Anno VI -
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Domenica 30 marzo
a 10 Granfondo
MTB
Rampichiana
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CORTONA - IL PALAZZO COMUNALE IN PIAZZA DELLA REPUBBLICA
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FERRARA, UN TESORO DENTRO LE MURA
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DA CAPITALE DELL’ARTE A PROVINCIA “CYCLE-FRIENDLY”, DOVE LE PISTE CICLABILI ATTRAVERSANO GLI ANTICHI LUOGHI CHE OSPITARONO L’ARIOSTO E MANTEGNA
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Incastonata nella bassa pianura emiliana, la città di Ferrara sorge sulle sponde del Po di Volano, che separa la città medioevale dal primitivo borgo di San Giorgio e delimita il confine con i nuovi insediamenti contemporanei a sud delle mura. Ferrara godette di un importante periodo aureo, quando nel Basso Medioevo e nel Rinascimento, sotto il governo della famiglia degli Este, venne trasformata in un centro artistico di grande importanza, arrivando ad ospitare personalità come Lu-
foto ANDREA ALLASIO
dovico Ariosto e Torquato Tasso, Niccolò Copernico e Paracelso, Andrea Mantegna e Tiziano, Giovanni Pico della Mirandola e Pietro Bembo. Durante il Rinascimento a Ferrara si realizza una delle più importanti progettazioni urbanistiche della storia europea moderna, l’Addizione Erculea, il primo esempio di pianificazione ragionata degli spazi urbani, commissionata nel 1484 dal duca Ercole I d’Este all’architetto Biagio Rossetti. L’UNESCO le conferisce il titolo di Patrimonio Mondiale dell’Umanità per la prima volta nel 1995 come città del Rinascimento e poi, nel 1999, riceve un ulteriore
riconoscimento per il Delta del Po e per le Delizie estensi. Ferrara inoltre è una dei 4 capoluoghi di provincia (assieme a Bergamo, Lucca e Grosseto), il cui centro storico è rimasto quasi completamente circondato dalle mura che, a loro volta, hanno mantenuto pressoché intatto il loro aspetto originario nel corso dei secoli. Ferrara, con Pisa e Ravenna, è anche una delle prime città del silenzio citata nelle Laudi di Gabriele D’Annunzio.
Ferrara è antica sede universitaria e sede arcivescovile. Ospita importanti centri culturali: la Pinacoteca Nazionale di Palazzo dei Diamanti, la sede della Fondazione Ermitage Italia, il Museo Archeologico Nazionale, il Museo del Risorgimento e della Resistenza, il Museo d’arte moderna e contemporanea Filippo de Pisis, il Museo della Cattedrale, il Museo Giovanni Boldini e numerosi altri musei. Ferrara è la “città italiana delle biciclette”, dove l’utilizzo di questo mezzo da parte dei cittadini è tra i più alti in Europa: nel 1991 la percentuale di utilizzo era del 30,7% contro il 30% di Copenhagen o il 27,8% dell’Olanda. Nel 2000 un’indagine realizzata da DataBank su un campione rappresentativo ha ribadito che il 30,9% dei ferraresi continua ad utilizzare la bicicletta, ma il popolo dei ciclisti ferraresi è pari a circa l’89,5% dei suoi 135.000 abitanti. Ad ogni accesso della città è posto un cartello con la scritta “Ferrara città delle biciclette” seguito dalla citazione dell’adesione alla rete europea delle città amiche della bicicletta “Cities for Cyclists”. La città storica viene infatti considerata come un’unità urbanistica che privilegia l’integrazione della componente ciclistica, mentre per l’esterno-città sono state realizzate apposite piste ciclabili.
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LA PORTA D’ORIENTE
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FIN DALL’ANTICHITÀ HA SEMPRE VISSUTO IN SIMBIOSI CON IL SUO PORTO: STORIA DI BRINDISI, LA CITTÀ CHE, PER CINQUE MESI, È STATA ANCHE CAPITALE D’ITALIA
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La leggenda vuole che Brindisi sia stata fondata da Brunto, figlio di Ercole, da cui deriverebbe il nome, ma verosimilmente la sua etimologia è Messapica: il nome della città deriverebbe, dunque, da Brunda che nella lingua messapica significa Testa di Cervo, dalla conformazione del porto, per questo da sempre considerato tra i più sicuri del mare Adriatico e che ha sempre segnato il destino della città. Ai Messapi è da attribuire la fondazione della città nel VIII secolo a.C., che divenne una località di rilevante importanza grazie alla lavorazione del bronzo e dei metalli: qui si fabbricavano armi, monete e si riparavano flotte. Divenne la “città del bronzo”, una della prime civiltà industriali del continente. Brindisi ha vissuto la massima grandezza durante il periodo dell’Impero Romano: nel 267 a.C. i romani si impadroniscono della città stabilendone una colonia e ne fecero il
loro principale scalo commerciale e militare con l’Oriente, il porto divenne da allora uno dei principali dell’Italia. Con la caduta dell’impero romano (V secolo), Brindisi subisce un inevitabile decadimento, la città viene conquistata e dominata da Goti, Ostrogoti e Greci. Il dominio dei bizantini continuò anche durante le invasioni saraceniche e longobarde sino all’avvento dei Normanni (circa il 1071), che ridettero lustro alla città ricostruendola. La città divenne la “Porta d’Oriente” grazie all’importanza conferitale dai Crociati che da questo porto salpavano verso la Terra Santa. Dal 1707 al 1734 si è avuta la dominazione austriaca, durante il quale epidemie, terremoti e carestie crearono non pochi problemi. Nel 1869, con l’apertura del canale di Suez, dal porto di Brindisi parte la Valigia delle Indie, collegamento navale sino a Bombay ad opera Britannica.
Durante la Prima Guerra Mondiale, Brindisi diviene teatro d’importanti operazioni navali: nel settembre del 1915 un attentato fa esplodere ed affondare nel porto la corazzata Benedetto Brin, mentre la città viene bombardata circa 30 volte da incursioni aeree nemiche. Dal suo porto partono navi e sommergibili della flotta italiana e alleata per 207 azioni navali, verrà pertanto concessa alla città la Croce al merito di guerra. Anche con la Seconda Guerra Mondiale Brindisi viene bombardata da aerei nemici subendo vasti danni ad edifici ed abitazioni. Il 10 settembre del ’43 sbarcano il re Vittorio Emanuele III con la regina, e sino al febbraio del ’44 Brindisi è Capitale d’Italia. Attualmente la città, popolata da circa 100mila abitanti, è meta di transito di turisti in viaggio verso la Grecia e altri paesi dell’est, grazie al suo porto che continua ad esercitare con successo, dopo secoli di storia, il ruolo di “Porta verso l’Oriente”. Oggi l’economia è basata sull’industria, ma non bisogna dimenticare il ruolo determinante di città di floride tradizioni agricole e di pesca, grazie al suo clima ed al suo variegato e ricco territorio.
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SOMMARIO 6 Torna l’UNESCO Cycling Tour a cura della Redazione
42 Il corridore delude? Parte la lettera di richiamo a cura della Redazione
14 La playmate di febbraio a cura di Mario Pugliese
44 Sicurezza in gara a cura di Gianluca Barbieri
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Mestieri in bicicletta
Il caso a cura della Redazione
a cura della Redazione
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Romagna Challenge 2014 a cura della Redazione
Dame... e biciclette a cura della Redazione
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E tu come la pensi?
Il telaio ideale
a cura di Mario Pugliese
a cura di Roberto Zanetti
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Ruote Roventi a cura di Roberto Sgalla
Cicloscopio a cura della Redazione
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San Gimignano - la città delle torri
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foto TOP PHOTO CORPORATION
TORNA L’UNESCO CYCLING TOUR a cura della REDAZIONE
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QUATTRO GRANFONDO (SAN GIMIGNANO, VERONA, URBINO E LE CINQUE TERRE) MA UN SOLO OBIETTIVO: SENSIBILIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA VERSO LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DELL’INESTIMABILE PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE ITALIANO
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C’è San Gimignano, con le sue guglie medioevali; Verona, la città dell’arena e dell’amor perduto; c’è Urbino, la perla del rinascimento italiano; e Le 5 Terre, un balcone di granito ed ulivi incastonato sul blu cobalto del Mar Ligure. Su questo singolare quadrilatero, dove la storia e la natura hanno lasciato vestigia d’inestimabile bellezza, si rinnova l’UNESCO Cycling Tour, il circuito per granfondo nato nel 2009 che persegue, per statuto, tre obiettivi fondamentali: la promozione dei siti UNESCO, la raccolta fondi da devolvere al restauro e alla conservazione del patrimonio artistico italiano e la creazione (o la rivalutazione) di percorsi turistici con siti UNESCO. Il progetto, che abbina la passione per il ciclismo all’amore per il territorio, riunisce in un unico circuito quattro tra le più prestigiose granfondo nazionali: la Gran Fondo della Vernaccia dell’11 maggio (San Gimignano), la Granfondo Damiano Cunego del 2 giugno (Verona), la Granfondo Straducale del 29 giugno (Urbino) e la Granfondo di Deiva Marina del 14 settembre (Cinque Terre). Quattro gran-
di realtà del ciclismo amatoriale che, con puro spirito filantropico, hanno deciso di riunirsi sotto un’unica insegna per valorizzare il grande patrimonio artistico e culturale italiano. Un omaggio su due ruote al fascino del Belpaese, che offre splendidi scenari paesaggistici e tesori d’arte unici al mondo. «L’elemento agonistico – spiegano gli organizzatori del circuito – nelle nostre manifestazioni è del tutto marginale. Più che gare vere e proprie le nostre sono passeggiate soft tra le bellezze dell’Italia, convinti che le Granfondo ciclistiche possano rappresentare un efficace veicolo per sensibilizzare l’opinione pubblica verso la necessità di tutelare e valorizzare un patrimonio artistico che non ha eguali nel mondo. Il profilo del nostro cicloamatore-tipo pedala con le brochure in mano, non rinuncia mai al relax di un ristoro e, di fronte ad un monumento, scende dalla bicicletta per scattare una foto». Il circuito si svolge sotto l’egida esclusiva dell’Associazione Città e Siti Italiani Patrimonio Mondiale UNESCO che, come noto, ha la sua Presidenza presso il CoVerona - una vista esterna dell’Arena
mune di Assisi (il presidente dell’associazione è Claudio Ricci, sindaco della città), mentre il Segretariato Permanente ha la sua sede presso il Comune di Ferrara. In Italia sono quarantanove i siti riconosciuti come Patrimonio Mondiale dell’Umanità e tra essi, come detto, figurano le sedi delle Granfondo ciclistiche che fanno parte del circuito UNESCO Cycling Tour. C’è San Gimignano con il suo centro storico che conserva una serie di capolavori dell’arte italiana del XIV e XV secolo nel loro contesto architettonico originale. Nella Colleggiata, in particolare, si trovano l’affresco con il Giudizio Universale di Taddeo di Bartolo (1393), il Martirio di San Sebastiano di Benozzo Gozzoli (1465) e soprattutto i magnifici affreschi di Domenico Ghirlandaio (il ciclo di Santa Fina, 1475). Poi c’è Verona, fondata nel I secolo a.C., eccezionale esempio di piazzaforte che conserva un notevole numero di monumenti antichi, di epoca medievale e del Rinascimento. Si prosegue con Urbino ed il suo centro storico giunto intatto fino a noi e che rappresenta il vertice dell’arte e dell’architettura del Rinascimento,
foto CORNELIA DOERR/AGE FOTOSTOCK
Cinque Terre - un’incantevole vista di Vernazza
armoniosamente adattata al suo ambiente fisico e al suo passato medievale. Durante la sua breve supremazia culturale, la città ha attirato alcuni dei più illustri eruditi e artisti del Rinascimento che hanno cre-
ato un complesso urbano d’eccezionale omogeneità, influenzando lo sviluppo culturale del resto d’Europa. E infine, ci sono le Cinque Terre, aree culturali di eccezionale valore ambientaUrbino - un panorama con vista su Palazzo Ducale
listico, che rappresentano l’interazione armoniosa tra l’uomo e la natura cui si deve un paesaggio di straordinaria qualità e bellezza che illustra un tradizionale stile di vita, conservato per millenni.
Pochi granelli di clessidra ci separano ormai dall’inizio della stagione ciclistica amatoriale. Mentre dall’altra parte del globo, spremuti da un calendario che non ammette più soste, i professionisti hanno già incrociato i fioretti, i cicloamatori attendono frementi il 16 marzo, fatidico giorno della Gran Fondo di Faenza che quest’anno assume una dimensione ancora più prestigiosa dopo l’incarico federale affidato a Davide Cassani. Nel mese più breve dell’anno, il nostro rotocalco mensile vi propone,
come al solito, un ricco campionario di notizie ed approfondimenti. Nelle 148 pagine troverete un interessante servizio sulla mobilità sostenibile nelle principali capitali europee, due pareri opposti sull’intervista-choc di Danilo Di Luca alle “Iene”, il rituale focus sulle aziende e persino un’inchiesta sull’omosessualità nel ciclismo. Faremo il punto sull’organizzazione delle principali Granfondo italiane e vi faremo riflettere su uno dei malcostumi più abusati (e taciuti) del mondo amatoriale: lo scambio di chip o pettorali durante le gare. Con
la nostra playmate torneremo sulle bianche spiagge del Brasile, dove abbiamo scovato una Ronaldinha in gonnella, mentre la Romagna ci propone un esempio virtuoso di come ciclismo & solidarietà possano andare a braccetto. «Chi vuol un bel pagliaio lo pianti di febbraio» recita un antico adagio popolare. Ma questo, ciclisticamente parlando, è anche il mese delle commemorazioni. Come il decennale della morte di Marco Pantani per il quale vi chiediamo un minuto di raccoglimento.
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L’EDITORIALE l’editore MAURIZIO ROCCHI
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IN COPERTINA info@inbici.net
10ª RAMPICHIANA È CORTONA IL NUOVO ELDORADO DELLA MTB DOPO NOVE ANNI, LA MANIFESTAZIONE ABBANDONA CASTIGLIONE FIORENTINO E TRASLOCA NELLO SPLENDIDO BORGO MEDIOEVALE. NUOVA LOCATION E NUOVI TRACCIATI MA LA MISSION RESTA LA STESSA: FAR CONOSCERE UN TERRITORIO RICCO DI STORIA, CULTURA E TRADIZIONI
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Torna domenica 30 marzo, in una veste rinnovata, la 10ª edizione della Rampichiana che, da quest’anno, abbandona gli abituali scenari di Castiglione Fiorentino, per “traslocare” nello splendido borgo medioevale di Cortona, la “reginetta” del turismo aretino (strutture già “sold out” da aprile a ottobre). Alla consolle organizzativa, come sempre, l’ASD Cavallino che, oltre all’appoggio prezioso dell’amministrazione comunale, si avvale quest’anno della collaborazione della CicloQuotaMille e dell’associazione Misericordia. Un pool organizzativo ancora più ampio, per venire incontro alle mutate esigenze di una rassegna che, negli anni, ha sempre aumentato i suoi iscritti, fino alla soglia record dei 1329 partenti dell’ultima edizione. Per la Rampichiana edizione 2014, una nuova location, ma la mission di sempre: far conoscere un territorio ricco di storia, cultura e tradizioni in un percorso accessibile anche a chi è senza un grande allenamento. La manifestazione vale come 2ª prova della Coppa Toscana, prima prova del circuito Tour 3 Regioni Scott. Nuova location e, ovviamente, nuovo percorso: la granfondo si articolerà su un tracciato di 44 km con un’altimetria totale di circa 1600 m. La partenza da Piazza del Comune di Cortona, dopo un passaggio a velocità controllata all’interno del paese, propone un primo tratto di salita in asfalto di circa 7 km con transito da Torreone fino a Castel Girardi. Da qui – su strade bianche e single track verso via dei Mulini e i sentieri del MAEC – il gruppo proseguirà sui tagliafuoco provinciali verso San Pietro a Cegliolo (18 km), dove è in programma il 1° Ristoro. Da qui parte la salita cronometrata “Scalata alla Contadina”, che poi declina su una strada bianca attraversando la foresta dei Trogoli per 4 km fino a Cantalena. Di qui, con continui saliscendi, arriviamo al GPM di Croce di Sant’Egidio (km 30), dove è collocato il 2° Ristoro. Si prosegue su single track nel crinale di monte Spino e Monte Cuculo fino a Villa Modena; poi “picchiata” di circa 6 km fino a Teccognano Basso (km 38 - 3° Ristoro). Ultimo tratto in salita su strada basolata Romana-Imperiale, unica al mondo per importanza culturale, logistica e di comunicazione, fino al Monte Girifalco, dove svettano due magnifici edifici (Fortezza e la Basilica di Santa Margherita). Gli ultimi 2 km sono all’interno
del Centro Storico, tra vicoli, scalinate con passaggi tecnici suggestivi, fino allo strappo finale in pavè di via Guelfa che porta al traguardo posto in piazza della Repubblica.
Il saluto del sindaco «Orgogliosi di ospitare un’eccellenza dello sport» È con grande calore che Cortona accoglie gli sportivi della Rampichiana, che quest’anno festeggia la sua decima edizione. Gli amici dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Cavallino di S. Andrea a Pigli hanno dimostrato in questi anni di saper promuovere lo sport e i suoi valori in maniera straordinaria, con entusiasmo, passione e professionalità. Cortona è onorata di poter ospitare una gara come Rampichiana che non è semplicemente una competizione ma che offre percorsi sportivi che si intrecciano con la città, la sua storia e la sua gente. È su questi progetti sportivi che si rafforza lo spirito di un territorio, che si consolida la consapevolezza di una propria identità. Lo sport rappresenta veramente un elemento straordinario per unire e condividere le emozioni. Grazie a tutti coloro che a vario livello hanno reso possibile il realizzarsi di questa edizione della Rampichiana a Cortona, la città è pronta e sarà il palcoscenico migliore per le imprese sportive dei tanti amanti della bicicletta. In bocca al lupo e vinca il migliore. Il Sindaco di Cortona Andrea Vignini
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LA PLAYMATE DI FEBBRAIO
a cura di MARIO PUGLIESE
RONALDINHA SI ALZA SUI PEDALI LEI SI CHIAMA FERNANDA DA LIMA ED È CONSIDERATA LA CENTRAVANTI PIÙ SEXY DEL BRASILE: «SEGUIRÒ I MONDIALI DI CALCIO IN ITALIA, PERCHÉ L’AMORE PER IL MIO UOMO VALE PIÙ DI UN GOL DI NEYMAR»
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Lei si chiama Fernanda Goncalves Da Lima, ha 22 anni e a Maceio, località turistica a sud di Recife bagnata dalle onde dell’Oceano Atlantico, è conosciuta come il centravanti più sexy dello stato di Alagoas. Fernanda, infatti – per tutti Ronaldinha – a dispetto delle gambe affusolate e di un seno piuttosto “ingombrante”, è una giocatrice brasiliana di calcio. Ama l’Italia, dove ha conosciuto l’amore, ma sta trascorrendo l’inverno sulla spiaggia di Maceio, dove le giornate scorrono “vagarose” (in brasiliano “senza fretta”) tra una caipirinha, un samba e due calci al pallone. Pelle sempre abbronzata, occhi e zigomi marcati, sorriso caraibico e lato B scolpito nel marmo, Fernanda è la classica bellezza carioca che sprigiona fascino e voglia di vivere. «Amo l’Italia – spiega Fernanda – conosco Rimini e la Romagna, dove ho lavorato per qualche estate. Conto di tornarci a giugno, anche se mi dispiacerà perdermi i mondiali di calcio che quest’anno si svolgono proprio in Brasile. Ma l’amore per il mio fidanzato vale più di un gol di Neymar». FOTO ALBERTO PAZZAGLIA/BETOBAHIA
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20ª GRAN FONDO CASSANI a cura della REDAZIONE
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IL CT: «QUEST’ANNO CORRO ANCH’IO» DOPO LE DEFEZIONE DELLE ULTIME EDIZIONI, IL GRANDE PROTAGONISTA DELLA MANIFESTAZIONE FAENTINA CONFERMA LA SUA PRESENZA IL PROSSIMO 16 MARZO. COSÌ LA CLASSICISSIMA D’APERTURA DELLA STAGIONE CICLISTICA AMATORIALE DIVENTA UN EVENTO NAZIONALE
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Proverà a stare defilato, «perché – dice – il protagonista non sono certo io», ma è evidente che, il prossimo 16 marzo, tutti i riflettori saranno puntati su Davide Cassani, neo commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo. La Gran Fondo a lui intitolata, che si svolge sotto l’egida dell’ACSI (prova campionato nazionale granfondo e medio fondo LGL e Inkospor) e che segna il debutto ufficiale del Romagna Challenge, vivrà – inutile negarlo – un’edizione speciale. Il destino, infatti, nella circostanza è stato raffinato, alzando l’asticella della manifestazione proprio in occasione del suo 20° compleanno. E in una ricorrenza tanto importante, il “grande festeggiato” non poteva mancare. «Quest’anno – spiega Cassani – a differenza dell’ultima edizione, il mio nuovo ruolo di Commissario Tecnico della nazionale rende possibile la mia partecipazione alla Gran Fondo. Chi vuol pedalare insieme a me si iscriva; darà anche un contributo al rilancio del movimento giovanile che è, da sempre, l’obiettivo di questa manifestazione». Davide Cassani
Fontana Monumentale e Piazza del Popolo
Ma a prescindere da Davide Cassani – il Ct ci perdonerà – la Gran Fondo che spigola tra i territori di Faenza e Forlì resta comun-
que una grande occasione di sport e aggregazione, tanto che è ormai stata ribattezzata «La classicissima d’apertura della stagione ciclistica amatoriale». Due, come al solito, i tracciati: quello di circa 140 chilometri (con un dislivello di 1800 metri) e quello medio di circa 95 chilometri (dislivello di 1227 metri). L’organizzazione segnala un’importante novità: la partenza alle ore 9.30. La corsa, che quest’anno potrebbe anche sfiorare i duemila partenti, rilancia la sua mission di sempre: favorire e sviluppare la passione del ciclismo fra i ragazzi, in modo particolare quelli della categoria “giovanissimi”. Non a caso, alla consolle, ci sono la SC Ceretolese di Casalecchio di Reno e la Polisportiva Zannoni di Faenza, due società che, da sempre – in piena sintonia con Davide Cassani – perseguono come finalità la promozione del ciclismo fra le nuove generazioni. Si partirà anche quest’anno da Faenza, dalla piazza del Popolo, mentre l’arrivo è fissato in viale Risorgimento, lungo la corsia d’asfalto che costeggia l’area fieristica della città. Qui verrà riproposto “Il Romagna Bike”, un expo dedicato alla bicicletta ma non solo. Le iscrizioni alla Gran Fondo Davide Cassani si sono aperte il 2 gennaio (info www.granfondodavidecassani.it).
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IL CASO info@inbici.net
a cura della REDAZIONE Tempo di lettura
«HANNO VINTO LE REGOLE»
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IL PRESIDENTE DELL’ACSI ANTONINO VITI COMMENTA IL REINTEGRO DEL SUO ENTE NELLA CONSULTA NAZIONALE DEL CICLISMO: «POLEMICA DEGRADANTE CHE HA MESSO IN SERIO PERICOLO I PRINCIPI ETICI DELLO SPORT AMATORIALE»
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Alla fine, come ampiamente previsto, la Consulta Nazionale, riconoscendo l’inapplicabilità della sua delibera del 25 novembre 2013, ha reintegrato, con effetto immediato, l’ACSI al tavolo degli Enti. Per nulla sorpreso il delegato nazionale al ciclismo Emiliano Borgna, il più infastidito da «queste scaramucce politiche che – sottolinea – hanno solo gettato discredito sullo sport amatoriale». Molto soddisfatto il presidente dell’ACSI, Antonino Viti che, senza nascondere la delusione «per il comportamento pretestuoso» della Consulta, parla di «ravvedimento scontato». Allora presidente Viti, tutto come previsto: la Consulta ha fatto dietrofront e l’ACSI torna nel tavolo nazionale degli Enti… «Sono soddisfatto, e per nulla sorpreso, per il felice esito della vicenda, ma non posso nascondere il rammarico per alcuni atteggiamenti che nulla hanno a che spartire con i nostri principi». Eppure, voi avete sempre ribadito di essere nel giusto… «Alla logica dei soprusi e alle mosse scorrette abbiamo preferito opporre
sempre il buon senso e la fermezza delle regole, convinti che, alla fine, avremmo avuto ragione. E così è stato». Qual è la cosa che, in questa vicenda, l’ha più ferita? «C’è l’amarezza per essere stati coinvolti, Antonino Viti presidente nazionale ACSI
nostro malgrado, in una polemica pretestuosa e imbarazzante, che aveva presupposti e finalità evidentemente scorrette. Nella Consulta, qualcuno purtroppo ha dimenticato che gli interessi dello sport amatoriale si tutelano con il dialogo, non con la politica dei comunicati stampa».
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Qualcuno ha contestato la decisione di adire a vie legali? «Noi siamo abituati al rispetto delle regole, convinti che i principi di lealtà debbano sempre essere anteposti agli interessi di parte. Pensiamo sempre che anche gli altri operino in questa direzione, ma quando questo non avviene, dobbiamo mettere in moto azioni difensive. Probabilmente, c’è chi si aspettava un atteggiamento più remissivo da parte nostra, ma quando hanno capito che, viceversa, l’azione legale non era un bluff, hanno percorso l’unica strada possibile, quella dell’immediato reintegro dell’ACSI nella Consulta. Azione legale che automaticamente decadeva in caso di reintegro, come è avvenuto». Non c’erano davvero alternative più soft? «No, come abbiamo sempre cercato di spiegare, il ricorso al giudice era l’unica strada percorribile poiché il ‘regolamento’ non prevede nessun organo terzo, come è invece obbligatorio nell’ordinamento sportivo». E adesso come proseguiranno i rapporti con la Consulta? «Nel nome dei nostri ideali abbiamo deciso di mettere una pietra sopra a questa spiacevole vicenda, ma vorremmo anche che da certi contenziosi nascessero le condizioni per una radicale revisione delle regole e delle direttive, che devono essere più chiare e comprensibili. Perché la poca chiarezza genera ambiguità e l’ambiguità, talvolta, fomenta le controversie. Un’impalcatura normativa più chiara, forse, può aiutarci a scongiurare in futuro nuove, spiacevoli incomprensioni».
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Si è parlato molto, in queste settimane, all’interno della Consulta della scelta di escludere gli ex dopati dalle gare amatoriali. Qual è la sua posizione? «Come ACSI abbiamo firmato un protocollo che, certamente, non rinneghiamo. Ma ricordo a tutti che la nostra mission è l’accoglienza, l’aggregazione e l’inclusione sociale. Ghettizzare chi, dopo l’errore, ha scontato una pena mi pare un accanimento immotivato che si allinea a fatica con i nostri valori fondanti». Dunque, una linea più morbida… «Come presidente dell’ACSI, a scanso di equivoci, ribadisco la piena volontà dell’ente a combattere, con tutti i mezzi possibili, il cancro del doping. Ma non vorrei che una battaglia legittima e sacrosanta si trasformasse, nei metodi, in una discriminazione irragionevole e populista». foto NEWSPOWER CANON
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16ª FONDO “CITTÀ DI RICCIONE” a cura della REDAZIONE
NALINI SCOMMETTE SULLA PERLA SARÀ IL PRESTIGIOSO MARCHIO DELL’ABBIGLIAMENTO SPORTIVO A SPONSORIZZARE L’EVENTO ROMAGNOLO DEL PROSSIMO 30 MARZO. PESARESI: «UN BINOMIO CHE CONSOLIDA IL NOSTRO PRESENTE E APRE GRANDI PROSPETTIVE PER IL FUTURO»
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Un grande sponsor per un grande evento. Sarà infatti Nalini – prestigioso marchio by MOA Sport, leader nel settore dell’abbigliamento da ciclista professionistico e amatoriale – a legare il suo nome alla 16ª edizione della Fondo “Città di Riccione”, in programma il prossimo 30 marzo (ciak alle ore 9) e valida come 2ª prova del Romagna Challenge (prova campionato nazionale fondo e medio fondo LGL e Inkospor). «Poter contare su un’azienda di questo livello – spiega l’organizzatore della Fondo Valeriano Pesaresi – per la nostra manifestazione è una grande opportunità. Questo binomio consolida il nostro presente e apre grandi prospettive per il futuro, dando nuovo vigore e nuovi stimoli al nostro sforzo organizzativo». Presente da oltre 40 anni su tutti i mercati nazionali ed internazionali, Nalini oggi è una maison di riferimento nel settore dell’abbigliamento sportivo che gode di una rilevante presenza nel settore ciclistico professionistico: «Il mondo del ciclismo è il nostro mondo – spiegano dall’azienda – e per noi è importante stare al fianco dei professionisti così come dei cicloamotori. Riccione ci ha subito convinti, per la location e per la sua storia. L’obiettivo è quello di contribuire a far crescere questa manifestazione». Formalizzato il prestigioso accordo con Nalini, procede l’organizzazione della granfondo della Perla, che si svolgerà – anche quest’anno – su un tracciato avvincente, sia sul piano tecnico che su quello coreografico: 121,88 chilometri, tra il mare e le colline di Romagna, con 2350 metri di salita. Dopo la rituale partenza dal Palaterme, i corridori, infatti, dopo 14 chilometri di pianura, lambiranno Gradara per inerpicarsi sulle località di Saludecio e Mondaino. A seguire, dopo circa
30 chilometri di relax, l’asfalto torna a salire a Macerata Feltria, proseguendo per il Bivio Serra Nanni. Dopo il Monte Cerignone, ecco il Monte Grimano, la guglia del percorso con i suoi 600 metri, prima della discesa di Faetano e l’ultimo strappetto a Mulazzano che immette poi nella frazione di Ospedaletto. Il percorso corto, invece, misura 87 chilometri e, deviando verso Morciano, presenta come unica asperità il monte Grimano. Ma la grande festa del ciclismo riccionese parte il sabato precedente, con la Randonnée di 200 chilometri che partirà alle ore 8, mentre nel pomeriggio, nell’area del luna park di Riccione, si svolgerà una grande iniziativa dedicata al mondo dell’infanzia. In via di definizione anche il “pacco gara”, in cui va segnalato il fattivo contributo di One Shoot, azienda leader nel mercato degli Energy-drink. Insomma, ci sono tutti i presupposti per assistere ad un’edizione memorabile, soprattutto se – a differenza dello scorso anno – Giove Pluvio non ci metterà lo zampino: «L’obiettivo è oltrepassare la soglia dei mille iscritti – ripete come un mantra Valeriano Pesaresi – chiunque abbia partecipato, in passato, alla nostra manifestazione conserva il ricordo di una giornata di sport e divertimento. E siamo convinti che quest’anno sarà ancora più bello».
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ROMAGNA CHALLENGE 2014 a cura della REDAZIONE
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TUTTI IN SELLA CONTRO LA FIBROSI CISTICA SIGLATA UNA PARTNERSHIP FRA LE OTTO GRANFONDO DEL CIRCUITO E LA ONLUS DI MATTEO MARZOTTO. PER OGNI ISCRITTO VERRÀ DEVOLUTO UN EURO PER LA RICERCA foto LEONARDO OLMI
Matteo Marzotto
foto ALFONSO CATALANO/SGP
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Nel segno della solidarietà, il “Romagna Challenge 2014” annuncia di aver ufficialmente siglato un’intesa con la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica di Matteo Marzotto. Una partnership di grande prestigio e dall’elevato significato solidaristico che tutti e otto gli organizzatori del circuito hanno accettato con grande entusiasmo. In pratica, per ogni iscritto alle otto gare del “Romagna Challenge”, verrà devoluto un euro alla onlus che finanzia la ricerca per la più diffusa malattia genetica del mondo occidentale. Quella che, nel 1990, a soli 32 anni, si è portata via Annalisa, sorella di Matteo Marzotto che, dopo quel lutto, ha deciso di fare qualcosa di concreto per evitare che la fibrosi cistica uccida ancora. Ha dunque creato una Fondazione che, anche attraverso il veicolo sportivo, opera per sensibilizzare l’opinione pubblica e per raccogliere fondi da devolvere alla ricerca. Una mission nobile che, da quest’anno, ha un nuovo partner, anzi otto. Gli organizzatori della Gran Fondo Cassani, della Fondo Città di Riccione, della Pantanissima, della Granfondo Over The Hills, della Rock Racing, della Gran Fondo del Capitano di Bagno di Romagna, della Granfondo dell’Antica Repubblica di San Marino e della Granfondo Magnifica di Forlì. Chiuque prenderà parte ad una di queste gare aiuterà la ricerca, perché un euro della sua iscrizione verrà devoluto direttamente alla onlus di Marzotto. L’iniziativa sarà presentata ufficialmente nel corso di una conferenza stampa in programma il prossimo 10 febbraio, alla quale hanno garantito la loro presenza Matteo Marzotto, Max Lelli ed il nuovo commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo Davide Cassani.
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Max Lelli con Matteo Marzotto e Gianfranco Comanducci
«Per noi è un grande onore – spiegano gli organizzatori del Romagna Challenge – abbinare il nostro circuito ad un’iniziativa benefica di questo valore. Non appena si sono creati i presupposti per questa partnership, tutti abbiamo comunicato, con entusiasmo, la nostra adesione». Soddisfazione esprime anche la Fondazione di Matteo Marzotto: «Lo sport è uno dei veicoli più efficaci per le iniziative di solidarietà. Acco-
gliamo volentieri la proposta del Romagna Challenge, con la speranza che questa meritoria iniziativa possa durare nel tempo, garantendo un contributo prezioso e costante alla ricerca contro la fibrosi cistica». Intanto, proseguono a gonfie vele le iscrizioni al “Romagna Challenge” 2014. Il calendario partirà, come tradizione impone, il prossimo 16 marzo con la Gran Fondo Davide Cassani, da sempre considerata la classicissima di primavera (siamo già alla 20° edizione) che segna l’inizio ufficiale del calendario granfondistico dell’Emilia-Romagna. La stagione proseguirà poi il 30 marzo con la 16ª edizione della “Città di Riccione” che propone un percorso lungo di 125 km ed uno corto di 87. Il 21 aprile tutti a Cesenatico per l’omaggio al Pirata con la Pantanissima che si svolge sotto l’egida della Fondazione intitolata al campione. Dal 25 al 27 aprile debutta a Imola la “Over the hills”: in un unico contenitore expo, bike test e gare con la granfondo foto LEONARDO OLMI fissata per sabato 26 aprile. Il calendario torna a far tappa a Faenza il 2 giugno con la Rock Racing. Due le proposte: medio di 79,7 km e percorso lungo di 106. L’8 giugno c’è la Gran Fondo del Capitano, a Bagno di Romagna. Due i percorsi: quello da 133 km, con 3421 metri di dislivello; e quello corto da 88 km, con 1938 metri di dislivello. Il 13 luglio la Granfondo della Repubblica di San Marino, che si snoda su un percorso lungo da 133 km (2884 metri di dislivello) e su uno corto da 95 (1826 metri di dislivello). Infine, come prova jolly, gran finale con la Magnifica di Forlì.
Gli amici che sostengono la fondazione per la ricerca sulla Fibrosi Cistica
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CENTRO CITTÀ
L’ASSOCIAZIONE “MOMONDO” HA APPENA PUBBLICATO UNA BROCHURE AGGIORNATA DELLE GRANDI CITTÀ “CYCLE-FRIENDLY”. ECCO IN ANTEPRIMA LE PRIME CINQUE SCHEDE
L’EUROPA SUI PEDALI Il modo più economico per visitare le grandi capitali europee? Ovviamente in bicicletta. Ma non sempre, il mezzo low cost per eccellenza viene preso in debita considerazione dai viaggiatori.
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Ne è convinta l’associazione “momondo”, che ha appena pubblicato una brochure aggiornata di cinque grandi città “cycle-friendly” del Vecchio Continente, ovvero Londra, Parigi, Berlino, Amsterdam e Nizza.
Un abbaglio clamoroso perché, con un po’ di allenamento nelle gambe e le opportune informazioni, l’Europa sui pedali diventa un “gioco da ragazzi”.
Per tutte le città vengono elencate le modalità di noleggio di una bicicletta, con i costi, le formule di pagamento, i mezzi disponibili ed una mappa delle piste ciclabili con i luoghi più belli raggiungibili sui pedali.
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19ª FIERA CICLO & VENTO a cura della REDAZIONE
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TRA L’ATELIER E L’OFFICINA IL 17 MAGGIO A CESENATICO SI ALZA IL SIPARIO SULL’EXPÒ DEL PEDALE. OTTANTA LE AZIENDE PRESENTI, ATTESI 40MILA VISITATORI
È
È il diversivo più gettonato dai tredicimila ciclo-amatori della Nove Colli, il rito santificato, almeno una volta nella vita, da tutti gli appassionati della bicicletta: parliamo della visita annuale tra gli stand della Fiera internazionale “Ciclo & Vento”, che quest’anno celebra la sua 19ª edizione. L’expò – incastonato fra piazza Costa, viale Roma ed il lungomare Carducci – propone in anteprima le grandi novità delle case costruttrici che presenteranno a Cesenatico i nuovi campionari di biciclette da corsa e mountain bike ed i ritrovati tecnici più aggiornati in fatto di telai, cambi, manubri, ruote, selle, componentistica e accessori, ma anche abbigliamento tecnico, itinerari consigliati e metodiche d’allenamento. La “due giorni”, che vede sempre in cabina di regia il collaudato consorzio formato da Confartigianato e Confesercenti, si inserisce nell’ambito delle iniziative legate alla Settimana del Cicloturismo che culminerà con la Granfondo Nove Colli. Oltre 40mila persone hanno visitato, lo scorso anno, i padiglioni della fiera, che ha ospitato quasi 80 aziende, con alcuni foto PLAYFULL NIKON
foto STUDIO 5
tra i marchi più accreditati dell’industria internazionale del ciclo. L’appuntamento è per il 16 e 17 maggio e, ancora una volta, nella città leonardesca si riunirà per
due giorni il gotha del ciclismo declinato in ogni sua variante: da quello super-tecnico dei professionisti del pedale a quello accessoriato dei cicloamatori. Una trentina di aziende saranno ospitate nella tensostruttura montata in piazza Costa, mentre altre 48 esporranno nell’area fieristica ricavata in viale Carducci ed in viale Roma. I settori merceologici presenti vanno, come detto, dalle biciclette di ultima generazione ai telai in carbonio, dai manubri e accessori alle ruote, dall’abbigliamento tecnico alle scarpe, dagli integratori alle riviste specializzate. Non mancheranno stand con preparatori atletici ad alto livello per consulenze. Insomma, un piccolo eden del ciclista, che spigola tra l’atelier e l’officina, una sintesi delle grandi novità proposte in anteprima dalle aziende, ma anche l’occasione per assistere a conferenze specializzate di medici e preparatori. Ciclo & Vento, seconda fiera italiana del settore, inaugura venerdì 17 maggio alle 15.30 (orario d’apertura dalle 9.00 alle 24.00), per restare aperta al pubblico il giorno successivo dalle 9.00 alle 22.30.
