Anno VI -
NËš 11 -
Nove mbre 2014
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EDIZIONE SPECIALE
foto ALFONSO CATALANO
Bicicletta
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RECANATI BENVENUTI NELLA “CITTÀ BALCONE”
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SULLA GUGLIA DI UN COLLE, UN AFFRESCO D’IMPAREGGIABILE FASCINO, DOVE IL MISTICO SI FONDE CON LA CRISTIANITÀ E DOVE, NEL 1798, NELLA CASA DI UNA NOBILE FAMIGLIA, NACQUE IL CONTE GIACOMO LEOPARDI
Recanati vista mare
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Recanati, definita la “città balcone”, sorge sulla guglia di un colle, la cui cresta tortuosa è quasi pianeggiante, tra le valli dei fiumi Potenza e Musone. Il mare Adriatico, oltre il quale, quando l’aria è tersa, si vedono i monti della Dalmazia, è ad una decina di chilometri ad Est della città. In direzione Nord è visibile il monte Conero che si perde nelle acque e, dagli altri lati della città, si vedono le cime dei Monti Sibillini con il monte Vettore e, più su, il monte San Vicino, lo Strega e il Catria. Dell’origine del primo centro abitato di Recanati non si hanno notizie certe. Sicuramente i territori circostanti furono abitati già in epoca preistorica dalla popolazione dei Piceni, diffusi nella regione. In epoca romana, lungo la valle del fiume Potenza, allora navigabile, sorsero due importanti città: Potentia, in corrispondenza della foce ed Helvia Recina, anche detta Ricina, verso l’interno. Il nome Recanati, in latino “Recinetum” e “Ricinetum”, indica anch’esso la derivazione della città da Ricina. Recanati poi si andò a poco a poco formando con la riunione di alcuni piccoli luoghi posti sullo stesso colle: il castello di Monte Morello, il castello di San Vito, altrimenti detto Borgo di Muzio, il castello di Monte Volpino e il borgo di Castelnuovo, borgo che in origine sembra si chiamasse Castello dei Ricinati. Il 21 marzo 1456 la Beata Vergine apparve miracolosamente ad una giovane albanese di nome Elena. Slavi e albanesi erano presenti in gran numero nelle campagne marchigiane, rifugiatisi qui per sfuggiti ai predoni turchi nelle coste dalmate. Nel punto dell’apparizione fu costruita di lì a poco la chiesetta di Santa Maria delle Grazie.
Nel 1586 Papa Sisto V elevò a rango di città il castello di Loreto, edificato intorno alla Chiesa di Santa Maria, fino ad allora territorio sotto la giurisdizione di Recanati. Nel 1848 Giuseppe Garibaldi volle transitare nella città di Giacomo Leopardi per soccorrere Roma, la capitale della Repubblica Romana, a cui Recanati apparteneva. Nel 1990 nasce il Premio Città di Recanati,
Recanati
che poi prenderà il nome di Musicultura. Il Festival si impone come una delle più importanti manifestazioni nazionali di musica d’autore, prima del suo trasferimento – nel 2005 – allo Sferisterio di Macerata. Città di grande cultura, diede i natali al più grande poeta dell’800: il Conte Giacomo Leopardi.
Giacomo Leopardi
Bicicletta
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CHIANCIANO TERME
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TUTTO VIENE DALL’ACQUA NEL CUORE DELLA PROVINCIA DI SIENA, L’ANTICO CENTRO TERMALE DOVE SI INSEDIARONO ANCHE GRECI E ROMANI ATTRATTI DAL CLIMA FAVOREVOLE, DALLO SPLENDORE DEI PAESAGGI E DALLE PROPRIETÀ CURATIVE DELLE SUE CELEBRI FONTI DI MINERALE Scorcio del centro storico con la Chiesa della Madonna della Rosa, Chianciano Terme (SI)
foto LUCA GENNARI
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Chianciano Terme è un centro termale in provincia di Siena ricchissimo di acque minerali ad azione curativa, situato a circa 550 metri sul livello del mare. La località, a forte vocazione turistica, offre tutti i vantaggi climatici derivanti dalla sua felicissima posizione geografica, a cavallo tra la Val d’Orcia con le sue crete (dal 2004 Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco) e la fertile Valdichiana, tra le colline dei vini di Montepulciano e le bellezze rinascimentali di Pienza. Circondato da colline boscose di querce, faggi, lecci e castagni, immerso in un ambiente sano ed incontaminato, Chianciano Terme ha conservato nel suo interno una rilevante quantità di verde nei parchi termali e nei giardini pubblici, di ville ed alberghi. Luogo di cura e di relax, Chianciano è anche il punto di partenza per scoprire le bellezze della Toscana e della vicinissima Umbria. Ha avuto nel periodo 1915-1920 un rapido sviluppo con la costruzione di un acquedotto, di uno stabilimento di imbottigliamento e con la ristrutturazione dello stabilimento dell’Acqua Santa. Uno sviluppo continuato nel secondo dopoguerra con la trasformazione degli stabilimenti termali e l’aumento delle strutture ricettive. Le proprietà benefiche delle acque minerali di questa cittadina erano già apprezzate da Etruschi e Romani, che avevano occupato stabilmente la zona edificando un importante centro abitato. Il periodo ellenistico vide la nascita di alcuni santuari dedicati alle divinità delle acque, anche se alcuni erano già sorti in precedenza. Tra questi il più famoso è il Tempio dei Fucoli; trovato nell’omonima collina ci ha restituito parte dei suoi frontoni in terracotta che raffigurano scene mitologiche. È proprio in quest’epoca, però, che la civiltà etrusca entra in decadenza sia per problemi interni sia per la sempre crescente romanizzazione. I Romani divisero dunque le terre del Chiancianese in vasti latifondi, che hanno contribuito a
Chianciano, capitale del relax e del benessere
eliminare il ceto di piccoli proprietari terrieri che in periodo etrusco si affiancava alla nobiltà. Di questo periodo è la fattoria
tardo-etrusca di Poggio Bacherina, che ci ha restituito vasche per la produzione di vino ed olio.
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SOMMARIO 6
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Il Giro d’Italia più bello di sempre
Donna In... Bici
a cura di Roberto Feroli
a cura di Roberto Feroli
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Elegante ma sportivo sensibile ma deciso
Cinquant’anni fa il tandem d’oro di Bianchetto-Damiano
a cura di Roberto Feroli
a cura della Redazione
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Ruote Roventi a cura di Roberto Sgalla
L’Eroica, la strada giusta per la passione a cura della Redazione
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Nicolò Bongiorno
Trentino MTB 2014
a cura di Roberto Zanetti
a cura di Newspower
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Protagonisti
Roc d’Azur
a cura di Paolo Mei
a cura della Redazione
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102 La Bici d’Epoca
Il Coach a cura di Iader Fabbri
a cura di Adriano Vispi e Dario Corsi
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Ciclisti sulle bellissime montagne del Giro d’Italia
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foto BETTINIPHOTO
IL GIRO D’ITALIA PIÙ BELLO DI SEMPRE
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a cura di ROBERTO FEROLI
PRESENTATA LA CORSA ROSA NUMERO 98. IL VIA IL 9 MAGGIO DALLA LIGURIA. L’ARRIVO A MILANO IL 31, DOPO 3482 CHILOMETRI E 44MILA METRI DI DISLIVELLO
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Google specchio del mondo. Così, digitando “Presentazione Giro d’Italia 2015”, ecco poco meno di 8 milioni di risultati. È solo una curiosità, che però ben fotografa l’interesse dell’intero pianeta sportivo per il Giro numero 98. Che sarà, ancora una volta, una corsa straordinaria, pensata per essere spettacolo puro e rimanere la corsa a tappe più bella del mondo nel paese più bello del mondo. Non ce ne vogliano i francesi, maestri in tanto ed
anche nell’arte dei punti sulle i, ma così è. Attraversare il Belpaese partendo dalle strade della Milano-Sanremo, passando per la meravigliosa Toscana, scalando Madonna di Campiglio e Mortirolo, non ha prezzo. O meglio, il prezzo è il sudore di quanti si getteranno nell’impresa, pronti a battersi con i primi caldi di maggio ma anche con la neve che spesso mantiene alcune cime
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12 min
a temperature non distanti dallo zero. Tutto nello spazio di 3481 chilometri ed 800 metri. Ma l’Italia in bici non è tutta lì, nel sali scendi per la penisola. E non è nei 44mila metri di dislivello, nelle 2 cronometro o nelle 5 tappe di alta montagna. L’Italia in bici è soprattutto nella passione di chi il giro lo segue, lo ama da sempre; nell’attesa, che è iniziata già prima dello scorso 6 ottobre, quando al palazzo del Ghiaccio di Milano è stato svelato l’intero percorso. Sulle strade,
7 foto BETTINIPHOTO
LA GRANDE BELLEZZA DEL GIRO. IL VINCITORE DOVRÀ SAPER FARE MOLTO E BENE Tanta salita, ben distribuita, poi qualche tappa per velocisti qualche occasione per gli attaccanti ed una sola crono individuale, oltre alla cronosquadre iniziale. La grande bellezza della Corsa Rosa la scopriremo fin dall’avvio di Sanremo e dall’incanto delle Cinque Terre. La Liguria ci offrirà infatti una quattro giorni iniziale che rimarranno negli occhi e nel cuore del mondo, con gli occhi persi tra mare e montagne. Così, già da subito la classifica potrebbe assumere un profilo interessante.
La Miss con la coppa del Giro d’Italia 2015
E poi c’è la lunga galoppata da Nord a Sud e ritorno, con passaggi a Grosseto, Fiuggi, Campitello Matese, Civitanove Marche, Forlì, Vicenza, Jesolo, Treviso, Marostica. Proprio la cronometro del Prosecco, da Treviso a Valdobbiadene, sarà lo spartiacque della corsa. In quei 60 chilometri di sfida contro il tempo i candidati alla Maglia Rosa finale potrebbero giocarsi una bella fetta di torta. Per gli scalatori, poi, l’ultima, terribile settimana, che prevede l’evocativo arrivo dolomitico a Madonna di Campiglio. E poi, subito dopo il secondo giorno di riposo, la tappa dell’Aprica con la scalata del Mortirolo. Alpe Segletta, Cervinia e soprattutto il Colle delle Finestre, con lo sterrato che caratterizza la leggendaria cima, a far da trampolino per il traguardo del Sestriere, che chiuderanno la partita prima della sontuosa passerella conclusiva tra Torino e Milano. Gli arrivi in montagna sono 6, ma questo Giro numero 98 prevede ben 44mila metri di dislivello, mediamente 2mila al giorno. Non sappiamo chi sarà al via dell’edizione numero 2015, il prossimo 9 maggio a San Lorenzo al mare. Ma sappiamo che il vincitore sarà un campione che ha molta confidenza con le scalate, si difende a cronometro, e soprattutto saprà leggere una corsa che potrà riservare ogni giorno una sorpresa.
tra ali di folla che più la tappa sale in altimetria più si stringono attorno ai loro eroi. Nelle edicole e nei bar, dove il giornale sportivo si spulcia cercando subito il commento, l’intervista, la storia. Sui siti web, dove per una mesata non si parla d’altro, e spuntano alcune tra le foto più belle che lo sport
su pedali possa mettere in cornice. Nel tifo caldo ed a volte pittoresco, con improbabili costumi a correre tra bici e telecamere. A volte, persino nelle feste che si preparano in onore del ciclista che, seppure a 50 chilometri di media oraria, passa tra le case natie, della propria infanzia.
Tutto questo è il Giro d’Italia. Tre settimane di passione battaglie storie fughe inseguimenti cadute volate racconti foto integratori cambi ruota tifo spinte dichiarazioni borracce salite discese traguardi maglie racconti ricordi passioni GPM trionfi braccia alzate al cielo.
8 LE MERAVIGLIE D’ITALIA SEMPRE AL CENTRO DEL GIRO. TANTE CARTOLINE DEL PAESE PIÙ BELLO DEL MONDO 10 MAGGIO. Tappa 2. Albenga-Genova. 173 km. La tappa si chiude con un circuito di 6,8 km, a Genova, da ripetere due volte. Passaggio ad Alassio e Laigueglia ed una sola asperità, il Testico, 470 mt slm. 11 MAGGIO. Tappa 3. Rapallo-Sestri Levante. 136 km. Santa Margherita Ligure è il trampolino da cui partire per quel paio di strappi che conducono ai 1115 m del Barbagelata. 13 MAGGIO. Tappa 5. La Spezia-Abetone. 152 km. Frazione quasi interamente in territorio toscano e dedicata a Gino Bartali, che sui 1386 m slm dell’Abetone passò primo ai GPM del 1947 e 1948. Passaggio delicato al 57esimo km, 839 m di Foce Carpinelli.
Aprica 24 MAGGIO. Tappa 15. Marostica-Madonna di Campiglio. 165 km. La Fricca a 1096 m slm, poi la salita al Passo Daone, a 1291 m, meno di 9 km con pendenza massima al 14%, fino ai 1715 di Madonna di Campiglio, con la salita conclusiva di 15 km ed un dislivello di 910 m.
Sanremo
26 MAGGIO. Tappa 16. Pinzolo-Aprica. 175 km. Tutti ad alta tensione, col Passo del Tonale (1882 m slm), l’Aprica (1173), il Passo del Mortirolo (1854) ed ancora l’Aprica. E proprio il Mortirolo, con pendenza media del 10% e massima del 18%, è la Montagna Pantani del Giro, in ricordo dell’exploit del Pirata che il 4 giugno 1994 quell’arrivo lo conquistò in solitaria. 30 MAGGIO. Tappa 20. Saint-VincentSestriere. 196 km. È la tappa che decide quel che ancora non è stato deciso. Il Colle delle Finestre con i suoi 2178 m slm è la Cima Coppi, la vetta più alta del Giro. Qui chi conquista la tappa prende anche il Trofeo Torriani. Non prima di 18 km di scalata, di cui quasi la metà di strada sterrata, quest’ultima all’11% di pendenza media. 31 MAGGIO. Tappa 21. Torino-Milano. 185 km. A Milano circuito finale da 6,4 km, da fare 6 volte. La passerella finale prima dei trionfi e del meritato riposo, dei lustrini tricolori e dell’albo d’oro, delle braccia alzate e dell’ultima maglia rosa.
Milano
16 MAGGIO. Tappa 8. Fiuggi-Campitello Matese. 188 km. Tappa nervosa, a meno della metà si trova la Forca D’Acero, 1530 slm, si scende fino a 472 m slm di Isernia per risalire ai 1430 m dell’arrivo. Nell’ultima salita, di 13 km, pendenza max del 12%. 21 MAGGIO. Tappa 12. Imola-Vicenza. 190 km. Totalmente in linea. Collega Romagna e Veneto prima delle grandi salite. Passa da Argenta, Portomaggiore, Rovigo, Monselice, Galzignano Terme e Crosara.
9 NOMI, NUMERI E CURIOSITÀ. RIVIVERE LA STORIA DEL GIRO ROSA E FARE BELLA FIGURA CONVERSANDO CON GLI AMICI 11 le partenze dall’estero. La prima nel 1965, da San Marino. L’ultima lo scorso anno, dall’Irlanda del Nord. Nel 1966 dal Principato di Monaco, trent’anni dopo dalla Grecia. Nel 2015 toccata e fuga alla tappa 17, con arrivo a Lugano. 9 il record di podi al Giro. È di Felice Gimondi. A quota 7 seguono Bartali, Coppi e Simoni.
44 le partenze da Torino. 15 da Saint-Vincent, 12 da Montecatini Terme. 84 i Giri conclusi a Milano. 41 gli arrivi di tappa a Genova, 11 a Sanremo, 9 a Vicenza. 4 i vincitori del Giro in testa dalla prima all’ultima tappa. Girardengo (1919), Binda (1927), Merckx (1973), Bugno (1990). La maglia rosa toccò però solo agli ultimi due, essendo stata istituita nel 1930. 12 i vincitori senza vincere una tappa. L’ultimo, nel 2012, il canadese Ryder Hesjedal. 67 i trionfatori italiani del Giro.
298 è il maggior numero di partecipanti al Giro d’Italia. Era il 1928. 8 è invece il numero minore di arrivati, di sempre. Era il Giro del 1914. Anche perché... 430 i km della tappa più lunga. Che si corse proprio nel 1914. Una sorta di selezione naturale, la Lucca-Roma. Per la cronaca, la vinse Girardengo. 263 sono invece i km della tappa più lunga del 2015, la Grosseto-Fiuggi.
29 quelli stranieri. 7 volte i belgi, 6 i francesi, 3 gli spagnoli, russi e svizzeri. 42 il primato di successi nella Corsa Rosa. Spetta a Mario Cipollini. 22 su 26, le vittorie italiane nel trofeo Bonacossa. Omaggio all’impresa più bella del Giro, al corridore più ardito. Nel ’94 lo vinse Pantani, nel 2000 Casagrande, nel 2004 Cunego, nel 2005 e 2006 Basso, nel 2014 Fabio Aru.
Ivan Basso, Alberto Contador, Fabio Aru, Rigoberto Uran, Nacer Bouhanni, Michal Kwiatkowski, Julian Arredondo alla presentazione del Giro d’Italia 2015 foto BETTINIPHOTO
foto BETTINIPHOTO
UNA GRANFONDO INIZIATA CINQUE ANNI OR SONO… QUANTA STRADA INBICI! INBICI Magazine compie 5 anni. Il primo numero è stato pubblicato nel mese di novembre 2009, e così adesso ci troviamo a festeggiare un importante traguardo. Che, a dire il vero, come tutti i traguardi, per chi continua a pedalare è in realtà solo l’ennesimo punto di partenza. Ovviamente, verso nuovi traguardi. Per questi primi 5 anni, e per i prossimi 5 che verranno, è d’obbligo ringraziare tutti voi lettori; cresciuti insieme a noi, siete il motivo per cui continuiamo ad editare questa rivista. Ed un ringraziamento va anche alle aziende che credono nel nostro lavoro, completamente dedicato a quel nostro, comune, grande amore che è la bicicletta. Per questo abbiamo pensato il numero speciale che state leggendo. La copertina è senza dubbio prestigiosa, dedicata a Matteo Marzotto ed al libro da lui curato “Bike Tour – Pedalando per la ricerca”;
all’interno, una lunga intervista ad un manager appassionato da sempre di sport e due ruote. Spazio anche al Giro d’Italia 2015, con numeri e curiosità sulla corsa in rosa. All’interno vi presentiamo anche una intervista a Nicolò Bongiorno, figlio dell’indimenticato Mike; oggi regista di successo, non dimentica l’amore che lo lega alla bicicletta. E poi, come sempre, storia del pedale, aziende del settore, risultati e premiazioni, e tante anticipazioni sull’attività del prossimo anno.
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L’EDITORIALE l’editore MAURIZIO ROCCHI
LA MAGLIA ANTIVENTO CON TRATTAMENTO NANOTECNOLOGIA CHE LA RENDE RESISTENTE ALLA PIOGGIA
LA GIACCA ANTIVENTO E ANTIPIOGGIA ULTRALEGGERA IDROREPELLENTE E TRASPIRANTE
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IN COPERTINA info@inbici.net
BIKE TOUR PEDALANDO PER LA RICERCA
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Al libro curato da Matteo Marzotto dedichiamo la nostra copertina di novembre. Un libro che è soprattutto una iniziativa di social & benefit responsibility dove passione sportiva e azione editoriale sono unite dall’obiettivo comune di raccogliere fondi per la ricerca sulla Fibrosi Cistica, informando il pubblico su questa grave malattia genetica tuttora senza una cura definitiva. BikeTour – Pedalando per la ricerca è il diario di viaggio di un’emozionante iniziativa sportiva ideata da un gruppo di amici – grandi sportivi e grandi campioni – che in sella alle loro biciclette hanno pedalato attraverso migliaia di chilometri e molte regioni d’Italia per sensibilizzare l’opinione pubblica nell’impegno per la raccolta dei fondi e la diffusione della consapevolezza nei confronti della Fibrosi Cistica. La fibrosi cistica è la malattia genetica grave più diffusa, da cui oggi non si può ancora guarire. Colpisce molti organi, in particolare polmoni e pancreas e porta all’impossibilità di respirare. Si eredita da una coppia di genitori entrambi portatori sani del gene difettoso CFTR. In Italia sono oltre 2 milioni e mezzo i portatori sani, in larga parte inconsapevoli di esserlo. Per info: www.fibrosicisticaricerca.it Amici in corsa per altri amici. Un racconto ad immagini, grazie all’obiettivo del fotoreporter Alfonso Catalano, «senza il quale semplicemente non sarebbe stato possibile raccontare il BikeTour con la sua anima più vera», come ha ricordato lo stesso Marzotto. Un reportage unico, corredato dalle molte riflessioni dei partecipanti e dalle profonde considerazioni dei fondatori della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica. FFC Onlus nasce a Verona nel 1997 a opera del professor Gianni Mastella e degli imprenditori Vittoriano Faganelli e Matteo Marzotto. Riconosciuta come Agenzia Italiana della Ricerca FC, legittimata dal MIUR come Ente promotore dell’attività di ricerca scientifica FC, finanzia progetti di ricerca clinica e di base per migliorare la qualità di vita dei malati e sconfiggere la fibrosi cistica. FFC è una delle poche Onlus certificate dall’Istituto Italiano della Donazione. Il libro è stato reso possibile grazie alla generosità degli sponsor che con il loro aiuto ne hanno permesso la pubblicazione. Anche la casa editrice Rizzoli partecipa allo
sforzo, riducendo al puro costo l’operazione editoriale. Tutto il ricavato realizzato dalle vendite del volume sarà devoluto interamente alla Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica Onlus, che potrà così adottare un progetto specifico, supportando il team europeo dei ricercatori che da anni si battono per trovare la cura risolutiva a questa grave malattia genetica. Un’iniziativa editoriale che rappresenta
un nuovo, importante strumento per stimolare il sostegno a una ricerca strategica complessa e rigorosa, la sola a poter dare risposte di cura risolutive. Una grande sfida che ha bisogno della solidarietà e dell’impegno di tutti. Info: patrizia@clabcomunicazione.it 348 3820355 www.fibrosicisticaricerca.it
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La VIP CARD di INBICI rappresenta un innovativo passaggio sul mondo bike. Perché mette in rete una serie di eccellenze, riconosciute come tali, e quindi a disposizione, tutte insieme, per la prima volta. Ogni ciclista appassionato delle sue due ruote, delle granfondo intese come momento di aggregazione, e perché no, anche interessato alla galassia INBICI, può avere a disposizione una serie di opzioni di estremo interesse. In primis, l’iscrizione ad 11 granfondo tra le più importanti, apprezzate e partecipate. Da la Selle Italia di Cervia alla Straducale di Urbino, passando per la Leggendaria Charly Gaul ed il Giro delle Miniere in Sardegna, fino alla 5 Terre di Deiva Marina, la Cassani di Faenza e la Città di Pisa, ed anche Laigueglia e l’Aprica, ed altre ancora. Iscrizione che, per tutti i possessori della VIP CARD costerà esattamente la metà. Poi, l’abbonamento per una anno alla nostra rivista, per poterla ricevere ogni mese e rimanere così informati su tutto il mondo della due ruote a pedali, strada e mountain bike. Ed ancora la divisa ufficiale di INBICI, un capo di abbigliamento sportivo tecnico ed apprezato, che sempre più spesso si può vedere in azione sulle strade di tutta Italia e non solo, come testimoniano le foto che riceviamo e volentieri pubblichiamo. E poi, una lunga serie di sconti, importanti, sull’acquisto di materiale delle più prestigiose aziende fornitrici, da Inkospor a Beltrami TSA, da Biotex a FRW;
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I motivi per aderire non mancano. Siamo certi la VIP CARD risulti un valido strumento per avere a propria disposizione una serie di servizi a prezzi agevolatissimi, portando ad un risparmio concreto senza dover rinunciare, ad una granfondo, o all’acquisto dell’integratore utile alla vostra performance.
materiale, prodotti e servizi tecnici di prim’ordine, che hanno scelto di entrare a far parte di questo gruppo al servizio di voi ciclisti. Una serie di partecipazioni che ci rende consapevoli della bontà della scelta di creare e rendere attiva la nostra VIP CARD. Una precisazione: in realtà la VIP CARD, che offre una serie di opportunità come detto assolutamente vantaggiose, si sdoppia, diventando così uno strumento ancora più interessante. Nella formula Gold, al costo di 200 euro, offre anche il tesseramento ACSI per tutto il 2015, ed anche la possibilità di entrare a far parte del nostro nascente Team, la Scuderia INBICI. Nella formula Silver da 170 euro, rivolta invece a chi è già tesserato in una squadra, proprio il tesseramento viene sostituito da una T-shirt INBICI della linea History, capo d’abbigliamento in versione maschile e naturalmente anche femminile.
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LAIGUEGLIA NUMERO 16
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a cura della REDAZIONE
LA PRIMA GRANFONDO DEL 2015 HA GIÀ APERTO LE ISCRIZIONI TREMILA I NUMERI DISPONIBILI, SEMPRE DI PIÙ QUELLI CHE VORREBBERO PARTECIPARVI; TROPPO INVITANTI ORGANIZZAZIONE E TERRITORIO
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Tutto esaurito lo scorso anno, e tutto esaurito sarà anche per l’edizione 2015. Facile immaginarlo, perché il livello della Granfondo Laigueglia è ormai decisamente elevato, apprezzato al punto che le 3000 iscrizioni messe a disposizione dall’organizzazione vengono sempre superate dal numero di richieste. Perché? Per il livello organizzativo, assicurato da Vittorio Mevio del GS Alpi. Per i territori coperti dalla gara, sempre bellissimi. E perché è la prima tra le granfondo della stagione, in cui dare sfogo al desiderio di pedalare e mettere alla prova la preparazione invernale. Anche se è ancora febbraio, la temperatura è bassa, i muscoli freddi ed imballati. Ma va bene così, è la prima e allora si va!
A proposito di tracciati, potrebbe esserci qualche piccola ma importante modifica, forse con il ritorno ad un primo tracciato, quello più conosciuto, che tra negli splendidi saliscendi della provincia di Savona si concluderebbe poi a Colla Micheri. E comunque, il primissimo giorno di novembre si sono aperte le iscrizioni per l’edizione numero 16ª della Granfondo Internazionale Laigueglia, in programma il prossimo 22 febbraio. Nella edizione 2014 vinsero Vincenzo Pisani e Chiara Ciuffini; e vinsero sotto il sole, magari non caldo come quello che la Liguria può proporre d’estate, ma sotto il sole, che per febbraio non è poca cosa.
La partecipazione, 3mila tondi, è dovuta a tanti fattori, come si diceva. Aggiungiamo anche il pacco gara, che non è fondamentale ma aiuta: per il 2015 materiale tecnico di valore superiore alla quota d’iscrizione. Così almeno mormorano i ben informati. E poi, come sempre, il pasta party made in Liguria, in genere uno dei più apprezzati, vista l’abbondante presenza del pesto e di tanti altri manicaretti locali. Per gli organizzatori, Laigueglia rappresenta la prima dell’anno che poi, 7 mesi dopo, porterà il GS Alpi alla primissima di Torino, per un 2015 tanto impegnato, quanto lungo ma soprattutto ricco di eventi e di successi. foto PLAYFULL NIKON
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ELEGANTE MA SPORTIVO SENSIBILE MA DECISO a cura di ROBERTO FEROLI
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MATTEO MARZOTTO SI RACCONTA L’IMPRENDITORE È DA SEMPRE UN GRANDE APPASSIONATO DELLA BICICLETTA... MIGLIAIA DI CHILOMETRI L’ANNO PERCORSI CON GRANDE PASSIONE SPORTIVA SPESSO A SOSTEGNO DELLA FONDAZIONE PER LA RICERCA SULLA FIBROSI CISTICA
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Matteo Marzotto. Appartiene alla sesta generazione della famiglia veneta Marzotto, che si occupa di lana dal 1836. Un manager che ha lavorato per oltre 15 anni nelle aziende collegate agli interessi di famiglia. Dal 2003 al 2008 è stato prima Direttore Generale Operativo, poi Presidente di Valentino Spa. Dal 2008 al 2011 è stato Presidente e Commissario dell’Enit, l’Agenzia Nazionale del Tursimo. Dal 2013 è anche Presidente di Vicenza Fiere Spa. Siede inoltre in diversi consigli di amministrazione di importanti aziende italiane. Ma è soprattutto una persona squisita. Un punto di vista, il nostro, che può facilmente essere condiviso da chiunque abbia avuto la Matteo Marzotto
possibilità di conoscerlo: sinceramente cordiale, attento all’interlocutore, devoto ad uno stile reso impeccabile dal dettaglio mai sopra le righe e da un sorriso onesto e veritiero. Matteo Marzotto. Da sempre appassionato di sport praticato. Già nel 1986 era impegnato nel motocross. Nel 2010 ha preso parte al CIV, il Campionato Italiano Velocità, in sella ad una Kawasaki nella categoria Supersport. Alla guida di un’auto ha corso un Gran Prix di Monaco di Formula 3, ed ha partecipato a ben cinque edizione della Parigi-Dakar. Al suo attivo anche 13 edizioni della Vasaloppet di sci di fondo. Ma oggi è soprattutto un ciclista, di granfondo ma anche di iniziative di sensibilizzazione sociale, sempre sui due pedali. Iniziamo proprio da qui allora, e dalla Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica (FFC), una Onlus di cui Marzotto figura tra i fondatori, nel 1997. Con la divisa della Fondazione, ha formato un vero e proprio gruppo di amici che si dedica a portare il messaggio in favore della ricerca, in Italia ed all’estero. Perché? «Perché è la malattia genetica più diffusa. In Italia, ma anche in Australia, o negli Stati Uniti, e comunque in tutti i paesi a maggioranza di popolazione caucasica. E perché, di fibrosi cistica, ho perso una sorella, nel 1989. Quando è venuta a mancare Annalisa, l’aspettativa di vita di una persona affetta da fibrosi cistica era di 18 anni, oggi è di oltre 40. Ad oggi resta una malattia
foto CROCODILE-TROPHY.COM
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non curabile, ma il dato precedente significa che la ricerca sta facendo, e bene, il proprio lavoro.»
