Anno V-
NËš 11 -
Nove mbre 2013
wwwin distribuzione gra . i n b i c t ui t a i.net
dico perio
foto NEWSPOWER CANON
7 Prove per un grande successo Abbonati subito a soli 130 euro!
TUTTO VIENE DALL’ACQUA
1
C Le
CHIANCIANO TERME
Bicicletta
ittà de l
la
NEL CUORE DELLA PROVINCIA DI SIENA, L’ANTICO CENTRO TERMALE DOVE SI INSEDIARONO ANCHE GRECI E ROMANI ATTRATTI DAL CLIMA FAVOREVOLE, DALLO SPLENDORE DEI PAESAGGI E DALLE PROPRIETÀ CURATIVE DELLE SUE CELEBRI FONTI
C
Chianciano Terme è un centro termale in provincia di Siena ricchissimo di acque minerali ad azione curativa, situato a circa 550 metri sul livello del mare. La località, a forte vocazione turistica, offre tutti i vantaggi climatici derivanti dalla sua felicissima posizione geografica, a cavallo tra la Val d’Orcia con le sue crete (dal 2004 patrimonio dell’umanità dell’UNESCO) e la fertile Valdichiana, tra le colline dei vini di Montepulciano e le bellezze rinascimentali di Pienza. Circondato da colline boscose di querce, faggi, lecci e castagni, immerso in un ambiente sano ed incontaminato, Chianciano Terme ha conservato nel suo interno una rilevante quantità di verde nei parchi termali e nei giardini pubblici, di ville ed alberghi. Luogo di cura e di relax, Chianciano è anche il punto di partenza per scoprire le bellezze della Toscana e della vicinissima Umbria. Ha avuto nel periodo 1915-1920 un rapido sviluppo con la costruzione di un acquedotto, di uno stabilimento di imbottigliamento e con la ristrutturazione dello stabilimento dell’Acqua Santa. Uno sviluppo continuato nel secondo dopoguerra con la trasformazione degli stabilimenti termali e l’aumento delle strutture ricettive. Le proprietà benefiche delle acque minerali di questa cittadina erano già apprezzate da Etruschi e Romani, che avevano occupato
Veduta di Chianciano
stabilmente la zona edificando un importante centro abitato. Il periodo ellenistico vide la nascita di alcuni santuari dedicati alle divinità delle acque, anche se alcuni erano già sorti in precedenza. Tra questi il più famoso è il Tempio dei Fucoli; trovato nell’omonima collina ci ha restituito parte dei suoi frontoni in terracotta che raffigurano scene mitologiche. È proprio in quest’epoca, però, che la civiltà etrusca entra in decadenza sia per problemi interni
sia per la sempre crescente romanizzazione. I Romani divisero dunque le terre del Chiancianese in vasti latifondi, che hanno contribuito a eliminare il ceto di piccoli proprietari terrieri che in periodo etrusco si affiancava alla nobiltà. Di questo periodo è la fattoria tardo-etrusca di Poggio Bacherina, che ci ha restituito vasche per la produzione di vino ed olio. Chianciano, capitale del relax e del benessere
la
Bicicletta
RECANATI BENVENUTI NELLA “CITTÀ BALCONE”
C Le
ittà de l
2
SULLA GUGLIA DI UN COLLE, UN AFFRESCO D’IMPAREGGIABILE FASCINO, DOVE IL MISTICO SI FONDE CON LA CRISTIANITÀ E DOVE, NEL 1798, NELLA CASA DI UNA NOBILE FAMIGLIA, NACQUE IL CONTE GIACOMO LEOPARDI
R
Recanati, definita la “città balcone”, sorge sulla guglia di un colle, la cui cresta tortuosa è quasi pianeggiante, tra le valli dei fiumi Potenza e Musone. Il mare Adriatico, oltre il quale quando l’aria è tersa si vedono i monti della Dalmazia, è ad una decina di chilometri ad Est della città. In direzione Nord è visibile il monte Conero che si perde nelle acque e, dagli altri lati della città, Giacomo Leopardi
si vedono le cime dei Monti Sibillini con il monte Vettore e, più su, il monte San Vicino, lo Strega e il Catria. Dell’origine del primo centro abitato di Recanati non si hanno notizie certe. Sicuramente i territori circostanti furono abitati già in epoca preistorica dalla popolazione dei Piceni, diffusi nella regione. In epoca romana, lungo la valle del fiume Potenza, allora navigabile, sorsero due importanti città: Potentia, in corrispondenza della foce ed Helvia Recina, anche detta Ricina, verso l’interno. Il nome Recanati, in latino “Recinetum” e “Ricinetum”, indica anch’esso la derivazione della città da Ricina. Recanati poi si andò a poco a poco formando con la riunione di alcuni piccoli luoghi posti sullo stesso colle: il castello di Monte Morello, il castello di San Vito, altrimenti detto Borgo di Muzio, il castello di Monte Volpino e il borgo di Castelnuovo, borgo che in origine sembra si chiamasse Castello dei Ricinati.
Il 21 marzo 1456 la Beata Vergine apparve miracolosamente ad una giovane albanese di nome Elena. Slavi e albanesi erano presenti in gran numero nelle campagne marchigiane, rifugiatisi qui per sfuggiti ai predoni turchi nelle coste dalmate. Nel punto dell’apparizione fu costruita di lì a poco la chiesetta di Santa Maria delle Grazie. Nel 1586 Papa Sisto V elevò a rango di città il castello di Loreto, edificato intorno alla Chiesa di Santa Maria, fino ad allora territorio sotto la giurisdizione di Recanati. Nel 1848 Giuseppe Garibaldi volle transitare nella città di Giacomo Leopardi per soccorrere Roma, la capitale della Repubblica Romana, a cui Recanati apparteneva. Nel 1990 nasce il Premio Città di Recanati, che poi prenderà il nome di Musicultura. Il Festival si impone come una delle più importanti manifestazioni nazionali di musica d’autore, prima del suo trasferimento – nel 2005 – allo Sferisterio di Macerata. Città di grande cultura, diede i natali al più grande poeta dell’800: il Conte Giacomo Leopardi. Il celebre colonnato della piazza di Recanati
LEAVE THE MAN
BECOME THE HERO Libera il campione che è in te! Oltrepassa ogni limite, vesti la comodità e la resistenza dei prodotti Biotex. Lo speciale tessuto tecnico ti protegge come una seconda pelle da caldo e freddo e consente una traspirazione unica. Per una performance senza eguali!
BIOfleX WARM La trama con microcompressione differenziata, offre la massima ossigenazione muscolare e una migliore termoregolazione. Pensato appositamente per il ciclista.
10° +15°
-
Con la massima efficacia fino a -10°, Bioflex Warm garantisce traspirazione e temperatura corporea ottimale anche nella stagione più fredda
La fibra in polipropilene BTX più leggera, idrorepellente ed ecologica ti offre la massima protezione e libertà di movimento
48018 Faenza (RA) ITALY Tel. +39 0546 622468 - info@biotex.it
biotex.it
SOMMARIO 6
38
Benedetto Catinella
Ancora nel segno di Charly Gaul
a cura della Redazione
a cura di Newspower
10
46
L’Editoriale
Sicurezza in gara
a cura di Maurizio Rocchi
a cura di Gianluca Barbieri
14
76
Andrea Martins De Araujo
Pagine gialle
a cura di Mario Pugliese
a cura della Redazione
18
90
Moschettieri di bontà
Inno al gregariato
a cura della Redazione
a cura della Redazione
106
20 ACSI, l’anno della svolta
Oltre l’ostacolo
a cura della Redazione
a cura di Roberto Zanetti
30
134
E tu come la pensi?
Ho scritto Bici sulla pelle
a cura della Redazione
a cura della Redazione
32
136
Ruote roventi
Cicloscopio
a cura di Roberto Sgalla
a cura della Redazione
Per la tua pubblicità info: Maurizio Rocchi t. 393 9838319 Sara Falco t. 342 0685969 w. www.inbici.net / www.inbicinews.net e. info@inbici.net Inbici magazine Inbici Magazine di ciclismo
Nuovo usato e informazioni
ufficio marketing 0547 300826 Inbicimagazine
Direzione e Amministrazione Via Delle Scalette, 431 - 47521 Cesena (FC)
Direttore Responsabile Mario Pugliese In Redazione Mario Pugliese, Dr. Roberto Sgalla, Massimiliano Muccini, Fabrizio Fagioli (Equipe Velòsystem), Equipe Enervit, Gian Paolo Mondini, Nicoletta Brina, Bruno Achilli, Matteo Gozzoli, Aldo Zanardi, Anna Budini, Federico Tosi, Ricky Mezzera, Mario Facchini, Leonardo Olmi, Ivano Ognibene, Andrea Pelo Di Giorgio, Dr. Maurizio Radi, Gianluca Barbieri, Roberto Bettini, Paolo Mei, Roberto Zanetti, Dr. Alessandro Gardini, Dr. Piero Fischi, Luciana Rota, Lorenzo Comandini Fotografi Playfull, Studio5, Foto Castagnoli, Bettini Photo, Ido Talenti, Leonardo Morelli, Newspower Archivio fotografico Gianni Rocchi Distribuzione Italian Business Management LTD Responsabile Grafica Loredana Cramarossa Responsabile Facebook Gianni Rocchi Stampa Wafra Responsabile marketing Sara Falco Piede_Inbici_red22.pdf Piede_Inbici_red22.pdf1 127/05/13 27/05/1313:20 13:20 Diritti e proprietà INBICI MAGAZINE - SARA FALCO EDITORE - Reg imprese n° REA FO 323603 Iscrizione Registro Tribunale di Forlì nr. 3/2013 del 5 aprile 2013. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli, foto e disegni senza autorizzazioni della SARA FALCO EDITORE.
6
BENEDETTO CATINELLA
a cura della Redazione
Tempo di lettura
7 min
info@inbici.net
«SI FA PRESTO A DIRE INTEGRATORI…» L’APPELLO DEL PATRON DELLA INKOSPOR: «CERTE AZIENDE VENDONO SOLO ILLUSIONI E DISORIENTANO IL CONSUMATORE CON PROMESSE FASULLE. NOI ALLA INKOSPOR, INVECE, DICIAMO SOLO QUELLO CHE POSSIAMO DIMOSTRARE. PERCHÉ LE ETICHETTE SONO UNA COSA SERIA E LA QUALITÀ NON È UN’OPINIONE»
B
Benedetto Catinella non è un semplice commerciante. Ha una fede smisurata nella qualità dei suoi prodotti e – tra certificazioni e garanzie assortite – non perde occasione per ripetere, come un mantra, la sua incrollabile certezza: «Datemi retta, Inkospor è in assoluto il marchio d’integratori più valido sul mercato». Ci sono venditori che, per semplici ragioni di fatturato, ripetono slogan come fossero cantilene. Lui no. La sua è, prima di tutto, la convinzione monolitica di un uomo che s’identifica totalmente con il suo brand. E non certo per spirito aziendalista: «Nella mia vita – dice – ho venduto latte e vino. Ma non ho mai scelto a
caso. Il prodotto doveva convincermi in tutta la sua filiera produttiva. Altrimenti non sarei mai riuscito a venderlo. Con Inkospor è la stessa cosa: se dico che i nostri integratori sono i più affidabili sul mercato è semplicemente perché lo penso e perché posso dimostrarlo». Refrattario alle logiche del mercato («che troppo spesso ragiona solo con le dinamiche del business»), nemico giurato della pubblicità fasulla («troppe aziende raccontano bugie»), orgoglioso della sua genealogia aziendale («alle spalle abbiamo laboratori che sperimentano i nostri prodotti da 40 anni»), Benedetto Catinella è uno di quegli imprenditori che, con sacrifici e lungimiranza, partendo da zero, ha saputo ritagliarsi una fetta importante del mercato: «Il mio chiodo fisso – dice – è la credibilità. Noi non vendiamo acqua calda, ma prodotti nutrizionali che la gente acquista con aspettative ben precise. Nel nostro settore non puoi barare: o l’integratore funziona oppure è un bluff».
E allora, signor Catinella, perché uno sportivo dovrebbe scegliere integratori Inkospor? «Perché per noi la qualità non è uno slogan, ma una verità scientifica, supportata da dati medici documentabili e veritieri.» Ma questo lo dicono tutti... «Vero, ma non tutti sono in grado di dimostrarlo. Noi invece sì, perché la nostra casa madre si chiama Nutrichem Diat+Pharma Gmbh, un’azienda tedesca di grande prestigio, da quasi 40 anni leader in Europa nella nutrizione clinico-farmaceutica e nell’integrazione alimentare.» E quali sono i vantaggi per il consumatore finale? «Quelli di poter contare su prodotti che non nascono dall’improvvisazione, ma sono la sintesi di una lunga e scrupolosa
attività di ricerca. Tutte le aziende producono integratori con l’obiettivo di proteggere, curare e ripristinare il perfetto equilibrio psicofisico. Noi, però, sono 40 anni che facciamo attività di ricerca, che ragioniamo sull’alto valore biologico delle proteine, che lavoriamo per creare prodotti in grado di assicurare benessere ed elevati standard performanti ad ogni tipo di atleta.»
cro nutriente, ostacola le reazioni metaboliche che si generano nell’organismo, impedendo la totale metabolizzazione del prodotto assunto.» Perché insistete molto sul valore biologico dei vostri prodotti? «Il valore biologico rappresenta l’unico indice di qualità di una proteina: più è equilibrato il profilo aminoacido, più è elevato il suo valore biologico, requisito essenziale per la rigenerazione muscolare ed il rapido recupero. Inkospor è l’unica azienda ad indicare in etichetta il valore biologico delle sue proteine.» Voi insistete molto sulla veridicità delle indicazioni riportate nelle etichette. Come mai? «Perché un’azienda, lo sappiamo tutti, nelle etichette può scrivere tante cose, ma è la corrispondenza tra ciò che dici e ciò che metti nella confezione che, alla fine, fa la differenza. Le etichette di Inkospor sono la carta d’identità dei nostri prodotti, la garanzia più affidabile per il consumatore.»
Quali sono le difficoltà del mercato? «Spesso i nostri competitor sono colossi aziendali che, sul piano della qualità, non possono minimamente competere con i nostri prodotti, ma magari hanno investito tanto in pubblicità, comprando spazi sulle tv nazionali o reclutando testimonial di grande appeal. In questo modo prendono in giro il consumatore, lo disorientano, illudendolo con promesse che non possono mantenere. Noi invece, più che nella pubblicità, investiamo nella ricerca, cercando di dare ai consumatori informazioni precise, credibili e, soprattutto, documentate.» Dunque, una lotta quotidiana contro i “venditori di fumo”? «Sì e la combattiamo, in primis, nell’interesse del consumatore. Quando si lavora nel campo dell’integrazione alimentare, non puoi ragionare sempre nell’ottica esclusiva del profitto. Ricordo che, a metà degli anni ‘80, quando vendevo vino, scoppiò lo scandalo metanolo. Si parlò d’incidente fortuito e, invece, quel prodotto avariato altro non era che la sintesi scellerata di un mercato “malato”, governato solo dalla logica del prezzo al ribasso.» I vostri integratori, si legge nelle etichette, garantiscono “il giusto apporto tra macro e micro nutrienti”... «Ed è un requisito fondamentale perché la carenza, anche di un solo mi-
Dunque, al primo posto la trasparenza… «È un aspetto a cui teniamo particolarmente, tanto è vero che permettiamo a chiunque di visitare i nostri stabilimenti, organizzando educational tour nei nostri laboratori di produzione. “Porte aperte alla Inko” è una nostra iniziativa, unica in Italia nel campo dell’integrazione alimentare sportiva.» Nei vostri cataloghi parlate anche di “garanzie”… «Sarebbe assurdo che non lo facessimo, visto che i nostri prodotti possono contare sulla certificazione European Din EN ISO 9001:2008. La linea X-Treme, ad esempio, è scientificamente testata dall’Istituto delle Scienze Sportive dell’Università Heinrich – Heine di Dusseldorf, da sempre un riferimento accademico europeo nel segmento della ricerca nutrizionale.» Tra i vostri cavalli di battaglia c’è la pubblicità comparativa. È un modo per screditare le altre aziende? «Assolutamente no. Noi utilizziamo metodi comparativi solo per spiegare al consumatore finale l’affidabilità dei nostri prodotti. Del resto, anche se scarsamente utilizzato sul mercato italiano, parliamo pur sempre di un format promozionale autorizzato dalla Legge. Certo, per utilizzarlo, devi avere tutti i parametri a posto. Ma Inkospor, come ho detto, sul piano della qualità, non teme confronti.».
“Quando il morale è basso, quando il giorno sembra buio, quando il lavoro diventa monotono, quando ti sembra che non ci sia più speranza, monta sulla bicicletta e pedala senza pensare a nient’altro che alla strada che percorri”. Con un aforisma di Sir Arthur Conan Doyle apriamo questo nuovo numero di INBICI, la rivista mensile dedi-
L’inverno è meno rigido con un tocco di seduzione carioca cata alla cultura della bicicletta. Per voi abbiamo preparato un’edizione ricca di spunti e contenuti, 148 pagine patinate sul mondo ciclistico, come sempre declinato nelle sue infinite varianti. All’interno di questo numero di novembre troverete le polemiche sulla sicurezza con un caso paradigmatico avvenuto nel veronese, i risultati e i preview fotografici delle ultime gare dell’anno, le ciclo-curiosità le-
gate al mondo filatelico e della rete, le interviste e gli approfondimenti dalla strada e dal mondo delle mountain-bike. Ampio spazio anche ai nostri partner commerciali che presentano le prime novità dei loro campionari. Troverete servizi legati all’attualità (Nibali) e all’amarcord (Pambianco) e, per rinviare ancora un po’ i rigori dell’inverno, vi porteremo in Brasile, regalandovi il calore di una splendida modella carioca.
10
L’EDITORIALE l’editore MAURIZIO ROCCHI
12
IN COPERTINA info@inbici.net
TOUR 3 REGIONI RECORD DI PARTECIPANTI, ORGANIZZAZIONE PERFETTA E UNA NUOVA EDIZIONE CHE, AMPLIATA NEL CALENDARIO, SI PRESENTA TECNICAMENTE ANCORA PIÙ INTRIGANTE
C
Con il conforto di numeri da guinness, dopo una stagione esaltante, va in archivio il “Tour 3 Regioni”, la rassegna ideata da Ivano Ognibene. L’ultima prova, il Sienalunga bike del 5 ottobre scorso, ha visto ai nastri di partenza ben 1.500 partecipanti. Un “ultimo atto” col botto, insomma, per una rassegna che ha contato 420 abbonati nel circuito, con una presenza complessiva di 7.000 persone ed un aumento globale, rispetto all’ultima edizione, del 12 per cento. Un successo su tutti i fronti, da condividere con le numerose associazioni sportive del circuito, con le quali si è subito instaurata una grande sintonia. Debutto col botto, dunque, anche per il marchio Scott, presenza costante nel ciclismo professionistico, che ha deciso di sponsorizzare la rassegna. E ciliegina sulla torta per Ivano Ognibene il grande successo ottenuto anche nella quarta edizione dell’Italian 6 Race, che nella tappa di Balze-Verghereto, ha visto al via quasi cinquemila iscritti, confermando che il format della “combinata” è stato, numeri alla mano, vincente. Insomma, in sede di bilanci, solo dati confortanti per Ivano Ognibene, che ha presentato una rassegna di grande qualità e che è già al lavoro per preparare l’edizione successiva. Già definito, in particolare, il calendario ufficiale del Tour 3 Regioni: il 30 marzo la Rampichiana, il 27 aprile la 9 Fossi, il 25 maggio la Vena del Gesso, l’8 giugno Monte Cucco, il 7 settembre la Straccabike, il 14 settembre la RampiConero e il 5 ottobre la Sinalunga Bike. Le prove diventano quindi 7, con l’aggiunta della tappa di Riolo Terme, il 25 maggio. Le quote degli abbonamenti aumentano di 10 euro, da 120 a 130, “un ritocco davvero risibile – spie-
ga lo stesso Ognibene – considerando che nel carnet del circuito si aggiunge una tappa importante”.
14
ANDREA MARTINS DE ARAUJO a cura di MARIO PUGLIESE
«CON QUESTO LATO B SCALO ANCHE IL PORDOI» POSA PER INBICI LA STELLA BRASILIANA DEL CARNEVALE DI RIO: «IL CICLISMO UNO SPORT DURO? PROVATE VOI A BALLARE IL SAMBA PER DIECI ORE SENZA MAI SMETTERE DI SORRIDERE»
C
Carnagione color avana, chioma leonina, sorriso al “sabor latino”, curve paraboliche, dove non passa inosservato il giottesco “lato B”. Il corpo di Andrea Martins de Araujo – star celebratissima del carnevale di Rio – è un concentrato iconografico di Brasile. Ma non fatevi ingannare dalle apparenze: Andrea non è il classico prototipo di cubista della giungla. Dietro a quelle moine da Jessica Rabbit, pulsa infatti un quoziente intellettivo da ingegnere nucleare.
Coreografa e ballerina, Andrea ci ricorda che non tutte le straniere che arrivano in Italia appartengono al partito delle “disposte a tutto”.
15 Grande appassionata di ciclismo, Andrea sente di avere un’affinità elettiva con il grande popolo della bicicletta: «È uno sport aerobico – dice – che impone una preparazione molto dura. Un po’ come per noi ballerine di samba, che dobbiamo avere grande elasticità muscolare, ma anche doti da fondista, perché a Rio, quando sfili sui carri, devi ballare ore ed ore senza mai smettere di sorridere».
FOTOSERVIZIO BETOBAHIA
«L’idea della donna brasiliana solo ‘tette e culo’ è una sintesi solo italiana. Ballare il samba è un’arte e anche se muoviamo, in modo seducente, il nostro fondoschiena, non significa che siamo ragazze facili. Chi lo pensa dimostra solo una cosa: anche gli italiani, a volte, crescono in una favelas culturale».
GRANFONDO COSTA D’AMALFI LA PASSIONE SI ALZA SUI PEDALI LO SBARCO IN RETE DEL NUOVO SITO DECRETA L’INIZIO UFFICIALE DELLA RASSEGNA PARTENOPEA CHE, PER LA PROSSIMA EDIZIONE, RISERVA GRANDI SORPRESE. SOPRATTUTTO PER CHI SI ISCRIVE IN ANTICIPO
È
È partita ufficialmente il 25 ottobre scorso la grande avventura della Granfondo Costa d’Amalfi. In questa giornata, infatti, il comitato organizzatore della ASD Movicoast Sport & Turismo ha dato il via alle danze mettendo in rete la versione aggiornata del sito e aprendo le iscrizioni on-line sul medesimo (www. granfondocostadamalfi.com). La prossima edizione nasce con la stessa mission: grazie ad un programma legato a doppio filo agli eventi culturali, la rassegna vuole essere in primis un’occasione per partecipanti e accompagnatori per recarsi alla scoperta del territorio che l’UNESCO ha decretato universalmente come patrimonio dell’umanità (la costiera amalfitana è sito UNESCO) in un periodo dell’anno poco congestionato, dove si può godere a pieno della bellezza e unicità dei luoghi. Anche quest’anno tale felice matrimonio è stato rinsaldato con due iniziative di particolare spessore: la Granfondo Costa d’Amalfi infatti sarà uno degli eventi del progetto “Playing on our heartstrings (Far suonare le corde del cuore)”, approvato nell’ambito del Por Campania Fesr 2007/2013. Un percorso lungo 5 mesi, dal 24 ottobre 2013 al 31 maggio 2014, nel cui programma vi saranno, oltre alla Granfondo, concerti, visite guidate in monumenti e luoghi insoliti, workshop dimostrativi sulle tecniche costruttive ed artigianali locali, degustazioni di prodotti tipici, convegni, tutti eventi che saranno gratuitamente a disposizione dei visitatori anche nel periodo della gran fondo. Per prenotare gli ingressi agli eventi è preferibile fare richiesta anticipata via email, in modo da potere riservare i pass e i biglietti necessari; Inoltre, il tracciato della Granfondo Costa d’Amalfi, con percorsi leggermente ridotti e meno ardui rispetto al passato, quest’anno toccherà ambedue i parchi regionali della Provincia di Salerno, il Parco dei Monti Lattari e il Parco dei Picentini, e quindi i ciclisti vedranno nel loro tragitto un alternarsi di spettacolari paesaggi costieri e bucolici scenari dell’entroterra. Un’altalena di paesaggi che seguirà anche emotivamente il tragitto dei corridori che partiranno dal mare, attraverseranno in successione i valichi dei due parchi, rientreranno sul mare sulla panoramicissima ss163 e infine arriveranno nella piazza centrale di Ravello, il tutto evitando l’attraversamento ad ora di punta (12 ndr) di alcuni centri metropolitani che nel 2013 aveva dato dei problemi e dando la possibilità ai più di scegliere il tipo di percorso al km 48, dopo più di un’ora e mezza di gara.
Altro punto di forza su cui il comitato organizzatore ha lavorato alacremente è la mission di fidelizzare gli atleti con una filosofia di gara ben precisa: «Il ciclista deve sentire dentro di sé la voglia e l’emozione di essere parte dello spettacolo» è il mantra ripetuto all’unisono dal comitato organizzatore. In tal senso, non solo non si è aumentato il costo del pacco gara, rendendolo più accattivante anche per gli amanti solo delle due ruote, ma per chi ha apprezzato la manifestazione del 2013 e vuole, già entro fine anno, aderire all’edizione 2014, sono previsti diversi benefit. L’iscrizione entro il 31/12/2013 dà infatti diritto a tutti gli iscritti di partecipare all’estrazione del 06/01/2014 in cui verrà sorteggiato un week-end omaggio per due persone in una struttura ricettiva di tre stelle in costiera amalfitana; ai primi 100 iscritti di partire nella prima griglia di merito il 23/03/2014; a tutti gli iscritti di acquistare, versando solo euro 5,00 in più, la maglia del completo ciclistico “Granfondo Costa d’Amalfi 2014”. La ASD Movicoast realizzerà infatti anche quest’anno la divisa ufficiale della “GRANFONDO COSTA D’AMALFI”, ma novità rispetto all’anno scorso è che la maglia del completo ciclistico verrà di fatto omaggiata dal comitato organizzatore richiedendo ai partecipanti che la volessero solo un piccolo contributo spese (5,00 €). Quindi in questa prima fase delle iscrizioni sui moduli on line si troveranno due opzioni, iscrizione a € 25,00 per chi non volesse la maglia tecnica, iscrizione a € 30,00 per chi volesse anche la maglia, indicandone la taglia. “Trattasi di un progetto grafico in cui abbiamo voluto riportare i colori base delle nostre zone, il celeste chiaro e intenso del cielo, il verde smeraldo del mare e il rosso fiammante della passione che ci lega al ciclismo” spiega il presidente del comitato organizzatore Nicola Anastasio “e per non gravare sulle tasche dei nostri amici partecipanti ci accolleremo una quota rilevante del costo dell’iniziativa. Chiaramente premieremo in maniera maggiore chi prenoterà sin d’ora la maglia, poi lasceremo alla scelta dei partecipanti se comprare il pantaloncino, anch’esso vi assicuro a prezzo agevolato, prima o alla consegna dei pacchi gara.” L’acquisto della divisa tecnica potrà essere effettuato direttamente on-line sul sito www.granfondocostadamalfi.com, dove a breve nella sezione specifica sarà esposto il bozzetto completo.
Costa d’Amalfi
a
2
23 Marzo 2014
Patrocini in fieri:
18
MOSCHETTIERI DI BONTÀ
info@inbici.net
a cura della REDAZIONE
IN TANDEM DA PALERMO A ROMA PER SOSTENERE LA RICERCA SULLA FIBROSI CISTICA. PROTAGONISTI DELL’IMPRESA QUATTRO AMICI: MATTEO MARZOTTO, DAVIDE CASSANI, MAX LELLI E FABRIZIO MACCHI
foto ALFONSO CATALANO/SGPITALIA
foto ALFONSO CATALANO/SGPITALIA
D
Due sole parole: standing ovation. Perché sintesi più efficace non esiste per complimentarsi con Matteo Marzotto, Davide Cassani, Max Lelli e Fabrizio Macchi, i quattro moschettieri protagonisti, dal 14 al 19 ottobre scorso, del “Palermo-Roma Ffc Bike Tour”, l’iniziativa fra sport e solidarietà, che nasceva con la più nobile delle finalità: raccogliere fondi per la ricerca sulla fibrosi cistica e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla più diffusa malattia genetica del mondo occidentale, una patologia grave ancora poco conosciuta, che in Italia conta oltre due milioni e mezzo di portatori sani in grado di trasmettere il gene mutato ai propri figli. Singolare il mezzo scelto per questa impresa, il tandem, «un mezzo – spiega Matteo Marzotto, presidente della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica – che non abbiamo scelto a caso. Indica l’unione delle forze, il sacrificio comune, il risultato che si ottiene solo lavorando assieme». E in questa metafora, in fondo, c’è tutto il senso di un’impresa che, con il patrocinio della Commissione Europea, ha visto il quartetto pedalare per 1.100 chilometri, su un percorso suddiviso in sei tappe che, da Palermo (partenza il 14 ottobre), passando per Catania, Matera, San Giovanni Rotondo e Napoli, ha portato gli ambasciatori della Fondazione verso la Città Eterna, nell’elegante cornice di via Veneto. «Ho perso una sorella per questa malattia – spiega Marzotto –dunque, da anni, sento il bisogno di dare il mio contributo alla ricerca. La mia Fondazione è nata proprio con questo duplice obiettivo: da una parte spiegare alla gente che, nel mondo occidentale, c’è un killer che uccide e che dunque va fermato; dall’altra la raccolta fondi da devolvere alle equipe sanitarie che stanno lavorando sul fronte della ricerca. Questa pedalata aveva un altissimo valore simbolico: essere arrivati a Roma in sella ad un tandem, dopo sei giorni di fatica, ci aiuta a spiegare alla gente che, con l’unità d’intenti ed il sacrificio, ogni traguardo è possibile». «Non è stata un’impresa semplice – aggiunge l’ex professionista Max Lelli, che con la sua azienda ha costruito il tandem “da
Insieme per vincere
Si prosegue anche quanto la vita si fa dura
foto ALFONSO CATALANO/SGPITALIA foto ALFONSO CATALANO/SGPITALIA foto ALFONSO CATALANO/SGPITALIA
competizione” utilizzato per il tour – perché abbiamo scelto un mezzo difficile, certamente non l’ideale per percorrere distanze così lunghe. Ma la finalità era importantissima e sapevamo tutti che, in qualche modo, saremmo arrivati a Roma». Ad attenderli nelle principali piazze, le delegazioni locali, i volontari e i moltissimi amici della Fondazione attraverso una fittissima rete di solidarietà che ha coinvolto gente comune e partner storici della Fondazione, come Carlo Verdone, testimonial della campagna per la ricerca. All’iniziativa ciclistica era abbinato anche un numero solidale (il 45507) dov’era possibile effettuare delle donazioni in denaro.
Accolti dai bambini con una gioia infinita
20
ACSI, L’ANNO DELLA SVOLTA a cura della REDAZIONE
info@inbici.net
IL NEO-PRESIDENTE BORGNA, IN SINTONIA COI VERTICI NAZIONALI, VARA IL NEW-DEAL DELL’ASSOCIAZIONE: «AL PRIMO POSTO LA PASSIONE E I VALORI AGGREGANTI DELLO SPORT». SOSPESA L’ATTIVITÀ AI COMITATI “DISOBBEDIENTI”
A
ACSI, ente sportivo che fa della promozione dell’attività il suo tratto distintivo, non può prescindere dal suo passato. La passione che i tanti affiliati dimostrano ogni giorno resta il più solido elemento di continuità che, nel rispetto delle origini, proietta verso il futuro questa gloriosa associazione. Il settore ciclistico di ACSI, in particolare, è al centro di un ambizioso progetto di rinnovamento e di recupero della sua matrice originaria (consacrata allo sport inteso come fattore di aggregazione e puro divertimento), mettendo sempre più in evidenza il valore cicloamatoriale e cicloturistico. E in poco meno di un anno dalla nomina del nuovo responsabile ACSI (settore ciclismo), l’avvocato Emiliano Borgna di cose ne ha cambiate parecchie: più enfasi alla connotazione “ludico-sportiva” e nuovi imprinting organizzativi, come le convenzioni siglate con prestigiosi marchi di settore ed enti turistici per garantire ai nuovi foto NEWSPOWER CANON
tesserati ACSI servizi e benefici sempre più esclusivi. Ma come accade spesso nelle delicate e complesse fasi di evoluzione, gli elementi ostativi, che antepongono gli interessi privatistici al “bene comune”, non mancano. E così sono emerse, in alcuni territori, chiare e reiterate irregolarità riguardo alle direttive impartite con specifico richiamo al rispetto delle norme dell’ordinamento sportivo emanate e riconosciute dal CONI, fatte proprie dall’ACSI e dalla Consulta. Insomma, in alcuni comitati territoriali, sono stati evidenziati comportamenti in palese contrasto con le direttive di cui sopra. Ragion per cui, seppur a malincuore, il presidente Borgna – in piena sintonia con il presidente nazionale ACSI dottor Antonino Viti – applicando i relativi protocolli ACSI, è stato costretto a sospendere l’attività del settore ciclismo delle provincie di Asti, Biella, Cuneo, Milano, Novara, Pavia, Tori-
no, Alessandria e Rovigo (per quest’ultime due province, verificato il “cambio di rotta”, il provvedimento è stato successivamente revocato). Ma nonostante il provvedimento formale, un “atto dovuto” ratificato dai vertici nazionali ACSI, alcuni comitati hanno proseguito la loro attività, violando nuovamente – con l’aggravante della recidiva – lo statuto dell’associazione. Per questa ragione, i responsabili dei settori provinciali sono stati deferiti al Procuratore Sociale per gli adempimenti relativi e il 30 ottobre scorso, l’avvocato Borgna ha ribadito, in una nota, che «eserciterà il ruolo di garanzia a tutela di tutti i Comitati, soprattutto di coloro che fin dal primo momento hanno compreso l’importanza del rispetto delle regole in tutte le forme possibili, consentendo ai ciclisti e agli appassionati di essere indenni da strumentali operazioni di disturbo della attività sportiva». Come dire, tolleranza zero contro chi infrange le regole.
VIVERE INSIEME UNA GRANDE PASSIONE
ACSI SEMPRE PIÙ AL FIANCO DEGLI ORGANIZZATORI
22
GIRO D’ITALIA 2014 a cura di PAOLO MEI
OMAGGIO AL PIRATA
Un’immagine che ci rappresenta gli istanti prima della presentazione ufficiale
Tempo di lettura
info@inbici.net
7 min
AL PALAGHIACCIO DI MILANO PRESENTATA UFFICIALMENTE L’EDIZIONE 2014 DELLA CORSA ROSA. PER IL NUOVO TRACCIATO C’È GIÀ UN FAVORITO (RODRIGUEZ) E UN DOVEROSO TRIBUTO AL DECENNALE DELLA MORTE DI MARCO PANTANI
M
foto FABIO FERRARI
Milano, Via Piranesi: in un grigio pomeriggio autunnale bagnato da una leggera pioggia si consuma il vernissage del nuovo Giro d’Italia. La stagione calda è ormai andata e il Palaghiaccio è blindato dagli uomini della sicurezza che, come protocollo impone, lasciano entrare solo gli accreditati. L’ambiente interno è curatissimo, il colore predominante è il bianco, divanetti e comode poltrone in pelle fanno da cornice a quello che è il centro della scena. Sul palco solo una futuristica “lavagna digitale” che in realtà è la consolle di Massimo Lietta, DJ ufficiale di R101 durante il Giro e un maxi schermo, “incorniciato” da una luce soffusa, naturalmente rosa, sul quale verranno proiettati i video. Il pubblico è composto da addetti ai lavori di RCS Sport, dirigenti, giornalisti, corridori, ex corridori, direttori sportivi, invitati speciali, fotografi. Intorno alle ore 15 le luci si abbassano, la musica di sottofondo cambia ed entra in scena, elegantissima, con un abito assolutamente a tema, la presentatrice, la madrina del Giro 2013, Alessia Ventura. Poche parole, un sorriso che illumina e in pochi secondi ecco il primo ospite. A dire il vero, forse più che di ospite potremmo parlare di padrone di casa, ovvero Andrea Monti. La tradizionale rassegna delle nuove 21 tappe è preceduta dalla sfilata del Trofeo senza fine, il simbolo del primato, portato al centro della scena non da una madrina, non da una miss e nemmeno da una ombrellina, ma dall’ultimo nome inserito su di esso, Vincenzo Nibali. Poco dopo, la regia fa partire il primo filmato, inerente le tre tappe Irlandesi, una cronometro a squadre e due tappe per velocisti. I contributi video sono davvero di alta qualità, le musiche al passo coi tempi e i brividi iniziano a correre sulla schiena dei presenti. Il lungo viaggio verso l’edizione numero 97 è incominciato. Il Direttore de La Gazzetta dello Sport, sul quale si concentrano luci e attenzioni, introduce dunque le restanti 18 tappe invitando sul palco il giornalista del “suo giornale” Pier Bergonzi e il direttore operativo del Giro d’Italia, Mauro Vegni. Il filmato, come ricorda il dottor Monti è realizzato dai “talenti” di RCS. Un crescendo di emozioni a ritmo di musica contribuisce a vivacizzare il momento, scorrono le immagini, le altimetrie, i nomi delle città di tappa. La prima italiana, dopo il primo di tre giorni di riposo, sarà in Puglia, da Giovinazzo a Bari e il giorno dopo, sarà il 6 maggio 2014 la strada verso l’arrivo di Viggiano si impenna e garantisce subito spettacolo. Subito dopo ecco un arrivo a Montecassino, ancora una volta in salita. Quindi un arrivo a Foligno dopo una tappa molto movimentata che potrebbe già far venire il mal di gambe. L’ottava tappa, da Foligno a Montecopiolo, passando per il Carpegna (palestra di allenamento di Marco Pantani) sarà una tappa da segnare in rosso. Quel giorno, il 17 maggio, i capitani e gli uomini di classifica non potranno nascondersi, è il primo vero arrivo in salita.
Poche ore per recuperare l’acido lattico e il giorno successivo ecco un’altra splendida tappa, con il secondo arrivo in salita a Sestola a 1.528 metri di quota. Il 19 maggio, giorno di riposo, servirà a recuperare e a prepararsi per la decima tappa, adatta ai velocisti e con arrivo a Salsomaggiore Terme. Il giorno dopo, 249 km da Collecchio a Savona e il colle del Naso di Gatto a fare da spauracchio nel finale di corsa. Il 22 maggio sarà data da non sottovalutare, con la cronometro di 46,4 km con un finale movimentato. Partenza a Barbaresco e arrivo a Barolo per una tappa che ci “ubriacherà” di emozioni non solo metaforicamente. Subito dopo, sempre in Piemonte un arrivo a Rivarolo Canavese destinato agli sprinters. Il 24 maggio si partirà da Agliè per arrivare a Oropa, arrivo di tappa molto caro ai tifosi di Pantani che proprio qui ottenne una delle più belle affermazioni della carriera al Giro. In mezzo l’alpe Noveis e Bielmonte: non sarà una passeggiata. Nemmeno il tempo di riposarsi ed ecco un’altra tappa “dedicata” al pirata, partenza a Valdengo e arrivo a Plan di Montecampione, altro teatro del ciclismo, testimone del duello Tonkov-Pantani. Il 26 maggio, giorno di riposo, precede uno dei “tapponi”, 139 km da Ponte di Legno a Val Martello con Gavia e Stelvio. L’appetito degli scalatori verrà senza dubbio stimolato dalle altimetrie delle tre erte di giornata. La tappa numero 17 porterà i corridori a Vittorio Veneto e sarà certamente una frazione adatta a quei (pochi?) velocisti ancora capaci di rimanere in corsa. Il 29 maggio, ancora scalatori protagonisti da Belluno ai 1.760 metri del Rifugio Panarotta e il giorno dopo, tutti a Bassano del Grappa, per la cronoscalata di quasi 27 km sino alla Cima Grappa. Mancano due giorni: il 31 maggio sarà il giorno che ci toglierà ogni dubbio, partenza da Maniago e arrivo sullo Zoncolan, già scalato, rimanendo nell’ultimo triennio nel 2010 e nel 2011. L’ultima tappa, da Gemona del Friuli a Trieste consegnerà la maglia rosa al vincitore dopo 3.449,9 km (94,9 a cronometro). E i corridori? In platea, e poi sul palco Cadel Evans, Ivan Basso, Michele Scarponi, Vincenzo Nibali, Nairo Quintana, Rigoberto Uran e tanti altri hanno espresso pareri positivi su questa nuova edizione della corsa rosa, che tra l’altro sembra essere meno dura dal punto di vista altimetrico con 5.000 metri di dislivello in meno. Insomma, un Giro “umano”, secondo Mauro Vegni, un Giro che ancora una volta incollerà milioni di appassionati al televisore e innumerevoli tifosi a bordo strada. A proposito, alla presentazione mancava il numero uno della graduatoria UCI 2012 e 2013, Joaquim Rodriguez, ma in molti sono pronti a scommettere che sarà il suo Giro. Noi, da appassionati, rimaniamo in attesa della battaglia a ritmo di pedalate.
Il direttore di RCS Andrea Monti con alcuni protagonisti del prossimo Giro d’Italia
24 a cura di ROBERTO ZANETTI
CENTRO CITTÀ
IN GIRO ESISTONO TANTE BICICLETTE PIEGHEVOLI, MA POI QUANTE DI ESSE SONO VERAMENTE TRASPORTABILI? QUANDO IL DOTT. DAVID HON, FONDATORE E PRESIDENTE DEL MARCHIO DAHON, HA AVUTO LA BRILLANTE IDEA DI SVILUPPARE I SUOI AMBIZIOSI PROGETTI HA PRIMA DI TUTTO PENSATO DI REALIZZARE UNA FOLDING BIKE ROBUSTA MA, AL CONTEMPO, LEGGERA. COSÌ È NATA LA MU P8, LA BICI PIEGHEVOLE DI CUI ANDRÒ A RACCONTARVI IN QUESTO SERVIZIO. NON SI TRATTA DI UN TEST, BENSÌ DI UNA VALUTAZIONE FATTA CON OCCHIO CRITICO PER FAR CAPIRE LA VERA UTILITÀ DI QUESTO INNOVATIVO MEZZO DI TRASPORTO, ADATTO PER IL LAVORO E PER IL TEMPO LIBERO.
