iNBiCi magazine anno 6- n4 Aprile 2014

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Granfondo della Vernaccia

11 maggio 2014

San Gimignano Anno VI -

NËš 4 Aprile 2014

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IL GIARDINO SUL LAGO

Bicicletta

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CAPITALE DEI FIORI E MODERNO CENTRO DI VILLEGGIATURA, OGGI VERBANIA È UNA DELLE LOCALITÀ PIÙ SUGGESTIVE DEL PIEMONTE

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La città di Verbania, definita “il giardino sul lago”, è un comune nato nel 1939 dall’unione di Intra, il centro maggiore, situato proprio di fronte a Laveno, con Pallanza, che invece si affaccia sul Golfo Borromeo. Una perfetta organizzazione turistica contribuisce a definire Verbania come eccellente centro di villeggiatura internazionale. Verbania è oggi il maggior centro industriale-commerciale del Lago Maggiore e, dal 1992, il capoluogo della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, che spazia da Omegna, sul Lago d’Orta, fino all’estrema punta settentrionale del Piemonte, la Val Formazza. Con i suoi molteplici centri, il comune di Verbania occupa una superficie molto ampia affacciandosi su di un lungo tratto della costa piemontese del Lago. Da Fondotoce, proprio sulla foce del fiume che si getta nel cuore del Golfo Borromeo, si procede sulle coste settentrionali del Golfo, attraversando Suna e Pallanza. Sul Golfo si possono scorgere l’Isola Madre che, pur appartenendo a Stresa, è

più vicina alle coste di Verbania e, sullo sfondo, l’Isola Bella e l’Isola dei Pescatori. Poco prima della punta del promontorio della Castagnola, ecco l’Isolino di San Giovanni, a pochi metri dalla costa, anch’esso di proprietà dei Borromeo; si procede quindi passando il promontorio e ci si immerge in un’atmosfera completamente diversa. Qui, ad Intra, la vita pare proiettata altrove: il traghetto la collega a Laveno, sulla sponda lombarda; la costa punta decisamente verso settentrione, dove spazia anche la visuale dal Lungolago, verso il Sasso del Ferro, la Rocca di Caldé, Castelveccana e, sullo sfondo, i monti della vicina Svizzera. Vi sono diverse manifestazioni che ricorrono annualmente a Verbania. Molte sono legate all’arte del giardinaggio, grazie al

particolare clima della zona, così che, all’epoca della fioritura delle varie specie, si svolgono le settimane dedicate al tulipano, all’orchidea, all’azalea, alla camelia. Il tutto si conclude nell’esplosione floreale del Corso Fiorito, una grandiosa sfilata di carri in fiore che si tiene la prima domenica di settembre. Inizia a maggio, per terminare ad ottobre, la stagione delle gare equestri di rinomanza nazionale, al centro ippico di Fondotoce. In luglio e agosto si concentrano innumerevoli iniziative: concerti a Villa Giulia, regate veliche, gare sportive, rassegne cinematografiche all’aperto e mercatini. Mentre la lodevole iniziativa Verbania Città dei Bambini chiude la stagione in settembre.


foto GIUS.ANTE

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Bicicletta

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E DALLE VESTIGIA ROMANE NACQUE FOLIGNO

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L’ETIMOLOGIA DEL NOME SAREBBE DA COLLEGARSI AD UN’ORIGINE SACRALE CON RIFERIMENTO ALL’ESISTENZA DEL CULTO DELLA DEA FULGINIA

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Come attestano iscrizioni e tradizioni religiose, il territorio di Foligno fu abitato da popolazioni umbre. La penetrazione romana avvenne con la realizzazione della via Flaminia. L’etimologia del nome sarebbe da collegarsi ad un’origine sacrale, con riferimento all’esistenza dei culto della dea Fulginia. L’area occupata dalla città romana doveva situarsi a nord dell’attuale centro, come provano ritrovamenti di necropoli e domus. Inclusa nel Ducato di Spoleto, Foligno subì le incursioni barbariche. Numerosa la documentazione relativa alla penetrazione del Cristianesimo, mentre dal 1798 al 1799 e dal 1809 al 1814, la città subì la dominazione francese. Partecipò al movimento risorgimentale. Nell’ultimo conflitto venne sottoposta a bombardamenti e fu centro attivo nella lotta di liberazione. Ancora nella seconda metà del sec. XVI erano visibili nell’area sud-orientale di Foligno, vicino a Santa Maria in Campis, numerosi resti archeologici dell’antica Fulginia. Probabilmente l’attività edilizia della città nel ’500 e nel ’600 accellerò, con il recupero di materiale da costruzione, la scomparsa di queste memorie. L’antica Fulginia dovette essere abbandonata a seguito delle invasioni barbariche. Probabile che le popolazioni si rifugiassero sul Colle di San Valentino, ad est della città,

dove esisteva un insediamento oggi scomparso. I resti rinvenuti nella località dove si pensa sorgesse Fulginia, sono di edifici di età romana e di tombe di età romana e preromana: le domus in proprietà De Gregori, in Via Costantíni, in Via Liverani e presso il Ponte d’Antimo, un’insula presso la stazione ferroviaria, resti di un anfiteatro e di un acquedotto, i reperti rinvenuti attestano il maggiore sviluppo del centro di Fulginia per la prima età imperiale. La sua forma ovale, ormai persa nella ragnatela della periferia, è percepibile dalle colline che la circondano scendendo da Montefalco o lungo la vallata del Menotre. Viali alberati conducono dai quattro punti cardinali alle porte unite dal tessuto ancora percepibile delle mura medievali. Il fiume Topino lambisce le mura del versante nord, mentre un suo ramo interno, in cui sopravvive l’antico corso, attraversa la città in alcuni dei suoi angoli più caratteristici, dove un tempo erano attivi antichi opifici. A ridosso delle mura gli orti, al di là delle porte le piazze intorno a cui si affacciano i monumenti più ragguardevoli. In piazza S. Domenico, superata Porta S. Maria (oggi Porta Todi) si trovano la chiesa di S. Maria Infraportas e quella di S. Dome-

foto CLETO AZZARELLI

nico. In piazza S. Francesco, al di là della Porta Romana, la chiesa di S. Francesco e la più tarda chiesa del Gonfalone. Dalla porta dell’Abbadia (oggi Porta Ancona) si giunge a piazza Garibaldi con le chiese di S. Salvatore e S. Agostino. Infine piazza S. Giacomo, sul versante nord, dove sorge l’omonima chiesa, appena superato il ponte sul fiume Topino. Dalle piazze si diramano le direttrici della città che confluiscono in piazza della Repubblica, tra ricchi palazzi. È qui il nodo genetico della città sviluppatasi distendendo le sue singolari geometrie.


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SOMMARIO 6

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Hotel Tosco Romagnolo

Raffaello Balzo a cura di Mario Pugliese

a cura della Redazione

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84

Dietro l’obiettivo

Pagine gialle

a cura della Redazione

a cura della Redazione

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98 Il telaio ideale

Ruote Roventi a cura di Roberto Sgalla

a cura di Roberto Zanetti

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Gran Fondo San Benedetto del Tronto FRW

Ridiamoci su a cura della Redazione

a cura della Redazione

128

44 Sicurezza in gara

Le so tutte

a cura di Gianluca Barbieri

a cura della Redazione

56

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Gran Fondo della Repubblica di San Marino – Prestigio

a cura della Redazione

Cicloscopio

a cura della Redazione

138

68 Mondo ACSI a cura della Redazione

La playmate di aprile a cura di Mario Pugliese

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27/05/13

13:20

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RAFFAELLO BALZO

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a cura di MARIO PUGLIESE

«COSÌ UN INTEGRATORE HA GUARITO MIO PAPÀ» IL “NAUFRAGO” PIÙ DESIDERATO DALLE DONNE SVELA I RETROSCENA DEL SUO FISICO PERFETTO: «L’ALLENAMENTO È BASILARE, MA IL SALTO DI QUALITÀ L’HO FATTO GRAZIE AD INKOSPOR. E QUANDO CON DUE BUSTINE MIO PADRE SI È RIMESSO IN PIEDI DOPO UNA LUNGA CONVALESCENZA, HO CAPITO CHE QUESTI PRODOTTI SONO QUASI MIRACOLOSI»

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Il suo fisico da bronzo di Riace, con i bicipiti scolpiti e gli addominali “a tartaruga”, resteranno – per il grande pubblico femminile – una delle scene più “stuzzicanti” dell’Isola dei Famosi edizione 2006. Del resto, Raffaello Balzo, che al primo anno di vita finì sui giornali di tutta Italia per essere stato salvato dalla nonna durante il terremoto del Friuli, non è uno che passa inosservato. Sguardo alla Brad Pitt, occhi blu cobalto alla Pierre Cosso e fama di “bello e dannato”, Raffaello ha fatto impazzire per tre anni l’altra metà del cielo nella soap opera “Cento Vetrine” nei panni dell’ingegnere ed ex gigolò Niccolò Castelli. Balzo, tanta bellezza è (solo) un dono di natura? «Magari fosse così. In realtà, per stare in forma, mi sottopongo ad una dieta rigida e ad esercizi atletici quotidiani.

Ma il mio fisico è anche il mio lavoro, dunque certi sacrifici sono normali.» Per restare in forma utilizzi anche degli integratori alimentari? «Ovviamente sì. Con una scrupolosa preparazione atletica si possono ottenere degli ottimi risultati, ma per fare la differenza, non puoi rinunciare agli integratori.» Qual è allora il tuo integratore preferito? «Senza dubbio Inkospor. Sono quasi otto anni che uso i prodotti di Benedetto Catinella e, anche se ho avuto proposte da altre aziende, io resto fedele a questo marchio che, negli anni, mi ha fatto ottenere dei risultati davvero incredibili.» Parole doverose da parte di un testimonial… «Non è così. Un conto è pubblicizzare un prodotto, un altro è averne una scorta in casa per uso personale. Lo ripeto, io con la mia immagine ci lavoro, dunque non potrei mai utilizzare prodotti che non garantiscono alcun risultato.» Quando ha scoperto Inkospor? «Otto anni fa durante la preparazione per l’Isola dei Famosi. Dopo quattro mesi di allenamento ero stremato. Una sera, però, conobbi Benedetto Catinella che, dopo aver compreso il mio problema, mi propose alcuni integratori. Mi mise a disposizione un ciclo completo di proteine, aminoacidi fluidi ed altri prodotti…» E come andò? «Dopo quindici giorni avvertii subito un miglioramento sostanziale. Sui bilancieri, in particolare, caricavo parecchio, ma nelle ultime serie andavo sempre in affanno. Utilizzando gli integratori della Inkospor, invece, la forza rimaneva costante e le energie sempre stabili, dal primo all’ultimo esercizio. Anche sul fronte del recupero, la situazione migliorò sensibilmente. Prima alla mattina, sottoponendomi a due


7 sedute giornaliere di allenamento, mi alzavo dal letto letteralmente a pezzi. Dopo un solo ciclo d’integratori Inkospor, invece, tornai in perfetta forma e le energie, come d’incanto, ricomparvero.» Dunque, piena fiducia in questi prodotti? «Sì, ma a convincermi definitivamente dell’efficacia di questi integratori è stato il caso di mio padre…» Cioè? «L’anno scorso passò un anno difficile. Fu operato diverse volte e gli asportarono anche la milza. Era fisicamente uno straccio e per fare solo qualche metro in casa dovevo prenderlo in braccio. A quel punto, parlai con Alessandra Catinella (figlia di Benedetto, ndr) che mi inviò degli integratori in bustina, Muscle Saver e Power Drink. Ebbene, dopo qualche giorno, mio padre ritrovò le forze e, nel giro di una settimana, mi portò il caffè a letto.» Risultati inattesi… «Sì, perché lui aveva provato di tutto. I medici gli avevano prescritto ogni genere di terapia riabilitativa, ma i risultati erano stati praticamente nulli. Con gli integratori Inkospor invece è rinato a 81 anni, tanto che ne abbiamo parlato anche con la sua cardiologa di fiducia. Se con lui i risultati sono stati così strabilianti, ci siamo chiesti, per quale ragione non prescriverli anche ad altri pazienti nelle sue stesse condizioni?»


