iNBiCi magazine anno 5 - n12 Dicembre 2013

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PISA, CAPITALE DELLA CULTURA

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DA GALILEO ALLA NORMALE, SULLE “SPALLETTE” DELL’ARNO UNA DELLE CITTÀ TOSCANE DI MAGGIOR FASCINO

Luminara di san Ranieri, il capodanno pisano

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Sesto comune della Toscana per popolazione, Pisa – secondo un’antica leggenda – sarebbe stata fondata da alcuni mitici profughi troiani provenienti dall’omonima città greca di Pisa, posta un tempo nella valle del fiume Alfeo, nel Peloponneso. La città, che diede i natali a Galileo Galilei, sorge a pochi chilometri dalla foce del fiume Arno, in un’area pianeggiante denominata Valdarno inferiore, chiusa a nord dai Monti Pisani. Tra i monumenti più importanti della città va annoverata la celebre piazza del Duomo, detta Piazza dei Miracoli, dichiarata Patrimonio dell’Umanità, con la Cattedrale edificata in marmi bianchi e colorati, tra il 1063 e il 1118, in stile romanico pisano, con il portale in bronzo di san Ranieri e il pulpito di Giovanni Pisano. Nella piazza svetta la caratteristica Torre pendente, campanile del XII secolo, alta 56 metri, che acquisì la sua caratteristica inclinazione dieci anni dopo l’inizio della sua costruzione, oggi uno dei monumenti italiani più conosciuti al mondo. L’inclinazione si è protratta per moltissimi anni, fino ad arrestarsi dopo i lavori di restauro conclusisi nei primi del XXI secolo. A Pisa è da notare la presenza di almeno tre campanili inclinati: uno, il più noto, appunto in Piazza del Duomo; il secondo è il campanile della chiesa di San Nicola, situato in via Santa Maria, nelle vicinanze di Lungarno Pacinotti; il terzo, situato a circa metà strada del viale delle Piagge (lungofiume, nella parte est della città), è il campanile della chiesa di San Michele degli Scalzi (in questo caso anche la chiesa ha una significativa pendenza). I quattro quartieri del centro storico della città rivivono le loro tradizioni nel Gioco del

Una suggestiva immagine notturna del Duomo e della Torre di Pisa

Ponte, una delle principali manifestazioni storiche che si svolge nel mese di giugno, in occasione delle festività legate al patrono San Ranieri. All’imbrunire del 16 giugno, per tutta la notte, i Lungarni spengono le proprie luci e si illuminano con candele poste su telai che ricalcano i profili dei ponti e delle finestre dei palazzi: è la magica atmosfera della Luminara.
I quartieri del centro storico di Pisa mantengono una loro identità dal sapore medievale; basta addentrarsi nelle vie e nei vicoli che si dipartono dall’asse nord-sud Corso Italia-Borgo Stretto. Passeggiare per

quelle strade consente di scoprire angoli e piazze altamente suggestive, chiese di antica bellezza, trattorie a base di cucina tipica toscana. Pisa ospita il più rilevante aeroporto della Regione, il “Galileo Galilei” che vanta collegamenti nazionali e intercontinentali diretti. La città è sede di ben tre tra le più importanti istituzioni universitarie d’Italia e d’Europa, l’Università di Pisa, la Scuola Normale Superiore e la Scuola Superiore Sant’Anna, nonché il Consiglio Nazionale delle Ricerche e numerosi istituti di ricerca.


Bicicletta

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CECINA, LA PERLA DEGLI ETRUSCHI

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IL BLU COBALTO DELLA COSTA INCONTRA IL VERDE RIGOGLIOSO DELLE COLLINE LIVORNESI CARTOLINA IDEALE, IL PROSSIMO 2 MARZO, PER LA GRANFONDO INKOSPOR

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Cecina, Bandiera Blu dell’Unione Europea, shopping e di ritrovo per i giovani e le fae la sua marina, incastonate tra l’azzurro del miglie. Ristoranti, pub, trattorie, enoteche mare ed il verde della campagna della Co- offrono un’ottima cucina a base di pesce e sta degli Etruschi, sono località molto amate selvaggina. dai turisti di tutto il mondo per le loro risorse Ricca è la programmazione teatrale e particolarmente vivace la vita sportiva, grazie storiche ed ambientali. Le origini di Cecina sono antichissime, tanto alle numerose e moderne strutture presenti, che recenti studi e ritrovamenti le fanno risa- tra le quali un attrezzatissimo bocciodromo, lire al periodo neolitico. il Parco acquatico ed un importante centro Presso il Museo Civico Archeologico Guer- ippico. Ma Cecina è anche una città dalla razzi, allestito nella settecentesca Villa La grande cultura cicloturistica, che il prossiCinquantina, sede di importanti mostre, mo anno, il 2 marzo, ospiterà la Granfondo sono conservati suggestivi reUn’immagine panoramica delle colline in Val di Cecina perti arcaici ed etrusco-romani: nelle dodici sale sono esposti monili, oggetti in bronzo, ceramiche e suppellettili di provenienza locale, oltre ad eccezionali reperti prestati dai musei etruschi di Firenze e di Volterra. Sui resti visitabili della Villa romana di San Vincenzino, complesso residenziale che risale al periodo tra il I secolo a.C. ed il V secolo d.C., sono visibili le fondazioni, i mosaici, i pavimenti ed una ancora intatta cisterna sotterranea. Cecina è anche una cittadina vivace e moderna, famosa per i suoi negozi che propongono un’ampia gamma di prodotti di qualità. Il corso e la piazza principale, chiusi al traffico, sono luoghi di La Spiaggia di Cecina Mare

Inkospor. Durante tutto l’anno si svolgono eventi, iniziative folkloristiche, feste, sagre ed un celebre mercato settimanale anima le vie del centro. Una baia caratteristica nella costa a Cecina


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SOMMARIO 6

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Riparte alla grande il Romagna Challenge

Sicurezza in gara a cura di Gianluca Barbieri

a cura della Redazione

14 La playmate di dicembre a cura di Mario Pugliese

64 La Domenica del Corriere a cura di Mario Pugliese

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Biotex a contatto di pelle

Pagine gialle

a cura della Redazione

a cura della Redazione

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La “mano santa” dei campioni a cura di Federico Tosi

Quelle volate sulla sabbia a cura della Redazione

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Il telaio ideale

E tu come la pensi? a cura della Redazione

a cura di Roberto Zanetti

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Stampa e ciclismo: vademecum per non sbagliare

Cicloscopio a cura della Redazione

a cura di Mario Pugliese

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RIPARTE ALLA GRANDE IL ROMAGNA CHALLENGE

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ANNUNCIATO IL CALENDARIO 2014: SETTE TAPPE ED UN NUOVO SPONSOR DI PRESTIGIO, NON SOLO TETTI IL CIAK IL 16 MARZO A FAENZA CON LA GRANFONDO CASSANI

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Riparte con l’entusiasmo di sempre ed un nuovo sponsor di prestigio il Romagna Challenge, circuito di riferimento per il mondo granfondistico regionale. Sarà infatti il marchio “Non solo tetti”, azienda leader nel restyling immobiliare, a sponsorizzare le sette gare del calendario, una in meno rispetto all’ultima edizione (all’appello manca la granfondo FRW di Ravenna che si è corsa il 13 ottobre). Una partnership fortemente voluta da Cristian Domeniconi, patron di “Non solo tetti”, ma soprattutto grande appassionato di bicicletta nonché presidente del team ciclistico Speedy: «Si tratta di una sinergia molto importante – spiega Giuseppe Poggi, coordinatore del Romagna Challenge – un’operazione che garantirà all’intero circuito un prestigioso salto di qualità. È una collaborazione che, ci auguriamo, possa proseguire nel tempo, consentendoci di trasformare il Romagna Challenge in una realtà sempre più solida e importante». Le gare del circuito, come detto, saranno sette. Le iscrizioni dovrebbero partire dal 1° gennaio 2014 (con chiusura prevista almeno fino a metà marzo). Per tutti gli abbonati una t-shirt celebrativa che verrà consegnata in occasione della gara inaugurale del circuito che, come nella precedente edizione, comprende alcune tra le più prestigiose Granfondo dell’Emilia Romagna. Si parte il 16 marzo con la Granfondo Cassani di Faenza, giunta alla sua 15ª edizione. A seguire, il 30 marzo, la Granfondo “Città di

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foto CHRISTIAN FERNANDEZ GAMIO

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Riccione” (posticipata di una settimana rispetto al circuito 2013) e il 21 aprile la “Pantanissima” di Cesenatico che quest’anno, nel decennale della scomparsa del Pirata, vivrà una settima edizione speciale. Tre giorni dopo, il 26 aprile, tutti a Imola per la “Over the hills” e il 2 giugno


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foto PLAYFULL NIKON

mente ampio spazio alla rassegna, con focus dedicati a tutte le formazioni più numerose. Nel calendario del Romagna Challenge dovrebbe anche entrare una “prova jolly”, ma a riguardo, l’organizzazione comunicherà l’evento solo quando la notizia avrà il crisma dell’ufficialità: «In generale – spiega ancora Giuseppe Poggi – il circuito quest’anno si svolgerà in uno spazio temporale più compresso, circa quattro mesi, da marzo a luglio. Tutte le granfondo hanno, più o meno, confermato i tracciati della scorsa edizione e anche quest’anno le classifiche individuali saranno riservate agli abbonati».

foto WINDOWEB.IT

la Granfondo Rock Racing di Faenza, che nel 2013 si corse ad agosto. L’8 giugno la Granfondo del Capitano sulle suggestive colline di Bagno di Romagna, e gran finale, il 13 luglio, tra i tornanti del monte Titano con la Granfondo di San Marino che nel 2014 celebrerà la sua seconda edizione. Ogni abbonato potrà partecipare a tutte e sette le gare (con il medesimo numero come da tradizione), ma la classifica – novità di quest’anno – sarà stilata solo in base alle sei migliori prestazioni. «Una regola – spiega Poggi - che abbiamo inserito per non penalizzare chi dovesse saltare una gara del calendario. Una decisione che tanti abbonati ci hanno richiesto e che, dunque, abbiamo deciso di inserire». Prevista anche una sinergia editoriale con la rivista INBICI, che dedicherà mensil-

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Insomma, ci sono tutte le premesse per assistere a sette giornate di grande ciclismo e, dopo il successo dello scorso anno, è probabile che le adesioni crescano sensibilmente: «In realtà – precisa Poggi – l’aspetto numerico, seppur importante per la vita delle manifestazioni, non è quello che come circuito ci interessa di più. Noi puntiamo ad offrire prove che abbiano standard organizzativi e di sicurezza all’altezza delle attese. Ci sono gare del circuito già consolidate ed altre che, sulla carta, hanno ampi margini di crescita. Il nostro obiettivo è uno solo: fare meglio dell’anno precedente e far crescere la credibilità tecnica ed organizzativa del circuito». Info www.romagnachallenge.com




Ed eccoci arrivati a dicembre, il mese consacrato alle feste. Per l’ultimo numero del 2013, INBICI vi ha preparato un’edizione di Natale che, come tutti sanno, non è un giorno o una stagione, ma uno stato d’animo. Come il sorriso seducente di Andrada, la nostra playmate di dicembre, ballerina transilvana con la passione per il sam-

Sotto l’albero con INBICI ba. Come l’amore che lega Elena Gaddoni e Mirko Pirazzoli, “due cuori e una MTB”. Come la passione che anima gli organizzatori del Romagna Challenge, della Granfondo Costa d’Amalfi o del Trentino MTB. All’interno della rivista troverete, come sempre, un focus sulle ciclo-aziende più dinamiche (come Biotex), lo spazio legato all’amarcord (Giannetto Cimurri), gli approfondimenti tecnici

(come affrontare una crono) e gli spunti sull’attualità (giusto o sbagliato estromettere gli ex dopati dalle granfondo?). Ricordando agli sportivi, in particolare a coloro che temono i bagordi della festa, “che non si ingrassa da Natale a Capodanno, ma da Capodanno a Natale”, porgiamo a tutti i lettori di INBICI i nostri più sinceri auguri di buone feste e di un prosperoso anno nuovo.

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L’EDITORIALE l’editore MAURIZIO ROCCHI



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IN COPERTINA 20° anno

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GRANFONDO INKOSPOR VAL DI CECINA

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La gorgia toscana risuona ancora una volta tra le strade della Val di Cecina (LI) dove il 2 marzo 2014 si correrà l’11a edizione della Granfondo Inkospor Val di Cecina. Dopo aver esordito nel Giro del Granducato di Toscana della scorsa stagione, la gara tornerà il prossimo anno per accompagnare “vecchi” e nuovi pedalatori tra salite e discese della Maremma toscana inseguendo le orme dei più recenti vincitori. Già, la Maremma, perché non è solo la zona di Grosseto a farne parte. Per primo lo sottolineò Dante: «con voi nasceva e s’ascondeva vosco quelli ch’è padre di ogni mortal vita quand’io senti’ di prima l’aere tosco» (Paradiso, XXII, vv. 115-117). Lo scorso marzo sul più lungo dei due percorsi il trionfo era andato a Giuseppe Di Salvo e a Claudia Gentili e nel corto a Massimiliano Grazia e Francesca Martinelli. Sulle strade di questa competizione, tra le province di Livorno e Pisa, sport e territorio si incontrano lasciando piacevoli emozioni e ricordi a tutti i partecipanti, che non disdegnano poi di fare ritorno in quelle terre ricche di storia, tradizioni e cultura, terre dal buon vino e dai sapori inimitabili che i partecipanti possono fare propri quando in altri territori uscire in bici è ancora proibitivo. Venendo agli aspetti tecnici si riconfermano i due apprezzati tracciati della competizione 2013 con un “corto” di 87,7 km e 1190 m/dsl ed un “lungo” di 130 km ed un dislivello che sale a 2230 metri. L’ufficio gare sarà allestito a Cecina, presso il Palazzetto dello Sport di Via Napoli, a pochi passi dal centro cittadino.

Dopo il via da Corso Matteotti, nella prima parte di gara ci sarà da affrontare la facile salita di Guardistallo, giusto per sgranare un po’ il gruppone. Si proseguirà a quel punto verso Bolgheri con i classici mangia e bevi toscani fino alla salita di Monteverdi Marittimo che transita per l’abitato di Castagneto Carducci. Raggiunto poi Canneto la corsa troverà il bivio dei due percorsi, che porterà il “corto” tra campi e pendii coltivati in cui dominano i colori delle terre che tanto hanno reso famose queste zone, chiudendo l’anello con i passaggi per Guardistallo e quindi Cecina. Il “lungo” invece salirà a Serrazzano per poi passare per Larderello, con le sue sorgenti geotermiche, e Pomarance. Qui si staglierà la dura ascesa di Micciano dopo la quale si ridiscenderà a valle per riunirsi con il percorso corto e attraverso il dente dei Pozzatelli involarsi sul traguardo cecinese. Per strappare un biglietto per la corsa toscana di inizio marzo è disponibile la procedura on line sul sito www.mysdam.it. In alternativa, scaricando il modulo di iscrizione dal sito della manifestazione sarà possibile compilarlo e inviarlo via fax al numero 0521.1857115 allegando copia dell’avvenuto pagamento della quota. I costi di partecipazione saranno di 30 euro fino al 23 febbraio e di 40 euro invece fino al 1° marzo. Nella giornata di sabato 1 marzo sarà

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possibile iscriversi solamente presso l’ufficio gare a Cecina dalle 14.30 alle 18.00. Chi vorrà prendere parte alla cicloturistica abbinata potrà farlo al costo di 25 euro entro il 1° marzo. La Granfondo Inkospor Val di Cecina è inoltre inserita nel 20° Giro delle Regioni. Info: www.ciclisticacecina.com


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LA PLAYMATE DI DICEMBRE a cura di MARIO PUGLIESE

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«LE GAMBE DA MODELLA? TUTTO MERITO DELLA MIA MOUNTAIN BIKE» SI CHIAMA ANDRADA, HA 19 ANNI E, MALGRADO PROVENGA DALLA TRANSILVANIA, HA UNA PASSIONE SFRENATA PER IL SAMBA

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Fisico statuario da pin-up, morbida come il burro, con la pelle bianco latte e lo sguardo adescatore alla Eva Kant. Lei si chiama Andrada Greceanu – 19 anni e genealogia transilvana – ed è la nostra playmate di dicembre. Un po’ cat-woman e un po’ Gessica Rabbit, Andrada ha una passione per il “sabor latino” e, anche se fisicamente ricorda più la Perestrojka che i Caraibi, adora ballare il samba: «È sempre stata la mia grande passione – dice – e, anche se provengo dalla fredda Romania, fin da piccola ballavo soltanto salsa e merengue. Penso di avere un talento naturale che spero diventi un lavoro, ma anche se dovesse andar male, ho già pronto un piano B».


E il “piano B” è l’Istituto Turismo ed Economia Aziendale che sta frequentando a Gabicce Mare, al confine tra la Romagna e le Marche: «Viaggiare per il mondo è l’altra mia grande passione. Sto studiando per aprire un’agenzia viaggi o magari per fare la

hostess sugli aerei. Da quando, a soli 13 anni, ho lasciato la Romania, mi sento una cittadina del mondo. Mi piacerebbe visitare tutte le capitali del pianeta. E farlo con una divisa dell’American Airlines sarebbe il massimo». Sportiva, estroversa e sognatrice, ha un suo segreto di bellezza: «Le mie gambe da modella? Tutto merito della mia inseparabile mountain bike. Non ho ancora la patente e dunque, da quando sono in Italia, mi sposto solo in bicicletta. Macino ogni giorno chilometri su chilometri sui pedali, un esercizio ideale per il mio fondoschiena». Come darle torto?

FOTO ALBERTO PAZZAGLIA - BETOBAHIA


GRANFONDO COSTA D’AMALFI PIÙ CHE UN “PACCO GARA” UNA STRENNA NATALIZIA! MAI COSÌ RICCO IL CADEAU PER GLI ISCRITTI ALLA SECONDA EDIZIONE DELLA RASSEGNA PARTENOPEA

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Mancano ormai tre mesi alla 2ª edizione della Gran Fondo Costa d’Amalfi e dunque, alla consolle organizzativa, la ASD Movicoast Sport & Turismo sta lavorando a pieno regime per presentare una rassegna di altissimo livello tecnico ed organizzativo. Fiore all’occhiello della kermesse il pacco gara che verrà donato a tutti gli iscritti. All’interno un kit integratori della EthicSport, marchio leader nell’integrazione alimentare per gli sportivi, un impermeabile Granfondo Costa d’Amalfi 2014 personalizzato per l’occasione dallo sponsor Givova, una bottiglia di vino rosso offerto dalla cantina Ettore Sammarco ed un campione da 25 ml di WD-40, perfetto alleato nella manutenzione delle biciclette da corsa (in un solo prodotto, 5 eccezionali funzioni: idrorepellente, anticorrosivo, lubrificante, detergente e sbloccante). Inoltre una borraccia offerta dalla ditta FRW, azienda romagnola leader nel settore della produzione di biciclette, che sarà lo sponsor della manifestazione, un coupon per la consumazione di gelati della pasticceria Pansa, nel centro storico di Amalfi, il biglietto d’ingresso gratuito (per atleti ed accompagnatori) per il concerto “My album” del famoso chitarrista Giulio Tampalini e per le visite guidate nei vicoli amalfitani che il Consorzio Turistico Amalfi di Qualità organizzerà dal 22 marzo tra le mille botteghe, i ristoranti e i commercianti. Sempre all’interno del pacco gara si potranno trovare buoni sconto per l’acquisto di prodotti tipici presso aziende del posto. La kermesse amalfitana organizzerà, inoltre, i rifornimenti e il pasta party all’arrivo (partecipazione gratuita anche per tutti gli accompagnatori ospiti della due giorni), l’assistenza meccanica e sanitaria in corsa; ed ulteriori gadget a sorpresa.

Sempre più ricche anche le premiazioni che quest’anno, al posto delle tradizionali coppe, verranno sostituite da 6 buoni per misurazione biomeccanica di base da parte dell’azienda “Cicli Conte Velosystem” di Fondi, salumi di qualità e arrosticini offerti dal “Salumificio Marchesani Europa Ovini Srl” di Ripa Teatina, gadget e premi offerti dalla ditta FRW, 60 bombolette da 200 ml di lubrificante WD-40 ed altri premi a base di prodotti alimentari tipici del territorio. I premi saranno diretti ai vincitori assoluti e di categoria dei due tracciati, ma vi saranno anche premi a sorteggio: l’unica condizione per i premi a sorteggio è che bisognerà essere presenti alla premiazione. Da quest’anno, infine, la Gran Fondo di Amalfi aderirà al nuovo Circuito Campano delle granfondo, mantenendo la sua partnership con i circuiti Dalzero e Centro Italia 2014, così come restano confermati i gemellaggi con le Cinque Terre e la Granfondo Terre dei Vairano. Infine, il comitato organizzatore ha registrato l’inclusione nel Prestigio 2014 della manifestazione siciliana “8° Gran Fondo della Ceramica”, in programma a Santo Stefano di Camastra il 16 marzo 2014. In virtù di un nuovo gemellaggio, chi parteciperà il 16 marzo alla manifestazione siciliana e si iscriverà il 23 marzo ad Amalfi beneficerà di transfer gratuito in andata e ritorno dall’aeroporto/porto/stazione FS di Napoli fino alla Costiera Amalfitana; e delle quote agevolate già sul sito per le strutture ricettive convenzionate della costiera amalfitana, con l’ulteriore beneficio che su sette giorni di permanenza ne pagheranno solo cinque. foto BETTINIPHOTO


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23 Marzo 2014

Patrocini in fieri:


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BIOTEX A CONTATTO DI PELLE PRESENTATE LE COLLEZIONI 2014 DELLA PRESTIGIOSA AZIENDA FAENTINA DI INTIMO SPORTIVO: «IL TESSUTO SI EVOLVE, MA IL MIX CON LA TRADIZIONE SARTORIALE ITALIANA DIVENTA SEMPRE PIÙ SALDO»

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Quando i ciclisti, negli anni ’70, combattevano il freddo pungente con i classici fogli di giornale piegati sotto la maglietta, in un’antica sartoria di Faenza qualcuno, dotato di lungimirante spirito pionieristico, cominciò a parlare di “sostegno muscolare differenziato”, di “alta traspirabilità” e di “smart compression”. Concetti che, in quegli anni, sembravano visionari e che, invece, di lì a poco, avrebbero gettato le basi di una nuova, rivoluzionaria cultura dell’abbigliamento sportivo. Da una semplice domanda («possibile che la sartoria non sia in grado di produrre filati più comodi di un foglio di giornale?») nacque Biotex, dal 1967 riferimento dell’alta sartoria manfreda e dal 1993 la prima azienda italiana specializzata nell’intimo tecnico. Un brand che, anche nell’era della globalizzazione low cost, è rimasto tenacemente fedele al dogma del “made in Italy” e ai suoi principi fondanti: la passione per lo sport abbinata alla rinomata artigianalità della maglieria italiana, quella che – con ago e filo – ha esportato l’alta moda nel mondo.

«Ogni prodotto che esce dalla nostra azienda – spiega Barbara Visani, che ha ormai ricevuto dal padre il testimone della prestigiosa azienda faentina – rappresenta l’insieme dei valori in cui crediamo: l’innovazione, la qualità dei filati, la tradizione sartoriale, l’unicità dei campionari e la tecnologia, in una parola l’eccellenza». Per i neofiti del settore, una maglietta d’intimo per ciclisti potrebbe sembrare un capo elementare e, invece, dietro ai campionari Biotex, si nasconde una lunga attività di ricerca anatomica e sartoriale, «perché – come spiega Barbara Visani – l’obiettivo che ci siamo posti è ambizioso: creare per gli sportivi una seconda pelle che impedisca la dispersione dell’energia corporea e garantisca il massimo comfort».


Da qui è nata la fibra in polipropilene Btx di Biotex che – grazie ad un mix calibrato di poliestere, seta, lana, acrilico, nylon e cotone – assicura ai capi d’intimo proprietà uniche: la compressione, il requisito anallergico ed antibatterico, l’ecologicità dei sistemi produttivi, la termicità dei tessuti, la prerogativa dell’healthy & dry (asciutto e sano), la leggerezza e il comfort, l’alta vestibilità, la facile manutenzione e la garanzia del prodotto. «La tessitura Biotex – spiega Barbara – supporta le fasce muscolari per favorire una migliore ossigenazione in modo da ritardare la fatica. Stimolando l’epidermide con micro-massaggi, infatti, diminuiscono sensibilmente le aderenze fra pelle e muscolo e si riattiva il richiamo sanguigno in modo da ottimizzare lo sforzo e ritardare la formazione di catabolismi e acido lattico». Nei campionari biotex canotte, t-shirt, lupetti, calzamaglie, smanicati,

Barbara Visani titolare di Biotex

wind jackets, sottocaschi, scaldacolli, berrette, passamontagna, reggiseni, boxer, guanti, calzette e copriscarpe. Tutti accomunati dagli stessi standard di qualità: «Lo stile e l’estetica – aggiunge Barbara – sono indicatori sempre più decisivi nella scelta degli acquisti, ed è per questo che, anche Biotex, nelle sue nuove collezioni, ha tenuto in debita considerazione i gusti e gli orientamenti degli acquirenti. Ciò non toglie che l’elemento cardine dei nostri campionari resti la qualità suprema dei nostri capi ed è su quella che, al di là delle mode, abbiamo sempre concentrato le nostre ricerche. Per questo, negli store in cui siamo presenti, ci teniamo, in modo particolare, a ‘spiegare’ i nostri articoli, cercando con il cliente il prodotto più adatto e congeniale per le sue specifiche esigenze”.


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RICCIONE, DOVE IL FOLKLORE SPOSA L’ELEGANZA

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LA PERLA DELL’ADRIATICO HA SAPUTO CONIUGARE NEGLI ANNI LA TIPICA OSPITALITÀ ROMAGNOLA CON LA MOVIDA DELLE DISCOTECHE E L’OFFERTA PATINATA DELLE SUE BOUTIQUE ESCLUSIVE

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È l’ombelico della “movida” adriatica, quello spicchio di riviera capace di coniugare il folklore romagnolo con l’eleganza di un turismo patinato. È la perla verde della Riviera, la località diventata celebre nel mondo per lo shopping in viale Ceccarini, per le sue discoteche di tendenza e per l’ospitalità che, da sempre, appartiene al genoma di questa terra. Riccione è una località di mare che dalle sue origini è stata capace di anticipare ed interpretare i mutamenti economici, sociali e di costume della società italiana meritandosi l’indiscusso titolo di “cuore” delle vacanze estive. Una piccola realtà che, facendo leva sulla dedizione al lavoro dei suoi cittadini (accoglienti ed ospitali con i turisti, testardi ed ostinati a migliorare ed aumentare l’offerta turistica e, soprattutto, grandi amanti del “vivere bene”) ha raggiunto la celebrità a livello nazionale ed internazionale; celebrità che, ogni anno, la rende la meta ideale per migliaia di turisti che vogliono vivere la vacanza ognuno secondo il proprio gusto e stile. È questo un altro segreto del successo di Riccione: essere un luogo accessibile a tutti (famiglie, single, giovani, adulti e anziani, uomini e donne, imprenditori, studenti ed operai), fruibile in diversi modi (di giorno o di notte, in spiaggia o facendo sport, ballando o riposandosi). Ma quello che più caratterizza Riccione è la sua capacità di intercettare le tendenze ed i cambiamenti restando, costantemente, un punto di riferimento. Geograficamente è situata nella parte sud orientale dell’Emilia Romagna e si affaccia sul litorale adriatico, a nord della foce del torrente

Conca. Con i suoi 35.543 abitanti è il comune più popoloso della Provincia di Rimini da cui dista soli 15 chilometri. Tutta la sua storia è intessuta da cultura dell’ospitalità, fin dall’inizio del secolo scorso, quando fu il turismo delle famiglie aristocratiche a far emergere la vocazione all’accoglienza dei primi improvvisati operatori. Poi Riccione seppe reinterpretare con professionalità il proprio ruolo di Perla delle vacanze, creando innovazione attraverso il servizio. Oggi Riccione è una delle principali località turistiche della Riviera Romagnola, con numeri di tutto rispetto: circa 150 stabilimenti balneari e 460 alberghi, per una spiaggia di sabbia finissima sulla quale vigilano 41 postazioni di salvataggio. Una località ambita soprattutto dai giovani, per i quali il divertimento non si ferma mai, neppure di notte, ma anche dalle

famiglie con bambini al seguito: la tipologia dei fondali e le strutture ricettive alberghiere e balneari sono, infatti, “a misura di bambino”, per soggiorni sicuri quanto appaganti. Standard qualitativi ai massimi livelli, anche per andare incontro alle sempre maggiori esigenze dei turisti, tra cui sempre più numerosi quelli stranieri, e non solo tedeschi. Ma Riccione è anche cultura, come dimostrano alcune importanti iniziative che la città ospita: il Premio Giornalistico “Ilaria Alpi”, Il Premio Riccione per il Teatro (biennale), il Premio TTV (biennale), oltre a presentazioni di libri ed importanti incontri culturali. Da qualche anno Riccione ha aumentato la propria offerta turistica anche grazie alla realizzazione di importanti strutture, sviluppando nuovi segmenti che le permettono di “restare accesa” 365 giorni l’anno.

Oltremare, il centro del mondo marino

Una vista della spiaggia di Riccione



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GIRO DEL GRANDUCATO DI TOSCANA

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a cura di NEWSPOWER

NELL’ANTICA TERRA ETRUSCA CINQUE TAPPE D’IMPAREGGIABILE SUGGESTIONE. IL CIAK IL 2 MARZO CON L’11ª EDIZIONE DELLA GRANFONDO INKOSPOR VAL DI CECINA

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Bellezze artistiche e naturali, sapori e profumi si incontrano in Toscana, terra dall’antica storia e solcata da chilometri di strade che conducono alla scoperta delle sue mille sorprese. Ed è proprio su queste strade che ogni anno si gettano migliaia di ciclisti stregati dal richiamo di uno dei circuiti ciclofondistici più affascinanti e attraenti d’Italia. Il 2014 sarà dunque l’anno della 16ª edizione del Giro del Granducato di Toscana e, già fin dalle prime battute, le cinque tappe mettono in mostra le proprie virtù. Il successo di questo appuntamento con lo sport, l’agonismo ed i profumi dell’antica terra etrusca è cresciuto grazie all’impegno degli organizzatori delle singole gare inserite in calendario che, unendosi,

hanno dato vita ad una proposta accattivante ed in grado di accontentare gli appassionati puri delle due ruote ed anche i corridori più esigenti. In gara non mancano salite tecniche per i grimpeur purosangue, ma nemmeno grandi discese e tratti veloci da veri intenditori, così come le appaganti viste panoramiche che il territorio regala. Anche nel 2014 ci saranno cinque magici appuntamenti che porteranno il popolo delle ruote fine dalle colline al lungomare, tra vecchie miniere, aree dall’immenso valore naturalistico e centri ricchi di tradizioni. Il Giro del Granducato di Toscana rappresenta insomma il perfetto connubio dello sport con il territorio che lo accoglie. A dare il “la” all’intera kermesse ci pense-

rà il 2 marzo l’11ª edizione della Granfondo Inkospor Val di Cecina, che per il secondo anno si riconferma gara d’esordio nel circuito toscano. Tre settimane più tardi, il 23 marzo, ci si sposterà all’ombra della torre pendente più famosa del mondo per la prima edizione della Granfondo Città di Pisa. Il terzo appuntamento sarà poi il 13 aprile con la 17ª Green Fondo Paolo Bettini – La Geotermia. Da Pomarance, in provincia di Pisa, si pedalerà alla scoperta di territori di grande fascino, tra la Costa Etrusca di Cecina e la zona delle sorgenti geotermiche di Larderello. La quarta tappa porterà il circuito in riva al mare a Viareggio (LU), dove il 27 aprile

La partenza della Granfondo BMC Diavolo in Versilia edizione 2013


Una vista suggestiva del Duomo e la torre di Pisa adiacente al passaggio previlegiato dei ciclisti per la Granfondo Città di Pisa

toccherà alla 18ª Granfondo BMC Diavolo in Versilia Internazionale, gara intensa e spettacolare. Saranno diciotto anche le candeline che spegnerà l’ultimo degli appuntamenti di questo tour toscano. L’11 maggio San Gimignano (SI) accoglierà all’ombra delle sue torri una nuova edizione della Granfondo della Vernaccia, gara che si colloca nell’èlite delle granfondo italiane. Per prendere parte all’intero circuito è possibile abbonarsi fino a fine anno al costo di 120 euro. Dal 2 gennaio e fino a metà febbraio la quota scenderà invece a 115 euro. Come consuetudine la data di iscrizione servirà a determinare l’inserimento nelle rispettive griglie di partenza per ciascuna prova. I corridori che si registreranno entro il 31 dicembre avranno Atleti impegnati nella scorsa Granfono Val di Cecina

accesso alla prima griglia riservata agli abbonati. È poi possibile iscriversi attraverso un “abbonamento solidarietà” al costo di 200 euro. Grazie a questa formula i primi

25 atleti che sceglieranno di aderirvi potranno accedere agli altrettanti posti speciali nella griglia di merito. Info: www.girodelgranducato.com Un’immagine artistica delle torri di San Gimignano


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CENTRO CITTÀ

L’AUMENTO ESPONENZIALE DELLE BICICLETTE NELLE CITTÀ ITALIANE SOLLEVA NUOVI PROBLEMI E NUOVI INTERROGATIVI. CIPRIANO (ANEIS): “NECESSARIA UNA POLIZZA, COME GIÀ ACCADE IN SVIZZERA”

ASSICURAZIONE OBBLIGATORIA PER I CICLISTI?

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Sarà la crisi, la voglia di mantenersi in forma o una rediviva coscienza ecologica, sta di fatto che, in Italia (come in tutta Europa, del resto), continua a crescere in maniera esponenziale il numero di persone che, in alternativa all’auto, sceglie di spostarsi utilizzando la bicicletta. A Roma, ad esempio, nel 2013 si sono contati oltre 170 mila bikers, dieci volte di più rispetto al 2010. L’utilizzo della bicicletta, del resto, non è soggetto ad alcun obbligo o limitazione. Non servono patenti e neppure assicurazioni. Se si escludono i corsi di educazione alla mobilità che cominciano a comparire nei programmi didattici delle scuole dell’infanzia, il ciclista può essere, in linea teorica, un perfetto analfabeta della circolazione. Che non conosce la segnaletica, l’obbligo della precedenza e neppure la differenza fra un senso unico e un divieto di transito. Eppure, recitano le statistiche del Ministero dei trasporti, negli ultimi anni si è registrato un numero crescente di incidenti causati da ciclisti a causa della loro non osservanza (o non conoscenza) delle norme del codice stradale. Ad esempio, a Milano su un totale di 819 sinistri stradali, 15 (0,6%) sono stati causati da una bicicletta, contro i cinque causati da bus/ tram. L’Osservatorio Utenze Deboli ha reso noto che “negli ultimi dieci anni la media degli incidenti che hanno coinvolto ciclisti e pedoni è stata di circa 180 incidenti all’anno su tutto il territorio nazionale”, con circa 2-3 decessi ogni anno.

Questi comportamenti – si evince dalle ultime ricerche demoscopiche – hanno reso la categoria dei ciclisti invisa agli automobilisti, anche alla luce della non obbligatorietà per i ciclisti a sottoscrivere polizze assicurative. E così, malgrado dall’inizio dell’anno ad oggi siano ben 296 i ciclisti morti in seguito ad incidenti stradali (in pratica uno al giorno), a finire sotto processo, talvolta, è la cosiddetta “utenza debole”. Da una recente indagine, ad esempio, è emerso che il 58% degli automobilisti intervistati denuncia “la mancanza di attenzione nell’immettersi nelle strade”, il 44% degli intervistati fa notare “che rari sono i ciclisti che usano segnalatori luminosi o sono almeno muniti di catarifrangente durante le ore notturne”, infine il 40% punta il dito “sul loro cambio improvviso di direzione senza segnalazione alcuna”.

foto GIÒ VOLPI

«Quello dei ciclisti indisciplinati è divenuto un problema serio in molte città italiane dove la percentuale di chi sceglie questo mezzo è molto alta – spiega a Il Sole 24 Ore l’avvocato Luigi Cipriano, presidente dell’Aneis, l’associazione nazionale esperti infortunistica stradale –. Mi è capitato di trattare danni subiti da pedoni urtati da ciclisti che transitavano irregolarmente sui marciapiedi, o di seguire casi in cui i ciclisti sono stati causa di incidenti e tamponamenti tra automobili. Fermo restando che chiunque causi danni a cose o persone è tenuto al risarcimento, ex art. 2043 del Codice Civile, credo che sia opportuna una maggiore diffusione della cultura civica, magari proprio a partire dalle scuole, e per chi utilizza la bici suggerirei un’adeguata polizza assicurativa. Sebbene questa prospettiva possa sembrare surreale nel nostro Paese, in altri, come ad esempio la Svizzera – conclude Cipriano – le assicurazioni per i ciclisti sono già obbligatorie».


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LA “MANO SANTA” DEI CAMPIONI a cura di FEDERICO TOSI

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UN LIBRO RICORDA IL PROFILO E LA VITA DI GIANNETTO CIMURRI, UMILE MA PREZIOSISSIMO PERSONAGGIO DEL CICLISMO CHE, OLTRE AI MUSCOLI, RICOSTRUÌ L’ANIMA DI TANTI CAMPIONI

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In un mondo in cui i soprannomi sono quasi un “tic”, lui lo chiamavano la «mano santa dei campioni». E in effetti, nelle istantanee d’epoca, che ritraggono Giannetto Cimurri intento a maneggiare i muscoli d’argilla degli assi del pedale, in quegli affreschi in bianco e nero, che raccontano il ciclismo eroico e polveroso degli anni venti, si coglie un rivolo di liturgica sacralità.

Giannetto Cimurri a fianco del campionissimo Fausto Coppi

“Mano santa” (o il “mago”) sorrideva di fronte a questa nomea. Perché Giannetto Cimurri non faceva nulla di santo o misterioso: semplicemente sorrideva ai suoi “ragazzi” e poi li curava con le sue mani e con le creme fatte in casa con decotti di erbe e chiara d’uovo.