IN BICI… “PIEGHEVOLE” È BELLO!
Q
Quando i lettori, o più semplicemente i conoscenti e gli amici mi interpellano per qualche utile consiglio da esperto del settore, di solito mi viene chiesto: «vorrei comprare una bicicletta, quale modello prendo? Secondo te cosa mi potrebbe andar bene?». Io rispondo sempre con una personale massima che sta alla base di ogni scelta: la bici va acquistata in funzione dell’utilizzo! Se si vive in campagna e si pensa di pedalare nei boschi è inutile dire che una bici da corsa non possa fare al caso nostro, scontato che si debba optare almeno per una MTB o una bici con simili requisiti. Idem viceversa, se le caratteristiche del ciclista sono prettamente stradali o turistiche allora è più adatta una specialissima, predisposta nel modo più idoneo ad affrontare anche molti chilometri “on the road”… Così è anche per la bici da città, mezzo che sta diventando negli ultimi anni uno stile di vita, un “cult” che fa moda e tendenza. Molto utile per evitare interminabili code nel traffico sempre congestionato delle metropoli, fare della sana attività motoria, abbattere il costo dei carburanti nel pieno rispetto delle norme sull’ecologia. Un modo costruttivo per trovare soluzioni alternative agli spostamenti che si possono fare per lavoro o più semplicemente per il puro piacere di pedalare. Se poi la bicicletta che si andrà a scegliere sarà pratica, agile e intuitiva, magari proprio come le folding bike Mu P8 che Dahon mi ha messo a disposizione per questo simpatico servizio tramite Bicinova Italia (il distributore esclusivo sul territorio nazionale), allora tutto diventa ancora più bello e divertente. Comoda e facile sistemazione nel bagagliaio dell’auto foto MONICA CUEL
Tempo di lettura
Passeggiata in bici pieghevole
7 min
foto MONICA CUEL
Prima di tutto va detto che l’idea della bici pieghevole esprime anche il concetto di estrema praticità, nel momento in cui si ripiega su se stessa. A questo punto, date le sue dimensioni contenute, non si tratta più di una bicicletta ma si trasforma, come per magia, in un bagaglio a mano trasportabile ovunque. La duttilità di questo mezzo mi ha permesso di caricarla in macchina senza la minima difficoltà e così, visto che le bici in questione erano due, è stato ancora più piacevole condividere nel weekend questa allegra pedalata fuori porta con tutta la mia famiglia. Il Produttore: Dahon www.dahonbikes.com Il Distributore: Bicinova Italia Via Vittorio Veneto, 31 31014 San Martino di Colle Umberto (TV) Tel. +39 0438 912233 Fax: +39 0438 912252 Email: info@bicinovaitalia.com Web site: www.bicinovaitalia.com
Caratteristiche Tecniche • Telaio: PA SERIES - DALLOY ALUMINUM, CUSTOM DRAWN SONUS TUBING, LATTICE FORGED HINGE, PATENTED FUSION AND V-CLAMP TECHNOLOGY • Dimesioni folding: 30 x 79 x 66 cm (10.1” x 30.4” x 25.7”) • Cambio: NEOS 8 SPEED, INDEXED, W/ DAHON LOGO • Guarnitura: FORGED ALLOY 6061 ARMS, DOUBLE ALLOY CHAINGUARD, 52T • Ruota libera: 8 SPEED CASSETTE, UCP, 11-32T • Catena: RUSTBUSTER - INDEXED FOR 8 SP. • Movimento centrale: CARTRIDGE, SEALED BEARING, ZINC PLATED SPINDLE, SQUARE TAPER • Freni: ALLOY, V-BRAKE, 110 mm • Forcella: DAHON SLIPSTREAM, DALLOY ALUMINUM, PATENTED FUSION TECHNOLOGY, DOUBLE-BUTTED TUBING • Manubrio: COMP, 6061 ALLOY, DOUBLE BUTTED • Attacco: FUSION+, ZERO STACK, CARTRIDGE BEARING • Manopole: TWO COLOR, ERGONOMIC • Reggisella: 34 mm x 580 mm ALLOY, FORGED ALLOY CLAMP, MICRO ADJUST • Sella: COMFORT, W/ DAHON LOGO, SMOOTH • Cerchi: 20” x 1.5” ‘DAHON BY VUELTA’, ALLOY, DOUBLEWALL, CNC SIDEWALL • Coperture: 20” x 1.75”, 60 PSI, W/ DAHON LOGO, REFLECTIVE STRIPE • Pedali: FOLDING, ALLOY BODY - ALLOY CAGE • Peso bici completa (come in foto): 12,3 kg • Prezzo: € 700,00 al pubblico, IVA inclusa
La MU P8 è una delle biciclette più versatili prodotte dal brand americano Dahon. Leggera, vi ricordo che supera di poco i 12 kg complessivi, è dotata di un telaio dall’armoniosa geometria curvilinea che garantisce, oltre a un ottimo rapporto complessivo qualità/prezzo, una velocità di “ripiegatura” davvero sorprendente, pari a circa 15/20 secondi. Facile da trasportare, la MU P8 è una folding bike compatta che, una volta allineata e pronta all’uso, è il mezzo ideale per dribblare il traffico cittadino (e non solo…), prendere il metrò, salire in treno o in autobus e velocizzare gli spostamenti urbani nel pieno rispetto dell’ecologia, da soli o in piacevole compagnia degli amici più cari.
Accessori:
• • •
Portapacchi posteriore in alluminio Mini parafango terminale in plastica Borsa portabici
foto MONICA CUEL
Piegatura dell’attacco e del manubrio Piegatura completa della bici foto MONICA CUEL
26
IL TOUR DE FRANCE DANZA SUL PAVÉ
info@inbici.net
a cura della REDAZIONE
L’EDIZIONE 101 DELLA GRAND BOUCLE SARÀ UN AFFARE PER GRIMPEUR. E A DECIDERE LA MAGLIA GIALLA POTREBBE ESSERE LA QUINTA TAPPA: QUELLA INCASTONATA NELLA LEGGENDARIA FORESTA DI ARENBERG, DOVE DA SEMPRE SI DECIDE LA ROUBAIX
M
Mentre il Giro d’Italia riacquista la sua dimensione più umana, partorendo un tracciato “atleticamente sostenibile”, il Tour de France – edizione numero 101 – incastona nel suo percorso una tappa che, nell’immaginario ciclistico, è già un incubo: alla giornata numero cinque, la Grand Boucle affronterà infatti la storica frazione di Arenberg, quella del pavé nella foresta della Renania che – da Va Looy a De Vlaeminck, da Museeuw a Boonen – ha scritto la storia della Parigi Roubaix. Saranno nove i settori da affrontare per un totale di 15 chilometri e mezzo, concentrati negli ultimi 70 chilometri di corsa. Il primo segmento ad essere affrontato sarà uno di quelli più temuti e spesso decisivi nella Roubaix, il Carrefour de l’Arbre, che comunque sarà più corto rispetto al solito. Ultimo settore
quello di Wallers, ad appena sette chilometri dal traguardo. Ma non è solo il pavè a far tremare i favoriti, ma tutto quello che gli orbita attorno, vale a dire strade strette di campagna tra un settore e l’altro, nelle quali è difficile stare in gruppo o ricevere l’assistenza meccanica in caso di problemi. Il Carrefour, soprattutto, rischia di essere un autentico crocevia del Tour: «Quando i 200 corridori in gara vi arriveranno in blocco – ha detto Francesco Moser, due successi alla Roubaix – potrà davvero succedere di tutto». Per il resto l’edizione 101, che molti indicano ideale per la caratteristiche di Vincenzo Nibali, partirà il 5 luglio dalla Gran Bretagna (Leeds, nella regione dello Yorkshire). Di certo, non sarà un giro di Francia disegnato per gli specialisti contro il tempo. Infatti, ci sarà
una sola prova a cronometro, 54 chilometri da Bergerac a Perigueux. Niente prologo, niente prova a squadre e la sola cronometro sarà la ventesima tappa, momento in cui i giochi potrebbero essere già ben delineati. Era dal 1934 che il Tour non si presentava con così pochi chilometri a cronometro. Ben cinque, invece, gli arrivi in salita. Gli indizi, non a caso, portano a pensare che la vittoria finale se la giocheranno i grandi scalatori. Di certo, le premesse ci sono tutte perché sia un Tour spettacolare. I corridori percorreranno il massiccio delle Vosges e attraverseranno le Alpi per poi giungere ai Pirenei con gli arrivi a Bagneres de Luchon, Pla d’Ade e Hautcam, passando per Tourmalet, Peyresourde, Port de Balès e Aspin. La Grande Boucle terminerà il 27 luglio, con l’arrivo sulla celebre avenue degli Champs-Elysées.
28
C’ERA UNA VOLTA LA “SCALA” DEL CICLISMO a cura della REDAZIONE
Tempo di lettura
5 min
info@inbici.net
IL FUTURO DEL MITICO VELODROMO “VIGORELLI” DIVIDE L’OPINIONE PUBBLICA: DA UNA PARTE I PALADINI DELLA MEMORIA, DALL’ALTRA I PROGETTI COMMERCIALI DEGLI IMPRENDITORI
E
Era la “Scala” del ciclismo, lo “Stradivari” delle piste. Su quell’anello di legno levigato un certo Fausto Coppi, nel 1942, stabilì il record dell’ora e l’olimpionico Antonio Maspes regalò colpi di reni leggendari alle Sei Giorni milanesi. Oggi, di quel santuario laico dello sport italiano, da dodici anni orfano del ciclismo, è rimasto solo un impianto logoro e senz’anima, prigioniero della burocrazia, o meglio della Direzione dei Beni Culturali della Lombardia. L’organo regionale del ministero, l’8 ottobre scorso, ha infatti deliberato che il Vigorelli «è un bene culturale» e «un monumento vivo e aperto alla città» e, come tale, ogni operazione di restyling va concordata con la Soprintendenza. Ma un progetto di rilancio del mitico Vigorelli già esiste. È quello uscito vincitore, lo scorso 19 aprile, dal concorso di progettazione bandito dalla giunta Pisapia per trasformare l’impianto obsoleto in un moderno piccolo stadio polisportivo in grado di ospitare il rugby, il football americano e l’hockey su prato, con annessi palestra, centro medico, spazi commerciali. Il progetto, protesta qualcuno, per quanto moderno, è però idealmente una “colata di cemento” sulla memoria del Vigorelli, quella memoria che la Soprintendenza vuole, a tutti i costi, salvaguardare. Ma l’anello milanese misura 400 metri (come le piste di atletica) e dunque non è più congeniale al moderno ciclismo su pista (che gira, come noto, su anelli da 250). Malgrado ciò, la Soprintendenza non retrocede: la vocazione ciclistica dell’impianto – è il diktat – va preservata. Per questo, il vincitore del progetto, lo studio dell’architetto Vittorio Grassi, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Letta, ai ministri Bray (Beni Culturali) e Delrio (che ha delega allo Sport) nonché al presidente del Coni Giovanni Malagò per difendere la liceità del progetto milanese e l’inutilità del vincolo di tutela sul velodromo. Del resto, sostengono i vincitori del bando, che senso ha tutelare una pista costruita sì nel 1935, ma rifatta ex novo nel 1986? Insomma, da una parte i paladini della storia, dall’altra gli imprenditori con i loro progetti commerciali. Chi la spunterà? OSPITÒ COPPI, MASPES E… I BEATLES Il Velodromo Vigorelli nasce nel 1935 al posto dell’ormai diroccato Velodromo Sempione. L’idea progettuale è di Giuseppe Vigorelli, industriale, assessore sotto la giunta Mangiagalli, e – soprattutto – ex corridore su pista. Il Vigorelli diventa da subito un prestigioso punto di riferimento per la passione sportiva dei milanesi e non solo. È teatro di sfide memorabili, record mondiali, campionati e sede d’arrivo di importanti corse su strada (Giro d’Italia, Giro di Lombardia e Trofeo Baracchi). Da semplice impianto sportivo diventa un luogo mitico, vero e proprio tempio del ciclismo internazionale. Nell’estate del 1944, durante la seconda guerra mondiale, una pioggia di bombe incendiarie cade su Milano. Il Vigorelli è colpito, la pista distrutta. Verrà ricostruito nel 1945 per riprendere la sua storia fatta di corse, campionati, record dell’ora (come quello di Fausto Coppi nel 1942). In oltre 60 anni di storia, il Vigorelli ha ospitato anche molti concerti rock. È qui che i Beatles hanno tenuto il 24 giugno 1965 la loro unica esibizione italiana. Nel 1971 l’impianto ospita il concerto dei Led Zeppelin, ma l’evento – in un’Italia attraversata dai refoli sinistri della
contestazione – sarà interrotto dopo pochi minuti per i violenti scontri fra pubblico e forze dell’ordine. Il Velodromo continua la sua attività sino al 1975, quando viene chiuso, per poi rinascere nel 1984. Sotto la nevicata del gennaio 1985 la tettoia che ricopre le tribune crolla causando ingenti danni. Inizia il declino dell’impianto. Il Vigorelli viene chiuso ufficialmente nel 1988 e riaperto solo nove anni dopo quando, in seguito all’intervento di sponsor privati, ospita una singolare gara di coppa del mondo di sci di fondo. Il prato centrale, ora ricoperto di erba sintetica, può ospitare incontri di football americano, calcetto e hockey su prato. Il ciclismo è tornato al Vigorelli solo nel settembre del 1998, quando l’impianto ha ospitato una gara a eliminazione tra alcuni noti pistard e stradisti. Alla scomparsa del campione Antonio Maspes (19 ottobre 2000) l’Amministrazione comunale decide di dedicargli il Velodromo che da allora si chiama velodromo MaspesVigorelli.
30
E TU COME LA PENSI? info@inbici.net
a cura della REDAZIONE
IL DUBBIO AMLETICO DI NIBALI
Tempo di lettura
6 min
IL MESSINESE HA DICHIARATO DI VOLER PUNTARE TUTTO SUL PROSSIMO TOUR DE FRANCE. MA È GIUSTO, DA ITALIANO E DA CAMPIONE USCENTE, SNOBBARE LA CORSA ROSA? DUE PUNTI DI VISTA (OPPOSTI) PER RIFLETTERE
«C
«Con la squadra non ho ancora parlato di programmi, ma se decidessi io, il prossimo anno vorrei concentrarmi solo sul Tour de France. Per me stesso, per la squadra, per l’Italia». Parole di Vincenzo Nibali. La frase, ovviamente, ha scatenato una ridda di commenti, dividendo i critici tra coloro che parlano di “scelta saggia e comprensibile” e quelli che, al contrario, ritengono uno sgarbo patriottico che il più celebrato corridore italiano non partecipi al Giro d’Italia. GIUSTO SALTARE IL GIRO L’ultimo corridore italiano a scolpire il suo nome nell’albo d’oro della Grand Boucle è stato nel 1998 – noblesse obblige – un certo Marco Pantani che, a sua volta, interruppe un digiuno tricolore che durava dal 1965, ultima impresa di Felice Gimondi, davanti a Poulidor e Gianni Motta. Riassumendo, un paese ciclisticamente d’avanguardia come l’Italia (dietro solo al Belgio nei successi “all time” ai campionati del mondo), nell’ultimo mezzo secolo di storia, ha sfilato in giallo ai Campi Elisi solo due volte.
Il percorso del Tour de France 2014
Nibali firma autografi prima della partenza di una tappa foto DANIELE BOTTALLO
Vincere il Tour, dunque, resta un’impresa statisticamente difficile, per questo se Nibali volesse puntare davvero a vincere la corsa transalpina, in un’ottica di programmazione atletica mirata, che male ci sarebbe a disertare il Giro d’Italia? D’accordo i refoli campanilistici e lo sciovinismo italico secondo cui, ciclisticamente parlando, Milano non ha nulla da invidiare a Parigi, ma se il messinese vuole compiere il salto di qualità, per passare dal rango di “miglior corridore italiano” a “campione planetario”, la strada del Tour pare obbligata. Nibali potrebbe partecipare al Giro d’Italia e, con ogni probabilità, centrare anche il bis, ma senza nulla togliere alla corsa rosa, resta quella francese la rassegna tecnicamente più impegnativa e dunque più prestigiosa. Il rischio è che gli sponsor, più sensibili alla visibilità che alle ragioni sportive, impongano la presenza di Nibali anche alla partenza del Giro d’Italia, ma qualunque sia l’esito della corsa rosa, con quali energie il campione dell’Astana si presenterebbe poi alle partenza di Leeds?
31 L’occasione per Nibali, fra l’altro, sembra più unica che rara. Il tracciato dell’edizione numero 101 della Grand Boucle sembra un abito disegnato sulla sagoma del siciliano. Poche cronometro, salite dure, l’incognita del pavé e, con un Contador in fase declinante, un solo avversario da temere sul serio (Chris Froome). Vincenzo Nibali concentrato in una tappa del Giro d’Italia 2013
LA MAGLIA ROSA VA ONORATA. E I PRECEDENTI... Anche se Vincenzo Nibali volesse impostare la sua stagione agonistica esclusivamente sul Tour de France, sarebbe un grave errore disertare il Giro d’Italia. E non solo per ragioni d’immagine. Certo, se la corsa rosa partisse orfana del più quotato ciclista italiano, per altro campione uscente, la corsa RCS non ci farebbe una grande figura. Ma le ragioni che dovrebbero scoraggiare una scelta del genere sono anche, e soprattutto, di natura tecnica. I veri campioni, come Indurain o Contador ad esempio, si sono spesso presentati alla partenza del Giro d’Italia proprio per preparare al meglio il Tour. Le ventuno tappe della corsa rosa possono diventare infatti un banco di prova congeniale per affinare la preparazione. Per altro, dichiarando pubblicamente i suoi veri obiettivi, Nibali correrebbe il Giro senza pressioni, lasciando ad altri le insegne del favorito. Dunque, nel ruolo inedito di outsider, potrebbe anche ritrovarsi – tappa dopo tappa – nel lotto dei migliori e, nell’ultima settimana, giocarsi alla pari la maglia rosa. Comunque vada, un assetto mentale ideale per presentarsi il 5 luglio in Gran Bretagna al top della condizione psicofisica. Lo stesso Pantani, ultimo italiano a sfilare col calice in mano sugli Champs D’Elysee, dopo aver stravinto il Giro, si presentò alla corsa transalpina in condizioni eccellenti. Del resto, come la storia insegna, la doppietta Giro & Tour non è prerogativa dei marziani. Ci riuscì tre volte Merckx, due volte Hinault, Coppi ed Indurain, ma l’impresa riuscì anche ad Anquetil e Roche. Puntare tutto sul Tour de France, infine, potrebbe rivelarsi un azzardo. Vero che il tracciato della corsa francese si addice alle caratteristiche del messinese, ma la tappa di Arenberg con le insidie inedite del pavé, potrebbe divertirsi a sparigliare il lotto dei favoriti. Basterà infatti un incidente meccanico nel Carrefour per perdere manciate di minuti e, dicono i commentatori, compromettere l’intero Tour. E se la jella colpisse proprio Nibali, il corridore dell’Astana rischierebbe di veder vanificato il suo unico obiettivo stagionale, trasformando la stagione della consacrazione in un’annata da buttare.
foto DANIEL DAL ZENNARO/ANSA
Vincenzo Nibali felicissimo alza la coppa vinta al Giro d’Italia 2013
32
RUOTE ROVENTI
a cura di ROBERTO SGALLA Tempo di lettura
8 min IL GINOCCHIO NEL CICLISTA
COME PREVENIRE GLI INFORTUNI, CURARLO E GARANTIRGLI LONGEVITÀ AGONISTICA
L’
L’articolazione del ginocchio è sicuramente quella che subisce le maggiori sollecitazioni nel gesto atletico del ciclista. La buona funzionalità del ginocchio è garantita da muscoli e tendini. Il ginocchio è formato da due articolazioni tra tibia e femore e tra femore e rotula. Tra femore e tibia le membrane meniscali hanno funzione di favorire lo scorrimento tra le due ossa. Il ginocchio viene mosso dai muscoli estensori della coscia (quadricipite femorale che con i suoi quattro capi si unisce al tendine rotuleo) e da quelli flessori (femorale, semitendinoso e semimembranoso nella sezione posteriore). Nel ginocchio sono presenti anche strutture legamentose che danno stabilità all’articolazione: sono i due legamenti crociati anteriore e posteriore ed i due legamenti collaterali, mediale e laterale. In particolare il legamento crociato anteriore costituisce lo stabilizzatore statico del ginocchio, opponendosi ai movimenti di dislocazione anteriore dello stesso alla sua iperestensione e rotazione interna. Le patologie a carico dell’apparato osteo-muscolo-tendineo del ginocchio, per le diverse cause che possono provocarle, che possono essere legate sia la gesto atletico che alla tipologia di allenamento che alle caratteristiche dell’attrezzo di gara, sono definite in medicina dello sport tecnopatie. Nel ciclista i disturbi a carico del ginocchio sono principalmente relativi al tendine rotuleo e del quadricipite femorale in quanto costituiscono le prime strutture sovraccaricate nel gesto della pedalata. La distrazione dei legamenti del ginocchio, soprattutto del legamento crociato anteriore, può essere conseguente quando l’uso di pedali fermapiede non idonei provoca difficoltà nel tentativo di liberare il piede a seguito di una caduta dalla bici. Quali possono essere le conseguenze di una lesione del legamento crociato anteriore? Angela Emanuele Dirigente Medico della Polizia di Stato
IL LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE: IMPARIAMO A CONOSCERLO La lesione del legamento crociato anteriore (LCA) è uno degli infortuni sportivi più frequenti. Studi epidemiologici hanno dimostrato come 1 individuo su 3.000 ogni anno va incontro a rottura dello stesso. Colpisce prevalentemente soggetti sportivi o comunque giovani attivi con lunghe aspettative lavorative e sportive. Il LCA (fig.1) è il principale (85%) stabilizzatore statico articolare del ginocchio; si oppone alla traslazione anteriore della tibia sul femore e gioca un ruolo cruciale nel contrastare la rotazione e lo stress in valgo. L’integrità del legamento crociato anteriore è particolarmente importante in soggetti sportivi e in atleti che necessitino una stabilità articolare per eseguire al meglio la pratica sportiva come effettuare una corsa con cambi di direzione, riatterrare da salti e calciare. Nonostante alcuni pazienti più sedentari riescano a vivere tranquillamente con un ginocchio privo del LCA, la maggior parte di essi accusa fastidi ed episodi recidivanti
di instabilità. Inoltre, tale riduzione della funzionalità del ginocchio associata a continui cedimenti articolari, aumenta il rischio di ulteriori lesioni alle restanti strutture capsulo-legamentose del ginocchio quali menischi e cartilagini articolari.
Fig. 1: Anatomia del LCA
Tutto ciò a lungo termine comporta una evoluzione pre-artrosica o artrosica a carico di una articolazione del ginocchio di un paziente ancora relativamente giovane. I meccanismi traumatici che possono causare la lesione del LCA sono: • • • • •
Valgo Rotazione Esterna (fig. 2), il più frequente; Varo Rotazione Interna (fig. 2); Iperestensione; Iperflessione; Traumi Diretti A – P;
il vantaggio di una maggiore vitalità e resistenza ma lo svantaggio di richiedere l’asportazione di una parte di uno o più tendini causando quindi un danno (anche se modesto) nella sede del prelievo con maggiore impatto chirurgico sul ginocchio (morbidità). I legamenti da cadavere, oltre al rischio seppur remoto di trasmissione di malattie infettive dal donatore, sono ovviamente meno vitali e resistenti oltre a richiedere tempi più lunghi di incorporazione nel ginocchio del ricevente. I legamenti sintetici non avendo la capacità di rinnovarsi sono soggetti a maggiori rischi di rottura. La scelta del tendine autologo da prelevare dal paziente per la ricostruzione del LCA è oggi prevalentemente ristretta al terzo centrale del tendine rotuleo e ai tendini semitendinoso e gracile raddoppiati. Ognuna delle due metodiche possiede vantaggi e svantaggi. Noi da oltre 30 anni abbiamo sempre dato la preferenza alla tecnica DGST per la minore invasività del prelievo, i minori danni sul tendine rotuleo (unico tendine estensore del ginocchio) e per le minori complicanze sia nella fase post operatoria di rieducazione funzionale che a distanza con una minore incidenza di degenerazione artrosica del ginocchio. In casi di instabilità articolari particolarmente gravi o in pazienti sportivi di alto livello alla ricostruzione del LCA associamo un rinforzo capsulare sul compartimento esterno del ginocchio che garantisce una maggiore stabilità articolare post operatoria con minimo rischio di rerottura. Una volta ricostruito il LCA, i principali protagonisti diventano il paziente ed il suo fisioterapista. Solo con una buona riabilitazione è possibile ottimizzare i tempi di recupero e cancellare i piccoli fastidi legati all’intervento. Solitamente viene stimato il completo recupero tra i 4 ed i 6 mesi. Per raggiungere un buon risultato è necessario un gioco a tre. Il chirurgo sicuramente ha un ruolo fondamentale dovendo dare una corretta indicazione chirurgica. Il ruolo centrale spetta però al paziente, in quanto è solo lui a poter “gestire” la sua riabilitazione assieme al suo fisioterapista.
Fig. 2
La diagnosi di rottura del LCA è prevalentemente clinica, e si basa sulla descrizione che il paziente fa del trauma iniziale e sull’esecuzione di alcuni test specifici da parte del medico specialista. Esami radiografici e RMN del ginocchio rappresentano solo un corollario e sono più che altro utili a rilevare eventuali danni associati sia meniscali che capsulari o l’interessamento di altre strutture legamentose. Non tutte le lesioni del LCA causano lo stesso grado di instabilità articolare e quindi lo stesso grado di disfunzione. Accanto a casi in cui l’instabilità residua si può manifestare anche in banali movimenti, vi sono casi in cui essa si manifesta solo nelle sollecitazioni rotatorie estreme ed altri in cui il ginocchio può mantenersi stabile anche nello sport. Per questo è essenziale che il medico valuti correttamente il grado dell’instabilità articolare per poter scegliere se sia sufficiente un trattamento conservativo (fisiocinesiterapia) o chirurgico. Il trattamento conservativo è indicato in casi di modesta instabilità ed in pazienti non dediti ad attività sportive a rischio, mentre in caso di instabilità gravi ed in pazienti sportivi è senz’altro consigliabile un intervento chirurgico. Per quanto riguarda la ricostruzione del LCA, oggi eseguita con tecnica artroscopicamente assistita, possono essere utilizzate varie tecniche e vari tipi di trapianto: autologo (tendini prelevati dallo stesso paziente), omologo (tendini umani prelevati da cadavere), sintetico (protesi legamentose artificiali). Il trapianto autologo, il più utilizzato, ha
Fabio Conteduca chirurgo ortopedico ricercatore – Università La Sapienza di Roma Facoltà di Medicina e Psicologia Daniele Mazza fellow – Università La Sapienza di Roma Facoltà di Medicina e Psicologia
Il passaggio della gara in linea delle Donne Élite di fronte a Piazza Duomo
34
foto LEONARDO OLMI
MONDIALI DI CICLISMO TOSCANA 2013 a cura di LEONARDO OLMI
Tempo di lettura
5 min
ITALIA SOTTOTONO, MA FIRENZE TRIONFA BILANCIO POSITIVO PER GLI OTTO GIORNI IRIDATI. LA CITTÀ VINCE SU OGNI FRONTE, PECCATO PER LO SCARNO MEDAGLIERE DEGLI AZZURRI, CHE PORTANO A CASA UNA SOLA MEDAGLIA DI BRONZO
I
I Mondiali di Ciclismo 2013 a Firenze si sono conclusi sotto le insegne del “successo”. Un risultato decretato da centinaia di migliaia di tifosi che si sono riversati sulle strade e da centinaia di giornalisti accreditati. La città di Firenze è rimbalza su tutte le tv, i giornali e i siti internet del mondo con preziosi ritorni in chiave turistica. Nonostante la delusione dell’Italia, che ha chiuso la settimana iridata con un solo bronzo, Firenze – e soprattutto la Toscana – hanno (stra)vinto la sfida, quella di portare il ciclismo di tutto il mondo per una settimana in una regione splendida, che gli stranieri amano e ammirano da sempre per trascorrere le loro vacanze. I Mondiali di Ciclismo Toscana2013 sono stati archiviati come uno dei volumi più belli della libreria dello sport, in Italia e nel mondo. Lo testimoniano i numeri, inequivocabili, che raccontano di un evento che sale di diritto sul podio delle manifestazioni più importanti, seconda solo alle Olimpiadi ed ai Campionati del Mondo di Calcio. Sono numeri che suggellano un’edizione record: gli accreditati, a diverso titolo, sono stati 7.813 da 113 differenti Paesi, tra cui non potevamo mancare noi di INBICI. Nel dettaglio, i giornalisti della stampa scritta Il passaggio del gruppo da Via Salviati che per alcuni metri si avvicina al 20% di pendenza, con gli azzurri davanti a tutti
foto LEONARDO OLMI
sono stati 732, da 41 Paesi, mentre sono stati rilasciati 562 accrediti a giornalisti e operatori radio/tv, di 23 differenti Paesi. Toscana2013 è stato un evento molto seguito anche a livello digitale; lo hanno sottolineato i quasi 12.000 “Mi Piace” della pagina Facebook – record di sempre per gli eventi iridati – e gli 8.000 followers dei due account Twitter ufficiali. Anche il sito internet si è distinto per seguito e attenzione visti i 500.000 visitatori unici dell’ultimo mese e la cifra record di oltre 2.500.000 pagine visitate da tutto il mondo; una prova ulteriore che il ciclismo resta uno fenomeno globale.
Il fantastico scenario del Duomo di Firenze durante il passaggio della prova a cronometro
foto LEONARDO OLMI
Quest’ultima edizione dei Mondiali di Ciclismo è stata anche la testimonianza di un medagliere che dichiara la sua origine europea e la sua dilagante diffusione in tutti i Continenti. Vicino a Olanda, Belgio, Danimarca, Australia, Francia e Germania ci sono, infatti, nazioni che per la prima volta scrivono il proprio nome sull’albo d’oro dei mondiali. Per esempio l’Albania, con un giovane di forti qualità, e il Sudafrica, che ha migliorato con un argento il palmares finora composto da un solo bronzo nella cronometro U23 del 1997. Ma Toscana2013 è stato anche uno straordinario scenario di forte passione e tensione sportiva, di suoni e colori, di arte, storia e cultura con le splendide cartoline di Firenze, Fiesole, Montecatini Terme, Pistoia e Lucca, le cinque “Città dei Mondiali”. Luoghi straordinari, che il mondo ci invidia e che in quei giorni sono stati visitati da centinaia di migliaia di appassionati: pensate che nella sola giornata di domenica 29 settembre (durante la gara in linea della categoria Uomini Élite) sono stati ben 90.000 i fan a bordo strada tra Lucca e Firenze, e
La Nazionale degli Azzurri posa per una foto ricordo con il mitico Alfredo Martini
foto LEONARDO OLMI
foto LEONARDO OLMI
180.000 quelli lungo il circuito cittadino tra Firenze e Fiesole. Numeri incredibili nonostante la pioggia ed il vento che hanno caratterizzato la giornata finale. Per tutte le competizioni, ossia le gare in linea, le crono individuali e le cronosquadre, gli organizzatori della UCI avevano previsto il transito da Piazza Duomo a Firenze di fronte al Battistero e il meraviglioso Duomo di Santa Maria del Fiore con a fianco l’inconfondibile Campanile di Giotto; così come il traguardo, che per ogni gara era fissato presso il Nelson Mandela Forum, collocato a fianco dello Stadio Comunale. Il podio Mondiale 2013 della prova in linea Uomini Élite, dove sono visibili le lacrime dello spagnolo Rodriguez (sinistra della foto) per aver perso la sua occasione mondiale. Al centro il neo Campione del Mondo Rui Costa con alla sua sinistra l’altro spagnolo Valverde
GRANFONDO “CITTÀ DI PISA” DAL 21 AL 24 MARZO, NEL CUORE DELL’ANTICA REPUBBLICA MARINARA, QUATTRO GIORNATE DEDICATE AL CICLOTURISMO. CON TRE TRACCIATI ED UN RICCO CARNET DI EVENTI COLLATERALI. ANCHE A MISURA DI BAMBINO
Procede a vele spiegate l’imponente macchina organizzativa della Granfondo “Città di Pisa”. Alla consolle mister Folgore Bike, al secolo Paolo Aghini, segretario del Granducato di Toscana, già organizzatore del primo Tour dell’Elba e della Pisa-Livorno per il ciclismo giovanile. La Granfondo “Città di Pisa”, che nel calendario toscano andrà – di fatto – a sostituire la Granfondo Inkospor di Casciana Terme, si dipanerà lungo quattro giornate di ciclismo (da venerdì 21 a lunedì 24 marzo), in concomitanza con il Capodanno pisano che, per la tradizione marinara, coincide con il giorno dell’Annunciazione e quindi nove mesi esatti prima della nascita di Gesù. L’evento, che come al solito spigola tra sport e turismo, nasce dalla sinergia tra Amministrazione comunale di Pisa, Folgore bike, Federalberghi, Confesercenti e Assoturismo di Pisa. La partenza sarà collocata a Lungarno Galilei, in prossimità del Ponte di Mezzo di Pisa e il tracciato di cinque chilometri condurrà i ciclisti attraverso i luoghi più suggestivi del centro e dell’entroterra pisano. Tre i percorsi: medio, lungo e corto, rispettivamente di 120, 150 e 162 chilometri. Incastonata nel tracciato la salita del Monte Serra ed un doveroso passaggio da Casciana Terme, per una sorta di “passaggio di consegne” tra le due manifestazioni. L’arrivo sarà collocato in via Benedetto Croce, in prossimità di piazza Vittorio Emanuele, nel centro di Pisa, dove sarà allestito tutto il villaggio expò, il pasta party e tutti i servizi riservati ai ciclisti. Già aperte le iscrizioni che possono essere effettuate attraverso il sito internet www.granfondocittadipisa.com: per i cicloturisti la quota è di 15 euro; i fondisti dal 24 settembre al 30 dicembre pagano 30 euro, fino al 19 marzo 35 euro e, dal 20 al 23 marzo, l’adesione costa 45 euro. Attraverso il sito, è possibile poi sottoscrivere una delle interessanti offerte “soggiorno+pettorale”, oppure noleggiare un camper per vivere in maniera diversa questa competizione. Ma, come detto, l’elemento sportivo non è il solo a caratterizzare questa quattro giorni che, per la città di Pisa, avrà importanti ricadute – almeno questo è l’auspicio – sul settore turistico. In programma attività di fitwalking per visitare a piedi il Parco naturale di San Rossore; chi invece vorrà godersi gli inestimabili monumenti della città potrà contare sulle guide ufficiali pisane. Saranno poi organizzate attività per i bimbi, fornite da Pisa for children, con personale qualificato che curerà i bambini per 4 giorni, organizzando attività ludico-motorie e didattiche. E non poteva mancare l’aspetto benefico, con una raccolta fondi da devolvere all’associazione Soccorso Clown. foto LUCIEN TERROIR
38
Il gruppo degli atleti affronta le prime salite de La Leggendaria Charly Gaul 2013 foto NEWSPOWER CANON
ANCORA NEL SEGNO DI CHARLY GAUL a cura di NEWSPOWER
pressoffice@newspower.it
LA LEGGENDARIA GRANFONDO SARÀ PER IL TERZO ANNO CONSECUTIVO L’UNICA PROVA ITALIANA VALIDA PER LE QUALIFICAZIONI ALLA FINALE UWCT 2014 CHE SI DISPUTERÀ A LJUBLJANA
foto NEWSPOWER CANON
L
La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone alla prova del… nove con l’edizione 2014 che, per l’appunto, sarà la nona. L’ormai nota granfondo trentina ha mosso i suoi primi passi nel 2005 quando sulle pendici del Monte Bondone, tra Montevideo e Vason, venivano scoperte due targhe che intitolavano l’epica salita al ciclista lussemburghese Charly Gaul, il quale su quei chilometri nel ’56 ha scritto un pezzo di storia del Giro d’Italia. L’anno dopo ha preso ufficialmente il via la 1ª edizione della granfondo a lui dedicata e Gaul, quell’Angelo della montagna che con grande eleganza scalava le salite più impervie in sella alla sua bici, nel frattempo se n’era andato lasciando tanti gloriosi ricordi sulle ruote fine. Di anno in anno la competizione si è fatta strada nel panorama internazionale fino a fare il suo ingresso nel calendario 2011-2012 dell’UCI World Cycling Tour – UWCT, prima come prova di qualifica per la finale e poi, lo scorso settembre, ospitando anche il gran finale in cui si sono assegnate le maglie iridate ai nuovi campioni e alle nuove campionesse del mondo master e cicloamatori. Per il 2014 la prima certezza è che La Leggendaria Charly Gaul sarà per il terzo anno consecutivo l’unica prova italiana valida per la qualifica alla finale UWCT 2014 che si disputerà a Ljubljana (SLO). Il ritrovo per tanti appassionati sarà dunque dal 17 al 20 luglio prossimi sulle strade trentine e sull’ardua “salita Charly Gaul”. Le iscrizioni hanno aperto lo scorso 24 ottobre con un’offerta speciale. I primi 1.000 iscritti alla gara in linea (mediofondo/granfondo) ed i primi 100 della prova a cronometro potranno approfittare del prezzo agevolato rispettivamente di 45 e 35 euro. Una volta esauriti questi posti si procederà con due successive scadenze, la prima è fissata al 30 giugno 2014 (58 € granfondo, 45 € cronometro, 93 € combinata granfondo + cronometro), mentre la seconda proseguirà fino al 14 luglio (68 € granfondo e 50 € cronometro), giorno di chiusura ufficiale delle iscrizioni, sempre che non venga raggiunto prima il limite di 4.000 partecipanti. Alla quota verranno aggiunti 10 € di deposito cauzionale per il chip di gara. Chi lo desiderasse, al momento dell’iscrizione potrà anche ordinare la maglia tecnica ufficiale della 9a GF Charly Gaul. Quest’anno l’8a edizione ha premiato il vicentino Roberto Cunico e l’altoatesina Marina Ilmer lungo i 142 km del percorso granfondo, mentre sul non meno impegnativo mediofondo di 58 km si sono presentati per primi alla bandiera a scacchi di Vason il lucchese Federico Cerri e un’altra altoatesina, Astrid Schartmueller. Sulle sponde del lago di Cavedine, dove si è tenuta la prova a cronometro, il podio è emigrato all’estero data la presenza di oltre il 70% di atleti stranieri. Alla fine il giusto assetto aerodinamico e la velocità sono stati decisivi per lo sloveno Igor Kopse e l’austriaca Karin Pekovits che hanno fermato il cronometro rispettivamente a 35’ 40” e 45’ 07”. Quella del prossimo anno sarà una nuova gara all’insegna dello spettacolo e dell’internazionalità e non ci sono dubbi che tutto sarà predisposto a puntino, come da anni hanno abituato Elda Verones ed il suo staff dell’ASD Charly Gaul Internazionale. La granfondo trentina sarà inoltre l’ultimo appuntamento del rinnovato Alè Challenge.
La Partenza dell’edizione 2013 da Piazza Duomo a Trento
foto NEWSPOWER CANON
GLI OLIMPIONICI NELLO SPORT E NELLA VITA YURI CHECHI E ANTONIO ROSSI
MASTER CLUB CIRCUITO TRICOLORE CON
LA PASSIONE PER LE DUE RUOTE NON FINISCE MAI:
APPUNTAMENTO AL MASTER DAY Domenica 17 novembre è la data da tenere a mente per tutti gli appassionati ed i soci aderenti al Masterclub Circuito Tricolore, ma anche per chiunque desiderasse farne parte. Il Clev Village di Chiusi-Chianciano Terme (SI), infatti, ospiterà il tanto atteso MASTER DAY, l’evento che rappresenta il ponte ideale tra la stagione appena terminata e quella che verrà. Orario d’inizio: ore 15,30. Un programma che prevede, nella stessa giornata, la premiazione del Master 2013 e la presentazione ufficiale dell’edizione 2014. Verranno consegnate le maglie celebrative ai vincitori delle categorie medio fondo e granfondo del circuito 2013; saranno premiati i primi cinque classificati di ogni categoria e le prime dieci società. Il Master Day è anche l’occasione migliore per conoscere da vicino la realtà del Circuito Tricolore, una casa per gli appassionati del ciclismo con tanti eventi in località diverse. Ecco perché nella stessa giornata verrà presentato ufficialmente il calendario 2014 del prossimo Circuito Masterclub: otto prove, con apertura ad Ancona il 9 marzo e chiusura a Recanati (MC) il 31 agosto. Nel mezzo, saranno tante le città toccate
dai vari appuntamenti del Circuito: Cagliari, Chianciano Terme (SI), Ponte San Giovanni (PG), Amelia (TR), Rosignano Marittimo (LI) e Perugia. Una grande offerta sportiva pensata per il ciclismo amatoriale che desidera mettersi alla prova sui “palcoscenici” naturali più belli, praticando con serietà e impegno uno sport che mixa magistralmente agonismo, dedizione e passione per le due ruote. È inoltre prevista una “prova jolly” in Val Gardena, a Ortisei, che assegnerà punti bonus validi per le classifiche del Circuito. Alle premiazioni annuali si aggiunge uno speciale “Premio Fedeltà” su base triennale, che celebra i soci che hanno totalizzato il maggior numero di presenze nel triennio 2013-2015. Anche il prossimo anno si attende un evento esaltante ed entusiasmante: le tante granfondo coinvolte, unite sotto l’unico movimento del Circuito Masterclub Tricolore, continuano a richiamare migliaia di atleti amatori da ogni parte d’Italia e non solo; il livello sportivo sempre alto, un’eccellente organizzazione e il fascino, naturale e tecnico, dei tracciati proposti spiegano un seguito che ormai si registra di anno in anno e che trova riscontro pratico nei tantissimi iscritti. Per maggiori info, visitare il sito www.circuitomasterclub.it.