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GIRO D’ITALIA AMATORI a cura della REDAZIONE

ANCHE LA GILETTI ALLA SCOPERTA DEL BELPAESE LA PRESTIGIOSA AZIENDA BIELLESE, LEADER NELLA PRODUZIONE DI FILATI (ANCHE PER LO SPORT), ENTRA NEL POOL DI SPONSOR DELLA “CORSA ROSA”. GLI ORGANIZZATORI: «PER LA MANIFESTAZIONE È UN ALTRO SALTO DI QUALITÀ»

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Prosegue a pieno regime l’organizzazione del Giro d’Italia Amatori, la corsa rosa riservata a chi ama andare in bicicletta per puro divertimento e per scoprire sui pedali gli scorci più suggestivi del Belpaese. Il Giro d’Italia Amatori, infatti, è una manifestazione che permette di conoscere, di anno in anno, una regione diversa dell’Italia. In ogni edizione, dunque, cambiano gli scenari e le località e gli amatori entrano in contatto con realtà territoriali diverse e quindi sempre stimolanti. Quest’anno sarà l’Emilia Romagna, in particolare la provincia di Bologna, ad ospitare la corsa rosa. Dal 2 al 4 maggio 2014 si disputeranno infatti le tre frazioni dell’evento. Notevole e crescente l’interesse degli appassionati e anche delle aziende che hanno deciso di sostenere una realtà così importante come quella del Giro d’Italia Amatori: in modo particolare, l’azienda biellese Giletti ha instaurato un forte legame di partnership con l’evento. Biella è la patria del filato e Giletti è l’azienda leader nella produzione di filati. Il proprietario dell’azienda, Emilio Giletti, è un ex pilota automobilistico che, nel 1953, al volante di una Maserati, trionfò nella leggendaria Mille Miglia. Inoltre è stato anche uno dei piloti della Scuderia Ferrari. Dismessi i panni del driver, Emilio Giletti ha raccolto in eredità l’azienda che produce filati dal 1884 e, da tre anni,

Atleti alla partenza

ha iniziato a produrre anche calze tecniche per lo sport. «Per la nostra azienda è molto importante sostenere una grande realtà come quella del Giro d’Italia Amatori – spiega Emilio Giletti – del resto, i nostri orizzonti aziendali si sono aperti anche allo sport. La corsa è organizzata alla perfezione ed è una vetrina molto importante per noi». «Avere il sostegno di una delle aziende leader nel mondo nella produzione di filati è per noi motivo di orgoglio – spiega Fabio Zappacenere, presidente del comitato organizzatore – il ciclismo, del resto, è lo sport che offre maggiore visibilità ai marchi e la nostra rassegna tocca ogni anno una regione diversa d’Italia, quindi le aziende riescono ad avere una vetrina qualificata, e sempre diversa, per farsi conoscere». Sponsor – Rinnovata anche per quest’anno la partnership che lega l’ASD Giro d’Italia Amatori alla Selle SMP di Maurizio Schiavon: un rapporto che cresce sempre di più e che diventa ancora più solido grazie all’attenzione che il Giro d’Italia Amatori rivolge al ciclismo giovanile. L’azienda metterà a disposizione, tra l’altro, anche alcuni dei premi finali. L’organizzazione ringrazia anche il Nuovo Parco Dei Ciliegi, ristorante gestito da gran-

di appassionati di ciclismo presso il quale sarà allestito il pranzo finale. Molto importante anche il sostegno della Cicli Lombardo, prima ditta al mondo ad offrire la possibilità di personalizzare la propria bicicletta, leader nel territorio emiliano e tra le prime in Italia. La Giletti metterà invece a disposizione le maglie di leader delle varie classifiche. Iscrizioni – Sono ammessi i cicloamatori di ambo i sessi, italiani e stranieri, che abbiano compiuto il 19° anno di età, tesserati alla FCI, agli Enti di Promozione Sportiva riconosciuti dal CONI ed alle Federazioni straniere riconosciute dall’UCI, in regola con il tesseramento per l’anno 2014. La quota di iscrizione è di 120 euro e comprende un ricco pacco gara, la partecipazione a tutte e tre le tappe oltre che al pranzo finale che si terrà, come detto, al Nuovo Parco dei Ciliegi. L’iscrizione si intende valida solo nel momento in cui verrà inviata un’email all’indirizzo segreteria@giroditaliamatori .it specificando nome, cognome, indirizzo, telefono, indirizzo e-mail, ente, numero di tessera e società di appartenenza. Per tutte le informazioni sulla kermesse rosa è possibile consultare il sito www.giroditaliamatori.it Palazzo Re Enzo – Bologna



Con la Gran Fondo Davide Cassani, quasi una festa patronale per il neo Ct, si è aperto ufficialmente il sipario sulla stagione del cicloturismo. In molte regioni italiane la primavera ha già regalato generosi sprazzi, per il sollievo di quei ciclisti che, dopo il letargo invernale, temevano un impatto troppo brusco con le prime corse. E invece «se il buon giorno si vede dal mattino», è lecito attendersi una stagione coi fiocchi. Dopo l’ouverture faentina, il calendario – fino ad ottobre inoltrato

– non si fermerà più, proponendo una ricca ed assortita sequela di appuntamenti. Alcuni consolidati e di grande prestigio, altri inediti ma non per questo meno degni di attenzione. La Gran Fondo di Pisa, ad esempio, malgrado i dispetti del meteo, ha appena dimostrato che anche le rassegne esordienti possono regalare splendide domeniche di sport. E a tal riguardo, da cerchiare in rosso la Granfondo Selle Italia del 6 aprile che, con un numero di par-

tenti mai visto prima, celebrerà a Cervia la sua 18ª edizione. Anche per il ciclismo professionistico, aprile è il mese delle grandi classiche: il 13 aprile la Roubaix, poi a seguire Amstel Gold Race, Freccia Vallone, Liegi e Tour di Romandia, che precede di una decade il rito laico e popolare del Giro d’Italia. INBICI, come al solito, sarà nel cuore del gruppo per seguire – giorno dopo giorno – le fasi salienti della stagione ciclistica. E allora, salite in ammiraglia e cominciate a sfogliare.

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L’EDITORIALE l’editore MAURIZIO ROCCHI



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IN COPERTINA info@inbici.net

18ª GRANFONDO DELLA VERNACCIA CIN CIN CON LA NATURA L’11 MAGGIO A SAN GIMIGNANO, NEL CUORE DELLE COLLINE DEL CHIANTI, TORNA UNO DEGLI EVENTI PIÙ ATTESI DA CICLISTI E GOURMET. LA PROVA SENESE APRIRÀ L’UNESCO CYCLING TOUR E CHIUDERÀ IL BLASONATO GIRO DEL GRANDUCATO DI TOSCANA

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Sulle colline del Chianti, nel cuore della provincia senese, la primavera bussa con insistenza alle porte e, sul calendario cicloturistico, si avvicina il rito della Granfondo della Vernaccia, il grande evento sportivo che, sotto l’egida del Gruppo Ciclistico Amatori San Gimignano, celebrerà il prossimo 11 maggio la sua 18ª edizione. Coloro che decideranno di iscriversi all’evento si troveranno a scegliere tra due itinerari agonistici e quello “soft” studiato su misura per i cicloamatori. Il “lungo” misura 161 km con un dislivello di 2300 metri, il “medio” sarà di 116 km e presenta un dislivello di 1600 metri, mentre il cicloturistico propone le bellezze dei colli toscani in tutta tranquillità, visto che i chilometri da affrontare sono 72 per un totale di 1100 metri di dislivello. Fino all’8 maggio la quota d’iscrizione per gli agonisti rimane bloccata a 30 euro, mentre per i cicloamatori il prezzo è di 25 euro. Da non dimenticare domenica 11 maggio anche la Slow Bike, una pedalata alla scoperta dei tanti sapori delle terre di San Gimignano come l’olio, lo zafferano ed i vini, fra i quali spicca ovviamente la Vernaccia, tra i più antichi d’Italia. Il destino di questo bianco è stato parallelo a quello di San Gimignano: grande splendore nel medioevo e nel rinascimento e poi un periodo di decadenza fino a quando, nel secondo dopoguerra, i viticoltori locali ne hanno riscoperto il valore e hanno reso la Vernaccia una delle eccellenze enologiche del nostro Paese.

Il week-end della Granfondo della Vernaccia – che aprirà l’UNESCO Cycling Tour e chiuderà il blasonato Giro del Granducato di Toscana – entrerà nel vivo

sabato 10 maggio. La sera, dopo la consegna dei pacchi gara, è in programma infatti la cena con le gustose bistecche alla griglia e la “carbo load”.


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UNESCO CYCLING TOUR a cura della REDAZIONE

PAGHI 3 PRENDI 4! L’ORGANIZZAZIONE ANNUNCIA UNA FORMIDABILE PROMOZIONE: CHI PRENDERÀ PARTE ALLE PRIME TRE GRANFONDO DEL CIRCUITO (SAN GIMIGNANO, VERONA E URBINO) POTRÀ PARTECIPARE GRATUITAMENTE ALLA GRANFONDO DELLE CINQUE TERRE DI DEIVA MARINA

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In attesa della Gran Fondo della Vernaccia nella medioevale San Gimignano (11 maggio), l’Unesco Cycling Tour annuncia una grande iniziativa promozionale. Chi prenderà parte alle prime tre granfondo del Circuito – San Gimignano, Verona e Urbino – potrà infatti partecipare gratuitamente all’ultima prova dell’UNESCO Cycling Tour: la Granfondo delle Cinque Terre, in programma a Deiva Marina il prossimo 7 settembre. Si tratta di una formidabile opportunità per tutti gli amanti del ciclismo (e delle opere d’arte) che, aderendo alla promozione, si regaleranno – di fatto – la granfondo spezzina. «È un’iniziativa promozionale che ci auguriamo possa essere apprezzata dal mondo dei cicloamatori – spiega Alessandro Gualazzi, uno dei fondatori del circuito UNESCO – si tratta di uno sforzo organizzativo importante, ma volevamo offrire ai nostri atleti qualcosa di concreto. Il messaggio è semplice: partecipando alle tre prove precedenti dell’Unesco Cycling Tour ci si potrà godere ‘Le Cinque Terre’ gratuitamente». Il Circuito UNESCO, come noto, interpreta le granfondo ciclistiche come veicolo di

Le Cinque Terre

messaggi non solo sportivi e agonistici, ma anche culturali, storici ed ambientali. Gli organizzatori, dal 2009, perseguono – da statuto – tre obiettivi fondamentali: la promozione dei siti UNESCO, la raccolta fondi da devolvere al restauro e alla conservazione del patrimonio artistico italiano e la creazione (o la rivalutazione) di percorsi turistici con siti UNESCO. Il progetto, che abbina la passione per il ciclismo all’amore per il territorio, riunisce in un unico circuito quattro tra le più prestigiose granfondo nazionali: la Gran Fondo della Vernaccia dell’11 maggio (San Gimignano), la Gran Fondo Damiano Cunego del 2 giugno (Verona), la Gran Fondo Straducale del 29 giugno (Urbino) e la Granfondo di Deiva Marina del 14 settembre (Cinque Terre). Quattro grandi realtà del ciclismo amatoriale che, con puro spirito filantropico, hanno deciso di riunirsi sotto un’unica insegna per valorizzare il grande patrimonio artistico e culturale italiano. Un omaggio al fascino del Belpaese, che offre splendidi scenari paesaggistici e tesori d’arte unici al mondo. «L’elemento agonistico – spiegano gli organizzatori del circuito – nelle nostre manife-

stazioni è del tutto marginale. Più che gare vere e proprie le nostre sono passeggiate soft tra le bellezze dell’Italia, convinti che le granfondo ciclistiche possano rappresentare un efficace veicolo per sensibilizzare l’opinione pubblica verso la necessità di tutelare e valorizzare un patrimonio artistico che non ha eguali nel mondo. Il profilo del nostro cicloamatore-tipo pedala con le brochure in mano, non rinuncia mai al relax di un ristoro e, di fronte ad un monumento, scende dalla bicicletta per scattare una foto». Il circuito si svolge sotto l’egida esclusiva dell’Associazione Città e Siti Italiani Patrimonio Mondiale UNESCO che, come noto, ha la sua Presidenza presso il Comune di Assisi (il presidente dell’associazione è Claudio Ricci, sindaco della città), mentre il Segretariato Permanente ha la sua sede presso il Comune di Ferrara. In Italia sono quarantanove i siti riconosciuti come Patrimonio Mondiale dell’Umanità e tra essi, come detto, figurano le sedi delle granfondo ciclistiche che fanno parte del circuito UNESCO Cycling Tour. www.unescocyclingtour.it Verona, Piazza dei Signori


Le Granfondo ciclistiche come veicolo di messaggi non solo sportivi e agonistici, ma anche culturali,storici, ambientali.

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DIETRO L’OBIETTIVO

I GRANDI CAMPIONI RACCONTATI DAL FOTOREPORTER ROBERTO BETTINI a cura della REDAZIONE

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6 min

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MARIO CIPOLLINI, UN VULCANO SUI PEDALI

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«Ho iniziato la mia carriera di fotografo di ciclismo nel lontano 1975, una giornata di sole al parco di Monza dove si correva una gara per Juniores. Volata a tre e vittoria netta di un certo Giuseppe Saronni in maglia rossoblù della Buscatese. Da allora credo di aver saltato poche domeniche senza vedere una gara di ciclismo, prima con le categorie inferiori e poi, dal 1985 dopo i mondiali del Montello, il grande salto tra i professionisti.

foto BETTINIPHOTO

DALLE FINTE FUGHE AGLI SPAGHETTI-LAMPO DURANTE LE CORSE: ANEDDOTI E SIPARIETTI INEDITI DI UN PERSONAGGIO “PRESTATO” AL CICLISMO

foto BETTINIPHOTO

Dal 1998 sono il fotografo della Gazzetta dello Sport e sono perennemente in giro per il mondo ad immortalare le imprese di questi campioni. Ne ho visti proprio tanti, ma quelli che hanno lasciato un ricordo indelebile della loro carriera, li posso contare sulle due mani. Uno di questi è Mario Cipollini, fantastico! Mi ha permesso di entrare nella sua vita, sempre con la massima discrezione e di aneddoti me ne ha fatti vivere incredibilmente tanti. Passato professionista nel 1989 è riuscito a vincere tantissimo riuscendo ad alzare le braccia al cielo in tutti i 17 anni della sua carriera da professionista, coronata col mondiale di Zolder. Questo però lo sanno già tutti, ma non tutti sanno che durante le tante tappe del Giro d’Italia, Super Mario ci serviva sul piatto d’argento quasi ogni giorni novità e spettacolo.