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E TU COME LA PENSI? info@inbici.net
a cura di MARIO PUGLIESE
DI LUCA PENTIMENTO O VENDETTA?
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10 min
FA DISCUTERE LA CONFESSIONE DEL KILLER ALLE IENE: «IMPOSSIBILE ARRIVARE TRA I PRIMI DIECI AL GIRO D’ITALIA SE NON SEI DOPATO». VERITÀ-CHOC O VILE MENZOGNA?
L’
L’intervista rilasciata da Danilo Di Luca alle “Iene”, come prevedibile, ha scatenato una ridda di violente reazioni. Da una parte le vestali del ciclismo, che parlano di “delirio visionario”, dall’altra il partito dei diffidenti, per nulla sorpresi dalle “verità” del killer. INBICI, come sempre, vi propone due versioni agli antipodi. Per capire e per riflettere. DICE IL FALSO La confessione postuma di Danilo Di Luca non può essere considerata credibile, perché proviene da un ciclista che, dopo la radiazione a vita, non ha più nulla da perdere e che, anzi, ha tutto l’interesse ad alimentare la logica del «così fan tutti». Ben altra consistenza avrebbe avuto la sua denuncia se Di Luca avesse confessato quando era ancora un ciclista in piena attività. Ma oggi che peso possiamo dare alle parole di un atleta che, per oltre dieci anni – per sua stessa ammissione – ha convissuto con la menzogna? Di Luca tenta solo di attenuare le sue colpe, cercando di diffondere la perfida versione del «mal comune», spiegando cioè all’opinione pubblica che lui «non era l’unica mela marcia del gruppo», ma «uno dei tanti». Un tentativo maldestro di elemosinare un confoto BETTINIPHOTO
foto ALESSANDRO TROVATI
dono, «perché – dice – a parità di doping, io ero comunque il più forte». Più che l’outing sofferto di un ciclista pentito, la sua sembra la vendetta infantile nei confronti di uno sport che, dopo avergli regalato la fama planetaria, l’ha ripudiato come l’ultimo dei reietti. La classica polpetta avvelenata, scagliata mentre si fugge, solo per gettare discredito sul movimento che l’ha umiliato. Oggi il «re è nudo», ma non si rassegna al crepuscolo silenzioso. Strepita e accusa, urlando al «doping di stato», come se i controlli, sempre più costanti e sofisticati, fossero solo degli sterili pro forma. E, invece, la storia insegna che il «rischio non vale la candela» perché, presto o tardi, i furbetti vengono smascherati tutti. E a quel punto, la gogna pubblica ti polverizza la dignità e l’immagine di dopato ti resta appiccicata addosso per tutta la vita. DICE IL VERO Le parole di Danilo Di Luca sono aceto sulle ferite. Perché sollevano la coltre di ipocrisia che, da sempre, avvolge il ciclismo e smascherano tutti i bluff di uno sport che oggi, diciamo la verità, ha la credibilità del wrestling. Troppo comodo interpretare la sua denuncia come l’ultimo dispetto di un atleta disperato. In realtà, rileggendo – passo dopo
passo – l’intervista-choc a Danilo Di Luca, ci si accorge che la maggior parte dei concetti sono “verità note”. Le inchieste recenti sul doping – quelle che hanno annientato, una dopo l’altra, centinaia di aureole – disegnano esattamente questo scenario, quello di uno sport in cui le pratiche illecite sono una condizione sine qua non per primeggiare. Ci voleva Danilo Di Luca per raccontarci che il doping è sempre più avanti dell’antidoping? Che l’EPO è la sostanza più utilizzata? Che i medici delle squadre, pur non dispensando ricette, sono sempre prodighi di preziosi consigli? Ci voleva Di Luca per svelarci l’arcano delle emo-trasfusioni o per aprirci gli occhi davanti alle bustarelle che i ciclisti si promettono all’ultimo chilometro? No, non c’è nulla di nuovo nella confessione del Killer. L’unica differenza è che a denunciare è stato un ex ciclista, uno che – ancora oggi – lavora e guadagna in quell’ambiente (Di Luca costruisce e vende biciclette) e che dunque non avrebbe alcun interesse a denigrare il mondo del ciclismo. Contro di lui, invece, si sono scagliati corridori e team manager, tutti compatti nel farlo passare per un patetico visionario. Peccato che la storia recente del ciclismo, con le sue inchieste e le sue condanne che hanno scorticato ogni certezza, sia lì a ricordarci che l’EPO è tutto fuorché un miraggio.
29 Ecco l’intervista a Di Luca: Chi è oggi Danilo Di Luca? «Un radiato».
Tornando al medico, ti dà una ricetta? «No, il medico ti consiglia. Non ti può dare una ricetta perché, essendo un prodotto dopante, non si può prescrivere».
Cioè? «Un ex atleta che non può più gareggiare in competizioni sportive».
Queste medicine le compri tu? Con i tuoi soldi? «Certo».
Perché? «Perché sono stato trovato positivo tre volte ad un controllo antidoping».
E quanto costano? «L’EPO 3/4000 euro».
Ma sei l’unico? Non ci sono altri ciclisti radiati? «Credo di no». Quando hai incontrato il doping? «Sulla ventina d’anni, più o meno» Perché? «Ero sempre un vincente e vincevo spesso. Quando poi sono passato dilettante ho visto dei corridori che avevano corso con me fino al mese prima, che il mese dopo diventavano più forti di me». Quando i ciclisti parlano di doping tra loro? «Quando si è in gara». Cioè? «Quando si è in gara succedono tante cose. Una gara dura 5/6 ore e in quelle 5/6 ore non sei sempre concentrato, non sei sempre, come diciamo noi in gergo, ‘a tutta’». Non sei sempre “a tutta” ma lo sanno tutti? «Questo no, perché il doping, nel ciclismo, il 99% delle volte è personale». La prima volta che l’hai fatto ti sei sentito in colpa? «No, mi sono sentito come gli altri». Spiega meglio. «Tornavo ad essere il Danilo Di Luca che vinceva le corse». Quindi ti sei dopato perché non vincevi più? «Sì». E cosa hai fatto? «Innanzitutto mi sono informato». Con chi? «Sempre con i medici». E cosa ti hanno detto? «Che ci sono determinati tipi di sostanze che, assunte in maniera giusta, ti fanno aumentare di quel 5-6% la prestazione fisica». Quali sono queste sostanze? «La più famosa è l’EPO».
Per usare una metafora ciclistica, chi va più forte? Il doping o l’antidoping? «L’antidoping rincorre il doping, però il doping è sempre un passo avanti». E dopo quanto arriva l’antidoping? «Di preciso non lo so, però penso un paio d’anni». Oltre all’EPO si parla di sacche di sangue, di trasfusioni. È tutto vero? «Le trasfusioni sono vere». È da considerarsi doping? «Certo. Puoi fare a meno dell’uso dell’EPO e usi la sacca. E nei controlli non vengono trovate». Come funziona? Cosa fa un ciclista? «Si toglie il sangue e dopo, quando ne ha bisogno, se lo rimette prima dell’appuntamento». Questo sangue viene trattato? «Alcune volte sì e alcune volte no, dipende». E perché qualcuno se lo cambia? «Perché rendi molto di più». Quindi cambiarsi il sangue e prendere l’EPO cambia i livelli in campo? «Il doping non cambia i livelli in campo. C’è perché c’è per tutti e uno si adegua, ma se non ci fosse il doping per nessuno i risultati sarebbero sempre gli stessi».
Hai fatto tutto da solo o ti hanno aiutato? «Un po’ e un po’». Stai ammettendo le tue colpe, ma nessuno lo fa. «Nessuno ammette no. È normale, ognuno fa le sue cose». Allora cosa dici a chi “fa le sue cose” e non ammette? «Che loro sono comunque consapevoli di quello che io dico. Il doping c’è e ci sarà sempre. E che comunque per fare sport ad alto livello bisogna aiutarsi». Dopo che sei stato squalificato la prima volta, quando sei rientrato come ti ha accolto l’ambiente? «Non ho mai fatto nomi, ho sempre spiegato come funziona il doping ma non chi faceva doping. Quindi sono stato accolto come se non fosse successo nulla». C’è qualcosa di cui ti sei pentito? «Sicuramente di essere stato trovato positivo». Hai capito dove hai sbagliato? «Nel calcolare i tempi. È questione di ore. Magari 5 ore prima o 5 ore dopo e non sarei risultato positivo. Però non c’è una matematica certezza». Succede che ci siano delle combine nel ciclismo? «Certo che succede: magari c’è un finale di gara con 5 corridori, c’è un corridore che si sente più forte degli altri, perché è più veloce degli altri e parla con un altro corridore che non è un suo compagno di squadra: “Ti do tot se mi tiri la volata. Ti do tot se mi vai a prendere quello che scatta”». Te l’hanno mai proposto? «Sì, l’ho fatto. E mi hanno pagato». Cosa fai adesso? «Io adesso ho un negozio di bici, costruisco bici».
Per essere concreti, sui 200 ciclisti che partecipano al Giro d’Italia, normalmente quanti si dopano? «Secondo me il 90%».
Com’è la storia delle bici col motore? È possibile? «Certo che lo ritengo possibile».
Quindi c’è un 10% pulito? «Un 10% a cui non interessa in quel periodo il Giro d’Italia, che prepara altre gare e quindi non fa uso di doping».
Cioè? Spiegaci. «Lo ritengo possibile perché c’era troppa differenza. Il doping non ti può dare quella differenza».
Quindi tutti quelli che ambiscono alle prime posizioni nel ciclismo devono fare uso di doping? «È impossibile non fare uso di doping e arrivare nei primi 10 al Giro d’Italia».
Può esistere un ciclismo senza doping? «Potrebbe esistere perché comunque i valori in campo sarebbero gli stessi, però secondo me non esisterà mai».
Gestire il doping è difficile e tu non sei stato bravissimo. «Bravo, esattamente».
Cosa faresti? «Liberalizzarlo forse sarebbe la soluzione migliore, ma secondo me è abbastanza improbabile».
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7ª GRANFONDO PANTANISSIMA a cura della REDAZIONE
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MILLE BANDANE GIALLE NEL DECENNALE DELLA MORTE DEL PIRATA, A CESENATICO SI PREPARA UN’EDIZIONE SPECIALE. NEL “PACCO-GARA” UNA T-SHIRT CELEBRATIVA RENDERÀ OMAGGIO AL CAMPIONISSIMO
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Si sono aperte l’11 dicembre scorso le iscrizioni online alla “Pantanissima 2014”. Un’edizione – la settima – che non può non essere speciale, visto che cade nel decennale della morte di Marco Pantani. La Granfondo, valida come prova del Campionato Nazionale Granfondo e Mediofondo ACSI, si svolgerà il 21 aprile (Lunedì di Pasqua) su un tracciato suggestivo ed emozionante, in pratica la sintesi degli itinerari d’allenamento del Campione di Cesenatico. Per questo, il percorso lungo di 160 chilometri (lo stesso delle ultime edizioni) spigolerà tra mare e montagna, il binomio che – più di tutti – ha scolpito il mito del Pirata. E così, strada facendo, s’incontrerà l’erta di Montevecchio, col Monumento a Pantani. Poi il Passo del Carnaio, cerniera naturale delle valli del Savio e del Bidente, teatro del Marco ancora acerbo e adolescente. Lì, nel cuore dell’Appennino, il ragazzino che veniva dal mare, s’alzò sui pedali, lasciando di stucco il ciclista azzurro Marino Amadori che, vedendolo pedalare, esclamò: «Ma chi è quel ragazzino?». E poi, di nuovo l’incontro con la fatica ed i significati di Montevecchio, prima del ritorno su quel-
foto CHRISTIAN FERNANDEZ GAMIO
la pianura che declina dolcemente fino al mare, a Cesenatico… a casa di Pantani… Fino al 16 marzo l’iscrizione alla Pantanissima – terza prova ufficiale del Romagna Challenge “Non Solo Tetti” – costa 30 euro, poi la quota salirà a 35 euro. Lo scorso anno la granfondo fu vinta da Tiziano Lombardi e l’anno prima da Fabio Laghi. Nel decennale della morte del Pirata, il desiderio degli organizzatori – in sintonia con la famiglia Pantani – è quello di organizzare un’edizione speciale. Confermato il ritrovo ed il pasta party alla colonia Agip (sul lungomare di Cesenatico), mentre – per il
“pacco gara” – è allo studio la realizzazione di una maglietta celebrativa. «Lo scorso anno – spiega Giovanni Lucchi, uno degli organizzatori della Pantanissima – abbiamo avuto circa 800 partenti. Quest’anno, anche in considerazione del fatto che si tratterà di un’edizione particolare, contiamo di superare finalmente la fatidica soglia dei mille iscritti. Del resto, Pantani era, e resta tuttora, un mito del ciclismo moderno, dunque pensiamo che saranno tanti i cicloturisti che, a dieci anni dalla tragica scomparsa, vorranno rendergli omaggio con la loro presenza».
Il campione Marco Pantani foto JOEL SAGET/AFP
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gf citta’ di riccione riccione gf pantanissima cesenatico
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over the hills imola
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gf rock racing faenza
08/6
gf del capitano bagno di romagna
13/7
gf di san marino rsm
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gf la magnifica (prova jolly) forlĂŹ
MAIN SPONSOR www.romagnachallenge.com
2014
challenge
30/3
gf cassani faenza
romagna
16/3
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RUOTE ROVENTI
a cura di ROBERTO SGALLA
RIPARTIAMO DAL TALENTO
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6 min
LA FEDERAZIONE CICLISTICA ITALIANA VARA UN PROGETTO DI FORMAZIONE SPORTIVA COINVOLGENDO 432 GIOVANI DI TUTTA ITALIA E 219 SOCIETÀ. QUATTRO GLI OBIETTIVI: INDIVIDUAZIONE E FORMAZIONE DEI TALENTI, FORTE INTERAZIONE CON I TECNICI TERRITORIALI, SVILUPPO DELLA MULTIDISCIPLINARIETÀ E CONTINUITÀ NEL TEMPO PER ALLARGARE LA BASE IN VISTA DELLE OLIMPIADI DI TOKYO 2020
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Che cos’è il talento? «È un’abilità innata nel fare qualcosa», recita lo Zingarelli. Il suo contrario è mediocrità, una parola che, declinata in chiave ciclistica, si pronuncia doping. È questo il sillogismo che ha ispirato il Progetto Talento, la lodevole iniziativa varata dalla Federazione Ciclistica Italiana con l’obiettivo di promuovere e sviluppare il ciclismo giovanile. Il progetto – finanziato dalla Preparazione Olimpica del CONI con il coinvolgimento del Settore Tecnico Nazionale Giovanile (Direttore Tecnico Daniele Fiorin), del Centro Studi della FCI insieme ai Settori Strada, Pista e Fuoristrada – ha una finalità tanto nobile quanto ambiziosa: individuare i giovani talenti del ciclismo italiano per accompagnarli nella crescita sportiva e di vita. «Crediamo profondamente in questo progetto che si rivolge a tutte le società sportive presenti sul territorio e a tutti gli atleti. L’obiettivo – sottolinea Renato Di Rocco, Presidente della Federciclismo – è quello di dare la possibilità di far parte del progetto anche ad atleti che svelano il loro giovane talento in futuro, perché un talento deve avere il tempo e l’opportunità di crescere in un contesto disciplinato. Sarà così rinforzato il numero di giovani che praticano l’attività per creare quella base necessaria ad affrontare il futuro. Nel 2020 Tokyo ospiterà i Giochi Olimpici ed il Progetto Talento guarda a questo importante traguardo». Il Progetto Talento, in sintesi, offre la possibilità a tutti gli atleti di far parte di un programma di crescita globale e di essere sottoposti ad un costante monitoraggio. Una progettualità che, come detto, si protrarrà nel tempo e che mira ad una più stretta interazione con i tecnici territoriali, sviluppando nel contempo la cultura della multidisciplinarietà. Il programma prevede, infatti, momenti di formazione ed informazione rivolti alle società sportive proprio per fornire tutti gli elementi funzionali ad una crescita equilibrata e completa dei propri atleti.
Per lo start up del progetto sono stati adottati dei criteri di selezione (oltre alla tipologia delle prove di valutazione) definiti dal Settore Tecnico Nazionale Giovanile, in accordo con il Centro Studi ed i Direttori Tecnici delle Nazionali delle varie discipline, partendo dai risultati ottenuti dagli atleti alle competizioni nazionali e dai ranking presi in esame. Nelle fasi successive La grinta delle giovani promesse
Un gruppo di giovanissimi in un camposcuola
allo start up, oltre allo sviluppo della multidisciplinarietà, il criterio di selezione sarà l’individuazione della potenzialità in un giovane atleta (anche senza risultati di spicco o che magari si avvicina per la prima volta al ciclismo). Il Progetto Talento è costituito da tre fasi. La prima si è già esaurita con lo svolgimento di 10 mini-stages di un giorno. Il primo, lo scorso 11 dicembre, al velodromo di Montichiari, gli altri si sono succeduti in diversi velodromi distribuiti sul territorio e con atleti provenienti da tutte le regioni d’Italia. In ogni mini-stage sono state effettuate prove di valutazione sia motorie che antropometriche, test propriocettivi e di coordinazione, analisi della composizione corporea e calcolo dell’età biologica. Per queste ultime prove la FCI si è avvalsa della consulenza e della collaborazione del CeRISM (Centro di Ricerca Sport Montagna e Salute) di Rovereto. Alle Società di appartenenza degli atleti, a fine stage, sono state fornite dal Centro Studi e dal STNG indicazioni metodologiche sulla preparazione. Nel primo step del progetto non hanno partecipano atleti di categorie giovanissimi ma solo esordienti e allievi (maschile e femminile). I Giovanissimi sono stati invece coinvolti a partire da quest’anno. La seconda fase, agli inizi del 2014, prevede un monitoraggio dell’attività svolta dagli atleti già inseriti nel progetto sotto l’egida del Coordinatore Tecnico Regionale Giovanile in collaborazione con i Tecnici Regionali di Specialità, per svolgere un’azione di costante supporto alle società di apparte-
I giovani maturano le esperienze nelle varie discipline del ciclismo
nenza degli atleti. In questa fase sono previsti dei momenti valutativi all’interno delle Scuole di Ciclismo (strutture riconosciute dalla FCI) dove saranno coinvolti giovani di ambo i sessi tra gli 11 ed i 16 anni e non ancora inseriti nel Progetto Talento. Questi atleti saranno sottoposti a prove di valutazione (generiche e specifiche in bicicletta). La terza fase, in programma nella prima-
vera del 2014, coinvolge gli atleti selezionati (circa 100) sulla base delle due precedenti fasi. Sono previsti stages di più giorni nel corso dei quali, oltre alle prove di valutazione, gli atleti verranno coinvolti in sedute di allenamento finalizzato allo sviluppo delle capacità tecniche delle diverse specialità del ciclismo, sempre nell’ottica della multidisciplinarietà.
Gran Fondo Città di Pisa a cura di NEWSPOWER
Grande attesa per la “prima” SI CORRE IL 23 MARZO LA PREMIERE DELLA GRAN FONDO. UN TRIS DI PERCORSI, QUASI 80 KM PER IL CICLOTURISTICO E, NEI DUE AGONISTICI, SI SCALA IL MONTE SERRA Punta in alto la debuttante del Giro del Granducato di Toscana, la Gran Fondo Città di Pisa che si presenterà al via il prossimo 23 marzo. Sulle strade dell’antica repubblica marinara si muoveranno le prime pedalate di una stagione sportiva che per le due ruote toscane si preannuncia a dir poco rovente. La Gran Fondo Città di Pisa sarà infatti la seconda tappa, nonché la new entry del Giro del Granducato di Toscana, un challenge che ha tutte le carte in regola per pedalare al fianco dei circuiti più quotati d’Italia. In casa dell’ASD Folgore Bike, organizzatore della manifestazione, fervono i preparativi per l’importante debutto. Attorno alla metà di gennaio si è tenuta in Prefettura a Pisa una riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica durante la quale il presidente dell’ASD Folgore Bike, Paolo Aghini con i suoi collaboratori Massimo Gabellieri e Andrea Maggini hanno illustrato nel dettaglio come si svolgerà l’intero programma di gara. L’incontro – come confermano gli organizzatori – ha permesso di evidenziare con ampio margine di tempo alcune correzioni da apportare sul fronte dei percorsi e già in fase di sistemazione. Chi volesse iscriversi alla 1a Gran Fondo Città di Pisa potrà farlo accedendo al sito www.granfondocittadipisa.com nel quale è disponibile una comoda procedura elettronica che permetterà anche il pagamento con carta di credito. Per gareggiare lungo i due percorsi agonistici la quota di iscrizione è fissato a 35,00 euro fino al 10 marzo. Da quella data, poi, si salirà a 40,00 euro nell’ultimo periodo. Per i cicloturisti la quota rimarrà fissa a 15,00 euro. La chiusura dei botteghini scatterà alle 18.00 del 19 marzo. Dopo tal data e fino ad un’ora dalla partenza della gara gli organizzatori si riserveranno la possibilità di accogliere ulteriori iscrizioni al costo di 45,00 euro. Sempre sul sito della granfondo sono consultabili le diverse proposte ricettive messe a punto dall’agenzia Facetour, addetta all’incoming della manifestazione. A disposizione c’è un’ampia scelta di soluzioni nei diversi alberghi convenzionati.
La Gran Fondo Città di Pisa si avvale di preziose collaborazioni con le istituzioni, a partire dalla Provincia e dal Comune di Pisa, passando poi per Federalberghi, Confesercenti, Assoturismo di Pisa. All’opera ci saranno poi ben 200 volontari e numerosi sponsor, impegnati a centrare il successo al primo colpo. Tre dunque saranno i percorsi di gara, ad iniziare dal Lungo con i suoi 139,1 km. Ci sarà poi un Medio di 102,8 km e infine un Corto, destinato ai cicloturisti, di 79,7 km. Si partirà dalle sponde dell’Arno, in Piazza XX Settembre e fin dalle prime pedalate si potranno ammirare alcuni dei gioielli architettonici che si affacciano sul Lungarno Gambacorti. Non potrà mancare una sfilata di rito all’ombra della celebre torre pendente che sembrerà inchinarsi al passaggio dei concorrenti. Poi via per una prima parte di gara tra falsipiani e saliscendi, in cui non mancherà neppure qualche breve strappo che testerà le gambe degli atleti in vista dei chilometri successivi. Superata Fauglia si raggiungerà Laura dove Lungo e Medio si separeranno, con il più breve dei percorsi che punterà su Casciana Alta e quindi si ricongiungerà all’altro in vista di Ponsacco. Dal bivio il Lungo proseguirà in direzione sud verso Santa Luce per poi ingranare i rapporti agili salendo sulle colline attorno a Castellina Marittima, non senza concedersi qualche piacevole scorcio paesaggistico con vista sul mare dell’Arcipelago Toscano. La strada andrà via via sempre più inclinandosi verso il basso fino a che in discesa non si raggiungerà Casciana Terme e nei successivi 25 km si potrà filare spediti. Attorno al chilometro 104 si raggiungerà l’attacco della salita più impegnativa della giornata, l’ascesa al Monte Serra con un dislivello di circa 600 metri in poco meno di 15 km. Dalla cima ci si getterà in picchiata su Calci e quindi sul pianoro finale che chiuderà i giochi nella bella Piazza Vittorio Emanuele, ancora una volta nel centro di Pisa. Info: www.granfondocittadipisa.com
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PAOLO TEVERINI
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a cura della REDAZIONE
GOURMET SUI PEDALI ALTA CUCINA AL POSTO DELLE BARRETTE, UNA NUOVA BIKE-ROOM E UN CENTRO BENESSERE PENSATO PER GLI SPORTIVI. COSÌ L’HOTEL TOSCO ROMAGNOLO DEL CELEBRE MASTERCHEF DIVENTA IL NUOVO ELDORADO DEI CICLOTURISTI
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Il nome, Paolo Teverini, ci autorizza a saltare i convenevoli. Il masterchef dell’hotel Tosco Romagnolo di Bagno di Romagna, una pietra miliare della guida Michelin, è infatti una delle autorità più celebrate e longeve dell’alta gastronomia italiana.
Ma cosa c’entra il “re dei fornelli” con il grande popolo dei cicloamotori? Qual è il sottile fil rouge che, da oggi, unisce il mondo della bicicletta a quello dei gourmet più raffinati? A spiegarcelo è lo stesso cuoco pluristellato: «Bagno di Romagna – spiega
Paolo Teverini – è famosa nel mondo per il turismo termale. Questa è la nostra eccellenza ed è giusto difenderla e valorizzarla. Ma noi vogliamo esplorare nuovi format, convinti che, questo territorio, possa attrarre anche altre tipologie di vacanzieri».
Paolo Teverini masterchef dell’hotel Tosco Romagnolo con la sua equipe di giovani cuochi
37 Ecco il piatto giusto che sostituisce il flacone di proteine. Servono maltodestrine, minerali o creatina? Nel menù ecco servita la pietanza che soddisfi, al milligrammo, queste necessità nutrizionali». Ma il cicloturista non ha esigenze soltanto in cucina. Per questo, all’hotel Tosco Romagnolo di Bagno di Romagna, verrà presto inaugurata la nuova bike-room, uno spazio multi-service dedicato ai ciclisti. Qui si potranno trovare biciclette d’alta gamma, accessori e componenti, un corner per lavare il mezzo ed armadietti dove riporre gli effetti personali:
Da qui l’idea di puntare sul cicloturismo: «È un filone complesso ma, nello stesso tempo, molto interessante – prosegue Teverini – perché la sfida è quella di proporre una cucina calibrata sulle esigenze specifiche degli sportivi senza rinunciare alle gioie del palato. Il ciclista segue regimi alimentari talvolta spartani, spesso cena con un integratore o con una barretta. La nostra filosofia è quella di proporre, invece, un menù d’alta cucina che, pur garantendo i principi nutrizionali essenziali, esalti il gusto dei piatti. Tante volte, quando si parla di dieta, si prefigura a tavola uno scenario di privazioni e sacrifici. In realtà, confezionando i piatti con il giusto apporto di grassi e calorie, si possono mangiare pietanze gustose anche rispettando le diete più rigide. E per gli sportivi il discorso è lo stesso: avete bisogno d’integratori?
«Stiamo anche valutando la possibilità – spiega Gaia Teverini – di reclutare un fisioterapista che si metta a disposizione del ciclista per ogni evenienza. L’obiettivo è quello di garantire agli amanti della bicicletta tutto il nécessaire per la loro passione». E dopo il cibo e la bike-room, non poteva mancare il trattamento massaggiante per ciclisti: «Nel nostro centro benessere – prosegue Gaia – stiamo mettendo a punto una serie di pacchetti ad hoc pensati per gli sportivi. I massaggi e le terapie fisioterapiche sono una componente importante dell’attività sportiva. Per questo, anche con la consulenza di ex professionisti, stiamo attrezzandoci per garantire i trattamenti essenziali per il riscaldamento, lo s t r et ch in g ed i massaggi defatiganti postcorsa».
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A IMOLA IL “ROMBO” DELLE BICI a cura della REDAZIONE
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PARTIRÀ IL 26 APRILE, NELL’INEDITA LOCATION DELL’AUTODROMO “ENZO E DINO FERRARI” DI IMOLA, LA 1A EDIZIONE DELLA GRANFONDO “OVER THE HILLS”. E CHI VINCE STAPPERÀ IL MAGNUM SUL PODIO DI SENNA E SCHUMACHER
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Partiamo dal “dettaglio” più suggestivo: la 1ª edizione della granfondo Over The Hills partirà dall’autodromo “Enzo e Dino Ferrari” di Imola. E già questa location, un inedito inebriante per il mondo del ciclismo amatoriale, conferisce all’appuntamento un fascino impareggiabile. A decretare lo start, il prossimo 26 aprile, per centinaia di biker sarà, infatti, il semaforo rosso-verde della Formula Uno, quello che ha illuminato, per tanti anni, le imprese dei grandi assi del volante, da Senna a Schumacher, fino ad Alonso e Vettel. Ed anche le premiazioni si svolgeranno sul podio ufficiale del Mondiale, su quei tre denti che,
foto 4:22RACE.COM
dal 1981, hanno scandito la storia della Formula Uno. Insomma, fedele al suo ambizioso progetto, l’Over The Hills – partorita dalla fervida mente della famiglia Ustignani – pensa in grande. Ne sono testimonianza, oltre alla location stessa (all’interno del paddock del circuito), le risorse messe in campo, le aziende che esporranno nella maxi-area a loro riservata e le prerogative di un tracciato che promette emozioni: «Con il circuito Over the hills di Imola – spiega Sergio Ustignani – pensiamo di aver creato qualcosa di grande. Malgrado la manifestazione sia al debutto assoluto abbiamo fondate ragioni per ritenere che, sul piano delle potenzialità, vi siano tutti i presupposti per creare un evento destinato a durare negli anni. Del resto, non credo capiti tutti i giorni essere premiati sul podio dove Senna e Vettel, in diretta mondiale, hanno stappato il magnum di Champagne». La Granfondo Over the Hills – quarta prova del Romagna Challenge che si svolge sotto l’egida dell’ACSI (prova campionato nazionale granfondo e medio fondo LGL e Inkospor) – partirà alle 8.30 del mattino di sabato 26 aprile. La manifestazione è aperta a tutta la consulta ed Enti e federazioni straniere. I cicloamotori gareggeranno su due fantastici percorsi tra le colline Tosco Emiliane disegnati dagli ex professionisti Roberto Conti e Gianpaolo Mondini. Il percorso lungo, con un dislivello complessivo di 2348 metri, misura 156 km e transiterà dal Passo del Prugno, dal Passo del Carnevale e dal Passo del Fa-
giolo, dove a 950 metri di altitudine è collocato il GPM. Il medio, invece, è di 108 km, in pratica è escluso il Passo del Carnevale. Per chi si iscrive fino al 31 marzo (a disposizione mille pettorali) la quota è di 30 euro, che verrà rincarata di 5 euro per i “ritardatari” che si iscriveranno dal 1° al 23 aprile (è possibile anche iscriversi il giorno della gara direttamente all’Autodromo pagando però una quota di 45 euro). Oltre ad un ricchissimo pacco gara, sono previsti meravigliosi premi a sorteggio messi a disposizione per le prime dieci squadre più numerose. L’obiettivo dichiarato, come detto, è quello di riuscire a creare un evento di rilevanza nazio-
nale, un appuntamento che possa divenire, nel tempo, un “must” per i cicloamotori. La famiglia Ustignani si è ispirata, del resto, ad un format già celebre nel mondo, il leggendario “Sea Otter Classic” che si svolge ogni anno all’autodromo californiano di Laguna Seca. È per questo che, oltre alla granfondo, il calendario della rassegna prevede una cronometro individuale, una cronometro a squadre e quattro appuntamenti dedicati alle mountain bike: lo short track (nel parco delle Acque Minerali), il dirt jumping (gara di freestyle), XC eliminator e la Granfondo Over The Hills MTB. Info: www.overthehills.it
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MASTER CLUB CIRCUITO TRICOLORE
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a cura di SANDRA PINATO
BENVENUTO A PRESTIGIO DOPO LA CONFERMA DELLA RINOMATA GRANFONDO PRATO ABETONE, IN PROGRAMMA IL 13 LUGLIO, IL CIRCUITO SI ARRICCHISCE DI NUOVI SPONSOR TECNICI
C’
C’è un’importante “new-entry” nella grande famiglia del Master Club Circuito Tricolore. Si tratta di Prestigio. L’azienda di San Marino produce biciclette 100% Made in Italy dal 2009 e si caratterizza per l’artigianalità tutta italiana, per lo stile inconfondibile, il design e la tecnologia. Ecco cosa ci racconta Giancarlo Di Marco, General Manager Prestigio: «Siamo una piccola realtà artigianale e produciamo circa cinquecento pezzi l’anno. Per questo motivo siamo in grado di garantire il massimo della qualità del vero Made in Italy. Abbiamo sei linee strada e tre mountain bike. La strada è però il nostro core business, il segmento in cui siamo maggiormente competitivi grazie al nostro stile esclusivo. Siamo orientati a nuovi mercati, oltre quello italiano, come Danimarca ed Emirati Arabi. Puntiamo alla customizzazione del prodotto, dalle geometrie su misura alla verniciatura personalizzata. Prestigio è un termine che racchiude tutta la qualità del nostro prodotto e conferisce un pre-
Il telaio Prestigio G1 Evo offerto dall’azienda sammarinese
ciso significato al brand: le nostre bici si rivolgono, infatti, a un mercato medio-alto. L’idea di sponsorizzare il Circuito Master Tricolore nasce dall’esigenza di visibilità in un territorio, il Centro Italia, dove abbiamo già molti estimatori. Offriremo un telaio top di gamma, il G1 Evo e alcuni omaggi per le premiazioni finali. Siamo certi che il Circuito sarà un’ottima vetrina per il consolidamento e lo sviluppo del nostro marchio». Grazie anche al gadget offerto da GIST per tutti gli abbonati che, ricordiamo, è il nastro manubrio “Tape Air”, collaudato e apprezzato da importanti squadre ciclistiche, iniziano ad arrivare le prime iscrizioni al Circuito che si preannuncia, per la qualità delle manifestazioni che ne fanno parte e per la territorialità in cui si svolge, uno tra i più interessanti della nuova stagione. L’onere e l’onore di aprire il Circuito Tricolore spetterà alla Granfondo del ConeroCinelli, con alcune importanti novità, tra cui
una nuova logistica molto comoda all’uscita dell’autostrada e la Gran Combinata del centenario BCC, in coppia con la Granfondo della Repubblica di San Marino. Possono concorrere alla Gran Combinata tutti coloro i quali operano nelle Banche di Credito Cooperativo italiane.
• 9 marzo Granfondo del Conero - Ancona • 20 aprile Granfondo di Sardegna - Cagliari – Prova Jolly (Bonus 300 Masterpoint per ogni partecipante) • 26 aprile Granfondo Chianciano Chianciano Terme (SI) • 1° maggio Granfondo Le strade di San Francesco - Ponte San Giovanni (PG) • 15 giugno Granfondo Colli Amerini Amelia (TR) • 22 giugno Granfondo Castello Diego Ulissi Rosignano Marittimo (LI) • 13 luglio Granfondo Prato Abetone - Prato • 31 agosto Granfondo Leopoardiana Recanati (MC)
GRANFONDO
GRANFONDO
DATA
LUOGO
GF del Conero
09/03/2014
Ancona
GF Sardegna
20/04/2014
Cagliari
GF C. di Chianciano T.
26/04/2014
Chianciano Terme (SI)
GF Le S. di S. Francesco
01/05/2014
Ponte S.Giovanni (PG)
GF Colli Amerini
15/06/2014
Amelia (TR)
GF Castello-Diego Ulissi
22/06/2014
Rosignano Solvey (LI)
GF Città di Perugia
29/06/2014
Perugia
GF Leopardiana
31/08/2014
Recanati (MC)
DATA
LUOGO
GF del Conero
09/03/2014
Ancona
GF Sardegna
20/04/2014
Cagliari (Jolly a 300 MP)
GF C. di Chianciano T.
26/04/2014
Chianciano Terme (SI)
GF Le Strade di S. Francesco 01/05/2014
Ponte S. Giovanni (PG)
GF Colli Amerini
15/06/2014
Amelia (TR)
22/06/2014
Rosignano Solvey (LI)
GF Prato-Abetone
13/07/2014
Prato
GF Leopardiana
31/08/2014
Recanati (MC)
GF Val Gardena (Ortisei)
08/06/2014 prova Jolly Ulissi 300Castello-Diego punti BonusGF
CHIANCIANO
foto PLANINSCHEK
Il Master Club è uno speciale circuito Tricolore che raggrupperà tutti gli appassionati amici delle Granfondo aderenti.
CHI SOTTOSCRIVE UN ABBONAMENTO ENTRO IL 2013 Due classifiche assolute: AVRA’ 12 EURO SCONTO SULLA QUOTA PREVISTA • la prima su base annuale che premia i primiDI cinque di ogni categoria al termine della challenge • la seconda su base triennale che premia i soci che nel triennio 2013-2015 hanno collezionato il maggior numero di presenze nelle manifestazioni in calendario.
INFO: www.circuitomasterclub.it
Il Master Club è uno speciale circuito Tricolore che raggrupperà tutti gli appassionati amici delle Granfondo aderenti.
