fiera del ciclo, l’ultimo sabato di settembre ha inaugurato a San Marino il nuovo outlet del marchio Prestigio. Si tratta di uno spazio multi-brand, in cui trovare i campionari aggiornati delle più importanti aziende del settore ciclo: Shimano, Sram, FSA, Campagnolo, Continental, Sidi, Vision, Vittoria, Salice, Look, Biotex, Mavic, Deda, San Marco, BM e Prologo. Ma le grandi protagoniste, dietro le vetrine dell’outlet, saranno ovviamente le biciclette Prestigio, in cui spicca la già celebre MB2000 disegnata da Michele Bartoli, «l’unica bicicletta – recita lo slogan – con una storia da raccontare». Nello showroom è possibile ammirare anche i grandi “classici” di casa Prestigio, come la “Bartoli”, la “Ultra Light”, la “Ge-1Racing”,
la Disco, la Crono e le MTB Gx29 e Gx27.5. Insomma, in un unico fronte un tecnico estremamente competente e preparato, una spazio, il compendio del meglio dell’azienda di casa Di Marco. persona che conosce perfettamente i telai ed i suoi componenti. Nelle vesti di responsabile commerciale del nuovo punto vendita Con Enrico Rossi i nostri clienti potranno dialogare con un ex proci sarà Enrico Rossi, il 32enne ex professionista fessionista che, fino a ieri, correva in gruppo con i più forti atleti del riminese che, appesa la bicicletta al chiodo, ha pianeta. Dunque, si tratta di una figura estremamente competente deciso di restare nel “settore”, diventando a tutti e super-aggiornata. Esattamente il profilo che cercavamo per il gli effetti un uomo marketing di Prestigio. In ter- nostro outlet». mini di consulenza, si tratta di un “valore aggiun- Dalla bicicletta al bancone, del resto, il passo è breve: «In carrieto” visto che parliamo di un corridore che può ra mi sono tolto le mie soddisfazioni – spiega Rossi – anche se, vantare un ottavo posto alla Milano-Sanremo del forse, potevo fare qualcosa di più. Ma dopo l’esperienza alla Me2009 (quella vinta da Cavendish) e la vittoria al ridiana non volevo fare un altro anno in una squadra Continental. Memorial Pantani dopo un lungo attacco con Per questo, quando Di Marco mi ha offerto questa opportunità, Luca Celli: «In effetti – spiega Rossi – l’esperienza ho accettato di buon grado. Restare nel mondo del ciclismo era nel settore non mi manca. Sono un ciclista che quello che volevo. E farlo con un’azienda emergente come Prestiha sempre avuto una predilezione per l’officina. gio, circondato da biciclette da sogno, è il massimo che potevo Non a caso, pur rispettando le competenze dei chiedere». meccanici del team, mi Enrico Rossi con l’Amministratore Delegato di Prestigio piaceva contribuire alla Giancarlo Di Marco preparazione della mia bicicletta. Sono sempre stato un po’ maniaco della perfezione e, ancora oggi, sono convinto che l’atleta debba avere con il suo mezzo un rapporto quasi simbiotico. Non so se sarò un grande venditore, ma di certo, avendo corso nel gruppo con i più forti ciclisti del mondo, qualche buon consiglio penso di poterlo dare». «Chi acquista una bicicletta di questo livello – spiega l’Amministratore Delegato di Prestigio Giancarlo Di Marco – deve trovarsi di
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FILOSOFIE OLISTICHE a cura della REDAZIONE
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LO DICE LA SCIENZA: PEDALANDO SI DIVENTA UNA PERSONA MIGLIORE PEDALARE A UN RITMO SUFFICIENTEMENTE ELEVATO PUÒ AUMENTARE L’ASPETTATIVA DI VITA ANCHE DI CINQUE ANNI, OLTRE A MIGLIORARE RESPIRAZIONE, MUSCOLATURA E QUIETE MENTALE AL PARI DI UNA VERA E PROPRIA MEDITAZIONE
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La passione per il ciclismo non è soltanto questione di forma, ma un concetto etico. Chi si arrampica curva dopo curva mettendo alla prova un corpo prostrato dalla fatica lo sa bene: correre a cavallo della bicicletta è un tuffo nell’ebbrezza, fa sfiorare le nuvole del cielo e mette a dura prova resistenza, fatica, scoraggiamento. Ecco perché insegnare a un bambino ad andare in bicicletta è trasmettere l’entusiasmo per uno stile di vita. Probabilmente tutti noi ricordiamo il senso di incertezza e la grande emozione del momento storico in cui da piccoli, tolte le ruotine, finalmente si conquista l’equilibrio necessario per pedalare da soli, senza sostegno, senza nessuno che ci tenga per mano o ci sorregga. La bicicletta è il primo mezzo con cui un bambino ha la possibilità di sperimentare la velocità e l’autonomia: la due ruote diviene compagna di giochi e permette i primi piccoli spostamenti che consentono di diventare un pizzico più indipendenti, raggiungere gli amici, sentirsi grandi.
Chi ha reso la bicicletta la passione di una vita è allenato, possiede un fisico asciutto e scattante; è attento all’incolumità propria e degli altri, ama la natura, rispetta l’ambiente. Uno studio scientifico effettuato nel 2008 in ambito inglese indica che i ciclisti mostrano più energia e resistenza alla fatica rispetto chi non pratica questo sport: le ricerche evidenziano che dopo sei settimane di bicicletta a moderata intensità inizia a modificarsi la sensazione di stanchezza e si alza il livello di prestanza fisica e vigore. Andare in bicicletta aiuta la salute del sistema cardiocircolatorio, muscolare, nervoso e contribuisce all’equilibrio dell’organismo: gli anziani presentano una forza maggiore insieme a un benessere che è fisico quanto psicologico e mentale. Secondo un’indagine pubblicata nel sito del US National Library of Medicine National Institutes of Health i ciclisti che hanno partecipato al Tour de France possiedono un’aspettativa di vita superiore di otto anni rispetto alla media: come evidenziato dagli studi sull’argomento è l’intensità dell’eser-
cizio ciò che apporta reali effetti benefici. Pedalare a un ritmo sufficientemente elevato può aumentare l’aspettativa di vita anche di cinque anni, oltre a migliorare respirazione, muscolatura e quiete mentale al pari di una vera e propria meditazione. Affrontare la strada, con le sue salite e le discese non meno pericolose, è, in fondo, una metafora esistenziale: la vita, che ci impone ogni giorno di attraversare picchi e vallate, momenti di acuta felicità e depressioni spaventose, può essere un esercizio di resistenza quando diviene capacità di mettere alla prova le nostre debolezze e paura. Come spiegano gli scienziati i benefici che rendono un individuo indipendente e sicuro di sé non dipendono tanto dalla quantità di eventi in grado di renderci felici, quanto dall’abilità e la consapevolezza a sapersi riprendere dai fatti negativi trasformando un trauma in una lezione da cui imparare. Proprio come in bicicletta: si cade, ci si rialza. Si continua a sfrecciare verso l’orizzonte illuminato, da cui trarre forza e coraggio.
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BIOMECCANICA INBICI
a cura di FABRIZIO FAGIOLI* Tempo di lettura
7 min
info@velosystem.com MOUNTAIN BIKE: L’ASSETTO BIOMECCANICO È IMPORTANTE?
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Nell’ambiente mountain biker non è raro sentire affermazioni del lizzo estremamente libero della mountain bike con un particolare ocgenere: «sulla bici mountain bike ci si muove molto spesso per cui chio di riguardo al divertimento. Queste mountain bike sono di solito delle full sospende non con ampie escursioni anche superiori a 150 l’assetto in sella ha poca importanza». Una riflessione tecnica sulla validità o meno di tale affermazione mm. Per quanto riguarda l’attività competitiva si sviluppa su percorsi deve anzitutto partire dalla distinzione delle diverse specialità che brevi con gare a punteggio dato da giuria sulla base del proprio stile. Il Dirt possiamo considerarlo un Free Ride effettuato su campi di derivano dall’utilizzo di questa tipologia di bicicletta. La mountain bike, infatti, sinonimo di libertà si presta a diverse tipo- terra battuta ed eventuali rampe di terra o legno con il principale oblogie di utilizzo competitive e non competitive. biettivo di saltare. La mountain bike è una front sospende spesso Fra quelle competitive distinguiamo DH (Down Hill), XC (Cross con ruote da 24” e componentistica ridotta al minimo al fine di avere Country), Marathon o GF (Gran Fondo). un mezzo robusto e affidabile anche in caso di atterraggi “di emerLe non competitive sono invece il FreeRide e l’Enduro o Trail, a cui si genza” (lanciando la bici). Escursioni anteriori attorno agli 80-110 mm tarati molto rigidi. La posizione della sella è poco importante mentre aggiungono con un utilizzo creativo o acrobatico le Street e le Dirt. Il Down Hill (DH), ovvero le discese fuori strada, prevede l’utilizzo quella del manubrio diventa fondamentale per guidabilità e controllo. di biciclette il cui obiettivo principale è quello di garantire stabilità Lo Street consiste nell’uso di MTB pensate per evoluzioni emozioe controllo nella guida alle alte velocità e su terreni sconnessi. La nanti nell’ambiente urbano, usando le strutture artificiali come spunti bicicletta per DH è perciò di solito pesante e robusta, impedalabile dove eseguire manovre e tutto ciò che mette alla prova l’abilità del in salita, biammortizzata con notevole escursione ammortizzante. biker e che suggerisce la fantasia (es: salto di muretti, scale, manovre La posizione di sella e manubrio, perciò non devono consentire da trial ecc.). La bici è robusta e molto piccola, spesso senza cambio efficienza di pedalata, bensì bilanciamento del peso e controllo del ed esclusivamente front molto agile con escursioni che vanno da 0 mezzo. Il manubrio sarà perciò alto e la sella bassa; entrambi più mm (trial) a 130 mm (drop), una sorta di incrocio tra BMX e mountain bike (per l’esattezza con telaio tipo mountain bike, ma “impostazioarretrati rispetto ad una posizione da pedalatore. Il Cross Country (XC) è invece una specialità che fa riferimento a ne” da BMX). Su queste biciclette va esclusivamente calibrata la gare di MTB su circuito caratterizzato da salite e discese e da per- pozione del manubrio e delle relative impugnature. corsi con diverse difficoltà tecniche da ripetere più volte; le distanze di solito vaMTB Assetto riano dai 20 ai 40 km. Le mountain bike SPECIALITÀ Efficienza Pedalata Guidabilità del mezzo Stabilità e Controllo dedicate a questa specialità devono avere Posizione sella Posizione Manubrio Bilanciamento Pesi caratteristiche di leggerezza e maneggeDown Hill – ** *** volezza, sono di solito front sospende con escursioni limitate attorno agli 80-90 mm. Cross Country (XC) *** ** ** L’assetto biomeccanico su questo tipoloMarathon o *** ** ** gia di bicicletta deve consentire una buona Gran Fondo resa in salita, ottenuta ottimizzando la poEnduro o Trail ** ** ** sizione della sella in altezza e arretramento per garantire efficienza della pedalata su Free Ride * ** ** questo percorso, e un buon bilanciamenDirt – *** ** to del peso e un buon controllo del mezzo Street – *** ** per i tratti veloci o tecnici in discesa. Il Marathon o Gran Fondo (GF) in Tabella 1. Importanza delle regolazioni di telaio e componenti nelle varie specialità della mountain bike: mountain bike identifica quelle gare con – (non importante), * (poco importante), **(importante), * (molto importante) sviluppo che supera i 40 km, di solito in linea o in un unico giro con dislivelli di percorso anche importanti. Alla luce delle caratteristiche delle varie specialità del mondo della Le caratteristiche del telaio e dell’assetto sono perciò simili a quelle mountain bike confermiamo l’importanza delle regolazioni di telaio e della bicicletta da Cross Country con un equo bilanciamento fra componenti da affrontare su tre ambiti: a) il bilanciamento dei pesi al fine di ottimizzare “stabilità e controllo esigenze di efficienza di pedalata e guidabilità del mezzo. del mezzo”; L’Enduro o Trail è un’attività non competitiva che possiamo considerare in mezzo fra il Free Ride (divertimento su ogni percorso) e b) la posizione della sella al fine di garantire “efficienza di pedalata”; il Cross Country (prestazione su percorsi anche impegnativi sotto il c) la posizione del manubrio al fine di permettere la necessaria “guidabilità del mezzo”. profilo tecnico). Le mountain bike utilizzate sono in genere biammortizzate con escursioni frontali fino a 120 mm, con peso non esa- In ogni specialità è auspicabile che sia il mezzo ad assecondare le sperato in leggerezza e un assetto un poco più rivolto al comfort caratteristiche e la morfologia del mountain biker e non il contrario. e alla maneggevolezza in discesa senza perdere di vista l’efficienza In ogni specialità della mountain bike il corretto assetto biomeccanidella pedalata. Queste bici sono predisposte alle lunghe escursioni co è non solo importante ma fondamentale per la prestazione o per dove il cronometro passa in secondo piano rispetto alla comodità. raggiungere obiettivi anche non competitivi. *Responsabile Tecnico Velosystem® Il Free Ride, intesa come attività anche competitiva, identifica un uti-
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Cesenatico FC Monza-Brianza MB Fondi LT Luzzi CS Roma RM Nuoro NU Pergine V. TN Piacenza PC Massagno - Svizzera Capriolo BS Malo VI Carpi MO Cascina PI Città di Castello PG Argenta FE Novoli LE Tovo di S. Agata SO Brasilia Brasile Varese VA Terni TR Pinerolo TO Civitavecchia RM Boffalora S.T. MI Impruneta FI Crema CR Forlì FC Bari BA Manfredonia FG Cesenatico FC
0547 675940 348 5179391 0771 537644 0984 543780 06 8553828 0784 39050 331 4266446 334 8984694 +41 79 6237763 333.8786175 0445 607702 331 1769295 328 5516679 338 7989271 0532 852233 0832 711052 0342 770066 (61) 3248 0460 0332 1810073 324 6232614 0121 3258151 0766 3 20 39 02 97255461 055 2020004 0373 278063 338 8723018 080 8964504 0884 536306 0547 673499
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PAGINE GIALLE
a cura della REDAZIONE
PRONOSTICO SCONTATO
Tempo di lettura
6 min
NEL GIUGNO DEL 1982 LA GAZZETTA DELLO SPORT RENDEVA OMAGGIO A BERNARD HINAULT INDICANDOLO, DOPO IL TRIONFO AL GIRO, COME IL FAVORITO DESIGNATO PER IL TOUR DE FRANCE. CRONISTORIA DI UNA PROFEZIA SIN TROPPO FACILE...