GRANFONDO
GRANFONDO
DATA
LUOGO
GF del Conero
09/03/2014
Ancona
GF Sardegna
20/04/2014
Cagliari
GF C. di Chianciano T.
26/04/2014
Chianciano Terme (SI)
GF Le S. di S. Francesco
01/05/2014
Ponte S.Giovanni (PG)
GF Colli Amerini
15/06/2014
Amelia (TR)
GF Castello-Diego Ulissi
22/06/2014
Rosignano Solvey (LI)
GF Città di Perugia
29/06/2014
Perugia
GF Leopardiana
31/08/2014
Recanati (MC)
DATA
LUOGO
09/03/2014
Ancona
GF Sardegna
20/04/2014
Cagliari
GF C. di Chianciano T.
26/04/2014
Chianciano Terme (SI)
GF Le S. di S. Francesco
01/05/2014
Ponte S.Giovanni (PG)
GF Colli Amerini
15/06/2014
Amelia (TR)
GFGardena Castello-Diego Ulissi GF Val (Ortisei)
22/06/2014
Rosignano Solvey (LI)
GF Città di Jolly Perugia prova 08/06/2014 Bonus 300 punti
29/06/2014
Perugia
GF Leopardiana
31/08/2014
Recanati (MC)
Gara Jolly: GF Val Gardena
08/06/2014
Ortisei (BZ)
foto PLANINSCHEK
GF del Conero
CHIANCIANO
Il Master Club è uno speciale circuito Tricolore che raggrupperà tutti gli
Due classifiche assolute: appassionati amici delle Granfondo aderenti. • la prima su base annuale che premia i primi cinque di ogni categoria al termine della challenge • la seconda su base triennale premia i soci che triennio 2013-2015 hanno collezionato CHIche SOTTOSCRIVE UNnel ABBONAMENTO ENTRO IL 2013 il maggior numero di presenze nelle manifestazioni in calendario.
AVRA’ 12 EURO DI SCONTO SULLA QUOTA PREVISTA INFO: www.circuitomasterclub.it
Il Master Club è uno speciale circuito Tricolore che raggrupperà tutti gli appassionati amici delle Granfondo aderenti.
SOTTOSCRIVI L’ABBONAMENTO ENTRO IL 2013 AVRAI 12 EURO DI SCONTO SULLA QUOTA PREVISTA
ABBONATI SUBITO!!!
42
MARCIALONGA CYCLING CRAFT
Tempo di lettura
5 min
a cura di NEWSPOWER
CHI DOPO IL LITUANO KAIRELIS? DAL 15 OTTOBRE SONO APERTE LE ISCRIZIONI PER LA GRANFONDO TRENTINA CHE SCATTERÀ DA PREDAZZO IL PROSSIMO 29 GIUGNO. TUTTE LE NOVITÀ DEI DUE TRACCIATI La partenza della Marcialonga Cycling Craft 2013
foto NEWSPOWER CANON
Una delle fasi agonistiche della scorsa edizione
N
foto NEWSPOWER CANON
Nelle Valli di Fassa e Fiemme, in Trentino, è tempo delle ultime pedalate prima che neve e freddo pungente prendano il sopravvento. Il pensiero fisso è già alla prossima estate e ad una nuova edizione di Marcialonga Cycling Craft, la granfondo di casa Marcialonga che nel 2014 festeggerà l’edizione numero otto. Lo start scatterà da Predazzo il prossimo 29 giugno alla presenza di tanti atleti e appassionati di ruote magre. Come ormai da tradizione Marcialonga Cycling Craft sarà inserita nel trittico di prove della Combinata Punto3 Craft e sarà inoltre tappa dell’Alè Challenge, rinnovato circuito che annovera alcune tra le più affascinanti granfondo d’Italia. L’ultima edizione della gara trentina ha visto balzare davanti a tutti in volata il lituano Dainius Kairelis e l’ex campionessa del mondo granfondo, Daniela Passalacqua. Sul “medio” invece la volata ha dato ragione a Francesco Avanzo, mentre tra le donne la più veloce è stata Manuela Sonzogni. Le iscrizioni hanno aperto lo scorso 15 ottobre sul sito della manifestazione (www.marcialonga.it). Chi si registrerà entro il 26 maggio potrà approfittare del best price di 30 euro. Tra il 27 maggio ed il 27 giugno la quota passerà a 35 euro, mentre per i ritardatari rimarrà l’ultima chance per entrare in griglia sabato 28 giugno al costo di 40 euro. Nel pacco gara, assieme a numerose sorprese, i concorrenti troveranno anche la canotta tecnica by Craft personalizzata Marcialonga. Guardando al prossimo anno già si conoscono i tracciati che impegneranno i corridori in un su e giù tra le valli trentine che lascerà ancora una volta a bocca aperta. In corsa si potrà scegliere tra i due percorsi aggiornati e allungati Mediofondo (81 km e 1.670 m/dsl) e Granfondo (124 km e 3.170 m/dsl). Dal via di Predazzo si punta su Tesero per circa una decina di chilometri pianeggianti che serviranno a scaldare a dovere le gambe. Si incontra quindi subito la nuova variante inserita ad hoc per la prossima edizione, risalendo la valle di Stava per il primo stacco che, con pendenze che arrivano al 7%, scollina al Passo di Pramadiccio. Da qui il percorso concede una tregua per 13 km in costante discesa passando per Cavalese, Castello e poi fino a Molina di Fiemme, dopo la quale si torna a salire in direzione di Capriana. La prima parte di salita si risolve in un paio di chilometri tra il 4 ed il 6% di pendenza fino al transito sul pavè del centro abitato. Lasciate alle spalle le ultime case la strada impenna ulteriormente procedendo alla volta di Carbonare e del traguardo
Info: www.marcialonga.it
foto NEWSPOWER CANON
foto NEWSPOWER CANON
volante di Anterivo, dove sarà posizionato anche il primo ristoro. Una volta ricaricate le batterie si pedala ancora per qualche chilometro in salita prima di scendere al Passo di San Lugano e da qui sempre in discesa verso Aguai, da dove si punta ancora una volta al Passo di Pramadiccio passando per le famose “ville” di Carano, Daiano e Varena fino a raggiungere località Chiusa. Un altro scollinamento poco dopo torna a dirigere i corridori nella valle di Stava. Si scende dopo il Passo di Pramadiccio su una strada sinuosa fino ad incontrare lo spartiacque di gara che separerà i due percorsi. Chi sceglierà il mediofondo metterà la freccia a destra ripassando per Stava e poi Tesero, ripercorrendo a ritroso la strada battuta poco tempo prima fino al traguardo. I granfondisti invece imboccheranno l’impegnativa salita di Passo Pampeago. Chi ne avrà più di tutti potrà buttare giù qualche rapporto e spingere sui pedali. Nella prima frazione si devono affrontare alcuni lunghi rettilinei ad una media di pendenza sempre sopra il 10%. La seconda parte invece si flette e si fa sinuosa salendo tra i pascoli di montagna fino a quasi 2.000 metri di quota. Dal valico ci si invola verso Obereggen e poi Ponte Nova facendo buon gioco di freni, perché l’intera discesa presenta pendenze da non sottovalutare. Come sulle montagne russe ad ogni discesa segue una nuova salita, e quella che punta al Lago di Carezza e sul Passo di Costalunga rappresenta anche l’ultimo impegno di giornata. Dalla sommità ci si lancerà nella picchiata finale. Una serie di curve ravvicinate porta a quel punto all’abitato di Vigo di Fassa, quindi sarà la volta di Soraga e poi Moena, dove restano all’incirca 11 km in leggera discesa per lanciare la volata finale sul traguardo di Predazzo. Ora l’attenzione degli uffici di Predazzo è tutta rivolta alla Marcialonga invernale del prossimo 26 gennaio, nessuno stand by per la Cycling tuttavia che punterà senz’altro a fare il pienone.
Predazzo grande località di sport e area expo della Marcialonga Cycling Craft foto NEWSPOWER CANON
Un gruppo di ciclisti al passaggio da Predazzo
INTEGRATORI ACTIVE BURN, FUCUS FACTOR E MASS BAR PER DIMAGRIRE A TAVOLA OCCORRE L’ALLENAMENTO GIUSTO
Nel periodo autunnale, l’attività sportiva in bicicletta tende giocoforza a diminuire, mentre, al contrario, lo stile di vita si “rilassa” e ci si gode le gioie della tavola. Ecco quindi che, nella fase di meritato break, dopo i rigori della preparazione sportiva della buona stagione, si tende ad aumentare di peso. Lifecode, la gamma di integratori studiati per supportare non solo chi pratica sport, ma anche il fabbisogno energetico necessario a svolgere le attività di tutti i giorni, consiglia l’uso di prodotti che favoriscono il dimagrimento. Active Burn è un prodotto indicato per l’uomo, mentre per la sfera femminile, la linea di Lifecode propone Fucus Factor. Entrambi i prodotti trovano il loro giusto compendio nelle barrette proteiche Mass Bar. Entrando nello specifico, Active Burn, prodotto studiato appositamente per gli uomini, contiene elementi termogenici ad alto dosaggio ed è indicato come coadiuvante di diete ipocaloriche, volte alla riduzione del peso corporeo. È stato studiato appositamente per attivare il metabolismo del grasso corporeo mediante l’aumento della termogenesi ed insieme regolare il metabolismo. Fucus Factor, invece, contiene 4 estratti naturali combinati per stimolare il metabolismo femminile, attivare la termogenesi ed attaccare i depositi della cellulite. Il Fucus vescicolosus, principale componente del prodotto, è un’alga marina particolarmente ricca di iodio organico, che stimola il metabolismo basale contribuendo alla riduzione del peso corporeo. Ricco di vitamine e minerali, questo estratto svolge inoltre un’azione depuratrice sull’organismo e stimola l’intestino pigro. La Spirea Olmaria, carica di flavonoidi, svolge una significativa azione diuretica, calmante ed antinfiammatoria. L’apporto di Centella Asiatica che completa l’integratore, produce un miglioramento della
circolazione sanguigna ed è utile nella mobilizzazione dei grassi di deposito. L’assunzione di questi prodotti - due volte al giorno, a colazione e a pranzo - è consigliata nell’ambito di un’alimentazione tendenzialmente proteica e a basso indice glicemico (sì al fruttosio ed a carboidrati integrali e no al saccarosio niente dolci ed alcolici). Per tenere poi sotto controllo anche l’attività fisica ed il consumo di sostanze durante le uscite in bicicletta, è consigliabile fare allenamenti di lunga durata, mantenendo una frequenza cardiaca bassa, mentre l’alimentazione in sella dovrebbe essere tendenzialmente basata su barrette proteiche, le Mass Bar prive di ricopertura al cioccolato, sono l’ideale in questo caso. Anche questi prodotti incarnano il tris vincente nella filosofia di integratori Lifecode: qualità, performance e occhio al prezzo. Prodotti che ben si adattano non solo a chi fa sport, fornendo, a chi fa attività, il giusto supporto prima, durante e dopo la performance, ma anche a chi, nel suo quotidiano, non rinuncia a voler caricare le batterie per affrontare con l’energia adeguata le sfide di tutti i giorni. Altissima qualità al giusto prezzo ed un ricco assortimento di polveri, capsule e compresse, altamente performanti per sportivi professionisti, atleti non competitivi, persone che hanno la necessità di recupero post operatorio, donne post parto, persone logorate dallo stress. Insomma, si tratta di prodotti che si adattano ad ogni tipo di carenza, mediante un supporto nutrizionale di alto livello. I prodotti della linea di Lifecode sono studiati per interagire tra loro, per integrarsi, riuscendo così a fornire il giusto apporto energetico, proteico e di nutritivi, a seconda dell’attività che si vuole intraprendere o che si è praticata.
Chicchi e Gatto del Team Fantini Selle Italia
46
SICUREZZA IN GARA
a cura di GIANLUCA BARBIERI Tempo di lettura
ECCO COSA ACCADE 9 min QUANDO MANCA IL PERSONALE SUL PERCORSO
gianlucabarbieri.inbici@gmail.com
UNA FOTO EQUIVOCA, UN “PROCESSO” SOMMARIO E, OVVIAMENTE, CONCLUSIONI SBAGLIATE. PAROLA A IVAN CRISTOFALETTI, IL DIRETTORE DI CORSA IMMORTALATO CON LA SUA AUTO IN VOLATA CON I CICLISTI A VERONA. PERCHÉ, A VOLTE, LE APPARENZE INGANNANO E BASTA POCO PER INNESCARE UNA TRAGEDIA
L
La sicurezza sui percorsi ciclistici è un tema complesso, ma non opinabile. E così può capitare che, su un episodio eclatante, qualcuno – ignaro dei regolamenti – si avventuri in analisi temerarie, additando colpevoli che, in realtà, colpevoli non sono. Con la nostra rubrica “Sicurezza in Gara” analizzeremo uno di questi episodi, spiegandone – regolamenti alla mano – l’esatta dinamica e soprattutto dando la parola al protagonista. È giunta alla nostra redazione, la relazione di Ivan Cristofaletti, Direttore di Corsa veronese, diventato “famoso” per essere stato immortalato con la sua auto di Vice Direttore di Corsa a fianco dei vincitori di una gara classica per Elite – U23 a Verona. La foto, che pareva prefigurare una clamorosa imprudenza da parte di Cristofaletti, ha fatto il giro del web, con le comprensibili conseguenze mediatiche. Ma è andata proprio così? Ecco, cosa ci ha raccontato Ivan Cristofaletti in merito a questa gara e all’episodio che l’ha coinvolto. Signor Cristofaletti, lei è diventato “famoso” per aver tagliato il traguardo assieme ai vincitori di una gara ciclistica: addirittura alcuni siti hanno titolato: «Ha vinto il ciclista o il Direttore di Corsa?». Ma le apparenza, talvolta, ingannano e allora la domanda sorge spontanea: come è andata realmente e perché l’auto di corsa si trovava in quella posizione? «A pochi minuti dal via vengo contattato telefonicamente da un componente della ‘polizia municipale in moto’ per chiedermi dei dettagli inerenti il rientro verso l’arrivo di Piazza Bra in centro a Verona poiché, a suo dire, nessuno gli aveva spiegato, nel dettaglio, quale via imboccare nei pressi del Cimitero Monumentale. In pratica, non sapevano se dovevano seguire il senso di marcia o tagliare a sinistra in contromano. Ed io gli ho segnalato quest’ultima ipotesi. Poco dopo la partenza ufficiale il
L’arrivo incriminato
mezzo di Fine Corsa chiede via radio in quale posizione deve stare: se prima delle ambulanze, prima delle ammiraglie o da qualche altra parte, un’informazione che, per inciso, l’organizzazione avrebbe dovuto comunicargli per tempo. Sul tracciato (che l’organizzazione conosce da anni ed utilizza anche per una gara di Allievi) mancavano, da una stima generosa, minimo 6 addetti sugli incroci. Da subito ho interpellato il responsabile della manifestazione che però non era reperibile. Allora, come prassi impone, mi sono rivolto al capo gruppo degli addetti protezione civile, il quale mi ha detto che gli erano
state richieste solo 9 persone. I 6 addetti, devo presumere, mancavano quindi per volontà della società organizzatrice. Nella rotonda, a circa un km dopo il contagiri, bisognava sperare ogni giro che nessuna vettura esterna alla gara ci entrasse per intraprenderla (al cospetto del nostro senso di marcia) da sinistra verso destra altrimenti lo scontro con i ciclisti che vi entravano da strada senza precedenza sarebbe stato inevitabile. In quel punto ci davamo il cambio con le moto staffette, ma non si poteva garantire lo stop delle auto fino al fine corsa. Nei pressi di Nesente (il punto più stretto del tracciato) due strade sulla sinistra non erano per niente presidiate. Nel caso in cui fosse transitata una vettura da quei due punti, la corsa si sarebbe dovuta fermare poiché la sede stradale non permette il passaggio di due mezzi contemporaneamente. Durante i giri con la salita di Novaglie, poco dopo lo scollinamento, l’intersezione da sinistra era sprovvista di personale tant’é che un paio di volte si sono immesse delle auto che L’auto che segnala l’inizio gara ciclistica
47 siamo riusciti a far rallentare e a far uscire dal tracciato di gara solo con l’ausilio delle moto staffette o con l’intervento diretto del nostro mezzo. Va detto che questi mezzi si immettevano nella discesa dove i ragazzi scendevano a velocità elevatissime. In fondo a detta discesa, si trova una “esse” impegnativa, e pure quella non era presidiata né adeguatamente segnalata. Al primo passaggio, infatti, un ragazzo è caduto ed ha spaccato la bici in due. Radio corsa durante la gara si è più volte dimenticata della parte retrostante del gruppo considerando ‘gara’ solo le fughe e tralasciando i distacchi del ‘gruppo ammiraglie’. Più volte sono stati ripresi dalla giuria, la quale ha ripetutamente dichiarato “che non si può lavorare così”. Il Direttore di Corsa di giornata, molto conosciuto, mi aveva dato le seguenti disposizioni: io dovevo rimanere davanti mentre lui dietro. Ma, per qualche strana ragione, me lo sono ritrovato più volte là davanti senza preavviso e quindi arretravo io per tenere sotto controllo ciò che anche Radio Corsa scordava. Ecco poi cos’è successo al rientro in città a Verona: in questo caso solo la fortuna ha fatto sì che non sia successo nulla di grave. Dopo il primo km sono cominciate a mancare le moto, obbligatoriamente impegnate a presidiare la miriade di incroci sguarniti. Solo il sottoscritto guidava la testa della corsa, tenendola a circa 80/100 metri di distanza; continuavo a ‘sbracciarmi’ per emergere dalle altre auto che sorpassavamo, verso il giusto percorso e sperando di arrivare sugli incroci con la ‘precedenza’ e la possibilità di passarli integri. L’auto che segnala il fine gara ciclistica
Le staffette della polizia stradale al seguito della gara
Al semaforo rosso che porta a Porto S. Pancrazio, abbiamo fatto lo slalom fra le auto che occupavano tutta la sede stradale e solo all’ultimo momento una moto della Polizia Municipale, giunta al mio fianco da dietro, attivando la sirena, è riuscita a farle spostare a destra. Al successivo incrocio nei pressi del Cimitero Monumentale (menzionato all’inizio di questa serie di note) ho bruscamente rallentato facendo avvicinare i ciclisti che, in un primo istante, avevano preso la direzione verso destra (tenendo il
normale senso di marcia), mentre lì si doveva tenere la sinistra in contromano. Al mio rallentamento ed avvicinamento ho proprio notato la brusca sterzata dei ciclisti verso di noi che per un’inezia non si sono infilati fra due colonne di auto lunga anche un centinaio di metri. A circa 300 metri dall’arrivo allunghiamo definitivamente per toglierci dalla volata, ma ai circa 150 m dall’arrivo (all’inizio della zona transennata) ci siamo ritrovati il responsabile della manifestazione al centro della strada che ci intimava di fermarci... ‘chissà dove’... fermando così la nostra corsa all’interno della zona transennata. In pochi secondi ci sono piombati al fianco i primi 5 ciclisti e visto che, per evitare il sopraggiungere del gruppo, non potevamo far altro che continuare verso l’arrivo, hanno fatto la volata al fianco della nostra auto. Ho saputo successivamente dall’autista del giudice d’arrivo, che la situazione di Stop ai 150 m dall’arrivo è accaduta pure a lui, però avendo circa mezzo minuto di vantaggio su di noi, ha avuto il tempo di divincolarsi. Subito dopo l’arrivo non esisteva alcuna via di fuga e i ciclisti rallentavano la loro corsa verso ‘l’ignoto’ poiché nessuno presidiava la zona dopo la linea del traguardo; di fatto i ciclisti hanno frenato dinnanzi ai turisti di Piazza Bra ai 60 km/h.» Noi di INBICI Magazine ci fermiamo qui con il racconto, perché il post gara, francamente non è il caso di raccontarlo: diciamo solo che la gara è stata approvata dal giudice unico del Comitato Regionale Veneto della FCI, poiché da parte di chi doveva segnalare eventuali negligenze sul campo, non vi è stato alcun cenno sui fatti accaduti.
GRANFONDO SELLE ITALIA VIA DEL SALE
BOOM DI ISCRIZIONI PER L’EDIZIONE 2014 ESAURITI IN POCHI GIORNI I POSTI DISPONIBILI E RECORD DI VISITE SUL NUOVO SITO WEB. DAL 1 DICEMBRE GLI ULTIMI 500 PETTORALI Sono stati assegnati in pochissimi giorni i pettorali disponibili per la Granfondo Selle Italia Via del Sale del 6 aprile 2014 a Cervia, Fantini Club. Ed è già alta l’attesa per l’apertura dell’ultima sessione, dal 1° dicembre, per gli ultimi cinquecento posti. La gara è infatti per il terzo anno a numero chiuso ed è riservata a 3.500 ciclisti. Dopo i primi mille posti “bruciati” in poche ore con le preiscrizioni ed i duemila pettorali assegnati nella sessione di ottobre, resta un’ultima possibilità a dicembre per chi non è ancora riuscito ad iscriversi. Per la sua diciottesima edizione la Granfondo Selle Italia Via del Sale si presenta ai suoi ciclisti con tante novità ed un sito web completamente rinnovato (www.granfondoselleitalia.org) che ha registrato in pochi giorni migliaia visite. Inoltre, per tenere i ciclisti sempre aggiornati, la gara approda sui principali social network: Facebook, Twitter, Instagram, Google+ e Youtube. Fra le novità della nuova edizione c’è anche il 1° Social Photo Contest, il concorso fotografico che premierà le foto che meglio racconteranno la passione per il ciclismo. È possibile partecipare all’iniziativa fino al 20 dicembre seguendo la Granfondo su Facebook e Instagram. La granfondo 2014 riconferma i percorsi della scorsa edizione (lungo 150 km, medio 107 km, corto 77 km, gourmet 40 km), ma si arricchisce di una nuova sfida sulla mitica Cima di Pantani, a Montevecchio (altezza m 373 – km 4 – pendenza max 14%-15%). Una sfida davvero speciale, perché per vincere non occorre arrivare primi! Sessanta secondi è infatti il tempo da battere e da rispettare: saranno premiati tutti i ciclisti che affronteranno la salita nel tempo massimo di 20 minuti, senza scendere al di sotto del tempo minimo di 19 minuti, calcolato sul tratto segnalato da inizio salita (Bivio Montevecchio) fino foto BETTINIPHOTO
al cippo di Cima Pantani, indipendentemente dalla posizione nella classifica finale. Confermata anche per l’edizione 2014 l’apprezzata location in riva al mare Fantini Club, fra gli stabilimenti balneari più esclusivi d’Italia, con ristorante, spazi relax e centro benessere, a disposizione dei ciclisti e degli accompagnatori, oltre a tutti i servizi pre e post gara. Presso l’hospitality Fantini Club sarà allestito anche il ricco pasta party finale, aperto anche agli accompagnatori, dove non mancheranno piadina, salumi, formaggi, pasta, dolci, vino, caffè. Perché in Romagna l’ospitalità è sacra, e si mangia bene… e tanto! Per l’edizione 2014 la Granfondo Selle Italia Via del Sale dedica sempre maggiore attenzione alla qualità del servizio hotel e con prezzi ancora più vantaggiosi dello scorso anno. Fra i vantaggi riservati: Day Use omaggio, partenza in griglia d’Onore o prima Griglia, pacco gara in camera e, infine, la possibilità di vincere un week end omaggio per 2 persone per la prossima estate! E prima si prenota… più l’hotel potrà essere vicino alla partenza della gara. Mentre per chi vorrà trascorrere qualche giorno a Cervia-Milano Marittima ed allenarsi sulle strade della Granfondo Selle Italia Via del Sale nei giorni che precedono la granfondo, Sportur Club Hotel, il concept hotel di Sportur pensato per tutti gli amanti della bicicletta, propone una speciale offerta con soggiorni da 3 a 7 notti, da 49 euro al giorno a persona. Info: Tel 0544.975039, email: info@sporturhotel.com, www. sporturhotel.com. PER INFORMAZIONI: Sportur, viale Italia 41, 48015 Cervia (RA) tel. 0544.974395 - fax 0544.975757 sportur@sportur.com; www.granfondoselleitalia.org
1 D ULTI ATT IC ME ENZ EM ISC ION BR RIZ E! E ION 20 I 13
PERFEZIONAMENTO PREISCRIZIONE dal 01.09 al 15.09.2013
€
25,00
MAX 1.000 POSTI ISCRIZIONE T2 dal 01.10 al 15.10.2013
€
30,00
MAX 2.000 POSTI
“VIA DEL SALE”
ISCRIZIONE T3 dal 01.12 al 15.12.2013
CERVIA, FANTINI CLUB
€ 35,00
MAX 500 POSTI
Percorsi 150 Km e 107 Km
Cicloturistico 77 Km e Gourmet 40 Km. NUMERO CHIUSO
Cima Pantani - Cronoscalata La sfida... in 60 secondi! Per vincere non devi arrivare primo! Classifica finale e gadget.
3.500
Visita il nuovo sito
granfondoselleitalia.org
In ogni fase le iscrizioni chiuderanno all’esaurimento dei posti disponibili
2014 18°6 APRILE
TIMING ISCRIZIONI
Hospitality Fantini Club Villaggio gara in riva al mare. Servizi, spazi relax e pasta party anche per accompagnatori.
Info:tel. 0544 974395
info@granfondoselleitalia.org
oltre 100 espositori
Ospitalità da Campioni
50
LEONARDO VIGLIONE a cura di ROBERTO ZANETTI
IL “LEONE MONREGALESE”
Tempo di lettura
robertozanetti65@gmail.com
9 min
LAUREATO CON 110 E LODE, NONOSTANTE LA GIOVANE ETÀ, VANTA GIÀ UN PALMARES DI TUTTO RISPETTO. SCOPRIAMO QUESTO ANARCHICO DEL PEDALE, DAL CARATTERE NAIF, CHE VINCE SEGUENDO SOPRATTUTTO L’ISTINTO
I
Il personaggio di cui ci occuperemo oggi non è un tipo banale, anzi. Mio ex compagno di squadra per due bellissime e indimenticabili stagioni alla savonese UC Ezio Borgna Hersh Bike Cycling Team (2011 e 2012), Leonardo Viglione, soprannominato il “Leone Monregalese”, è uno dei mediofondisti attualmente più forti in circolazione. Con un passato da allievo e juniores nell’Esperia Piasco, da sempre legato alla Cicli Mondo Bike di Mondovì, amato paese del cuneese in cui è sempre vissuto, è da tre anni Campione Italiano di Mediofondo ACSI e nel 2013 anche assoluto. In carriera vanta, nonostante la sua giovane età (è nato il 31/01/1987), già cinquantasei vittorie assolute tra cui il percorso medio della prestigiosa Nove Colli conquistata nel 2012. Nel suo palmares si contano, oltre a otto importanti mediofondo nazionali, undici corse su strada, una corsa a tappe, due cronometro e ben trentatre cicloscalate che ne hanno consacrato le doti di passista-scalatore veloce e polivalente. Viglione è un ciclista completo, in grado di primeggiare su tutti i tipi di terreni e nei più svariati modi, soprattutto negli sprint ristretti. Pensate che solo nel 2013, anno in cui è approdato nel milanese Team UCSA diventan-
do un atleta immagine della Olmo, ha vinto ventuno gare in assoluto. Ciclismo a parte, Leo anche nello studio si è sempre distinto diplomandosi a pieni voti presso il Liceo Scientifico di Mondovì e laureandosi in Filosofia presso l’Università di Torino con 110/110 e lode. Attualmente lavora come impiegato amministrativo nel settore della sanità. Insomma, il “Leone Monregalese” è un tipo eccentrico come un quadro naif: genuino, quasi primitivo, schietto, semplice, “pulito” in tutti sensi, Leo esce dagli schemi classici del “ragioniere sulle due ruote”. Non segue tabelle di allenamento né particolari regole di alimentazione o integrazione, non programma né pianifica come fanno i professionisti o i suoi rivali amatori in testa al gruppo; gli fa compagnia solo il suo istinto e come un cavallo di razza a briglie sciolte corre, corre e corre... E così è a parlare quando si immerge in temi ed esperienze che lo appassionano... Allora Leo raccontaci di questa tua grande passione per il ciclismo. Com’è nata? «Possiamo dire che è nata con me e, come tutti gli amori che sorgono dal profondo, ha reso più intensa e bella la mia vita. E pensare che in famiglia mai nessuno l’ha praticato,
ma evidentemente era destino. Poi sicuramente ha influito mio padre che non mi ha mai inculcato il suo sport trasmettendomi, però, il grande valore di una vita attiva, autentica e naturale e portandomi in giro con la sua bici da passeggio. La mia volontà, il senso di libertà sui pedali, il piacere di stare all’aria aperta e la precoce attitudine per la sfida hanno fatto il resto, alimentando la mia innata passione per il ciclismo di esperienze sempre nuove. Sin da bambino così mi sono lanciato già in ‘piccole’ imprese affrontando insieme a mio padre percorsi lunghissimi sugli amati colli monregalesi e sui mitici passi alpini cuneesi assaporando la felicità data dal puro gusto di pedalare.» Il ciclismo per te, prima ancora dei tuoi brillanti risultati, è proprio questo: puro divertimento. Giusto? «Sì, proprio così ed è anche per questo che ho deciso di non intraprendere la carriera dilettantistica dopo le giovanili in cui mi sono agonisticamente formato, proprio per non inquinare la limpidezza di una così bella passione. Nel mondo cicloamatoriale ho trovato la mia giusta dimensione dando sfogo anche alla mia voglia di competere per divertimento. Il ciclismo per me è prima
22/06/13 Borgo San Dalmazzo (CN) – una bella immagine di Leonardo Viglione vittorioso nel Gran Premio del Nurburgring-Corsa a circuito
Sul Colle della Lombarda all’età di 11 anni
di tutto armonia tra mente, corpo e paesaggio, espressione attraverso il movimento del nostro impulso vitale, libero gioco che trova in se stesso la sua ragion d’essere, pratica di vita sana che ci deve accompagnare nel corso dell’esistenza. E poi ancora brivido di una gara, ebbrezza di una vittoria, avventura, insomma vita all’ennesima potenza. L’essere riuscito anche a ottenere tanti successi e brillanti risultati, proprio a partire da questa mia passione ed energia primaria senza cadere in
logiche antisportive, mi riempie ancora di più di tanta gioia e soddisfazione.»
2013 hai dimostrato una polivalenza e una continuità di prestazioni ad altissimi livelli. Come si fa a dimenticare la Nove Colli? «Nella mia carriera cicloamatoriale sono costantemente migliorato ogni anno grazie alla mia maturazione fisica e all’esperienza atletica. Dal 2011 ho fatto un ulteriore salto di qualità scoprendomi un corridore poliedrico e vincente in grado di primeggiare anche in importanti mediofondo nazionali. Soprattutto in queste gare il 2013, in cui ho realizzato il mio personale record di 21 vittorie stagionali, è stato proprio grandioso con ben quattro successi, due secondi, tre terzi e il meritato titolo assoluto di campione italiano. Ogni successo si ricorda per le storie che lo accompagnano, i modi in cui si è conquistato, ma quello che mi rimarrà più nel cuore è sicuramente quello ottenuto nel percorso medio della Nove Colli 2012 per l’intensità delle emozioni che mi ha regalato. Ogni volta che ci ripenso mi vengono ancora i brividi al ricordo di un trionfo così speciale che rimarrà impresso per sempre nella mia vita. Le gare mi hanno regalato questo: la soddisfazione di tante vittorie, di tante gratificazioni, insieme alla bellezza di meravigliosi paesaggi e la ricchezza di tante esperienze umane. Tutto grazie alla bicicletta senza perdere quello spontaneo e giocoso istinto da bambino di cavalcarla, di andare in giro libero, felice per il puro e semplice gusto di pedalare per pedalare...»
Un giorno mi stupisti raccontandomi dei tuoi stravaganti allenamenti dietro motore… Il motivo per cui non ti affidi a nessun piano di training scientifico mi sembra che sia chiaro dalle parole che hai appena affermato. La tua è una preparazione libera, vero? «Il mio allenamento, simpaticamente, lo definirei ‘sensazionale’ nel senso che si basa sulle mie sensazioni fisiche; stupendo per la naturalezza e la libertà con cui è affrontato. Non è che non segua delle regole di massima, certi temi biomeccanici e tecnici li tengo in considerazione. A partire dall’ascolto del mio fisico, approfittando del variegato e splendido territorio in cui vivo, sviluppo allenamenti mai troppo lunghi e di qualità con tante salite, ritmo e velocità proiettandomi già nell’idea delle singole gare del calendario stagionale. Il mio allenamento deve essere prima di tutto finalizzato alla piena espressione del proprio potenziale in corsa a cui devo arrivare, con le giuste motivazioni ed energie psicofisiche per una gestione lucida e determinata della tattica di gara, delle forze e della fatica. Oltre alla ‘testa’ la differenza la fa il ‘cuore’, ossia la voglia di correre, la grinta di non mollare mai, la capacità si sognare e proiettare se stessi verso il traguardo. Il fatto di inseguire e a volte sorpassare in allenamento ogni mezzo motorizzato raggiungibile dipende proprio da Qui sul gradino più alto del podio questa mia fantasiosa e nella cerimonia di premiazione della mitica Nove Colli passionale interpretazione della strada, del ciclismo e dell’agonismo.» Nel tuo caso bisogna proprio ammettere che in gara si vedono i risultati: negli ultimi tre anni quarantanove vittorie assolute, otto mediofondo, quattro titoli italiani e nel
20/05/13 Cesenatico (FC) – Leonardo Viglione imponendosi allo sprint sui compagni di fuga vince la 130 km della 42a Nove Colli
LA TUA CRONO
52
a cura di LEONARDO OLMI
Tempo di lettura
1A
PUNTATA
12 min
info@maxlelli.com
CON I PREZIOSI CONSIGLI DI MAX LELLI SCOPRIAMO COME MIGLIORARE LE NOSTRE PERFORMANCE CONTRO IL TEMPO. IN QUESTA PRIMA PUNTATA: CHE CARATTERISTICHE DEVE AVERE UNA BICICLETTA DA CRONO?
T
Torna a grande richiesta su INBICI la rubrica dedicata alla cronometro. L’obiettivo è aiutarvi dalla scelta della bici alla preparazione, dalla posizione sul telaio al riscaldamento. Una rubrica condotta da un esperto del settore, un ex professionista, profondo conoscitore di questa disciplina. Non solo perché nella sua linea di bici vi sono anche quelle dedicate alla lotta contro il tempo, ma anche e soprattutto perché di cronometro, con i suoi 14 Tour de France e 7 Giri d’Italia, ne ha fatte veramente tante. Parliamo di Max Lelli, un corridore con alle spalle 16 anni di professionismo che, tra le sue 23 vittorie, non a caso, vanta anche un titolo di Campione Italiano a Cronometro, conquistato nel 1997. Andiamo quindi a scoprire questa prima puntata chiedendo al nostro esperto Massimiliano Lelli quali devono essere le caratteristiche principali della bici da crono e su cosa si debba basare la nostra scelta. TELAIO: Max, come prima domanda, ci sembra ovvio partire dal telaio: quali devono essere le sue caratteristiche principali? «Normalmente il telaio deve avere un’inclinazione del piantone centrale molto dritta ma non esasperata, perché dipende anche dal tipo di percorso che dobbiamo affrontare. Se si tratta di un percorso vallonato, ad esempio, non possiamo pedalare troppo sopra al movimento centrale, mentre se è tutta pianura, il mio consiglio e la mia esperienza dicono che bisogna pedalare al limite, ossia proprio sopra al movimento centrale. Ecco il motivo per cui i telai hanno varie inclinazioni del tubo piantone. Esistono addirittura telai che consentono le due opzioni variando la posizione del tubo sella, una più avanti per la Bradley Wiggins nella sua classica posizione aereodinamica ma non estrema foto BETTINIPHOTO
pianura ed una più indietro per i vallonati. Altra cosa importante è che tra manubrio e sella ci vuole un buon dislivello. Mi sono reso conto di questo, specie dopo che fatto un test in galleria del vento a San Diego in California. Poi ci sono atleti che, ad esempio come Michele Bartoli, riescono a pedalare con 18 cm di dsl ed altri che non riescono a superare quello dei 15 cm. L’altezza della pedalata (distanza tra movimento centrale e sella) deve essere la stessa della bici da strada, anche se qualcuno la alza di un paio di millimetri, e la sella leggermente fuori bolla sulla parte anteriore che deve stare più bassa di 2-3 mm rispetto all’orizzontale dato dalla bolla. Questa posizione, più bassa, serve per facilitare la pedalata sopra il movimento centrale. Ma se non sbaglio, abbiamo visto di recente Wiggins pedalare con delle protesi rialzate sul manubrio. Questo perché il telaio è piccolo e lui è molto alto, ma anche se non sembra ha un buon dislivello. Forse ne avevano creato fin troppo e poi sono stati costretti a rialzare con degli spessori. Ma attenzione, perché forse abbassandosi ancora di più lui potrebbe andare ancora meglio. Ripeto, dico questo in base alla mia esperienza fatta in galleria del vento, dove alle alte velocità più stai basso e più vai forte, ottenendo il miglior risultato. Wiggins ha una bella posizione in bici, è molto asimmetrico e riesce già ad ottenere degli ottimi risultati, e forse è già soddisfatto così. Forse non ha mai provato ad andare in galleria del vento, io purtroppo l’ho fatto solo dopo che avevo smesso di correre, rendendomi conto di quanto ti cambia la posizione e tutti i valori, anche perché poi mi sono messo a costruire le bici e quindi volevo sviluppare il massimo. Un altro che non pedalava bassissimo era Indurain, lui era fortissimo, e forse se avesse pedalato più basso avrebbe potuto rendere ancora di più. Ci sono delle bici dove il tubo orizzontale è addirittura al pari con l’attacco manubrio, quindi questo vuol dire che c’è un esasperazione nell’abbassarsi molto davanti.» RUOTE: come devono essere e su cosa dobbiamo basare la nostra scelta? «Anche lì dipende molto dal percorso: se dobbiamo fare un vallonato, io trovo perfette due ruote ad alto profilo da 90 mm sia davanti che dietro; mentre se il percorso è totalmente pianeggiante, allora sicuramente meglio usare la ruota lenticolare dietro e la 90 mm davanti, sia a raggi che a razze.» Quindi anche una ruota da 60 o 80 mm sull’anteriore non va bene? «Personalmente ho provato che sia la lenticolare che il 90 mm quando riesci a lanciare la bici a più di 50 km/h fanno la differenza, ovviamente questo dipende anche dal tipo di allenamento e livello di preparazione che si ha. Se non si hanno le doti o la ‘gamba’, come si dice in gergo, per lanciare la bici a queste velocità, la differenza poi, in effetti, non si nota o è veramente minima. Per alte velocità io intendo sopra i 50 km/h, o almeno tra i 45 e i 50, se si sta sotto i 40 km/h, servono a poco sia le lenticolari che le 90 mm. La combinazione lenticolare + 90 mm anteriore è più che mai utile quando si fanno le crono coppie o le crono squadre, dove con i cambi regolari si possono facilmente superare e mantenere medie vicino ai 50 km/h, anche tra gli amatori ben allenati.» FRENI: ultimamente si vedono delle soluzioni molto aerodinamiche, sono davvero utili?