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IL CORRIDORE DELUDE? PARTE LA LETTERA DI RICHIAMO a cura della REDAZIONE
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NON SEMPRE GLI SPONSOR SONO DISPOSTI AD ACCETTARE I FLOP DEGLI ATLETI PIÙ PRESTIGIOSI. IN ESCLUSIVA PER I LETTORI DI INBICI UNA LETTERA INVIATA QUALCHE ANNO FA DA UN TEAM MANAGER AD UNO DEI PIÙ NOTI CICLISTI ITALIANI
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In un rapporto fra squadra e corridore, a volte capita che le aspettative, da una parte o dall’altra, siano tradite. Ma quando a spezzare le illusioni è un atleta di prima fascia, quello con l’ingaggio da calciatore e sul quale si era puntato (quasi) tutto, allora – per principio o per vil denaro – non sempre il team è disposto a sorvolare. E allora scatta, perentoria, la temutissima “lettera di richiamo”. Si tratta di un avviso formale, nel quale il team manager contesta al tesserato una o più inadempienze. Come accade nel mondo del lavoro, se le lettere di richiamo si ripetono possono diventare il presupposto per un “licenziamento per giusta causa” anche se, quasi sempre, il provvedimento si tramuta poi in un contenzioso giuridico. Per capire di cosa stiamo parlando, pubblichiamo in esclusiva mondiale una lettera di richiamo che un prestigioso team Pro Tour ha inviato qualche anno fa ad un importante corridore italiano. Non faremo nomi, ma il tono e i contenuti ci aiutano a capire che, quando il ciclista non va, non sempre il “datore di lavoro” è disposto ad aspettare.
dei tuoi diritti di immagine per il 1° trimestre 20…
«1° Avviso formale: per il suo atteggiamento irrispettoso trattenuta del pagamento
Dopo la sua disastrosa performance alla XXX, la società le ha inviato una lettera ufficiale con la quale la informavamo la nostra intenzione di trattenerle il pagamento del diritto d’immagine a causa dell’insufficiente promozione di immagine della squadra e degli sponsor.
?
Gentile Signor XXX dall’inizio della nuova stagione, ma anche prima, ci troviamo – nostro malgrado – di fronte ad alcune difficoltà a causa del suo comportamento irrispettoso, che evidenzia una palese mancanza di motivazioni ed uno scarso coinvolgimento nelle dinamiche di squadra. La nostra società e il nostro sponsor si stanno prodigando in tutti i modi per soddisfare tutti i suoi capricci, ma in cambio – ad oggi – non abbiamo ricevuto nulla, se non critiche pretestuose ed un’intollerabile mancanza di rispetto. Dopo le sue critiche alla bici, con l’obiettivo di assecondare le sue esigenze, XXX – in accordo con la nostra società – ha investito nuove risorse per costruire ex novo un telaio personalizzato. Una dimostrazione di grande sensibilità, malgrado il contratto in essere non prevedesse certi “extra”. Tutto questo ha richiesto tempo, energie ed anche denaro.
Da quel giorno non abbiamo visto miglioramenti, anzi la situazione è peggiorata. Durante un colloquio con il nostro direttore generale, lei ha detto che “XXX è una squadretta”. Lei capisce che non possiamo accettare questo tipo di comportamento. La nostra squadra ha sempre fatto tutto il possibile per supportarla al 100% e lei non può permettersi d’imputare i suoi evidenti insuccessi agonistici alla squadra o alla struttura. Oltre a questo, da un paio di settimane, leggiamo su alcune rivi-
ste che lei avrebbe già firmato un contratto con un’altra squadra. Siamo convinti che questa informazione, per altro mai smentita, non possa esser scaturita dal nulla, anzi abbiamo fondate ragione di ritenere che questa notizia sia stata comunicata ai media da lei stesso o magari da un manager di XXX. E questo non è accettabile. Vorremmo ricordarle che lei è attualmente sotto contratto con XXX e che non ha il diritto di fare alcun tipo di promozione ad ogni altra squadra o sponsor. Questa pubblicità attorno a lei e a XXX, offre inevitabilmente un’immagine negativa della nostra squadra, alla quale invece dovrebbe dedicarsi, con la massima dedizione, fino al XXX. Diffondere certe informazioni prima del periodo costituisce, inoltre, una violazione formale dei regolamenti (art. 2.15.120b). In aggiunta, non le farà piacere sapere che la nostra società è stata multata dai nostri sponsor a causa della sua mancanza di promozione dei loro marchi e della loro immagine. E lei capisce che neppure questo è accettabile. Con questa lettera, le formalizziamo un primo avvertimento, chiedendole di cambiare completamente i suoi comportamenti. Ci aspettiamo che anche lei, al pari di tutti i dipendenti di questa struttura, cominci a dare un’immagine positiva del nostro team e degli sponsor, e che la smetta di fare pubblicità indiretta ad altre squadre o marchi. Per concludere, quando lei dimostrerà finalmente un vero interesse e un miglioramento del suo comportamento, la società le pagherà il diritto d’immagine, temporaneamente trattenuto, del 1° trimestre. Se il suo comportamento rimarrà negativo, irrispettoso e inaccettabile, la società non le pagherà più quell’importo. Resto comunque speranzoso che si possa continuare a collaborare in modo positivo e la ringrazio per la sua comprensione. Cordiali saluti XXX»
FESTIVAL DELLE CRONOMETRO TIRRENIA (PI) 16 FEBBRAIO 2014
Cronosquadre a 8 valida per le seguenti classifiche: 3.a Coppa del Mondo 3.a Cronosquadre del Tirreno - Memorial “Rossella RICCETTI” 3.a Coppa Litorale Pisano riservata per squadre con bici normali 3.a Coppa PARKPRE riservata alle formazioni miste (uomini e donne) Granducato Crono Cup 1.o Trofeo Granducato Crono Cup
riservato alle società abbonate al 16° Giro del Granducato di Toscana
Crono Vintage “LA TIRRENICA” Prova di regolarità riservata alle squadre con bici ed equipaggiamento d’epoca
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SICUREZZA IN GARA
a cura di GIANLUCA BARBIERI
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CACCIA AI FURBETTI
13 min
gianlucabarbieri.inbici@gmail.com
SOSTITUIRE CHIP O PETTORALI DURANTE O PRIMA DELLA GARA PUÒ COSTAR CARO. IN BALLO, OLTRE ALL’ETICA SPORTIVA, C’È LA SICUREZZA. ECCO PERCHÉ CERTI ESPEDIENTI POSSONO DIVENTARE MATERIA PENALE
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Una pratica utilizzata per migliorare il proprio risultato, specie nelle classifiche di circuito: dalla semplice sostituzione del chip a quella del numero, fino all’avvicendamento della persona stessa. Questi i “malcostumi” più frequenti, che tuttavia potrebbero rivelarsi fatali. Ebbene sì, in questo numero di “Sicurezza in Gara”, siamo andati a sviscerare un tema di cui tutti parlano, ma che nessuno (o pochi) ha mai avuto il coraggio di esaminare fino in fondo: quello dei “furbetti in gara”, ovvero lo scambio del chip o del numero di gara. Comportamenti che, sul fronte della sicurezza, mettono a rischio molte figure che ruotano attorno alla gara stessa: gli atleti, gli organizzatori, gli operatori sanitari ecc., mettendoli in difficoltà nell’intervento, nonché nel post gara in caso di incidenti gravi o decessi. Premesso che lo scambio o il trasporto di un chip di un compagno di gara, magari assente, o addirittura lo scambio del numero di gara (vedi sistemi con chip sul numero), va contro ogni etica sportiva, gli aspetti più gravi da analizzare sono essenzialmente due: il primo è quello sanitario ed organizzativo, il secondo è quello giuridico. Si provi a pensare cosa potrebbe accadere nel caso in cui un atleta venisse coinvolto in un incidente e perdesse coscienza: l’apparato sanitario e l’organizzazione tutta, non avendo l’incidentato in tasca documenti d’identità, potrà riconoscere questo atleta solo dal numero di gara: bene, ma se vi fosse bisogno di una trasfusione? O se il quadro clinico richiedesse un’immediata somministrazione di farmaci? In questi casi – secondo i protocolli medici – verrebbe tirata fuori la cartella sanitaria dell’atleta; e se questo fosse allergico a certi farmaci? Altra ipotesi: provate a pensare ad un decesso di un atleta e che questo venga riconosciuto dal numero di gara. L’organizzazione è tenuta ad informare i famigliari, tutti i media partirebbero con la notizia e poi, guarda caso, si scoprirebbe che l’atleta non è quello abbinato al numero… foto PUBBLIFOTO
Altro esempio: il chip spesso, specie nelle granfondo di montagna, serve all’organizzatore per capire se l’atleta è transitato in un certo punto, per capire poi, in caso vi fossero segnalazioni di “scomparsa” della persona, da dove iniziare le ricerche. E mettiamo che un atleta porti anche un chip di un amico in tasca e questo se ne stia tranquillamente a casa: dai controlli potrebbe risultare che, oltre a quell’atleta, manca all’appello anche l’amico, quello che se ne sta a casa… Questi sono solo alcuni esempi che si possono ipotizzare, ma ce ne sono una miriade. Oltre all’aspetto sanitario ed organizzativo, passiamo all’aspetto giuridico, grazie al supporto del Dottor Giorgio Roman del Team Estebike Zordan, appassionato di MTB e di diritto sportivo. «Importante è il valore del documento amministrativo, da cui parte l’analisi ed a cui viene associato il numero: se già si presenta alle iscrizioni con un documento falso, o comunque presentando quello di altri, si rientra nelle varie ipotesi di falso prescritte e punite dal codice penale. La mera sostituzione del numero avviene presentando lo stesso documento ed associando quest’ultimo al codice interno del sistema di registrazione o rilevazione cronometrica, ad un altro numero, circostanza che parrebbe una mera assegnazione, senza alcuna pretesa di sconfinare nei documenti personali di identificazione ufficiali dello Stato, ma che così non è. Viene infatti gestita dal punto di vista disciplinare, cioè dal punto di vista delle sanzioni dell’Ente (in generale, facciamo riferimento al CONI) e a causa di questa viene infatti resa illegittima, ‘falsata radicalmente’ la gara. Questo senza però escludere altre ipotesi penali, nel caso in cui si produca un danno – ad esempio economico – per effetto di una condotta volutamente decettiva (o ‘truffaldina’, senza volersi spingere oltre). Su questo punto, che magari desta maggiori preoccupazioni stante il maggior rischio sanzionatorio (il ‘penale’), si deve partire dal concetto di falsificazione materiale o ideologica del numero, con conseguente danno ad altri partecipanti: qui è il punctum pruriens dell’articolo, il nodo cruciale del comportamento riscontrato e denunciato dalla sede sportiva ad altri ambiti (Procura della Repubblica). Ci si potrebbe spingere infatti sino all’analisi del reato di sostituzione di persona (art. 494 c.p.: risponde di tale reato chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, induce taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria all’altrui persona, attribuendo a sé o ad altri un falso nome, un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici, sempre che il fatto non costituisca un altro delitto contro la fede pubblica). Dall’associazione dei concetti di documenti, falsità e reati passiamo all’aspetto più ‘sportivo’ della vicenda in esame, ossia di come l’Ordinamento inquadra questi eventuali illeciti. La gravità penale potrebbe ricorrere allorché si consideri che il numero venga associato al documento di riconoscimento, a sua volta presentato personalmente dall’atleta all’iscrizione dell’evento, dichiarando contestualmente le proprie generalità. Queste risultano così associate
ad un criterio identificativo ‘interno’ all’organizzazione, rilevante come detto in primis dal punto di vista amministrativo quindi disciplinare, ma con eventuali profili delittuosi. Questo articolo non deve enucleare e specificare il concetto di frode sportiva, non essendo espressamente tipizzato l’artifizio o il raggiro sportivo in esame, in ambito penale. Essa però ricorre, ahi noi, molto spesso: sono sufficienti una serie di condotte, atti od omissioni, elusive di norme, atte ad alterare il corso della competizione o assicurare un vantaggio indebito. Più ampiamente, rileviamo come il tesseramento mira all’identificazione istantanea o comunque contenuta nel ristretto arco temporale della gara, dell’atleta concorrente; con riflessi però anche nei più ampi eventi collegati (es. circuiti con più gare, che risulterebbero conseguentemente viziati in termini di punteggio complessivo). La sostituzione del numero è una evidente violazione di regole basate sulla lealtà e correttezza reciproca. Nel caso della sostituzione dei numeri, posto che l’atleta mira ad una sostituzione soggettiva, si ravviserebbe facilmente il vulnus tanto al corretto svolgimento della competizione, quanto a interessi e/o beni di natura patrimoniale. Spieghiamo meglio anche con un esempio: Tizio scambia il proprio numero con Caio, atleta ben più preparato, che ottiene un piazzamento migliore a fine gara, con indubbio vantaggio di colui che risulta essere transitato con il numero relativo – secondo le iscrizioni – a Tizio. Sempronio, concorrente della categoria di Tizio, nota che lo stesso gli è sempre stato dietro nel percorso, ma che il suo numero risulta in posizione migliore di quella da lui occupata. Denuncia il tutto, e si accerta che non vi sono difetti nel sistema di cronometraggio; attuato per tutte le gare del circuito, il ‘giochetto’ ha pesantemente condizionato gli esiti sportivi dell’evento. Certo è che il danno ‘esistenziale’ e/o ‘curricolare’ patito da chi veda ridotti ingiustamente il proprio palmares o le proprie partecipazioni a gare agonistiche, a causa di illegittime qualificazioni di soggetti estranei o sostituiti, va tenuto in debito conto: esso potrebbe tipicamente rappresentare un danno da truffa (in via generale, prevista e punita dall’art. 640 del codice penale). Insomma, va tenuto conto del danno che si va ad arrecare agli altri concorrenti (nonché il danno d’immagine eventualmente patito dagli organizzatori) con comportamenti mistificatori e falsi, penalmente rilevanti (oltre alla truffa, ricordiamo che vi potrebbero essere eventi patologici e drammatici, come sinistri occorsi a Tizio in gara, che verrebbe – sulla sola base del numero – identificato come Caio dagli operatori sanitari!) ma azionabili pure in sede risarcitoria civile.
Un accenno a questo ultimo ampio aspetto: anzitutto si dovrebbe distinguere l’ambito amatoriale da quello professionistico per quanto riguarda la responsabilità civile che dovesse in qualsiasi modo verificarsi. Nel primo, la responsabilità civile è solamente extracontrattuale; nel secondo, potrebbe configurarsi anche la responsabilità contrattuale nei confronti della società professionistica, se non anche quella risarcitoria (cioè nel caso di danni) verso gli altri atleti, verso gli spettatori intervenuti (paganti, di regola, negli eventi professionistici) se non addirittura verso gli organizzatori di manifestazioni sportive ed i gestori di impianti sportivi (gli stessi che, insomma, risponderebbero dei danni causati AGLI atleti, di regola negli eventi dannosi). L’oggetto di questo articolo è importante quindi ai fini sportivi in generale, ma con alcune peculiarità. Queste derivano e prendono forma essenzialmente dai casi concreti cui ci si trova (purtroppo) ad assistere, o che potenzialmente potrebbero accadere: ricordiamo come simili casi potrebbero rilevare ai fini assicurativi (qui si potrebbero svelarsi pesanti retroscena in termini penali, nel caso di comportamenti falsificatori). Inoltre, la stessa consegna di un documento personale è associata – nella preliminare fase del rilascio – all’attestazione, vigente dal 2014, relativa al doping, ed ai certificati medici che obbligatoriamente ricorrono. Rimanendo nell’ambito del (grave) illecito sportivo, demandando – come detto – agli organi giurisdizionali competenti ogni forma di repressione di tali pratiche, ci troviamo a cavallo tra il sistema penale e quello amministrativo/disciplinare. C’è infatti un sottile limite tra truffa e frode sportiva: la FCI ne dà alcuni criteri interpretativi, anche mediante uno specifico articolo nel Regolamento di Giustizia
e Disciplina (art. 2, co.1, recante disposizioni su Illecito sportivo) ove si stabilisce che rispondono di illecito sportivo le società e i loro dirigenti, i soci e i tesserati in genere i quali compiano o consentano che altri a loro nome e nel loro interesse. compiano con qualsiasi mezzo atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara, ovvero ad assicurare a chicchessia un vantaggio agonistico, nonché l’uso di sostanze e metodi vietati dalle Norme Sportive Antidoping. Di tale concetto vi è analoga traccia anche nel Codice di Giustizia sportiva adottato dalla FIGC per il calcio (art. 7). La prevalente tutela penale incontra comunque dei limiti giuridici (clausola arbitrale, ad esempio) e temporali-organizzativi; accade spesso che ci si limiti, infatti, ai provvedimenti disciplinari irrogati dall’Ente (riconosciuto dal CONI, o in ambito federale). Qui emerge il ruolo dei Giudici disciplinari: essi hanno facoltà di trattenere tessere al fine di farle esaminare in sede di reclamo, per i conseguenti provvedimenti sanzionatori. Altre irregolarità eventualmente ravvisate saranno fatte valere dal CONI, in sede di esposto, per ulteriori opportuni accertamenti. Di essi, nella giurisprudenza – ossia nel costante vaglio dei Giudici ordinari od amministrativi – vi è poca traccia, e comunque si tratta di analisi che esula dal ristretto ambito sportivo qui considerato. Anche nelle norme federali non ci sono casi specifici, ragion per cui si è resa necessaria questa analisi (approfondita, ma limitata ad alcuni aspetti). Infatti, nelle Norme Attuative 2014 della FCI, Testo approvato dal Consiglio Federale FCI nella riunione del 6.12.2013, all’art. 3.2.08 ritroviamo la seguente norma: “Numeri di Gara: Nelle Gran Fondo Amatoriali è obbligatorio l’uso dei numeri dorsali, da applicarsi sul dorso secondo le indicazioni del Giudice di Partenza; essi vanno indicati nelle classifiche individuali ed inoltre consentono il riconoscimento in caso di situazioni di emergenza o disciplinari. I numeri da applicare sul casco e/o sulla bicicletta devono considerarsi aggiuntivi e non sostitutivi dei numeri dorsali, che sono obbligatori per motivi tecnici e di sicurezza. La dimensione dei numeri dorsali è indicata nel Regolamento Tecnico. È ammessa la pubblicità sui numeri, senza penalizzare la loro dimensione.” Nulla più. Si capisce così come i principi sportivi siano improntati anzitutto ed essenzialmente ai canoni di correttezza, diligenza e lealtà, ma rivestano un ruolo fondamentale i ‘motivi tecnici e di sicurezza’ che accompagnano il buon organizzatore diligente nel suo operato, e – possiamo sbilanciarci - di cui la Federazione o l’Ente, richiedono l’osservanza anche in capo a coloro che siano i destinatari degli sforzi profusi dagli stessi comitati organizzatori, quindi in capo agli atleti ed alle relative associazioni/società. Per questo il sistema sanzionatorio dà spazio ad un provvedimento disciplinare, associato eventualmente (nei casi più gravi) ad esposti alle Autorità per i predetti profili penali.» Speriamo che quanto scritto serva prima di tutto agli atleti, come insegnamento di vita e di etica sportiva, ma anche a chi – fin’ora – è stato danneggiato da certi comportamenti. E ricordiamo che queste abitudini, assieme al doping, sono espressione della massima “bassezza sportiva” di un atleta.
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2ª ELBA BIKE TOUR a cura della REDAZIONE
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SULLE ORME DI NAPOLEONE DAL 6 AL 12 APRILE TORNA IL GIRO CICLOTURISTICO DELL’ISOLA DEL TIRRENO. FRA SENTIERI NATURALI E SCORCI IMPAREGGIABILI, IL MOMENTO CLOU SARÀ IL PASSAGGIO DAVANTI ALL’ELEGANTE VILLA DELL’IMPERATORE IN ESILIO
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Sale l’attesa per l’Elba Bike Tour, giro cicloturistico in sette tappe che si svolge – dal 6 al 12 aprile -–nello splendido scenario dell’Isola d’Elba. Alla consolle A tirare i fili dell’organizzazione, l’associazione sportiva Folgore Bike dell’infaticabile Paolo Aghini che, dopo una prima edizione entusiasmante (malgrado le avverse condizioni meteo), torna a riproporre una delle manifestazioni più suggestive del panorama cicloturistico nazionale. Si comincia, come da tradizione, con una cronometro individuale che stabilirà subito la prima classifica provvisoria; a seguire cinque tappe in linea con all’interno una salita cronometrata, per un totale di 498 chilometri. Quest’anno, gli organizzatori hanno inserito anche una settima tappa, di 126,41 chilometri, che percorrerà, tra golfi e insenature, il perimetro dell’intera Isola a ritmo cicloturistico. La partecipazione è facoltativa e non avrà influenza sulla classifica generale. “Rassegna unica” «Abbiamo voluto proporre una manifestazione unica nel suo genere – spiega Paolo Aghini – che si distingue, nel calendario nazionale, per originalità della formula e per un paesaggio impareggiabile. L’Elba Bike Tour è in continua crescita e raccoglie, ogni anno, maggiori consensi, proprio in virtù di una proposta che permette agli atleti di vivere una settimana insieme, condividendo momenti di passione e di agoni-
smo nella cornice, davvero unica, dell’isola d’Elba». Pedalando nel mito di Bonaparte E in questo lembo di terra che del Mar Tirreno, quando si parla di storia, subito si pensa a Napoleone Bonaparte, del quale ancora oggi è conservata l’elegante villa, che ovviamente sarà inclusa nei tracciati dell’Elba Tour. Pur essendo una villa di dimensioni ridotte Napoleone volle che non avesse niente da invidiare in fatto di comodità e raffinatezza alla vita parigina. La struttura ha una semplice pianta quadrata, con il primo piano destinato alla vita sociale e quello al terreno con i servizi, come il bagno neoclassico detto di Paolina, con una raffigurazione della Verità affrescata. Al primo piano l’Imperatore fece realizzare una biblioteca, dove si dice che passasse molto tempo. Le due stanze più importanti sono quella del nodo d’amore dedicata alla sua unione con Maria Luisa d’Asburgo-Lorena e la sala egizia, decorata con geroglifici e piramidi, un grande zodiaco sul soffitto e altre scene che rappresentano i momenti salienti delle imprese di Napoleone; al centro di quest’ultima stanza si trova ancora una vasca ottagonale. Dopo i Cento giorni la villa rimase in stato d’abbandono per molti anni, fino a quando il principe russo Anatolio Demidoff, del casato dei Demidoff, figlio dell’ambasciatore russo a Firenze, si sposò con la nipote di Napoleone, Matilde Bonaparte ed entrò in possesso della villa.
Demidoff si profuse nell’arricchimento della villa, creando nel 1851 la cosiddetta Galleria Demidoff, un edificio in stile neoclassico di solo un piano, progettato dall’architetto Niccolò Matas (l’autore della facciata della basilica di Santa Croce a Firenze). All’ingresso si trova la statua della Galatea di Antonio Canova, che pare si fosse ispirato per la scultura alle fattezze di Paolina Bonaparte. La villa appartenne poi alla famiglia dei Pullè, ed una parte fu acquistata dal conte Bernardo Barbiellini Amidei. All’esterno fu creato un viale di gelsi e aiuole geometriche all’italiana, secondo il dominate stile eclettico. Il parco retrostante alla villa venne arricchito con piante esotiche e voliere per uccelli pregiati. Nel 1880 la dinastia dei Demidoff si estinse almeno nel ramo “toscano” e le loro collezioni vennero sfortunatamente disperse. La galleria napoleonica divenne un museo e in seguito uno spazio espositivo per varie mostre di lungo periodo. Le iscrizioni Le iscrizioni si effettuano sul sito ufficiale dell’evento (http://www.elbabiketour. com/), dove è riportato anche il regolamento del tour ed un elenco aggiornato di strutture alberghiere che propongono pacchetti all-inclusive a tariffe convenzionate. Da segnalare la partnership con la Gran Fondo Bettini: durante l’iscrizione all’Elba Bika Tour, infatti, sarà possibile iscriversi anche alla Gran Fondo del Granducato di Toscana al prezzo scontato di 20 euro.
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Mario Cipollini, Luca Menesini vicesindaco di Capannori (Lu) e Michele Bartoli al via dell’edizione 2013
4ª GRANFONDO CIPOLLINI a cura della REDAZIONE
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GIOCHIAMOCELA ALLO SPRINT IL 1° GIUGNO A LUCCA TORNA LA KERMESSE DEDICATA A RE LEONE. TRACCIATI RINNOVATI, INIZIATIVE PER I BAMBINI E GLI AMICI DI SUPERMARIO ALLINEATI SUL TRAGUARDO
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Nuovi percorsi ma stessa filosofia: un tracciato veloce, con una sola vera montagna, in omaggio all’ispiratore di questa granfondo: Mario Cipollini, per molti il più grande sprinter italiano di tutti i tempi. L’appuntamento è per il prossimo 1° giugno in terra di Lucca, la location naturale di questa quarta edizione della granfondo intitolata a “Re Leone”. La città di Lucca, infatti, considerata una delle maggiori mete turistiche nonché una delle principali città d’arte italiane, è ben nota anche all’estero per la cinta muraria che contorna il centro storico, caratteristica distintiva che la rende unica al mondo, conservando intatte le sue mura del XVI secolo, lunghe 4450 m circa. L’evento, una grande festa popolare del ciclismo amatoriale, nasce con l’obiettivo di rendere omaggio al più grande velocista toscano di tutti i tempi (il tracciato transiterà anche davanti all’abitazione in
cui viveva da bambino), vincitore in carriera di un Campionato del mondo, una Milano-Sanremo, tre Gand-Wevelgem, quarantadue tappe al Giro d’Italia, dodici al Tour de France e tre alla Vuelta a España. «L’evento – spiega Mario Cipollini – sta diventando ormai una piacevole tradizione. Per un ex ciclista, tornare sui pedali a misurarsi con se stesso è sempre bello, il fatto poi di farlo sulle strade di casa e pedalando in mezzo a tanti amici, diventa davvero fantastico. Le prime tre edizioni sono state una grande festa di sport, sono sicuro che anche quest’anno ci divertiremo». Due i tracciati, rinnovati rispetto all’edizione 2013: quello lungo da 143,1 km e quello medio di 113,8 km. Il ciak dell’evento è, in realtà, programmato per sabato 31 maggio con l’apertura ufficiale dell’area Planimetrie ed altimetrie del percorso medio (a sinistra) e del percorso lungo (destra) Expò. Nella stessa giornata, in collaborazione con il Comando locale della Polizia Municipale e la direzione didattica di Lucca, verrà organizzata una minilezione sulla sicurezza stradale dedicata ai bambini delle scuole elementari della città. Il programma della granfondo è ancora working in progress, ma sul fronte delle aspettative, gli organizzatori – dopo tre anni – si aspettano nel 2014 il salto di qualità che, tradotto, significa, mille partenti allineati sulla nuova linea partenza collocata in piazza Aldo Moro, nel comune di Capannori. Guest star della rassegna, ovviamente, “Re Leone” Cipollini che, da tradizione, porterà a Lucca anche diversi ex professionisti, come l’amico di sempre MIchele Bartoli.
Un giorno da leoni 01/06/2014 a 4
Granfondo Mario Cipollini www.granfondomariocipollini.it powered by
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17ª GREEN FONDO BETTINI a cura di NEWSPOWER
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ALLE ORIGINI DELLA PASSIONE TRA LE COLLINE DELLA PROVINCIA DI PISA FERVONO I PREPARATIVI PER LA 17ª EDIZIONE DELLA STORICA “LA GEOTERMIA”. ALLA CONSOLLE IL VELO ETRURIA POMARANCE, UN CONCENTRATO DI PROFESSIONALITÀ E AMORE PER IL CICLISMO
Gli atleti affrontano le prime salite foto PLAYFULL NIKON
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Nell’antica Ripomarrancia, oggi Pomarance, tra le colline della provincia di Pisa, gli uomini del Velo Etruria Pomarance si preparano a dare “luce verde” ad una nuova edizione della Green Fondo Paolo Bettini – La Geotermia. L’appuntamento sarà dunque per il prossimo 13 aprile in Piazza Costituzione, presso lo Spazio Savioli a Pomarance dove alle 10.00 scatterà la 17a edizione di sempre. Quella del Velo Etruria Pomarance, organizzatore della manifestazione, è una storia fatta di passione, nata nei primi anni Novanta dapprima sulle ruote grasse e poi approdata anche a quelle fine, in risposta ad un sempre più crescente interesse per il pianeta delle granfondo su strada. Il primo abbozzo della gara che ritroveremo ad aprile prese il via nel 1998 sotto il nome di “Granfondo della geotermia e delle balze”. Ma a dare un nuovo vigore alla manifestazione ci pensò l’importante sinergia sorta nel 2003 con il club di Paolo Bettini “La California”. Dal primo nome si passò così a quello di “Granfondo Paolo Bettini, la Geotermia”. Il due volte campione del mondo su strada e campione olimpico ad Atene 2004 ha poi prestato il proprio volto alla gara e anche nelle ultime edizioni non ha mancato l’appuntamento in provincia di Pisa,
schierandosi al via insieme a centinaia di ciclofondisti agguerriti. Accanto allo sport, però, la Green Fondo Paolo Bettini ha sempre dato grande importanza alle bellezze storiche, artistiche e naturalistiche del proprio territorio, oltre ad una forte impronta “green” testimoniata sin dal nome scelto. Venendo al fronte tecnico, due saranno i percorsi proposti, a cominciare dal granfondo con i suoi 128 km e più di 2000 metri di dislivello. La seconda variante si articolerà invece in un mediofondo di 87 km e 1384 m/dsl. A questi due tracciati agonistici, come tradizione, si accompagnerà una terza versione riservata ai cicloturisti che potranno pedalare in tutta tranquillità per
un totale di 72 km, affrontando un dislivello piuttosto soft di appena 800 metri. Cartina alla mano, i continui saliscendi che riserveranno i percorsi richiederanno gambe allenate e una buona resistenza, ma non si dovranno sottovalutare nemmeno le discese che in diversi tratti si presentano con un alto profilo tecnico. Da Pomarance si partirà in discesa, quindi si farà spazio ad un po’ di saliscendi fino a quando la strada si inclinerà verso Montecerboli. Si farà così ingresso nella cosiddetta Valle del Diavolo, ispiratrice – pare – del Sommo Poeta Dante per il suo Inferno. Sfiorata la frazione di Larderello si proseguirà per Castelnuovo Val di Cecina e poi Sasso Pisano. A quel punto ci si dirigerà verso la Val di
51 Cornia incontrando la salita della “Leccia” selezionare tra le gare Green Fondo Paolo che condurrà a Serrazzano, dal quale ci si Bettini – La Geotermia. La quota di partelancerà in una veloce discesa su Canneto. cipazione è fissata a 30,00 euro fino alle Un lungo tratto pianeggiante di circa 10 12.00 del 10 aprile e salirà poi a 40,00 km permetterà di spingere sull’accelera- euro fino alle 12.00 del 12 aprile, quando tore prima di variare il ritmo nuovamente i botteghini chiuderanno ufficialmente. Chi verso Ponteginori in rapido avvicinamento preferisse prendersela con calma e gua Pomarance. Nel tratto finale si dovrà af- starsi il piacere dei paesaggi toscani pofrontare l’impegnativo strappo della “salita trà iscriversi alla variante cicloturistica al del Cerreto” prima di involarsi sul traguar- prezzo fisso di 15,00 euro. La granfondo do. Qui le fatiche potranno dirsi concluse sarà infine terza tappa del Giro del Gransolamente per i mediofondisti, mentre sul ducato di Toscana. “lungo” rimarranno ancora una quarantina di chilometri da affrontare passando Info: www.veloetruriapomarance.it per San DalmaIl campione Paolo Bettini alla partenza della granfondo zio, Montecastelli fino a raggiungere il punto più alto di gara salendo a Castelnuovo Val di Cecina. Da lì si rimonterà a ritroso sul percorso iniziale che toccherà Larderello, Montecerboli e, finalmente, Pomarance con il traguardo finale. Per iscriversi basta andare all’indirizzo www.mysdam.it e
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Il folto gruppo di ciclisti dopo i primi km di gara
GARANZIA PER IL CONSUMATORE LA TRASPARENZA È UN REQUISITO FONDAMENTALE E, PER QUESTO, SEMPRE GARANTITO DA INKOSPOR. E UN ESEMPIO PUÒ AIUTARVI A COMPRENDERE IL SENSO PROFONDO DI QUESTO CONCETTO. PRENDIAMO DUE RISTORANTI CON PREZZI SIMILI: IL PRIMO ESPONE IL MENÙ DEL GIORNO, MA LA CUCINA NON È VISIVAMENTE ACCESSIBILE PER I COMMENSALI; IL SECONDO, INVECE, OLTRE AD ESPORRE IL MENÙ, HA UNA CUCINA “A VISTA”, DOVE SI PUÒ NOTARE L’ORDINE E L’IGIENE DEGLI AMBIENTI, LA FRESCHEZZA DELLE MATERIE PRIME UTILIZZATE E LA CURA DEI CUOCHI NELLA PREPARAZIONE DEI PIATTI. EBBENE, TRA I DUE RISTORANTI, QUALE SCEGLIERESTE? LA RISPOSTA È SCONTATA, PERCHÉ IL SECONDO RISTORANTE OFFRE GARANZIE MAGGIORI SULLA GENUINITÀ DEL CIBO PREPARATO.
GARANTIRE TRASPARENZA AL CONSUMATORE SIGNIFICA DIVULGARE UN MESSAGGIO PROMOZIONALE VERITIERO. LA PUBBLICITÀ SENZA TRASPARENZA, AL CONTRARIO, È DEL TUTTO INUTILE, PERCHÉ NON GARANTISCE NIENTE, SE NON UN PREZZO PIÙ ALTO PER IL CONSUMATORE FINALE. INKOSPOR, IN OSSEQUIO AD UNA PRECISA FILOSOFIA AZIENDALE, GARANTISCE SEMPRE LA TRASPARENZA SU TUTTA LA FILIERA PRODUTTIVA DEI SUOI INTEGRATORI E PER QUESTO, DA ANNI, HA ISTITUITO L’INIZIATIVA “PORTE APERTE ALLA INKO” CHE CONSENTE A CHIUNQUE DI VISITARE I SUOI LABORATORI ED I SUOI STABILIMENTI PRODUTTIVI. UN’INIZIATIVA DI CUI ANDIAMO FIERI E CHE, PER IL CONSUMATORE, SIGNIFICA GARANZIA, CHIAREZZA, AFFIDABILITÀ E COMPETENZA.