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Con il “senno di poi”, la profezia – oggi – sembra un’ovvietà: «Hinault dopo il Giro può vincere il Tour», sentenziava l’11 giugno del 1982 la Gazzetta dello Sport. Oggi, 32 anni dopo, con il palmares del bretone sotto il naso, è facile parlare di pronostico scontato. Ma, anche se il fuoriclasse francese aveva appena stravinto il Giro d’Italia (davanti ai “Bianchi” Prim e Contini) e, l’anno prima, si era imposto nella sua prima Gran Boucle (con distacco siderale dal belga Van Impe), centrare la magica accoppiata, in quegli anni, era ancora un’impresa da marziani. Non a caso, prima del 1982, ci erano riusciti soltanto tre corridori, anzi tre fuoriclasse assoluti del ciclismo del secolo scorso: Fausto Coppi, Jacques Anquetil ed Eddy Merckx. «Dopo aver commentato e reso onore alla vittoria di Bernard Hinault nel Giro d’Italia – scriveva il cronista Giampietro Agus sulla rosa – la stampa transalpina si chiede ora se il bretone saprà effettivamente realizzare la doppietta, aggiudicandosi anche il Tour de France. Due anni fa Hinault si era schierato al Giro con la stessa intenzione, ma dopo essersi aggiudicato con un certo brio la grande prova de ‘La Gazzetta dello Sport’, dovette poi abbandonare, quasi di nascosto, il Tour de France (si ritirò per una tendinite ad una settimana dalla conclusione quando era nettamente in testa alla classifica, ndr), provocando come si ricorderà una infinità di reazioni. Hinault, dicono i suoi gregari che non hanno disputato il
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Hinault al Tour de France, 1982
Giro, non commetterà certo gli stessi errori. Se ha deciso di tentare la doppietta, vuol dire che è persuaso di farcela. Sta di fatto comunque che il bretone, che quest’anno ha faticato meno del 1980 per vincere il Giro d’Italia, nonostante l’impegno della Bianchi-Piaggio, forte di Prim, Contini e Baronchelli, dovrà, dal 2 luglio, fare i conti con alcune squadre decise a metterlo in croce. Si parla già della Peugeot diretta da Maurice De Muer. Il tecnico bianconero sembra deciso ad adottare la stessa tattica che ha sviluppato la Bianchi-Piaggio al Giro d’Italia, ma eviterà di commettere gli stessi errori. La formazione della Peugeot – proseguiva l’articolo di Agus – ha un’ossatura simile a quella della Bianchi-Piaggio: tre leader almeno – Bernaudeau, Laurent, Duclos Lassalle – ai quali si può aggiungere l’irlandese Roche e l’australiano Anderson. L’assenza di un vero capitano ha fatto spesso della Peugeot l’eterna seconda in questi ultimi mesi e ha creato in seno all’equipe non pochi problemi. Al Tour, dicono in casa Peugeot, tutto andrà per il meglio: Bernaudeau si è fatto un’esperienza di scalatore in queste ultime settimane e sarà pronto ad attaccare Hinault non appena questi sarà in difficoltà. Gli altri Peugeot di Maurice De Muer hanno seguito con attenzione la corsa rosa ed hanno analizzato al millesimo il comportamento di Hinault e dei suoi. “Hinault sarà probabilmente in ottima forma – ha detto Bernaudeau – ma la sua squadra ha dimostrato spesso i suoi limiti durante il Giro e soprattutto nell’ultima settimana, durante la quale il bretone ha fatto il lavoro da solo. Guimard ha poco più di due settimane per preparare gli uomini che Le prime 3 maglie al Giro del 1982
accompagneranno Hinault nel difficile tentativo di realizzare la doppietta e non vorrei essere nei suoi panni…”. In effetti, pochi vorrebbero essere nei panni di Guimard e lo stesso Cyrille non ci ha nascosto che questi stanno stretti anche a lui. “La mia equipe è composta da diciannove uomini. Sei di questi non hanno partecipato al Giro e non parteciperanno al Tour per il fatto che mancano di esperienza e sono ancora troppo giovani. Non posso contare su Becaas e tantomeno su Gragnier, il primo è all’ospedale e il secondo ha avuto un piccolo disturbo cardiaco. Ne restano undici e di questi almeno sei dovranno quest’anno fare Giro e Tour…”. Ad avere fiducia in Hinault è soprattutto la stampa (specialmente gli ‘inviati’ che hanno seguito il Giro). È opinione diffusa, infatti, che Hinault dopo aver vinto il Giro – conclude il giornalista della Gazzetta – quest’anno vincerà anche il Tour». E, a conti fatti, i giornalisti transalpini avranno ragione e le speranze iettatrici di Bernaudeau e degli uomini Peugeot si riveleranno una disperata pretattica. Hinault, per la cronaca, dominò quell’edizione della Grand Boucle, infliggendo al secondo classificato – un certo Joop Zoetemelk – 6 minuti e 21 secondi di distacco! Sul terzo gradino del podio l’altro olandese Johan Var Der Velde (a 8’ 59’’) davanti al connazionale Peter Winnen (a 9’ 24’’). Il primo ed unico uomo-Peugeot tra i primi dieci fu l’australiano Phil Anderson che – malgrado una vittoria di tappa e dieci giornate in maglia gialla – giunse quinto con un distacco di oltre dodici minuti… Hinault vince il Giro d’Italia del 1985
uno sguardo al prossimo futuro CHIUSA LA PRIMA STAGIONE, PRONTE LE NOVITÀ PER LA PROSSIMA Anche settembre è passato, con le sue ultime giornate non troppo calde e non ancora troppo fredde, dove pedalare è certamente piacevole avendo ancora qualche ora di luce serale per la sgambata del dopo lavoro. Settembre è anche il mese dove si tirano le somme, dopo i maggiori eventi fieristici del settore e le più prestigiose kermesse ciclistiche. Riscontri positivi dalla critica e dal mercato per Xerpa, dopo appena 5 mesi di attività. Eurobike, la capitale del settore bici per 4 giorni all’anno, ha rilasciato un verdetto più che soddisfacente: il brand Xerpa è stato finalmente riconosciuto anche al di fuori dei confini nazionali. I presupposti per l’internazionalizzazione dell’ormai famoso Kit SOS forature – totalmente Made in Italy – sono stati fissati, anche grazie alla collaborazione di un team di specialisti che, da inizio settembre, ha in carico il programma di espansione world wide dell’innovativo accessorio. Expobici, la vetrina italiana del settore, non ha deluso le aspettative: entusiasmo e centinaia di contatti all’interno dello stand INBICI che, in qualità di media partner ufficiale di Xerpa, ha reso possibile la mediazione con alcuni dei maggiori distributori sul nostro territorio, grazie anche alla presenza dell’uomo immagine e consulente tecnico Xerpa, Massimiliano Max Lelli. Proprio così: con buona probabilità già dalla prossima stagione – e sarebbe un risultato decisamente strabiliante – il brand Xerpa, che ricordiamo ha iniziato a commercializzare solamente da maggio 2014, avrà una distribuzione capillare. Sebbene sia presto per svelare quale sia l’azienda che ha scommesso sul cavallo
vincente – con le sue caratteristiche di unicità, design e qualità, Xerpa resta la novità più esclusiva di questo 2014 nel campo degli accessori per bici – possiamo invece ricordare i prodotti presentati a Padova in anteprima, in uscita l’anno venturo. Xerpa XP3 è il classico porta borraccia universale, in termoplastica nera o bianca, arricchito con una borraccia da 500 ml sempre in dotazione. Per tutti quelli che in questi mesi hanno acquistato Xerpa XP2 (un porta borraccia con un fondo contenitivo dentro il quale è presente una camera d’aria arrotolata e due leve smontagomme, ndr) e per tutti quelli che lo acquisteranno, avere un doppio porta borraccia della stessa marca e colore diventa un fattore necessario per l’estetica del proprio mezzo. I colori di XP3 saranno quelli già proposti per il fratello maggiore XP2, ma si aspettano ancora delle novità in fatto di cromie: come è bene sottolineare, il porta borraccia Xerpa è l’unico in commercio che si possa personalizzare con pratiche “skin” colorate.
Questo rende la sua produzione meno vincolata ai quantitativi su base colore, lasciando la customizzazione della “skin” al cliente finale, che dispone di una scelta di almeno 5 possibili combinazioni cromatiche. Xerpa Light invece è una luce posteriore che si collega al porta oggetti XP1. Alla fiera di Padova è stato presentato un prototipo, non definitivo, di questo accessorio che pensiamo sia una chiave necessaria di sviluppo per rendere davvero questo prodotto unico sul mercato. Secondo quanto rilasciato, Xerpa Light dovrebbe essere definito a partire dal mese di gennaio, per una sua commercializzazione nei mesi seguenti. Aspettiamo quindi con grande curiosità i prossimi passi di Xerpa, ricordando a tutti che sarà possibile richiederlo presso i migliori negozi specializzati oppure acquistarlo direttamente sul sito web www.xerpa.it/store
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TROFEO PASSO PAMPEAGO a cura di NEWSPOWER
pressoffice@newspower.it
SERENA GAZZINI, TRIONFO CON RECORD LO SCORSO 21 SETTEMBRE IL TERZO CAPITOLO DELLA CRONOSCALATA IN VAL DI FIEMME – TRENTINO. TRA LE DONNE GRANDE IMPRESA DELLA FUORICLASSE DEL CARRARO TEAM, NEGLI UOMINI SUCCESSO ANNUNCIATO PER JARNO VARESCO
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Trofeo Passo Pampeago, buona la terza, anzi ottima. Come d’altronde lo erano state anche la prima e la seconda nel 2012 e 2013, e stavolta c’era pure un sole meraviglioso ad accogliere gli scalatori. Il terzo capitolo della cronoscalata in Val di Fiemme – Trentino è andato in scena lo scorso 21 settembre lungo il tratto TeseroPasso di Pampeago, che nell’ambiente delle due ruote è una sorta di “istituzione” per chi ama la fatica, lo spettacolo d’alta quota e soprattutto le sfide vere. «Eppure, se devo essere sincera, non mi sento per niente una scalatrice.» Fatto sta che Serena Gazzini del Carraro Team – Trentino non solo ha conquistato il Trofeo battendo colei che lo aveva vinto l’anno prima, ovvero Claudia Wegmann, ma ha anche annichilito il precedente record di salita. «È stata una giornata bellissima in tutti i sensi – ha commentato la trentina all’arrivo – questa gara per me ha un valore particolare, lo scorso anno era nata da poco la mia bambina e avevo deciso comunque di prendervi parte. Come era prevedibile ero arrivata ultima tra le donne, ma mi ero ripromessa di provare a vincere quest’anno. Mio marito e i miei figli mi sono sempre stati vicini in questa stagione e adesso sono qui con loro a festeggiare.» In gara, il passo della Gazzini è stato irresistibile e il tempo conclusivo di 46’ 44” ne è la riprova. L’altoatesina Wegmann ha confessato al traguardo di non essere nella migliore forma fisica e con una catena che non girava a dovere non è mai riuscita a trovare il
giusto passo per assaltare… il Passo come avrebbe voluto. Al terzo posto si è classificata Annalisa Adami che in fondo si è complimentata a lungo con la collega Gazzini, «davvero brava, troppo forte!». Il Trofeo Passo Pampeago misura in tutto 10,5 km con un dislivello di 1020 metri e le pendenze medie sono stimate attorno al 10% con punte massime al 16%. Dopo l’uscita dal paese di Tesero si imbocca la bella Valle di Stava per poi svoltare in direzione Alpe di Pampeago dopo 3,5 km circa. Da qui in avanti ci si immerge tra le conifere e dopo lunghi e “infiniti” – come in molti li hanno aggettivati – rettilinei, con qualche galleria e alcune curve belle “secche” – sempre secondo tanti – si arriva all’Alpe dove si incontrano alcuni alberghi e le stazioni di partenza degli impianti sciistici (aperti anche durante l’estate e ovviamente anche lo scorso 21 settembre). Gli ultimi 3 chilometri scarsi di gara risalgono fino al Passo di Pampeago proponendo oltre 250 metri di dislivello da buttare giù tutti d’un fiato. In tutto ciò, Jarno Varesco era il favorito numero uno domenica 21 settembre, Campione Italiano della Montagna Master in carica, uomo di casa e in forma straordinaria, dopo aver anche vinto la Suedtirol Berg Cup ed essere al comando dell’Uphill Challenge 2014 di cui il Trofeo Passo Pampeago era ultima prova in calendario. «Peccato non aver fatto il record, ma d’altra parte passano gli anni anche per me». Sorridente Varesco in cima al Passo e vincente davanti all’altoatesino
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6 min
Thomas Gschnitzer e all’altro trentino Loris Casna. «In questa stagione mi sono dedicato parecchio alle cronoscalate e ho mollato un po’ il resto altrimenti le mie donne – moglie e figlioletta – le sento a casa! I risultati sono arrivati e sono felice, qui nella mia valle ci tenevo a fare bene e questa salita è senza dubbio qualcosa di bello da fare per chiunque. La consiglio a chi ama le sfide vere.» Storicamente, il Trofeo fu concepito due anni fa dal team dell’Unione Sportiva Litegosa che decise di coinvolgere gli amanti delle salite per rivivere i fasti di un Giro di Italia che in quell’anno fece nuovamente tappa proprio lassù, ai 2000 metri del valico tra provincia di Trento e Bolzano alla corte del Gruppo dolomitico del Latemar. L’anno prima era stato anche asfaltato l’ultimo tratto “a corsia unica” che dalla zona alberghiera dell’Alpe di Pampeago, a quota 1740 metri slm, porta all’arrivo degli impianti di risalita dello Ski Center Latemar, nel cuore di uno tra i caroselli sciistici più belli d’Europa. E se per il Giro il più abile a raggiungere il traguardo nel 2012 fu il ceco del team Astana Roman Kreuziger, per quanto riguarda la cronoscalata settembrina la vittoria andò al friulano Alessandro Magli, ancora detentore del record maschile di percorrenza con il tempo di 37’ 40”. Quest’anno, come detto, il record femminile è stato stabilito dalla Gazzini e il terzo capitolo dell’evento in Val di Fiemme è andato in archivio con successo. Inutile quasi dire che gli appassionati di montagna si preparino alla quarta edizione nel 2015.
Serena Gazzini vincitrice della prova femminile
Il vincitore della prova maschile Jarno Varesco foto NEWSPOWER CANON
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LA STORIA a cura di ROBERTO ZANETTI
LA SECONDA VITA DI STEFANO VOLPE
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9 min
MALATO FIN DALLA NASCITA DI FIBROSI CISTICA E COI POLMONI ORMAI COMPLETAMENTE COMPROMESSI, SI È AGGRAPPATO ALL’ULTIMO FILO DI RESPIRO. POI IL TRAPIANTO, LA CONVALESCENZA E LA VOGLIA DI EMOZIONI NUOVE. IN BICICLETTA, SULLE “SUE” DOLOMITI
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La passione per la bici ha vinto sulla malattia e così Stefano Volpe, affetto da fibrosi cistica e trapiantato di polmoni, ci ha regalato quest’intervista piena di speranza e di entusiasmo. Lo sport è vita e lui, visto quello che gli è successo, è l’esempio più bello. Allora Stefano, raccontaci la tua storia. Da dove vuoi cominciare?