53 «Sì, c’è la tendenza a montarli dietro la forcella anteriore e sotto al movimento centrale, per rendere la bici ancora più aerodinamica. Personalmente non mi piace molto, ma dato che si lotta con i decimi, se c’è del vantaggio a livello di galleria del vento è giusto adottare questa soluzione. Anche se adesso vengono prodotti dei freni appositi per le bici da crono, molto più stretti e fini rispetto a quelli tradizionali che vengono montati sulle bici da strada, che neanche si vedono e già rappresentano un’ottima soluzione. Anche se noi dell’ambiente diciamo, scherzosamente, che i freni sulle bici da crono andrebbero tagliati, perché meno li tocchi e meglio è. Riferendomi all’ambiente del professionismo, in una cronosquadre, ad esempio, dove tutti sono bravi e ti fidi cecamente del compagno che ti precede, i freni non si toccano mai. Toccare i freni vuol dire perdere energie per rilanciare la bici, dunque… (Max sorride, e così abbiamo capito tutto).» RAPPORTI: quali sono quelli ideali, possiamo eliminare il deragliatore? «Ovviamente anche in questo caso dipende sempre dal percorso, però quando dietro hai una cassetta 11-21/23 può andare benissimo, mentre davanti come corona è sufficiente una 54 denti, anche se poi esiste la 55, ma ‘tirare’ un 54-11 vorrebbe già dire andare a 65 km/h, quindi direi che è più che sufficiente. Possiamo anche dire che nel caso di una crono con vento a favore, che ti spinge, può andare bene anche il 55. Anche se è vero che i tempi, da quando correvo io, sono cambiati; all’epoca ci facevano spingere di più sulla gamba, mentre adesso si punta molto a lavorare su una cadenza alta, 110 ped/min, riuscendo a fare delle medie altissime, senza spaccarsi le gambe come invece ce le spaccavamo noi spingendo il ‘rapportone’. Anche perché andando duri si può spingere di più, ma per poco, e poi lo paghi a lungo andare, rispetto all’andare agile per tutta la durata della crono. Ovviamente, io dico questo anche nell’ottica di un giro a tappe, dove il giorno dopo devi rimontare in bici per un’altra dura prova, e quindi aver conservato energie è importante e redditizio. Tornando al discorso delle corone, è molto importante dire che non possiamo montare un 54 per un corridore esile che ad esempio pesa 58 kg, perché non ce la farà mai a spingerlo, meglio farlo andare più agile con un 53. Le corone grandi vanno bene per i ‘passistoni’, atleti sui 75-80 kg.» Il particolare del manubrio da crono Vision
Falco, la specialissima da crono di casa Max Lelli
Quindi della corona piccola e del deragliatore per mettere il rapportino potremmo farne a meno? «Ultimamente capita spesso di avere solo una corona, specialmente quando si conosce il percorso, tutto a vantaggio della leggerezza (poiché si alleggerisce anche il cambio), ma attenzione perché conosco qualche corridore che per aver tolto il deragliatore e a causa di una buca gli è uscita la catena…» PESO: ecco Max, a proposito di peso ridotto, togliendo il deragliatore e la corona piccola, quanto conta il peso in una bici da crono? «Su un percorso vallonato o addirittura piatto, secondo me non è influente il peso. Logicamente sulle parti rotanti, chi può permettersi un bel paio di ruote leggere sicuramente è avvantaggiato. Però sul telaio non è così influente, quando hai una bici che pesa intorno agli 8 kg o poco più può andare benissimo. Il peso in eccesso del telaio, rispetto ad una bici da strada, è dovuto a quelle parti in più di carbonio nel triangolo centrale che servono a dare l’aerodinamicità alla bici.» PROTESI, MANUBRIO e CAMBIO Come devono essere, piatte, curve, dritte, alte? E il cambio, con i manettini, a leve e pulsanti o elettronico? «Adesso le protesi sono molto più piatte e dritte di quando correvo io, e dove si appoggiano i gomiti sono molto più basse. Qualcuno, le inclina addirittura anche verso il basso, proprio per il discorso che facevo all’inizio dell’aerodinamicità. Quindi, niente protesi curvate verso l’alto. Anche il manubrio ha la tendenza ad essere più piatto e non curvato a ‘V’ verso il basso come prima, è più pratico e confortevole quando si deve manovrare la bici per curvare ed usare leggermente i freni. I comandi del cambio possono essere con le classiche leve a scatti (i cosiddetti manettini) da ruotare in basso o in alto, oppure trovo molto validi e ad un costo contenuto, la serie “metron” della Vision che hanno una leva da tirare (simile a quella del freno) per salire di rapporto ed un pulsante a scatti da premere con indice o pollice, per scendere. Ovviamente, inutile dirlo, il top è il cambio elettronico, dove i pulsanti possono essere riportati anche sul manubrio (oltre che sulle protesi) vicino alle leve del freno. Ma il prezzo sale, ovviamente…» Max Lelli Marsiliana (GR) tel. 0564-609920 www.maxlelli.com / info@maxlelli.com
54
ARNALDO PAMBIANCO
info@inbici.net
a cura di FEDERICO TOSI
«PECCATO CHE FAUSTO NON MI VIDE VINCERE IL GIRO» CLASSE 1935, IL VINCITORE DELLA CORSA ROSA DEL 1961 RIPERCORRE LE TAPPE SALIENTI DELLA SUA FORMIDABILE CARRIERA: «COPPI ERA UN FENOMENO E MERCKX VOLEVA VINCERE SEMPRE, MA LA PRIMA VOLTA CHE EBBI UNA SQUADRA TUTTA PER ME, MI LASCIAI DIETRO ANQUETIL, GAUL E VAN LOOY»
E
E i fatti dicono che, quando Ercole scatta dietro Nencini e Bobet, Coppi frena Pambianco che avrebbe voluto avvertire l’amico del probabile suicidio tattico: «Lascialo andare». Poi finì come tutti sappiamo... Di quel giorno il forlivese Arnaldo Pambianco, vincitore del Giro d’Italia del 1961, ricorda il grande lavoro fatto con Aldo Moser: «Spezzavamo i cambi ai belgi che volevano chiudere la fuga per Van Looy». All’ultimo giro Arnaldo si ritira stremato: «Mi metto all’ultimo chilometro in attesa di Ercole, col cuore in gola. Sul tratto vallonato vedo comparire ad intermittenza le gambe, poi nulla, poi il culo, poi nulla, poi la sagoma di Ercole. Da solo. Un puntino che si avvicina sempre di più. Tiro un urlo che rischio di rimanere strozzato». Dopo il mondiale esplode la felicità, Coppi brinda con la squadra. Neanche due anni dopo la tragedia: Coppi muore di malaria.
«Me lo disse mia moglie, non ci credevo. Firenze e non la mollai più: ebbi paura solo Non andai neanche al funerale, non ce la il giorno successivo sugli Appennini». Sulfacevo. Non è possibile, uno corre tutti lo Stelvio invece la grande impresa quanquegli anni e non ha neanche il tempo di do resiste agli attacchi degli avversari, Angodersi la vita». Pambianco l’anno suc- quetil in testa: a casa Pambianco c’è una cessivo va a rendere omaggio alla tom- foto con due omini in bici che sfidano una ba dell’amico ma gli resta un rammarico: muraglia di neve. Uno è Arnaldo: «Erano «Volevo che mi vedesse vincere il Giro quasi dieci ore che eravamo in sella, quelli del ’61. Mi voleva bene, gli avrebbe fat- sì che erano tapponi». to piacere vedermi Arnaldo Pambianco nella mitica tappa al Giro d’Italia del 1961 in rosa». Il ciclista romagnolo vinceva e faceva vincere: con lui hanno trionfato al Giro e al Tour Baldini, Nencini, Adorni e Gimondi: «L’unico anno che ho avuto la squadra tutta per me ho vinto. Presi la maglia a
Il campione Arnaldo Pambianco in una recente manifestazione
Ne ha viste tante l’Arnaldo e ne ha visti tanti di campioni. Specie da vicino. Arriva l’inevitabile domanda: il più forte è stato Fausto? «Senza dubbio era il migliore della sua epoca ma, mi creda, ho corso anche con Merckx e non riesco a non esserne ammirato. Era insaziabile, straordinario. L’avevo soprannominato Diabolik. Non si possono fare paragoni». Tra i grandi Pambianco inserisce Francesco Moser, Giuseppe Saronni – «era un po’ succhiaruote ma ci stava» – e Marco Pantani: «Uno come lui rinasce fra 50 anni». E Baldini? «Ercole è il mio gemello, lui è speciale».
56
GRANFONDO DELLE CINQUE TERRE
a cura di ROBERTO ZANETTI
robertozanetti65@gmail.com
TANTI MOTIVI PER TORNARE PERCORSO SELETTIVO, SCORCI PANORAMICI DA CARTOLINA, ISCRIZIONI A MISURA DI PORTAFOGLIO E ORGANIZZAZIONE PERFETTA. A DEIVA MARINA UNA RASSEGNA DA INCORNICIARE
A
A chi frequenta il mondo delle granfondo non capita tutte le domeniche, dopo le fatiche della gara, di sedersi in tutta tranquillità davanti al mare e di gustare un ricco pasta party in buona compagnia. A Deiva Marina, la località che ospita la “Granfondo delle Cinque Terre”, questo avviene ormai da parecchi anni, diciannove per la precisione. Anche nel 2013 questo appuntamento ha richiamato una buona flotta di ciclisti e molti di loro, approfittando del clima mite della riviera ligure di ponente, hanno potuto sfruttare con le rispettive famiglie un piacevole weekend di fine estate. Forse non sarà il massimo per le automobili ma le Cinque Terre rappresentano per “noi ciclisti” una metà ideale per pedalare, allenarsi, fare fatica (di pianura se ne vede ben poca, salita e discesa sono ovunque) e perché no, scoprire angoli di rara bellezza, paesaggi mozzafiato a strapiombo sul mare che non hanno nulla da invidiare alla celebre Costiera Amalfitana o ad altre rinomate località turistiche della nostra bell’Italia. Così come, a nostro parere, anche l’evento stesso della Granfondo non ha nulla da invidiare a manifestazioni più “altolocate” come la Maratona delle Dolomiti di Corvara o La Sportful di Feltre, solo per citarne un paio a caso. Chi viene a pedalare a Deiva Marina alla Granfondo delle Cinque Terre torna a casa sicuramente soddisfatto. Per prima cosa ha speso molto – molto meno (il costo d’iscrizione è allineato con la media delle altre granfondo italiane in calendario) e di questi tempi di crisi è un dato
da non sottovalutare. In secondo luogo se si è alla ricerca di un tracciato duro e selettivo qui non manca proprio nulla anzi, ce n’è in abbondanza… Terzo, doverosa una nota di merito al comitato organizzatore capitanato dall’instancabile Francesco Belloglio che ha saputo mantenere in tutti questi anni un evento di qualità, senza badare troppo a spese anche in momenti difficili come quelli che sta attraversando il nostro paese. Quarto motivo, per cui vale la pena correre alla Granfondo delle Cinque Terre, è senza dubbio il rilassante clima balneare e vacanziero nel quale si svolge la manifestazione. Come la maggior parte delle gare liguri, la location di arrivo e partenza è sul lungomare dove si respira sempre un gradevole profumo di creme abbronzanti, di salsedine, un vociare di bambini che giocano tra le onde o lo stridio dei gabbiani che volteggiano alti nel cielo. Davvero molto bello e suggestivo, a prescindere dalla prestazione e dalla fatica (ovvio, non si va a correre alla Granfondo delle Cinque Terre con il cestino della spesa sul manubrio della bici). Insomma, ci sono tante ragioni per tornare il prossimo anno e per celebrare nel più degno dei modi la ventesima edizione di questa affascinante Granfondo di fine stagione.
58
GRANFONDO SITÉ DA PRIA a cura di ROBERTO ZANETTI
robertozanetti65@gmail.com
A PIETRA LIGURE CONGEDO TRA I BIG LA SPLENDIDA GRANFONDO SAVONESE HA CHIUSO VIRTUALMENTE IL CALENDARIO AGONISTICO DEL 2013. TRA LE GUEST-STAR ANCHE NOÈ E SAVOLDELLI
Il centro storico di Pietra Ligure
Q
Quando su due terzi dell’Italia stava imperversando la prima perturbazione autunnale con pioggia, freddo e forte vento, a Pietra Ligure splendeva il sole. A dire il vero anche sulla riviera di levante tirava un ventaccio fastidioso, raffiche improvvise che arrivavano da ogni parte, ma il cielo era sgombro da nuvole e la temperatura di questa prima domenica d’ottobre ancora mite e molto gradevole. Questo lo si sa: “chi non è presente ha sempre torto” come hanno avuto torto coloro che, per un motivo o per un altro, non sono venuti a correre in Liguria una delle ultime gare in calendario nel 2013. La granfondo Sité da Pria (ultima tappa del circuito Mar&Monti), così si scrive e si pronuncia nel dialetto locale, avrebbe meritato maggiore considerazione da parte dei ciclisti (circa 400 gli iscritti per un totale esatto di 329 classificati) che, forse scoraggiati dalle preoccupanti previsioni meteo, hanno disertato questo divertente appuntamento di fine stagione. Piernicola Pesce (“Pier” per gli amici), l’organizzatore, ha messo a disposizione tutta
La fontana sul lungomare di Pietra Ligure
foto STUDIO PAOLO GASTALDI CANE
L’area expo in piazza San Nicolò, sullo sfondo la Basilica
la sua competenza per confezionare un bell’evento sportivo, a cominciare dalla sicurezza sul percorso (92 chilometri e quasi 2.100 metri di dislivello, mica poco per una così breve distanza) garantita dagli uomini del Loabikers e dall’efficienza della scorta tecnica, per finire coi punti di ristoro, il pasta party fino alle premiazioni. Ben rappresentato anche il palco degli ospiti illustri, a cominciare da Andrea Noè, ex professionista di lungo corso (storica maglia rosa al Giro d’Italia del 2007 indossata per due giorni consecutivi alla veneranda età di 38 anni), che il sabato precedente ha accompagnato i bambini nella Ciclopedalata Pietrese, un anello di 10 chilometri tra le viuzze del suggestivo borgo ligure.
La partenza della Granfondo Sité da Pria
foto STUDIO PAOLO GASTALDI CANE
La premiazione femminile con l’organizzatore Pier Nicola Pesce e l’ospite speciale Paolo Savoldelli
foto STUDIO PAOLO GASTALDI CANE
Molto gradita anche la presenza nella giornata di domenica di Paolo Savoldelli, altro grande “pro” del recente passato e ora stimato cronista televisivo di ciclismo. “Il Falco”, com’era soprannominato per le grandi doti di immenso discesista e vincitore di due Giri d’Italia, ha messo la ciliegina sulla torta alla granfondo Sité da Pria, commentando in moto le fasi salienti della gara e presenziando alle premiazioni finali nella pittoresca piazza San Nicolò, quartier generale di tutta la manifestazione pietrese.
Attimi prima della partenza della seconda edizione Granfondo FRW
62
GRANFONDO FRW a cura di BRUNO ACHILLI
info@inbici.net Tempo di lettura
A RAVENNA IL BIS DI BERTUOLA
8 min
foto PLAYFULL NIKON
IL TREVIGIANO REGOLA ALLO SPRINT D’ASCENZO E MENCARONI. TRA LE DONNE L’ACUTO DI MARIA CRISTINA PRATI
A
Alessandro Bertuola ha vinto, per il secondo anno consecutivo, la Granfondo FRW, battendo in un accanito testa a testa Wladimiro D’Ascenzo e Luciano Mencaroni, i protagonisti assoluti della gara. Nella corsa femminile si è imposta invece Maria Cristina Prati e, nella Mediofondo, nell’albo d’oro della rassegna bizantina sono finiti i nomi di Gabriele Bezzi e Veronica Pacini. Poco meno di mille i ciclisti inseriti in tre griglie lungo il viale fratelli Lumiere. Nella principale si sono allineati i big della specialità, da Alessandro Bertuola, vincitore della prima edizione della Granfondo FRW, all’olimpionica di scherma Dorina Vaccaroni, che da tempo ha sostituito il fioretto con la bicicletta. Molto attesi i campioni del GC Melania FRW, Wladimiro D’Ascenzo e Luciano Mencaroni, tanto per citare i due nomi che daranno più battaglia. Prima di abbassare la bandiera a scacchi – onore toccato ovviamente a Claudio Brusi, patron della FRW – per quest’ultima prova del Campionato Nazionale ACSI
settore ciclismo Go & Fun – Romagna Challenge, applausi meritati per il bravissimo cervese Giancarlo Vagnini, detto “Cagnaccio”, che ha realizzato, tra aprile e giugno, il nuovo guinnes dei primati dell’EuropaTour. Non è una mattinata calda, il cielo è nuvoloso, la colonnina di mercurio oscilla attorno ai 12 gradi, nonostante siano già le 10 del mattino: molti ciclisti indossano i manicotti, comunque si parte di gran carriera, tanto per iniziare subito a scaldarsi. Tanti scatti fin dai primi chilometri, il gruppo si allunga a fisarmonica, finché nelle vicinanze di Carraie, al chilometro 21, al comando sono in due: Verlicchi e Di Donato. Il tandem guadagna subito un buon margine sul gruppo, dal quale escono in cinque: Corsello, Fantini, Lelli, Pazzini e Miniello, quest’ultimo però cade e si ritira. Nei pressi dell’aeroporto di Forlì, al chilometro 44, la coppia di testa conduce con un minuto di vantaggio sui quattro immediati inseguitori e con quasi 2 minuti nei confronti del plotone. Sulla Rocca delle Caminate, la situazione non cambia: sempre due in fuga ed il gruppone a debite distanze.
foto PLAYFULL NIKON
Alessandro Bertuola, Luciano Mencaroni e Wladimiro D’Ascenzo in azione nel percorso lungo
Nel frattempo il sole prende il sopravvento sulle nuvole e la temperatura si alza fino a 20 gradi. E anche la corsa finalmente si scalda. Al bivio Baccanelli, alla divisione dei percorsi, il gruppo si fraziona: nel percorso lungo si affronta subito monte Colombo, dove al comando si forma un gruppetto di una decina di corridori, tra i quali anche Verlicchi e Di Donato. Però, man mano che si sale, il gruppo si assottiglia. Davanti restano in due: Bertuola e Mencaroni, che scollinano gomito a gomito, tallonati da D’Ascenzo. I tre si riuniscono prima di iniziare il Monte Trebbio, storica salita del ciclismo romagnolo; in vetta passa in testa Bertuola, seguito da Mencaroni e D’Ascenzo, però staccato di una manciata di secondi. D’Ascenzo rientra sui due in discesa. Resta da affrontare ancora la salita dei Sabbioni, ma la situazione non cambia e il terzetto vola verso il traguardo. Negli ultimi chilometri, a turno, D’Ascenzo e Mencaroni provano a staccare Bertuola, ma il trevigiano è bravo a rintuzzare tutti gli scatti. E anche nello sprint
Il gruppo di atleti affronta la prima salita di giornata foto PLAYFULL NIKON
trova ancora la forza per vincere, battendo di una ruota D’Ascenzo, mentre Mencaroni chiude al terzo posto. Ordine d’arrivo: 1) Alessandro Bertuola (Legend – Miche – Gobbi) km 146 in 4 h 01’ 49” media 36,150; 2) Wladimiro D’Ascenzo (GC Melania FRW); 3) Luciano Mencaroni (GC Melania FRW); 4) Sirio Sistarelli (GC Melania FRW) a 4’ 04”; 5) Romeo Moretti (GF Liotto); 6) Giulio Verlicchi (Amplifon) a 5’ 39”; 7) Alessandro Fantini (GC Melania FRW); 8) Simone Boscaini (Legend – Miche – Gobbi); 9) Massimo Di Matteo (Gianluca Faenza Team); 10) Fabio Mantovani (Mkg Cycling Team). Tra le donne vittoria invece di Maria Cristina Prati, che ha regolato allo sprint l’olimpionica
Alle spalle dei tre, altri sette corridori, i componenti della fuga decisiva, iniziata a San Pancrazio, dove sono stati raggiunti i fuggitivi Giannessi, Pazzini e Mondaini. Ordine d’arrivo: 1) Gabriele Bezzi (Bike Lugo) km 116 in 3 h 4’ 26” media 37,740; 2) Claudio Astolfi (GC Melania FRW); 3) Andrea Guardigli (Lelli Bike) a 14”; 4) Emidio Celani (GC Melania FRW); 5) Massimo Magnani (GS Sportisimo), 6); Fabio Laghi (Mg K Vis LGL Gobbi); 7) Giorgio Viotto (TV Bike Team); 8) Riccardo Zanellato (Asnaghi Cucine); 9) Cristiano Andreani
Il podio maschile da sx: Wladimiro D’Ascenzo, Alessandro Bertuola e Claudio Brusi titolare di FRW
(Gianluca Faenza Team); 10) Christian Pazzini (Matteoni FRW). Sprint di prepotenza di Veronica Pacini nella prova femminile, che s’impone sulla rivale Lorena Zangheri; staccata invece di diversi minuti la terza classificata Cristina Coletti. Ordine d’arrivo: 1) Veronica Pacini (Cicli Copparo) in 3 h 16’ 27” media 35,430; 2) Lorena Zangheri (GC Melania FRW); 3) Cristina Coletti (Filippelli Vecchia) a 5’ 21”; 4) Valentina Mabritto (Cam Corse); 5) Maria Grazia Villanova (Asnaghi Cucine). Gran finale, come il protocollo impone, con la cerimonia di premiazione. Tantissimi i premi messi in palio dal patron Claudio Brusi sia per la gara Granfondo FRW che per la combinata legata alla Granfondo Città di San Benedetto del Tronto. Tanti elogi anche per il team Rossetti che ha organizzato con competenza sia la gara che il pasta party curato dagli amici del Fan Club Alan Marangoni, gradito da tutti i numerosi commensali. Un plauso infine a Franco Giusti, presidente del Comitato ACSI di Ravenna e ai suoi giudici e collaboratori, sempre attenti e precisi. Il podio femminile da sx: Valentina Gallo, Maria Cristina Prati, Dorina Vaccaroni e il patron di FRW Claudio Brusi
di scherma Dorina Vaccaroni, terza Valentina Gallo. Ordine d’arrivo: 1) Maria Cristina Prati (Matteoni FRW) in 4 h 26’ 08” media 32,900; 2) Dorina Vaccaroni (GS Alpilatte); 3) Valentina Gallo (Team Armistizio) a 5’ 05”; 4) Patrizia Piancastelli (Scatenati); 5) Manuela Bugli (Matteoni FRW) a 11’ 54”. Nel percorso corto, splendido acuto di Gabriele Bezzi. L’ex dilettante di Villanova di Ravenna, tornato alle gare quest’anno, si è imposto da finisseur su un altro ex, l’umbro Claudio Astolfi, mentre terzo è arrivato Andrea Guardigli, anche lui con un buon passato da ciclista.
64
VITO ORTELLI a cura di MARIO PUGLIESE
LA PIÙ VECCHIA MAGLIA ROSA VIVENTE L’AMICIZIA CON COPPI, LA RIVALITÀ CON BARTALI E QUEL GIRO D’ITALIA DEL 1946 IN CUI RISCHIÒ DI MORIRE SOTTO I PROIETTILI DEGLI SLAVI. STORIA DI UN FAENTINO DI 92 ANNI CHE, ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA, HA PROVATO L’EMOZIONE DI BATTERE IL SUO IDOLO
I
Il prossimo Giro d’Italia non celebrerà solo il doveroso omaggio a Marco Pantani a dieci anni dalla scomparsa. La tappa conclusiva, infatti, quella del primo giugno 2014, arriverà a Trieste, città che evoca il “Giro della Rinascita”, quello del ’46 con il faentino Vito Ortelli a lungo leader della classifica e il compaesano Aldo Ronconi a giocarsela con lui, Coppi e Bartali. Proprio nella tappa di Trieste furono presi a sassate e a schioppettate dagli slavi, che volevano tenere lontani gli italiani dalla città. E pure questo, a suo modo, è un omaggio alla Romagna e al grande Ortelli, 92 anni, dopo la morte di Cesare Del Cancia nell’aprile del 2011, la più vecchia maglia rosa vivente. Vito Ortelli oggi con le sue vecchie maglie
Vito Ortelli con la maglia tricolore di campione italiano
La carriera ciclistica di Vito Ortelli è legata a doppio filo all’immagine leggendaria di Fausto Coppi. Da quando il giovane dilettante di Faenza incrociò il suo idolo, tra l’altro battendolo, nacque col campionissimo un’accesa rivalità che, nella vita privata però, diventò amicizia: «Per parlare di Fausto bisogna fare prima una piccola premessa – afferma il ciclista faentino classe 1921 – e riavvolgere il nastro della storia fino alla fine degli anni ’30. Quando ero Allievo ho sempre tifato per Guerra e non per Binda, come all’epoca facevano in molti. Una volta che questo grandissimo campione si è ritirato, dovevo scegliere un nuovo idolo, e allora puntai su Coppi, perché mi aveva entusiasmato nella vittoria del Giro d’Italia del 1940». Ortelli non poteva certo immaginare che a distanza di pochi mesi lo avrebbe addirittura superato in una gara… «Nel 1940 passai nei Dilettanti (i suoi successi in questa categoria gli valsero il soprannome di Binda dei Dilettanti, ndr) e, in un’occasione, io e Fiorenzo Magni venimmo invitati a partecipare ad una corsa di professionisti, la cronometro del Giro della Provincia di Milano. Essendo i più giovani partimmo per primi e, alla fine, non si sa come, arrivammo sul gradino più alto del podio, con Coppi che venne a complimentarsi con noi per la vittoria. Appena lo vidi non potei non manifestargli tutta la stima che avevo di lui, dicendogli che ero un suo grandissimo tifoso. Lui, un po’ sorpreso, si mise a ridere».
65 Il corridore faentino negli anni ’40 con la maglia dell’Atala
Non tutti i campioni, però, furono contenti di quel successo. «Bartali disse che non avremmo dovuto partecipare, ma questa sua frase faceva parte del suo carattere, perché è sempre stato un brontolone. Ricordo che su questo episodio il mitico Carlin sul Guerin Sportivo disegnò una vignetta con Coppi che consola Bartali dopo una mia vittoria». Nel 1942 Ortelli diventa professionista esordendo subito con il successo nel giro di Toscana, con Coppi quinto: da quel giorno partirono ufficialmente le epiche battaglie, con Bartali nel ruolo di terzo incomodo. «Con Fausto nacque una sana rivalità sportiva, perché entrambi ci rispettavamo e conoscevamo molto bene il valore dell’altro. Davamo tutto sui pedali, ma a fine gara ci facevamo sempre i complimenti. Ricordo ancora le lotte tra noi due e Bartali, sfide intense e ricche di colpi di scena che avrebbero appassionato tutti gli amanti del ciclismo. Peccato che a quei tempi non ci fossero le riprese televisive, perché sarebbe stato emozionante rivedere quello spettacolo».
Vito Ortelli con Gino Bartali
66
“CARO CICLISTA, NON CINGUETTARE” a cura di MARIO PUGLIESE
info@inbici.net
NELL’ERA DEI SOCIAL NETWORK, VITA DURA PER GLI ADDETTI STAMPA DEL CICLISMO. E COSÌ, PER “EDUCARE” I CORRIDORI ED EVITARE GRATTACAPI, NASCONO DECALOGHI E PROTOCOLLI SUI RAPPORTI CON I MEDIA. VE NE PROPONIAMO UNO IN ESCLUSIVA
U
Una volta c’era la televisione (un canale e basta) e, al massimo, qualche taccuino. Gestire la comunicazione di una squadra ciclistica, per un addetto stampa, era un gioco da ragazzi. Poi con lo sviluppo planetario dell’informazione, i media sono cresciuti in modo tentacolare e con la competizione – sempre più serrata – fra testate, gestire i rapporti con i giornalisti è diventato un po’ come smistare il traffico per un vigile urbano sul raccordo anulare: difficile, ma non impossibile. Infine, è arrivata la rete, con il suo profluvio di portali, social network, blogger e reporter “fai da te”. E, a quel punto, occuparsi di comunicazione, nel ciclismo come in qualsiasi altro ambito dello scibile umano, è diventato come scalare l’Everest a mani nude: semplicemente folle. Ci sono strategie di comunicazione che saltano in aria per un twitt, rapporti con lo sponsor che si inclinano per un post. Insomma per un addetto stampa vigilare su una squadra di ciclismo oggi è diventato un compito da “mission impossibile”. Per comprendere meglio queste dinamiche gestionali, pubblichiamo in esclusiva la lettera ufficiale che un responsabile dell’ufficio di comunicazione di un team professionistico ha distribuito – la scorsa stagione – ai propri corridori, una sorta di codice etico sulla comunicazione a cui tutti gli atleti sono stati chiamati rigorosamente ad uniformarsi.
«Gentile atleta, non dimenticare mai che, essendo tesserato per un team ciclistico professionistico, anche se non sempre ne avverti la percezione, sei a tutti gli effetti un personaggio pubblico e, come tale, la tua vita privata è sempre sotto i riflettori dei media. Per questo, puoi finire sui giornali per le tue imprese ciclistiche, ma anche per vicende extrasportive e, talvolta, questo – anche per cause indipendenti dalla tua volontà – potrebbe creare problemi alla tua immagine, a quella del team e dello sponsor. Per questo, pur nel doveroso rispetto della tua privacy, nell’ambito di un progetto di comunicazione globale, ti ricordiamo alcune semplici regole che la società ti chiede di osservare scrupolosamente. 1) Se un giornalista ti chiede un’intervista, informa sempre preventivamente l’ufficio stampa. Anche se con alcuni operatori della comu-
nicazione hai un rapporto fiduciario e confidenziale, alcune interviste – se non adeguatamente ponderate – potrebbero, tuo malgrado, nascondere insidie e generare problemi. Se ricevi la richiesta di un’intervista ma non ritieni, per le più disparate ragioni, di concederla, informa comunque sempre l’ufficio stampa. 2) Ricordati che, ogni qual volta partecipi ad eventi o manifestazioni, rappresenti comunque il team. Per questo, presta la massima attenzione nell’utilizzo dell’abbigliamento ed, eventualmente, dei materiali. 3) Devi sapere che, con la diffusione planetaria dei socialnetwork, strumenti come facebook o twitter sono ormai unanimemente considerati ‘fonti ufficiali’. Sempre più organi d’informazione esplorano quotidianamente le pagine web degli sportivi professionisti ‘a caccia’ di notizie, scoop o semplici dichiarazioni. Ciò che scrivi su twitter, dunque, potresti trovartelo pubblicato dopo pochi minuti su un sito internet o, il giorno dopo, su un giornale. Per questo, presta la massima cautela con questi strumenti. Ogni frase, per quanto innocua, potrebbe essere strumentalmente utilizzata per ‘costruire’ notizie. Non è esagerato dire che, quando ti trovi di fronte al monitor del tuo note-book, è come se fossi in ‘conferenza stampa’. In ogni caso, se hai dubbi o domande a riguardo, parlane tranquillamente con l’ufficio stampa. 4) Se, nella tua vita privata, ti accade qualcosa di anomalo (una lite per strada, un incidente con l’auto, ecc...) sappi che, essendo tu un atleta professionista, non sempre potrai avvalerti della legge sulla privacy. Dunque, anche episodi genericamente marginali della tua vita, nel panorama eterogeneo dei media, potrebbero essere considerati ‘giornalisticamente rilevanti’. Per questo, per scongiurare la pubblicazione di notizie sgradevoli, imbarazzanti o comunque lesive dell’immagine tua e del team, avverti sempre preventivamente l’addetto stampa che interverrà sempre nel tuo esclusivo interesse e in quello della squadra».
www.nalini.com www.nalininews.com
CYCLEWEAR, UNDERWEAR, SHOES, ACCESSORIES AND PASSION. MOSTLY PASSION.
68
PROTAGONISTI
a cura di PAOLO MEI Tempo di lettura
10 min
info@inbici.net TONY LONGO, IL TALENTO TRENTINO DELLA MOUNTAIN BIKE CAMPIONE ITALIANO MARATHON E DUE ARGENTI MONDIALI NEL TEAM RELAY, ALLA SCOPERTA DI UNO DEI PIÙ COMPLETI MOUNTAIN BIKERS ITALIANI
T
Tony Longo, vuol presentarsi in poche righe ai lettori di INBICI… «Mi chiamo Tony Longo, sono un biker professionista del team TX Active Bianchi, ho 29 anni, sono trentino e vivo a Siror. Sono l’attuale Campione Italiano specialità Marathon di mountain bike.» I primi risultati della sua lunga carriera di mountain biker arrivano nel 2001, ma ci racconti in che modo e quando è nata la sua passione per la bicicletta? «Ho iniziato un po’ per caso. A 14 anni mio papà mi regalò una MTB, così ho iniziato con le prime pedalate sulle mie montagne, le prime gare escursionistiche e l’anno dopo mi sono iscritto con la mia prima squadra, la Cicli Sanvido. Per i primi anni ho preso parte a gare regionali, poi sono arrivate le prime gare nazionali, ma fino a quel momento avevo corso solo per divertimento, tant’è che mi allenavo pochissimo. Dal 2002 ho fatto il cosiddetto ‘salto di qualità’ e ho vinto le prime gare nazionali. Sono entrato in Nazionale e ho conquistato il bronzo al mondiale tra gli Junior.»
Lei è stato uno degli alfieri del team Carraro. Non solo Fruet, ma anche e soprattutto Bui, Unterthurner, Paoli. Che cosa aveva di speciale quel team, soprattutto per i giovani? «Ho corso per la Carraro nei due anni nella categoria Junior, fu la mia prima squadra di alto livello. Ricordo che fino a quel momento ero completamente autodidatta, non sapevo assolutamente nulla riguardo ad allenamento, alimentazione, vita da corridore. Ho imparato molto in quegli anni dagli atleti professionisti che correvano nel team. Cercavo di rubare ogni segreto soprattutto da Martino Fruet che correva con me, anche nelle trasferte con la nazionale e dal mio compaesano Massimo De Bertolis. Erano come i primi anni di scuola e io dovevo ancora imparare tutto.» Tony Longo vince il Campionato Italiano Marathon
A livello mondiale spiccano anche due splendidi argenti nella prestigiosa Team Relay, nel 2005 a Livigno e nel 2006 a Rotorua. Vogliamo parlare di quelle medaglie e di quei suoi splendidi compagni di nazionale con i quali ebbe la gioia di condividere quelle straordinarie esperienze? «Nell’ambiente della MTB e nel gruppo della Nazionale tutti sono amici e molto uniti e vincere medaglie mondiali tutti insieme è il massimo. Salire in 4 diverse categorie del podio per me fu fantastico e questo fu la dimostrazione della grande compattezza del gruppo. Eravamo tutti uniti per una maglia!»
Atleticamente e ciclisticamente lei è cresciuto al fianco di Martino Fruet, tra le fila del team Carraro. Un cammino iniziato più di dieci anni fa. Quel bronzo ai mondiali junior 2002 a Kaprun fu senza dubbio il miglior biglietto da visita per la sua carriera. Che ricordo ha di quel periodo? «Nel 2002 approdai al Team Carraro, maturai fisicamente e, allenandomi con un po’ più di costanza, ottenni i miei primi risultati importanti. Alla fine di quella stagione capii che potevo diventare un buon atleta in questo sport. Ho bellissimi ricordi di quel periodo: le prime trasferte all’estero con la maglia della Nazionale, i primi risultati importanti, passai dai piazzamenti di rincalzo nelle gare regionali alla medaglia mondiale. Fu una grande soddisfazione. Tecnicamente ricordo ancora oggi quanto scarso fossi in discesa…»
Ha un idolo sportivo, un riferimento, non necessariamente un biker? «Mi piacciono e stimo molti atleti di vari sport, ma non ho un idolo sportivo in particolare.»
foto ALDO ZANARDI
Fu mai attratto dalla strada? «Sì, mi è sempre piaciuta la strada, da quando ho iniziato a pedalare ho sempre seguito le gare in tv. Finita la categoria under 23 ho avuto l’occasione di provare a correre su strada grazie al mio team di allora, la Mapei, ma l’esperimento non durò a lungo.»
2004-2005 due annate buone, due titoli tra gli U23 in due discipline diverse, Marathon nel 2004 e XC nel 2005. La mountain bike iniziava in quel periodo ad identificarsi in più specialità. Ma, sinceramente, quale pensa sia la sua specialità? «Fino all’anno scorso mi sono dedicato solo all’XC con solo apparizioni nelle Marathon. Fino a 5/6 anni fa le gare XC erano diverse, le salite erano più lunghe, la durata oltre le 2 ore. Mancavano gli ostacoli artificiali, le corse erano molto più dure e adatte ad uno scalatore come me. Negli ultimi anni l’XC è cambiato molto, la durata delle gare si è sensibilmente accorciata, i percorsi sono diventati più veloci e molto esplosivi e la tecnica è diventata fondamentale. Per questi motivi ho deciso di cambiare rotta e puntare sulle lunghe distanze e credo di aver fatto una buona scelta.»
C’è mai stato un momento nella sua carriera in cui voleva smettere? «No, per fortuna non mi è mai passata per la testa questa idea. Mi ritengo troppo fortunato, la mia passione è diventata il mio lavoro. I sacrifici sono tanti, ma quando raggiungi i risultati la soddisfazione è doppia.» Quali sono stati i momenti più belli della sua carriera?
foto NEWSPOWER CANON
«Sicuramente la conquista delle 2 medaglie mondiali nel 2002 tra gli Junior e nel 2006 tra gli under 23. Sono passati ormai parecchi anni, ma conservo un ottimo ricordo. Recentemente invece la vittoria al campionato italiano Marathon, mi ha permesso di vincere la maglia tricolore nella massima categoria.»
Il suo titolo tricolore marathon ottenuto in settembre in Sicilia è stato conquistato su una MTB da 26’’. In un mountain biking sempre più inclinato verso le 29’’ o 27,5’’, la cosa ha stupito parecchio l’opinione pubblica. Chi, meglio del campione italiano può chiarire le idee in questo senso per i lettori più appassionati? «Già da inizio anno ho deciso di correre solo con la 26 pollici. Non sono alto, sono uno scalatore puro, devo fare la differenza in salita e ho bisogno di un mezzo scattante e leggero: per questo ho scelto la 26. Per le gare che fatto quest’anno poche volte ho pensato, e constatato, che la 26 era svantaggiata rispetto alle ruote più grandi. Dal prossimo anno ci sarà un cambiamento anche per me: correrò infatti con la nuova Bianchi Methanol 27,5.»
foto NEWSPOWER CANON
Chi è Tony Longo, lontano dalle corse? «Sono un ragazzo che cerca di fare il suo lavoro al meglio e con passione, mi piace viaggiare (a novembre solitamente faccio sempre un bel viaggio come vacanza). Quando sono a casa mi piace curare e sistemare la casa, prendermi cura del mio mezzo di lavoro, navigare su internet e uscire con gli amici.» Ultima domanda: il suo sogno? «Ne ho due: vincere una medaglia al Mondiale Marathon e poi una cosa che ho sempre sognato, ma ormai inizio ad essere un po’ vecchietto, è partecipare al Giro d’Italia.» Tony Longo in un passaggio suggestivo
foto ALDO ZANARDI
Facciamo un bilancio di questo 2013: che annata è stata per lei? «Sono più che soddisfatto di questo 2013, primo anno in cui mi sono concentrato esclusivamente sulle marathon. Ho vinto 7 gare, tantissimi podi con la ciliegina del Campionato Italiano. Sono molto contento soprattutto della mia regolarità, sono andato bene da marzo ad ottobre.»
Ci dia qualche anticipazione per il 2014: in quale squadra correrà e quali saranno i suoi obiettivi? «Correrò ancora per il team Tx Active Bianchi, sarà il quarto anno con loro, mi trovo benissimo. Il team è molto professionale, ma allo stesso tempo siamo anche una grande famiglia. L’obiettivo sarà quello di migliorare ancora un po’ rispetto ad ora, soprattutto su alcuni aspetti, cercando di limare sempre più il gap coi primi al mondo delle Marathon.» Si avvicina l’inverno, quale sarà la sua preparazione nei mesi freddi? «Ormai svolgo una preparazione abbastanza collaudata: riposo assoluto a novembre, poi dicembre e un po’ a gennaio palestra e sport alternativi (sci di fondo, alpinismo e corsa) con poca bici e da metà gennaio solo bicicletta con una bella base possibilmente al caldo.»
Tony Longo con a ruota il compagno di squadra Leonardo Paez
Lei, oltre alla Carraro e alla Mapei, ha militato in altre due “corazzate” italiane, la Full Dynamix e attualmente la Bianchi. Non proprio due squadrette, vero? «Sono fortunato ad aver corso sempre in grandi squadre come Carraro, Mapei, Full Dynamix e Bianchi, le migliori squadre in ambito italiano e non solo. Da ciascuna di loro ho imparato molte cose e passato bellissimi momenti e per questo devo ringraziarle.»
69
Tony Longo vincente sul podio del Campionato Italiano Marathon
LI A D E P I U S TER PRET-A-POR ITALY”.
AL “MADE IN ASSOLUTA A Z N E D E C E FORLÌ LE E PR SPORTIVO A À SARTORIA TO IT N IL E B M A , A LI LI IA IG TI ATER I A BB ALITÀ DEI M SEMPLICE NEGOZIO D DO TRENDY DEI CICLIS ELEVATA QU A R O LD E COSÌ UN L’ È DIVENTATO
È l’emporio dei ciclisti, una tappa obbligata per chi, anche sui pedali, non rinuncia ad un look trendy e funzionale. Parliamo di “Re Artù Abbigliamento”, la boutique di via Querzoli 2/T, gestito da Marina Betti, il marito Franco ed il figlio Paolo Castellucci. Un’attività imprenditoriale che nasce, in primis, dalla passione smodata per la bicicletta ma che, negli anni, si trasforma e si raffina, mixando tre concetti cardine: l’amore per il ciclismo, la praticità di capi comodi e di qualità e il desiderio di declinare il tutto con il marchio “made in Italy”. Così, da questa sublime fusione di eccellenze nasce Re Artù – 77Sportwear, uno dei brand più apprezzati nel segmento dell’abbigliamento ciclistico. Tra gli scaffali del negozio forlivese si trova davvero di tutto: dal calzino al cappellino, dall’abbigliamento agli accessori più ricercati. Campionari sempre aggiornati per uomini, donne e bambini. Ma non pensate al solito franchising d’importazione. A Re Artù l’artigianalità sartoriale è di casa e tutti i campionari vengono disegnati e realizzati rigorosamente nei laboratori forlivesi. Grande qualità del vestiario, ma senza rinunciare all’estetica. La grafica dei capi viene, infatti, realizzata da Paolo, che spesso produce abbigliamento su commissione, seguendo con scrupolo le dettagliate indicazioni del cliente. Ma la passione per il ciclismo ha anche altri sbocchi, come la sponsorizzazione di una squadra di allieve juniores dai 14 ai 17 anni (in totale 16 ragazze che fanno parte del Re Artù Factory Team) oltre al Velo Club Senigallia, squadra under 23 maschile. Al settore giovanile, sul quale l’azienda punta tantissimo, si affianca anche il mondo amatoriale con quattro formazioni, vale a dire Mg KVis Re Artù, LGL Prestigio, Somec e Re Artù Legend. Un’attività di sponsoring, ma anche di sperimentazione e di ricerca. Le squadre, infatti, assolvono anche la delicata funzione di tester, collaudando – working in progress – i nuovi materiali e le soluzioni più all’avanguardia. Un “ping pong” tra strada e sartoria dal quale, nel solco dell’estetica e dell’innovazione, nasce il capo ciclistico perfetto.