Benedetto Catinella
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LA NOVITÀ
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a cura della REDAZIONE
NEL REGNO DEI MALATESTA PER CELEBRARE IL RICONOSCIMENTO DI “CITTÀ EUROPEA DELLO SPORT”, IL 15 GIUGNO DEBUTTA NEL MONDO DELLE GRANFONDO LA 1ª CICLOTURISTICA “CITTÀ DI CESENA”. E TRA GLI SCORCI DOVE SI ALLENAVA PANTANI, C’È ANCHE UN PERCORSO RISERVATO AI GOURMET
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La città di Cesena, da sempre sensibile al fascino della bicicletta, non poteva non avere una sua granfondo. E così, con l’entusiasmo di chi vuol recuperare il tempo perduto, il prossimo 15 giugno, nel cuore del regno dei Malatesta, partirà la 1ª Granfondo Cicloturistica “Città di Cesena”. Al grido di “La Romagna tutta da gustare”, la rassegna che spigola tra sport e gastronomia, propone cinque percorsi spettacolari, uno dei quali (Il Giro del Buongustaio) interamente riservato ai gourmet con prelibatezze culinarie, musica, colore e allegria, in perfetta sintonia con la proverbiale ospitalità di questa terra. Modesto il costo d’iscrizione: 5 euro fino al 31 maggio, due euro in più nelle ultime due settimane (dal 1° gennaio). La rassegna – che si svolge sotto l’egida di ACSI, CSI, CONI e ovviamente con il patrocinio dell’amministrazione comunale – rende omaggio a “Cesena, città europea dello sport”, un prestigioso riconoscimento che nel 2014 verrà celebrato, nella città romagnola, con un ricco campionario d’iniziative sportive: «Cesena, sul piano ciclistico, vanta solide tradizioni – spiega Gastone Ercolani, della Ars e Robur – ma questa granfondo, al di là dell’aspetto sportivo, vuole riunire La Rocca Malatestiana di Cesena
tutte le eccellenze di questa terra, dalla bellezza dei suoi paesaggi alla ricchezza dell’offerta gastronomica. Sarà una grande vetrina per la città, in un periodo, metà giugno, in cui tutta la Romagna offre il meglio di sé». Alla consolle organizzativa lo storico sodalizio Ars et Robur (dal latino “Arte e Forza”, la più antica società sportiva della città) e l’emergente USD San Marco, due sodalizi che, mettendo insieme capacità ed esperienze, hanno disegnato un tracciato che racchiude gli scorci più suggestivi e tecnicamente interessanti della provincia cesenate. Il percorso, infatti, toccherà la Rocca delle Caminate, il Passo del Carnaio, il Monte delle Forche, Pieve di Rivoschio, Monteleone e la leggendaria erta di Montevecchio, dove si allenava il grande Marco Pantani (non a caso, sulla guglia della salita, svetta il
cippo dedicato al Pirata). La base logistica sarà l’Ippodromo del Savio, uno degli anelli più interessanti del mondo ippico nazionale (sede anche del mondanissimo Campionato Europeo). La grande festa della Granfondo di Cesena partirà però il giorno prima (14 giugno) con iniziative dedicate ai bambini (gimkana), una visita gratuita alle scuderie dell’ippodromo) e sedute di spinning. E per chi ha qualche giorno in più e predilige la formula della “settimana lunga”, da non perdersi, il 12 giugno, la “Notte Magica in MTB” con, all’arrivo, birra e salsiccia per tutti. La prima Granfondo “Città di Cesena” fa parte anche della combinata “In Bici per Unire” grazie al “gemellaggio” con la 42ª Granfondo dei Cooperatori “Terre di Lambrusco”, in programma il giugno ad Albinea. Una vista del Ponte Vecchio
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2ª GRANFONDO D’AMALFI a cura della REDAZIONE
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PEDALANDO CON “GIBO” È IL GRANDE GILBERTO SIMONI IL TESTIMONIAL DELLA GIOVANE RASSEGNA PARTENOPEA: «ANDARE IN BICICLETTA IN UNO DEI LUOGHI PIÙ BELLI DEL MONDO È UN’EMOZIONE FANTASTICA. VENITE CON ME… E VI PROMETTO CHE NON SCATTO»
La Costiera Amalfitana
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Proseguono i preparativi per la 2ª edizione della Granfondo d’Amalfi, che si svolgerà domenica 23 marzo tra i tornanti coreografici della costa più suggestiva del Belpaese. Sotto l’egida della ASD Movicoast Sport & Turismo del presidente Nicola Anastasio, sta prendendo forma una manifestazione che, benché giovanissima, promette di diventare un punto di riferimento nel mondo del granfondismo. «L’anno scorso – spiega Anastasio – con un programma legato a doppio filo con gli eventi culturali, si era fatto comprendere a tutti come la Granfondo Costa d’Amalfi volesse essere in primis un’occasione per scoprire quei territori che l’UNESCO ha decretato universalmente come Patrimonio dell’Umanità (la costiera amalfitana è sito UNESCO) in un periodo dell’anno poco congestionato, dove si può godere a pieno della bellezza e dell’unicità di quei luoghi. Anche quest’anno questo felice matrimonio è stato rinsaldato con due iniziative di particolare spessore: la nostra granfondo sarà infatti uno degli eventi del progetto ‘Playing on our heartstrings’ (‘Far suonare le corde del cuore’), un grande contenitore che, per 5 mesi, dal 24 ottobre 2013 al 31 maggio 2014, propone, oltre al nostro evento sportivo, concerti, visite guidate in monumenti e luoghi insoliti, workshop dimostrativi sulle tecniche costruttive ed artigianali locali, degustazioni di prodotti tipici, convegni, tutti eventi che saranno gratuitamente a disposizione dei visitatori anche nel periodo della granfondo. Inoltre, il tracciato della Granfondo Costa d’Amalfi, con percorsi
Gilberto Simoni
leggermente ridotti e meno ardui rispetto alla prima edizione, quest’anno toccherà ambedue i parchi regionali della Provincia di Salerno, il Parco dei Monti Lattari e il Parco dei Picentini, e quindi i ciclisti vedranno nel loro tragitto un’altalena di paesaggi formidabili». Allineato sul filo dello start ci sarà anche un nome di rilievo: Gilberto Simoni, ormai diventato ad honorem il testimonial di questa rassegna. Gilberto Simoni, perché ha scelto la Granfondo d’Amalfi? «Perché pedalare su quelle strade, percorrendo scorci mozzafiato, è un’emozione che, in vent’anni di ciclismo, non avevo mai provato». Possibile? Proprio lei che, da professionista, ha partecipato a circa duemila gare… «Vero, ho girato l’Italia in lungo e in largo, in alcune città ci ho corso anche più volte, ma vuole sapere una cosa? Al di là del traguardo, non mi ricordo niente. Perché quando sei in gara, con il cuore a 180 battiti, la testa sul manubrio e la paura di sbagliare strada, pensi a tutto fuorché al panorama che ti circonda». Ecco perché oggi partecipa a tante granfondo? «Certo, io penso che il ciclismo, da strada o in mountain bike, resti lo sport più bello del mondo, perché lo puoi praticare anche a 70 anni. Ad Amalfi ci vado per la gara, ma ci porto volentieri anche la mia famiglia per-
ché, anche quando scendi dalla bicicletta, lo spettacolo continua». In che senso? «Nel senso che siamo in una delle coste più belle del mondo, presa d’assedio, in ogni stagione dell’anno, da migliaia di turisti provenienti dall’Italia e dall’estero. Con o senza bicicletta, Amalfi offre emozioni uniche. Se poi si può anche pedalare, be’ per uno come me è davvero il massimo…». Dunque ciclismo & turismo… «È un binomio che, a quanto vedo, sta riscuotendo sempre maggiori consensi. Del resto, cosa c’è di meglio di visitare una località turistica in bicicletta?». Ma davvero, sui pedali, non affiora mai il “Gibo” battagliero di qualche anno fa? «Assolutamente no. Ad Amalfi mi godo tutti gli scorci del tracciato, mi fermo a fare foto, a volte pedalo a passo d’uomo. Voglia di scattare? Zero». Che cosa ricorda della prima edizione? «Una splendida giornata di sport condivisa con tanti amanti della bicicletta». E cosa si aspetta dalla prossima? «Tanta gente, la solita impeccabile organizzazione e un bel sole caldo che, in questo angolo di Belpaese, non tradisce mai».
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GRAN FONDO DELLA VERNACCIA pressoffice@newspower.it
a cura di NEWSPOWER
PEDALANDO TRA I MUSEI L’11 MAGGIO APPUNTAMENTO A SAN GIMIGNANO PER LA 18ª EDIZIONE DI UNA DELLE CORSE PIÙ AFFASCINANTI DEL CALENDARIO UNESCO. ISCRIZIONI A 30 EURO FINO ALL’8 MAGGIO E PERCORSI CHE SUBIRANNO QUALCHE RESTYLING
Il gruppo ancora compatto
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Dal 1997 San Gimignano (SI) è sede di una tra le più affascinanti granfondo ciclistiche d’Italia, la Gran Fondo della Vernaccia, una gara in grado di racchiudere sotto lo stesso tetto un connubio a dir poco vincente tra agonismo, turismo e ambiente. L’appuntamento sulle strade a cavallo tra le province di Siena e Firenze è dunque per il prossimo 11 maggio. In attesa che l’inverno trascorra, in casa del Gruppo Ciclistico Amatori San Gimignano, organizzatore della manifestazione, si oliano gli ingranaggi a puntino per tornare in sella al più presto. Tra le fila di questo team, all’opera dal ’94, nacque l’idea vincente del Giro del Granducato di Toscana, il circuito ciclofondistico che nel 2013 ha festeggiato le 15 edizioni e che anche quest’anno coinvolgerà 5 tappe tutte incorniciate tra alcuni degli angoli più suggestivi di quelle terre. Attimi prima della partenza della granfondo foto PLAYFULL NIKON
La gara sarà lunga da pedalare, soprattutto sul più impegnativo dei tracciati con i suoi 160 km che lo rendono il più lungo del tour toscano sulle ruote fine. Si partirà sotto le torri di San Gimignano, nel cuore del centro storico, e subito bisognerà pazientare nel breve tratto a velocità controllata che poi darà il via alla vera competizione. Un po’ di discesa e falsopiano nei primi chilometri serviranno a far girare le gambe, prima che la strada inizi ad inclinarsi. Si salirà infatti a Vico d’Elsa e quindi a Sant’Appiano scendendo poi fino a Cipressino, per forzare nuovamente sui pedali verso Monsanto, con pendenze che arrivano al 20%. Si infileranno a quel punto alcuni “denti” che alterneranno salite a discese senza dar mai troppa tregua alle gambe, in direzione di Castellina in Chianti, da cui si proseguirà in veloce discesa verso Siena, visibile in lontananza.
Si attraverseranno Castellina Scalo, Monteriggioni, Abbadia Isola e Mensanello, per poi affrontare la terza salita di gara, stretta e piuttosto impegnativa puntando nuovamente su Colle Val d’Elsa. Tra continui saliscendi si raggiungerà l’abitato di Borgatello dal quale si possono scorgere le torri di San Gimignano, continuando a pedalare per Ulignano e poi Certaldo. All’altezza di Santa Maria si incontrerà uno strappo in cui la strada si impennerà con punte del 23% e non stupisce apprendere che, giunti in cima, si può… vedere la Madonna. Raggiunto un nuovo ristoro per rifocillarsi, si procederà con una serie di tornanti fino al bivio dei percorsi che riporterà il mediofondo sulla finish line per fermare il contachilometri a 115 km, mentre il “lungo” affronterà una variante ancora in fase di studio. Come da tradizione per le gare inserite nel Giro del Granducato di Toscana, anche la Gran Fondo della Vernaccia proporrà una
Piazza della Cisterna, una delle piazze di San Gimignano
variante cicloturistica che si snoderà per un totale di 72 km. Non mancherà poi l’apprezzato “Slow Bike”, per concedersi una visita a ritmo di pedale nelle aziende agricole locali tra prodotti tipici da degustare e vini doc da sorseggiare. Nella passata edizione Pawel Polianski del team Gfdd Altopack e Ilaria Rinaldi per il team Cavallino-Specialized erano stati i più veloci sul più lungo dei percorsi, mentre Massimiliano Grazia (Green Devils Team) e Ilaria Lombardo (Pol Cral Vigili del Fuoco Genova Punto Sport) avevano messo al sicuro il trionfo nel mediofondo.
La granfondo per antonomasia del Giro del Granducato di Toscana sarà anche la tappa finale del challenge ed assegnerà inoltre la Coppa Martiri di Montemaggio. Il trofeo, a cui la Gran Fondo della Vernaccia aderisce dal 2000, è nato per mantenere viva la memoria di uno degli eccidi più efferati della provincia di Siena. La Coppa vanta una lunga tradizione, con ben 41 edizioni all’attivo, ed è promossa dalla sezione ANPI di San Gimignano con i patrocini della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Ma non si finirà qui perché la gara sarà Una vista panoramica di San Gimignano
inserita anche nell’UNESCO Cycling Tour 2014, un affascinante circuito sulle ruote fine tra alcuni dei più interessanti angoli dello Stivale. Le iscrizioni alla Gran Fondo della Vernaccia sono aperte fino all’8 maggio al costo di 30 euro. Il 9 e 10 maggio si salirà invece a 40 euro e sarà questa l’ultima chance per strappare un posto in griglia di partenza. 3, 2,1 si gira!
Info: www.granfondodellavernaccia.it
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GRANFONDO SAN BENEDETTO DEL TRONTO FRW a cura della REDAZIONE
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DUE GRANFONDO AL PREZZO DI UNA NASCE SULLA RIVIERA DELLE PALME LA “COMBINATA DELL’ADRIATICA”: CHI SI ISCRIVERÀ ENTRO IL 15 MARZO 2014, PAGANDO SOLO 35 EURO, POTRÀ PARTECIPARE ANCHE ALLA GRANFONDO DI RICCIONE
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Procede a pieno regime, sulla Riviera delle Palme, la macchina organizzativa della Granfondo San Benedetto del Tronto, da quest’anno “griffata” Freewheeling. La grande novità di questa 5ª edizione è la nascita della “Combinata dell’Adriatico”, ovvero una partnership siglata con la 16ª Fondo “Città di Riccione”, in programma il prossimo 30 marzo e valida come 2ª prova del circuito Romagna Challenge. La formula riserva un grande vantaggio per i partecipanti: chi si iscriverà entro il 15 marzo 2014, infatti, pagando solo 35 euro, potrà partecipare ad entrambe le granfondo. «Per la nostra manifestazione – spiega l’organizzatrice Sonia Roscioli – si tratta di un altro significativo ‘salto di qualità’ dopo la firma dell’accordo con la FRW di Claudio Brusi. La combinata vuole unire, sotto un’unica insegna, due eccellenze del ciclismo amatoriale, ma soprattutto, in un periodo difficile sul piano economico, vuole venire incontro alle esigenze dei ciclisti amatoriali che, al prezzo di una sola granfondo, avranno l’opportunità di partecipare a due rassegne. Per noi è uno sforzo organizzativo molto importante, ma abbiamo preferito, ancora una volta, anteporre gli interessi dei nostri iscritti alle stringenti ragioni del budget, convinti che i nostri fedelissimi cicloamatori apprezzeranno particolarmente il binomio con una città così ‘alla moda’ come Riccione». Con un bouquet di grandi novità, dunque, domenica 4 maggio il circuito
“Marche Marathon 2014” farà tappa sulla costa picena per la 5ª Granfondo San Benedetto del Tronto che – sotto l’egida dell’ACSI – sarà organizzata, come tradizione impone, dal Pedale Rossoblu – Picenum, guidato da Sonia Roscioli e Maurizio Iacoboni. Grande novità di questa edizione, come già anticipato, il nuovo mainsponsor della manifestazione, che sarà la Freewheeling di Ravenna, azienda leader nella distribuzione di biciclette. La partnership fra la Granfondo e l’azienda di Claudio Brusi e Liliana Raimondi è stata siglata nei primi giorni del 2014: «Con un marchio prestigioso come FRW – ribadisce Sonia Roscioli – sarà più semplice garantire solidità e prospettive alla nostra granfondo». Sul fronte sponsor, da segnalare l’intesa con la cantina Ciù Ciù, rinomata azienda vitivinicola di Santa Maria in Carro, nei pressi della medioevale Offida, di proprietà della famiglia Bartolomei, che l’ha fondata oltre quarant’anni fa. Tre i tracciati in programma: il granfondo di 140 chilometri e 2300 metri di dislivello, il mediofondo di 86 chilometri e 1100 metri di dislivello e il percorso Gourmet di 53 chilometri e 600 metri di dislivello. Su tutti e tre i percorsi sarà possibile la partenza “alla francese”. Tra le numerose novità dell’edizione 2014, ricordiamo l’omaggio per tutti gli iscritti che prevede un soggiorno gratuito per sabato 3 maggio, purché accompagnati da una persona pagante (amico, compagno di squadra o altro). L’organizzazione ricorda a tutti gli iscritti che, per usufruire della “promozione Hotel”, è indispensabile prenotare la camera, in uno degli alberghi
convenzionati, contestualmente all’iscrizione gara. Al momento dell’arrivo in Hotel si dovrà esibire il coupon che dà diritto alla promozione (il tagliando verrà consegnato in segreteria al momento del ritiro del numero e del pacco gara). L’elenco delle strutture ricettive convenzionate è consultabile sul sito ufficiale della rassegna (www.gfsanbenedettodeltronto.it).
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FOCUS SULLE AZIENDE info@inbici.net
a cura della REDAZIONE
INKOSPOR ALLE ORIGINI DELLA QUALITÀ
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6 min
ABBIAMO ACCOMPAGNATO BENEDETTO CATINELLA NELLA TRADIZIONALE VISITA AI LABORATORI DI RICERCA DELLA “CASA MADRE” NUTRICHEM, NEL CUORE DELLA BAVIERA. E TRA METODOLOGIE FARMACEUTICHE E RIGIDI PROTOCOLLI MEDICALI, ABBIAMO CAPITO PERCHÉ IN GERMANIA SI PRODUCONO GLI INTEGRATORI PIÙ AFFIDABILI DEL PIANETA
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Roth è un grazioso paesino tedesco situato nel land della Baviera, poco distante da Norimberga. Qui, in un moderno stabilimento, ha sede la Nutrichem Diät + Pharma GMBH, azienda farmaceutica teutonica del gruppo B-Braun che esporta i suoi integratori in Italia attraverso la società Inko Italia Srl di Benedetto Catinella. LA STORIA DELL’AZIENDA Specializzata in alimentazione clinica, dietetica e nutrizione sportiva, l’azienda da quasi 40 anni, seguendo una precisa filiera (ricerca, sviluppo e controllo), produce integratori e li distribuisce alle sue filiali internazionali. Benedetto Catinella con alcuni dirigenti dell’azienda Nutrichem
Lo stabilimento della Nutrichem a Roth in Germania
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Il legame decennale con la “casa madre” – uno dei principali marchi tedeschi nel settore dell’alimentazione applicata al benessere e allo sport – costituisce, per Inko Italia Srl, la principale credenziale di qualità dei suoi prodotti. Un connubio che si è fatto ancora più saldo dal 2012, quando il prestigioso colosso B-Braun ha rilevato il pacchetto azionario di maggioranza dalla giapponese SSP Co. Ltd di Tokio, che lo deteneva dal 2001.
LA VISITA NEGLI STABILIMENTI Quando si entra negli stabilimenti di Roth subito ti pervade un senso di “grandeur”. L’ingresso, con le colonne e il pavimento in marmo lucido, sembra la hall di un “cinque stelle”. Ad accogliere la delegazione italiana, capeggiata da Benedetto Catinella, il direttore marketing Matthias Gerike con il suo staff al gran completo: Kerstin Stendel, Frauke Meyer, Dominik Blagovic e Martina Meyer.
Esauriti i convenevoli, la giornata parte con una visita guidata nei laboratori di Roth dove, seguendo i più rigorosi protocolli medicali, vengono assemblati, sviluppati e testati gli integratori Inkospor. La filiera è quella tipica di un’azienda farmaceutica, dove ogni passaggio si svolge secondo precisi criteri sanitari. Ogni fase, nei laboratori, è clinicamente monitorata per evitare errori e contaminazioni. L’obiettivo, in ogni step, è sempre lo stesso: offrire al consumatore finale tutte le garanzie mediche e nutrizionali a tutela della sua salute. Dopo un rigoroso check-up delle sostanze basiche, gli integratori vengono assemblati nei moderni stabilimenti della Nutrichem, situati in una verde foresta bavarese a ridosso di un pittoresco porto fluviale. Qui viene applicato il manuale di qualità “GMP” (Good Manufacturing Practice) ed un sistema di gestione di qualità totale basato sulla certificazione Europea DIN EN ISO 9001:2008. LEADER NELLA RICERCA Accanto agli ordinari processi produttivi, si trovano i laboratori di ricerca dove, 365 giorni l’anno, tecnici specializzati lavorano in equipe per la progettazione dei nuovi prodotti.
Nei laboratori abbiamo avuto il pregio di assaporare una nuova bevanda energetica distribuita dal mese di maggio in Italia da Inkospor
Una fase di produzione
Questo reparto, il più dinamico della Nutrichem, dà il senso di un’azienda costantemente proiettata verso il futuro che, malgrado la consolidata posizione di preminenza sul mercato continentale della nutrizione sportiva, continua ad investire risorse nello sviluppo “working in progress” dei suoi prodotti. CREDENZIALI TEDESCHE «Ogni volta che visito gli stabilimenti della nostra ‘casa madre’ tedesca – spiega Benedetto Catinella, esclusivista in Italia per i prodotti Inkospor – mi convinco sempre più della impareggiabile qualità dei nostri integratori. Avere alle spalle un’azienda di questo livello, che in Germania è da anni un marchio leader nel settore della nutrizione sportiva, è la migliore garanzia per l’utente finale». «La storia della Nutrichem, poi inglobata dalla B-Braun, assicura standard di qualità che nessuno, in questo settore, è in grado di garantire. La maggior parte delle aziende – prosegue – assoldano testimonial famosi e puntano tutto sulle campagne pubblicitarie, ma se la promozione si riduce ad uno spot non veritiero, la pubblicità non serve a nulla, salvo diventare un costo aggiuntivo per l’acquirente. Inkospor, invece, è l’unica azienda che punta con forza sull’educazione del consumatore, parlando di etichette veritiere, di trasparenza, di garanzie, di competenza, di valore biologico e di pubblicità comparativa. Tutti aspetti che mettiamo per iscritto nei nostri cataloghi». «Quello dell’integrazione, del resto, non è un settore sul quale si può scegliere con leggerezza. Ci sono in ballo non solo le nostre performance, ma soprattutto la nostra salute. E in questo senso – conclude Catinella – i prodotti Inkospor, non temono confronti». Il titolare di Inkospor Italia Benedetto Catinella
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MESTIERI IN BICICLETTA a cura della REDAZIONE
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DALL’ARROTINO AL CASTAGNARO, DAL BARBIERE AL LATTAIO, A FABRIANO UNA SINGOLARE MOSTRA DI MEZZI D’EPOCA, QUANDO L’UOMO, PER LAVORARE, SCEGLIEVA LE DUE RUOTE
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C’era una volta il venditore di giocattoli. E il cinematografo ambulante, il robusto portapacchi delle poste, il riparatore del caldano di rame, il vetraio e il venditore di gelati. Con tutte le sue statuine, poi, anche il presepe ambulante. Tutto su due ruote, rigorosamente a trazione umana: la bicicletta. Ai “Mestieri in bicicletta” è dedicata la mostra presso la galleria delle Arti di Fabriano. Le bici esposte sono l’esempio di fantasia e praticità, nelle loro modifiche e adattamenti. Tutto secondo la necessità dell’artigiano. Il percorso espositivo, composto da biciclette originali, è arricchito da foto d’epoca in bianco e nero e ricostruisce l’ambiente sociale e culturale in cui gli artigiani e le loro biciclette si muovevano. “Mestieri in bicicletta” rivela, in tutta la sua drammaticità, lo sforzo e la fatica per risolvere i problemi della quotidianità di un tempo e ricominciare a vivere, con il sudore del proprio lavoro, un’esistenza dignitosa nei periodi difficili del dopoguerra della prima e della seconda guerra mondiale. La mostra è uno spaccato di storia italiana a partire dagli anni venti fino agli anni sessanta ed ha un valore sociale ed educativo per quanti hanno il piacere di visitarla. www.mestieriinbicicletta.it
foto NEWSPOWER CANON
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PROTAGONISTI
a cura di PAOLO MEI Tempo di lettura
ALAN BEGGIN, IL RITORNO
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DOPO UNA PAUSA DI CINQUE ANNI, UNO DEI PIÙ GRANDI TALENTI DELLA VELOCITÀ ITALIANA NEL 2013 HA DECISO CHE ERA GIUNTO IL MOMENTO DI RIENTRARE. E PER LUI È STATO SUBITO TRIONFO
Sin da subito gli addetti ai lavori si accorsero di lei. La grande downhill italiana – quella che nei primi anni ’90 monopolizzava le graduatorie europee e mondiali con i vari Hérin, Zanchi, Caramellino e Migliorini – era in lento declino. Percorsi diversi da quelli odierni, vero? «Sì, i percorsi erano molto diversi, veloci, molto più pedalati e meno tecnici di ora, anche perché con i mezzi dell’epoca più di tanto non ci si poteva permettere. In quegli anni l’Italia era molto forte, c’erano molti più soldi a disposizione e gli allenamenti erano simili al cross country. Oggi sarebbe impossibile affrontare entrambe le discipline con ottimi risultati.» Lei ha avuto il difficile compito di raccogliere l’eredità di Corrado Hérin, unico italiano capace di vincere la Coppa del Mondo di specialità (1997, ndr). Possiamo affermare che fu un passaggio di testimone, che forse ha rappresentato la metamorfosi del downhiller: da atleti “riciclati” da sport estremi o simili alla MTB (Corrado era slittinista, ndr) ad atleti nati e cresciuti sulla MTB? «Possiamo dire di sì, dal 2000 è aumentato il numero di giovani che hanno iniziato a cimentarsi nella downhill. Un gruppo di giovani leve nate e cresciute in sella, magari con altri hobby ma non provenienti da altri sport. Il mondo delle ruote grasse ha richiesto una specializzazione precisa.» Il suo fisico minuto da un lato è stato un vantaggio, per esempio negli spazi stretti, penalizzandola forse nelle sezioni più veloci e fisiche. Ma che tipo di “rider” è Alan Beggin, tecnicamente? «Il mio fisico mi ha sempre dato una mano nei percorsi tecnici, ripidi e magari bagnati. In queste condizioni ho sempre ottenuto buoni risultati, mi piace dove c’è da guidare la bici e scegliere traiettorie. In Coppa del Mondo invece i percorsi sono molto veloci e meno tecnici, lì essere alti e robusti aiuta ed ho sempre sofferto.» Ha avuto o ha attualmente un modello a cui ispirarsi? «Nicolas Vouilloz, per precisione e calcolo, ma anche lo stile meno calcolato della scuola ‘australiano/neozelandese’ mi piace. Molti pensano che per fare downhill basti buttarsi giù e in parte è vero, bisogna avere un pizzico di follia, ma
per tagliare il traguardo, vincere ed avere una carriera e un palmares validi bisogna calcolare bene molte cose!» Quanto conta il mezzo in una gara di DH? «Possiamo dire che oggi il livello tecnico è ottimo e sono molti i mezzi che aiutano il pilota! L’importante è avere buone sospensioni e riuscire a sfruttare al meglio le caratteristiche del mezzo rapportate con le proprie.» Qual è la sua pista preferita e quale quella che proprio non digerisce? Alan Beggin foto ELENA MARTINELLO
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Alan, lei ha esordito nella mountain bike a livello agonistico nel lontano 1999, sembra ieri ma sono passati 15 anni. Chi l’ha messa in bici? «Ho iniziato appena ho avuto l’età necessaria. Prima ho corso su strada nelle categorie giovanili, ma il fascino della MTB è stato irresistibile e mi ha… chiamato! La passione mi è stata tramandata da papà, anche lui gareggiava ed era appassionato.»
La sua carriera le ha regalato infinite gioie, tuttavia nel 2008 qualcosa non andò nel verso giusto: cosa la spinse ad allontanarsi dal circus della discesa? «La downhill mi ha dato davvero gioie infinite però nel 2008 ero un po’ stanco, avevo bisogno di prendermi una pausa, staccare un po’ la spina. Poi è venuto a mancare papà e mentalmente non ero più preparato per presentarmi al cancelletto nelle condizioni giuste.»
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«La pista preferita è Schladming (AUT), tecnica, ripida, veloce dove c’è da guidare, mentre la meno divertente è Camberra (AUS), dove ci sono pochi ostacoli e poco dislivello.»
Da quell’anno, cinque anni senza corse, lontano dai riflettori. Difficile per qualunque atleta, ancor più per chi, come lei, aveva vinto ben otto titoli italiani. Come cambiò la sua vita? «Il primo anno è passato bene, senza il minimo rimpianto. Poi ho iniziato a lavorare per Formula Brakes, a seguire le gare di world cup e vedere i propri amici correre, mi chiedevano di andar con loro, insomma è stata dura. L’adrenalina mi chiamava e, alla, fine ho ceduto.» Il 2013 ha segnato l’inizio della sua “seconda vita”. Quali le motivazioni di questo suo rientro? «La necessità di adrenalina, le innumerevoli richieste di tornare alle corse da parte dei miei tifosi, amici e Federica, che sin da quando l’ho conosciuta ha sempre espresso il suo desiderio di rivedermi in sella! La bici dà sensazioni speciali!» Oltretutto, il rientro ufficiale, non è passato inosservato ed i risultati sono stati strepitosi. Ci racconta la gara del rientro? «Sinceramente non mi sembrava fossero passati 5 anni… La prima gara del circuito Gravitalia a Sestola è stata qualcosa d’indescrivibile! Ero tranquillo, rilassato, non dovevo dimostrare niente a nessuno: una buona bici, un gran team ed ero circondato da belle persone, ero troppo contento di gareggiare di nuovo! Sognavo di tornare e vincere, sapevo che sarebbe stata dura ma ce l’ho fatta! È stata una delle soddisfazioni più belle della mia carriera agonistica.»
8° a Pila in World Cup nel 2005, 6° all’europeo 2005, 20° nella Classifica finale di Coppa del Mondo nel 2007. Quale risultato le è rimasto più nel cuore e perché? «Il mio primo campionato italiano assoluto nel 2001 perché ha dato inizio ad un periodo fantastico.» C’è una sua foto che circola sui media e quindi su internet che la ritrae con il dito verso il cielo dopo una vittoria a Pila. Conoscendo la sua storia, sappiamo che quella vittoria aveva un significato per una persona speciale, che ha segnato la sua vita… «Quella gara era il mio ultimo obiettivo, sapevo che dopo sarebbe finito tutto! Avevo una ‘run’ per riassumere la mia carriera e ringraziare papà, mancato due mesi prima, per tutto quello che aveva fatto per me! Senza di lui non ce l’avrei mai fatta.» Quale risultato vogliamo ricordare per l’anno appena passato? «Sestola, per il ritorno vincente e l’essere tornato a gareggiare divertendomi.» Obiettivo per il 2014? «Continuare a divertirmi in bici, vincere la maglia tricolore e vestire l’azzurro ai mondiali di Hafjel.»
foto CARLO MARCHISIO
Alan Beggin in azione
Alan Beggin esulta dopo una vittoria
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LA STORIA DEL CICLISMO APPESA AL MURO TRA I COLLEZIONISTI VANNO A RUBA I POSTER UFFICIALI DEI GRANDI EVENTI SPORTIVI. UN CAMPIONARIO DI STILI E COLORI CHE SEMBRANO UN MANUALE DI STORIA DELL’ARTE
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È come entrare in una galleria del MoMA o del Pompidou: c’è l’affresco in stile classico e quello astrattista, il quadro che ricorda Caravaggio e quello alla Andy Warhol, il poster cubista e il pannello dadaista, la tela naif e quella minimalista, il dipinto d’avanguardia e l’acquerello rococò. Insomma, un piccolo Bignami della storia dell’arte che riunisce stili diversi sotto un comune denominatore: il ciclismo. Parliamo dei poster celebrativi dei grandi eventi consacrati alla bicicletta: dai Campionati del Mondo alle Olimpiadi, dal Tour de France alla Vuelta di Spagna. Un bouquet di manifesti con l’immagine identificativa della kermesse, feticci ricercatissimi dai collezionisti di mezzo mondo.
L’emporio della ciclo-locandina è, come sempre, la rete, in primis il portale d’aste online eBay dove si trovano autentiche chicche della storia del ciclismo. Come il poster del Giro di Tarragona del 1948 o quello del campionato del mondo di ciclo-podismo di Ginevra del 1952. Reliquie rarissime, come le civette delle riunioni al Velodromo Vigorelli o locandine più recenti, come quella del Tour de France del 2007 in partenza da Londra o della rassegna iridata di Verona dell’anno successivo. Disegni e stili diversi, ma tutti mantecati da una patina affascinante. Perché, in fondo, dietro a quei manifesti, c’è la storia del ciclismo moderno, con i suoi campioni e le loro leggendarie vittorie.
foto NEWSPOWER CANON
LEMOND REVOLUTION
COME PEDALARE SU STRADA a cura di ROBERTO ZANETTI prova di ROBERTO ZANETTI testo e foto di MONICA CUEL
La solida base metallica su tre piedini sulla quale si appoggia il Lemond Revolution completo di braccio portante, cassetta pignoni e la grande ventola che attiva la resistenza della pedalata
dalata. In altre parole: più si pedala veloce, maggiore è la resistenza prodotta, più si fa fatica. Anche la cinghia cui è collegata la ventola contribuisce a creare un minimo di resistenza al movimento. L’albero su cui sono montati i rapporti è compatibile con i componenti Shimano/Sram e Campagnolo a 9, 10, 11 velocità. Il trainer è vincolato a una base metallica tubolare dotata di tre piedini (regolabili in altezza) che consentono di trovare il perfetto equilibrio su qualsiasi tipo di pavimentazione. Utilizzato dal Garmin Pro Tour Team, il Lemond Revolution è ottimo per un allenamento professionale indoor e per ogni fase di riscaldamento pre gara (come nelle prove a cronometro). I SUOI VANTAGGI: Non essendoci la ruota posteriore, la resistenza non deriva da qualcosa di meccanico o magnetico, ma avviene mediante una ventola che funziona con l’aria, senza frizioni di alcun tipo. La possibilità di utilizzare bici diverse (MTB, corsa e crono) è uno dei vantaggi di questo bike trainer. Un altro forse ancora maggiore, soprattutto se uno ci pedala sopra parecchi chilometri, è che non c’è l’usura della ruota posteriore e nemmeno il consumo del copertoncino o
Lemond Revolution è un bike trainer progettato dall’ex campione americano Greg Lemond (vincitore di tre Tour de France e di due campionati del mondo) per recuperare e tornare competitivo dopo lo sfortunato incidente di caccia che lo costrinse a una lunghissima e dolorosa riabilitazione. L’obiettivo era quello di riuscire ad allenarsi in ambiente “protetto”, senza pericoli, ma riuscendo a pedalare replicando le stesse sensazioni ottenibili con il ciclismo outdoor. Così è nato questo rivoluzionario ciclotrainer, piccolo e poco ingombrante, ma estremamente funzionale. IL SUO FUNZIONAMENTO: A differenza di tutti gli altri bike trainer il Lemond Revolution non utilizza la ruota posteriore, ma la bicicletta viene fissata saldamente allo stesso tramite uno sgancio rapido identico a quelli normalmente usati per fissare le ruote. La resistenza si basa sull’uso di una ventola di ghisa ed è direttamente proporzionale alla velocità della pe-
Il bike trainer Lemond Revolution visto dalla prospettiva posteriore
Defaticamento in agilità
del tubolare. Altri importanti vantaggi sono: • minore stress procurato al telaio della bicicletta; • migliore efficienza di pedalata ovvero maggiore sensazione di guida su strada; • lavoro muscolare pressoché identico all’allenamento su strada; • nessuna usura delle parti meccaniche del simulatore. LA PROVA: Sin dalle prime pedalate, facendo un rapido confronto con gli altri indoor trainer provati, ho apprezzato la “pienezza” del movimento, cioè non ho avvertito “vuoti di potenza”, quelle interruzioni (fastidiosissime) che spesso si avvertono con i rulli magnetici. Ritengo che
Fase di riscaldamento seduto in sella
Sessione di ripetute spingendo in piedi sui pedali
questo sia un bel vantaggio soprattutto per chi si allena e pedala a buon livello. Anche la stabilità è buona grazie ai tre punti di appoggio: ho mantenuto equilibrio ed efficacia nella pedalata nelle fasi di potenza (anche fuori sella), e non ho avvertito vibrazioni di alcun tipo anche ad alti livelli di cadenza. La compatibilità con il cambio è ottima: ho montato una cassetta Shimano Dura Ace 10 velocità e non ho dovuto effettuare alcun tipo di regolazione. Solo due piccoli difetti: il primo è che, non potendo regolare una resistenza prestabilita, non è possibile pedalare a cadenze molto basse (30-40 rpm), cioè non è possibile fare sfr (salita-forza-resistenza), perché a una diminuzione della velocità corrisponde anche una diminuzione della resistenza prodotta dalla ventola e quindi dello sforzo; il secondo è che è abbastanza rumoroso, soprattutto quando aumenta la cadenza della pedalata e di conseguenza il livello di intensità dello sforzo. CARATTERISTICHE TECNICHE DEL PRODOTTO: • Modello: Lemond fitness revolution bike trainer • Lunghezza: 48 cm • Larghezza: 46 cm • Resistenza: ventola/ruota libera • Trasmissione: cinghia dentata • Bloccaggio ruota: quick release • Telaio: alluminio tubolare • Display: Power pilot • Compatibilità: Shimano/Sram, Campagnolo, 9, 10, 11 velocità • Peso: 16 kg • Prezzo: € 580,00 (solo Lemond bike trainer) al pubblico iva inclusa • WATTBOX: € 199,00 al pubblico iva inclusa IL PRODUTTORE Lemond DISTRIBUTORE PER L’ITALIA: Beltrami TSA - Via Euripide, 7 - 42124 Reggio Emilia Tel: +39 0522 307803 • Fax: +39 0522 703106 E-mail: info@beltramitsa.it • Web site: www.beltramitsa.it
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5ª GRAN FONDO DEL CAPITANO a cura della REDAZIONE
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CICLOTURISMO, LA NUOVA SORGENTE L’8 GIUGNO A BAGNO DI ROMAGNA TORNA UNO DEGLI APPUNTAMENTI PIÙ ATTESI ED IMPEGNATIVI DEL CIRCUITO ROMAGNA CHALLENGE. MASSIMO BARDI: «QUESTA MANIFESTAZIONE HA MARGINI DI CRESCITA ENORMI. BASTA CREDERCI…»
Bagno di Romagna Piazza Ricasoli e Santa Maria Assunta
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Torna il prossimo 8 giugno, negli affreschi naturalistici della Valle del Savio e del Parco delle Foreste Casentinesi, la Gran Fondo ACSI del Capitano (penultima tappa del circuito Romagna Challenge) che celebra quest’anno la sua quinta edizione. Quella di Bagno di Romagna è una delle granfondo più attese dai cicloamatori, che nel regno del turismo termale, si cimenteranno su un itinerario di grande suggestione che – attraversando le località di Santa Sofia e Badia Prataglia – comprende il Passo dei Mandrioli, il Passo della Calla e il Passo del Carnaio. Un tracciato tecnicamente impegnativo, più volte scelto dai ciclisti professionisti per le loro sedute di allenamento. Due, come sempre, le proposte: un percorso lungo di 133 chilometri (3421 metri di dislivello) e uno più corto che, tuttavia, rispetto all’ultima edizione, dovrebbe essere allungato e dunque avvicinarsi ai 100 chilometri (1938 di dislivello). Alla consolle organizzativa Massimo Bardi, fondatore de “La Strada del Benessere” e anima ostinata di una rassegna sportiva che, dopo quattro edizioni, punta al definitivo decollo: «Al di là dei contenuti tecnici della granfondo – spiega Bardi – anche quest’anno abbiamo deciso di puntare sull’accoglienza e sulla volontà di far conoscere le bellezze di questa località che, oltre al format termale, dovrebbe cominciare ad investire anche su altri filoni turistici. E secondo noi, il ciclismo è quello che, sulla carta, offre le prospettive più interessanti». Non tutti però, a Bagno di Romagna, sembrano rendersene conto… «Ogni anno, non lo nascondo, organizzare questa manifestazione è una sfida impegnativa. Il territorio dovrebbe rispondere in maniera corale ed entusiastica e, invece, dopo quattro anni, malgrado l’appoggio dell’amministrazione comunale, non siamo ancora riusciti a mettere in rete tutte le eccellenze della località. E pensare che, con Cesenatico a pochi chilometri, le enormi potenzialità del cicloturismo dovrebbero essere note a tutti».