Ha sempre curato la sua immagine, talvolta infischiandosene dei regolamenti se questi li sentiva retrogradi ed obsoleti. Lo dimostrano le tante immagini che lo ritraggono, soprattutto nelle cronometro, con body di materiale avveniristico e fuori dal comune oppure sul podio del giro con la maglia della sua amata Inter o vestito da imperatore romano o in completo da sera. Una vera meraviglia… e in gara, incredibile! Durante le tappe più tranquille, mi chiamava vicino e mi metteva al corrente delle sue idee. “Roberto, guarda se vedi davanti un gruppetto di persone, che ci fermiamo da loro”. Chiamava vicino il suo fido Alessio Di Basco e si preparava alla scenetta. Arrivati vicino agli spettatori iniziava a


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litigare con Di Basco, talvolta si fermava e facevano finta di darsele di santa ragione. Gli spettatori increduli cercavano di dividerli e loro sembravano inferociti. Poi arrivava Allocchio che faceva da pacere o prendeva le difese del più piccolo “pesta me se hai il coraggio”, poi tornavano in sella e via ad inseguire il gruppo. La gente rimaneva sbigottita e senza parole mentre loro, pedalavano ridendo a crepapelle e rientravano in gruppo raccontandosi i visi degli esterrefatti spettatori. Erano talmente veri che qualche volta pensavo facessero sul serio.

foto BETTINIPHOTO

foto BETTINIPHOTO

no”. Io partivo andando a cercare una salumeria o un alimentari e, quando entravo e spiegavo per chi era, la maggior parte delle volte me lo davano gratis: “Digli che questa schiacciata è la migliore del mondo” oppure “Offro io, per Mario questo ed altro”. Una volta la richiesta è stata più impegnativa: “Mi vai ad ordinare degli spaghetti!” … “Mario, come faccio a portarteli in gruppo?”, gli dissi. “No vengo io rispose, tu vai avanti una decina di chilometri che poi io arrivo”. A tutta con la moto si andava a cercare una trattoria sulla strada, si preparava un tavolo e, quando ci vedeva, si frenava di corsa con qualche compagno. Il gruppo pedalava tranquillo e loro in pochi secondi si pappavano il pranzetto.

Una volta, sempre con Di Basco, scattano dal gruppo in un momento di stanca, pedalando come dei forsennati cercando di guadagnare più spazio possibile, poi una volta raggiunto un buon margine, mi facevano cercare un nascondiglio e appena trovato si mettevano nascosti e facevano passare il gruppo che in fila indiana si era messo al loro inseguimento. Non c’erano ancora le radioline e quindi, prima di accorgersene, passavano un bel po’ di chilometri, loro uscivano dal nascondiglio e tra le ammiraglie rientravano in gruppo e, quando si accodavano, chiedevano “ma chi c’è in fuga?”. Risposta: “Non lo so, stano tirando tutti come dei matti perché sono partiti in due o tre, ma non so chi siano”. Scoppiavano a ridere come dei matti e il gruppo a quel punto capiva e rallentava sghignazzando.

foto BETTINIPHOTO

Quando le tappe partivano presto, verso l’ora di pranzo partiva la sua richiesta: “Roberto, mi vai a prendere una focaccia con la mortadella? Ho un buco nello stomaco e il rifornimento è lonta-

Anche fuori corsa Mario è stato un grande. Un anno, durante la tappa di riposo, vicino a casa sua, mi invitò a fargli un servizio fotografico speciale, lui con tutti i suoi animali. Ho foto con il pappagallo, un serpente, un cucciolo di ghepardo, i cani e i gatti. Lui si cambiò almeno una dozzina di volte e poi mi diceva: “Così sembrano fatte in momenti diversi e le puoi vendere a diverse riviste”. Un giorno, finito il giro, mi chiama: “Sei libero in questi giorni? Andiamo tre giorni sul Mar Rosso che devi farmi delle foto”. Non capivo mai se mi prendeva in giro e, invece, pochi giorni dopo, via in aereo a Sharm El Sheikh. Si facevano un po’ di foto in tutte le salse, in costume, sott’acqua, in spiaggia, in bici, a giocare a tennis, attorniato da fanciulle (era per una pubblicità della sua bicicletta). Pochi giorni ma che mi permettevano di vendere poi le sue immagini per parecchi mesi, così era sempre sui giornali e gli sponsor volevano solo lui.»




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Gruppo di atleti durante la Marcialonga Cycling 2013

MARCIALONGA CYCLING CRAFT a cura di NEWSPOWER

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PEDALANDO TRA TORRENTI E VULCANI PER GLI AMANTI DELLE RUOTE FINI APPUNTAMENTO DA NON PERDERE IL PROSSIMO 29 GIUGNO TRA I PASSI DOLOMITICI DELLE VALLI DI FIEMME E DI FASSA. QUARTIER GENERALE DELLA RASSEGNA LA BELLA CITTADINA DI PREDAZZO

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Tra le Dolomiti delle valli di Fiemme e Fas- Fassa Fiemme. Il fondo si alterna tra asfalsa, in Trentino, si rinnova l’appuntamento to e sterrato (solo tra Canazei e Pozza di con la Marcialonga Cycling Craft, ormai Fassa), si adatta a famiglie, gruppi di sportivi una classica per gli amanti delle ruote fine non troppo esperti, ma anche a coloro che che per l’ottavo anno consecutivo potran- intendono frollare le gambe a dovere prima no sbizzarrirsi per decine e decine di ap- di affrontare tragitti più intensi sui passi o passionanti chilometri. La bella cittadina chiudere la preparazione alla Marcialonga di Predazzo, a 1018 metri slm e tagliata Cycling Craft. dai torrenti Avisio e Travignolo, sarà come Il programma del week-end “Cycling Craft” consuetudine quartier generale di start e di fine giugno prevede anche la Minicycling, finish e prima di tornare qui al traguardo i una gara promozionale rivolta ai giovani ciciclisti saranno anche quest’anno chiamati clisti under 16 con lo start a Predazzo alle a dare il loro meglio perché da sempre la 18.00 del venerdì di vigilia. E per facilitare la gara di casa Marcialonga è un bijoux con scelta del soggiorno durante l’evento dolosalite e discese dentro cui immergersi e di mitico, gli organizzatori di casa Marcialonga hanno creato una sezione del sito www. cui godere fino in fondo. Tornando a Predazzo, il paese fiemmese marcialonga.it nominata “Info Gara/Hotel” è il più popolato della vallata e ha storica- dover poter visionare il progetto Marcialonmente sempre rappresentato uno snodo ga Friend Hotel, ricco di servizi ad hoc ed stradale ed economico cruciale tra le due offerte su diversi alberghi in zona nel weekvalli di Fiemme e Fassa e la vicina Valle end di fine giugno. di Primiero. Sorge su territorio vulcanico Parlando di iscrizioni alla Marcialonga che nei secoli ha favorito una forte attività Cycling Craft 2014, fino al 26 maggio il mineraria e di studio geologico. A questo prezzo rimane bloccato a 30 Euro con i priproposito, Predazzo ospita il Museo Geo- mi 2000 registrati che riceveranno la super logico delle Dolomiti che propone un tuffo canotta tecnica Craft personalizzata con nella storia e geologia delle Dolomiti, patri- sistema Cool Mesh Superlight. La quota monio naturale dell’umanità. poi sale leggermente e l’ultimo giorno per Non lontani da Predazzo, e di sicuro anch’essi meritevoli di una visita Predazzo sede di partenza e arrivo della granfondo durante il fine settimana della Marcialonga Cycling Craft, sono il Parco Naturale di Paneveggio con la sorprendente foresta dei violini e il parco dei cervi, e i verdi pascoli di Bellamonte, lungo la via che conduce al Passo Rolle. E se si vuole pedalare in tranquillità e relax lungo entrambe le valli di Fiemme e Fassa ecco la pista ciclabile delle Dolomiti di Fiemme e Fassa, che da Molina di Fiemme corre fino ad Alba di Canazei per quasi 50 km costellati di noleggi e officine specializzate, bike-hotels, fontane, aree di sosta e fermate bus, sia di linea che per il Bike Express

iscriversi è sabato 28 giugno con tutta la procedura di iscrizione facilmente rintracciabile dal sito ufficiale di gara. La Marcialonga Cycling Craft 2014 è stata scelta quest’anno come Campionato Italiano Maestri AMSI Ciclismo su Strada, e gli specialisti della neve smetteranno sci e scarponi per godersi le Dolomiti in assetto estivo. Inoltre, la gara del 29 giugno è inserita nel rinomato Alé Challenge che proprio nel mese di aprile decolla da Cervia il giorno 6 per poi proseguire con la Granfondo Liotto di Valdagno e la Granfondo fi’zi:k – Città di Marostica, entrambe in provincia di Vicenza, rispettivamente il 13 e il 27 aprile. Seguono Granfondo Eddy Merckx e Granfondo Aprica in giugno prima della Marcialonga. Il circuito prosegue a luglio con La Pina (TV) e si chiude domenica 20 luglio tra Trento e il Monte Bondone con La Leggendaria Charly Gaul. Anche nel 2014 la Marcialonga Cycling Craft concorre alla classifica della Combinata Punto3 Craft, che somma i punteggi delle gare targate Marcialonga ovvero la granfondo invernale dello scorso gennaio, la Marcialonga Cycling Craft e la podistica Marcialonga Running di settembre. foto NEWSPOWER CANON



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GRANFONDO FI’ZI:K CITTÀ DI MAROSTICA a cura di NEWSPOWER

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PROLOGO CONTRO IL TEMPO LO SCORSO 15 MARZO È ANDATA IN SCENA LA 1ª EDIZIONE DELLA “KRONO FI’ZI:K-LA ROSINA”, UNA CRONOSCALATA DAL CENTRO DELLA CITTADINA VENETA FINO AL CULMINE DELLA LEGGENDARIA SALITA. TRA GLI UOMINI HA TRIONFATO CARLO MURARO, NEL GENTILSESSO DOMINIO DI NURIA MACCIONI

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La Granfondo fi’zi:k – Città di Marostica, forte dei successi degli anni passati, ha quest’anno deciso di raddoppiare. Domenica 27 di questo mese la città degli scacchi e l’Altopiano di Asiago saranno presi d’assalto nella 5a edizione dell’evento marchiato dalla multinazionale di selle e componenti con sede a Pozzoleone (VI), ma un’elettrizzante anteprima c’è stata nel mese di marzo con la 1a “Krono fi’zi:k-La Rosina”, una cronoscalata dal centro della cittadina veneta fino al culmine della celebre salita che finalmente è entrata a far parte dell’evento fi’zi:k. La prima della Krono, sabato 15 marzo, aveva la rampa di partenza piazzata proprio sopra la scacchiera di Piazza Castello, ed è stata un successo con circa 70 atleti che hanno dato l’assalto ai tornanti della salita della Rosina. Al termine dei 4,9 km di gara i vincitori sono stati Carlo Muraro, portacolori del Team Beraldo Greenpaper con il tempo di 7’ 31” (una media di oltre 31 km/h) e, in campo femminile, Nuria Maccioni dell’UC Romano. Tanta la soddisfazione e il divertimento per tutti i partecipanti, mentre gli organizzatori già rilanciano al 2015 per la seconda edizione della Krono. Tutti i presenti in gara, inoltre, si sono guadagnati un posto nella speciale griglia di partenza “Regine” della 5a Granfondo fi’zi:k, dove, come tutti gli altri partefoto NEWSPOWER CANON

Marostica, piazza Castello

cipanti, avranno la possibilità di scegliere fra due percorsi: il “lungo” misura 165 km e presenta 3500 metri di dislivello, mentre il “corto” sarà di 110 km con un dislivello di 2000 metri. In entrambi i tracciati spazio alla “new entry” dell’edizione 2014, la temibile salita della Verenetta, Cima Coppi della granfondo dall’alto dei suoi 1475 metri di quota. Dopo il via da Piazza Castello il tradizionale riscaldamento avverrà sulle rampe verso Salcedo per poi affrontare l’Altopiano di Asiago dal pedalabile versante di Castelletto di Rotzo. Giunti nei pressi di Roana si svolterà a sinistra per attaccare la ripida novità di casa fi’zi:k: 4 km con pendenze costanti del 10% alle pendici del Monte Verena, noto comprensorio sciistico dell’Altopiano. Superata la Verenetta, le pendenze tornano favorevoli sino al bivio di Santa Caterina di Lusiana, ove i due tracciati si dividono. Le fatiche del corto saranno quasi finite perché si continuerà in picchiata verso Crosara per poi piombare sul traguardo di Marostica. I “granfondisti” invece si butteranno giù verso Laverda, riaffronteranno l’erta di Salcedo e giungeranno in Valdastico nei pressi di Fara Vicentino, da dove ci si inerpicherà nuovamente verso l’Altopiano. Si sale prima per 3 km verso Mare e poi, giunti a Lore, il Monte Corno, sarà il sommo giudice della 5a GF fi’zi.k. Al termine dei 17 km di scalata La partenza dell’edizione 2013


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si pedalerà per qualche chilometro in quota prima di immettersi sulla discesa di Crosara, che porterà i corridori allo striscione d’arrivo e al meritato riposo. Come sempre alcuni pro sono attesi a pedalare (e allenarsi) a fianco dei tanti appassionati al via della granfondo del 27 aprile, dato che la multinazionale di Pozzoleone è sponsor di vere e proprie corazzate del ciclismo professionistico quali Team Sky, Movistar, BMC, Garmin-Sharp, Cannondale, FDJ e Ag2R. Allo start di Marostica sarà sicuramente presente David Millar, già vincitore di tappe al Giro, al Tour e alla Vuelta. Lo scozzese del team Garmin è il tester d’eccezione per le scarpe fi’zi:k e quest’anno indosserà un paio di scarpe dal design unico per ogni gara del suo calendario. Le scarpe saranno poi messe all’asta per sostenere l’associazione Small Steps, per saperne di più sul progetto visitate il sito: http://www.fizik.it/an_eloquence_of_movement Le iscrizioni alla Gf fi’zi:k sono più che mai aperte: fino al 13 aprile la quota è di 35 euro e continua la promozione rivolta al “gentil sesso” che prevede un prezzo agevolato di 30 euro. Fino al 25 aprile chi vuole registrarsi può approfittare della quota unica di 40 euro e infine, per le iscrizioni dell’ultima ora, si salirà a 50 euro e sarà veramente un’offerta last minute perché ci si potrà registrare fino a pochi minuti dal via della manifestazione. La Granfondo fi’zi:k – Città di Marostica 2014 sarà tappa dei qualificati circuiti Alè Challenge, Nobili/SuperNobili e sarà inoltre gara valida per il Campionato Nazionale e Provinciale ACSI Vicenza. Info: www.granfondofizik.it foto NEWSPOWER CANON

Marina Ilmer vincitrice della Granfondo fi’zi:k – Città di Marostica 2013

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Gruppo di atleti


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CENTRO CITTÀ

NON ESISTONO ANTIFURTI INVIOLABILI, MA CON UN PO’ DI BUON SENSO E QUALCHE TRUCCHETTO, SI PUÒ RENDERE LA VITA MOLTO DIFFICILE AI LADRI SERIALI DI BICICLETTE. ECCO UN DECALOGO DI CONSIGLI PER PROTEGGERE LA VOSTRA DUE RUOTE. E SE ALLA FINE VE LA RUBANO LO STESSO, RIVOLGETEVI A SAN GRAZIELLA...