Un eccellente libro di Paolo Alberati con prefazione di Romano Prodi dato alle stampe nella primavera di un anno fa, ricorda il profilo e la vita di questo umile, ma preziosissimo personaggio del ciclismo, mancato nel giorno di Natale del 2002 alla veneranda età di 97 anni. Oltre mezzo secolo di carriera sfilano nel bel libro della Giunti Editore attraverso fotografie uniche e rarissime. Ci sono tutti gli “eroi della strada” dell’epoca sullo sfondo di un’Italia che cerca di risollevarsi dai disastri della guerra. Ma soprattutto c’è un ciclismo con il suo fascinoso potere catartico: la fatica e il sudore dell’atleta come metafora di un’esistenza da ricostruire. E, filo conduttore dell’opera editoriale, c’è tutta la forza di “mano santa”-Cimurri, il confidente, l`amico, il guaritore, il fratello di tanti campioni. Per questo un piccolo massaggiatore che vive in prima persona l’epopea dei Binda, dei Coppi, dei Bartali, dei Magni, dei Taccone, dei Baldini, dei Moser, dei Merckx, degli Adorni, delle tante nazionali azzurre e olimpiche, diventa anche lui un mito. Perché Cimurri, nato a Reggio il 27 settembre Giannetto Cimurri al rifornimento di una gara in attesa dei corridori del 1905, ha ricostru-

ito i muscoli, ma anche l’anima, la forza e l’equilibrio di questi campioni. Il massaggiatore, che ha vissuto le grandi pagine del ciclismo antico e moderno, ha avuto anche il merito di raccogliere cimeli, ricordi e dediche commoventi, che trasudano gratitudine vera. Trentaquattro anni come massaggiatore della Nazionale di ciclismo, con al suo attivo 40 Giri d’Italia, 8 Olimpiadi, 74 Campionati del Mondo fra strada, pista e ciclocross.

Qui lo vediamo mentre attacca il numero di gara al campione Gino Bartali

Fiorenzo Magni dice che «Cimurri era capace di massaggiarti anche l’anima». Più che massaggiatore era “soigneur”, termine francese che significa “colui che si prende cura di…”. Praticamente, come scrisse Ermanno Mioli centrando l’obiettivo, un “Buon Samaritano” per tutta la vita. E quanto ci farebbe comodo nel ciclismo di oggi qualche Cimurri in più e qualche stregone in meno…



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CRONOSQUADRE DEL TIRRENO

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PROFUMO DI IRIDE SUL LITORALE PISANO TORNA IL 16 FEBBRAIO 2014 LA KERMESSE ORGANIZZATA DALL’ASD FOLGORE BIKE DI PAOLO AGHINI. GRANDE NOVITÀ DI QUESTA EDIZIONE L’INSERIMENTO DELLA CRONO VINTAGE DENOMINATA “LA TIRRENICA”

foto PLAYFULL NIKON

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Per la serie “La sfida continua”, torna il prossimo 16 febbraio la Cronosquadre del Tirreno, Coppa del Mondo di “crono a 8” e terza edizione della prova di apertura del calendario toscano. Alla consolle organizzativa, come sempre, l’ASD Folgore Bike presieduta dall’infaticabile Paolo Aghini. Le iscrizioni alla rassegna, valida come prova prologo del Granducato di Toscana, si sono aperte il 1° dicembre 2013. La partenza della corsa, che nel calendario toscano ha – di fatto – sostituito la Costa Etrusca di San Vincenzo, è fissata per le ore 9 del 16 febbraio 2014 da Piazza Belvedere a Tirrenia, in provincia di Pisa, che sarà anche l’area logistica della kermesse. Qui, infatti, verrà allestita l’area tecnico/espositiva, il bike village ed il pasta party. La gara, aperta a tutte le formazioni italiane che gareggeranno con 8 elementi, è valida come prova di Coppa del Mondo e come tappa del “Crono Granducato Cup” (per le squadre abbonate al Granducato di Toscana che correranno con cinque elementi). La corsa si svilupperà su un circuito interamente pianeggiante disegnato sulla litoranea pisana. Grande novità di quest’anno la prima edizione della crono vintage denominata “La Tirrenica”, prova di regolarità con biciclette d’epoca riservata a rappresentative formate da 3/6 elementi. Ai fini della graduatoria finale, verranno valutate l’autenticità della bicicletta e dell’abbigliamento. La corsa – che si avvale del supporto di Alessio Berti, Giacomo Cenziatti e Valentina De Giorgis – si snoderà lungo un percorso di circa 8,7 km che da Tirrenia porterà a Marina di Pisa e ritorno. Un’altra novità di questa edizione è l’introduzione della crono in tandem, altra “gara nella gara” che promette spettacolo. www.cronosquadredeltirreno.com

foto PLAYFULL NIKON



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E TU COME LA PENSI? info@inbici.net

a cura della REDAZIONE

VADE RETRO DOPATO

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5 min

IN AUMENTO LE GRANFONDO CHE, DALLA PROSSIMA STAGIONE, RIFIUTERANNO LE ISCRIZIONI DI CHI È INCORSO IN SQUALIFICHE. E IL MONDO DEL CICLISMO SI SPACCA: GIUSTA O INUTILE LA “TOLLERANZA ZERO”?

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L’elenco delle granfondo che, dalla prossima stagione, non accetteranno più le iscrizioni dei ciclisti squalificati per doping continua ad allungarsi. È l’approdo, per certi versi scontato, di una lunga battaglia culturale che intende tracciare una linea di demarcazione tra chi pratica ciclismo con sano spirito sportivo e chi, invece, per due prosciutti, è disposto a ricorrere all’aiutino artificiale. E il mondo del ciclismo, come sempre, si spacca tra chi considera il “repulisti” un doveroso atto di principio e chi, al contrario, parla di scelta inutile ed ipocrita. Ecco due punti di vista (opposti) per farsi un’idea. VIA GLI EX DOPATI DALLE GRANFONDO Escludere dalle granfondo i corridori condannati per doping non solo è legittimo, ma è un “atto dovuto”. Un modo per evitare che certe manifestazioni, consacrate agli ideali più alti dello sport, si tramutino in patetiche rimpatriate fra ex professionisti smaniosi di rivalse. Depennare i furbetti è anche un atto di necessaria prevenzione, un modo per evitare di contagiare con principi “malati” i valori immacolati del cicloturismo. In molti casi, infatti, sono stati proprio ex professionisti dai trascorsi chiacchierati ad alimentare nelle granfondo la cultura virale dell’aiutino, spacciando consigli, ricette e talvolta persino recapiti di medici compiacenti. Per questo, tra furbi ed onesti, è necessario alzare al più presto un argine, un filo spinato da cui non far filtrare neppure una pasticca.

foto NEWSPOWER CANON


foto PLANINSCHEK

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L’elemento competitivo nelle granfondo dev’essere, per convenzione, blando e marginale: giusto misurarsi con se stessi e, talvolta, confrontarsi con gli avversari. Ma esasperare l’agonismo, anteponendolo alle logiche virtuose dello “stare insieme”, è sempre sbagliato. La presenza di certi personaggi, invece – che in passato hanno già “barato” – altera in partenza i principi genuini che governano queste kermesse, alzando l’asticella dell’agonismo collettivo e dunque delle prestazioni. Ecco dunque che, in uno scenario diventato improvvisamente competitivo, può scattare il principio di emulazione, quello che contagia i bambini quando scimmiottano, dopo il gol, l’esultanza rituale del loro campione preferito. Ma se il modello è sbagliato, il rischio di rovinare il sistema è altissimo. Dunque, per non indurre in tentazione, meglio isolare subito le “mele marce” e sradicare l’ortica alla radice. CHI HA PAGATO HA DIRITTO ALLA RIABILITAZIONE Pensare di risolvere il problema doping nelle granfondo lasciando a casa i “pregiudicati” è illusorio e persino nocivo. Il provvedimento, infatti, rischia di depistare i controlli, come se – cacciati i reietti – il pericolo cessi di esistere. Un ex professionista, in realtà, non ha bisogno di epo per (stra)vincere una gran fondo, dunque – a dispetto della fedina penale macchiata – è quasi impossibile che si presenti ai blocchi imbottito di sostanze proibite. Molto più facile che a cadere in tentazione sia il cicloturista di scarso talento, quello che per emergere ha bisogno dell’aiutino artificiale.

Il valore retroattivo della sanzione, fra l’altro, è un’anomalia giurisprudenziale molto penalizzante, perché esclude dalle corse anche quei corridori che hanno già espiato le loro pene. Così potrebbe capitare che, per assurdo, un atleta risulti abile a gareggiare al Tour de France, ma non alla Nove Colli. Lo sport, a qualsiasi livello, obbedisce invece a principi etici universali: quando un atleta sbaglia, è giusto che sia squalificato. Ma una volta scontata la sua pena, a meno che non si parli di “radiazione a vita”, il reintegro è un suo diritto giuridico. Per questo negare ad un ciclista la partecipazione ad una granfondo, per un episodio legato ad altri tempi e ad altri contesti, è un atto d’inutile severità, un espediente per confinare il “male” al di fuori del gruppo, ignorando che, a volte, come diceva Gothe, «dove c’è più luce l’ombra è più nera».


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11 min STAMPA & CICLISMO: VADEMECUM PER NON SBAGLIARE a cura di MARIO PUGLIESE

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INTERVISTE GRADEVOLI O IMBARAZZANTI, LE GAFFE DA EVITARE, CRISIS MANAGEMENT, SOCIAL NETWORK E IMMAGINE EXTRA-SPORTIVA. STATE PER DIVENTARE DEI CORRIDORI FAMOSI? LEGGETE CON ATTENZIONE QUESTO ARTICOLO E PRENDETE APPUNTI

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Non è semplice tracciare un vademecum sulle regole basiche di un ufficio stampa di un team ciclistico professionistico. Ogni vicenda, infatti, è diversa da un’altra e, anche se i casi possono sembrare assimilabili, divergono per contesto, scenario mediatico e profilo dei protagonisti. Tuttavia, qualche regola aurea della professione è possibile definirla. Ecco dunque l’Abc che un buon esperto di comunicazione deve sempre ricordare ai suoi ciclisti. L’INTERVISTA L’esposizione mediatica, a volte, è un “peso” per l’atleta. Ma il corridore professionista deve capire che il rito dell’intervista – per quanto a volte fastidioso – non è solo un fatto individuale ma rappresenta un dovere nei confronti del team e dello sponsor che, attraverso l’immagine dell’atleta, veicola sui media il proprio brand. Dunque, se non subentrano ragioni specifiche per comportarsi in maniera diversa, con gli operatori dell’informazione è sempre consigliabile mantenere un atteggiamento di cortesia e disponibilità. L’immagine anche estetica – per un atleta e per la squadra che rappresenta – è molto importante e dunque, durante le interviste preventivate – e mi riferisco soprattutto alle interviste televisive – è consigliabile presentarsi sempre vestiti in maniera decorosa, tenendo ben presente gli obblighi contrattuali con gli sponsor, evitando dunque gaffe imbarazzanti (ad esempio indossando gli occhiali di una marca rivale di quella che sponsorizza la squadra). Poiché il giornalista “prepara” l’intervista, è sempre bene che anche l’atleta “si prepari” alle interviste, magari riflettendo preventivamente su quelle che potrebbero essere le domande più probabili – e anche quelle potenzialmente più imbarazzanti – studiando con cura le risposte più pertinenti. Per questo, prima di ogni intervista, un consulto con l’addetto stampa è senza dubbio utile. Quest’ultimo, infatti, co-

noscendo tutti i giornalisti, è anche in grado di prevedere, con margine di approssimazione, la tipologia delle domande (es. un conto se mi chiede un’intervista Capodacqua, un altro è se me la chiede Davide De Zan...). Ogni atleta ha la sua personalità ed il suo stile, ma quando si parla di fronte ad una telecamera, è importante mantenere sempre un atteggiamento sobrio, senza mai trascendere nei toni e nei contenuti, parlando con chiarezza e semplicità. Guardare dentro all’obiettivo è un modo per innalzare il proprio carisma, dando autorevolezza a ciò che si dice. Ricordatevi che la televisione amplifica i difetti, dunque anche la postura dev’essere rilassata, ma non sguaiata. La naturalezza è sempre importante, ma qualche esercizio davanti allo specchio può essere, a volte, prezioso. L’atleta deve sempre sapere che il giornalista, durante un’intervista, è a caccia del titolo. L’atleta è bravo se è lui stesso a suggerire consapevolmente il titolo, è un ingenuo se, invece, il titolo se lo lascia “estorcere”.

L’atleta deve sapere che le sue dichiarazioni, spesso brutalmente sintetizzate in titoli di quattro parole, sono sempre amplificate: se l’atleta x dice «con l’atleta y non c’è feeling», il giornalista tradurrà «è guerra tra x e y». Se l’atleta x dichiara: «Mi piacerebbe correre con y», il giornalista tradurrà «x vuole cambiare squadra». Questo non significa che la polemica sia sempre negativa, il negativo è trovare il giorno dopo sul giornale un articolo – e dunque un messaggio – che non si era previsto. Quando questo purtroppo accade, chiedere rettifiche nel day after – quasi sempre – serve a poco.


33 – e ne leggiamo tante – può essere giornalisticamente interessante per i media, ma porta all’atleta – e al team che rappresenta – soltanto effetti deleteri. In quel caso, dunque, meglio evitare di finire sui giornali in attesa di tempi migliori. Questa è la ragione per cui, ad inizio stagione, parlano tutti e, a fine stagione, soltanto in pochi.

CASI PARTICOLARI D’INTERVISTA 1) Può capitare, a volte, che il risultato tecnico sia fatalmente compromesso da un guasto meccanico e, allora, varcata la linea del traguardo, viene spontaneo prendersela con il cambio, il pedale o la forcella. Ricordatevi sempre che una frase di questo tipo ha un effetto deflagrante sull’immagine dell’azienda fornitrice, dunque – se proprio si vuole dare la colpa al mezzo meccanico – sempre meglio parlare di «generici guasti alla bicicletta», evitando sempre di circoscrivere il problema. 2) Ricordarsi, quando si vince o comunque si ottiene un risultato prestigioso, che il ciclismo è uno sport di squadra e dunque ringraziare i compagni per lo «splendido lavoro di rifinitura» è una prassi gradevole e dunque consigliata. 3) Al termine di una corsa, l’atleta può essere stanchissimo, arrabbiatissimo o ancora in overdose agonistica, tutti assetti psicologici pericolosi, perché possono indurlo a parlare a sproposito. Se un atleta non si sente lucido o magari è in preda ad un’alterazione nervosa troppo accentuata, è consigliabile accampare una scusa con i cronisti (tipo «ragazzi scusate, ma devo reidratarmi...») e concedersi una pausa rigenerante per recuperare lucidità o smaltire l’eventuale arrabbiatura. Parlare in preda all’ira o alla stanchezza eccessiva è il modo più sicuro per dire sciocchezze. 4) Parlare troppo degli avversari, significa anche regalare ad altri un titolo o una foto. È chiaro che la rivalità è il sale dell’agonismo e dunque anche del giornalismo, ma quando un cronista insiste troppo su un vostro rivale, significa che ha in mente un certo servizio e dunque, a volte, è meglio glissare con un garbato «no comment». Se voi dichiarate: «Sono sicuro di battere X perché in salita ho già dimostrato di essergli superiore», il giorno dopo sul giornale troverete: «Caro X, non hai scampo». A voi sembrerà di aver detto qualcosa di giornalisticamente vincente, ma alla fine, non avrete fatto altro che regalare la ribalta al vostro rivale. Molto meglio “spersonalizzare” gli avversari, togliere loro importanza, concentrandosi sulle virtù proprie anziché sui (presunti) limiti altrui. Una frase intelligente: «In salita temo tanti atleti, ma spero di essere tra i migliori». Se voi non fate altri nomi, i protagonisti dell’intervista restate voi. 5) È sempre buona norma evitare, in un’intervista, valutazioni di carattere politico ed ideologico. Non perché gli atleti non abbiano il diritto di avere idee a riguardo, ma perché c’è un altissimo rischio che la vostra frase sia strumentalizzata. A riguardo, come esempio, credo basti ricordare le polemiche astiosissime sui partecipanti all’ultimo Giro della Padania. L’IMPORTANZA DEL RISULTATO A determinare il livello di esposizione mediatica di un atleta sono sempre i risultati che ottiene. Il compito di un ufficio stampa diventa semplice quando si tratta di raccontare delle vittorie, il difficile arriva quando la stagione non va per il verso giusto. In questi casi la strategia di comunicazione migliore è quella del silenzio. Ovvero, un’intervista in cui l’atleta spiega perché quest’anno è andato piano

FACEBOOK, TWITTER E I SUOI FRATELLI Le nuove piattaforme della comunicazione web hanno rivoluzionato il mondo del giornalismo. Oggi l’atleta deve sapere che i social network – Facebook e Twitter – sono considerati dai media delle “fonti ufficiali”, dunque notizie già confezionate senza bisogno di verifica. Questo impone all’atleta la massima cautela perché tra le righe di un post all’apparenza innocuo, si potrebbe nascondere lo spunto per una polemica sgradevole. Uno strumento nato dunque con finalità quasi ludiche potrebbe ritorcersi, suo malgrado, contro l’immagine dell’atleta. Il consiglio è dunque quello di limitare all’essenziale la presenza sui social network e, in caso di dubbio, consultare sempre l’addetto stampa. CRISIS MANAGEMENT Nel corso della mia professione ho assistito, talvolta in prima persona, i crisis management più noti del ciclismo mondiale, da Marco Pantani a Riccardo Riccò, da Alessandro Petacchi ad Eric Zabel, tutti, come noto, legati a questioni di doping. Diciamo subito che non esiste un metodo univoco per affrontare queste situazioni, che vanno analizzate ognuna nel suo specifico contesto. I casi di doping sono estremamente delicati da gestire ed è giusto ricordare ai corridori che il compito dell’ufficio stampa, in questi casi, è tutelare in primis l’immagine della società. E questo non è sempre facile, visto che – nei casi più gravi – non sempre gli interessi dell’atleta collimano con quelli dell’equipe. Ovviamente nulla impedisce al corridore di avere un ufficio stampa che, in ogni circostanza, non ha come obiettivo la tutela dell’immagine del team, bensì la salvaguardia della sua di immagine. In ogni caso, nelle questioni legate al doping, l’obiettivo è sempre e comunque “limitare i danni” e – come dimostrano molti atleti che, dopo le squalifiche, sono tornati regolarmente alla loro professione – qualche volta l’obiettivo si raggiunge. Cito due casi: il doping di Riccò. In quel caso specifico, fu estremamente difficile arginare lo tsunami mediatico perché avevamo a che fare con un personaggio – e questa, sia chiaro, è una valutazione professionale non certo personale – sul quale vi erano già state in precedenza robuste diffidenze. La sua stessa immagine, di corridore arrogante ed inviso a gran parte del gruppo, si è rivelata decisiva – ovviamente in negativo – per un’ipotetica operazione di reintegrazione. L’esatto opposto è avvenuto per Petacchi e – ancora di più – per Zabel i cui casi di doping sono stati annoverati nell’alveo degli “incidenti di percorso”. Difficile, invece, analizzare oggi il caso Pantani, visto che quelli erano anni diversi, in cui vi era una più convinta propensione a credere alla logica del complotto (oggi assolutamente perdente). L’IMMAGINE EXTRA CICLISMO Ci sono atleti che, sull’onda dei risultati, ottengono una tale notorietà che diventano autentici fenomeni mediatici. Come si fa a capire se si è diventati un fenomeno mediatico? Semplice, quando all’atleta cominciano ad interessarsi anche organi d’informazione non sportivi. In questi casi la strategia di comunicazione diventa più complessa perché i media cominciano a parlare della vita privata del ciclista e non solo delle sue imprese sportive. Negli ultimi dieci anni, dopo Pantani, il più grande fenomeno mediatico del ciclismo è stato senza dubbio Armstrong, ovviamente favorito anche dalla sua particolare vicenda personale. In ogni caso, anche se non vi chiamate Armstrong, è bene non dimenticare che anche i ciclisti professionisti sono, a tutti gli effetti, dei personaggi pubblici e dunque, qualunque cosa accada loro (bella o brutta), se viene ritenuta d’interesse giornalistico, ci sono buone probabilità che finisca sui giornali, magari sui giornali locali della zona in cui l’atleta risiede. Ecco perché è utile ricordarselo sempre.


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GRANFONDO “CITTÀ DI PISA” PROGETTO AMBIZIOSO PER LA DEBUTTANTE DEL “GRANDUCATO” PRIMA EDIZIONE PER LA GRANFONDO CITTÀ DI PISA IL PROSSIMO 23 MARZO TRE I PERCORSI DI GARA CON GRANFONDO, MEDIOFONDO E L’IMMANCABILE CICLOTURISTICO NON SOLO AGONISMO, MA PROMOZIONE DEL TERRITORIO CON CONTORNO DI BEN QUATTRO GIORNI LE ISCRIZIONI SONO APERTE, TUTTI I DETTAGLI SUL SITO UFFICIALE

“Pisa abbraccia lo sport, la storia oltre la passione”, recita così lo slogan della prima Granfondo Città di Pisa che si correrà il prossimo 23 marzo, erede della GF Inkospor di Casciana Terme. Ma l’evento, che nel 2014 “debutterà” nel partecipato Giro del Granducato di Toscana, non si esaurisce certo in una sola giornata di gare. La manifestazione infatti vede un programma di eventi collaterali che si dipanerà per ben quattro intere giornate ed è inoltre inserita in un più ampio progetto di lungo termine che guarda con fiducia ai prossimi tre anni. Il Comitato Organizzatore sarà in mano agli uomini dell’ASD Folgore Bike, guidati da Paolo Aghini, uno che in quanto ad organizzazione ha esperienza da vendere e può contare su una serie di partners che hanno aderito di buon grado all’iniziativa, tanto che troviamo in primis la Provincia ed il Comune di Pisa, ma anche Federalberghi, Confesercenti e Assoturismo di Pisa che insieme saranno i principali attori di un articolato progetto di promozione e valorizzazione del territorio pisano. Nello staff della manifestazione ci saranno anche il vice sindaco di Pisa con delega al turismo Paolo Ghezzi e Massimo Gabellieri, un grande esperto ritornato sulle strade di casa, che curerà il comparto marketing. Dalle vele spiegate dell’ex repubblica marinara pisana, a marzo si passerà alle due ruote su strada per un appuntamento che non intende perdere nemmeno un pizzico della bellezza e della storia che questo angolo di Toscana detiene. La gara raccoglierà inoltre l’eredità di una serie di granfondo che negli scorsi anni hanno battuto le strade della provincia di Pisa, sempre con la medesima regia. All’inizio ci fu la Gran Fondo della Valdera Valdarno, divenuta poi Granfondo Folgore Bike e di recente Granfondo Inkospor Folgore Bike con base a Perignano, prima di approdare negli ultimi tre anni a Casciana Terme e, nel 2014, all’ombra della torre pendente più famosa al mondo. Per il suo vernissage la GF Città di Pisa proporrà tre diversi percorsi. Sul più lungo dei tre si pedalerà per 139 km, 102 km misurerà invece il tracciato mediofondo e infine non mancherà neppure un percorso cicloturistico di 78 km. Il via scatterà da Piazza XX Settembre, sulle sponde dell’Arno, per concludersi sul traguardo di Piazza Vittorio Emanuele. In gara non mancheranno passaggi impegnativi sotto il profilo tecnico e altimetrico, contornati da affascinanti scorci paesaggistici. La prima frazione di gara scivolerà piuttosto agilmente fino ad approcciare le colline intorno a Castellina Marittima e Casciana Terme e poi la scalata finale del Monte Serra, cima Coppi di giornata e punto più elevato di tutta la provincia di Pisa. Sul “medio” ci sarà una deviazione dopo Fauglia che porterà verso Casciana Alta, tagliando una fetta di quello che invece sarà il tracciato maggiore, ma senza perdere l’impegno di Monte Serra con i suoi oltre 600 metri di dislivello. Chi invece preferisse mettere in primo piano le bellezze del territorio lasciando ad altri la fatica della competizione potrà avventurarsi lungo il percorso cicloturistico, alla scoperta di Pisa e dei suoi dintorni a pochi giorni dal tradizionale Capodanno pisano (25 marzo). A fare da cornice alla gara, già di per sé di gran spessore, ci saranno tanti eventi collaterali pronti a prendere per la gola granfondisti e accompagnatori proponendo anche visite culturali, attività per i più piccoli, mostre e anche un pizzico di solidarietà in compagnia di Soccorso Clown. La quota di partecipazione per i due tracciati mediofondo e granfondo è di 25 euro fino al 30 novembre e di 30 euro fino a fine anno. Da gennaio e fino al 10 marzo salirà poi a 35 euro e quindi a 40 euro nell’ultimo periodo. Da sabato 22 a domenica 23 e fino ad un’ora dal via gli organizzatori si riserveranno la possibilità di accettare iscrizioni. Per i cicloturisti non ci sarà alcun cambio di prezzo e la quota rimarrà ferma a 15 euro. Info: www.granfondocittadipisa.com



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GRANFONDO LIOTTO a cura di NEWSPOWER

pressoffice@newspower.it

AI PRIMI 500 ISCRITTI UN POSTO IN PRIMA GRIGLIA APPUNTAMENTO DOMENICA 13 APRILE 2014 A VALDAGNO (VI) PER LA 16ª EDIZIONE. AL VIA LE ISCRIZIONI, I PRIMI 500 STRAPPERANNO IL BIGLIETTO PER LA PRIMA GRIGLIA. VIGILIA DEDICATA AI PIÙ GIOVANI PER COINVOLGERE LE SCUOLE DEL TERRITORIO

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La Granfondo Liotto – Città di Valdagno lancia la corsa al pettorale, mettendo in palio fino al 31 dicembre 500 posti per la prima griglia. L’occasione è d’oro per partire con una posizione un po’ più avvantaggiata, ma non c’è molto tempo per riflettere perché il tutto esaurito, almeno per questi primi posti, potrebbe scattare molto presto. Il 13 aprile 2014 il popolo delle granfondo si darà appuntamento per la 16a edizione della Granfondo Liotto che, come ormai da tradizione, ha eletto la cittadina di Valdagno (VI) a sua casa base. Nel cuore della cosiddetta Città dell’Armonia, risalente agli anni ’30, verranno allestite le strutture che accoglieranno concorrenti e spettatori per un nuovo weekend di grande ciclismo. Accanto all’arrivo troveranno posto i servizi per gli atleti, il tendone per il pasta party e la colorata area expo dove curiosi e appassionati potranno scoprire tutte le novità dai telai all’abbigliamento, dalla componentistica agli accessori. Le distanze rimarranno invariate rispetto alla scorsa edizione e saranno di 130 e 102 km, rispettivamente per granfondo e mediofondo. Zona di partenza e arrivo sarà nello specifico Piazza Cavour, da dove la carovana su due ruote scatterà per lanciarsi verso Recoaro Terme, nota per le sue fonti che sgorgano ai piedi delle Piccole Dolomiti. Raggiunto l’abitato si inizierà a fare sul serio sulla salita di Passo Xon che mette in comunicazione le due vallate dell’Agno e del Leogra. Dalla sommità si scenderà verso Valli del Pasubio e quindi Torrebelvicino e Schio. Qui si tornerà a salire verso Monte Magrè per dirigere poi le ruote in discesa verso Monte di Malo, Malo e via verso sud per Isola Vicentina, da cui si staglierà un’altra ascesa da non sottovalutare fino a Torreselle. La gara proseguirà alla volta di Monteviale e Sovizzo. Si tornerà a quel punto a risalire verso la Valle dell’Agno passando per i comuni di Castelgomberto, Brogliano, Cornedo e quindi Valdagno, dove i due percorsi si separeranno spedendo il “medio” sull’ultima salita di località Castello, foto NEWSPOWER CANON

I battistrada in un tratto in discesa


Un gruppo di atleti affronta un tornante in salita

foto NEWSPOWER CANON

dopo la quale si punterà al traguardo. Le emozioni non si fermeranno invece sul “lungo” che scollinerà anche nella Valle del Chiampo dopo essere salito fino in località Campanella, proseguendo per Altissimo e Crespadoro prima di attaccare la “trappola”, 12 km all’insù fino a Marana con punte che toccano il 20%. Da Marana si raggiungerà Zovo di Castelvecchio per rientrare nella vallata dell’Agno e gettarsi finalmente in discesa verso il traguardo. Per i primi 500 pettorali prenotati in prima griglia fino al 31 dicembre la quota di partecipazione sarà di 28 euro. A seguire si salirà a 32 euro nei mesi di gennaio e febbraio, quindi a 36 euro a marzo e 42 nell’ultimo periodo. Alla vigilia della gara ci sarà spazio anche per i più piccoli, con alcune attività che coinvolgeranno le scuole elementari valdagnesi e dei dintorni. La Granfondo Liotto sarà infine “gara 2” del rinnovato Alè Challenge, apprezzato circuito per gli amanti delle lunghe distanze tra i più frequentati d’Italia. Info: www.granfondoliotto.it foto NEWSPOWER CANON

I fratelli Liotto alla partenza nell’edizione 2013


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CONTO ALLA ROVESCIA

6 min

a cura di SANDRA PINATO

info@inbici.net

IL MASTER TRICOLORE SI PRESENTA PIÙ AMBIZIOSO CHE MAI PREMIATI I VINCITORI DELLA STAGIONE 2013

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Il “MasterDay” è stato un momento d’incontro tra tutti gli organizzatori del Circuito Tricolore e gli atleti premiati della stagione appena archiviata. Lo speaker Fabrizio Amadio ha presentato, una ad una, le sette Granfondo, più la gara jolly, che daranno vita al Master Club – Circuito Tricolore 2014. Ad aprire il Circuito sarà la Granfondo del Conero il 9 marzo con la conferma del main sponsor Cinelli e due tracciati rispettivamente di 90 e 135 km. Sugli stessi percorsi si potranno cimentare anche i cicloturisti con partenza alla francese. Segue la Granfondo di Sardegna del 20 aprile magistralmente condotta da Tonino Scarpitti che compie ben 18 anni di età. Sarà poi la volta della Granfondo Chianciano il 26 aprile che ritorna al vecchio tracciato e arriva all’interno della città, proprio all’ingresso del Centro Storico. Inutile ribadire per questa Granfondo la straordinaria unicità dei paesaggi della Val d’Orcia con le Colline delle Crete Senesi. Due i percorsi previsti di 90 e 140 km. Martedì 1 maggio si passa in Umbria con la Granfondo Le strade di San Francesco, edizione numero tre, organizzata a Ponte San Giovanni di Perugia dal Team Bike Ponte. Il 15 giugno si rimane sempre in Umbria con la Granfondo Colli Amerini che presenta ben tre tracciati rispettivamente di 57, 100 e 125 km. Il sabato è prevista una cronoscalata in notturna di 2 km che vale come combinata con la Granfondo del giorno dopo. Si ritorna poi in Toscana il 22 giugno con la Granfondo Castello Diego Ulissi dedicata all’omonimo e giovane promettente ciclista della provincia di Livorno, attualmente in forza alla Lampre-ISD. Questa Granfondo è alla quinta edizione e con tanta voglia di continuare a crescere. Previsti due percorsi con differenti difficoltà per permettere a tutti di partecipare divertendosi. A chiudere il Circuito spetta alla Granfondo Leopardiana in programma il 31 agosto con molti eventi collaterali tra cui “L’infinito Bike”, una notturna in mtb lungo i sentieri di leopardiana memoria. Per la Granfondo su strada sono previsti due percorsi di 130 e 85 km. Da segnare, in concomitanza con gli eventi delle due ruote, la tradizionale “Festa della bistecca”. Queste sono solo alcune anticipazioni delle tante novità che contraddistingueranno il Master Tricolore 2014 e che vi segnaleremo, puntualmente, nel corso della stagione. Il “Master Day” si è poi concluso con le premiazioni dei primi 5 atleti classificati delle categorie mediofondo e granfondo e delle prime dieI leader della classifica con gli organizzatori del circuito Master Club Tricolore

VINCITORI MEDIOFONDO: Cannoni Duccio – Categoria A (ASD Ciclistica Senese) Andrea Staccini – Categoria B (Velo Club Gubbio) Davide Sampieri – Categoria C (ASD Ciclistica Senese) Vincenzo Monacelli – Categoria D (Team Vittorio Bike ASD) Mario Serafinelli – Categoria E (ASD GS Esercito) Luciano Placidi – Categoria F (Amici per la bici) Alfredo Tomassini – Categoria S (Battistelli Extreme) Marika Passeri – Categoria G (ASD Cicli Clementi) Roberta Ongaro – Categoria H (ASD GC Tondi) VINCITORI GRANFONDO: Riccardo Sacchi – Categoria A (F-Solution Biking Team) Simone Zugarini – Categoria B (ASD Ciclistica Senese) Andrea Antonini – Categoria C (Team Monarca Trevi) Valerio Casoni – Categoria D (Team Fausto Coppi) Giovanni Riccioni – Categoria E (Team Fausto Coppi) Giuseppe Faraglia – Categoria F (Team Vittorio Bike) Kersti Leeman – Categoria H (Team Fausto Coppi) SQUADRA VINCITRICE: AS Roma Ciclismo

ci società. Ogni vincitore di categoria ha indossato la maglia di leader. Antonio Falcone, coordinatore del Circuito, si è detto soddisfatto e con molte aspettative per la nuova stagione: «È stata un po’ una scommessa questo Circuito, ma ci credo molto anche grazie a new Entry prestigiose come la Granfondo di Recanati, della Sardegna e della Val Gardena. Siamo partiti un po’ in ritardo, ma ora siamo già a pieno regime anche con la raccolta delle iscrizioni. Il Master Tricolore è stato concepito come una grande famiglia che raccoglie tutti gli appassionati delle due ruote, un modo di stare insieme all’insegna dello sport, del divertimento e dell’amicizia. Ecco questo è lo spirito che vogliamo ci identifichi. Per quanto concerne le Granfondo che fanno parte del Master, oltre alle citate prestigiose New Entry, mi preme sottolineare il valore qualitativo di tutte le altre ma soprattutto la scelta di rimanere in un territorio piuttosto circoscritto, a parte la Sardegna e la Val Gardena che in qualche modo fanno gara a sé». Nel dettaglio tutti gli appuntamenti sportivi del Circuito Tricolore Masterclub 2014 9 marzo Granfondo del Conero Ancona 20 aprile Granfondo di Sardegna - Cagliari 26 aprile Granfondo Chianciano Chianciano Terme (SI) 1° maggio Granfondo Le strade di San Francesco Ponte San Giovanni (PG) 15 giugno Granfondo Colli Amerini - Amelia (TR) 22 giugno Granfondo Castello Diego Ulissi - Rosignano Marittimo (LI) Master Tricolore 31 agosto Granfondo Leopardiana Recanati (MC) Gara Jolly: Granfondo Val Gardena

8 giugno


GRANFONDO

GRANFONDO

DATA

LUOGO

GF del Conero

09/03/2014

Ancona

GF Sardegna

20/04/2014

Cagliari

GF C. di Chianciano T.

26/04/2014

Chianciano Terme (SI)

GF Le S. di S. Francesco

01/05/2014

Ponte S.Giovanni (PG)

GF Colli Amerini

15/06/2014

Amelia (TR)

GF Castello-Diego Ulissi

22/06/2014

Rosignano Solvey (LI)

GF Città di Perugia

29/06/2014

Perugia

GF Leopardiana

31/08/2014

Recanati (MC)

DATA

LUOGO

09/03/2014

Ancona

GF Sardegna

20/04/2014

Cagliari

GF C. di Chianciano T.

26/04/2014

Chianciano Terme (SI)

GF Le S. di S. Francesco

01/05/2014

Ponte S.Giovanni (PG)

GF Colli Amerini

15/06/2014

Amelia (TR)

GFGardena Castello-Diego Ulissi GF Val (Ortisei)

22/06/2014

Rosignano Solvey (LI)

GF Città di Jolly Perugia prova 08/06/2014 Bonus 300 punti

29/06/2014

Perugia

GF Leopardiana

31/08/2014

Recanati (MC)

Gara Jolly: GF Val Gardena

08/06/2014

Ortisei (BZ)

foto PLANINSCHEK

GF del Conero

CHIANCIANO

Il Master Club è uno speciale circuito Tricolore che raggrupperà tutti gli

Due classifiche assolute: appassionati amici delle Granfondo aderenti. • la prima su base annuale che premia i primi cinque di ogni categoria al termine della challenge • la seconda su base triennale premia i soci che triennio 2013-2015 hanno collezionato CHIche SOTTOSCRIVE UNnel ABBONAMENTO ENTRO IL 2013 il maggior numero di presenze nelle manifestazioni in calendario.

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Il Master Club è uno speciale circuito Tricolore che raggrupperà tutti gli appassionati amici delle Granfondo aderenti.

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È L’OZONO LA NUOVA FRONTIERA DEL CICLISMO a cura della REDAZIONE

info@inbici.net

DISTRIBUITI DA DAKINI CONSULTING ARRIVANO SUL MERCATO I NUOVI AVVENIRISTICI PRODOTTI ALL’OZONO: «BASTANO DUE APPLICAZIONI PER CAPIRE LA DIFFERENZA»

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Il benessere declinato nelle sue infinite varianti, una consulenza qualificata nel campo del comfort e dell’ospitalità, una dinamica struttura di professionisti al servizio del cliente per informarlo delle nuove opportunità del mercato. Si chiama Dakini Consulting ed è una delle tante eccellenze del made in Italy. La sede è a Bergamo, ma l’orizzonte è internazionale, perché i progetti by Dakini, nell’industria del wellness, rappresentano un compendio aggiornato delle grandi novità del mercato planetario. L’azienda si occupa di gestione del benessere applicato all’ospitalità, ma anche della distribuzione di prodotti d’avanguardia per gli sportivi. Per questo Dakini sarà uno degli sponsor di riferimento del Rally di Romagna MTB, in programma a Riolo Terme dal 21 al 25 maggio prossimi. Pensata per gli sportivi, la linea di prodotti all’ozono è la nuova frontiera della cosmesi: «L’azione dell’olio vegetale ozonizzato e degli estratti contenuti nel complesso – spiega la responsabile

marketing Francesca Ghilardini – ossigena i tessuti e coadiuva l’efficienza dell’attività muscolare. L’Azione riscaldante pre Sport prepara il muscolo all’attività sportiva, scalda la muscolatura e previene tensioni e problemi all’apparato muscolare e scheletrico. Previene inoltre la formazione dell’acido lattico ed è un ottimo decontratturante. L’Azione defaticante post Sport invece combatte lo stress dell’apparato scheletrico e muscolare dovuto ad intenso lavoro, liberando i ‘blocchi’ muscolari localizzati e risolvendo problemi di stanchezza e gonfiore alle gambe”. Dakini distribuisce in esclusiva i prodotti Blurban all’ozono, acquistabili sul sito www.emergeilfuturo.it: «Sono prodotti realmente efficaci – prosegue la Ghilardini – sappiamo che, sul mercato, esistono alternative molto ben reclamizzate, ma le proprietà dell’ozono sono davvero impareggiabili. Bastano un paio di applicazioni per provare benefici tangibili. Qui non siamo di fronte alle solite creme scalda-muscoli, l’ozono rappresenta davvero la nuova frontiera dei prodotti al servizio degli sportivi».