72
GRANDI EVENTI pressofice@newspower.it
a cura di NEWSPOWER Tempo di lettura
7 min
FINALE UWCT 2013
AI MONDIALI MASTER DEL TRENTINO AZZURRI PIGLIATUTTO
foto NEWSPOWER CANON
TRIONFANO CIUFFINI, DI SALVO, BORRELLI, JANES, MU E VIGL, MA ANCHE I SEI ARGENTI ED IL BRONZO RIMPINGUANO UN MEDAGLIERE IRIDATO CHE CI RIPORTA IN VETTA AL MONDO
foto NEWSPOWER CANON
La partenza
A
Azzurro, rosso, nero, giallo e verde su sfondo bianco sono i colori dei cinque cerchi olimpici e quelli dell’iride che da sempre rappresenta gli sportivi che primeggiano in campo mondiale. Sono gli stessi vestiti dai 38 nuovi campioni e campionesse del mondo master e cicloamatori saliti sul podio della finale UWCT 2013 disputata in Trentino lo scorso settembre. La maglia iridata si è posata anche sulle spalle degli atleti italiani con Chiara Ciuffini (F16-29), Giuseppe Di Salvo (M16-29), Antonio Borrelli (M40-44), Silvano Janes (M55-59), Nicolo Mu (M70+) e infine l’altoatesino Alois Vigl, campione della gara a cronometro (M60-64). A questi si sommano i 6 argenti di Benedet, D’Ascenzo, Vigl, Felici e Nicoletti (2 medaglie) ed il bronzo di Lattanzi che hanno fatto del medagliere azzurro quello più sostanzioso. Sebbene si trattasse di un test-event, il tricolore è sventolato anche sul podio della staffetta a squadre dove i team Italia 1 (Paolazzi, Janes, Valentini, Bergamo) e Italia 2 (Vigl, Mabritto, Nicoletti, Nicosia) hanno chiuso in prima e seconda posizione. Stefano Nicoletti e Alois Vigl sono stati inoltre gli unici italiani medagliati in tutte e tre le prove in calendario. Le location di Trento, del Monte Bondone e della Valle dei Laghi sono state prese d’assalto da un esercito di 1.700 concorrenti da una quarantina di Paesi, tra cui un nutrito gruppo di australiani e poi neozelandesi, statunitensi, canadesi, sudafricani e brasiliani che hanno riempito di colore e allegria le strade trentine.
I Campioni Mondiali Master italiani Borrelli, Di Salvo, Ciuffini, Mu, Janes
Le nazioni presenti
73
foto NEWSPOWER CANON
Ora i numeri che escono dal bilancio “post-mondiale” rappresentano appieno il successo più volte annunciato. Sono state oltre 20.000 le presenze registrate solamente nelle zone di Trento, del Monte Bondone e della Valle dei Laghi, ma c’è chi ha scelto anche il Lago di Garda o l’Alto Adige. Nell’insieme gli stranieri hanno rappresentato oltre l’80% dei partecipanti, a conferma che il Trentino con le sue mille sfaccettature e proposte è sempre più polo attrattivo sul mercato internazionale. Il comparto turistico ovviamente è quello che più ne ha beneficiato generando un indotto diretto fatturato di oltre 2 milioni e mezzo di euro solo per le zone di Trento, del Monte Bondone e della Valle dei Laghi. C’è stato poi chi, come gli atleti e gli accompagnatori da Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Canada, Brasile, Costa
Rica, Sud Africa e Russia, ha scelto di giungere sul posto con largo anticipo soggiornando in Trentino per una media di 10 giorni durante i quali c’è stato il tempo per allenarsi, ma anche per godere delle tante proposte offerte dal territorio. Anche l’ambito culturale infatti ha risentito positivamente del considerevole afflusso di visitatori durante le gare. Ai partecipanti è stata inoltre consegnata la Guest Card Trentino per avere accesso ai trasporti pubblici locali, ai musei e castelli trentini oltre che ad alcune visite guidate e degustazioni di prodotti tipici. Spinti dalla curiosità e dal fascino delle strutture a disposizione, in molti hanno visitato anche il Monte Baldo ed i musei di Rovereto e Riva del Garda. Se si considera poi che i possessori della card hanno foto NEWSPOWER CANON
foto NEWSPOWER CANON
La Cerimonia di apertura in Piazza Duomo a Trento
Banda Sociale di Cavedine
foto NEWSPOWER CANON foto NEWSPOWER CANON
avuto al proprio seguito anche famiglie e amici, è presto comprensibile come questo abbia prodotto ulteriori entrate economiche, assieme ad un consistente indotto indiretto difficilmente calcolabile con precisione. All’opera si è visto un affiatato staff coordinato dalla direttrice dell’ApT di Trento e presidente del C.O., Elda Verones, composto da tanti volontari e collaboratori e poi forze di polizia, Vigili del Fuoco, personale sanitario, protezione civile assieme alle tante aziende, associazioni e sponsor che hanno dato il proprio contributo Alberto Pacher Presidente Provincia Autonoma di Trento
foto NEWSPOWER CANON
Alessandro Andreatta Sindaco di Trento
alla riuscita delle gare iridate. Non è mancato nemmeno il prezioso sostegno all’evento da parte delle Istituzioni, dalla Provincia Autonoma di Trento ai comuni di Trento, della Valle dei Laghi e quelli attraversati dalle competizioni. Su tutti c’è stato il benestare di UCI e FCI che per prime hanno creduto nella finale di Trento, positivamente colpiti dalla qualità organizzativa dimostrata già in occasione della Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone, che il 24 ottobre ha aperto le iscrizioni all’edizione 2014. Un evento di questa portata non si costruisce dal nulla e anche l’attività promozionale si è dimostrata vincente, con un battage a tappeto sui media locali, nazionali ed internazionali, sul web fino alla sinergia con RAI che alla finale UWCT ha dedicato quasi 10 ore di programmazione, tra dirette e differite sui canali RAI Sport e su RAI Trentino-Alto Adige. Nei tanti messaggi di apprezzamento giunti da atleti e pubblico si leggono i termini del successo raggiunto. «Non avremmo potuto avere di meglio» – recitano alcuni di questi – «avete fatto un capolavoro», «una gara fantastica», «tanti bei ricordi ci legheranno per sempre a questo momento» e ancora c’è chi parla di «paesaggi mozzafiato» chiudendo con un «ci siamo divertiti tremendamente». Non resta che fare il bis il prossimo anno. Appuntamento quindi il 20 luglio 2014 con la 9a Granfondo Charly Gaul. Info: www.uwctfinal.com
freund.bz
visitate in nostro online-shop: www.spielwiese-cycling.com
76
PAGINE GIALLE info@inbici.net
a cura della REDAZIONE
Tempo di lettura
5 min LA MAGLIA ROSA AL “MUSICHIERE” DOPO IL DRAMMA DELLA RICOSTRUZIONE, IL GIRO D’ITALIA DEL 1958 SEGNA L’INGRESSO DEL BELPAESE NEGLI ANNI DEL BENESSERE. L’ITALIA IMPAZZISCE PER LA VESPA, IL TELEFONO E SOPRATTUTTO LA TELEVISIONE. IL SIMBOLO DEL CAMPIONE-VEDETTE È UN ROMAGNOLO: IL GRANDE ERCOLE BALDINI CHE I GIORNALI DELL’EPOCA DEFINIRONO «VERAMENTE IL PIÙ FORTE»
I
Il Giro d’Italia del 1958 – 41ª edizione della Corsa Rosa – passò alla storia del ciclismo per due ragioni: il sontuoso trionfo di Ercole Baldini e l’ultima partecipazione di Fausto Coppi, che avvertì le crudeli avvisaglie del pensionamento chiudendo ad oltre 52 minuti dal vincitore. Dopo venti tappe, il Girò terminò l’8 giugno e, il giorno dopo, il quotidiano “Ogni Sport” (lire trenta) celebrò il trionfo del forlivese a sei colonne («Apoteosi di Baldini al Vigorelli») e con un corsivo in prima pagina firmato da Giampietro Gerosa intitolato «Veramente il più forte». Ma più dei distacchi siderali inflitti ai suoi avversari (Brankart a 4’ 17’’ e Gaul a 6’ 07’’), quell’edizione segnò – in un’Italia ormai finalmente lontana dalle macerie della ricostruzione – anche la consacrazione del ciclismo come fenomeno popolare.
Sentite l’attacco del pezzo di Gerosa: «Ercole Baldini ha cantato ieri sera al ‘Musichiere’ (condotto da Mario Riva, ndr) e milioni di telespettatori lo hanno sentito chiudere la popolare trasmissione intonando il classico ritornello ‘domenica è sempre domenica’ con le vecchie glorie Girardengo, Belloni, Pavesi, Bergamaschi, Leoni e Bini e con il capo dell’organizzazione del Giro, rag. Torriani, a fare il coro (…). Milioni di
77
spettatori hanno certamente capito che il corridore romagnolo, per l’occasione in veste di… non troppo intonato cantante, mentre pronunciava la parola ‘domenica’, pensava all’indomani a quella ‘sua’ domenica, che gli resterà incancellabile nella sua mente e nel cuore per la vittoria del Giro d’Italia, forse la prima di una serie che non si può sapere quanto lunga (quella sarà, in realtà, la sua unica vittoria in carriera di un Giro, ndr). Che grande domenica, che felice domenica per Baldini, per i suoi familiari,
per i suoi dirigenti, per i suoi sostenitori, per tutti gli sportivi italiani che amano il ciclismo, questo sport tornato di colpo popolare sulle strade e tra le grandi folle, ora che è spuntato un nuovo campione». E anche nelle pagine interne, nelle interviste sul “prato” del Vigorelli ai protagonisti della kermesse Rosa, tutti concordi nel definire Baldini «il fuoriclasse che meritava di vincere questo Giro». «Come ebbe finito il giro d’onore sull’anello del Vigorelli – scriveva ancora Gerosa con il tipico linguaggio aulico del
giornalismo di quei tempi – Ercole Baldini finì tra le braccia dei suoi dirigenti e dei suoi collaboratori – dal direttore sportivo Pavesi ai meccanici “Lupo” e Marnati e al massaggiatore Villa – dei suoi parenti, dei suoi più accesi tifosi, riusciti ad entrare nel ‘prato’ del Velodromo milanese non si sa come. Erano già stati usati per lui nastri e nastri di pellicola e scattati flash a centinaia, ma ancora i fotografi e gli operatori gli si stringevano attorno per l’ultima immagine. Grandissima, in mezzo a tanto entusiasmo, la fatica degli intervistatori che volevano carpire dalle labbra del trionfatore l’ultima dichiarazione prima di correre ai telefoni per dettare l’ultima cronaca del 41° Giro d’Italia».
78 a cura di PIERO FISCHI
ORO ITALIANO RODMAN TEAM
MARCO TEMPO, IL “TUTTOLOGO” COL CICLISMO NEL SANGUE
info@inbici.net
ELENCO PRODOTTI BIKER DI VALORE, ORGANIZZATORE DI AREE HOSPITALITY, TEAM MANAGER ED OGGI ANCHE IMPRENDITORE DI2013 SUCCESSO: STORIA DI UN IMPERIESE CHE HA DECLINATO LA SUA VITA NELLA BICICLETTA
R
Riflettori puntati su Marco Tempo, valente collaboratore del team ORO Italiano-Rodman Team: un imperiese con il ciclismo nel sangue. Marco, da dove nasce questa passione per la bicicletta? «Mio padre, all’età di 13 anni, mi regalò la mia prima MTB, da quel momento non sono più riuscito a stare lontano da una bicicletta. Inizialmente solo per gioco e puro divertimento, poi è uscito l’agonista che è in me e ho voluto cominciare a misurarmi con i più bravi, iniziando a fare qualche garetta.» Come ti sei avvicinato alle gare? «Il gruppo con il quale mi allenavo ha deciso di tesserarmi e quindi, a 14 anni, ho cominciato a fare le mie prime competizioni.» In quali categorie hai corso? «Esordienti, allievi, juniores e under 23.» Quali sono stati i tuoi migliori risultati? «Ho vinto la mia prima gara assoluta a 14 anni e 9 mesi, 4 gare nazionali tra gli juniores sempre in MTB, poi sono arrivato quinto agli italiani a Prato nella categoria juniores, mentre su strada, da amatore, ho vinto 5 giri della provincia d’Imperia, più altre gare in Liguria e Piemonte.» E poi ti è balenata l’idea di aprire un negozio di bici… «Sì, io lavoravo in questo negozio già dal 1999 e poi nel 2009 abbiamo deciso, insieme al mio socio Mauro Aretuso, di comprarlo e di cominciare insieme questa avventura imprenditoriale.» Il tuo negozio è anche un punto cruciale d’incontro dei ciclisti della zona… «Sì, è un centro di ritrovo per chiunque sia appassionato di bicicletta. Del resto, noi lavoria-
mo con un obiettivo preciso: cercare di soddisfare al meglio le esigenze dei nostri clienti, ma anche di creare con loro un rapporto di amicizia anche fuori dal lavoro.» Hai anche una squadra in cui ci sono stradisti e biker; quanti sono in totale? «La nostra squadra conta attualmente 110 iscritti che negli anni stanno aumentando sempre di più.» E poi un giorno capita da te un certo Marco Fertonani, professionista alla Caisse d’Epargne: come è nata la vostra amicizia? «Io e Marco, a dire il vero, ci conoscevamo prima ancora che lui diventasse professionista, poi i nostri impegni ci hanno tenuti lontani, ma ora, vista l’amicizia che ci lega, abbiamo deciso di iniziare insieme questo nuovo progetto, collaborando con Oro Italiano-Rodman Team. Ancora questo progetto lo dobbiamo definire nei dettagli, ma è davvero molto stimolante ed interessante. Marco Tempo con i compagni di squadra durante un allenamento
Fino al punto in cui hai deciso di collaborare fattivamente con Marco, nonostante la lontananza. «La lontananza non è un problema, con i mezzi di comunicazione che ci sono oggi, possiamo parlarci quando vogliamo. La collaborazione con Marco è per me un onore e sono sicuro che le soddisfazioni arriveranno per entrambi.» Per il 2014 il vostro progetto è davvero importante: ce lo vuoi spiegare nei dettagli? «Il mio progetto è cominciato già nel 2013, con la creazione del Team Giant GSG Store all’interno del quale un gruppo di 6 atleti si occupava di partecipare alle Granfondo e io e Mauro Moraldo, amico e collaboratore del team, seguivamo le Aree Expo ed Ospitality dove esponevamo i prodotti degli sponsor. Diciamo che eravamo una base per i ragazzi che correvano. Quest’anno il progetto è nettamente migliorato, continueremo a partecipare al nostro calendario di Granfondo, avremo sempre l’Area Expo ed Ospitality ma cercheremo di crescere ancora da tutti i punti di vista.» Come sarà possibile gestire al meglio il tutto, cioè corridori, abbigliamento, seguito alle gare, necessità varie con un parco atleti così ampio ed importante? «Il progetto, in effetti, è molto impegnativo, come ci siamo accorti nel 2013 che per noi era l’anno zero. Però la passione per il ciclismo e la fiducia nei nostri prodotti è uno stimolo per andare avanti con grandi ambizioni. I corridori, dal canto loro, dovranno fare il massimo per mettere in risalto i marchi che ci sponsorizzano. Ma uno dei nostri principali obiettivi è quello di avere un grande gruppo Granfondo, con tanti iscritti per poter dare anche a loro tutti i servizi di cui necessitano. Per noi lo scopo principale è poter soddisfare le esigenze di tutti, creando una squadra unita e competitiva.»
NUOVA FIR SUPERLITE 12-16 FLUO SCORREVOLEZZA SENZA EGUALI Superlite è, da sempre, uno dei prodotti più conosciuti e utilizzati della gamma di ruote FIR pensate per la strada: create dai progettisti delle Officine Parolin di Riese Pio X (TV), queste ruote sono scrupolosamente studiate e testate per sopportare efficacemente gli urti e le sollecitazioni del manto stradale, grazie al loro robusto cerchio in alluminio da 42 millimetri. Realizzate a mano e con cura artigianale, le Superlite 12-16 Fluo presentano una raggiatura, con 12 raggi davanti e ben 16 dietro, per garantire quel surplus di stabilità necessario alla ruota posteriore. Con l’arrivo del 2014, le FIR Superlite 12-16 rinnovano il proprio look. Una nuova veste grafica pensata per lasciare il segno, una tinta fluo in linea con le tendenze cromatiche del momento, abbinata ad un notevole livello di finitura e lucentezza del cerchio: così nasce Superlite 12-16 Fluo. La bellezza estetica e l’aspetto rinnovato non relegano in secondo piano i tanti espedienti tecnologici che contraddistinguono Superlite 12-16 Fluo: il cerchio si avvale di un particolare disassamento dei fori che ne migliora campanatura e stabilità, mentre la speciale zona di alloggiamento del copertoncino garantisce la massima sicurezza. Proprio per un’affidabilità sempre migliore, FIR mette a disposizione vari ritrovati: come l’originale sistema frenante Grid Security, che migliora il coefficiente di attrito e il parallelismo della fascia frenante; o il Wear control, un intelligente sistema a bordo cerchio per controllare il grado di usura nell’area frenante. Infine, i mozzi in alluminio con due cuscinetti nell’anteriore e cinque nel posteriore favoriscono un’eccezionale scorrevolezza, l’elemento che contraddistingue le Superlite 12-16. I nipples in acciaio ABS autobloccanti completano un quadro davvero ricchissimo, a fronte di un prezzo concorrenziale di 395,00 euro.
80
GRANFONDO CAMPAGNOLO ROMA a cura della REDAZIONE
Tempo di lettura
5 min IMPERATORI NELLA CITTÀ ETERNA
info@inbici.net
ZANNELLI E SCHARTMULLER TRIONFANO NELLA CAPITALE IN UN’EDIZIONE RICCA DI SPUNTI: DALLE BELLEZZE IMPAREGGIABILI DELL’URBE ALLA PRESENZA DEI VIP, FINO ALLE POLEMICHE PER LA CANCELLAZIONE DEL PERCORSO LUNGO E PER IL RIFIUTO DI DUE CICLOAMATORI DI SOTTOPORSI ALL’ESAME ANTIDOPING DEL CAPELLO
Attimi prima della partenza
Z
Zannelli e Schartmuller imperatori nella città eterna. Questo il verdetto della 2ª edizione della Granfondo Campagnolo Roma, splendida rassegna capitolina che si snodava lungo l’impareggiabile cornice dei Fori Imperiali. Al di là delle polemiche sulla cancellazione all’ultim’ora del percorso lungo e sul rifiuto da parte di due dei primi classificati di sottoporsi all’esame antidoping del capello, quando una Granfondo parte ai piedi del Colosseo, non può non essere considerata un evento unico. Ai nastri di partenza circa cinquemila ciclomotori provenienti da 23 paesi diversi, ma lo spettacolo vero l’ha offerto l’affresco delle migliaia di appassionati che hanno colto l’occasione, in una domenica dal clima estivo, per godersi Roma ed i Castelli Romani. Il tracciato, che pareva un tour turistico della
foto HANS-JOACHIM KLEINE
capitale, portava verso il lago di Albano con il suggestivo scorcio su Castelagandolfo, Rocca di Papa, Montecompatri e Rocca Priora, rientrando poi a Roma urbe in zona Terme di Caracalla. A conferire alla rassegna un accento internazionale, oltre al gemellaggio con New York, è stata la presenza, per nulla casuale, degli organizzatori delle omologhe Granfondo di Stoccolma e Londra. L’obiettivo futuro, infatti – che salda sport e turismo – è quello di un circuito internazionale che racchiuda le granfondo delle più importanti città d’Europa. Molti i volti celebri al via della Granfondo Campagnolo Roma: dal Presidente del CONI Giovanni Malagò al Presidente della Federazione Ciclistica Italiana Renato di Rocco, entrambi protagonisti della cicloturistica non competitiva sul tracciato da 53 km. Tra i vip segnalati anche il pilota di Formula 1
Giancarlo Fisichella, che ha concluso – soddisfatto – il percorso classico di 105 km ed Alex Zanardi, in estasi davanti alle bellezze dell’urbe, ma un po’ in difficoltà per il caldo estivo che ha baciato la capitale. Hanno pedalato in coppia in tandem anche Matteo Marzotto e l’ex professionista Max Lelli, presenti con la più nobile delle finalità: sensibilizzare l’opinione pubblica per raccogliere fondi a favore della ricerca contro la Fibrosi Cistica. Ai blocchi di partenza anche il professionista Stefano Pirazzi e lo speaker RAI Davide Cassani (per lui 105 km divorati ad oltre 37 di media). Ma al di là dei vip (tra i più applauditi lo chef stellato Davide Oldani) i grandi portagonisti della seconda edizione della Granfondo Campagnolo Roma sono stati, come detto, i circa 5.100 ciclomotori presenti ai nastri di partenza, tra cui si è fatta notare una nutrita rappresentanza dal Brasile.
Emozionante il passaggio davanti al Colosseo
81
foto ROKOSCH
I ciclisti provenienti da tuttoil mondo
Ottima l’organizzazione, encomiabili gli oltre mille volontari che hanno contribuito a fare di questa Granfondo una giornata da ricordare. La classifica maschile della Granfondo Campagnolo Roma è stata vinta da Matteo Zannelli con il tempo di 2 ore 38 minuti. Dietro di lui, distanziati di appena quattro secondi, Cristian Nardecchia e Fabrizio Venezia, classificatisi nell’ordine dopo una vibrante volata. Nella gara femminile invece si è imposta Astrid Schartmuller (2 ore e 49 il riscontro cronometrico) davanti ad Elena Cairo (2 ore 52) e Nadia Finazzi (2 ore 54). Ma al di là dell’aspetto tecnico, questa Granfondo Campagnolo Roma aveva anche una lodevole finalità benefica. Gli organizzatori, infatti, hanno deciso di aderire all’iniziativa della maglia etica. Al momento delle premiazioni è stato richiesto ai componenti del podio di tutte le categorie maschili Il podio maschile del percorso lungo
e femminili di firmare il consenso al prelievo di un capello per permettere il controllo. Poiché l’adesione non era obbligatoria, ma facoltativa, due tra i premiati (oltre 40 in tutto) hanno preferito non dare il consenso. Il Ministero della Salute, invece, ha sottoposto a controllo antidoping i primi otto classificati assoluti della granfondo e le prime quattro donne classificatesi. Ma la Granfondo Campagnolo Roma non era dedicata solo agli adulti: lo spettacolo offerto dai bambini sui Fori Imperiali è stato emozionante. Quella folla di piccoli sportivi in bicicletta ha ricordato a tutti che lo sport, declinato in tutte le sue varianti, resta prima di tutto una formidabile occasione di crescita e di aggregazione.
La grande gioia di partecipare alla Granfondo di Roma foto HANS-JOACHIM KLEINE
82
BIOMECCANICA INBICI
a cura di FABRIZIO FAGIOLI*
CLEATVELÒ LOGICO, RAPIDO, PRECISO
info@velosystem.com
CON L’ARRIVO DELL’AUTUNNO È IMPORTANTE RIPARTIRE DALLE… FONDAMENTA. LA SCELTA DELLA SCARPA E LA REGOLAZIONE DELLA TACCHETTA SONO ELEMENTI CHIAVE
L
La tacchetta è, assieme alla scarpa, l’elemento chiave per il trasferimento della forza sviluppata dal ciclista sul pedale. La sua regolazione nella suola rappresenta l’operazione biomeccanica principale da cui dipendono comfort ed efficienza della pedalata nonché tutte le successive regolazioni biomeccaniche. Da oggi questa importante operazione subisce un rivoluzionario salto di qualità dal nome CleatVelò. CleatVelò è il più innovativo sistema di regolazione tacchette esistente, realizzato da Velosystem® sulla base di uno studio di biomeccanica e fisiologia articolare effettuato su una base di oltre mille ciclisti di ogni specialità e livello. Il piede del ciclista rappresenta l’elemento chiave della performance e del comfort della pedalata. Il piede, infatti, è l’ultimo anello di una catena biomeccanica deputata a trasmettere l’impulso sul pedale in ogni momento dei 360° di rivoluzione della pedalata. La modalità con cui il piede riesce a trasmettere la spinta dipende, oltre che dalla qualità della scarpa, anche dalla qualità di interfaccia del piede, e dalla qualità della regolazione della tacchetta. Cos’è CleatVelò Il CleatVelò è uno strumento professionale finalizzato alla regolazione delle tacchette di aggancio rapido della scarpa da ciclismo costituito da una pedana in plexiglass trasparente dotata di apposite dime di accoglienza tacchette (intercambiabili in funzione della tipologia di tacchetta). Le due dime sono posizionate alla stessa distanza esistente fra i due pedali immaginati entrambe nello stesso punto della pedalata, esempio 90°. Posteriormente a ogni dima vi è un’asola occupata da una talloniera mobile destinata ad accogliere il tallone della scarpa del ciclista per la regolazione antero-posteriore. Sulla parte anteriore vi sono due puntatori a fascio laser verticale (destro e sinistro) posizionati in linea con il centro delle due dime. I due fasci laser, fra loro paralleli, sono
orientati posteriormente verso la parte superiore delle dime corrispondenti al distretto occupato dal ginocchio del ciclista. Il CleatVelò permette una regolazione razionale, rapida e precisa nei 3 sensi di regolazione: antero-posteriore, angolare e laterale. Come funziona Il CleatVelò è uno strumento passivo che funziona come maschera di regolazione. Il ciclista viene fatto salire sulla postazione con le scarpe allacciate ma con le tacchette avvitate in modo incompleto e quindi non fissate e leggermente movibili. Il fissaggio della talloniera sulla distanza corrispondente a quella esistente fra tallone e linea metatarsale permette, all’aggancio della tacchetta nella Dima, di posizionare automaticamente nella regolazione antero-posteriore desiderata. I due puntatori a fascio laser verticale tracceranno la verticale centro pedale sulla parte anteriore del ginocchio delineando la correttezza o la necessità di allineamento dell’articolazione tramite correzione angolare della tacchetta rispetto alla scarpa. Una volta raggiunta la posizione desiderata delle 2 tacchette, si può procedere al loro fissaggio tramite apposito cacciavite. Vantaggi Per il ciclista: CleatVelò permette al ciclista di ottenere una regolazione precisa e performante, capace di salvaguardare le articolazioni di caviglia e ginocchio garantendo la massima efficienza della spinta. Per il tecnico: Il CleatVelò permette al tecnico di effettuare una regolazione delle tacchette: professionale, rapida (10 min. circa) e precisa, garantendo una qualità del servizio impeccabile. Per regolare le tue tacchette visita il centro Velosystem® più vicino a te, per maggiori informazioni visita: www.velosystem.com. *Responsabile Tecnico Velosystem®
84
INBICI PER IL MONDO andigio@alice.it
a cura di ANDREA PELO DI GIORGIO
QUELLI DELLA RIGIDA
Tempo di lettura
6 min
A CERVIA UNA FULL-IMMERSION NELLA MOUNTAIN BIKE DEGLI ANNI ’80, QUANDO LE BICICLETTE NON AVEVANO SOSPENSIONI E LE RUOTE GRASSE ERANO (SOLO) UNA MODA
E
Eravamo nella seconda metà degli anni ’80, quando nel nostro paese si affacciò una particolare bicicletta dotata di ruote tacchettate dal battistrada largo (in futuro soprannominate “grasse”) che permetteva, non senza l’ausilio delle gambe, di raggiungere i posti più impervi allontanandosi dalla strada. Un nuovo modo di interpretare il ciclismo donandogli una connotazione di libertà e di ecologia ancor più marcata. Era la mountain bike (bici da montagna), fenomeno che esplose in un batter d’occhio riempiendo di colori vivi non solo l’ambiente sportivo, ma anche strade e piazze di paesi affermandosi come una vera e propria moda. Un movimento cresciuto in un lampo, subito affiancato da uno sviluppo tecnologico che, nel giro di pochi anni, presentò evoluzioni tecniche sempre più raffinate. Dai manettini, prima liberi poi a scatto, fino alle comode leve sotto manubrio, ai materiali sempre più leggeri fino ai freni a disco delle attuali MTB con ruote da 27,5/29 pollici, passan-
L’interno della mostra ai magazzini del sale di Cervia
do attraverso l’evoluzione forse più significativa del movimento delle ruote grasse: le sospensioni, prima anteriori poi posteriori, nate per dare all’atleta una comodità di marcia maggiore, ma soprattutto una migliore prestazione. A rendere omaggio a questa evoluzione inarrestabile è stata l’idea balenata a tre MTBkers cervesi (Claudio Mercuriali, Cristina Merloni e Massimo Previato), ideatori di quella che, dal 2007, rappresenta un appuntamento imperdibile per i nostalgici della specialità. Denominata “La Rigida”, la manifestazione si prefiggeva – fin dagli albori – di radunare il maggior numero di MTBkers d’un tempo che, a cavallo di vecchie MTB prive di sospensioni (da qui il nome), si cimentavano in un’amichevole passeggiata tra i sentieri della natura condividendo passione ed emozioni. A conclusione della pedalata un’allegra tavolata permetteva di terminare in totale spensieratezza una giornata sportiva diversa dalla norma. Nel corso dei primi due anni La Rigida si svolse al Poggiolo (sopra Zattaglia), restando un evento per pochi intimi. A tutti gli effetti fu il terzo anno, nella nuova location di Riolo Terme, che La Rigida decollò prendendo il nome di “La Rigida Festival”. La rassegna venne impreziosita da una mostra fissa (apertura dei battenti anticipata rispetto al raduno con esposizione) di MTB, componenti, accessori, vestiario vecchio stile nella quale potevano e possono esporre tutti gli appassionati. Negli anni successivi “La Rigida Festival” fu ospitata da Castrocaro Terme (2 anni) per approdare nel 2012, questioni di visibilità, a Cervia. Col prezioso ed importante appoggio del Surfing Shop di Milano Marittima (negozio e associazione sportiva), grazie alla disponibilità del Comune di Cervia e l’ente Cultura e Turismo Cervia che hanno dato la disponibilità del Magazzino del Sale di Cervia, Claudio Mercuriali è riuscito, in questo 2013, a conferire uno spessore ancora più importante a questa manifestazione sia sotto l’aspetto dei partecipanti che in quello dei visitatori, appassionati e non. Il 15 settembre (mostra/esposizione a partire
La bicicletta originale Dimond Back del 1997 campione del mondo con Hubert Pallhuber
85
Anche le famiglie hanno partecipato alla Rigida Festival, qui vediamo un passaggio all’interno della pineta di Milano Marittima
dal 13), in una giornata meteorologicamente ottima, si sono radunati infatti 250 atleti provenienti da tutta Italia per partecipare a questo evento/raduno tra amici. Niente di competitivo, ben inteso, solo il vecchio gusto di condividere l’emozione di una sana pedalata in mezzo alla natura dentro alla fantastica cornice offerta dalla pineta/argini di Milano Marittima e dal Parco del Delta del Po. Pur essendo “La Rigida Festival” aperto a qualsiasi tipo di Mtb, i protagonisti più celebrati sono stati i cosidetti “bikers rigidi”, ancor meglio se vestiti con abiti vintage. Tre i percorsi disponibili – 25/35 e 50 km – che avevano come giro di boa l’incantevole Basilica di Sant’Apollinare a Classe di Ravenna. I ristori, presenti in ogni percorso, erano appoggiati ed organizzati da aziende agrituristiche locali che offrivano specialità della zona (pesce fritto, salsiccia ai ferri, piadina e vino). Ogni percorso era percorribile a ritmo libero e servito sia da un apripista (percorso comunque interamente segnalato) che da una scopa finale. Completamente soddisfatti dalla bellezza e dallo spirito dell’evento i partecipanti, così come si sono detti molto soddisfatti sia l’organizzazione ed il comune/enti di Cervia che hanno già riconfermato l’evento per il 2014 (stessa settimana) inserendolo nel programma Turismo in Bicicletta con l’idea di allungare la durata della mostra esposizione. Rigidi anche nel 2014 dunque. Segui La Rigida Festival su: https://www.facebook.com/pages /La-Rigida-Festival/485465368206 385?fref=ts
Un passaggio dei partecipanti lungo le strade bianche di Cervia
Grande felicità alla partenza per la seconda edizione della Rigida festival
86 a cura di RICKY MEZZERA
“ONE TV SO MANY EMOTIONS”
CH.112 DTT
info@inbici.net
ELBAMAN TRIATHLON PER VERI IRONMAN
«Q
«Quel giorno, io c’ero». È quello che circa 800 atleti potranno raccon- Durante la maratona finale, il ceko riesce a raggiungere e superare di tare alle prossime generazioni a proposito della nona e ultima edizione qualche metro il nostro Leo, ma poi paga lo sforzo e Simoncini s’invola dell’Elbaman, unica gara di triathlon italiana su distanza ironman (3,8 verso l’arrivo trionfale, terzo posto per il belga Lucky Berlage. km di nuoto, 180 km di bici e 42,195 km di corsa). Contemporaneamente, tra le donne, l’inglese Parsons supera e distacLo scenario è quello di Marina di Campo, ridente cittadina dell’isola ca la nostra Tessaro visibilmente affaticata che deve cedere anche ad d’Elba che sportivamente tutti conoscono come paradiso dei sub e Alessandra Boifava, esordiente su questa distanza che, grazie ad una corsa costante “a braccetto” del marito, riesce a conquistare l’argento. della vela. Da qualche anno, nel calendario dell’isola, si è aggiunto anche questo Dopo 12 ore di diretta radiofonica, termina anche la nostra fatica, ha evento grazie alla caparbietà del suo patron Marco Scotti. Una gara di preso acqua e vento ma siamo felici di aver potuto raccontare ai nostri triathlon dura grazie alle salite di S.Ilario e di Marciana che gli Ironman ascoltatori quest’incredibile giornata di sport. Un applauso va anche ai 500 valorosi atleti finishers del “mezzo-irondovranno fare per tre volte. Questa gara, grazie alle sue caratteristiche ambientali e sportive è man”, a Martina Dogana vincitrice, Daniela Pallaro seconda e Laura considerata dalla stampa internazionale uno dei dieci ironman più Pederzoli terza. belli al mondo, basta fare un giro in bici in una giornata di sole per Per il podio maschile, la vittoria è andata al belga Chris Jadoul, secondo lo svizzero Reto Baumgartner, terzo il nostro Stefano Luciani che è stato capire il perché. Gli atleti, che sono giunti da ogni parte del mondo, forse non capisco- artefice di una bella rimonta di ben 9 posizioni nei 21 km di corsa finali. no il notiziario meteo italiano e si godono la spiaggia mentre qualche Ci rivediamo tra un anno, rivincita per tutti nella decima edizione su cui nuvola minacciosa ci fa capire che il giorno dopo sarà pioggia e forse la famiglia Scotti sta già lavorando, ne sono certo. grandine dopo ben quaranta giorni di sole. Esattamente come un anno fa, io e lo staff di Ironman Radio allestiamo Tutto questo è visibile su ONE TV canale 112 digitale terrestre e su la postazione per la diretta in una zona riparata dal vento, leghiamo tut- YouTube, cercate la puntata di “EXTREME PEOPLE N. 39”. ta l’attrezzatura elettronica alle cabine con quello che è a portata foto GIORGIO GALLI di mano. Quest’anno il vento non ci troverà impreparati. Alle ore 7 partono gli Ironman, sono circa 300 ed il mare è leggermente mosso, come direbbe il “bollettino dei naviganti”, dopo 3.800 metri il primo ad uscire dall’acqua è il ceko Tomas Martinek con un vantaggio di 6 minuti sul Leo Simoncini primo degli italiani. Nella gara femminile esce prima Michela Tessaro seguita a circa 3 minuti da Alessandra Boifava. Passano i minuti ed il tempo peggiora, arrivano le prime bombe d’acqua che colpiscono gli atleti che stanno partecipando alla gara parallela su distanza 70.3 vale a dire “mezzo-ironman”. Le strade si allagano, salta la corrente, i gonfiabili si afflosciano e salta anche la nostra diretta per qualche minuto. Poi, la corrente torna, la pioggia diminuisce e le pompe idrovore prosciugano le strade, gli ironman non sono ancora arrivati, sono fermi a Marciana bloccati dal temporale e dalle discese troppo scivolose, molti si ritirano, altri misurano l’asfalto ed arrivano stoicamente in zona cambio con i pantaloncini strappati e insanguinati. I primi atleti che iniziano la maratona ci appaiono in fondo al rettilineo come i sopravvissuti, al comando c’è Leonardo Simoncini che ha recuperato il gap nei confronti del ceko e guaIl vincitore Leonardo Simoncini dagnato un minuto e mezzo.
Gli atleti appena partiti per la prova a nuoto
foto GRUBERIMAGES
88
LA WOODSTOCK DEL CICLISMO VINTAGE
Tempo di lettura
5 min
info@inbici.net
BICICLETTE DI FERRO, STRADE BIANCHE E ABBIGLIAMENTO “ALLA BINDA”. LO SCORSO 6 OTTOBRE, TRA LE COLLINE DEL CHIANTI, È ANDATO IN SCENA IL SOLITO MEMORABILE SPETTACOLO DE “L’EROICA”, LA CORSA DOVE IL TEMPO SI È FERMATO E DOVE, DAL GRUPPO DEI CICLOAMATORI, SI È VISTA ANCHE LA MAGLIA IRIDATA DI FELICE GIMONDI
Un passaggio nelle colline senesi
L
La chiamano la “Woodstock del ciclismo vintage” e, osservando quei cicloamotori pedalare tra gli sterrati toscani su biciclette che pesano come lavatrici, con addosso abiti del dopoguerra, la definizione sembra perfettamente calzante. Parliamo de L’Eroica, la manifestazione andata in scena lo scorso 6 ottobre nell’affresco panoramico del Chianti, una kermesse che, dal 1997, rende omaggio ad un ciclismo che non c’è più, quello con i fili dei freni esterni, i pedali non automatici e il cambio sul tubo obliquo del telaio. Più che una corsa, un “rito” laico dedicato alla memoria che nasce con un obiettivo preciso: celebrare il gusto della fatica e della scoperta di luoghi e paesaggi. Al di là dei suoi pittoreschi personaggi, infatti, è soprattutto la cornice a lasciare con il fiato sospeso: i quattro tracciati (38, 75, 135, 205 km) attraversano zone della Toscana capaci di offrire scenari da brividi: Chianti, Valdarbia, Valdorcia e Crete Senesi. All’edizione di quest’anno che, dopo una vigilia di tregenda, si è svolta sotto un inatteso sole, hanno preso parte oltre 5.000 “eroici” (per la precisione 5.025), provenienti da quaranta Paesi: la natura internazionale dell’evento si poteva toccare con mano sulle strade bianche dei Chianti, piene di voci (non giovanissime: oltre il 70% dei partecipanti ha più di 40 anni) che parlavano tante lingue diverse e tanti dialetti italiani. Così come poteva essere sempre verificato, curva dopo curva, salita dopo salita, lo spirito genuino e allegro di una manifestazione che non è una gara, se non, in qualche modo, con se stessi. Anche per questo L’Eroica è, in assoluto, la cicloturistica d’epoca più importante e famosa al mondo per i valori e le caratteristiche che la propongono come un modello da imitare e d’amare un po’ ovunque, sia in Europa che in Asia che nelle Americhe, come molto probabilmente accadrà presto. foto GRUBERIMAGES
Quest’anno, mischiati tra la “gente comune”, a L’Eroica di campioni veri del ciclismo ne sono stati “avvistati” numerosissimi; da Italo Zilioli a Franco Bitossi, da Erik Zabel a Silvano Contini. E ancora Tommy Prim, Peter Thaler, Idrio Bui, Daniele Righi, Patrizio Gambirasio. Poi i due Moser, zio Francesco, festeggiatissimo come sempre, e il giovane Moreno che a marzo scorso ha dominato un’altra gara eroica, quella volta per professionisti, con la stessa identica partenza da Gaiole in Chianti e arrivo a Siena, per lui un arrivo da autentico dominatore a braccia levate. Il gusto di rivivere emozioni del passato E poi l’immenso Felice Gimondi, accolto da mille abbracci e strette di mano per il campione, non solo in
sella alla bicicletta, che ha guadagnato l’amore di milioni di tifosi per il confronto con uno dei più forti corridori di sempre, Eddy Merckx. Per L’Eroica 2013 Felice Gimondi ha indossato la maglia di campione del mondo che conquistò a Barcellona nel 1973 quando batté in volata Freddy Maertens, Luis Ocana e proprio Eddy Merckx. Giornata di suggestioni fortissime, dunque a L’Eroica, che ha visto la presenza record di donne al via, ben il dodici per cento dei partecipanti e, altro record, il 34 per cento di stranieri da 39 diversi Paesi. Tutti pronti per la partenza in terre di Siena
Numerosi campioni del passato presenti alla manifestazione
L’Eroica, del resto, affascina sempre più, come dimostra la seconda edizione de L’Eroica Japan, che si disputerà il 22 maggio 2014, e la neonata L’Eroica Britannia in programma dal 20 al 22 giugno 2014. Giornata non senza incertezze, viste le pessime condizioni meteo che hanno flagellato la vigilia, mortificando un po’ la solita festa del mercatino dell’usato. C’è stata tanta pioggia da causare anche l’esondazione di due fiumi, l’Ombrone e il Malena, evento che ha quasi impedito l’accesso al percorso più impegnativo, quello dei 205 chilometri: «Poi durante la notte la Prefettura, il comune di Gaiole e la Provincia di Siena hanno verificato che l’acqua non costituiva più un pericolo e tutto si è svolto regolarmente», hanno spiegato gli organizzatori. Infatti la giornata è stata bellissima e i cinquemila partecipanti hanno potuto godere in pieno i magnifici paesaggi senesi e le celebri Strade Bianche che costituiscono l’essenza de L’Eroica. Appuntamento già fissato al prossimo 5 ottobre 2014. Non senza altre gustosissime ed interessantissime novità.