«BIP… MI HANNO RUBATO LA BICI»

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Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, non abbia pronunciato la fatidica frase: «Bip… mi hanno rubato la bici». I furti di velocipedi, soprattutto nei grandi centri urbani, sono in costante crescita, tanto che il più delle volte prevale la rassegnazione e non tutti denunciano il furto. Ma, a volte, basta qualche trucco (e un po’ di buon senso) per rendere la vita assai più complicata ai ladri. Ecco, in rapida rassegna, gli errori più comuni commessi dai ciclisti e le contromisure per “vendere cara la bici”. Primo, chi lascia il suo mezzo incustodito, magari appoggiato al muro, avrà altissime probabilità di non ritrovarlo. Anche se la sosta dura pochi attimi, è questa infatti – denunce alla mano – la casistica più diffusa dei furti di velocipedi. Secondo, legare con una catena la ruota al telaio, senza ancorarla ad un supporto esterno, è quasi inutile, perché nulla vieterà al potenziale ladro di caricarsi la vostra bici in spalla (magari simulando una foratura) e portarla via.

Terzo, legare la sola ruota anteriore ad un palo mediante una catena è un espediente che non garantisce nulla. Per un ladro, infatti, sganciare la ruota con i “galletti” e portarsi via la bici è un gioco da ragazzi. Ancorare ad un palo la ruota posteriore rende, quantomeno, un po’ più complicato il lavoro del ladro, perché le operazioni di smontaggio sono più laboriose e, dunque, un po’ più lunghe. Quarto, scegliere con attenzione il supporto a cui ancorare la bicicletta. Molti pali pubblici, infatti, sono instabili e basta una leggera torsione per sfilarli dal terreno. Assicurarsi, dunque, che i pali siano ben cementati all’asfalto. Ricordatevi che, molto spesso, i ladri durante la notte, forzano proditoriamente i pali a cui i ciclisti legano abitualmente il loro mezzo, salvo poi riposizionarlo nel terreno come se nulla fosse. Dunque, un palo sicuro oggi, può non esserlo domani. Quinto, utilizzare una catena e un lucchetto di un certo spessore. Basta, infatti, una semplice tronchese professionale per recidere, senza difficoltà, una catena d’acciaio in lega di bromo dello spessore di 3/8. Per alcuni lucchettini “da diario” basta, talvolta, una semplice tenaglia. Inoltre, è un gioco da ragazzi aprire un lucchetto “normale” con il solo ausilio di una clip portapenne e di una attache per fogli di carta. Allo stesso modo, diffidate dei “cordini” che si possono tagliare con una tronchese tascabile e, a volte, con un paio di forbici da giardino e privilegiate i bracciali “snake” a maglie morbide, certo non inviolabili ma più duri da recidere. Molti sostengono che l’antifurto più sicuro sia l’arco di metallo ad U (modello kriptonite) assicurato al telaio. In effetti, offre la massima resistenza al taglio, ma il suo punto debole è la serratura. Perciò nell’acquistarlo non trascurate questo dettaglio. Una buona alternativa all’arco di metallo è l’antifurto pieghevole a maglie. Quando è chiuso assomiglia ad un metro pieghevole riposto in un astuccio posizionato sul tubo obliquo. Aperto si presenta come una catena in maglie di metallo snodate, con un lucchetto di discreta sicurezza. La casa che lo produce si chiama ABUS ed è tedesca. Questo antifurto si trova in differenti misure di lunghezza: quella media costa intorno agli 80 euro. In generale, non risparmiate sull’antifurto, costa sempre meno di una bicicletta nuova! Gli antifurto sono classificati in base al tempo

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9 min

necessario al ladro per scassinarli. Le scale di classificazione sono numerose: cercate bene di capire cosa state comprando, prima di procedere all’acquisto. In commercio vi sono vari modelli di antifurto: la classica catena con lucchetto, il filo in acciaio, la molla e l´arco rigido. I test di sicurezza hanno dimostrato che i migliori presidi di sicurezza sono la catena antitaglio a maglie quadrate (di spessore di almeno 8 mm. e con lucchetto blindato) e l´arco rigido con serratura a chiave circolare. In entrambi i casi sono però da evitare sistemi il cui costo complessivo sia inferiore ai 15 euro perché ciò denota, a dispetto dell´apparente spessore dei materiali, la scarsa qualità degli stessi e dunque l’inefficacia del sistema. Un trucco low-cost, molto utilizzato nei pressi delle stazioni ferroviarie, è la rimozione del sellino, per impedire al ladro la fuga sui pedali, almeno per un lungo percorso. In alcune città, inoltre, è prevista la “targatura” delle biciclette, che rende più complesse le


Quanta fatica ci vuole secondo voi a mettersi la bici in spalla, magari simulando una foratura, e portarsela via, per poi tagliare la catena in un secondo momento?

L’antifurto fabbricato con una treccia di fili metallici rivestiti di plastica è poco più che inutile: non oppone resistenza al taglio di una tronchese tascabile e il lucchetto può essere aperto con un colpo di mazzetta ben assestato

È del tutto inutile legare l’antifurto meccanico della bici ad un palo e alla sola ruota anteriore. Per un ladro sganciare la ruota con i “galletti” e portarsi via la bici senza la ruota è un gioco da ragazzi. Legare l’antifurto alla ruota posteriore immette un minimo livello di complicazione per il ladro

Molti sostengono che l’antifurto più sicuro sia l’arco di metallo ad U (modello kriptonite) assicurato al telaio. In effetti, questo dispositivo offre la massima resistenza al taglio. Il suo punto debole è la serratura. Perciò nell’acquistarlo accertatevi del tipo di serratura di cui è dotato

operazioni di riciclaggio e ricettazione. In ogni caso, personalizzare la bicicletta con adesivi ed accessori che possano rendere il vostro mezzo immediatamente riconoscibile dopo il furto è sempre una buona idea. Le Amministrazioni locali possono contribuire a scoraggiare il furto di biciclette anche attraverso l’installazione di rastrelliere capaci di favorire l’ancoraggio del telaio. Per il resto, come in ogni ambito del vivere comune, usate il buon senso. Posteggiare la bici in un luogo di passaggio, davanti ad un negozio ad esempio, è di solito un efficace deterrente. In questo modo, infatti, il potenziale ladro non potrà armeggiare tranquillamente sulla bici e, con ogni probabilità, dirotterà le sue attenzioni in zone più appartate. Se per caso, al momento di riprendere la bici

Questa bici, appoggiata al muro senza alcun dispositivo di sicurezza, non è solo a rischio di furto, è a certezza di furto, anche se il proprietario sta solo comprando il giornale all’edicola di fronte

lasciata in sosta, la trovate bloccata da un antifurto che non è il vostro sappiate che siete “sotto attacco”. Qualcuno (il ladro) spera che voi lasciate lì la bicicletta per andare a casa a prendere qualche attrezzo. Nel frattempo (ancor di più se lasciate la bici per l’intera notte) il ladro aprirà l’antifurto che ha messo e inizierà l’opera di demolizione del vostro. Malgrado tutti questi accorgimenti, la bici ve l’hanno rubata lo stesso? Ok, RuBBici è il sito che raccoglie le segnalazioni di furti e avvistamenti in Italia. Pubblicate una foto di voi assieme alla bici sparita, meglio se corredata da prove che possano testimoniare il suo effettivo possesso (scontrini, accessori ecc). Come succede spesso in rete l’unione fa la

Due è meglio che uno. Ecco un modo per rendere dura la vita ai ladri seriali di biciclette

forza e qualcuno potrebbe avvistarla in giro e iniziare così un possibile percorso di recupero. La speranza è l’ultima a morire, soprattutto se siete devoti di Santa Graziella… Sanzioni penali per furto e ricettazione Il Codice Penale punisce il ladro di biciclette con la pena della reclusione fino a 3 anni e con una multa. Inoltre, la rottura del catenaccio, ove accertata, comporta la “violenza sulle cose” e dunque un furto aggravato punito con la reclusione da 1 a 6 anni e la multa da 103,29 a 1032,91 Euro. Anche colui che consapevolmente acquista, usa o rivende una bicicletta rubata, è responsabile di ricettazione, reato punito con la reclusione da 2 a 8 anni e con la multa da 516,46 a 10.329,14 Euro.


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GRANFONDO PAOLO BETTINI a cura di ROBERTO ZANETTI

robertozanetti65@gmail.com

NELLA TANA DEL “GRILLO” MAURIZIO MAGGI È IL PRESIDENTE DEL VELO ETRURIA POMARANCE ED È PIÙ NOTO AGLI “ADDETTI AI LAVORI” COME ORGANIZZATORE DELLA GRANFONDO PAOLO BETTINI CHE SI SVOLGERÀ IL 13 APRILE A POMARANCE (PI). CON LUI SCOPRIAMO COME NASCE UN EVENTO DI QUESTO LIVELLO

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Maurizio, ma quanto lavoro c’è dietro a una Granfondo come la “Paolo Bettini – Pomarance”? A quale gruppo di lavoro ti appoggi per la sicurezza e la logistica della manifestazione? «Il lavoro di preparazione è veramente notevole. Inizia almeno sei mesi prima della manifestazione e si intensifica di mano in mano che la data si avvicina, coinvolgendo centinaia di persone tra soci del Velo Etruria e volontari che, a vario titolo, offrono la loro preziosa collaborazione. Si opera, oltre che per assicurare un alto livello di sicurezza per i ciclisti, per garantire a tutti la migliore accoglienza offrendo pacchetti convenzionati di soggiorno in hotel e in agriturismo, visite guidate gratuite ai musei di pomarance e al museo della geotermia di Larderello. Un’altra priorità è quella di prestare grande attenzione alla qualità dei servizi: dal pacco gara tutto alimentare, ai parcheggi, alle docce, ai ristori, ai premi per le squadre più numerose e per i vincitori di categoria. Fino al grande pranzo gratuito per atleti e famigliari a base di pasta al sugo di cinghiale, arista arrosto con contorno di fagioli, frutta, crostate dolci, acqua e vino a volontà.» Quali sono le novità per l’edizione 2014 del prossimo 13 aprile? Cosa hai riservato ai granfondisti che si sono già iscritti e a quelli che lo faranno anche all’ultimo momento? «Innanzitutto abbiamo fatto un investimento sulla segnaletica per dare agli atleti informazioni sempre più puntuali sui percorsi di gara e per migliorare la sicurezza. Inoltre abbiamo confermato la convenzione con la struttura dell’arzillaia, dove si svolgono il pranzo e le premiazioni, che ha rinnovato arredi e locali rendendoli ancora più accoglienti e confortevoli. Da segnalare anche una modifica al percorso lungo, resasi necessaria a causa una frana; modifica che

Il gruppo di ciclisti durante un’edizione della Granfondo Paolo Bettini

gli atleti potranno visionare sul sito web del Velo Etruria Pomarance.» In un comunicato stampa leggo: “Green Fondo…”. Ci puoi spiegare cosa significa? Perché “Green Fondo…”? «La Paolo Bettini è sempre più ‘green’ perché rispettosa dell’ambiente, sempre più vicina all’energia pulita e all’economia del territorio. Non a caso abbiamo scelto dei percorsi molto suggestivi, inseriti in mezzo a soffioni boraciferi, borghi storici e ad una tipica campagna toscana verde e variopinta, ma anche solcata dai lucenti tubi che conducono il vapore alle centrali geotermoelettriche. Uno spettacolo che fa bene alla vista dal primo all’ultimo degli impegnativi chilometri da percorrere.» Un’ultima cosa, Maurizio. Ma Paolino (Bettini, ndr), oltre che a dare il suo leggendario nome all’evento, che contributo ha dato e dà alla Granfondo? I suoi estimatori avranno il piacere di pedalare insieme a lui nelle fasi di gara?