Bagno di Romagna Palazzo del Capitano
Dunque, secondo voi, anche a Bagno di Romagna, la Gran Fondo dovrebbe garantire importanti riscontri sul piano delle presenze turistiche… «La fidelizzazione dei clienti è sempre un processo graduale, ma lavoriamo per questo. Non a caso, a tutti gli iscritti verrà regalato un soggiorno di una notte con prima colazione, che potrà essere sfruttato dall’8 giugno al 31 dicembre 2014. È una promozione che vuole veicolare un messaggio ben preciso, ossia la voglia di promuovere un territorio che, per i ciclisti, offre scenari ed opportunità uniche. Certo i cicloturisti esigono servizi e strutture all’altezza e, in questo senso, chi prima lo capirà, più ne trarrà vantaggi e benefici». Nelle edizioni precedenti avete contabi-
lizzato, grosso modo, un migliaio di presenze. Un risultato importante, ma che non vi accontenta… «Certo che no, perché noi siamo convinti che questa manifestazione abbia margini di crescita enormi. Pedalando sulle nostre strade si ha, sovente, la sensazione di immergersi in una cartolina. Il numero d’iscritti è sempre aumentato negli anni, ma il binomio fra sport ed ospitalità può darci ancora grandi soddisfazioni. L’importante è crederci. Tutti». Con l’obiettivo di trasformare la Gran Fondo in una manifestazione spalmata in più giornate… «Questo è il sogno, l’approdo scontato del nostro progetto. Sarebbe bello confezionare, attorno alla gara, un calendario eventi all’altezza che riunisca, in pochi giorni, tutte le peculiarità di questo territorio: dalle terme alla gastronomia, dagli gnomi al segmento escursionistico». www.granfondodelcapitano.com
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Cicloturisti verso il Passo dei Mandrioli
Una delle strutture alberghiere di Bagno di Romagna
76 a cura di RICKY MEZZERA
“ONE TV SO MANY EMOTIONS”
CH.112 DTT
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“POP CYCLING” IN TV IL CICLISMO PER TUTTI
Ci saranno i “Fantastici 6”, un cast di collaboratori ben nutrito per poter essere sempre presenti nei momenti topici della stagione. Ve li voglio presentare perché ritengo che siano ottimi collaboratori e sono già membri affiatati di un gruppo che sta muovendo da poco i primi passi. EVA GINI, la bella, giovane e intraprendente giornalista, intervisterà tutti i personaggi che gravitano attorno al mondo del ciclismo pur non essendo atleti protagonisti; quindi i medici, nutrizionisti, fisioterapisti, psicologi ed infine i nostri sponsor. ALDO MICCO, in pratica vive su due ruote, pedala tutti i giorni ed è sempre presente nelle granfondo che contano, non dimentichiamoci che è anche un triathleta.
ALDO ZANARDI, ama le ruote grasse, si diverte solo se la sua MTB viaggia su strade impercorribili e dissestate. È facile incontrarlo mentre pedala nei deserti del nord Africa. WIEBE MOEYS, sarà il nostro “crush-tester”, se un prodotto gli resiste, allora resiste a tutto. Testerà per voi telai, ruote e abbigliamento. DAVIDE MANCINI per lui il mondo su due ruote si è fermato al secolo scorso, con lui tutto quello che è “Ciclismo Vintage” è moda e divertimento. Poi ci sono anch’io, RICKY MEZZERA, che coordinerò tutto il lavoro del team, senza rinunciare ad intrufolarmi nelle situazioni più intriganti e avventurose. Tutto questo è POP CYCLING tutti i venerdì sera alle 21 su ONE TV NBC canale 112 Digitale Terrestre visibile su tutto il territorio Lombardo oltre alle province di Novara, Parma e Piacenza. Inoltre, dopo la prima visione, il programma sarà visibile su YouTube.
Lo staff di Pop Cycling foto RICKY MEZZERA
La giovane giornalista Eva Gini foto RICKY MEZZERA
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Da una costola di “Extreme People” nasce “Pop Cycling”, un programma TV nuovo tutto dedicato al ciclismo; un rotocalco settimanale che parlerà di Campioni, Ciclismo amatoriale, MTB, Test e Medicina con i più quotati protagonisti del modo su due ruote.
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MM M ARKETING ARKETING ARKETING
SEI UNO
LA TUA CRONO
78 a cura di LEONARDO OLMI
4A
PARTE
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DALL’ESPERIENZA DI MAX LELLI COME MIGLIORARE Tempo LA PROPRIA PERFORMANCE di NELLA CRONOMETRO lettura min info@maxlelli.com
IL RISCALDAMENTO PRE-GARA UNA VOLTA PRONTI AD AFFRONTARE LA NOSTRA PERFORMANCE CONTRO IL TEMPO, DOVREMO TENER CONTO CHE, A DIFFERENZA DELLE GARE SU STRADA DOVE SI PARTE PUR SEMPRE VELOCI, NELLA CRONO SI PARTE A TUTTA! E QUINDI AVRÀ UN RUOLO FONDAMENTALE IL RISCALDAMENTO
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Il momento del riscaldamento, prima di una prova a cronometro, potrebbe sembrare un qualcosa di facile e banale, invece, come sottolineerà più volte il nostro Max Lelli, è una fase molto delicata che va curata nei minimi dettagli e a cui va dedicato un tempo ben preciso, poiché è quella fase che ci porterà – come ama ripetere il corridore toscano – in “pressione”. La chiave di una buona crono è un buon riscaldamento! Su questo non vi sono dubbi! Certo, la scelta della bici, delle ruote, la biomeccanica e l’allenamento sono fattori importantissimi, ma è bene sapere che un riscaldamento mal eseguito potrebbe compromettere la nostra prestazione. Un riscaldamento insufficiente potrebbe farci partire un po’ “scarichi”, non consentendoci di esprimere tutte le nostre potenzialità. Mentre la condizione opposta, ossia un over riscaldamento, potrebbe farci andare troppo presto in acido lattico con il rischio di ritrovarci con gambe inchiodate e i crampi dopo pochi chilometri. Quindi, attenzione ad affrontare con molta cura e scrupolo questa fase della crono, perché da essa dipenderà gran parte del vostro risultato finale.
PREPARARE UNA CRONO È PIÙ FACILE CHE UNA CORSA SU STRADA Max, ricollegandoci per un attimo alla puntata precedente, so che volevi aggiungere qualcosa in merito alla preparazione, vero? «Sì esatto, l’ultima volta abbiamo parlato di allenamento, ma ci tengo a sottolineare che preparare una crono è comunque più facile che preparare una gara su strada, poiché mentre per la crono, una volta fatte tutte le nostre cose per bene (posizione in bici, stretching, alzare la soglia, dietro moto, ecc.), saremo noi da soli a lottare contro il tempo, nelle corse su strada, per abituarci al ritmo di gara, ossia come diciamo noi in gergo alle famose ‘legnate’, avremo sempre bisogno di gareggiare, poiché soltanto il ritmo e le dinamiche delle corse ci garantiranno quello spunto necessario per essere competitivi. Ecco perché, quando facevo il professionista, ad inizio anno, febbraio e marzo, andavamo in Spagna a correre per trovare il ritmo di gara, che solo la corsa e non l’allenamento ci poteva dare. Scordiamoci di allenarci due mesi per le corse su strada, andare a correre ed essere competitivi. Con la crono invece si può fare.» ALIMENTAZIONE Cosa e quando dobbiamo mangiare prima e durante una crono? «Consiglierei di mangiare del riso in bianco con parmigiano 2 ore prima della gara, e poi di prendere integratori con sali e zuccheri in modo da mantenere sempre alta la glicemia fino al momento della partenza. Più che altro dovremo fare attenzione a non arrivare con la glicemia bassa al momento dello start, in modo da evitare di provare quella sensazione di tremolio prima della partenza, che è un chiaro segno di una glicemia bassa, contro la quale non servirebbero a nulla né i gel né le barrette, poiché ormai sarebbe troppo tardi per reintegrare la carenza di zuccheri.» BERE MOLTO PRIMA E UN GEL SOTTO IL PANTALONCINO «Bere molti sali prima della gara va bene, anche perché, se si tratta di una crono di 20 km, molto probabilmente, non sarà necessario portare dietro con sé né sali in borraccia né gel. Consiglierei, invece, di portare un gel da tenere sotto il pantaloncino e dell’acqua (non i sali, che a parere mio impastano troppo la bocca) se la crono va oltre i 20 km. Ovviamente, a fine gara, dovremo subito reintegrarci con sali minerali, maltodestrine e gel per recuperare. Anche perché il discorso della borraccia, dobbiamo sempre tener conto che potrebbe essere causa di una perdita di concentrazione e di millesimi o addirittura di secondi preziosissimi alla resa dei conti. Una crono di 20 km potremmo quasi considerarla un prologo, in quanto ricordo che, al Tour, ne abbiamo fatte alcune di 15 km, dove la borraccia non la portavamo dietro per niente. Anche se a qualcuno il fatto di averla lo rassicura di più, anche se poi non la usa. Io, invece, consiglio proprio di toglierla, così può essere uno stimolo per arrivare prima a soddisfare la sete.»
foto LEONARDO OLMI
Come consiglia il nostro Max Lelli (qui ritratto) una strada non troppo trafficata è preferibile ai rulli per il nostro riscaldamento
PASTA LA SERA PRIMA? Mangiare pasta e carboidrati la sera prima della gara serve a qualcosa? «Direi di no, non è necessario, in quanto non dovremo affrontare una granfondo di 160 km, e non stiamo facendo una gara a tappe dove ogni giorno bruciamo una grande quantità di carboidrati. Dato che arriveremo alla cronometro dopo una settimana di lavoro, in cui avremo fatto un paio di uscite dedicate a completare le nostre tabelle di allenamento, la sera prima della gara sarà sufficiente un’alimentazione normale. Magari, come sempre, prima di una gara su strada, consiglio di bere molto, sia sali che maltodestrine anche nei due-tre giorni prima della gara.» RISCALDAMENTO Quanto prima dobbiamo iniziare e come dobbiamo farlo? «Il mio consiglio è quello di essere già pronti un’ora e venti minuti prima dell’orario di partenza. Perché ricordiamoci bene che nelle cronometro viene dato un orario di partenza che dovrà essere rigorosamente rispettato. Se si arriva più tardi ci verrà sempre contato come orario di partenza quello programmato. I giudici non tollerano ritardi ed è giusto che sia così! Altrimenti, se ognuno facesse come gli pare, ci sarebbe un gran caos. Per fare un buon riscaldamento consiglierei di fare 15 min sotto la soglia per un paio di volte, con un recupero di 10 min tra le due sedute, evitando assolutamente di andare in acido lattico.» RULLI O STRADA? Dovremo usare i rulli o farlo su strada, dietro macchina o da soli? «Se nei dintorni della zona di partenza c’è una strada che ci consente di fare il riscaldamento, io lo consiglierei rispetto ai rulli. Se invece non ci sono le condizioni ideali, causate da strade poco adatte e troppo trafficate, allora saranno perfetti i rulli. Se lo faremo su strada non avremo bisogno di fare nessun dietro moto o dietro macchina, ormai quel tipo di lavoro lo avremo già fatto in allenamento, adesso invece si tratterà solo di scaldare il motore.» ANDIAMO IN PRESSIONE SENZA ACIDO LATTICO Per scaldare il motore intendi andare in pressione, come dite voi prof. vero? «Sì esatto, lo scopo di scaldare bene il motore, al di là che si tratti di un riscaldamento su rulli o su strada, sarà quello di anfoto TIM DE WAELE
Andare bene in pressione con un buon riscaldamento, vuol dire già essere a metà dell’opera nell’affrontare una crono
dare in “pressione”, in maniera tale da poter essere già caldi per partire forte, anche se non proprio a tutta, come poi vedremo nella condotta di gara. Andare bene in pressione vuol dire fare un buon riscaldamento che, nelle prime fasi di gara, nei primi chilometri e minuti, non ci porti a sviluppare acido lattico. Come tutti sappiamo, purtroppo, l’acido lattico è uno dei nostri nemici principali, in quanto se non ci scalderemo gradualmente con lo scopo, appunto, di andare bene in pressione, rischieremo di anticipare troppo la formazione di acido lattico, che ci porta inevitabilmente all’indurimento delle gambe, con i famosi crampi. Ecco perché la fase del riscaldamento risulterà fondamentale e molto importante ai fini di una crono perfetta, dove la somma di tutti i dettagli, anche i più piccoli, farà la differenza. Tra questi vi è anche il fatto di andare bene in pressione.» CAMBIARE LA MAGLIA PRIMA DEL VIA Prima di partire, sempre meglio cambiare la maglia, almeno l’intimo, giusto? «Sì vero, almeno una decina di minuti prima della partenza consiglio di fare un cambio di maglietta, specialmente dell’intimo (dato che molto probabilmente useremo un body) che sicuramente sarà sudata e bagnata. Ma mi raccomando di non allontanarsi o fare questa operazione troppo distanti dalla zona di partenza poiché, ripeto, i giudici non transigono. Cinque minuti prima del nostro orario di partenza dovremo tassativamente essere nei dintorni della pedana dello start, meglio fare qualche pedalata in meno che rischiare di perdere il proprio turno di partenza, che minimo equivale a diversi secondi di penalità.» Max Lelli Marsiliana (GR) tel. 0564-609920 / cell. 346-1204150 www.maxlelli.com / info@maxlelli.com
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PAGINE GIALLE
a cura della REDAZIONE
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STAVOLTA I FRANCESI NON S’INCAZZANO NELL’AGOSTO DEL 1954 I GIORNALI SPORTIVI (E NON SOLO) CELEBRANO IL TRIONFO AL TOUR DE FRANCE DI “LOUISON” BOBET. DALLO STILE RAFFINATO ALLE VITTORIE, STORIA DI UN GRIMPEUR BRETONE CHE STUPÌ IL MONDO. MA NON L’ITALIA
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Lunedì 2 agosto 1954: i giornali di mezzo mondo celebrano l’impresa di Louis Bobet, vincitore del 41° Tour de France. Lo scalatore transalpino aveva vinto anche l’edizione dell’anno prima e avrebbe trionfato anche in quella successiva, eguagliando in quell’anno il primato di vittorie (tre) fino a quel momento detenuto – dal lontano 1920 – dal belga Philippe Thys. Bobet, il primo corridore della storia a vincere in tre edizioni consecutive del Tour, pose fine, nell’universo della Grand Boucle, al dominio di Fausto Coppi che aveva vinto nel 1952. Eppure, in Italia, Bobet non godeva di grande credito, forse perché – a differenza del suo successore (il grande Jacques Anquetil) – non vinse mai il Giro (lo sfiorò nel 1957 arrivando ad appena 19 secondi da Gastone Nencini). Eppure, in quel 1954, Bobet arrivò in giallo a Parigi con un vantaggio siderale: quasi sedici minuti (15’ 49’’) sull’elvetico Kubler. Per dare il senso di quel dominio, basti foto AP1954
foto JACQUES BOISLEME
81 pensare che il nono classificato, il francese Gilbert Bauvin, arrivò in classifica generale con un distacco di oltre 42 minuti. In un’edizione orfana di ciclisti italiani, Bobet vinse “solo” tre tappe, ma vestì la maglia gialla per ben sedici giorni (gli ultimi tredici consecutivi del Tour). Prima che il Giornale, nella sua edizione del lunedì, ne celebrasse il trionfo parigino, qualche giorno prima – il 28 luglio del 1954 – Tuttosport lo aveva già incoronato dominatore incontrastato della Gran Boucle: «Louison Bobet – si leggeva nel titolo – dominatore sulla vetta dell’Izoard e 1° a Briancon, si conferma l’uomo più forte del Tour» e, nell’editoriale, con i toni enfatici dell’epoca, si parlò di «Una chiara dimostrazione». Bobet, che partecipò – interpretando se stesso – al film “Totò al Giro d’Italia”, morì prematuramente il giorno dopo il suo 58° compleanno (l’Equipe gli rese omaggio con il titolo «Morte di un eroe»). In un’epoca di corridori pittoreschi e analfabeti, la maggior parte incapaci di andare oltre la frase «Ciao mamma, sono arrivato uno», Bobet rappresentava, intellettualmente, l’eccezione. Anche se era figlio di un fornaio e se arrivava dal paesino bretone di Saint-Meen-Le-Grand, c’era proprio qualcosa di speciale in Louis. L’accrescitivo Louison gli venne affibbiato per meriti sportivi, anche se nei giorni della prima grande sconfitta contro Bartali – al Tour del 1948 – Bobet si mise a piangere e i maligni lo soprannominarono “Louisette”. Ma questa commedia durò poco. Perché in carriera Bobet vinse e stra-vinse. Le grandi Classiche: Sanremo, Lombardia, la Roubaix e il Giro delle Fiandre che nessun francese aveva mai conquistato e poi il Mondiale sul Mont Ventoux (il monte calvo). E quanto vinci lì – come dicevano i cronisti di ieri e di oggi – non devi più dimostrare niente a nessuno.
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MANUEL SENNI SI AFFIDA A VELOSYSTEM a cura di MATTEO GOZZOLI
LO SCALATORE DI CESENATICO PREPARA IL SUO ULTIMO ANNO TRA GLI UNDER 23: «VOGLIO DIMOSTRARE DI AVERE LE QUALITÀ PER IL GRAN SALTO»
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Il 2014 per Manuel Senni sarà sicuramente un anno importante. Lo scalatore di Cesenatico classe ’92 è, infatti, alla sua 4ª ed ultima stagione tra gli Under 23. Anche nel 2014 Manuel sarà nello squadrone del Team Colpack che, tra le sue fila, vede anche il fratello minore di Manuel, Michele nato nel 1993. Per iniziare al meglio questa importante stagione Manuel si è affidato ai consigli di Fabrizio Fagioli al centro Velosystem® e per l’occasione ha posato anche per alcune fotografie per il catalogo 2014 dei servizi Velosystem®. Manuel Senni con Il professor Fabrizio Fagioli durante un test al centro Velosystem®
Come hai impostato la preparazione invernale? «Durante l’inverno mi sono allenato sulle strade di casa insieme ad altri Under 23 compresi Luca Pacioni e mio fratello Michele, entramLa grinta di Manuel, qui in azione con la maglia della Colpack bi con me alla Colpack. Devo dire che negli ultimi anni, in particolare nel mese di dicembre, la zona della Romagna ha offerto un clima molto buono per gli allenamenti, non ho perso nemmeno un giorno.» Come valuti la biomeccanica applicata al ciclismo? «Penso sia molto utile. Personalmente utilizzo soprattutto i mesi invernali, un po’ più calmi, per sistemare il mio posizionamento in sella e per curare la posizione delle tacchette. A Cesenatico posso dire di essere fortunato perché posso contare sia sull’esperienza di Sport&Bike sia sulla professionalità di Fabrizio Fagioli. In particolare utilizzo le solette Solvelò di Velosystem®, le trovo eccezionali perché – a differenza di altri modelli provati in passato – si adattano alla perfezione alla forma del piede garantendo così comfort e performance.» Quali saranno i primi impegni stagionali? «Il primo impegno del 2014 sarà il GP Firenze-Empoli, poi a seguire il GP Pro loco Torre a Fucecchio poi sicuramente il GP Palio del Recioto. Saranno tutte corse molto importanti nelle quali voglio fare bene, in particolare al Palio del Recioto. Nella seconda parte della stagione cercherò di essere protagonista anche nelle corse a tappe come il Giro della Val d’Aosta, il Giro delle Pesche Nettarine e poi il Tour de l’Avenir..» E i tuoi obiettivi per il 2014? «L’obiettivo è vincere qualche corsa, mettendomi in luce anche nelle gare in cui dovrò dare una mano ad altri compagni di squadra. Il 2014 per me è l’ultimo anno da Under 23 per cui il mio sogno sarebbe quello di riuscire a dimostrare che posso fare il salto tra i pro, altrimenti poi diventa dura.» Nel 2013 hai visto i mondiali come riserva, quest’anno il percorso del mondiale si addice alle tue caratteristiche? «Di recente ho visto sulla stampa il percorso dei Campionati del Mondo che si terranno in Spagna a Ponferrada. Da quello che ho potuto vedere dovrebbe essere un tracciato duro, forse più duro di quello dei campionati di Firenze 2013. L’anno scorso sono stato riserva, la speranza per il 2014 è riuscire ad entrare tra i titolari.»
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INBICI PER IL MONDO andigio@alice.it
a cura di ANDREA PELO DI GIORGIO
IL 2014 PARTE IN ALTA QUOTA
Tempo di lettura
7 min
TARVISIO – COURMAYEUR, UNA LINEA LUNGA 1200 KM DA PERCORRERE A PIEDI, IN SOLITUDINE, SENZA ASSISTENZA AL SEGUITO. È L’ULTIMA IMPRESA DI ANDREA PELO DI GIORGIO
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è un pensiero leggero, volutamente leggero vola senza entrare in profondità per non creare un terreno fertile affinché paure, difficoltà non mettano radici profonde da divenire una forza contraria alla splendida emozione che già sto vivendo. avanzo seguendo l’impulso, la voglia di dissetarmi. so che ci sono, non li peso. il pericolo, la solitudine, i rischi… un pensiero leggero, mi sfiora, incute timore ma… il rumore sordo dei passi sulla neve il silenzio puro e terso delle montagne la mia solitudine il respiro affannato, le nuvole di fumo che usciranno dalla bocca la fatica il tempo che mi farà ancora una volta capire la lunghezza di un minuto e quanto, in realtà, giorno dopo giorno, ci lasciamo sfug-
gire dalle dita attendendo un week end che, il più delle volte, non lascerà che leggere tracce dissolubili una linea azzurra lungo la quale esplorerò, per l’ennesima volta, i miei confini mentali cercando di aprire altre finestre per poter osservare nuove barriere crollare. piena di sudore, fatica, costanza, sarà fredda, difficile, lunghissima emozioni, sorrisi, immagini… attimi qualcosa di unico mi pervade, fremo la forza del freddo incute timore, un’emozione diversa forte decisa potente sarà una grande sfida sarò “…io”
Inizia così il mio 2014 estremo. “…io” è il nome, due lettere che riassumono tutto quello scrigno di emozioni, sensazioni che questa sfida sta già generando da un paio di mesi a questa parte. Una leggera e sana incoscienza, il punto interrogativo di ogni sfida, l’impossibilità di un’organizzazione precisa dei percorsi, del chilometraggio giornaliero, pronti ad essere sconvolti completamente dalle condizioni del tempo. In casa del “generale inverno”, una situazione non delle mie preferite visto il mio amore per il caldo. L’assenza di confini del paesaggio montano che lascia la possibilità a mente e corpo di spaziare dove vogliono e di respirarne i paesaggi mozzafiato. Salita e discesa per impegnare le gambe in un gioco che mi troverò a “maledire” più di una volta. “…io” è più lunga, la passeggiata più lunga che abbia mai tentato. Ha bussato alla mia mente, con il suo surplus di estremo tanto intrigante, attirandomi e demolendo quella flebile resistenza che mi racconto di avere. Tarvisio-Courmayeur, una linea lunga 1200 km da percorrere a piedi, in solitudine, senza assistenza al seguito.
85 Attraversare uno stato Africano, a piedi e in bicicletta, accompagnato dalla popolazione africana per portare in alto l’attenzione alle problematiche del continente nero. Tornare a viverlo, a respirarlo, reimmergemi in quell’assenza di confini capace di togliere il fiato. Farlo con e per l’Africa… un onore per me. Accompagnato da Scott (atleta ufficiale) ed energizzato da Enervit, al momento dell’uscita di questo numero sarò già immerso in “…io” con una volontà ferrea per far sì che questo 2014 diventi veramente qualcosa di speciale. Partire, crederci… domani arriva sempre… lo so “…io” sostiene i Dottori Volanti di AMREF http://www.amref.it/locator.cfm?SectionID=843
La respiro nel profondo di me stesso sin dai primi giorni della sua ufficialità. Oggi, a meno di un mese, è un rullo compressore dentro di me, è un cuore che batte potente facendosi sentire costantemente, è una serie di punti interrogativi, di paure ed altre mille sensazioni con un unico denominatore comune: il mio sorriso. Ci tengo, la voglio e sono disposto a soffrire pur di regalarmi un altro importante passo su questa strada che ho intrapreso da ormai qualche anno. Il 15 febbraio alle 8.00 a.m. il via ufficiale dalla piazza di Tarvisio seguendo un’unica regola: muoversi lungo quella linea immaginaria che mi porterà verso Courmayeur. Non è importante il ritmo, non sono importanti le pause, è importante ascoltarsi, rispettarsi (almeno cercare :-) ), mantenendo ben fisso in mente l’obiettivo finale. Si potrà seguire l’evento dal sito www.inbici.net cliccando sulla finestra “…io”. È il primo passo di un 2014 estremo fuori dalla competitività diretta. Sfide personali, solitarie, nessuna battaglia con avversari, ancora più difficile trovare motivazioni… è quello il gioco. La mente diventa protagonista assoluta e padrona della tua sorte sportiva. Affascinante il freddo, la solitudine, il percorso in linea, l’attraversamento di paesi che raccontano storie diverse e ti presentano persone diverse. Affascinante al contempo il multilap, i giri ripetuti, la sicurezza di un punto base disponibile ad accoglierti ogni pochi minuti che saranno protagonisti del Quintuplo Ironman (19/900/210) in solitaria di fine Giugno al Varano Lake. Quattro giorni ed oltre in un fazzoletto di terreno che mi trasformerà in una sorta di criceto nella ruota donandomi la possibilità di approfondire conoscenze, di aver un seguito di persone che mi faranno sentire a casa in un magico rapporto che si approfondirà giro dopo giro. Non mancherà comunque, in questo 2014, l’agonismo, la sana carogna competitiva pronta a dare la zampata ogni qualvolta ci sarà un numero di pettorale e pronta a tendere la mano ed a complimentarsi quando sarà l’avversario a rivelarsi, onestamente, più forte. Ci sarà spazio per tutto, distanze, sport e nuove esperienze nell’attesa e nella speranza che la proposta fattami da AMREF Italia Onlus diventi realtà.
Lo studio di Teleromagna durante una puntata di A Tutta Bici
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PEDALANDO NELL’ETERE a cura di MARIO PUGLIESE
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TORNA “A TUTTA BICI” PALINSESTO RINNOVATO E DUE NUOVI CONDUTTORI. COSÌ LO STORICO PROGRAMMA DI TELEROMAGNA LANCIA LA SFIDA AL CICLISMO CHE CAMBIA. IL RESPONSABILE DI PRODUZIONE RENATO GUIDI: «SARÀ UN FORMAT PER LA FAMIGLIA, PERCHÉ OGGI LA BICICLETTA NON FA RIMA SOLO CON SPORT»
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Da quasi dieci anni popolare vetrina del ciclismo nazionale, torna il primo mercoledì di marzo “A Tutta Bici”, il format giornalistico dedicato alla cultura della bicicletta in onda, per la nona stagione consecutiva, su Teleromagna. Nel palinsesto oltre un’ora di attualità ed approfondimenti sul ciclismo declinato nelle sue infinite varianti: dal professionismo all’attività amatoriale e giovanile, dalla biomeccanica alla nutrizione sportiva, con un occhio di riguardo al filone emergente delle granfondo italiane. Per l’edizione 2014 – in onda tutti i mercoledì alle 19.30 (con replica il venerdì in prima serata su Teleromagna Sport) – la conduzione sarà affidata a Roberto Feroli ed Elisa Gardini, mentre Bruno Achilli curerà il focus dedicato all’attività giovanile. «Il mondo del ciclismo amatoriale – spiega il Responsabile di Produzione di Teleromagna Renato Guidi – è in costante espansione. Stanno nascendo, in tutta Italia, splendide granfondo che, al di là dell’aspetto sportivo, rappresentano anche formidabili occasioni di aggregazione e di valorizzazione del patrimonio storico e culturale italiano. Teleromagna, da sempre in sintonia con il mondo che cambia, ha voluto intercettare questi nuovi fenomeni, investendo Il Responsabile di Produzione Renato Guidi
idee e risorse in uno spazio televisivo che, anno dopo anno, sta valicando i meri confini del ciclismo, per diventare sempre più un contenitore di costume». Quindi una trasmissione che andrà oltre il ciclismo… «Sì, perché è il ciclismo ad essere cambiato. Oggi l’elemento agonistico nelle granfondo si è attenuato sensibilmente, come dimostra la presenza femminile in costante crescita. Resta vivo il senso della sfida con gli altri, ma c’è anche chi si iscrive solo per seguire percorsi eno-gastronomici o per contemplare scorci naturalistici che, diversamente, non vedrebbe mai. Raccontare il ciclismo degli amatori vuol dire anche puntare l’occhio delle telecamere sugli eventi collaterali, inquadrando il ciclista, ma senza mai perdere di vista lo sfondo». Torniamo alla trasmissione: quali saranno le novità di questa nona edizione? «In primis, abbiamo un volto nuovo nella conduzione: accanto ad Elisa Gardini, ci sarà infatti Roberto Feroli, giornalista molto preparato nonché cicloamotore praticante. È un tandem giovane e frizzante, quello che ci voleva per raccontare uno sport ‘senza età’ e, soprattutto, in costante evoluzione». Un nuovo ruolo anche per il decano Bruno Achilli… «Sì, per motivi familiari, Bruno da quest’anno ha dovuto diluire la sua presenza in trasmissione. Farà comunque parte della redazione e curerà uno spazio molto importante dedicato al ciclismo giovanile che si chiamerà ‘Piadina, Nutella e bicicletta’. Colgo l’occasione, comunque, per ringraziarlo del preziosissimo contributo che, in questi 8 anni, ha dato alla crescita del programma. Se oggi ‘A Tutta Bici’ è un format televisivo conosciuto in tutta Italia, il merito è prima di tutto suo». E sul piano dei contenuti? «Vogliamo creare una trasmissione per un pubblico diversificato. Un format poliedrico, con un target eterogeneo che metta d’accordo tutta la famiglia. A noi non interessa
solo l’amatore accanito; vorremmo parlare di cultura ciclistica anche alle donne e ai bambini. Per questo avremo spazi dedicati alla mobilità sostenibile, con una rubrica intitolata ‘Le vie del benessere’, alla sicurezza, ma anche alla cucina del benessere e al turismo escursionistico». Spazio alla Romagna, ma non solo… «Certo, da quest’anno seguiremo i grandi eventi del ciclismo amatoriale a prescindere dalla loro collocazione geografica. Del resto, oltre che in Romagna, Veneto e Lombardia, con l’ingresso della nostra emittente sulla piattaforma Sky, la visibilità dei nostri programmi ha assunto una dimensione nazionale». Gli eventi clou, in ogni caso, restano la Nove Colli di Cesenatico e la Granfondo del Sale di Cervia, che seguirete in diretta tv… «E questa per noi è una conferma di grande prestigio, perché parliamo di due rassegne di rilievo assoluto. La Nove Colli, in particolare, è oggi la più importante granfondo d’Europa, ma anche quella cervese è una delle manifestazioni più in crescita nel panorama granfondistico italiano». A Teleromagna dunque lo sport continua ad essere protagonista? «Se vuoi raccontare questo territorio e la sua identità non puoi prescindere da calcio e ciclismo. Ma mentre il pallone si gioca in uno stadio, la bicicletta ti consente di spaziare in scenari ben più suggestivi e, dunque, televisivamente vincenti». In definitiva, cosa si aspetta Teleromagna da questa trasmissione? «L’obiettivo è raccontare la nostra splendida terra attraverso le due ruote. Del resto, come ci insegna un maestro del giornalismo come Sergio Zavoli, il binomio ciclismo e società ha sempre attirato il grande pubblico televisivo. E allora, se – come diceva qualcuno – ‘una bicicletta può ben valere una biblioteca’, da questa trasmissione ci aspettiamo uno spaccato dell’Italia contemporanea. Quell’Italia che, anche quando sprofonda, reagisce orgogliosa e si alza sui pedali».
DEI “TIFOSI” MOLTO SPECIALI
a cura di ROBERTO ZANETTI
IL BRAND AMERICANO TIFOSI È RAPPRESENTATO IN ITALIA DA FREEWHEELING, L’AZIENDA RAVENNATE CHE GIÀ DA ALCUNI ANNI SI OCCUPA DELLA DISTRIBUZIONE DI TUTTI I MODELLI DELLA VASTISSIMA GAMMA DI OCCHIALI DEDICATI AL CICLISMO E AL TEMPO LIBERO
Ogni dettaglio degli occhiali TIFOSI è stato studiato ad hoc per assicurare al ciclista massimo comfort e grande praticità. Le lenti in policarbonato sono robuste, infrangibili, garantite negli anni e sono resistenti a qualsiasi urto. Si distinguono per una piccola fessura laterale che permette la ventilazione dell’aria ed evita l’appannamento. Consentono una chiara e ampia visione, proteggono al 100% dai nocivi raggi UVA /UVB e da qualsiasi oggetto che può urtarli durante l’utilizzo (per esempio sassolini o insetti). Le lenti sono intercambiabili e disponibili in una varietà di colori e molteplici combinazioni. Sono caratterizzate da un rivestimento riflettente che riduce l’abbagliamento e l’affaticamento visivo permettendo, a chi li indossa, di avere una visione nitida del terreno e notare subito eventuali buche pericolose. La montatura degli occhiali è realizzata in un materiale di nylon “homopolyamide” conosciuto per la sua estrema flessibilità, leggerezza e resistenza ai danni chimici e ai raggi UV. Le astine e il nasello sono invece disegnate per garantire un grip perfetto anche in condizioni di umidità. Resistenti all’usura del tempo e del sole, gli occhiali TIFOSI si adattano a qualsiasi forma del viso garantendo un comfort ottimale. COLLEZIONE OCCHIALI TIFOSI Alcuni tra i più rappresentativi occhiali TIFOSI distribuiti sul territorio nazionale da Freewheeling snc di Ravenna e disponibili anche sul portale Freewheeling Shop on line; indirizzo web www.shop.freewheeling.it
TIFOSI Veloce Gloss Black 3 Lenti – Clarion (indicato per le donne) Colore del telaio: Gloss Black – nero lucido / Peso: 28 gr Vestibilità: per visi da piccoli a grandi
TIFOSI Logic XL Gunmetal Fototec Fotocromatici Colore telaio: Gunmetal – grigio canna di fucile / Peso: 29gr Vestibilità: per visi grandi e molto grandi
TIFOSI Podium Metallic Red Fototec Fotocromatici Colore telaio: Metallic Red – Rosso metallizzato/nero / Peso: 30 gr Vestibilità: per visi medi e grandi
TIFOSI Duro Neon Green 3 Lenti Colore telaio: Neon Green – Verde Fluo/Bianco / Peso: 32 gr Vestibilità: per visi medi e larghi
TIFOSI Tyrant-2-0 Black White Fototec Fotocromatici (indicato per le donne) Colore telaio: Black White - Bianco nero / Peso: 24 gr Vestibilità: per visi piccoli e medi
TIFOSI Vogel Pearl White (indicato per le donne) Colore telaio: Pearl White – Bianco Perlato / Peso: 24 gr Vestibilità: per visi da piccoli a grandi
TIFOSI Slip Neon Pink 3 Lenti (indicato per le donne) Colore telaio: Neon Pink – Rosa Shocking / Peso: 25 gr Vestibilità: per visi da piccoli a grandi
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Freewheeling snc Via Barsanti, 10 48124 Fornace Zarattini (RA) Tel. +39 0544 461525 Fax. +39 0544 462096 E.mail: info@freewheeling.it Web site: www.freewheeling.it
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DAME… E BICICLETTE a cura della REDAZIONE
NEL CALENDARIO 2014 DELLA FOTOGRAFA STATUNITENSE CORIE SPRUILL, RUOTE E TELAI SOSTITUISCONO IL MASCHIO
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Si chiama Corie Spruill la fotografa statunitense che, con raffinata sensibilità femminile, ha firmato il nuovo calendario “2014 Bike Date Calendar”. Dodici scatti artistici con altrettante modelle rigorosamente immortalate in compagnia di una bicicletta. Benché venga definito un “lunario sexy”, le fotografie non mostrano nudità né blandi cenni di carnalità, ma solo scene allusive, flautati buffetti di erotismo in cui l’elemento erogeno è... la bicicletta. Sguardi ammiccanti, moine seducenti, ma un telaio e due ruote al posto del maschio. E così c’è la modella che fa il bagno con la mountain bike, quella che al cinema si fa accompagnare da un elegante telaio e ancora la donzella che gioca a biliardo rivolgendo lo sguardo maliardo ad un velocipede. Un atto d’amore, quasi liturgico, verso la bicicletta e un messaggio inquietante al “sesso forte”: se l’uomo non c’è, i surrogati non mancano.