INTEGRATORI QUALITÀ, PERFORMANCE E ATTENZIONE AL PREZZO ENER GEL, ACTIVE BAR ED ENER SPRINT: LA RICETTA PER UNA PRESTAZIONE CICLISTICA VINCENTE Qualità, performance e occhio al prezzo: sono queste le tre direttrici che individuano Lifecode, la linea di integratori alimentari, che è andata ad affiancare il già apprezzato bracciale salvavita. Prodotti che si adattano non solo a chi fa sport, fornendo, a chi fa attività, il giusto supporto prima, durante e dopo la performance, ma anche a chi, nel suo quotidiano, non rinuncia a voler caricare le batterie per affrontare con l’energia adeguata le sfide di tutti i giorni. Prodotti di altissima qualità ed al giusto prezzo. Nella gamma si trovano polveri, capsule e compresse altamente performanti per sportivi professionisti, atleti non competitivi, persone che hanno la necessità di recupero post operatorio, donne post parto, persone logorate dallo stress. Insomma, si tratta di prodotti che si adattano ad ogni tipo di carenza, mediante un supporto nutrizionale di alto livello. Il messaggio, da parte del pubblico, è stato favorevolmente compreso, tanto che già al debutto, la linea, è molto apprezzata e ricercata dagli sportivi. I prodotti della linea di Lifecode sono studiati per interagire tra loro, per integrarsi, riuscendo così a fornire il giusto apporto energetico, proteico e di nutritivi, a seconda dell’attività che si vuole intraprendere. Guardando al ciclismo, per esempio, un “menù da gara” ideale, potrebbe essere costituito da Ener Gel, Active Bar ed Ener Sprint. Ener Gel è un prodotto specifico a base di maltodestrine e caffeina, studiato appositamente per essere utilizzato prima della partenza e durante la prestazione. È un concentrato energetico dosato in confezione pronta all’uso e contribuisce, se assunto prima di gare o allenamenti, alla saturazione delle scorte di glicogeno epatiche e muscolari. A distanza di 4550 minuti, può essere assunta, con ottimi risultati, la Active Bar, la barretta di Lifecode, specifica e molto apprezzata dai professionisti, perché è l’unica a base di pasta di mandorla morbida. Si tratta di una barretta esclusiva, prerogativa di Lifecode. La si può trovare nelle varietà mandorla, pistacchio,

caffè e cacao. Lo scopo di Active Bar è quello di sostenere l’atleta nei momenti di fame e cali di energia. Gli ingredienti naturali che le compongono garantiscono un elevatissimo valore energetico che abbinato ad una grande digeribilità, ne fanno la ricarica ideale durante l’attività sportiva. Si adatta a tutti i gusti e garantisce valori nutrizionali eccellenti e buonissima digeribilità. Nella terza fase della prestazione, quella finale, viene consigliato Ener Sprint: è un gel indicato per tutti gli sport che richiedono un apporto energetico rapido grazie al destrosio, ma anche graduale dato dal fruttosio. La loro azione sinergica è immediatamente assimilabile dall’organismo, dunque questo prodotto consente di avere lo spunto negli ultimi 20-30 minuti di attività. Si tratta dunque di prodotti che si adattano perfettamente, ancora più se integrati tra loro, a soddisfare il fabbisogno energetico dell’atleta, ma anche di coloro che nell’ambito delle attività fisiche svolte, necessitano di una spinta ulteriore. A questi prodotti, si affiancano anche integratori per il recupero psicofisico, altri gel di veloce assimilazione ed articoli dedicati al recupero non necessariamente sportivo. Una linea varia che ha la prerogativa di supportare i clienti nelle attività quotidiane e nel recupero psicofisico indotto dalla prestazione sportiva, ma anche dal tran tran della vita moderna. A sposare la filosofia Lifecode, sportivi di alto livello: gli atleti della squadra Fantini, tra i quali Francesco Chicchi e Oscar Gatto. Poi il Campione del mondo mtb, Ilias Periklis della Full Dynamix, nonché la bandiera del nuoto italiano, Filippo Magnini ed il pugile romagnolo, Matteo Signani. Gli integratori Lifecode stanno già trovando una importante diffusione: sono in via di esportazione nella zona del Belgio e Sud America. www.life-code.it


Chicchi e Gatto del Team Fantini Selle Italia


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SICUREZZA IN GARA

a cura di GIANLUCA BARBIERI Tempo di lettura

SCORTE TECNICHE 5 min E MOTOSTAFFETTE: NON SONO LA STESSA COSA

gianlucabarbieri.inbici@gmail.com

ENTRAMBE SONO PERÒ FIGURE FONDAMENTALI PER LA GESTIONE DI UNA GARA CICLISTICA E MOLTO SPESSO SI RIVELANO ESSENZIALI PER RISOLVERE I PROBLEMI DELL’ULTIMO MINUTO

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La questione relativa alle moto che orbitano all’interno di una gara ciclistica è di importanza vitale. Come nostra consuetudine, ci limiteremo a fornire solo alcuni cenni, omettendo tecnicismi inutili, ma crediamo sia comunque doveroso sviscerare alcuni concetti basilari. La prima cosa da rimarcare è che non tutte le moto in gara hanno lo stesso ruolo, ma che – a dispetto delle diverse mansioni – tutte devono godere del massimo rispetto da tutte le componenti, cosa che francamente non sempre avviene. Il lavoro di questi “Angeli” serve a proteggere tutta la carovana ciclistica, non solo gli atleti: quante volte, per esempio, i Direttori di Corsa hanno chiesto alle moto staffette di agevolare il rientro di ambulanze con feriti a bordo? Come anticipato, i ruoli delle moto in gara sono diversi, ma in questo numero tratteremo i due fondamentali: “scorte tecniche” e “moto staffette”. Le Scorte Tecniche sono moto che vengono richieste dalle autorizzazioni rilasciate agli organizzatori dagli organi statali competenti, determinano l’ufficialità della gara ciclistica, assieme alle vetture di “inizio gara ciclistica” e “fine gara ciclistica” e sostituiscono la Polizia Stradale in caso di sua assenza. In pratica, le due (o più) moto di scorta tecnica, a seconda delle richieste dell’autorizzazione rilasciata all’organizzatore, sono moto che si posizionano dietro l’auto di Inizio Gara Ciclistica (se due) e al loro passaggio intimano lo stop delle vetture che provengono dal senso contrario alla gara, assolvendo di fatto compiti di Polizia Stradale. Le Scorte Tecniche non possono ospitare persone a bordo e presentano dotazioni ad hoc per essere riconoscibili, pertanto non sono le Scorte Tecniche a portare cine operatori, fotografi o giudici di gara. Le Scorte Tecniche hanno l’obbligo di frequentare un corso, oggi tenuto dalla Federazione Ciclistica Italiana e superare un quiz alla presenza di funzionari della Polizia Stradale, dopo il quale possono ottenere un patentino rilasciato dalla stessa. Tale patentino può essere revocato nel caso in cui venga ritirata la patente di guida o in presenza di condanne, cosa che avviene automaticamente tramite la Polizia Stradale. Le Motostaffete, invece, sono il braccio ope-

rativo del Direttore di Corsa e Organizzatore; sono le moto che fanno il cosiddetto “lavoro sporco”, nel senso che sono chiamate a svolgere più mansioni: fermare le auto, sia in arrivo dal senso contrario di marcia che negli incroci scoperti, trasportare foto o cine operatori, trasportare Giudici di gara. Anche per le moto staffette la Federazione Ciclistica Italiana mette a disposizione dei corsi ad hoc, anche se attualmente, specie per le gare minori, in gara possono essere ammesse – previa autorizzazione del Direttore di Corsa – moto staffette sprovviste di patentino. La differenza sostanziale tra Scorte Tecniche e Motostaffette è la seguente: la Scorta Tecnica viene imposta dall’autorizzazione e sostituisce la Polizia Stradale, anche se non può svolgere mansioni di Polizia e, assieme alle auto di inizio e fine gara ciclistica, indica formalmente agli utenti della strada che si sta svolgendo una gara ciclistica; la moto staffetta invece non viene contemplata direttamente nell’autorizzazione, ma svolge un servizio di pubblica utilità nel contesto della sicurezza globale della gara; in pratica fa parte dell’insieme di misure che mette in campo l’Organizzatore e Direttore di Corsa per ottemperare ai suoi obblighi di sicurezza della gara. In pratica, se una moto di Scorta Tecnica dovesse uscire di gara per rotture o altri motivi, la gara deve essere neutralizzata o sospesa temporaneamente fino al ripristino della Scorta. In caso non si riesca a ripristinare tale condizione, la gara va sospesa;

se si dovesse fermare una moto staffetta, al contrario, non sussistono problemi di alcun genere e la gara può regolarmente proseguire. In conclusione, con questo articolo vorremmo lanciare il seguente messaggio: le Scorte Tecniche, e tanto più le Motostaffette, sono gli “Angeli” della gara ciclistica e sono loro che si fanno carico del maggior lavoro di “protezione” per la carovana ciclistica (poiché non proteggono solo i corridori). Pertanto, quando si muovono in gara e chiedono strada, devono godere del massimo rispetto, agevolando loro il sorpasso, sia da parte delle vetture che degli atleti evitando gesti sgradevoli nei loro confronti.



ULTIMI 500 POSTI DAL 1° DICEMBRE SCATTA LA CORSA ALLE ULTIME ISCRIZIONI PER L’EDIZIONE DEL 6 APRILE A CERVIA UNO SPLENDIDO PERCORSO ATTRAVERSO I COLORI E SAPORI DELLA TERRA DI ROMAGNA… E TUTTI I CONFORT DELLA LOCATION ‘VISTA MARE’ FANTINI CLUB

Aperte dal 1° dicembre le iscrizioni per la Granfondo Selle Italia Via del Sale del 6 aprile 2014 a Cervia, Fantini Club, che alla sua diciottesima edizione promette di riconfermarsi come la gara regina di inizio stagione. La voglia di rimettersi in sella dopo il lungo inverno, l’unicità dell’hospitality in riva al mare Fantini Club, con tutti i servizi pre e post gara ed ogni confort per i ciclisti e gli accompagnatori; lo splendido percorso che attraversa scenari dai colori, profumi e sapori unici; la nota ospitalità romagnola, in grado di offrire i migliori servizi a prezzi sempre contenuti, e infine la grande fiera expò, con oltre cento aziende nella splendida location del Lungomare di Cervia, fanno, infatti, della Granfondo Selle Italia Via del Sale un evento davvero imperdibile. La gara è ancora una volta a numero chiuso, per 3500 ciclisti. Per chi non è riuscito ad assicurarsi uno dei pettorali assegnati a settembre e ottobre, l’ultima possibilità per iscriversi è dal 1° dicembre, per soli cinquecento ultimi posti (quota 35 euro). La corsa per non restare fuori partirà dalla mezzanotte, e da previsioni basteranno poche ore per raggiungere il ‘tutto esaurito’. Per iscriversi sarà sufficiente visitare il nuovo sito web www.granfondoselleitalia.org dove effettuare l’iscrizione online, con pochi click, oppure scaricare i moduli in pdf, da inviare unitamente alla ricevuta di pagamento. Percorso lungo 150 km attraverso paesaggi unici e i sapori delle eccellenze enogastronomiche Romagnole. Novità 2014: cronoscalata Cima Pantani. La sfida… in 60 secondi! Per l’edizione 2014 della gara è confermato lo splendido percorso di 150 km, che regala emozioni, non solo dal punto di vista agonistico. Un tracciato che parte dal Lungomare e attraversa lo scenario suggestivo delle saline di Cervia e delle campagne colorate dagli alberi in fiore, per raggiungere le colline dell’Appennino Romagnolo. E che permette di vivere, pedalata dopo pedalata, la magia e il fascino del paesaggio primaverile, con i suoi colori e aromi, i pittoreschi borghi tipici e l’enogastronomia delle tradizioni locali: dal noto formaggio di fossa, eccellenza gastronomica dalla tradizione secolare, alla piadina romagnola…ma anche i ciccioli, lo squacquerone, il sale dolce di Cervia. Senza dimenticare gli ottimi vini Albana e Sangiovese Doc di Romagna, che si possono degustare nelle numerose cantine. E proprio per i ciclisti amanti del buon vino quest’anno è possibile visualizzare sul sito www.granfondoselleitalia.org una mappa di tutte le cantine presenti lungo le strade della Granfondo. Un lungo percorso con quattro salite e 1300 m di dislivello, per chi ha energia e forza nelle gambe. La prima salita, quella di Montecavallo, imboccato da Meldola (10 km con un pendenza massima del 12%) è un assaggio per provare la gamba. Poi si passa a Ciola, bellissima, dove si sale per quasi 10 km. Anche qui la pendenza massima è del 12% con un dislivello di 470 m. Ma la salita che lascia senza fiato è quella di Montevecchio, a tutti nota come ‘Cima Pantani’, dove si susseguono sull’asfalto le scritte ‘VAI MARCO’e ’FORZA PIRATA’, mentre si affronta la pendenza massima del 14-15%. E proprio sulla Cima Pantani la Granfondo 2014 si arricchisce di una novità. Una sfida davvero speciale, perché per vincerla non occorre arrivare primi! Sessanta secondi è infatti il tempo da battere e da rispettare: saranno premiati tutti i ciclisti affronteranno la salita nel tempo massimo di 20 minuti, senza scendere al di sotto del tempo minimo di 19 minuti, calcolato sul tratto segnalato da inizio salita (Bivio Montevecchio) fino al cippo di Cima Pantani, indipendentemente dalla posizione nella classifica finale. Collinello è l’ultimo regalo di queste montagne romagnole: gli ultimi 6 km da affrontare con rispetto prima di pedalare fino al Lungomare di Cervia.

Gli altri percorsi: medio 107 km, corto 77 km e gourmet 40 km Confermato anche il percorso mediofondo, con due salite, a Montecavallo e Collinello, per una prova divertente, ma non troppo impegnativa, adatta anche a gambe meno allenate, su strade che regalano emozioni e paesaggi fantastici. Il percorso ha un taglio di 47 km rispetto al lungo, mantenendo invariate la prima e l’ultima parte del tracciato. Per i cicloturisti, e per chi preferisce pedalare senza strafare, godendosi il bellissimo panorama che la terra di Romagna regala in primavera, ecco il percorso corto: 77 km di pedalata da fare tutta d’un fiato, con una sola salita, a Polenta, per scaldare un po’ la gamba. Mentre per tutti gli appassionati di ciclo-gastronomia torna il percorso gourmet di 40 km interamente pianeggianti affrontabili in tutta tranquillità anche dai meno atletici. Una pedalata cicloturistica attraverso i punti più suggestivi della costa e dell’entroterra cervese con sosta ed assaggio dei prodotti caratteristici locali, pensata per intrattenere gli accompagnatori dei ciclisti, ed aperta a tutti, con qualsiasi tipo di bicicletta. La partenza è alle ore 10.00 di domenica 6 aprile, davanti al Fantini Club. La quota di iscrizione di 10 euro include gadget, assistenza e quattro punti gourmet con buffet degustazione. Hospitality e pacchetti hotel Confermata anche per l’edizione 2014 l’apprezzata location in riva al mare Fantini Club, fra gli stabilimenti balneari più esclusivi d’Italia, con ristorante, spazi relax e centro benessere, a disposizione dei ciclisti e degli accompagnatori, oltre a tutti i servizi pre e post gara. Presso l’hospitality Fantini Club sarà allestito anche il ricco pasta party finale, aperto anche agli accompagnatori, dove non mancheranno piadina, salumi, formaggi, pasta, dolci, vino, caffè… e tutto nella quantità che si desidera. Perché in Romagna l’ospitalità è sacra, e si mangia bene… e tanto! Per l’edizione 2014 la Granfondo Selle Italia Via del Sale dedica sempre maggiore attenzione alla qualità del servizio hotel, e con prezzi ancora più vantaggiosi dello scorso anno. Fra i vantaggi riservati: Day Use omaggio, partenza in griglia d’Onore o prima Griglia, pacco gara in camera, e infine la possibilità di vincere un week end omaggio per 2 persone per la prossima estate! E prima si prenota… più l’hotel potrà essere vicino alla partenza della gara. Mentre per chi vorrà trascorrere qualche giorno a Cervia-Milano Marittima ed allenarsi sulle strade della Granfondo Selle Italia Via del Sale nei giorni che precedono la granfondo, Sportur Club Hotel, il concept hotel di Sportur pensato per tutti gli amanti della bicicletta, propone una speciale offerta con soggiorni da 3 a 7 notti, da 49 euro al giorno a persona. Info: Tel 0544.975039, email: info@sporturhotel.com, www.sporturhotel.com. EXPÒ Da non perdere da venerdì 4 a domenica 6 aprile, l’appuntamento con l’area espositiva della Granfondo Selle Italia ‘Via del Sale’. Oltre cento aziende tecniche attese, per la più grande fiera all’aperto d’Italia, interamente dedicata al mondo della bici, nell’esclusiva location del Lungomare di Cervia, dove trovare tutte le ultime novità del settore, testare le innovazioni, confrontarsi con i produttori e chiedere consigli ai grandi campioni delle due ruote ospiti negli stand delle aziende. (Info per partecipare: Alfredo Ceccarelli cell. 335 8222112 ceccarelli@sportur.com, tel. 0544974395) PER INFORMAZIONI: Sportur, viale Italia 41, 48015 Cervia (RA), tel. 0544.974395, fax 0544.975757 sportur@sportur.com; www.granfondoselleitalia.org UFFICIO STAMPA SPORTUR - Miriam Evangelisti marketing@sportur.com - tel. 0544.974395


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RE ARTÙ FACTORY TEAM ESPOIRS

info@inbici.net

BRILLANO LE NUOVE STELLE DEL CICLISMO ROSA STAGIONE STRAORDINARIA PER LA FORMAZIONE GIOVANILE: LE RAGAZZE DELLA SQUADRA ROMAGNOLA, COORDINATE DA UN FORMIDABILE STAFF, VINCONO REGALANDO SPETTACOLO. AFFIATATE E PLURIDECORATE, LE SETTE ALLIEVE E LE OTTO JUNIORES CONFERMANO IL TEAM FORLIVESE COME UNA DELLE PIÙ SOLIDE REALTÀ DELLE DUE RUOTE

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La stagione 2013 del Re Artù Factory Team ha visto un notevole potenziamento sia dell’organico atletico che dello staff tecnico incaricato di seguire le giovani promesse del ciclismo rosa. La formazione femminile romagnola è stata così composta dal reparto Allieve di sette unità e dal reparto Juniores di otto elementi e il rafforzamento ha portato la squadra a disputare un’ottima annata, vissuta sempre ai vertici delle prove agonistiche della Federazione Ciclistica Italiana.

Giulia Nanni vincente a Monte Marciano

Tra le Allieve spicca su tutti il risultato di Martina Michelotti, capace di conquistare il titolo tricolore nella corsa a punti su pista. L’affiatamento delle ragazze del team forlivese ha dato i suoi frutti, con ottime prestazioni e con una tenuta di corsa spesso esemplare e più volte spettacolare, sia nelle gare su strada che su pista. Il Re Artù Factory Team si è così aggiudicato come squadra la classifica finale della “3 Regioni in Rosa” e si è piazzato al terzo posto nella graduatoria di rendimento nazionale, merito delle quattro splendide vittorie

Le ragazze del Re Artù Factory Team festeggiano con tutti i dirigenti

di Giulia Nanni, dei tre successi di Martina Michelotti e dei due allori di Sara Franceschelli. La bellissima stagione di Giulia Nanni è stata corredata anche da una vittoria e da una serie di piazzamenti importanti nelle prove contro il tempo, che le sono valsi il terzo posto nella classifica conclusiva del “Bracciale del Cronoman”, e dalla conquista della maglia di campionessa provinciale su strada. Martina Michelotti, oltre all’italiano su pista, ha conquistato anche il titolo di campionessa regionale su strada.


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Sara Franceschelli nella bellissima vittoria nel 22° Trofeo ANSPI Osimo Stazione (AN) foto GRUPPO CICLISTICO OSIMO STAZIONE ASD

Ancora grandi soddisfazioni per le ragazze sono arrivate dalla pista, con la Michelotti nuovamente ad accaparrarsi la maglia di campionessa regionale nella corsa a punti e la Nanni ad imporsi nell’Omnium della “3 Regioni in Rosa”, oltre che conquistare la maglia di campionessa romagnola, sempre nell’Omnium, e quella di campionessa provinciale nell’inseguimento individuale. Ancora la Nanni e la Franceschelli sugli scudi nell’attività su pista, con il trionfo nell’Omnium a Coppie, prova di rilievo nazionale. Non sono poi passate inosservate le doti della Michelotti, convocata per un test di valutazione dai tecnici della nazionale azzurra.
 
Il reparto Juniores ha invece festeggiato i titoli regionali di Vittoria Reati nel ciclocross e di Miriam Romei a cronometro. Doppio successo a livello provinciale per Noemi Dapporto, capace di conquistare la maglia di campionessa sia su strada che su pista, nell’inseguimento individuale. Con l’ottima annata disputata la Dapporto si è guadagnata la convocazione in nazionale per una corsa a tappe. Molto bene le ragazze anche nell’attività

su strada, con piazzamenti nelle prime dieci posizioni degli ordini di arrivo sia nelle prove in linea che nelle cronometro. Oltre alle già citate atlete, buona stagione anche per Martina Giorgio e Laura Poletti.
 Il bilancio dell’annata appena conclusa è quindi nettamente positivo e incoraggiante, con il lavoro serio e premuroso dello staff, presieduto da Andrea Silvagni e tecnicamente diretto da un impeccabile Mauro Orlati, che

è stato messo a frutto dalle capacità atletiche delle ragazze del Re Artù Factory Team, che ha saputo conquistare con merito uno spazio di ampia visibilità nel settore, dando riscontro agli investimenti fatti per sostenere l’attività della squadra e facendo maturare un ulteriore credito per l’ennesima dimostrazione di affidabilità e la professionalità di quella che è da anni una delle realtà ciclistiche più consolidate in ambito nazionale.

Martina Michelotti conquista il titolo tricolore nella corsa a punti su pista


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LA TUA CRONO

a cura di LEONARDO OLMI

DALL’ESPERIENZA DI MAX LELLI COME MIGLIORARE Tempo LA PROPRIA PERFORMANCE di NELLA CRONOMETRO lettura min

10 LA POSIZIONE IN BICI 2A PARTE

info@maxlelli.com

IN QUESTA PUNTATA SPIEGHIAMO LA POSTURA CORRETTA CHE DOBBIAMO ASSUMERE SULLA BICI DA CRONO PER SPRIGIONARE LA MAGGIORE POTENZA NELLA PEDALATA

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Le bici da cronometro sono indubbiamente molto belle esteticamente, dalle forme aggressive ed accattivanti, rivolte alla ricerca dell’aerodinamicità estrema che si esplica in linee uniformi e futuristiche, uniche nel suo genere. Ma inutile avere una bella bici, che ci guardano e ci invidiano tutti, con ruote lenticolari e alti profili da 90 mm, protesi al top, cambio elettronico, ecc., ecc., se poi la nostra posizione su quella bici non è tale da poterci consentire di dare il meglio e spingere al massimo, trasmettendo a terra tutta la potenza che siamo capaci di esprimere dalle nostre gambe. Per fare una buona cronometro, conta sicuramente avere un mezzo all’altezza, ma conta anche e soprattutto che il “motore” (ossia il nostro corpo con le nostre gambe) sia posizionato al meglio su quel telaio. Ecco allora che in questa 2ª puntata, il nostro Max Lelli, dopo averci illuminati lo scorso mese sulla scelta della bici da crono, ci dirà come dobbiamo essere posizionati su di essa. ARRETRAMENTO E ALTEZZA SELLA Max, come deve essere la posizione ideale della sella e qual è il suo giusto arretramento ed altezza? «Sicuramente leggermente inclinata in basso sulla punta, il cosiddetto fuori bolla. Poi, come abbiamo detto nella puntata precedente, ogni volta dobbiamo considerare il tipo di percorso che andiamo a fare. Ad esempio, su quello completamente pianeggiante, dobbiamo pedalare il più possibile sopra il movimento centrale, quindi con la sella molto avanzata, minimo di 4-5 cm rispetto alla posizione normale. Se invece fossimo su un vallonato basteranno anche solo 2,5-3 cm. Mentre bisogna stare attenti a copiare quella tendenza che nelle crono la sella va alzata di 2-3 mm, perché quello che conta più di tutto è la fluidità della pedalata. Andando a variare quella che è la nostra normale posizione sulla bici da strada, potremmo perdere tale fluidità e non esprimere più il massimo della nostra performance. Nel ciclismo moderno, a differenza di quando correvo io, conta sempre di più la cadenza della pedalata, poiché è fondamentale per non indurire le gambe.» Quindi viene spontaneo chiederti come deve essere la sella: ce ne sono di specifiche? «Per le cronometro ci sono delle selle dedicate che hanno la punta più corta, proprio per facilitare quell’avanzamento del corpo sul movimento centrale che si diceva prima. Da quando nel mondo del professionismo è stata messa la regola della distanza minima (di 5 cm, ndr) tra movimento centrale e punta sella con il filo a piombo, le grandi aziende hanno cominciato a fare delle selle specifiche per la crono, evitando che le squadre segassero la punta delle selle tradizionali per poterla avanzare. Se non vi sono regole specifiche a cui è soggetta la croLa sella deve essere avanzata rispetto alla bici da strada, ma anche fuori bolla con la punta leggermente inclinata verso il basso foto LEONARDO OLMI

foto LEONARDO OLMI

Oltre a controllare che la sella sia leggermente fuori bolla, dobbiamo controllare anche la distanza del piombo della punta sella al centro del movimento centrale, che se non vi sono regole, in un percorso piatto possiamo ridurre anche a zero

no che andiamo ad affrontare ed il percorso è completamente piatto, meglio portare il piombo a zero, ossia la posizione che ci consentirà di esprimere la potenza e quindi la spinta massima. Personalmente trovo molto comode quelle selle leggermente rialzate sulla parte posteriore, dove riesci ad appoggiarti meglio, tipo SMP per intenderci. Per coloro che sono più mingherlini, tengo a precisare di non preoccuparsi di aver scelto la bici sbagliata o di aver posizionato male la sella se quando provano ad andare oltre i 50 km/h tendono a scivolare in avanti, in quanto è del tutto normale. Semplicemente perché quando non c’è peso si perde di potenza tendendo a scivolare in avanti. Ecco perché le crono sono, tendenzialmente, più adatte a coloro che pesano oltre i 70 kg che a quelli sotto i 60 kg. Come ben sappiamo, un ciclista di 58 kg andrà sicuramente meglio in salita che a crono in confronto ad uno di 75 kg, e viceversa, ossia la differenza tra scalatore e passista. Come molti si ricorderanno, un esempio lampante dello scivolamento in avanti lo si è visto a Contador in maglia gialla durante la crono di tre anni fa al Tour de France. Non vi è dubbio che Specialized lo avesse posizionato perfettamente in bici, ma la sua leggerezza lo portava inevitabilmente a perdere potenza quando spingeva ad alte velocità.»


POSIZIONE DELLE BRACCIA SULLE PROTESI Quale deve essere la giusta postura e impugnatura delle protesi durante la crono? «Nella scorsa puntata avevamo detto che, sicuramente, la tendenza è quella che porta ad utilizzare protesi dritte. Alcuni corridori le tengono addirittura rivolte verso il basso, per tagliare l’aria il più possibile, come se si dovesse ‘inforcare’ l’aria, aprirla in due, per rendere più performante l’avanzamento. Lo scopo è quello di esasperare al limite del possibile la posizione chiusa, ovviamente tutto questo lo dico per la mia esperienza fatta in galleria del vento. Anche se dobbiamo considerare che se poi ti chiudi troppo è probabile che non riesci più a rendere al 100%. Quindi, per trovare il giusto compromesso si renderanno necessarie un po’ di prove. Ritorno di nuovo a ribadire il concetto che ci deve essere sempre e comunque un buon dislivello tra sella e manubrio (almeno 15 cm), la schiena deve stare bassa o parallela al terreno il più possibile. Per far ciò avremo bisogno di una buona postura che potremo migliorare e raggiungere solo se ci prepareremo con un paio di mesi in anticipo dall’appuntamento con la nostra crono, che sicuramente non dovrà e non potrà mai essere improvvisata. Ecco che allora diventa importante fare molto stretching ed un buon allenamento un paio di mesi prima, ma di questo ne parleremo quando andremo a trattare la puntata dedicata alla preparazione ed all’allenamento specifico per la crono.» POSIZIONE DELLA TESTA E CASCO Dove e cosa dobbiamo guardare mentre pedaliamo? E il ciclocomputer dove lo mettiamo? «Premetto che durante una cronometro è molto importante essere coordinato e concentrato al massimo, dobbiamo seguire una linea e cercare di andare a tutta per quello che ci consentono la nostra condizione e le nostre possibilità di quel giorno. Inutile guardare continuamente il contachilometri, poiché questo ci farà soltanto perdere concentrazione e secondi preziosi che, sommati tra loro, alla fine potranno fare una bella differenza. La causa è la coda del casco che abbassando la testa si alza, creando resistenza all’aria, ancora un esempio di ciò che è stato provato e testato in galleria del vento. Questa è una delle ragioni Come ci ricorda spesso Max Lelli (nella foto) lo sguardo deve essere sempre lungo, ed abbassare la testa alzando la coda del casco il meno possibile foto LEONARDO OLMI

foto LEONARDO OLMI

A proposito di Tour de France, visto che ne hai fatti “solo” 14, oltre a 7 Giri d’Italia, so che ci tenevi a sottolineare qualcosa? «Sì esatto, ossia che dopo 16 anni da professionista, posso garantirti che di corridori posizionati in bici ne ho visti veramente tanti, stranieri ed italiani, e posso assicurarti che noi, in Italia, siamo molto bravi nel curare la posizione in bici in confronto ai corridori stranieri che, spesso e a mio modesto parere, non sono messi benissimo in bici. Questo è un merito di cui dobbiamo essere orgogliosi.»

Il ciclocomputer è meglio posizionarlo in mezzo alle protesi che non sulla pipa manubrio, in modo da non costringerci ad abbassare troppo la testa alzando la coda del casco

per cui alcuni costruttori hanno optato per dei caschi senza coda. Da ciò deriva il fatto che è meglio posizionare il nostro ciclocomputer in mezzo alle protesi, circa a metà della loro lunghezza, che non sulla pipa manubrio, che ci costringerebbe ad abbassare ancor di più la testa alzando troppo la coda del casco. Recentemente, alcune case hanno infatti sviluppato delle staffe di prolunga che consentono di posizionare il computerino anche oltre le protesi, senza però interferire con i manettini del cambio. Tutto a vantaggio dello sguardo che non ci costringerà più ad abbassare la testa alzando la coda del casco. Inoltre, ci tengo a sottolineare che nelle mie lezioni di bici, anche quando non si tratta di crono, ad esempio in quelle che faccio in collaborazione con Davide Cassani, non finisco mai di ricordare ai ciclisti che lo sguardo deve essere sempre lungo, e questo vale soprattutto nella crono. Ovviamente, la posizione ferma e statica ma aerodinamica, a lungo andare potrà arrecarci del dolore al collo, alle spalle, alle braccia ed avambracci, ecco perché diventa fondamentale lo stretching a cui accennavo prima. Infatti, devo dire che, se come italiani abbiamo molta cura e precisione nel badare alla posizione in bici, ne abbiamo un po’ meno rivolta alla pratica dello stretching prima di una gara, che purtroppo tendiamo a trascurare. Un merito che invece devo ammettere appartenere molto di più agli stranieri dai quali, sotto questo aspetto, forse, avremmo ancora qualcosa da imparare. È comunque vero che una crono, data la sua postura diversa da quella sulla bici da strada, necessiterà di un adattamento muscolare a questa specialità che dovrebbe essere affrontata da un granfondista che mediamente pratica già un minimo di 12-15.000 km all’anno. Non ci si può avvicinare alla crono così, a caso, ma ci vuole un po’ di esperienza alla base.» POSIZIONE DELLA BORRACCIA Serve portarsela dietro? dove è meglio tenerla per farne un uso che non comprometta il nostro ritmo di pedalata? «Serve portarla dietro se facciamo una crono di 20 km o oltre. Altrimenti in un prologo di una decina di chilometri, potremmo anche farne a meno. E poi, a seconda della distanza, dobbiamo valutare quanta acqua metterci, per 20 km direi mezza e non di più. Ci sono varie possibilità per posizionare la borraccia sulla bici da crono, oltre alla posizione classica nel triangolo del telaio, ossia dietro la sella o in mezzo alle protesi. Queste ultime due soluzioni sono usate di più nel triathlon, ossia adatte per le lunghe distanze, ma sono diverse tra di loro e, a parere mio, sconsigliate entrambe per le crono su strada. Quella di tenere la borraccia davanti tra le protesi, anche se l’uso della cannuccia consente di bere senza sfilarla, è una soluzione comoda ma non molto aerodinamica. Quella di posizionarla dietro è, all’opposto, molto scomoda, e richiede dei movimenti e delle contorsioni che, oltre ad essere rischiosi, fanno anche perdere aerodinamicità e tempo. Quindi, a mio parere, la soluzione migliore rimane quella delle borracce piatte o da 66 mm di diametro (più piccole rispetto alle tradizionali e quindi più aerodinamiche) da posizionare sul tubo piantone e non su quello obliquo, in quanto su un telaio piccolo potrebbero risultare più difficili da estrarre.» Max Lelli Marsiliana (GR) tel. 0564-609920 www.maxlelli.com / info@maxlelli.com


foto ROBERTO RIDI

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ELBA TOUR 2014 a cura di ROBERTO ZANETTI

robertozanetti65@gmail.com

L’OCCASIONE DA NON PERDERE L’ ISOLA D’ELBA OFFRE UN’INCREDIBILE RETE DI PERCORSI E STRADE DOVE POTER PEDALARE IN TUTTA TRANQUILLITÀ. IL CIAK AD APRILE: ECCO I CONSIGLI PREZIOSI DI UN HABITUÉ

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Una cosa era già stata decisa venerdì 5 aprile 2013 e precisamente la sera delle premiazioni del primo Elba Tour, giro cicloturistico a tappe che si svolge per l’appunto sull’Isola d’Elba: quello non era un addio ma un arrivederci perché sarebbe stato riproposto anche negli anni successivi. La conferma è arrivata qualche tempo fa da Paolo Aghini, l’ideatore e l’organizzatore della manifestazione che si svolge in quest’incantevole isola. Un angolo d’Italia tutto da scoprire, da assaporare, con i suoi paesini arroccati, con scorci di mare e di terra davvero suggestivi. Paesaggi mozzafiato, con continui saliscendi che, per chi pedala (su strada o in mountain bike), non lasciano un attimo di respiro. La prima edizione è stata quella del “battesimo” e come tale va presa; un evento ben riuscito ma che, a causa anche del maltempo che imperversava sull’Italia in quei giorni, non ha di certo incentivato i ciclisti ad affrontare una settimana intera di pedalate su e giù per l’isola. Comunque questo è risaputo: chi non c’è ha sempre torto e noi di INBICI eravamo presenti a correre e a lavorare condividendo con altri ciclisti dei bellissimi giorni di gara, di turismo e di sano divertimento.