Torniamo alla Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica. Con le maglie biancorosse che ne portano il logo, insieme al Ct Cassani, il nustrizonista Fabbri e l’ex pro Max Lelli, siete reduci dal Crocodile Trophy, oltre mille chilometri in MTB, in Australia tra foreste e deserti. «Non avevo esperienza in MTB, ed è stata anche per me una avventura nuova, comunque divertente. Come sempre, si tratta di situazioni che servono per provare noi stessi, ed anche per raccontare che la lotta alla fibrosi cistica non deve conoscere confini.»
foto ALFONSO CATALANO/SGP ITALIA
Bici, ricerca, solidarietà. Nel 2014 il Romagna Challenge, circuito di 7 prove, ha devoluto un euro per iscritto proprio alla Fondazione. Come è possibile inquadrare questo legame che si è creato tra Romagna e Fondazione? «La considero una evoluzione naturale della mia vita. Una parte della mia famiglia vive a Ravenna, e quando correvo in moto mi trovavo spesso a Misano. In più, quando penso ad un territorio che funziona, che lavora, che è divertente, penso alla Romagna. E poi in Romagna ho grandi amici, come Davide Cassani e Iader Fabbri. Così è normale che potesse nascere un collegamento con il Romagna Challenge. È stata una bella esperienza, speriamo si possa portare avanti con qualche idea in più. Ho fatto diverse corse del circuito, più molte altre uscite infrasettimanali con i tanti amici del territorio.»
In questa direzione, non è la prima sfida in bicicletta che avete organizzato. Dove altro avete portato il messaggio della Fondazione? «Abbiamo unito la nostra missione contro la malattia genetica più diffusa alla bici, scoprendo, e non era difficile immaginarlo, che la bici è un linguaggio assolutamente trasversale. A parte Iader Fabbri, siamo quasi tutti dei cinquantenni, e di mestiere facciamo altro. Ma le nostre uscite in bici per l’Italia ci fanno sempre riconoscere quanto questo territorio sia ricchissimo di amore ed affetto, un vero trionfo di tutto quanto rende l’Italia il bel paese di cui vado orgoglioso. Nel 2012 abbiamo fatto la Milano-Roma. Nel 2013 abbiamo percorso il sud Italia, una straordinaria fucina di affetto e vicinanza. Nel 2014, prima ci siamo invece misurati nel Giro della Sardegna. Insieme a Cassani, Fabbri, Lelli e Fabrizio Macchi, ed al sottoscritto, anche un minicircus, ma soprattutto tanti amici che pedalano con noi, anche solo per qualche chilometro.» Su questo Rizzoli ha pubblicato “Bike Tour – Pedalando per la ricerca”. Un diario di viaggio che racconta, attraverso le immagini, come un gruppo di amici ha pedalato per migliaia di chilometri e molte regioni d’Italia per sensibilizzare l’opinione pubblica nell’impegno della raccolta di fondi e la diffusione della consapevolezza nei confronti della fibrosi cistica. Tutto il ricavato realizzato dalle vendite del volume sarà devoluto interamente alla FFC. Naturale chiedere lumi su progetti futuri. E nel 2015, quale potrebbe essere il percorso? «Diciamo che si potrebbe pensare di andare a completare l’Italia con un passaggio tipo nord est-nord ovest. Vedremo.» Torniamo alla FFC; una organizzazione strutturata, complessa, riconosciuta.
20 Quali risultati ha ottenuto fino ad oggi? «Abbiamo formato 120 gruppi di sostegno su tutto il territorio italiano. Ci avvantaggiamo di eccellenti partner, che sono anche amici, per sviluppare la raccolta fondi, che ci ha permesso di raggiungere la cifra di 20 milioni di euro raccolti. Di questi, quasi 18 sono già stati investiti, anche in 260 progetti di ricerca, selezionati e finanziati, più 4 servizi alla ricerca. Lavoriamo con un comitato scientifico di altissimo livello, operativamente grazie ad un network di 550 ricercatori italiani.»
Da sx: Davide Cassani, Matteo Marzotto, Max Lelli e Iader Fabbri, protagonisti di vita e per una nobile causa presenti al Crocodile Trophy.
Sul termine “italiani” cogliamo una malcelata sottolineatura… «I ricercatori italiani sulla genetica sono tra i migliori del mondo. In Italia ci sono e ci rimangono straordinari attori nella ricerca. Che rimangono nel nostro paese o vi tornano, sfatando la cosiddetta fuga di cervelli, per sviluppare una via italiana della ricerca. Basti pensare che nel 1993 è arrivata una legge in Italia che impone alle regioni di avere almeno un centro di riferimento per assistere i malati. La nostra FFC è stata riconosciuta dal MIUR come Ente Promotore dell’attività di ricerca scientifica per la fibrosi cistica.» Che valore ha questo riconoscimento? Cosa significa per l’attività della Fondazione? «Per risolvere il problema esiste una via italiana, di cui sono un convinto assertore; una via abbastanza unica, che non ha eguali nel
mondo. È grazie alla ricerca che siamo stati in grado di definire alcuni punti importanti. Ad esempio si è riusciti ad individuare il gene mutato; oggi se ne conoscono circa 2mila diverse mutazioni. Ora è anche possibile effettuare uno screening preconcezionale, utile anche perché a volte due genitori, portatori sani inconsapevoli, generano al 25% un bambino sano, al 50% un portatore sano, nel restante 25% dei casi purtroppo un bambino malato. Percentuali pesanti, che vanno prima conosciute poi combattute.» Una malattia genetica così diffusa vale senza dubbio lo sforzo di migliaia di chilometri, che siano sulle colline romagnole, in Sicilia, a Milano od in Australia, tra strada e ruote grasse. A giudicare anche da quanto raccolto, sembra che il singolo cittadino risponda egregiamente.
21 «La Fondazione cerca tutti i modi possibili per sensibilizzare, per raccogliere e poi impiegare bene le risorse. In questi anni di guerra, qualcuno la chiama crisi ma per me è un termine non attuale, siamo sempre cresciuti, di poco ma raccogliendo sempre qualcosa in più ogni anno. Questo perché quando proponi in modo chiaro una buona causa, l’italiano la accoglie con la generosità che lo contraddistingue.» In questa conversazione la cordialità ed il savoir-faire hanno fatto da cornice al delicato tema della malattia. Nulla è stato stonato; si può parlare di FFC, biciclette, Romagna Challenge, Australia e ricerca, con la stessa, identica passione. Quella che Matteo Marzotto mette alla base di ogni sua operazione, che sia dietro una importante scrivania piuttosto che su sella e pedali di una bici. Il gruppo dei biker in volata con la luna piena foto ALFONSO CATALANO/SGP ITALIA
«Attraverso lo sport si può comunicare in maniera molto efficace…» foto ALFONSO CATALANO/SGP ITALIA
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ACSI, UN 2014 DI SODDISFAZIONI, ED UN 2015 ANCORA MIGLIORE a cura della REDAZIONE
L’AVVOCATO BORGNA CHIUDE L’ANNO DI ACSI CICLISMO CON “PEDALANDO COI CAMPIONI”
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Il 2014 di ACSI è un’annata da ricordare. Come per il buon vino dopo un’estate col clima giusto, come per il medagliere di un atleta in una stagione ben preparata e senza intoppi. Numerose manifestazioni organizzate, e tutte con successo, eventi di grande appeal, come il Festival della Salute di Viareggio dei primi di ottobre, ed anche la giusta attenzione agli eventi del prossimo anno, da aumentare ancora, in quantità e qualità. Per chiudere la propria lunga, ricca stagione, ACSI Ciclismo si è invece affidata ad una location perfetta, il lago di Endine, nella Val Cavallina, in provincia di Bergamo. Scegliendo soprattutto una bella manifestazione a scopo benefico. Organizzata dalla UC Casazza, l’edizione numero nove di “Pedalando coi Campioni” si è rivelata l’ennesimo successo. 97 ex professionisti e 337 amatori, per un totale di 101 squadre al via di una cronometro che si è sviluppata sui 17 chilometri attorno al lago. La formula (“la società suggerisce ai partecipanti di non utilizzare la bici da crono visto lo scopo dell’evento”) ha fatto da splendida cornice al numero veramente elevato di campioni presenti. Tutti a disposizione dell’AIPD di Bergamo, l’Associazione Italiana persone Down a cui è stato devoluto l’intero incasso. Da Mario Kummer, ex oro olimpico a Seul 1988 a Giancarlo Perini, gregario tra l’altro del Bugno campione del mondo nel 1991, da Alessandro Vanotti, uomo di fiducia della maglia gialla Vincenzo Nibali al pistard Roberto Chiappa, 49 titoli in bacheca per lui, dall’incredibile Maria Canins al canoista anche lui oro olimpico Antonio Rossi. E tanti, tanti altri ancora, a sugellare un finale di un 2014 che ha visto ACSI Ciclismo in costante, vertiginosa crescita. Alla manifestazione lombarda era naturalmente presente anche l’Avvocato Emiliano Borgna, responsabile nazionale ACSI Ciclismo, che ha colto l’occasione per scattare una fotografia della stagione. «ACSI Ciclismo continua a migliorare i propri numeri, fornendo allo stesso tempo servizi adeguati ai nostri desideri ed alle attese dei tesserati. Questo – ha specificato Borgna – è causa ed effetto del fatto che registriamo un numero sempre maggiore di Società che vogliono
foto DIADEMART
Una parte del villaggio ACSI al Festival della Salute di Viareggio
organizzare con ACSI Ciclismo le proprie manifestazioni, da Reggio Calabria ad Asiago. Per questo vogliamo accreditare servizi e capacità, quello che sappiamo fare bene». Prosegue Borgna: «I valori che ci guidano sono quelli della salute, del benessere, dello stare bene insieme, di vivere la bici come un momento di aggregazione. Con questo stesso spirito a metà gennaio organizzeremo il Campionato Italiano ed Europeo di Ciclocross. E con questa volontà, di continuare a crescere anche nel 2015, stiamo
selezionando nuovi partner per mettere a disposizioni dei nostri tesserati benefit e convenzioni». In ultimo, il prossimo, significativo appuntamento, domenica 14 dicembre a Riccione. «Un momento di festa, ormai tradizionale, l’occasione giusta – conferma il responsabile nazionale ACSI Ciclismo – per consegnare i riconoscimenti del 2014 e presentare la nuova stagione 2015; che sarà ancora una volta lunga e ricca di appuntamenti affascinanti in tutta Italia».
L’Avvocato Emiliano Borgna con Antonino Viti, presidente Nazionale ACSI foto DIADEMART
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IL MITO DI CHARLY GAUL 7 min RIVIVE PER IL DECIMO ANNO a cura di NEWSPOWER
pressoffice@newspower.it
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La Leggendaria Charly Gaul corre veloce verso l’edizione del decennale. La stagione delle due ruote si è oramai conclusa, ma tutti i grandi eventi in questo periodo riaccendono i motori in vista della prossima annata e a luglio 2015 la nota granfondo trentina spegnerà 10 candeline. Dal 17 al 19 luglio prossimi, infatti, “La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone” salterà nuovamente in sella, con il tradizionale doppio appuntamento della prova a cronometro il venerdì seguita da quella in linea la domenica. La gara si è affermata in breve tempo come una delle più apprezzate del panorama granfondistico italiano, ma anche internazionale in quanto unica tappa italiana dell’UCI World Cycling Tour, la serie che dà l’accesso ai Campionati del Mondo Amatori e Master e che nel 2015 transiterà anche per Australia, Sud Africa, Stati Uniti, Brasile, Danimarca, Belgio, Austria, Grecia, Slovenia e Francia. La crescita nei numeri è sempre stata accompagnata da un miglioramento dei servizi e delle iniziative di contorno che gli organizzatori dell’ApT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e dell’ASD Charly Gaul Internazionale mettono a disposizio-
foto NEWSPOWER
IL BONDONE ASPETTA ANCORA UNA VOLTA GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE E LE LORO FAMIGLIE. IN TRENTINO GARA MOZZAFIATO E SCENARIO SPETTACOLARE: QUANDO BICI E VACANZA VANNO A BRACCETTO
Gli atleti appena partiti da Piazza Duomo (Trento) ne La Leggendaria Charly Gaul 2014
La partenza della Granfondo La Leggendaria Charly Gaul 2014
foto NEWSPOWER
ne degli appassionati. Fin da ora è possibile consultare e prenotare pacchetti vacanza che a partire da 119 € (per 2 notti) permettono di scoprire le innumerevoli attrattive storiche, culturali e naturali offerte dalla Città del Concilio e dai suoi dintorni durante la bella stagione. L’estate a Trento propone una “montagna” di opportunità, sport, benessere e relax immersi nella natura della sua… montagna per l’appunto, il Monte Bondone. Dalle semplici escursioni a piedi con trekking rilassanti e salutari, ai percorsi ciclabili e sentieri tra scenari che corrono tra le Alpi e il Lago di Garda. Le idee vacanza non mancano e le strutture pronte ad accogliervi sono di ogni genere e per ogni tipologia di utente,
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da chi ama la buona cucina abbinata all’attività sportiva, a chi ha bisogno solamente dell’essenziale per essere a proprio agio, fino a chi non può fare a meno di una zona wellness con ogni confort per una coccola con la “C” maiuscola. La Valle dei Laghi è anch’essa sede de “La Leggendaria Charly Gaul 2015”. Con i suoi incantevoli laghetti, i borghi medievali e gli affascinanti castelli e palazzi è un paradiso da vivere nella bella stagione e, come per il Monte Bondone, anche in questo caso alcune proposte soggiorno per il prossimo luglio sono già visionabili sul sito ufficiale dell’azienda turistica www.discovertrento.it. Perché in fin dei conti la… “scusa” dell’evento sportivo dedicato al mito Gaul è perfetta per ritagliarsi alcune giornate dove lo sport si sposa foto NEWSPOWER al divertimento inteso in senso molto vasto, con la città di Trento che a questo proposito è foriera di cultura, svago, musica e storia. Dai musei – MUSE e Castello del Buonconsiglio in testa – alle mostre, ai concerti ed allestimenti periodici, dalla città sotterranea ai parchi urbani fino all’imponente Duomo, con la scenografica piazza dominata dalla fontana del Nettuno, sede dello start anche per la prossima edizione della “GF
Charly Gaul”. Come detto, sul sito www.discovertrento.it ci sono fin da ora parecchie anticipazioni sull’estate 2015 tra Trento, il Monte Bondone e la Valle dei Laghi e se vi stuzzica l’idea di mercatini di Natale abbinati ad una sciata e all’ottima cucina trentina, ecco che per questa stagione invernale ce n’è davvero per tutti i gusti. Tornando alla 10a edizione della granfondo della prossima estate, fino al 31 dicembre di quest’anno è aperta una finestra d’iscrizione alla vantaggiosa cifra di 50 Euro comprensivi di ricco pacco gara e gadget celebrativo dei dieci anni 2006-2015. Se invece si intende prendere parte a cronometro e granfondo, il “Pacchetto Combinata” costa 80 Euro. Per quanto riguarda i percorsi della “GF
Charly Gaul 2015” si correrà lungo i medesimi tracciati di quest’anno, che tanti commenti positivi hanno ricevuto dai protagonisti in sella e dagli addetti ai lavori. Il granfondo misura 141 km e 4000 metri di dislivello, mentre il mediofondo propone metà dislivello con 57 km di piacere in sella e soprattutto lungo quella sensazionale Salita Charly Gaul che tornante dopo tornante traghetta fino alla finish line di Vason, a 1650 metri sul Monte Bondone. Il sito ufficiale www.laleggendariacharlygaul.it è il riferimento per tutte le novità nei mesi a venire e per rimanere costantemente aggiornati ci sono anche il canale YouTube e la pagina Facebook della manifestazione oltre a #laleggendaria10 sulle varie piattaforme social.
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RUOTE ROVENTI
a cura di ROBERTO SGALLA
IL GINOCCHIO NEL CICLISTA
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L’articolazione del ginocchio è sicuramente quella che subisce le maggiori sollecitazioni nel gesto atletico del ciclista. La buona funzionalità del ginocchio è garantita da muscoli e tendini. Il ginocchio è formato da due articolazioni tra tibia e femore e tra femore e rotula. Tra femore e tibia le membrane meniscali hanno funzione di favorire lo scorrimento tra le due ossa. Il ginocchio viene mosso dai muscoli estensori della coscia (quadricipite femorale che con i suoi quattro capi si unisce al tendine rotuleo) e da quelli flessori (femorale, semitendinoso e semimembranoso nella sezione posteriore). Nel ginocchio sono presenti anche strutture legamentose che danno stabilità all’articolazione: sono i due legamenti crociati anteriore e posteriore ed i due legamenti collaterali, mediale e laterale. In particolare il legamento crociato anteriore costituisce lo stabilizzatore statico del ginocchio, opponendosi ai movimenti di dislocazione anteriore dello stesso alla sua iperestensione e rotazione interna. Le patologie a carico dell’apparato osteo-muscolo-tendineo del ginocchio, per le diverse cause che possono provocarle, che possono essere legate sia la gesto atletico che alla tipologia di allenamento che alle caratteristiche dell’attrezzo di gara, sono definite in medicina dello sport tecnopatie. Nel ciclista i disturbi a carico del ginocchio sono principalmente relativi al tendine rotuleo e del quadricipite femorale in quanto costituiscono le prime strutture sovraccaricate nel gesto della pedalata. La distrazione dei legamenti del ginocchio, soprattutto del legamento crociato anteriore, può essere conseguente quando l’uso di pedali fermapiede non idonei provoca difficoltà nel tentativo di liberare il piede a seguito di una caduta dalla bici. Quali possono essere le conseguenze di una lesione del legamento crociato anteriore? Angela Emanuele Dirigente Medico della Polizia di Stato
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IL LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE: IMPARIAMO A CONOSCERLO La lesione del legamento crociato anteriore (LCA) è uno degli infortuni sportivi più frequenti. Studi epidemiologici hanno dimostrato come 1 individuo su 3000 ogni anno va incontro a rottura dello stesso. Colpisce prevalentemente soggetti sportivi o comunque giovani attivi con lunghe aspettative lavorative e sportive. Il LCA (fig.1) è il principale (85%) stabilizzatore statico articolare del ginocchio; si oppone alla traslazione anteriore della tibia sul femore e gioca un ruolo cruciale nel contrastare la rotazione e lo stress in valgo. L’integrità del legamento crociato anteriore è particolarmente importante in soggetti sportivi e in atleti che necessitino una stabilità articolare per eseguire al meglio la pratica sportiva come effettuare una corsa con cambi di direzione, riatterrare da salti e calciare. Nonostante alcuni pazienti più sedentari riescano a vivere tranquillamente con un ginocchio privo del LCA, la maggior parte di essi accusa fastidi ed episodi recidivanti di instabilità. Inoltre, tale riduzione della funzionalità del ginocchio associata a continui cedimenti articolari, aumenta il rischio di ulteriori lesioni alle restanti strutture capsulo-legamentose del ginocchio quali menischi e cartilagini articolari. Tutto ciò a lungo termine comporta una evoluzione pre-artrosica o artrosica a carico di una articolazione del ginocchio di un paziente ancora relativamente giovane. I meccanismi traumatici che possono causare la lesione del LCA sono: • Valgo Rotazione Esterna (fig. 2), il più frequente • Varo Rotazione Interna (fig. 2) • Iperestensione • Iperflessione • Traumi Diretti A – P La diagnosi di rottura del LCA è prevalentemente clinica, e si basa sulla descrizione che il paziente fa del trauma iniziale e sull’esecuzione di alcuni test specifici da parte del medico specialista. Esami radiografici e RMN del ginocchio rappresentano solo un corollario e sono più che altro utili a rilevare eventuali danni associati sia meniscali che capsulari o l’interessamento di altre strutture legamentose.
27 Per raggiungere un buon risultato è necessario un gioco a tre. Il chirurgo sicuramente ha un ruolo fondamentale dovendo dare una corretta indicazione chirurgica. Il ruolo centrale spetta però al paziente, in quanto è solo lui a poter “gestire” la sua riabilitazione assieme al suo fisioterapista. Fabio Conteduca chirurgo ortopedico ricercatore – Università La Sapienza di Roma Facoltà di Medicina e Psicologia Daniele Mazza fellow – Università La Sapienza di Roma Facoltà di Medicina e Psicologia
Fig. 1: Anatomia del LCA
Non tutte le lesioni del LCA causano lo stesso grado di instabilità articolare e quindi lo stesso grado di disfunzione. Accanto a casi in cui l’instabilità residua si può manifestare anche in banali movimenti, vi sono casi in cui essa si manifesta solo nelle sollecitazioni rotatorie estreme ed altri in cui il ginocchio può mantenersi stabile anche nello sport. Per questo è essenziale che il medico valuti correttamente il grado dell’instabilità articolare per poter scegliere se sia sufficiente un trattamento conservativo (fisiocinesiterapia) o chirurgico. Il trattamento conservativo è indicato in casi di modesta instabilità ed in pazienti non dediti ad attività sportive a rischio, mentre in caso di instabilità gravi ed in pazienti sportivi è senz’altro consigliabile un intervento chirurgico. Per quanto riguarda la ricostruzione del LCA, oggi eseguita con tecnica artroscopicamente assistita, possono essere utilizzate varie tecniche e vari tipi di trapianto: autologo (tendini prelevati dallo stesso paziente), omologo (tendini umani prelevati da cadavere), sintetico (protesi legamentose artificiali). Il trapianto autologo, il più utilizzato, ha il vantaggio di una maggiore vitalità e resistenza ma lo svantaggio di richiedere l’asportazione di una parte di uno o più tendini causando quindi un danno (anche se modesto) nella sede del prelievo con maggiore impatto chirurgico sul ginocchio (morbidità). I legamenti da cadavere, oltre al rischio seppur remoto di trasmissione di malattie infettive dal donatore, sono ovviamente meno vitali e resistenti oltre a richiedere tempi più lunghi di incorporazione nel ginocchio del ricevente. I legamenti sintetici non avendo la capacità di rinnovarsi sono soggetti a maggiori rischi di rottura. La scelta del tendine autologo da prelevare dal paziente per la ricostruzione del LCA è oggi prevalentemente ristretta al terzo centrale del tendine rotuleo e ai tendini semitendinoso e gracile raddoppiati. Ognuna delle due metodiche possiede vantaggi e svantaggi. Noi da oltre 30 anni abbiamo sempre dato la preferenza alla tecnica DGST per la minore invasività del prelievo, i minori danni sul tendine rotuleo (unico tendine estensore del ginocchio) e per le minori complicanze sia nella fase post operatoria di rieducazione funzionale che a distanza con una minore incidenza di degenerazione artrosica del ginocchio. In casi di instabilità articolari particolarmente gravi o in pazienti sportivi di alto livello alla ricostruzione del LCA associamo un rinforzo capsulare sul compartimento esterno del ginocchio che garantisce una maggiore stabilità articolare post operatoria con minimo rischio di rerottura. Una volta ricostruito il LCA, i principali protagonisti diventano il paziente ed il suo fisioterapista. Solo con una buona riabilitazione è possibile ottimizzare i tempi di recupero e cancellare i piccoli fastidi legati all’intervento. Solitamente viene stimato il completo recupero tra i 4 ed i 6 mesi.
Fig. 2
foto BETTINIPHOTO
CAMPIONATI EUROPEI SU PISTA GUADELOUPE 2014
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NICOLÒ BONGIORNO a cura di ROBERTO ZANETTI
VIVO LA CITTÀ IN ECO BIKE Nicolò Bongiorno, regista e sceneggiatore, figlio secondogenito dell’indimenticabile re del piccolo schermo Mike Bongiorno, ha scritto e diretto numerosi documentari, film e fiction per la televisione. Come il celebre Mike, che è una vera e propria icona del nostro Paese, anche Nicolò è un grande sportivo.
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robertozanetti65@gmail.com
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Condivido con lui la passione per la bicicletta e, quando gli impegni di lavoro ce lo permettono, pedaliamo assieme sulle rive del lago Maggiore, dove Nicolò e la sua famiglia risiedono. È proprio ad Arona, a casa sua, che lo incontro e col quale scambio volentieri quattro chiacchiere.
Ciao Nicolò, conoscendoti come ciclista e amante della bici da corsa non riesco a immaginarti in sella a una eco-bike “spinta” dal motore elettrico. Che riscontri hai avuto pedalando su e giù per le colline di casa tua? «Mi ha impressionato la facilità e la leggerezza. Non avevo mai usato prima una
Nicolò Bongiorno in sella alla Urban UMB3 di Move Your Life con casco Urban di Kask
foto ILENIA-PICCIONI
bicicletta elettrica e per arrivare a casa mia devo affrontare delle salite piuttosto impegnative. Effettivamente è davvero molto comodo poter usufruire di una spinta in più in certe circostanze!» E in città, per esempio a Milano, dove hanno sede gli uffici della Fondazione Mike Bongiorno che hai creato insieme alla tua famiglia, hai avuto modo di provarla? Se sì, mi dici le tue impressioni? «In città ho colto i vantaggi di un mezzo non inquinante, agile e leggero, che ti porta dappertutto senza costringerti a ‘sudare’… Nel caso di un appuntamento di lavoro per esempio, con una eco-bike ci si può vestire senza pensare di doversi cambiare a destinazione!» Oltre alla bicicletta elettrica quali altri mezzi “ecologici” (scooter, moto, auto) ti piacerebbe usare per i tuoi spostamenti quotidiani nel traffico? «Sinceramente sono molto interessato alle automobili elettriche… credo che oggigiorno trovare soluzioni per rispettare l’ambiente e muoversi in modo agile sia sempre più importante.»
Per studio e per lavoro hai girato il mondo. New York, per esempio, dove hai frequentato la New York University e la New School, come si sta preparando a questo progetto di eco-sostenibilità globale? E di altre città, di altre nazioni dove sei stato, che cosa ci puoi raccontare? «Ho viaggiato molto all’estero per studio e per lavoro e mi sono reso conto che all’estero sono molto più avanti di noi in questo settore. I giovani sono molto più propensi a spostarsi in bicicletta o a piedi, e l’istinto è quello di muoversi generando il minor impatto ambientale. Comunque mi sembra che anche le nuove generazioni di Italiani hanno capito che ormai non c’è altra soluzione che quella di ragionare in questo modo, a rischio di distruggere il nostro stesso pianeta!» Nel cinema, che dopo la bicicletta è l’altra tua grande passione (ovviamente professionale), è mai stato affrontato il tema della mobilità sostenibile? Se sì, in quale occasione? «Diversi registi e produttori hanno affrontato il tema, magari non in maniera diretta ma con storie a sfondo ecologico… in Italia l’esempio più recente è ‘Benvenuti
al Nord’, e ultimamente anche a livello di marketing si parla di promozione di cinema ecosostenibile e si organizzano rassegne con proiezioni e incontri…» La Fondazione Mike Bongiorno, creata da te e dalla tua famiglia, che ruolo potrebbe avere nel promuovere e incentivare il cittadino per vivere in una realtà più ecologica a baso impatto ambientale? «La nostra fondazione ha un potenziale di comunicazione molto forte attraverso i rapporti con il mondo dello spettacolo e della televisione, e siccome sposiamo al 100% la filosofia della mobilità sostenibile, delle energie rinnovabili e del rispetto dell’ambiente, in futuro mi piacerebbe molto sviluppare progetti che vadano in questa direzione. L’obiettivo è quello di far capire alle persone che pensare e agire in modo ecologico è possibile… è una grande sfida, ma il risultato sicura-
mente accrescerebbe il nostro benessere e la nostra felicità!» Abbiamo quasi terminato la nostra conversazione e mi sembra d’obbligo citare anche il grande Mike, che da lassù ci saluta alla sua maniera: «Allegria!». Conoscendo bene tuo padre, come pensi che avrebbe visto o voluto un mondo più pulito, più sano, più ecologico? «Mike era un grande sportivo, che amava stare all’aria aperta, in montagna soprattutto ma anche al mare e in campagna appena poteva si immergeva nella natura. Anche se mio padre apparteneva a una generazione in cui i problemi ambientali non c’erano si era reso conto, soprattutto pensando al futuro di noi figli, che senza un cambiamento vero di abitudini la vita sul nostro pianeta non sarebbe più stata sostenibile.»