Ovviamente sperando che non gli “tiri troppo il collo”… «Paolo Bettini è molto amato e stimato sul nostro territorio da tante persone e anche da noi del Velo Etruria. Ha dato e continua a dare con i suoi preziosi consigli tecnici e organizzativi un valore aggiunto ad una manifestazione che è andata crescendo nel tempo per qualità e presenze. I partecipanti al percorso cicloturistico, che tra l’altro usufruiscono di un’iscrizione a prezzo ridotto, avranno anche quest’anno il piacere e l’onore di pedalare a fianco dell’olimpionico di Atene e due volte campione del mondo, che ha accettato di fare da testimonial a questo evento. A nome di tutto il grande staff del Velo Etruria lo ringrazio ancora una volta, così come voglio ringraziare l’amministrazione comunale e tutti gli sponsor. Inoltre voglio ricordare e ringraziare anche i volontari che, collaborando per la riuscita della Granfondo Paolo Bettini, dimostrano sensibilità per lo sport e attaccamento al nostro territorio.» La partenza dell’edizione 2013 foto PLAYFULL NIKON



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Trento, piazza Duomo

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5 min CHARLY GAUL TRENTO MONTE BONDONE

pressoffice@newspower.it

a cura di NEWSPOWER

BIKE TOUR LEGGENDARIO TORNA DAL 17 AL 20 LUGLIO LA GRANFONDO DEDICATA AL MITICO GRIMPEUR. E PER LA PRIMA VOLTA LA RASSEGNA SI APRE AL TURISMO INTERNAZIONALE, OFFRENDO UN PACCHETTO “ALL INCLUSIVE” CON ESCURSIONI, VISITE AI MUSEI E PASSEGGIATE NELLE INCANTEVOLI VALLI TRENTINE

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La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone, che si svolgerà nella settimana dal 13 al 20 luglio, si apre al mondo dei bike tours. Le vacanze in bicicletta in questi ultimi anni stanno spopolando e ormai tutte le aziende di promozione turistica e i tour operators propongono opportunità diversificate per un turismo all’insegna della bici e del rispetto per l’ambiente. I veri patiti delle ruote magre però le vacanze sui pedali le vogliono trascorrere sulle strade che hanno fatto la storia del ciclismo, o sui percorsi delle granfondo più belle. L’organizzazione de La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone Trofeo Wilier Triestina ha deciso così di lanciare il “Bike Tour Leggendario” per attirare ancor più appassionati sulle strade trentine. La Granfondo Charly Gaul, infatti, ha già una spiccata vocazione internazionale, visto che da tre anni consecutivi è l’unica tappa italiana di qualificazione per l’UCI World Cycling Tour. Il campionato mondiale amatori e master prevede pro-

ve in tutti e cinque i continenti e lo scorso anno ha scelto proprio Trento per le finali, che quest’anno invece sono in programma a Ljubljana (SLO) il prossimo agosto.

foto NEWSPOWER CANON

Castel Madruzzo – Trentino

Il Podio Ladies Granfondo edizione 2013, Chiara Ciuffini, Marina Ilmer e Margriet De Beus

L’intento del comitato organizzatore guidato da Elda Verones è quello di aumentare, attraverso il bike tour, le presenze sia italiane che straniere nel corso dell’intera settimana della manifestazione. Il pacchetto, oltre ad includere il pernottamento nelle strutture ricettive, offre le visite gratuite ai musei di Trento e Rovereto, le soste nei bicigrill del Trentino e tanto altro ancora. Il “Bike Tour Leggendario” si articola su più giornate e le prime tappe della vacanza sono dedicate alla scoperta dei vari percorsi de La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone: la prova a cronometro nella Valle dei Laghi, la “mediofondo” e la “granfondo” con la


Atleti in un tornante in salita foto NEWSPOWER CANON

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doppia scalata alla montagna di Trento. Si pedalerà poi alla scoperta delle bellezze del Trentino, con una tappa fra Rovereto e il Lago di Garda ed inoltre si potrà testare parte della 17a tappa del prossimo Giro d’Italia, la Sarnonico-Vittorio Veneto. Immancabile sarà la “puntata” dedicata a Francesco Moser, con la visita al Museo del Ciclismo e un brindisi assieme al campione. La scoperta delle ricchezze enogastronomiche del Trentino dovranno essere all’insegna della… moderazione perché la tappa finale del “tour” è proprio La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone Trofeo Wilier Triestina di domenica 20 luglio. I tracciati saranno, al solito, tecnici e spettacolari fra i vigneti del Trento DOC, le valli dell’Adige e dei Laghi e ovviamente il gran finale sarà

sulla “salita Charly Gaul”, laddove l’Angelo della Montagna scrisse una delle pagine più epiche della storia del ciclismo. Il percorso breve misurerà 53 km e avrà un dislivello di 1950 metri, mentre il lungo sarà da 138 km con un dislivello di 3910 metri. L’offerta dell’ApT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi è dunque molto allettante e, stando alle parole di Elda Verones, la proposta sta suscitando già parecchio interesse in Olanda, Belgio e Spagna oltre che in America e Sudafrica. L’organizzazione è impegnata nella promozione dell’iniziativa attraverso tour operators specializzati in Italia e nel mondo. Tutte le informazioni e i dettagli sul Bike Tour Leggendario si possono trovare sul sito www.discovertrento.it.

Proseguono anche le iscrizioni singole alla gara. Fino al prossimo 30 giugno si potrà approfittare della quota agevolata di 58 euro per gareggiare sul tracciato medio/granfondo e di 45 euro per la prova a cronometro. Successivamente, infatti, scatterà l’ultimo periodo di iscrizioni e per prendere parte alla prova in linea il costo salirà a 68 euro. La scadenza per le registrazioni è fissata al 14 luglio, sempre che prima non venga raggiunto il numero massimo di partecipanti con l’asticella che quest’anno è stata fissata a 4000 iscritti. La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone Trofeo Wilier Triestina sarà anche prova valevole per i circuiti Alè Challenge, Nobili/SuperNobili, Criterium Alpe Adria e Dalzero.it. Info: www.laleggendariacharlygaul.it

Il gruppo ancora compatto affronta le prime salite


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CIRCUITO DEGLI ITALICI ZUEGG a cura della REDAZIONE

info@inbici.net

ETRUSCHI VS LATINI DOPO IL GRANDE AVVIO CON LA CASSANI E LA GF DELL’AMORE, IL 27 APRILE TOCCA A “LA GARIBALDINA”

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Uno sponsor di prestigio (Zuegg) per dodici prove di grande fascino. Da questo matrimonio di eccellenze è nato il “Circuito degli Italici Zuegg” che, da quest’anno, raddoppia e propone uno scontro epico tra due etnìe che hanno scritto la storia del nostro continente: gli Etruschi e i Latini. Ciascun circuito è costituito da sei prove, mentre lo scontro finale è ambientato a Montefalco, nel cuore dell’Umbria, il prossimo 28 settembre: «È un anno difficile per noi – spiega Enzo Boriosi, uno degli ideatori degli Italici – la sovrapposizione di più circuiti e la divisione degli Italici in due gironi disegnati in base all’area geografica ha incontrato l’apprezzamento dei nostri associati, ma ha anche dimezzato gli abbonati. Ciò nonostante, siamo convinti della qualità del nostro progetto e dunque, anche grazie allo slancio di uno sponsor di altissimo livello, andiamo avanti con grande entusiasmo».

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Le iscrizioni al circuito si sono chiuse il 10 marzo e il calendario ha già celebrato le sue due prime tappe: il 16 marzo a Faenza con la Gran Fondo Davide Cassani (ed è stato subito record di presenze) e, la settimana dopo, in territorio ternano, con la Gran Fondo dell’Amore “Francesco Cesarini”. Ad aprile, il 27, il circuito farà tappa a Mentana (Roma), teatro dell’omonima battaglia, a conclusione della campagna risorgimentale dell’Agro Romano per la liberazione di Roma, che vide scontrarsi le truppe franco pontificie e i volontari di Garibaldi. Un importante momento storico della nostra nazione da quest’anno legato anche all’Europa che verrà celebrato con La Garibaldina. A maggio si svolgerà poi la Granfondo Terre dei Varano (11 maggio) e il 25 la Maratona degli Appennini. Il 2 giugno toccherà alla Strasubasio e, la settima dopo (8), ci sarà la concomitanza fra la Granfondo Fara in Sabina e la Gran Fondo del Capitano di Bagno di Romagna. Giugno prosegue con la Granfondo “Città di

Arezzo” (15 giugno) e con la Straducale (29 giugno), mentre la Granfondo Sibillini si correrà il 6 luglio. Dopo il break d’agosto, gran finale il 7 settembre con la Magnifica di Forlì. L’edizione 2014 ha come novità la presenza dello Europe Direct Roma e della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Lo Europe Direct Roma (uno dei centri di informazione in Italia della Commissione europea di aiuto ai cittadini per trovare risposta alle loro domande sull’Unione Europea) sarà presente con un proprio punto informativo all’interno del villaggio espositivo. Nell’ambito degli eventi e delle manifestazioni legate alla Gran Fondo La Garibaldina è stato organizzato un incontro dibattito sul futuro dell’Unione europea. L’evento, organizzato dallo Europe Direct Roma, in collaborazione con il Comune di Mentana, è rivolto a tutti i cittadini laziali che sono invitati ad esprimere la propria opinione rispondendo a tre domande sul futuro dell’Unione europea.

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RUOTE ROVENTI

a cura di ROBERTO SGALLA

LA VALUTAZIONE FUNZIONALE DEL CICLISTA ANALISI DELLA FREQUENZA CARDIACA COSTANTE, RILEVAZIONE DEL CONSUMO DI OSSIGENO E SOGLIA ANAEROBICA: LA “PRESTAZIONE PERFETTA” PARTE DA QUESTI PARAMETRI

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La preparazione sportiva quando vuole essere razionale e scientifica non può non tenere conto di un aspetto fondamentale, quale la valutazione funzionale dell’atleta allo scopo di ottimizzare l’impegno svolto sulla bici in termini prestativi, nonché per trarre il massimo beneficio fisico dalla pratica realizzata in termini di benessere. Una valutazione funzionale necessita di un sistema riproduttivo della pedalata, di una analisi della frequenza cardiaca costante, della rilevazione del consumo di ossigeno e della soglia anaerobica. Per far questo i principali test utilizzati per la valutazione del ciclista sono quelli che vanno a valutare le caratteristiche fisiologiche maggiormente coinvolte nel definirne il profilo funzionale. Tra questi ricordiamo:

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Test della soglia anaerobica (SA) è fondamentale per individuare la frequenza cardiaca alla soglia e i Watt di potenza sviluppati alla soglia. Questo test è particolarmente utile per seguire nel tempo gli effetti dell’allenamento di un atleta confrontato con se stesso. Sulla base della definizione di massimo lattato allo stato stazionario (MLSS) la SA può essere valutata tramite la metodologia diretta di tipo rettangolare che però richiede più prove di lunga durata (almeno 30 minuti) diverse tra loro per quanto riguarda il carico di lavoro, ciascuna a intensità costante (Faina et al., 1988). Durante ogni prova sono necessari più rilievi della lattatemia (ogni 5-10 min) per verificare l’eventuale aumento, in modo da trovare, procedendo per tentativi, quale sia l’intensità del carico più elevata che può essere mantenuta senza accumulo di lattato nel sangue (Soglia Anaerobica Reale SAR). Essendo una metodica troppo lunga e poco pratica, la SA viene di solito valutata utilizzando metodiche indirette, attraverso test incrementali, ossia metodiche che analizzano il transient, cioè le variazioni dell’andamento di alcuni parametri (per esempio quello lattatemico, ventilatorio, cardiaco, ecc.) durante il passaggio dal solo metabolismo aerobico a quello misto aerobico-anaerobico. Fino al 1976 quando Mader suggerì di considerare come intensità di SA il carico di lavoro corrispondente al

valore di 4 mM di lattato ematico, l’unico metodo utilizzato era stato il rilievo della variazione dell’andamento della Ventilazione (VE) relativamente a quello del VO2 (Wasserman et al., 1973); la VE ha infatti, durante una prova a carichi crescenti, una relazione lineare con il VO2 fino ad un determinato carico oltre il quale (Ventilation Breaking Point) essa aumenta più di quanto non aumenti il VO2 diventando sproporzionata rispetto alle richieste organiche di ossigeno. Tale punto può essere considerato la SA del soggetto. Un altro metodo per la determinazione della SA è il metodo Conconi, un test da campo che mette in relazione la frequenza cardiaca con il carico lavorativo e indica, nel punto in cui generalmente si perde la relazione lineare tra questi due parametri, la frequenza cardiaca e l’intensità della SA. Questo avverrebbe poiché, a causa, o in coincidenza, della produzione di ATP l’intensità lavorativa aumenterebbe più della FC, facendo anche registrare un aumento brusco del polso di ossigeno (V’O2/FC). Il metodo proposto da Mader (Mader et al., 1976) si basa sulla determinazione della curva lattatemica durante alcune prove (34) a carichi crescenti, ciascuno della durata di 5-6 min, con una pausa tra ciascun carico e il successivo sufficiente a effettuare il prelievo di sangue. Lo scopo è quello di evidenziare il passaggio della curva lattatemica attraverso il valore di 4mM. Questo valore secondo l’autore rappresenta il punto di SA. Test del massimo consumo di ossigeno (VO2 max) per calcolare la “cilindrata” del motore aerobico dell’atleta. Si tratta fonda-


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mentalmente di un test incrementale massimale al cicloergometro con incrementi del carico di lavoro di intensità e durata variabile fino al raggiungimento del massimo carico tollerabile o del VO2max. Il VO2max (o massimo consumo di ossigeno) è il parametro di valutazione funzionale che, meglio di tutti gli altri, rende l’idea delle potenzialità prestative di un ciclista. Da un test di valutazione del VO2max si può individuare un potenziale campione dal resto della popolazione ciclistica. Possiamo definirlo come la “quantità massima di ossigeno che un individuo può utilizzare per fini energetici nell’arco di un minuto”. L’ossigeno respirato dai polmoni si riversa nel sangue e, attraverso arterie e capillari, va a fornire energia ai mitocondri, le componenti della cellula specializzate nella resintesi dell’ATP di derivazione aerobica. Quindi, più ossigeno arriva ai muscoli, maggiore sarà la capacità di prestazioni. Il valore del VO2max è allenabile ed è strettamente legato alle caratteristiche genetiche dell’individuo.