Una vista suggestiva delle spiagge dell’Isola d’Elba

Per il 2014 la formula non cambia, conferma Aghini. Sei tappe (due in più rispetto all’anno scorso) che non sono solo puro agonismo, ma un misto tra andatura cicloturistica, tratto cronometrato (nel quale verrà calcolata la classifica a tempo) e rientro libero in albergo. Un format già collaudato, un modo diverso di pedalare, sempre con il numero sulla schiena, ma che non obbliga il corridore a tenere la testa bassa sul manubrio. Riconfermato anche il mese di aprile ma è stato tutto spostato di una settimana, precisamente dal 6 al 12. Si comincia, come da tradizione, con una cronometro individuale che stabilirà subito la prima classifica provvisoria; a seguire quattro tappe in linea e, per concludere in bellezza, una “passerella cicloturistica” non competitiva che chiuderà la manifestazione. Io l’anno scorso mi sono divertito davvero molto. L’unico consiglio che posso dare è quello di prendervi una settimana di ferie e di non lasciarvi sfuggire l’occasione: iscrivetevi all’Elba Tour 2014, sono sicuro non ve ne pentirete. Contatti, iscrizioni e alberghi convenzionati: Per ulteriori informazioni visitate la pagina Facebook GIRO A TAPPE DELL’ISOLA D’ELBA

Portoferraio, un’incantevole vista dell’antico porto


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Un allenamento collettivo su strada capitanato da Saverio Ottolini

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SAVERIO OTTOLINI

a cura di ROBERTO ZANETTI

LA FATICA È IL SUO MESTIERE

Tempo di lettura

6 min

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Solitamente dedichiamo questi spazi agli atleti che, nel corso della stagione, si sono distinti per i risultati ottenuti “sul campo”. Questa volta, invece, vi parleremo di una persona che gli atleti li prepara per vincere: Saverio Ottolini. Personal trainer di fama nazionale (non a caso gli amici lo conoscono anche come “Supertrainer”), Saverio ci racconterà chi è, come lavora e cosa ha fatto nella vita; vale la pena spendere qualche minuto del vostro tempo per ascoltarlo. Saverio, la domanda che molti spesso si fanno: “allenamento e performance, quali sono i confini della scienza applicata allo sport?” «Una volta completati gli studi universitari ho voluto approfondire le mie nozioni lavorando per diversi anni come ricercatore e, al tempo stesso, continuando a praticare sport ad alto livello e ad allenare moltissimi atleti. Da anni sono concentrato allo sviluppo delle mie conoscenze sia in ambito teorico che pratico, sperimentando di persona tutto quello che voglio capire. Senza la ‘conoscenza scientifica’ nulla può essere compreso, codificato e messo in atto ma senza applicazione non è possibile validare, migliorare e soprattutto capire a fondo la teoria. Inoltre, la sperimentazione e la pratica consentono di vivere in prima persona esperienze uniche che completano il nostro sapere e forniscono nuove indicazioni per ulteriori studi. L’agonismo, oltre a garantire numerose soddisfazioni (non solo in funzione della prestazione raggiunta), permette di capire direttamente quanto il nostro fisico, portato in condizioni limite, possa ottenere risposte spesso inaspettate, prestazioni che spesso superano le nostre attese. Partendo da questo ragionamento ho abbandonato l’agonismo, continuando a studiare e sperimentare personalmente nuove metodologie di allenamento, lavorando su alti carichi di lavoro sia in termini di volume che d’intensità. Se qualche anno fa, mentre studiavo e sperimentavo allenamenti molto lunghi, incessanti e pesanti, mi avessero detto che con massima continuità e senza periodi di scarico o giorni di riposo, fossi stato in grado di superare le otto ore al giorno di allenamento per un intero mese (effettuando anche prestazioni ottime sulle salite cronometrate fatte durante queste uscite) non ci avrei mai creduto!» E invece ci sei arrivato. Come hai fatto? «Per vincere la sfida con me stesso, grazie ad una grande motivazione e sommando

una serie di eventi favorevoli, ho raggiunto un volume di allenamento che potrebbe sembrare altissimo ma che è assolutamente raggiungibile (mantenendo oltretutto un ottimo livello di performance). Se pensiamo alle prestazioni di atleti che effettuano gare a tappe, sia su strada che in MTB, abbiamo la dimostrazione che il fisico umano, se ben preparato e allenato, può sopportare carichi

di lavoro molto alti. Per esempio, prendendo in considerazione diverse giornate consecutive di gara come il Giro d’Italia o il Tour de France, oppure di una gara a tappe in MTB come la Transalp, arriviamo ad avere un impegno metabolico anche maggiore a quello che io ho totalizzato nelle mie sedute sperimentali. Nonostante il tempo passato in bici sia inferiore, la prestazione agonistica di


un corridore raggiunge consumi ed impegni metabolici molto elevati, costo energetico che in allenamento non viene mai raggiunto. Dobbiamo poi considerare l’altissimo livello di stress a cui sono sottoposti gli atleti nei giorni di gara.» Quali sono gli stimoli che hai dovuto trovare per tutto questo? «Per l’atleta è fondamentale definire gli obiettivi del proprio allenamento. In base a un obiettivo principale (nel mio caso quello di arrivare ad effettuare un determinato volume di lavoro rispettando l’intensità) saremo in grado di programmare una serie di tappe intermedie per poterlo ottenere; tappe che si trasformeranno in traguardi da raggiungere quotidianamente in ogni sessione di allenamento. Il fatto stesso di arrivare giorno dopo giorno alla nostra meta ci renderà ancora più forti, sempre più motivati per proseguire e tagliare il traguardo finale a braccia alzate.» Saverio, scusa, ma perché spingersi ai limiti e, a volte, anche oltre? «Partendo dal concetto di ‘limite’ ho voluto sperimentare un difficile progetto di allenamento e ricerca. In un’epoca ormai segnata e compromessa dal doping, in cui tutte le grandi prestazioni vengono spesso messe in discussione e i record favoriti da pratiche illecite, è necessario restituire la giusta credibilità allo sport, alla preparazione atletica e agli atleti stessi. Non possiamo negare alle nuove generazioni di sportivi la speranza di poter diventare campioni lavorando in modo corretto, costante, con dedizione e impegno. Se è lecito sospettare su alcune performance dei migliori atleti a livello mondiale (di tutti gli sport), non è possibile non credere più nelle infinite capacità e potenzialità dell’essere umano. Ovviamente questa nuova presa di coscienza, che deve viaggiare di pari passo a una costante for-

mazione ed informazione dei giovani e degli sportivi, necessiterà del tempo… Non per questo, però, dobbiamo arrenderci; non per questo dobbiamo smettere di credere in un ideale puro di sport, pulito. Non per questo fermeremo il nostro lavoro che sarà sempre traccia e faro per chi vorrà seguire e percorrere l’unica strada corretta nello sport e nella vita.» Contatto: Chi volesse contattare Saverio Ottolini per una consulenza o un programma di allenamento può farlo al seguente indirizzo: Sport Attitude Centro di Preparazione Atletica, Valutazione Funzionale e Servizi per lo Sport. Via Regione Isella, 8 San Bernardino Verbano (VB) Tel. +39 327 6608302 E-mail: supertraining@virgilio.it Saverio Ottolini con Giampaolo Cheula, ex professionista su strada che da poco ha abbandonato l’attività agonistica, al centro Sport Attitude di proprietà dallo stesso Ottolini

Una bella immagine di qualche anno fa. Saverio taglia il traguardo di una gara in MTB, sua specialità preferita e sua grande passione, vittoriosamente a braccia alzate

Saverio mentre, sempre al centro Sport Attitude di Verbania, allena una ragazza


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GF FI’ZI:K, FA LA PRIMA MOSSA a cura di NEWSPOWER

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APERTE LE ISCRIZIONI ALL’EDIZIONE DEL LUSTRO PARTITE LE ISCRIZIONI PER LA GARA VICENTINA DEL 27 APRILE 2014. PREZZI SEMPRE PIÙ VANTAGGIOSI PER IL GENTIL SESSO E PER I PRIMI CHE SI ISCRIVERANNO. CON UN OCCHIO DI RIGUARDO PER GLI ATLETI STRANIERI: PREZZO SIMBOLICO A 10 EURO

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Attimi prima della partenza da piazza Castello edizione 2013

Gli atleti appena partiti

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La Città di Marostica e la bicicletta sono i protagonisti di un sodalizio che va avanti dal 2012 nel nome della Granfondo fi’zi:k, gara intitolata all’azienda vicentina di Pozzoleone – leader nella produzione di componenti ed accessori per le due ruote – che si correrà il prossimo 27 aprile. Quella del 2014 sarà la 5a edizione e la terza che avrà il suo quartier generale tra le mura della Città degli Scacchi. All’esordio, infatti, la gara si disputò sempre nel vicentino, ma nella città laniera di Schio, spostandosi poi l’anno dopo a Zané fino ad approdare a Marostica. In molti attendono già con ansia la primavera e ancor più gli amanti di ciclismo, per i quali i primi tepori dopo l’inverno sono il segnale per rimontare in sella e gettarsi a capofitto nei tanti appuntamenti che ogni anno si tengono in tutta Italia. Tra questi la gara marosticana rappresenta senz’altro una delle perle, con percorsi mozzafiato che vanno alla scoperta di un territorio sconosciuto ai più. La macchina organizzativa di questa competizione è affidata alle sapienti mani dell’ASD BSport ed al Comune di Marostica. Sul fronte dell’organizzazione molte saranno le sorprese che verranno svelate via via con il passare dei mesi, giusto per mantenere alta l’attesa e la suspance. Quello che già si sa è che i percorsi visti nell’ultima edizione non dovrebbero subire variazioni. Si pedalerà dunque sui tracciati mediofondo (100 km e 1670 m/dsl) e granfondo (154 km e 3000 m/dsl), inerpicandosi sulle colline attorno Marostica e fino sull’Altopiano dei 7 Comuni. Il cuore dell’intera manifestazione pulserà nella caratteristica Piazza Castello, conosciu-


Il gruppo affronta le prime salite

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versamento della quota potranno essere inviati per posta o fax all’ASD B-Sport Cycling (Via del Brolo, 37 – 36061 Bassano del Grappa - VI - fax 0424.470288) oppure consegnati direttamente alla segreteria organizzativa presso lo Studio RX – Servizi per lo Sport (Via Fermi, 1 – Marostica – VI) dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18. Per quanto riguarda i prezzi saranno in particolare favorite le presenze al femminile e di atleti stranieri. Fino a fine anno le quote saranno di 29 euro per gli uomini e 26 per le donne. Da gennaio e fino al 13 aprile si salirà a 35 e 30 euro per passare poi ad una quota unica di 40 euro fino al 25 aprile. Sono previste anche le iscrizioni last minute, nelle giornate del 26 e 27 aprile, fino a pochi minuti dal via al prezzo di 50 euro. Agli atleti stranieri verrà invece riservata la quota promo di 10 euro. La Granfondo fi’zi:k – Città di Marostica sarà inserita nei circuiti Alè Challenge, Nobili/Supernobili e sarà prova del Campionato Nazionale e Provinciale ACSI Vicenza. Info: www.granfondofizik.it foto NEWSPOWER CANON

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ta in tutto il mondo per l’affascinante partita a scacchi con figuranti in costume. Chi volesse togliersi la curiosità potrà farlo proprio il prossimo anno. La partita, infatti, viene disputata solo negli anni pari nel secondo fine settimana del mese di settembre. Le iscrizioni sono già entrate nel vivo e per fare più in fretta basterà accedere al sito www.championchip.it, dove in pochi semplici passaggi sarà possibile completare la registrazione ed il pagamento con carta di credito. In alternativa, il modulo di iscrizione e la copia del

Il Podio femminile della granfondo dell’edizione 2013




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GRANFONDO INTERNAZIONALE GIORDANA a cura di NEWSPOWER

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FESTA GRANDE PER I PRIMI 10 ANNI IL PROSSIMO 22 GIUGNO SI TORNA SUI PASSI GAVIA, MORTIROLO E SANTA CRISTINA. CONFERMATI I TRE PERCORSI DI 85, 155 E 175 KM. UNA MAGLIA CELEBRATIVA BY ALÈ PER L’EDIZIONE DEL DECENNALE

A

Ad Aprica, in provincia di Sondrio, la data del 22 giugno 2014 è già segnata da tempo sul calendario e per l’apprezzata Granfondo Internazionale Giordana sarà l’anno del decennale. Dieci edizioni sono un bel traguardo per lo staff del GS Alpi guidato da Vittorio Mevio, che per l’occasione sta già pensando di festeggiare in grande stile. Per un compleanno speciale non potrà mancare dunque una festa speciale. Ecco allora che alla vigilia della gara la centrale Via Roma di Aprica pullulerà di concerti ed esibizioni di

La partenza dei 3000 concorrenti da Aprica nell’edizione 2013

artisti di strada fin dalle 14.00 proseguendo tra tanto spettacolo fino alle 23.00 per dare la buonanotte agli spettatori, ma soprattutto ai corridori che poche ore dopo si presenteranno sul parterre per prendere il via. Si partirà di buon mattino, alle 7.30, per lanciarsi sui percorsi a cavallo delle province lombarde di Brescia e Sondrio sulle strade che hanno registrato tanti momenti di grande ciclismo. Anche quella del 2014 si conferma fin d’ora una prova di grande spessore, che chiamerà tanti atleti a mettere in campo tutte le proprie abilità e sarà certamente il terreno favorevole in particolare per gli scalatori.

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Il passaggio del gruppo nella località turistica Ponte di Legno

Saranno loro i veri protagonisti di questa gara, che fotocopierà i percorsi già visti nell’edizione 2013 con i tre GPM dei passi Gavia, Mortirolo e Santa Cristina. Guardando un po’ il contachilometri il percorso granfondo misurerà 175 km per un dislivello complessivo di 4500 metri. Il mediofondo fermerà a 155 km e 3600 m/dsl, mentre nel Fondo dalla partenza all’arrivo si pedalerà per 85 km e 1850 m/dsl.


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Il 27 maggio anche il Giro d’Italia tornerà sui tornanti di Passo Gavia per riprovarci con la tappa Ponte di Legno (BS) – Val Martello (BZ), che nella scorsa edizione era stata cancellata per maltempo. Nel corso dei festeggiamenti per il primo decennale della Granfondo Internazionale Giordana non mancherà un momento speciale per celebrare i 24 ciclisti che dalla prima foto NEWSPOWER CANON

edizione del 2005 non hanno mai mancato l’appuntamento con il traguardo di Aprica. Per l’occasione l’organizzazione ha già pensato di realizzare una maglia commemorativa by Alè, che ogni concorrente troverà all’interno del pacco gara, simpatico ricordo di un evento e di un’edizione che promettono grandi emozioni. Le iscrizioni rimarranno aperte fino alle ore

20.00 del 14 giugno 2014, ma per chi si iscriverà on line sul sito www.mysdam.it sarà possibile prorogarle fino al 18 giugno con una sopratassa di 10 euro. La quota di partecipazione è fissata a 40 euro che includeranno, oltre al pacco gara, ristori, pasta party, docce ed i servizi di assistenza meccanica e sanitaria. Dopo il 14 giugno sarà possibile iscriversi solamente in loco nelle giornate di venerdì 20 giugno (15-19), sabato 21 (9-12 e 14.30-19.30) e domenica 22 (5-6) al costo di 50 euro. Per agevolare i team per ogni 10 iscrizioni cumulative una sarà in omaggio. Alla 10a Granfondo Internazionale Giordana si daranno appuntamento anche i prestigiosi circuiti Alè Challenge, Nobili/Supernobili, Gran Trofeo Multipower e Mini Coppa Lombardia 2014. Lo spettacolo è servito! Info: www.granfondogiordana.com

Un passaggio suggestivo dei ciclisti sulle cime innevate nell’ultima edizione


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LA DOMENICA DEL CORRIERE a cura di MARIO PUGLIESE

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LA STORIA IN COPERTINA NEI DISEGNI ROMANTICI DI BELTRAME E MOLINO UN AFFRESCO DELL’ITALIA DEL NOVECENTO. E TRA POLITICA E COSTUME, NON POTEVANO MANCARE IL CICLISMO E I SUOI CELEBRATI CAMPIONI

C

Come un Bignami della storia italiana. Scorri in rassegna le copertine disegnate della Domenica del Corriere e capisci in un istante, per sommi capi, le fasi salienti della nostra nazione. Uno splendido affresco cronologico delle pagine più significative della Repubblica, con le sue fasi storiche, l’evoluzione dei costumi, i suoi personaggi più rappresentativi e i grandi casi di cronaca. E in questo spaccato dell’Italia del novecento non poteva mancare il ciclismo, sport radicato nel genoma del nostro pa-

ese, se è vero – come è vero – che, nel 1948, l’allora presidente del consiglio De Gasperi chiese a Gino Bartali di vincere il Tour de France per scongiurare la guerra civile dopo l’attentato a Palmiro Togliatti (e come recitano i libri di storia, Ginetaccio vinse le ultime due tappe recuperando venti minuti a Bobet e l’euforia per quell’impresa sopì i refoli rivoluzionari dei comunisti). Ecco quindi che, rovistando negli archivi di quella storica rivista di costume e società, si scopre – senza sorpresa – che molte di quelle copertine

erano proprio dedicate al ciclismo. Come l’immagine che ritrae i ciclisti del Giro d’Italia che, nel 1946, a Trieste vengono aggrediti dagli slavi o il quinto successo di Costante Girardengo alla Milano-Sanremo del 1926 o come Fausto Coppi ritratto con la moglie Bruna Ciampolini che, di lì a poco, avrebbe tradito con la Dama Bianca. E proprio il campionissimo è, in assoluto, il soggetto più ricorrente nelle copertine disegnate prima da Achille Beltrame e poi da Walter Molino. Dalle imprese epiche, ai trionfi francesi, fino alla tragica morte, celebrata col sorriso di un saluto e la bicicletta che idealmente s’impenna verso il cielo.


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PROTAGONISTI

a cura di PAOLO MEI Tempo di lettura

10 min

info@inbici.net ELENA GADDONI E MIRKO PIRAZZOLI: DUE CUORI E UNA MTB

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Incontriamo, in una curiosa intervista doppia, due autentiche “iene” della mountain bike: Mirko Pirazzoli ed Elena Gaddoni. Insieme nello sport e nella vita, condividono la loro passione per le ruote grasse con ottimi risultati: lei è l’attuale campionessa italiana di MX, capace di ben figurare anche nelle gare distance. Ha chiuso la sua stagione 2013 con la bella affermazione alla Gimondi Bike di Iseo, vestendo la maglia azzurra in svariate occasioni. Il 2014 sarà una stagione importante per lei, durante la quale dovrà confermarsi come una delle migliori interpreti a livello nazionale. Lui ha un passato di livello nella BMX, otto anni di militanza nella squadra nazionale di MTB, una Coppa Europa vinta nel 2001 e ben sette podi ai campionati nazionali Elite con una continuità incredibile. Oggi continua a correre semplicemente per passione, sempre ad alti livelli, ma con la priorità di far conoscere e sviluppare il prodotto FRM, il marchio che ha permesso al suo pupillo, Miguel Martinez, di dominare la Roc d’Azur. Una breve presentazione personale? E: «Ciao a tutti, sono Elena Gaddoni, ho 33 anni e sono di Lugo. Sono ragioniera e… sto cercando un lavoro. Adoro i gatti e la collina.» M: «Mirko Pirazzoli, 39 anni suonati e una vita passata sulle due ruote. Sono perito metalmeccanico progettista. Fino al 1997, quella è stata la mia occupazione. Dopo un viaggio negli USA per partecipare ad una prova di Coppa del Mondo di MTB ho capito che la mia passione poteva diventare un lavoro ed eccomi qua: Socio e Amministratore Delegato di FRM Bike Technology. Ringrazio Franco Ricci Mingani per la passione con cui mi ha sempre seguito e grazie al quale oggi mi sento un privilegiato.» Quando e perché hai scoperto la MTB? E: «L’ho scoperta nel 1995 per caso. Ci facevo delle passeggiate con mia sorella.» M: «L’ho scoperta nel 1992, ma già a tre anni giocavo con le due ruote ed il fango grazie alla passione di mio babbo. A cinque anni mi costruì un motorino da cross e io passavo 5 giorni a settimana a giocare tutto il pomeriggio con la bici (quanti panni infangati lavati da mamma) e aspettavo il sabato per giocare con il motorino perché il mio babbo doveva sempre essere presente…» La prima gara? E: «A Palazzuolo sul Senio, una gara UISP nel 1995. Era, se non sbaglio, il campionato romagnolo.» M: «La classica gimkana del paese: correva l’anno 1981.» La prima vittoria? E: «Ormai è passato molto tempo! Credo sia stata la gara di Bertinoro, una gara UISP che prevedeva dei singolari passaggi nelle cantine della zona. Credo fosse nel 1998.» M: «Fu proprio quella gimkana!» Il ricordo più bello e quello meno bello della tua carriera? E: «Il più bello è il terzo posto all’italiano XC di Sarentino nel 2005: mi aprì le porte della nazionale. Il più brutto, forse, l’aver perso il campionato nazionale marathon l’anno scorso. Tradita dalla troppa convinzione di farcela.» M: «Indubbiamente la vittoria di Graz della Coppa Europa.»

I protagonisti Mirko Pirazzoli e Elena Gaddoni

Ricordi la prima volta che hai visto Mirko/Elena? E: «A una gara nel parco delle acque minerali a Imola.» M: «Certo: successe ad una gara dentro il parco delle acque minerali di Imola. A questa corsa partecipava anche Elena e io ero appena rientrato dagli USA. Lei non passò inosservata e io cercai di colpire la sua attenzione. Ero un Pro e ho avuto fortuna!» Chi dei due ha più classe (in bici)? E: «Certamente Mirko: io non ho gran dimestichezza col mezzo.» M: «Difficile dirlo, anche se io sono più bravo di lei nella guida. Mi prendo questo merito, ma Elena d’altro canto è molto più determinata di me.» Chi si allena di più e con più meticolosità? E: «Sicuramente io, ma l’importante è divertirsi.» M: «Sicuramente Elena: la sua costanza è incredibile e disarmante. Io, soprattutto ora, preferisco pedalare senza pensare troppo alle performances.» Quali qualità invidi al tuo partner? (Non solo sportive) E: «Lui riesce a ‘staccare’ dalla bici nonostante questa sia anche il suo lavoro.» M: «Come dicevo, la costanza nel lavoro, la meticolosità e la caparbietà. Ha una grande forza di volontà che le ha permesso di superare anche dei periodi difficili perché nella vita non sempre tutto è rose e fiori.» Qualcosa di lui/lei che proprio ti fa arrabbiare? E: «È disordinato.» M: «Si lamenta un po’ troppo anche quando non ce ne sarebbe motivo, ma è una donna…»


Parliamo di MTB: 26’’ – 27.5’’ o 29’’? E: «29”!» M: «29” tutta la vita!» Front o Full? E: «Front, anche se una Full mi aiuterebbe a colmare certe lacune in discesa.» M: «Full: non so per quale motivo ma provo piacere quando scivolo e stacco le ruote da terra. Con le full tutto questo riesce più facile.» XCO, Marathon o XCE? E: «Marathon con rammarico perché l’XC dà un’adrenalina unica» M: «Risposta secca: Marathon della Roc d’Azur! Un XC lungo 90 km! All’arrivo la sensazione di appagamento è incredibile. Semplicemente meravigliosa!» La gara che avresti voluto vincere a tutti i costi ma che per un motivo o per l’altro ti è sempre sfuggita? E: «Fortunatamente ne ho vinte tante. Forse però la Dolomiti Superbike e il Sellaronda rappresentano qualcosa di straordinario ancora da vincere.» M: «Il campionato italiano XC, ma forse preferisco averci fatto sette podi piuttosto di vincere quella maglia.» Pratichi altri sport? E: «A parte la palestra, chi avrebbe la forza di farne altri…» M: «Non pratico assiduamente altri sport. Seguo un po’ di tutto e chiaramente tutto ciò che ha a che vedere con le due ruote mi affascina.» Chi decide le gare a cui partecipare? E: «In linea di massima io…» M: «Ognuno ha la sua pianificazione. Io sono più vincolato dalle scelte aziendali e le mie corse si selezionano anche in base al business. Elena ha un calendario più fitto e spesso va alle corse senza di me. Non riesco a starle dietro!» Hai un modello sportivo ? E: «Direi di no.» M: «Non ho un vero modello sportivo. Ho la fortuna di conoscere dei veri fenomeni dello sport che amo e posso dire che sono colpito dalla determinazione di Absalon e dall’estro di Martinez. Quando guardi negli occhi questi fenomeni capisci che cosa hanno in testa e perché raggiungono il loro scopo. Riescono a vincere le corse prima ancora di partire.» E se non avessi corso in bici? E: «Avrei fatto atletica o corso a piedi, altrimenti avrei voluto fare l’archeologa. Ma è difficile pensarmi senza bici… sono sempre stata brava a scuola in tutto quello che facevo per cui avrei sicuramente proseguito gli studi. Chissà forse avrei fatto la scrittrice. Mi piace molto scrivere e ho pubblicato un libro per bambini due anni fa.» M: «Avrei fatto il progettista metalmeccanico. Un lavoro che mi piace e per il quale ho anche studiato. Penso al giorno che ho rifiutato un posto in Ducati. Decisi di proseguire nel segno della bici e per ora non ho rimpianti.» Mai attratto dal ciclismo su strada? E: «Sì, molto! E mi piacerebbe ancora provarci.» M: «Ne sono stato attratto per un breve periodo nel 2000. Scelsi di non provare anche in funzione del fatto che condividevo la passione della MTB con Elena. Da diversi anni non ho più una bici da corsa.» Il/la biker che ti ha maggiormente impressionato?

E: «Penso a Miguel Martinez. Ho cominciato a correre in mtb e lui era il mito e oggi dopo tanti anni si ripropone, si rimette in gioco e vince. Un fenomeno, un fuoriclasse pieno di talento.» M: «Guardare da fuori Absalon, quando attacca è una cosa impressionante. Difficile pensare che si possa andare cosi forte in bici.» La prendi male se perdi una corsa o se le cose non vanno come vorresti? E: «Purtroppo sì…» M: «Se una corsa non va cerco di capire il perché. Pochi lo sanno ma nello scorso luglio ero in ottima forma e per l’italiano XC avrei potuto dire la mia. Purtroppo una caduta al sabato mi ha messo fuori gioco. L’ho presa con serenità anche per essere di esempio ai miei giovani. Se invece altri obiettivi che mi pongo non vanno come devono mi arrabbio tantissimo.» C’è qualcuno che devi ringraziare per la tua carriera a due ruote? E: «Tante persone: la mia famiglia e tutti coloro che mi hanno aiutato in questi anni.» M: «Mio babbo perché non voleva che corressi e mia madre per il contrario. Le persone sono comunque tante, ma ci tengo a ringraziare Elena, Cristian (il presidente del team), gli sponsor e tutti i tifosi a cui riesco a strappare un sorriso con una piega o un salto.» Hai già deciso cosa farai… da grande? E: «No e non ci voglio pensare è già troppo dura così! Vivo giorno per giorno e spero di poterlo fare il più a lungo possibile. Mi piacerebbe comunque avere un locale mio perché amo il contatto con la gente. Ma in definitiva chi vuole diventare grande?» M: «Adesso è il momento di diventare grandi. Ricopro un ruolo di responsabilità. Non penso più alle corse e uso la bici per stare bene. Spero di continuare.» È tutto rosa e fiori tra due bikers uniti nella passione e nella vita? E: «No, anzi spesso non si è d’accordo su parecchie cose e fortunatamente abbiamo svaghi diversi.» M: «È tutto rosa e fiori, ma le rose, si sa, hanno… le spine. Scherzo! Sono fortunato a condividere con Elena la sua stessa passione.» Vi sposerete un giorno? E: «Credo che nella testa ci siano ben altre cose per entrambi, non abbiamo i pensieri delle persone comuni.» M: «Stiamo bene e per ora lei è presa dalla carriera agonistica. Viviamo assieme ed è come se lo fossimo. Un matrimonio sarebbe la conferma di una situazione che già esiste. Vedremo. L’importante è volersi bene e rispettarsi.» Elena Gaddoni in azione foto NEWSPOWER CANON

Chi comanda in famiglia? E: «Credo nessuno dei due.» M: «Sono fortunato: decidiamo tutto assieme e devo dire che ho un’ottima libertà di ‘manovra’. L’importante per lei è che io non sporchi in casa e che non lasci confusione. Peccato che non ci riesco quasi mai…»


CLAUDIO PASQUALIN foto NEWSPOWER CANON


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GRANDI EVENTI info@inbici.net

a cura della REDAZIONE

DAL PACIFICO ALL’ATLANTICO IN SELLA AD UNA PEUGEOT

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Peugeot non è nuova a imprese “a quattro ruote”: tra le più recenti, il record della Pikes Peak con la 208 Turbo 16 Pikes Peak oppure il Mongol Rally, da poco concluso con un’andata/ritorno Europa/Mongolia a bordo di una 2008. Ma ci sono alcune Peugeot che, molto più lentamente, sono protagoniste di imprese altrettanto audaci. È il caso di una delle più lunghe “pedalate” in solitaria della storia delle due ruote: quaranta tappe, 5359 chilometri, dalle coste statunitensi del Pacifico fino a quelle dell’Atlantico. Da Vancouver alla Grande Mela, attraversando dodici Stati. È il viaggio-scoperta compiuto dal toscano Andrea Tozzi a bordo della sua bicicletta Peugeot CS01 “Eastern Arrow”, un gioiello a due ruote, otto chili di carbonio ed acciaio. Insieme hanno affrontato e completato la mitica Coast to Coast, finora appannaggio delle quattro ruote. E senza una caduta! Sommando le altimetrie di tutte le salite affrontate dalla coppia TozziPeugeot CS01 “Eastern Arrow” in questa originale edizione del Coast to Coast, si arriva ad uno strappo complessivo di 33.241 metri: quattro Monte Everest uno sopra l’altro! La tappa più lunga? L’ultima, quella da Hazleton, in Pennsylvania, a New York, 229 chilometri, dove Tozzi ha messo insieme gli ultimi 2430 metri di altimetria scalata.

CHI È

Toscano, 36 anni, Andrea Tozzi è un “polpaccio” noto dell’Ultracycling, specialità ciclistica in cui i praticanti devono percorrere diverse centinaia di chilometri in un tempo prefissato, in completa autonomia, senza alcun supporto e mezzi al seguito. A maggio Andrea Tozzi era stato protagonista di sfida ai limiti della resistenza umana, una prova di grande tenacia e coraggio, in sella ad una Peugeot RSR-105: dall’Arco di Trionfo di Parigi all’Arco della Pace di Milano, passando per Germania ed Austria. Un Arc to Arc di ben 1300 chilometri – parte dei quali di notte, al freddo e avversati dalla pioggia – suddivisi in sei tappe di 250 chilometri ciascuna che lo hanno portato ad attraversare ben cinque sistemi montuosi, Alpi comprese, e le insidie della Foresta Nera.

Tempo di lettura

18 min

PEUGEOT TRANSAMERICA UN UOMO, UNA BICI, UN’AVVENTURA

Ogni cosa su questo pianeta produce un suono. Anche quando tutto sembra arido, deserto e desolato, sono più di mille i bisbigli e i sussurri che arrivano alle orecchie di chi sa ascoltare. Come quell’insegna arrugginita che cigola alla pompa di benzina abbandonata di Chester: il suo è un vano e rassegnato tentativo di richiamare l’attenzione. Non arriverà nessuno a sistemarla e tra poco cadrà nella polvere come tutta la città, ma il lamentoso suono metallico delle sue parole ricorda che questo posto, un tempo, era pieno di occasioni. A centinaia di chilometri di distanza altre voci popolano le vaste distese in cui, apparentemente, niente si muove. Sono tanti quanti un uomo ne può contare in tutta la sua vita: bruciati dal sole e percossi dal vento che spinge ad est, permettono a chi vive nel niente di avere la corrente elettrica e il telefono. I pali di legno che affiancano la statale numero 2 verso Cut Bank sembrano le statue dell’isola di Pasqua per quanto sono fieri, robusti e resistenti agli elementi. Il viaggio in solitaria mi ha insegnato ad ascoltare, a vedere le cose e la vita in una prospettiva nuova e infinitamente più semplice ed appagante. Però per farlo ho bisogno di essere nel mio elemento, il mondo. È come se la capacità di godere qualcosa ruotasse intorno alla velocità con cui la consumiamo. Sulla sella della mia Peugeot Eastern Arrow, tutto era in slow motion e in alta assimilazione. Quella bandiera a stelle e strisce io la conosco bene adesso. Ripenso al viaggio, ai paesaggi grandiosi ma anche a quelli obiettivamente vuoti e “deludenti”. Eppure tutto ha parlato, ogni cosa. Io sono tornato diverso, per l’ennesima volta. È il prezzo da pagare per queste esperienze; quando poi sei a casa, ti senti estraneo, per un po’ ti senti lontano da tutto e da tutti. Di un viaggio del genere mi porto dentro talmente tante cose che paradossalmente la prima sensazione che ho provato una volta entrato in casa è stata quella di… non ricordare nulla. Poi mi viene in mente un particolare, uno qualsiasi, e torna tutto esattamente come quando l’ho vissuto. Ho immortalato facce, odori, stati d’animo.


WASHINGTON, 4 LUGLIO

Nel giorno dell’indipendenza americana, oltrepassato il North Cascades NP e diretto al Glacier NP, affronto l’unico breve tratto di vero deserto presente nello stato di Washington. Il Polar segna le 2 del pomeriggio, alzo gli occhi stordito dal calore e osservo affascinato la fata morgana che più avanti, sulla linea dell’orizzonte, si diverte a disegnare un paesaggio dalle forme strane e irreali. Mi fermo ogni tre chilometri a bagnare la bandana che porto sotto il casco. Cerco di tenere la testa bagnata e di arrivare a Tonasket prima di evaporare. All’arrivo a Tonasket appoggio la mia Peugeot alla staccionata di legno e mi siedo al tavolo del Rancho Chico, il primo locale ai bordi della 97. La cameriera mi guarda perplessa e senza averglielo chiesto mi offre un bicchiere d’acqua. Li guardo e sorrido: dentro ci sono i cubetti di ghiaccio più belli del mondo.

IDAHO

È poco più di una targa colorata, delle rocce rosse che mi accompagnano a Sandpoint e di un lago delle acque verdi e fresche in cui nuotare a fine tappa. È l’Idaho. All’altezza del mio tracciato, quasi al confine col Canada, l’Idaho separa lo stato di Washington dal Montana con un’esile, brevissima striscia di terra bagnata dalle acque del grande lago Oreilly. Il cartello blu “The famous potaetos” è giusto al di là di un ponte e io faccio scattare l’otturatore della mia reflex sul primo cartello di benvenuto della mia strada. È il sigillo con cui metto in moto la macchina della Peugeot TransAmerica, cromata e luccicante, è una macchina dalla cilindrata e dal rombo enorme. Gas.

MONTANA

Vasto e autentico. L’incarnazione della frontiera e del west americano, il posto in cui anche lo sguardo, come il suono, genera mille echi. Se dovessi descrivere il Montana non potrei farlo in altro modo. Allo stesso tempo, se c’è un territorio in cui ho sentito chiaramente

di essere diverso dalle altre persone, di avere bisogni e desideri che altri non hanno o hanno paura di affrontare, quello è il Montana. Ricordo la gioia incontenibile dei primi chilometri di prateria battuta dal vento, il sibilo dei raggi da corsa della mia Peugeot che tagliano il vento come il coltello caldo affonda nel burro, ricordo i rari insediamenti protetti da palizzate di legno sgangherate, i cavalli al pascolo che guardano curiosi e sopra di me un cielo che stordisce per come mi sovrasta. Blu profondo, come quello che ho visto nel bush dell’Australia o nei cieli del circolo Polare Artico. Davanti a me non ci sono alberi, non ci sono edifici, solo una strada infinita, distanze con cui misurarmi e una linea dell’orizzonte intatta


WISCONSIN

Oltre il confine tra Minnesota e Wisconsin, la Great River Road scorre a fianco di quello che senza dubbio è il più famoso fiume americano. Il Mississippi. Il bacino e la sua “cassa” d’espansione sono di proporzioni decisamente americane. Affluenti e canali si dipanano nelle paludi che il grande fiume ha formato, dando vita a paesaggi lacustri dalla terra rossa e in cui le vere protagoniste, oltre ai pellicani, sono zanzare decisamente assatanate. Dieci chilometri di corsa senza traguardo e senza premi, perché cosi è lo sport e perché così mi piace. Perché quando pedali su una bici da corsa la velocità e la competizione ti entrano nel sangue. Dieci chilometri dove alla fine si fanno due chiacchiere e ci si saluta, oltre a farsi due risate. Wisconsin, che nome. Terra di spettacolari America’s Byways, è il mio lasciapassare per la città del blues e del vento.

ILLINOIS

e perfetta. Mi chiedo quante persone abbiano avuto la fortuna di vivere le sensazioni che attraversano il mio corpo adesso. Mi sento fortunato ed inarrestabile. Sono lontano da casa migliaia di chilometri e mi trovo da solo in un territorio alieno, eppure niente mi spaventa, tutto mi affascina. Ricordo l’adrenalina e la sensazione del mio corpo pieno di Vita ed energia. Ricordo un giorno di luglio nelle praterie del Montana, poco oltre le montagne.

NORTH DAKOTA

È lo stato meno visitato d’America, dove l’unica “attrazione” di spicco è il Medora Festival, nel cuore delle Badlands. Detto così sembra duro da attraversare. Ma nel dipinto della TransAmerica è stata la pennellata che mi ha dato, a livello sportivo, la spinta più forte. C’è una striscia d’asfalto che risponde al nome di Interstatale 94: assolata, con poco traffico e dall’asfalto perfetto. Io e la mia Peugeot la agganciamo a Glendive, seguendola di fatto, tranne qualche breve eccezione, fino a Fargo. Ed è stato su quella striscia di bitume che il nostro show è andato in scena. Condizione fisica esaltante nel punto più alto di tutto il viaggio, vento che accarezza la pelle e centinaia di chilometri che volano con disinvoltura ad una velocità impressionante, seppur zavorrati da 22 chili di bagaglio (dai 28 ai 35 km/h di media). Il North Dakota, per me, è stato il “Fast State” e più o meno il giro di boa della Peugeot TransAmerica.

MINNESOTA

“Where the lakes are gold...”. Dove la religione dello stato si chiama mais e la vita è semplice, se indossi una camicia a quadri, un cappellino dei Minnesota Twins e guidi un pick-up dalle dimensioni preoccupanti. La trasformazione è ormai avvenuta e io, dal west, mi trovo nel mid-west. Definizione vaga per indicare, più che un territorio fisico, uno stile e un ritmo di vita. Dal mondo dei rodeo, del bestiame e dei cowboys a quello dell’agricoltura e delle campagne in cui le nuvole si rincorrono veloci ed è facile sognare. Intorno a me ancora piccolissimi centri. ma l’atmosfera è molto diversa. Il paesaggio, che nel west esprime perfettamente la sfida dell’uomo, il senso di conquista e genera ancora oggi echi di tempi lontani, anche violenti, qua invece parla di una vita senza complicazioni e apparentemente fuori dalla tecnologia. Giornate senza rumori forti, di lavoro fatto nei campi e di un’America che difficilmente si accosta a quella luccicante vista nei film. Quasi un luogo in cui rifugiarsi.

Locali angusti e poco illuminati in cui il blues è un liquido che avvolge tutto, avventori, bar tenders e batteristi compresi. Quartieri della città come microcosmi a sé stanti, eppure uniti a formare un disegno che colpisce. Chicago, al pari di alcune altre grandi città americane, è diversità, energia e magia. I suoi abitanti dicono anche pericolo e criminalità ma in tutta onestà, a me non è sembrata una città pericolosa, o almeno non più delle altre. Ricordo ancora lo sguardo preoccupato di una ragazza al Night Cup, che vedendo la mia bici legata fuori del locale giusto per cinque minuti mi disse: «toglila subito dalla strada o sparirà presto...». Lo sport e la vita all’aria aperta (per certi versi ricorda San Diego) del Lincoln Park Conservatory, esattamente davanti al lago Michigan, si mischia col profumo di business del Magnificent Mile e del Loop.

INDIANA

Ricordo di aver pedalato col cuore e di aver sentito, forse per la prima volta dall’inizio del viaggio, che stavo davvero per entrare nella fase finale della Peugeot TransAmerica. Qualcosa, anche a livello mentale oltre che geografico, si stava avvicinando. Sentendomi bene, ho allungato il passo portando me e la mia Eastern Arrow a coprire distanze da Ultracycling. Quella speciale bramosia che solo lo Sport e il traguardo che sbuca lentamente all’orizzonte possono far sentire. Lascio l’Illinois e Chicago con la compagnia di altri ciclisti, pochi chilometri e loro si sganciano, non prima però di aver scoperto che anche gli italiani, al pari di americani ed australiani, sono in grado e hanno il coraggio di compiere imprese in solitaria. «Ma davvero sei italiano? Sei solo o hai una macchina al seguito? Solo!?!». C’è da capirli e il dubbio è più che motivato stavolta, niente stereotipi. Nei miei viaggi non ho mai incontrato nessun altro italiano che viaggiasse da solo come me, mentre non si contano gli amici solitari di Crocodile Dundee e i nipoti dello Zio Sam alla conquista del mondo.

OHIO

In Ohio ho avuto la possibilità di osservare la dignità e la condotta del popolo Amish.