32 a cura di ROBERTO ZANETTI
CENTRO CITTÀ
LO SCOPO PRINCIPALE DI UNA FOLDING BIKE È QUELLO DI ESSERE PRIMA DI TUTTO PRATICA E UTILE. UNA BICI DI QUESTO TIPO SI DEVE GUIDARE FACILMENTE, RIPIEGARE, TRASPORTARE E RIPORRE CON IL MINIMO SFORZO; DEVE AGEVOLARE LA QUALITÀ DI VITA DELLE PERSONE, RENDERLA PIÙ FACILE E ACCOMPAGNARLE SERENAMENTE NELLE LORO PICCOLE ATTIVITÀ QUOTIDIANE
LA BICI TASCABILE
Caratteristiche Tecniche
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Chi pensa che le biciclette pieghevoli siano la trovata dell’ultimo momento si sbaglia. La loro storia risale ai primi del “900” quando gli eserciti francesi e inglesi munirono i loro soldati (reparti di fanteria) con delle folding bike da 24 pollici per spostarsi agilmente negli spazi ristretti delle trincee. Allo stesso modo nel corso della prima guerra mondiale anche l’esercito italiano armò, se così si può dire, i nostri bersaglieri che con delle piccole bici pieghevoli legate alla schiena si muovevano (con fucili anch’essi pieghevoli) in velocità lungo la linea del fronte. Stessa sorte è toccata alcuni anni dopo ai paracadutisti britannici durante lo sbarco in Normandia che con robuste biciclettine pieghevoli venivano paracadutati direttamente in prossimità delle postazioni nemiche. Per fortuna la folding bike che andiamo a presentare non è mai stata utilizzata per scopi bellici bensì, a mio parere, è il mezzo ideale per facilitare il trasporto urbano e non solo… Songtain, questo il suo nome, è una bicicletta pieghevole con ruote in alluminio da 20 pollici che si compatta facilmente, da usare e da portare ovunque custodita nell’apposita sacca di nylon in dotazione: in macchina, sul treno, in autobus fino sul posto di lavoro e perché no, anche in barca o in aereo! Freewheeling si occuperà della distribuzione e della vendita garantendo, con la professionalità che la contraddistingue, assistenza e garanzia sul prodotto su tutto il territorio nazionale.
Il Distributore per l’Italia: Freewheeling snc Via Barsanti, 10 48124 Fornace Zarattini (RA) Tel. +39 0544 461525 Fax +39 0544 462096 E-mail: info@freewheeling.it Web site: www.freewheeling.it
Telaio: Song Tain 20” Alloy 6061 Frame w/folding box Cambio: Shimano Right side: ASLR43R7A Grip shipfter 7-SPD INDEX SL-RS43 (TY) Forcella: Song Tain 20” Alloy Single Leg color: Anod. Silver Manubrio: Song Tain ST-MTB3805 Alloy W: 600 mm Rise: 50 mm color: Anod. Silver Attacco: HL FOLDING STEM: AL-275-N-5 Ext: 39 mm *L: 360 mm Diam: 25.4 mm color: Barrel Sil. Reggisella: Song Tain Alloy Diam: 28 mm color: anod. Silver Freni: Song Tain Alloy silver V-BRAKE color: Anod. Silver Ruote: Song Tain ALLOY 20” *14G *28H color: powder Black W/single Wall Copertoni: Kenda K-78 20” X 1.75 BLACK W/REFLECTOR SIDE Sella: Foming FM-3166 A299 BLACK Pedali: VP VP-113 FOLDING PEDAL 9/16” BORON AXLE RUBBER BK/GREY W/B.S REF. Sistema pieghevole: Song Tain Folding System Dimensioni: 1470x380x1040 mm Peso: 12,00 kg Colori: rosso – bianco – nero Prezzo: € 649,00 al pubblico, IVA inclusa
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ILARIA LOMBARDO
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LA LUNGA VIA DELLE DOLOMITI a cura della REDAZIONE
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Lunga Via delle Dolomiti, questo il nome della pista ciclabile che prende il via da Calalzo di Cadore e termina a Dobbiaco, in Val Pusteria. La sua caratteristica è di essere stata ricavata dal tracciato dalla vecchia ferrovia delle Dolomiti costruita durante la Prima Guerra Mondiale e dismessa nel 1964. Lungo il tracciato si possono ancora vedere le originali stazioni ferroviarie, le gallerie ed i ponti una volta attraversati dal “Trenino delle Dolomiti” ed oggi a disposizione di pedoni e ciclisti. Lungo i 48 km la ciclabile permette di visitare tutti i paesi fra Calalzo e Cortina ammirando i panorami più suggestivi dell’arco dolomitico patrimonio UNESCO. Il miglior punto di partenza è senza dubbio la stazione di Calalzo di Cadore; a circa 800 metri di quota troviamo l’insediamento più antico del Cadore, Lagole. In breve si esce dall’abitato e subito la vista si allarga su di una spettacolare veduta delle Marmarole. Si passa nei pressi di Pieve di Ca-
dore dove, nel 1477, nacque il pittore Tiziano Vecellio. Proseguendo verso Valle di Cadore, si entra nella valle del torrente Boite, dove si inizia a scorgere l’Antelao, una delle più eleganti montagne delle Dolomiti. La pista si sviluppa elevata dal fondovalle attraversando boschi e piccole frazioni, dando così la possibilità di ammirare il profilo del monte Pelmo che ci accompagna verso Borca di Cadore e San Vito. Iniziano quindi a comparire le montagne ampezzane introdotte dalla Croda da Lago con il massiccio delle Tofane. In breve si giunge a Dogana Vecchia, storico posto di frontiera fra il regno d’Italia e l’impero asburgico; qui la pista abbandona il vecchio tracciato ferroviario per scendere tra i boschi di questo tratto selvaggio e solitario del fondovalle che termina a Campo di Sotto. Si torna di nuovo a pedalare sul vecchio tracciato ferroviario, per giungere al piazzale della stazione tra i prati e le case di Cortina d’Ampezzo. La pista qui si inoltra nei radi boschi dei ghiaioni ai piedi del Pomagagnon dove,
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nei pressi di Fiames, inizia il tratto sterrato, il più alpestre e solitario del percorso. Si raggiunge quindi il valico di Cimabanche per entrare nell’Alto Adige costeggiando il lago di Landro da dove si vede il monte Cristallo e, più a destra, appaiono maestose anche le Tre Cime di Lavaredo. Si prosegue fino a Dobbiaco attraversando l’omonimo lago per entrare poi in Val Pusteria, luogo d’arrivo di questo straordinario percorso. La Lunga Via delle Dolomiti è percorribile anche in compagnia dell’Applicazione CiclabileDolomiti. Disponibile gratuitamente, sia per dispositivi iOS che Android, fornisce tutte le informazioni sulle bellezze architettoniche, le tradizioni ed i sapori di questi luoghi. Inoltre è possibile trovarci report, informazioni sul percorso, descrizioni dettagliate, mappe e cartine, dislivelli e distanze, servizi, links, forum e molto altro. L’applicazione si può scaricare gratuitamente collegandosi al sito www.ciclabiledolomiti. com, un’iniziativa promozionale a cura del network NuovoCadore. foto DIEGO GASPARI BANDION
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PROTAGONISTI
a cura di PAOLO MEI Tempo di lettura
CESARE BENEDETTI
20 min
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IL TRENTINO DI GERMANIA LA SINGOLARE STORIA DI QUESTO CORRIDORE ITALIANO NATO A ROVERETO NEL 1987, LA VOGLIAMO RACCONTARE IN ANTEPRIMA SULLE PAGINE DI INBICI. CESARE BENEDETTI HA UN PASSATO DI OTTIMO LIVELLO TRA GLI UNDER 23, NELLA CUI CATEGORIA HA SFIORATO IL SUCCESSO AL GIRO BABY. FORTE IN SALITA, NON TEME IL VENTO IN FACCIA. SPESSO IN FUGA, ANCHE DA LONTANO, CESARE HA SCELTO DI CRESCERE PROFESSIONALMENTE IN GERMANIA, NEL TEAM NETAPP, SQUADRA CON LA QUALE HA PARTECIPATO ALLA GARA PIÙ IMPORTANTE PER UN CICLISTA ITALIANO: IL GIRO D’ITALIA
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Buongiorno Cesare. Partire con la classica domanda a volte può essere noioso, ma nel suo caso, trattandosi quasi di un aneddoto curioso e singolare, siamo costretti a chiederglielo: come e quando ha iniziato a correre? «Buongiorno a voi. Ho cominciato ad avvicinarmi alle due ruote nel 1999. Mio padre negli anni precedenti mi aveva già domandato se volessi provare ad andare in bici perché c’era un mio compaesano, Thomas Bertolini, che già correva. Però non volevo saperne, amavo il pallone con la stessa passione con la quale ora amo la bici. Poi un giorno ho deciso di andare a vedere la partenza di una tappa del Giro d’Italia. In quel periodo la figlia della mia baby-sitter lavorava per l’Estathé nella carovana del Giro, e mi procurò il pass per il villaggio di partenza. Il destino vuole che la tappa che andai a vedere fosse quella di Madonna di Campiglio quel 5 giugno che noi tutti conosciamo. All’epoca non diedi molta importanza allo stop foto BETTINIPHOTO
Benedetti in fuga nella 6a tappa della Tirreno Adriatico 2014
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Cesare Benedetti in azione nella Crono della Tirreno Adriatico 2013
di Marco Pantani, ero ancora abbastanza estraneo al mondo del ciclismo tanto che la cosa non mi toccò più di tanto. Mi piacque l’atmosfera e mi piacquero i corridori al villaggio di partenza, rimasi sicuramente colpito. Fu così che un paio di mesi più tardi andai ad iscrivermi in una delle società ciclistiche vicine a casa, la Ciclistica Dro. Ritirai la bici il martedì sera, la provai il mercoledì e il venerdì ed il sabato andai a fare la prima corsa. Me lo ricordo benissimo, era a Pomarolo, da me in Trentino, feci tutta la corsa con lo stesso rapporto perché non ero pratico e avevo paura di sbagliare con le leve del cambio sul telaio. Una fatica maledetta ma non mi ritirai a differenza di altri che correvano già da tanto e riuscii a terminare la corsa. E sapete chi vinse quel giorno?
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Sul podio della Settimana Internazionale Coppi e Bartali 2012
Il mio coetaneo e corregionale Daniel Oss, ora in BMC (fresco campione del mondo nella cronometro a squadre di Ponferrada, ndr).» A giudicare dal suo curriculum sportivo, emergono ottimi risultati da Under 23; ad esempio lei fu leader per quattro giorni del Giro d’Italia Baby. Poi un breve periodo da stagista alla Liquigas, ma l’“amore” reciproco non sbocciò. Vuole raccontarci questo periodo? «Sono passato dilettante nel 2006 nel GS Gavardo Tecmor di Brescia, dove sono rimasto tre anni. Il primo anno da Under 23 non è stato facile, ma una volta finita la scuola mi sono dedicato anima e corpo alla bici. Nel 2007 sono arrivati i primi risultati ed a fine stagione la prima vittoria a Stallavena (VR). Anche il 2008 è partito bene con una vittoria a Collecchio (PR) e diversi risultati. Devo dire che sono uno che ha sempre vinto poco ma sono sempre stato costante per tutto il corso della stagione, ero sempre lì davanti insomma. Nel 2009 ho cambiato casacca per difendere i colori dell’UC Bergamasca De Nardi. Una prima parte di stagione non troppo brillante con il solo secondo posto al Trofeo Piva come risultato di spicco. Poi al primo Giro d’Italia dilettanti organizzato come Giro Bio tutto è andato per il verso giusto, ho preso le fughe giuste, ho preso morale e forza e sono stato in maglia di leader per quattro giorni. Maglia conquistata ad Asiago e persa sul Carpegna, in Romagna. Alla fine conclusi solo sesto in quel giro ma conquistai la classifica finale della maglia etica sponsorizzata dalla fondazione Bartali. Il Giro Bio fu un bel trampolino di lancio che mi mise in evidenza e fu così che nacque un contatto con la formazione della Liquigas per uno stage. Esordii a Carnago in agosto per poi fare Camaiore, Coppa Agostoni, Melinda e Beghelli. Non sbocciò nessun amore, ma logicamente ognuno fa le sue scelte, per scelta mia ovvio avrei firmato subito, ma Amadio decise di prendere qualcun altro e, se col senno di poi devo essere obiettivo e posso dire che scelse qualcuno con più motore di me, non ho nulla da recriminare. Sono comunque contento dell’esperienza che feci in Liquigas e metto in pratica tutt’ora qualche consiglio che imparai in quel periodo. Per
un ragazzo di 22 anni che sogna di fare il professionista, il solo fatto di trovarsi a tavola con gente come Pellizzotti, Basso e altri corridori di quel calibro fu sicuramente molto emozionante.» Poi, nel 2010, la chiamata di questa nuova formazione tedesca (all’epoca continental, ndr) chiamata NetApp. Un team quasi sconosciuto in Italia, e lei unico italiano in squadra. Come fu l’impatto con questa cultura diversa e per quale motivo arrivò la chiamata di questo team? «Quando venni a sapere che in Liquigas non mi avrebbero preso era già un po’ troppo tardi per trovare una sistemazione allo stesso livello. Avrei potuto restare dilettante oppure afferrare l’opportunità del Team NetApp con cui mi misi in contatto grazie ad uno dei miei direttori sportivi di allora, Oscar Pelliccioli. Di stampo tedesco, questa formazione stava allestendo una rosa internazionale che rispecchiasse un po’ la filosofia dello sponsor che ha uffici ed interessi in tutto il mondo. La squadra era una Continental appunto, quindi non superiore, per organizzazione, a molte squadre dilettantistiche italiane. Mi offriva però l’opportunità di un calendario vario in giro per l’Europa e anche diverse corse di classe 1.1 e 2.1 come la Vuelta a Murcia o il Giro del Trentino. L’ambientamento non è stato facile in quanto per questioni logistiche e di budget andai ad abitare vicino al magazzino della squadra in Belgio, nella zona di Aquisgrana. Il clima e la morfologia della zona non hanno sicuramente influito positivamente né sui miei allenamenti né sulla mia forma psicologica (quante volte quell’anno ho pensato “ma chi me lo fa fare”!) però ho tenuto duro guadagnandomi un contratto anche per il 2011, anno in cui la formazione fece il salto di categoria approdando tra le Professional e con un calendario e un’organizzazione già più interessante.» Oltre tutto, nel 2010, lei vinse anche una corsa, il GP Plombières, che ad oggi rimane la sua unica vittoria tra i professionisti. Un ricordo di quel giorno? «Sì, è vero vinsi una corsa quell’anno ma non possiamo considerarla come una mia vittoria tra i professionisti. In Belgio oltre alle corse ufficiali di categoria UCI in cui prendono parte le migliori formazioni,
ci sono anche delle kermesse che si svolgono solitamente durante la settimana. Ecco vinsi una di quelle corse lì. Abitando in Belgio usavamo diverse di quelle corse come allenamento.» Solitamente i corridori italiani, passano professionisti in squadre italiane. Lei consiglierebbe il suo particolare percorso ai giovani ? «Sì, solitamente da noi passano in squadre italiane. Il problema è che ultimamente in Italia stanno sparendo tutte le squadre a livello professionistico e per un movimento di dilettanti importante come il nostro, che raccoglie tantissimi corridori e diversi talenti, non c’è più uno sbocco. Ad ogni modo passare in una squadra estera rappresenta sicuramente un arricchimento ciclistico e culturale. Si ha la possibilità di allenarsi con metodi di preparazione diversi, di filosofia ciclistica diversa. Naturalmente, anche la cultura è diversa. In questa squadra abbiamo sempre avuto almeno una decina di nazionalità differenti e questo la dice lunga su quelle che possono essere culture, abitudini e modi di vivere che si mescolano.» Domanda tecnica: che caratteristiche ha Cesare Benedetti? «Sulle cartoline della squadra sono definito un ‘all-rounder’ cioè un corridore completo. Sta poi all’appassionato stabilire se e perché vado forte dappertutto o perché vado piano su ogni terreno! A parte gli scherzi, in salita non riesco più ad andare come andavo da dilettante, le cose sono cambiate e nel mondo dei prof c’è il meglio del meglio, e logicamente la qualità si alza ed insieme ad essa anche il passo in salita. Nelle salite lunghe non posso più pensare di scollinare davanti. Vado benino nelle corse ondulate, con strappi impegnativi ma brevi, qualcosa tipo Amstel per intenderci. Non ho un terreno particolare dove sfoggiare le mie doti, penso che una delle mie caratteristiche più importanti sia la costanza, assieme alla lealtà per i compagni e per la squadra. A fine 2011 e poi nel 2012 ho fatto qualche risultato e anche un paio di podi, in qualche occasione ho pensato anche di poter vincere ma poi ho tirato le somme ed ho capito che i miei risultati non mi avrebbero portato lontano. Ho preferito così mettermi a disposizione della squadra e dei miei compagni, e devo dire che alle volte, quando si lavora per qualcuno che sa farsi voler bene, si va anche più forte di quello che si andrebbe correndo per se stessi, o almeno l’impressione è quella. D’altro canto devo essere sempre pronto a cogliere la palla al balzo e se si presenta qualche occasione di fare risultato o qualche fuga che va in porto devo giocarmi le mie carte.» Ha una corsa preferita (tecnicamente) e una che proprio non digerisce? «Una delle mie corse preferite è il GP di Francoforte che si svolge sempre il primo maggio, è l’unica corsa che ho sempre fatto in tutti e cinque gli anni che sono professionista. Come caratteristiche del percorso mi si addice, con strappi brevi e pendenti. Unica pecca un circuito piatto finale in città che molto spesso porta il gruppo a ricompattarsi e di solito la corsa si decide così in una volata di almeno una sessantina di corridori. Non digerisco le corse in Olanda vicino al mare, tanto vento, tanti ventagli; sono tanti i chili di peso e i Watt che mi mancano nelle gambe per poter competere in quel tipo di percorsi.»
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Qual è l’evento sportivo, tra quelli a cui ha partecipato, che l’ha maggiormente colpita? «Difficile sceglierne uno in particolare. Sono rimasto sicuramente affascinato durante il Giro d’Italia nel 2012, sono cresciuto guardando il Giro ed averci partecipato è stato il coronamento di un sogno. Poter transitare davanti in fuga in alcune tappe in mezzo a
39 due ali di folla poi è qualcosa che ti resta dentro per sempre. Devo dire che però quell’anno mi ha colpito forse ancora di più il Tour of Britain. Era il 2012, Wiggins aveva appena vinto il Tour e l’Olimpiade a crono in casa, a Londra. Le strade erano dei fiumi di folla, non solo nei punti cruciali della corsa ma lungo tutto il percorso. Sugli strappi del Galles c’era veramente tantissima gente ed un tifo incredibile, forse più che al Giro.» Esiste un corridore al quale si ispira? «Non ho mai avuto un corridore in particolare a cui ispirarmi, ma ho sempre cercato di carpire le qualità positive di ogni corridore che ho avuto al fianco. Però se dovessi dire un nome potrei citare Davide Rebellin, esempio di dedizione e abnegazione: nonostante i suoi 43 anni è sempre davanti.» Tornando al suo team, in fin dei conti lei ha potuto partecipare al suo primo Giro d’Italia nel 2012, grazie ad una Wild Card, peraltro parecchio discussa dai media. Cosa le rimane di quell’esperienza? «Ci fu molta confusione dopo l’assegnazione delle wild card quell’anno. Comprendo a pieno le lamentele di chi contestava questa scelta perché eravamo una squadra che non aveva un organico importante rispetto a chi venne lasciato a casa. Col senno di poi non andò così male, eravamo quasi sempre presenti nelle fughe, abbiamo concluso il giro con Huzarski e Barta che hanno sfiorato la vittoria di tappa. Sicuramente ci è mancato Leopold König, reduce in un infortunio in quella primavera, che avrebbe potuto forse regalarci una vittoria di tappa come fece l’anno dopo alla Vuelta e riconfermandosi un corridore di punta quest’anno al Tour. Personalmente del Giro mi rimangono tanti bei ricordi, l’emozione della partenza in Danimarca fu importante; ancor di più il ritorno della corsa in Italia con la crono di Verona dove iniziava il Giro vero. Altri due ricordi importanti sono la tappa di Porto Sant’Elpidio che conclusi al quinto posto e la tappa che arrivava in Trentino all’Alpe di foto BETTINIPHOTO
Pampeago. In entrambe le occasioni le emozioni più forti arrivarono dai tifosi a bordo strada, una marea. Sicuramente una corsa a tappe di tre settimane ti dà quel qualcosa di più nelle gambe che ingrandisce un po’ il motore a beneficio di quella stagione stessa e dell’anno successivo. Ad oggi purtroppo quello rimane l’unico grande giro a cui ho preso parte, spero che si ripresenti un’opportunità in futuro.» Tra le ultime corse di questo 2014, lei ha disputato anche una delle cinque “classiche monumento”: Il Lombardia. Per qualche corridore il solo fatto di prendere parte a corse di questo genere può essere un punto d’arrivo, per altri, semplicemente un punto di partenza. Che esperienza è stata? «Esatto, già esserci è un bel traguardo, ma ovviamente non bisogna accontentarsi di partire, bisogna sempre dare il meglio in corsa. Quello di quest’anno è stato il mio secondo Giro di Lombardia, o Il Lombardia come si chiama adesso. L’anno scorso riuscii ad andare in fuga ma non andammo lontani perché fu una corsa combattuta per tutta la sua durata e venimmo presto riassorbiti già prima dell’epico Muro di Sormano. Quest’anno è stata una corsa molto tirata ma più lineare. Uno degli obiettivi di squadra era riuscire ad inserire un uomo nella fuga di giornata, e ci siamo riusciti con Paul Voss. Nel finale poi le punte erano König e Machado. Io sono arrivato fino alla salita di Berbenno, dopo 230 km e a 30 km dall’arrivo, dove mi sono proprio spento, avevo le gambe svuotate, ho concluso li il mio lavoro e sono andato tranquillo all’arrivo. Complice la bella giornata c’è stato molto pubblico a bordo strada, soprattutto sulle salite nella provincia bergamasca, molto bello. Io ho sempre in mente uno dei Lombardia vinti da Bartoli con l’arrivo a Bergamo passando per Bergamo Alta; ritrovarsi nel finale sulla stessa strada e su quel lastricato che va all’arrivo è stata in qualche modo una piccola soddisfazione.» Il 2014 è, come già detto, alle sue battute conclusive, e da pochi giorni sappiamo che ha potuto rinnovare il contratto
40 col suo team, che dal 2015 si chiamerà Bora: una buona notizia, di questi tempi. Mai pensato ad un team italiano ? «Sì, ho rinnovato il contratto ancora per un anno e sarà il mio sesto anno nella stessa formazione, cosa di cui sono contento perché significa che la squadra ha fiducia in me e mi fa pensare di avere lavorato nella direzione giusta. Ci saranno dei cambiamenti importanti perché i due sponsor principali, la californiana NetApp e la scozzese Endura, non hanno prolungato il proprio appoggio alla squadra e quindi vedremo dei nomi nuovi sulle maglie e anche tutta una serie di materiali nuovi. Le novità comunque sono quasi sempre stimolanti e per me questi cambiamenti saranno sicuramente una motivazione in più per fare ancora qualche passo avanti e migliorare. Non sarebbe male un team italiano, ma le cose da noi in Italia sono sempre difficili, le squadre sono sempre meno e convivere con la tassazione elevatissima sta facendo scomparire parecchie formazioni. Ad ogni modo mi piace stare via da casa e stare per lunghi periodi senza parlare l’italiano, lo considero un arricchimento.» A proposito di squadra straniera, come se la cava con le lingue? «Ho sempre avuto una passione per l’inglese anche prima di passare professionista, sono un appassionato di Beatles da quando avevo 11 anni e l’amore per questa musica mi ha portato ad avvicinarmi anche alla lingua. Poi da noi in Trentino si studia anche il tedesco; ho cominciato in terza elementare e l’ho studiato fino alla seconda superiore. Certo quando sono arrivato in NetApp ho dovuto rispolverarlo un po’ perché era da qualche anno che lo usavo poco però non ci sono stati grossi problemi. Fino ad ora la lingua ufficiale della squadra è stata l’inglese, il prossimo anno con più sponsor e corridori tedeschi e austriaci cambieranno forse un po’ le cose, ma preferisco così, è un’opportunità per migliorare. Mia moglie arriva dalla Polonia, quindi ‘mastico’ anche un po’ di polacco. Non tralascio chiaramente il dialetto trentino!» Il 2015 le “regalerà” un compagno di squadra italiano: Cristiano Salerno in arrivo dalla Cannondale.
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«Esatto, Cristiano sarà il primo italiano dopo cinque anni. Non lo conosco personalmente, l’ho visto alle corse e mi sembra una persona molto tranquilla e penso che sarà un buon appoggio in salita per Dominik Nerz, una delle nostre punte per il prossimo anno. Sono curioso di vedere se avremo lo stesso calendario. Spero comunque di non dover parlare troppo italiano!» Cesare Benedetti e i suoi sogni: se dovesse scegliere di vincere una corsa, quale sceglierebbe? «Visto che è un sogno sparo alto: Liegi. L’ho fatta quest’anno e sono rimasto incantato. Volando un po’ più basso dico invece una tappa al Giro del Trentino.» Segue e pratica altri sport? «Ho sempre seguito il calcio, poi ho smesso poco a poco, per un periodo ho seguito solo l’Inter e dal Triplete in poi seguo poco anche quella. Quando si presenta l’occasione guardo lo sci e gli sport invernali, ma non sono un vero e proprio tifoso di altri sport. Nei mesi senza corse, quindi da ottobre a fine dicembre, più o meno mi piace molto andare a camminare in montagna, sto fuori anche tutta la giornata, ma non può essere considerato un vero e proprio sport. Vado in MTB, in palestra e alle volte con gli sci da fondo, ma tutto in funzione del ciclismo. Lo sci da discesa mi piace molto, ho messo gli sci a tre anni perché avevo le piste a 3 km da casa; ora non c’è moltissimo tempo per praticarlo ed è sempre un po’ pericoloso, meglio non rischiare di compromettere la stagione.» Allora Cesare, grazie per le sue risposte. Diamo un appuntamento agli appassionati per le sue prime corse del 2015? «Grazie a voi e grazie ai lettori di INBICI. Nel 2015 non so ancora dove comincerò la stagione ma spero che ricalchi quella di quest’anno, con Mallorca Challenge, Oman, Vuelta a Murcia e Almeria, per me sarebbe un inizio ideale. Sicuramente mi vedrete indossare una maglia dai colori diversi ma al momento non ne sono a conoscenza nemmeno io, non è ancora stata svelata. Un saluto a tutti gli appassionati!»
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DIRETTORI DI CORSA a cura di GIANLUCA BARBIERI
gianlucabarbieri.inbici@gmail.com
CHI SONO E COSA LI DIFFERENZIA DAI GIUDICI DI GARA? DUE FIGURE QUALIFICATE ED INDISPENSABILI ALLA BUONA RIUSCITA DI UNA COMPETIZIONE. RUOLI DIFFERENTI E PROFESSIONALITÁ AL SERVIZIO DELLA SICUREZZA E DEL CORRETTO SVOLGIMENTO DELLA GARA
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Quante volte, alla tv o dal vero, in occasione delle gare ciclistiche, si assiste alla sfilata di una lunga carovana di auto che le precede (o segue)? È legittimo chiedersi il perché della presenza di una miriade di automobili. La curiosità aumenta quando si notano alcune persone sporgersi al di fuori del tettuccio. Una premessa, pur senza scendere in troppi tecnicismi, va fatta: in tutte le gare italiane, esistono due soggetti fondamentali per il ciclismo nostrano, oltre agli atleti, ovvero il Direttore di Corsa – figura che esiste solo in Italia – ed il Giudice di Gara. Molto spesso, queste due figure non sono conosciute bene dagli atleti e tanto meno dagli amatori, ma sono cruciali per la buona riuscita delle manifestazioni. Direttore e Giudice svolgono, “dietro le quinte”, un’attività di preparazione e gestione della gara non facile, seppur con ruoli diversi, tanto che a distinguerli vi è, spesso, anche una maglia: blu scura per il Giudice, a scacchi per il Direttore di Corsa. La differenza sostanziale sta nel fatto che il Giudice di Gara ha la competenza sui “fatti di corsa”, quindi sulle classifiche e sul corretto svolgimento, dal punto di vista sportivo, della manifestazione. Il Direttore di Corsa ha, invece, il compito di gestire la corsa dal punto di vista della sicurezza, della logistica, del percorso e del soccorso, divenendo per tale ragione
Giudice internazionale al foglio firma
Raffaele Babini, Direttore di Corsa del Giro d’Italia col Capo Scorta della Polizia Stradale
figura basilare e garante nelle competizioni ciclistiche. È proprio tale ruolo di responsabilità che giustifica il gran lavoro da parte della FCI nel creare nuove leve nel settore, tuttavia l’età media dei Direttori di Corsa italiani è
aumentata notevolmente e sono sempre meno i giovani disposti ad assumersi tale compito. Occorre ricordare però che senza il Direttore di Corsa, la gara non può avere luogo, poiché è figura richiamata anche nelle autorizzazioni prefettizie; ciò comporta inoltre continui esami e corsi d’aggiornamento cui devono sottoporsi i Direttori, indispensabili al rinnovo della loro tessera. È ovvio che tra le figure che compongono una gara ciclistica occorre la massima collaborazione, sempre più frequente, al giorno d’oggi, tra Giudici e Direttori di Corsa. Non è dunque strano che un Direttore di Corsa si accorga di un’infrazione e ne informi i colleghi Giudici, così come questi ultimi, ravvisando mancanze organizzative, mettano in allerta i Direttori. Il mondo del ciclismo sta cambiando ed è anche per questo che a livello federale, sempre più spesso, nei corsi nazionali, le componenti di questo sport vengono fatte sedere al medesimo tavolo, al fine di far crescere in maniera organica l’intero settore, integrando e facendo interagire i diversi soggetti che compongono il movimento, esaltandone così le professionalità.