Dai test effettuati in fisiologia dello sport è stato constatato che i miglioramenti che si possono ottenere sono molto variabili e variano da individuo ad individuo. Applicando lo stesso protocollo di allenamento, si sono registrati miglioramenti variabili addirittura tra il 5 e il 50%. Inoltre è stato dimostrato che l’efficacia dell’allenamento sul VO2max è riscontrabile nelle prime 8-12 settimane di allenamento, dopodiché i carichi di lavoro non portano più benefici apprezzabili. L’individuo più dotato geneticamente raggiungerà valori di 75-85 ml/ min/kg mentre il cicloamatore di medio livello si attesterà su valori di circa 55-65 ml/ min/kg.

Test Anaerobici: tra i test anaerobici il WINGATE, è sicuramente, il più diffuso. Proposto nel 1974 da Ayalon et al., il test consiste nell’effettuare una prova al cicloergometro ad attrito frazionale della durata di 30 secondi; il soggetto è invitato a pedalare alla massima velocità possibile contro una resistenza costante che di norma è relativa al peso corporeo. Alla fine del test vengono misurati 3 parametri: il picco di potenza, che rappresenta la più alta potenza sviluppata (tale picco si raggiunge normalmente entro i primi 5 secondi); la potenza media, definita come valore di potenza media sviluppata durante i 30 secondi; il decremento di potenza, dal suo livello massimo al suo livello minimo. Dott.ssa Maria Rosaria Squeo Dott.ssa Eliana Tranchita scuola di specializzazione in medicina dello Sport Sapienza Università di Roma

Bibliografia Dal Monte A., Faina M. “Valutazione dell’atleta, Analisi funzionale e biomeccanica della capacità di prestazione”. Scienza dello Sport. UTET, 2000 Carbonieri S. www.ciclismopassione.com. “La valutazione funzionale che cos’ è e perché è utile”, 2014 Faina M., Sardella F., Marini C. “La soglia anaerobica, Progressi in medicina dello sport”, Aulo Gaggi, Bologna, 37:7, 1988


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GRANFONDO TERRE DEI VARANO a cura della REDAZIONE

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ARRIVANO I NUMERI DI GARA CON LA “GRIFFE” A CAMERINO SI SONO INVENTATI I PETTORALI COL LOGO UFFICIALE DELLA RASSEGNA. UN ORIGINALE SOUVENIR, MA ANCHE UN EFFICACE ESPEDIENTE PER SCONGIURARE GLI SCAMBI DI PERSONE E FALSARE LE CLASSIFICHE

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Un originale souvenir, una sorta di medaglia “alla presenza”, oltre che un efficace espediente per evitare scambi di persone (involontari o dolosi) e falsare così le classifiche. Queste le ragioni principali che hanno indotto l’Avis Frecce Azzurre ad introdurre la novità dei numeri di gara “griffati”. Sui pettorali, infatti, sarà impresso il logo ufficiale della 6ª Granfondo Terre dei Varano, che sarà organizzata domenica 11 maggio a Camerino, in provincia di Macerata. Un’altra novità di quest’edizione sarà l’obbligo per tutti i cicloturisti di partire “alla francese” nell’arco di tre quarti d’ora (dalle ore 7 alle 7.45) per garantire il regolare svolgimento della gara. Inoltre, per garantire la sicurezza degli atleti, sono state confermate sia le partenze separate (il lungo alle ore 9 e il corto alle ore 9.30) che l’esclusione delle am-

miraglie al seguito dei ciclisti. L’assistenza meccanica sarà, comunque, garantita con postazioni fisse e mobili. Ad occuparsene le società Zeppa Bike, Mister Bici, Biker’s, Cicli Noè e Cicli Cingolani. Un’autentica task force che garantirà un’assistenza meccanica di prim’ordine a tutti i partecipanti. Per i ciclisti sarà obbligatorio, comunque, avere la dotazione minima indispensabile in caso si verifichi una foratura. Va anche ricordato che all’interno della busta tecnica gli atleti troveranno un foglio, che indicherà le potenziali situazioni di pericolo e un cartoncino con i numeri telefonici della centrale operativa, che coordinerà i soccorsi e che andrà subito allertata in caso di necessità. Postazioni di pronto soccorso si troveranno, inoltre, in cima alle salite principali, senza dimenticare le ambulanze in gara.

Si ricorda, infine, che saranno a disposizione parcheggi auto dedicati e controllati da vigilanza privata. Per maggiori dettagli sulla logistica è comunque possibile visitare l’apposita pagina del sito della manifestazione. Intanto, sabato 15 e domenica 16 marzo, la città di Camerino è stata di nuovo in gara a “Mezzogiorno in famiglia”, la popolare trasmissione in onda su RAI 2. Nel corso della diretta, che si è tenuta alla Rocca Borgesca, è stata presentata la Granfondo Terre dei Varano 2014. Iscrizioni: fino a giovedì 8 maggio quota di 30 euro. Sabato 10 maggio sarà possibile iscriversi pagando 35 euro (pacco gara non garantito). Per chi sceglierà la partenza alla francese la quota sarà di 20 euro fino al 10 maggio. La domenica non sarà possibile iscriversi.



Una vista panoramica di San Gimignano

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GRANFONDO DELLA VERNACCIA

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a cura di NEWSPOWER

AVETE IMPEGNI PER L’11 MAGGIO? A SAN GIMIGNANO, TRA LE COLLINE DEL CHIANTI, LA 18ª EDIZIONE DELLA GARA CHE APRE L’UNESCO CYCLING TOUR E CHIUDE IL GIRO DEL GRANDUCATO DI TOSCANA. CONFERMATI I TRACCIATI E, COME AL SOLITO, CHI SI ISCRIVE ADESSO RISPARMIA! Tempo di lettura

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La 18ª edizione della Granfondo della Vernaccia prende il via domenica 11 maggio da San Gimignano (SI) e migliaia di ciclofondisti sono attesi per godersi gli splendidi saliscendi delle colline del Chianti e del Senese. La gara è anche la tappa conclusiva del celebre challenge ciclofondistico Giro del Granducato di Toscana, nato proprio da un’idea degli organizzatori della Vernaccia, il Gruppo Ciclistico Amatori San Gimignano. La prova dell’11 maggio inoltre fa parte dell’UNESCO Cycling Tour, circuito che raccoglie alcune gare che si disputano in luoghi patrimonio dell’umanità, proprio come San Gimignano e le sue torri. Sul fronte percorsi saranno riconfermati i tre tracciati dell’edizione 2013, con le due ver-

sioni per gli agonisti e quella soft tagliata ad hoc per i cicloamatori. Il “lungo” misura 161 km con un dislivello di 2300 metri, mentre il “medio” sarà di 116 km e presenta un dislivello di 1600 metri, i cicloamatori invece potranno godersi le bellezze dei colli toscani in tutta tranquillità, visto che dovranno affrontare 72 km e 1100 metri di dislivello. Si partirà nel cuore di San Gimignano, esattamente ai piedi di quelle torri divenute famose in tutto il mondo, e dopo lo start a velocità controllata qualche chilometro di pianura nei pressi di Poggibonsi servirà per scaldarsi prima di “saliscendere” i vari itinerari proposti. Due strappi in rapida successione, verso Vico d’Elsa (km 16) e Sant’Appiano (km 23), infiammeranno subito la corsa, dopodiché

ci si butterà giù verso Cipressino (km 26). Di qui la strada sale fino a Castellina in Chianti per circa 13 km in un continuo susseguirsi di rampe, come quella di Monsanto con pendenze anche del 20%, che si alternano a tratti in falsopiano e discesa, utili a rifiatare. Dopo aver scollinato le pendenze tornano favorevoli sino a Castellina Scalo, cui seguirà un segmento di pianura tra i paesi di Monteriggioni (km 58) e Abbadia Scalo, prima di riprendere la via verso Mensanello, Quartaia e Borgatello (km 78). Oltrepassata una breve discesa si potrà tirare il fiato e, nonostante i corridori si ritrovino ad un passo dalle torri di San Gimignano, in località Poderi Foci (km 88) la gara proseguirà in direzione Ulignano attraverso un tratto con pendenze che si San Gimignano


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Panorami spettacolari alla Granfondo della Vernaccia

impennano fino al 20%, come sulla rampa di Santa Maria. Giunti alle porte di Certaldo si continuerà con altri “mangia e bevi” di ritorno a San Gimignano, dove i due percorsi si dividono. I mediofondisti potranno godersi l’arrivo al termine dei 116 km di fatica, mentre i granfondisti proseguiranno all’insù, lungo la strada provinciale 69 alla volta di Camporbiano (km 120). In località il Castagno (km 123) inizia un “minicircuito” che comincia con la discesa sulla strada provinciale Volterrana, si svolterà poi a destra e, al culmine di un’erta di 2 km, si transiterà da Villamagna (km 135). Si proseguirà sempre in leggera salita in direzione San Vivaldo per chiudere l’anello a Camporbiano (152), prima di ridiscendere verso San Gimignano ed il meritato riposo.

I “mangia e bevi” delle colline toscane saranno i veri protagonisti anche della Slow Bike, una pedalata alla scoperta dei tanti sapori delle terre di San Gimignano come l’olio, lo zafferano ed i vini, fra i quali spicca ovviamente la Vernaccia, uno dei vini più antichi d’Italia. Il destino di questo bianco è stato parallelo a quello di San Gimignano: grande splendore nel Medioevo e Rinascimento, poi una lunga decadenza fino a quando, nel secondo dopoguerra, i viticoltori del posto ne hanno riscoperto il vero valore e hanno reso la Vernaccia una delle eccellenze enologiche italiane. Il week-end della Granfondo della Vernaccia entrerà nel vivo sabato 10 maggio. La sera, dopo la consegna dei pacchi gara, è in pro-

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gramma la cena con le gustose bistecche alla griglia e la “carbo load”. La 18a Granfondo della Vernaccia fa parte anche del circuito Dalzero.it e sarà valevole come 42a Coppa Martiri di Montemaggio, trofeo organizzato dall’ANPI San Gimignano col patrocinio del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati. Il percorso del “mediofondo” sarà valevole anche come prova unica del Campionato Italiano ANIAC, riservato a Ingegneri ed Architetti. Sino a giovedì 8 maggio la quota di registrazione alla Granfondo della Vernaccia rimarrà bloccata a 30 euro. Nelle giornate pre-gara invece (9-10 maggio) la cifra salirà a 40 euro. Non sarà possibile iscriversi la mattina prima della partenza. Info: www.granfondodellavernaccia.it

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MARATONA DEGLI APPENNINI a cura della REDAZIONE

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VIAGGIO A RITROSO NEL TEMPO A SANSEPOLCRO È NATA LA VERSIONE VINTAGE PER BICI D’EPOCA. APPUNTAMENTO IL 25 MAGGIO IN CONCOMITANZA CON LA CELEBRE GRANFONDO

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Pedalare nella storia, un viaggio a ritroso nel tempo, in sella ad una bici basica e con un abbigliamento sobrio, quasi frugale. È partita da ingredienti un po’ retrò la Ciclistica Sansepolcro per organizzare – nell’ambito della quinta edizione della Maratona degli Appennini-Granfondo Città di Sansepolcro (25 maggio) – la Maratona Vintage. Una primizia ideata per coloro che amano un ciclismo d’altri tempi e che sarà organizzata in collaborazione con lo staff dell’Intrepida di Anghiari. Vi potranno partecipare i possessori di bici esclusivamente da corsa su strada costruite prima del 1987 con telaio in acciaio, leve del cambio sul tubo obliquo del telaio, pedali muniti di fermapiedi e cinghietti e passaggio dei fili dei freni esterno al manubrio. Saranno ammesse anche bici storiche da passeggio e da lavoro e, dietro richiesta, verranno concesse deroghe sul tipo di bicicletta per i partecipanti portatori di handicap. Sarà inoltre neces-

sario presentarsi con abbigliamento adeguato, anteriore sempre al 1987. La Maratona Vintage partirà alle ore 8.05 da una griglia apposita, circa mezz’ora prima dello start agonistico della granfondo. In questo modo i partecipanti, che potranno affrontare solo il percorso corto, avranno il tempo di assaporare con tutta calma gli affascinanti paesaggi valtiberini.