75 NEW JERSEY

Per inconsistenza di territorio e le poche ore che ci sono stato, il New Jersey, cosi come l’Idaho, è il secondo stato di cui so poco o niente. Una cosa però la posso dire: mi ha spalancato le porte del traguardo.

NEW YORK

È una canzone che ho cantato centinaia di volte durante questo incredibile viaggio. Nelle praterie deserte del Montana, quando ancora era lontanissima e il suo profilo era avvolto nella nebbia, oppure nelle distese senza fine del Dakota, cantavo a squarciagola il ritornello che era nella mia testa..

Storie in bianco e nero in un mondo che ormai corre così forte da rendere quelle persone, ai miei occhi, dei veri e propri casi studio. Avrei voluto saperne di più su di loro, ma senza contatti e in un viaggio di movimento come il mio mi sono limitato ad osservarli, per strada e nei supermarket. Riguardo all’intero viaggio, c’erano giorni della settimana in cui avvertivo un leggero senso di insicurezza. Non era un discorso di umore o qualcosa che mi turbava però, era semplicemente legato al fatto che attraversando luoghi desolati e con poche possibilità di approvvigionamento, nel fine settimana, se possibile, la situazione peggiorava ulteriormente. E così entravo in paesini in cui l’unico drugstore o general store, in pratica un bazar che vende di solito di tutto, dal ghiaccio ai dentifrici, dai cibi pronti tipo fast food ai ricambi per le auto, era chiuso. È vero che avevo praticamente tutto per essere autosufficiente ma ugualmente anche a livello psicologico, sapere di non trovare niente per 100 e passa chilometri, è comunque qualcosa che destabilizza.

PENNSYLVANIA

Non ho mai pensato, neppure per un attimo, che la riuscita di questo viaggio fosse in dubbio. Ho sempre saputo che il livello sportivo raggiunto, soprattutto nell’ultimo anno anche grazie alla Peugeot Parigi-Milano, mi avrebbe permesso, salvo imprevisti, di raggiungere New York. La TransAmerica è stata una sfida immensa e tutta da gestire, ma alla mia portata. Eppure, nonostante la mia convinzione e tutte le mie certezze, la Pennsylvania mi ha messo in crisi. Un muro di cunette che portano alla sfinimento se non c’è la lucidità mentale per affrontarle, e non sempre c’è stata lo ammetto. Nel paesaggio che meno si adatta alle mie caratteristiche, ho avuto momenti di nervosismo e di tensione. Dopo 5000 chilometri già fatti, anche la stanchezza ha giocato un ruolo ovviamente. Momenti in cui, per andare avanti, ho dovuto concentrarmi su un’unica bellissima visione. New York. È cosi che funziona in definitiva, attraversare un paese come gli Stati Uniti, in bici e in autentica completa autonomia, significa dover rispondere in modo eccezionale a livello mentale, prima ancora che fisico.

«Start spreading the news, I’m leaving today... I’m gonna be a part of this… New York, New York…» Di nuovo diretto ad est, verso l’enormità dell’oceano Atlantico e sulla sella della mia Peugeot Eastern Arrow, pedalo nel vento e penso alle luci di Manhattan, a tutti questi anni di avventure e sorrido orgoglioso della mia vita. Così fuori dalla mischia, nei pensieri e nelle necessità, che spesso mi sento un outsider, così ambiziosa ed intensa che qualche volta mi chiedo se un giorno, come una persona normale, avrò anche io quel senso di appagamento e quel bisogno di fermarmi che almeno per adesso mi è negato. Adesso la vita normale è tornata, ma le voci e i ricordi restano. Restano sempre. E chissà cosa arriverà la prossima volta. Sul sito http://www.roadexperience.peugeot.it/transamerica/ è possibile rivivere tutte le tappe della TransAmerica e della Peugeot CS01.



CH.112 DTT a cura di RICKY MEZZERA

“ONE TV SO MANY EMOTIONS”

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FINISHER ALLA “DESERT STINKER” DI DUBAI

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Un’emozione unica, una gara splendida che mi ha fatto conoscere sia il fascino del deserto “by-night” sia di quello dell’alba. Mi trovo a Dubai, uno dei sette Emirati Arabi Uniti; non è la capitale ma in ogni caso forse l’Emirato più conosciuto in Europa. La capitale invece è Abu Dhabi, non solo degli UAE ma anche del business legato al petrolio, da qui ogni giorno partono tonnellate di greggio destinate alle raffinerie di tutto il mondo. Alle spalle di uno degli skyline più famosi, con il Burj Khalifa la torre più alta del mondo, il famoso Burj Al Arab, l’hotel a forma di vela e decine d’altri grattacieli famosi, c’è il… deserto. Chilometri e chilometri di dune di sabbia con qualche piccola oasi, flora e fauna; un deserto più vivo di quanto si possa pensare. C’è un’area, a circa 45 minuti di jeep, che si chiama Bab al Shams e qui è collocato il ritrovo. Qui, da poco, è stata inaugurata per la gioia dei ciclisti, una pista ciclabile di 85 km nel deserto che è abbastanza frequentata dai ciclisti locali che non sanno rinunciare al training nemmeno dove il sole ti spacca in quattro; si dice che da qui partirà il Giro d’Italia in una delle prossime edizioni. Il mio compagno d’avventura è il solito Andrea Manetti, residente a Dubai da almeno 15 anni e gran runner conosciuto negli Emirati. La nostra avventura comincia con una sua dichiarazione: «Conosco questo deserto meglio di Livorno», ovvio che questa frase lascia già presagire che sarà meglio portarsi il GPS, che per altro è obbligatorio. La gara si svolge in due manches da 20 km, la prima frazione è notturna con tanto di faretto in fronte. foto RICKY MEZZERA

La partenza della Desert Stinker Il tramonto con lo sfondo del famoso hotel Burj Al Arab foto RICKY MEZZERA

Alla partenza tutti partono subito “a palla”, soprattutto quelli che faranno la 10+10 km e noi facciamo una fatica bestiale a stare dietro a loro; più che altro per le sabbie mobili che ogni tanto calpestiamo e qualche ceppo d’erba che sbuca nel buio all’improvviso. Questa prima frazione finisce gloriosamente in crescendo, riesco addirittura a superare una ragazza etiope, non capita tutti i giorni. Finiamo i primi 20 km corsi al buio nel deserto senza perderci e certi di aver fatto un buon tempo, 1 ora e 50 minuti su sabbia e al buio non è male per me. Tempo di riposare qualche ora nella tenda canadese e poi è subito ora di ripartire. L’entusiasmo è alle stelle, si parte per quelli che saranno i 20 km più duri della mia vita. Premetto che, per la prima volta, ho deciso di mettere ai piedi le ghette che teoricamente dovrebbero evitare l’entrata della sabbia nelle scarpe e il cappello con il flap tipico “saharienne”. Dopo il via, comincia subito un’impressionante serie di dune, tutte altre 20 metri, molto ripide sia nella salita che nella discesa. Le gambe sprofondano nella sabbia fino al ginocchio e le scarpe si riempiono subito. Siamo partiti da pochissimo ma le mie gambe già sono in acido, forse per l’accumulo di stanchezza o forse perché a questo sprofondamento non sono abituato. Dopo una ventina di dune e delle spettacolari camminate sulle loro creste, facendo attenzione di non cadere da una parte o dall’altra, si arriva al primo check point. Tolgo badilate di sabbia dalle scarpe e mi levo anche le ghette che tanto non sono servite a nulla. Scopro di avere già un paio di fiacche che cerco di curare ma, sarà per la fase concitata, non sono riuscito nemmeno a mettere un cerotto, in ogni caso perdo un sacco di tempo. Sulla sabbia si vedono le orme sinistre d’animali come l’antilope e scie lasciate dai serpenti sia sulla superficie che sotto la sabbia; a loro piace anche muoversi sotto per nascondersi dagli uccelli rapaci che non mancano. Il gruppo oramai è lunghissimo e io ho perso di vista Andrea che è davanti a me, oltretutto provo anche a correre a piedi nudi e devo dire che non è male finche c’è la sabbia, poi però sul ciottolato si corre il rischio di tagliarsi. Inaspettatamente, la fatica più grande è bere dal camelbak, la borsa dei sali che ho sulle spalle, aspirare dal tubo mentre si corre è uno sforzo immane. Dopo 15 chilometri di saliscendi sulle dune, come fosse un miraggio, arrivano 3 km di pianura sterrata che mi fa rinascere, ma ciò dura poco, perché gli ultimi 2 km sono gli stessi della partenza. Stanco morto e oramai disidratato, con gli avvoltoi che girano sopra la mia testa, scalo le dune aiutandomi con le braccia, da tanto sono ripide. In cima ad ogni duna vedo il traguardo che però non arriva mai. Finalmente arrivo in fondo, sono 16° assoluto in 5 h 22’ e sono orgogliosamente Finisher di una gara durissima che consiglio volentieri a quelli che vivono di rendita raccontando di aver fatto dieci maratone di NY. Andrea è 11° e lo ringrazio per la jeep, per la tenda beduina e per la pasta al pesto. Dopo questa fatica, sono sicuro di aver alzato l’asticella del mio limite un po’ più in là. Adesso pensiamo alla prossima, ho già visto nuove sfide tra dune. Tutto questo è visibile su ONE TV canale 112 digitale terrestre e su YouTube, cercate la puntata di “EXTREME PEOPLE N. 39”. foto RICKY MEZZERA


78 a cura di PIERO FISCHI

ORO ITALIANO RODMAN TEAM

2013: UN ANNO PIÙ CHE POSITIVO PER ORO ITALIANO-RODMAN TEAM

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Per uno sponsor che si affaccia nel mondo del ciclismo la cosa più importante è la visibilità e questa viene garantita soprattutto dalle vittorie; nel caso di Oro italianoRodman Team, il battesimo con l’agonismo è stato senza dubbio positivo, come del resto sottolinea il presidente del team Renzo Prefumo. Renzo, quella appena conclusa è stata un’annata che i corridori del team hanno affrontato con grande impegno. Soddisfatto del bilancio? «Sì, abbiamo partecipato a molte competizioni, sia su strada che in MTB, ed i nostri atleti si sono sempre messi in evidenza. Mi piace ricordare, in particolare, la partecipazione alla Coppa Piemonte, dove con Oro Italiano abbiamo rivestito il ruolo di sponsor per ciò che riguarda le granfondo, ma anche in tutte le manifestazioni più importanti.» Esserci è il primo passo per ben figurare, no? «Certamente, ma noi cerchiamo sempre di essere protagonisti: è un modo per fare bene, ma anche per onorare in pieno le gare che, di volta in volta, affrontiamo.» A livello di società eravate sicuramente “ben abituati”, venendo da due Campionati del Mondo di fila vinti con Ezio Soro… Gli atleti del Team ORO Italiano Rodman

info@inbici.net ELENCO PRODOTTI 2013

«È cambiato lo sponsor, ci sono state altre modifiche strutturali in seno alla società, ma il ‘cuore’ è rimasto quello, sia a livello di atleti che di motivazioni.» Tanto è vero che vi siete ripetuti ancora, portando a tre i titoli iridati in serie… «Sì, al mondiale Soro ha fatto una gara molto bella, ma era marcato stretto dagli avversari e quindi non è riuscito a fare il tris, anche se per poco, però...» … però è arrivata la chicca di Valenza «Sì, lui è un corridore serio e vincente da sempre, come certificano le oltre 1000 vittorie in carriera. In quelle giornate ha trovato la condizione ideale, pur dopo un inizio anno molto problematico a livello fisico. Forse questa partenza un po’ in tono dimesso lo ha preservato e, quando la gara contava, ha vinto alla grande il Campionato del Mondo.» Davvero una grande soddisfazione… «Bellissima, anche perché la vittoria è venuta dopo una gara dominata ed impostata alla grande, da vero campione.» Ma oltre alla maglia iridata c’è di più: vogliamo parlare di Patrizia Cabella? «Si è messa in grande evidenza anche quest’anno conquistando il titolo europeo UCI. Semplicemente bravissima.»

Loreto Valenza recente vincitore del Campionato del Mondo

Maglia azzurra con le stelle e maglia iridata: se l’aspettava? «Non saprei, di certo sono state due soddisfazioni molto grandi per il nostro team, anche perché, a queste affermazioni, vanno aggiunte le vittorie ottenute dai ragazzi Ezio Soro, Mirco Merlo, Paolo Generali e dal biker Massimiliano Peirano. Questi nomi sono ormai delle certezze, ma non vanno dimenticati tutti gli altri che hanno sempre corso per vincere o per agevolare la vittoria dei compagni come Maurizio Parodi, Giorgio Squeri, Amedeo Caprile, Germano Gaggioli ecc. ecc.» Con un palmares del genere, con quali ambizioni vi presentate per il 2014? «Ci sarà la fusione con un altro grande team, quello di Marco Tempo di Ospedaletti. Sulla carta andremo a formare uno squadrone che dovrebbe poter migliorare le soddisfazioni che entrambi abbiamo fin qui ottenuto. Nascerà quindi il Giant-GSG.» Quindi c’è da attendersi un’annata da record? «Questi sono gli auspici. Siamo, prima di tutto, una squadra con un grande entusiasmo e non ci poniamo mai limiti. Siamo sempre convinti che il futuro sarà meglio del presente. Per ora è stato sempre così e cerchiamo di continuare su questa linea…»


RANKING FEATHER LEGGERO COME UNA PIUMA

a cura di ROBERTO ZANETTI - foto di MONICA CUEL

UN CASCO DA “DIECI E LODE” CON STANDARD DI SICUREZZA ASSOLUTI E CALOTTE INTERNE ALTAMENTE ADATTABILI La caratteristica del casco Feather è di avere una calotta interna che si adatta sia alla forma delle teste allungate che alla forma delle teste tonde, garantendo una calzata perfetta per ogni ciclista. Da sottolineare come, nel packaging al momento dell’acquisto, siano incluse due set di spugne intercambiabili: normali antibatteriche asportabili e con retina anti insetto incorporata. Molto leggero (180 gr. Nella taglia M come il campione nella foto), tra i “pesi piuma” della sua categoria, Feather è facile da indossare e da regolare grazie al sistema di ritenzione Just Fit 6. Tale dispositivo avvolge perfettamente la nuca rendendo il casco sicuro e stabile sulla testa anche in presenza di sobbalzi causati dal fondo stradale sconnesso. Tramite la piccola rotellina, posta nella parte posteriore del casco, basta un semplice tocco per poterlo regolare a proprio piacimento con una mano sola anche mentre si pedala; le grandi aperture anteriori, invece, convogliano il riciclo dell’aria al suo interno favorendo una eccellente aerazione. La sensazione di leggerezza lo rende poi così confortevole che, addirittura, ci si scorda di averlo in testa.

CARATTERISTICHE TECNICHE DEL PRODOTTO: • Omologazioni: CE EN1078 / CAS/NZS/2063 • Costruzione: calotta esterna in tre pezzi di policarbonato, uniti “in-mold” all’EPS interno • Linea: design aerodinamico ed elegante • Ventilazione: 22 prese d’aria • Funzioni: sottogola regolabile e chiusura a rilascio rapido • Ritenzione: ring system JF6 con regolazione in circonferenza e verticale • Peso: 170 gr tg S - 180 gr tg M – 185 gr tg L • Misure: S 51-56 cm / M 55-59 cm / L 58-62 cm • Colori: Matt Red – Pearl Blk – Pearl Wht – Blk/Red/Wht – Matt Yellow (come il modello usato per il servizio) – Matt Wht

I MIEI CONSIGLI PER L’USO E LA MANUTENZIONE DEL CASCO: • Pulire periodicamente gli interni (asportabili) e il sottogola con acqua e sapone. • Evitare di lasciare il casco esposto ai raggi del sole (per esempio in auto o sul davanzale di un balcone) per evitare l’effetto rifrangenza e l’eccesso di calore. • Dopo un impatto, in modo particolare se violento, verificarne immediatamente l’integrità (calotta esterna e scocca interna) e valutarne la sostituzione. Il casco potrebbe, in caso di urto, perdere le sue peculiarità strutturali e compromettere, di conseguenza, l’originaria affidabilità.

Prezzo: € 149,00 al pubblico, IVA inclusa Il Produttore RANKING Corporation www.ranking-helmet.com

Distributore per l’Italia: Freewheeling snc Via Barsanti, 10 48124 Fornace Zarattini (RA) Tel. +39 0544 461525 Fax. +39 0544 462096 E.mail: info@freewheeling.it Web site: www.freewheeling.it


Un fantastico paesaggio delle colline di Siena

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“IDEE PEDALABILI”

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a cura della REDAZIONE

Tempo di lettura

UNA CARTA ETICA SULLA SICUREZZA STRADALE

6 min

LA “DUE GIORNI” DI SIENA HA MESSO IN RETE IL MONDO CICLISTICO E LE ISTITUZIONI. L’OBIETTIVO? PROMUOVERE UN’INTEGRAZIONE FRA SICUREZZA STRADALE E “MOBILITÀ DOLCE”

Due amanti della bici in terra di Siena

È

È stata una “due giorni” particolarmente interessante quella andata in scena a metà novembre a Sovicille, in provincia di Siena, teatro dell’iniziativa “Idee pedalabili”. Ambizioso l’obiettivo: mettere in rete il mondo ciclistico con le istituzioni per redigere una vera e propria Carta etica che promuova un’integrazione fra sicurezza stradale e mobilità dolce. Un impegno sottoscritto, in primis, dalla Regione Toscana e della Provincia di Siena, rappresentate per l’occasione dai rispettivi assessori alla mobilità. Sviluppo sostenibile e mobilità dolce sono anche gli epicentri del disciplinare sull’organizzazione di eventi ciclistici ecosostenibili, presentato a “Idee pedalabili”, che offre la possibilità di entrare nel circuito Terre di Siena Green e di utilizzarne il logo a quelle associazioni che preservino l’ambiente nella fase di organizzazione e promozione delle rassegne dedicate alle due ruote. Continua, in questo modo, l’impegno della Provincia di Siena sul fronte della mobilità dolce, con la messa in rete dei percorsi ciclo-turistici esistenti – che coprono già 500 km – e di quelli in via di definizione; l’integrazione con i Grandi tracciati europei; la valorizzazione dell’ospitalità, dei servizi dedicati e della loro qualificazione; una promozione integrata per il “viaggiar lento”, quali, oltre le due ruote, la via Francigena, la sentieristica, le ippovie, gli itinerari delle Riserve e il Treno Natura. Proposte che ormai connotano l’offerta turistica del territorio, in


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È stato consegnato domenica 17 novembre a Sovicille (SI), il premio “Idee Pedalabili” alla Fondazione Vassallo e all’Audax Bike Cilento. All’incontro, condotto da Chiara Lanari, hanno partecipato: Dario Vassallo, fratello del Sindaco Pescatore e presidente della Fondazione a lui dedicata; Giancarlo Benivento, presidente dell’Audax Bike Cilento; Jacopo Armini, sindaco di Monteroni d’Arbia; Serena Pallecchi, rappresentante di ARCI; Anna Maria Betti, assessore al turismo della provincia di Siena

linea col progetto Terre di Siena Green che punta a coinvolgere tutta la collettività in un processo di crescita capace di rispondere alle richieste di un turismo sempre più etico e sostenibile. L’evento ha accolto anche dieci giornalisti e blogger specializzati, che hanno potuto provare personalmente, a cavallo delle due ruote, alcuni percorsi ciclabili nelle Terre di Siena e partecipare alle sessioni del convegno pomeridiano.

Il momento più emozionante è stata la consegna del premio “Idee Pedalabili” all’Audax Bike Cilento e alla Fondazione Angelo Vassallo, il sindaco-pescatore ucciso dalla camorra nel 2010. Il premio è stato ritirato dal fratello di Angelo, Dario Vassallo, e da Giancarlo Benivento, alla presenza dell’assessore al turismo della Provincia di Siena, Anna Maria Betti, del sindaco di Monteroni d’Arbia Jacopo Armini e della presidente dell’ARCI di Siena, Serenella Pallecchi. «Idee pedalabili – ha commentato l’assessore provinciale al turismo, Anna Maria Betti – si conferma un evento straordinario, in grado di far confrontare soggetti diversi su temi che vanno ben oltre la passione della bicicletta e dove è emerso come un territorio e una comunità intera sanno lavorare insieme per quei valori che connotano le Terre di Siena nel mondo». «Se parliamo di legalità e di impegno civico – ha aggiunto Jacopo Armini, sindaco di Monteroni d’Arbia – parliamo di Suvignano, che è il bene confiscato più grande, si trova nel nostro comune e per noi è la battaglia di tutta la Toscana da molti anni. La battaglia per la legalità». Serena Pallecchi (ARCI) continua confermando l’impegno per la legalità: «Anche io mi associo a quanto ha detto il sindaco Armini e anche noi pedaleremo con voi.

Da sempre lavoriamo sulla parte culturale ed educativa. Ogni anno mandiamo circa ottocento ragazzi toscani nelle terre confiscate alla mafia dove si svolgono campi di lavoro che promuovono prodotti a km zero con attività di laboratorio volte a valorizzare la sostenibilità e l’ecologia». «Mio fratello – ha raccontato Dario Vassallo – era un pescatore di professione e aveva capito che la vita del mare era pericolosa e dispendiosa. Quando ha fatto il sindaco ha usato le stesse regole, non si è tirato indietro e ha svolto il suo lavoro. Quando noi giriamo per l’Italia ci contaminiamo positivamente: sposiamo le cause che sono difficili da portare avanti e ci impegniamo perché dobbiamo lasciare qualcosa ai nostri figli.» Giancarlo Benivento, presidente dell’Audax Bike Cilento, ha raccontato che «in Cilento non si poteva non ricordare Angelo Vassallo e lo abbiamo fatto mettendoci in gioco nella sua terra con la nostra passione, il ciclismo.» Jacopo Ruotolo, rappresentante del Bici Club Ari Terre di Siena, ha spiegato infine il simbolo e il valore di questo premio: «È stato realizzato con l’oro della nostra terra, un marmo giallo di Siena, lo consegniamo alla Fondazione Vassallo e all’Audax Bike Cilento per l’impegno e il rispetto della legalità».


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BIOMECCANICA INBICI

a cura di FABRIZIO FAGIOLI* Tempo di lettura

MOUNTAIN BIKE:

6 min

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ASSETTO 26” – 29” – 27,5” COSA CAMBIA?

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L’autunno e l’inverno rappresentano un periodo in cui il ciclismo off-road vede un aumento del numero di praticanti grazie anche ai molti stradisti che, sempre più, si avvicinano a questa specialità per diversificare l’attività allenante nel periodo invernale. Negli ultimi anni abbiamo assistito però a qualche stravolgimento tecnico che ha imposto e impone alcune considerazioni. Ci riferiamo alle dimensioni dei telai MTB che hanno visto l’entrata delle nuove geometrie 27,5” e 29” affiancare le tradizionali 26”. I valori, 26”, 27,5” e 29”, indicano il diametro delle ruote espresso in pollici e, come diretta conseguenza, quella di un telaio la cui geometria è dedicata a una specifica ruota, con variazione di alcuni parametri dimensionali con relazioni dirette sul rendimento meccanico e sull’assetto biomeccanico del ciclista. In questo articolo approfondiamo le implicazioni esistenti fra le tre tipologie di telaio e l’assetto del ciclista. L’entrata sul mercato dei telai MTB a geometria 29” ha rappresentato uno stravolgimento tecnico molto forte che ha permesso ai praticanti di apprezzare molti vantaggi rispetto ai 26” ma anche alcuni svantaggi. I vantaggi apprezzati della 29” sono la maggior stabilità in salita e, soprattutto, in discesa, correlata ad un passo totale maggiore nonché ad una maggiore scorrevolezza sul piano favorita da un maggior accumulo di energia cinetica della ruota 29”; altri, meno agonisti, ne hanno apprezzato un maggior comfort per il manubrio più alto e più largo imposto dalla geometria stessa. A fronte di questi vantaggi sono stati evidenziati alcuni svantaggi. Fra questi il maggior peso correlato alle dimensioni di telaio, forcella e ruote che ha imposto il passaggio anche ad uno standard qualitativo dei materiali più elevato al fine di mantenere un peso simile alla 26”. Altro aspetto poco apprezzato è stata una riduzione della agili-

tà di guida in condizioni di single track su particolari percorsi tecnici. Altra caratteristica direttamente correlata con l’assetto biomeccanico che ha portato qualche disagio a molti praticanti è stata la gestione della posizione manubrio, per molti troppo alta e lontana con conseguente ricerca di attacchi manubri ad angolo negativo e corti e a manubri flat. Sull’assetto biomeccanico del mountain biker quali riflessi possono indurre le tre differenti geometrie sui quattro principali parametri di regolazione: altezza sella, arretramento sella, scarto sella manubrio e distanza sella manubrio? L’altezza della sella, ovvero la distanza della seduta rispetto al centro del movimento centrale deve rimanere inalterata ed è strettamente correlata con la lunghezza di gamba e piede e non vi sono motivazioni, in termini biomeccanici valide che impongano una variazione di tale parametro. L’arretramento della sella, ovvero la posizione della sella rispetto alla verticale del movimento centrale, può ragionevolmente essere ridotto di alcuni millimetri (2-4 mm) sulla 27,5 rispetto alla 26 e così sulla 29 rispetto alla 27,5; ciò per contrastare lo spostamento verso dietro del baricentro dovuto alla maggior altezza della serie sterzo. Tale compenso ha l’obiettivo di meglio bilanciare il baricentro corporeo nei percorsi in salita. Lo scarto sella manubrio, ovvero il dislivello fra la sella e il manubrio rappresenta l’elemento più critico sotto il profilo della regolazione di assetto. La maggiore dimensione delle ruote 27,5 e 29 rispetto alla tradizionale 26 pollici ha imposto un innalzamento della serie sterzo e conseguentemente del manubrio. Ciò ha comportato una forte riduzione dello scarto sella manubrio soprattutto sulle MTB allestite con manubrio rizer; non è raro oggi trovare MTB 29” con scarto sella manubrio negativo ovvero con l’appoggio alle manopole più alto rispetto alla sella. In termini pratici un’eccessiva altezza del manubrio può portare vantaggi in caso di discesa ma non sui percorsi in salita. Per affrontare pendenze impegnative infatti, il biker ha una doppia esigenza: bilanciare il carico sulla ruota anteriore, e contrastare con il proprio baricentro corporeo la fase di spinta sul pedale. Un’altezza eccessiva del manubrio limita queste due funzioni, imponendo come compenso un avanzamento di tutto il corpo verso l’avanti e una conseguente “pedalata stretta”. Per sopperire a questo aspetto molti bikers passati alla 29” hanno optato per attacchi manubrio ad angolo negativo (-15°) a volte abbinati a manubri flat con conseguente recupero di alcuni centimetri (4-6 cm) sull’altezza del manubrio. La distanza sella manubrio, essendo legata alla dimensione del tronco e delle braccia del ciclista, deve mantenersi di entità simile su tutte le tre tipologie di telaio. La maggiore lunghezza del telaio imposta dalle ruote 29” ha comportato in alcuni casi l’utilizzo di attacchi manubrio di lunghezza estremamente contenuta (80-90 mm) anche su taglie medie o grandi. Conseguentemente possiamo affermare che il parametro distanza sella manubrio va gestito mantenendo simile il valore nelle tre geometrie MTB. Per realizzare ciò occorre intervenire sulla dimensione degli attacchi manubri che vedranno ridurre la lunghezza dalla 26” alla 27,5” alla 29”.

foto NEWSPOWER CANON

*LabVelò - Cesenatico – FC Velosystem® Bike Fitting Center



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INBICI PER IL MONDO andigio@alice.it

a cura di ANDREA PELO DI GIORGIO

LE MILLE FACCE DELLA VITTORIA

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7 min

UN CESENATE DI RITORNO DA KONA, TRA IL GOTHA DELL’IRONMAN. LA PREPARAZIONE METICOLOSA, LA CONDIZIONE FISICA SUPERBA, UN ASSETTO MENTALE IDEALE. POI LA CRISI DURANTE LA GARA E QUELLA PRESTAZIONE AGONISTICAMENTE SCADENTE. MA CHE REGALA SAPORI PREZIOSI ED EMOZIONI IMPAREGGIABILI

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Onorare lo sport e se stessi, ricalibrare gli obiettivi in corsa, con la consapevolezza di aver dato il massimo possibile. Requisiti esclusivi che distinguono un atleta “ordinario” da uno con la “A” maiuscola. A posto con la coscienza sportiva e in pace con se stessi: è la condizione mentale di Alfio Bulgarelli rientrante da Kona con un sorriso a 32 denti e la soddisfazione scolpita sul volto. Non parla di cronometro né di posizione raggiunta (quello per cui, probabilmente, si era preparato con meticolosità da agonista ambizioso qual è), ma della soddisfazione interiore per non aver mollato nonostante, quello, non fosse il suo “giorno migliore”. Kona 2013 (Haway), incastonato nella finale mondiale di Ironman, il sogno del 99% dei Triathleti Mondiali, in due parole “la gara per eccellenza”. Non si abbandona un sogno, neanche quando devi lottare con un fisico debilitato, con la mente che deraglia pericolosamente, aggrappandosi ad ogni minimo appiglio per mettere fine ad una fatica crudele. Alfio Bulgarelli, classe 1970, noto veterinario cesenate proveniente dal nuoto, entra nel mondo del Triathlon 10 anni or sono dopo un

La fase più impegnativa della gara

Un’immagine panoramica della baia di Kona

incontro casuale col sottoscritto nella piscina comunale di Cesena. «Tu sei Andrea… Pelo? Mi racconti un po’ del triathlon e di come posso fare per…?» Una strada lunga ma lastricata di soddisfazioni, percorsa gradatamente verso le distanze più lunghe, considerate all’inizio impossibili vista la sua caratteristica muscolare esplosiva e più congeniale alle brevi distanze. La volontà ed un grande lavoro insieme al suo coach Andrea Gabba lo portano a vincere i titoli Age Group sulle distanze classiche del Triathlon, sprint e olimpico per poi allungare sulla distanza mezzo ironman, dove centra la finale mondiale e inanella una serie di risultati da far accapponare la pelle. L’ultimo passo è verso il grande sogno, centrato dopo 13 mesi e 4 Ironman, conclusi i


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Ultimi chilometri della corsa prima dell’arrivo

quali Alfio cerca un bilanciamento di energie tra le tre discipline che possano garantirgli la prestazione “mondiale” . Francoforte 2013… 9 h 33’, obiettivo raggiunto, il biglietto per le Haway è staccato. Mesi e mesi di preparazione mirata, di tempo rubato ad altri interessi, ai propri cari, fatti di allenamenti mattinieri, serali, in pausa pranzo. Rinunce e sacrifici ripagati con gli interessi da una sensazione personale impagabile. Non è semplice dire al proprio corpo che ci saranno altri mesi in cui l’intensità sportiva sarà ancora al massimo e neanche continuare a certi ritmi di vita che, per seguire tutti i “doveri” sportivi, ti costringono a correre a 200 all’ora ed a scervellarti per incastrare tutto. Ma il sogno chiama a voce alta e allora… ritmi serrati. Nuoto, bici, corsa, bici, nuoto… allenamenti corti, veloci, lunghi… da solo, in compagnia degli amici, sempre in movimento e sempre con lo sguardo puntato al 12 ottobre… Kona. 31 ore di viaggio e la famiglia Bulgarelli – composta da Filippo, il figlio e Federica, la fidanzata – arriva pochi giorni prima della competizione. Ad attenderli un clima completamente diverso: 32° ed un’umidita dell’80% oltre ad un ambiente sportivamente festoso e diverso da tutto quello già visto. L’emozione di quella festa, la tensione sportiva che ti pompa dentro sono senza precedenti. È un Ironman… 3,8/180/42, come gli altri ma… diverso. Nuoto senza muta, percorso ciclistico completamente sotto al sole cocente ed esposto ad un vento disidratante con andata e ritorno sulla stessa strada prima di una maratona avanti-indietro su una strada di 5 km che ti permette di controllare gli avversari… spronante se ti senti bene, meno se non sei nella tua condizione ideale. 2000 atleti sulla starting line all’ingresso di una splendida baia, la creme del Triathlon mondiale. E tu sei lì. Pronti? …Via! Giusto il tempo di crearti un tuo spazio in mezzo alla migliaia di atleti che muovono le braccia come fossero ali di gabbiano per capire che qualcosa non va.

Pressione bassa, giramenti di testa, crampi alle gambe non ti permettono di esprimerti al meglio in quella che è la tua frazione più congeniale. Difficoltà che non passano e non accennano a diminuire neanche durante la frazione ciclistica, facendo abbandonare al forte atleta cesenate le speranze di un recupero. È la testa che prende il sopravvento, che pone come obiettivo la resistenza, la forza di portare al traguardo un atleta abituato a gareggiare ad altri ritmi, con altre sensazioni ed altri tempi. Non è facile da assimilare, da vivere sulla pelle, ma c’è il sogno da onorare ed è qui che trova la forza e la voglia di affrontare una maratona camminando per oltre cinque ore fino al varco della linea Finisher dei campionati del mondo di Ironman. È una grande soddisfazione, diversa, sicuramente più pacata a “botta calda”, quando ancora un po’ di rabbia ed amarezza spingono per non esser riuscito nella prestazione, ma che in breve tempo si amplificherà raccontando la straordinarietà del risultato raggiunto. Il sorriso e la soddisfazione trapela già dai primi messaggi che Alfio ci invia dal campo di gara. Le ragioni del disagio fisico, è l’analisi col “senno del poi”, nascono da quel clima completamente diverso al quale non è riuscito ad adattarsi (causa un arrivo troppo a ridosso della competizione) e soprattutto nel fuso orario, mai completamente assorbito. Raggiante ed orgoglioso, con la medaglia di Kona 2013 in mano, scherza sul 227° posto di categoria e sulle 11 h e 27’ che agonisticamente non avrebbe mai voluto vedere, ma che alla fine gli hanno regalato una delle più grandi soddisfazioni sportive della sua carriera e la voglia, già dichiarata, prima o poi di affrontare il grande giorno della rivincita.

L’arrivo gioioso di Alfio Bulgarelli


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PAGINE GIALLE info@inbici.net

a cura della REDAZIONE

CHARLY GAUL PENSA MOLTO AL TOUR… IL 22 MAGGIO DEL 1956, LO “STADIO” CELEBRA IL TRIONFO DI FANTINI NELLA TERZA TAPPA DEL GIRO D’ITALIA. IN PRIMA PAGINA ANCHE IL DRAMMA DI COPPI E I DUBBI SUL LUSSEMBURGHESE. CHE VENTI GIORNI DOPO SAREBBE ARRIVATO IN ROSA A MILANO

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Era il 1956 e, nell’anno di “Lascia o raddoppia” e dell’oscar ad Anna Magnani, il Giro d’Italia celebrava la sua 39ª edizione, quella che avrebbe visto lo storico successo di Charly Gaul. Il lussemburghese bonsai indossò la maglia rosa nella terzultima tappa – la terribile MeranoMonte Bondone – dove si ritirarono 45 degli 86 ciclisti partiti al mattino. Dietro di lui, in classifica generale, cinque italiani: Fiorenzo Magni, Agostino Coletto, Cleto Maule, Aldo Moser e Alessandro Fantini. Tre settimane prima dell’epilogo, il 22 maggio, il quotidiano sportivo “Stadio” riportava l’esito della terza tappa, quella con arrivo a Salice Terme dopo la temuta ascesa appenninica del monte Penice che, come previsto, originò la pri-

ma selezione della corsa rosa. Nel giorno in cui Alessandro Fantini (Atala) centrò il suo secondo successo di tappa, lo “Stadio”, in prima pagina, riportava due profezie: una corretta («Il dramma di Coppi») ed una completamente sbagliata («Charly Gaul – è chiaro – pensa molto al Tour»). «Il Penice – scriveva nel suo resoconto il cronista Luigi Chierici – purtroppo ha dato un responso completamente negativo nei riguardi di Fausto Coppi, giunto a sei minuti e 58 secondi dal primo. Sono giornate di tristezza, queste, per Fausto». Un’analisi deprimente in netta antitesi, però, con il corsivo di Fausto Coppi che, nel suo diario quotidiano affidato proprio alle colonne di “Stadio”, scriveva: «Anche se, a quanto ho letto su un giornale, il mio amico Bartali mi aveva pronosticato già per oggi il ritiro, io – lo ripeto ancora – continuo. Ogni giorno che passa si accresce tutta la mia speranza di tener fede alla promessa di giungere fino a Milano. Pochi minuti fa il medico mi ha visitato ed ha concluso l’esame con un tranquillizzante ‘tutto bene’. Io ho fiducia nel dottore e in me stesso». Tre giorni dopo, il campionissimo ormai 36enne – rientrante dalla convalescenza dopo aver contratto il tifo ad inizio anno – cadde durante la sesta tappa e fu costretto ad un melanconico ritiro. Nel “taccuino” giornaliero di Bruno Slawitz, sempre in prima pagina, il cronista – con uno stile aulico e romantico – sollevava invece qualche dubbio sulla condizione di Charly Gaul, futuro trionfatore di quel Giro: «Vittima anch’esso della strada infame nel tratto non asfaltato – scriveva – Gaul non si trovava nelle migliori condizioni di salute. Ma sul ‘Penice’, chi lo vide non salire, ma penare, provò quasi una stretta al cuore. Gaul saliva con stizzosa fatica. Più che salire arrancava e se il suo orgoglio di scalatore famoso gli impediva di alzarsi sul sellino, il ritmo ondulatorio del suo corpo portava le spalle quasi a toccar terra a turno. Un pendolo d’orologio non avrebbe potuto scandire più tragicamente il tempo. La sua faccia era infuocata, gli occhi guardavano ora il pubblico, ora le automobili del seguito e sembravano implorassero pietà.


Un’immagine di Charly Gaul e la targa commemorativa a lui dedicata sulla strada del Monte Bondone

Le sue labbra erano semi-aperte, il suo respiro affannoso, la medaglietta d’oro, che gli avevano messo al collo il giorno del battesimo, era saltata fuori dalla maglia e freneticamente sembrava voler uscire dalla guardia della catenella. Dalle labbra Gaul lasciava cadere ogni tanto una goccia, che rimbalzava sulla medaglietta prima di schizzare a terra. La vendetta del ‘Penice’ contro molti nomi illustri è stata tremenda».

Alessandro Fantini


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ERCOLE TRA I GIGANTI a cura della REDAZIONE

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DOPO LA PASSERELLA AL TOUR DE FRANCE, BALDINI SI PREPARA AL SUO 81° COMPLEANNO: «QUEL GIORNO, IN PLACE DE LA CONCORDE, HO CAPITO DAVVERO IL SENSO DELLE MIE IMPRESE».