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GRANFONDO ROMA
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a cura della REDAZIONE
A VINCERE SONO I CINQUEMILA PARTENTI E L’ORGANIZZAZIONE DAL COLOSSEO ALL’APPIA ANTICA, UNO SPETTACOLO SENZA TEMPO NELLA CITTÀ ETERNA. MA LA CORSA, PURTROPPO, NON È ANCORA CONCLUSA…
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La partenza dai Fori Imperiali è unica al mondo. Là dove uomini di epoche lontane hanno disegnato la storia, dell’Europa ed oltre, là c’erano 5mila biciclette. È accaduto lo scorso 12 ottobre, qualche millennio dopo chi quei Fori li ha costruiti ed abitati; quei luoghi colmi ancor oggi di meraviglia hanno assistito anche al via della quarta edizione della Granfondo Roma, sponsorizzata Campagnolo. Un vero e proprio evento che naturalmente ha mosso ciclisti da oltre trenta paesi del mondo, ed anche le telecamere di mezzo pianeta. Imperdibile, una gara che attraversa il centro della Città Eterna, costeggiando persino il colosseo, meta di instancabili visitatori, poi il lago di Albano, fino all’arrivo sui colli romani. 123 chilometri il percorso della Granfondo, 62 per la medio, una vera e propria pedalata tra le bellezze di Roma in un contesto difficilmente frequentabile. Eh sì, perché in una città da quasi 3 milioni di abitanti, a pieno titolo una metropoli, la bicicletta non ha vita semplice. E la chiusura
foto CLEMENS WIEDENMANN
del traffico per 90 minuti dopo il passaggio del primo possono essere considerati un successo, accresciuto anche dalla sempre maggiore tolleranza che, in questa quarta edizione, gli automobilisti hanno saputo dimostrare a chi stava pedalando immerso nelle cartoline da vacanza romana. Un segnale grandemente positivo, una spinta a proseguire anche nel 2015, per cui le iscrizioni aprono il primo dicembre.
sospenderlo togliendolo temporaneamente dalla classifica, in attesa della decisione del Tribunale Nazionale Antidoping. In caso di accoglimento delle richieste della Procura, l’organizzazione attiverà – ai sensi del regolamento sottoscritto dai partecipanti all’atto dell’iscrizione – la richiesta di risarcimento per il danno d’immagine». Ad una nota grandemente stonata, e per cui si attende un giudizio da parte di chi di dovere, si contrappone anche una piccola favola, Un’ora e mezza dopo il primo, poi traffico quella di Claudia Gentili, “romana de Roma”, nuovamente aperto; così ad Alfondo Fal- come si suol dire, che alla sua prima partezarano, vincitore per la seconda volta in 4 cipazione ha vinto la Granfondo… di casa anni, scherzosamente si è detto «andavi sua. Una emozione fortissima, ovviamente, troppo forte». Quanto “troppo”, lo deciderà che chiude un week end dove a trionfare, il Tribunale Nazionale Antidoping. Questo in- insieme alla Gentili, è stato anche il Villaggio fatti il comunicato dell’organizzazione della Expo, che ha fatto registrare 35mila visitatoGranfondo, qualche giorno dopo la gara ed ri. Un successo per la manifestazione, per i relativi controlli antidoping: «Alla luce della l’organizzazione, per chi ha vinto e per chi, comunicazione ufficiale della Procura an- pur non vincendo, si è comunque divertito, tidoping del Coni con relativa richiesta di anche perché ha avuto la possibilità di pedasanzioni a carico anche di Alfonso Falzara- lare a Roma. E naturalmente per le aziende no, partecipante alla Gran Fondo Campa- che hanno appoggiato il progetto, avendo gnolo Roma, l’organizzazione ha deciso di loro a disposizione uno degli scenari naturali più invidiati del pianeta. foto SPORTOGRAF.COM Ultimi numeri, quelli che riguardano le Società presenti, 1061, ed i bambini iscritti ad un evento a loro dedicato, 450. La Granfondo Roma, dopo numerosi, obbligati riferimenti al passato, la chiudiamo così, con l’immagine di 450 bambini che pedalano; un patrimonio per il futuro che va coltivato, preservato ed agevolato, attraverso le formule più adeguate, a che il ciclismo giovanile riprenda vigore in tutta Italia, diventando perno di educazione, salute, benessere. A Roma come in tutta Italia.
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TROFEO MEMORIA STORICA CASALINCONTRADA a cura di LUCA ALÒ foto PETERPHOTOPAN ANDREA MILAZZO
CRONACA DI UN SUCCESSO ANNUNCIATO
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AFFACCIATASI DA POCO NEL GRANDE MONDO DEL CICLISMO AMATORIALE, L’AS FORMAZERO HA AGGIUNTO UN NUOVO MATTONCINO AL PROPRIO PERCORSO DI CRESCITA
È
È andata in archivio la 1ª edizione Trofeo Memoria Storica Casalincontrada, manifestazione ciclistica amatoriale organizzata dall’AS Formazero di Chieti sotto l’egida dello CSAIN Ciclismo e con il patrocinio del comune di Casalincontrada. La prova era aperta a tutti gli enti della Consulta e valida come prova unica del Campionato Regionale Strada. Alla presenza di un nutrito numero di partecipanti, la manifestazione è iniziata con il ritrovo a Villa de Lollis di Casalincontrada, dove organizzatori e giudici di gara hanno dato il benvenuto e provveduto alla formalizzazione delle iscrizioni con consegna dei numeri di gara agli amatori agonisti. Partenza del gruppo in scia alla vettura della Direzione di Gara (Presidente Provinciale CSAIN Lucio Zappalorto), con la scorta tecnica delle moto-staffette dell’ANPS, l’assistenza sanitaria dell’ambulanza della Associazione Valtrigno, il presidio sicurezza strade della Protezione Civile e dei volontari tutti. La gara si svolgeva su un divertente percorso cicloturistico ondulato di circa 50 chilometri, che ha visto attraversare le località di Manoppello, Serramonacesca, Roccamontepiano e Bucchianico (Colle dei Gesuiti). Da qui, a seguire, il tratto di circa 11 chilometri riservato agli agonisti: prima parte in pianura, costeggiando la Fondo Valle Alento e, poi,
a partire da località Reginaldo, a salire fino all’arrivo in pieno centro a Casalincontrada. A tagliare per primo il traguardo collocato in via Roma e a guadagnare, quindi, il primo posto assoluto, con un ottimo spunto personale, è stato Valentino Quintini Di Ghionno seguito in seconda posizione dall’eccellente Stefano Borgese (ASD Kyklos Abruzzo), terzo assoluto Giuseppe Pastò (ASD Borgo Antico Campomarino). La gara, valida come prova unica del Campionato Regionale Strada CSAIN, ha assegnato le relative maglie di Campione di categoria ai seguenti primi classificati: Cadetto – Matteo Malandra (ASD Formazero); Senior – Mirko Marinelli (ASD Formazero); Veterano – Paolo Del Rosso (ASD Formazero); Gentleman – Amerigo Mincone (ASD Infissi Santoferrara); Super Gentleman A – Nicola Addario (ASD Infissi Santoferrara); Super Gentleman B – Tommaso Fattore (ASD Infissi Santoferrara); Donna B – Barbara De Lorenzo (ASD Ciclistica Chieti); Debuttante – Simone Saraullo (ASD Formazero). Questo invece il podio che ha dato luogo all’assegnazione alle squadre dei premi in natura e del trofeo Memoria Storica (offerto dall’Amministrazione Comunale): 1° Classificata – ASD Formazero; 2° Classificata – ASD Infissi Santoferrara; 3° Classificata – ASD Ak Cycling Abruzzo.
Numeroso anche il pubblico presente – grazie anche alla bella giornata di fine estate – che ha fatto da degna cornice al percorso di gara e che ha avuto modo di apprezzare una manifestazione che, a detta di molti, è risultata ben organizzata e contraddistinta dall’ospitalità. Nel parco della prestigiosa dimora storica Villa de Lollis, alla Presenza del Cavalier Sante Volpe, Presidente Regionale CSAIN, dopo i saluti di rito del Sindaco Vincenzo Mammarella, del Vice Sindaco Angelo Bonelli e dell’Assessore allo Sport Giuseppe Francano, in ricordo della passione profusa e delle loro gesta sportive legate indissolubilmente con la storia di Casalincontrada, ha avuto luogo la commovente consegna, ai rispettivi familiari, delle targhe alla memoria degli indimenticati Camillo Zappacosta e Carlo Colalongo. Così come altrettanto emozionante è stata la consegna, nelle proprie mani, della targa a Biagio D’Arcangelo, uomo coraggioso e appassionato che, con le proprie imprese di sportivo professionista e con l’epica gara “Casalincontrada-BlockHaus”, ha reso onore e vanto al proprio paese e al movimento ciclistico in generale. Si è passati poi, in sequenza, alla consegna delle maglie di Campione Regionale ai rispettivi vincitori con foto di gruppo, dei premi alle prime tre squadre più numerose (CT+AG), dei premi individuali ai primi cinque classificati di ogni categoria e ai ringraziamenti finali. In conclusione della manifestazione, in un clima di armonia e gioia, i presenti si sono allietati con le squisitezze del ricco rinfresco (pasta party, porchetta della premiata ditta Di Tizio Massimo, bevande) offerto dall’Amministrazione Comunale di Casalincontrada. Affacciatasi da poco nel grande mondo del ciclismo amatoriale, l’AS Formazero con il Trofeo Memoria Storica Casalincontrada ha aggiunto un nuovo mattoncino al proprio percorso di crescita che, con la fattiva partecipazione di tutti, potrà solo crescere.
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CIRCUITO DEGLI ITALICI ZUEGG
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a cura della REDAZIONE
info@inbici.net
IL CIRCUITO DEGLI ITALICI CHIUDE LA STAGIONE CON LE PREMIAZIONI AD ASSISI NOTE TUTTE POSITIVE PER IL 2014. L’EPILOGO NELL’AUDITORIUM DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI
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Atleti appena partiti alla Granfondo Cassani
Positiva conclusione del Circuito degli Italici Zuegg 2014. Grazie alle undici manifestazioni ed ai tanti partecipanti, grazie all’organizzazione delle manifestazioni ed anche alle aziende che non hanno fatto mancare il proprio apporto (Lunique Sport, Pissei, Fria, Pantacicli, Scaldì, WD-40 e +Watt). Il circuito, iniziato a metà marzo a Faenza, con la Granfondo Cassani, si è concluso con una gara d’anticipo, causa defezione della dodicesima ed ultima tappa, La Magnifica, la cui terza edizione, nelle dichiarazioni dell’organizzazione, è stata rimandata al prossimo luglio. Può capitare, come si suol dire, e la faccenda è stata celermente dimenticata da tutti i ciclisti, anche da quelli che già si erano iscritti e che hanno ovviamente ottenuto il rimborso. Restano undici convincenti manifestazioni, divise in Etrusco e Latino. E resta la classifica finale, che porta, il 23 novembre, alle premiazioni nel bell’auditorium Santa Maria degli Angeli di Assisi.
foto WWW.FOTORAVENNA.COM
ETRUSCO, CLASSIFICA DEL PERCORSO LUNGO. Vittoria per Fabio Cini (SC Pedale Senese) con 1855 punti; dopo di
foto PLAYFULL NIKON
La partenza della Maratona degli Appennini
lui Marco Fognani (GS Poppi), con 1620 punti e Romano Neri (GSC Terracina Desco) a quota 1220. Nel percorso corto, primo posto con 2000 punti per Christian Pazzini (Frecce Rosse Rimini), poi
Lorenzo Rosi (Cavallino ASD Specialized) con 1630 punti e Simone Orsucci (Ciclo Team San Ginese) con 1050. Nella graduatoria a squadre, sucesso per il GS Cicli Matteoni FRW, 91 punti , sette di più del Team Passion Bike. Terzo posto per il Gianluca Faenza Team, a quota 67 punti.
ED ORA SI GUARDA AL 2015 CON TANTE NOVITÀ GIÀ PRONTE PER ESSERE PRESENTATE Sicurezza, vintage e nuove prove; per la prossima edizione l’idea è di inserire anche nuove prove, sempre attenti a salvaguardare la tasca dei partecipanti
foto PLAYFULL NIKON
Gruppo di atleti alla Granfondo Terre dei Varano
Latino, classifica individuale del lungo. Vittoria di Mattia Fraternali (AD Fausto Coppi di Fermignano) con 2470 punti. Secondo Andrea Borgia (Piesse Cycling Team ASD) con 2060 punti, terzo Matteo Zanelli (Cycling Rieti) con 1500. Nel Corto il vincitore è Federico Costarelli (ASD Bicimania) con 2455 punti, davanti a Matia Burini
(UC Trasimeno Cicli Valentini) con 2305 e a Matteo Cecconi (ASD Effetto Ciclismo Fiano Roamno) con 2020. Nella classifica a squadre, successo dell’AS Roma Ciclismo che trionfa con 235 punti. Con 91 punti, l’AD VC Santa Maria degli Angeli, seguita dall’AD Newteam Essebi con 86 punti.
La partenza della Granfondo del Capitano
Per il 2015 il Circuito degli Italici Zuegg sta ampliando il numero di manifestazioni. Dopo una stagione positivamente conclusa, il lavoro è tutto volto ad individuare le nuove chiavi vincenti che il circuito dovrà mettere in strada per mantenere l’entusiasmo delle migliaia di partecipanti. Un 2015 attualmente in fase di costruzione, in cui però le granfondo cresceranno di numero, dislocate in un calendario sinergico, senza cioè creare quelle sovrapposizioni che mettono in crisi il ciclista e fanno correre inutili rischi all’organizzatore. Ed in cui si potranno creare più contenitori, magari divisi tra Nord e Sud. Si tratterebbe, secondo le prime indiscrezioni, di una intelaiatura piuttosto complessa, che l’organizzazione realizzerà ed interpreterà in maniera comunque dinamica. Per superare le piccole smagliature che si possono creare in ogni stagione, ed offrire prodotti e servizi sempre migliori. In tutto questo si inserisce il Vintage, non moda ma stile, elemento in continua, vertiginosa ascesa. Inteso, nel prossimo Circuito degli Italici Zuegg, anche come pedalata che elimina cronometraggi e classifiche. Ed anche si inserisce la salvaguardia della tasca del ciclista, che passa per una attenta programmazione del calendario ed un contenimento delle spese. Senza rinunciare alla qualità della manifestazione ed alle gustose novità. Tra queste, l’inserimento nel Circuito anche dalla Granfondo Via del Sale di Cervia, che entrerebbe, sempre secondo le indiscrezioni raccolte, all’interno di tutti i circuiti, diventando così un motivo di richiamo. Di richiamo anche per le aziende sponsor, il cui supporto è imprescindibile per la tranquillità dell’organizzatore e del ciclista. Che può giovarsi, quest’ultimo, di una maggiore sicurezza, di una motostaffetta più numerosa, di un sempre maggiore numero di volontari.
foto BISO
Partners ufficiali del Circuito degli Italici
DE VIJLDER E VAN BEETHOVEN ALLA SEI GIORNI DI ROTTERDAM 2014
foto BETTINIPHOTO
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IL COACH info@inbici.net
a cura di IADER FABBRI
LE PROPRIETÀ DEL CAFFÈ VERDE
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CRUDO E NON TORREFATTO, È UNO DEGLI INTEGRATORI PIÙ VENDUTI. È UNO STRUMENTO EFFICACE NELLA PERDITA DI PESO, E VIENE ASSORBITO PIÙ LENTAMENTE, FAVORENDO GLI EFFETTI DIMAGRANTI
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Tutti ne parlano e ne decantano le lodi. Ma è davvero così? Quali sono le proprietà e i punti di forza del caffè verde rispetto al normale caffè torrefatto? Il caffè verde è rapidamente diventato uno degli integratori più venduti nei negozi per le proprietà dimagranti ed è una semplice miscela arabica di caffè “crudo”, ovvero non torrefatto, ma sottoposto a un processo di essiccazione. I chicchi hanno una consistenza dura e cornea, molto difficili da macinare o tritare e si presentano di un colore che varia dal verde al giallino. Si può assumere sotto forma di estratto, tavolette, capsule o come un normale caffè solubile. Polverizzando i semi in un mortaio, se ne ricava anche l’infuso. L’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che ci saranno 2,3 miliardi di adulti in sovrappeso nel mondo entro il 2015 e più di 700 milioni di loro saranno obesi. Per questo motivo i prodotti e le soluzioni che possono in qualche modo arginare questa emergenza, sono attualmente visti con interesse.
CAFFÈ CRUDO E CAFFÈ TORREFATTO Chiaramente le caratteristiche del caffè verde crudo sono molto diverse da quelle del caffè torrefatto, perché le lavorazioni modificano sensibilmente le componenti dei chicchi. I due tipi di caffè si distinguono infatti per aspetto, aroma, sapore e caratteristiche nutrizionali e l’unica proprietà che hanno in comune è la presenza di caffeina, ma anche in questo caso, la diversità è notevole: il caffè verde crudo contiene meno caffeina, in quanto si trova legata all’acido clorogenico, originando il clorogenato, rispetto al caffè tostato ed inoltre la complessa forma chimica della caffeina contenuta nel caffè verde ne riduce i tempi di assorbimento, dilazionandone la concentrazione ematica in maniera progressiva. L’ingresso in circolo non solo è più moderato, ma la caffeina ha anche una maggior emivita, per cui se ne può beneficiare più a lungo. Tutto ciò provoca inoltre minori effetti collaterali rispetto al tradizionale caffè, tipo iperattivazione ner-
Chi è IADER FABBRI Classe ’78, dalla sua esperienza di atleta, matura la voglia di approfondire le proprie conoscenze, passando dall’insegnamento di varie discipline a trainer in molti eventi per aziende sportive, lavorando come mental coach e preparatore atletico. Finiti gli studi da dietista si laurea presso la facoltà di Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi di Camerino in Scienze e Tecnologie del Fitness e dei prodotti della salute. Partecipa come relatore a congressi e conferenze e offre consulenze ad aziende di integrazione alimentare e a varie società sportive. Iader è Consulente in ambito Nutrizionale per tutte le nazionali di Ciclismo della Federazione Ciclistica Italiana, Strada, MTB e BMX. È preparatore del Team Gresini Racing di Motomondiale e membro dell’equipe medico-scientifica della Nazionale Italiana di Football Americano. Oggi esercita la sua attività di professionista presso il suo Poliambulatorio “FIT” a Faenza.
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vosa, insonnia, tachicardia, ecc. È proprio la caffeina e i suoi effetti sul metabolismo che rendono il caffè verde uno strumento efficace per la perdita di peso. La caffeina, infatti, è utilizzata frequentemente in ambito dimagrante per le sue interazioni col tessuto adiposo, in quanto possiede un effetto positivo sia diretto che indiretto sul suo smaltimento: • direttamente in quanto promuove la liberazione degli acidi grassi dal deposito del circolo sanguigno; • indirettamente stimolando la secrezione di catecolamine, le quali, a loro volta, facilitano la lipolisi ed iper-attivano alcuni meccanismi fisiologici (aumento pulsazioni cardiache, aumento flusso coronarico, maggiore stimolazione nervosa, ecc.). Per cui la caffeina enfatizza sì gli effetti dimagranti della dieta e dell’attività fisica, ma, da sola, non ha la capacità di produrre alcun effetto apprezzabile. I RISULTATI SCIENTIFICI Tuttavia uno degli studi più interessanti sull’argomento ha dimostrato che l’assunzione di caffè verde può determinare la diminuzione di peso corporeo in un tempo ragionevolmente limitato. Il dott. Joe Vinson insieme al dott. Bryan R. Bumhaml e al dott. Mysore V. Nagendran hanno pubblicato nel 2012 sulla rivista Diabetes, Metabolic Syndrome and Obesity dell’Università di Scranton, in Pennsylvania, uno studio che giunge alla conclusione che l’assunzione quotidiana di alcune capsule di green coffee, associata ad una dieta a basso consumo di grassi e a una regolare attività fisica, è un metodo efficace per perdere peso. Lo studio ha coinvolto 16 persone sovrappeso o obese di età compresa tra i 22 e i 46 anni che hanno assunto capsule di estratto di green coffee o capsule
placebo per 22 settimane, alle quali veniva misurato a intervalli stabiliti il peso, l’indice di massa corporea BMI e la percentuale di massa grassa, oltre che frequenza cardiaca e pressione arteriosa. I risultati riportano una riduzione di tutti i parametri, sia del peso, che dell’indice di massa corporea, che della percentuale di massa grassa, sia nei soggetti trattati con alti dosaggi sia in quelli trattati con bassi dosaggi, ma non in coloro che assumevano il placebo, mentre non vi è stato alcun cambiamento significativo nella frequenza cardiaca e nella pressione arteriosa. Tutti i soggetti hanno completato lo studio e non ci sono stati effetti collaterali dati dall’assunzione di caffeina. I soggetti hanno perso mediamente più di 8 kg, che corrispondeva a più del 10% del loro peso corporeo: 10 soggetti sui 16 esaminati presentavano una riduzione di almeno il 10%; 5 dei 6 rimanenti hanno perso almeno il 5% e l’ultimo il 4%. Il risultato più significativo è stato il fatto che i 16
soggetti all’inizio dello studio classificati come sovrappeso, alla conclusione della sperimentazione rientravano tutti nella categoria normopeso. Ma il caffè verde possiede anche altre proprietà rispetto al caffè torrefatto degne di essere citate, la più importante delle quali riguarda il PH: mentre il caffè tradizionale è fortemente acido (3-3,5), la bevanda ottenuta col caffè verde ottenuta da semi non lavorati (con PH medio pari a 5) si avvicina più a valori neutri, con benefici sulla mucosa gastrica e sul PRAL (carico acido di un pasto). Il caffè verde può essere di aiuto anche al sistema cardiovascolare, in quanto il peso in eccesso e soprattutto il grasso viscerale è direttamente correlato all’ipertensione arteriosa: la diminuzione di peso ed in specifico del grasso addominale e viscerale, aiuta a diminuire la pressione arteriosa. Questo tipo di bevanda o estratto pare ridurre naturalmente i livelli di colesterolo LDL, lasciando invariato l’HDL, migliorando la salute del cuore e riducendo il rischio di attacco cardiaco o infarto. La bibliografia scientifica relativa a questo tipo di variante della tanto amata bevanda italiana non è ancora molta, ma i presupposti sembrano buoni. Ovviamente saranno necessarie ulteriori verifiche per confermare le proprietà scoperte ed eventuali nuove applicazioni. Certamente ancora una volta la natura e il mondo vegetale ci corrono in aiuto.
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GRANFONDO VALLE DEL TEVERE a cura di LUCA ALÒ foto www.romacorre.it
SORGENTE DI EMOZIONI UNA GRAN BELLA DOMENICA DI SPORT NEL SEGNO DI CRISTIAN NARDECCHIA E MANUELA DE IULIIS
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Valle del Tevere, Sabina Reatina e Monte Soratte: il triangolo perfetto per incorniciare un’indimenticabile giornata di ciclismo, nobilitata dal bel tempo che ha “baciato” la Granfondo Valle del Tevere – Coppa Città di Fiano – Memorial Massimo Gili, prova del Giro del Lazio Master-Challenge Giessegi e valida come tappa “jolly” del Trofeo Centro d’Italia – Biemme. Sono stati oltre 350 i ciclo-master che hanno partecipato ad un evento curato nei minimi dettagli dal Cicloclub Fiano Romano: alla sua 1ª edizione, la granfondo ha riscosso l’unanime apprezzamento degli atleti presentando un percorso abbastanza impegnativo ma coreograficamente unico, disegnato tra Nazzano, Torrita Tiberina, Poggio Mirteto, Montopoli in Sabina, Gavignano, Selci, Tarano, Forano, Stimigliano, Sant’Oreste e Fiano Romano, il tutto con un dislivello complessivo di 1500 metri sui 105 chilometri totali. Prima parte di gara caratterizzata da una vivace combattività, con attacchi senza soluzione di continuità ad opera di Cristian Nardecchia (Team Terenzi Cicli Lazzaretti), Matteo Cecconi (Effetto Ciclismo Fiano Romano), Manuel Ciaffone (Master Cycling), Danilo Sensi (Time Bike Alto Lazio) e Federico Castagnoli (Cicli Copparo). Protagonista di un’accesa e spettacolare bagarre è stato ancora Cecconi che si è
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trascinato dietro il campione italiano in carica Luisiano Cannizzaro (Team Terenzi-Cicli Lazzaretti) ed Emidio Celani (Melania Omm) con il primo gruppo dei migliori sempre attento a riassorbire gli attaccanti. La svolta attorno al chilometro 60 con l’allungo mortifero di Nardecchia cui hanno provato ad accodarsi Castagnoli e Cecconi (quest’ultimo frenato da una caduta in un tratto di salita) per dare via libera all’azione del corridore del Team Terenzi. Negli ultimi 30 chilometri, con l’attraversamento di Sant’Oreste (il punto più alto della granfondo a quota 450 metri di altitudine), Nardecchia procedeva in solitudine con una trentina di secondi su Castagnoli e a 1’ 30” Cecconi, ma la successiva discesa nel tratto di ritorno verso Nazzano ha premiato le doti e l’esperienza di Castagnoli che è riuscito a recuperare il gap su Nardecchia. I due hanno pedalato d’amore e d’accordo fino a quando il leggero tratto in salita, negli ultimi due chilometri dentro Fiano Romano, non ha impedito a Nardecchia (primo di fascia tra i master 1) di far valere il suo spunto veloce al traguardo sul compagno di fuga Castagnoli (secondo di categoria tra i master 3), autore di un finale da protagonista assieme a un bravo Cecconi (primo tra gli élite sport) giunto a una ventina di secondi dai due battistrada.
Molto interessante anche il confronto al femminile: la salita iniziale tra Nazzano e Torrita Tiberina ha creato una prima selezione tra le favorite al successo ma, proprio in vista dell’arrivo, Manuela De Iuliis (ASD Largo Sole, prima tra le élite master donna) è stata la più lesta a precedere di poco Manuela Lezzerini (ASD Veloroma, prima tra le master donna 1), mentre staccata di quasi 4 minuti l’acclamata “mamma volante” Costanza Martinelli (Tinky Ladies Pinarello, prima tra le master donna 2) alle ultime corse della della sua carriera che chiuderà molto probabilmente con la partecipazione alla Granfondo Campagnolo Roma. Oltre ai già citati Nardecchia, Castagnoli, Cecconi, De Iuliis, Lezzerini e Martinelli, ad ottimi livelli si sono messi in evidenza gli altri leader di categoria con il master 5 Stefano Colagè (ASD Bikemotion), Celani tra i master 2, il master 3 Emidio Celani (Melania Omm), tutti e tre nei primi sei dell’ordine d’arrivo, il master 4 Marco D’Agostini (CRM Racing), il master junior Alessandro Pomili (Cicloclub Fiano Romano), il master 6 Angelo Curi (Effetto Ciclismo Fiano Romano), il master 7 Giuseppe Faraglia (GS Esercito) e il master 8 Mario Luciani (ASD Ciclorapida). Hanno preso parte con entusiasmo anche i partecipanti alla cicloturistica di 65 chilometri: una formula molto gradita per i meno allenati che hanno potuto godere di un panorama eccezionale, senza l’assillo del cronometro e del tempo massimo da rispettare. Forte è stata l’emozione quando è stato ricordato Massimo Gili, i cui familiari (il padre Attilio, la madre Rosalba e la sorella Valentina) hanno ricevuto dagli amici più cari una targa celebrativa dell’evento in omaggio al compianto cittadino fianese scomparso all’età di 38 anni. Presenti alla cerimonia di premiazione Ottorino Ferilli (sindaco di Fiano Romano), Nicola Santarelli (assessore alle opere pubbliche di Fiano), Antonio Zanon (coordinatore tecnico Federciclismo Lazio),
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Cristian Nardecchia vincitore della Granfondo Valle del Tevere 2014
Leandro Fioroni (presidente struttura tecnica Federciclismo Lazio), Nicolangolo Zoppo (responsabile commissione amatoriale e cicloturistica FCI Lazio), Marco Ciccolini (componente commissione strada FCI Lazio) ed Agildo Mascitti (responsabile moto staffette e scorte tecniche FCI Lazio). La Granfondo Valle del Tevere ha evidenziato spunti tecnici ed organizzativi di notevole interesse (con la direzione di corsa a cura di Franco Costantino e Marco Pagnanelli, il servizio di radio-corsa di Massimo PisaPodio femminile
ni, il commento al pubblico delle fasi di gara con lo speaker Fabrizio Podio assoluto maschile Granfondo Valle del Tevere 2014 Amadio, la sicurezza garantita dalle scorte tecniche Vessella, il presidio delle strade evitando un agonismo estremo e curando e degli incroci a cura dei Vigili Urbani, As- con attenzione la bellezza dei percorsi, la sociazione Carabinieri e Protezione Civile) sicurezza, l’ospitalità prima e dopo la gara dando lo slancio alla novità del 2015 chia- che sono stati gli elementi alla base del mata Emozione Bici, cui la manifestazione successo della Granfondo Valle del Tevere. di Fiano farà parte come gara di chiusura il Il presidente del Cicloclub Fiano Romano, 13 settembre dell’anno prossimo. Onorino Santarelli, intende ringraziare tutti Tra gli ospiti alla gara di Fia- coloro che – a vario titolo – hanno contrino anche i coordinatori del buito fattivamente all’allestimento di questo nuovo circuito Giuseppe evento, ai partner (Gruppo D’Egidio, LuciaCostantini e Luigi Neri, as- no Vaccarini Autofficina, AromatiKa, Monte sieme a una rappresentan- Severino Costruzioni, Co.Gi Termoidrauliza degli organizzatori delle ca, Vip Hair-Vip Store), all’amministrazione granfondo (Tolfa, Mentana, comunale e soprattutto ai numerosi ciclisti Forano e Rieti oltre a Fiano): che hanno potuto condividere assieme obiettivo di Emozione Bici momenti di allegria e di pura passione per è quello di diventare il pun- le due ruote. to di riferimento per coloro www.granfondovalledeltevere.it che vogliono praticare attività sportiva divertendosi, www.cicloclubfianoromano.it
CLASSIFICA GRANFONDO MASCHILE 1. 2. 3. 4. 5.