foto STEFANO VOLPE
«Inizierei dalla notte tra il 10 e l’11 gennaio 2014; notte che mi ha visto nascere per la seconda volta e, a differenza della prima
Stefano Volpe
foto STEFANO VOLPE
nascita nel 1970, non ci sono state lacrime da neonato ma solo sorrisi di un uomo che sapeva di essere al capolinea del proprio viaggio su questa terra, e invece… Quella notte, dicevo, sono stato sottoposto al trapianto di tutti e due i polmoni a causa di un deciso peggioramento della mia salute provocato dalla malattia dalla quale sono affetto sin dalla nascita, ovvero la fibrosi cistica. Nei sette mesi precedenti al trapianto ero costretto a vivere tra letto e sedia a rotelle finché i medici hanno deciso che fosse giunto il momento di intervenire. Superate tutte le trafile mediche, a dicembre 2013, sono stato inserito nella lista nazionale dove l’attesa media è di circa un anno e mezzo. Invece l’attesa per me è stata molto breve poiché, al primo gennaio 2014, la mia insufficienza respiratoria era pari al 98% e quindi sono entrato in lista internazionale urgente.» Nello specifico in cosa consiste la fibrosi cistica e, nel tuo caso, come si è manifestata? «La fibrosi cistica è una malattia genetica ereditaria che colpisce in Italia un bambino su 2500. Consiste nell’errato trasporto dei sali all’interno delle nostre cellule. Il difetto di base nel DNA è stato sì scoperto, ma non ancora risolto. La malattia colpisce principalmente l’apparato respiratorio e, di conseguenza, anche l’apparato gastro intestinale con manifestazione di diabete e osteoporosi. Attualmente non esiste una cura. I pazienti affetti da fibrosi cistica devono sottoporsi 365 giorni l’anno a pesanti sedute di fisioterapia respiratoria, a frequenti ricoveri per terapie antibiotiche, alla pratica di attività fisica oltre che all’assunzione di moltissimi medicinali. La malattia, per mia fortuna, è stata diagnosticata alla nascita, ma per avere delle cure mirate ho dovuto aspettare l’apertura di un centro medico
91 a Milano, la clinica pediatrica De Marchi. A quei tempi la malattia era praticamente sconosciuta e l’età media di sopravvivenza non superava i 18/20 anni. Attualmente raggiunge circa i 40 anni.» Nei momenti più difficili della malattia a cosa pensavi e quali sono state le persone che ti sono state più vicino oltre ai medici e ai parenti più stretti? «Mi ritengo fortunato perché ho avuto una grande famiglia composta da parenti, amici e colleghi che mi sono sempre stati accanto, non solo nei momenti difficili ma pure negli anni precedenti. Anche l’equipe medica, costituita da persone competenti, dal punto di vista umano è stata importante per mantenere serenità ed equilibrio nei momenti più critici. A cosa pensavo? Più che altro a chi pensavo… Pensavo al mio caro amico di vita Luca, disabile come me, che mi ha sempre detto di non mollare, pensavo al ‘pirata’ (Marco Pantani, ndr), alle sue innumerevoli cadute in bici ed al fatto che si è sempre rialzato. Pensavo e piangevo per questo, pensavo di non tornare più a vedere le mie amate montagne, le Dolomiti, e forse questa è stata la mancanza più grande che ho avuto. E allora chiedevo ad una persona che non c’è più di far sì che io potessi un giorno tornare lassù, respirando a pieni polmoni.» C’è stato un momento (o più di uno…) nel quale hai creduto di non farcela? Dove hai trovato la forza per reagire e sconfiggere tutte le tue paure? «Nei mesi che hanno preceduto l’intervento mi ero reso conto che stavo peggiorando molto velocemente e il mio primo pensiero è stato: ‘come posso farcela ad uscirne’, mai a ‘non ce la faccio’! I momenti di sconforto ovviamente ci sono stati; sono entrato nel tunnel della depressione, ma una parte della mia mente è sempre rimasta lucida e ha trovato le forze per combattere. Sicuramente nella depressione, come fattore negativo, ha giocato il peso di una vita fatta di cure quotidiane (da quando avevo 6 anni sveglia al mattino alle 5.30-6.00 per le prime terapie) ma ho guardato l’altra faccia della medaglia, ovvero se ce l’ho fatta per 43 anni perché mai avrei dovuto non combattere più?» Quando sono stato incaricato di farti quest’intervista la prima cosa che ho pensato è stata: “chissà se ha mai avuto modo di conoscere le origini del proprio donatore”? Credo sia una domanda lecita che ci si possa fare e soprattutto un’emozione indescrivibile; se così è stato cosa si prova? «La notizia della disponibilità degli organi mi è arrivata il 10 gennaio 2014 alle ore 17. Del donatore/donatrice so solo che si tratta di una persona abitante in Grecia di giova-
ne età. Non conosco il nome e neanche le cause del suo decesso. Ovviamente penso a questa persona tutti i giorni, ma per ora desideri di saperne di più non ne ho. Penso solo ad onorare ogni giorno questo passaggio di testimone (un po’ come la staffetta nell’atletica) per continuare questo meraviglioso percorso chiamato vita. Un giorno mi farò un viaggio in Grecia, paese che non ho mai visitato, e chissà che il destino non mi dia una mano a trovare i familiari del mio angelo.»
nuove, sviluppare nuovi hobby e di tornare, come ho già fatto, a praticare tanto sport, da sempre la mia passione insieme alla musica (faccio il dj a tempo perso). Sono stato, purtroppo, spettatore per molti anni ma da qualche mese sono tornato in sella alla mia bici per fare escursioni molto lunghe e faticose sulle mie amate Dolomiti: sono state sensazioni meravigliose. È accaduto ciò che non pensavo potesse succedere, ovvero arrivare con le mie gambe, senza ossigeno, sulla cima di monti vicino ai 3000
Stefano Volpe con il campione Vincenzo Nibali
foto STEFANO VOLPE
Stefano Volpe prima del trapianto e Stefano Volpe dopo: cos’è cambiato in te? La visione della realtà e della vita è sempre rimasta uguale o, nella tua mente, è scattato qualcosa di diverso? «La visione della vita è rimasta uguale poiché vagando, anzi vivendo, molti anni della mia vita tra reparti di più ospedali ho sempre avuto chiare quali sono le ‘cose’ più importanti. Sapendo di non poter forse disporre di una lunghezza eccessiva della vita mi sono sempre dedicato a cose che ritenevo importanti per la mia crescita personale, ai divertimenti, alle passioni, conscio che un giorno forse non avrei più potuto realizzarne. Ho sempre vissuto così senza rimpianti e rimorsi. Nei giorni precedenti al trapianto, in cui mi erano rimasti pochi giorni da vivere, ero comunque sereno, in pace con me stesso e con il mondo. Ora guardo avanti senza mai dimenticare tutto ciò che mi è capitato anche perché sarebbe impossibile. Il destino mi ha dato un’altra possibilità e forse è venuto il momento di fare cose
metri dopo camminate lunghe dalle 4 alle 6 ore. Il prossimo anno vorrei migliorare le mie prestazioni in bicicletta soprattutto in salita; mi piacerebbe fare di nuovo i passi dolomitici come Giau, Falzarego, Sella, Pordoi e partecipare un giorno alla Maratona delle Dolomiti inoltre, magari, a qualche piccola altra impresa come attraversare l’Europa in bici. Tutto questo per conoscere i miei limiti fisici ma soprattutto per conoscere meglio me stesso e nel contempo essere un esempio per altri pazienti affetti da fibrosi cistica, per i loro stessi genitori, per trasmettere la speranza in una vita migliore. Da ultimo vorrei invitare le persone ad aiutare la nostra Associazione Lombarda Fibrosi Cistica Onlus, con sede a Milano in via Manfredo Fanti (dal 1977 si occupa di offrire assistenza dei pazienti tramite raccolta fondi anche per finanziare borse di studio per medici ed fisioterapisti). Vi invito a visitare il sito www. fclombardia.it dove è possibile trovare tutte le informazioni per poter contribuire alla nostra buona causa».
TROFEO ASD DALZERO.IT BUONA LA PRIMA LO SCORSO 30 AGOSTO A MONTICELLI BRUSATI ASSEGNATE LE MAGLIE DI CAMPIONI PROVINCIALI AMATORI STRADA FCI BRESCIA foto MATTEO@DALZERO.IT
Si è svolta – con un bilancio incoraggiante, soprattutto in chiave futura – la prima edizione del Trofeo ASD Dalzero.it, la gara in circuito per amatori organizzata dalla ASD Dalzero.it sotto l’egida della FCI. Al termine della competizione, oltre alle premiazioni, sono state consegnate le maglie di campioni provinciali amatori strada FCI Brescia, in quanto la manifestazione era valida come prova unica del relativo campionato provinciale. Il percorso, immerso nei vigneti della Franciacorta, ha ricevuto l’unanime apprezzamento da parte dei 185 iscritti alla gara, divisa in due partenze in base alle categorie. Poi, working in progress, i direttori di corsa hanno deciso di accorciare la gara portando a 5 i giri per la categoria femminile e 6 per gli uomini, rispetto ai 7 inizialmente previsti. Questo ha permesso ai più di concludere la gara. «Per il 2015 – spiegano gli organizzatori della ASD Dalzero.it – stiamo già valutando i possibili miglioramenti da apportare alla manifestazione. Ad esempio, collocare al ritrovo una persona che si occuperà esclusivamente degli iscritti online, rivedere la suddivisione delle categorie e studiare la logistica di partenza e arrivo nello stesso luogo, possibilmente dove quest’anno è stato effettuato l’arrivo. Il percorso potrebbe essere rivisto per aumentare la spettacolarità della gara sia per i ciclisti che per gli spettatori. Ad oggi, la prossima edizione è prevista per domenica 30 agosto 2015». Di seguito le prime posizioni per le classifiche della prima edizione. Sono stati premiati i primi 3 assoluti di ciascuna gara e i primi 10 di ciascuna categoria:
CLASSIFICHE 1° TROFEO ASD DALZERO.IT 30 AGOSTO 2014 - MONTICELLI BRUSATI (BS) POSIZIONE
PRIMA GARA
SECONDA GARA
1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8°
Marinoni Roberto - Borgosatollo Ciclyng
Manenti Marco - ASD GCO Team Alpress
Christè Franco - Gruppo A Bici - Daunex
Pasquali Fabio - ASD Raschiani Valnure
Fontana Nicola - ASD Sant’Angelo
Cirimbelli Luca - ASD Team Zanola
Lavezzi Pierluigi - Team Jolly Wear
Spatti Giovanni - ASD Tokens Cicli Bettoni
Tiburzi Giovanni - Borgosatollo Ciclyng
Scotti Alessandro - Gruppo Nulli Iseo MTB AS
Stagnoli Leonardo - Alè Cipollini Galassia
Benedetti Matteo - ASD Cicli Benedetti
Soncini Valerio - ASD Raschiani Valnure
Rossi Alberto - ASD Team Bike
Grisenti Dario - ASD GS Grisenti
Caiati Domenica - Team Leonessa 99 ASD
9°
Groaz Francesco - ASD GS Grisenti
Grassi Andrea - Porta Verde Fitness CO
10°
Remondina Gerolamo - Team Breviario Bonate
Agazzi Marco - Team Loda Millennium
Trovate tutte le classifiche divise anche per categoria su mysdam.net, mentre tutte le informazioni sono presenti su dalzero.it, il sito dedicato al ciclismo amatoriale foto MATTEO@DALZERO.IT
Le maglie dei campioni provinciali
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94 a cura del Dr. MAURIZIO RADI*
DOSSIER SPORT E MEDICINA
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LA FRATTURA DELLA CLAVICOLA LE CLASSIFICAZIONI, LE TERAPIE E LA RIABILITAZIONE: ECCO TUTTO QUELLO CHE DOBBIAMO SAPERE PER NON COMPROMETTERE LA NOSTRA CARRIERA CICLISTICA
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La frattura di clavicola è un Clavicola tipo di infortunio che capita molto comunemente a chi pratica sport. Infatti rappresenta quasi il 50% delle fratture che interessano la spalla. Ne rimangono colpiti soprattutto coloro che praticano discipline “di contatto”, in cui le cadute ed i traumi sono piuttosto frequenti. Non è un caso che gli sport più a rischio siano soprattutto il ciclismo, lo sci, il motociclismo, il rugby, l’ippica e tutte quelle discipline dove è molto facile subire traumi da impatto. Con il termine clavicola si intende generalmente l’osso lungo e sottile che collega lo sterno con la scapola. Ha una forma piuttosto “ricurva” ed è formata da una parte centrale e due estremità: una mediale (più vicina allo sterno) ed una laterale (più vicina alla scapola). Come vengono classificate le fratture? • Composta: quando i due monconi (segmenti) ossei rimangono allineati; • Scomposta: quando si verifica uno spostamento dei frammenti di frattura; • Esposta: se la cute viene lesa con esposizione esterna dell’osso (rischio di infezioni).
Ed infine in base alla sede di frattura: • Corpo centrale (localizRX a 2 mesi zazione più frequente); • Terzo laterale (estremità della clavicola che si collega alla spalla); • Terzo mediale (estremità della clavicola che si collega allo sterno). Quali sono le tipologie di fratture più frequenti? Quelle che interessano la parte centrale della clavicola (III medio) e di queste, in genere, il 48% sono scomposte. Mentre sono rare quelle che interessano l’estremità mediale della clavicola (quella più vicino al torace).
Quali sono i sintomi da tenere sotto controllo in caso di frattura di clavicola? Generalmente l’area situata al di sopra della frattura è dolente con gonfiore localizzato nella zona della lesione. Quando il gonfiore diminuisce, la frattura è spesso apprezzabile al tatto. Il movimento del braccio omolaterale o della testa aumenta la sintomatologia dolorosa e, talvolta, quando si cerca di muovere i due monconi ossei, si avverte una sensazione di scrocchio. Come avviene il primo soccorso in questo tipo di infortunio? Nella prima fase, in attesa dell’intervento medico, è importante immobilizzare la parte lesa evitando il più possibile movimenti inutili e pericolosi. Ciò serve ad evitare il più possibile fastidiose e pericolose complicazioni. L’eventuale frattura scomposta o esposta non va assolutamente toccata o ridotta in attesa dei soccorsi. Una radiografia al pronto soccorso confermerà la diagnosi. Il medico inoltre effettuerà un’indagine strumentale per assicurarsi che la lesione non abbia coinvolto i nervi ed i vasi sanguigni che circondano la clavicola (complicanze poco comuni ma piuttosto pericolose). La prevenzione esiste? Poiché le fratture della clavicola sono quasi sempre causate da cadute o incidenti, non si può far molto per prevenirle. Come viene trattata la frattura di clavicola ? La frattura della clavicola si consolida anche se i due monconi non vengono riposizionati in modo da combaciare perfettamente. La maggior parte delle fratture composte della clavicola vengono trattate secondo un protocollo conservativo consistente nell’applicazione di un tutore. Questo è tra i trattamenti più indicati perché garantisce un processo di riossificazione spontaneo. Una volta rimosso il tutore, il callo osseo è visibile e “palpabile”. Con il tempo si rimodella e, in alcuni casi, può
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Rx frattura con tutore
anche scomparire del tutto: ciò naturalmente varia in base all’età del paziente. In caso di frattura scomposta o esposta, il tutore non è sufficiente e quindi si rende necessario intervenire chirurgicamente (per riposizionare i segmenti fratturati tramite viti e placche metalliche). Quanto tempo ci vuole per guarire da una frattura? Solitamente la guarigione avviene nel giro di 10-12 settimane per gli adulti, mentre per gli adolescenti i tempi si “accorciano” a 6-8 settimane. In ogni caso, già durante la fase di recupero, è possibile praticare alcuni sport (il ciclismo ad esempio) perché la clavicola, pur non essendo ancora saldata, può tuttavia ritrovare una certa mobilità. Naturalmente tutto ciò dovrà avvenire con una certa prudenza. Per ritornare invece a praticare le discipline sportive precedentemente elencate, gli allenamenti potranno essere ripresi solo dopo la completa scomparsa del dolore. Tutte le fratture guariscono completamente? Non tutte le fratture guariscono completamente: alcune fratture (2%-4%) trattate in modo conservativo, sono soggette a “pseudoartrosi” (frattura che non consolida) e ciò dipenderà dal grado di sovrapposizione dei frammenti: più è maggiore, più frequente è il rischio di pseudoartrosi. Tuttavia, a prescindere dal trattamento (conservativo o chirurgico), le fratture di clavicola sono a rischio di pseudoartrosi più di altre. Come vengono trattate le pseudoartrosi? Va premesso che non tutte le pseudoartrosi sono dolenti. Delle pseudoartrosi, quelle ipertrofiche (dove si forma un abbondante tessuto fibroso al posto del callo osseo) sono dolenti e sono queste quelle che necessitano di un trattamento chirurgico. Quest’ultimo consiste nell’asportare il tessuto fibroso, ricreare un canale midollare (nelle pseudoartrosi è ostruito), apporre dei trapianti ossei intorno alla pseudoartrosi e sintetizzare la frattura con una placca metallica e viti. Come vengono riabilitati i pazienti con frattura della clavicola? Mobilità, forza e stabilità sono le tre componenti fisiologico-funzionali della spalla che possono essere compromesse da una frattura della clavicola. Tutte e tre possono essere efficacemente ripristinate con un’adeguata terapia riabilitativa. In generale, la riabilitazione di una spalla dopo una lesione o intervento chirurgico prevede una mobilizzazione attiva precoce. Que-
sto serve a recuperarne la funzionalità biomeccanica fisiologica. È stato ampiamente dimostrato che un’immobilizzazione prolungata dell’articolazione è responsabile di una rigidità della stessa, oltre ad una atrofia dei muscoli della spalla e/o ad un cattivo controllo neuromuscolare. La mancanza di movimento attivo dell’articolazione della spalla compromette le normali relazioni meccaniche tra le articolazioni gleno-omerale e scapolo-toracica e può portare ad alterazioni della cuffia dei rotatori e/o spalla rigida. I ritardi di una mobilizzazione precoce in questi casi possono essere causati dalla paura di aggravare una condizione già di per sé dolorosa e/o di rischiare di compromettere l’esito di una riparazione chirurgica. Gli esercizi di mobilizzazione passiva e poi di rinforzo devono essere eseguiti dal paziente in modo graduale ma sempre sotto la guida di un fisioterapista esperto. Inizialmente si effettuano delle mobilizzazioni passive per il recupero del movimento, per poi passare alla riabilitazione attiva in acqua calda (33°/34°) e proseguire con il protocollo riabilitativo, eseguendo esercizi di rinforzo muscolare con elastici, esercizi propriocettivi e di rinforzo muscolare in palestra. Tutto questo è necessario per potenziare i muscoli stabilizzatori primari e secondari del complesso scapolo-omerale. Come si spiega il rientro all’attività sportiva agonistica di alcuni ciclisti in breve tempo? In effetti ci sono ciclisti che riprendono a svolgere l’attività agonistica prima dei tempi descritti sopra. Il rientro anticipato è comunque possibile in un atleta che ha subito un’operazione, poiché durante l’intervento chirurgico vengono posizionate delle viti e una placca che servono a tenere allineati i segmenti fratturati; dobbiamo considerare che il ciclista non utilizza l’arto superiore, non effettua movimenti ampi e al di sopra della spalla per cui non sollecita la clavicola. Questo non vuol dire che non esistano rischi, basti solo pensare ad una caduta e ad un eventuale trauma. Per concludere, dobbiamo tenere in considerazione che per l’atleta professionista risalire in bici e prendere dei rischi fa parte del proprio lavoro, quindi questa scelta è comprensibile. Diverso per un ciclista amatoriale: in quel caso consiglierei di procedere gradualmente e di aspettare la completa guarigione prima di riprendere l’attività su strada, pur utilizzando i rulli per l’allenamento nel periodo di convalescenza. *Fisioterapista – Centro Fisioradi Pesaro foto WOWSLIDER.COM
Intervento frattura
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MARCIALONGA STORY a cura di NEWSPOWER
IL VINTAGE VESTE DI BIANCO
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A GENNAIO, NELLE VALLI TRENTINE, TORNA LA GRANDE CLASSICA DELLO SCI ITALIANO. ANTEPRIMA CON LA MARCIALONGA STORY, DOVE IL LOOK – RIGOROSAMENTE VINTAGE – CONTA PIÙ DEL RISULTATO
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Marcialonga, si sa, ha scritto la storia dello sci nordico italiano e non solo. Nata nel 1971, la ski marathon – che percorre in lungo e in largo le valli trentine di Fiemme e Fassa – si è affermata nel corso dei decenni successivi come una delle competizioni “popular race” più apprezzate nel nostro paese e nel mondo. Ogni anno Marcialonga – in programma l’ultima domenica di gennaio – fa registrare il tutto esaurito e le iscrizioni alla granfondo finiscono letteralmente bruciate nel giro di poche ore, o addirittura minuti, da appassionati di “sci stretti” italiani e stranieri che
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non vogliono perdersi l’appuntamento invernale sulle nevi trentine, vera e propria festa per gli amanti dello sport e della natura. Inoltre, lo staff di casa Marcialonga manda in scena anche tante iniziative di contorno per celebrare lo sci di fondo e i suoi appassionati durante l’intero fine settimana della gara. Nel 2015, per il terzo anno consecutivo, il weekend della ski marathon si aprirà con la Marcialonga Story che sabato 24 gennaio farà rivivere l’atmosfera dei tempi “eroici” dello sci di fondo. I partecipanti alla Marcialonga Story, infatti, devono rigorosamen-
te indossare sci e abbigliamento d’epoca come recita il regolamento della manifestazione: «Sci precedenti al 1976, attacchi da 75 mm di larghezza, scarpe e bastoncini adeguati a tali sci ed abbigliamento obbligatoriamente da sci da fondo corrispondente al periodo». L’evento, che riporta gli sciatori indietro nel tempo, scatterà dallo stadio del fondo di Lago di Tesero e, non a caso, percorrerà in tecnica classica la pista Marcialonga a ritroso rispetto alla direzione della granfondo, per poi concludersi nelle vie del centro di Predazzo dopo 11 km.