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CICLISMO DILETTANTI
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a cura della REDAZIONE
BIG HUNTER DI SEANO, DIECI FRECCE NELL’ARCO INIZIA A FEBBRAIO LA STAGIONE DEL TEAM DILETTANTISTICO DIRETTO DA FILIPPO FUOCHI. I PIÙ ATTESI BROVELLI, RAFFAELE E PUCCIONI
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L’8 febbraio a Carmignano la presentazione ufficiale della squadra; dal 9 al 16 febbraio in ritiro a Marina di Massa; il 22 febbraio l’esordio nell’ormai tradizionale Firenze-Empoli. Questo il programma d’inizio stagione 2014 della Big Hunter di Seano, una formazione di dilettanti composta da ragazzi dotati di spirito battagliero, degli autentici garibaldini del pedale disposti a lottare e soffrire, qualità che – negli intendimenti del sodalizio ciclistico – dovrebbero garantire, almeno sulla carta, una stagione ricca di soddisfazioni. «Abbiamo dieci corridori – spiega il direttore sportivo Filippo Fuochi – quattro èlite e sei under 23. Difficile ipotizzare quale sarà il loro rendimento nel corso della stagione. Spero sia positivo. Al momento posso dire che sono tutti italiani e che si presenteranno alle corse preparati e determinati a ben figurare». Sarebbe contento se… «Se riuscissimo a vincere due o tre corse e salire sul podio più volte». Chi sono gli uomini di punta? «Diciamo Giuseppe Brovelli, corridore
completo e nostro capitano nelle gare più impegnative; mentre negli arrivi in volata punteremo in particolare su Angelo Raffaele e Mirko Puccioni». Cinque erano già nella vostra squadra nel 2013. «È vero. Abbiamo confermato Mirko Pieroni, al terzo anno, un ragazzo che si difende bene su tutti i terreni; Giuseppe Brovelli, ottimo scalatore, ma anche valido passista, al suo primo anno da èlite; Michael Giannelli, passista-scalatore che, purtroppo, è fermo in quanto in palestra si è fratturato un femore e sarà arruolabile solo a primavera; Matteo Grassi, altro èlite che tiene bene sul passo ed è molto abile in volata ed, infine, Mirko Puccioni, anche lui èlite dal quale quest’anno mi aspetto qualche sprint vincente». Poi ci sono i cinque nuovi tesserati… «Francesco Cannavò, ex della Ciclistica Pistoiese, che ha già assaporato la vittoria da junior, e si difende bene su qualsiasi tipo di percorso; Raffaele Bacci, prelevato dalla Vibert Italia, dovrebbe far bene perché ha temperamento e le
qualità del corridore completo; Angelo Raffaele, già alle dipendenze di Franco Chioccioli nel Team Futura, dovrebbe farsi notare, come ho accennato, in più occasioni perché ottimo passista e valido sprinter. Infine due prospetti molto interessanti: Daniele Bellini, già della Pistoiese, al secondo anno, con interessanti potenzialità e quindi in grado di ottenere validi risultati e Gabriele Bonechi, ex Campi Bisenzio, al primo anno da under 23, che viene da un paio di stagioni negli juniores non proprio brillanti. Ma sono fiducioso perché il ragazzo ha tutte le qualità per riscattarsi». LA SQUADRA Confermati: Mirko Pieroni, Giuseppe Brovelli, Michael Giannelli, Matteo Grassi, Mirko Puccioni. Nuovi arrivati: Daniele Bellini, Angelo Raffaele, Gabriele Bonechi, Francesco Cannavò e Raffaele Bacci.
SPEEDPLAY ZERO
UN PICCOLO CAPOLAVORO a cura di ROBERTO ZANETTI
L’abbinamento perfetto alle scarpe Lake a quattro fori (compatibili tramite un adattatore in dotazione nel kit d’acquisto anche con i 3 fori) è senza dubbio quello che viene fatto con i pedali a sgancio rapido Speedplay Zero, sempre distribuiti in esclusiva sul territorio nazionale da Beltrami TSA di Reggio Emilia. La somma dei due prodotti fa sì che, in un’unica soluzione, la potenza scaricata sui pedali possa rendere al meglio il gesto atletico del ciclista ottimizzando le sue performance. Gli Speedplay Zero hanno un aggancio solido e robusto, e con il sistema “invertito” brevettato da Speedplay la base è molto si-
cura. In questo modo si ottiene la maggior superficie d’appoggio dei pedali in commercio, poiché pedale e tacchetta diventano un’unica parte. Questa soluzione permette alla scarpa di avvicinarsi al perno del pedale che, se sommato all’ampia piattaforma di spinta, garantisce una prestazione più redditizia. Inoltre, dato di grande interesse per chi ha problemi di postura e posizionamento sui pedali, Speedplay Zero è stato progettato per consentire a ginocchia e caviglie dei ciclisti che soffrono di queste patologie di seguire il loro percorso naturale ad ogni colpo di pedale. Caratteristiche tecniche del prodotto
Sezione di un pedale Speedplay Zero
• Colore: nero • Flottaggio: da zero a 15 mm, regolazione micrometrica • Regolazione: nessuna regolazione della molla di tensione (da qui il nome “Zero”), inserimento facilitato da entrambe le facciate del pedale • Peso: 105 gr cadauno • Lunghezza: perno acciaio inox: Chrome-Moly 53 mm • Uso: strada, triathlon, gara a cronometro • Compatibilità: a 3 e 4 fori completi di adattatore • Peso: 206 gr la coppia (tacchette escluse) • Prezzo: € 190,00 al pubblico, IVA inclusa
Speedplay Zero completo di tacchetta e adattatore/riduzione per 3 fori
Il kit pedali Speedplay Zero e tacchette nella loro confezione d’acquisto
Pedale Speedplay Zero nero montato su una pedivella
Il Produttore: Speedplay www.speedplay.com Distributore per l’Italia: Beltrami TSA - Via Euripide, 7 - 42124 Reggio Emilia Tel: +39 0522 307803 • Fax: +39 0522 703106 E-mail: info@beltramitsa.it • Web site: www.beltramitsa.it
94 a cura del Dr. MAURIZIO RADI*
DOSSIER SPORT E MEDICINA
ROTTURA DEL TENDINE D’ACHILLE
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La lesione del tendine di Achille è un infortunio che interessa la parte posteriore della gamba sotto al polpaccio. Si verifica più spesso negli sportivi. Il tendine d’Achille è un forte cordone fibroso che collega i muscoli del polpaccio con il tallone. Se si stira troppo il tendine si può strappare. Il tendine può rompersi completamente o solo parzialmente. In caso di rottura del tendine di Achille, si può sentire un rumore di strappo o una frustata, seguito da un immediato forte dolore nella parte posteriore della caviglia e della gamba che di solito riduce la capacità di camminare correttamente. Generalmente, la miglior opzione di trattamento per riparare la rottura del tendine d’Achille è l’intervento chirurgico.
QUALI SONO LE CAUSE DELLE LESIONI DEL TENDINE D’ACHILLE? Un infortunio al tendine di Achille può essere causato da: • Uso eccessivo • Aumento del livello di attività fisica troppo rapidamente • Non aver fatto abbastanza stretching prima dell’allenamento o della gara • I muscoli o i tendini delle gambe troppo accorciati • Problemi con i piedi. Un infortunio al tendine d’Achille può derivare da piedi piatti, oppure dall’iperpronazione • La lesione può essere degenerativa in seguito a una tendinite del tendine d’achille non trattata • Il tendine d’Achille può rompersi per colpa di alcuni farmaci, infatti ci sono certi antibiotici che possono provocarla. È più facile rompere il tendine d’Achille se si inizia un movimento improvvisamente. Per esempio, un velocista potrebbe avere una lesione all’inizio di una gara. La brusca contrazione del muscolo può essere troppo stressante per il tendine. Gli uomini oltre i 30 anni sono particolarmente a rischio di lesioni del tendine di Achille. QUALI SONO I SEGNI E SINTOMI DI ROTTURA DEL TENDINE D’ACHILLE? Un avvallamento o una depressione si può sentire e vedere nel tendine alcuni centimetri sopra il calcagno. I sintomi di una rottura completa del tendine di Achille sono un improvviso dolore acuto nel tendine, spesso descritto come se si riceve un colpo da dietro. Questo è accompagnato da un rumore simile a uno scoppio. Spesso è descritto come «qualcuno che lancia un sasso contro la caviglia».
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All’inizio si avverte rigidità, gonfiore e dolore, successivamente si vede un ematoma e il polpaccio diventa debole o completamente inefficace. Il dolore può diminuire rapidamente e i tendini più piccoli possono mantenere la capacità di puntare le dita dei piedi. Senza il tendine d’Achille è quasi impossibile piegare la punta del piede in avanti (flessione plantare). Camminare in punta di piedi diventa impossibile. Uno strappo completo è più frequente di una lesione parziale.
DIAGNOSI L’atleta non è in grado di camminare correttamente o di stare in punta di piedi. Si può vedere un buco nel tendine dove si è strappato e probabilmente c’è molto gonfiore. Un risultato positivo al test di Thompson può aiutare a confermare la diagnosi. Questo test si esegue comprimendo il muscolo del polpaccio da entrambi i lati con l’atleta sdraiato prono (pancia in giù). Se il piede non si muove bisogna sospettare una rottura completa. Questo test consente di isolare la connessione tra il muscolo del polpaccio e il tendine ed elimina altri tendini che possono ancora permettere un debole movimento. Il medico può fare questa diagnosi con un buon esame fisico. Attenzione: la rottura del tendine d’Achille è spesso scambiata per uno strappo o un infortunio minore al tendine. Il gonfiore e la capacità di puntare debolmente le dita dei piedi possono confondere l’esaminatore. L’ecografia e la risonanza magnetica sono esami che possono aiutare nella diagnosi. A seconda del grado di lesione, questi test possono anche aiutare a determinare quale trattamento può essere migliore.
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IN COSA CONSISTE L’INTERVENTO CHIRURGICO? In un intervento dove si procede alla riparazione chirurgica del tendine. La riparazione del tendine d’Achille comporta un’incisione nella parte posteriore della caviglia. Si identificano le estremità strappate del tendine d’Achille e si mettono delle forti suture in entrambi i monconi del tendine. Queste suture forti si legano insieme per la riparazione del tendine d’Achille. COMPLICANZE Le complicazioni più comuni e preoccupanti dopo una riparazione del tendine d’Achille sono i problemi con la guarigione della ferita. La pelle sopra il tendine d’Achille a volte non guarisce bene. Pertanto, un’attenta gestione della ferita è di massima importanza dopo la riparazione chirurgica della rottura del tendine d’Achille. Altri problemi potenziali sono un’infezione, la rigidità della caviglia e nuove lesioni del tendine. PROGNOSI DELLA ROTTURA DEL TENDINE D’ACHILLE La maggior parte delle persone torna a livelli normali di attività con il trattamento chirurgico o conservativo. Gli atleti possono avere un ritorno all’attività e una minore incidenza di nuove lesioni. La fisioterapia e la riabilitazione sono necessarie per un ottimale recupero. In genere, quando la parte rotta guarisce, un piccolo grumo rimane nell’area cicatrizzata. L’atrofia del muscolo del polpaccio è una complicanza abbastanza frequente. L’appoggio del peso inizia circa sei settimane dopo la rottura con un supporto sotto al tallone. Generalmente si può tornare a correre dopo circa quattro-sei mesi. Con molta motivazione, fisioterapia e riabilitazione intensa, gli atleti di alto livello possono recuperare prima dall’infortunio e rientrare in tempi più brevi. RIABILITAZIONE 0-4 Settimane: Tutore regolabile bloccato a 30° di flessione plantare, non si può tenere il piede a martello. Non è concesso il carico per 4 settimane, non si può camminare in punta di piedi. Controllo del dolore e dell’edema (cioè, criote-
rapia, farmaci, massoterapia sulla cicatrice, linfodrenaggio tecarterapia e laserterapia). Movimenti delle dita dei piedi, delicato movimento del piede nel tutore, elevazione della gamba dritta, flessione ed estensione del ginocchio. 4-8 Settimane: aumentare gradualmente il carico sulla gamba lesionata ed iniziare la rieducazione in acqua. Dopo 4 settimane si inizia la riabilitazione in acqua per riattivare l’arto inferiore e si continua con tutta la fisioterapia strumentale e manuale necessaria. Dopo 6 settimane si può passare iniziare a caricare in modo progressivo fino al raggiungimento del carico completo. Dopo 8 settimane, si può camminare con carico completo. Si possono eseguire esercizi isometrici dei muscoli dell’arto inferiore, leggeri movimenti di dorsi flessione attiva della caviglia fino ad allungare delicatamente il tendine d’Achille. Aumentare gradualmente l’intensità e l’ampiezza dei movimenti isometrici del tendine Achille. Aumentare lentamente l’ampiezza di movimento passivo e l’estensione del tendine d’Achille dopo 6 settimane. Effettuare gli esercizi propriocettivi e il rinforzo intrinseco dei muscoli. Trattamento dei tessuti molli quotidiano. 8-12 Settimane: Pieno carico con tallonetta se tollerato, allenamento al passo. Indossare una scarpa normale. Iniziare ad aumentare gradualmente gli esercizi attivi e contro resistenza del tendine d’Achille (cioè submassimali isometrici, isotonici, e con gli elastici). Bisogna raggiungere la completa ampiezza di movimento passivo del tendine, senza forzare. Progredire con l’attività in bicicletta ed il lavoro in acqua. 3-6 Mesi: Eliminare gli spessori sotto al tallone. Effettuare esercizi a catena cinetica chiusa, per esempio: squat, affondi, salita sulle punte bilaterale, sollevamento delle punte dei piedi, contrazioni eccentriche lente e controllate con il peso corporeo. Si può iniziare a fare attività sportiva graduale a meno che non sia presente un’eccessiva fibrosi sul tendine. 6 Mesi: progredire nell’allenamento jogging/running, salti ed esercizi eccentrici. Si può passare ad attività sportive non competitive, esercizi di simulazione dello sport praticato. 8-9 Mesi: Ritorno allo sport competitivo e ai lavori pesanti. *Fisioterapista - centro Fisioradi Pesaro
Il paesaggio del territorio ternano
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GRAN FONDO DELL’AMORE a cura di PLAYFULL
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5 min IN TANDEM CON CUPIDO A CURA DELL’ASD IL SALICE, TORNA IL PROSSIMO 23 MARZO LA QUINTA EDIZIONE DELLA RASSEGNA TERNANA. TRA AREA EXPÒ E SCORCI MILLENARI
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Terni – Si avvicina il grande appuntamento con la 5a Gran Fondo dell’Amore – Francesco Cesarini, che sarà organizzata domenica 23 marzo a Terni dall’ASD Il Salice. Sono tre i tracciati in programma: il lungo di 130,1 km, il medio di 105,3 km e il corto cicloturistico di 67,2 km con partenza alla francese dalle ore 8.00 alle ore 8.45 (possibile anche sui tracciati agonistici). Lo start verrà dato alle ore 9.15 da Via del Centenario, dove in pochi metri è concentrata tutta la logistica della manifestazione. Una comodità senza dubbio non indifferente per i partecipanti e gli accompagnatori. Per 51 km il percorso sarà lo stesso sia per i granfondisti sia per i mediofondisti, che toccheranno le località di Narni Scalo, affrontando i 6500 m di lunghezza della salita di Capitone (dislivello di 298 m e pendenza media del 6%), la millenaria città di Amelia, Lugnano in Teverina, che fa parte dei Borghi più belli d’Italia, Alviano, dove si trova un’oasi naturalistica del WWF, e Guardea, il cui territorio fu abitato sin da tempi molto antichi. Poco prima del borgo rurale fortificato di Montecchio avverrà la divisione tra i due tracciati. I granfondisti si dirigeranno verso la medioevale Baschi e poi costeggeranno il bellissimo lago di Corbara, affrontando una serie di impegnativi saliscendi e poi svoltando per Acqualoreto, dove ci sarà da affrontare una salita di 6700 m con
pendenze medie del 4,7% e punte all’11%. Il dislivello è di 311 m. Dopo una discesa di circa due chilometri, si risalirà verso Collelungo, affrontando un’ascesa molto selettiva di 3500 m, che porterà all’abitato di Morre (dislivello di 172 m con pendenze medie del 5% e punte al 14%). Si scenderà poi verso Melezzole, si toccherà Toscolano e poi si giungerà al paese medioevale di Farnetta, dove ci sarà un falsopiano a salire fino all’abitato di origine romana di Casteltodino. Si arriverà quindi alle Fonti di Sangemini, dove ci sarà l’ultimo ostacolo della giornata: una salita di 1900 m con pendenza media del 3,6 % e massima dell’8%. Arrivati poi a Cesi, che vanta origini molto antiche, gli atleti affronteranno una lunga discesa che li porterà fino all’arrivo. Venendo al mediofondo, dopo essersi diviso dal lungo, questo salirà verso Montecchio lungo un’ascesa di 8500 m, che presenta un dislivello di 472 m e una pendenza media del 5,5%: nulla di complicato, ma chi ha un buon passo potrà imporre il suo forcing. Il ricongiungimento con il percorso granfondo avverrà a Melezzole. I due tracciati agonistici, dunque, si presentano senza dubbio impegnativi, ma adeguati all’inizio di stagione. Questi daranno inoltre la possibilità di toccare località antichissime e dalla
La grande organizzazione in ambito di sicurezza stradale nella Gran Fondo dell’Amore
storia millenaria e di osservare bellezze naturalistiche indimenticabili. Il corto porterà, invece, i partecipanti ad ammirare paesaggi molto suggestivi. Dopo essere partiti da Via del Centenario, i ciclisti saliranno a Sangemini, toccheranno Dunarobba, Avigliano Umbro , Farnetta e Casteltodino e poi torneranno a Terni. La sicurezza degli atleti in gara è da sempre uno dei fiori all’occhiello dell’ASD Il Salice. Anche quest’anno il lavoro degli organizzatori, con in prima fila Diego e Luciano Persichetti, si sta concentrando molto proprio su questo aspetto della manifestazione. Saranno una trentina le moto che, coadiuvate dalla Polizia Stradale e da quella municipale di Terni, veglieranno sui corridori. Oltre 300 i volontari, gli ASA e le forze dell’ordine che saranno dislocati lungo i percorsi. Diverse le ambulanze al seguito e quelle ferme alle postazioni fisse. Sarà inoltre rafforzato il servizio di assistenza carro scopa. Previste area expo il sabato e la domenica e intrattenimento musicale per gli accompagnatori la domenica in attesa dell’arrivo dei corridori. La Gran Fondo dell’Amore fa parte del Circuito degli Italici e del Circuito dei due mari dal Tirreno all’Adriatico. Iscrizioni: 25 euro fino al 14 marzo 2014. Poi 30 euro fino al 20 marzo. Sarà poi possibile iscriversi in loco sabato 22 e domenica 23 marzo 2014 a 35 euro. Donne e cicloturisti pagheranno sempre 20 euro. Per ulteriori info visitare il sito www.asdilsalice.it, oppure scrivere ad asdilsalice@email. it, oppure telefonare al 3895852806.
LAKE CX402 E CX237 EVOLUZIONE DELLA SPECIE a cura di ROBERTO ZANETTI Talloniera in carbonio termoformabile “Custom Fit Carbon” CX237
Da oltre venticinque anni Lake ha continuato la ricerca per migliorare sempre di più le proprie scarpe, concepite e prodotte per garantire il meglio agli atleti che le indossano in gara e in allenamento. Oltre alla CX401 Custom (la scarpa personalizzata di Lake), due sono le principali novità per il 2014 del prodotto strada: CX402 – top di gamma della categoria e CX237, in un certo senso “la sorella minore”, che si va a inserire in una fascia di mercato decisamente più contenuta e accessibile. Ovvio che tra di loro vi siano delle differenze che ne giustificano il prezzo; nella descrizione dei rispettivi modelli che troverete qui sotto vi illustrerò quali. CX402 rappresenta oggigiorno il massimo della tecnologia applicabile attualmente a una scarpa da ciclismo (in questo caso su strada) di altissimo livello. La possibilità di termoformarla fornisce a ogni atleta di plasmare la scarpa sulla misura e sulla forma proprio piede, al fine di ottenere un perfetto bloccaggio e la massima stabilità durante la corsa. Tomaia: pelle in canguro K-Lite e tessuto Outlast per la regolazione della temperatura del piede Suola: CFC in fibra di carbonio termoformabile – massima stabilità del piede e un controllo ottimale della scarpa durante la pedalata Chiusura: sistema brevettato con doppio BOA Compatibilità: specifica per 4 fori Speedplay e 3 fori standard Colori: Bianco Misure: uomo da 39 a 50 – mezze misure da 39,5 a 46,5 Prezzo: € 429,00 al pubblico, IVA inclusa
La suola a 3 fori in fibra di carbonio della CX237
Lake CX402 complete di solette termoformabili Syksol by Lake
CX237, a mio giudizio considerata “la sorella minore” della CX402, è una scarpa di buona finitura ideale per ogni genere di ciclista evoluto. Ottimo sostegno del tallone per la massima resa in fase di spinta. Il rapporto qualità/prezzo, poi, è molto interessante. Lake, a 249,00 euro (IVA compresa) offe una scarpa in pelle pieno fiore con doppio BOA; alcune decine di euro in meno, mediamente, rispetto a prodotti equivalenti e concorrenziali, pur sempre con doppio BOA e non in pelle… Tomaia: pelle pieno fiore e mesh Suola: 100% in fibra di carbonio monoscocca Chiusura: sistema brevettato con doppio BOA Compatibilità: specifica per 4 fori Speedplay e 3 fori standard Colori: Bianco Misure: uomo da 39 a 50 – mezze misure da 39,5 a 46,5 Prezzo: € 249,00 al pubblico, IVA inclusa
Lake CX402
Lake CX402 vista posteriormente. La talloniera in gomma sotto la suola è intercambiabile
Il Produttore: Lake Cycling www.lakecycling.com
Distributore per l’Italia: Beltrami TSA - Via Euripide, 7 - 42124 Reggio Emilia Tel: +39 0522 307803 • Fax: +39 0522 703106 E-mail: info@beltramitsa.it • Web site: www.beltramitsa.it
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IL TELAIO IDEALE
a cura di ROBERTO ZANETTI Tempo di lettura
10 min CIÖCC IL RITORNO DEL QUADRIFOGLIO
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PERSONALMENTE SONO MOLTO ISPIRATO E SODDISFATTO QUANDO DEVO PARLARE DI UN MARCHIO ITALIANO. SIA BEN CHIARO, NON HO NULLA IN CONTRARIO CON I BRAND STRANIERI ANZI, BEN VENGA UNA LEALE CONCORRENZA AL DI FUORI DEI NOSTRI CONFINI, SOPRATTUTTO SE DI QUALITÀ. COME DI QUALITÀ È STATA PER MOLTI ANNI E LO È TUTT’ORA CIÖCC, STORICA AZIENDA BERGAMASCA CHE, DOPO UNA “PAUSA DI RIFLESSIONE”, SI VUOLE RILANCIARE CON RINNOVATO ENTUSIASMO NEL PANORAMA CICLISTICO NAZIONALE E INTERNAZIONALE
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Il test: Il telaio è il componente centrale della bicicletta, il più prezioso, il più rappresentativo: a esso si affidano non solo le caratteristiche di prestazione e comfort ma anche, non sempre in modo consapevole, quelle di sicurezza. All’occhio tecnico dell’amatore esperto il telaio rivela anche una serie d’informazioni che vanno oltre l’aspetto estetico mettendo in risalto le tecnologie di produzione delle tubazioni, di collegamento per saldatura o incollaggio e di realizzazione tramite fasciatura. Tutto questo è Devilry Race (siglato in catalogo come DY), il telaio che insieme al gruppo Dura Ace 9000 a 11 velocità e alle ruote DT Swiss RRC 46 Dicut T (usate solo per il test in oggetto), compongono uno dei nuovi modelli della gamma CIÖCC per il 2014. Ma è proprio sul telaio in carbonio fasciato a laminazione esterna 3K che, dopo le verifiche effettuate, voglio concentrare la mia recensione. Passaggio fili interno, valore di rigidità pari a 100 N/mm e peso di circa 980 grammi (forcella esclusa), il frame set della Deviliry Race è costruito con un materiale capace di fornire una maggiore resa nelle lavorazioni personalizzate, particolarmente adatto alle forme specifiche del modello e con grandi contenuti tecnici: tubi a sezione variabile che non danno risalto agli spigoli arrotondati ma a una linea sobria ed elegante. Così anche come la verniciatura (il nero opaco ne testimonia la bontà) che, dopo un accurato studio grafico, è sottoposta a diverse ore di lavorazione con tagli e mascherine; tutti passaggi obbligati che servono per creare un design unico e identificativo nel puro stile made in Italy che lo contraddistingue. Devilry Race è una specialissima sottoposta a un’attenta metodologia di costruzione artigianale e di assemblaggio, ben curata nella scelta dei materiali, nella quale la leggerezza e un’eccezionale risposta alle sollecitazioni sono, per quanto ho riscontrato nel corso delle prove effettuate, il suo vero valore aggiunto.
foto MONICA CUEL
Test bike
foto PAOLO STROPPA
La Deviliry Race come viene proposta di serie nel catalogo CIÖCC 2014 (gruppo elettronico Shimano Dura Ace DI2 e ruote Mavic Cosmic Carbon 40 C)
In evidenza: Devilry Race è il modello più innovativo della gamma CIÖCC 2014, sia come geometrie che come componentistica, e che rappresenta l’anima “racing” del marchio. Il materiale del telaio (fibra di carbonio fasciato a laminazione esterna 3K) mette in
risalto, come ho già anticipato nel test, indiscutibili qualità di leggerezza e consistenza, due fattori non facilmente coniugabili in un unico prodotto. Inoltre va sottolineato che Deviliry Race è un telaio già predisposto all’installazione dei gruppi elettronici Di2 ed EPS. Completano il tutto compo-
Caratteristiche Tecniche • Telaio: fibra di carbonio fasciato a laminazione esterna 3K; disponibile anche con predisposizione per il montaggio di gruppi elettronici Di2 ed EPS • Cambio: Shimano Dura Ace 9000 • Deragliatore: Shimano Dura Ace 9000 • Guarnitura: Shimano Dura Ace 9000 compact 50x34 • Catena: Shimano Dura Ace 9000 • Ruota libera: Shimano Dura Ace 9000 11x28T • Movimento centrale: Press Fit 86,5 • Freni: Shimano Dura Ace 9000 • Forcella: SE 3K 1.1/8 – 1.1/2 • Serie sterzo: FSA • Attacco manubrio: FSA SLK in alluminio 110 mm
• Piega manubrio: FSA SLK compact in carbonio 42 cm c/c (44 cm c/c esterno) • Reggisella: SL Aero • Sella: Selle Italia SLR Flow • Cerchi: DT Swiss RRC 46 Dicut T • Coperture: Veloflex Carbon • Mozzi: DT Swiss • Portaborraccia: Race One • Taglie: XS-S-M-L-XL-XXL-XXXL • Colori: bianco/rosso – nero/bianco opaco – nero/rosso opaco (come modello in foto) • Peso telaio: 980,00 gr, forcella esclusa • Peso bici completa (come in foto): 7,4 kg completa di pedali (come modello testato in foto)
nenti di pregio con i quali è stata allestita questa specialissima: la sella Selle Italia SLR Flow, l’attacco (in alluminio) e la piega (in carbonio) SLK firmati FSA oltre, naturalmente, al nuovissimo gruppo Shimano Dura Ace 9000 a 11 velocità che dona alla Devilry Race quel tocco di esclusiva personalità che ben le si addice. Un consiglio per l’utente: Indubbiamente votata all’agonismo, la Devilry Race si dimostra una bici “nervosa” e molto sensibile (e ciò può considerarsi un pregio), in particolare nelle discese tecniche e veloci che ne rendono più impegnativa la guida. Trovo che sia una bicicletta poco indicata per il neofita delle due ruote ma ottima invece per un utente esperto, che abbia già acquisito una certa dimestichezza nella conduzione di un mezzo così prestativo, oppure per un agonista abituato a correre col “numero sulla schiena”. Perché comprarla? In questi momenti così delicati di mercato, in controtendenza all’avvento dei colossi americani o tedeschi che nelle ultime stagioni hanno invaso i nostri punti vendita, CIÖCC sottolinea e certifica come Devilry Race risulti essere un prodotto fabbricato per intero in Italia da mani esperte che hanno reso famose le nostre biciclette nel mondo per qualità e tradizione artigianale. Inoltre, da febbraio 2014, è possibile acquistare on-line non solo la Devilry Race ma tutta la gamma di prodotti CIÖCC.
Accessori e materiali utilizzati per il test
foto MONICA CUEL
Il tubo obliquo si va a congiungere nella parte bassa e conica del nodo sterzo. Questo sistema permette una notevole comodità di guida che, però, non va ad intaccare minimamente la linea sportiva di questa specialissima
Sarà sufficiente collegarsi in internet al nuovo portale web www.ciocc.it, sfogliare le pagine del catalogo virtuale, scegliere o comporre a piacere la bicicletta che si desidera acquistare e il gioco è fatto!
Il reggisella SL Aero in carbonio scorre all’interno del piantone centrale dando quasi l’impressione visiva di un “integrato” foto MONICA CUEL
Il Produttore e Distributore per l’Italia: Italian Style Bicycle Srl Via Marconi, 56 24035 Curno (BG) Tel. e Fax: +39 035 4517248 E-mail: mail@ciocc.it Web site: www.ciocc.it
Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: • Casco: Carrera Radius www.carreraworld.com • Occhiali: Carrera R&B XLITE www.carreraworld.com • Copriscarpe: Craft www.newwave.it • Abbigliamento: Craft www.newwave.it • Strumentazione: Garmin 500 GPS www.garmin.it • Pedali: Speedplay mod. Zero www.speedplay.com • Portaborraccia: Race One www.freewheeling.it
In vendita a partire da: Febbraio 2014 Tempo di consegna: Essendo un prodotto artigianale costruito a mano “tube to tube”, in CIÖCC sono previsti circa 30/40 giorni lavorativi dalla data della conferma d’ordine Prezzo: Non dichiarato foto MONICA CUEL
Il passaggio dei fili è interno al telaio per rendere la Devilry Race visivamente molto pulita e priva di elementi esposti alla resistenza dell’aria
i.net www .inbic foto NEWSPOWER CANON
MTB
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BPA
CON ORA L’ORIENTE È PIÙ VICINO a cura di ROBERTO ZANETTI
UNA GRANDE GAMMA DI PRODOTTI, PERSONALE QUALIFICATO E TANTA ESPERIENZA. ECCO IL SEGRETO DI BPA PER MANTENERE UN POSTO DI PRIM’ORDINE NELLA DISTRIBUZIONE E NELLA VENDITA DI QUALSIASI TIPOLOGIA DI PNEUMATICO PER LE DUE RUOTE, MOTOCICLETTE, SCOOTER O BICI CHE SIANO Fin dal lontano 1985 BPA SpA è impegnata come importatore e distributore di pneumatici due ruote dei più affermati marchi dell’estremo oriente. La gamma presente in catalogo è in grado di soddisfare per qualità e prezzi le tutte le più svariate fasce di mercato presenti a livello commerciale e di prodotti. Pur essendo una Società per Azioni presente su tutto il territorio nazionale e internazionale, il rapporto col consumatore finale rappresenta un aspetto di primaria importanza e viene curato nei minimi particolari dai responsabili commerciali e tecnici dell’azienda. Partendo dagli ordini fino alle spedizioni, avvalendosi dell’estrema professionalità di uno staff dinamico e disponibile, BPA esaudisce tutte le richieste della clientela dando agli utenti risposte mirate e soddisfacenti sulla disponibilità dei distribuiti.
Un insieme di copertoni e camere d’aria Deestone distribuiti da BPA
CARATTERISTICHE TECNICHE DEL COPERTONE DA MTB DEESTONE XPLORE: • Misura: 26x1.90 50-559, 26x2.10 • Battistrada innovativo per la sua categoria, ideale per sterrati sabbiosi • Il tracciato delle tele e il cavetto di tenuta in Kevlar sono la grande innovazione Deestone. Grazie a questa tecnologia è possibile usare la copertura con i liquidi antiforatura che si trovano in commercio. • Lunga durata e alta flessibilità della gomma
foto ROBERTO ZANETTI
foto ROBERTO ZANETTI
CARATTERISTICHE TECNICHE DEL COPERTONCINO DA CORSA DEESTONE XPLORE: • Misura: 700x23c 23-622 • Battistrada innovativo per condizioni di bagnato e asciutto • 100 PSI – 62 TPI • Lunga durata e alta flessibilità della gomma
Copertone da mtb Deestone XPlore abbinato alla la sua camera d’aria con valvola da 48 mm
Copertoncini Deestone XPlore, uno con battistrada grigio antracite e l’altro rosso (i fianchi sono neri) in abbinamento alle loro camere d’aria da 48 mm
Il Distributore per l’Italia: BPA SpA 20124 Milano Sede operativa: via dell’Industria,11 20037 Paderno Dugnano (MI) Tel. +39 02 9880998 Fax: +39 02 9880328 Web site: www.bpaspa.it
foto 4EVER.EU
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ENRICO MARTELLO a cura di PAOLO MEI
DALLA BICICLETTA ALLA CATTEDRA CONOSCIAMO L’UOMO DI FIDUCIA DI HUBERT PALLHUBER NELLA NAZIONALE ITALIANA DI MOUNTAIN BIKE: «CAMPIONE CARISMATICO, L’OBIETTIVO È IMPARARE IL PIÙ POSSIBILE DALLA SUA GRANDE ESPERIENZA»
E
Enrico, la sua passione per il fuoristrada le ha permesso di avere un ruolo importante in seno alla Federazione Ciclistica Italiana. Di che cosa si occupa precisamente? «Il mio ruolo all’interno della FCI copre attualmente due settori: sono collaboratore tecnico nel settore XC e seguo, a livello di preparazione atletica, il settore Downhill e il Trial. Da qualche tempo seguo da vicino, e con molto interesse devo dire, anche il movimento dell’Enduro. Di quest’ultima specialità apprezzo il fatto che piace ai giovani e non dispiace ai più anziani.» Insomma, lei lavora a stretto contatto con un ex campione del mondo di mountain bike? «In effetti, da ‘piccolo’ era il mio esempio e adesso ho la fortuna di essere il vice di Hubert Pallhuber. Lui, che aveva incominciato a correre in mountain bike sul finire degli anni
’90, iridato XC nel 1997, è il Commissario Tecnico del XC (cross-country), del XCE (cross-country eliminator) e XCM (marathon). Dal 2013 ‘Hubi’ è anche Direttore Tecnico di tutto il fuoristrada. Una bella sfida per me, un’opportunità di crescere ed imparare al fianco di un personaggio carismatico e preparato. Il fatto che abbia vinto parecchio da atleta, non può che aiutarlo ad aiutarmi.» Quando è iniziata la sua avventura azzurra? «Prima di fare il collaboratore tecnico, correvo in bici a livello regionale, in mountain bike. Dal 2006 sono entrato a far parte del team Italia in occasione del ritiro pre-mondiale a Livigno. I miei studi universitari, in materia di educazione fisica e sportiva, mi hanno facilitato.» Che cosa significa, in soldoni, fare il collaboratore tecnico?
Enrico Martello con il giovane Bikers Gioele Bertolini
Enrico Martello
«Il mio compito, in estrema sintesi, è quello di aiutare Hubert a livello tecnico organizzativo e logistico. Con ‘Hubi’ teniamo molto al settore giovanile. Durante l’anno organizziamo degli stage mirati al miglioramento della tecnica con esordienti ed allievi del vivaio nazionale.» Quanto è importante investire sui giovani? «Tantissimo. Proprio riguardo al vivaio nazionale, ho appena concluso il primo step del cosiddetto ‘progetto talento’. Insieme ad alcuni colleghi, tra settore studi e settore giovanile, abbiamo raccolto, attraverso dei test, oltre 23.000 dati di oltre 300 atleti. Una ‘campagna’ che ha interessato tutta Italia, da Nord a Sud.» C’è sinergia col settore studi? «Assolutamente. Lavoriamo parallelamente. Il settore studi si occupa della formazione dei tecnici dal primo al terzo livello. La Federazione crede molto a questo aspetto soprattutto orientando la formazione all’insegna della multidisciplinarità tra le varie specialità del ciclismo.» Qual è il suo ruolo all’interno del settore studi? «Sono docente e istruttore ai corsi di formazione per tecnici. Insegno sia in aula sia sul campo. Mi occupo di teoria ma anche dell’aspetto tecnico sul campo con le progressioni didattiche. Lo scorso anno, insieme con Hubert Pallhuber, abbiamo creato il primo DVD, prendendo spunto dalla pennetta ‘FISI’.» La sua carriera “tecnica” le ha anche “regalato” una cattedra prestigiosa… «Vero, ho la fortuna di insegnare ciclismo alla facoltà di scienze motorie a Torino. Si tratta di un corso di alfabetizzazione della materia, ovviamente mirata ad un pubblico non specifico come quello dei corsi FCI ma con basi sulla metodologia dell’allenamento molto valide.»