Sarà possibile iscriversi online entro le ore 12 del 23 maggio sul sito di KronoService (http://www.kronoservice.com/it /ksworld/schedaiscrizioni.php?idgara =1252) e in loco il 24 e il 25 maggio, versando la quota di 25 euro. Per informazioni sulle modalità visitare l’apposita pagina del sito della manifestazione. Il referente per la Maratona Vintage è Fabrizio Lazzeri (numero 335.1354531).

Il presidente Enzo Boriosi con Alfredo Martini alla presentazione della Granfondo



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GRAN FONDO SAN BENEDETTO DEL TRONTO FRW a cura della REDAZIONE

ALLA FESTA DEL CICLISMO MARCHIGIANO IL 4 MAGGIO, SULLA RIVIERA DELLE PALME, TORNA LA 5ª EDIZIONE DELLA RASSEGNA ORGANIZZATA DALL’ASD PEDALE ROSSOBLÙ – PICENUM. TRA LE NOVITÀ UN PRESTIGIOSO CONVEGNO SULLO STRESS OSSIDATIVO E L’ALIMENTAZIONE NELLA PRATICA DEL CICLISMO AGONISTICO

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Qual è l’alimentazione più corretta per chi pratica ciclismo agonistico? Come dosare i nutrienti nell’allenamento, nella preparazione alla gara e nel recupero? Come orientarsi nella giungla della diete? Da cosa è causato lo stress ossidativo? A queste ed altre domande risponderà il convegno in programma il 3 maggio (ore 18) a San Benedetto del Tronto dal titolo “Stress ossidativo e alimentazione nella pratica del ciclismo agonistico”. Autorevoli e qualificati i relatori del seminario: il professor Eugenio Luigi Iorio (Presidente internazionale stress ossidativo) e la dottoressa Tiziana Aperio (Biologo Nutrizionista). Il convegno rientra nell’ambito delle numerose iniziative collaterali della 5ª edizione della Gran Fondo San Benedetto del Tronto – quest’anno sponsorizzata Freeewheeling – in programma il prossimo 4 maggio sulla Riviera delle Palme. Organizzata dal Pedale Rossoblu – Picenum, sotto l’egida dell’ACSI, la rassegna promette grande spettacolo ed un ricco campionario di servizi. Tra le novità di questa edizione ricordiamo l’assistenza meccanica durante la corsa in caso di guasto meccanico, forature e problemi al telaio. Su tutto il percorso opereranno un centinaio di volontari

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San Benedetto del Tronto

della Protezione Civile per garantire un servizio logistico degno di un evento professionistico. Il viale dello Sport e parte del lungomare saranno chiusi al traffico. Una scelta fortemente voluta dall’amministrazione di San Benedetto che ha voluto così valorizzare al massimo una rassegna che, sul piano della promozione turistica, garantirà un importante indotto. Tra i servizi offerti agli atleti anche il soggiorno gratuito in hotel per il 3 maggio, i massaggi a fine gara, la security che presidierà l’intera area della corsa (parcheggi compresi). E poi il pasta party col pesce fresco ed un pool di sponsor di grande prestigio: la FRW di Claudio Brusi e Liliana Raimondi e la cantina Ciù Ciù della famiglia Bartolomei (Info www.gfsanbenedettodeltronto.it). Alla consolle organizzativa, come sempre, la ASD Pedale Rossoblù – Picenum che ricordiamo, oltre all’allestimento della granfondo, nasce (nel 1972) con l’obiettivo di promuovere la pratica del ciclismo fra le giovani generazioni. E, a tal riguardo, è partita lo scorso marzo la stagione giovanile del sodalizio marchigiano che, anche quest’anno, vede ai nastri di partenza tre rappresentative: quella dei Giovanissimi (dai 7 ai 12 anni), quella degli Esordienti (13 e 14 anni) e quella degli Allievi (15 e 16 anni). In totale venticinque giovani (9 Allievi, 6 Esor-

dienti e 10 Giovanissimi) che rappresentano il meglio del ciclismo giovanile a San Benedetto del Tronto (e provincia). Questo l’organigramma del team: Presidente Maurizio Iacoboni, Marketing Sonia Roscioli, Presidente Onorario Angelo Coccia, l’infaticabile segretario Lorenzo Coccia. E ancora Ivo Partemi, Valentino Persico e Antonio Chiappini (Vice Presidente e Tecnico Giovanissimi), Antonio Marucci, Franco Falleroni (Allenatori Giovanissimi) e Massimiliano Pierantozzi. «Ma questa società – spiega Sonia Roscioli – è una grande famiglia, in cui tanti volontari si prodigano solo per amore del ciclismo e per dare un’opportunità di crescita a questi ragazzi. Vorrei citare, in particolare, la preziosa collaborazione con Nino Tozzi e col mitico Vito Santroni, Direttore Sportivo e Allenatore Allievi e Esordienti e Supervisore Tecnico di tutto il settore dell’Asd Pedale RossobluPicenum. È grazie a loro – conclude Sonia Roscioli – che San Benedetto del Tronto può vantare un vivaio così valido e affiatato». L’attività del sodalizio marchigiano spigola, come sempre, tra agonismo ed educazione, ma tutto questo non sarebbe possibile senza l’impegno di un grande pool di sponsor: AM Textile e Polo Textile di Massimo Almonti, FRW di Claudio Brusi, Ciù Ciù Cantine, Bruni & Bovara, Banca del Fucino, Banca Marche, GM Carburanti, D’Auria Printing, Piemme e Macelleria Olivieri.

Gruppo di atleti



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GRAN FONDO DAMIANO CUNEGO

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a cura di NEWSPOWER

LA PROVA DEL NOVE IL PROSSIMO 2 GIUGNO VERONA OSPITA LA NONA EDIZIONE DELLA RASSEGNA DEDICATA AL “PICCOLO PRINCIPE”. CONFERMATI I TRACCIATI CHE SI SNODERANNO TRA LA VALPANTENA, LA LESSINIA E BADIA CALAVENA. ECCO PERCHÉ ISCRIVERSI AD APRILE CONVIENE

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Una suggestiva immagine dell’Arena di Verona durante una manifestazione notturna

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Il fascino di Verona è noto in tutto il mondo, la città di Giulietta nel corso dei secoli è rimasta nei cuori di pittori, poeti e personaggi illustri e, data la sua bellezza, è stata anche riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità. Nel corso della storia recente però Verona si è imposta nelle cronache sportive come terra di ciclismo e di ciclisti, basti pensare agli arrivi del Giro d’Italia o ai Campionati del Mondo e, proprio nel nome di uno dei corridori veronesi più famosi, lunedì 2 giugno la città scaligera ospita la 9a edizione della Gran Fondo Damiano Cunego. La manifestazione dal 2006 è dedicata al “Piccolo Principe” di

Cerro Veronese e anche quest’anno l’atleta di casa Lampre farà di tutto per essere al via e pedalare assieme agli appassionati e ai fans. La gara avrà partenza e arrivo in città, con il quartier generale situato in Via Guido d’Arezzo, ma si sviluppa soprattutto attraverso quei monti della Lessinia che sono stati la palestra di allenamento dove Cunego ha costruito i suoi tanti successi da professionista. L’organizzazione di patron Bombieri come ogni anno cura ogni minimo dettaglio, a partire dalla

comodità della location di partenza e arrivo, situata in una zona di Verona ricca di parcheggi e di spazio per ospitare l’immancabile riso party finale e l’area expo. I percorsi del 2014, secondo gli ultimi aggiornamenti, ricalcano quelli dell’edizione 2012. Il lungo misura 145 km ed ha un dislivello di 3300 metri, mentre il corto prevede una distanza di 85 km e 1400 metri di dislivello. Dopo lo start, la corsa lascerà Verona per entrare in Valpantena, che, fin dal tempo dei Romani e poi dei Cimbri, ospita pregiati vitigni. Lasciati i filari di questa valle ci si inerpicherà verso le terre che furono “patria” delle comunità Cimbre, fra i boschi e i pascoli dei Monti Lessini. Questo popolo di coloni, provenienti dalla Baviera e dal Tirolo, abitò queste zone fin dal medioevo. Nel 1287 i Cimbri ottennero dal Vescovo di Verona, Bartolomeo della

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Il podio granfondo edizione 2013 Di Salvo, Maccanti, Bertuola


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Scala, il permesso di insediarsi nel territorio montano della Lessinia e costituirono 13 comunità, molte delle quali corrispondono agli attuali paesi attraversati dal percorso della granfondo come Erbezzo, Bosco Chiesanuova, Roverè, Velo, San Mauro di Saline e Badia Calavena. Grazie all’ampia autonomia concessa prima dagli Scaligeri e poi dalla Repubblica Serenissima in cambio del legname e della cura delle montagne, i Cimbri riuscirono a vivere per secoli in pace fra questi monti. La prima asperità di giornata sarà dunque verso Erbezzo (km 30) e come sempre sarà ravvivata dalla cronoscalata da Località Bellori a Passo Provalo che immetterà il gruppo nel cuore dei monti Lessini. Superata la salita si proseguirà in quota e poco dopo Roverè Veronese ci sarà il bivio fra i due tracciati (km 62). Il percorso “medio” prevede una lunga e riposante difoto NEWSPOWER CANON

Gruppo di atleti

scesa sino alle porte di Verona, dove solo pochi km di pianura separeranno i corridori dall’arrivo. Le fatiche del “lungo” invece continuano sulle strade della montagna veronese: i ciclisti prima affronteranno le rampe verso Velo e poi, dopo una breve picchiata, al km 73 (località Bernardi) inizierà l’impegnativa ascesa di Campofontana, 7 km e con pendenza media intorno al 9%. Ci sarà spazio per rifiatare lungo la Valle del Torrente Alpone e, oltrepassata Vestenanova (km 92), la strada torna ad inerpicarsi per 11 km, per poi ridiscendere verso Badia Calavena. Al km 115 è piazzato un altro ostacolo per i granfondisti, l’ascesa di San Mauro di Saline. Sono 6 km di arrampicata, senza pendenze trascendentali, ma nel segmento finale di corsa bisognerà prestare attenzione perché ogni tratto all’insù può riservare sorprese alla luce dei tanti km accumulati sulle gambe.

Dopo lo scollinamento ci si butterà giù per qualche chilometro per superare di slancio lo strappo di San Rocco (km 128), ultima asperità di giornata, le pendenze poi saranno sempre favorevoli sino al finish di Via Guido d’Arezzo. Prosegue il conto alla rovescia sul fronte iscrizioni. Fino al 30 aprile la quota è fissata in € 35 per i maschi ed € 30 per le donne, poi fino al 26 maggio si sale di € 5. Per quanto riguarda le società c’è l’interessante promozione che prevede per gruppi di 10 iscritti l’11a iscrizione in omaggio, mentre se la società proviene da oltre 100 km da Verona otterrà due iscrizioni in omaggio, l’11a e la 12a. La Gran Fondo Damiano Cunego è anche prova dell’UNESCO Cycling Tour, un circuito che raccoglie quattro granfondo che si svolgono in zone d’Italia riconosciute come Patrimonio dell’Umanità.


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SICUREZZA IN GARA

a cura di GIANLUCA BARBIERI

IL LOCALE ANTIDOPING

gianlucabarbieri.inbici@gmail.com

UNA NUOVA DIRETTIVA GENERALE INDICA COME DEVE ESSERE ALLESTITO, CURATO E GESTITO IL BOX PER GLI ESAMI. E CHI NON SI ATTIENE RISCHIA SANZIONI PESANTISSIME

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In questo numero volevamo continuare a parlare di cartellonistica o frecciatura dei percorsi, ma una direttiva generale ha fatto sì che decidessimo in extremis di cambiare canovaccio, dirottando le nostre attenzioni sul cosidetto “Locale Antidoping”. La materia è molto delicata e le sanzioni sono severe per chi non dovesse attenersi alle disposizioni. Come ben noto, infatti, la materia del doping non è governata solo dalla giustizia sportiva e dunque, per non incorrere in violazioni di carattere penale, la tematica impone un’attenzione speciale. In questi giorni è stato diramato dalla Federazione Ciclistica Italiana un “vademecum” su come devono essere allestiti e gestiti questi locali: vediamo cosa dice la norma.

Qui di seguito sono riportati i requisiti suddetti, che sono previsti dal Codice Mondiale Antidoping WADA (Standard Internazionale dei Controlli), dal Regolamento Antidoping UCI e dalle Norme Sportive Antidoping del CONI. LA SALA DEI CONTROLLI ANTIDOPING (DOPING CONTROL STATION) DEVE SODDISFARE I SEGUENTI REQUISITI: 1. essere esclusivamente riservata per il controllo antidoping; 2. assicurare la privacy e la confidenzialità dell’atleta; 3. essere accessibile solo a personale autorizzato; 4. assicurare la sicurezza necessaria per il deposito delle attrezzature; 5. la Sala dei Controlli Antidoping deve: a) essere composta da un’area per l’attesa dotata di posti a sedere; b) da uno spazio separato per la parte amministrativa dotato di tavolo e sedie; c) l’area e lo spazio devono essere adiacenti ad un bagno sufficientemente ampio per poter osservare la produzione del campione; d) includere un lavabo per lavarsi le mani; e) essere ampio abbastanza da contenere, oltre agli atleti, anche il personale autorizzato; f) essere ubicata in relazione alla posizione dove si effettuano le notifiche o al campo di gara. Nel locale devono essere messi a disposizione dall’Organizzatore:

REQUISITI E DOTAZIONI TASSATIVE DELLA SALA PER I CONTROLLI ANTIDOPING DA PREDISPORRE PER TUTTE LE GARE AGONISTICHE DEI CALENDARI UCI - FCI Come deliberato dal Consiglio Federale FCI, nella riunione del 28 giugno 2013, la Sala per il Controllo Antidoping deve tassativamente possedere tutti i requisiti e tutte le dotazioni riportate sul sito federale alla sezione “Antidoping/Requisiti della Sala per i Controlli Antidoping”. La carenza e l’inadeguatezza gravi dei locali, degli spazi, delle dotazioni od arredi o delle localizzazioni, tali da rendere difficoltosa, non sufficientemente rispettosa della privacy, igienicamente insufficiente o, complessivamente impossibile, l’effettuazione del controllo, saranno segnalati al Procuratore Federale.