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Marcialonga Story è un’iniziativa che delizia sia gli sciatori sia gli occhi e la curiosità di appassionati e spettatori, perché le centinaia di “mise” vintage sono sempre belle da ammirare e da fotografare. Ad esempio, lo scorso anno ai nastri di partenza della Marcialonga Story era presente anche Franco Nones, il pioniere del fondo italiano, che ha partecipato alla manifestazione
indossando gli stessi sci con i quali vinse la storica medaglia d’oro nella 30 km alle Olimpiadi di Grenoble 1968. Alla Marcialonga Story, ovviamente, non conta il risultato ma i premi sono destinati allo sciatore e alla sciatrice con l’attrezzatura meglio coordinata, oltre che al concorrente con indosso gli sci più vecchi. Lo scorso anno i vincitori sono stati Stefano
Felicetti e Cecilia Morandini come miglior abbinamento tecnico e abbigliamento d’epoca, mentre Roberto Defrancesco ha ricevuto il premio per gli sci, datati 1909. La prova, non competitiva, è aperta a tutti gli sciatori dai 16 anni in su e la validità e la correttezza dei materiali dei partecipanti verrà valutata presso l’Ufficio Gare a Cavalese oppure prima dell’entrata nel cancello
Alcuni concorrenti felici all’arrivo foto NEWSPOWER CANON
di partenza allo stadio di Lago di Tesero. La festa della Marcialonga Story si concluderà fra le vie del centro di Predazzo, nella centralissima Piazza Santi Apostoli dove si svolgeranno anche ristoro finale e premiazioni, in una cornice sicuramente degna di questo revival che celebra al meglio la storia della Marcialonga e dello sci nordico. Le iscrizioni alla Marcialonga Story sono in piena corsa con il limite massimo di partecipanti fissato a 300: tutti i dettagli sono rintracciabili sul sito ufficiale www.marcialonga.it in cui è possibile anche consultare il Registro degli sci d’epoca dove sono raccolte foto e schede di attrezzature d’epoca certificate.
Il colore della “Story” aprirà alle 9.30 del 24 gennaio il lungo weekend della Marcialonga che proseguirà, sempre nella giornata di sabato, con le altre iniziative di contorno allo stadio di Lago di Tesero a partire dalla Minimarcialonga, per bambini e bambine dai 6 ai 12 anni, la Marcialonga Stars, l’evento solidale con tanti VIP su sci o racchette da neve, e infine la Marcialonga Young riservata alle categorie giovanili Ragazzi, Allievi, Aspiranti e Juniores.
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L’allegria e lo spettacolo della Marcialonga Story, dunque, daranno il via ad un fine settimana tutto dedicato allo sci nordico che culminerà domenica 25 gennaio 2015 quando 7500 “bisonti” invaderanno le valli di Fiemme e Fassa per la 42ª edizione della Marcialonga. foto NEWSPOWER CANON
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MTB www .inbic
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TRENTINO MTB 5 min PRESENTED BY CRANKBROTHERS
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a cura di NEWSPOWER
THE WINNER IS... È PROSSIMO ORAMAI L’INCORONAMENTO DEI NUOVI VINCITORI DOPO LA 3T BIKE DI TELVE. SARÀ UNA BATTAGLIA TUTTA DA VIVERE, CON TANTE INCOGNITE E POCHE CERTEZZE
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La fortuna aiuta sempre gli audaci, recita un noto adagio, e il team di Trentino MTB presented by crankbrothers in questa stagione è stato “audace” e determinato e la fortuna è arrivata in buona dose, ma non è certo un caso! Il circuito in provincia di Trento si è presentato ad inizio anno con diverse novità rispetto alla passata stagione, a testimoniare la continua voglia di rinnovamento e il cercare sempre e comunque di “assecondare” le esigenze di coloro che in definitiva sono i primi protagonisti, ovvero i biker. Dal quartier generale di Trentino MTB 2014 si era in primo luogo deciso di portare le gare a sette (dalle sei del 2013), con due passaggi inediti in zone del Trentino mai toccate prima. Inoltre il regolamento era stato rinfrescato per rendere la corsa al ti-
tolo ancora più frizzante e avvincente e il montepremi viaggiava intorno a cifre importanti, roba da far gola a tanti. Non male insomma, in un periodo storico in cui votarsi al cambiamento mantenendo alta la qualità non è proprio semplice. E in trecento fin dall’inizio si sono fatti prendere per la gola e si sono prenotati in… abbonamento a ValdiNon Bike, 100 Km dei Forti, Lessinia Bike, Vecia Ferovia dela Val de Fiemme e 3T Bike, con in aggiunta le due novità Dolomitica Brenta Bike e Val di Sole Marathon. La partenza è stata con un bel botto a inizio maggio alla ValdiNon Bike di Cavareno, sotto il sole splendente della vallata delle mele trentine e con centinaia di caschetti e ruote dentellate schierati al via per calcare gli sterrati nella zona del Passo Mendola e
di tutta la parte alta della valle trentina. La gara maschile è stata vinta da una vecchia conoscenza del circuito, Johann Pallhuber, che sul traguardo ha preceduto il compagno Mattia Longa, mentre al femminile la più veloce è stata la veronese Lorena Zocca, al suo primo sigillo di carriera in Val di Non. E da quel momento ad oggi – con la 3T Bike in pista il 5 ottobre e di cui vi racconteremo ampiamente nel prossimo numero – la Zocca non si è mai più schiodata dal primo posto della graduatoria femminile, vincendo la 100 Km dei Forti sugli Altipiani di Lavarone e Luserna e la nuova Dolomitica Brenta Bike tra Pinzolo e Madonna di Campiglio. Da giugno si è passati a luglio e, nonostante il quinto posto alla Lessinia Bike, la leadership di circuito “in rosa” è rimasta nelle mani della veneta, ancora
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leggermente attardata alla “Vecia Ferovia” dei primi di agosto, ma sempre tranquilla in vetta, seguita da Roberta Seneci e Patrizia D’Amato. Alla Val di Sole Marathon del 31 agosto la Seneci ha anticipato la Zocca sul podio, ma il distacco della veronese è ancora sufficiente per rimanere davanti. La Val di Sole Marathon, così come la conclusiva 3T Bike, quest’anno sono gare Jolly che assegnano il 20% di punteggio in più rispetto alle altre. È questa una delle novità del regolamento 2014 che alla 3T Bike
così invece per Dmitriev (M2), Bazzanella (M4), Linardi (M5) o Tassetti (Junior). Nella Open c’è davanti l’altoatesino Thomas Forer, ma anche lui dovrà dare il massimo per non essere sorpassato da Stefano Dal Grande o da quel Pallhuber che aveva cominciato Trentino MTB 2014 con una vittoria. Di audacia si parlava all’inizio per Trentino MTB, cui vanno aggiunte le parole bellezza e ricchezza, per i paesaggi e gli ambienti toccati nei cinque mesi di scorribande in sella su e giù per il Trentino e per i premi che tra materiali, foto NEWSPOWER CANON denaro, soggiorni e viaggi e prodotti alimentari rasentano potrebbe valere un sorpasso pesante per la cifra considerevole di 50.000 Euro comchiunque, anche per il fatto che in tutte le plessivi. classifiche dopo sei gare disputate regna Al termine di Trentino MTB presented by incertezza e il margine accumulato nei mesi crankbrothers manca proprio poco, è dai vari leader potrebbe essere annullato al prossimo oramai l’incoronamento dei nuovi vincitori dopo la 3T Bike di Telve. Sarà una termine dei 31 km di Telve Valsugana. C’è chi in verità dorme sonni un po’ più battaglia tutta da vivere, dai biker in gara tranquilli, come il campione del mondo ma- ma anche da tifosi e curiosi. ster Ivan Degasperi (Assoluta ed M1), Silva- Nel prossimo numero, come detto, vi racno Janes (M6), Stefan Ludwig (M3) o Gian- conteremo tutto nel dettaglio e daremo tutti luca Boaretto (Elite-Sport). I loro margini sui i numeri e i nomi definitivi per questo 2014 secondi sono piuttosto cospicui, ma non è a tutto… Trentino MTB. foto NEWSPOWER CANON
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SPORT & BENESSERE
a cura del dottor ALESSANDRO GARDINI*
PROTEZIONE TOTALE PER L’INVERNO
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OGGI PARLIAMO DELL’IMMUNAC, COADIUVANTE DIETETICO PER SOSTENERE LE NATURALI DIFESE DELL’ORGANISMO
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L’attività fisica, intensa e prolungata, provoca importanti cambiamenti nel nostro sistema immunitario, incrementando il rischio delle malattie da raffreddamento. Queste si manifestano con una serie di sintomi quali mal di gola, tosse, raffreddore, febbre e, a volte, dolori articolari, che ci costringono a lasciare la nostra bici in garage abbandonando gli allenamenti. Queste infezioni sono causate da virus e batteri ospiti delle prime vie aeree che diventano infettivi in concomitanza con l’esposizione ai primi freddi. Per mantenere sempre in forma il nostro sistema immunitario, la dieta gioca un ruolo fondamentale. Bere molto e consumare adeguate porzioni di frutta e verdura è indispensabile per mantenere in equilibrio i nostri sistemi di difesa. Le vitamine ed i sali minerali sviluppano infatti la nostra capacità di resistenza, prima fra tutte la vitamina C, che stimola per l’appunto le difese immunitarie.
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Sostenere, dal punto di vista nutrizionale, le nostre difese immunitarie significa dunque favorire, con una quota integrazionale specifica, la notevole complessità dei sistemi di controllo che l’organismo mette in atto per riconoscere ciò che è estraneo e per eliminare ciò che può alterare l’omeostasi dell’ambiente interno. Per mantenere sempre alte le difese immunitarie dello sportivo a tutti i livelli può essere utile integrare alla dieta un prodotto innovativo della Linea Benessere e Protezione Farmacia del Bivio, denominato Immunac. La formulazione di questo prodotto presenta componenti amminoacidici quali glutammina e arginina, in associazione ad acetilscisteina, zinco ed estratti standardizzati di echinacea. La l-glutammina è l’amminoacido più rappresentato nell’organismo, con il livello plasmatico più elevato tra tutti quelli degli aminoacidi liberi. Oltre alla funzione anticatabolica e di sostegno per il metabolismo e per il Sistema Nervoso Centrale, rilevante è il ruolo della glutammina per sostenere i livelli di alcuni protagonisti del meccanismo di difesa nella prevenzione dell’attacco dei batteri alle cellule delle mucose. La glutammina, assunta per via orale, agisce così a livello intestinale stimolando il sistema immunitario. Altro amminoacido determinante per l’equilibrio e le funzioni del sistema immunitario è la l-arginina, in particolare per il suo ruolo di precursore del NO (Ossido Nitrico). L’NO è principalmente determinante per le funzioni antiossidanti di contrasto delle specie reattive dell’ossigeno, per l’inibizione dell’aggregazione piastrinica e per la funzione antieterogenica. L’arginina può aiutare lo sportivo per rimettersi in forma in seguito a periodi di convalescenza e, grazie ad una azione diretta sulle cellule deputate alle nostre difese, esercitare un’azione immunomodulante. La N-Acetilcisteina, è un agente riducente, quindi ha attività antiossidante. Utilizzato in medicina come epatoprotettore e mucolitico esprime la sua principale funzione nel rigenerare le scorte di glutatione a livello epatico. Attraverso il glutatione il nostro corpo esplica la più importante azione di disintossicazione cellulare e di protezione delle membrane. Interessante, infine, la presenza di estratti concentrati di Echinacea. Nota fin dall’antichità, veniva utilizzata dagli Indiani d’America per le sue proprietà curative sulle malattie da raffreddamento. Questa caratteristica è dovuta a due principi attivi: l’echinacoside con proprietà di antibatteriche ed i polisaccaridi con potente azione attivatrice sulle cellule del sistema immunitario. Completa la formulazione la presenza nel prodotto di Zinco Metionina, uno dei più importanti minerali coinvolti nella modulazione del sistema immunitario. Immunac è una formulazione in bustine al gusto mirtillo da assumere una volta al giorno al mattino disciolta in un bicchiere d’acqua, due settimane all’inizio dell’autunno e due settimane nella seconda metà di gennaio.