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OLTRE L’OSTACOLO robertozanetti65@gmail.com
a cura di ROBERTO ZANETTI
KTM LYCAN 27 PRIME TUTTA QUESTIONE DI FEELING
Tempo di lettura
8 min
PER IL SECONDO MESE CONSECUTIVO MI TROVO A PARLARE DI UNA KTM. IN QUESTO NUMERO DI INBICI TOCCHERÀ ALLA LYCAN 27 PRIME, LA NUOVA PROPOSTA MARATHON CARBON NEL SEGMENTO DELLE FULL SUSPENSION DEL PRESTIGIOSO MARCHIO AUSTRIACO
L’
Il test: L’incontro, se così si può simpaticamente definire, con la Lycan 27 Prime è stato subito “amore a prima vista”. E si sa, quando ci si innamora è ancora più difficile lasciarsi, così che la fine del test bike è stato un vero dispiacere. KTM rappresenta per gli appassionati un marchio di assoluto riferimento nel mondo delle ruote grasse; basta sfogliare le pagine del suo nutrito catalogo per accorgersi del grande assortimento di modelli disponibili, molti dei quali inconfondibili per la livrea neroarancio, come la versione testata. Dalle full suspension (a cui appartiene la Lycan 27 Prime) alle hardtail, dalle road alle city, dalle trekking off road e on road alle e-bikes. Avendo avuto modo lo scorso anno di visitare il modernissimo stabilimento di Mattighofen, sede di KTM Austria, vi posso assicurare che qui le biciclette prodotte seguono dei severi canoni di lavorazione e collaudo, proprio come per la protagonista del nostro test. Una mountan bike costruita per assecondare una tipologia di
bikers dal palato fino che cercano nella propria bici prestazioni e affidabilità, unite all’esigenza del gruppo Shimano XTR. Pur essendo un prodotto ai vertici tra le Marathon Carbon con escursioni di 125 mm, al carro posteriore grazie alla combinazione ammortizzatore FOX Float CTD BV ed all’avantreno, con la forcella FOX 32 Float 27,5 FIT CTD Remote 130 e perno passante 15-TA, la Lycan 27 Prime è una bici che, a mio parere, potrebbe permettersi anche un neofita del pedale. Agilità, duttilità e facilità di utilizzo sono le sue caratteristiche basilari e se poi, spingendo vigorosamente sui pedali, si “apre il gas” allora il divertimento è assicurato. Azionando la leva del lockout, la ruota posteriore resta praticamente incollata al terreno anche su pendenze di rilievo come se, in un’automobile 4x4, si fosse inserita la trazione integrale. Tali risultati sono il frutto di una serie di soluzioni tecnologiche applicate alla sua geometria e ai suoi componenti. Per esempio, l’utilizzo del mozzo posteriore con asse 12-TA e il montaggio flottante della sospensione Pro Damping System che riduce quasi in modo totale le forze assiali dirette foto MONICA CUEL
Test bike
Caratteristiche Tecniche • Telaio: KTM Lycan 27 Prime Lycan 27,5 Carbonframe Monocoque M:1473 Performance • Cambio: Shimano XTR M980 3/10 • Deragliatore anteriore: Shimano XTR M986-D • Guarnitura: Shimano XTR M980 42-32-24 • Catena: Shimano XTR M980 • Ruota libera: Shimano HG81-10V 11x36 • Movimento centrale: Shimano BB94-41° Press Fit • Freni: Shimano XTR M987 hydraulic disc 180/180 • Forcella: Fox Float 27,5 130 mm • Ammortizzatore centrale: Fox Float CTD BV • Serie sterzo: Ritchey WCS Road Logic 1.1/8 – 1,5 • Attacco manubrio: Ritchey WCS 4 Axis in alluminio Attacco Ritchey WCS 4-Axis • Manubrio: e manubrio Ritchey WCS 2X flat 720 Ritchey WCS 2X Flat 720 in alluminio • Reggisella: Ritchey WCS Link-15 400/30,9 in alluminio foto MONICA CUEL • Sella: fi`zi:k Tundra 2 manganese dell’ammortizzatore o la sagoma conica dello sterzo da 1.1/8 – 1,5 • Cerchi: originale per la sua forma affusolata. Quest’ultima scelta permette DT Swiss XR-1501 Spline 27,5 Tubeless Ready in alluminio alla Lycan 27 Prime di ottenere una maggiore rigidità nella zona in• Coperture: teressata e alleggerirsi in modo considerevole. Tutto questo, ovviaSchwalbe Rocket Ron 27,5x2.25” Tubeless mente, non va a intaccare né la solidità né la sicurezza del mezzo, • Raggi: ma ne eleva le doti agonistiche e sportive su ogni tipo di terreno. DT Swiss • Mozzi: In evidenza: DT Swiss Gli ingegneri di KTM, al fine di preservare il carbonio nei punti più • Taglie: delicati della Lycan 27 Prime, hanno sviluppato la tecnologia Frame 17-19-21 (cm 43-48-53) Guard, un concetto appositamente progettato per garantire la sal• Colori: vaguardia agli urti e ai colpi del tubo obliquo e del fodero basso del Carbon UD-Matt (Gray+Orange) telaio. Massima protezione, pulizia e solidità della bicicletta e del suo • Peso bici completa (come in foto): frame set. 11.6 kg senza pedali
Accessori e materiali utilizzati per il test: Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: • Casco: Las Victory Vento www.lashelmets.com • Occhiali: Briko Endure Pro www.briko.com • Copriscarpe: Craft www.newwave.it • Abbigliamento: Craft www.newwave.it • Strumentazione: Mio Cyclo 105 HC www.miotecnology.com • Pedali: Shimano XTR www.shimano.com • Portaborraccia: Race One www.freewheeling.it Il movimento flottante della sospensione al centro del telaio
foto MONICA CUEL
Disco anteriore del freno da 180 mm (idem quello posteriore)
Da rivedere: La forcella e l’ammortizzatore centrale (entrambi Fox Float) sono comandati da un moderno Lockout presente sul lato destro del manubrio. Per inserirlo basta solo una leggera pressione del pollice. Nella mia bici test però, per azionare il sistema remoto, sono stato costretto a spingere con forza con tutto il palmo della mano. Mi è stato assicurato dal responsabile di KTM che questo piccolo inconveniente è presente solo su questo mezzo a causa di un probabile difetto del filo di collegamento, accidentatosi durante il trasporto dall’Austria.
foto MONICA CUEL
Guarnitura Shimano XTR M980 42-32-24
Il Produttore e Distributore per l’Italia: KTM Fahrrad Gmbh Harlochnerstrasse, 13 5230 Mattighofen (A) Tel. +43 7742 40910 Fax: +43 7742 409171 E-mail: office@ktm-bikes.at Web site: www.ktm-bikes.at In vendita a partire da: Settembre 2013 Tempo di consegna: 15 giorni lavorativi dalla data dell’ordine Prezzo: € 4.999,00 al pubblico, IVA inclusa foto MONICA CUEL
Il BAR CICCIO è il luogo di ritrovo dei ciclisti della riviera, in partenza per gli itinerari e percorsi della Valle del Savio e colline romagnole. Offre agli amici ciclisti, un punto di ristoro con un ampio parcheggio privato e un prezioso servizio di lavaggio bici (rivolgersi al bar) per coloro che rientrano dai percorsi del fuoristrada. Orari abituali di partenze e ritrovi: • martedì ore 12.30 • giovedì ore 12.30 • sabato ore 13.00
foto 4EVER.EU
Tutti i sabati ritrovo per escursioni in MTB Colazioni e aperitivi con ricco buffet Servizio di pagamento bollette luce, gas, acqua, telefono e multe Sala TV Sky con dirette sportive tutte le partite in diretta del Cesena con Sky HD
Sala giochi • Ricariche telefoniche • Wi-fi libero Bar Ciccio - Via Romea, 120 Cesena (FC) 47522 - t. 0547 331984 - e. barciccio@hotmail.it -
BAR CICCIO
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SPORT & BENESSERE
a cura del dottor ALESSANDRO GARDINI* Tempo di lettura
7 min COME FAVORIRE alessandrogardini@gmail.com IL METABOLISMO ENERGETICO E L’EQUILIBRIO PROTIDEMICO FISIOLOGICO È ARRIVATO CITOVIGOR BY CITOZEATEC, UN NUOVO INTEGRATORE ALIMENTARE BIODINAMICO PER TUTTI GLI SPORTIVI
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PERCHÉ È IMPORTANTE RAFFORZARE L’ATTIVITÀ ENZIMATICA QUALE FATTORE DI BENESSERE? Veniamo al mondo con un patrimonio enzimatico di circa cinquemila enzimi diversi che tende ad esaurirsi con l’età. Veleni ambientali, radicali liberi e farmaci di sintesi depotenziano i cicli energetici e la vitalità enzimatica, favorendo un depauperamento accelerato del nostro patrimonio enzimatico, che invece potrebbe essere sostenuto da un’alimentazione biodinamica attenta all’energia degli alimenti. Sappiamo però che la qualità degli alimenti viene pregiudicata da molti fattori negativi: mutazioni genetiche, tecniche di coltivazione, di allevamento, di conservazione e, non ultima, la maggior sterilità dei terreni per uso massivo di concimi chimici e diserbanti. POSSIAMO AIUTARE LE CELLULE DEL NOSTRO ORGANISMO CHE PERDONO LENTAMENTE LA LORO ENERGIA? Il CITOVIGOR è un prodotto che appartiene ad una nuova generazione di integratori alimentari, definiti Biodinamici, che sono in grado di apportare alimenti funzionali ottenuti da conversioni enzimatiche specifiche e quindi “nutrire” direttamente e rapidamente le cellule incontrate. L’assoluta novità è dovuta all’utilizzo di Enzimi nel ciclo produttivo, che rispecchiano gli enzimi dei metabolismi energetici delle cellule eucariote, agiscono sugli zuccheri che li compongono, sulle vitamine e sugli altri componenti, predisponendo la loro conformazione biochimica affinché possano essere immediatamente utilizzati dagli enzimi endogeni come substrati nutrizionali specifici, all’interno delle cellule ed in particolare nei mitocondri, che sono le più importanti “fabbriche” energeticometaboliche esistenti, in grado di sostenere la vita così come
la conosciamo e all’interno dei quali i processi metabolici si sono sempre più perfezionati in milioni di anni. Processi che dovrebbero essere capiti ed assecondati evitando, per quanto possibile, di contrastarli. Il CITOVIGOR è uno dei prodotti con attività complementare e sinergica dell’Integrazione Nutraceutica Biodinamica per un apporto energetico particolarmente efficace. In caso di bisogno energetico specifico, può essere utilizzato da solo secondo la posologia indicata. I substrati molecolari, ma soprattutto la presenza di numerosi coenzimi (Vitamine) e Aminoacidi essenziali, contenuti nel prodotto, sono utili per sostenere le attività enzimatiche cellulari, con particolare riferimento al metabolismo glucidico e mitocondriale (Glicolisi aerobica, Ciclo di Krebs e metabolismi correlati: ciclo dell’urea, beta-ossidazioni degli acidi grassi, gluconeogenesi, ecc.), oltre a favorire i processi metabolici fondamentali per la sintesi delle proteine (per le membrane cellulari, il tessuto muscolare, proteine complesse come i recettori di membrana o gli enzimi stessi, ecc.). Può essere utilizzato prima e durante l’attività di endurance con l’obiettivo di migliorare la propria performance. L’AZIENDA CITOZEATEC Azienda di ricerca nutraceutica applicata che, utilizzando le più avanzate biotecnologie a conversione enzimatica in sequenza, produce una serie di nutraceutici (alimenti funzionali alle attività energetiche-mataboliche delle cellule) utili per contrastare e prevenire processi cronico-degenerativi favorendo l’aumento dell’efficienza energetica cellulare e il rafforzamento dell’attività enzimatica. *Responsabile Reparto Sport e Benessere Farmacia del Bivio e Parafarmacia Dottor A. Gardini
Informazioni Fornite dall’Azienda Produttrice Citozeatec Via Lambro, 7/8 Peschiera Borromeo 20068 Italy RIVENDITORE AUTORIZZATO FARMACIA DEL BIVIO
www.farmaciadelbivio.it
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STRETCHING NELLO SPORT
a cura del dottor MASSIMILIANO MUCCINI*
*mail*
12ª PUNTATA
STUDI E RICERCHE, LO STATO DELL’ARTE: LO STRETCHING È UTILE?
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Dopo aver analizzato le varie metodiche, ritengo doveroso illustrare alcuni studi approfonditi sull’utilizzo dello stretching in varie discipline. Questo perché ci dobbiamo sempre porre delle domande, verificare la letteratura scientifica internazionale e mai “comprare a scatola chiusa”. Generalmente lo stretching, viene utilizzato in qualsiasi sport sia dall’amatore come dal professionista in fase di “riscaldamento” perseguendo tre scopi principali: 1) Aumento della capacità di lavoro 2) Prevenzione dei traumi muscolari articolari 3) Riduzione del dolore muscolare Alcuni recenti studi ed un’accurata revisione sistematica (metanalisi) hanno analizzato l’utilizzo dello stretching e i suoi risultati prima delle prestazioni di salto in alto, testando valori di forza nei muscoli quadricipiti (estensori) così come prestazioni di corsa veloce. Si è andato ad indagare, in particolare, la correlazione tra la flessibilità muscolare e l’espressione della forza esplosiva elastica ed è venuto fuori che: a) Gli esercizi di stretching hanno un effetto sulla viscosità delle strutture muscolo tendinee, ma non sulla componente elastica intrinseca della struttura muscolare (J Physiol. 2002 Jan 1; 538 (Pt 1): 219-26. Effects of resistance and stretching training programmes on the viscoelastic properties of human tendon structures in vivo. Kubo K, Kanehisa H, Fukunaga T.); b) Il riscaldamento diminuisce la rigidità muscolo tendinea (stiffness) ed articolare per il concomitante aumento della temperatura corporea che determina un rilassamento della componente contrattile del muscolo diminuendo appunto la stiffness e quindi la possibilità di restituire energia elastica in modo ottimale (Do cross-bridges contribute to the tension during stretch of passive muscle? Proske U, Morgan DL.J Muscle Res Cell Motil. 1999 Aug; 20 (5-6): 433-42. Review). In generale sembra che, durante la seduta di stretching, la flessibilità tenda ad aumentare fino al termine della seduta stessa, mentre la capacità di esprimere forza esplosivo-elastica tende a diminuire col proseguire della seduta. Secondo diversi autori (Wiemeier 2001, Kokkonen et al.1998, Begert & Hillebrechy 2003, Kunnemayer e Schmidtbleicher 1997) chi è particolarmente flessibile non necessariamente è capace di accumulare – restituire energia elastica nelle contrazioni muscolari di tipo esplosivo elastico, quindi le specialità come gare veloci di ciclismo a crono su pista (i 200 metri e il giro lanciato, la velocità, ecc.) che richiedono forza esplosiva e massima velocità di punta e gare di gruppo (l’americana, la corsa a punti, ecc.), che invece richiedono doti tattiche ed impegnano anche in scatti ripetuti, verrebbero ad essere entrambi penalizzati dall’utilizzo dello stretching statico. Sembra quindi esserci la conferma che la flessibilità muscolo tendinea e l’elasticità muscolare siano aspetti nettamente diversi del funzionamento muscolare. Pertanto alla luce di questi recenti risultati possiamo affermare che: • Gli esercizi di stretching eseguiti prima di prestazioni di forza reattiva e forza veloce portano ad un peggioramento della prestazione stessa ed impediscono il raggiungimento dei migliori risultati prestativi.
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• Non ci sono dati scientifici incontrovertibili che le esercitazioni di stretching analitico svolte prima degli allenamenti o delle competizioni abbiano un sicuro effetto di prevenzione dell’instaurarsi dei traumi dell’apparato muscolo-articolare. • Nella fase di riscaldamento delle discipline sportive caratterizzate dalla capacità di esprimere forza veloce e forza esplosiva, lo svolgimento di esercizi di allungamento muscolare svolti in forma “dinamica” sono da preferire ai classici esercizi di stretching “statico” sia attivo che passivo. Gli esercizi di stretching statico sono controindicati nella fase di riscaldamento per sport che richiedono spiccate capacità di sprint, ovvero con manifestazioni di contrazioni muscolari condotte alla massima velocità. Questo non vale per la fase preparatoria in quelle discipline che hanno bisogno di diminuire la rigidità muscolare e diminuire l’attivazione dei motoneuroni. Affermare pertanto che lo stretching statico, ovvero quello più conosciuto e praticato, possa andare bene per tutto e per tutti, è scientificamente e fisiologicamente errato.
*Massimiliano Muccini, Dottore in Scienze e Tecnologie del Fitness e Prodotti della Salute, Università di Camerino, Specialista di Fitness Endurance Amatoriale, si occupa da più di ventisette anni di fitness, consulente Inkospor, certificato American College of Sports Medicine Health & Fitness Specialist® (l’autorità mondiale nel campo della sperimentazione e nella ricerca sportiva),Tecnico di Riequilibrio Posturale Pancafit®. Tesoriere Nazionale di ADISF (Ass.ne Italiana Dottori Scienze del Fitness), Presidente di ScienzedelFitness.com ASD che organizza seminari e corsi per il settore fitness e wellness. Riceve nell’ambulatorio di Via Pascoli,172 a Rimini. Per appuntamento telefonare dal lunedì al venerdì al numero: 347.8864440 dalle 18.00 alle 19.30. Contatti Email: info@muccinitrainer.it Web: www.muccinitrainer.it
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L’OFFICINA
a cura di LORENZO COMANDINI
FOCUS SUL MONDO DELLE DUE RUOTE lorenzo@gruppobici.it Tempo di lettura
CARBONIO ED ENDURO: 7 min BINOMIO SICURO
www.rossinbikes.it - www.speedbikes.it
SONO NUMEROSI I VANTAGGI CHE OFFRONO I TELAI IN FIBRA DI CARBONIO ANCHE PER L’ENDURO, L’UNICO ASPETTO DA TENERE SOTTO CONTROLLO SONO LE CADUTE
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La fibra di carbonio è, senza ombra di dubbio, il materiale più richiesto dagli amanti delle due ruote, sia per i telai sia per la componentistica. Dopo una lunga sperimentazione sulle bici da corsa, dopo aver conquistato il mondo dell’XC-Marathon, il carbonio sta ora diffondendosi anche nel mondo dell’all mountain e dell’enduro. Si tratta di un materiale molto leggero, ma è in grado di sopportare le elevate sollecitazioni del fondo sconnesso? In caso di caduta è resistente? Si tratta in ultima analisi di un materiale sicuro? Quello che comunemente chiamiamo “carbonio” è in realtà un materiale piuttosto complesso costituito da due elementi: il rinforzo e la matrice. Il rinforzo è la fibra di carbonio vera e propria, si tratta di una serie di fogli di fibra di carbonio sovrapposti. La matrice è l’involucro dentro al quale sono contenuti i fogli e generalmente è composto da una miscela di resine. IL CARBONIO UNIDIREZIONALE Oltre ai classici fogli di carbonio, composti con fibre intrecciate in due direzioni, esistono anche fogli con i fili disposti parallelamente, tutte nella stessa direzione. In questo caso parliamo di carbonio unidirezionale (UD). I vantaggi del carbonio UD stanno nel fatto che i filamenti non sono ondulati, ma distesi. Questo conferisce maggiore resistenza al composito, visto che le curvature sono punti di debolezza. Di contro però se la sollecitazione si trasmette nella direzione delle fibre si ha un’elevata resistenza meccanica, ma se la sollecitazione si trasmette perpendicolarmente alle stesse, la resistenza è drasticamente inferiore.
PERCHÉ UTILIZZARE IL CARBONIO? La risposta è semplice: il carbonio possiede eccellenti proprietà meccaniche, nettamente superiori ai metalli. La resistenza a trazione del carbonio è incredibile: può arrivare ad essere 9 volte più resistente dell’acciaio e inoltre ha una densità nettamente inferiore rispetto all’acciaio o all’alluminio e questo significa minor peso. Altro importante vantaggio dato dalla fibra di carbonio è la possibilità di ottenere una risposta diversa nelle tre direzioni dello spazio. Si può insomma ottenere un materiale non solo più o meno robusto in una data direzione, ma anche più o meno rigido. Immaginiamo un telaio front da XC: con la fibra di carbonio è possibile ottenere una risposta più morbida sulle sollecitazioni che arrivano dalla ruota (migliorando il comfort) ed allo stesso tempo rendere la struttura rigida lateralmente (riducendo la flessione in pedalata): tutto dipende da come si dispongono le fibre. CARBONIO UN MATERIALE FRAGILE? Quando si parla di carbonio, spesso si sente dire che si tratta di un materiale fragile. Un tubo in alluminio si piega prima di rompersi, mentre la fibra di carbonio è un materiale fragile, ovvero si rompe senza subire deformazioni plastiche. Può essere in grado di resistere anche ad elevate flessioni e deformazioni plastiche, ma appena si raggiunge il punto di rottura la sezione si rompe di schianto. Altro problema è il danneggiamento interno del materiale. Se sottoposto a schiacciamento, perforazione o sollecitazioni locali di forte intensità il carbonio può rompersi, spesso internamente ed in maniera invisibile. Per le leghe metalliche la rottura si manifesta con una crepa visibile dall’esterno, nel carbonio l’analisi visiva non è spesso sufficiente ad identificare la buona salute del materiale. Ci possono essere danneggiamenti
interni che portano poi alla rottura del componente. La causa di molti cedimenti improvvisi ed apparentemente ingiustificati è quasi sempre da ricercare in una caduta o in un impatto passato, che ha danneggiato internamente la fibra causando quindi il successivo cedimento. CARBONIO ED ENDURO: ATTENTI ALLE CADUTE Quello che però possono essere un problema sono le cadute. Una bici da strada difficilmente andrà a schiantarsi in mezzo alle rocce, una bici da enduro invece è più facile che lo faccia, se non quasi sicuro. Come in tutte le discipline gravity, anche nell’enduro la caduta fa parte del gioco, per cui il telaio non deve rompersi o danneggiarsi anche se impatta su una roccia. È forse questo ormai l’unico vero limite del carbonio oggi: la resistenza agli impatti. Si tratta tuttavia di un problema risolvibile utilizzando qualche semplice accorgimento, come ad esempio l’utilizzo di protezioni in plastica o gomma da posizionare nei punti più esposti. IN CONCLUSIONE IL BINOMIO TRA CARBONIO ED ENDURO È SICURO? Se oramai nel mondo della bici da corsa e dell’XC-marathon i telai in fibra di carbonio sono la stragrande maggioranza (almeno sull’alta gamma), diverso è il discorso per quanto riguarda telai da AMenduro. Se andiamo a vedere le prestazioni, i vantaggi sono evidenti. Il risparmio di peso è notevole, tale da giustificare anche la differenza di prezzo. Per quanto riguarda la resistenza non c’è poi da preoccuparsi: i telai in fibra di carbonio, seppur più leggeri, possono essere decisamente più robusti di quelli in alluminio, soprattutto sulle sollecitazioni derivanti dal normale uso. IL TESSUTO
Il tessuto del materiale composito si suddivide in:
• UD (unidirezionale); • 1K trama estremamente fitta; • 3K trama molto fitta; • 6K; • 12K trama larga. Più il numero è basso e maggiore è la densità dell’intreccio: il tessuto è più robusto. I telai realizzati con fibra di carbonio UD (unidirezionale), sono molto rigidi e reattivi ma poco elastici. Se la fibra di carbonio UD viene associata ad una tipologia di realizzazione di altissimo modulo (VHM), il prodotto finale sarà professionale e, conseguentemente, molto costoso. I telai realizzati con fibra di carbonio 1K, sono leggeri e hanno una ottima rigidità. Sono ottimi per chi non vuole spendere le elevate cifre dell’UD ma allo stesso tempo vuole un prodotto leggero. I telai realizzati con fibra di carbonio 3K, il prodotto ha un ottimo rapporto tra rigidità e leggerezza. È un ottimo prodotto che rimane di alta gamma sopratutto per quanto concerne il prezzo. Inoltre, alla fibra di carbonio 3K viene spesso associato un processo di compattazione alto modulo (HM). La fibra di carbonio 3K viene generalmente utilizzata per realizzare i telai di alta gamma delle mountain bike. Il carbonio 6K e 12K presentano una trama larga. Più la trama è larga e meno il telaio risulterà rigido e resistente.
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SVELATI I TRACCIATI DEL RALLY DI ROMAGNA MTB a cura della REDAZIONE
info@inbici.net Rally di Romagna 2013
A RIOLO TERME (RA) CINQUE TAPPE DAL 21 AL 25 MAGGIO NEL CUORE DEL PARCO DELLA VENA DEL GESSO QUASI 300 CHILOMETRI DI SUGGESTIVI SALISCENDI TRA I SANTUARI DELLA RESISTENZA ROMAGNOLA
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Sono stati resi noti i tracciati ufficiali della quinta edizione del Rally di Romagna MTB, la rassegna ciclistica che, dal 21 al 25 maggio prossimi, trasformerà Riolo Terme nell’ombelico mondiale della mountain bike. Con il sostegno dell’amministrazione comunale e l’entusiasmo trascinante dei volontari del Romagna Bike Grandi Eventi, l’imponente macchina organizzativa dell’edizione 2014 ha messo a punto i tracciati della “cinque giorni riolese” (in totale 294 chilometri per 9mila metri di dislivello) che culminerà con la Gran Fondo MTB Vena del Gesso (25 maggio), la grande novità della manifestazione che porterà in questo suggestivo scorcio di Appennino oltre un migliaio di appassionati delle “ruote grasse” provenienti da ogni angolo del pianeta. Il ciak, come detto, è in programma il 21 maggio con il prologo pre-serale (ore 19) La rocca di Riolo Terme
di tre chilometri (da ripetere due volte) che partirà dal centro di Riolo Terme, transitando dentro la Cava del Gesso di Monte Tondo, nei pressi di Borgo Rivola, un’area di grande pregio speleologico nel cuore del Parco della Vena del Gesso. Il circuito vero e proprio partirà il 22 maggio con una tappa di 81 chilometri e duemila metri di dislivello disegnata nella Val di Nitria, con un tracciato che ripercorrerà la linea Gotica e che avrà la sua “cima Coppi” sul monte Cece. Sarà una frazione scorrevole, non particolarmente selettiva, che consentirà anche di ammirare le bellezze della Vena del Gesso, una delle formazioni geologiche più importanti e caratteristiche dell’intero Appennino emiliano-romagnolo. Il 23 maggio la tappa più lunga, di oltre 100 chilometri. Lo scorso anno il vincitore ci impiegò quasi cinque ore e mezza,
mentre l’ultimo classificato tagliò il traguardo dopo nove ore! Il tracciato è lo stesso della scorsa edizione, ma verrà percorso in direzione inversa. Verranno toccati tutti i crinali della Valle del Lamone verso Brisighella fino all’impegnativa guglia del Monte Battaglia, nel comune di Casola Valsenio, un lungo spartiacque tra le valli del Senio e del Santerno, che conserva le vestigia di un’antica rocca medievale. Il sabato successivo, una tappa di 75 chilometri con 2600 metri di dislivello attraverso il Sentiero dei Partigiani (epicentro dei conflitti bellici della Resistenza), Fognano, Brisighella e il sentiero del Lamone nel parco della Vena del Gesso. Il gran finale è in programma il 25 maggio con la Gran Fondo di 48 chilometri, che lambirà l’anello del Monte Mauro (la cima più alta del Parco) e la sua canonica del X secolo recentemente restaurata, passando ancora dentro la Cava del Gesso di Monte Tondo. Un’edizione che, sul piano organizzativo, promette il “salto di qualità”, in linea con le enormi potenzialità di un territorio che, quando abbina sport e natura, non ha eguali in regione. Ma oltre alle competizioni di mountainbike, il Rally di Romagna riserverà anche un ricco calendario di iniziative collaterali, che avranno il loro epicentro nel villaggio hospitality, tra il parco fluviale ed il centro storico di Riolo. Già partite le iscrizioni alla cinque giorni riolese che, ovviamente, prevede una robusta scontistica per chi si iscrive in anticipo. Moduli e informazioni sul sito ufficiale www.rallydiromagnamtb.it
1Gran a
Fondo
Vena del Gesso Riolo Terme, 25 maggio 2014
Phone: +39 335 7282336
contatti@rallydiromagnamtb.it - www.rallydiromagnamtb.it
Comune di Riolo Terme
Provincia di Ravenna
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PIT-STOP NELLA NATURA a cura di ROBERTO ZANETTI
Indirizzo e contatti Resort Chianti Village Morrocco Strada Morrocco, 36/A 50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI) Tel. +39 055 8059418 Fax: +39 0558059416 Web site: www.chiantivillage.it E-mail: info@chiantivillage.it
IL RESORT CHIANTI VILLAGE MORROCCO È STATO INAUGURATO NELLA PRIMAVERA DEL 2012 E PROPONE AI SUOI OSPITI UN SOGGIORNO COMPLETO DI OGNI CONFORT, TRA BENESSERE, RELAX E BUONA CUCINA
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Dove si trova Ubicato in una delle posizioni più esclusive della Toscana – a pochi passi dai luoghi simbolo della regione, quali Firenze, Siena, Monteriggioni, Volterra e l’incantevole San Gimignano – il Resort Chianti Village Morrocco è adagiato sulle splendide colline del Chianti; una terra ricca di storia, cultura, buona cucina e ottimo vino apprezzato in tutto il mondo. Affascinante e “country-chic”, il Resort Chianti Village Morrocco è composto da uno splendido edificio a ferro di cavallo che si affaccia su una grande piscina (essendo i primi di novembre, per ovvi motivi climatici, non abbiamo potuto usufruirne) contornata da un curatissimo parco ombreggiato, nel quale si può tranquillamente passeggiare, leggere e rilassarsi. All’interno, il Resort è arredato con un design moderno e confortevole, per accogliere gli ospiti in un clima di eleganza informale e rendere il soggiorno piacevolmente riposante. A completare la struttura e renderla ancora più efficiente è poi l’ottimo ristorante “Chianti Restaurant Morrocco” che propone pranzi leggeri e piatti tradizionali per la sera (ideali per sportivi come noi) e la sala riunioni (45 posti disponibili, attrezzata con proiettore e connessione Wi-Fi) che, in caso di meeting aziendali, convegni o cerimonie risulta essere una utilissima location oltre che una base d’appoggio molto strategica. Il soggiorno Il Resort Chianti Village Morrocco dispone di 56 appartamenti (15 monolocali, 33 bilocali e 8 trilocali), tutti decorati con l’eleganza e la sobrietà che da sempre contraddistingue il gusto toscano per la bellezza dei dettagli. Delle abitazioni per famiglie, coppie, o singoli a tutti gli effetti; sistemazioni ad hoc per ogni esigenza e per ogni persona.
Gli ospiti sono accolti in ambienti confortevoli, arredati con mobili funzionali e di design, pregevoli decorazioni e modernissimi bagni.
Cycle y l d n e Fri Tutti gli appartamenti sono dotati di ampie terrazze arredate dove godersi il panorama e la brezza della sera, magari con un ottimo bicchiere di vino (rigorosamente Chianti, ovvio!) fra le mani. Tutti gli appartamenti sono dotati di televisori a schermo piatto LCD e cucine alla moda accessoriate di tutti i migliori elettrodomestici.
I servizi disponibili Il Centro Business del Resort Chianti Village Morrocco, perfettamente integrato con l’ambiente, è adibito per organizzare alla perfezione qualsiasi evento: dal transfer dall’aeroporto via terra o in elicottero, all’invio di documenti via fax, all’organizzazione di coffe break o di pranzi leggeri durante le pause, servizio di traduzione, servizi fotografici e video. Il Bar è a disposizione per cocktail, spuntini e bevande durante tutto il giorno e fino a tarda sera. Ideale per rinfrescarsi durante la giornata in piscina o per un aperitivo mentre ci si gode un idilliaco tramonto sulle colline toscane adiacenti alla struttura. La Piscina (16x8 metri), inoltre, aperta da mattina a sera, è attrezzata di comodissime sdraio, ombrelloni e tavolini per il comfort degli ospiti che vogliono godersi un piacevole e rinfrescate relax.
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IL TRENTINO MTB SCALDA LE RUOTE a cura di NEWSPOWER
pressoffice@newspower.it
ASPETTANDO “IL DISGELO CICLISTICO”, L’ORGANIZZAZIONE ANNUNCIA MAXI-SCONTI E TANTE NOVITÀ IN UN CALENDARIO-EVENTI LUNGO CINQUE MESI!
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Trentino MTB presented by crankbrothers scalda i motori, o meglio le ruote che da maggio ad ottobre correranno sugli sterrati in provincia di Trento. Secondo il calendario siamo ancora in pieno inverno, le uscite in bici sono senza dubbio più rare rispetto alla bella stagione, tuttavia in tante parti del nostro Belpaese tante due ruote hanno già ricominciato a calcare stradine o percorsi di fuoristrada. Per il Trentino è forse ancora prematuro parlare di “disgelo ciclistico”, si gradisce maggiormente una divertente discesa o un’escursione sugli sci o con le racchette da neve. Il pianeta MTB, però, ha già tutto chiaro per quanto riguarda l’edizione 2014 di Trentino MTB e in questi mesi di attesa si possono sfogliare con attenzione le pagine del rinnovato regolamento, approfittando di alcuni vantaggi che in tempo di “vacche magre” ed economie non proprio sfavillanti non guastano. Gli organizzatori del challenge questo lo sanno bene, ecco allora che se ci si iscrive a Trentino MTB presented by crankbrothers in maniera cumulativa, ovvero prenotandosi a tutte le sette prove in programma, si può godere di uno sconto di circa 50 euro sulla cifra totale, 140 anziché 191 euro, il che in pratica significa due gare in omaggio su sette. Le squadre numerose, inoltre, possono usufruire di uno sconto del 3x2 se contano dai 7 ai 12 bikers, mentre per i gruppi oltre i 13 componenti c’è l’offerta del 2x1. Gli abbonati avranno inoltre diritto all’ingresso nella Classifica dello Scalatore, stilata su un particolare tratto in salita di ogni singola prova. Parlando di gare ci sono due importanti novità da sommare alle tradizionali ValdiNon Bike per aprire le danze in 4 maggio, 100 Km dei Forti il 15 giugno, come sempre parte del 1000Grobbe Bike Challenge di tutto il week-end, Lessinia Bike il 27 luglio nel parco regionale dei Lessini trentini, Vecia Ferovia dela Val de Fiemme solo una settimana più tardi e 3T Bike in Valsugana per chiudere i giochi il 5 ottobre. Domenica 29 giugno Trentino MTB presented by crankbrothers sbarca per la prima volta in Val Rendena e tra Pinzolo e Madonna di Campiglio si sale con la Dolomitika Brenta Bike, una doppia idea con due tracciati di 66
e 81 km e dislivelli che superano i 2000 metri tra le meravigliose Dolomiti di Brenta. La Val di Sole Marathon di Malè è la seconda nuova entrata, domenica 31 agosto, e se gli iscritti alla Classic chiudono la loro giornata dopo 35 km e 1400 metri di dislivello in tutto, i “maratoneti” devono affrontare 61 km circa di saliscendi immersi anche qui nelle Dolomiti, con un GPM a 2280 metri (Rifugio Orso Bruno) e il dislivello complessivo che si raddoppia o quasi rispetto alla gara corta. Questa e la successiva 3T Bike sono anche gare “Jolly”, con il 20% di punteggio in più da assegnare a chi taglia il traguardo conclusivo, di una o dell’altra o di entrambe. Sfogliando il sito www.trentinomtb.com si possono rintracciare altre interessanti news per la stagione 2014 di Trentino MTB, tra cui i bonus finisher e il ricco montepremi con viaggi in palio ad ogni gara. L’idea prima di Trentino MTB scaturì – era l’inizio del 2009 – da una gran voglia di portare la mountain bike ad alto livello in maniera concertata su tutto
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La partenza della ValdiNon Bike edizione 2013
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Sul podio femminile della 3TBIKE 2013 festeggiano le atlete
il territorio trentino, con i protagonisti di calibro nazionale e internazionale a fare da traino, e senza trascurare il vasto popolo degli escursionisti e degli amanti dello sport outdoor più in generale. Oltre agli aspetti di gara, l’occasione è stata fin da subito ghiotta per andare alla scoperta di località da sempre votate al fuoristrada, ricche di tradizioni, natura e relax. Il challenge trentino festeggia quest’anno la sua sesta primavera, che poi sarà primavera-estateautunno, cinque mesi di sballo in off-road che sarebbe proprio un peccato lasciarsi sfuggire. Info: www.trentinomtb.com
122 a cura di PIERO FISCHI
ORO ITALIANO RODMAN TEAM
MAURIZIO PARODI, TOGHE A TUTTO SPRINT
ELENCO PRODOTTI 2013
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Di solito si dice che “la legge è legge” ed invece, in questo caso, è (anche) ciclismo perché con Maurizio Parodi, avvocato del foro di Genova, si può parlare davvero in tal senso. Maurizio, come nasce la tua storia? «Nasce l’11 maggio del 1959 e, da quel giorno, la mia vita è sempre stata ‘pane e ciclismo’». Spiegaci meglio: da dove nasce la tua passione per la bici? «Uno zio di mia madre – il suo cognome era Ravano – fu un gregario di Girardengo e fece
Maurizio Parodi
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gare come il Giro d’Italia e la Milano-Roma, tanto per citare due esempi a caso e quindi, a casa mia, era normale accendere la TV su un canale che trasmetteva una gara ciclistica; me le ricordo ancora in bianco e nero». Quando inizia la tua carriera ciclistica? «Nel 1996 ed ho subito partecipato a granfondo impegnative come la Fausto Coppi; percorrere oltre duecento chilometri per me rappresentava una sfida e quindi la passione ha cominciato, pian piano, a lievitare».
Ma poi ti sei dedicato non solo alla Granfondo… «Dal 2001 ho cominciato a foto ALESSANDRA TOMMEI partecipare anche a gare in linea e circuiti; da quel momento ho sempre alternato i vari tipi di gara ogni anno». Quindi per gareggiare hai viaggiato molto… «Senza dubbio! Ho corso in Francia, in Spagna, in Danimarca; faccio parte di un bel gruppo con il quale organizziamo trasferte di questo tipo; mi piace menzionare gli amici Amedeo e Patrizia con cui andiamo a fare parecchi viaggi oltre confine». E con i quali hai partecipato anche ai Campionati del Mondo… «Sì, uno dei miei obiettivi è quello di aiutare gli altri ed in queste occasioni ci siamo divertiti molto, cementando lo spirito di gruppo ed ottenendo risultati di tutto rispetto».