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L’ultimo omaggio, nel luglio scorso, gliel’hanno tributato i francesi che, riposto per un attimo lo sciovinismo patriottico, l’hanno nominato ufficialmente – assieme a Guido Neri e Battista Babini – “Gigante del Tour”. È l’ultimo di una lunga serie di prestigiosi riconoscimenti per Ercole Baldini, il treno di Forlì che, il prossimo mese di gennaio, compirà 81 anni. A Parigi sono arrivati in 365 da tutto il mondo, dalla A di Abdoujaparov alla Z di Zootemelk – ultimo in ordine alfabetico ma primo per numero di edizioni finite: 16! – passando per leggende come Merckx, Lemond, Indurain e il padrone di casa Hinault. Per loro una tribuna d’onore in place de la Concorde e una montagna di affetto: «È stata una grande soddisfazione – ricorda oggi con una punta di emozione – un modo per ricordare a tutti, e anche a me stesso, chi è stato e cosa ha fatto Ercole Baldini». Perché, oltre a quel Giro d’Italia del 1958, la fama di Ercole ha valicato anche le Alpi, soprattutto grazie e quel campionato del mondo vinto, in quello stesso anno, proprio in Francia, a Reims, nel cuore delle Ardenne, dove si produce lo champagne più pregiato. Il romagnolo battè sul traguardo proprio due francesi – Bobet e Darrigade – conquistando in aeternum la fama iridata ed il rispetto dei francesi. Oggi, nella sua casa museale di Forlì, è custodito un pezzo di storia del ciclismo italiano degli anni Cinquanta. Medaglie, foto, maglie rosa e tricolori incorniciate nelle apposite vetrinette, trofei e


coppe ovunque. Reliquie di un passato che raccontano, però, di un uomo lungimirante anche nel presente: «In quell’epoca venni a sapere che Bartali aveva bruciato parte dei suoi guadagni per colpa di un procuratore sbagliato. E come lui, ce ne sono stati tanti. Così ho sempre cercato di stare attento ai miei investimenti. Ed oggi non mi posso lamentare». E così, con lui, oggi si possono toccare anche gli argomenti più delicati, come il doping ad esempio: «Uno come Pantani – dice – va solo lasciato riposare in pace. È vero, quindici anni fa non esistevano gli strumenti per rilevare certe sostanze chimiche, ma uscire adesso con i risultati di quelle analisi è stata una cosa sleale». E una stilettata, Baldini, la riserva anche ai giornali «che riservano spazi ridotti per le corse, mentre la notizia di doping la mettono sempre in prima pagina». Oggi come ieri, toccategli tutto, ma non il ciclismo.


CON DAN AIR SI RESPIRA IN MODO EFFICIENTE E COMPLETO a cura di ROBERTO ZANETTI La confezione singola del DAN AIR (taglia “Medium”), particolarmente adatta per essere sistemata su un espositore da banco nel punto vendita.

DAN AIR è il nuovo Dilatatore Anatomico Nasale che serve a migliorare le prestazioni fisiche, psichiche ed emotive; uno straordinario sistema per riequilibrare il corpo, i pensieri e le emozioni non solo nello sport ma in ogni momento della giornata. Una cattiva respirazione può determinare variazioni della omeostasi dell’organismo, per questo il DAN AIR, comodo e discreto, garantisce la completezza dell’atto respiratorio e ne mantiene la stabilità, a prescindere dalla variabili soggettive di ogni singolo individuo. Può tranquillamente essere utilizzato in ogni circostanza quotidiana (di giorno o di notte, facendo sport, a casa o in ufficio) in seguito a un rigoroso processo di ingegnerizzazione, sia sui materiali che sulla sua anatomicità e facilità di impiego. DAN AIR è disponibile in tre differenti misure: Small, Medium e Large. La pratica custodia dello Starter Kit, permette di poterlo conservare e trasportare in ogni luogo senza problemi ottimizzando la quantità e la qualità di aria inalata dalle nostre narici. Come si presenta? Il DAN AIR ha una forma tridimensionale e determina un’azione meccanica che agisce direttamente sulla valvola nasale. In particolare, la forma arcuata delle alette laterali, la mantiene aperta (per così dire “in forma”) permettendo, durante la fase inspiratoria della respirazione, che un flusso di aria costante sia svincolata e indipendente dalle resistenze interne delle cavità nasali.

A cosa serve? • Migliora la respirazione e aumenta la quantità di ossigeno inalato. • Aumenta la concentrazione psichica. • Aumenta le prestazioni muscolari e la resistenza all’affaticamento. • Migliora la qualità del sonno notturno. • Compatta i tempi di recupero in caso di riabilitazione fisica.

Un campione del DAN AIR (in questo caso di misura “Medium”) usato durante il test foto MONICA CUEL

I miei consigli per l’uso e la manutenzione del DAN AIR: • Dopo ogni utilizzo lavare il DAN AIR con acqua o detergente non aggressivo, asciugarlo e riporlo nella sua custodia. • Non utilizzarlo per più di 12 ore consecutive. • Non utilizzarlo su pelle abrasa, ustionata o irritata. • Small, Medium e Large sono taglie non adatte a bambini inferiori agli 11 anni. • Interrompere l’utilizzo se dovessero comparire irritazioni cutanee. • Sostituire dopo 30 giorni dal primo utilizzo.

Certificazioni e normative: • Direttiva 93/42/CEE del Consiglio, del 14 giugno 1993, concernente i dispositivi medici. • Decreto Ministeriale del 21-03-1973 “Disciplica igienica dell’imballaggi, recipienti, utensili destinati a venire a contatto con le sostante alimentarie le sostanze d’uso personale” e successivi aggiornamenti. • Direttiva 2002/72 “Materie plastiche destinate a contatto con gli alimenti” e successivi aggiornamenti.

La pratica custodia trasportabile (libretto), contenente le tre misure del DAN AIR (Small, Medium e Large) viene venduta completa di una piccola brochure raffigurante uso e istruzioni del prodotto

Il Produttore e Distributore per l’Italia: DAN AIR Italia S.r.l. Via Speranza, 5 40068 San Lazzaro di Savena (BO) Tel. +39 0542 1891190 Web site: www.dan-air.it E-mail: info@dan-air.it



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QUELLE VOLATE SULLA SABBIA a cura della REDAZIONE

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NEGLI ANNI ’50, SULLE SPIAGGE ITALIANE, COMPAIONO LE PRIME BIGLIE IN PLASTICA CON LA FACCIA DEI CICLISTI. È LA GENESI DI UN FENOMENO NAZIONAL-POPOLARE CHE CELEBRA LA SUA “OPERA-OMNIA” IN UNA MAXI-SFERA VISIBILE DALL’AUTOSTRADA PER IMOLA

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L’omaggio più grande (anche in termini di circonferenza) lo confezionò nel 2005 il gruppo Mercatone Uno. Fu, infatti, il gran patron Romano Cenni che, per commemorare Marco Pantani, scelse come “cornice” dei ricordi – esaltanti e dolorosi – una grande biglia di vetro da installare davanti al centro gestionale di Imola. Quell’opera, firmata dall’artista Alessandra Andrini, coniò la fusione liturgica tra due simboli immortali del ciclismo: la biglia da spiaggia, l’icona più popolare dei giganti della strada, ed uno dei suoi interpreti più amati, il Pirata di Cesenatico. Ma i feticci vintage del ciclismo – figurine, coperchi, tappi a corona e appunto biglie – nacquero mezzo secolo prima, nell’Italia della ricostruzione. È infatti con le macerie della guerra a far da sfondo alle corse in


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tutto italiano, le biglie dei ciclisti (oggi Cheecoting) compaiono sul finire degli anni ’50 sulle spiagge italiane, dove nascono le piste paraboliche disegnate dalle chiappe del fratellino. Per il ciclismo è il veicolo promozionale più efficace. Perché i bambini, anche quelli non appassionati di bicicletta, impara-

bicicletta, che il ciclismo irrompe sui giornalini per ragazzi e nei sussidiari scolastici. In quell’Italia smaniosa di rinascere, il termine “pedalare” diventò sinonimo di rimboccarsi le maniche, darsi da fare, lavorare. Fra le mani dei bambini italiani, dopo le biglie in terracotta, arrivano i tappi a corona o, per i più fortunati, le biglie in acciaio dei cuscinetti a sfera o quelle in vetro ricavate dalle bottiglie di gazzosa, la prima bevanda analcolica gassata ai tempi di Gerbi, Binda e Girardengo. Ma sono le palline di plastica con una semisfera trasparente e la figurina del ciclista a segnare, per sempre, l’immaginario infantile dell’epoca. Fenomeno

no a conoscere Adorni, Anquetil, Nencini, Van Loy. E ancora Baronchelli, Battaglin, De Vlaminck, Moser e Saronni. Il segreto del gioco è tutto in una parola: immedesimazione. Perché, come afferma Gianni Micheloni nel suo libro dedicato a questo fenomeno nazional-popolare, «chi gioca a biglie con la biglia di Bitossi... è Bitossi!».


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DOSSIER SPORT E MEDICINA

a cura di ALESSANDRO MARIANO*

DAL BIOMECCANICO AL BIODINAMICO IL POSIZIONAMENTO E LA VALUTAZIONE BIODINAMICA. COSA CI PORTA A QUESTO CAMBIO? Il primo distinguo riguarda la genesi intellettuale di un servizio che normalmente definiamo Posizionamento. In effetti il concetto di Valutazione è diventato sinonimo di Posizionamento. In realtà sono due momenti profondamente diversi che, nell’avanzare dell’esperienza, seguono strade sempre più diverse. Il lavoro presente e futuro si basa sul valutare il soggetto e, di conseguenza, ricercare un Posizionamento che rispetti una serie di parametri estremamente suscettibili di modulazione che sono l’espressione di un lavoro Customizzato per le sue esigenze. In pratica è un abito sartoriale, cucito addosso al soggetto, che può essere dedicato al miglioramento della prestazione così come alla soluzione di patologie osteoarticolari. Il Vero Plus è comunque rappresentato dalla serie di Valutazioni comparate che, in modo “sufficientemente” scientifico ma, comunque riproducibili, determinano una soluzione che banalmente definiamo Posizionamento.

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5 min

SU COSA SI BASA QUESTO TIPO DI LAVORO? Il lavoro segue puntualmente le tre branche della Fisica Meccanica Newtoniana. Fisica • Statica Studio delle Forze • Cinematica Studio dei corpi/forze in movimento • Dinamica Studio dei corpi/forze in movimento considerando la causa del movimento ABBIAMO PARLATO DI VALUTAZIONI, DI COSA SI TRATTA? Dobbiamo dividere il lavoro in 3 step: Il 1° step consiste nella valutazione secondo il principio statico dei carichi articolari. Ovvero: la Valutazione degli equilibri senza che l’atleta esegua alcun gesto nel quale esprima forze


Il 3° step consiste nella ricerca degli equilibri muscolari che producono la posizione Biodinamica. Ovvero: l’evoluzione con genesi cognitiva delle funzioni muscolari che producono quella che in effetti sarà la Posizione Biodinamica Compensata. La Valutazione si avvale di un sistema comparato con vari strumenti aventi a loro volta bersagli profondamente diversi, con acquisizione di parametri ottici, fisico-meccanici, mioelettrici, osteoarticolari, biopodometrici, inclinometrici. Il posizionamento è l’estrema ratio dell’interpolazione dei dati raccolti: è automatico capire come la Posizione Biodinamica Compensata sia l’elaborazione della Valutazione e non la sua immediata conseguenza.

utili alla propulsione e non intervengano compensazioni né antalgiche né posturali. In pratica si basa sulla Valutazione rappresentata dalla misurazione di segmenti articolari. Sostanzialmente una misurazione antropometrica. Il 2° step consiste nella valutazione secondo il principio Cinematico dei carichi articolari sotto sforzo: Biocinematica. Ovvero: la Valutazione degli equilibri in condizioni di effettivo esercizio (BIOTECSS) i quali sono indotti sia alla muscolatura propulsiva sia da quella preposta alla stabilizzazione. La valutazione non tiene conto della genesi di ogni singolo lavoro muscolare e la posizione che segue la valutazione è una condizione compensata volta al miglior rapporto efficienza/efficacia. Sicuramente il risultato ha una elevata valenza sia dal punto di vista prestativo sia nel rispetto dei carichi articolari in condizioni di lavoro effettivo. Quello che manca è la Valutazione di tutti gli equilibri/squilibri collaterali del gesto atletico sul mezzo e, soprattutto, la coscienza del perché della prestazione più o meno soddisfacente.

LA CORRETTA POSIZIONE BIODINAMICA È UNA CONDIZIONE DI EQUILIBRIO O È LA RISPOSTA, SPESSO ANTALGICA, AD UNA SERIE DI COMPENSAZIONI? Ecco perché parliamo di Valutazione Biodinamica Compensata come fonte del Posizionamento. Questa Valutazione comprende l’esame sia dei muscoli propulsori sia dei sinergici e stabilizzatori, nonché i fattori limitanti, di natura osteoarticolare, non necessariamente coinvolti nel gesto motorio. *Centro Fisioradi Pesaro


ANDREA SCOLASTICO IN TESTA AL GRUPPO

foto NEWSPOWER CANON



IL TELAIO IDEALE

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a cura di ROBERTO ZANETTI

SCAPIN, QUESTIONE DI “ETIKA”

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9 min

robertozanetti65@gmail.com

ETIKA RC DI SCAPIN SI PONE TRA I MODELLI PIÙ RAPPRESENTATIVI DELLA STORICA CASA VENETA. STESSI VANTAGGI STRUTTURALI E GEOMETRICI MA CON MATERIALI PIÙ LEGGERI E RIFINITURE DI PREGIO

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Il test: Eravamo curiosi di provare una bicicletta Scapin; e quando finalmente il desiderio è diventato realtà, le attese sono state pienamente ripagate. Proprio quello che ci aspettavamo: comoda, di sostanza, una grafica che piace, una geometria studiata apposta per macinare chilometri e que-

sto lo si capisce proprio a partire dal suo “cuore”, il telaio. Realizzato in monoscocca unidirezionale T800, il telaio della Etika RC è composto da un triangolo principale che è il risultato di armoniose linee filanti, tracciate di proposito per rendere a livello visivo la struttura più snella ed esaltarne la solidità. Bike test

foto MONICA CUEL

Esaminando nei dettagli il frame set della Etika RC balza subito all’occhio l’imponente tubo obliquo che si va a raccordare nello sterzo a forma conica da 1 1/8” (in alto) per 1,5” (in basso). Anche il carro posteriore ha un suo “perché”: il montaggio della ruota è agevolato dalla sezione dei foderi verticali alti, volutamente appiattiti


della bici, anzi… Essendo però chi scrive un ciclista “leggero”, per curiosità personale, sarebbe stato interessante saggiarne le qualità con una componentistica al top di gamma che, tra l’altro, Scapin propone nella vasta gamma di allestimenti previsti su questo modello. Su un telaio così ruote e gruppo fanno la differenza e, visto le premesse, anche sulla Etika RC sono convinto possano dare un valore aggiunto di grande rilievo. Consigli per l’acquisto, perché comprarla? La Etika RC è una bicicletta che si colloca nella fascia più alta della produzione Scapin affiancando e, per certi versi, sovrapponendosi alla Ivor. Due “prime donne” di gran classe che si rivolgono a ciclisti con

Il reggisella S-way aero in carbonio monoscocca sul quale è montata la sella Arione CX MG di Fi’zi:k

Caratteristiche Tecniche

foto ROBERTO ZANETTI

nella loro forma per assorbire meglio le vibrazioni e nella speciale sagomatura del piantone centrale che riduce la spaziatura tra lo pneumatico e il telaio. Tutto ciò si traduce in un coefficiente di penetrazione più aerodinamico, particolarmente adatto a infaticabili ciclisti potenti e dinamici che sono in grado di sfruttare le qualità della Etika RC, senza però trascurare la scorrevolezza e la comodità del mezzo.

prio apice con un reggisella dedicato. Scapin S-way aero, questo il suo nome, è un reggisella in carbonio monoscocca che ricalca con millimetrica precisione la sagoma del tubo verticale e scorre all’interno di esso. Elegante e massiccio, rende quasi l’idea di essere il prolungamento naturale del piantone al punto di sembrare, in lontananza, un “integrato”.

In evidenza: Nella sezione dedicata alla prova su strada abbiamo focalizzato l’attenzione sulle peculiarità del telaio che raggiunge il pro-

Da rivedere: Dopo avere decantato le doti della Etika RC non ci sentiamo di rilevare alcuna nota stonata nel giudizio globale

La particolare forma conica del gruppo sterzo da 1 1/8” (in alto) per 1,5” (in basso) nel quale va ad inserirsi il grosso tubo obliquo del telaio foto ROBERTO ZANETTI

• Telaio: Monoscocca unidirezionale in carbonio T800 • Cambio: Shimano Ultegra FC 6800 • Deragliatore: Brazed - ON • Guarnitura: Shimano Ultegra FC 6800 compact 50x34 con pedivelle da 172,5 mm • Catena: Shimano Ultegra FC 6800 • Ruota libera: Shimano Ultegra FC 6800 • Movimento centrale: Press Fit – 86 mm • Freni: Shimano Ultegra FC 6800 • Forcella: Scapin Etika RC in carbonio monoscocca unidirezionale • Serie sterzo: FSA • Attacco manubrio: FSA SL-K in alluminio • Piega manubrio: FSA Team Issue in alluminio • Reggisella: Scapin S-way aero in carbonio monoscocca • Sella: Fi’zi:k Arione CX MG • Cerchi: Mavic Cosmic SLS in carbonio alto profilo con pista frenante in alluminio • Coperture: copertoncini Mavic Yksion Pro • Mozzi: Mavic • Portaborraccia: Elite Custom Race Glossy • Taglie: S-M-L-XL • Colori: sono disponibili 7 varianti di colori • Peso telaio: 950 gr (tg. M), forcella esclusa • Peso bici completa (come in foto): 7,00 kg senza pedali


foto ROBERTO ZANETTI

Accessori e materiali utilizzati per il test Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: • Casco: Giro mod. Savant www.giro.com • Occhiali: Salice mod. 004 www.saliceocchiali.it • Scarpe: Diadora Jet Racer www.diadora.com • Abbigliamento: Giordana www.giordana.com • Gambali: Giordana www.giordana.com • Strumentazione: Mio Cyclo 505 HC www.miotecnology.com • Pedali: Shimano Dura ace www.shimano.com In vendita a partire da: Già disponibile Tempo di consegna: 20 giorni lavorativi dalla data dell’ordine Prezzo bici testata: 4.255,00 € al pubblico, IVA inclusa

La Etika RC adotta una forcella in carbonio monoscocca unidirezionale, dritta nella parte anteriore con una nervatura sul retro che la rende aerodinamica e leggera

foto ROBERTO ZANETTI

esigenze e caratteristiche diverse. La Ivor adotta un telaio in carbonio fasciato fatto in Italia, personalizzabile, customizzato in modo sartoriale, con garanzia a vita, dal gusto più classico e tradizionale. La Etika RC, protagonista del nostro test, è una bici performante costruita su un telaio monoscocca in carbonio T800, rigida e reattiva. Dal design ricercato, Etika RC viene offerta nel catalogo Scapin 2014 nelle più svariate combinazioni di assemblaggio con prezzi a partire da 3.202,00 € (montata Shimano Ultegra – 22S, guarnitura FSA Gossamer, ruote Miche Race 707), fino al top di gamma (montata Campagnolo Record EPS – 22S, guarnitura Campagnolo Record e ruote Mavic Cosmic Elite S) a 7.089,00 €. Il Produttore e Distributore per l’Italia: CICLI OLYMPIA S.N.C. DIVISIONE SCAPIN Via G. Galilei, 12/A, 35028 Piove di Sacco (PD) Tel. +39 049 5840351 Fax: +39 049 9710042 E-mail: scapin@scapin.com Web site: www.scapin.com

La speciale sagomatura del piantone centrale, che riduce la spaziatura tra lo pneumatico e il telaio, raccordandosi direttamente con i foderi verticali alti nel nodo sella


MTB www .inbic

i.net


foto NEWSPOWER CANON

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CIRCUITO 3 REGIONI a cura della REDAZIONE

info@inbici.net

FORMULA CHE VINCE, NON SI CAMBIA DOPO I NUMERI ESALTANTI DI QUEST’ANNO, IVANO OGNIBENE È GIÀ AL LAVORO PER L’EDIZIONE DEL 2014. UNA NUOVA SFIDA DA VINCERE, CON LA PASSIONE DI SEMPRE

D

foto NEWSPOWER CANON

Dopo i numeri sontuosi del Circuito 3 Regioni, allestito con l’abituale perizia da Ivano Ognibene, si è già messa in moto l’imponente macchina organizzativa per preparare l’edizione del 2014. Si riparte dai numeri vertiginosi del Sienalunga bike del 5 ottobre, che ha visto ai nastri oltre 1500 presenze, ma anche dai 420 abbonati del circuito e da quelle settemila presenze complessive. Numeri importanti, che certificano il successo di una formula che, secondo il suo ideatore, ha tuttavia ancora importanti margini di crescita. Merito di una rete di contatti sempre più solida con le associazioni sportive, di una base di partecipanti ormai fidelizzata, di uno sponsor (Scott), che ha creduto fortemente nel circuito e di una passione che, nei momenti difficili, getta sempre il cuore oltre l’ostacolo. Nato e forgiato sugli stessi principi, anche l’Italia 6 Race, giunto nel 2013 alla sua quarta edizione, ha continuato il suo progressivo processo di crescita. Momento clou la tappa di Balze-Verghereto, che ha registrato 4900 presenze. Ma, in generale, tutto il circuito ha ottenuto importanti risultati, anche grazie alla formula della combinata (tre tappe in comune con il Tour 3 Regioni). Numeri alla mano, dunque, sarebbe riduttivo parlare di “base di

partenza”, perché sia il Tour 3 Regioni che l’Italian 6 Race sono già delle rassegne consolidate, con una identità ben definita. E allora, cosa migliorare? «Non è per presunzione, ma ritengo vi sia ben poco da migliorare – ammette Ognibene – Per entrare nei circuiti, occorre avere qualità, altrimenti non se fa nulla e ritengo che chi oggi ne fa parte, lo faccia per meriti non solo acquisiti, ma confermati sul campo. Abbiamo un pacco gara importante, il pasta party per tutti, premiazioni interessanti, oltre a servizi di alto livello in gara e grande professionalità dal punto di vista organizzativo. Anche i costi sono davvero politici». Infine, un accenno ai tracciati del 2014, già delineati. Per quel che riguarda il Tour 3 Regioni, le tappe si svolgeranno il 30 marzo la Rampichiana, il 27 aprile la 9 Fossi, il 25 maggio la Vena del Gesso, l’8 giugno Monte Cucco, il 7 settembre la Straccabike, il 14 settembre la RampiConero e il 5 ottobre la Sinalunga Bike. Le prove diventano quindi 7, con l’aggiunta della tappa di Riolo Terme, il 25 maggio. Le quote degli abbonamenti aumentano di 10 euro, da 120 a 130. L’Italian 6 Race invece ha in calendario il 30 marzo la Rampichiana, il 27 aprile la 9 Fossi, il 4 maggio Monte Gemmo, il 25 maggio la Vena del Gesso, l’8 giugno il Monte Cucco ed il 13 luglio i Sentieri del Fumaiolo, dunque quattro prove comuni al 3 Regioni come da tradizione. Perché formula che vince… non si cambia!


1a TAPPA

2a TAPPA

30 Marzo

27 Aprile

25 Maggio

CORTONA (AR)

CINGOLI (MC)

RIOLO TERME (RA)

RAMPICHIANA

9 Fossi

Percorso: km 40 Dislivello: 1.300 m

Percorso: km 49 Dislivello: 1.630 m

4a TAPPA

5a TAPPA

6a TAPPA

7a TAPPA

08 Giugno

07 Settembre

14 Settembre

05 Ottobre

COSTACCIARO (PG)

PRATOVECCHIO (AR)

CAMERANO (AN)

Percorso: km 42 Dislivello: 1.665 m www.cuccoinbike.it

Percorso: km 53 Dislivello: 1.800 m www.straccabike.it

G.F. Monte Cucco

G.F. Vena del Gesso Percorso: km 48 Dislivello: 1.450 m www.rallydiromagna.it

www.avisbikecingoli.it

www.cavallinoasd.it

Straccabike

SINALUNGA (SI)

RampiConero

Sinalunga Bike

Percorso: km 42 Dislivello: 1.140 m www.rampiconero.it

Percorso: km 53 Dislivello: 1.670 m www.donkeybike.it

S

Iscrizione izione gratuite per: Esordienti, Allievi e Junior Anteprima ABBONAMENTI

W

ISCRIVITI ENTRO SABATO 08 FEBBRAIO to Circaupipe e avrai CINQUE VANTAGGI: in t 1° costo abbonamento a € 130,00 2° omaggio (da definire) concarto 3° numero fisso personalizzato col nome del biker uno s 4a 4° ritiro in area riseravta tappa a 5° ingresso in 1° griglia 1 tappa Dal 10 febbraio al 10 marzo € 140,00 5a 3a con numero fisso, ritiro in area riservata e ingresso in 1° griglia. tappa tappa N.B.: ingresso griglia OPEN: primi cinque di ogni categoria a

E

7

N

calendario 2014

3a TAPPA

2a

tappa

6a

tappa

7

tappa

Anteprima ABBONAMENTI ESCURSIONISTI Iscriviti entro il 10 MARZO · costo abbonamento € 90,00

Montepremi finale Tour 3 Regioni Assoluta

SP - M / M5

1° Telaio 2° Casco 3° Casco

1 2 3 4 5 6/15

to Circaupipe in 6t concarto uno s

250,00 180,00 120,00 80,00 60,00 premi

M6 150,00 100,00 80,00 60,00 40,00 premi

M7

M W1

M W2

Junior

Eso-All

Squadra a punti

100,00 70,00 50,00 40,00 40,00

100,00 70,00 50,00 40,00 40,00

150,00 100,00 80,00 60,00 40,00

Premi Premi Premi

Premi Premi Premi

1.000,00 600,00 300,00

2a TAPPA

3a TAPPA

30 Marzo

27 Aprile

04 Maggio

25 Maggio

08 Giugno

13 Luglio

CORTONA (AR)

CINGOLI (MC)

PIORACO (MC)

RIOLO TERME (RA)

COSTACCIARO (PG)

BALZE - VERGHERETO (FC)

9 Fossi

Percorso: km 40 Dislivello: 1.300 m

Percorso: km 49 Dislivello: 1.630 m

www.cavallinoasd.it

www.avisbikecingoli.it

G.F. Monte Gemmo

G.F. Vena del Gesso Percorso: km 48 Dislivello: 1.450 m www.rallydiromagna.it

Percorso: km 43 Dislivello: 1.350 m www.conerocup.it

5a TAPPA

500,00 300,00 200,00 100,00 100,00

1a TAPPA RAMPICHIANA

4a TAPPA

Squadra a presenza

6a TAPPA

G.F. Monte Cucco

Sentieri del Fumaiolo

Percorso: km 42 Dislivello: 1.665 m www.cuccoinbike.it

Percorso: km 38 Dislivello: 1.244 m www.prolocobalze.com

ABBONAMENTO SINGOLO CIRCUITO: TOUR 3 REGIONI e/o ITALIAN 6 RACES ABBONAMENTO CUMULATIVO: TOUR 3 REGIONI + ITALIAN 6 RACES Entro Sabato 8 Febbraio: Tour 3 Regioni e/o Italian 6 Races € 130,00 Tour 3 Regioni + Italian 6 Races € 150,00 Dal 10 Febbraio al 10 Marzo: Tour 3 Regioni e/o Italian 6 Races € 140,00 Tour 3 Regioni + Italian 6 Races € 160,00 ABBONAMENTO COMULATIVO TOUR 3 REGIONI+COPPA TOSCANA: Entro Sabato 8 Febbraio: € 215,00 dal 10 Febbraio al 10 Marzo: € 225,00

COUPON D’ISCRIZIONE

Versamento su CCP 11965449 e/o CC Bancario IBAN: IT27 V 07601 1320 000001196 5449 intestato a: Promosport - Via Federico Bondi, 24/A - 47121 Forlì e inviare Copia Versamento, con dati anagrafici, società, codice società, numero tessera al fax 0543 64754

Cognome Via

........................................................................................

Nome

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Società Sesso

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M

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Cap ..................... Città

N° codice Società

Agonista

Nato il

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N° Tessera

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Escursionista

Tel. .................................................................... E-mail .............................................................................................................................................................. Abbonamenti singoli: € 130,00 € 140,00 Abbonamenti comulativi: € 150,00 € 160,00 Abbonamenti comulativi: € 215,00 € 225,00 Abbonamenti Escursionisti: € 90,00

www.tour3regioni.com - www.romagnamtb.it - info@romagnamtb.it - cell. 338.6834464


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ALIMENTAZIONE NELLO SPORT

gianlucabarbieri.inbici@gmail.com

a cura di GIANLUCA BARBIERI

I SEGRETI DELLA NUTRIZIONE “MADE IN USA” L’ESPERTO NICOLA SPONSIELLO: «TROPPE ESCLUSIONI NON PORTANO A NULLA»

I

INBICI Magazine ha incontrato questo mese il Dottor Nicola Sponsiello, medico e specialista in scienze dell’alimentazione. Forte di un passato di atleta, Sponsiello ha affinato la sua specializzazione, calibrandola verso lo sport. Dopo aver intrapreso una serie di studi in Italia, si è trasferito in America dove la scienza della nutrizione applicata allo sport è un segmento assai più evoluto e strutturato. Tutte queste esperienze hanno fatto sì che Sponsiello diventasse un riferimento per molti atleti di numerose discipline, che hanno ottenuto importanti risultati, anche a livello mondiale. Dott. Sponsiello, lei è volato negli Stati Uniti per approfondire le sue conoscenze sulla scienza della nutrizione nello sport. Ma non era quella mediterranea la dieta migliore? «Noi siamo distanti anni luce dal fenomeno sociale americano, ma quello resta il punto di riferimento. Lì ci sono le vere eccellenze, specie in materia di ricerca. In America, del resto, lo sport è gestito in maniera completamente diversa: esistono più risorse per la ricerca e il segmento della nutrizione nello sport è molto più evoluto rispetto al nostro. Lì non discuti di pasta o carne, ma di carboidrati, amidi, polisaccaridi, ecc… Poi sta a te applicare le conoscenze assimilate in queste ‘trasferte’ mettendole in pratica nell’ambiente in cui vivi. Sono comunque d’accordo che la dieta Mediterranea resti ancora la migliore, anche se questa è stata molto snaturata, per esempio, dal massiccio uso delle carni.» Lei ritiene che, in un regime dietetico, le esclusioni debbano durare poco e che comunque l’atleta deve mangiare “di tutto”: cosa intende? «Sì, è vero, le esclusioni per molto tempo creano una deficienza nel metabolismo della persona che viene sottoposta a dieta e alimentano la volontà di ‘mollare’. Pertanto sia nel soggetto con patologia che nel soggetto che deve calare di peso, le esclusioni vanno seguite per il minor tempo possibile. La fortuna dell’atleta è che, allenandosi, ha la possibilità di bruciare gli eccessi e non ha bisogno di esclusioni e può mangiare praticamente di tutto.» Mi conferma, pertanto che le diete sono molto legate alla psicologia delle persone e che l’esito dipende, per gran parte, anche dall’assetto mentale?

«La tranquillità psicologica è determinante per la buona riuscita della dieta. Quasi sempre le persone che hanno problemi con il peso, sono persone che hanno avuto qualche problema, qualche disagio, qualche dispiacere, qualcosa insomma che nella vita li ha distolti dalla visione di sé.» Lei segue molti atleti e di altissimo livello: quali sono state le soddisfazioni più grandi che ha ottenuto? «Come medico devo dire che la soddisfazione più grande è sentire i miei atleti che entrano nel mio studio dicendomi: “da quando seguo quello che mi hai detto di fare, mi sento meglio, negli allenamenti, nelle gare, ecc.”. Attualmente sono soddisfatto del lavoro impostato con Valeria Straneo, vice Campionessa del Mondo di Maratona, ottava alle Olimpiadi. Ma anche molti ciclisti e bikers di tutti i livelli passano da me per se-

guire le mie indicazioni. La mia fortuna è di conoscere molti sport, pertanto ho la possibilità di calibrare le diete a seconda delle esigenze delle varie discipline.» Lei ha scoperto la mountain bike, cosa l’ha colpita di più di questo sport? «Fondamentalmente la possibilità di scorrazzare tra la natura. Le velocità sono inferiori rispetto alla strada e la possibilità di alzare la testa e gustarsi il paesaggio diventa qualcosa di unico. Mi piacerebbe che gli organizzatori aprissero di più le loro manifestazioni anche ad un pubblico meno allenato, creando percorsi di gara meno impegnativi. In questo modo si darebbe la possibilità a molte persone di avvicinarsi a questo sport. Fintanto che le manifestazioni saranno mirate alla sola prestazione sportiva, non si riuscirà mai ad avvicinare il neofita agli ambienti delle ruote grasse.» Il dottor Nicola Sponsiello



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OLTRE L’OSTACOLO robertozanetti65@gmail.com

a cura di ROBERTO ZANETTI

KRS T9 ELITE EVO IL GIUSTO PREZZO DELLA QUALITÀ 8 min

Tempo di lettura

LA KRS T9 ELITE EVO DI SHOCK BLAZE (MARCHIO DISTRIBUITO SUL TERRITORIO NAZIONALE DA BICINOVA ITALIA) È UNA 29” COSTRUITA CON CERTOSINA CURA DEI DETTAGLI

In evidenza: Per rendere la bici ancora più esclusiva Shock Blaze ha introdotto sulla KRS T9 Elite Evo i foderi obliqui “Vertical Slim Flex”, la cui forma sinuosa assicura al carro un comportamento particolarmente elastico. Mi ha sorpreso e mi è piaciuta la maneggevolezza dello sterzo, quasi stessi guidando una front da 27,5” o, addirittura, da 26”. Inoltre, anche le sezioni dei tubi nei quali, al loro interno, passano i cavi e la sobria colorazione mettono in evidenza uno stile unico e inconfondibile.