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COI TEMPI CHE CORRONO a cura di MAURIZIO ROCCHI
info@inbici.net
CHE FINE FARÀ IL PACCO GARA
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La difficile situazione economica che attanaglia tutta l’Italia fa riflettere anche gli organizzatori di eventi ciclistici, su strada e fuoristrada. Caleranno gli iscritti nel 2015 rispetto a quest’anno, che pure non è stata un’annata facile, specie nel fine stagione? È abbastanza evidente che un po’ tutti risentono di questa “maledetta” crisi. Il rincaro della benzina ci penalizza tutti. Spostarsi per recarsi ad una gara sta diventando sempre più dispendioso. Ai costi di carburante e autostrada occorre aggiungere quelli sempre più elevati di ristorante, albergo. Ma dove andremo a finire? Partecipare ad una gara, insomma, è costoso. Prima l’iscrizione, poi per molti c’è il noleggio dei chip, poi la trasferta, i… materiali di consumo e attenti a non cadere. Su cosa si potrebbe intervenire? La prima voce che salta all’occhio è “iscrizione”. Più o meno cara, ciascuno la stabilisce soprattutto in base ai servizi offerti e al pacco gara annesso. Già, il pacco gara. In tanti ormai spesso scremano gli eventi, oppure ne preferiscono uno all’altro in base al pacco gara. Ce ne sono di ridicoli e insignificanti, ce ne sono però molti anche di “preziosi” il cui valore spesso sovrasta quello dell’iscrizione. Ma sono casi sempre più rari. E se ci fossero le gare low cost, come nei voli aerei, che ne penserebbero organizzatori e corridori?
INBICI è pronto ad aprire un dibattito. È chiaro che un pacco gara con gadget ha un costo che l’organizzatore deve far pagare al concorrente, salvo che non si tratti di un baratto con lo sponsor. Ma è veramente indispensabile questo pacco gara? È sicuramente un bell’impegno per l’organizzatore reperire gli omaggi, confezionarli ed accumularli. Il pasta party è sempre molto apprezzato, diremmo anche indispensabile dopo una bella pedalata. Ma sono in molti a glissare l’opportunità, per rientrare prima a casa oppure per stare con la famiglia o gli accompagnatori. Ed anche il pasta party per ogni organizzatore ha un costo. Che dire allora di un’iscrizione che non comprenda il gadget e il pasta party?
Il prezzo potrebbe decisamente essere dimezzato, e in questi tempi non farebbe male. Si può sempre prevedere, ad esempio, come sui voli low cost, un costo suppletivo per chi effettivamente apprezza il gadget (ovviamente da prenotare in anticipo per non mettere in difficoltà l’organizzatore) e così pure per il pasta party. Ovvio che i ristori sul tracciato e i servizi indispensabili non devono mancare e quelli, come l’organizzazione in generale, devono essere allestiti e comunque pagati da qualcuno, sponsor o concorrente. Organizzatori e corridori, che ne pensate? Gare low cost, sì o no? A voi! Il pacco gara
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TOUR 3 REGIONI – SCOTT MTB a cura della REDAZIONE
A SINALUNGA PODIO DA URLO NEL PRIMO WEEKEND DI OTTOBRE IL GRECO ILIAS PERIKLIS SUPERA FRANCESCO CASAGRANDE E DAVIDE DI MARCO. TRA LE DONNE BRINDA ROBERTA MONALDINI. OLTRE 1400 I PARTENTI
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La splendida domenica del 5 ottobre, a Sinalunga, tra la Val di Chiana e la Valle dell’Ombrone, lasciava ben sperare sul buon esito della corsa senese, ma – ancora una volta – la realtà ha superato le più rosee aspettative. La settima ed ultima tappa del Tour 3 Regioni – SCOTT è andata in archivio con un grande successo: oltre 1400 gli iscritti, in rappresentanza di 45 società.
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5 min
Il percorso proposto dal Donkey Bike Club prevedeva un tratto alternativo, senza sterrati fangosi, per un totale di 53 chilometri con un dislivello di 1470 metri. Ai nastri – partenza alle ore 9.30 dal Centro Commerciale I Gelsi – anche Francesco Casagrande del Team Cicli Taddei e Periklis Ilias del Protex Team. Spettacolare, come sempre, il tracciato: giro lanciato nelle vie cittadine di Sinalunga, dopo il quale, iniziava la prima asperità verso
Il podio assoluti: 1° Periklis Ilias, 2° Francesco Casagrande, 3° Davide di Marco
111 Tra le note di colore della corsa, l’originale sfida di Denis Meluzzi del Team Bikefan, che ha percorso oltre 24 chilometri (percorso corto della Sinalunga Bike) a cavallo della sua “monobici” con ottimi riscontri cronometrici. Impeccabile l’organizzazione di gara, gestita dal Team Donkey Bike Club che, al termine della manifestazione, offriva un ricco ristoro e pasta party a tutti i partecipanti. La premiazione dei vincitori delle varie categorie concludeva questa splendida giornata di sport consacrata alla Mountain Bike.
Premiazioni Finali: Sabato 1° Novembre ore 16.00, presso la Fiera di Forlì Via Punta di Ferro, Forlì dalla A14 uscita Forlì La partenza della Sinalunga Bike
Petrolo, con il lungo serpentone che si srotolava attorno alle campagne senesi ed i migliori subito all’attacco. Ad aprire la bagarre, noblesse oblige, Francesco Casagrande (Cicli Taddei), Ilias Periklis (Protex Team), Davide di Marco (Race Mountain) e Marzio Deho (Cicli Olimpia), che hanno distanziato ben presto il gruppo degli inseguitori di circa 20’’. Superata la prima vetta e, dopo un tratto di discesa, iniziava la scalata verso Trequanda, che vedeva Ilias Periklis (in grande condizione) imprimere un ritmo di gara forsennato, che lo portava a guadagnare circa 20’’ su Francesco Casagrande. A poca distanza seguivano Davide di Marco (Race Mountain) e Marzio Deho (Cicli Olimpia). Si proseguiva lungo un sentiero di crinale altamente suggestivo che portava verso Farnetella. Qui Marco Aurelio Rincon (Scapin Factory) tentava l’aggangio ai fuggitivi,
ma Ilias Periklis aumentava ancora l’andatura, proseguendo la sua corsa in perfetta solitudine e controllando in sicurezza i diretti inseguitori. L’ultimo tratto di percorso in single track, altamente suggestivo, verso la località Scrofiano, riportava i concorrenti verso Sinalunga, nella zona di arrivo situata nel Centro Commerciale I Gelsi. Qui il pubblico salutava il monologo imperioso di Ilias Periklis (Protex Team), che tagliava la linea del traguardo con il tempo di 2 h 10’ 28’’. Alle sue spalle, un mai domo Francesco Casagrande (Cicli Taddei) e, in terza posizione, Davide di Marco (Race Mountain). Ben nutrita anche la presenza al femminile che ha visto il successo di Roberta Monaldini (Santarcangiolese) davanti alla bravissima Daniela Stefanelli (Team Cingolani). Sul terzo gradino del podio Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike).
Per informazioni: 338 6834464 www.romagnamtb.it info@romagnamtb.it
CLASSIFICHE Uomini km 53: 1° Periklis Ilias - Protex Team 2° Francesco Casagrande - Cicli Taddei 3° Davide di Marco - Race Mountain 4° Marzio Deho - Cicli Olimpia 5° Roberto Rinaldini - Scott Pasquini Donne km 53: 1a Roberta Monaldini - Santarcangiolese 2a Stefanelli Daniela - Team Cingolani 3a Pamela Rinaldi - Ciclissimo Bike 4a Monia Conti - Santarcangiolese 5a Samira Tadone - Bike Pro Action
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MENTE IN SELLA
a cura di CLAUDIA MAFFI
PARLIAMO DI “MENTAL TRAINING”
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5 min
menteinsella@gmail.com
VISUALIZZAZIONE MENTALE, RESPIRAZIONE E SELF-TALK: ECCO LE TECNICHE PER GESTIRE L’ANSIA
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«Inutile avere una bici leggerissima se ti porti nell’anima un corpo che pesa come un macigno» (Marco Pantani)
Avete mai sentito parlare di “Mental Training”? Questo termine si riferisce ad un insieme di tecniche per l’allenamento mentale messe a punto da psicologi sportivi. Non soltanto il fisico, ma anche la mente dell’atleta richiede infatti la sua dose giornaliera di preparazione in vista di una prestazione ottimale. Allenare le capacità mentali significa prendere consapevolezza, per esempio, di come funziona la nostra attenzione, capire quanto riusciamo a stare concentrati in gara e cosa inve-
ce ci distrae. Tutte consapevolezze che ci consentono, se adeguatamente elaborate, di migliorare queste abilità. Sono numerose le tecniche utilizzate dagli psicologi sportivi per insegnare agli atleti come gestire l’ansia pre-gara, ma anche per stimolare e mantenere attiva la motivazione e favorire la gestione dello stress legato ad allenamenti e alle assidue competizioni. La mente è quel fattore umano spesso trascurato che se viene ben allenato può, talvolta, insieme ad una adeguata preparazione fisica, favorire il successo nella prestazione sportiva. Diversi studi scientifici, nell’ambito della psicologia dello sport, evidenziano come le abilità mentali siano particolarmen-
te sviluppate negli atleti di successo. La buona notizia è che queste abilità si possono allenare, per cui anche per quei corridori che alla partenza di una gara si sentono ostaggio dell’ansia, i biker che non si sentono in grado di affrontare la competizione perché scarseggiano di autostima, gli atleti che non riescono a prendere sonno la notte prima della gara e per quelli che rendono meglio in allenamento anziché durante la competizione... anche per loro c’è speranza di migliorare queste abilità. L’utilizzo delle tecniche psicologiche è indispensabile nei professionisti di alto livello, ma anche alcuni atleti amatori ne fanno ampio utilizzo, così come pure quegli sportivi che svolgono riabilitazioni postinfortuni e atleti disabili. In particolare,
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gli atleti richiedono un programma di allenamento mentale quando appare evidente la discrepanza tra la loro prestazione potenziale (cioè il livello di performance che potrebbero raggiungere con le loro capacità fisiche) e la prestazione effettiva messa in campo: quando c’è consapevolezza di un atleta che, evidentemente, non riesce a trasferire in gara tutte le sue potenzialità, ci si può rivolgere allo psicologo sportivo per avere una consulenza. In casi come questo, lo scopo di un programma di mental training potrebbe consistere nell’insegnare all’atleta a riconoscere le proprie potenzialità e sfruttare al meglio la concentrazione durante la prestazione sportiva, senza lasciarsi sopraffare dalle emozioni, anzi imparando a gestirle a proprio vantaggio.
di essere abituati nei giorni antecedenti alla performance a visualizzare se stessi sul percorso di gara, immaginando mentalmente ogni passaggio e nell’atto di affrontarlo: questa tecnica psicologica si chiama “visualizzazione mentale”; altri ancora mi riportarono di utilizzare spesso il dialogo interiore durante la gara per non pensare alla fatica, incitandosi silenziosamente: una tecnica definita nel gergo degli psicologi sportivi come “selftalk”.
Oggi assistiamo alla nascita di sempre nuovi programmi di allenamento mentale; e così, “bazzicando” negli ambienti frequentati dagli sportivi, è sempre più comune imbattersi in termini quali “goal setting” (preparazione degli obiettivi), “self-talk” (dialogo interiore), “rilassamento muscolare”, “team building”, “training autogeno” e l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Nonostante non tutti gli atleti professionisti si avvalgano dell’aiuto specifico di un mental trainer, è interessante notare che alcune tecniche di psicologia sportiva, come quelle appena elencate, rientrino comunque e naturalmente nel repertorio di preparazione agonistica di molti biker, ed il fatto che gli atleti continuino ad avvalersene per anni è una riprova tangibile della loro riconosciuta efficacia. Avete mai sentito parlare di “training autogeno” per esempio? Oppure di “rilassamento progressivo di Jacobson”? Queste sono solo due fra le tecniche più utilizzate dagli sportivi allo scopo di gestire le situazioni ansiogene, soprattutto prima della gara.
Alcuni professionisti di mountain bike, ad esempio, a cui chiesi di descrivermi la loro preparazione sportiva, mi riferirono
“Chiudi gli occhi... senti l’aria che entra lentamente nel tuo corpo e poi lo lascia... portando via tutte le tensioni dal
tuo corpo... il tuo corpo diventa sempre più pesante e rilassato... Concentrati sui tuoi piedi... rivolgi la tua attenzione ai muscoli dei polpacci... rilassati e pesanti... sempre più pesanti... anche le tue gambe ora sono rilassate... Distendi ora i muscoli dello stomaco... i muscoli addominali... le braccia... le mani... la calma e la tranquillità ti avvolgono...”. Spesso, anche se non ce ne rendiamo conto, l’ansia o la dinamicità della vita attuale ci portano a tenere contratti i muscoli del nostro corpo per buona parte del tempo e questa tensione e rigidità non favoriscono certo la prestazione agonistica. Attraverso la tecnica del rilassamento lo sportivo può imparare ad avvertire queste tensioni e a scioglierle, rilassando i muscoli del corpo, per meglio predisporsi ad una performance ottimale. Altre strategie, come la visualizzazione mentale, la respirazione, il self-talk vengono utilizzate sia prima che durante la gara al fine di favorire la concentrazione e l’attenzione sull’imminente prestazione. Ciascuna di queste tecniche merita di essere trattata in maniera più approfondita ed è ciò che farò nei prossimi articoli. Le vedremo assieme una per una così da imparare a conoscerle ed utilizzarle al momento opportuno.
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L’OFFICINA
a cura di LORENZO COMANDINI
FOCUS SUL MONDO DELLE DUE RUOTE lorenzo@gruppobici.it
SHIMANO XTR E SRAM XX1: SOLUZIONI A CONFRONTO
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Proseguiamo con il confronto iniziato nel numero precedente di INBICI tra i gruppi Shimano XTR – il primo gruppo a undici velocità messo sul mercato dalla casa giapponese – e lo SRAM XX1, già presente sul mercato. Ci eravamo lasciati sul confronto tra le configurazioni possibili: monocorona, doppia e tripla. Avevamo concluso che la soluzione Shimano 2x11 era sicuramente quella più utile mentre la 3x11 presentava soluzioni poco utili e la 1x11 presentava alcune limitazioni rispetto al pacchetto Sram.
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SRAM E SHIMANO: DUE FILOSOFIE DIFFERENTI Dalla nostra analisi emergono due impostazioni completamente diverse utilizzate da Shimano e Sram per costruire i loro gruppi a 11 velocità.
SHIMANO XTR 2×11 E 3×11: RAPPORTI REALI CONTRO RAPPORTI TEORICI
Eliminando i rapporti doppi, la configurazione 2x11 permette di utilizzare i 7 pignoni più grandi con la corona da 26T e i 7 più piccoli con la corona da 36T per un totale di 14 rapporti realmente disponibili.
La configurazione 3×11 è quella meno efficiente. Ci sono quasi metà di rapporti doppi, quindi di fatto inutili. I rapporti realmente utilizzabili sono in pratica solo 17, solamente tre in più rispetto alla configurazione 2x11.
Per Sram la trasmissione 1×11 è una trasmissione polivalente, adatta non solo all’agonista ma anche all’amatore e a chi fa un uso della bici puramente ricreativo. Con una corona da 30T ad esempio sia ha a disposizione una gamma di rapporti piuttosto ampia, che permette di affrontare ogni tipo di salita senza problemi. Per Shimano invece le trasmissioni 1×11 sono pensate solo per gli agonisti, per tutti gli altri ci sono la doppia e la tripla 3×11. Con un pacco pignoni 11-40 non si riescono a coprire le esigenze di chi utilizza la MTB a 360°.