Cristian Nardecchia (ASD Team Terenzi Lazzaretti - 1.M1) Federico Castagnoli (ASD Cicli Copparo - 2.M1) Matteo Cecconi (ASD Effetto Ciclismo Fiano Romano - 1.Elmt) Stefano Colage (Team Bike Emotion - 1.M5) Emidio Celani (ASD GC Melania - 1.M2)
CLASSIFICA GRANFONDO FEMMINILE 1. 2. 3. 4. 5.
Manuela De Iuliis (ASD Largo Sole - 1.Ews) (105) Manuela Lezzerini (Velo Roma ASD - 1.W1) (106) Costanza Martinelli (Team Tinky Ladies Pinarello - 1.W2) (124) Deborah Mascelli (ASD Effetto Ciclismo Fiano Romano - 2.Ews) (154) Maria Giacinta Cannas (Asd Ciclistca Gavignanese - 2.W2) (161)
Il primo circuito di Gran Fondo Ciclosportive, 5 eventi, 5 percorsi straordinari, con la bellezza delle terre di Toscana, nel nuovo format “Turismo & Agonismo”
TOSCANA
Innamorarsi è un attimo
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MANIFESTAZIONE
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Gran Fondo Terre di Siena
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€ 135
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Iscrizioni Iscrizioni Iscrizioni Iscrizioni Iscrizioni
07-08 marzo - € 46 18-19 aprile - € 36 25 aprile - € 50 02-03 maggio - € 36 01-07 giugno - € 31
31.12
15.02
APR
MAG
GIU
7 GIU5
Comprende la partecipazione al Giro a tappe dell’Isola d’Elba
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La grinta di Christiane Koschier
raccontare quanto le è accaduto, quanto ha rischiato. Raccontiamo la sua storia. «Ora sto abbastanza bene, non mi lamento. Le ferite fanno un po’ male, devo prendere antibiotici ed ho un po’ di nausea. Pazienza». Ragazza “a modo”, dicevamo, malgrado tutto. Christiane è nata in Austria, nella splendida Innsbruck. Fino a 15 anni ha praticato tennis e sci alpino, poi la famiglia ha avuto il sopravvento. «Mia sorella era più grande di me di due anni, e correva in bici. Mio padre era da sempre un grande appassionato. Io non volevo proprio, non mi piaceva. Poi ho partecipato alla mia prima gara, una cronometro, ed ho vinto. Così è iniziata la mia storia con la bicicletta». Una storia che si interrompe però dopo appena un lustro. «Sì, 5 anni da Elite in Austria. Con le Juniores non ho mai corso. Ma arrivata a 20 anni ho smesso perché ero stanca, non ero più attratta.» Nel 2000 Christiane Koschier si trasferisce in Italia, dove ha ripreso la bici correndo da professionista nel 2001 e 2002, col Team Figurella. La salute però non l’accompagna e così si ferma ancora una volta. Nel frattempo ad arricchire la famiglia arrivano anche due pargoli, ed il pensiero di tornare in sella viene rimandato fino al 2009. Da allora iniziano cinque anni con la stessa divisa: «Sì, quella Fimap Mr Gud. Ma dalla prossima stagione il nostro gruppo si sposterà, cambieremo squadra tutti insieme».
foto NEWSPOWER
Donna In... Bici
a cura di ROBERTO FEROLI
UNA DRAMMATICA DOMENICA MATTINA NON STOPPA LA PASSIONE CHRISTIANE KOSCHIER E LA FORTUNA DI POTER DIRE: «TORNERÒ PRESTO A PEDALARE!» Tutte le nostre precedenti “Donne In... Bici” hanno almeno due punti in comune: l’amore e la passione per la bicicletta ed una notevole determinazione. All’apice di questo binomio troviamo Christiane Koschier, che domenica 12 ottobre è stata raggiunta da un colpo di fucile mentre si trovava in sella, a meno di 20 minuti dalla sua partenza in una cronometro a Sossano, 4000 abitanti in provincia di Vicenza. Colpita dai pallini sul lato sinistro, a braccio, gamba e fianco. Sì, è andata proprio così. In una tranquilla domenica mattina, l’imprudenza di un cacciatore che mirava ad una lepre poteva uccidere una donna. Quando l’abbiamo raggiunta telefonicamente, un paio di gironi dopo l’accaduto, è stata estremamente cordiale e misurata, ha saputo scegliere le parole giuste, e non era facile, per
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Ma torniamo alla bici, in quel 2009… «Era agganciata in cantina, sul muro. Continuavo a pensarci, ma anche la salute era cagionevole. Poi i bambini sono diventati un po’ più grandi, ho trovato più tempo libero ed ho provato a pedalare, una volta ancora. E più pedalavo, meglio stavo. È pedalando che ho superato le difficoltà di salute. Andare in bici mi piace, è il mio sfogo: Mi stanca, mi rilassa, mi libera la mente.»
E poi, il fatto di domenica 12 ottobre. Folle ed imprevedibile. «Mah, diciamo che avevo già avuto momenti poco fortunati. Ho corso tante granfondo negli ultimi anni, ed ero incappata in due incidenti. Una volta sono stata investita da un auto, 4 anni fa. In un’altra occasione mi hanno preso in mezzo al gruppo e sono caduta. Così ho deciso di fare gare meno pericolose; ma avrei mai pensato che mi sparassero durante una cronometro.» Sul colpo di fucile, Christiane aveva avuto anche una sorta di premonizione, diciamo un momento di puro istinto, un pensiero fuggevole ma che oggi vale la pena di ricordare. «Sì, proprio la settimana prima avevo fatto un allenamento di
Christiane Koschier sostenuta e confortata da un amico poco dopo essere stata colpita dai proiettili di un cacciatore durante una fase di riscaldamento prima di una gara a Sossano (VI) del mese scorso
ciclocross, in mezzo a dei campi. E ricordo bene di aver pensato che tra alberi ed erba alta c’era da stare attenti ai cacciatori…». Quello sparo, è arrivato davvero. «Mi stavo scaldando, venti minuti prima della partenza. Ho sentito il colpo, il dolore; quando ho capito, mi sono accasciata a terra ed ho chiesto aiuto». foto NEWSPOWER
Christiane Koschier sul terzo gradino del podio alla Granfondo Eddy Merckx 2013 foto NEWSPOWER
Le immagini che la ritraggono a bordo strada, sostenuta e confortata da un amico, hanno fatto almeno il giro d’Italia. Ma non hanno abbattuto la stessa, sfortunata protagonista. «A dire il vero, pensavo di tornare a gareggiare già la domenica successiva, nel ciclocross, ci speravo tanto. Poi dopo il primo incontro con i medici ho capito che non era possibile. Peccato anche per il Giro del Veneto, era un sogno per me. Diamoci il tempo necessario, ma appena possibile, ricomincerò a pedalare. Per me da questo punto di vista non cambia nulla. La passione rimane, quindi andrò avanti». Da Innsbruck a Caprino Veronese, dove oggi Christiane risiede. Rischiando la vita. Con qualcosa in più da raccontare, anche ai nostri lettori. Ed il desiderio di poter ricominciare a pedalare, il prima possibile.
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CINQUANT’ANNI FA IL TANDEM D’ORO DI BIANCHETTO-DAMIANO
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a cura della REDAZIONE
PRIMO POSTO OLIMPICO PER GLI AZZURRI. MA PER BIANCHETTO TOKYO ’64 FU ADDIRITTURA IL BIS!
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Sono passati cinquant’anni, ed il rinnovato sito del CONI dedica uno spazio ad una delle coppie più belle del ciclismo azzurro. Un binomio sportivo che ha portato questi due atleti sul podio più alto di una Olimpiade, meravigliosa soddisfazione per chi fa dello sport la propria vita. E fu una vittoria da manuale. Sergio Bianchetto ed Angelo Damiano, il 20 ottobre del 1964, conquistano l’oro nel tandem ai Giochi Olimpici di Tokyo. Ecco la storia di quell’impresa. I ciclisti alloggiano in uno speciale Villaggio, preparato ad Hachioj, centro tessile a circa 50 chilometri dalla capitale nipponica. Comunica con le piste di allenamento e gara attraverso un lungo tunnel riservato ai soli atleti. Sergio Bianchetto, già medaglia d’oro a Roma in coppia con Beghetto, ed Angelo Damiano, si presentano all’appuntamento olimpico tra i favoriti. Un onore, un peso, una responsabilità, una missione; tutto questo, insieme a chissà quali altre emozioni, soprattutto per chi quell’oro lo aveva già vinto. Facciamo un passo indietro e focalizziamo l’attenzione proprio su Sergio Bianchetto. Torniamo a 4 anni prima, ai Giochi di Roma, un memorabile esempio che l’Italia, tre lustri dopo la fine di una guerra devastante, volle dare al mondo intero. Un mes-
saggio di vita, di forza di volontà, una vera e propria cartolina da un paese ricostruito e che, pur con tutte le pecche di una politica che si faceva più invadente giorno dopo giorno, funzionava, crescendo senza sosta e contribuendo all’Italia del boom che oggi è un ricordo e poco più. Ma torniamo allo sport, alle Olimpiadi del 1960. Qui Sergio Bianchetto, classe ’39, il tandem lo pedala in coppia con Giuseppe Beghetto, di 6 mesi più giovane. Lo pedalano talmente bene, i due, che lo vincono, mettendosi in mostra agli occhi del mondo intero. Poi Bianchetto, sul podio ci salì anche una seconda volta in quel Roma ’60, nella velocità, battuto d’un soffio da un altro azzurro, Giovanni Petrella. Torniamo allora a Tokyo ’64. Il tandem azzurro, sempre Bianchetto, questa volta con Angelo Damiano, conquista le semifinali senza perdere nemmeno una prova. Nella prima manche con la Germania (pedalano Fuggerer e Kobusch), arriva però la prima sconfitta. Gli italiani non si danno per vinti, ribaltano l’inerzia della sfida e con una condotta di gara superlativa si aggiudicano le due successive prove. In finale il team sovietico composto da Imants Bodnieks e Viktor Logunos è l’ultimo ostacolo che li separa dalla storia.
Nella prima prova, come accaduto con la Germania, il tandem azzurro si arrende agli avversari. In realtà, la sconfitta serve solo a rendere più emozionante la disfida. Nelle due successive prove, infatti, gli azzurri s’impongono con due vittorie nette che certificano la loro superiorità e l’ingresso tra i grandi protagonisti del ciclismo all’Olimpiade. L’oro è servito. Per onore di cronaca, e per giusto tributo ai protagonisti di questa storia lunga 4 anni su di un’asse, quello Roma-Tokyo, che una manciata di anni prima era stato un sinonimo di morte e devastazione, ecco qualche dato in più. Sergio Bianchetto era nato a Torre di Ponte di Brera (MI), il 16 febbraio 1939. Fu pure professionista, dal ’65 al ’70. Giuseppe Beghetto, di Torino, nato l’8 ottobre del 1939. Cresce nella SC Padovani ed il professionista lo fa per dieci anni, a partire dal 1963. Vince tre mondiali di velocità (San Sebastian 1965, Francoforte 1966, Roma 1968). Angelo Damiano, di Barra (NA), dove è nato il 30 settembre 1938. Professionista dal 1965 al 1972, ha nell’oro olimpico di Roma ’60 la punta più alta della sua carriera.
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PONFERRADA 2014
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NOT ONLY BIKE: UN CENTRO A MISURA DI SPORTIVO
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a cura della REDAZIONE
LUCA CELLI LANCIA UNA NUOVA SFIDA NEL MONDO DEL CICLISMO E DELLO SPORT. UN CENTRO POLIFUNZIONALE PER RISPONDERE A TUTTE LE NECESSITÀ DELLO SPORTIVO: DAL CICLISTA, AL TRIATLETA FINO AL RUNNER
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Venerdì 10 ottobre si è tenuto il taglio del nastro per il Not Only Bike, il nuovissimo centro polifunzionale dedicato al ciclismo e allo sport, aperto a San Mauro Pascoli (FC) dall’ex ciclista professionista Luca Celli. Il NOB (acronimo del nuovo centro), nasce dall’esperienza maturata nel campo del ciclismo professionistico e amatoriale da Luca Celli e poi si sviluppa a quattro mani insieme all’amico Francesco Bondi, preparatore atletico, esperto nel mondo del ciclismo su strada e della MTB. NOB è un centro che si apre a tutti gli amanti del pedale, da chi si appresta a salire in sella per la prima volta a chi invece pratica il ciclismo ai più alti livelli; l’obiettivo è quello di rispondere e soddisfare le esigenze dei ciclisti e degli sportivi a 360°. Proprio per questo motivo la gamma dei servizi che il centro mette a disposizione
non ha eguali nel territorio romagnolo. Nob è rivenditore ufficiale dei marchi BMC e Cannondale e, oltre ad un’officina all’avanguardia con meccanici specializzati, ospita un Pro Shop Assos (l’unico a livello regionale) con una linea assortita di capi tecnici da strada e MTB arricchiti da accessori di qualità come Giro. Non è finita qui: la filosofia che Luca Celli ha voluto dare al suo centro abbraccia infatti il ciclismo e gli sport di resistenza come il triathlon e il running. Per questo motivo è possibile rivolgersi al NOB per essere assistiti in programmi di allenamento specifici e valutazioni funzionali grazie all’esperienza di Francesco Bondi che coordinerà anche il servizio di biomeccanica realizzato grazie alla tecnologia Retül. Per fornire il massimo della competenza e dell’esperienza nel campo della medi-
cina sportiva rivolta agli sport di resistenza come il ciclismo, il triathlon e la corsa, Not Only Bike potrà contare sull’abilità del professor Ilario Casoni, ricercatore all’Università di Ferrara, che vanta una lunga esperienza nell’elaborazione di programmi di allenamento specifici e preparazioni personalizzate. Per completare la gamma dei servizi rivolti agli sportivi, all’interno del centro vi sarà anche un servizio di fisioterapia specializzato. Infine sono già partite le iscrizioni 2015 del Team NOB, perché un centro dedicato al ciclismo e allo sport non può non avere una squadra aperta a tutti coloro che vogliono pedalare e divertirsi in compagnia. Tra le tante le persone presenti al taglio del nastro spiccavano numerosi volti noti del mondo delle due ruote come Manuel Belletti e gli ex pro Andrea Tonti, Daniele
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Nella foto, da destra Luca Celli, Cristina Nicoletti (vicesindaco di San Mauro Pascoli), Lisa Zamagni (moglie di Luca Celli), Stefania Maestri (Assessore attività economiche, turismo e sport San Mauro Pascoli)
Nardello, l’ex campione italiano Cristian Moreni e Andrea Gurayev insieme al Direttore Commerciale BMC Italia Orso Francardo e al Responsabile commerciale Cannondale Italia Stefano Gualtieri. Al taglio del nastro erano presenti il vicesindaco di San Mauro Pascoli Cristina Nicoletti e l’Assessore alle attività economiche Stefania Maestri. Tra le novità in arrivo al Not Only Bike nei prossimi giorni anche accessori, scarpe e abbigliamento tecnico per la disciplina del triathlon e per i runner. NOT ONLY BIKE Via Bellaria Nuova, 514 San Mauro Pascoli (FC) Per informazioni: Ph. +39.0541.933413 – infonob.bike
Orari di apertura: 08.30 – 12:30 / 15:00 – 20:00 Tutti i giorni tranne giovedì pomeriggio e domenica mattina • TEST INCREMENTALE • TEST DI MADER • TEST CADENZA-POTENZA • TEST DINAMICI ALL’APERTO • PLICOMETRIA • CONSULENZA E PROGRAMMI D’ALLENAMENTO (breve e lungo termine) • ANALISI DELLA PEDALATA SOTTO SFORZO • CONVENZIONI CON TEAM • BIOMECCANICA con sistema RETÜL
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HOTEL TOSCO ROMAGNOLO
Cycle dly n e i r F
a cura della REDAZIONE
L’AUTUNNO CHE SCALDA IL CUORE LE RICETTE DELLO CHEF PAOLO TEVERINI ED IL RELAX DI UN PAESAGGIO MERAVIGLIOSO
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L’autunno ha il suo grande fascino. I colori della natura, i profumi dei frutti del bosco, gli aromi della tipica cucina di stagione. Ed il gusto di potersi immergere nelle calde acque termali quando all’esterno la temperatura è decisamente più bassa ogni giorno. Tutte sensazioni che è possibile gustare all’Hotel Tosco Romagnolo, dove lo chef Paolo Teverini vi condurrà in un percorso dove gusto e benessere passeggiano insieme in piena serenità. Tutto questo vale per la coppia, il gruppo di amiche e le famiglie; ed anche per i biker, che tra i boschi stagionali sull’appennino a cavallo tra Romagna e Toscana possono trovare soddisfazione in sella ed a tavola, pedalando e rigenerandosi in un ambiente ricco di suggestione. È così che tra i pacchetti “all-inclusive”, è possibile trovare anche un fine settimana sui pedali con la possibilità di essere accompagnati da una guida escursionista alla scoperta degli scorci panoramici più suggestivi dell’Appennino tosco-romagnolo. Una “full-immersion” nella natura più incontaminata, in un luogo dove l’ospitalità è una religione. Qui i cicloturisti, oltre ad una cucina dietetica calibrata in base alle loro specifiche esigenze, troveranno una bike-room professionale, che può ospitare 25 biciclette ed altrettanti armadietti personalizzati. Disponibile anche l’officina attrezzata e l’area riservata al lavaggio delle biciclette. E per gli atleti più esigenti (e le loro compagne) piscina con acqua termale con idromassaggi e cascata defaticante e accesso al centro sportivo Body art Village di Bagno di Romagna, a pochi passi dall’hotel, che offre tre campi da tennis regolamentari ed area fitness “griffata” Technogym. Aperta ai biker anche l’elegante Beauty Farm con accesso al bagno di vapore con lettini relax, il servizio di lavanderia per abbigliamento tecnico (su richiesta), il “Welcome Drink” con la consegna del materiale informativo della zona,
degustazioni di marmellate, vini e formaggi e servizio di transfert dagli aeroporti e assistenza per il trasporto bagagli (su richiesta). E per una vacanza “a misura di ciclista”, non potevano mancare cinque escursioni in bicicletta negli scorci più suggestivi della Valle del Savio: dal tour storico della Gran Fondo del Capitano all’antico Eremo monastico di Camaldoli, da Cortona (nel cuore della Val di Chiana) al Giro dei laghi, fino alla città plautina di Sarsina.
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PRESTIGIO UNA BICI SU MISURA a cura della REDAZIONE
L’AZIENDA PRESTIGIO PROPONE UN ELEGANTE PRODOTTO MADE IN ITALY
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ARTIGIANALITÀ E COLLABORAZIONE CON MICHELE BARTOLI: L’AZIENDA DI SAN MARINO È IN GRADO DI SODDISFARE IL CICLISTA PIÙ ATTENTO
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Nel 2009 nasce Prestigio. Obiettivo: «Creare un’azienda da 5% del mondo bici, quella piccola parte dei produttori che non insegue il mercato, e non produce e vende la bici di Contador o Nibali. Ma realizza biciclette su misura, opere artigianali diverse una dall’altra. Dalla misura del telaio alla verniciatura». La definisce così Prestigio, il suo amministratore delegato Giancarlo Di Marco. Che ha le idee chiare sul proprio prodotto, realizzato totalmente in Italia, e su come proporlo. «Comunicazione, e la partnership con Michele Bartali, che dura dal 2010». Partiamo allora dalla comunicazione. Realizzata attraverso la partecipazione a fiere, in Italia ed all’estero, ma anche con una televendita, strumento che applicato alla due ruote e pedali rappresenta fino ad oggi un vero e proprio unicum. E poi c’è Michele Bartali. «Una persona molto umile, in grado di notare e
farci notare ogni minimo dettaglio; in fase di realizzazione di un telaio, e via via nella costruzione di una bicicletta, si tratta di piccoli accorgimenti che possono fare una grande differenza. Non è facile stargli dietro, proprio come in sella – prosegue Di Marco – ma in questo, per Prestigio, Michele è importantissimo». È toccato proprio a lui, il Leoncino delle Fiandre, testare una Prestigio nella galleria del vento. E toccherà a lui, a fine novembre, dal 27 per quattro giorni, tenere un training camp, che proprio lui ha voluto. «Sì, una sua idea. Ne ha molte, noi facciamo il massimo per seguirlo». A Michele Bartoli, Prestigio ha dedicato la MB2000, così chiamata a ricordare la vittoria nel campionato italiano del ciclista toscano; che quando non sta
operando come preparatore atletico Lampre, è pure responsabile di Prestigio Lab, struttura totalmente dedicata alla biomeccanica, argomento sempre più comune tra un grandissimo numero di ciclisti.
71 do – dice ancora Di Marco – di dare spazio solo ad un tratto cronometrato, una ventina di chilometri; e nulla più. Anche la partenza alla francese sarà un ulteriore segnale della direzione che secondo noi molte granfondo non tarderanno a prendere. Andare in bici deve essere divertimento, aggregazione, salute e benessere. Questo pensiamo noi di Prestigio».
Altre novità in vista? «In primis» conferma Di Marco «una novità che stiamo studiando in partnership con una azienda olandese. Lì, in Olanda, è normale andare in bici in spiaggia, sulla sabbia. Ed allora stiamo realizzando una ciclo-sabbia. Appena pronta, la presenteremo ai media e siamo sicuri che negli anni a venire si svilupperà non poco. In fondo il nostro paese è ricchissimo di co-
Giancarlo Di Marco amministratore delegato di Prestigio
ste e spiagge». Poi Prestigio Event, settore aziendale dedicato, sta costruendo una granfondo, data ancora da definirsi, con partenza da San Marino, dove si trova la sede di Prestigio. Particolarità «il fatto che vogliamo dedicarla in particolare a chi vuole una vera e propria cicloturistica, senza quella cattiveria agonistica che solitamente contraddistingue le granfondo. Stiamo pensan-
Bartoli, quindi, ma anche Chiellini e Fisichella, tra coloro che pedalano una Prestigio, sempre disegnata sul suo proprietario, con la cura dell’artigiano che crea un prodotto totalmente sartoriale e, ripete l’amministratore delegato di Prestigio «garantito a vita». L’azienda di San Marino è giovane. Ed ha progetti chiari ed interessanti. Tutti, naturalmente, realizzati su misura… proprio come il rinnovatissimo sito internet, tutto da gustare, completo di catalogo, modelli outlet, naturalmente la storia ed anche una Prestigio tv. All’indirizzo prestigio.sm
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ALESSANDRINO E MONFERRATO A MISURA DI CICLABILE a cura di MARIA BRUNELLI
IL PIEMONTE STRINGE ANCORA IL SUO ANTICO RAPPORTO CON LA BICI. TERRITORI MERAVIGLIOSI GEOMAPPATI PER OGNI PEDALE
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Se una terra è la terra dei campioni, quelli che hanno fatto la storia del ciclismo, l’equazione con il successo di un progetto a pedali diventa più facile. Affascinante. La terra di cui scriviamo è il Piemonte, l’area che ci affascina in particolare, per trascorsi di campionissimi e non solo, è l’Alessandrino e il Monferrato, patrimonio dell’UNESCO. Si tratta di solchi, quelli tracciati dalle ruote dei campionissimi del ciclismo eroico, che oggi possono essere pedalati fra pianura e collina, grazie ai percorsi geomappati della sezione alessandrina di un sito che è una promessa interessante da esplorare, turisticamente e per sport, in bicicletta. Basta infatti cliccare sul web al link www.piemonteciclabile.it, ed una suggestiva proposta turistica in un paesaggio mozzafiato, fra arte e sapori, con il piacere del movimento su due ruote alla portata di tutti, esperti e non, diventa facile ed immediata. La proposta è stata presentata in anteprima in occasione della prima edizione del Borsa del Turismo in Bicicletta (BTB) di ExpoBici 2014. Alexala, l’Agenzia Turistica Locale della provincia di Alessandria, ha fatto il suo esordio nel mondo delle due ruote con uno stand al padiglione del turismo, e l’esperienza è stata davvero molto positiva. «La fruizione del territorio su due ruote appena iniziata, che coinvolge pian piano le prime strutture bike friendly, e l’eredità vincente dei grandi campioni del passato, Giradengo e Coppi, si unisce ad una vocazione turistica a tutto tondo, che vanta anche la recente nomina di Patrimonio dell’Umanità Unesco, attribuita ai territori e paesaggi vitivinicoli del Monferrato». Così recita una nota ufficiale diramata da Alexala, che ha deciso di impegnarsi con passione su questo nuovo fronte del turismo in bici. Fortunatamente non c’è bisogno di essere campionissimi per godere dello spettacolo e delle proposte turistiche che si snodano lungo le strade e le colline del Monferrato alessandrino e nella provincia di Alessandria. L’esperienza è perfettamente in linea con le nuove tendenze del turismo moderno ed è per tutti, esperti e non, da soli o in compagnia, addirittura in famiglia.
ITINERARI PER TUTTI I GUSTI – Ce n’è per tutti i gusti, dagli itinerari semplici sui sentieri, alle strade mappate con percorsi più impegnativi. Sono circa 40 i percorsi geo-tematici presenti nella sezione alessandrina del sito http://www.piemonteciclabile.it, realizzato in sinergia con la Regione Piemonte e con le altre ATL di Asti e della provincia di Cuneo. E sono tutti itinerari mappati e circostanziati per difficoltà, lunghezza, pendenza, caratteristiche tecniche e paesaggistiche, ricettività e servizi. Si pedala sulle strade e sui percorsi che si snodano lungo i fiumi Po, Tanaro, Bormida e Scrivia: le colline, le valli, le risaie, i boschi, i vigneti e l’enogastronomia d’eccellenza. Ed anche le città con tanta storia, come Acqui, Alessandria, Casale Monferrato, Novi Ligure (dove c’è il Museo dei Campionissimi, anche su www.museodeicampionissimi.it), Ovada, Tortona (dove parte il fascino della ciclostorica La Mitica, vedi www.lamitica.it), ed ancora Valenza. IL BENESSERE DELLE TERME – C’è un benessere tutto da trovare ancora più piacevole dopo aver pedalato: sono le soste ristoratrici nelle acque termali tra le più antiche d’Europa, prima di riprendere sulle tracce di vini pregiati e di sapori unici come quello del tartufo. PER GRANDI E PICCINI – Nel frattempo si sta avviando anche il progetto “Baby’s Hills – Le colline dei bambini” che prevede, da fine anno, la realizzazione di offerte di ospitalità e intrattenimento a misura di kids. Le strutture, sia bed & breakfast che agriturismo ed alberghi, sono già una quindicina e si trovano sparse in tutto il territorio alessandrino. Propongono spazi e servizi dedicati alle famiglie, alcuni forniscono anche il noleggio bici, per bambini da zero anni in su.