90
INNO AL GREGARIATO a cura della REDAZIONE
info@inbici.net
NON C’È TRACCIA DI LORO NEGLI ALBI D’ORO DEL GRANDE CICLISMO, MA NEL DIETRO LE QUINTE DELLE IMPRESE PIÙ BELLE, “LORO” C’ERANO. STORIA DI GIOVANNI CAVALCANTI, BATTISTA BABINI E LUIGI REGGI, TRE PROFESSIONISTI DEL FANGO E DELLA FATICA CHE, QUANDO SALIVANO SUI PEDALI, AVEVANO UN UNICO SCOPO: METTERSI AL SERVIZIO DEL LORO CAPITANO
«U
«Una storia d’altri tempi, di prima del motore, quando si correva per rabbia o per amore» Francesco De Gregori Irresistibile la tentazione del “copia & incolla” con i versi del poeta cantautore. Perché la storia che vi raccontiamo oggi è soprattutto un inno alla fatica, un omaggio al ciclismo in cui il fango si mescola col sudore, un’ode al gregariato più plebeo e, per questo – diciamo la verità – ancora più bello da santificare. Oggi non parleremo dei campioni celebrati del passato, perché in que-
Giovanni Cavalcanti, uno dei ciclisti romagnoli più famosi di sempre
sta storia Coppi e Bartali sono solo statuine sullo sfondo, reliquie troppo preziose da mischiare con la ruvida quotidianità della “gente comune”. Oggi vi faremo tre nomi di cui non vi è traccia negli albi d’oro, ma che hanno comunque partecipato, dietro le quinte, ad alcune tra le più grandi imprese del ciclismo del dopoguerra: Giovanni Cavalcanti, Battista Babini e Luigi Reggi. Nella loro carriera zero vittorie tra i professionisti, ma quando Bartali faceva incazzare i francesi e Gimondi scriveva la storia di questo sport, loro c’erano. Discreti, defilati e fedeli fino alla morte al loro ruolo di gregari, Giovanni, Battista e Luigi erano tre corridori di Sant’Agata sul Santerno, in provincia di Ravenna (il paese di Josefa Idem), nati a cavallo tra gli anni Luigi Reggi diventato celebre per una fuga epica ai mondiali spagnoli del 1965
Battista Babini in azione
’30 e ’40, saliti in sella giovanissimi e arrivati nel ciclismo professionistico durante gli anni ’60. Braccia rubate alla pesca o all’agricoltura, si diceva a quei tempi, ragazzi come tanti, addestrati al “lavoro sporco”, lontani anni luce dalle vedettes delle bicicletta che l’Italia, a quei tempi, osannava. Figli di contadini, carpentieri, operai, oppure di estrazione borghese. Ma tutti con una grande passione per la bicicletta: «Quando andava bene correvamo per quarantamila lire in dieci mesi, mica come oggi». Battista Babini era, come dicono in Romagna, “un fiol de cuntadén”, nato in mezzo alla campagna che circonda Sant’Agata, a due passi dal Santerno. Fin da piccolo covava la passione per i pedali, poi un bel giorno, sul finire del 1961, si trovò professionista con la Salvarani di Gimondi, e per cinque anni il ciclismo divenne la sua principale occupazione. Come lui, Giovanni Cavalcanti, forse uno tra i più conosciuti ciclisti romagnoli di tutti i tempi, uno dei fedelissimi di Gimondi, e Luigi Reggi, allievo della Baracca, uno che tentò di ribellarsi al ruolo di gregario in un’unica occasione, quando ai Mondiali di Spagna del 1965 restò in fuga dal sesto al penultimo giro, salvo terminare la corsa iridata all’83° posto. Tutti e tre di Sant’Agata: «Ci alzavamo al mattino molto presto, poi si mangiava del riso e una bella bistecca, così che faceva effetto nel pomeriggio quando si andava a correre». Un ciclismo eroico, «in cui – ricorda Babini – eravamo anche amici, oltre che compagni di squadra e semplici gregari che lavoravano all’oscuro per il proprio capitano». Battista Babini oggi
92 Tempo di lettura
IL CICLISMO ALL’ASTA
5 min
a cura di MARIO PUGLIESE
info@inbici.net
DALLE BIGLIE DI BARONCHELLI AI GADGET DI PANTANI, TUTTI A CACCIA DI CIMELI SU EBAY
È
È l’Eldorado dei collezionisti, la Bengodi degli amanti dei feticci sportivi, l’emporio vintage di un ciclismo che ormai vive solo nei ricordi. È il mercato virtuale più cliccato del pianeta, il luogo magico in cui far rivivere i propri sogni. Cari cyber-utenti, benvenuti nell’universo parallelo di eBay, il sito d’aste online con dieci milioni di utenti registrati nel mondo. Le più richieste sono le figurine Panini Sprint 71, quelle rarissime dedicate al filone ciclistico (in vendita a 1,50 euro). Dopo quelle “da gioco” del dopoguerra, furono le prime figurine ad essere raccolte in un album. E per questo, in un’Italia in cui Coppi aveva più tifosi dell’Inter di Herrera, le “Sprint” contesero a lungo la supremazia commerciale al calcio. Molto ricercate anche le immagini seppiate dei ciclisti dell’anteguerra (Bergamaschi, Pesenti, Guerra e Piemontesi), quelle che i ragazzi di strada giocavano a lanciare più lontano. Molto ricercati anche libri e giornali d’epoca, come le biografie degli anni ’70 di Coppi, Bartali e Gimondi (sono in vendita a 17,99 euro) oppure quella di Girardendo del 1923 (12 euro l’interessante prezzo di partenza). Per chi vuole assicurarsi un cimelio di grande suggestione ad un prezzo contenuto, consigliamo la copertina dell’Intrepido dedicata alla Milano-Sanremo del 1972 (5 euro), quella vinta da Eddy Merckx su Gianni Motta e Marino Basso, oppure le foto vintage originali di Gino Bartali degli anni ’50 (40 euro). Più costose, ma sono davvero reperti preziosi, le cartoline celebrative delle 21 tappe del Giro d’Italia del 1957 (250 euro la collezione completa), così come una rara copia dell’Illustrazione del Popolo con Fausto Coppi dolorante dopo la celebre rottura della clavicola nel 1951.
Sempre in tema di rarità, da non perdere i manifesti ufficiali dei Giri d’Italia d’epoca (20 euro) ed una fattura della Cicli Casalegno di Torino del 1901 (4,99 euro). Immancabile, noblesse obblige, il campionario completo di gadget dedicati a Marco Pantani (da segnalare il numero profetico di Bicisport del 1992 dopo la vittoria al Giro d’Italia Dilettanti). Detto dei dischetti metallici della Ferrero con Koblet (9,99), ecco le leggendarie biglie di plastica da spiaggia, al centro di un frenetico mercato di collezionisti. Su eBay ci sono quelle di Bitossi, Cribiori, Altig, Durante, Adorni, Ward e Poulidor (tutte in vendita a 5 euro). Scorrendo la bottega virtuale, ecco una copia del 1933 del regolamento del ciclismo su pista (34,99), un disco 45 giri della Gazzetta dello Sport dedicato a Fausto Coppi (prezzo di partenza 2 euro), un manifesto del 1933, in pieno regime, per la prenotazione del fanalino posteriore della propria bicicletta (30 euro), una copia del 1953 della rivista “Match” con il processo a Coppi e Bartali (42,49 euro) ed un rarissimo gioco dell’oca ispirato al Giro d’Italia (59 euro). Per chi ama il ciclismo – e ha 700 euro da spendere – imperdibile il poster autografato di Fausto Coppi, così come – a 850 euro – una gigantografia di Gino Bartali esposta alla mostra del ciclo e del motociclo nel 1950. Ma l’oscar al prezzo più alto va alla bicicletta da corsa Fondriest TF0 Super Record Eps 2013 del valore di 13.032 euro, che precede di poco la Torpado Bici City Junior in acciaio (12.100 euro!) e una bici da corsa Bottecchia R40 Emme 695 (10.211). Biciclette a parte, l’articolo più costoso in vendita attualmente su eBay è un kit d’integratori per ciclismo formato da aminoacidi, maltodestrine, creatina, glutammica e arginina (valore 5.222,99 euro). 49,99 euro Coppi in fin di vita
1,50 euro cartoline Panini Sprint
30 euro annullo postale 10,99 euro figurina anteguerra
5 euro Intrepido Sport 1972
24,99 euro Illustrazione del Popolo
19,99 euro cartolina vintage
5 euro biglia di Bitossi
30 euro manifesto del 1933
2 euro 45 giri della Gazzetta su Coppi
4,99 euro ricevuta cicli Casalegno del 1901
42,49 euro Copertina di Match con Coppie Bartali
59 euro Giuoco dell’Oca Giro d’Italia 850 euro gigantografia di Gino Bartali 40 euro foto originali di Bartali degli anni ’50
12.100 euro Torpado Bici City Junior 10.211 euro bici Bottecchia R40
94 a cura di GIULIANO PERUZZI*
DOSSIER SPORT E MEDICINA
COME NASCE UN PROGRAMMA D’ALLENAMENTO PER CICLISTI
A
Allenare, vuol dire “abituare” o, meglio, “adattare un atleta” – in questo caso un ciclista – ad eseguire un allenamento, cercando di eseguirlo nel miglior modo possibile e con velocità, sfruttando al meglio le sue capacità energetiche. Per fare ciò nell’organismo si vengono a creare degli adattamenti fisiologici, respiratori metabolici, cardiocircolatori, biochimici e biomeccanici. Precisiamo subito che l’allenamento che propongo, a cui sono arrivato dopo molte esperienze fatte nel corso del mio ventennale impegno coi ciclisti professionisti, sono mie convinzioni. Non ho dunque la pretesa di credere che sia il miglior modello che possa esistere, ma è quello che reputo più giusto secondo le mie esperienze personali. Logicamente ogni anno, sempre in base all’esperienza, apporto delle piccole modifiche perché – come dice un vecchio adagio – «nella vita non si finisce mai di imparare». QUALI SONO GLI OBIETTIVI DI UN ALLENAMENTO? Lo scopo di un allenamento ottimale è quello di migliorare le capa-
info@fisioradi.it
Tempo di lettura
5 min
cità muscolari, tecniche ed atletiche del ciclista, con lavori finalizzati a questo obiettivo. QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DI UN PIANO D’ALLENAMENTO? Le caratteristiche che deve avere un piano di allenamento sono l’intensità, la durata, la frequenza e la modalità con cui questo lavoro viene effettuato. Per intensità si deve intendere la qualità e la quantità del lavoro che deve essere sempre crescente nel tempo, i parametri possono essere la Frequenza cardiaca ed i Watt di potenza. COME POSSIAMO CLASSIFICARE LE FASI DI LAVORO? Fase di avvicinamento al lavoro, fase di lavoro vero e proprio, fase di recupero. Ma all’interno di ogni seduta di ciascun lavoro si devono distinguere anche una fase di riscaldamento, una fase di condizionamento ed una di defaticamento.
Il Dr. Giuliano Peruzzi durante uno dei suoi test
Una volta individuati i ritmi di allenamento basati sulla frequenza cardiaca, si può iniziare a lavorare, concentrandosi solo sul lavoro in bicicletta, trasformando tutto il lavoro di base che è stato fatto nel gesto atletico. Il lavoro si basa sempre sul concetto dei “MICROCICLI” Un buon ciclista deve essere potente, ma nello stesso tempo non deve perdere una caratteristica fondamentale che è la velocità. Il nostro ciclista deve avere però anche doti di fondo, ecco che allora c’è l’esigenza di allenare tutte e tre queste capacità, alcune delle quali sono già state allenate nel periodo di avvicinamento al lavoro specifico. Nel mio programma di lavoro dedico il primo giorno di allenamento alla forza, il secondo giorno alla velocità, il terzo giorno al fondo, il quarto giorno sarà di recupero e dal quinto riparto con il lavoro del primo ma intensificato. Ecco dunque che nasce un lavoro in microcicli, dove ogni quattro giorni lavoro sulla forza, ogni quattro giorni sulla velocità e ogni quattro giorni sul fondo, ma ogni quattro giorni è bene che il mio ciclista recuperi. Lavoro di forza, che può essere FORZA RESISTENTE, FORZA ESPLOSIVA, FORZA MASSIMALE, vediamo adesso i miei protocolli di lavoro. Lavoro di velocità che può essere a RITMO COSTANTE e A VARIAZIONI DI RITMO. Il Dr. Peruzzi con un atleta del team professionistico Caja Rural
Come si vede il lavoro non è mai statico, il suo dinamismo lo si avverte ogni microciclo che passa, in quanto i carichi di lavoro si intensificano sempre più, proprio per adattare progressivamente il ciclista a lavori sempre maggiori.
COSA SIGNIFICA “FASE DI AVVICINAMENTO GENERALE AL LAVORO SPECIFICO”? Lavoro in palestra per tonificare e rafforzare quei muscoli più sollecitati nel gesto atletico del ciclista. Lavoro inteso per migliorare la *Medico Chirurgo - Specialista in Endocrinologia e Medicina dello sport forza e non eccessivamente ipertrofizzanIl Dr. Giuliano Peruzzi circondato dagli atleti del team professionistico Caja Rural te, ricordandoci sempre il rapporto peso/ potenza. Footing, ma sempre finalizzato al rafforzamento muscolare da una parte e per creare adattamenti cardiocircolatori dall’altra. Quindi corsa in salita ripida con arto inferiore a 90° di intensità massimale, ma alattacida. Bicicletta, ma lavorando sulla agilizzazione perlomeno a 90/100 rpm su percorsi pianeggianti, ondulati, a ritmo costante. Si possono altresì svolgere attività alternative là dove è possibile, tipo pattinaggio, sci, roller e ski roller. È sempre bene fare degli esercizi a corpo libero e stretching ad inizio e fine lavori. COSA VUOL DIRE “FASE DI LAVORO SPECIFICO IN BICICLETTA”? Per prima cosa è bene valutare la soglia anaerobica con test adeguati, come può essere il TEST CONCONI.
Il folto gruppo alla partenza da Anghiari
96 Tempo di lettura
L’INTREPIDA 5 min PEDALANDO NEL PASSATO
PER LA SECONDA EDIZIONE DELLA CICLOTURISTICA D’EPOCA BEN 509 ISCRITTI, TANTE EMOZIONI E UNA CERTEZZA: AD ANGHIARI È NATA UNA MANIFESTAZIONE DESTINATA A DURARE A LUNGO
L’
L’Intrepida 2013 ha regalato tante emozioni e, come al solito, un grande spettacolo. La seconda edizione della cicloturistica non agonistica su biciclette d’epoca che si è svolta ad Anghiari (in provincia di Arezzo) ha visto infatti la partecipazione di 509 iscritti. Un numero straordinario che ha superato di gran lunga i 207 della prima edizione. La manifestazione andata in scena sulle stesse strade che il 29 giugno 1440 furono teatro della “Battaglia d’Anghiari” (resa celebre dal maestro Leonardo Da Vinci) è andata al di là di ogni più rosea aspettativa ed è stata perfetta sotto ogni punto di vista. Gli intrepidi atleti si sono misurati su 2 percorsi (uno da 42 km, l’altro da 85) ed hanno pedalato con grande entusiasmo in una delle terre più suggestive della Toscana. Le bellezze del paesaggio hanno fatto da cornice alla cicloturistica ed hanno dato alla seconda edizione de L’Intrepida una caratterizzazione unica. Tutti i partecipanti si sono presentati ai nastri di partenza con bici da strada costruite prima del 1987 (con telaio in acciaio, leve del cambio sul tubo obliquo, pedali muniti di fermapiedi e cinghietti, passaggio dei fili dei freni esterno al manubrio) e con abbigliamento storico. Valore aggiunto sono state le tantissime biciclette appartenenti a differenti periodi storici (alcune addirittura dei primi anni del ’900), Piazza Baldaccio gremita di ciclisti, i gustosi ristori d’epoca (posizionati a Ponte alla Piera, al Castello di Galbino e a Felcino Nero) e il positivo commento di tutti coloro che hanno portato a termine la cicloturistica. Una soddisfazione meritata per il GS Fratres Dynamis Bike che ha curato in ma-
niera perfetta l’organizzazione. Un lavoro encomiabile, reso possibile anche dal contributo di tutti i volontari che hanno dato la propria disponibilità affinché ogni aspetto si svolgesse nel migliore dei modi. Cinque i comuni toccati (Anghiari, Sansepolcro, Caprese Michelangelo, Citerna e Monterchi), tanti i chilometri di strade bianche a completare il quadro di una bellissima giornata di sport. Questi i numeri della seconda edizione de L’Intrepida: 509 gli iscritti, 474 gli atleti effettivamente partiti, 452 coloro che hanno tagliato il traguardo. Tra di loro 222 hanno coperto i 42 km del percorso corto (198 uomini e 24 donne) e 230 hanno scelto gli 85 km del percorso lungo (222 uomini e 8 donne). In totale quindi 420 gli uomini e 32 le donne che hanno partecipato alla cicloturistica d’epoca. Di questi alcuni sono arrivati dall’estero (tra cui Francia, Olanda e Stati Uniti) e molti sono giunti da numerose province di tutta Italia. Il primo a completare il percorso corto ha impiegato 1 ora e 45 minuti, mentre il più bravo a coprire gli 85 km del tracciato lungo ha impiegato 3 ore e 27 minuti. Tra i 509 iscritti il più giovane è stato Simone Aquiloni di 14 anni, mentre il veterano è stato l’anghiarese Domenico Parati con i suoi 81 anni. Tra gli intrepidi ciclisti anche gli ex professionisti Fred Morini e Massimo Codol, il sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani e il sindaco di Anghiari Riccardo La Ferla. Alla cena di benvenuto, che si è tenuta nella serata precedente alla pedalata, hanno preso parte il professionista Eros Capecchi, l’ex
campionessa italiana elite Giada Borgato, l’ex professionista Paolo Fornaciari e l’ex meccanico di tanti campioni Roberto Lencioni, conosciuto come “Carube”. La loro presenza ha impreziosito la seconda edizione de L’Intrepida, ma tutti gli atleti che hanno portato a termine la cicloturistica meritano gli applausi più sinceri. Legittima la soddisfazione di Fabrizio Graziotti, presidente del GS Fratres Dynamis Bike di Anghiari che ha curato l’organizzazione. «Siamo molto soddisfatti perché tutto si è svolto nel modo migliore. Lo scorso anno avevamo realizzato un sogno, in questa edizione possiamo dire che questo sogno ha vissuto un altro bellissimo capitolo. L’Intrepida sta diventando una realtà importante e questo ci fa enormemente piacere. Ringrazio tutti i ragazzi del gruppo, i volontari, coloro che hanno curato i ristori d’epoca e tutte le persone che hanno dato il loro contributo. Abbiamo dato vita a una bellissima giornata di sport e gli attestati di stima di tutti i partecipanti rappresentano per noi la più grande gratificazione. Ci abbiamo messo tanta passione e ora vogliamo goderci questo successo, ma già stiamo lavorando affinché la terza edizione de L’Intrepida sia ancora più bella». Dopo appena due anni di vita L’Intrepida è già diventata una splendida realtà e ha le qualità per crescere ancora. Appuntamento dunque al 2014 per la terza edizione della pedalata, per una manifestazione che è diventata ormai momento imperdibile per Anghiari e per gli appassionati di ciclismo d’epoca.
Le foto del Gruppo Sportivo Dynamis Bike di Anghiari
98
IL TELAIO IDEALE
a cura di ROBERTO ZANETTI Tempo di lettura
10 min ARGON 18 GALLIUM, UNA PEDALATA NEL FUTURO
robertozanetti65@gmail.com
L’ARGON È UNO DEI SEI GAS NOBILI PRESENTI IN NATURA, MA NEL MONDO DELLA BICICLETTA IL CANADESE ARGON 18 È UN BRAND DI RIFERIMENTO PRECISO PER CHI CERCA UN MEZZO TECNOLOGICAMENTE AVANZATO SENZA RINUNCIARE ALLO STILE E ALL’ELEGANZA
N
Il test: Ne avevo avuto un’anticipazione già lo scorso mese di luglio quando Beltrami, il distributore ufficiale di Argon 18 per l’Italia, mi invitò per un “assaggio” di quelle che sarebbero state le news del 2014. Ora che ho avuto la possibilità di constatare di cosa si stesse parlando in quel seminario posso capire meglio anche le premesse che mi sono state fatte. Rispetto alla Gallium che avevo provato lo scorso anno proprio in questo periodo, in effetti, sostanzialmente il target di riferimento non cambia: siamo sempre su un livello molto alto di tecnologie costruttive e di studio applicato ai materiali. Prima di tutto va detto che la Gallium 2014 non è un clone della sua sorella maggiore ma una bici migliorata sotto alcuni aspetti quali, per esempio, il fattore peso. La differenza, a parità di taglia e allestimento, non è abissale ma qualche grammo in meno si fa sentire, soprattutto in salita. Se poi si è alla costante ricerca di alleggerire il mezzo con cui correre allora bisogna optare per il modello Gallium Pro che, per il solo telaio già verniciato, fa pendere l’ago della bilancia a 790 gr (viteria esclusa) nella taglia M (55). Le prove dinamiche che ho effettuato su rilevanti dislivelli in salita hanno evidenziato l’elasticità del telaio che, malgrado risulti essere estremamente rigido, si fa rilanciare che è un piacere! E proprio questa è la filosofia di Argon 18 sul quale si basano i tre concetti principali: leggerezza, rigidità e comfort. La fibra di carbonio monoscocca demistificata ad alto modulo poi fa il resto incrementando il rapporto peso-prestazioni, un equilibrio non sempre facile da raggiungere quando si cerca la perfezione. Il principio base dell’HDS (Horizontal Dual System), ovvero l’utilizzo del carbonio differenziato a seconda delle zone, rende si la bici più rigida dove questo serve come, per esempio, nella scatola del movimento centrale. Contemporaneamente però, grazie a tale innovativo sistema, la Gallium (come tutte le altre Argon 18) assorbe le vibrazioni sull’orizzontale nel punto in cui serve più comfort, quasi da sembrare più “morbida” e ammortizzare in modo graduale le asperità dell’asfalto.
foto MONICA CUEL
Bike test
I telai di Argon 18 sono conosciuti per essere bilanciati al punto giusto e la Gallium 2014, avvalendosi di un baricentro spostato leggermente verso il basso, gode di maggiore stabilità garantendo una guida fluida e lineare. Senza gravare sul peso complessivo sono state portate delle significative migliorie nei punti critici quali la scatola del movimento centrale, il nodo sterzo e il nodo sella. L’aggiunta, a strati, di fibra di carbonio nelle zone più sollecitate ne ha aumentato la sicurezza rendendo questa specialissima un mezzo affidabile da spingere senza timore chilometro dopo chilometro.
In evidenza: Entrambi di “casa Beltrami”, essendo il distributore anche di questi due marchi, le ruote Zipp 202 Firecrest e i copertoncini Tufo Calibra hanno primeggiato nel buon giudizio globale della Gallium. Scorrevolezza ed eccellente frenata per le prime, tenuta e bassa resistenza al rotolamento per i secondi, questi due componenti danno un valore aggiunto non indifferente alla già buona qualità di base della Argon 18 Gallium proposta, nella versione per il test, con il nuovo gruppo Sram Red 22 a 11 velocità.
Caratteristiche Tecniche
La comoda sella Prologo Scratch Pro è montata sullo speciale reggisella Argon 18 ASP-6000 in carbonio Ø 31,6. Offset variabile da 15 a 20 mm per personalizzare la posizione del ciclista
foto ROBERTO ZANETTI
• Telaio: Carbonio monoscocca HM Nano Tech • Cambio: Sram Red 22 - 11V • Deragliatore: Sram Red 22 – attacco a saldare 11V • Guarnitura: Sram Red 22 - 11V compact 50x34, pedivelle 172,5mm • Catena: Sram Red 22 - 11V • Ruota libera: Sram Red 11V 11x25 • Movimento centrale: Press fit • Freni: Sram New Red • Forcella: Argon 18 in carbonio GA31 Pro (370 gr) • Serie sterzo: FSA • Attacco manubrio: Ratio Initio in alluminio 120 mm • Piega manubrio: Ratio Initio in alluminio 420 mm c/c • Reggisella: Argon 18 ASP-6000 in carbonio Ø 31,6 • Sella: Prologo Scratch Pro • Cerchi: Zipp 202 Firecrest in carbonio per copertoncino • Coperture: Tufo Calibra copertoncino 23mm • Mozzi: Zipp • Portaborraccia: Ratio in carbonio • Taglie: XXS-XS-S-M-L-XL • Colori: nero opaco/bianco lucido (come bici testata in foto) • Peso bici completa (come in foto): 6,6 kg senza pedali (taglia S)
La forcella monoscocca Argon 18 in carbonio GA31 Pro, costruita apposta per il telaio Gallium, e la ruota Zipp 202 Firecrest full carbon con i copertoncini Tufo Calibra
foto ROBERTO ZANETTI
Consigli per l’acquisto, perché comprarla? L’ho detto ai miei compagni di pedalata durante un’uscita collettiva: «La Argon 18 Gallium è un ottimo acquisto». A questa specialissima, tranne il piccolo contrattempo del porta borraccia di cui ho parlato poc’anzi, non si può proprio obiettare nulla. Se fossi sulla mia pagina di Facebook cliccherei senza esitazione su “mi piace”!
Il Produttore: Argon 18 www.argon18bike.com I foderi posteriori orizzontali e la scatola del movimento centrale oversize sono stati concepiti per aumentare la rigidità del telaio e ottimizzare al meglio la forza trasmessa foto ROBERTO ZANETTI
Il Distributore per l’Italia: Beltrami TSA Via Euripide, 7 42124 Reggio Emilia Tel: +39 0522 307803 Fax: +39 0522 703106 E. mail: info@beltramitsa.it Web site: www.beltramitsa.it
Accessori e materiali utilizzati per il test
Il sistema 3D Hedtube permette una multipla regolazione integrata dell’altezza del tubo sterzo mantenendo la massima rigidità
Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: • Casco: Carrera Radius www.carreraworld.com • Occhiali: Carrera R&B XLITE www.carreraworld.com • Scarpe: Lake Cycling mod. CX 401 SPDPLY www.lakecycling.com • Abbigliamento: Zipp Aero Race by Castelli www.zipp.com • Manicotti e guantini: Biotex www.biotex.it • Strumentazione: Mio Cyclo 505 HC www.miotecnology.com • Pedali: Speedplay mod. Zero www.speedplay.com
Cassetta pignoni Sram Red 22 a 11 velocità (11x25) e la “gabbia” del cambio del nuovissimo Sram Red 22 foto ROBERTO ZANETTI
In vendita a partire da: Ottobre 2013 Prezzo: - A partire da € 3.736,00 fino a € 7.486,00 al pubblico (IVA inclusa) secondo degli allestimenti e della configurazione prevista in listino. - Solo telaio Gallium € 1.970,00 al pubblico (IVA inclusa). - Nella versione Gallium Pro, invece, Argon 18 propone il solo telaio a un prezzo interessante di € 2.430,00 al pubblico (IVA inclusa); vale a dire una cifra parecchio inferiore ai prodotti equivalenti presenti in commercio.
foto ROBERTO ZANETTI
i.net www .inbic
MTB
foto NEWSPOWER CANON
102
Tempo di lettura
DUE CIRCUITI DI SUCCESSO a cura di NICOLETTA BRINA
5 min
nicoletta.brina@gmail.com
TOUR 3 REGIONI E ITALIAN 6 RACE TRA NOVITÀ E CONFERME IVANO OGNIBENE, IDEATORE DELLE DUE MANIFESTAZIONI, STILA IL BILANCIO DELLE EDIZIONI 2013: PIOGGIA DI RECORD, GRANDI SODDISFAZIONI E LA VOGLIA DI METTERSI ANCORA IN GIOCO. PER RAGGIUNGERE TRAGUARDI SEMPRE PIÙ AMBIZIOSI
P
Parliamo del Tour 3 Regioni: quali sono i dati della quinta edizione appena archiviata? «Possiamo dire di aver chiuso col botto, visto che nell’ultima prova, al Sienalunga bike del 5 ottobre, abbiamo contato ben 1.500 presenze. Complessivamente si sono registrati 420 abbonati nel circuito, un vero record, con una presenza complessiva di 7.000 persone ed un aumento globale del 12 per cento. Evidentemente ciò che siamo riusciti a creare, grazie alla grande collaborazione delle associazioni sportive che ci hanno ospitato, ha colto nel segno e le conferme dei partecipanti, unite ai nuovi arrivi, sono andate in questa direzione. Questo è stato il primo anno di Scott come Ivano Ognibene
sponsorizzazione e siamo contenti che l’annata di esordio sia stata molto positiva. Peraltro anche il Team Scott Pasquini come squadra ha fatto molto bene vincendo tre singoli e come squadra a punti.» Per quanto riguarda il 4° Italian 6 Race? «La stagione è stata davvero perfetta e alla tappa di Balze-Verghereto abbiamo registrato ben 4.900 presenze. Possiamo parlare anche in questo caso di un boom di presenze con oltre 650 partecipanti ed un vero picco. Sicuramente ha inciso il fatto che ci fossero tre tappe in comune al Tour 3 Regioni, grazie alla Combinata e queste hanno indubbiamente alzato le medie dei partecipanti. Purtroppo la tappa del 14 agosto non è andata benissimo, per via del periodo, mentre un’altra prova, quella di Pioraco, ha pagato 10 giorni di pioggia, malgrado l’organizzazione sia stata perfetta nel trovare in brevissimo tempo percorsi alternativi. Gli abbonati al solo Italian sono stati 24, mentre in 240 hanno scelto la Combinata, d’altro canto con 140 euro (20 euro in più, ndr) potevano partecipare a 2 circuiti. Il dato che tuttavia ci ha veramente dato soddisfazione è quello relativo alle presenze singole: 35 ciclisti singoli di 35 società diverse. Se abbiamo davvero colto nel segno, ci auguriamo che tornino… accompagnati!». Cosa ritiene sia da migliorare? «Non è per presunzione, ma ritengo vi sia poco da migliorare. Per entrare nei circuiti, occorre avere qualità, altrimenti non se fa nulla e ritengo che chi oggi ne fa parte, lo faccia per meriti non solo acquisiti, ma confermati sul campo. Abbiamo un pacco gara importante, il pasta party per tutti, premiazioni interessanti, oltre a servizi di alto livello in gara e grande professionalità dal punto di vista organizzativo. Anche i costi sono davvero politici.» Guardando alle edizioni 2014, il calendario è già stato stilato. Quali sono le novità? «Per quel che riguarda il Tour 3 Regioni, le tappe – ovviamente salvo cambiamenti – saranno il 30 marzo la Rampichiana, il 27 aprile la 9 Fossi, il 25 maggio la Vena del Gesso, l’8 giugno Monte Cucco, il 7 settembre la Straccabike, il 14 settembre la RampiConero e il 5 ottobre la Sinalunga Bike. Le prove diventano quindi 7, con l’aggiunta, con mia grande soddisfazione della tappa di Riolo Terme, il 25 maggio. Le quote degli abbonamenti aumentano di 10 euro, da 120 a 130 ed è veramente nulla rispetto al fatto che nel carnet del circuito si aggiunge una tappa importante. L’Italian 6 Race invece ha in calendario il 30 marzo la Rampichiana, il 27 aprile la 9 Fossi, il 4 maggio Monte Gemmo, il 25 maggio la Vena del Gesso, l’8 giugno il Monte Cucco ed il 13 luglio i Sentieri del Fumaiolo, dunque quattro prove comuni al 3 Regioni come da copione. Crediamo molto in queste manifestazioni e, visto il seguito, ritengo che anche il 2014 sarà una grande annata per il fuoristrada.»
1a TAPPA
2a TAPPA
30 Marzo
27 Aprile
25 Maggio
CORTONA (AR)
CINGOLI (MC)
RIOLO TERME (RA)
RAMPICHIANA
9 Fossi
Percorso: km 40 Dislivello: 1.300 m
Percorso: km 49 Dislivello: 1.630 m
4a TAPPA
5a TAPPA
6a TAPPA
7a TAPPA
08 Giugno
07 Settembre
14 Settembre
05 Ottobre
COSTACCIARO (PG)
PRATOVECCHIO (AR)
CAMERANO (AN)
Percorso: km 42 Dislivello: 1.665 m www.cuccoinbike.it
Percorso: km 53 Dislivello: 1.800 m www.straccabike.it
G.F. Monte Cucco
G.F. Vena del Gesso Percorso: km 48 Dislivello: 1.450 m www.rallydiromagna.it
www.avisbikecingoli.it
www.cavallinoasd.it
Straccabike
SINALUNGA (SI)
RampiConero
Sinalunga Bike
Percorso: km 42 Dislivello: 1.140 m www.rampiconero.it
Percorso: km 53 Dislivello: 1.670 m www.donkeybike.it
S
Iscrizione izione gratuite per: Esordienti, Allievi e Junior Anteprima ABBONAMENTI
W
ISCRIVITI ENTRO SABATO 08 FEBBRAIO to Circaupipe e avrai CINQUE VANTAGGI: in t 1° costo abbonamento a € 130,00 2° omaggio (da definire) concarto 3° numero fisso personalizzato col nome del biker uno s 4a 4° ritiro in area riseravta tappa a 5° ingresso in 1° griglia 1 tappa Dal 10 febbraio al 10 marzo € 140,00 5a 3a con numero fisso, ritiro in area riservata e ingresso in 1° griglia. tappa tappa N.B.: ingresso griglia OPEN: primi cinque di ogni categoria a
E
7
N
calendario 2014
3a TAPPA
2a
tappa
6a
tappa
7
tappa
Anteprima ABBONAMENTI ESCURSIONISTI Iscriviti entro il 10 MARZO · costo abbonamento € 90,00
Montepremi finale Tour 3 Regioni Assoluta
SP - M / M5
1° Telaio 2° Casco 3° Casco
1 2 3 4 5 6/15
to Circaupipe in 6t concarto uno s
250,00 180,00 120,00 80,00 60,00 premi
M6 150,00 100,00 80,00 60,00 40,00 premi
M7
M W1
M W2
Junior
Eso-All
Squadra a punti
100,00 70,00 50,00 40,00 40,00
100,00 70,00 50,00 40,00 40,00
150,00 100,00 80,00 60,00 40,00
Premi Premi Premi
Premi Premi Premi
1.000,00 600,00 300,00
2a TAPPA
3a TAPPA
30 Marzo
27 Aprile
04 Maggio
25 Maggio
08 Giugno
13 Luglio
CORTONA (AR)
CINGOLI (MC)
PIORACO (MC)
RIOLO TERME (RA)
COSTACCIARO (PG)
BALZE - VERGHERETO (FC)
9 Fossi
Percorso: km 40 Dislivello: 1.300 m
Percorso: km 49 Dislivello: 1.630 m
www.cavallinoasd.it
www.avisbikecingoli.it
G.F. Monte Gemmo
G.F. Vena del Gesso Percorso: km 48 Dislivello: 1.450 m www.rallydiromagna.it
Percorso: km 43 Dislivello: 1.350 m www.conerocup.it
5a TAPPA
500,00 300,00 200,00 100,00 100,00
1a TAPPA RAMPICHIANA
4a TAPPA
Squadra a presenza
6a TAPPA
G.F. Monte Cucco
Sentieri del Fumaiolo
Percorso: km 42 Dislivello: 1.665 m www.cuccoinbike.it
Percorso: km 38 Dislivello: 1.244 m www.prolocobalze.com
ABBONAMENTO SINGOLO CIRCUITO: TOUR 3 REGIONI e/o ITALIAN 6 RACES ABBONAMENTO CUMULATIVO: TOUR 3 REGIONI + ITALIAN 6 RACES Entro Sabato 8 Febbraio: Tour 3 Regioni e/o Italian 6 Races € 130,00 Tour 3 Regioni + Italian 6 Races € 150,00 Dal 10 Febbraio al 10 Marzo: Tour 3 Regioni e/o Italian 6 Races € 140,00 Tour 3 Regioni + Italian 6 Races € 160,00 ABBONAMENTO COMULATIVO TOUR 3 REGIONI+COPPA TOSCANA: Entro Sabato 8 Febbraio: € 215,00 dal 10 Febbraio al 10 Marzo: € 225,00
COUPON D’ISCRIZIONE
Versamento su CCP 11965449 e/o CC Bancario IBAN: IT27 V 07601 1320 000001196 5449 intestato a: Promosport - Via Federico Bondi, 24/A - 47121 Forlì e inviare Copia Versamento, con dati anagrafici, società, codice società, numero tessera al fax 0543 64754
Cognome Via
........................................................................................
Nome
..........................................................................................................
Società Sesso
.....................................................................................
M
F
............................................................................
Cap ..................... Città
N° codice Società
Agonista
Nato il
.........................
.........................................................................................
................................
N° Tessera
.........................................
Escursionista
Tel. .................................................................... E-mail .............................................................................................................................................................. Abbonamenti singoli: € 130,00 € 140,00 Abbonamenti comulativi: € 150,00 € 160,00 Abbonamenti comulativi: € 215,00 € 225,00 Abbonamenti Escursionisti: € 90,00
www.tour3regioni.com - www.romagnamtb.it - info@romagnamtb.it - cell. 338.6834464
106
OLTRE L’OSTACOLO robertozanetti65@gmail.com
a cura di ROBERTO ZANETTI
SPEED LEVITY VELOCITÀ PURA FUORI STRADA
Tempo di lettura
7 min
IL TERMINE “SPEED”, CHE NELLA LINGUA INGLESE SIGNIFICA VELOCITÀ, È IL PIÙ APPROPRIATO PER IL MARCHIO DI CUI VI PARLERÒ IN QUESTO ARTICOLO. LEVITY, LA SUA MTB-FUORISERIE DA 27,5”, È LA PROTAGONISTA DI QUESTO TEST BIKE: SUPER LEGGERA PER ESSERE UNA MOUNTAIN, SCATTANTE E SOPRATTUTTO MOLTO, MOLTO VELOCE!
2013 e, visto le premesse, probabilmente si confermerà come la tendenza dell’immediato futuro nel mondo delle “ruote grasse”. Nonostante appartenga alle “650”, Levity si può collocare per ciclistica e passo più vicina alle tradizionali 26” che alle 29”, le MTB che sono andate per la maggiore in questi ultimi tre o quattro anni. Partendo da questo presupposto gli svantaggi legati al maggior diametro delle ruote da 27,5, robuste e precise, sono praticamente
dimezzati rispetto alle tradizionali 26”. Anche l’ingombro complessivo della bici è minore a confronto, per esempio, delle più imponenti 29” e ci si trova a pedalare nel fuori strada su un telaio alquanto agile e maneggevole, senza perdere però rigidità al carro posteriore e alla forcella. Da non sottovalutare poi un fattore cruciale della dinamica: l’inerzia della massa rotante, spesso chiamata in modo improprio “effetto volano”. Sempre paragonata a una 26”, la maggiore inerzia rende Levity più stabile in discesa, specialmente ad alte velocità sui fondi sconnessi e accidentati . La ruota posteriore da 27,5 tende meno a “sbacchettare” tra il pietrisco e le radici e lo sterzo resta più stabile, conferendo una maggiore precisione di guida nelle traiettorie. Bike test
foto MARCO TORELLI
foto MARCO TORELLI
N
Il test: Non mi era mai successo di cominciare una sessione di test con una clamorosa caduta… Ovviamente, in questo caso, la bici non centra nulla ma per chi fa questo lavoro o pedala tutti i giorni come il sottoscritto un incidente di percorso è sempre da mettere in preventivo, soprattutto in mountain bike. I costruttori della Levity possono comunque stare tranquilli; tranne alcune escoriazioni alla gamba sinistra la bicicletta usata per il test non ha subito alcun danno anche perché un mezzo di questo genere, se dovesse ammaccarsi, sarebbero guai seri per il portafoglio… Infatti la Levity di Speed, MTB da 27,5” o 650 che dir si voglia è una front di altissima qualità, allestita con la componentistica più esclusiva presente sul mercato. Non si è certo risparmiato sulle fibre di carbonio ben distribuite su tutte le tubazioni del leggerissimo telaio e si è investito sull’ambizioso progetto di lanciare le nuove MTB da 27,5 (650), credendo fino in fondo in questa nuova e avvincente sfida. Proprio per questo motivo la Levity 650 si sta affermando tra le grandi sorprese per il
• Telaio: Full Carbon 650B SPW UD Weave • Cambio: Sram XX1 • Deragliatore posteriore: Sram XX1 • Deragliatore anteriore: Sram XX1 • Comandi: Sram XX1 • Guarnitura: Sram XX1, 30 denti, pedivelle 170 mm • Catena: Sram XX1 • Ruota libera: Sram XX1 11v, 10-42 • Movimento centrale: PF30 integrato • Freni: Sram XX idraulici a disco, rotori 160 mm • Forcella: Ritchey WCS Carbon 27.5 rigida • Serie sterzo: Ritchey WCS Carbon Tapered • Attacco manubrio: FRM Web Stem, 100 mm • Manubrio: FRM 229 Low Profile, 690 mm • Reggisella: FRM ST M 10, 31.6×350 • Sella: Speed • Cerchi: FRM Urano XC Team 650b • Coperture: Schwalbe Rocket Ron 650B • Mozzi: FRM • Taglie: 17-S, 19-M, 21-L • Colori: nero/verde fluo, silver matt • Peso bici completa (come in foto): 8,00 kg completa di pedali (taglia 17.S)
foto ROBERTO ZANETTI
Caratteristiche Tecniche
In evidenza: Già nelle operazioni preliminari di assettaggio della bici (che eseguo sempre personalmente) mi sono reso conto d’aver a che fare con un mezzo molto esclusivo, già preparato perfettamente dai tecnici del “Reparto Corse” di Speed. A parte la novità delle ruote (FRM Urano XC Team 650b) dal diametro 27,5”, la Levity è assemblata con il tris attacco – piega (in carbonio) – reggisella tutto firmato da FRM, un marchio noto per la qualità, e un gruppo cambio/freni Sram XX1 di ultima generazione. Insomma, il binomio telaio/componenti è davvero notevole e merita una citazione molto positiva. Da rivedere: L’esame comparativo con le “sorelle” dalle ruote da 26” mette in evidenza un aspetto che mi sembra giusto sottolineare. Ho rilevato che, malgrado il peso ridotto al minimo dalla sorprendente leggerezza del telaio, la forcella rigida e l’angolo d’impatto della ruota da 27,5” sul terreno rendono più difficoltoso modulare la frenata (la mia caduta, di cui parlavo nel corpo dell’articolo, oltre a una mia manovra sbagliata è dovuta in parte anche a questo fattore), dando alla bici una sensazione più impegnativa in fase di decelerazione.