Ma qusto gruppo fa anche altre “pazzie”. Vuoi raccontarcene qualcuna? «Da più di dieci anni ci alleniamo tutti i giorni di ogni stagione e con ogni tipo di clima. Partiamo alle 6 del mattino con gli amici Alberto, Walter e Cesare – che sono i ‘volti storici’ del gruppo – poi si fa la doccia e si va a lavorare; ovvero come risolvere il problema della mancanza di tempo per allenarsi…» Sei una persona modesta, ma ti sei tolto anche delle soddisfazioni personali: quali le più belle? «Ho vinto due Campionati Italiani per avvocati: nel 2004 in linea a Roma, con arrivo a Saxa Rubra e nel 2012 a cronometro in un circuito bellissimo all’interno della Reggia di Caserta. Una gara molto tecnica e difficile di sei chilometri che comprendeva addirittura un tratto di sterrato». Da quando sei nei team di Marco Fertonani? «Dal 2003 e mi sono sempre trovato benissimo; abbiamo fatto uscite insieme, stage di allenamento e gare che ricordo sempre con grande piacere». Un aneddoto particolare? «Quando ho iniziato a seguire le gare dei cicloamatori c’erano corridori che per me erano idoli, come Loreto Valenza ed oggi mi ritrovo con lui nel team Oro Italiano; mi capita spesso di dargli una mano in gara e lui veste anche la maglia di Campione del Mondo: lo trovo davvero curioso, oltre che gratificante». Però non ci si ferma qui… «Assolutamente no, abbiamo già spulciato il calendario per cerchiare in rosso vari obiettivi del 2014 e credo che anche quest’anno ci divertiremo tantissimo».
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L’INCHIESTA info@inbici.net
a cura della REDAZIONE
COMING OUT CICLISTA!
Tempo di lettura
5 min
DOPO L’OUTING DELL’OLIMPIONICA JUDITH ARNDT E LA CONFESSIONE DELL’EX PISTARD BRITANNICO GRAEME OBREE, IL MONDO DELLA BICICLETTA S’INTERROGA: QUANTI OMOSESSUALI PEDALANO NEL GRUPPO? DAL CASO SOCHI ALLE PRIME SQUADRE DI AMATORI GAY, ANATOMIA DI UN FENOMENO CHE (SOLO) IN ITALIA È ANCORA TABÙ
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Alle olimpiadi di Londra erano appena 23 (su undicimila) gli atleti – o le atlete – dichiaratamente gay. Una minoranza talmente esigua da lasciar supporre che, nello sport, il rito liberatorio del “coming out” sia ancora tabù. Ecco perché ha sollevato “rumors” (per non dire “boatos”) la grande impresa di Judith Arndt, prima lesbica a conquistare, nel 2012, una medaglia alle Olimpiadi. La ciclista tedesca ha vinto l’argento nella specialità cronometro donne, dietro a Kristin Armstrong. E, ovviamente, la sua medaglia, che i media planetari avrebbero normalmente relegato in una “breve”, ha conquistato i titoli cubitali e le sei colonne. Oggi, con le Olimpiadi di Sochi e le aberranti regole anti-gay imposte da Vladimir Putin – per altro stigmatizzate dall’opinione pubblica occidentale – l’omosessualità nello sport torna ad essere un tema “caldo”. C’è chi, per provocazione, ha chiesto alle delegazioni di includere nella lista degli atleti almeno un esponente della classe LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) e chi, al contrario, come Mario Pescante (ex presidente del CONI e membro del CIO) ha parlato di “strumentalizzazioni politiche”, criticando il presidente Obama per aver inserito nella delegazione olimpica statunitense Billie Jean King, ex campionessa di tennis e icona del movimento gay, e aver scelto di farsi rappresentare alla cerimonia di chiusura da Chaitlin Cahow, giocatrice di hockey e omosessuale dichiarata. Ma quanti sono oggi i ciclisti professionisti omosessuali? E, soprattutto, a dispetto degli annunci pubblici, sono identificabili nel gruppo? A Londra 2012, accanto a Judith Arndt, nella squadra olimpica tedesca, c’era anche la ciclista Ina-Yoko Teutenberg,
anche lei dichiaratamente lesbica. Ma mentre tra le atlete il “coming out” è (abbastanza) ricorrente – non a caso, negli anni ’80, la prima sportiva ad annunciare pubblicamente la sua omosessualità fu la tennista Martina Navratilova (e ancora prima di lei proprio Billie Jean King) – tra gli sportivi uomini dichiarasi gay è, ancora oggi, molto difficile. Graeme Obree, ex pistard e ciclista britannico da poco dichiaratosi omosessuale, ha consigliato ai suoi colleghi gay di non fare outing: «Non avrei potuto dichiararmi gay e continuare ad essere uno sportivo – ha ammesso – sarebbe stato imbarazzante e snervante, e avrebbe creato delle situazioni difficili per me e per i miei compagni». Di tutt’altro parere due tenniste (quasi) contemporanee, come Amelie Mauresmo o Conchita Martinez, che negli anni ’90 si sono apertamente dichiarate lesbiche. Ma i nomi e i volti degli sportivi che si sono dichiarati gay potrebbero essere molti di più, rispecchiando le statistiche della popolazione, se solo gli atleti non dovessero combattere con i “soliti” pregiudizi. A ben vedere, però, nel mondo occidentale, il tabù dell’omosessualità nello sport sembra un affare tutto italiano, dove di nomi allo scoperto, ad oggi, non è uscito nessuno. Prendete il ciclismo femminile ad esempio: le voci sgomitano su una decina di atlete, ma ad oggi, tanti “si dice” e nessuna certezza. E, sopratutto nessuna voglia di parlarne. Eppure Tatiana Guderzo, ex campionessa del mondo su strada, in una recente intervista è stata chiara: «Sì, ci sono diverse colleghe lesbiche, è risaputo. Nelle squadre si è a conoscenza di certe situazioni, ma ci si rispetta e poi ognuno vive il suo privato». Paolo Colombo, volto di La7 e dichiarata-
GLI SPORTIVI CHE HANNO FATTO OUTING
Graeme Obree (ciclista)
Judith Arndt (ciclista)
mente gay, sostiene che nel ciclismo femminile via sia «una diffusa realtà gay». Ma quando parliamo dei maschietti, «beh lì – dice – diventa tutto più difficile». Tra gli amatori, tuttavia, il ciclismo omosex sta diventando una moda, come si evince da una serie di gruppi online nati in questi ultimi mesi. Su Yahoo, ad esempio, il gruppo pubblico “Ciclisti Gay” conta quasi una cinquantina di adepti. Da Roma a Milano, tutti, nelle loro inserzioni, cercano la stessa cosa: ciclisti omosessuali con i quali condividere una passione che – chissà – potrebbe anche diventare il “fil rouge” di una relazione sentimentale.
Conchita Martinez (tennista)
Gareth Thomas (rugbista)
Imke Duplitezer (schermitrice)
Justin Soni Fashanu (calciatore)
Mark Leduc (boxe)
Amelie Mauresmo (tennista)
Martina Navratilova (tennista)
Anton HysÇn (calciatore)
Graham Ackerman (ginnasta)
Liz Carmouche (lottatrice)
Dave Pallone (baseball)
Natasha Kai (calciatrice)
Blake Skjellerup (pattinatore di short track)
Isabell Herlovsen (calciatrice)
Greg Louganis (tuffatore)
Thomas Hitzlsperger (calciatore)
Mike Verschuur (pilota)
Billie Jean King (tennista)
Matthew Mitcham (tuffatore)
Orlando Cruz (pugile)
Patty Shehan (golf)
Robert Dover (equitazione)
tom daley (tuffatore)
SOTTO L’EGIDA DELL’ASD PROMOSPORT TORNANO I GRANDI CIRCUITI DEL CROSS COUNTRY. SI PARTE IL 16 FEBBRAIO A MARINA ROMEA COL “TROFEO MARE & COLLINA” Siete amanti della mountain bike? Allora segnatevi questo nome: ASD Promosport. Il sodalizio romagnolo propone, infatti, per la stagione 2014, un ricco ed eterogeneo calendario di attività per il Cross Country, con percorsi da 28 a 32 chilometri. Il carnet di appuntamenti quest’anno si annuncia rinnovato, sia per quanto riguarda la selezione delle location, sia per lo spessore tecnico dei tracciati. A decretare l’apertura ufficiale dell’attività agonistica 2014 sarà il “Trofeo Mare & Collina” che, in questa edizione, propone un’importante novità, ovvero l’inserimento di una prova aggiuntiva. La manifestazione, dunque, passa da quattro a cinque tappe, tutte disegnate all’interno delle Pinete delle varie località. La prima frazione è in programma domenica 16 febbraio a Marina Romea (RA), la 2ª tappa – il 23 febbraio – si svolgerà a Milano Marittima (RA), mentre la 3ª tappa è fissata per il 2 marzo a Lido di Dante (RA). A questo punto il circuito abbandona le rigogliose pinete marittime del ravennate e s’inerpica su due percorsi collinari: la quarta tappa è, infatti, in calendario domenica 9
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WAR GAMES IN PINETA
marzo a Castrocaro Terme (FC), mentre il gran finale del Trofeo Mare & Collina si celebrerà domenica 16 marzo a Fratta Terme (FC) dove, al termine della gara (attorno alle ore 12,30), sono previste le premiazioni finali del circuito con l’assegnazione delle maglie ai vincitori di tutte le Categorie. Scelta altrettanto impegnativa ma esaltante, la programmazione 2014 del Romagna Bike Cup, circuito articolato su otto prove che, per la prima volta, emigrerà nelle Marche con la 5ª prova in località Lunano (PU). La kermesse si apre domenica 16 marzo a Fratta Terme (FC), poi si prosegue per Borgo Tossignano (BO), Marradi (FI), Lunano (PU), Santa Sofia (FC), Balze (FC) e Montecoronaro (FC), con l’ultima prova in programma domenica 23 settembre a Castel San Pietro (BO), dove nella stessa giornata si effettueranno le premiazioni finali del Circuito Romagna Bike Cup. Informazioni: 338 6834464 - Fax 0543 64754 Calendari & Regolamenti: www.romagnamtb.it - info@romagnamtb.it
UISP sportpertutti
Calendario
CIRCUITO MTB GIOVANI 7-12 ANNI
Circuito con uno scarto
in 5 tappe
1ª tappa Domenica 16 FEBBRAIO 2ª tappa Domenica 23 FEBBRAIO 3ª tappa Domenica 02 MARZO
Mare & Collina
MARINA ROMEA (RA) MILANO MARITTIMA (RA) LIDO DI DANTE (RA)
2014
4ª tappa Domenica 09 MARZO 5ª tappa Domenica 16 MARZO
CASTROCARO TERME (FC) FRATTA TERME (FC)
Premiazioni Finali Mare & Collina DOMENICA 16 MARZO ore 12,30
Circuito
con
in tappe uno scarto 1ª tappa 2ª tappa 3ª tappa 4ª tappa
D D D D
16 13 18 15
MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO
Romagna Bike Cup
FRATTA TERME (FC) BORGO TOSSIGNANO (BO) MARRADI (FI) LUNANO (PU)
5ª tappa 6ª tappa 7ª tappa 8ª tappa
D D D D
29 13 03 28
GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE
SANTA SOFIA (FC) BALZE - Verghereto (FC) MONTECORONARO (FC) CASTEL S. PIETRO (BO)
DOMENICA 13 LUGLIO -
Premiazioni Finali Romagna Bike Cup DOMENICA 28 SETTEMBRE ore 12,30
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USD SAN MARCO CESENA a cura della REDAZIONE
CASA, CHIESA E… BICICLETTA
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UN SACERDOTE IN AMMIRAGLIA E QUALCHE PELLEGRINAGGIO PER AFFINARE LA PREPARAZIONE. A CESENA C’È UN TEAM CHE CORRE (SOLO) PER IL PIACERE DI STARE INSIEME
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Il loro doping è la Fede perché, idealmente, sull’ammiraglia dell’USD San Marco di Cesena, tra il meccanico e il direttore sportivo, siede anche don Marcello Palazzi, il sacerdote che, sotto l’egida del CSI e con l’aiuto di molti volontari, ha creato una realtà sportiva d’inestimabile valore sociale. Nell’ambiente li chiamano “i diavoli rossi”, ma negli ultimi anni – spiega il delegato al ciclismo Sandro Bongiorno – «questo nomignolo ci fa un po’ sorridere». La squadra è composta da una quarantina di atleti, tra cicloamatori e cicloturisti: «Le gare? Le scegliamo in base agli standard organizzativi – spiega Bongiorno – dove ci siamo trovati bene, di solito, torniamo sempre. Alle gare, invece, in cui il pasta party era scarso o la sicurezza poco curata, tiriamo una riga sopra». Per il resto, più che una squadra, l’USD San Marco è una grande famiglia germogliata nel cuore della parrocchia del quartiere di Case Finali, dove è ubicata la sede del sodalizio sportivo: «Alle nostre riunioni – prosegue Bongiorno – il parroco non manca mai.
E spesso ha l’ultima parola». Con buona pace del presidentissimo Renato Quadrelli, un altro prezioso regista di questo splendido miracolo sociale. Quest’anno, fra l’altro, lo sforzo organizzativo raddoppia. Oltre alla tradizionale kermesse di fondo “Pedalando con Gusto San Marco”, in programma la prima domenica di agosto, nel 2014 l’Unione Sportiva – in collaborazione con lo storico sodalizio Ars et Robur – organizzerà il 15 giugno l’attesissima prima edizione della Gran Fondo “Città di Cesena” che, come al solito, sarà una grandissima festa di sport e aggregazione. E sul piano agonistico? Alle ambizioni, l’USD San Marco antepone sempre il piacere di stare insieme, anche se – c’è da scommetterci – anche nel 2014 il mitico Pierluigi Zignani, uno dei supergentleman più quotati della regione, darà del filo da torcere nella sua categoria: «Pierluigi – spiega Bongiorno – è l’atleta più famoso del team, uno che, malgrado l’anagrafe non più verdissima, percorre ancora 25mila chilometri all’anno. Sono quindici anni che gareggia con i no-
stri colori e, ogni stagione, si leva le sue belle soddisfazioni». Per la società cesenate la stagione comincerà a marzo, con la partecipazione alla Gran Fondo Cassani, a cui farà seguito la Gran Fondo “Città di Riccione”: «Saremo presenti in tantissime manifestazioni – annuncia il delegato al ciclismo – e, se gli impegni lavorativi ce lo consentiranno, ci infileremo anche qualche pellegrinaggio, come quello da Imola a Roma. Il momento clou della stagione? Come per tutti i cicloamatori romagnoli, ovviamente la Nove Colli di Cesenatico». Per il resto, gli obiettivi restano quelli di sempre: al di là dei risultati («l’aspetto che meno c’interessa», precisa Bongiorno), la cosa più importante, in questo spicchio di Romagna, è il «piacere di stare insieme». «Quando c’è un evento da organizzare – conclude Bongiorno – tutta la comunità parrocchiale scende in campo per dare una mano. Noi siamo sempre in prima fila, ma senza le mogli, i nostri figli, gli amici ed i parenti, certe manifestazioni non si sarebbero mai realizzate».
Gli atleti della USD San Marco Cesena con il Dott. Alessandro Gardini Farmacia del Bivio partner della società
foto NEWSPOWER CANON
MARTINO FRUET
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IL CICLISTA È VOGUE a cura di MATTEO GOZZOLI
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GRUPPO BICI SPA, COI BRAND HAPPINESS®, IN PASSERELLA LO SCORSO GENNAIO AL PITTI UOMO DI FIRENZE
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L’accoppiata tra Gruppo Bici ed Happiness® sta letteralmente facendo il giro d’Italia, raccogliendo riconoscimenti ed apprezzamenti di grande prestigio. L’ultima tappa è stata il Pitti Uomo di Firenze, la piattaforma più importante a livello internazionale per le collezioni di abbigliamento e accessori uomo che si è tenuta a Firenze dal 7 al 10 gennaio. Le esclusive city bikes griffate Happiness® e le grintose ed eleganti pieghevoli marcate Rock’N’Roll e prodotte dall’azienda cesenate Gruppo Bici SpA, hanno raccolto molto interesse nei padiglioni allestiti dall’ormai affermato marchio di moda Happiness®. Dopo aver calcato i blasonati palcoscenici della Mostra del Cinema di Venezia, della settimana della moda milanese, di Expobici e della fortunata trasmissione Striscia la Notizia, le due ruote prodotte dall’azienda cesenate proprietaria dei noti marchi Regina, Rossin e Speed si sono imposte anche nel gotha della moda maschile. «La presenza e l’apprezzamento delle nostre biciclette presenti al Pitti Uomo dimostra che ormai è in corso un cambiamento culturale profondo collegato alle due ruote – afferma Andrea Chiarini Amministratore Delegato di Gruppo Bici SpA – la bici non è più solamente un mezzo di trasporto ma è anche un elemento di riconoscimento». «Siamo molto soddisfatti dell’accordo di licenza realizzato con Happiness® – prosegue Chiarini – insieme siamo riusciti a mostrare in molte parti d’Italia due importanti eccellenze del territorio romagnolo e penso che i riconoscimenti che stiamo raccogliendo premino l’impegno che Gruppo Bici SpA ha sempre profuso nello studio e nella realizzazione di biciclette curate nello stile e nei particolari».
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24 ORE
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a cura di RICKY MEZZERA
VI PROPONGO UNA GUIDA PRATICA SU COME VIVERE IN MODO ESTREMO IL “DOPPIO GIRO DELL’OROLOGIO” PRATICANDO LO SPORT CHE PIÙ AMATE
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Tre personaggi unici, tre grandi passioni, tre imprese con un unico denominatore comune: le 24 ore. Andiamo con ordine triathletico, partiamo dal nuoto con FEDERICO TROLETTI, arrivato dalla Valcamonica per stupire tutti con imprese incredibili anche per gli addetti ai lavori. Vi racconto solo l’ultima sua impresa, targata Luglio 2013, ovvero l’attraversamento del Lago Maggiore per tutta la sua lunghezza, nuotando da Tenero (CH) fino a Sesto Calende per una nuotata totale di 60 km in 20 ore e 47 minuti!!! Nuotare per quasi 21 ore, anche di notte, con piccoli stop solo per idratarsi e nutrirsi è uno sforzo incredibile con un elevatissi-
mo consumo calorico, tanto che, alla fine dell’impresa, ha spostato l’ago della sua bilancia indietro di sette chili. Che forza, tenacia e soprattutto che resistenza mentale è necessaria in un’impresa simile.
ANNA MEI, milanese e ciclista per passione, due volte campionessa mondiale di gare endurance di 24 ore con MTB e per due volte record-woman sui velodromi di Busto Garolfo e Montichiari per la maggior distanza percorsa da una donna in bicicletta in 24 ore.
Francesco Damiani
Anna Mei
Nel mese di Dicembre 2013, riesce a battere se stessa, riesce a fermare il suo contachilometri dopo 738,851 km registrando la splendida media di 30,785 km/h. Una missione, quell’umanitaria di raccogliere fondi a favore dei “Bambini farfalla”, purtroppo affetti da epidemolisi bollosa che una rara malattia che colpisce la pelle. Un’altra storia da raccontare, quella di un runner FRANCESCO DAMIANI, campione d’endurance nella “24 ore” ma anche terapista della nazionale d’ultramaratona. Francesco ha corso nel 2013 per 24 ore percorrendo 186 km sotto la pioggia e il vento pur di portare a casa un’impresa unica piena di sensazioni di dolore e di fatica vera.
Federico Troletti
Tre atleti con tre storie lunghe 24 ore, visibili su ONE TV NBC canale 112 Digitale Terrestre oppure su YouTube digitando: Anna Mei e Federico Troletti “Extreme People 52” Francesco Damiani “Running Fever 13”
GIST
LE PEDIVELLE NEW AEROZINE X-ONE, DOUBLE E SINGLE NUOVISSIMO E INNOVATIVO PRODOTTO DISTRIBUITO PER L’ITALIA DA GIST
Distribuito da GIST, il marchio Aerozine si contraddistingue per innovazione e originalità. La gamma Aerozine comprende pedivelle estremamente leggere, serie sterzo, movimento centrale, viteria, reggisella e tutto ciò che concerne il fissaggio (sganci rapidi, collarino, distanziali, boccole, ecc.). I materiali utilizzati, sempre all’insegna dell’estrema leggerezza, vanno dal titanio, all’alluminio forgiato in Ergal lavorato in CNC. La peculiarità di questi prodotti innovativi, oltre alla leggerezza, è la colorazione che si può rendere personale con diversi accostamenti cromatici. L’altro aspetto interessante è la possibilità, con un’unica pedivella, di ottenere due misure (170 mm-175 mm) grazie all’inserimento di una boccola nello speciale foro. Il tutto è personalizzabile con corone di diverse misure e colori a scelta da catalogo. La recente innovazione di Aerozine consiste nelle nuovissime pedivelle in alluminio leggero. La corona, singola o doppia, è ricavata da una lastra di alluminio spessa 10 mm, lavorata interamente in CNC. Il fissaggio all’interno avviene con tre viti che bloccano la corona con un notevole risparmio di peso. Un altro vantaggio che deriva da questa innovativa pedivella consiste in una pedalata più performante perché va ad agire direttamente sulla corona. L’accurato lavoro a CNC, inoltre, mantiene la catena perfettamente agganciata ai denti della corona. La pedivella X-One è compatibile con i movimenti centrali Press-Fit e BSA. Ha un sistema a doppia regolazione ALS SYSTEM 170-175. La X-One single è compatibile con 11 velocità SRAM XX1. PEDIVELLA X-ONE DOUBLE misure 38/24-36/22 Peso 626 gr PEDIVELLA X-ONE SINGLE Misure 28-30-32 Peso 590 gr
foto NEWSPOWER CANON
SOFIA PEZZATI
MOA SPORT: UN’AZIENDA
CO N L A PAS S IO NE S POR TI VA NEL D N A
La storia di Moa Sport racconta, sin dal suo esordio, di una lunga passione che dura ormai da più di 40 anni. Innanzitutto per lo SPORT, dato che al suo timone c’è Claudio Mantovani, ex calciatore che ha militato in squadre del calibro del Milan, del Cesena dell’Atalanta e del Perugia, e che a fine carriera ha scelto di unire la sua esperienza a quella del fratello Vincenzo, ex ciclista e campione olimpionico, vero cultore della bici, nonché fondatore dell’azienda. L’altra grande passione è per l’Italia, il made in Italy, quello autentico, che pochi imprenditori possono vantare. Tutte le fasi produttive previste nella realizzazione di un capo tecnico si svolgono internamente alla MOA Sport, compresa la creazione stessa di alcuni tessuti, aspetto che si traduce, in termini di tempi e di messa a fuoco delle singole esigenze, in vantaggi concreti e unici per il cliente. Il termine Made in Italy, tanto abusato in via generale, in Moa Sport si riappropria del significato originale. Moa Sport conta su numeri davvero eccezionali: • lo stabilimento: 20.000 mq di superficie • le risorse umane: 300 addetti • la capacità produttiva: più di 3.000 capi al giorno diversificati per tipologia • FLESSIBILITÀ PRODUTTIVA: capacità di svolgere internamente il ciclo di lavorazione completo, dal tessuto al capo finito • INNOVAZIONE TECNOLOGICA: Investimenti mirati ad ottimizzare i processi di lavorazione e a sviluppare una organizzazione interna sempre più efficiente e veloce • ECCELLENZA: nell’innovazione e miglioramento costante del prodotto offerto, dalla continua ricerca di nuovi tessuti con alte prestazioni tecniche e durevoli nel tempo alla realizzazione di nuove vestibilità ergonomiche disegnate e studiate seguendo i movimenti di un corpo nella sua posizione in sella.
PRO FUNCTIONAL Comfort, design e prestazione. Capi concettualmente semplici ma studiati in sella per la tua libertà di movimento. Comouflage, pois, Keep Calm e grafiche trendy completano la proposta Functional by Nalini, in perfetta sintonia con la moda attuale ed il gusto di sorprendere e di manifestare la propria personalità anche in sella. La linea Nalini di maglie Camouflage TI con 4 grafiche diverse, sono ispirate agli itinerari più suggestivi del mondo, perfettamente percorribili anche in bicicletta. La Route 66 americana, la Great Ocean Road australiana, la End to End inglese e la Route Verte canadese rappresentano autentici miti per chi non conosce limiti e vuole sperimentare delle vere imprese in sella. Taglie: S-XXXL. Nalini presenta Classica TI, dalle linee evocative e dal basso impatto ambientale - realizzata con filo riciclabile. Abbinati i pantaloncini in lana Wool Short con la doppia opzione fondello: Serie 1M 95 Gr e il bellissimo Nalini 1 Vintage. Taglie: S-XXXL
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C CLOSCOPIO
a cura della REDAZIONE
I CICLO-AFFRESCHI DI MANU CAMPA
foto JEAN-CHRISTOPHE BOTT
Laureato all’Accademia di Belle Arti di Madrid, Manu Campa è un giovane artista spagnolo ed appassionato ciclista che realizza bellissimi dipinti iperrealisti, quasi sempre ispirati alla bicicletta. Dopo il grande successo riscosso nelle esposizioni in Inghilterra, Olanda e Spagna, oggi Campa espone soprattutto sul web. I suoi lavori non nascondono solo il talento di un artista, ma ne suggeriscono anche un messaggio: spingere le persone a muoversi di più in bicicletta (http://manucampa.viewbook.com/).
VALERIE, LA “FILLE SUR LE VÉLO”
Il suo nome è Valerie. E quello della foto è il suo lato migliore. Per incontrarla bisogna farsi un giro al campo naturista francese di Bézieres, alle falde dei Pirenei, dove la nostra donzella passeggia, coperta solo da un foulard in raso di Missoni, in compagnia della sua inseparabile bicicletta. Bandana rossa a pois tra i capelli, Valerie è per tutti la “fille sur le vélo” (la ragazza con la bicicletta), una “specie protetta” dalla zelante gendarmeria francese.
È GIÀ TEMPO DI SCOMMESSE
Con largo anticipo rispetto alle scadenze canoniche, BetClick – il marchio di scommesse internazionali – ha pubblicato le prime quote ufficiali del prossimo Tour de France. Favorito numero uno Chris Froome, quotato a 1.65, davanti al nostro Vincenzo Nibali (4.50) e a Nairo Quintana (7). Più distanziati Alberto Contador (13), Alejandro Valverde, Joaquim Rodriguez e Bradley Wiggins (25), Andy Schleck (30) e Roman Kreuziger e Rigoberto Uran (40). Mark Cavendish è dato a 1000, ma le quotazioni dello sprinter britannico salgono sensibilmente nelle scommesse relative alla classifica a punti, dove è secondo (a 3.25) dietro al solo Peter Sagan (1.62).
AL POLO SUD PEDALANDO SU UN TRICICLO
È Maria Leijerstam la prima donna a raggiungere il Polo Sud in bicicletta. La 35enne britannica ha vinto la sfida superando l’americano Burton e lo spagnolo Granados. Due anni di preparazione per percorrere 800 chilometri pedalando su un tre ruote, la Leijerstam ha raggiunto la meta dopo aver lottato contro venti a 160 km/h e temperature a -40°.
foto NEWSPOWER CANON
LORENZA MENAPACE
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foto NEWSPOWER CANON
MARCIALONGA 2014 VINCE ØESTENSEN (NOR) a cura di NEWSPOWER
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8 min
pressoffice@newspower.it
TIKHONOVA (RUS) PRIMA DELLA CLASSE SIMEN ØSTENSEN E JULIA TIKHONOVA VINCONO LA 41A MARCIALONGA DI FIEMME E FASSA. NORVEGESI “ESAGERATI” ANCHE CON DAHL E AUKLAND, PRIMI SEI POSTI IN CLASSIFICA TUTTI “NORGE”. BONER (SUI) SECONDA DAVANTI AD ANNIKA LOFSTRÖM (SWE). BRUNO DEBERTOLIS MIGLIORE ITALIANO (11°). LIGHT VINTA DA CERUTTI E MILAZZI
M
Marcialonga di Fiemme e Fassa in mano vichinga con un tris di norvegesi sul podio maschile, ed altri tre a seguire. Simen Østensen ha vinto la sua prima Marcialonga della carriera davanti a John Kristian Dahl ed a Jørgen Aukland. Al femminile, prova maiuscola della russa Julia Tikhonova, brava a tenere dietro la favorita svizzera Seraina Boner e la svedese Annika Lofström.
Le vallate dolomitiche di Fiemme e Fassa hanno accolto una nuova annata nel segno di Marcialonga, l’evergreen dell’inverno trentino che sulla spianata di Moena ha richiamato 7000 concorrenti (su 7800 iscritti). Dopo il via alle 8.00 in punto, norvegesi e svedesi si sono catapultati in avanti, ma pensare a possibili allunghi era quanto mai prematuro visto che i chilometri totali da cavalcare della Marcialonga trentina sono 70. Tecnica classica unica per tutti, e gli italiani non si sono persi in convenevoli, piazzandosi subito ad Vince la 41a Marcialonga il norvegese Simen Østensen
foto NEWSPOWER CANON
inseguire con i vari Morandini, Kostner e un Bruno Debertolis in grande giornata, lui che nel 2013 fu il migliore dei nostri al traguardo. Nella notte era caduto un sottile velo di neve che soprattutto nelle fasi iniziali ha costretto la testa della corsa a cambiare di continuo il fronte, tuttavia, trascorsa la prima ora di gara, si iniziavano a delineare in maniera più pronunciata i ruoli dei papabili protagonisti di giornata. I norvegesi Dahl e Pedersen Eide sono stati i primi a varcare la soglia di Canazei (km 18,3), sempre tenuti sotto stretta sorveglianza da svedesi, russi, cechi e italiani. A Predazzo la gara si è tuffata lungo il vialone centrale, per la prima volta integralmente interessato
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CLASSIFICHE MARCIALONGA foto NEWSPOWER CANON
Tra le donne domina la russa Julia Tikhonova
dalla granfondo, con gli italiani davanti a tutti ad accogliere gli applausi del pubblico di casa, comunque tallonati dagli inseguitori scandinavi, tra cui il sempre più intraprendente Simen Østensen. Dopo una decina di chilometri, nel transito all’interno dello stadio del fondo di
Lago di Tesero (km 55), sono rimasti in trenta a schiacciare sull’acceleratore e il norvegese Thomas Magne Henriksen si era qui sostituito a Debertolis e soci a fare l’andatura. Sulle sue code a quel punto si erano piazzati i vari Daniel Tynell, Stanislav Rezac e Anders Aukland, tutti con la
Sprint per il secondo e terzo posto tra Anders Aukland John Kristian Dahl, Johan Kjoelstad foto NEWSPOWER CANON
70 km Maschile 1. Simen Oestensen NOR 03:10:16:1 2. John Kristian Dahl NOR 03:10:28:8 3. Jorgen Aukland NOR 03:10:29:1 4. Johan Kjoelstad NOR 03:10:29:3 5. Anders Aukland NOR 03:11:02:7 6. Bjornseth Berdal Tore NOR 03:11:05:3 7. Stanislav Rezac CZE 03:11:12:1 8. Joergen Brink SWE 03:11:14:9 9. Christoffer Callesen NOR 03:11:21:8 10. Daniel Tynell SWE 03:11:33:9 70 km Femminile 1. Julia Tikhonova RUS 03:27:54:1 2. Seraina Boner SUI 03:29:03:1 3. Annika Lofstroem SWE 03:30:18:7 4. Laila Kveli NOR 03:32:12:3 5. Susanne Nystroem SWE 03:36:04:9 6. Toftdahl Staver Tuva NOR 03:37:33:1 7. Nilsen Inger Liv Bjerkreim NOR 03:38:48:4 8. Olga Rotcheva RUS 03:39:32:1 9. Kristina Roberto SWE 03:40:54:6 10. Tatiana Jambaeva RUS 03:41:16:1 45 km Maschile 1. Lorenzo Cerutti ITA 02:12:23:1 2. Christian Zorzi ITA 02:12:27:5 3. Andrea Gola ITA 02:16:44:1 4. Aleksey Barannikov RUS 02:21:46:6 5. Matteo Pellegrino ITA 02:22:20:2 45 km Femminile 1. Anna Maria Milazzi AUT 02:38:15:9 2. Tereza Polakova CZE 02:51:06:2 3. Elisa Gianola ITA 02:52:30:2 4. Jenny Nygaard NOR 03:09:51:0 5. Joelle Helene Vicari ITA 03:13:19:8
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bussola puntata verso Molina di Fiemme. Sia Østensen che gli altri svedesi Brink, Tynell e Johnsson, o anche il norvegese Dammen sono sempre stati nel gruppo di testa, senza mai riuscire però a trovare il cosiddetto bandolo della matassa. Fino a che il ventinovenne Østensen ha trovato lo spunto vincente e si è costruito un primo vantaggio di 6” a Molina, incrementato ulteriormente ai piedi della temibile
salita di Cascata. Alle sue spalle si faceva vedere Daniel Tynell che si lanciava all’inseguimento del norvegese insieme ai fratelli Aukland, e poco dietro c’erano anche John Dahl e Johan Kjølstad. In salita, però, Østensen era un treno, troppo veloce e potente per chiunque e la vittoria, la prima in carriera su quattro partecipazioni, era sua con il tempo finale di 3h 10’ 16”. Gli altri due gradini del podio
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si sono risolti con una volata a tre tutta norvegese tra Dahl, Aukland e Kjølstad, con quest’ultimo a rimanere in fondo con la medaglia di legno al collo. A 1’ 30” dal vincitore, con le braccia tese verso l’alto, il trentino Bruno Debertolis è stato il primo italiano a tagliare il traguardo, undicesimo assoluto. Per quanto riguarda la gara femminile, la russa Tikhonova ha lasciato comandare la due volte vincitrice Boner per circa 35 km, fino al rientro a Moena, dopodiché ha inserito il turbo ed è passata a condurre, posizione che in sostanza ha mantenuto fino a Cavalese, in quella che è stata la sua prima partecipazione in assoluto alla Marcialonga. Al 45° km di Predazzo, come ormai da tradizione, si è chiusa anche la Marcialonga Light – vinta da Lorenzo Cerutti davanti all’olimpionico Cristian Zorzi, e dall’austriaca Anna Maria Milazzi – e per annunciarne l’arrivo il parroco del paese e i chierichetti sono usciti dalla chiesa dove sarebbe iniziata la messa di lì a poco, con un poco… di ritardo, ma la scusa era più che plausibile, la Marcialonga era nel vivo e transitava a pochi passi dal sagrato. Sole, cielo terso e temperature invernali ma gradevoli hanno accompagnato la Marcialonga 2014, cui hanno preso parte anche due campionissimi del cross country azzurro come Silvio Fauner e Pietro Piller Cottrer, “a braccetto” per 70 km di assoluta festa – come loro stessi hanno commentato al traguardo – vissuti con lo spirito da veri “bisonti”, senza troppo stress da cronometro o classifiche. Il sipario sulla Marcialonga edizione numero 41 calerà calato col buio e in ultimo i fuochi d’artificio. La Marcialonga era prova del circuito Swix Ski Classics e FIS Marathon Cup.
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GLORIA TRETTEL, DIRETTORE GENERALE MARCIALONGA
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LA BICI D’EPOCA info@inbici.net
a cura di ADRIANO VISPI e del Dr. DARIO CORSI
UN TESORO… IN CANTINA? DAL BLOCCAGGIO RAPIDO BREVETTATO DA TULLIO CAMPAGNOLO ALLE MODIFICHE TECNOLOGICAMENTE ALL’AVANGUARDIA, RIPERCORRIAMO LE INNOVAZIONI EPOCALI DELLA STORIA DELLA BICICLETTA
L
La bicicletta ha subìto negli anni aggiornamenti e modifiche continue. Dai primi modelli del secolo scorso a quelli attuali, sia il telaio che i componenti hanno registrato profonde modifiche e miglioramenti. Ogni epoca ha un suo preciso punto di riferimento tecnico. Possiamo affermare che un primo punto cardine per chiunque pedali è il 1930. In questo anno viene brevettato da parte di Tullio Campagnolo il suo primo brevetto: il bloccaggio rapido che sostituisce i famosi galletti alle ruote. Il 4 maggio 1933 Campagnolo brevetta il primo cambio a bacchette (due stecche sul forcellino destro posteriore) che permetteva ai corridori di cambiare rapporto senza scendere dalla bicicletta per girare la ruota e quindi cambiare rapporto (il cosiddetto “cambio giro ruota”). Nel 1950, alla fiera di Milano, viene presentato il cambio Campagnolo Gran Sport che permetteva di cambiare velocemente rapporto senza dover pedalare al contrario, come avveniva invece nel cambio a bacchetta. Con questo tipo di cambio era possibile cambiare su 5 rapporti posteriori dal 14 al 26 denti. Nel 1952, al cambio Gran Sport, viene affiancato il deragliatore Gran Sport che permetteva di scegliere il rapporto anteriore tra 47 o 50 denti. Si dovrà aspettare il 1958 perché la nuova guarnitura Campagnolo, con giro viti di 151 Roger De Vlaeminck in sella alla bicicletta Gios
Roger De Vlaeminck vince la Milano-Sanremo 1973
millimetri, possa accettare corone con un numero minimo di 44 denti. È il 1958 che segna il passaggio nei prodotti di alta gamma dalle chiavelle al bullone centrale per fissare le pedivelle al perno centrale. Dal 1930 al 1985 c’è stato un susseguirsi di innovazioni tecniche. Il gruppo del cinquantenario di Campagnolo (versione dorata del gruppo super record) e il gruppo Campagnolo Record C del 19851987 rappresentano gli ultimi gruppi con caratteristiche “epiche” e segnano il limite delle bici d’epoca intesa con cavi freni esterni e levette del cambio al tubo obliquo. Così come i componenti delle bici, anche i telai – negli anni – si sono evoluti sia come materiali che come geometrie. Artisti del calibro di Ernesto Colnago, Ugo De Rosa, Faliero Masi, Tolmino Gios, Ernesto Marastoni e tanti altri piccoli artigiani hanno dato vita a telai in acciaio unici, guidati da campioni del pedale che con le loro vittorie hanno dato lustro e prestigio al ciclismo. In questo primo articolo presentiamo alcune foto della bici GIOS modello Super Record che un campione del calibro di Roger De Vlaeminck – vincitore di ben quattro Parigi-Roubaix (1972-’74-’75’77) – ha cavalcato negli anni ’70. Ogni mese presenteremo una bici d’epoca con i suoi componenti e le sue particolarità.