Gli splendidi paesaggi de L’Eroica
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L’EROICA, LA STRADA GIUSTA PER LA PASSIONE a cura della REDAZIONE
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NELLA TOSCANA PIÙ VERA AL VIA IN CINQUEMILA. E GRAZIE AD ALTRI IMPRENDITORI PARTE IL PROGETTO CALIFORNIA Tempo di lettura
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Un nuovo successo per L’Eroica, una manifestazione che sta facendo scuola in Italia e nel mondo. Apprezzata perché in grado di mettere il risultato all’ultimissimo posto, dietro al desiderio di passare un fine settimana in un mondo che pare riemerso da un passato di bici pesantissime, maglie di lana, cappellini al posto dei caschi e tanta, tanta polvere. Un mondo di due ruote senza competizione, di corridori senza avversari, di ristori senza parsimonia, di strade senza asfalto, di bici senza cambi elettronici. Un mondo quasi totalmente sconosciuto alla stragrande maggioranza delle granfondo odierne, ma che riscuote un successo sempre maggiore tanto, come detto, da vantare numerose gare similari, comunque ben riuscite, in Italia, e perfino all’estero, dove L’Eroica, giunta quest’anno alla 18esima edizione, ha esportato marchio e formula. Evidentemente vincenti. Così vincente, L’Eroica, che si fanno carte false per partecipare. E non è una battuta. Tant’è che, per rientrare nei 5mila concessi dall’organizzazione, qualcuno ha ben pensato di fare una manciata di fotocopie dello stesso numero, senza poi neppure preoccuparsi di girare ben separati l’uno dall’altro. Una bravata che è costata al gruppo in questione l’allontanamento perpetuo da L’Eroica, ma che, al di là delle giuste decisioni dell’organizzazione, testimonia quale e quanto sia il desiderio di partecipare, a tutti i costi. Siamo nella Toscana purissima, quella del Chianti, a Gaiole. Partono in 5000, più qualche invitato eccellente, tra cui l’ex calciatore e campione del mondo 82 Paolo Rossi, l’iridata 97 a San Sebastian Alessandra Cappellotto, e l’asso pigliatutto del ciclismo femminile, Marianne Vos. E poi anche Pauline Ferrand Prevot, neo campionessa del mondo su strada, ed Erik Zabel, tedesco come Mario Kummer, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Seul nella cronometro a squadre. Non mancano tantissimi corridori degli anni ’50 e ’60, tra cui Idrio Bui e Angelo Mi-
6 min serocchi. Oltre 500 donne, una trentina di partecipanti sotto i 18 anni ed il 2,5% del totale che invece di anni ne ha più di 70. Mettiamo anche i 50 paesi del mondo rappresentati al via ed il mix è quasi perfetto. Manca ancora qualche ingrediente: l’amore per la bici e la fatica, e la disponibilità ad essere slow, che vuol dire dedicarsi al percorso come ai ristori, dove la ribollita sostituisce la barretta ed il vino l’integratore. Nessun miracolo, solo passione pura. Sotto un’insegna in cui contano relativamente i percorsi, da 38, 75, 135 e 202 chiometri. Una festa, insomma, a cui partecipano in tanti, pochi tra i molti che vorrebbero. Anche per questo Claudio Marinageli, fondatore ed organizzatore de L’Eroica, ha creato una sorta di prologo, una edizione in più, posizionandola ad inizio stagione, e rinnovando l’appuntamento già al 3 maggio 2015. In fondo, tra una manciata di mesi.
Ovviamente sempre a Gaiole, nelle campagne senesi. Senza dimenticare l’estero. Inghilterra e Giappone, terre in cui L’Eroica ha già celebrato diverse edizioni, riuscendo ad esportare uno spirito prima ancora che una formula. Ed al posto della ribollita il sushi, alle pendici del monte Fuji; una comprensibile variazione sul tema che nulla toglie, anzi aggiunge, all’idea nata una ventina di anni fa. «Per noi, per le nostre possibilità, è diventato qualcosa di troppo grande». Queste le parole di Marinangeli, per spiegare quanto apparso sulla stampa locale la prima settimana di ottobre. Con una precisazione: «Il marchio non è stato ceduto a privati. Noi stessi siamo privati. Lo abbiamo ceduto a chi può garantire, anche negli anni a venire, la stessa qualità. Sapendo – spiega ancora Marinangeli – che in realtà, non cambierà nulla. Chi verrà a pedalare a L’Eroica troverà
I ciclisti ripercorrono le strade del passato
sempre sul campo il sottoscritto, i miei soci-compagni di avventura e tutta la nostra organizzazione». Sui dettagli dell’operazione si è molto speculato, soprattutto con cifre che ovviamente non vengono confermate o smentite. Esattamente come le altre rievocazioni storiche in Italia, in questo numero ad esempio parliamo dell’Intrepida di Anghiari, anche il valzer di cifre, per chi sa cosa significa comunicare, in fondo in fondo è solo pubblicità gratuita. Come se ancora ne servisse, oltre le foto ed i video, e più ancora le testimonianze, che dipingono perfettamente le emozioni di Gaiole e dintorni. Quel che c’è di certo, sono i nomi degli imprenditori che hanno acquisito l’azienda, perché di azienda si parla, con quei numeri e quell’organizzazione. Si tratta del colosso vicentino Selle Royal, e del riminese Alberto Gnoli, amministratore delegato del consorzio Italy Bike Hotels. A tutti loro i nostri migliori auguri di buon lavoro, con la certa speranza che L’Eroica resti quel che è: una meravigliosa festa per chi ama il ciclismo fatto di polvere e fatica.
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BIOMECCANICA INBICI
a cura di FABRIZIO FAGIOLI* Tempo di lettura
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SI TORNA SUI BANCHI PER STUDIARE… IL CICLISMO. LA SCUOLA DI FORMAZIONE SI CONSOLIDA E AMPLIA LA SUA OFFERTA DIDATTICA: DOPO IL CORSO DI TECNICHE ERGONOMICHE E POSTURALI, ARRIVA IL CICLO DI LEZIONI PER DIVENTARE MECCANICI
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La crescita del ciclismo come numero di praticanti e livello tecnologico ed organizzativo non è stato accompagnata, in questi anni, da un’altrettanta crescita proporzionale di operatori qualificati capaci di rispondere alle mutate esigenze del settore. Da qui l’idea di fondare l’Italian Cycling School, la prima scuola italiana per la formazione di tecnici del ciclismo. Il progetto, molto ambizioso, prevede la formazione di tecnici specializzati nei settori della meccanica, biomeccanica, del turismo e dell’allenamento. L’Italian Cycling School si è posta l’obiettivo di colmare un vuoto “culturale” e dalla sua nascita, nel 2012, ha già concretizzato il modulo biomeccanica attraverso la realizzazione del corso TEC che ad oggi ha già formato quasi cento operatori specializzati nella consulenza ergonomica e biomeccanica per il ciclista. Al corso TEC – abbreviazione di Tecnico Ergonomo Ciclismo – vengono trasmesse conoscenze e competenze specialistiche per l’ottimizzazione della posizione in sella del ciclista finalizzate al miglioramento di comfort e performance nonché a guidare con professionalità ogni ciclista alla scelta di telaio e componenti ideali. Il corso TEC, per la formazione di operatori professionali in biomeccanica applicata al ciclismo per il periodo 2014-2015 è stato pianificato su ben dodici date alcune di queste già sviluppate nei mesi scorsi e suddivise fra I° II° e III° livello come descritto nel seguente calendario: Calendario Corsi TEC – 2014 II° Livello TEC
16-17 nov. ’14
Montichiari – BS
II° Livello TEC
30 nov.-01 dic. ’14
Roma – RM
III° Livello TEC
14-15 dic. ’14
Cesenatico – FC
Calendario Corsi TEC – 2015 I° Livello TEC
18-19 gen. ’15
Montichiari – BS
I° Livello TEC
01-02 feb. ’15
Roma – RM
II° Livello TEC
08-09 mar. ’15
Montichiari – BS
II° Livello TEC
22-23 mar. ’15
Roma – RM
III° Livello TEC
12-13 apr. ’15
Giussano – MB
III° Livello TEC
26-27 apr. ’15
Cesenatico – FC
Segreteria: Lionardo sas – via dei tigli,1/C – 47042 Cesenatico – FC / tel. 0362 1581154 – fax 0362 958449 e-mail: formazione@cyclingschool.it Web: www.cyclingschool.it L’importante novità di prossima attivazione è il corso MeP ovvero il corso dedicato al Meccanico Professionista Ciclismo. Il corso sviluppa un programma di formazione completo su ogni ambito della meccanica della bicicletta (strada e MTB). L’obiettivo è quello di sviluppare o accrescere le competenze specifiche del meccanico con l’obiettivo di formare operatori capaci di offrire qualità e quantità delle assistenze all’interno delle officine ciclo meccaniche con anche competenze tecniche di vendita sui componenti e prodotti presenti sul mercato.
Il corso MeP Ciclismo permetterà ai nuovi meccanici appena formatisi, così come a coloro che sono già in attività, di posizionarsi su un livello di specializzazione particolarmente elevato. Inoltre i meccanici certificati dall’Italian Cycling School scelgono di aggiornarsi in modo continuo attraverso un programma di formazione che andrà ad aggiornarsi nel tempo anche in sinergia con l’evoluzione del mercato e delle aziende. La guida tecnica continuamente aggiornata sarà il riferimento professionale di ogni tecnico. Il programma di aggiornamento continuo della Cycling School si basa su moduli di aggiornamento a distanza e su workshop di aggiornamento pratico, dove ogni tecnico ha la possibilità di mettere in pratica le nuove conoscenze e abilità. Il corso MeP Ciclismo sarà calendarizzato entro l’estate e prevederà i seguenti 11 moduli della durata di una giornata realizzati su due sedi, una nord Montichiari (BS) e una centro-sud (Roma) in un periodo compreso fra ottobre e marzo: 1. TECNOLOGIA, MANUTENZIONE ORDINARIA DELLA BICICLETTA e LAVAGGIO BICI, RIPARAZIONI “IN CORSA” 2. MOVIMENTO CENTRALE, PEDIVELLE, PEDALI, CORONE, PIGNONI E CATENE 3. SISTEMI DI CAMBIO 4. ACCESSORI E DISPOSITIVI ELETTRONICI 5. COSTRUZIONE E CENTRATURA RUOTA 6. PNEUMATICI E CAMERE D’ARIA - Road e MTB 7. CERCHIO E SISTEMI FRENANTI A PINZA 8. SISTEMI FRENO A DISCO 9. FORCELLE E SISTEMI AMMORTIZZANTI (SOSPENSIONI) Introduzione 10. SERIE STERZO, CANNOTTI, SELLE, ATTACCHI MANUBRIO E MANUBRI 11. LA BICICLETTA ELETTRICA
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Cesenatico FC Monza-Brianza MB Fondi LT Luzzi CS Roma RM Nuoro NU Pergine V. TN Piacenza PC Massagno - Svizzera Capriolo BS Malo VI Carpi MO Cascina PI Città di Castello PG Argenta FE Novoli LE Tovo di S. Agata SO Brasilia Brasile Varese VA Terni TR Pinerolo TO Civitavecchia RM Boffalora S.T. MI Impruneta FI Crema CR Forlì FC Bari BA Manfredonia FG Cesenatico FC
0547 675940 348 5179391 0771 537644 0984 543780 06 8553828 0784 39050 331 4266446 334 8984694 +41 79 6237763 333.8786175 0445 607702 331 1769295 328 5516679 338 7989271 0532 852233 0832 711052 0342 770066 (61) 3248 0460 0332 1810073 324 6232614 0121 3258151 0766 3 20 39 02 97255461 055 2020004 0373 278063 338 8723018 080 8964504 0884 536306 0547 673499
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UNA STORIA TUTTA DI FAMIGLIA a cura di ROBERTO ZANETTI foto di NATALI SPORTS WEAR
SPAZIO AI PROTAGONISTI DI QUESTA AZIENDA, PER CAPIRE MEGLIO CHI SONO E COME LAVORANO NELLA PROPRIA REALTÀ PRODUTTIVA
Innanzitutto Marino (il responsabile di Natali Sports Wear), chi è Natali Sports Wear? «La Natali Sports Wear Srl è un’azienda dedicata alla produzione di abbigliamento sportivo, principalmente impegnata nel mondo del ciclismo e in tutte le sue categorie, da sempre pronta a studiare ed incrementare i propri modelli anche negli altri sport. Ad esempio podismo, pallavolo, calcio, triathlon, biathlon e abbigliamento da riposo (tute, felpe, t-shirt, ecc...).»
Raccontaci brevemente la storia e com’è nata quest’azienda. «Il marchio nasce nel 1968 quando Bruno Natali e Licia Convalle aprono un laboratorio di maglieria sotto casa. Bruno Natali è un uomo deciso ed ambizioso, vuole fare del suo maglificio una vera e propria azienda capace di imporsi nel mercato locale e italiano. Il maglificio, pur trovando tutte le difficoltà del caso, comincia a ingranare e molte società ciclistiche approdano in quel di Uzzano per farsi fare le maglie. Dopo vari anni nasce l’esigenza di ampliare l’azienda e la famiglia Natali costruisce una nuova fabbrica in via Martiri di Belfiore 22/a, sede attuale dell’azienda. Il messaggio pubblicitario legato al logo è immediato ed esplicito, e richiama alla tradizione artigianale nel creare maglie sportive. L’azienda Natali, per incrementare le vendite, punta fin da subito su un binomio che la caratterizza ancora oggi: qualità del prodotto e ‘made in Italy’. Molti operai, lavoro in crescita e pubblicizzazione del marchio Natali su moltissime gare regionali e nazionali. La grande intuizione di Bruno Natali, quindi, è di aver creduto nel prodotto ‘ciclismo’, tanto da trasformarlo a vero e proprio oggetto di culto. Inoltre ha capito che, attraverso la pubblicità su ammiraglie e corse ciclistiche, Natali avrebbe dovuto accompagnare la storia di molte società. Quando si accorge che negli anni i team sono cambiati e cercano attraverso la nascita di altri produttori sia il prezzo che qualsiasi altra agevolazione, il marchio Natali rimane irrevocabilmente attaccato alla tradizione Italiana: una magica unione tra la famiglia che produce e le persone che la scelgono. Dopo molti anni Bruno Natali lascia l’attività alla figlia Antonella che tutt’ora ne è la titolare.» Il vostro core business è rappresentato dal ciclismo o allargate il campo d’azione anche ad altri sport?
«Il marchio Natali è da sempre abbinato al ciclismo. Tuttavia le domande di mercato e varie esigenze logistiche ci hanno spinto ad aprire i nostri orizzonti a una grande fetta del mondo dello sport. Negli ultimi anni abbiamo avuto un’ottima riuscita anche nel podismo, secondo settore per produzione, dove realizziamo svariati articoli di ogni genere e prezzo.» Quali canali di comunicazione avete fino ad ora intrapreso per veicolare il marchio verso i media e la clientela? «Negli ultimi anni il marchio aveva avuto una flessione in termini di pubblicità e comunicazione, dovuto anche alla crisi economica che stiamo sopportando con fatica. Tuttavia crediamo molto nella propaganda fatta nel modo giusto, mirata e chiara, per questo negli ultimi due anni stiamo cercando di rendere più visibile il nostro brand con un sito internet nuovo, con stand fieristici a vari eventi sportivi, immergendosi proprio tra coloro che vestiamo per captarne ogni input positivo o negativo che sia. Da oltre vent’anni il nostro marchio è legato ad una società ciclistica di livello internazionale, il Gragnano Sporting Club, con cui abbiamo vinto titoli regionali e nazionali, girando l’Italia e l’Europa nella categoria di lancio tra i professionisti, gli Elite/Under23. Nel 2015 accompagneremo anche il Tuscany Bike Challenge, serie di Gran Fondo in terra Toscana, con i nostri expo.» Gli obbiettivi che vi siete prefissati negli ultimi anni sono stati raggiunti o la difficile situazione economica che stiamo attraversando ha colpito anche una realtà famigliare come la vostra? «La crisi economica colpisce soprattutto le aziende famigliari come la nostra. Purtroppo siamo sempre meno invogliati ad investimenti e assunzioni di personale, nonostante abbiamo sia assunto nuova forza lavoro che acquistato nuovi macchinari. Chi si ferma è perduto, nel modo odierno scorre tutto talmente veloce che non c’è tempo per le boccate di ossigeno. Quindi, nonostante i tantissimi sacrifici, cerchiamo di andare avanti pensando ad un futuro migliore, soprattutto consci della qualità di ciò che realizziamo, sperando di incanalare più domanda d’acquisto reinvestendo totalmente in sviluppo, comunicazione ed ampliamenti.» Perché scegliere Natali e non un’altra delle numerose aziende di settore? «Massima disponibilità per accogliere qualsiasi richiesta, studiando insieme le migliorie che ci possano avvicinare a quello che realmente è importante, testando in prima persona e facendo testare i nostri capi da atleti professionisti e amatoriali. Tempi di consegna veramente rapidi (massimo 35-40 giorni per i nuovi ordini), e quantitativi minimi per il personalizzato veramente modesti, per soddisfare anche il più piccolo gruppo di amici. Inoltre, presso la nostra azienda, potrete trovare anche
la vendita al dettaglio, sia dei capi di nostra produzione che di molti accessori tecnici per il ciclismo.» Previsioni e proiezioni per il futuro? «Non voglio essere di parte ma noi realizziamo un ‘made in Italy’ veramente eccellente e vorrei che questo fosse più visibile in campo nazionale ed internazionale. Dobbiamo migliorare ancora molto ma siamo sulla strada giusta, contando di poter soddisfare tutte le esigenze anche del cliente più scrupoloso. Vorremmo tanto poter ritornare tra i team professionistici di ciclismo come fece Bruno Natali, vestendo corridori del calibro di Roger De Vlaeminck nella gloriosa GIS. Non c’è più grande soddisfazione che ricevere complimenti da personaggi del genere. Noi in fondo, lavoriamo per questo…» Il Produttore/Distributore per l’Italia e l’estero: Natali Sports Wear Srl Via Martiri di Belfiore, 22 51010 Santa Lucia (PT) Tel. +39 0572 451801 E-mail: maglificio.natali@libero.it Web site: www.natalimaglificio.it
80 a cura del Dr. MAURIZIO RADI*
DOSSIER SPORT E MEDICINA
LE LESIONI MUSCOLARI
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Nell’ambito della classificazione delle lesioni muscolari da trauma indiretto, esiste in ambito bibliografico una certa confusione lessicale. Vengono infatti utilizzate differenti terminologie, che spesso non si rivelano altro che dei sinonimi, ma che, in ogni caso, generano un po’ di confusione interpretativa. Ritenendo che la classificazione delle lesioni rivesta in ambito riabilitativo un’importanza centrale, presenteremo di seguito la classificazione che, secondo la nostra esperienza riabilitativa, ci sembra risultare di maggior razionalità sia dal punto di vista dei criteri anamnestico e sintomatologico adottati, che da quello di ordine anatomopatologico. Nel 2000 il Dr. Nanni suddivide le lesioni muscolari da trauma indiretto, basandosi su criteri di ordine anamnestico, sintomatologico e anatomo-patologico in: • • • • •
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strappo muscolare. Al tatto il muscolo presenta un cordone doloroso in una zona precisa. Lo strappo si presenta con un dolore acuto localizzato in un punto preciso del muscolo, impedisce di continuare l’attività e vi è un danno muscolare più o meno esteso. Nello
COME POSSIAMO FARE UNA DIAGNOSI DIFFERENZIATA TRA QUESTE LESIONI? Inizialmente con una valutazione clinica: La contrattura si presenta con un dolore che compare dopo l’allenamento o la partita, non vi è lesione muscolare, ma abbiamo una alterazione di tutto il muscolo o parte di esso. Lo stiramento si presenta con un dolore immediato che non sempre impedisce il proseguimento dell’attività, ma che aumenta progressivamente. Si deve interrompere immediatamente l’attività per evitare lo
strappo di 2°/3° grado si evidenzia una tumefazione ed echimosi, mentre nelle lesioni di 3° grado abbiamo anche un avvallamento nella sede della lesione. Per confermare la diagnosi è bene eseguire alcuni accertamenti strumentali quali ecografia ed in casi particolare Risonanza magnetica. LE LESIONI MUSCOLARI SONO FREQUENTI NELLO SPORTIVO? Direi di sì. Indicativamente rappresentano una incidenza del 20/30% di tutti i traumi da sport.
81 Dopo le 72 ore linfodrenaggio, massaggio decontratturante a valle e a monte della lesione. Dopo 10/12 giorni massaggio profondo trasverso per evitare la formazione di tessuto cicatriziale in eccesso e il formarsi di aderenze e fibrosi. QUALI SONO I FATTORI CHE CONTRIBUISCONO ALL’INSORGENZA DELLE LESIONI MUSCOLARI? Oggi abbiamo una buona conoscenza delle cause che contribuiscono alla insorgenza delle lesioni muscolari: preparazione sbagliata, errato riscaldamento, muscolo indebolito da precedente lesione, eccessivo lavoro muscolare, eccessiva tensione muscolare legata a fattori fisiologici o psicologici, riduzione dell’elasticità muscolare da temperatura troppo bassa, errata scelta dell’attrezzatura utilizzata. QUALE SARÀ UN PROGRAMMA CORRETTO TERAPEUTICO E RIABILITATIVO? L’obiettivo principale deve essere non tanto la rapidità del recupero, ma la prevenzione delle recidive, quindi recupero della totale integrazione anatomica e recupero funzionale e stabile. Le fasi iniziali del trattamento dovranno tendere a stimolare la cicatrizzazione ed evitare una formazione eccessiva e disordinata di tessuto connettivo fibroso che ne può pregiudicare la guarigione. In fase acuta, quando non abbiamo una diagnosi ancora precisa e supportata da esami strumentali, la dobbiamo trattare come il “danno maggiore probabile”. Dopo 2/3 giorni riposo assoluto in base all’entità del danno, RICE per 48/72 ore, terapia medica con antinfiammatori e miorilassanti.
QUANDO SI INIZIA LA FASE DEL RECUPERO ATTIVO E IL LAVORO SULLA FORZA? Diciamo che il recupero attivo inizia da subito, ma deve essere moderato e graduale in base all’entità della lesione muscolare. Possiamo dire che ci deve essere una progressione sul recupero del movimento, della rieducazione propriocettiva, del recupero muscolare, del recupero della forza, della rieducazione posturale per poi passare al recupero del gesto specifico ed alla capacità e corretta esecuzione dello stesso.
Nei primi giorni al trattamento manuale si associa Laser ed ultrasuoni a freddo, associato anche a Kinesiotaping. Successivamente, dopo 8/10 giorni, Tecarterapia ed elettrostimolazione. Contemporaneamente si può iniziare la mobilizzazione passiva, esercizi isometrici e idrokinesiterapia.
UN ATLETA QUANDO PUÒ TORNARE A PRATICARE SPORT AGONISTICO? Quando tutti i parametri sono tornati alla normalità: ROM completo, forza e resistenza muscolare uguale al controlaterale, schema motorio senza compensi, parametri isocinetici uguali al controlaterale, nessun dolore dopo esercizi specifici del gesto atletico. *Fisioterapista – Centro Fisioradi Pesaro
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NOVITÀ 2015 ALLA PROVA DEL BIKE SHOP TEST a cura della REDAZIONE
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ALLA DUE GIORNI DI SASSO MARCONI BIKER E COMMERCIANTI HANNO PROVATO BICI E MATERIALE DELLA PROSSIMA STAGIONE. UN SUCCESSO PER TUTTI I PRESENTI, CICLISTI ED AZIENDE
È
È andata proprio così, un successo. In un accogliente Appennino d’autunno, sabato 10 e domenica 11 ottobre sono stati i giorni giusti per poter valutare i prodotti presenti in rappresentanza di aziende significative che hanno scelto proprio Sasso Marconi per molte gustose anticipazioni di mercato. Soprattutto perché quelle anticipazioni erano a disposizione di tutti coloro che, previa registrazione sito web, hanno potuto provarle. In sostanza, a ciascun singolo utente è stata data la possibilità di essere per un giorno un vero e proprio tester in erba. Interessanti, divertenti, a tratti anche azzeccate, le letture di una bici, o di un casco, che gli iscritti hanno saputo dare, spesse volte confortando le scelte fatte dalle aziende. L’evento è stato organizzato dalla Moon Srl, Mountain and Outdoor Network, agenzia specializzata nell’organizzazione di progetti ed eventi legati al mondo della montagna e dell’attività outdoor; tutto in collaborazione con Sportmaker Srl, Sportpress Srl ed INBICI, che sia con il magazine che con il mondo web e tv ha scelto di supportare in veste di media partner una iniziativa ben organizzata ed estremamente significativa. Ed apprezzata, a giudicare dalle presenze. Il meteo, come sempre importante, non ha posto alcuna resistenza, e tra i test dei due giorni e la pedalata in MTB della domenica mattina, sono state oltre mille le persone che hanno dirottato su Sasso Marconi le coordinate del proprio week end. Un successo, quindi, anche perché elevatissima è stata la collaborazione delle aziende presenti. Da KTM a Smith, da Limar ad Atala, da Trek a Speed, da Scott a Lombardo ed FRM, rigorosamente non in ordine alfabetico, in un elenco che non è neppure esaustivo (per quello completo, vi rimandiamo al sito ufficiale, bikeshoptest.it). E quando diciamo provare, intendiamo provare. Non 10 minuti nel cortile davanti al negozio, se va bene, ma un paio di mezz’ore, seguendo percorsi disegnati su
strada ed in fuoristrada, per accontentar davvero tutti. Tutte hanno messo a disposizione quanto vedremo in strada solo dalla primavera del 2015. E lo hanno fatto, come anticipato, sia a vantaggio dell’appassionato, sia del negoziante che sta magari facendo scelte importanti per il proprio futuro professionale. Anche questa, a suo modo, una bella novità, collegata ad un modello che è destinato a crescere e svilupparsi sempre più, ed a cui la Moon Srl ha saputo mettere un vestito apprezzabilissimo. Buona la richiesta, ma grande anche l’offerta, e spesso a differenziare le proposte sono i dettagli. Ecco perché un semplice e sano test può chiarire molto a tanti, appassionati o venditori che siano. Ora è chiaro come il mondo MTB abbia avuto forse uno spazio percentualmente
maggiore; è, per stessa ammissione degli organizzatori, nel dna di questi ragazzi, con esperienza decennale ed una palese passione per tutto ciò che è sport all’aria aperta. Ma era la prima edizione, ripetiamo riuscitissima, ed il bilanciamento tra ruote da corsa e ruote grasse è già nel mirino, così come il doppio appuntamento del 2015. Uno ancora a Sasso Marconi, ed uno invece nel Lazio, a vantaggio di chi abita in una zona d’Italia troppo lontana dalle colline bolognesi. INBICI è sicura che la scelta di essere media partner di questa iniziativa, e di questi ragazzi, vada nella direzione giusta: quelle delle novità, ben costruite ed apprezzate. Quelle in cui, come per il Bike Shop test, l’anno successivo non si lascia, ma addirittura si raddoppia. foto DIADEMART
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MTB
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TRENTINO MTB 2014 a cura di NEWSPOWER
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AND THE WINNER IS…
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DEGASPERI E ZOCCA ASSOLUTI «C’è un po’ di rammarico per non essere mai riuscito a vincere una gara, tuttavia i piazzamenti sono stati sempre molto buoni e alla fine mi ritengo più che soddisfatto della classifica finale.» Ivan Degasperi, trentino doc, ha piazzato il suo artiglio sulla Assoluta di circuito grazie al settimo posto conquistato nella 3T Bike, vinta al maschile da Johnny Cattaneo. L’alfiere del Team Todesco, prima nella classifica a squadre di circuito, non si è mai risparmiato. Ha corso tutte e sette le gare e fin da principio, con un buon ottavo piazzamento alla ValdiNon Bike di maggio (ottenuto nonostante una foratura) ha messo in chiaro come potesse essere uno dei maggiori concorrenti al titolo finale. La 100 Km dei Forti di metà giugno Degasperi l’ha corsa nella variante Classic e solo Daniele Mensi, élite della Scott, è riuscito a piazzarglisi innanzi sul podio finale. Fino a questo momento la concorrenza del “Dega”, come lo chiamano amichevolmente i colleghi biker, era oltremodo agguerrita con i vari Gianluca Boaretto, Thomas Forer, Federico De Giuli, Julio Cesar Claudino e Georgy Dmitriev tutti spalla contro spalla nella parziale Assoluta. A fine giugno è stata la volta della Dolomitica Brenta Bike. Al debutto nel circuito e gara per niente scontata, con saliscendi nei territori di Pinzolo, Madonna di Campiglio e delle Dolomiti di Brenta dove il motto era «mai mollare». Ivan Degasperi stavolta ha scelto di affrontare la variante denominata Rock, la più impegnativa ma anche quella che, grazie al coefficiente di punteggio dell’1,5%, poteva fare la differenza sui numeri…oltre che nelle gambe. E la classifica dopo la “Dolomitica” ha premiato Degasperi che grazie al 4° posto assoluto, dietro ai fratelli Braidot e a Giacomo Antonello, è così balzato in testa. La Lessinia Bike non ha sorriso eccessivamente al leader parziale, ma i primi avversari non ne hanno approfittato, a parte il compagno di squadra Stefano Dal Grande che è risalito nella generale ma senza impensierire il trentino.
È stata così la volta della Vecia Ferovia della Val de Fiemme, i primi di agosto. Ora-Molina di Fiemme sola andata e il passo di Degasperi è stato costante per tutti i 40 km abbondanti tra antiche stazioni, viadotti e gallerie un tempo solcate da un treno vero. Tutto con la piena consapevolezza di doversi tenere dietro i noti Boaretto, Forer e De Giuli per mantenere la testa Assoluta di circuito senza troppi rischi. Tattica mista ad una forma fisica decisamente alta, confermata anche nelle settimane successive, quando Degasperi è poi tornato da Lillehammer, in Norvegia, con la medaglia d’oro mondiale Master al collo. Conclusa la quinta delle sette gare previste dal Trentino MTB 2014, la parziale Assoluta leggeva quindi Ivan Degasperi in vantaggio su Federico De Giuli di oltre 600 punti, con Dmitriev terzo a poche lunghezze. Secondo le nuove direttive di regolamento del challenge, le ultime due prove in calendario avrebbero assegnato dei Bonus, Ivan Degasperi vincitore assoluto maschile
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…i vincitori di “Trentino MTB presented by crankbrothers” sono stati più di uno; le categorie erano tante così come le relative classifiche che in fondo all’ultima tappa disputata in Valsugana hanno visto saltare sul primo gradino dei vari podi coloro che tra maggio e ottobre hanno meglio interpretato le sette gare disputate. Ma vediamo nel dettaglio cosa è successo domenica 5 ottobre scorso alla 3T Bike, ripercorrendo insieme la sesta stagione di Trentino MTB.