Forcella Ritchey WCS Carbon 27.5 rigida
foto ROBERTO ZANETTI
Manubrio in carbonio e attacco alluminio firmati FRM
Guarnitura Sram XX1, 30 denti, con pedivella da 170 mm
Consigli per l’acquisto, perché comprarla? Avendo avuto modo in questo ultimo anno di testare svariati modelli di mountain bike ho preso atto che, in effetti, la nuova misura da 27,5” può essere considerata il giusto compromesso tra le tradizionali 26” e la nuova frontiera delle 29”, prodotti già da alcuni anni consolidati autorevolmente nel settore dell’off road. Versatilità di utilizzo, linea essenziale e leggerezza sono, a mio parere, i motivi per cui varrebbe la pena “farci un pensierino” e valutare l’acquisto della mountain bike presentata in questo servizio. Inoltre, se si volesse personalizzare la propria Levity, Speed mette a disposizione la propria professionalità al fine di customizzare Deragliatore posteriore Sram XX1 e ruota libera Sram XX1 a 11v, 10x42 foto ROBERTO ZANETTI
la bicicletta e renderla sempre più un pezzo unico ed esclusivo. Tutti i modelli in carbonio possono essere assemblati con una svariata serie di forcelle rigide e ammortizzate, guarniture, kit attacco/manubrio e ruote. Questi componenti di pregio permettono di adattare la bici alle varie esigenze, sia dal punto di vista tecnico che della disponibilità economica dell’utilizzatore finale. In vendita in Italia presso i rivenditori Speed Tempo di consegna: 20 giorni lavorativi - data ordine Prezzo: A partire da 1.800,00 € al pubblico, IVA inclusa, a secondo degli allestimenti. Il modello Levity da me testato e che compare nel servizio, invece, costa 4.499,00 € al pubblico, IVA inclusa.
Il Produttore Speed www.speedbikes.it
Accessori e materiali utilizzati per il test Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: • Casco: Giro mod. Savant www.giro.com • Occhiali: Tifosi mod. Veloce Gloss Carbon www.tifosioptics.com • Scarpe: Vittoria MTB Supra www.vittoria-shoes.com • Abbigliamento: X – Bionic www.x-bionic.it • Strumentazione: Mio Cyclo 105 HC www.miotecnology.com • Pedali: Shimano XT www.shimano.com • Portaborraccia: Elite www.elite-it.com Il Distributore per l’Italia: GRUPPO BICI Srl Via Pitagora, 15 47521 Cesena (FC) Tel. +39 0547 300170 Fax: +39 0547 301419 E-mail: info@gruppobici.it Web site: www.speedbikes.it
foto ROBERTO ZANETTI
foto ROBERTO ZANETTI
Il BAR CICCIO è il luogo di ritrovo dei ciclisti della riviera, in partenza per gli itinerari e percorsi della Valle del Savio e colline romagnole. Offre agli amici ciclisti, un punto di ristoro con un ampio parcheggio privato e un prezioso servizio di lavaggio bici (rivolgersi al bar) per coloro che rientrano dai percorsi del fuoristrada. Orari abituali di partenze e ritrovi: martedì ore 12.30 • giovedì ore 12.30 • sabato ore 13.00
foto 4EVER.EU
Tutti i sabati ritrovo per escursioni in MTB Colazioni e aperitivi con ricco buffet Servizio di pagamento bollette luce, gas, acqua, telefono e multe Sala TV Sky con dirette sportive tutte le partite in diretta del Cesena con Sky HD
Sala giochi • Ricariche telefoniche • Wi-fi libero Bar Ciccio - Via Romea, 120 Cesena (FC) 47522 - t. 0547 331984 - e. barciccio@hotmail.it -
BAR CICCIO
110
FARMACIA DEL BIVIO PREMIATA TRA LE MIGLIORI D’ITALIA a cura di MATTEO GOZZOLI
info@inbici.net
PROGETTI DI SPORT, ALIMENTAZIONE E BENESSERE: PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO NAZIONALE PER LA FARMACIA CESENATE DIRETTA DAL DOTTOR ALESSANDRO GARDINI
D
Da qualche anno per tutti gli appassionati di sport del territorio cesenate e non solo, c’è un punto di riferimento immancabile, sempre in grado di dare preziosi consigli sulla nutrizione, la cura e la preparazione degli sportivi: si tratta della Farmacia del Bivio, che sorge a Bivio Montegelli, un piccolo paese del comune di Sogliano al Rubicone a 15 minuti da Cesena. Il titolare della farmacia è il Dottor Alessandro Gardini responsabile proprio del reparto integratori per lo sport e il benessere. Di recente la farmacia è stata premiata come una delle migliori d’Italia all’interno del premio Renato Grendene 2013. Dottor Gardini ci parli di questo premio che conferma anni di lavoro e di esperienza sul campo. «Il Premio è riservato a tutti i farmacisti italiani ed ha lo scopo di individuare, valorizzare e diffondere le iniziative imprenditoriali più Il Dott. Alessandro Gardini riceve il premio di merito per aver dimostrato attenzione particolare allo sportivo, riservando nella sua farmacia spazi importanti all’integrazione sportiva significative e innovative nel settore farmaceutico. A fine settembre una giuria specializzata ha selezionato i tre progetti più votati e il nostro della dieta e ha l’importante funzione di mantenere sempre ottimale la è entrato nel terzetto finalista, si è trattato di una bella soddisfazione.» performance atletica.» Qual è stata la categoria che vi ha visti premiati? «La giuria ha premiato il nostro progetto ‘Sport, Nutrizione e Benessere in Farmacia’. Tra le caratteristiche fondamentali per l’assegnazione di questo premio vi erano la valorizzazione dei suoi professionisti, attenti ed informati per un’integrazione alimentare mirata, personalizzata e consapevole e per la conoscenza dei prodotti consigliati, siano essi di integrazione, di cura o di bellezza; la promozione della farmacia come opportunità di servizi e come possibilità di soddisfare le proprie esigenze con prodotti a prezzo contenuto e di qualità; e la realizzazione di una ‘farmacia aperta’ dove, accanto alla dispensa del farmaco, prendesse vita un nuovo modo di gestire la salute, nelle diverse età, considerando la prevenzione come un processo fondamentale.» Ci parli un po’ dei servizi che offrite agli sportivi. «Il mio progetto in Farmacia è fornire allo sportivo un punto di riferimento sia per quel che riguarda l’alimentazione e le nozioni di preparazione atletica grazie alla collaborazione con affermati professionisti del settore, sia per l’integrazione nello sport che completa i punti critici
E cosa le chiedono gli sportivi in particolare? «Lo sportivo, qualunque esso sia, cerca sempre il massimo dalla sua prestazione, che può essere la forma, mantenere la linea, fino al raggiungimento di obiettivi più performanti come una gara o una partita. Quello che voglio trasmettere al cliente che entra in farmacia cercando integratori per lo sport, è una condizione di benessere nello sport, che va al di là della semplice barretta o gel energetico. Per questo sono molto attento alla ricerca di prodotti di qualità con materie prime selezionate sinonimo di sicurezza e specificità del prodotto.» Nel sito internet anche uno store online, quali sono i riscontri e qual è la tipologia di prodotti più richiesti? «Abbiamo centinaia di contatti settimanali. I clienti presentano svariate esigenze, c’è chi ci contatta semplicemente per ordinare prodotti e c’è chi invece ci contatta per avere consigli specifici di prevenzione o di integrazione nutrizionale per il proprio tipo di attività sportiva. Grazie alla collaborazione con un’equipe di esperti del settore, siamo in grado di fornire tutte le risposte. I prodotti più richiesti sono quelli legati alla prevenzione e al sostegno della performance atletica.»
Ci sta
a cuore il tuo
cuore. NOVEMBRE
CAMPAGNA NAZIONALE PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE
Tutti i giorni senza prenotazione controlli gratuiti del benessere cardiovascolare con: • Misurazione in autodiagnosi della Colesterolemia totale • Misurazione Pressione arteriosa • Questionario per la creazione della Mappa del Benessere Cardiovascolare e l’autodiagnosi dei Fattori di Rischio (Carta del Rischio Cardiovascolare dell’Istituto Superiore di Sanità e Test FINDRISC OMS relativo al diabete)
Chiedici informazioni e consigli Seguici su Facebook
e sul nostro sito:
www.farmaciadelbivio.it
IN COLLABORAZIONE CON
FARMACIA DEL BIVIO
Via Dei Tulipani 2 - Bivio Montegelli Uscita E45 t. 0547 315080 - e. farm.montegelli@corofar.net Aperto dal lunedì al venerdì: 08.45 - 12.30 / 15.45 - 19.15 Sabato: 08.45-12,30 / Pomeriggio chiuso
Società Italiana di Medicina Generale
APOCARDIOLOC-C
Specialisti nell’Integrazione per lo Sport ed il Benessere
112
STRETCHING NELLO SPORT
a cura del dottor MASSIMILIANO MUCCINI*
9ª PUNTATA LA PARTE PRATICA 1ª FASE CRITERI E FATTORI LIMITANTI
*mail*
info@muccinitrainer.it
N
Nei fattori limitanti includiamo anche la temperatura corporea. L’allenamento della flessibilità deve essere sempre preceduto da un innalzamento della temperatura, proprio per rendere più “scorrevoli” le giunture articolari grazie all’irrorazione del liquido sinoviale. Questo fluido, situato nella capsula articolare, è posto tra un’articolazione e l’altra a protezione delle strutture cartilaginee. Essendo un gel limpido ma viscoso, va incontro al fenomeno della tixotropia che è la tendenza del gel a divenire più fluido dopo essere stato scosso da agenti esterni. Questo spiega anche i periodi d’inattività, che tendono a rendere le strutture muscolari più rigide, a causa di microscopiche aderenze interne. Pertanto, il riscaldamento è necessario ed è rappresentato da una blanda attività cardiovascolare che può essere effettuata su bike, treadmill, cross trainer, step ecc., con una durata che va dai 10’ ai 20’. Nei programmi di allenamento della flessibilità ci sono tre criteri base da seguire: la specificità articolare, della posizione e della velocità, e l’allenamento contro resistenza. Nel quadro della flessibilità statica, la specificità articolare è riferita all’articolazione ed al suo comparto muscolare che vogliamo allungare: ad esempio un allenamento per la flessibilità delle anche non migliorerà la flessibilità di altre articolazioni. L’allenamento può diventare prioritario per quelle articolazioni che maggiormente lo richiedono, in modo da migliorare l’efficienza dell’allenamento. La specificità della posizione e della velocità ha più applicazioni di tipo atletico: per rendere gli esercizi di stretching più efficaci bisogna renderli più possibili similari al movimento ed alla sua velocità di applicazione. Ad esempio lo stretching statico non migliora i movimenti che si svolgono durante la partita di calcio, come invece potrebbero fare i movimenti di uno stretching dinamico. Al contrario
il metodo dinamico avrebbe una funzione limitata nel miglioramento di una spaccata frontale. L’allenamento con i sovraccarichi può contribuire alla flessibilità articolare, qualora si utilizzino pesi adeguati al soggetto ed a condizione che venga sempre rispettato il R.O.M. articolare, l’utilizzo di muscoli agonisti ed antagonisti, sinergici e stabilizzatori. Quindi si evince che bisogna saper adattare lo stretching in funzione del tipo di movimento da allenare, in base al grado di flessibilità e di allenamento del soggetto ed alle sue limitazioni articolari. Nello stretching dinamico si prevedono molti molleggi che durano pochi secondi ciascuno mentre in quello statico, il muscolo è allungato a fase di 3-4 cicli di 2’-3’ ciascuno. In questo tipo di attività bisogna sapersi concentrare su se stessi, respirare ritmicamente, visualizzare muscoli, tendini e legamenti che si stanno allungando, evitando di trattenere il respiro, perché potrebbe aumentare la pressione sanguigna. Generalmente il ritmo di espirazione coincide con la fase di allungamento. Gli esercizi di stretching di intensità moderata possono essere efficaci nel ridurre il dolore muscolare (D.O.M.S.) che segue l’esercizio fisico: fate attenzione a non utilizzare mai uno stretching aggressivo. *Massimiliano Muccini, Dottore in Scienze e Tecnologie del Fitness e Prodotti della Salute, Università di Camerino, si occupa da più di ventisei anni di fitness e preparazioni atletiche per vari sport, consulente Inkospor, certificato American College of Sports Medicine Health & Fitness Specialist (l’autorità nel campo della sperimentazione e nella ricerca sportiva), Tecnico di Riequilibrio Posturale. Tesoriere Nazionale di ADISF (Ass.ne Italiana Dottori Scienze del Fitness), Presidente di ScienzedelFitness.com ASD che organizza seminari e corsi per il settore fitness e wellness. Riceve nell’ambulatorio di Via Pascoli, 172 a Rimini. Per appuntamento telefonare dal lunedì al venerdì al numero: 347.8864440 dalle 18.15 alle 19.30. Per contatti: info@muccinitrainer.it www.muccinitrainer.it
Non restare indietro! Abbonati per essere sempre aggiornato! 12 numeri di a soli
â‚Ź 39,90
Riceverai in omaggio * la maglietta di iNBiCi
* fino ad esaurimento scorte
Per abbonarti esegui un bonifico bancario intestato a: INBICI MAGAZINE Via delle Scalette, 431 - 47521 CESENA (FC) IBAN: IT 64 Z 05216 24200 000000011298 Causale: abbonamento INBICI Chiama subito! Tel. 0547 300826 • 342 0685969 / E-mail: redazione@inbici.net
114
L’OFFICINA
a cura di LORENZO COMANDINI
FOCUS SUL MONDO DELLE DUE RUOTE
IL FUTURO? I FRENI A DISCO SULLE SPECIALISSIME
lorenzo@gruppobici.it www.rossinbikes.it - www.speedbikes.it
IL PROGRESSO TECNOLOGICO VIAGGIA A GONFIE VELE, MA L’ULTIMA PAROLA SPETTA ALL’UNIONE CICLISTICA INTERNAZIONALE
È
È vero che la “potenza” del freno è relativa per una bici da corsa, o almeno, non è importante come nelle biciclette con le ruote grasse. D’altronde però il mondo va avanti e lo sviluppo procede a buon ritmo, tanto che è lecito attendersi una nuova ondata di novità in merito ai freni a disco. Quali potrebbero essere i vantaggi di questa novità? Sembra banale dirlo, ma il beneficio principale è una frenata sicura e più duratura. Perché? Negli ultimi anni c’è stato un vero boom dei cerchi in fibra di carbonio, con conseguenti pattini speciali per la frenata che, tra l’altro, si consumano velocemente in caso di pioggia. I freni a disco risolvono a monte questo problema. Non è un vantaggio invece la maggior potenza che può derivarne perché lo sono già sufficientemente quelli tradizionali in commercio. Non è vero che con i freni a disco si potrà ritardare la frenata, perché la potenza a disposizione non cambia (almeno sull’asciutto). La coppia frenante, infatti, è data dal battistrada e dall’asfalto e cioè dalla parte di battistrada che tocca l’asfalto. Questo significa che per avere un freno sufficientemente potente basta che riesca a raggiungere la forza equivalente a quella coppia di attrito. Se frenerà di più, la ruota scivolerà via. E come dicevamo prima, quelli in commercio sono già sufficientemente potenti. Quindi escluso in maniera scientifica la potenza, come vantaggio rimane, invece, la modulabilità della frenata. Riuscire a gestirla si-
gnifica allontanare il rischio di bloccaggio utilizzando la potenza necessaria al momento. Soprattutto in condizioni meteo avverse o discese lunghe dove i dischi e le pastiglie hanno un comportamento più uniforme. Modulabilità e uniformità quindi anche grazie al non utilizzo di cavi intrecciati degli impianti tradizionali. Quelli a disco, come anche quelli con classica pinza sul cerchio, usano un liquido idraulico che è incomprimibile. A questo punto la palla passa all’Unione Ciclistica Internazionale (UCI). L’UCI ha vietato l’impiego dei freni a disco nelle competizioni ufficiali ritenendoli pericolosi, perché avere dei dischi arroventati a causa delle discese, dicono, mette a repentaglio l’incolumità dei corridori in caso di caduta. Nelle competizioni su strada si procede spesso in gruppo, non come avviene nelle prove di mountain bike o nel ciclocross (dove i freni a disco sono già utilizzati). Probabilmente la situazione rimarrà bloccata fino a quando uno dei colossi della componentistica non si metterà a studiare un proprio modello stradale, lavorando magari proprio sulla sicurezza del freno, trovando soluzioni efficaci contro l’esposizione del disco rovente al contatto diretto. Tra l’altro il problema del calore potrebbe mettere in crisi il sistema idraulico visto che sulle bici da corsa le velocità sono mediamente superiori a quelle in mountain bike. Aumentare la superficie del freno a disco rischia di appesantire il tutto. Certamente un freno a disco non può essere montato su un telaio tradizionale. Se è vero che questo
nuovo sistema, a conti fatti, risulta fino a 30 grammi più leggero di quello standard, c’è comunque da considerare l’irrobustimento necessario per il telaio nei punti dove i freni vengono fissati. È facile immaginare come il risparmio di peso verrà compensato da questi rinforzi, anche se ormai il limite imposto dalla commissione tecnica dell’UCI sui 6,8 kg è superato visto i passi da gigante fatto dall’industria del ciclo in termini di materiale e sicurezza. Problema comunque che rimane consegnato nell’ambito di quello agonistico perché non esiste vincolo per gli amatori. In ultimo vorrei poi assicurare quelli che hanno dubbi sull’asimmetria della frenata perché tutto si gioca sulla buona costruzione della forcella che dovrà bilanciare la sollecitazione. Insomma il sistema funziona, occorrerà vedere se i regolamenti permetteranno un ulteriore step in ricerca e sviluppo per applicarlo al racing.
foto NEWSPOWER CANON
116
3T BIKE
pressoffice@newspower.it
a cura di NEWSPOWER Tempo di lettura
TRA I TORNANTI DELLA VALSUGANA L’ACUTO DI FERRARO
6 min
PERCORSO SPETTACOLARE E LISTA PARTENTI DI GRANDE VALORE: COSÌ A TELVE TRIONFA LO SPETTACOLO
3
3T Bike, tanta, tanta, tanta… mountain bike. Nella trentina Valsugana domenica 13 ottobre si è corsa la divertente 3T Bike, gara conclusiva del circuito Trentino MTB e che alla vigilia si preannunciava scoppiettante per diversi motivi. Il percorso prima di tutto, un saliscendi apparentemente “innocuo” vista la mancanza di grandi cime da scalare (1.300 metri il dislivello totale), ma tra i comuni di Telve, Telve di Sopra, Torcegno e Carzano non c’è stato un secondo in cui rifiatare, mai un attimo di tregua, roba da bikers doc insomma. E poi la lista dei partenti di assoluto livello, con i portacolori dei team Selle San Marco, Focus, FRM e Silmax Cannondale decisi a vendere cara la pelle. Ferraro, Cattaneo, Pallhuber, Schweiggl, Gaddoni, Righettini, ma anche Fruet, Fabian e Lisa Rabensteiner e Ferrari erano senz’altro i primi sorvegliati speciali, schierati in partenza con il coltello tra i denti. La giornata era iniziata con temperature di autunno pieno e tante maniche lunghe. Tuttavia, alla prima salita la temperatura era già schizzata in alto, gambe e animi caldissimi lungo l’acciottolato di S. Antonio (punte del 25% di pendenza) che vedeva volare in testa un frizzante Fabian Rabensteiner. Dietro, nell’ordine, c’erano Ferraro e Schweiggl, ma anche Johnny Cattaneo, Martino Fruet e Johann Pallhuber tra i tanti (oltre 500 gli iscritti in gara). Lo ammetterà anche lui però al termine, di aver sprintato troppo forte all’inizio, e così sulla salita al primo GPM di Frisanco (fino a 970 m slm) Rabensteiner si è dovuto arrendere al trevisano Ferraro che da quel momento in avanti ha iniziato il proprio personale show, in una gara cui non aveva mai preso parte prima.
Il passaggio dei battistrada guidati dal campione Johann Pallhuber foto NEWSPOWER CANON
Martino Fruet conduce il gruppo
foto NEWSPOWER CANON
Appena fuori dal podio è giunto Johann Pallhuber seguito dal corregionale Johannes Schweiggl. Tra i due c’era in palio il titolo di Trentino MTB in categoria Open e nonostante il miglior piazzamento del primo sul finish di Telve, la vittoria finale (seguendo anche la regola degli scarti) è andata a Schweiggl. La 3T Bike al femminile è stata un assolo della romagnola Elena Gaddoni, che fin dalla salita di S. Antonio vantava alcune decine di secondi di vantaggio su Anna Ferrari. Alla fine dei 31 km il distacco, ma su Lisa Rabensteiner, era di quasi 10 minuti. L’altoatesina tricolore cross country è riuscita a sopravanzare la Ferrari a tre quarti gara e portare… in famiglia un’altra medaglia insieme al fratello Fabian. «Non avevo mai gareggiato qui – ha ammesso la romagnola al termine – e devo dire che è una gara bella tosta, con discese in contropendenza, insidiose e mai da sottovalutare, anche perché i sassi e i ciottoli erano bagnati e viscidi dalla notte. Ho chiuso la stagione come meglio non potevo, insomma.» Sulle discese è andata meglio la Rabensteiner, anche se «la Gaddoni era imprendibile, però sono riuscita a stare a ruota della Ferrari e l’ho superata al ventesimo chilometro circa.» Dietro le due campionesse tricolori – la Gaddoni ha vinto il Campionato marathon a settembre in Sicilia – si è piazzata la vicentina Ferrari che ha commentato con il consueto sorriso: «stare dietro a due campionesse italiane non è proprio da poco, o no?» Assolutamente Anna, complimenti! Come detto, la 3T Bike chiudeva il circuito Trentino MTB e i vincitori delle varie categorie sono: Schweiggl e Lorenza Menapace tra gli élite, Maximilian Vieider (Elite-Sport), Ivan Degasperi (M1), Luca Zampedri (M2), Stefan Ludwig (M3), Marco Gilberti (M4), Piergiorgio Dellagiacoma (M5), Silvano Janes (M6) e Daniel Tassetti (Junior). Nella classifica a squadre vittoria per il Team Todesco.
Un tratto caratteristico del percorso
Nella discesa di rientro verso Parise il margine sull’avversario altoatesino era già di un minuto e mezzo e di lì a poco, attraversando i secolari castagneti della frazione di Campestrini, lievitava a oltre due. Schweiggl, Cattaneo, Fruet, con Pallhuber sempre negli specchietti, tenevano il passo, ma ai seguenti passaggi di Telve e nel parco fluviale sul torrente Maso il biker di San Zenone degli Ezzelini non perdeva mai il controllo della situazione e sul traguardo di Telve, accolto da un fragoroso applauso del pubblico, giungeva con 1’ 30” di margine sul compagno di team Johnny Cattaneo. Quest’ultimo, che aveva vinto la gara lo scorso anno, era comunque riuscito a tenere in terza posizione un Rabensteiner “trattenuto” anche da un fastidioso mal di schiena nella seconda parte di tracciato. «Ero venuto qui per vincere e ce l’ho fatta. Chiudere la stagione con una vittoria è molto importante per il morale e per la fiducia. Spero che il 2014 possa essere una grande stagione ricca di vittorie, per me ma anche per la squadra», ha commentato Ferraro a fine giornata.
foto NEWSPOWER CANON
Passaggio suggestivo di un torrente
SHOCKBLAZE DA COMPETIZIONE LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLA PERFORMANCE
Shockblaze è il top brand MAXTEC dedicato alle biciclette da competizione. La MAXTEC nasce nel 2010 dalla volontà di creare un’azienda che si occupi esclusivamente dei due brand top di gamma per assicurare standard qualitativi ed esecutivi elevatissimi. Le linee di produzione e di verniciatura della Maxtec sono moderne e l’esclusività e la specializzazione del personale addetto consente un perfetto controllo su tutti i processi di realizzazione del prodotto per tutto ciò che concerne la realizzazione di ogni singola bicicletta: dalla ricerca di nuove tecnologie al design, dalla verniciatura alla selezione dei componenti, dal montaggio all’imballaggio.
da strada o MTB, viene pensata, progettata e realizzata con il preciso obiettivo di raggiungere standard tecnologici superiori e di offrire al ciclista emozioni sempre nuove. Gli ingegneri, i designers ed i meccanici Shockblaze lavorano con passione per dare al ciclista prodotti sempre al top garantiti dalla qualità di un prodotto assemblato in Europa. Ogni bicicletta viene montata a mano, in una sezione dedicata della Maxtec, per garantire la massima qualità e la miglior resa in qualunque condizione.
Una sezione riservata della Maxtec è riservata esclusivamente alle bici da competizione Shockblaze, dove vengono testate ed assemblate a mano per garantire standard qualitativi elevati. La continua ricerca di nuove tecnologie da impiegare, il design creativo ed esclusivo dei cicli, la garanzia di un prodotto “made in Europe”, gli standard qualitativi elevati e la continua ricerca dell’eccellenza, rendono i brand Maxtec capaci di aggredire e primeggiare sul mercato europeo. Design, ricerca e tecnologia. Shockblaze è nato per dare spazio alla ricerca tecnologica al servizio delle performance. L’ideazione e la creazione di ogni nuova bici nascono dal costante sforzo dei nostri ingegneri e specialisti di pensare a progetti sempre innovativi ed orientati al raggiungimento della qualità assoluta. Ogni bicicletta,
120
TRENTINO MTB
pressoffice@newspower.it
a cura di NEWSPOWER
SCHWEIGGL RE DELL’ELITE MA IL FUTURO SI CHIAMA DANIEL TASSETTI
Tempo di lettura
10 min
IL CIRCUITO PREMIA ANCHE MENAPACE, VIEIDER, ZAMPEDRI, LUDWIG, GILBERTI, DELLAGIACOMA, JANES, DEGASPERI E PAOLAZZI. E TRA LE SQUADRE BRINDA IL TEAM TODESCO
La Partenza della ValdiNon Bike
foto NEWSPOWER CANON
foto NEWSPOWER CANON
Q
Gli atleti si preparano al via della 1000Grobbe Bike 100 km dei Forti
Qualche sicurezza ce l’avevamo già alla vigilia, come la matematica vittoria di categoria per Silvano Janes (M6), Lorenza Menapace (femminile) e Ivan Degasperi (M1). Tuttavia, dall’epilogo di Trentino MTB in Valsugana a metà ottobre (3T Bike vinta in assoluto da Damiano Ferraro ed Elena Gaddoni) sono arrivate inaspettate sorprese che hanno vivacizzato il circuito fino all’ultimo metro di gara. Partiamo dalla graduatoria Elite con la sfida tutta altoatesina tra i compagni di squadra Johann Pallhuber e Johannes Schweiggl, il primo in partenza a Telve Valsugana con indosso la maglia di leader parziale, il secondo consapevole di dover stare incollato all’avversario per tutti i 31 km di percorso e possibilmente di stargli davanti, per fugare ogni dubbio e portarsi a casa la corona. Nonostante sia anche riuscito a sopravanzare Pallhuber in diversi momenti, sul traguardo della 3T Bike Johannes Schweiggl si è arreso a passare per secondo (quinto generale), ma in base alla regola degli scarti la maglia di vincitore se l’è portata a casa lui. «Non stavo benissimo dal punto di vista della forma e il mio unico obiettivo era stare con Hannes (Pallhuber, ndr). Sulla prima salita sono andato fuori giri, ma mi sono ripreso presto e ho recuperato. Sono molto felice di aver vinto il circuito per la prima volta.» Queste le parole del vincitore Schweiggl alla fine della 3T Bike, che come
controparte femminile ha avuto una Lorenza Menapace al suo secondo consecutivo successo di circuito. Il giovane bergamasco Daniel Tassetti è riuscito a soffiare la vittoria nella Junior a Patrick Felder per sole 15 lunghezze e correndo quattro gare invece delle sei complessive disputate dall’altoatesino. Lo scarto anche qui ha giocato un ruolo fondamentale, come per Maximilian Vieider (Elite-Sport) che sul filo di lana ha bruciato Andrea Zampedri, in testa fino alla vigilia della 3T Bike. Il trentino Luca Zampedri era anche lui dietro nella M2 prima della gara di ottobre, ma con un colpo da manuale sugli sterrati di Telve e dintorni è riuscito a sopravanzare il precedente leader Rolando Degiampietro. I vincitori delle restanti categorie sono Stefan Ludwig (M3), Marco Gilberti (M4) e Piergiorgio Dellagiacoma (M5), con Ivan Degasperi e Claudia Paolazzi primi nella Classifica dello Scalatore, la speciale graduatoria stilata secondo i tempi lungo un frammento di salita di ognuna delle sei gare del challenge. Per quanto riguarda la classifica a squadre il Team Todesco, oltre a celebrare i suoi alfieri Degasperi e Tassetti, si è messo in bacheca il trofeo per il secondo anno consecutivo, precedendo l’ASD Leonardi Racing Team e il Team Giuliani Cicli Arco. Ripercorrendo il cammino di Trentino MTB 2013 prima del capitolo conclusivo di domenica 13 ottobre a Telve Valsugana, tutto è iniziato a maggio in Alta Val di Non con la bella ValdiNon Bike e da quel momento in avanti, puntualmente ogni mese, il challenge ha mandato in scena un evento che definire una semplice gara di mountain bike appare piuttosto
foto NEWSPOWER CANON
CLASSIFICA TRENTINO MTB 2013 dopo la 6ª tappa
Open maschile 1. Schweiggl Johannes Silmax Cannondale Racing Team 9.407,50 2. Pallhuber Johann Silmax Cannondale Racing Team 9.225,00 3. Pavarin Marcello RCP – Leecougan 5.677,50 foto NEWSPOWER CANON
riduttivo. Dalla “vallata delle mele trentine” si è passati in giugno alla 100 Km dei Forti sugli Altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna, presa d’assalto dalla cifra record di 1.500 bikers, con personaggi di spicco del mondo delle ruote grasse come i vincitori Pezzati, Paez, Pallhuber e Coslop, passando per il campione italiano marathon Tony Longo fino all’ex tricolore Juri Ragnoli. Il mese di luglio è stato tutto per la Lessinia Bike di Sega di Ala, seguita nel primo week-end di agosto dalla sempre spettacolare Vecia Ferovia dela Val de Fiemme, lungo quella che un tempo era la via ferrata di collegamento tra la valle dolomitica e la Val-
Lisa Rabensteiner in testa al gruppo alla 3TBike
L’arrivo vittorioso di Johannes Schweiggl alla Lessinia Bike
le dell’Adige. Ancora Dolomiti scenario di gara per la Val di Fassa Bike di inizio settembre, valevole anche come prova di Coppa del Mondo Marathon, insieme a centinaia di bikers provenienti da ogni parte d’Italia ma anche da Irlanda, Grecia, Russia e Colombia. Infine la 3T Bike, per chiudere una stagione di successo – Trentino MTB è il circuito italiano offroad con la media partecipanti più alta nel 2013 – che sarà coronata dalla premiazione finale del 16 novembre a Trento. Lì si conosceranno date, eventi e novità del prossimo Trentino MTB che nel 2014 festeggerà la sesta edizione. foto NEWSPOWER CANON
Femminile 1. Menapace Lorenza Titici LGL Pro Team 10.885,00 2. Paolazzi Claudia Bergner Brau-Unterthurner 10.250,00 3. Zocca Lorena SC Barbieri 9.920,00 Junior 1. Tassetti Daniel Team Todesco 3.875,00 2. Felder Patrick Amateursportclub Olang 3.860,00 3. Martini Andrea GC Team Bike Castelgomberto 2.662,00 M Sport 1. Vieider Maximilian Team Zanolini Bike Professional 7.085,00 2. Zampedri Andrea Supreme Cycling Team 6.670,00 3 Salvetti Nicola Team Bussola 5.825,00 M1 1. Degasperi Ivan Team Todesco 8.990,00 2. Zamboni Andrea Bergner Brau-Unterthurner 8.090,00 3. Biasioli Andrea Team Todesco 6.367,50 M2 1. Zampedri Luca SC Pergine 6.250,00 2. Degiampietro Rolando Bren Team Trento 5.795,00 3. Pintarelli Ivan Team BSR 4.925,00 M3 1. Ludwig Stefan Bren Team Trento 7.360,00 2. Segata Claudio Bren Team Trento 6.975,00 3. Ballardini Emiliano Team Todesco 5.980,00 M4 1. Gilberti Marco Racing Rosola Bike 6.020,00 2. Degasperi Michele Bren Team Trento 5.450,00 3. Magagnotti Daniele ASD Bike Store Costermano 4.660,00 M5 1. Dellagiacoma Piergiorgio Bergner Brau-Unterthurner 4.730,00 2. Koehl Joseph Bren Team Trento 3.717,00 3. Arici Leonardo Racing Rosola Bike 3.190,00 M6 1. Janes Silvano Bergner Brau-Unterthurner 6.050,00 2. Dalla Paola Mario Team Zanolini Bike Professional 1.874,00 3. Garagnani Loredano DNA Bike 1.173,00 Teams 1. Team Todesco 367 2. ASD Leonardi Racing Team 336 3. Team Giuliani Cicli Arco 309 Scalatore uomini 1. Degasperi Ivan Team Todesco 01:20:26.580 2. Zamboni Andrea Bergner Brau-Unterthurner 01:22:30.000 3. Ludwing Stefan Bren Team Trento 01:25:39.410
Il podio Femminile della Val di Fassa Bike
Scalatore donne 1. Paolazzi Claudia Bergner Brau-Unterthurner 01:47:07.210 2. D’Amato Patrizia Team BSR 01:57:15.350 3. Lever Sandra ACD Bik Bike 01:58:19.290
122
GLAMOUR
a cura di STEFANO FAVRIN
CRONO ROAD FUTURA LEGGEREZZA E TANTA TECNOLOGIA
Crono Team è un marchio leader nel settore ciclistico grazie a calzature sportive d’alta gamma, pensate per professionisti ed amanti delle due ruote, da strada e off-road. Dalla sede di San Biagio di Callalta, nel basso trevigiano, il calzaturificio Sabena sforna da quarant’anni scarpe tecniche, eleganti e confortevoli, che abbinano una minuziosa attenzione al dettaglio all’uso sapiente degli ultimi ritrovati tecnologici e delle materie prime più innovative. La mission dichiarata? Perseguire sempre un’idea di stile che abbraccia l’artigianalità del “made in Italy” come fattore vincolante nella creazione di prodotti di indiscussa qualità. Così è nato il brand Crono. Futura rappresenta lo stadio finale di una ricerca continua, che ha portato alla concezione e alla realizzazione di una scarpa pensata per il ciclista più esigente. Un mix di tecnologia e vestibilità per l’appassionato delle due ruote. In appena 235 grammi Crono Team ha concentrato svariati accorgimenti tecnici che rendono questa calzatura il topgamma per quanto riguarda la linea Road. Realizzata in microfibra ad altissima traspirabilità, Futura garantisce la massima libertà di regolazione al ciclista, anche in corsa, grazie al
Micro Adjustable System, una specifica rotellina mediante la quale stringere o allentare uno speciale cavetto in kevlar rivestito. Grazie al sistema brevettato ATOP A-A14, con regolazione micrometrica, la precisione nella chiusura è millimetrica. La tecnologia non deve relegare in secondo piano il comfort, per il quale serve sempre la medesima attenzione. Futura presenta una lingua morbida, con uno speciale materiale sensibile al calore della pelle che si adatta autonomamente alla morfologia del piede, il quale rimane sempre asciutto grazie ai fori traspiranti posti lungo la scarpa. La comodità è importantissima, ma la stabilità è altrettanto importante: il tallone della scarpa Futura presenta un alto profilo, con fodera in materiale anti-scalzante, adatto a contenere adeguatamente il piede: Futura lo mantiene ben saldo e lo protegge dagli effetti di urti e sobbalzi, grazie alla speciale soletta anti-shock capace di assorbire gli scossoni più duri. Futura è l’ultima creazione concepita da Crono Team, che completa ed arricchisce una gamma Road di successo che comprende anche le scarpe Clone e Perla; esteticamente molto accattivante, è disponibile nei colori nero, bianco, rosso e verde, con suola in due versioni: Carbon (taglie: 39-46) e Nylon BK (taglie: 37-48), al prezzo di 259,00 carbon, 175,00 nylon. Crono è un marchio di produzione del Calzaturificio Sabena che opera da 40 anni. Sabena Calzaturificio Srl Via Ariosto, 14 – 31049 San Biagio di Callalta – Treviso www.cronoteam.it
Cicli_Matteoni.pdf
1
28/09/12
09.30
123
www.ciclimatteoni.com
NUOVO
lunga 25 anni www.ciclimatteoni.comuna storia di tradizione ed innovazione.
È il 1986 quando Robert “Bob” Buckley fonda quello che sarebbe diventato uno dei marchi simboli della mountain bike: Marin Bikes.
MARIN ATTACK TRAIL 27.5
NUOVO
Da allora, senza tradire le origini da cui è nata, Marin Bikes si distingue per il forte spirito innovatore che la pone tra i marchi leader dell’intero panorama ciclistico mondiale... NUOVO
MARIN STELVIO T3 PRO
disponibili con montaggio Dura-Ace Di2 Red 22 - Ultegra Di2
... lo stesso spirito che ha portato noi di CICLI MATTEONI A SCEGLIERE IL MARCHIO MARIN
MARIN TEAM CXR T3 CARBON disponibili con ruote 26”, 27.5”, 29”
124
Tempo di lettura
7 min
TREMALZO SUPERBIKE
info@inbici.net
a cura di ALDO ZANARDI
IN MEZZO ALLA NEVE SPUNTANO MENSI E PEZZATI IN UNO SCENARIO DA BRIVIDI, TRA NUBI E GUGLIE IMBIANCATE, LA SECONDA EDIZIONE DELLA CORSA BRESCIANA REGALA GRANDE SPETTACOLO E UN PODIO DA FAVOLA
L
La seconda edizione della Tremalzo Superbike va in archivio con un grande successo. Una gara epica, con il Passo Tremalzo innevato e circondato da nubi. Daniele Mensi riesce a battere in volata un coriaceo Francesco Casagrande, che ha venduto cara la pelle. Juri Ragnoli completa un podio di altissimo livello. Sofia Pezzati domina la gara femminile, impensierita solo dall’austriaca Christina Kollman fino a quando, vittima di una foratura, è stata costretta al ritiro. La tappa Finale degli IMA Scapin ha riscosso un grandissimo successo, oltre 450 i concorrenti al via e considerando che a metà ottobre molti reputano la stagione chiusa, si può parlare di un grande risultato. La “terrazza” sul lago di Garda, ha dunque ospitato la seconda edizione della Tremalzo Superbike, una gara che sta riscuotendo sempre più successo. La scalata al Passo Tremalzo è sicuramente l’elemento di maggior richiamo, ma sono tante le ragioni che stanno tramutando questa gara in un evento imperdibile. Al via tantissimi campioni, con oltre trenta concorrenti provenienti dall’estero.