ALTRE DIFFERENZE Ma le differenze tra i due gruppi non finiscono qui. Andiamo a vederle.
115 • Corona anti caduta Uno degli aspetti rivoluzionari delle trasmissioni Sram è stata l’introduzione della corona anti caduta che grazie ad un sistema di guidacatena superiore, rende la trasmissione estremamente semplice, pulita, leggera, silenziosa ed efficiente.
Non potendo violare il brevetto Sram, Shimano non ha potuto dotare le proprie corone di questo sistema e quindi si limita ad offrire delle corone per singola con i denti più alti e più larghi. Niente di nuovo a prima vista rispetto alle vecchie corone da singola, nonostante Shimano sostenga che anche queste nuove corone permettano di non utilizzare il guidacatena nel 99% dei casi. • Corpo ruota libera Un’altra differenza che non bisogna dimenticare tra i due gruppi è il corpetto ruota libera. Sram, per poter alloggiare il pignone da 10T utilizza un corpo ruota libera dedicato: l’XD drive body.
Il corpetto in pratica è più corto ed ha un sistema di fissaggio del pacco pignoni differente dallo standard. Shimano invece, utilizzando il pignone più piccolo da 11T, ha potuto mantenere il corpetto ruota libera standard, lo stesso che si usa sui gruppi 10 e 9V. Questo è un sicuro vantaggio per tutti quelli che vogliono convertire la propria trasmissione alle 11V, visto che i corpetti ruota libera XD sono in genere costosi e non sono reperibili per tutti i mozzi. • Girobulloni della guarnitura Un altro aspetto da non dimenticare, soprattutto per le bici da 29” è il girobulloni, diverso tra Shimano e Sram. Sram in realtà utilizza uno spider, quindi virtualmente è possibile montare corone anche da 26T nonostante il minimo proposto da Sram sia 28T. Shimano invece utilizza un giro bulloni da 96 mm e quindi non può scendere sotto i 30T di corona. • Diverso funzionamento del deragliatore Altra importante differenza sta nel sistema di funzionamento del deragliatore posteriore.
Sram adotta un sistema che si chiama X-Horizon che funziona in questo modo.
Il deragliatore invece che muoversi in diagonale, si muove in orizzontale. Questo è un vantaggio perché elimina fenomeni di ghost shifting (cambiata indesiderata) quando, a causa del tiro catena, la gabbia del deragliatore viene bruscamente tirata in avanti dopo aver impattato su di un ostacolo.
Per far sì che la puleggia superiore segua correttamente il profilo del pacco pignoni, questa è invece arretrata. In questo modo mano a mano che la gabbia si tira, la puleggia si sposta allontanandosi dai pignoni. Quando infatti saliamo su di un pignone più grande, la catena compie un giro più lungo e la gabbia si tende. Shimano invece ha deciso di mantenere il design tradizionale Shadow, con la puleggia concentrica con l’infulcro della gabbia e parallelogramma inclinato. Il parallelogramma inclinato fa muovere il deragliatore posteriore su di un piano sbieco, più o meno parallelo al profilo del pacco pignoni. Lavorando di sbieco, la puleggia si avvicina o si allontana dai pignoni a seconda del rapporto inserito.
foto NEWSPOWER CANON
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HOLIDAY INBICI
a cura di PAOLO AGHINI LOMBARDI
info@inbici.net
LA POESIA DELLA BICICLETTA NEL CUORE PIÙ VERACE DELLA ROMAGNA, UNO SPLENDIDO SOLE SETTEMBRINO HA FATTO DA DEGNA CORNICE ALLA GRAN FONDO MEMORIAL GIOVANNI PASCOLI. OLTRE 1700 CICLOTURISTI SI SONO DATI APPUNTAMENTO PER VIVERE UNA GIORNATA ALL’INSEGNA DEL “PEDALARE PER DIVERTIRSI”
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Miglior location non poteva essere selezionata dall’attento e onnipresente Dino Tamburini, romagnolo DOC, nato a Lugo di Romagna ma di origini imolesi, organizzatore della manifestazione. Villa Torlonia è stata scelta appunto per rendere omaggio al grande Poeta nato a San Mauro il 31 dicembre 1855 e morto a Bologna il 6 aprile 1912. Infatti è proprio qui che Pascoli vide tornare la cavallina storna. A poca distanza dalla centrale piazza Mazzini si trova la casa del poeta, dove questi nacque e dove trascorse l’infanzia. Monumento nazionale dal 1924, una lapide riporta ancora alcuni versi tratti dalla poesia di Pascoli Casa mia («M’era la casa avanti / tacita al vespro puro / tutta fiorita al muro / di rose rampicanti»). Per tutta la giornata sono stati a disposizione dei partecipanti e dei loro accompagnatori due guide che in bicicletta, gratuitamente, hanno accompagnato i visitatori a vedere la Casa del Poeta.
Villa Torlonia
Che dire. Questo tipo di manifestazioni servono oggi per rilanciare il ciclismo, ma soprattutto il turismo sportivo. Prova ne è stata la partecipazione di un gruppo di cicloturisti provenienti dalla Norvegia che, grazie alla formula del Bike Hotel, hanno scelto di pedalare tra le strada della Romagna coniugando la passione alla vacanza attiva. foto PLAYFULL NIKON
119 foto PLAYFULL NIKON
Sempre di più si avverte il bisogno di dare vita a cicloturistiche che possano far divertire gli appassionati senza lo stress della partenza a 60 km/h, senza la fobìa della “prima griglia”, senza il patema del cronometro. La premiazione della società LGL Bike Team, prima classificata
Il gruppo di volontariato di San Mauro Pascoli, l’Associazione Torre e la Pro Loco AISEM, i giovani Scout e l’associazione Nazionale Carabinieri in Congedo hanno contribuito a far sì che la manifestazione si svolgesse in piena sicurezza e, logisticamente parlando, nel migliore dei modi. Colazione la mattina presto con caffè, pane e marmellata, pane e nutella, crostata; pasta party con penne all’arrabbiata, porchetta, prosciutto crudo, dolci, ottimo vino e birra a go go non sono mancati grazie alla preziosa collaborazione di tutto lo staff dell’ASD ECOLOGY TEAM. La partenza dei primi folti gruppi di appassionati delle due ruote è avvenuta alle ore
6.30 del mattino ed è proseguita fino alle ore 7.30. Al rientro a Villa Torlonia, i pedalatori per passione, sono stati accolti da massaggi, docce, pacco-gara e parco bici recintato. Bella la novità di inserire anche i biker che, in sella alla loro MTB, hanno pedalato alla scoperta delle colline intorno a San Mauro Pascoli, affiancando i “colleghi della strada”. La manifestazione è terminata con le premiazioni di giornata nella suggestiva sala degli Archi. Fra le 225 società che hanno partecipato, la LGL Bike Team – con 6475 punti – si è aggiudicata la vittoria, davanti alla Fausto Coppi di Cesenatico con 6024 punti, mentre la terza piazza è andata alla Air Santarcangelo con 5409 punti. Questo è un format di manifestazione che dovrebbe essere preso d’esempio da molti organizzatori. foto PLAYFULL NIKON
NOI IN SMITH
SIAMO QUELLO CHE SIAMO a cura di ROBERTO ZANETTI foto di ROBERTO ZANETTI
I tre prodotti Smith presentati nel servizio: Casco Forefront (completo di visiera frontale rimovibile), Occhiali Pivlock Overdrive e la Maschera Fuel V.2 Sweat-XM
OCCHIALI PIVLOCK OVERDRIVE Per gli atleti che ricercano una facile intercambiabilità, ma non desiderano un design a mascherina, Smith Optics ha progettato il nuovo Overdrive PivLock. Costruite con materiale TR90 Smith, le aste ruotano di 45 gradi rispetto alla montatura per rilasciare le lenti e questo garantisce un’intercambiabilità rapida e senza sforzo. Include 3 lenti in policarbonato TLT con ottime prestazioni in termini di chiarezza visiva e resistenza agli urti. L’aggiunta di Megol sulle aste ed i naselli regolabili consentono all’occhiale di aderire delicatamente alla pelle quando questa reagisce al sudore e all’umidità. Dallo sport professionale a quello amatoriale, il sistema di lenti intercambiabili Patent Pending vi permette di raggiungere tutti i vostri obiettivi sportivi in qualsiasi condizione di luce. Caratteristiche tecniche • Copertura medio/grande • Lenti intercambiabili in policarbonato TLT • Montatura in materiale TR90 • Trattamento idro e oleorepellente della lente • Naselli regolabili in 2 posizioni • Estremità delle aste di tipo Slide-On • Naselli ed aste in Megol idrorepellente • Lente in base 9 Il casco Forefront e gli occhiali Pivlock Overdrive indossati nel corso di una gara su strada
SMITH SPORT OPTICS INC. È STATA FONDATA A SUN VALLEY IN IDAHO (USA) NEL 1965 CON LA CREAZIONE DELLA PRIMA MASCHERA CARATTERIZZATA DA LENTI TERMICHE SIGILLATE E DA GOMMAPIUMA TRASPIRANTE. OGGI SMITH È CONOSCIUTA PER LE SVARIATE LINEE DI OCCHIALI DA SOLE, DI MASCHERE DA SCI E DA MOTO, DI CASCHI DA NEVE, DI OCCHIALI DA VISTA E DI OTTICA PROTETTIVA PER UTILIZZO BALISTICO. LA DEVOZIONE DI SMITH ALL’ AUTENTICITÀ, ALL’ INNOVAZIONE ALLA PERFORMANCE E ALLO STILE HA FATTO DI SMITH LA SCELTA PER GLI ATLETI E APPASSIONATI DELL’ OUTDOOR IN TUTTO IL MONDO CASCO FOREFRONT Il casco pluri-premiato Forefront garantisce una protezione massima ideale per competizioni o discese all-mountain. La sua struttura AEROCORE™, grazie all’utilizzo di Koroyd ed EPS, ha permesso la creazione di un casco dal volume ridotto con protezione ventilata che si integra perfettamente con occhiali, maschere, luce e POV camera. Disponibile con tecnologia MIPS in alcuni colori selezionati. Caratteristiche tecniche • Lightweight AEROCORE™ In-Mold Construction • Ventilated Protection Featuring Patented Koroyd® Material • Integrated Skeletal Structure • VaporFit™ Adjustable Fit System • Adjustable / Removable Visor • Integrated Camera & Light Mount • 21 Vents • NEW X-Static with Reactive Cooling Performance Lining • Ultra-Light Single Layer Webbing • AirEvac Ventilation • Goggle Retention Strap Included
L’interno del casco Forefront
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TORINO VERTICAL BIKE 2014 a cura della REDAZIONE
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RUOTE DENTATE SOTTO LA MOLE LO SCORSO 21 SETTEMBRE SI È SVOLTA LA TERZA EDIZIONE DELLA GARA DI MTB. TRA GLI UOMINI SUCCESSO (E TEMPO FORMIDABILE) PER DAVIDE SIMONE FERRERO; TRA LE DONNE BRINDA MARTINA FIORENTINO
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Lo scorso 21 settembre si è svolto, con grande successo, il “Torino Vertical Bike”, gara di mountain bike organizzata dall’associazione Verticalife. L’edizione 2014, la terza della sua giovane storia, ha visto gareggiare oltre cinquecento biker (530 per la precisione), un vero record di iscrizioni, se si pensa che nel 2012 e nel 2013 il totale dei presenti è stato di circa 600 unità; un aumento rispetto al 2013 dunque del 75%. Questo fa ben sperare per il futuro del Torino Vertical Bike 2015, anno in cui la città di Torino sarà capitale europea dello sport. Hanno preso parte alla manifestazione atleti provenienti non solo dalla regione Piemonte, ma da tutta Italia, e in qualche caso anche dall’estero. Non solo professionisti, ma tantissimi amatori e semplici appassionati, attratti dal concept innovativo della gara e dall’occasione unica di sfrecciare per le vie e i monumenti cittadini con la propria mountain bike per una volta in totale sicurezza. Il percorso ha attraversato la città per circa 20 chilometri, passando dalle vie del centro alla collina, con partenza alle ore 9 in Piazza Castello e arrivo sotto il Monte dei Cappuccini.
Sorpresa di questa edizione inoltre è il passaggio attraverso il Mad Park, unico bike park del torinese costruito e chiuso per problemi amministrativi prima ancora di aprire i battenti, nonostante gli sforzi per la sua realizzazione; questo con la speranza che Mad Park possa presto cominciare le sue attività. Protagonista nella categoria uomini è stato Davide Simone Ferrero, del Team Devinci XC, primo classificato con un tempo sorprendente (59 minuti e 49 secondi), mentre tra le donne a vincere è stata Martina Fiorentino del Team ASD Dotta Bike con il tempo di 1 ora, 43 minuti e 34 secondi. La sicurezza è stata garantita dalla Polizia Municipale e dal supporto prezioso di circa 100 volontari. L’associazione Verticalife vuole ringraziare gli sponsor e i partner che hanno reso possibile la realizzazione della corsa.
nuti e 23 secondi Alberto Topazio (Moncalieri, 25/11/1995) Team Wilier ASD; 3° classificato con il tempo di 1 ora, 1 minuto e 3 secondi Andrea Tosetto (Torino, 18/05/1967). Categoria Donne: 1a classificata con il tempo di 1 ora, 35 minuti e 54 secondi Martina Fiorentino (Moncalieri, 31/08/1987) Team ASD Dotta Bike; 2a classificata con il tempo di 1 ora, 43 minuti e 34 secondi Elisa Berton (Torino, 23/05/1991); 3a classificata con il tempo di 1 ora, 45 minuti e 18 secondi Sabrina Chiri (Pino Torinese, 05/07/1976) Team Cicli Gai Chieri.
LE CLASSIFICHE
Per maggiori informazioni: Uff. Stampa TORINO VERTICAL BIKE Edoardo Bonafortuna – FLUX AGENCY edoardo.bonafortuna@hotmail.it – 347 05 70 220
Categoria Uomini: 1° classificato con il tempo di 59 minuti e 49 secondi: Davide Simone Ferrero (Rivoli, 25/07/1994) Team Devinci XC; 2° classificato con il tempo di 1 ora, 0 mi-
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LA RIGIDA FESTIVAL a cura di PAOLO AGHINI LOMBARDI foto di MARCO RIVALTA
A CERVIA PROFUMO D’ANTICO QUANDO ANDARE IN BICICLETTA DIVENTA PURO DIVERTIMENTO E RIESCE A COMBINARE LA PASSIONE PER IL CICLISMO E LA VALORIZZAZIONE DEI TERRITORI E DEI SAPORI DELLA ROMAGNA
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Patrocinato dal Touring Club Italiano – C.d.T. Romagna, dal Comue di Cervia e dal Parco del Delta del Po, in una regione dove da sempre si coltiva un profondo legame tra le due ruote e il territorio, “La Rigida Festival” ha centrato in pieno l’obiettivo. Proprio per celebrare questo legame indissolubile con il ciclismo e con lo sport, la località di Cervia, per il terzo anno consecutivo, ha ospitato la manifestazione che è giunta alla sua settima edizione. All’interno dei locali di quello che fu il Magazzino del Sale è stata allestita una bellissima mostra di biciclette d’epoca, dove sono state esposte vere “chicche” per gli appassionati del vintage e per tutti coloro che hanno a cuore la storia del ciclismo. Cimeli di ogni epoca, maglie appertenute ai campioni del passato, biciclette dei mestieri, ricordi di personaggi del calibro di Gino Bartali, Fausto Coppi, Marco Pantani e Alfredo Martini, hanno trasformato il Magazzino del Sale in un vero e proprio tempio del Ciclismo Italiano. I percorsi proposti da Claudio Mercuriali, al quale vanno i complimenti per la bella organizzazione, sono stati “Vintage MTB” 50, 35 o 25 km da percorrere in mountain bike e “Tour Gourmet”, itinerario di 25 km del tutto panoramico alla scoperta delle bellezze del territorio. Centocinquanta sono stati i “Rigidi” che hanno pedalato accompagnati da una bella giornata di sole settembrino, per le bellissime strade che si snodano nel Parco del Delta del Po.