Gruppo Trentino MTB
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premiando anche la fedeltà dei biker con ze del 118 ed i Vigili del Fuoco volontari in punti omaggio portando a termine sei e servizio alla manifestazione, e di lì a poco sette gare complessivamente. Le classifiè atterrato anche l’elicottero di Trentino che stavano per subire qualche scossone Emergenza. La rianimazione di oltre un’ora purtroppo non ha avuto gli effetti sperati e il primo a contribuire è stato De Giuli che, e la 3T Bike si è chiusa con mestizia e il non partecipando alla Val di Sole Marathon dolore dei familiari del biker trentino. di fine agosto e alla 3T Bike di ottobre, si è automaticamente chiamato fuori dalla PRIMO BILANCIO “corsa scudetto”. «È stata un’edizione più che positiva» ha A Malé in Val di Sole il 31 agosto si è disputata la seconda novità di Trentino MTB commentato il coordinatore di “Trentino 2014 e, come era successo alla 100 Km MTB presented by crankbrothers” Mauro dei Forti, Degasperi ha optato per il percorDezulian «e come organizzatori possiamo so Classic e ha chiuso secondo, stavolta ritenerci soddisfatti. Nonostante l’estate dietro a Stefano Bollardini. Dietro di lui in poco calda di quest’anno, i biker hanno classifica si faceva sotto Gianluca Boaretto risposto con entusiasmo ed ogni evento è che in un colpo solo recuperava oltre 500 stata una festa». punti, mentre Dal Grande rimaneva terzo: Come visto, il circuito 2014 è scattato con tutto si sarebbe deciso in Valsugana nel due storiche come la ValdiNon Bike e la mese di ottobre. 100 Km dei Forti, quest’ultima affiancata A Telve i primi tre della classe erano tutti dal 1000Grobbe Bike Challenge, dove il presenti, ed al termine di una prova avvinnumero di presenti è stato a tre zeri. Lessicente il “Dega” ha potuto alzare le braccia nia Bike, Vecia Ferovia della Val de Fiemme al cielo in quello che è il suo secondo suce 3T Bike si sono mantenute sulle cifre delcesso Assoluto nel circuito di casa dopo il foto NEWSPOWER la passata stagione o hanno registrato un sigillo del 2012. leggero aumento, come è successo nell’eLorena Zocca vincitrice assoluta femminile vento di Molina di Fiemme. Infine, le due Lorena Zocca, da par suo, ha vinto le prime tre gare di Trentino MTB, tanto per lasciare intendere chi fosse debuttanti di Trentino MTB 2014, ovvero la Dolomitica Brenta Bike la donna da batter quest’anno. Lorenza Menapace, vincitrice di e la Val di Sole Marathon, sono state entrambe molto apprezzate Trentino MTB 2013, ha tenuto testa alla veronese fino alla “Do- con la seconda che rispetto all’edizione 2013, quando non faceva lomitica”, dopodiché ha in qualche modo mollato la presa e alla parte del circuito, ha quadruplicato i presenti. «Ci siamo messi in Zocca sono bastati un quinto e un sesto posto nelle successive gioco quest’anno» ha continuato Dezulian «con due gare nuove, Lessinia Bike e Vecia Ferovia per diventare prima in solitaria. Ro- il passaggio da sei a sette eventi e una revisione al regolamento berta Seneci, dal canto suo, non ha mai perso di vista la fuggitiva (si vedano i bonus, le gare Jolly e i tanti premi distribuiti anche ad Zocca, ed in Val di Sole, precedendo proprio la veneta della SC ogni singola gara, ndr) che credo ci abbiano fatto raggiungere una Barbieri, si è candidata a possibile guastafeste nell’ultima gara in buona stabilità ed i giusti equilibri per considerare Trentino MTB un Valsugana. Al traguardo del 5 ottobre, però, dietro alla vincitrice di prodotto di alto livello. Ci auguriamo che tutto ciò possa contribugiornata Anna Ferrari, ha chiuso proprio la Zocca ed i punti sono ire a stuzzicare altre sponsorizzazioni e l’attenzione delle istituzioni stati più che sufficienti per coronare un Trentino MTB dove fin da soprattutto per un sostegno anche in futuro». Le premiazioni di “Trentino MTB presented by crankbrothers” si terprincipio si era candidata al trionfo. ranno il 15 novembre a Trento. QUANTI CAMPIONI Le categorie di “Trentino MTB presented by crankbrothers” erano molte e oltre a Zocca e Degasperi, vincitore anche della M1 davanti a Claudino, la 3T Bike ha chiuso i giochi anche nella Open, dove Stefano Dal Grande è riuscito al fotofinish a scalzare dalla vetta l’altoatesino Thomas Forer, rimasto in testa dalla seconda alla sesta gara. Nella Elite Sport il successo è andato a Gianluca Boaretto, mentre Daniel Tassetti ha conquistato il titolo Junior. Sempre davanti alla M2 è stato Georgy Dmitriev, così come Tarcisio Linardi nella M5 e Silvano Janes nella M6. Per quanto riguarda la M3, Stefan Ludwig si è tenuto dietro un Claudio Segata pericoloso, sempre e comunque; spesso i due si sono alternati alla testa di classifica, chiudendo con soli 400 punti di differenza. Michele Bazzanella ha conquistato il titolo M4 davanti a Marco Gilberti. Degasperi e la Zocca hanno in fondo vinto anche le speciali “Classifica dello Scalatore” e “Premio fi’zi:k”. CHIUSURA IN TONO MINORE La 3T Bike tra Telve, Telve di Sopra, Torcegno e Carzano del 5 ottobre ha chiuso i giochi di “Trentino MTB presented by crankbrothers” 2014, ed una tragedia ha purtroppo colpito la giornata e lo sport in generale. Giovanni Vesco, uno dei concorrenti amatori, è stato colpito da malore a tre chilometri dall’arrivo ed è caduto in un tratto pianeggiante. È stato subito soccorso dal medico rianimatore che era a bordo di una moto dell’organizzazione; sul posto sono intervenute con estrema prontezza anche due ambulan-
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SPORT & BENESSERE alessandrogardini@gmail.com
a cura del dottor ALESSANDRO GARDINI*
IMUNOGLUKAN: COME SOSTENERE IL SISTEMA IMMUNITARIO DELL’ATLETA
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Tutti gli Sport, soprattutto quelli all’aria aperta, con attività intensa e prolungata, causano importanti cambiamenti nel nostro sistema immunitario, incrementando il rischio delle cosiddette malattie da raffreddamento. Queste infezioni sono causate da virus e batteri ospiti delle prime vie aeree che diventano infettivi in concomitanza con l’esposizione ai primi freddi ed ai bruschi sbalzi di temperatura. Queste si manifestano con una serie di sintomi quali mal di gola, tosse, raffreddore, febbre e, a volte, dolori articolari che ci costringono a lasciare la nostra bici in garage e abbandonare gli allenamenti. Per mantenere sempre in forma il nostro sistema immunitario, pronto a sconfiggere questi agenti esterni, la dieta gioca un ruolo fondamentale. Bere molto e consumare adeguate porzioni di frutta e verdura è indispensabile per mantenere in equilibrio i nostri sistemi di difesa. Le vitamine ed i sali minerali sviluppano la nostra capacità di resistenza, prima fra tutte la vitamina C, che stimola per l’appunto le difese immunitarie. È consigliato quindi il supplemen-
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to nutrizionale, sia negli atleti professionisti che amatoriali, nei periodi invernali e di allenamento ad alta intensità; per questo la troviamo nella maggior parte degli integratori per il work-out. Un altro fattore importantissimo per il buon mantenimento della funzionalità del sistema immunitario dell’individuo è rappresentato dall’integrità della parte intestinale e da una corretta digestione e regolarità. Più del 70% del nostro sistema immunitario è situato a livello intestinale, ed è proprio a questo livello che possiamo agire con prodotti specifici per sostenerlo. Recenti studi clinici condotti da ricercatori nell’Università americana di Houston, ed in Europa all’Università di Bratislava, hanno dimostrato che l’efficacia del sistema immunitario dopo un allenamento intenso e prolungato nel tempo, decade rapidamente nelle due ore dopo l’esercizio, fino alle sei successive, poi si ripristina gradualmente in 24 ore. Si crea così un periodo finestra durante il quale gli atleti sono molto suscettibili all’attacco di virus e batteri, aumentano il rischio di ammalarsi per patologie respiratorie con conseguente incapacità di recarsi al lavoro, a scuola, e quindi di praticare regolare attività fisica. Questi studi sono stati condotti su una particolare classe di derivati vegetali, i cosiddetti Beta-Glucani che possiedono importanti proprietà immunostimolanti. Un particolare Beta-Glucano è il Pleuran (Imunoglukan P4H), un glucopolisaccaride (zucchero) isolato dal fungo commestibile del Pleurotus Ostreatus, non metabolizzabile e assorbibile dall’uomo, ed utilizzabile anche da soggetti allergici e diabetici. Grazie a questa proprietà risulta in grado, a livello intestinale, di attivare direttamente le cellule del sistema immunitario (leucociti), stimolando la produzione dei mediatori (citochine e altri), con un meccanismo definito di mimetismo molecolare; mima cioè un’infezione batterica che in realtà non avviene, facendo così alzare le difese immunitarie. Come risultato vi è lo sviluppo di azioni immunitarie protettive. Questo particolare beta glucano, è presente nell’integratore Laborest in commercio come TrocàFlù Imunoglukan, e si utilizza da settembre a marzo alla dose di una capsula da 100 mg al giorno.
Bibliografia
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ABRUZZO PROMO ENDURO a cura di LUCA ALÒ
BOCCA DI VALLE, BUONA LA PRIMA
L’
L’abruzzese Fabio Di Renzo (ASD bicidamontagna.com) si è aggiudicato la prima edizione della “Abruzzo Promo Enduro”, riservata alle mountain bike svoltasi tra Bocca di Valle e Piana delle Mele, nei pressi di Guardiagrele (Chieti). Una sessantina in tutto i partecipanti (tra tesserati ed amatori) provenienti da quasi tutta la regione e dal vicino Lazio. Dopo il prologo del sabato, si è disputata la gara vera e propria suddivisa in tre prove speciali in discesa (nell’ordine Serpentone, Coccodrillo, Bestia Nera) al termine delle quali, la somma dei vari tempi fatti registrare da ciascun atleta ha determinato la graduatoria finale. Per l’occasione sono stati assegnati anche due titoli regionali: a Riccardo Rabuffo (ASD Ciclo Abruzzo DH) per gli uomini, ed a Paola Piattelli (Protec Abruzzo) per quel che riguarda le donne. Classe 1994, Fabio Rabuffo è un talento in procinto di compiere il salto di qualità. Per l’esperta Paola Piattelli, la vittoria al campionato regionale è stata invece una sorta di rivincita personale dopo una caduta a Villa Celiera che l’ha tenuta ferma per 6 mesi. Mountain bike e ciclocross sono anche le sue specialità: molto poliedrica, nelle discese adrenaliniche riesce sempre a dare il meglio di se stessa. «Qualcosa da migliorare per il futuro c’è – è stato il commento di uno degli organizzatori – abbiamo lavorato tanto per mettere in evidenza questa manifestazione ma, trattandosi di una novità assoluta, è andata più che bene. Grazie soprattutto al fondamentale apporto degli sponsor All Bike di Chieti Scalo, Cicli Sport Mania di Popoli, Ruota+ e Attitude di Pescara». Abruzzo Promo Enduro guarda alla prossima edizione e intende allargarsi con un più ampio progetto chiamato Centro Italia Enduro: gli organizzatori dell’evento abruzzese sono infatti alla ricerca di negozi e società del settore fuoristrada interessate alla futura challenge (info sul sito www.abruzzoenduro.com tramite il link campionato 2015). Info: www.ruotapiu.it/abruzzoenduro/ index.html
foto WWW.365MOUNTAINBIKE.COM
IN PROVINCIA DI CHIETI UNA SESSANTINA DI PARTECIPANTI HA SALUTATO LA NASCITA DI UNA NUOVA RASSEGNA. TITOLI REGIONALI PER RABUFFO E PIATTELLI
CLASSIFICA FINALE 1. Fabio Di Renzo (ASD bicidamontagna.com) 2. Riccardo Rabuffo (ASD Ciclo Abruzzo) 3. Antonio De Silvi (Cicli Sport Mania) 4. Fabio Di Emilio (Bike Store Roma) 5. Marcello Merciaro (amatore) 6. Paolo Scimia (Cicli Sport Mania) 7. Dante Stella (amatore) 8. Vito Damiano Fabellini (amatore) 9. Luca Angelone (Cicli Sport Mania) 10. Luca Sbaraglia (amatore)
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MEDVEDEV E FERRARI SONO IL RE E LA REGINA DEL TREMALZO a cura di ALDO ZANARDI
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5 min
La Partenza della Tremalzo Superbike
LA TERZA EDIZIONE DELLA TREMALZO SUPERBIKE VA IN ARCHIVIO CON UN BUON SUCCESSO ORGANIZZATIVO E DI PARTECIPAZIONE. SFIORATA QUOTA 500 ISCRITTI, NUOVO RECORD PER UNA MANIFESTAZIONE IN COSTANTE CRESCITA. VINCONO IL RUSSO ALEXEY MEDVEDEV E LA VICENTINA ANNA FERRARI. SI È COSÌ CONCLUSO L’IMA SCAPIN 2014, IN ATTESA DELL’ATTO FINALE CON LE PREMIAZIONI DI VIGNOLA (MO) DEL 30 NOVEMBRE
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Tremosine (BS) ha ospitato la terza edizione della Tremalzo Superbike, gara organizzata dalla Atheste Bike di Gianluca Barbieri in collaborazione con il Comune di Tremosine. Sfiorati i 500 iscritti, tra i quali una cinquantina di stranieri, tedeschi e austriaci, gestiti da Bike & More, giunti in terra bresciana per affrontare la mitica scalata al Passo Tremalzo. Alle 9.30 il via, con il lungo serpentone che si lancia in salita su asfalto, per andare ad attaccare il Passo Tremalzo. Sulle prime rampe il gruppo è già scremato, con il russo Alexey Medvedev (Team Full-Dynamix) al comando, seguito dalla coppia formata dal tedesco Matthias Leisling (Rsv Garching) e dall’austriaco Uwe Hochenwarter (Focus Xc Team). A pochi metri segue il colombiano Marco Aurelio Rincon Rodriguez (Scapin Factory Team). Il russo prosegue la sua cavalcata con un buon passo e scollina con una cinquantina di secondi di vantaggio sull’austriaco Hochenwarter, terzo il colombiano Rincon Rodriguez. A questo punto inizia la lunga discesa che porta a Passo Nota, dove è sempre Medvedev a passare solitario al comando, seguito da Hochenwarter, mentre in terza piazza transita il tedesco Leisling; dietro di loro Massimo Debertolis (Team Wilier Sat System), Nicola Risatti (Bottecchia Factory Team), Rincon Rodriguez ed il giovane e promettente Federico De Giuli (Racing Rosola Bike), in procinto di fare il salto di categoria passando tra le fila degli elite. Le prime quattro posizioni non cambiano fino al traguardo, con Medvedev trionfatore. La quinta piazza finale è proprio per il giovane De Giuli, poi Daniele Malusardi (Green Devils Team), Marco Pretolani (Torpado Surfing
Shop), Rincon Rodriguez, Claudio Segata (Bren Team Trento) e Martino Tronconi (Staff Bike 2000) a completare la top ten. La gara femminile ha visto il dominio di Anna Ferrari (Team Corratec-Keit), al comando fin dalle prime battute. Ottima seconda Lorena Zocca (SC Barbieri) e terza Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike). Al termine della gara il consueto processo alla tappa dell’IMA Scapin ha preceduto le premiazioni nella bellissima piazza di Pieve di Tremosine, un vero e proprio balcone sul lago di Garda.
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Il vincitore Medvedev Alexey
foto ALDO ZANARDI
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Il podio femminile
CLASSIFICHE Maschile 1° Medvedev Alexey (Team Full-Dynamix) 2:23:01 2° Hochenwarter Uwe (Focus Xc Team) 2:24:02 3° Leisling Matthias (Rsv Garching) 2:27:26 4° Debertolis Massimo (Team Wilier Sat System) 2:29:04 5° De Giuli Federico (Racing Rosola Bike ASD) 2:32:47 6° Malusardi Daniele (ASD Green Devils Team) 2:33:05 7° Pretolani Marco (Torpado Surfing Shop) 2:33:12 8° Rincon Rodriguez Marco Aurelio (Scapin Factory Team) 2:33:34 9° Segata Claudio (Bren Team Trento ASD) 2:33:51 10° Tronconi Martino (Staff Bike 2000) 2:33:55 Femminile 1a Ferrari Anna (Team Corratec-Keit) 3:03:12 2a Zocca Lorena (SC Barbieri) 3:04:50 3a Rinaldi Pamela (AS Ciclissimo Bike) 3:06:05 4a Hühnlein Birgitt (GER) 3:10:00 5a Alberti Katharina (GER) 3:12:31 6a Fumagalli Mara (KTM Protek Torrevilla MTB ASD) 3:13:10 7a Keinath Silke (GER) 3:14:01 8a Cerchiè Emanuela (AS Ciclissimo Bike) 3:15:47 9a Mandelli Chiara (Valcavallina Lovato Eletric Axevo) 3:29:04 10a Romanello Patrizia (Torpado Factory Team) 3:29:46 foto ALDO ZANARDI
Leader definitivi IMA 2014
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Il Podio maschile
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La carica dei 700 alla Roc Marathon
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ROC D’AZUR a cura della REDAZIONE
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UN FESTIVAL FRANCESE PER CELEBRARE IL 30°ANNIVERSARIO CON LE VITTORIE DI JORDAN SARROU, MARGOT MOSCHETTI, MAXIME MAROTTE ED HELENE MARCOURYE NELLE GARE CLOU DELLA 30ª EDIZIONE DELLA ROC D’AZUR, LA FRANCIA HA FATTO IL PIENO. RESPINGENDO L’OFFENSIVA DEGLI STRANIERI, CHE DAL 2003 ERANO DIVENTATI PADRONI DELLA MARATHON, E CONQUISTANDO DOPO NOVE ANNI ANCHE LA VITTORIA NELLA ROC LADIES
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È iniziata con il sole la cinque giorni di sport e festa di Frejus che per il suo trentesimo anniversario ha visto schierati quasi 1400 studenti delle scuole superiori provenienti dall’Accademia di Nizza e dai comuni di Frejus, Roquebrune sur Argens e Sainte-Maxime. Sono stati Baptiste Payan dell’Institut Stanislas di Saint-Raphaël e Justine Tonso del collegio Jean Salines de Roquebillière, i primi a vincere l’evento di apertura dei 27 in programma. Forse un domani i due ragazzi diventeranno campioni, intanto quelli di oggi hanno trasformato la Roc d’Azur in una collezione di vittorie per i francesi, dominando le gare clou della sua 30ª edizione. Due grandi sorrisi hanno illuminato il traguardo della Roc Marathon Canyon, la gara più lunga della Roc d’Azur con i suoi 83 km, che i francesi non vincevano più dal 2003, quando Yohann Vachette si aggiudicò la terza edizione. Braccia alzate in dirittura d’arrivo, Maxime Marotte ha avuto tutto il tempo di assaporare il suo successo. Deluso dalla seconda metà della stagione, interrotta da più battute d’arresto (bronchite, problemi meccanici), il francese, decimo assoluto in Coppa del Mondo, ha firmato a 27 anni sui sentieri del Massif des Maures uno dei suoi più grandi successi. Partito ad inizio gara con il compagno di squadra Stéphane Tempier, Marotte, che la settimana prima della Roc d’Azur era arrivato secondo ai Campionati di Francia Marathon alle spalle di Thomas Dietsch, ha costantemente aumentato il vantaggio, tagliando il traguardo dopo 3 ore 34’ 14”, con 4’ 30” di vantaggio sull’ex Campione del Mondo, Christoph Sauser e sul suo connazionale Martin Fanger. «Questa mattina ho capito di poter vincere» ha detto il portacolori della BH-SR Suntour KMC commosso fino alle lacrime «Ho avuto una seconda parte della stagione piuttosto complicata, ma ho lavorato duramente nel mese di settembre e questo ha dato i suoi frutti. È un piacere immenso vincere una gara così prestigiosa; in più parteIl vincitore Maxime Marotte
cipo alla Roc dal 2001, da quando ero Cadetto, quindi era arrivato il momento di vincere. Fin dall’inizio, ero con Stéphane Tempier, abbiamo forzato sulla prima salita e abbiamo insistito in discesa. Conoscevo bene il percorso, abbiamo fatto uno stage qui ad inizio stagione e, improvvisamente mi sono sentito un po’ come a casa. Credo di essere stato molto bravo tecnicamente e questo mi ha permesso di aumentare il mio vantaggio, ho guidato sempre pulito in discesa e sulle salite brevi e nervose sono riuscito ad esprimermi al meglio». Membro essenziale della squadra nazionale francese, Maxime Marotte, ha un rapporto speciale con la Roc d’Azur: «Vengo qui da quando ero giovanissimo, quando sei un bambino tutto questo ti sembra fantastico. Il Col de Bougnon, il Fournel, il Chemin des Douaniers, il passaggio sulla spiaggia sono le immagini che oggi vediamo sulle riviste. La Roc è anche l’occasione per condividere dei bei momenti tutti insieme, bere un drink e, non dobbiamo nasconderlo, fare festa! Questo fa parte della Roc, una bella possibilità di finire la stagione in grande stile, ancora una volta sotto il sole». «Quando un mio corridore fa bene, sono contento per lui, sono felice che faccia lo stesso per me» ha raccontato il team manager del Team BH-SR Suntour KMC, Michel Hutsebaut dopo aver ricevuto i ringraziamenti di Marotte mentre al traguardo si avvicinava un’altra sua atleta, Helene Marcouyre, che lo scorso anno era finita alle spalle della britannica Sally Bigham. La 34enne di Tournon sur Rhone, dopo il ritiro della quattro volte vincitrice della Roc Marathon, ha finalmente ottenuto la vittoria in una delle gare più importanti. Marcouyre ha vinto in volata davanti all’americana Mary McConneloug dopo 4 ore 42’, con Fanny Bourdon, iscritta all’ultimo minuto, terza a quattro minuti. «Il terzo posto ai Campionati di Francia di una settimana prima non erano proprio quello che mi aspettavo» ha detto la vincitrice «ma ho avuto l’opportunità di rifarmi presto. Non sono venuta qui con l’idea di vincere, quindi questo mi rende davvero felice. Le gambe hanno risposto bene dalla partenza, ma verso la fine è stato difficile. Non volevo rinunciare ad una vittoria così vicina, ho smesso di pedalare solo quando ho visto che ho attraversato la linea del traguardo per prima nella mia diciottesima partecipazione ad una gara della Roc d’Azur». Missione compiuta, la Francia venerdì è tornata nell’olimpo della Roc Marathon, celebrata anche dai tuoni e i lampi che hanno risvegliato la manifestazione sabato mattina. Il temporale che ha costretto gli organizzatori a modificare il programma degli eventi ha ritardato solo di 24 ore un altro successo imminente. Il culmine è arrivato la domenica, il rinvio della gara femminile ha reso ancora più intenso il dominio francese. Il vincitore della Coppa del Mondo Under 23, Jordan Sarrou, e Margot Moschetti, hanno dimostrato di essere pronti a raccogliere il testimone tricolore con le loro vittorie nelle
95 Moschetti, vice Campionessa del Mondo Under 23, ha vinto la gara femminile in 2 ore 03’ 15”, con un solido vantaggio sulla vincitrice della Canyon Roc Marathon, Helene Marcourye e Fanny Bourdon, che al venerdì nella marathon era stata ugualmente terza. La ragazza di Nizza si è allontanata dal gruppo alla partenza e non si è più voltata indietro, firmando a fine stagione una prestazione eccezionale: «Ho fatto una buona partenza e poi ho accelerato nella prima salita dopo il campeggio. Ho visto che il piccolo margine che avevo ha cominciato ad allargarsi, ho deciso La volata vincente di Helene Marcouyre prima categoria donne foto ASO ROC D’AZUR di insistere e mi sono allontanata, allora ho fatto tutta la gara da sola. Non ero convinta gare Elite dell’ultimo giorno della Roc d’Azur. A 21 anni, Sarrou ha di poter vincere questa mattina, ma sapevo di fare una bella corsa, vinto la Elites, che anche quest’anno ha avuto uno standard molto una settimana dopo aver vinto il titolo di Campione di Francia Maraelevato, con tre dei quattro campioni olimpici nella storia sulla linea thon. Vincere la Roc d’Azur è sempre molto soddisfacente, è la fine della stagione e la gente viene qui sopratutto per godersi l’atmosfedi partenza, Miguel Martinez, Julien Absalon e Jaroslav Kuhlavy. Sarrou ha inghiottito i 56 chilometri di questa 30ª edizione in 2 ore ra senza troppa pressione. All’inizio di quest’anno non ho fatto molti 10’ 10” precedendo Miguel Martinez e Maxime Marotte che dopo risultati, mi sono fatta male ad un ginocchio in avvio stagione e il re1’ 30” dall’arrivo del vincitore si sono giocati la posizione d’onore cupero è stato lungo, quindi sono davvero contenta di essere tornaallo sprint con Moritz Milatz, per un podio tutto francese da cui è ta al top alla fine e di arrivare nel mio nuovo team (Becht.nl Superior rimasto fuori il tedesco, l’ultimo straniero a vincere la Roc d’Azur nel Brentjens MTB Racing Team ndr) con una vittoria alla Roc d’Azur.» 2011. «È straordinario» ha detto il rider del Team BH-SR Suntour Margot ha concluso dunque la propria stagione in grande stile vinKMC nella sua maglia tricolore Under 23 «Vengo alla Roc d’Azur cendo, quella gara che nessuna francese aveva più conquistato dal da quando ero Allievo, ricordo che guardavo i campioni con grandi 2005, quando fu Maryline Salvetat a sventolare l’ultima drapeau triocchi ed oggi mi ritrovo in prima linea, è una cosa strana. Sono colore. Nove anni dopo, il cielo sopra Frejus si è dipinto per quattro rientrato su Stéphane Tempier nella discesa del Fournel; Steph mi volte di blue, blanc e rouge, quando il festival francese ha celebrato ha aspettato, poi abbiamo fatto la gara a due, ma purtroppo in una il 30ª anniversario della Roc d’Azur. discesa a 20 km dal traguardo lui ha forato. Mi foto ASO ROC D’AZUR sono trovato in una posizione un po’ scomoda, non sapevo cosa fare, come reagire quando mi sono ritrovato da solo, così ho lanciato i miei dadi. Sono andato in testa al Col de Bougnon, in un’atmosfera folle tra le urla del pubblico, è stato magico, con la maglia tricolore, sono stato incoraggiato come se fossi Julien Absalon. C’era davvero un sacco di gente ai bordi del tracciato, la Roc è un evento globale, uno dei più grandi raduni al mondo, e vincere questa leggendaria gara è un piacere enorme. Per tutta la gara, mi sono detto “andiamo e poi vedremo alla fine”, non potevo chiedere di più per lasciare la categoria Under 23 prima di passare in quella Elite nel 2015. Ho finito la stagione in grande stile, sono molto felice». Il ragazzo di Auvergne ha ricevuto tante congratulazioni, tra cui quelle di Miguel Martinez che aveva vinto la sua prima Roc d’Azur a 21 anni, nel 1997; con grande ammirazione ha detto che «Jordan è il futuro Absalon. Non mi sorprenderebbe vederfoto ASO ROC D’AZUR Maxime Marotte in azione lo vincere una medaglia alle Olimpiadi di Rio nel 2016. Sono felice di aver finito al secondo posto, dietro di lui; passano gli anni, ma mi sento ancora forte». Julien Absalon, sempre presente per godersi l’atmosfera della Roc d’Azur, ha subito una foratura ad inizio gara al pneumatico anteriore che si è lentamente sgonfiato ed ha finito al 12° posto: «Ho esitato troppo prima di ripararlo» ha sottolineato il due volte campione olimpico «ho provato a continuare, ma ero troppo vicino alle discese e, dopo una salita ho deciso di sistemarlo. Non avrei potuto vincere, ma probabilmente sarei finito un po’ più vicino al podio». Prima della gara maschile, quella delle donne, originariamente prevista per il sabato, ha dato ai francesi un altro sapore dolce. La 20enne Margot
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TERME DI RIOLO
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a cura della REDAZIONE
CENTRO BENESSERE NEL CUORE DELLA ROMAGNA NATURA ED ENOGASTRONOMIA, RELAX E BELLEZZA. DA OLTRE 140 ANNI LE TERME ATTIRANO DA TUTTO IL MONDO SULLE COLLINE TOSCO ROMAGNOLE
S
Siamo in Romagna, nel verde dell’appennino tosco romagnolo. Romagna, terra vocata all’ospitalità e avvolta da una tradizione enogastronomica che si è tramandata e arricchita nei secoli, rispettosa delle stagioni e dei prodotti di una terra fertile e generosa: lo scalogno di Romagna IGP, i vini romagnoli DOC, l’olio di Brisighella, la pasta fatta a mano, i salumi e i formaggi dai sapori veri. Riolo Terme è anche scenario ideale e suggestivo di tanti eventi che ripercorrono la storia, il patrimonio enogastronomico e le tradizioni del luogo: dalle sagre, che esaltano i prodotti della terra, alle rassegne culturali, alle mostre ed esposizioni. È il luogo ideale per abbandonare la frenesia della vita quotidiana e riconquistare i ritmi della natura, grazie a un territorio di straordinaria bellezza, a strutture di relax e divertimento e bellissime cittadine poste nei paraggi. Gli alberghi di Riolo Terme poi offrono diversi servizi gratuiti: miniclub per i più piccoli, corsi di ginnastica dolce del buon risveglio e corsi di aerobica per mantenersi in forma, laboratori artistici, serate danzanti e d’intrattenimento, escursioni a piedi e in bicicletta. In particolare, le Terme di Riolo propongono tante occasioni di benessere e remise en forme, alla scoperta di territorio e di tradizioni locali. La Valle del Senio, dove si trova Riolo con le sue Terme, è infatti, grazie alla presenza dell’imponente Vena del Gesso e alle sue caratteristiche geologiche, uno dei territori in Italia con la maggior concentrazione di acque medicamentose. Queste risorse naturali, impiegate già prima degli Etruschi, portarono alla edificazione nel 1870 degli stabilimenti delle Terme di Riolo che, sin dalla fondazione, hanno ospitato a «passare le acque» personaggi del calibro di Gioacchino Murat e Lord Byron. Da sempre, infatti, le Terme di Riolo sono rinomate in tutta Europa per la cura della bronchite, dell’asma, delle riniti allergiche e della sordità. Grazie anche alle molteplici sorgenti del territorio, fra loro diverse per composizione chimica, che offrono le Acqua Breta, Acqua Margherita, Acqua Vittoria e Acqua Salsoiodica. I padiglioni Liberty sono immersi in un meraviglioso parco secolare di ben 12 ettari, disseminato da alberi ad alto fusto, tra cui
spiccano le maestose sequoie canadesi ed i cedri dell’Himalaya. E dove tappeti di Hypericus si alternano a cespugli di piante officinali. A metà tra centro benessere e clinica medica, Terme di Riolo si caratterizza per la presenza di un’efficiente equipe medica composta da dermatologo, dietologo, naturopata, medico estetico affiancata da estetiste e terapisti qualificati ed esperti di bellezza ed estetica. L’equipe analizza lo stress cellulare dell’organismo, la funzionalità del metabolismo basale e la quantità di massa muscolare magra, grassa e dei liquidi extra cellulari per prescrivere regole alimentari che permettano un reale e bilanciato dimagrimento e soprattutto un regime alimentare antinfiammatorio. con l’obiettivo di prevenire l’insorgenza delle malattie e degli stati di malessere. Le prescrizioni quindi sono personalizzate e mirano a indurre gli ospiti a eliminare o ridurre gli errori nel loro stile di vita. Tutto in una location di charme, incorniciata da una natura incontaminata. Numerosissimi i trattamenti proposti per la cura biologica della persona: quindi non invasivi e indolori, aiutati dal soggiorno piacevole per un benessere anche psicologico, fatto di tante piccole attenzioni. Con un regalo d’arrivederci, i preziosi prodotti all’acqua termale della Spa, indispensabili per mantenere i risultati conseguiti, anche al rientro a casa. Terme di Riolo ospita infine anche il Centro di Metodologie Naturali. Nasce nel ’96, 1° in Italia come progetto pilota dell’Università di Mi-
lano. Impiega innovative tecniche diagnostiche non invasive tra cui la termoregolazione, la metabolimetria, il test delle intolleranze alimentari su base immunologica, la valutazione dello stress ossidativo ed efficaci trattamenti naturali ispirati alla fitoterapia (compresse calde, bagno di fieno, impacchi di argilla, senape, achillea), all’idroterapia Kneipp (idrocolonterapia, bagno di vapore, vaschette Schiele, jungebad personalizzati: sarete immersi in calda acqua termale e oleoliti micronizzati così finemente da penetrare perfettamente nell’epidermide regalando tutti i benefici delle piante officinali), cromo e aromaterapia, gli efficacissimi impacchi drenanti al fango sorgivo medicato con olii essenziali, il ricco menù dei massaggi olistici. Tutte le info su termediriolo.it
1a TAPPA
2a TAPPA
4a TAPPA
5a TAPPA
6a TAPPA
7a TAPPA
29 Marzo
26 Aprile
31 Maggio
14 Giugno
06 Settembre
13 Settembre
04 Ottobre
CORTONA (AR)
CINGOLI (MC)
RIOLO TERME (RA)
COSTACCIARO (PG)
PRATOVECCHIO (AR)
CAMERANO (AN)
SINALUNGA (SI)
RAMPICHIANA
9 Fossi
G.F. Vena del Gesso
G.F. Monte Cucco
Straccabike
RampiConero
Sinalunga Bike
Percorso: km 40 Dislivello: 1.300 m
Percorso: km 49 Dislivello: 1.630 m
Percorso: km 42 Dislivello: 1.665 m
Percorso: km 48 Dislivello: 1.450 m
www.avisbikecingoli.it
www.cavallinoasd.it
3a TAPPA
Percorso: km 53 Dislivello: 1.800 m
www.cuccoinbike.it
www.rallydiromagna.it
Iscrizioni gratuite per: Esordienti, Allievi e Junior Anteprima ABBONAMENTI
www.rampiconero.it
Percorso: km 53 Dislivello: 1.670 m
www.donkeybike.it
to Circaupipe in 7t concarto uno s
ISCRIVITI ENTRO SABATO 08 FEBBRAIO e avrai CINQUE VANTAGGI: 1° costo abbonamento a € 130,00 2° omaggio (da definire) 3° numero fisso personalizzato col nome del biker 4° ritiro in area riservata 5° ingresso in 1° griglia Dal 9 febbraio al 14 marzo € 150,00 con numero fisso, ritiro in area riservata e ingresso in 1° griglia. N.B.: ingresso 1a griglia: primi cinque di ogni categoria Anteprima ABBONAMENTI ESCURSIONISTI Iscriviti entro il 14 MARZO e avrai il costo abbonamento € 90,00
News
Percorso: km 42 Dislivello: 1.140 m
www.straccabike.it
1
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tappa
tappa
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Classifica assoluta per abbonati: premiati i primi 10
MONTEPREMI FINALE TOUR 3 REGIONI Classifica Assoluta 1° Telaio 2° Casco 3° Casco
SP - M / M5
M6
M7
M W1
M W2
Junior
Eso-All
Squadra a punti
Squadra a presenza
250,00 180,00 120,00 80,00 60,00 premi
150,00 100,00 80,00 60,00 40,00 premi
100,00 70,00 50,00
100,00 70,00 50,00 40,00 40,00
150,00 100,00 80,00 60,00 40,00
Premi Premi Premi
Premi Premi Premi
1.000,00 600,00 300,00
500,00 300,00 200,00 100,00 100,00
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to Circaupipe in 7t concarto uno s 1a TAPPA
2a TAPPA
29 Marzo
26 Aprile
CORTONA (AR)
CINGOLI (MC)
RAMPICHIANA Percorso: km 40 Dislivello: 1.300 m
www.cavallinoasd.it
4a TAPPA
5a TAPPA
6a TAPPA
24 Maggio
31 Maggio
14 Giugno
21 giugno
12 luglio
PIORACO (MC)
RIOLO TERME (RA)
COSTACCIARO (PG)
MATELICA (MC)
BALZE - VERGHERETO (FC)
9 Fossi
G.F. Monte Gemmo
G.F. Vena del Gesso
G.F. Monte Cucco
G. F. del Verdicchio
Sentieri del Fumaiolo
Percorso: km 49 Dislivello: 1.630 m
Percorso: km 43 Dislivello: 1.350 m
Percorso: km 48 Dislivello: 1.450 m
Percorso: km 42 Dislivello: 1.665 m
Percorso: km 45 Dislivello: 1.650 m
Percorso: km 38 Dislivello: 1.245 m
www.avisbikecingoli.it
ABBONAMENTI: Entro Sabato 8 Febbraio: Dal 9 Febbraio al 14 Marzo:
News per SOCIETÀ
3a TAPPA
www.conerocup.it
www.rallydiromagna.it
www.cuccoinbike.it
SINGOLO CIRCUITO Tour 3 Regioni o Italian 6 Races € 130,00 Tour 3 Regioni o Italian 6 Races € 150,00
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CUMULATIVO Tour 3 Regioni + Italian 6 Races € 150,00 Tour 3 Regioni + Italian 6 Races € 170,00
È previsto uno sconto per le società che iscriveranno più di dieci atleti, ogni dieci abbonamenti sottoscritti l’undicesimo è gratuito.