Daniele Mensi sul Passo Tremalzo innevato
foto LUIGI VERONESE
Attimi prima della partenza della Tremalzo Superbike
Tedeschi, austriaci, svizzeri e spagnoli, si sono dati appuntamento nell’alto bresciano per questa gara che sta entrando sempre più nel cuore dei biker. Difficile la decisione per Gianluca Barbieri, organizzatore della gara, che alla fine dà l’ok per affrontare il percorso integrale, senza ricorrere all’utilizzo di quello ridotto del “piano B”, che era già stato predisposto. Alle 9.30 sono oltre 450 i biker schierati nelle griglie, pronti ad affrontare un’impresa. Le notizie danno neve sul passo e i concorrenti, avvisati dalla solerte organizzazione, si preparano per affrontare le difficili condizioni. Puntuale il via, dato dal Sindaco Diego Ardigò, sotto un pallido sole che rende la temperatura gradevole. Nel primo tratto asfaltato il gruppo dei migliori fa selezione. Il vincitore dell’edizione 2012, Alexey Medvedev, Juri Ragnoli, Daniele Mendi, Marzio Deho, Francesco Casagrande e numerosi altri s’involano verso San Michele, per affrontare la salita di 16 km che porta al Passo Tremalzo. Medvedev (Full Dynamix) è il primo a forzare l’andatura, attacca sulle prime rampe cementate di San Michele, subito raggiunto da Daniele Mensi (Scott Racing Team), che a sua volta forza l’andatura, seguito da Francesco Casagrande (Cicli Taddei) e dall’austriaco Pernsteiner (Rad Sport Szene Ausseerland). Man mano che si sale Francesco Casagrande riesce a recuperare sul giovane bresciano, con l’austriaco a breve distanza, mentre perde terreno Medvedev. Allo scollinamento, in un ambiente irreale, tra neve e nuvole, è Pernsteiner il primo a transitare, seguito a breve distanza da Mensi e Casagrande. Nel corso della discesa, verso Passo Nota, Juri Ragnoli (Scott Racing Team) recupera, raggiungendo e poi superando i battistrada, con l’austriaco che perde terreno. Verso Piazzale Angelini i tre procedono praticamente compatti e questo fino a pochi chilometri dal temine, dove Ragnoli cede qualche metro, lasciando al compagno di team la responsabilità di giocarsi foto FOTOSPORTNEW
foto ALDO ZANARDI foto LUIGI VERONESE
I leader del circuito IMA Scapin
la vittoria. Mensi e Casagrande attaccano insieme l’ultimo strappo in salita e la freschezza del giovane talento bresciano gli consente di avere la meglio sull’ottimo Casagrande. A una manciata di secondi arriva Ragnoli, felice per la vittoria dell’amico e compagno. Pernsteiner è quarto, quindo Luca Damiani (KTM Stihl Torrevilla) e sesto Marzio Deho (Cicli Olympia), anch’egli autore di una buona prova, appiedato nelle ultime battute di gara da un problema meccanico. La gara femminile ha visto la svizzera Sofia Pezzati (Vc 3 Valli Biasca) sempre al comando, insidiata a breve distanza dall’austriaca Christina Kollman (Rad Sport Szene Ausseerland), che rimane vittima di una foratura lungo la discesa che porta a Piazzale Angelini, problema che la costringe al ritiro. Seconda piazza finale per Lorena Zocca (SC Barbieri) e terza Beatrice Mistretta (Cicli Taddei). Il podio femminile: da sx Lorena Zocca 2a classificata, al centro la vincitrice Sofia Pezzatti e a dx Beatrice Mistretta 3a classificata foto ALDO ZANARDI
Il podio della Tremalzo Superbike uomini: al centro il vincitore Daniele Mensi, alla sua sx Francesco Casagrande 2° e alla sua dx Juri Ragnoli 3°
CLASSIFICHE
Maschile 1. Daniele Mensi (Scott Racing Team) 2:23:41 ITA 2. Francesco Casagrande (Cicli Taddei) 2:23:42 ITA 3. Juri Ragnoli (Scott Racing Team) 2:23:58 ITA 4. Hermann Pernsteiner (Rad Sport Szene Ausseerland) 2:26:19 AUT 5. Luca Damiani (KTM Stihl Torrevilla) 2:27:56 ITA 6. Marzio Deho (Cicli Olympia) 2:29:00 ITA 7. Andrea D’anneo (Wr Compositi Racing) 2:29:16 ITA 8. Marco Zappa (Wr Compositi Racing) 2:29:34 ITA 9. Julio Humberto Caro Silva (Scapin Factory Team) 2:32:45 COL 10. Gabriele Giuntoli (Scapin Factory Team) 2:32:46 ITA 11. Vega Burzi (Cicli Taddei) 2:34:31 ITA 12. José Eduardo Jimenez Vargas (Scapin Factory Team) 2:34:31 COL 13. Matthias Grick (Rad Sport Szene Ausseerland) 2:34:32 AUT 14. Mauro Bettin (Full Dynamix) 2:36:03 ITA 15. Dario Persich (Sintesi Corse) 2:36:43 ITA Femminile 1. Sofia Pezzatti (Vc 3 Valli Biasca) 2:57:09 SUI 2. Lorena Zocca (SC Barbieri) 3:04:31 ITA 3. Beatrice Mistretta (Cicli Taddei) 3:05:17 ITA 4. Chiara Mandelli (Valcavallina Lovato Eletric Axevo) 3:14:06 ITA 5. Simona Mazzucotelli (Massì Supermercati) 3:20:21 ITA 6. Mirjam Horn (RSC Auto-Brosch Kempten) 3:23:40 GER 7. Valeria Amadori (Cicli Taddei) 3:28:30 ITA 8. Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike) 3:37:27 ITA 9. Fosca Vezzulli (Hard Rock Merida) 3:46:30 ITA 10. Loredana Tripodi (Ciclissimo Bike) 4:32:06 ITA
126
COPPARO BIKE STORE a cura di NICOLETTA BRINA
NON CHIAMATELO SOLO “NEGOZIO”
Tempo di lettura
nicoletta.brina@gmail.com
5 min
UNO STORE ALL’AMERICANA DI 500 MQ, CON 450 BICI IN ESPOSIZIONE E TUTTO QUEL CHE UN AMANTE DEL CICLISMO PUÒ SOGNARE. UN’OASI CONSACRATA ALLE DUE RUOTE, DOVE BERSI UNA BIRRA O GODERSI UNA TAPPA DEL GIRO
N
Non è un semplice store dedicato alla bicicletta, quello inaugurato sabato 19 e domenica 20 ottobre ad Ancona, ma una boutique della due ruote a pedale, creata per gli appassionati che cercano un punto di riferimento per tutto ciò che serve per praticare il loro sport preferito. Ecco che in via Fiorenti 6, all’uscita dell’autostrada di Ancona Sud, è nato il Copparo Bike Store, un mix tra un grande emporio della bicicletta e quello che più modernamente viene definito un bike cafè, con tanto di spillatrice per la birra, divanetti e tv per potersi rilassare. In camera di regia, sei imprenditori marchigiani con la voglia di inseguire e realizzare un sogno. Taglio del nastro ufficiale nel weekend del 19 e 20 ottobre: quali sono le prime impressioni? «Tenendo presente il fatto – spiega Raffaele Consolani, presidente del consiglio di amministrazione che guida lo store – che non c’è stata pubblicità, se non tramite il passaparola e la nostra pagina Facebook (Copparo Bike store, ndr) direi che 1.200 persone in due giornate possano definirsi un ottimo punto di partenza. Era presente Massimo Morganti della Cinelli e Massimo Biagini titolare del gruppo Larm, distributore delle Felts e Ridley biciclette.» Alla guida del nuovo store, un pool di imprenditori marchigiani… «Io siedo nel cda della srl in veste di presidente, al mio fianco Teodoro Gaudenzi e Roberto Luconi, poi Massimo Marchetti che è il socio che opera attivamente in negozio, Walter Pazzaglia, Davide Furlani e Claudio Piersimoni. All’interno del negozio, abbiamo poi due dipendenti.» Cosa vi ha spinto all’apertura di un nuovo negozio? «Per quel che mi riguarda, io ho il negozio da 67 anni, visto che era gestito prima dal nonno, poi è passato a me. In questo caso,
ci siamo trovati in un momento di crisi a voler fare una scelta: o arrenderci alla crisi oppure fare un salto di qualità creando qualcosa di diverso da ciò che esiste già. Abbiamo fatto una scelta ardita, decidendo di creare un bike store elegante, predisponendolo per una forma di commercio nuova, non da bottegai, ma una vera e propria
boutique. L’avventura è stata condivisa con altri sei amici. Sappiamo che la sfida è temeraria, anche perché non ci rivolgiamo alla sola Ancona, ma a tutte le Marche, visto che un negozio di questo genere non c’è. Abbiamo deciso di giocare con le bici e di giocare noi stessi e speriamo che la cosa sia gradita al pubblico e ci porti i risultati che ci aspettiamo. A lanciarsi in nuove sfide, quando le cose vanno bene, sono capaci tutti, noi ci proviamo un periodo delicato…»
le bici d’epoca ed una per quelle moderne di alta gamma. Organizzeremo poi cene per i nostri clienti e amici, offriremo un servizio di meccanico a domicilio – ritiriamo la bici a casa, la aggiustiamo e la riportiamo noi al cliente – stiamo organizzando per il nuovo anno uscite in mtb, affiliazioni con ristoranti ed hotel per le guide in bici fino al Conero, abbiamo sponsorizzato squadre di mtb e contiamo nell’anno nuovo di inaugurarne una tutta nostra… Insomma i progetti sono tanti, quello più importante l’abbiamo realizzato. E direi che siamo partiti alla grande!».
Oggi, aperto lo store, è una scelta che rifareste? «Decisamente sì, senza alcun ripensamento. Era ciò che mancava in questo campo, vendiamo per tutti, dal bimbo al professionista, e siamo certi di essere apprezzati per la versatilità della nostra offerta. Abbiamo biciclette, abbigliamento, accessori. Basti pensare che su 500 metri quadrati di store, esponiamo qualcosa come 450 biciclette! Vendiamo bici per il bimbo di un anno, fino alla bici da 15mila euro. Abbiamo marchi importanti come Ridley, Cinelli, Mondraker, Colnago, De Rosa, Felt, materiali Diadora, Giro, Bell, Sixs, Oneil, e quel che non abbiamo, arriverà. Contiamo di essere perfettamente a regime per dicembre.» Cos’altro si può trovare nello store? «È un negozio all’americana, col biomeccanico, il massaggiatore, ma anche i divanetti, la tv, la spillatrice per la birra. Qui si incontrano gli amici per parlare di ciclismo, per dare un’occhiata agli ultimi arrivi, per organizzare uscite, per chiedere pareri tecnici e, perché no, per scegliere e farsi consigliare la bici giusta. Ci sono bici storiche ed usate, si trovano integratori, ruote in vendita. Ci sono anche due officine, una per
128 a cura di ROBERTO ZANETTI
NOVITÀ DAI PRODUTTORI
BIOTEX, QUANDO C’È LA SALUTE L’INVERNO È ALLE PORTE, MA PER NON FARSI TROVARE IMPREPARATI CONTRO IL FREDDO, BASTANO POCHI ACCORGIMENTI NELL’ABBIGLIAMENTO TECNICO DI BASE. ECCO IN TRE MOSSE, COME DARE SCACCO MATTO ALLA BRUTTA STAGIONE
P
Personalmente soffro molto il freddo, soprattutto alle estremità quali mani, piedi, collo e testa. Proprio per questo, ritengo sia importantissimo proteggersi ma occorre farlo nel modo giusto. Non compromettere le performance e il confort nel corso degli allenamenti invernali significa salvaguardare l’organismo da malanni di stagione e infortuni muscolari di vario genere. Un corpo in movimento, asciutto e caldo, ha inoltre una
resa sicuramente maggiore sotto l’aspetto prestazionale. In questo servizio Biotex mi ha dato la possibilità di testare tre prodotti dai quali ho avuto le risposte che cercavo da tempo. La maglia intima seamless a manica lunga con il collo a “lupetto” e l’abbinamento tra i calzini termici e i copri scarpe in neoprene hanno risolto (e risolveranno) i miei problemi di “freddoloso”: caldi e asciutti sulla pelle saranno i compagni inseparabili di quest’inizio d’inverno.
ART. 3001 COPRISCARPA IN NEOPRENE In effetti è ancora troppo presto per usare a pieno regime un copri scarpa in neoprene ma, in previsione della stagione più fredda, questo accessorio diventerà il partner quotidiano dei miei allenamenti in bicicletta. Molto facile da infilare su qualsiasi tipo di scarpa, grazie al sistema di chiusura velcro sotto la suola, il copri scarpa in neoprene di Biotex si plasma a perfezione sulla calzatura avvolgendo anche la caviglia. Leggermente più alto rispetto alla media di altri prodotti simili esistenti in commercio protegge il piede e la sua articolazione dal freddo, dall’acqua e dal vento; eventi atmosferici che saranno, purtroppo, una costante del prossimo inverno.
ART. 148CL MAGLIA CICLISTA SEAMLESS
Stesso discorso vale anche per la maglia seamless: novembre è un mese intermedio e la termicità di un capo come questo, in autunno, è eccessiva. Ma sfido chiunque a riparlarne quando il termometro comincerà a essere prossimo allo zero. Multitrama elasticizzata termica, la maglia seamless trasferisce il sudore e l’umidità corporea all’esterno mantenendo il giusto microclima sulla pelle. Molto confortevole da indossare per merito delle “zone differenziate di elasticità”, usufruisce di un collo alto (cosiddetto a lupetto) che protegge la gola dal freddo e dall’umidità.
ART. 1019 CALZA TERMICA Capitolo a parte per la calza termica (quella usata per la prova è corta, ma in catalogo c’è anche lunga a gambaletto). Il mio punto debole sono i piedi freddi e sinceramente la uso volentieri già ai primi refoli d’inverno. Dotata di una robusta trama rinforzata in punto spugna nella pianta e sul tallone il calzino termico, come la maglia seamless e tutti i capi tecnici Biotex, sono studiati per far traspirare l’epidermide e portare all’esterno l’umidità e il sudore. Caldo in inverno, fresco e asciutto sempre!
130
TRANS TUNISIE MARATHON a cura di ALDO ZANARDI
Tempo di lettura
14 min
info@inbici.net
ALLA SCOPERTA DEL LATO OSCURO DEL NORD AFRICA NELLA COMPETIZIONE MULTISTAGE A COPPIE INTERNAZIONALE VITTORIA ITALIANA PER CLAUDIO SEGATA E ALDO ZANARDI
foto B.RAVANELLI/BIKEANDMORE
L
La Tunisia è conosciuta come meta turistica da molti italiani, che la apprezzano per il clima, la buona cucina, le bianche spiagge e la vicinanza con l’Italia, una meta ideale per trascorrere un periodo di relax. Ma non in molti hanno avuto la possibilità di visitarne l’entroterra. A Yasmine, nei pressi di Hammamet, le spiagge sono delle vere perle e le strutture alberghiere offrono un’accoglienza impeccabile. Contrariamente a quello che molti pensano, nell’entroterra non vi è deserto, ma praterie, foreste, laghi e catene montuose che rendono il panorama vario e ricco di contrasti cromatici. Esplorarli è un’esperienza da non perdere per chi vi si reca per un soggiorno vacanziero, sia con dei fuoristrada e sia con altri mezzi adatti alle piste sterrate e ai tortuosi sentieri che solcano l’intero territorio. La Trans Tunisie Marathon si è posta proprio quest’obiettivo: portare i biker a scoprire un territorio incredibilmente vario, ricco di scorci mozzafiato. L’edizione “zero” è stata, come tutte le “prime”, una sorta di rodaggio per una macchina organizzativa che riserverà ben presto grandi sorprese. L’obiettivo di Luigi Veronese, “Gigi” per gli amici, noto in Italia per far parte dello staff degli Italian MTB Award Scapin, è quello di proporre una gara multistage non estrema, con percorsi impegnativi sì, ma senza rinunciare ai confort di una struttura alberghiera di prim’ordine. Il connubio tra sport, competizione e relax sono le cose che differenziano la TTM dalle altre competizioni
a tappe, dove i concorrenti, dopo le fatiche della gare, devono anche adattarsi a situazioni logistiche e ambientali stressanti, quali campi con tende, pioggia e freddo o caldo estremi. Non che tutto questo non abbia il suo fascino, ma non è certo alla portata di tutti e, in molti casi, le situazioni disagevoli portano a stress eccessivi, con conseguente frustrazione per i meno preparati. La struttura del Paradis Palace, scelta dall’organizzazione, offre la base logistica ideale per tutte le attività pre e post gara, con confortevoli alloggi, dove è consentito rico-
La coppia vincitrice Aldo Zanardi e Claudio Segata
verare le proprie bike, servizio di ristorazione pressoché continuativo, piscine e spiaggia privata a disposizione degli ospiti, centro benessere, WiFi e altri servizi. La prima edizione di questa manifestazione ha visto un nutrito gruppo di partecipanti, provenienti da varie nazioni. Oltre all’Italia, erano rappresentate anche Austria e Germania, oltre a una buona presenza di atleti locali, tra i quali anche Elite di ottimo livello nazionale. A dare supporto agli atleti di lingua germanica anche Bettina Ravanelli e Eugen Messina, dell’agenzia Bike & More, sempre
presenti negli eventi internazionali di alto livello. Sponsor tecnici della manifestazione Pro Action, per l’integrazione alimentare e EasyTubeless, con la sua gamma di prodotti tecnici, oltre a Garmin che ha fornito i navigatori per i concorrenti. Delle sei tappe, inizialmente previste, ne è stata annullata una, a causa di vari contrattempi verificatisi, non ultimo il ritardo dell’arrivo di alcuni concorrenti per slittamenti degli orari di partenza dei voli per Tunisi. Domenica 27 ottobre si è quindi optato per una ricognizione di gruppo sul percorso che, il giorno seguente, sarebbe stato affrontato per lo Stage1. In questo modo è stata data la foto B.RAVANELLI/BIKEANDMORE possibilità ai meno avvezzi di prenPeter Bergh in difficoltà aiutato dal compagno Nico Muschiol dere confidenza con i navigatori, saggiando anche il terreno in modo da fare le ultime messe a punto dei Pedali di Marca Team Performance) nella categoria Donne. Prova non ottimale per Anna mezzi meccanici. Lunedì 28 ottobre, alle ore 9.00, prende il via Ferrari (Adventure & Bike Team) e Dario Perlo Stage1, per un prologo di 47 km e 500 m di sich (Sintesi Corse), che alla fine li vedrà in sedislivello. Anche la ORF3, televisione naziona- conda piazza nella categoria Mixed. Presenle austriaca, è presente al via per seguire le gesta dei loro atleti. La veloce tappa è stata percorsa dai vincitori a quasi 30 km/h di media. Alla fine a prevalere è stata la coppia tedescoaustriaca Nico Muschiol-Peter Bergh (Roadstars.at), che hanno preceduto, allo sprint finale, dopo una lotta spalla a spalla per tutto il tracciato, la coppia italiana composta da Claudio Segata (Bren Team Trento) e Aldo Zanardi (Scott Racing Team). I due team conquistano cosi anche la leadership delle rispettive categorie, Master Sport e Man Master. Per le altre categorie le maglie saranno indossate dall’austriaca Hana Bergh e dal tedesco Christoph Puerstl (Ciclopia Mixed) nella categoria Mixed, dai tunisini Niffer Abdelhak e Wajih Amri (Vél’oxygene Cap Bon VTT 2) per la Open Man e dalle bravissime Ilaria Balzarotti e Giuliana Massarotto (Rudy Project
ti altri due team italiani, composti da Guido Malfer e Walter Grandi (Vitaminabc Ghost 2) nella categoria Man Master e Andrea Toniatti con Maurizio Gardumi (Vitaminabc Ghost 1) nella categoria Master Sport. Una bella immagine: i 4 atleti che guidano la gara foto B.RAVANELLI/BIKEANDMORE
foto COURTESY OF PARADIS PALACE
Una foto di gruppo
La partenza di una tappa
foto B.RAVANELLI/BIKEANDMORE
Martedì 29 partenza dello Stage2, 95 km e 1.500 m di dislivello, addentrandosi sempre più nell’entroterra, una tappa ricca d’insidie, con tratti tecnici e passaggi spettacolari in vallate, costeggiando laghi incantevoli. Dopo il tratto controllato, il gruppo si lancia sulle piste. Al comando si ripropongono subito le due coppie protagoniste della prima tappa, Muschiol-Bergh e Segata-Zanardi, che prendono rapidamente un buon margine sugli inseguitori. Le due coppie si fronteggiano per oltre metà della prova, fino a quando Zanardi accusa lo sforzo e, con il compagno, decide di procedere con un passo più lento, per risparmiare energie in vista delle successive tappe. Al traguardo, la coppia italiana giungerà seconda, con un distacco di 21’ dai diretti avversari, andando però a consolidare il comando nella categoria. Confermano la maglia anche Balzarotti-Massarotto nella categoria Donne, autrici di un’ottima prova. Ancora poca fortuna per Ferrari-Persich, con problemi di navigazione. Cambio nella categoria Open Man, dove a fine tappa saranno i tunisini Hamza Beb Abdallah e Rojdi Kraoui (Vél’oxygene Cap Bon VTT 1) a indossare la maglia di leader. Mercoledì 30 Stage3, 113 km e quasi 2.000 m di dislivello. Il tedesco Bergh risente dello sforzo della tappa precedente e si presenta al via non in perfette condizioni fisiche. Il gruppo procede compatto per i primi chilometri di trasferimento. Quando viene dato il via è Segata che s’incarica di tenere alta l’anda-
tura, con Bergh che accusa il ritmo imposto dall’italiano. Zanardi si mantiene in terza ruota, ma quando si accorge che il compagno sta facendo il vuoto, salta Bergh e si porta prontamente alla sua ruota. I due allungano con decisione fino a quando non compiono un grosso errore di percorso, che li porterà a rientrare sul tracciato in quinta posizione. La coppia italiana non si perde d’animo e riprende a spingere, recuperando velocemente la testa della gara, da dove inizia una cavalcata solitaria che li porterà alla vittoria di tappa con 28’ di margine su Muschiol-Bergh, conquistando così anche la testa della generale, con quasi 7’ di margine. Cambio al vertice della categoria Mixed, sicuramente la più combattuta, dove i triatleti austriaci Martina Donner e Michael Olipitz (Kelag Energy Tri Team) conquisteranno la maglia. Finalmente una discreta prova anche per Ferrari-Persich, che iniziano a prendere il ritmo, accorciando il gap con gli avversari di categoria. Prova sfortunata per Guido Malfer e Walter Grandi (Vitaminabc Ghost 2), costretti subito al ritiro per la rottura del cambio. Anche BalzarottiMassarotto hanno avuto grandi problemi di navigazione, ma le due coriacee ragazze non si sono arrese, portando a termine la prova, continuando così ad indossare la maglia di leader. Giovedì 31 Stage4, 95 km per 1.500 m di dislivello. Riescono ad andare via in tre coppie, Muschiol-Bergh, Segata-Zanardi e Abdallah-Kraoui. Sulla prima salita Segatafoto B.RAVANELLI/BIKEANDMORE
Zanardi allungano qualche centinaia di metri ma Segata subisce una foratura, riparata velocemente, ripartendo in terza posizione. Poco dopo altra foratura, che li costringe a una sosta più lunga per montare una camera d’aria. Non è ancora finita, prima dello scollinamento Segata fora ancora, sempre alla ruota posteriore, Zanardi gli passa una camera d’aria più piccola, poiché corre con una 27.5” mentre il compagno usa una 29”. In qualche modo alla fine riescono ad adattarla e ripartono in ultima posizione. Nella successiva discesa sassosa non rischiano, per evitare ulteriori problemi e si presentano al primo punto di controllo TDS, dopo circa 25 km di gara, sempre ultimi, con 17’ di ritardo dalla testa della gara. Da qua una furiosa rimonta, che li porta a saltare una ad una tutte le altre coppie, fino ad arrivare al secondo punto di controllo in coda al gruppo di testa, capeggiato da MuschiolBergh e Ferrari-Persich. Dopo aver rifiatato per un breve tratto Segata-Zanardi riescono ad allungare e si presentano al comando sul terzo punto di controllo. Ferrari-Persich tengono alto il ritmo e passano in seconda posizione, mentre perdono leggermente terreno Muschiol-Bergh. A poco dal traguardo Segata fora per la quarta volta, ma, anche con la ruota a terra, la coppia italiana riesce a vincere la tappa, precedendo di una manciata di secondi Ferrari-Persich, che con questa prova riducono notevolmente il distacco dagli avversari. Nessun cambiamento
foto B.RAVANELLI/BIKEANDMORE
per quanto riguarda le maglie di categoria. Venerdì 1 novembre, Stage5. La sera precedente si abbatte un forte temporale, che obbliga l’organizzazione a ridurre il percorso per evitare zone che sarebbero state difficilmente praticabili. I chilometri da percorrere diventano solo una cinquantina, contro gli 86 previsti. A dare il via il Ministro del Turismo Tunisino, davanti alle telecamere della tv nazionale. La gara prende subito uno sviluppo tattico, con Segata e Zanardi in controllo su Muschiol e Bergh. Bella la battaglia alle loro spalle, con Anna Ferrari e Dario Persich impegnati nel tentativo di rimonta sugli avversari di categoria Martina Donner e Michael Olipitz. Al comando non succede nulla fino a poco dal traguardo, dove i due team protagonisti si accordano per uno sportivo arrivo in parata. Ferrari e Persich arrivano sul traguardo quinti assoluti e lì si fermano, attendendo l’arrivo dei loro diretti avversari, ai quali devono recuperare poco più di 9’. Donner e Olipitz arrivano e si procede immediatamente al confronto dei tempi rilevati da TDS. Per pochi secondi la coppia austriaca risulta ancora al comando della categoria, ma in fase di premiazione le due coppie sono premiate a parimerito e così anche Anna Ferrari e Dario Persich hanno la soddisfazione di vestire la maglia di leader. Conferma della maglia finale anche per l’altra coppia italiana, dove le brave Ilaria Balzarotti e Giuliana Massarotto si aggiudicano la categoria Donne. foto B.RAVANELLI/BIKEANDMORE
foto B.RAVANELLI/BIKEANDMORE
foto ALDO ZANARDI
Tutti i concorrenti premiati
CLASSIFICHE FINALI Vincitori assoluti: • Claudio Segata (Bren Team Trento) e Aldo Zanardi (Scott Racing Team) con il tempo totale di 17:13:45, che si aggiudicano anche la categoria Man Master • Categoria Master Sport: Nico Muschiol-Peter Bergh (Roadstars.at) 17:26:57 • Categoria Mixed: Martina Donner-Michael Olipitz (Kelag Energy Tri Team) e Anna Ferrari (Adventure & Bike)-Dario Persich (Sintesi Corse) 19:58:32 • Categoria Open Man: Hamza Beb Abdallah-Rojdi Kraoui (Vél’oxygene Cap Bon VTT 1) 20:21:58 • Categoria Donne: Ilaria Balzarotti-Giuliana Massarotto (Rudy Project Pedali di Marca Team Performance) 22:43:10
134
HO SCRITTO BICI SULLA PELLE a cura della REDAZIONE
PER VEZZO O PER PASSIONE, SFILA IL GRANDE POPOLO DEL CYCLE-TATTOO
«O
«Ogni tatuaggio che ho dice la sua su ciò che sono», ama ripetere Phil Brooks, uno dei più celebri assi del wrestling statunitense, che ha tramutato il suo corpo in un tazebao cinese. E allora viene spontaneo domandarsi chi sono questi esseri umani che hanno deciso di tatuarsi una bicicletta negli angoli più impensabili della propria pelle. Fanatici ecologisti, che hanno voluto esprimere il loro sostegno alla cultura delle “emissioni zero”? Atleti professionisti che devono le loro fortune esistenziali a due pedali? Gentili donzelle con una maliziosa predilezione per i ciclisti? Tifosi sfegatati di un campionissimo dal quale non vogliono mai separarsi? O magari semplici amanti dell’estetica, che vedono nella sinuosa forma della bicicletta un idioma semantico da celebrare? C’è un po’ di tutto nel grande popolo dei cycle-tattoo. E dunque, anziché farsi troppo domande, non resta che ammirare questa originale galleria artistica che, al posto delle tele, utilizza addominali e natiche.
135
www.surfingshop.net I NOSTRI CAMPIONI VINCONO CON NEARCO T80 C VISITA ANCHE TU IL NOSTRO SHOW ROOM DI MILANO MARITTIMA SALI SU UNA TORPADO NEARCO 27.5
NEARCO 27,5”, LA VIRTÙ STA NEL MEZZO TORPADO NEARCO CARBON T80C 27,5
Geometria e angolo sterzo sono di 70°, piantone 73°, lunghezza foderi orizzontali 425 mm. È stata adottata la scelta di proseguire sviluppando il tubo della T50 a forma trapezoidale che dà rigidità nella pedalata. Tutti i contenuti tecnologici che la ricerca ha messo a disposizione, sono sintetizzati in questa mountain bike.
Accelerazione, Agilità e Leggerezza uniti ai vantaggi della 29”. Il pioniere della mountain bike Gary Fisher, sostiene che le ruote più grandi consentono performance migliori, grazie al fatto che riducono l’angolo di attacco (quindi facilitano il passaggio di ostacoli) e la porzione di contatto del copertone risulta maggiore. Anni di competizioni con le 26” uniti ai vantaggi della ruota più grande, hanno permesso a Torpado di sviluppare la 27,5”. Questa evoluzione, unisce i vantaggi della 29” (stabilità, sicurezza nell’affrontare l’attraversamento di ostacoli) mantenendo accelerazione, agilità e leggerezza della 26”. Le geometrie, inoltre, sono state cambiate per mantenere le caratteristiche della 26” come il movimento centrale che rimane alla stessa altezza. Questo è il motivo per il quale Torpado ha scelto la Nearco 27,5”: il giusto compromesso.
Surfing Shop - Rotonda Cadorna, 9 - 48016 Milano Marittima (RA) - t. 0544 995187 - w. www.surfingshop.net
136
C CLOSCOPIO
a cura della REDAZIONE
UN TANDEM CONTRO L’INQUINAMENTO Si chiamano Ursula e Sandy e sono due statuarie modelle australiane molto sensibili alle tematiche ambientali. Così, per dare il loro personale contributo alla nobile causa dei “trasporti ad emissione zero”, hanno deciso di posare nude in sella ad un tandem. Una mora e l’altra bionda, sguardo seducente e curve paraboliche, poiché hanno ricevuto tanto da madre natura, è giusto che, almeno in parte, restituiscano il favore…
LE COVER APPLE CON IL PIRATA LA BICICLETTA D’ORO E DIAMANTI Placcata in oro 24 carati e impreziosita da ben 600 diamantini è la bicicletta più cara del mondo. Questa specialissima prodotta da Aurumania in versione limitata di 10 copie ha un costo di circa 80.000 euro ed è naturalmente costruita a mano. Ma la casa produttrice ha pensato anche a chi non può permettersela a questa cifra creandone una versione ‘pret à porter’ senza i diamanti, al modico costo di 20.000 euro.
CAVENDISH SPOSA LA SUA SEXY-PETA Mark Cavendish si è levato la tutina di lycra da ciclista per infilarsi in un elegante completo blu (con cravatta nera a pois e rosa bianca all’occhiello) e sposare la bellissima Peta Todd, ex modella sexy della pagina 3 del Sun, con cui ad aprile dell’anno scorso ha avuto la piccola Delilah Grace. Peta e “Il Missile di Manx” si sono conosciuti tre anni fa a un evento organizzato da Help for Heroes, l’associazione che raccoglie i fondi per le vittime dell’11 settembre e a cui gli sposi hanno devoluto metà delle donazioni ricevute per il matrimonio. L’altra metà invece è andata alla charity Right To Play.
C’è un nuovo feticcio per i fans di Marco Pantani. Dopo bandane, t-shirt, portachiavi, penne, polsini e braccialetti, nel campionario dei gadget dedicati al Pirata, ecco spuntare le cover per telefonini Apple. Su eBbay, al prezzo di 14,90 euro, se ne trovano un paio di versioni: una che ritrae il campionissimo in maglia gialla e l’altra durante lo storico sit-in alla Grand Boucle per protestare contro i controlli seriali anti-doping della Gendarmeria. La custodia rigida, della linea “Cyclist legend”, viene distribuita da un’azienda di Castelli Calepio, in provincia di Bergamo.
137
Visita il nostro sito, acquista online le occasioni Zeppa Bike!
www.zeppabike.com
VASTO ASSORTIMENTO DI RUOTE EASTON • ZIPP LIGHTWEIGHT • FULCRUM CORIMA • DT SWISS COSMIC • REYNOLDS
NOVITÀ 2014
PROMOZIONE SPECIALE RUOTE REYNOLDS
FOCUS IZALCO
La bici che non lascia spazio ai compromessi, per fare questo mezzo i tecnici di Focus si sono affidati anche alle indicazioni e alle richieste del team da loro sponsorizzato AG2R La Mondiale.
NOVITÀ 2014
CERVELO R5
La R5 è stata il cavallo di battaglia dei professionisti del team Garmin Sharp durante la stagione 2013. Linee semplici a prima vista, ma tubazioni dalle forme particolari, nessuna a caso. La R5 è presentata come un ottimo compromesso tra rigidità e leggerezza ma si presenta anche il bilanciamento tra il comfort e la necessità di rispondere prontamente agli scatti. Il telaio è in fibra di carbonio e il composito può permettere di seguire caratteristiche diverse su differenti linee di sviluppo degli stress.
OFFERTISSIMA ZEPPA BIKE DISPONIBILI BICICLETTE USATE FRW NAPA VALLEY MOD 2013, COLORE BIANCO ROSSO DEL TEAM VEGA ELITE U23, PREZZI A PARTIRE DA EURO 1.500 Zeppa Bike - Via Villa Musone, 98/100 - Loreto (AN) - t. 071 978468 - e. zeppabike@alice.it - w. www.zeppabike.com
138
ALL STAR MTB a cura di GIANLUCA BARBIERI
Tempo di lettura
5 min
gianlucabarbieri.inbici@gmail.com
BRILLANO LE STELLE TRICOLORI A SAN GEMINI UNO SPETTACOLO COREOGRAFICO EMOZIONANTE PER LA CONSEGNA DELLE MAGLIE ALL STAR. E NEL 2014 LA FINALE SI CORRERÀ A COLLARMELE (AQ)
S
Si è svolta, all’auditorium dell’Acqua San Gemini, la cerimonia istituzionale della consegna delle maglie che compongono il “Tricolore Stellato”. Boom di presenze in sala: quasi 300 persone hanno onorato la grande festa. Anche quest’anno la cerimonia di consegna delle maglie All Star è stata qualcosa di unico: l’unione tra le centinaia di bikers, le maglie dei tre colori della bandiera italiana che al termine della cerimonia si mescolavano all’interno dell’auditorium dell’Acqua San Gemini, è stato uno spettacolo scenografico emozionante. Una serata iniziata con le parole degli organizzatori del “Circuito dei Circuiti” che unisce Ima Scapin, Circuito dei Sentieri del Sole e dei Sapori e Trofeo dei Parchi Naturali, per poi passare la parola al Presidente Umbro della FCI Carlo Roscini. Unica pecca è stata l’assenza degli Amministratori Comunali di San Gemini per dare il benvenuto all’Italia della MTB, un vero peccato, visto lo spessore di questa manifestazione che solo pochissimi organizzatori hanno il pregio di poter ospitare. Si parla spesso di promozione del territorio e poi, quando ci sono le occasioni, si disertano. Come detto, la cerimonia è iniziata consegnando le maglie verdi al girone nord, raggruppamento che, come sempre, evidenzia le maggiori assenze, poi al girone centro e alla fine al girone sud. Un vero tripudio, poi, quando i tre gironi si sono posizionati per la “mitica foto” con l’Inno di Mameli che incalzava intonato a gran voce dalle 300 persone in sala. Una grande “reunion” non solo per bikers, ma anche per gli organizzatori di tutta Italia, un’occasione per scambiare nuove idee e ascoltare le vere difficoltà organizzative che si incontrano nei vari territori del bel paese. Un clima di festa e amicizia che in poche occasioni si riesce a respirare. Il giorno della gara, poi, i detentori delle maglie si sono schierati nella “griglia tricolore” allestita alla Granfondo Antica Carsulae, gara organizzata dall’ASD La Base di Terni, coadiuvata dal Presidentissimo Giancarlo Cesaretti.
Al termine della gara, durante la premiazione finale, è stato dato l’annuncio sulla location in cui si disputerà la finale All Star 2014: si correrà a Collarmele (AQ), alla Granfondo dei Lupi, organizzata dal Collarmele MTB Team. Per la cronaca, il primo a tagliare il traguardo con maglia All Star, alla Granfondo Antica Carsulae, è stato Gabriele Giuntoli (Scapin) con maglia verde girone nord, secondo assoluto, mentre secondi e terzi All Star tagliavano il traguardo Giovanni Chiaiese (Bike & Sport Team) e Luigi Ferritto (Oronero), entrambi con le maglie rosse del sud. In campo femminile, Pamela Rinaldi (Ciclissimo), bissava la vittoria del collega Giuntoli, del girone nord, mentre seconde e terze tagliavano il traguardo due maglie bianche del girone centro, rispettivamente Laura Sopranzi (Centro Bici Team Terni) e Maria Grazia Cornacchia (Extreme Sport Lanciano). La consegna delle maglie
I vincitori All Star
Ecco però i nomi dei vincitori All Star 2014: ELITE MASTER SPORT Gabriele Giuntoli Scapin Factory Team MASTER 1 Luigi Ferritto FRW Oronero MASTER 2 Fabrizio Montalti Essere MTBicio MASTER 3 Daniele Gherardini Scapin Factory Team MASTER 4 Nicola Morozzi Scapin Factory Team MASTER 5 Marco Fortunato ASD Fortunato Avezzano MASTER 6+ Francesco Ferrari Lugagnano Of Road MASTER WOMAN Pamela Rinaldi Ciclissimo Bike La classifica a società ha visto bissare la vittoria 2012 il Team Inergia Casteltrosino, secondo classificato il Ferrara Bike, mentre terza la società di casa ASD La Base.
140
IL CICLISMO IN FILIGRANA DAI GRANDI EVENTI AGLI ASSI DEL PASSATO: QUANDO SUI FRANCOBOLLI SFRECCIA LA BICICLETTA
mi e Bigna ma anch i, il b a c i tas a, feticc ranea. e camie di cart u q ontempo li c re a ri ondo ch le to o m s c l s a e ll u oi d e in i M zati d gi e i su ismatic ci e stiliz ersonag oni num p m i e ti , rr s a o c fotografi c te i, crona che s ancoboll i fatti di cinema d r e e n d p ra n , Sono i fr g o ra i g i sto ciclism impress E in que ncare il a i. c m bia, con fi a ra v g te n po ti icono a rana, no riferimen edicato la di filig o ic olo”. ll p e o p p hanno d l li e , ti o d n p rt e o su una v o n p ndi e i Mo asia lo “s brare gra bolli che le o e e c d c n n antonom r a e re fr p r tinaia i che pe postali n n i ll e a u c a n o n m n a p , So di Pa i, esso ’Italia port. Sp , al pari o o giri d s e d h n c to o s e to Tra m u a l q de scenio. el pass mpionati loro pro l mpioni d a a olli c b i to come ca o it d c ir n fran anno d gio ai gra Penny (i k Nobel, h no c i a la re omag m rd B o re é c p Rosa n no, ci ri i Stato e u h i c d d n a i n p ro o a n C arli u ono G “può be non ci s Oriani – a a guard o m d ), re lf ta di loro, e A n nde si del pia eva il gra più costo ome dic c – o m lis che il cic teca”. na biblio u re le a v
M
info@inbici.net
141
TEKNOBIKE TI FA VIVERE UN’EMOZIONE IN BICI PER ACQUISTI STRAORDINARI A PREZZI IMBATTIBILI PASSA DA NOI
TEKNOBIKE RICCIONE
WILIER MTB 101 XB 27’5 pronta consegna
SALI IN BICI CON NOI!!! WILIER 101 AIR Colore Blu Plutonio - Ruote alto profilo pronta consegna a partire da euro 3.899
SUPER OFFERTA USATO WILIER GTR TEAM COLOMBIA pronta consegna
100 BICI IN CARBONIO DA STRADA E MTB CANNONDALE
Due punti vendita - via Flaminia, 267 Rimini (RN) e S.S. Adriatica, 55 Riccione (RN) - t. 0541.607773 - w. www.teknobikestore.com
Distributore per l’Italia: FREEWHEELING s.n.c. - Via Barsanti, 10 Fornace Zarattini - 48124 Ravenna, ITALY Tel: +390544-461525 Fax: +390544-462096
143
www.alicebike.it SPECIALISTI IN ABBIGLIAMENTO TECNICO DA SPINNING CON VASTO ASSORTIMENTO DI CAPI FEMMINILI
PERSONALE QUALIFICATO POTRÀ ESSERVI DI SUPPORTO NEL REPARTO INTEGRATORI PER LO SPORT CON I MARCHI PIÙ PRESTIGIOSI:
ALICE BIKE ORGANIZZA USCITE PROGRAMMATE IN BICI CON AMICI E CLIENTI, SU PERCORSI DI MODERATA DIFFICOLTÀ, CREATI AD-HOC IN BASE ALLE CAPACITÀ E CARATTERISTICHE TECNICHE DEI PARTECIPANTI. RITROVO E PARTENZA PRESSO IL PUNTO VENDITA ALICE BIKE IN VIA CERVESE 2361, CESENA (FC)
SEGUICI SU FACEBOOK
ALICE BIKE APPUNTAMENTI SU FACEBOOK
144 Il folto gruppo di atleti del cycling team Ars et Robur durante una delle tante cicloturistiche
UN 2013 DA INCORNICIARE PER IL GS ARS ET ROBUR a cura di MATTEO GOZZOLI
info@inbici.net
PER LO STORICO SODALIZIO CESENATE, SPONSORIZZATO NEW ENERGY BIKE TEAM, UNO SPLENDIDO 2° POSTO NEL CAMPIONATO ITALIANO GRANFONDO E MEDIOFONDO ACSI E IL TITOLO DI CAMPIONE PROVINCIALE ACSI
I
Il Gruppo Sportivo Ars et Robur di Cesena è sicuramente tra le società più antiche d’Italia: la sua fondazione risale, infatti, al lontano 1907. Sul finire degli anni ’50 la società si è dedicata interamente al cicloturismo dando inizio a una lunga stagione all’insegna della passione e dei successi sui pedali. Dopo 105 anni di storia, il 2013 ha segnato la svolta per il sodalizio cesenate che ha deciso di rinnovarsi, di cambiare gli storici colori sociali e di darsi una nuova denominazione. Il gruppo ha deciso di chiamarsi Ars et Robur – New Energy Bike Team e, con il nuovo nome, sono arrivati subito i primi riconoscimenti da mettere in bacheca. Il gruppo cicloturistico cesenate, oltre al titolo provinciale ACSI, si è piazzato al secondo posto nel 17° Campionato Italiano ACSI Granfondo e Mediofondo Gran Premio LGL Etichettificio. Tra i protagonisti di questo fortunato rinnovamento c’è di sicuro il segretario del sodalizio, Marco Gheradi, al quale abbiamo chiesto qualche notizia in più. Dottor Gherardi, tante novità durante il 2013: ci svela il segreto di questa rinascita?
«Nel 2013 abbiamo avuto la possibilità di aumentare e rinnovare il nostro gruppo di tesserati (al momento sono 125, ndr). Alcuni atleti della nostra zona sono entrati a far parte della nostra società portando idee nuove e soprattutto forze nuove. Abbiamo scelto di rinnovare nome e colori sociali. La storica maglia giallo e blu è stata sostituita da una nuova maglia nera, rosa, azzurra e bianca. Con l’ingresso di nuovi sponsor abbiamo anche deciso di aggiornare il nome aggiungendo allo storico Ars et Robur (dal latino arte e forza), la denominazione New Energy Bike Team.» Prendendo spunto dal nome, con l’ingresso di nuove energie è arrivato anche un bellissimo risultato: il 2° posto nel Campionato Italiano di MedioFonfo ACSI. «Sì, devo dire che il 2° posto al campionato italiano è un bellissimo risultato che soprattutto premia la squadra; a questo si aggiunga anche il titolo di campioni provinciali di cicloturismo ACSI Forlì-Cesena. Gli atleti del nostro gruppo sportivo non hanno ottenuto vittorie, ma molti podi e piazzamenti importanti. All’interno del gruppo c’è stato anche
chi ha disputato ben 15 prove sulle 18 totali che compongono il campionato. A livello individuale non sono mancate le soddisfazioni. Per quanto riguarda il Campionato Italiano ACSI MedioFondo nella categoria Veterani abbiamo un atleta al 2° posto e uno al 9°, nella categoria Gentleman un 3° e un 5°, nei Supergentleman un 1° posto.» Programmi e obiettivi per il 2014? «Durante il 2013 abbiamo organizzato all’ippodromo del Savio il Memorial Corzani che ha visto oltre 1.250 partenti e sempre all’ippodromo abbiamo messo in piedi una notturna di MTB con oltre 450 partenti. Per il 2014 – visto che Cesena sarà premiata come Città Europea dello Sport – ci stiamo organizzando assieme ad altre società per l’organizzazione del 13° Memorial Corzani che, vista l’occasione, avrà sicuramente una veste di ampio respiro.»
Ars et Robur New Energy Bike Team Via Carlo Cattaneo 699 (Cesena) - 47522 Telefono 333-7355328 Email info@gsarsetrobur-cesena.com. La squadra GS Ars et Robur al completo