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Non sono mancati i ristori gourmet, in cui è stato possibile gustare dell’ottimo gelato, bere un caffè e assaggiare l’ottimo pesce fritto appena pescato al capanno di pesca degli amici dell’ASD Aquilotti Cervia che, per l’occasione, hanno offerto a tutti i partecipanti vino bianco fresco, pane e frittura. A giudicare dall’apprezzamento del pubblico e dal successo globale, sono proprio queste manifestazioni – che definirei “CilcloEnoGastroCulturali” – che dovrebbero essere sempre proposte per valorizzare la bicicletta e il suo territorio.
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www.alicebike.it KTM FAT RAT, ARRIVA IL “GIGANTE” MADE IN AUSTRIA Il catalogo 2015 di KTM Bike Industries presenta una grande novità per l’azienda austriaca di Mattighofen, sarà in vendita per la prima volta una Fat Bike, la mountain bike con le ruote “giganti”. Il modello chiamato Fat Rat è stato presentato di recente alla stampa mondiale. Il FatRat è un telaio da 26 pollici realizzato utilizzando l’alluminio 6061 e nella taglia 48, pesa 2.410 grammi.
KTM REVELETOR SKY DISC ANTEPRIMA 2015 AERODINAMICITÀ ELEVATA RIGIDITÀ E MASSIMA SICUREZZA IDEALE PER LE LUNGHE DISTANZE
RIVENDITORE UFFICIALE
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GRAN FONDO DELLA CERAMICA a cura di ALDO ZANARDI
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POSATA LA PRIMA “PIASTRELLA” LA PRIMA EDIZIONE DELLA RASSEGNA DI SASSUOLO DOMINATA DAL TEAM SCOTT DI MARIO NORIS. TRA LE DONNE VITTORIA PER PAMELA RINALDI. LA GARA ERA VALIDA COME SETTIMA PROVA DELL’IMA SCAPIN E DELL’EMILIA ROMAGNA CUP
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A Sassuolo (MO), nella patria delle ceramiche, a pochi chilometri da Maranello, anche il ciclismo ha la sua importanza. Mancava una gara di mountain bike di alto livello ed eccola nascere. È ancora giovane e deve superare alcuni ostacoli per migliorare, ma ha saputo dimostrare di avere basi solide sulle quali costruire un futuro di successo. Già alla prima edizione l’entrata in due circuiti prestigiosi, come l’IMA Scapin e l’Emilia Romagna Cup, oltre ad annoverare al via, tra gli oltre trecento concorrenti, numerosissimi elite di spicco del panorama nazionale. Il percorso, duro e nervoso, prevedeva 59 km e circa 1700 m di dislivello, concentrati, per la maggior parte, in una trentina di chilometri, con ripidi strappi che hanno messo a dura prova gli atleti. Alle ore 9.00 le griglie sono affollate ed è lo speaker di giornata, il sempre simpatico e competente Fabio Balbi, a dare il via alla manifestazione. Il lungo serpentone si lancia per i primi chilometri sulla ciclabile, per poi iniziare ad affrontare le prime asperità. Daniele Mensi (Scott Racing Team) prende subito l’iniziativa e attacca deciso, guadagnando un buon margine sugli inseguitori. In località Varana, a circa metà percorso, Mensi ha un margine di un minuto e trenta secondi sul terzetto al suo inseguimento, composto dai compagni di squadra Juri Ragnoli e Franz Hofer e dal colombiano Diego Alfonso Arias Cuervo (KTM Protek Torrevilla MTB), che affronta i ripidi strappi con un ritmo forsennato, mettendo in difficoltà gli altri. Dopo il GPM del Monte Faeto, Ragnoli allunga e sulla tecnica discesa riesce a raggiungere Mensi. A questo punto la coppia di testa collabora e percorre gli ultimi chilometri di gara tenendo alto il ritmo per non far rientrare gli inseguitori. Podio maschile Gran Fondo della Ceramica 2014
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Podio maschile
foto MASSIMO STERMIERI foto ALDO ZANARDI
CLASSIFICHE Maschile 1. Juri Ragnoli (Scott Racing Team) 2:29:51 2. Daniele Mensi (Scott Racing Team) 2:29:51 3. Diego Alfonso Arias Cuervo (KTM Protek Torrevilla MTB) 2:33:05 4. Franz Hofer (Scott Racing Team) 2:34:05 5. Marzio Deho (Cicli Olympia) 2:38:25 6. Nicola Corsetti (ASD Errepi Lee Cougan) 2:41:18 7. Marco Aurelio Rincon Rodriguez (Scapin Factory Team) 2:46:54 8. Fabrizio Pezzi (Torpado Surfing Shop) 2:47:41 9. Martino Tronconi (Staff Bike 2000) 2:47:41 10. Stefano Moretti (KTM Protek Torrevilla MTB) 2:48:21 11. Alessandro Venturelli (Tree Team) 2:48:22 12. Federico De Giuli (Racing Rosola Bike) 2:49:12 13. Giuseppe Baricchi (ASD Chero Group Team Sfenati) 2:50:06 14. Stefano Tini (Torpado Surfing Shop) 2:50:06 15. Daniele Rossi (Errepi Lee Cougan) 2:50:38 Femminile 1. Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike) 3:22:50 2. Antonella Incristi (Ki.Co.Sys. Team) 3:23:26 3. Silvia Filiberti (Lugagnano Off Road) 3:40:44 4. Paola Ferretti (Sportissimo Top Level) 3:56:52 5. Fosca Vezzulli (Lugagnano Off Road) 4:05:53 6. Elisa Castaldelli (Team Ferrara Bike) 4:12:23 7. Sara Napolitano (Ciclissimo Bike) 4:32:19 8. Loredana Tripodi (Gruppo Sportivo Esercito) 4:47:56 9. Debora Golia (Ecology Team) 4:51:36 10. Laura Sabatini (Ciclissimo Bike) 5:36:39 foto ALDO ZANARDI
foto ALDO ZANARDI
Il processo alla tappa
Sul traguardo arrivano insieme, senza disputare volata, ma è Ragnoli a transitare per primo, aggiudicandosi così la vittoria. La lotta per il terzo posto si risolve a favore di Arias Cuervo, a oltre tre minuti dai vincitori. Quarta piazza per Franz Hofer e quinta per l’inossidabile Marzio Deho. A completare la top ten sono Nicola Corsetti (Errepi Lee Cougan), Marco Aurelio Rincon Rodriguez (Scapin Factory Team), Fabrizio Pezzi (Torpado Surfing Shop), Martino Tronconi (Staff Bike 2000) e Stefano Moretti (KTM Protek Torrevilla MTB). La gara femminile ha vissuto sul duello tra le due favorite della vigilia, Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike) e Antonella Incristi (Ki.Co.Sys. Team). È la Incristi a prendere l’iniziativa portandosi al comando, mantenendo la posizione sulla Rinaldi fino a pochi chilometri dal traguardo, quando l’atleta toscana, prima riesce a rientrare e poi a staccare la friulana. Le due protagoniste di giornata giungono sul traguardo separate da una trentina di secondi. Bisogna attendere parecchi minuti prima di veder giungere la terza atleta per completare il podio, ed è Silvia Filiberti (Lugagnano Off Road). Alle loro spalle giungono Paola Ferretti (Sportissimo Top Level), Fosca Vezzulli (Lugagnano Off Road), Elisa Castaldelli (Team Ferrara Bike), Sara Napolitano (Ciclissimo Bike), Loredana Tripodi (Gruppo Sportivo Esercito), Debora Golia (Ecology Team) e Laura Sabatini (Ciclissimo Bike). Al termine della gara il consueto processo alla tappa degli IMA Scapin a precedere le premiazioni, con Fabio Balbi impegnato ad intervistare tutti i protagonisti di giornata, atleti e organizzatori. Podio femminile Gran Fondo della Ceramica 2014
UN’IMMAGINE PANORAMICA DEL LAGO DI GARDA VISTA DAL PASSO TREMALZO
Nel
cuore verde
Nella valle del monte Tezio, a pochi chilometri da Perugia, si trova dal 1864 il Casale dei Dotti, un antico edificio rurale, meta ideale per una vacanza “total green” Il Casale dei Dotti è un antico casolare rurale risalente al 1864 di recente ristrutturazione circondato da un oliveto secolare con piscina e solarium che consente agli ospiti di immergersi nei colori, nei profumi e nella quiete della verde campagna umbra. Il Casale dei Dotti rappresenta al meglio “l’Arte di Vivere”, caratteristica tipica dell’Umbria, Cuore Verde d’Italia.
La struttura nasce dal desiderio della famiglia Dottorini di condividere con i turisti l’amore per la natura, preservando le antiche tradizioni della valle del Monte Tezio, una zona ancora incontaminata pur trovandosi a soli quindici minuti dal centro storico di Perugia. Circondato dall’azienda agricola della famiglia, che produce olio extravergine di oliva di altissima qualità, il Casale offre ai suoi ospiti l’esperienza
del contatto diretto con la natura circostante permettendo di vivere le emozioni più genuine e ruspanti della cultura contadina umbra. Il Casale dei Dotti si trova all’interno del Parco Regionale di Monte Tezio, un territorio ricco di percorsi adatti per escursioni in mountain bike, a passeggio ed a cavallo. In posizione baricentrica rispetto alle principali città d’arte e siti turistici della Regione, si trova a soli tre
chilometri dal Golf Club di Antognolla. Il Casale è composto da sei accoglienti e spaziosi appartamenti dotati di ogni confort con ingresso indipendente. Con una capienza massima di 24 posti, la struttura ricettiva propone pacchetti personalizzati con la formula della mezza pensione, degustazioni, lezioni di cucina tipica umbra, lezioni di golf ed escursioni guidate a cavallo. L’intervento di recupero, terminato nel 2011, è stato ispirato al rigoroso rispetto dell’architettura tradizionale risaltando le antiche travi in rovere e la pietra locale che predomina sia le facciate esterne
dell’Umbria che le pareti interne. Ogni appartamento ha mantenuto alcuni elementi caratteristici dell’antica destinazione d’uso della casa colonica in modo da narrare all’ospite che vi soggiorna le storie e le consuetudini della vita rurale. All’interno dell’appartamento “l’Etruschetto” è stata infatti realizzata una grande vasca da bagno in pietra, recuperando parzialmente il canale dove originariamente avveniva la pigiatura dell’uva, all’interno della quale è possibile rilassarsi mentre si viene dolcemente irrorati dal getto d’acqua proveniente dal soffione.
Alcuni appartamenti sono provvisti di caminetto accendibile anche in camera da letto. Nei mesi invernali è possibile ritrovare il piacere della lettura davanti al fuoco acceso, magari degustando un bicchiere del pregiato vino che si produce nella zona, dimenticando così i ritmi frenetici della città. Il Casale dei Dotti offre ai propri ospiti e, in particolare, ai bambini l’esperienza
del contatto diretto con gli animali e la natura circostante con la possibilità di godere dei cibi sani e genuini tipici del territorio prodotti ancora secondo i tempi e le regole della terra. Gli ospiti hanno la possibilità di visitare l’azienda agricola e dare da mangiare agli animali allevati (pecore, agnelli, galline, vitelli, conigli). Nel periodo di ottobre e novembre gli ospiti che lo desiderano potranno partecipare alla raccolta delle olive e concludere il soggiorno ricevendo come souvenir una confezione dell’olio che avranno contribuito a produrre. Nel mese di maggio è invece possibile assistere e partecipare alla tosatura delle pecore. ll Casale offre una vasta serie di servizi: ampia piscina con solarium, lettini ed ombrelloni, area giochi per bambini e un grande parco esterno con tavoli, sedie, panchine e barbecue. La piscina ha una massima profondità di 1,5 metri permettendo così alle famiglie con bambini di fruirne in assoluta sicurezza.
Natura e paesaggio incontaminati, cultura e tradizioni, enogastronomia, borghi etruschi e medievali: una vacanza al Casale dei Dotti è un’ottima occasione per rilassarsi e scoprire da protagonisti l’Umbria, il Cuore Verde d’Italia.
www.casaledeidotti.it
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CHALLENGE FORTE VILLAGE SARDINIA INTERNATIONAL TRIATHLON
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a cura di MARIO PUGLIESE
SOGNANDO L’AUSTRALIA CON MAX LELLI PER AFFINARE LA PREPARAZIONE IN VISTA DEL CROCODILE TROPHY, L’EX PROF SI STA ALLENANDO IN UN ELEGANTE RESORT NEL SUD DELLA SARDEGNA, TEATRO IL 26 OTTOBRE DI UN PRESTIGIOSO CHALLENGE DI TRIATHLON
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Nell’estremo sud della Sardegna, dove la vegetazione mediterranea incontra il turchese delle acque cristalline, un clima sub-tropicale contorna le 5 stelle di Forte Village, il resort esclusivo celebre per le vacanze dei vip, dove da qualche anno il lusso e lo sport viaggiano a braccetto. Qui, dal 2013, si praticano ad altissimo livello anche le discipline di ciclismo e triathlon. A spiegare il progetto che spigola tra sport e turismo è Andrea Mentasti, Event Director di quello che si prospetta come l’ennesimo successo per la rinomata struttura e per tutto il movimento italiano della multi disciplina. «Il nostro obiettivo è di fondere la competenza dei migliori tecnici del settore triathlon con la tradizionale ospitalità di Forte Village. Sono oltre 30 le nazionalità rappresentate e vogliamo che tutti vivano un’esperienza indimenticabile». Lungo i viali in cotto tirati a lucido, si sta allenando da qualche settimana anche Max Lelli, che ha scelto questo Paradiso per preparare la sua prossima avventura australiana – il Crocodile Trophy – che affronterà con Davide Cassani, Matteo Marzotto e Iader Fabbri fra meno di un mese. «Questa terra è una palestra eccezionale per la preparazione su strada e in MTB. Il percorso lungo la costa è un ‘mangia e bevi’ eccezionale per sviluppare la potenza, mentre l’infinita rete di strade bianche, le salite lunghissime, le discese tecniche e i sentieri single track sono esattamente ciò che mi serviva per rifinire il mio stato di forma». Ma che tipo di percorso attende gli atleti al Challenge Forte Village Sardinia del prossimo 26 ottobre? La parola a Max Lelli. «La frazione di ciclismo è molto tecnica e impegnativa. Il mio consiglio è di utilizzare una bici da strada perché ci sono molti tratti dove rilanciare e lunghe discese con curve veloci e impegnative. Da non sottovalutare inoltre gli strappi in salita lungo il rientro costiero, dove un paio di chili in
Forte Village Resort Beach Max Lelli
foto DARIO SEQUI
meno di bici possono fare la differenza. Suggerirei comunque delle protesi lunghe, abbinate ad uno stem negativo per avere più aerodinamicità. Consiglio anche una ruota posteriore da 90 mm con l’anteriore da 50 mm in quanto la probabilità
di trovare vento, in quel periodo, è piuttosto alta. A chi non vuole rinunciare alla bici da crono, consiglio comunque di utilizzare un arretramento sella più simile alla bici da strada perché, con le discese veloci, una posizione esasperata risulterebbe troppo
pericolosa. Assolutamente da evitare la ruota lenticolare posteriore!». Appuntamento quindi a fine ottobre, per le news da due campi gara agli antipodi – Santa Margherita di Pula in Sardegna e Port Douglas nel Queensland.
foto DARIO SEQUI
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C CLOSCOPIO
a cura della REDAZIONE
UNA SUPPOSTA SPINTA DAI PEDALI
CAMILLA, «IL MARITO LO CERCO IN BICICLETTA»
«Ad ogni donna corrisponde un seduttore» – diceva Kierkegaard – «la sua felicità sta nell’incontrarlo». Camilla, modella tutto pepe del Kansas, pedala da anni per incontrare la sua anima gemella: «Lo voglio bello, ricco e ovviamente amante della bicicletta», ha spiegato ad un giornale locale. Ci sono candidati per il casting?