COUPON D’ISCRIZIONE
Versamento su CCP 11965449 e/o CC Bancario IBAN: IT27 V 07601 1320 000001196 5449 intestato a: Promosport - Via Federico Bondi, 24/A - 47121 Forlì e inviare Copia Versamento, con dati anagrafici, società, codice società, numero tessera al fax 0543 64754
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DI PADRE IN FIGLIO. ANZI, DI PADRE IN FIGLIE a cura di ROBERTO ZANETTI foto di ROBERTO ZANETTI
GLI AMANTI DELLE DUE RUOTE A PEDALI DESIDERANO COSTRUIRSI LA BICI PERSONALIZZANDOLA. ANCHE RIVESTENDO IL MANUBRIO O LA SELLA DEL PROPRIO MEZZO, PER DARE UN’ANIMA A QUALCOSA DI MOLTO CARO E PERSONALE. ALMARC È NATA PER QUESTO, PER RENDERE UNICI SELLA E MANUBRIO
Era il 1975 quando i due fratelli Lissoni, Alberto e Marco, a Vedano al Lambro (MB) decisero di costituire una società davvero molto singolare. Ispirati da una lavorazione artigianale che allora andava molto di moda, la ricopertura in pelle dei volanti delle automobili, da praticanti ed appassionati ciclisti si cimentarono in quella che sarebbe poi diventata la loro professione per tutta la vita: il rivestimento in pelle di manubri e selle per le biciclette. Da quel momento sono passati quasi quarant’anni, trentanove, per la precisione: Marco tristemente non c’è più ed Alberto, con le figlie Sabrina e Patrizia che lo seguono nell’attività di famiglia, dal 2007 ha trasferito la Almarc (è dalle loro iniziali, Alberto e Marco, che prende nome il marchio) nel laboratorio di Verano Brianza (MB), sempre nel cuore della Lombardia più operosa. La passione e la dedizione per il proprio lavoro traspare in Alberto più di ogni altra cosa ed è quello che lui ha voluto trasmettere alle figlie. Sabrina e Patrizia sono e saranno il futuro di questa artigianalità che purtroppo in Italia sta scomparendo davanti a un mondo multimediale, ad una vita tutta di corsa, a code interminabile in auto ai Alcune immagini di Alberto Lissoni, all’epoca giovane corridore, rimaste fino ad oggi inedite anche per la figlia Patrizia
La famiglia Lissoni: a sinistra Patrizia, al centro papà Alberto e a destra Sabrina
semafori con il cellulare in mano ed il piccolo computer aperto sul sedile di destra per prendere appunti. Eppure qui alla Almarc di Verano Brianza si vive e si lavora ancora in un’atmosfera famigliare, si respira il gusto
A proposito di materiale, cosa si usa per il rivestimento dei manubri e delle selle? «Per un lavoro a regola d’arte bisogna usare solo pelle bovina che, a seconda del cliente, può essere color cuoio o colorata a piacere su specifica richiesta.» Sfatiamo un detto comune e spiegami la differenza tra “nastrare” e “rivestire” un manubrio da bici? «Nel mio lavoro non voglio sentir parlare di nastrare un manubrio; quello lo si fa con i tradizionali nastri che si trovano in commercio. Tutti i manubri e le selle che escono dalla Almarc sono rivestiti in pelle e ci tengo a precisarlo perché è il nostro valore aggiunto. Un procedimento di incollaggio e cucitura fatto a mano che ancora ci contraddistingue e fa la differenza sul prodotto finale.» Il Produttore: Nuova Almarc Via Comasina, 52 20843 Verano Brianza (MB) Tel: +39 392 0288280 E-mail: nuovalmarc@hotmail.it
Alberto Lissoni controlla scrupolosamente un lavoro appena eseguito su una piega in carbonio di ultima generazione
del passato raccontando aneddoti che fanno parte della nostra storia. Basta guardare sulle pareti del piccolo laboratorio e vedere le foto autografate e i poster di campioni famosi: primo tra tutti Felice Gimondi, “Gibi” Baronchelli, Moreno Argentin, un giovane Davide Cassani ed alcune squadre professionistiche di qualche anno fa che hanno avuto l’onore di correre con i manubri e le selle delle loro bici rivestiti dalla Almarc.
Alcuni lavori di rivestimento in pelle di manubri e selle appena eseguiti da Alberto Lissoni
Inizialmente ci siamo dati del “lei” ma con Alberto Lissoni diventa più facile entrare in confidenza come dei vecchi amici. Alberto, quali sono i procedimenti della tua lavorazione? «Non ci penso nemmeno a svelarti questi segreti, restano top secret! Come un grande chef che non svelerà mai le ricette dei piatti tipici io non dirò mai a nessuno, tranne alle mie figlie, quali sono i segreti del mio lavoro.» Allora almeno dimmi quanto tempo ci vuole per rivestire un manubrio? «All’incirca dalle tre alle quattro ore, dipende dal manubrio se deve essere rivestito per intero o in modo parziale. Ovviamente, per questa differenza, cambiano in proporzione anche i costi di manodopera e di materiale utilizzato.»
All’entrata del laboratorio, a fianco della nostra rivista, due pezzi di storia: il primo manubrio rivestito da Alberto Lissoni e un altro cimelio di molti anni fa, ancora intatto come allora
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PEDALANDO INDIETRO NEL TEMPO a cura della REDAZIONE
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“LA CARRARECCIA” A BOLSENA: GRANDE SUCCESSO E BOOM DI PRESENZE
7 min
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talia della Montagna per Bici d’Epoca), Maurizio Coccia, Antonio Notazio, Stefano Marziali, Massimo Ubaldini, Vittorio Prosperuzzi, oltre a personaggi importanti del mondo del cicloturismo e della bici come Claudio Marinangeli (Organizzatore de L’Eroica), e Giuseppe Caprio. La crescita della manifestazione è stata sancita anche dal livello tecnico delle biciclette presenti, alcune delle quali rari pezzi di antiquariato del ciclismo di inizio 20° secolo, o di bici anni ’60-’70 (Legnano, Bianchi, Bottecchia, Colnago) che hanno fatto la storia del ciclismo mondiale dei Coppi, Bartali, Gimondi e Merckx. Variegato anche l’abbigliamento, nella maggioranza dei casi certificato originale (pesanti maglie a mezze manica di lana), ed accessori che hanno messo ancora più a dura prova i partecipanti sui percorsi in alcuni casi impegnativi della cicloturistica. Il Ribaltone Team Orvieto con 25 iscritti si è aggiudicato il premio del gruppo più numeroso strappando per pochissimo il primato detenuto da 3 anni dal team La
Ciclopica di Civitella d’Agliano, piazzatosi al secondo posto. Dopo una difficile scelta, la giuria ha poi eletto “Miss Carrareccia 2014” Vanessa Meconcelli, giovanissima ciclista di Grosseto. Come di consueto anche quest’anno La Carrareccia ha dedicato la manifestazione a un atleta del passato, quest’anno il prescelto era Eleuterio Peletti, ciclista di Bagnoregio che negli anni ’50, a soli 17 anni, fu vittima di un fatale incidente durante una competizione. E così erano presenti i famigliari; per loro, comprensibilmente commossi, una targa in memoria. Insieme a loro, anche la famiglia di Fulvio Tamburini, ex Presidente Onorario del Trombadore’s, Team organizzatore della manifestazione, scomparso di recente. I partecipanti, molti dei quali veri e propri veterani del cicloturismo d’epoca, hanno espresso il proprio entusiasmo per la manifestazione, giudicata come una delle migliori (se non la migliore) del circuito, per la bellezza dei luoghi e delle strade scelte, e per la perfetta organizzazione, curata in ogni dettaglio. Uno degli elementi più apprezzati dai partecipanti è stato la folta presenza del pubblico sul percorso, in particolare nel centro storico delle varie cittadine attraversate, la dovizia dei ristori e la presenza di personaggi in perfetto stile vintage. Anche quest’anno La Carrareccia è stata arricchita da altre iniziative ed eventi collaterali già dal sabato precedente: l’apertura del Mercatino Ciclistico d’Epoca, la Visita Culturale guidata nel centro storico di Bolsena, il Giro delle Cantine e la Cena dei partecipanti, con la partecipazione anche di altri gruppi e associazioni, come ad esempio la Compagnia delle Lavandaie della Tuscia. foto WWW.CARPEDIEMPHOTO.IT
Alla sua 4a edizione la cicloturistica dell’Alta Tuscia su bici d’epoca si conferma la più importante d’Italia dopo la ormai ventennale “L’Eroica”. Domenica 14 settembre sono stati ben 450 i partenti a Bolsena per compiere i differenti tracciati; dal più corto di 55 km, il periplo del lago di Bolsena, al più lungo di 135 km, che toccava invece per la prima volta la città di Orvieto con ristoro e timbro proprio nella splendida piazza del Duomo. Il percorso lungo insieme al medio toccava, dopo un lungo tratto sulle strade che attraversano i vigneti orvietani, la cittadina di Lubriano con vista sulla leggendaria Civita di Bagnoregio, per ricongiungersi di nuovo al percorso sterrato del lago e toccare infine il lago di Mezzano e la cittadina di Gradoli prima di fare ritorno alla rotonda del lago a Bolsena. I partecipanti di questa edizione sono stati davvero tanti, provenienti da tutte le Regioni d’Italia (il circuito fa parte di una delle 16 tappe del giro d’Italia per Bici d’Epoca); una decina i ciclisti provenienti anche dall’estero, a dimostrazione della notorietà raggiunta dalla manifestazione. A sancire il successo e l’importanza della cicloturistica della Tuscia la presenza qualificata di tantissimi personaggi del professionismo, come Massimo Codol (gregario dei più grandi campioni di ciclismo da Marco Pantani a Gilberto Simoni), Giulio Tomi (ex Pro di Viterbo), Marcello Albani (detentore della maglia di Campione d’I-
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101 «Continua il percorso di crescita di questa nostra cicloturistica ormai a livello nazionale, ed anche oltre confine» dichiara Gianfranco Nucci, uno dei responsabili dell’organizzazione «crescita testimoniata dall’elevato numero dei partecipanti e dall’entusiasmo e dal gradimento che hanno dimostrato. Ringraziamo tutti gli amici e i tutti i nostri sostenitori per la passione e la competenza nell’allestire una manifestazione che prevede un grande impegno. Dobbiamo ammettere di essere soddisfatti dell’ottimo risultato, che ci ripaga del grande sacrificio per il lavoro svolto». L’ASD Trombadore’s Team, organizzatrice dell’evento, ringrazia tutti i partecipanti unitamente all’Amministrazione Provinciale di Viterbo, all’Amministrazione Comunale di Bolsena, all’Associazione AVIS di Bolsena, a tutte le amministrazioni comunali, alle Pro Loco, alle associazioni, agli sponsor ed ai partner, alle aziende e a tutte le persone che hanno contribuito alla riuscita della manifestazione in un contesto contraddistinto dalla passione e dall’incantesimo di un ciclismo che fu su vecchie strade ed in luoghi di rara bellezza. Appuntamento fin d’ora alla edizione numero 5 de La Carrareccia, il 12 e 13 settembre 2015, questa volta dedicata a Salvatore Morucci.
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LA BICI D’EPOCA info@inbici.net
a cura di ADRIANO VISPI e DARIO CORSI Tempo di lettura
5 min COSTANTE GIRARDENGO: IL PRIMO “CAMPIONISSIMO” DEL CICLISMO
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Costante Girardengo nacque a Novi Ligure il 18 marzo 1893 e diventò professionista a soli diciannove anni nel 1912. Per la sua statura minuta fu soprannominato «l’omino di Novi»; ma sebbene non in possesso di una corporatura statuaria, era ottimo passista ed egregio scalatore. Riuscì a cogliere 127 successi su strada e ben 976 vittorie su pista, soprattutto in virtù di una visione di gara unica, di una furbizia competitiva superlativa e di un magnifico spunto veloce. Ebbe a lottare con fior di atleti e campioni, eppure riuscì ad imporsi in ben sei Milano-Sanremo, indossando la maglia tricolore di Campione Italiano per ben nove volte. Solo dopo la prima guerra mondiale riuscì ad imporsi nel suo primo Giro d’Italia; era il 1919, fu capoclassifica dalla prima all’ultima tappa, correndo per la squadra Maino. Quel Giro fu percorso a 26,440 km/h di media su 2984 chilometri totali, con sessantatrè partenti e quindici ciclisti che conclusero la corsa. Proprio a questi, a coloro che avessero finito il Giro, venne garantito un guadagno minimo di 180 lire! Quattro anni dopo, nel 1923, Girardengo ottenne il suo secondo successo nella corsa rosa. A metà degli anni venti un altro campione si presentò sulla scena, Alfredo Binda che con Girardengo ingaggiò sfide epocali sulle strade impolverate dell’epoca. Girardengo negli otto giri d’Italia disputati riuscì a vincere ben trenta tappe e moltissime classiche di allora, oggigiorno non più disputate. Altre affermazioni del “Gira” furono anche al Gran Premio Wolber e nel Giro di Lemano che rappresentavano corse all’estero, quando spostarsi fuori dei confini nazionali era una vera e propria avventura. Nel 1927 fu anche vice campione ad Adenau, nella prima edizione dei Campionati del Mondo vinti proprio dal rivale di sempre Binda. Costante Girardengo
Purtroppo non riuscì a portare a termine nessuno dei suoi due Tour de France disputati nei primi anni della carriera. Quando però aveva 43 anni, Girardengo riuscì ancora a mostrare il proprio valore vincendo la tappa Arsoli-Roma del Giro Delle Quatto Province. In carriera vanta anche tre Giri di Lombardia. La sua forza e tenacia la mostrò in ogni modo nella classica di primavera, la Milano-Sanremo. Nel 1918 relegò il secondo classificato a ben 13 minuti ed il terzo a 59; vinse la corsa percorrendo ben 200 km in fuga solitaria. Per la cronaca: la corsa durò circa 12 ore e le bici di allora non possedevano il cambio posteriore. L’ultima vittoria a Sanremo la ottenne a 35 anni davanti al rivale di sempre, il solito Binda, nove anni più giovane. Finita la carriera agonistica Girardengo divenne un tecnico raffinato (diresse Bartali nel vittorioso Tour de France del 1938) e nel 1939 portò Coppi nel professionismo con la Maino, prima del contratto con la Legnano e del vittorioso Giro del 1940 dell’altrettanto mitico Fausto. Costruttore di biciclette, riuscì a scoprire un grande asso del pedale che vinse proprio in sella ad una Girardengo: Rik Van Steenbergen. Costante Girardengo è morto ad Alessandria il 9 febbraio 1978. La bici che presentiamo in quest’articolo è una GIRARDENGO del 1947 con cambio Campagnolo modello corsa riconoscibile dalle stecche corte, elaborato un anno prima. Il dado bloccaruota dal lato sinistro del perno ruota, con due bulloncini alle estremità, determina l’anno di produzione, visto che nel 1949 verrà
Bici Girardengo
sostituito dall’anello sul dado di chiusura del bloccaggio ruota. Questo cambio dalla provata affidabilità, dal peso contenuto e dall’assenza di attriti, permetteva di cambiare in tre passi: con la leva lunga si allentava il bloccaggio della ruota, con la leva corta ed una mezza pedalata all’indietro si posizionava la catena sul rocchetto voluto, infine si richiudeva il bloccaggio agendo sulla leva lunga. La “cambiata” era tutto sommato precisa, ma laboriosa e lenta, difficile da eseguire specie in salita dovendo pedalare all’indietro. Ad oggi biciclette con cambio “a due stecche” non sono facili da reperire; giustamente recuperate, potrebbero tranquillamente stare in salotto al pari di un prezioso quadro d’autore. La Girardengo in fotografia mostra le sue belle e lucide cromature; il restauro è da terminare, ma appartiene comunque alle biciclette che hanno fatto la storia del ciclismo.
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foto LUIGI BURRONI
ALLA TERZA EDIZIONE L’INTREPIDA GIÀ VOLA a cura di DANIELE GIGLI
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LA MANIFESTAZIONE DI ANGHIARI CONTINUA A CRESCERE. IL VINTAGE SU DUE RUOTE CONTINUA A CRESCERE
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La terza edizione de L’Intrepida ha regalato ai tantissimi presenti una giornata di sport, di passione, di colori, di amicizia e di incredibili emozioni. Pedalando in uno dei luoghi più belli della Toscana, accanto ai campioni che hanno scritto pagine memorabili nella storia del ciclismo e condividendo l’amore per la bicicletta. Una festa che resterà per sempre nel cuore degli oltre 600 atleti che si sono ritrovati da tutta l’Italia, e non solo, per partecipare alla cicloturistica su bici d’epoca che si è svolta domenica 19 ottobre ad Anghiari (AR). La manifestazione organizzata ancora una volta in modo impeccabile dall’ASD GS Fratres Dynamis Bike ha regalato un grande spettacolo offrendo forti emozioni. Al via della 3a edizione de L’Intrepida 666 ciclisti muniti di bici storica, cioè precedente al 1987, ed abbigliati in modo consono. Un numero da record, dopo i 205 nel 2012 ed i 509 della scorsa edizione; un motivo di orgoglio per il Comitato Organizzatore e per il borgo toscano. In soli 3 anni L’Intrepida è diventata appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati ed ha toccato quote che nessuno osava sognare. Tra i 666 intrepidi anche Francesco Moser, Maurizio Fondriest e Gilberto Simoni, campioni delle due ruote che nelle rispettive carriere hanno vinto titoli mondiali su strada e su pista, Giro d’Italia, classiche monumento e tante altre gare di livello internazionale. Ai nastri di partenza anche gli ex professionisti Roberto Conti, Daniele Righi, Massimo Codol, l’ex pro e attuale Ct della nazionale italiana Under 23 Marino Amadori e il neoprofessionista Mirko Tedeschi. Presenti senza pedalare anche Franco Bitossi e Marcello Mugnaini, altri due grandi del passato. L’edizione 2014 de L’Intrepida è stata speciale non solo per il numero dei partenti e per i campioni presenti. Doveroso infatti sottolineare anche la bellezza dei paesaggi e dei due percorsi, 42 ed 85, la qualità dei ristori d’epoca preparati al Ponte alla Piera e a Felcino Nero e lo spettacolo allestito al Castello di Galbino. Senza dimenticare l’importanza storica dei luoghi attraversati: dalla piana dove il 29 giugno 1440 fu combattuta la Battaglia d’Anghiari, che ridisegnò i confini della Toscana e che fu immortalata da Leonardo Da Vinci, ai paesi natali di Michelangelo e Piero della Francesca. Il successo della cicloturistica d’epoca è stato confermato dai volti felici degli intrepidi. Da pelle d’oca osservare l’infinito gruppo di ciclisti che si è mosso da Piazza Baldaccio in sella a splendide bici d’epoca e colorato a festa. Tra questi Riccardo La Ferla e Don Marco Salvi, sindaco e parroco di Anghiari, nei panni di Peppone e Don Camillo. Il fine settimana anghiarese si era aperto sabato con la pedalata ciclo-gastronomica, con le visite guidate e con la cena al Castello di Sorci, e si è concluso domenica con il pranzo a base di bringoli. Cornice de L’Intrepida i mercatini d’epoca, la mostra di bici storiche e un numeroso pubblico. Da rimarcare il sostegno degli sponsor, il rapporto di amicizia istaurato con l’imprenditore aretino Pasquale Morini e il lavoro dei volontari che hanno collaborato con l’ASD GS Fratres Dynamis Bile. Grande la soddisfazione di Fabrizio Graziotti, presidente del Comitato Organizzatore. «Siamo felici che tutto si sia svolto per il meglio. L’Intrepida è passione, amicizia ed è soprattutto un sogno che abbiamo prima cullato e poi realizzato. Vedere al via tanti appassionati ed i numerosi campioni del passato ha ripagato in pieno i nostri sforzi. Per questo ringrazio gli iscritti, i soci del nostro gruppo sportivo e tutti
foto LUIGI BURRONI
coloro che hanno collaborato con noi. Il prossimo anno posso già anticiparvi che ci saranno altre gustose novità». Felici anche i fuoriclasse del passato che hanno partecipato alla cicloturistica di Anghiari. Queste le loro parole. Francesco Moser: «Mi ha fatto piacere essere presente. Voglio rimarcare la bellezza dei paesaggi, la calorosa accoglienza che ci è stata riservata e la qualità dei percorsi che presentavano anche tratti molto complicati». Maurizio Fondriest: «Ero stato presente nel 2012 in qualità di starter de L’Intrepida e sono contento di essere tornato come partecipante. Questi posti mi sono entrati nel cuore ed oggi ho vissuto una bellissima giornata». È il turno di Giberto Simoni: «È stata la mia prima volta in una cicloturistica e mi sono divertito moltissimo. Bello pedalare in posti come Anghiari ed accanto a tanti appassionati. Ho respirato un clima di festa e ho provato grande emozione. Mi è sembrato di ritornare bambino e mi ha fatto piacere vedere tante bici così belle». Il concetto è stato ribadito da Bitossi, Amadori, Mugnaini, Conti, Codol, Righi e Tedeschi, campioni che hanno portato prestigio a L’Intrepida e che si sono mostrati fuoriclasse anche di disponibilità. foto LUIGI BURRONI
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