Da rivedere: Non è sicuramente colpa di Shock Blaze ma, essendo una bici test, chi ha usato la KRS T9 Elite Evo prima di me non ha certo avuto un gran riguardo. Sta di fatto che il campione testato è giunto in mio possesso con la trasmissione (guarnitura, catena e cassetta pignoni) ossidata e arrugginita e il copertone posteriore scolpito da un evidente stato di usura. Sono stati sufficienti alcuni spruzzi di olio lubrificante ad alta densità e un po’ di attenzione nella guida sportiva fuori strada (fango e ghiaccio, in inverno sono un pericolo costante) per ri-

solvere questi due spiacevoli imprevisti. Cose che capitano… Consigli per l’acquisto, perché comprarla? Consiglio la KRS T9 Elite Evo a tutti i bikers che, senza un eccessivo esborso di denaro Bike test

foto MONICA CUEL

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Il test: Ritornata in auge da pochi anni, la mountain bike da 29” ha confermato le aspettative che molte aziende avevano riposto nello sviluppo di nuove soluzioni, riuscendo a coniugare le esigenze geometriche di una telaistica particolare con le ruote del diametro maggiorato. Shock Blaze, rinnovando la gamma di prodotti per il 2014, ha voluto distinguersi nello sviluppo di soluzioni tecnologiche all’avanguardia per tenere il passo con le veloci ed esigenti richieste del mercato. Così e nata KRS T9 Elite Evo, una MTB che sposa perfettamente la filosofia del marchio: telaio in carbonio monoscocca unidirezionale che si avvale delle migliori caratteristiche del modello precedente di KRS, aggiornandole con i più moderni ritrovati dell’industria ciclistica. Un mezzo destinato espressamente a specialità quali le marathon o il cross country dove, a mio parere, può esprimere il meglio di sé. Lo possono testimoniare i numerosi agonisti delle ruote grasse che, sempre più numerosi, per la competizione adottano bici con ruote da 29”. I progettisti di Shock Blaze sono stati anche bravi a contenere il peso del frame set che, infatti, è inferiore di circa 50 grammi (1080 grammi complessivi) rispetto al modello precedente. Tale risultato è stato ottenuto mantenendo inalterata la funzionalità, la guidabilità e le caratteristiche meccaniche (molto buono anche l’allestimento), elementi imprescindibili per il successo di una hardtail come la KRS T9 Elite Evo che abbiamo provato in questo test drive.


foto ROBERTO ZANETTI

Shock Blaze KRS T9 Elite Evo

(al giorno d’oggi è molto importante tenere in considerazione anche “questa voce”), vogliono provare l’emozione di possedere una 29” seguendo così la filosofia di un mercato di tendenza. Un settore che guarda sempre con occhio vigile all’affidabilità e a prodotti garantiti da marchi e aziende serie come, nella fattispecie, Shock Blaze. foto ROBERTO ZANETTI

Caratteristiche Tecniche • Telaio: UD Carbon monoscocca 29” • Cambio: Shimano Deore XT M780 • Deragliatore posteriore: Shimano Deore XT M781 SGS, Shadow Design

La grintosa grafica nero opaco/verde della KRS T9 Elite Evo

• Deragliatore anteriore: Shimano Deore XT M786-L, down-Swing, Black • Guarnitura: Shimano Deore XT M785-L, Hollowtech 2, 38x24T • Catena: Shimano, HG54 Super Narrow • Ruota libera: Shimano SLX HG81-10 36z11T • Freni: Formula RX 180/160 mm Rotor, Black • Forcella: Fox 32 Float 29” • Attacco manubrio: Shock Blaze 4-Bolts • Manubrio: Shock Blaze Flat Top • Reggisella: Shock Blaze in alluminio • Sella: Shock Blaze • Manopole: Shock Blaze • Cerchi: Mavic Crossone 29” • Coperture: Schwalbe Racing Ralph Evo 29”x2.25 • Taglie: 38-43-48-53 • Colori: nero opaco/verde • Peso solo telaio: 1080,00 gr (forcella esclusa) • Peso bici completa (come in foto): 11,5 kg completa di pedali


Un piccolo accessorio molto utile montato sul fodero orizzontale del carro posteriore: il paracatena in morbido materiale spugnoso

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foto ROBERTO ZANETTI

Il Produttore: MAXTEC LTD www.maxtecbike.eu

Il carro posteriore, con i foderi obliqui Vertical Slim Flex in primo piano, conferisce alla KRS T9 Elite Evo elasticità e comfort nella guida

Il distributore per l’Italia: BICINOVA ITALIA Via Vittorio Veneto, 31 31014 San Martino di Colle Umberto (TV) Tel. +39 0438 912233 Fax +39 0438 912252 E.mail: info@bicinovaitalia.com Web site: www.schockblaze.com In vendita a partire da: Febbraio 2014 Tempo di consegna: Due giorni lavorativi Prezzo: € 2240,00 al pubblico, IVA inclusa

Accessori e materiali utilizzati per il test: Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: • Casco: Giro mod. Savant www.giro.com • Occhiali: SH+ www.shplus.com • Abbigliamento: Shock Blaze Team www.shockblaze.com • Copriscarpe: Biotex www.biotex.it • Pedali: Shimano XTR www.shimano.com • Portaborraccia: Elite www.elite-it.com

foto ROBERTO ZANETTI


Il BAR CICCIO è il luogo di ritrovo dei ciclisti della riviera, in partenza per gli itinerari e percorsi della Valle del Savio e colline romagnole. Offre agli amici ciclisti, un punto di ristoro con un ampio parcheggio privato e un prezioso servizio di lavaggio bici (rivolgersi al bar) per coloro che rientrano dai percorsi del fuoristrada. Orari abituali di partenze e ritrovi: martedì ore 12.30 • giovedì ore 12.30 • sabato ore 13.00

Auguri di un Buon Natale e un felice Anno Nuovo dall’intero staff del Bar Ciccio Tutti i sabati ritrovo per escursioni in MTB Colazioni e aperitivi con ricco buffet Servizio di pagamento bollette luce, gas, acqua, telefono e multe Sala TV Sky con dirette sportive tutte le partite in diretta del Cesena con Sky HD

Sala giochi • Ricariche telefoniche • Wi-fi libero Bar Ciccio - Via Romea, 120 Cesena (FC) 47522 - t. 0547 331984 - e. barciccio@hotmail.it -

BAR CICCIO


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SALUTE INBICI

a cura del dottor ALESSANDRO GARDINI* Tempo di lettura

7 min

alessandrogardini@gmail.com

I RIMEDI PER LA TOSSE

C

Con l’approssimarsi dell’inverno, le nostre uscite in bicicletta possono essere caratterizzate da repentine escursioni termiche, ragion per cui, spesso, ci troviamo ad affrontare piccoli e fastidiosi problemi alle vie respiratorie come raffreddore, febbre, mal di gola e tosse. Trascurando questi disturbi ci troveremmo nella spiacevole situazione di dovere abbandonare i nostri allenamenti per difficoltà respiratorie e farci esclamare: «Dottore, mi sono fregato!». Ogni giorno entriamo in contatto con circa diecimila litri di aria inspirata che contiene polveri, gas nocivi, microrganismi e pollini. Un efficiente sistema di difesa del tratto respiratorio è di vitale importanza e deve per questo essere preservato e supportato con la giusta alimentazione, la giusta assunzione di liquidi e l’abbigliamento sportivo più corretto. Un aiuto importante è dato dagli integratori a base di vitamina C e altri rimedi naturali quali l’Echinacea, l’Uncaria tomentosa, il Ribes Nigrum e l’Astragalo per citare i più noti, fino ai più recenti Betaglucani o ai rimedi omeopatici. Questi possono essere assunti a cicli, a partire dalla fine dell’estate fino agli ultimi giorni invernali, affiancati alla giusta dieta specifica per ogni atleta. Sostengono al meglio il nostro sistema immunitario e ci aiutano ad arrivare alla stagione delle competizioni al meglio della nostra forma. La tosse è un evento meccanico, volontario od involontario, isolato o ripetitivo grazie al quale l’organismo riesce ad espellere all’esterno gli agenti nocivi delle vie respiratorie. Nel linguaggio comune possiamo distinguere due tipi di tosse: secca o stizzosa e grassa o catarrosa. È importante valutare il tipo di secreto: un catarro giallo-verdognolo è indicativo di un’infezione batterica in corso, spesso sovrapposta ad un’infezione virale; mentre un escreato chiaro e viscoso è tipico dell’asma o di un più semplice raffreddore. In entrambi i casi, se non sono presenti particolari condizioni patologiche, per cui è bene ricorrere al medico, i sintomi possono essere curati facendo ricorso all’automedicazione ed ai rimedi del vostro farmacista di fiducia. Quando la tosse è secca o stizzosa possiamo utilizzare farmaci da banco antistaminici che, oltre ad avere azione sulla tosse allergica, hanno funzione di asciugare le vie aree rendendo più difficile l’eliminazione delle secrezioni. A causa del loro effetto sedativo centrale è bene però non utilizzarli nelle giornate di allenamento per evitare difficoltà di concentrazione e quindi situazione di pericolo per mancanza di lucidità, controllo e calo di performance. Tra i sedativi della tosse il più utilizzato tra i farmaci definiti da banco è il destrometorfano, che agisce innalzando la soglia del centro della tosse nel sistema nervoso. È considerato sicuro per la bassa sedazione e sonnolenza e per la mancanza di depressione respiratoria come invece accade per altri sedativi in cui è richiesta ricetta medica. Quando la tosse è grassa si possono invece utilizzare mucolitici ed espettoranti. I mucolitici, quali acetilcisteina, carbocistina, bromexina ed ambroxolo, fluidificano il muco rompendone la struttura e rendendo il catarro meno viscoso e quindi più facilmente eliminabile. Non presentano particolari pericoli di abuso se non l’aerosol che potrebbe peggiorare le condizioni di alcuni asmatici. Tra gli espettoranti il più comune è la guaifenesina che ha funzione di stimolare la produzione di muco rendendo più fluido il catarro facilitando dunque la sua espettorazione.

Quando la tosse è di breve durata può essere determinata da un’infezione virale o da un’infiammazione post-virale, spesso accompagnata da sintomi quali raffreddore, febbre e altri tipici disturbi stagionali. Proprio per questo esistono preparati che associano due o più principi attivi a base di antipiretici, antistaminici, decongestionanti che possiamo associare o meno a farmaci anti-tussivi sopra citati. I soggetti colpiti dalla tosse spesso tendono ad abusare dei farmaci sopra descritti. Anche se considerati sicuri, il rischio più grosso è quello di sottovalutare quello che si nasconde dietro ad una “semplice” tosse. Quando la severità dei fenomeni tussivi è elevata, non consentendo un adeguato riposo notturno, se è presente reflusso gastro-esofageo oppure se si stanno assumendo farmaci ace-inibitori per il controllo della pressione arteriosa oppure compaiono febbre alta, dolore al petto, perdita di peso ed altri sintomi più importanti, è doveroso ricorrere al proprio medico curante o specialista, specificando sempre se siete atleti professionisti e il tipo di disciplina per evitare di incorrere nelle sanzioni antidoping. I rimedi naturali in grado di calmare la tosse possono aiutare a ridurre anche l’irritazione locale della gola: è il caso delle mucillagini presenti nel lichene islandico, nell’altea, nella farfara; oppure la malva che troviamo comunemente nelle nostre campagne e che possiamo utilizzare come decotto anche per problemi digestivi grazie allo strato protettivo che formano le mucillagini ed i componenti di cui è composta. Un aiuto alla sedazione può essere dato da sciroppi o gocce a base di drosera e grindelia. Tra gli espettoranti possiamo consigliare sciroppi a base di poligala, verbasco, primula e liquirizia. Gli oli essenziali a base di timo ed eucalipto possono essere utilizzati come lenimento o inalazione, ed anche per via orale sottoforma di capsule o gocce, tuttavia frequentemente provocano fastidiosi problemi di allergie per cui l’impiego necessita di estrema cautela e dosaggi adeguati. Infine anche i consigli dei nostri nonni possono portare ad un sicuro e piacevole giovamento agli stimoli tussivi. Il famoso panno caldo sul petto, magari dopo un massaggio con gli oli suddetti, alimentarsi con bevande calde come il brodo e il latte caldo con il miele, oppure le tisane a base di foglie di farfaro, fiori di malva e tiglio sono sempre ottimi rimedi. *Responsabile Reparto Sport e Benessere Farmacia del Bivio Bibliografia FITOTERAPIA Impiego Razionale delle droghe vegetali, Capasso Grandolini Izzo, Ed. Springer Le Basi Farmacologiche della Terapia, Goodman Gillman, Ed. Mac Grow Hill Fisiologia medica, Guyton & Hall. Edizione: II / 2001 Dizionario di Fitoterapia e Piante Medicinali, Campanini, Ed. Tecniche Nuove Farmaci da banco. Guida rapida all’automedicazione responsabile, Fontanazza Bulzicco Tea, Ed. Mattioli 1985



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STRETCHING NELLO SPORT

a cura del dottor MASSIMILIANO MUCCINI*

10ª PUNTATA LA PARTE PRATICA: 1ª FASE PROGRAMMAZIONE E PERIODICITÀ DELLO STRETCHING

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*mail*

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Lo stretching – così come la nutrizione, l’allenamento specifico, ecc. – devono essere calendarizzati durante i macrocicli annuali, mensili ed i microcicli settimanali. Escludendo alcuni profili (come ballerini, praticanti arti marziali e ginnasti), la maggior parte degli sportivi non pratica lo stretching, ritenendolo una perdita di tempo o comunque un’attività non fondamentale. Niente di più errato! Nel ciclismo, disciplina sportiva in cui la flessibilità non riveste un ruolo fondamentale (non si é ginnasti), è importante allenarla in maniera costante e rispettando alcune variabili:

a) Da prendere seriamente in considerazione durante la preparazione invernale quando l’allenamento all’esterno non è costante e l’attività è ferma; b) Una flessibilità eccessiva è dannosa per atleti come i ciclisti che devono applicare forza e potenza. Un alto valore di flessibilità equivale infatti a maggiore instabilità articolare; c) Se quindi l’obiettivo è aumentare il ROM, non bisogna allenarsi tutti i giorni, dato che il tessuto connettivo richiede del tempo per guarire dai microtraumi prodotti dallo stretching. Alternare quindi fasi di adattamento con fasi in cui l’allungamento è più leggero; d) Altro punto fondamentale sono i DOMS: dopo l’allenamento all’aperto o indoor bisogna coinvolgere i muscoli appena allenati allungandoli, cercando sempre quella sensazione di leggera tensione e senza mai forzare (ricordarsi il riflesso miotattico): venti-trenta minuti possono bastare; e) Se non si effettua l’allenamento, allora dedicare un’attività aerobica blanda 10-15’ (step, bike, treadmill) prima di effettuare il ciclo di allungamento oppure una doccia calda o bagno turco; f) Prima di un allenamento evitare l’allungamento perché abbassa i valori di forza statica e dinamica.

a detensionare gli stessi ed a migliorare i tempi di recupero. Va praticato costantemente, per mantenere i benefici indicati precedentemente. Lo stretching analitico è oramai entrato a pieno titolo in diversi sport come allungamento dei distretti muscolari, ma non è l’unico perché esistono metodiche più impegnative che coinvolgono non solo il distretto muscolare, ma anche il tessuto connettivale che contiene peraltro il tessuto muscolare. Il tessuto connettivale, per la capacità di adattamento e “accomodamento” agli stimoli ed agli stress meccanici, è più facilmente deformabile rispetto al muscolo, ma può determinare una sorta di “eccesso adattativo” e far insorgere alterazioni funzionali quali le retrazioni muscolari che DOMS portano inevitabilmente ad una diminuzione del ROM articolare. Quando analizzeremo gli altri tipi di stretching inizieremo ad addentrarci in profondità nella distinzione tra componente connettivale e muscolare, adattando anche l’uso dello stretching in base alla retrazione.

Muscolo scheletrico

Un’ultima raccomandazione: lo stretching statico è importante per mettere in crisi i distretti muscolari in maniera singola ed analitica,

*Massimiliano Muccini, Dottore in Scienze e Tecnologie del Fitness e Prodotti della Salute, Università di Camerino, Endurance Wellness Coach, si occupa da più di ventisei anni di fitness e preparazioni atletiche per vari sport, consulente Inkospor, certificato American College of Sports Medicine Health & Fitness Specialist (l’autorità nel campo della sperimentazione e nella ricerca sportiva), Tecnico di Riequilibrio Posturale. Tesoriere Nazionale di ADISF (Ass. ne Italiana Dottori Scienze del Fitness), Presidente di ScienzedelFitness.com ASD che organizza seminari e corsi per il settore fitness e wellness. Riceve nell’ambulatorio di Via Pascoli, 172 a Rimini. Per appuntamento telefonare dal lunedì al venerdì al numero: 347.8864440 dalle 18.00 alle 19.30.

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MICHELA SEGALLA

foto NEWSPOWER CANON


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L’OFFICINA

a cura di LORENZO COMANDINI

FOCUS SUL MONDO DELLE DUE RUOTE lorenzo@gruppobici.it www.rossinbikes.it - www.speedbikes.it

LA REGOLAZIONE DELLA SELLA COME RIPORTARE CORRETTAMENTE L’ALTEZZA E L’ARRETRAMENTO DELLA SELLA FRA DUE BICI

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Uno dei problemi che spesso ci troviamo ad affrontare è riportare correttamente l’altezza e l’arretramento della sella fra due modelli di biciclette o quando sostituiamo la nostra bicicletta con una nuova. Problema che si riflette anche rispetto alle misure e alle distanze che ci ha, ad esempio, indicato il biomeccanico o il posizionatore. Vediamo se riesco a spiegarvi un metodo per riportare correttamente le misure anche a casa vostra. Vi servono:

• 1 metro rigido • una livella da muratore lunga almeno 1 metro o una barra (legno, ferro, alluminio...) realmente diritta e una livella corta da attaccare alla barra • un calibro • carta e penna • 10 cm di nastro adesivo • qualche minuto di attenzione • un piano “in bolla” per la bici Le stesse operazioni che farete per rilevare le quote sono quelle che farete per riportarle: un unico metodo ripetibile che vi permetterà di non fare errori con qualsiasi modello di bici e con qualsiasi tipologia di sella. Come si rileva il “centro anatomico” della sella? Ovvero quel punto del quale tanto spesso parliamo su questa rubrica che è definito a 72 mm di larghezza o, in molte selle, a 12 cm a fine sella? Ormai sappiamo ormai che la Fi’zi:k modello Arione lo ha a 15 cm da fine sella, alcuni modelli di SMP a 11,4 da fine sella, Selle Italia modello SLR a 12. Se si confrontano selle di diverse marche, ma anche solo diversi modelli all’interno della stessa casa produttrice, ci accorgiamo di come le misure possano essere differenti tra una sella e l’altra. Prendiamo allora il nostro calibro e apriamolo come in figura:

Apriamo il calibro impostando la misura di 72 mm. Adesso prendiamo la nostra bici e la sella e facciamo l’operazione in figura:

Prendiamo il nostro calibro aperto sulla misura di 72 mm e facciamolo scorrere dalla punta della sella verso il retro fino a quando i due becchi del calibro incontrano la sella, sui due lati. In questo punto applicate il vostro pezzo di nastro. Avete definito quello che, per convenzione, viene definito come il centro anatomico della vostra sella. Ora provate a misurare da qual punto a fine sella: se avete una Arione avrete la conferma di un valore compreso fra 146 e 150 mm dal centro anatomico a fine sella. A questo punto siamo a metà dell’opera. Ora prendete la livella/asta diritta che avete a disposizione e rilevate i due valori in figura:


La linea ROSSA indica l’altezza sella (HS): si rileva da centro anatomico a centro movimento centrale, usando il metro rigido. La rilevazione va fatta dal piano sella, quindi ponete attenzione a questa rilevazione. Ci sono strumenti adatti a questo lavoro, ma con un po’ di attenzione anche con attrezzi domestici è possibile ottenere una misurazione corretta. La linea VERDE invece è la vostra livella/asta dritta. La ponete in modo tale che crei una linea che, perpendicolare a terra, attraversi il centro del movimento centrale. Con la livella controllate che l’asta sia perfettamente perpendicolare al suolo. A questo punto rilevate la quota R indicata misurando orizzontalmente la quota compresa fra la livella/asta (linea verde in figura) e il centro anatomico. Poniamo che adesso abbiate rilevato i vostri valori: HS = 713 R = 214 Bene! Ora avete segnato su un foglio i dati, e vi accingete a smontare la vostra sella. Cosa fare ora per rimontarla? Seguite lo stesso procedimento. Prima di montare la sella nuova ne rilevate il “centro anatomico”, poi la montate e procedete, con passi successivi, a regolare HS (altezza) e R (arretramento). E vedrete che, qualsiasi sia la sella, la rimetterete esattamente come prima. Anche passando, per esempio, da una Fi’zi:k Arione a una SMP (tanto per parlare di sue selle con caratteristiche molto diverse).


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RALLY DI ROMAGNA a cura della REDAZIONE

info@inbici.net

CAPITALE MONDIALE DELLA MOUNTAIN BIKE GIÀ PARTITO IL CONTO ALLA ROVESCIA PER LA CINQUE GIORNI DI MAGGIO CHE, TRA GARE ED EVENTI COLLATERALI, TRASFORMERÀ LA PICCOLA LOCALITÀ RAVENNATE DI RIOLO TERME IN UN GRANDE VILLAGGIO EN-PLEIN-AIR

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Si è già messa in moto, col sostegno se” provenienti da ogni angolo del pianeta. dell’amministrazione comunale di Rio- Un’edizione che, sul piano organizzativo, lo Terme (RA) e l’entusiasmo contagioso promette il “salto di qualità”, in linea con dei volontari del Romagna Bike Grandi le enormi potenzialità di un territorio che, Eventi, l’imponente macchina organiz- quando abbina sport e natura, non ha zativa dell’edizione 2014 del Rally di Ro- eguali in regione. magna MTB, la rasfoto ROMAGNABIKE/GRANDI EVENTI segna ciclistica che, dal 21 al 25 maggio prossimi, trasformerà Riolo Terme nella capitale mondiale della mountain bike. Cinque giorni consacrati allo sport e al territorio che culmineranno nella Granfondo MTB Vena del Gesso (25 maggio), la grande novità della settimana riolese che porterà in questo suggestivo scorcio di Appennino oltre un migliaio di appassionati delle “ruote gras-

Ma oltre alle competizioni di mountainbike, il Rally di Romagna riserverà anche un ricco calendario di iniziative collaterali, che avranno il loro epicentro nel villaggio hospitality, tra il parco fluviale ed il centro storico di Riolo.

«Tutto parte dall’amore per il ciclismo – spiegano gli organizzatori del Romagna Bike Grandi Eventi – ma l’obiettivo non può essere soltanto sportivo. Lavoriamo infatti per trasformare questa manifestazione in un importante volano turistico per la nostra località. Un evento di cui beneficerà, in termini d’indotto, tutto l’entroterra faentino». Già partite le iscrizioni alla cinque giorni riolese che, ovviamente, prevede una robusta scontistica per chi si iscrive in anticipo.

foto MARIO PIERGUIDI

Moduli e informazioni sul sito ufficiale www. rallydiromagnamtb.it



COPPARO BIKE STORE LA BOUTIQUE DEL CICLO È GIÀ CULT DOPO L’INAUGURAZIONE CON 1200 PERSONE, LO STORE DI ANCONA CONFERMA LE IMPRESSIONI INIZIALI: È QUESTA LA NUOVA FRONTIERA DEL MERCATO DELLA BICICLETTA

Le premesse, nel giorno del taglio del nastro, erano state ambiziose: aprire ad Ancona uno store dedicato al mondo della bicicletta in cui il ciclista si potesse sentire “a casa”. Dopo due mesi, il bilancio è esaltante, perché il Copparo Bike Store, a dispetto della sua giovanissima anagrafe, è già diventato un punto di riferimento per gli amanti del ciclismo. Il segreto? Una semplice equazione: la qualità produce sempre risultati. E così, quella che è ormai stata ribattezzata la “boutique delle due ruote”, è diventata una tappa obbligata per chi, in un negozio di biciclette, cerca “di più”. Al civico 6 di via Fiorentini, all’uscita dell’autostrada di Ancona Sud, il bike cafè modello USA – con tanto di spillatrice per la birra, divanetti e tv per potersi rilassare – è già un fenomeno cult. Merito dell’idea lungimirante di sei imprenditori marchigiani con la voglia di inseguire e realizzare un sogno. Il timore era che, dopo l’inaugurazione con 1200 persone nei primi due giorni di apertura, l’attenzione si attenuasse. Invece, giorno dopo giorno, il passaparola ha alimentato la curiosità ed oggi, chi ama il ciclismo, almeno una volta si è sentito domandare: «Ehi, l’hai visto il bike cafè

di Ancona?». Alla consolle Raffaele Consolani, presidente del consiglio di amministrazione che guida lo store, “spalleggiato” da Teodoro Gaudenzi e Roberto Luconi, poi Massimo Marchetti che è il socio che opera attivamente in negozio, Walter Pazzaglia, Davide Furlani e Claudio Piersimoni. Professonalità diverse, con competenze anche distanti, ma tutti accomunati, a vario titolo, da una passione smodata per la bicicletta. Un’idea concettuale rivoluzionaria per questo emporio del pedale, che segnerà, per sempre, uno spartiacque fra le giurassiche officine del ciclo e i nuovi store, da 500 metri quadrati, dove sono esposti 450 modelli di biciclette e, dove, oltre ai marchi di riferimento come Ridley, Cinelli, Mondraker, Colnago, De Rosa, Felt, materiali Diadora, Giro, Bell, Sixs e Oneil, si può trovare il biomeccanico, il massaggiatore, ma anche i divanetti, la tv e l’angolo bar in cui gustarsi, tra cambi e forcelle, un boccale di birra.



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TRENTINO MTB

pressoffice@newspower.it

a cura di NEWSPOWER

TUTTA LA MACCHINA ORGANIZZATIVA GIÀ AL LAVORO PER L’EDIZIONE 2014

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6 min

foto NEWSPOWER CANON

La partenza della 1000Grobbe Bike 100km dei Forti edizione 2013

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Da calendario, l’inverno è oramai alle porte, la prima neve è già apparsa su alcune montagne dell’arco alpino e per un po’ le biciclette rimarranno mestamente in cantine e soffitte. Per alcuni mesi, sci, snowboard e attività sulla neve saliranno in cattedra e anche in Trentino le mountain bike se ne staranno a riposo, per lo meno fino al… disgelo primaverile. Dopodiché tutti nuovamente in sella a Trentino MTB. Sempre secondo il calendario, infatti, il circuito in provincia di Trento uscirà dal suo letargo domenica 4 maggio (ValdiNon Bike), e la grande novità è il probabile allargamento della “famiglia” a sette gare. La “debuttante” nel circuito si chiama Val di Sole Marathon, si correrà il 31 agosto a Malé e dintorni, in una valle dove la MTB ha lasciato parecchi… segni negli anni, tra Coppa del Mondo, Campionato del Mondo MTB & Trials (2008), Campionati Italiani e Internazionali d’Italia XC. Le altre prove saranno secondo il seguente ordine: 100 Km dei Forti (15 giugno – cui viene abbinata anche la tre giorni di 1000Grobbe Bike Challenge sugli Altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna), Lessinia Bike (27 luglio a Sega di Ala), Vecia Ferovia dela Val de Fiemme (3 agosto in Val di Fiemme) e 3T Bike (5 ottobre in Valsugana). Il challenge in provincia di Trento ha concluso il suo quinto anno di vita con numeri di tutto rispetto e un bilancio che lascia ben sperare per il prossimo futuro. Anche in questo 2013 è stato infranto il muro delle 6000 presenze e rispetto allo scorso anno si è assistito anche ad un incremento di un paio di punti percentuali circa sul totale iscrizioni. Il gradimento delle sei prove tra maggio e ottobre, sparpagliate tra valli, altopiani e montagne trentine, è salito tra i bikers provenienti da fuori regione e c’è stata soprattutto un’impennata dei tagliandi staccati “a scatola chiusa” prima ancora di cominciare.

I vincitori assoluti: Lorenza Menapace e Johannes Schweiggl foto NEWSPOWER CANON


Gli abbonati a tutto il challenge, infatti, erano 350 quest’anno, segno di come Trentino MTB abbia davvero conquistato il cuore di tanti grazie a fattori quali la bellezza delle zone toccate dagli eventi, il livello tecnico sempre alto e la costante precisione nell’organizzazione delle singole gare e, perché no, le tariffe cumulative e quelle delle varie prove, mantenute abbordabili con agevolazioni speciali per le squadre numerose. Risultato, tra i maggiori circuiti di bici fuoristrada della penisola, Trentino MTB 2013 si è confermato il challenge con la media classificati più elevata (824 atleti) e quello contenente tre tra le prove più quotate e affollate d’Italia, ovvero la 100 Km dei Forti, la Vecia Ferovia dela Val de Fiemme e la Val di Fassa Bike, tutte con cifre a tre zeri. Ottima anche

la riuscita delle “Mini gare” che hanno accolto in totale 650 mini-bikers. Per quanto riguarda vincitori e vinti, come qualcuno avrà già letto sul numero di novembre, la sfida tra gli altoatesini Schweiggl e Pallhuber nella Open ha tenuto banco per tutta la durata del circuito e al termine della 3T Bike di chiusura challenge il 13 ottobre, Johannes Schweiggl è riuscito a spuntarla sul collega e mettere il suo primo sigillo della carriera su Trentino MTB. Al femminile, la cavalcata di Lorenza Menapace verso il successo ha preso il via con la ValdiNon Bike di debutto in maggio, vinta davanti alla corregionale Claudia Paolazzi, poi rimasta prima rivale della Menapace fino in fondo ma mai in grado di insidiare veramente la sua leadership. Alcune categorie come la M6 o la M1 Atleti in azione durante una tappa della Trentino MTB 2013

I vincitori di Trentino MTB 2013

foto NEWSPOWER CANON foto NEWSPOWER CANON


foto NEWSPOWER CANON

foto NEWSPOWER CANON

I premiati della categoria Junior

hanno assistito a dei veri e propri assoli di Silvano Janes e Ivan Degasperi rispettivamente, che come la Menapace si sono piazzati in testa e da lì non si sono mai più smossi. Nelle altre categorie i vincitori finali sono stati Maximilian Vieider (Elite-Sport), Luca Zampedri (M2), Stefan Ludwig (M3), Marco Gilberti (M4), Piergiorgio Dellagiacoma (M5) e Daniel Tassetti (Junior), con Degasperi e la Paolazzi primi nella speciale Classifica dello Scalatore e vincitori del premio scalatore offerto da fi’zi:k e riservato alle categorie master. Il successo a squadre è andato al Team Todesco con 367 punti finali, contro i 336 dell’ASD Leonardi Racing Team e i 309 del Team Giuliani Cicli Arco. Sabato 16 novembre scorso al nuovo MUSE – Museo delle Scienze di Trento si sono svolte le premiazioni ufficiali del circuito, insieme ai podi è stato consegnato un riconoscimento ai cosiddetti “Friends of Trentino MTB”, i 110 amici che hanno portato a termine tutte le gare del circuito. Inoltre è stato anche svelato il calendario di Trentino MTB 2014 e l’antifona, come detto in apertura, è chiara: il 4 maggio si ricomincia, saranno cinque mesi intensi, meglio farsi trovare pronti. Buone Feste a tutti da Trentino MTB e occhio al sito www.trentinomtb.com perché dal 1° gennaio partono le iscrizioni cumulative. Claudia Paolazzi e Ivan Degasperi vincitori nella speciale Classifica dello Scalatore, premiati dall’assessore al turismo Michele Dallapiccola


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DAMIANO LENZI

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a cura di PAOLO MEI

info@inbici.net

11 min

IL “TUTTOLOGO” DELLO SPORT

CONOSCIAMO DA VICINO UN ATLETA POLIEDRICO CAPACE DI EMERGERE NEL SETTORE DELLE GRANFONDO, NELLE CORSE IN LINEA SU STRADA E NELLO SCI ALPINISMO: «SCIOLINE O PEDALI PER ME È LO STESSO»

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Damiano Lenzi, professione scialpininista, appassionato di ciclismo, di casa alla caserma Perenni di Courmayeur nel ruolo di atleta. Ma la sua carriera sportiva è partita dagli sci stretti, giusto? «Esatto, ho iniziato in tenera età con mio papà sulla pista del paese. Ho militato fino ai 21 anni in nazionale, poi è arrivata la svolta e mi sono dedicato a tempo pieno allo ski-alp, disciplina che già praticavo da qualche anno, anche se mi ci dedicavo solo al termine di ogni stagione fondistica.»

Damiano Lenzi

sui campi da gara non si sono fatte attendere. Come nasce questa passione? «Ho un animo molto competitivo, mi piace sempre mettermi in gioco e vedere fin dove posso arrivare. Il ciclismo, fin da piccolo, mi ha sempre appassionato. Ricordo che guardavo le grandi corse a tappe e, appena finito lo spettacolo in TV, prendevo la mia Coppi di acciaio da 11 kg ed andavo a tirarmi il collo in salita provando a tenere i 20 km/h, come i ciclisti della TV! Tutti tifavano Pantani, ma a me piaceva Jan Ullrich. Ecco diciamo che le cose non sono cambiate molto, con la differenza che oggi alle corse, seppur ‘amatoriali’, posso parteciparvi.»

Quando ha esordito sugli sci larghi da sci alpinismo? «La mia prima gara risale al 2005, alla Pizzolada delle Dolomiti, ero ancora cadetto. Andai con il mio amico Fabio Iacchini e rimasi subito affascinato.» A 26 anni possiamo considerarla ancora un “giovane” sebbene il suo palmares parli chiaro. Quali sono i suoi migliori risultati nello scialpinismo? «Ho raccolto molto e poco. A volte la fortuna non mi ha assistito e infatti sono ancora molte le gare che mancano al mio palmares. I risultati che mi hanno regalato maggiore soddisfazione sono chiaramente le vittorie assolute, le vittorie in coppa del mondo (Polonia, Andorra), le due affermazioni in staffetta e soprattutto quella al Mezzalama, senza dimenticare tutte le medaglie mondiali di categoria.» Oltre a due ori agli europei 2009 e ai mondiali 2010 (Relay, ovvero staffetta ndr), può vantare due bronzi, sempre a squadre nel 2010 e nel 2012 (mondiale e europeo). Obiettivi individuali per il futuro? «Lo sci alpinismo, purtroppo o per fortuna, sta andando verso un format sempre più individualistico. E la massima espressione in quel tipo di gare è la Coppa del Mondo ed i mondiali. Ma i mondiali quest’anno non ci sono, quindi mi concentrerò sulla Coppa, dove sono in programma le Vertical, che a me sono congeniali, quindi spero di fare bene.» L’agonismo è nel suo DNA. La bicicletta, che solitamente gli atleti dello sci utilizzano come preparazione, è ben presto diventata molto importante, tanto che negli ultimi tempi le sue “incursioni

Un fisico potente, una muscolatura pesante. Eppure lei è uno, ciclisticamente parlando, dei cicloamatori italiani più forti nel settore granfondo. È una predisposizione naturale? «Questa affermazione mi lusinga. Di certo non sono certo un peso piuma: i miei 72 kg sono abbastanza atipici, credo di essere fortunato, madre natura mi ha dato un buon motore e gambe potenti, la mia vera ‘forza’. Mi considero un passista scalatore, riesco a risparmiare qualcosa nei tratti veloci e sotto le salite, di solito, arrivo più fresco.» Sappiamo che, oltre alle granfondo (dove peraltro ha chiuso 2° alla Maratona du Mont Blanc a Courmayeur alle spalle dell’ex pro Zanasca, ndr) non disdegna le gare su strada in circuito. Ne parliamo? «Sì, anche lì è stata una sfida. Pensavo di faticare, di non riuscire a stare nel gruppo, non avendo nessuna esperienza e nessuna squadra ad appoggiarmi. Invece, ne ho vinte tre su tre. Qualcuno mi definiva un po’ un kamikaze. Devo dire che ho scoperto una parte del ciclismo che a me piace molto, non avevo mai visto 48-50 km/h di media sul mio computer.» Sci di fondo, sci alpinismo, granfondo su strada, corse in circuito. Manca soltanto la MTB. Colmiamo il gap per il 2014? «Sì, credo che il naso, alla fine, lo metterò anche lì. In passato andavo spesso in MTB, negli ultimi anni l’ho un po’ abbandonata, ma in questo fine stagione, con le temperature che si abbassano, l’ho riscoperta e mi diverto un sacco. Del resto, ha molte similitudini con il mio sport. Per il 2014 ho già parlato con Piton che mi fornirà una 29er, con la mono-corona, lascio al vostro immaginario le mie velleità.»


quenzimetri. Di base, nei mesi primaverili ed estivi, pedalo molto e corro – circa 9000 km in bici e 1000 km di corsa – per poi dare spazio al lavoro specifico nei mesi autunnali. Per affrontare la stagione faccio sedute di camminata, ski-roll, circuiti di forza, uscite in ghiacciaio con gli sci, oltre a sporadiche pedalate in MTB.»

Tra le sue affermazioni più belle del 2013 a due ruote, spicca senza dubbio il Mapei Day. Su una delle salite che hanno fatto la storia del ciclismo. Se lo aspettava? «È una salita leggendaria, lo Stelvio si addice alle mie caratteristiche: salita non troppo ripida, molto lunga e, soprattutto, in quota. La conosco alla perfezione, a Bormio sono quasi di casa, ho molti amici. Poi, quando venivo in raduno con la nazionale e ancora prima con la rappresentativa regionale, la percorrevo con gli skiroll. Lo scorso anno ero finito 4° al mio esordio assoluto sulle 2 ruote, quest’anno sapevo di essere migliorato, mi sono presentato per cercare di vincere e, con grande soddisfazione, ci sono riuscito.» Risposta secca: meglio lo sci o la bici? «Bici perché mi abbronzo.» Risposta secca: quale dei due sport è più faticoso? «Sci-alpinismo, perché sei sempre al freddo ed in quota.» Le sarebbe piaciuto scoprire il suo limite, facendo il corridore seriamente? «Sì molto, ci penso spesso quando sono in bici, quando guardo le corse, con 5000 km stacco Vam su 1000 m di oltre 1650 m/h, alcuni mi hanno anche incoraggiato a provarci, ma ormai sono ‘vecchio’. E poi, con i se e con i ma, non si fa nulla… Il CS Esercito mi ha regalato il privilegio di fare il prof in un altro sport. Sono felice così!» Gli sportivi sono sempre curiosi e certamente vorrebbero sapere come e dove si allena: come e chi segue la sua preparazione? «Diciamo che seguo una linea guida dei volumi di lavoro che mi viene proposta dal nostro allenatore del CS Esercito Emanuel Conta. Su quella poi costruisco il mio programma in base a quello che va bene per me. Mi alleno molto, ma non sono schiavo di tabelle e cardiofre-

Chi è Damiano Lenzi nei pochi periodi in cui è lontano dalle gare? «Un ragazzo pazzerello, che ama stare con la fidanzata e con gli amici, che ama fare festa e ha una passione per la… birra!» Ci dà qualche anticipazione sul suo 2014 ciclistico? In che squadra correrà e a quali gare parteciperà? «Voglio trovare una squadra che mi appoggi: correre in solitaria senza ammiraglia, compagni ed assistenza è dura. Una mezza offerta, per la verità, l’ho avuta ma sto aspettando la conferma. Sapere le corse che faro è una bella domanda, dipende da come uscirò dalla stagione che è lunghissima, poi inizierò a pedalare e a preparare qualche Damiano Lenzi sfreccia sulla neve granfondo buttandomi anche sulla MTB. Sicuramente farò lo Stelvio, poi avevo pensato alle classiche piemontesi e valdostane, qualche apparizione in Toscana e Liguria. Mi piacerebbe partecipare alla Maratona dles Dolomites, magari la Milano-San Remo, per fare la gamba da subito, oltre alle solite corse in circuito della zona. Per me comunque resta una passione e un modo per prepararmi allo sci.»

foto THOMAS DAVID

Va forte a piedi, sugli sci e in biciclette. Il miglior azzurro della storia del Winter Triathlon, Daniel Antonioli, ci ha detto che se Damiano Lenzi si dedicasse a questo sport sarebbero dolori per tutti. Cosa rispondiamo al suo compagno di caserma, che peraltro è un ottimo sci alpinista? «Daniel è prima di tutto un caro amico, ci alleniamo spesso insieme, è un grande atleta, ed è troppo buono. Posso dire che ad un duathlon mi ha battuto anche se forse, aggiungendo gli sci stretti, avrei un piccolo vantaggio. Ma comunque il difficile non è andare forte nei singoli ma unire omogeneamente le 3 specialità. Sarebbe curioso ma credo che non lo scopriremo mai.»

Il suo sogno agonistico per il 2014? «Vincere la Coppa del Mondo di sci alpinismo. In bici il sogno è vincere una granfondo prestigiosa.»


Un augurio speciale di buone feste a tutti gli sponsor che hanno sostenuto il team con affetto e passione


foto NEWSPOWER CANON

JOHNNY CATTANEO


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ITALIAN MTB AWARDS SCAPIN 2013 a cura di ALDO ZANARDI

24 min

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VISITARE L’ITALIA SUI PEDALI RIFLETTORI PUNTATI SUL CIRCUITO DIVENTATO, IN POCHI ANNI, UN EVENTO-CULT DELLA MTB ITALIANA

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Anche il 2013 ha registrato un enorme successo per il circuito che ha come motto “monta in sella e vieni a visitare l’Italia”. Uno slogan che rispecchia fedelmente lo spirito che il comitato organizzatore ha voluto imprimere alla sua “creatura”. Sì, perché l’IMA Scapin, oltre ad essere un circuito dagli alti contenuti tecnici e agonistici, garantisce uno spirito aggregativo particolare a tutti i suoi fedeli frequentatori. A ogni prova si respira un’aria familiare, con gruppi di concorrenti, provenienti da quasi tutte le regioni del centro e nord Italia, legati da uno spirito comune di aggregazione e divertimento, a volte anche goliardico, che socializzano, condividendo i lunghi week end in amicizia. Il segreto di tutto questo successo è dovuto, indubbiamente, all’impostazione che Massimo Stermieri e Gianluca Barbieri, ideatori e coordinatori del circuito, hanno voluto per IMA Scapin, un’isola unica nel panorama della MTB italiana. Un contributo fondamentale è dato anche dagli altri membri dello staff IMA, Luigi Veronese e Gianni Boreggio, due ingranaggi

fondamentali per il funzionamento di una macchina tanto complessa. Sì, perché lo staff non si limita a presenziare al gran completo a ogni singola prova, ma collabora attivamente con gli organizzatori al fine di ottimizzare e allestire al meglio tutta la logistica. Non ultima, in ordine d’importanza, la selezione delle tappe, che segue criteri particolari, in altre parole, non puntando a gare dal grande blasone, anche se alcune lo sono, ma piuttosto ai contenuti che offrono, a partire dai servizi, il percorso, la sicurezza e la location, per la quale sono sempre richiesti requisiti d’interesse storico-paesaggistico. Va poi considerato l’aspetto degli sponsor, molti dei quali sono parte integrante del gruppo, presenziando a gare e premiazioni, e mettendo a disposizione la loro competenza tecnica. Scapin, ProAction, Tek, Bpeople, GSG, Maxxis, Miche, Thermasport, Eleven, Sixs, Easytubeless, Fotosportnew, Northwave, Rainer, Unaltraidea, sono stati i principali sponsor al fianco di IMA nel 2013. Ripercorriamo allora le tappe che hanno contraddistinto una stagione di grandi successi.