LE FINTE TRASPARENZE CHE HANNO SCANDALIZZATO L’UCI
Mondo del ciclismo in subbuglio per le finte trasparenze di una squadra femminile colombiana, la Bogotà Humana. Le atlete del team sudamericano si sono presentate al giro di Toscana con una divisa “nude look”, gialla e rossa ovunque tranne che nella parte che copre le parti intime, che è di un equivocissimo color carne. Il presidente dell’Unione ciclistica internazionale, Brian Cookson, le ha definite “inaccettabili”, assicurando che la sua federazione sta indagando sul caso.
Il prototipo che vedete qui sopra è stato disegnato da AeroVelo, si chiama ETA e potrebbe diventare la bicicletta più veloce del mondo, raggiungendo una velocità di 140 km/h. La squadra di ingegneri canadesi di AeroVelo – già vincitori del Premio Sikorsky per aver creato il primo elicottero a propulsione umana – adesso si propone di realizzare la bicicletta più veloce del mondo. Per questo motivo hanno lanciato una campagna sulla piattaforma di crowdfounding Kickstarter per finanziare il progetto ETA, una supposta a pedali in grado di raggiungere la velocità di 140 chilometri orari. In poche settimane, il team è riuscito a raccogliere i 30 mila dollari necessari per realizzare il progetto.
IN UN LIBRO LA BICICLETTA IN VERSI
Il geniale Enrico Pietrangeli è riuscito a dare alle stampe un libro in cui, con l’intento di trattare la poesia sul tema delle biciclette, è riuscito a metterci di tutto. Ci sono interessanti narrazioni, come il vincitore del primo Giro d’Italia del 1909 o come le origini del cicloturismo letterario attraverso la figura di Olindo Guerrini. Non mancano poi diari e aneddoti come quello di Vitaldo Conte su Marco Pantani.
Il BAR CICCIO è il luogo di ritrovo dei ciclisti della riviera, in partenza per gli itinerari e percorsi della Valle del Savio e colline romagnole. Offre agli amici ciclisti, un punto di ristoro con un ampio parcheggio privato e un prezioso servizio di lavaggio bici (rivolgersi al bar) per coloro che rientrano dai percorsi del fuoristrada. Orari abituali partenze e ritrovi: • martedì ore 12.30 • giovedì ore 12.30 • sabato ore 13.00
Tutti i sabati ritrovo per escursioni in MTB Colazioni e aperitivi con ricco buffet Servizio di pagamento bollette luce, gas, acqua, telefono e multe Sala TV Sky con dirette sportive tutte le partite in diretta del Cesena con Sky HD
Sala giochi • Ricariche telefoniche • Wi-fi libero Bar Ciccio - Via Romea, 120 Cesena (FC) 47522 - t. 0547 331984 - e. barciccio@hotmail.it -
BAR CICCIO
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LA PLAYMATE DI OTTOBRE
a cura di MARIO PUGLIESE
L’ANIMA DI CARACAS LAUREATA IN GIURISPRUDENZA E ACCANITA LETTRICE, LA VENEZUELANA DELIS YARI SUMOZA CORTEZ È LA CLASSICA BELLEZZA COL CERVELLO DA SCIENZIATO: «SUL MIO COMODINO LA BIBBIA E L’ALCHIMISTA DI COHELO»
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Quando vedi sfilare Delis Yari Sumoza Cortez, nome d’arte “La Venezuelissima”, pensi ad un concentrato di seduzione e sensualità. Ma, appena ci scambi due parole, ti accorgi subito che, come cantava Sabrina Salerno, «oltre le gambe c’è di più». Del resto, questa splendida bellezza di Caracas, oltre ad uno sguardo-killer e ad un lato B da favola, può esibire una laurea in giurisprudenza ed una spiccata predilezione alla lettura: «Sul mio comodino – dice – oltre alla Bibbia, c’è l’Alchimista di Paolo Cohelo». Ancora avvinta alle sue origini («Ho lasciato il mio amato Venezuela solo perché lì la situazione politica stava diventando pericolosa»), Delis è oggi una ballerina caraibica, una modella ed un’estetista: «Sono molto determinata – dice – perché, nella vita, non bisogna mai accontentarsi. In attesa di far fruttare la mia laurea in legge anche in Italia, assecondo la mia naturale vocazione, che è quella di una donna di spettacolo che, sulla passerella, si sente da sempre a suo agio». Ex modella di Yamamay, protagonista per anni del Carnevale di Cento, maestra di tango, samba e zumba, Delis è anche la prima vincitrice della fascia di “Miss INBICI”.
FOTOSERVIZIO ALBERTO PAZZAGLIA/BETOBAHIA
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RAMPICONERO 2014
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a cura di ALDO ZANARDI
FRANCESCO CASAGRANDE, REGALO DI COMPLEANNO LA 13ª EDIZIONE DELLA RAMPICONERO VA IN ARCHIVIO CON L’ENNESIMO SUCCESSO. OLTRE MILLE I CONCORRENTI AL VIA, PER UNA GARA CHE SA SEMPRE REGALARE GRANDI EMOZIONI
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Una bellissima giornata di sole ha fatto da cornice alla 13ª edizione della Rampiconero, una gara apprezzata da tantissimi biker, che ogni anno manifestano, con la loro partecipazione, l’apprezzamento per una gara dove, al di là delle implicazioni agonistiche, si respira sempre aria di festa. Vuoi per la vicinanza del mare, vuoi per le meravigliose colline del Conero, la gara di Camerano regala sempre grandi emozioni, complice anche l’impeccabile organizzazione del Crazy Bike. Dopo l’XC Eliminator del sabato, che ha visto il dominio del Team Scott di Mario Noris piazzare ben tre atleti sul podio (Franz Hofer, Igor Baretto e Marco Ponta), i favori del pronostico indicavano soprattutto loro come possibili protagonisti, con l’inossidabile Francesco Casagrande nel ruolo di outsider. Alle 9.30 il via, con oltre mille atleti pronti a darsi battaglia. Il percorso prevedeva 42 km e quasi 1500 m di dislivello, un tracciato nervoso, con continue variazioni di ritmo. Dopo il giro di lancio, tra le vie di Camerano, il lungo serpentone si lancia nella prima parte di gara, molto veloce e divertente. Dopo una quindicina di chilometri, al comando della gara sono in quattro, Franz
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Maglie leader IMA 2014 foto ALDO ZANARDI
141 Di Marco è secondo e Rocchetti buon terzo. La gara femminile ha visto una lunga battaglia ravvicinata tra Daniela Stefanelli (Team Cingolani) e Roberta Monaldini (Santarcangiolese). È la Monaldini a prendere il comando nelle battute iniziali e dopo 15 km è sempre lei in prima posizione, con CLASSIFICHE
foto ALDO ZANARDI
Podio maschile Rampiconero 2014
Hofer (Scott Racing Team), Francesco Casagrande (Cicli Taddei), Davide Di Marco (Race Mountain Pro Team) e Leopoldo Rocchetti (Team Cingolani), con a breve distanza Roberto Rinaldini (Scott Pasquini Stella Azzurra). La salita al GPM del Monte Conero vede Casagrande prendere l’iniziativa, allungando sulla coppia Hofer e Di Marco. La lunga discesa verso il mare non cambia le carte ed è sempre Casagrande al comando al passaggio di Stirolo. Hofer ha problemi meccanici (oltre ad una foratura) che lo costringono a una sosta per sostituire la ruota posteriore. Rocchetti prende così la terza posizione. I distacchi non si dilatano, ma le posizioni restano invariate, con Casagrande che trionfa proprio nel giorno del suo compleanno. Podio femminile Rampiconero 2014 foto ALDO ZANARDI
Maschile 1. Francesco Casagrande (Cicli Taddei) 1:44:08 2. Davide Di Marco (Race Mountain Pro Team) 1:45:55 3. Leopoldo Rocchetti (Team Cingolani) 1:48:14 4. Matteo Cassoni (Bici Adventure Team) 1:48:22 5. Roberto Rinaldini (Scott-Pasquini Stella Azzurra) 1:48:40 6. Matteo Fabbri (Team Cingolani) 1:50:24 7. Nicola Corsetti (Errepi Lee Cougan) 1:50:52 8. Riccardo Poggiali (Cavallino – Specialized) 1:51:39 9. Simone Tassini (Cavallino – Specialized) 1:51:39 10. Simone Lunghi (Team Mondobici Tecnoplast)1:51:46 Femminile 1. Daniela Stefanelli (Team Cingolani) 2:17:37 2. Roberta Monaldini (Santarcangiolese) 2:19:44 3. Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike) 2:23:15 4. Barbara Genga (I Mufloni Racing Team) 2:24:28 5. Elena Torchianti (Superbike Team) 2:24:56 6. Antonella Incristi (Ki.Co.Sys. Team) 2:26:26 7. Monia Conti (Santarcangiolese) 2:26:34 8. Elisa Gastaldi (Baracca Lugo) 2:28:48 9. Nadia Pasqualini (Bici Adventure Team) 2:29:41 10. Beatrice Mistretta (Cicli Taddei) 2:31:25 Daniela Stefanelli a pochi secondi. Sugli strappi più duri e lungo la salita al GPM, la Stefanelli fa valere le sue doti di scalatrice, che le permettono di passare al comando. Le due forti atlete restano sempre nel minuto di distacco l’una dall’altra, ma le posizioni non cambiano e la Stefanelli conquista la prestigiosa vittoria. Roberta Monaldini è ottima seconda e Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike) completa il podio.
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LA BICI D’EPOCA info@inbici.net
a cura di ADRIANO VISPI e DARIO CORSI Tempo di lettura
7 min GIUSEPPE SARONNI E LA SUA COLNAGO BORDEAUX ANNI ’80 LA FUCILATA DI GOODWOOD NACQUE SU UNA BICI SPECIALE, UNA COMBINAZIONE PERFETTA TRA ALTA ARTIGIANALITÀ ITALIANA E UNA FORMIDABILE POTENZA ATLETICA
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Forse i più giovani non se lo ricordano ma nel biennio 1982-83 un grande campione ha illuminato i sogni e le speranze di tanti ragazzi che in quegli anni correvano in bicicletta. Il suo nome è Giuseppe Saronni, l’atleta che – in appena dieci mesi – è riuscito a centrare vittorie incredibili, come il Campionato del Mondo, il giro di Lombardia, la Milano-Sanremo ed il Giro d’Italia. Fu scoperto tra i dilettanti da Carlo Chiappano ed Ernesto Colnago che subito intuirono le formidabili potenzialità di quel velocista di razza che passò professionista nel 1977, ottenendo la sua prima vittoria al trofeo Pantalica. Nel 1978, alla seconda stagione da professionista, Saronni inanellò ben 26 vittorie e riuscì agli inizi degli anni ottanta ad accendere l’entusiasmo di tanti tifosi. In quegli anni si ripropose in Italia un antico duello simile a quello tra Coppi e Bartali degli anni ’40-’50, cioè l’Italia era divisa tra tifosi di Saronni e tifosi di Moser (che aveva fatto suo il mondiale del 1977 e aveva entusiasmato per potenza, carisma e vittorie). I due campioni diedero vita a duelli accesi sia su strada che sui giornali sportivi (a colpi di parole) sebbene corsero anche assieme Giuseppe Saronni vince a Goodwood (Inghilterra) il Campionato del Mondo 1982
in un vittorioso trofeo Baracchi a cronometro nel 1979 (in quell’anno le vittorie salirono a 29). Saronni con muscoli quadricipiti ipertrofici e potentissimi – da ex pistard di razza – riuscì ad imporsi con accelerazioni e volate folgoranti, battendo – e a volte ridicolizzando – avversari di primissimo livello internazionale. Nell’anno di grazia 1982 tutti ricordano quella che è passata agli annali come la “fucilata” di Goodwood (Inghilterra), dove Saronni riuscì non solo a battere in volata i suoi avversari dopo 250 km del Campionato del Mondo, ma riuscì, con uno scatto fulminante, negli ultimi 500 metri a staccare nettamente il secondo classificato, dando l’impressione – lui sprinter puro – di un memorabile arrivo in solitaria. Anche il Giro di Lombardia fu vinto allo sprint su un gruppetto selezionato correndo in prima fila (da ricordare e rimarcare che quel difficile giro fu corso alla media di 40,754 km/h sulla distanza di 248 chilometri), mentre la Milano-Sanremo fu vinta per distacco (vedi foto) con uno scatto imperiale in cima al Poggio regalando a Saronni la 154esima vittoria da professionista. Da ricordare anche ben tre secondi posti nella classica di primavera. Il Giro d’Italia era già stato vinto a soli 21 anni nel 1979, ma nel 1983 Saronni riuscì a bissare il successo restando in maglia rosa dalla prima all’ultima tappa a cronometro. Gli anni successivi non confermarono i trionfi dell’82 e ’83 e, solo nell’86, Saronni diede nuovamente un saggio della sua classe. Sebbene dovette cedere la maglia rosa a Roberto Visentini, dopo averla indossata per gran parte del Giro, il 1986 rinfrescò a critici e tifosi il talento cristallino di un ciclista comunque straordinario. Il guizzo vincente e lo spunto esplosivo non erano più quelli degli anni precedenti, ma a Colorado Spring – nel mondiale di Moreno Argentin – si rivide la volata del campione e quel terzo posto iridato regalò il sorriso al campione di Parabiago e ai suoi tifosi. Pochi metri ancora e si sarebbe assistito forse ad un mondiale simile a quello in cui Marino Basso beffò Bitossi a pochi metri dalla linea d’arrivo nel mondiale di Gap del 1972. Deluso da un ambiente ciclistico che pretendeva la sola vittoria, Saronni concluderà anzitempo la sua carriera restando comunque nel mondo del ciclismo quale General Manager di importanti team e campioni. Per un velocista dal talento cristallino come Giuseppe Saronni non poteva che esserci la bici più performante di quegli anni: una purosangue quale la Colnago Super che presentiamo in queste pagine. Il nome di Saronni è unito indissolubilmente a quello di Ernesto COLNAGO che riusci ad offrire al suo campione un telaio all’altezza dei suoi sprint, capace di trasferire tutta la sua potenza a terra. Il Colnago Super color rosso bordeaux (con scritte nere su fondo bianco) è la bici con la quale Saronni vinse tante corse e, per questo, la bici di tanti ciclisti che in quegli anni scelsero la mano del telaista di Cambiago per emulare il loro campione. Dal libro “Quando la bici è arte” di Rino Negri riportiamo le geometrie della bici di Saronni del Mondiale 1982 (una 54x54 quadra) dove si notano particolarità curiose come la descrizione del modello, denominato “Nervoso”, e i foderi bassi del telaio rinforzati per aiutare il forte campione a trasferire tutta la sua potenza. Visto il risultato, Colnago centrò di nuovo l’obiettivo ottenuto negli anni passati con altri grandi campioni, uno su tutti Eddy Merckx.
La Colnago di Giuseppe Saronni
Il telaio costruito per Saronni lo ha sicuramente agevolato sia in salita che in volata, sebbene il perfetto gioco di caviglia permetteva ad un Saronni pistard di avere una pedalata altamente efficiente rispetto ad altri e di sprigionare, con le sue possenti gambe, accelerazioni brucianti. La bici Colnago presentata è montata con un gruppo Campagnolo Super Record (nato nel 1979) e caratterizzato dal cambio posteriore con blocchetti neri e dalla belletta liscia con la scritta Campagnolo con sfondo nero. Anche il deragliatore anteriore presenta le bellette anodizzate in nero e il corpo caratterizzato da tre fori ovali per alleggerire il deragliatore stesso. Avere in garage (ma sarebbe meglio tenerla in salotto!) una fuoriserie come questa bici è sicuramente un motivo di orgoglio per chiunque. Sotto un po’ di polvere ritroverete cromature brillanti e una Colnago simile merita tutte le attenzioni, cure e rispetto di un pezzo di vera gioielleria artigiana italiana. Guidarla se possibile vi regalerà emozioni uniche e ognuno si potrà sentire un po’ Saronni e re di Goodwood.
foto NEWSPOWER CANON
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