La stagione 2013 si è aperta in Toscana il 14 di aprile, con la prima novità, la Granfondo Val di Merse a Rosia (SI), dove una bellissima giornata di sole ha regalato a tutti i primi refoli di primavera. La decima edizione della gara, alle porte della città del “Palio”, ha visto oltre 700 biker al via per affrontare uno spettacolare percorso, ricco di spunti tecnici, che ha soddisfatto la totalità dei partecipanti. Da segnalare il sabato sera, dove è stata organizzata una cena collettiva, che ha visto oltre 200, tra corridori e accompagnatori, cenare su tre lunghissime tavolate, allietati da un vulcanico duo musicale che ha saputo coinvolgere tutti i presenti, innescando una coinvolgente festa. La gara ha visto il trionfo di Francesco Casagrande (Cicli Taddei), che, sulle stupende colline senesi, ha preceduto Mirco Balducci (Team Galluzzi Acqua & Sapone) e Manuele Spadi (Team New Bike 2008 Cycling Lab). Gara femminile vinta da Beatrice Balducci (Team Galluzzi Acqua & Sapone), seconda piazza per Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike) e terza Beatrice Mistretta (Cicli Taddei).

La partenza della Tremalzo Superbike ultima prova del circuito foto GIANLUCA BARBIERI


foto GIANLUCA BARBIERI

La partenza della Atestina superbike

La settimana successiva la seconda prova, quando la carovana IMA si è spostata in Friuli per la Tiliment Marathon Bike a Spilimbergo (PN). La 5ª edizione della gara friulana ha avuto complessivamente oltre mille atleti al via, suddivisi tra i due percorsi, la granfondo di 52 km e la temutissima marathon da 104 km. In tutto il nord Italia si scatenavano piogge e temporali di forte intensità che risparmiavano miracolosamente Spilimbergo, regalando una prova in perfette condizioni

ambientali. Sul percorso di 52 km s’imponeva Marco Ponta (Scott Racing Team) che precedeva Elia Silvestri (Team Full Dynamix) e Rafael Visinelli (Gruppo Sportivo Forestale). Al femminile vittoria per Samira Todone (UC Caprivesi) davanti a Alessandra Teso (UC FPT) e Giulia Albanese (UC Caprivesi). La marathon vedeva trionfare il ceco Kristian Hynek (Elettroveneta Corratec) che precedeva il duo della Avion Axevo composto da Cristian Cominelli e Luca Ronchi. Tra le don-

ne vittoria per Chiara Selva (Spezzotto Bike Team), seconda piazza per Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike) e terza Beatrice Mistretta (Cicli Taddei). Il 5 maggio si tornava in terra toscana per la Da Piazza a Piazza, gara storica del panorama italiano della MTB, giunta alla sua 25ª edizione. Anche qui due i percorsi validi per il circuito, la granfondo di 50 km e la marathon con i suoi 90 km. La città di Prato ha

Le maglie finali di IMA Scapin foto ALDO ZANARDI


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foto ALDO ZANARDI

Le società vincitrici

accolto, sotto le sue mura, circa 900 biker, partiti sotto la pioggia, che iniziava a cadere proprio quando veniva dato il via, pioggia che li avrebbe infastiditi solo nei primi chilometri della gara, per poi risparmiare i coraggiosi che si avventuravano sulle colline fino al Mugello prima di fare ritorno a Prato, dopo aver guadato il Bisenzio. Sul marathon era il colombiano Hector Leonardo Paez Leon (TX Active Bianchi) a imporsi, precedendo il compagno di squadra Tony Longo e Francesco Casagrande (Cicli Taddei). Al femminile vittoria per Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike), davanti a Emanuela Cerchié (Factory Team Battifolle) e Beatrice Mistretta (Cicli Taddei). La granfondo vedeva vincitore Roberto Rinaldini (Scott-Pasquini Stella Azzurra) davanti a Vega Burzi (Cicli Taddei) e Massimo Baldi (Team Tredici Bike). La prova femminile era vinta da Genziana Cenni (Cicli Lazzaretti), che precedeva Lucia Mancini (Ciclissimo Bike) e Susanna Chaussadis (Team Bike Pionieri). Dopo due settimane la tappa emiliana. Il 19 maggio si corre, a Calestano (PR), la seconda novità del circuito, la Montagnana Gold MTB Race. Le abbondanti piogge, cadute nei giorni precedenti e nella notte della vigilia della gara, hanno vanificato l’ottimo lavoro di preparazione svolto dagli organizzatori. La domenica mattina il cielo terso rincuorava i quasi 500 coraggiosi presenti al via, purtroppo i danni prodotti dalle piogge avevano reso molte sezioni del percorso al limite della praticabilità, rendendola molto selettiva, mettendo a dura prova biker e mezzi meccanici. Subito dopo il via era Daniele Mensi (Scott Racing Team) a salutare la compagnia, involandosi in una cavalcata solitaria. Alle sue spalle, la lotta per gli altri gradini del podio era serrata. Al termine Manuele Spadi (Team New Bike 2008 Cycling Lab) riusciva ad ave-

re la meglio su Marzio Deho (Cicli Olympia). La gara femminile regalava un’altra vittoria a Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike), seguita da Lisa Bacchiavini (Pata Raschiani) e Chiara Mandelli (Valcavallina Lovato Electric Axevo). Da segnalare il quarto posto per Mariangela Cerati (Colnago Farbe Südtirol), la forte atleta locale che, pur avendo preso una pausa dall’attività agonistica, ha voluto onorare la gara di casa con la sua presenza. Il 2 giugno si torna ancora in Toscana, per la 21ª edizione della Casentino Bike. A Bibbiena (AR) sono stati oltre ottocento i bikers a schierarsi nelle griglie. Il bel percorso, che si snoda interamente all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e Campigna, ha divertito e appagato tutti i concorrenti, regalando anche spettacolari passaggi, come quello che porta ad affrontare la durissima salita verso il maestoso Santuario della Verna. Francesco Casagrande (Cicli Taddei) è il dominatore di giornata, imponendo da subito un ritmo insostenibile per gli avversari. Manuele Spadi (Team New Bike 2008 Cycling Lab) alla fine salirà sul secondo gradino del podio e Nicola Corsetti (Team Errepi) sarà terzo. Altra bella vittoria per Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike), con in seconda piazza Emanuela Cerchié (Factory Team Battifolle) e terza Beatrice Mistretta (Cicli Taddei). Il 9 giugno, per la sesta tappa, si va in Veneto, a Este (PD), dove si corre la 6ª Atestina Superbike. Un parterre con tantissimi campioni al via tra gli oltre ottocento biker, venuti a darsi battaglia sul bellissimo percorso che solca i sentieri dei colli Euganei. Fin dalle prime battute sono Kristian Hynek (Elettroveneta Corratec) e Leonardo Paez (TX Active Bianchi) a prendere l’iniziativa. La gara prosegue senza grossi stravolgimenti, con Paez

che riesce a guadagnare un buon margine su Hynek, saldamente in seconda posizione. Un inspiegabile errore di percorso di Hynek, quando si appresta a entrare nel castello di Este, lo estromette, di fatto, dalla classifica, consentendo a Longo di aggiudicarsi la seconda posizione, con un piccolissimo margine su Casagrande. La gara femminile non è mai stata in discussione. Elena Gaddoni (FRM Factory Racing Team) prende subito un buon margine sulle avversarie, cosa che le consente di gestire la gara senza rischi. Alle sue spalle la lotta è tra la trentina Lorenza Menapace (TITICI LGL Pro Team) e l’atleta di casa Ylenia Colpo (Xdrive Racing Team), con la trentina che riesce a prevalere per una manciata di secondi. Si resta in Veneto per la settima tappa, più precisamente a Rivoli Veronese (VR), dove, il 23 giugno, si corre la Baldo Bike, terza e ultima novità del 2013. Il percorso si snoda sui sentieri sul versante orientale del Monte Baldo, a pochi chilometri dal Lago di Garda. Sono stati quasi cinquecento gli atleti presenti, in una calda giornata estiva, fortunatamente non oppressa dall’afa. È ancora Francesco Casagrande (Cicli Taddei) a imporsi, con una gara tutta all’attacco. Alle sue spalle giungeranno Maximilian Vieider (Team Zanolini Bike Prof.) e il colombiano Fabio Castaneda Monsalve (Shimano Latinamericana). Altra vittoria anche per la toscana Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike), davanti a Beatrice Mistretta (Cicli Taddei) e Lorena Zocca (SC Barbieri). Dopo la lunga pausa estiva si va a disputare l’ottava prova, questa volta nelle Marche, e più precisamente a Camerano (AN), dove, il 15 settembre va in scena la Rampiconero. Oltre mille biker presenti per affrontare lo spettacolare percorso che porta a scalare il Monte


131 Conero, buttarsi in picchiata verso il mare, percorrere un tratto di spiaggia, per poi risalire e fare ritorno verso Camerano. Al via anche grossi calibri come il campione italiano marathon Juri Ragnoli (Scott Racing Team), con i compagni di squadra Daniele Mensi e Franz Hofer. E saranno proprio loro a fare la gara, con il solo Francesco Casagrande a rompere il dominio Scott. Alla fine sarà Juri Ragnoli a prevalere, precedendo proprio Casagrande e Mensi, vittima di un paio di forature. In campo femminile bella vittoria per la giovanissima Elena Torcianti (Superbike Team), davanti a Antonella Incristi (Ki.Co.Sys. Ermetic Serramenti) e Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike). Dopo una lunghissima stagione, iniziata ad aprile, il 13 di ottobre si va in Lombardia per correre la nona e ultima prova, la Tremalzo Superbike a Pieve di Tremosine (BS). La scalata al Passo Tremalzo è sicuramente l’elemento di maggior richiamo, ma sono tante le ragioni che stanno facendo di questa gara un evento imperdibile, a partire dalla location. Tremosine è un vero balcone sul Lago di Garda, incluso tra i “Borghi più belli d’Italia”, regala scorci mozzafiato a chi si affaccia ai suoi strapiombi. Al via oltre 450 concorrenti, con tantissimi campioni e oltre trenta biker provenienti dall’estero. La gara si presentava con risvolti epici, nei giorni precedenti la neve aveva im-

biancato il Passo Tremalzo, rendendo ancora più affascinante una prova già di per sé unica. Tre i protagonisti della giornata, Daniele Mensi e Juri Ragnoli (Scott Racing Team) e Francesco Casagrande (Cicli Taddei). I tre si sono alternati al comando per tutta la gara, che si è risolta solo allo sprint finale tra Mensi e Casagrande, dopo che Ragnoli aveva ceduto qualche metro proprio nel finale. A spuntarla era il giovane Mensi, che concludeva con un bel successo la sua buona stagione. Casagrande saliva ancora sul podio che veniva completato da Ragnoli. La gara femminile ha visto il dominio estero. La svizzera Sofia Pezzati (VC 3 Valli Biasca) e l’austriaca Christina Kollman (Rad Sport Szene Ausseerland), sono state le protagoniste, con la seconda a inseguire a breve distanza la battistrada fino a quando non è rimasta vittima di un incidente meccanico che la costringeva al ritiro. A questo punto, dietro a Sofia Pezzati, la lotta per il podio è stata tra Lorena Zocca (SC Barbieri) e Beatrice Mistretta (Cicli Taddei) che chiudevano in quest’ordine. Con un grandioso recupero proprio nella prova finale, il Ferrara Bike riusciva ad aggiudicarsi la classifica dei team davanti al Ciclissimo Bike, dopo aver lottato per tutta la stagione. Domenica primo dicembre, nel suggestivo contesto della Rocca di Vignola (MO), è an-

dato in scena l’atto finale, il “Gran Galà” degli Italian MTB Awards Scapin. Quasi cinquecento persone, tra concorrenti, accompagnatori, stampa specializzata e televisioni, si sono ritrovate nel comune modenese e sono state accolte con un ricchissimo buffet, che ha preceduto l’inizio delle premiazioni all’interno della prestigiosa “Sala dei Contrari” della stupenda Rocca di Vignola. Paolo Malfer, speaker d’eccezione, ha dato inizio alle premiazioni, alla presenza del Vice Presidente Federale Daniela Isetti, responsabile del centro studi della FCI. Gianluca Barbieri ha scelto anche una valletta d’eccezione, Antonella Incristi, non nei panni di ciclista, si è simpaticamente prestata e sua è stata la mano della “dea bendata” che ha estratto i numerosissimi premi a sorteggio. La splendida voce della cantante “Carmen”, che ha fatto venire i “brividi” a molti, ha accompagnato il susseguirsi di ospiti che si alternavano sul palco. Gli interventi di “Rino Ceronte” con Francesca Giannuzzi, direttamente da Colorado Cafè, per l’occasione in trio, affiancati da Loredana, altra bella e brava attrice, hanno divertito tutti i presenti, coinvolgendo anche alcuni protagonisti presenti sul palco. Alle battute del simpatico Rino, nelle due sale, esplodevano fragorose risate e alcuni trattenevano a stento le lacrime per l’ilarità suscitata.

Massimo Stermieri (a sx) e Gianluca Barbieri (a dx) ideatori e coordinatori del circuito IMA Scapin con al centro i comici di Colorado Cafè foto ALDO ZANARDI


LE CLASSIFICHE FINALI 2013

132 La loro presenza si è potuta realizzare anche grazie alla collaborazione dell’AVIS e alla sua iniziativa “riso fa buon sangue”. I primi a intervenire sono stati gli organizzatori delle nove prove del circuito, seguiti dagli sponsor, che, con il loro supporto, hanno contribuito alla costituzione di un montepremi generale eccezionale, oltre 60.000 euro complessivamente, che ha ampiamente soddisfatto la totalità dei partecipanti all’IMA Scapin. Tutti gli All Finisher sono stati chiamati e premiati, prendendo poi parte a una ricchissima estrazione di premi a sorteggio, che ha visto, il più fortunato, vincere un telaio Scapin, oltre a soggiorni, vacanze e numerosissimi altri premi. Estratti a sorte anche sette premi tra i Super All Finisher, ovvero gli All Finisher IMA che hanno partecipato anche alla gara gemellata, la Capoliveri Legend Cup dell’isola d’Elba. Prodotti tipici, soggiorni e vacanze sono stati consegnati ai fortunati vincitori direttamente da Maurizio Melis e Alberto Baldetti, che hanno anche illustrato il programma della loro gara che si correrà il 18 maggio 2014, gara che ha in serbo anche importanti progetti per il futuro. L’atmosfera, come da consuetudine IMA, era cordiale, goliardica e familiare. Con l’assoluta maschile e femminile, ha avuto inizio la lunghissima serie di riconoscimenti al merito dei forti biker che si sono confrontati sulle nove prove, da aprile a ottobre. Francesco Casagrande e Pamela Rinaldi sono stati gli assoluti dominatori dell’edizione 2013. A seguire, tutte le categorie, con premi per i primi dieci di ognuna. La premiazione per le società è stata la ciliegina sulla già ricchissima torta. Cinquemila, quattromila, tremila, duemila e mille, sono stati gli “EURO” vinti dalle prime cinque società classificate, che sono uscite dalla sala con in tasca un “vero assegno”. Massimo Stermieri e Gianluca Barbieri, organizzatori dell’IMA, hanno ringraziato dell’affetto dimostrato e rinnovato da parte di spon-

Assoluta maschile sor, team e concorrenti, cosa che garantisce le basi per la continuità di un movimento che ha saputo amalgamare tante realtà sparse per tutto il centro-nord d’Italia. Presentate anche le due novità 2014, la Granfondo del Durello a San Giovanni Ilarione (VR) e la Granfondo della Ceramica a Sassuolo (MO). IL CALENDARIO IMA 2014 13.4 Granfondo Val di Merse (Rosia - Siena) 27.4 Granfondo del Durello (S. Giovanni Ilarione - Verona) 11.5 Da piazza a piazza (Prato) 08.6 Atestina Superbike (Este - Padova) 15.6 Casentino Bike (Bibbiena - Arezzo) 06.7 Baldo Bike (Rivoli Veronese - Verona) 07.9 Granfondo della Ceramica (Sassuolo - Modena) 14.9 Rampiconero (Camerano - Ancona) 12.10 Tremalzo Superbike (Tremosine - Brescia) Presentata anche la seconda edizione della Trans Tunisia Marathon, dopo aver illustrato la prima svolta nel mese di ottobre, Luigi Veronese, organizzatore della TTM, con Claudio Segata e Aldo Zanardi, vincitori assoluti della prima edizione, ha anticipato le novità previste per questa gara che ha attirato tanta attenzione mediatica e riscosso un grande interesse per la sua formula unica. Tra premi e grande divertimento, tutti i presenti hanno potuto vivere un pomeriggio veramente coinvolgente e prima della chiusura un simpatico siparietto ha visto protagonisti anche due speaker assoluti mattatori nelle competizioni di MTB in Italia, Paolo Malfer e Fabio Balbi, quest’ultimo presente dal mattino in qualità di speaker per le premiazioni dell’Emilia Bike, hanno dimostrato a tutti il loro reciproco rispetto e l’assoluta professionalità. L’appuntamento è per tutti al 2014 con la nuova edizione degli IMA Scapin, circuito che ha riscosso grande successo e si preannuncia in ulteriore crescita, visto l’interesse che ha saputo suscitare. foto ALDO ZANARDI

1) Casagrande Francesco (Cicli Taddei) 2) Spadi Manuele (Team New Bike 2008 Cycling Lab) 3) Caro Silva Julio Umberto (Scapin Factory Team)

Assoluta femminile 1) Rinaldi Pamela (Ciclissimo Bike) 2) Mistretta Beatrice (Cicli Taddei) 3) Amadori Valeria (Cicli Taddei)

Open maschile 1) Spadi Manuele (Team New Bike 2008 Cycling Lab) 2) Caro Silva Julio Umberto (Scapin Factory Team) 3) Jimenez Vargas Josè Eduardo (Scapin Factory Team)

Junior/Master Junior 1) Ciabatti Lorenzo (Team New Bike 2008 Cycling Lab) 2) Lombardi Miki (Ciclissimo Bike) 3) Sbardella Navid (Ciclissimo Bike)

Master Woman 1) Rinaldi Pamela (Ciclissimo Bike) 2) Mistretta Beatrice (Cicli Taddei) 3) Amadori Valeria (Cicli Taddei)

Elite Master 1) Gabriele Giuntoli (Scapin Factory Team) 2) Fabbri Daniele (Sintesi Corse) 3) Orazzini Stefano (Cicli Taddei)

Master 1 1) Leoni Francesco (Cicli Taddei) 2) Cellini Alessio (Cicli Taddei) 3) Severgnini Stefano (Scapin Factory Team)

Master 2 1) Montalti Fabrizio (Team Essere e MTBicio) 2) Burzi Vega (Cicli Taddei) 3) Tini Stefano (Surfing Shop Sport Promotion)

Master 3 1) Casagrande Francesco (Cicli Taddei) 2) Bellucci Mario (Ciclissimo Bike) 3) Pezzi Fabrizio (Surfing Shop Sport Promotion)

Categoria Master 4 1) Morozzi Nicola (Scapin Factory Team) 2) Camaggi Fabrizio (Sintesi Corse ASD) 3) Cassanelli Giovanni (DNA Bike)

Categoria Master 5 1) Perini Gilberto (Surfing Shop Sport Promotion) 2) Valleri Valter (Ciclissimo Bike) 3) Galardini Gianluca (Scapin Factory Team)

Master 6+ 1) Ferrari Francesco (Lugagnano Ogg Road) 2) Garagnani Loredano (DNA Bike) 3) Livon Luciano (ASD Polisportiva Trivium)

Società 1) Team Ferrara Bike 2) Ciclissimo Bike 3) Cicli Taddei 4) Gruppo Sportivo Esercito 5) DNA Bike


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E

Erano lo svago dei soldati americani al fronte, una rigenerante “botta di vita” per tirarsi su il morale in uno scenario di morte e mestizia. Erano – e in fondo lo sono ancora – le mitiche “pin-up”, cartoline di belle ragazze – rigorosamente procaci, ammiccanti e sorridenti – fotografate in abitini succinti e sensuali, figlie di un erotismo ruspante e godereccio, lontano anni luce dalle dive enigmatiche degli anni trenta, ma anche dai modelli pornografici che, di lì a poco, con Linda Lovelace & sorelle, avrebbero imperversato nella castigata America del proibizionismo. Ebbene, accessorio d’ordinanza di queste splendide donzelle in carne era proprio la bicicletta. Il mezzo “stuzzicante” per eccellenza, con le gonne vaporose che si alzano, i décolleté generosi protesi verso il manubrio e i movimenti allusivi della pedalata che, negli anni della sessualità censurata, provocavano nel genere maschile autentiche tempeste ormonali. Le pin-up erano tipiche bellezze americane, dalle gambe lunghe, seno prorompente e naso all’insù, prosperose ed attraenti ma dallo sguardo sereno, quasi fanciullesco. Progenitrici del genere burlesque, la loro icona fu Rita Hayworth nel film Gilda (del 1946), ma anche donne rimaste immortali nell’immaginario dell’epoca, come Marylin Monroe, Carroll Baker, Brigitte Bardot e Gina Lollobrigida.


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Nell’era della crisi e del risparmio energetico imposto alle amministrazioni pubbliche, la bicicletta diventa l’oggetto simbolo del cambiamento degli stili di vita. Ora, sotto il nome di “bikenomics”, iniziano a far notizia anche le ricadute economiche dell’uso della bicicletta: secondo un recente studio della Federazione Europea dei Ciclisti, l’uso delle due ruote in Europa sarebbe in grado di generare ogni anno benefici economici pari a 200 miliardi di euro, una cifra superiore al PIL della Danimarca e con un rapporto costi/benefici straordinario: 1 a 70. Se n’è parlato lo scorso mese di novembre a Milano, in uno dei workshop di Citytech dedicato alla mobilità sostenibile.

ULLRIKE, SEXY-GUIDA DI BAVIERA

Lei si chiama Ullrike, è tedesca di Germania, ed è una delle più apprezzate testimonial dei social network teutonici per promuovere la mountain bike nel land della Baviera. Fisico mozzafiato, glutei scolpiti e due alucce tatuate nella schiena, può capitare di incontrarla nella vallata di Oberstdorf, dove lavora come guida escursionista. E non appena l’estate fa capolino in Alta Algovia, Ullrike non disdegna il suo completino nero d’ordinanza, considerato ormai patrimonio naturalistico del Parco tedesco. I suoi tour, non a caso, riscuotono sempre grande successo. E quando si alza sui pedali, anche gli stambecchi fanno “oooh”.

DAGLI USA ALL’ARGENTINA CON LA FORZA DELLE BRACCIA

LA BICICLETTA CON IL BAGAGLIO NELLA RUOTA

La bicicletta è un mezzo di trasporto sempre più usato nelle città. Per questo avere la possibilità di trasportare un bagaglio è molto importante. E David Hotard, designer alla Georgia Tech di Atlanta, sembra avere trovato una soluzione in grado di coniugare logistica, aerodinamica ed estetica. Come? Creando un contenitore all’interno della ruota anteriore. Hotard ha realizzato un prototipo chiamato Transport Bike. Il design è futurista, ma il vero colpo di genio è la ruota anteriore che, invece dei tradizionali raggi, ha una calotta lenticolare: mentre la parte centrale della ruota si muove, la parte esterna gira. E nell’interno di questa “tascona” è possibile inserire oggetti fino a un peso di 11 chilogrammi.

Seth Mc Bride e la compagna Kelly Schwan, partiti da Portland, negli Stati Uniti, lo scorso 22 settembre, pensano di raggiungere la Patagonia, in Argentina, entro il prossimo mese di settembre al ritmo di circa 40 miglia, oltre 60 chilometri, per ogni tappa, ed hanno già conquistato l’ambìto riconoscimento del National Geographic Traveler Magazine, rivista che premia gli individui che viaggiano con passione e che hanno una storia incredibile da raccontare. McBride, paraplegico dopo un incidente sugli sci all’età di 17 anni, spinge con la forza delle braccia una carrozzina costruita appositamente per lunghi spostamenti, mentre Kelly lo segue su una comune bicicletta. Ambizioso l’obiettivo: percorrere 10mila chilometri in un anno a bordo di una bicicletta e senza assistenza.


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TEAM SPRINT DI COPPA DEL MONDO

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a cura della REDAZIONE

PRIMA FERMATA: ASIAGO IL 21 E 22 DICEMBRE LA NUOVA PISTA “MILLEPINI” ACCOGLIERÀ LA COPPA DEL MONDO DI FONDO. SOLO DUE GLI APPUNTAMENTI CON IL FORMAT TEAM SPRINT, IL PRIMO AD ASIAGO. ULTIMA TAPPA PRE-NATALIZIA PER IL CIRCUITO FIS, IL 28 DICEMBRE SI RIPRENDE DAL TOUR DE SKI

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Mancano pochi giorni all’atteso ritorno della Coppa del Mondo di sci di fondo ad Asiago dei prossimi 21 e 22 dicembre. Il capoluogo dell’Altopiano dei 7 Comuni, in provincia di Vicenza, non ospitava questo genere di appuntamenti da ben 5 anni. Le ultime gare si erano infatti disputate nel gennaio del 2008 con la 6a tappa del Tour de Ski, che allora stava muovendo i primi passi (si era infatti solamente alla seconda stagione). In programma c’era la sprint in skating alla Golf Arena, precedente sede di gara. Fu quella una giornata assai positiva per i colori azzurri, con la valdostana Arianna Follis che chiudeva in quarta posizione e poi Cristian Zorzi e Pietro Piller Cottrer rispettivamente quarto e quinto. Alla resa

dei conti la Follis avrebbe chiuso quell’anno terza nella classifica generale del Tour, seconda nella classifica sprint del Tour e settima nella Coppa del Mondo, mentre il friulano Giorgio Di Centa si sarebbe attestato in terza piazza sia nella generale che nella classifica sprint del circuito. Nel ranking finale gli italiani avrebbero poi chiuso con un ottimo terzo e quinto posto per Piller Cottrer e Di Centa. Ora per vedere se veramente le nevi asiaghesi portano bene agli atleti azzurri si dovrà attendere il mese di dicembre, anche se già nelle prossime settimane si dovrebbero conoscere i nomi dei portacolori italiani che scatteranno sul via della nuova pista “Millepini”, da poco realizzata a po-

Giorgio Di Centa conduce il gruppetto dei primi in una delle edizioni passate

foto NEWSPOWER CANON

chi passi dal centro di Asiago nello splendido scenario del Parco Brigata Regina. Precisando che dal 29 novembre al 1° dicembre nella località finlandese di Kuusamo si è aperta ufficialmente la corsa alla Coppa del Mondo 2013-2014. Ad inaugurare i giochi ci sarà la prova sprint in classico, inserita nel programma già nella prima giornata di gare, ed i responsi che ne usciranno daranno i primi segnali relativi a quelli che saranno gli atleti da tenere d’occhio, tra possibili outsiders e vecchie conoscenze. C’è da dire tuttavia che alle soglie della nuova stagione le ultime battute delle fasi di allenamento hanno già visto il forfait di diversi atleti di punta, ultima in ordine di tempo quella dello svizzero Dario Cologna. Non va poi nascosto che per diversi top skiers l’obiettivo principale da centrare saranno i Giochi Olimpici di Sochi (RUS) del prossimo febbraio, il che va a comporre uno scenario che si prefigura quanto mai avvincente per la Coppa del Mondo. Non resta che seguire quello che accadrà. Sul fronte delle gare sprint, dopo la premiere di Kuusamo, si proseguirà a quel punto il 15 dicembre sulle nevi di Davos (SUI) con la gara in tecnica libera, prima dell’appuntamento veneto di Asiago. Il 21 dicembre il “Millepini” accoglierà la sprint in passo alternato, mentre il 22 sarà il turno della team sprint in tecnica classica, primo degli unici due appuntamenti nel calendario della prossima stagione di Coppa del Mondo. La seconda e ultima gara team sprint si terrà infatti il 12 gennaio a Nove Mesto (CZE). Nel frattempo ad Asiago si incrociano le dita e si spera che arrivino presto le prime nevicate e mentre i preparativi di gara proseguono, in città si fanno le prove generali per il Natale. In centro sono già pronte le casette dei “Giardini di Natale” che fino al 6 gennaio accoglieranno i visitatori tra luminarie, addobbi e prodotti artigianali che riempiranno l’atmosfera natalizia asiaghese. Quale miglior modo quindi per abbinare allo sport di qualità il piacere del clima natalizio se non passeggiando nel centro di Asiago? Non occorrerà spostarsi di molto, in poco più di 500 metri dal cuore del centro storico ci si potrà catapultare nel cuore del grande fondo internazionale. Buon divertimento. Info: www.asiago-ski.com



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A GRESSONEY SCI STRETTI IN SALSA EUROPEA a cura di NEWSPOWER

pressoffice@newspower.it

ARRIVA LA COPPA CONTINENTALE SCI CLUB GRESSONEY MONTE ROSA ALL’OPERA PER UN ALTRO APPUNTAMENTO AL TOP. DAL 20 AL 22 DICEMBRE WEEKEND CON “IL BEST OF” DEL FONDO DEL VECCHIO CONTINENTE. IN ABBINATA SCENDERANNO IN PISTA ANCHE GLI UNDER 18. L’EX AZZURRA DEL FONDO ARIANNA FOLLIS TORNA SULLE SUE NEVI, SARÀ MADRINA

M

Mancano pochi giorni e su Gressoney-Saint Jean (Aosta) si accenderanno le luci della ribalta. Su il sipario i prossimi 20, 21 e 22 dicembre su una delle tappe della OPA Continental Cup, il secondo circuito dello sci nordico sotto l’egida della FIS. Terra di grandi campioni, Gressoney non è nuova agli appuntamenti con lo sport invernale di massimo livello e quelle che arriveranno all’ombra del Monte Rosa saranno delle vere e proprie teste di serie degli sci stretti. La cittadina valdostana ha infatti ospitato diversi eventi dedicati al mondo degli sport invernali, dai Campionati Italiani Allievi di fondo del 2007 agli Assoluti del 2011, ma anche i Campionati Mondiali studenteschi nel 2012 e numerose gare di sci alpino di caratura internazionale. Rimanendo invece al mondo del fondo non si può fare a meno di citare la granfondo invernale della Monterosalauf che il prossimo anno giungerà alla 27a edizione. L’assegnazione di una gara di Coppa Continentale a Gressoney-Saint Jean è stata subito ben accolta e l’intero Comitato Organizzatore si è messo all’opera; abbinata alla gara di Coppa Europa ci sarà anche una under 18 aperta a tutte le categorie aspiranti nazionali tesserati FIS. C’è grande attesa per tanti atleti azzurri che arriveranno in massa sulle nevi gressonare. Ad esclusione degli atleti impegnati nelle gare sprint di Coppa del Mondo, il comparto dell’Italfondo ci sarà in gran numero con circa 40 atleti. Ad accogliere tutti i concorrenti ci sarà poi una valdostana e gressonara doc, Arianna Follis, che sarà sulle nevi di casa per tenere a battesimo le gare in qualità di madrina. Arianna Follis

foto NEWSPOWER CANON

Pietro Piller Cottrer

foto NEWSPOWER CANON

Sotto il profilo tecnico, dopo una giornata di allenamenti ufficiali prevista per venerdì 20 dicembre, il programma entrerà nel vivo sabato 21 con le gare in tecnica classica individual start che prenderanno il via dallo storico Centro del Fondo di Lago Gover. Dalle 9.30, come recita la cronotabella, in pista scenderanno anche gli atleti Under 18 e Junior, accanto a tanti campioni del fondo europeo. Per la categoria U18 al femminile si gareggerà sulla distanza di 5 km, mentre la gara maschile scivolerà su di un percorso di 7,5 km. Agli Junior spetteranno i due percorsi di 10 e 15 km, rispettivamente per maschi e femmine e sulle stesse distanze spingeranno anche i competitors della Continental Cup. Il giorno dopo sarà il turno della tecnica libera ad inseguimento con la 5 e 10 km riservata alle atlete ed agli atleti U18 e quindi 10 e 15 km rispettivamente per le prove femminili e maschili sia Junior che di Coppa Continentale. Nel contorno di gara il clima pre-natalizio di Gressoney-Saint Jean farà da padrone e darà il benvenuto ad atleti e spettatori con alcuni eventi collaterali che riscalderanno l’atmosfera tra le vie della cittadina valdostana, tutt’oggi impregnate delle tradizioni dell’antica cultura Walser. Sul fronte della promozione si sta già puntando ad un evento in pieno stile 2.0, grazie anche alla preziosa collaborazione del Gressoney Ski Institut con i propri studenti. Info: www.gressoneymonterosa.com


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ALL STAR MTB a cura di GIANLUCA BARBIERI

gianlucabarbieri.inbici@gmail.com

A SAN GEMINI ASSOLO DI ROCCHETTI E RINALDI VERDETTI INDISCUTIBILI ALLA GRANFONDO ANTICA CARSULAE, MA CHE JELLA PER MARCO CELLINI

Tempo di lettura

6 min

G

Grande evento quello andato in scena lo scorso 20 ottobre a San Gemini, teatro della Granfondo Antica Carsulae. Un’occasione che ha riunito, sulle colline ternane, tutta l’Italia della MTB, per quanto riguarda le granfondo, grazie agli All Star MTB. Una reunion non solo di atleti, ma anche di organizzatori delle varie regioni, un’occasione dunque anche per scambiarsi opinioni e per far crescere, in tutte le componenti, l’intero settore. La gara, valida anche come tappa dell’Umbria Challenge (circuito di riferimento per questa regione), si è snodata lungo un tracciato di una cinquantina di chilometri con 1700 m di dislivello. Schierati a 100 m dal borgo medievale, i bikers nelle griglie di partenza, con il grande tricolore in prima fila. Una cartolina di rara suggestione scandita dall’Inno tonante di Mameli. Partenza a raffica alle 9.30 precise, con circa 700 bikers schierati alla partenza davanti ad un folto pubblico. La gara, fin dalle prime battute, ha ben delineato quelle che sarebbero state le sue gerarchie. Leopoldo Rocchetti (Team Cingolani) ha tenuto a bada il temibile Marco Cellini, prima maglia verde All Star, che ha tenuto bene il passo assieme a Giovanni Chiaiese (ASD Bike and Sport), prima maglia rossa del girone nord. Nella discesa, poi, Cellini ha alzato bandiera bianca a causa di una foratura, mentre Chiaiese ha cercato di tenere il passo di Rocchetti che, un po’ alla volta, ha iniziato il suo forcing impetuoso, prendendo il largo. Nel frattempo anche Luigi Ferritto ha agguantato Chiaiese, delineando al comando un terzetto che pareva il podio più probabile. Ma, nella seconda salita, a sorpresa, il ritorno veemente di Gabriele Giuntoli (Scapin) in maglia verde del nord, che ha acciuffato il tandem del girone sud e li ha staccati. All’arrivo il forte Rocchetti ha tagliato il traguardo a mani alzate, indossando la maglia dell’Umbria Challenge; dopo alcuni minuti è arrivato Gabriele Giuntoli, primo biker asso-

Una vista del borgo di Sangemini

La partenza

luto All Star con maglia verde e, a seguire, il duo del girone sud Chiaiese e Ferritto. In campo femminile, dominio di Pamela Rinaldi, Ciclissimo, del girone Nord, mentre seconda è giunta Laura Sopranzi (SC Centro Bici Team Terni) e terza Mariagrazia Cornacchia (My Extreme) girone centro. La Granfondo Antica Carsulae si è dunque confermata come una delle granfondo di

maggior livello nel centro Italia. L’ASD La Base del Presidentissimo Giancarlo Cesaretti si è presentata con il suo abito migliore, offrendo all’ampia platea italiana una gara di alto livello. Una grande soddisfazione anche per il Presidente della FCI Umbra Carlo Roscini, che da anni lavora per alzare lo spessore tecnico e, soprattutto, organizzativo delle gare in questa regione.


I vincitori Umbria Challenge

Sul gradino più alto del podio Pamela Rinaldi, alla sua dx Laura Sopranzi e alla sx Maria Grazia Cornacchia

ORDINE D’ARRIVO MASCHILE 1° Rocchetti Leopoldo - Team Cingolani - Specialized 02.03.18 2° Giuntoli Gabriele - Scapin Factory Team 02.07.18 3° Chiaiese Giovanni - ASD Bike & Sport Team 02.08.31 4° Ferritto Luigi - FRW Oronero 02.08.32 5° Peruzzi Alessandro - ASD Grams Bike Eurobici 02.11.24 6° Pylley Morgan - Scott RC New Limits 02.12.47 7° Caracciolo Leonardo - ACD SC Centro Bici Team Terni 02.12.50 8° Tommasi Marco - ASD CT Massa Martana 02.14.47 9° Monni Alessandro - UC Petrignano ASD 02.16.17 10° Milani Mauro - Bicitime Racing Team 02.16.17 11° Carrer Luigi - Team Eurobike 02.16.18 12° Cellini Alessio - ASD Cicli Taddei 02.16.18 13° Cicuzza Gabriele - Scott RC New Limits 02.16.18 14° Chiodi Luca - Centro Italia Bike Montanini 02.16.20 15° Donati Matteo - ASD Bikeland Team Bike 2003 02.16.21 ORDINE D’ARRIVO FEMMINILE 1a Rinaldi Pamela - Ciclissimo Bike 02.49.50 2a Sopranzi Laura - ACD SC Centro Bici Team Terni 03.09.06 3a Cornacchia Maria Grazia - ASD My Extreme Sport Lanciano 03.22.13 4a Griga Zhanna - MTB Club Spoleto 03.22.59 5a Esposito Carmelina - ASD Bikeland Team Bike 2003 03.39.14 6a Lispi Lucilla - ASD GS Avis Gualdo Tadino 03.42.15 7a Tomassini Anna - ASD S. Maria Degli Angeli Racing 03.44.32 8a Marconi Paola - ASD MTB Casarano 03.46.06 9a Castiglione Maila - ASD Team Bike Miranda 03.53.13 10a Castaldelli Elisa - GC Team Ferrara Bike 03.57.38 I vincitori All Star


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