1) Sapone per lavare le mani; 2) Asciugamani di carta in rotoli; 3) Cestino per la spazzatura; 4) Buste per la spazzatura; 5) Bottiglie da 50 cl in confezioni originali, sigillate, di acqua naturale e frizzante o/e bevande non alcoliche. Ciò significa che il locale antidoping non può essere individuato in un bar o in locali dove può accedervi chiunque e che il locale deve avere delle idonee dotazioni di igiene e privacy. Ricordiamo che i controlli possono verificarsi in qualsiasi gara, sia essa agonistica che amatoriale, sia su strada che di MTB e a tutti i livelli. Pertanto non prevedere il locale antidoping e una persona incaricata nel caso in cui arrivi il medico, significa rischiare sanzioni molto pesanti. Pertanto, attenzione organizzatori… col “doping” non si scherza!



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GRAN FONDO BAGNO DI ROMAGNA BY NALINI Tempo di lettura

a cura della REDAZIONE

AI NASTRI DI PARTENZA ANCHE LE FORZE ARMATE

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LA RASSEGNA DELL’ALTO SAVIO, IN PROGRAMMA L’8 GIUGNO NEL CUORE DELLE FORESTE CASENTINESI, ENTRA NEL CIRCUITO DEL CAMPIONATO CICLISTICO ITALIANO INTERFORZE

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Ci saranno anche le divise il prossimo 8 giugno ai blocchi di partenza della Gran Fondo del Capitano by Nalini, la rassegna che, sotto l’egida dell’ACSI, trasformerà per il quinto anno consecutivo la località valligiana di Bagno di Romagna, nel cuore del Parco delle Foreste Casentinesi, nella capitale italiana del cicloturismo. La Gran Fondo dell’Alto Savio, infatti, sarà valida come tappa ufficiale del Campionato Italiano Interforze, il circuito ciclistico riservato alle forze armate e alle forze di polizia, una sfida per uomini e donne in divisa e dipendenti civili delle forze dell’ordine appassionati di bicicletta. Il Campionato Ciclistico Italiano Interforze recita lo statuto del circuito – «è un’iniziativa che, tramite le prove ciclistiche più rappresentative in ambito nazionale, accomuna la passione per la bicicletta di uomini e donne in uniforme, con lo scopo di rafforzarne la coesione con un momento di sport e di sano spirito agonistico» (sono previste sia una graduatoria nazionale che una interregionale per premiare i corridori più bravi). La rassegna, penultima tappa del circuito Romagna Challenge, abbina ancora una volta l’amore per la bicicletta alle delizie gastronomiche, garantite nell’occasione dal grande chef Paolo Teverini, che curerà personalmente il ristoro ed il pasta party. Anche per questo motivo, quella di Bagno

di Romagna è una delle granfondo più attese dai cicloamatori di tutta italia, che si cimenteranno su un itinerario di grande suggestione che – attraversando le località di Santa Sofia e Badia Prataglia – comprende il Passo dei Mandrioli, il Passo della Calla e il Passo del Carnaio. Un tracciato tecnicamente impegnativo, più volte scelto dai ciclisti professionisti per le loro sedute di allenamento. Due, come sempre, le proposte: un percorso lungo di 133 chilometri (3421 metri di dislivello) e uno più corto che, tuttavia, rispetto all’ultima edizione, dovrebbe essere allungato e dunque avvicinarsi ai 100 chilometri (1938 di dislivello). Alla consolle organizzativa Massimo Bardi, fondatore de “La Strada del Benessere” e anima di una rassegna sportiva che, dopo quattro edizioni, punta al definitivo decollo. Per questo, in abbinamento alla manifestazione valligiana, da quest’anno ci sarà un main sponsor di grande prestigio: Nalini, marchio MOA Sport leader nel settore dell’abbigliamento da ciclista professionistico e amatoriale. E nel regno dell’ospitalità, gli organizzatori hanno voluto fare un omaggio a coloro che anche quest’anno sceglieranno di pedalare domenica 9 giugno lungo le strade dell’appennino tosco-romagnolo. Tutti gli iscritti avranno, infatti, in regalo un soggior-

no di una notte con prima colazione, che potrà essere sfruttato dal 10 giugno al 30 dicembre. Quella offerta dall’ASD Le Strade del Benessere è una grande occasione per visitare e conoscere Bagno di Romagna, comune situato nella valle del Savio, con le sue terme e il suo grande patrimonio boschivo, che offrono un’occasione ideale per rilassarsi, passeggiare e curarsi immersi nel verde e in un’atmosfera di grande pace, senza dimenticare l’ottima gastronomia che unisce tradizione romagnola e toscana. Il nome della granfondo si ispira al Palazzo del Capitano, uno degli edifici più ricchi di storia di Bagno di Romagna: la sua facciata, animata dagli stemmi lapidei dei Capitani e Vicari, racconta la lunga dominazione di Firenze su questa parte di Romagna, iniziata nel 1404 e terminata nel 1923 con il passaggio del Comune alla Provincia di Forlì. Il palazzo è sempre stato il fulcro del potere politico fin dal medioevo, quando fu residenza dei Conti Guidi di Bagno. Alla metà dell’Ottocento il palazzo divenne sede comunale poi caserma dei Regi Carabinieri e prigione mandamentale, subendo nel tempo profondi rimaneggiamenti. Completamente abbandonato nei primi anni Cinquanta del Novecento, è stato poi acquisito dall’Amministrazione Comunale che l’ha ristrutturato in varie fasi (1984, 1994). foto PLAYFULL NIKON



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GRANFONDO TERRE DI ASSISI

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a cura della REDAZIONE

PROFUMO DI VINTAGE CON LA STRASUBASIO CLASSICA IL 2 GIUGNO SI PEDALA IN TOTALE LIBERTÀ IN SELLA A BICI STORICHE, CLASSICHE E RIEVOCATIVE. POSSESSORI DI QUESTI MEZZI PARTIRANNO MEZZ’ORA PRIMA DELLA GRANFONDO E POTRANNO SCEGLIERE TRA QUATTRO PERCORSI. SARÀ ANCHE POSSIBILE EFFETTUARE LA PUNZONATURA CON RILASCIO DI UN MARCHIO DI AUTENTICITÀ

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e dalle altre località toccate, ma soprattutto di Assisi. Alla StraSubasio Classica saranno ammessi possessori di bici storiche (nate con fili dei freni esterni, con i comandi del cambio al telaio e con i pedali con gabbietta), classiche (bici di qualunque epoca realizzate da maestri artigiani italiani) e rievocative di grandi eventi (cioè modelli utilizzati da campioni in grandi gare ciclistiche). I partecipanti alla StraSubasio Classica saranno schierati in una griglia apposita – la Griglia Storica – e prenderanno il via alle ore 8.00 (quindi mezz’ora prima della granfondo) dal bellissimo borgo di Spello, all’ombra delle tre statue romane e della torre medioevale con l’olivo. Avranno, quindi, tutto il tempo per peda-

lare in totale tranquillità verso Assisi, che attraverseranno per primi, respirando a pieni polmoni l’aria frizzante della mattina. Potranno così ammirare la bellissima basilica papale di San Francesco e poi lambiranno piazza del comune per l’attraversamento inedito dalla parte nord di Assisi, in via San Paolo. A questo punto potranno scegliere tra i quattro percorsi disegnati dall’organizzazione. Va anche ricordato che nei locali delle iscrizioni ci sarà un’esposizione di biciclette storiche. Per i partecipanti alla StraSubasio Classica la quota d’iscrizione sarà di 25 euro. La quota comprende il pacco gara, tutti i servizi offerti ai partecipanti alla granfondo e, per chi ne farà richiesta, la possibilità di effettuare la punzonatura con rilascio di un marchio di autenticità. La punzonatura, senza dubbio, accrescerà il valore intrinseco del mezzo e sarebbe opportuno prenotarla in anticipo all’email strasubasio@virgilio. it. Si ricorda, invece, che le iscrizioni alla granfondo prevedono fino al 30 maggio una quota di 30 euro. Il 31 maggio e il 1° giugno possibilità di iscrizione in loco a 40 euro. Si ricorda anche che, su richiesta, gli iscritti alla StraSubasio potranno visitare, a Spello, il Museo privato del Ciclomotore d’epoca MOTOM. foto PLAYFULL NIKON

Ciclismo per tutti alla 3ª edizione della Granfondo Internazionale Terre di Assisi – La StraSubasio in programma il 2 giugno, che prevede la partenza da Spello e l’arrivo dentro Assisi. Proprio in nome di questa filosofia, il Comitato organizzatore ha deciso di dare vita alla StraSubasio Classica, un evento nell’evento, che darà la possibilità di pedalare in totale libertà lungo uno dei quattro percorsi della manifestazione: il granfondo di 148 chilometri (2850 metri di dislivello), il mediofondo di 100 chilometri (1800 metri di dislivello), il cicloturistico di 50 chilometri (800 metri di dislivello) e il cicloescursionistico di 50 chilometri (1300 metri di dislivello). Ciò permetterà di godere appieno degli stupendi paesaggi offerti dal Monte Subasio

Anche quest’anno prevista un’esposizione di bici storiche alle iscrizioni

Ulteriori informazioni: www.strasubasio.it


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la nuova collezione dedicata ai campioni del passato

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MASTER CLUB TRICOLORE

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GRANDE SUCCESSO NELLE MARCHE, ORA IL TESTIMONE PASSA ALLA SARDEGNA!

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RAGGIUNTI GIÀ I 100 ABBONATI, ISCRIZIONI PROROGATE AL 18 APRILE

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Grande partenza per il Circuito Master Tricolore con la 18ª Granfondo del ConeroCinelli del 9 marzo che ha fatto registrare il record di 1500 atleti iscritti. «Siamo davvero soddisfatti per il numero di partecipanti, che è cresciuto», commenta Cristiano Affede a nome dello staff del Pedale Chiaravallese, organizzatore dell’evento «C’è stato qualche contrattempo che ha causato lamentele, ci scusiamo e ne faremo tesoro per la prossima edizione. Un grazie a tutti i ciclisti che hanno scelto la nostra granfondo. Arrivederci al 2015». E le pedalate per l’Italia continuano con la Granfondo di Sardegna in programma il 20 aprile. La Granfondo di Sardegna si inserisce in un programma settimanale che coincide con la settimana di Pasqua.

Si può scegliere tra la gara vera e propria, cui partecipano cicloamatori di livello internazionale, e le uscite cicloturistiche, oppure approfittare semplicemente dell’organizzazione per fare una splendida vacanza. Il territorio scelto per la 18ª edizione è quello della costa sud-ovest, conosciuto principalmente per le bellissime spiagge di Chia. La bellezza dei luoghi attraversati in bicicletta, le strade con ottimo asfalto ed assenza di traffico, rendono l’evento unico nel suo genere. Seguirà poi la Granfondo Le Strade di San Francesco del 1° maggio dove ci sarà il sorteggio del telaio della serie EVO della ditta Prestigio e verrà consegnato il gadget di Gist Italia: il nastro manubrio “Tape Air”, collaudato e apprezzato da importanti squadre ciclistiche.

La Granfondo Le Strade di San Francesco quest’anno è valida per il Campionato regionale Granfondo e Mediofondo FCI. I percorsi previsti sono tre: Mediofondo di 78 chilometri (partenza alle 8.30), Fondo di 123 chilometri (partenza alle 9.00) e Granfondo di 165 chilometri (partenza alle 9.00). Nel corso della manifestazione i partecipanti attraverseranno i territori dei comuni di Perugia, Gubbio, Bastia Umbra, Assisi, Cannara, Bettona e Torgiano. Il Team organizzatore, Bike Ponte, sta anche studiando premiazioni ancora più ricche per le società. Si proseguirà quindi con la Granfondo del Colli Amerini del 15 giugno, la Granfondo del Castello il 22 giugno e la Granfondo Prato Abetone del 13 luglio. Il cerchio si chiuderà con la Granfondo di Chianciano Terme del 27 luglio e la Granfondo Leopardiana del 31 agosto. È già stata raggiunta la quota di 100 abbonati al circuito, ma non è ancora finita: le iscrizioni sono aperte fino al 18 aprile, cosa state aspettando?

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4 Competenza la scelta intelligente

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1 - Etichette veritiere

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1ª GRANFONDO CICLOTURISTICA “CITTÀ DI CESENA” a cura della REDAZIONE

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LO SPORT AL SERVIZIO DELLA GENTE IL PROSSIMO 15 GIUGNO NEL REGNO DEI MALATESTA CINQUE EVENTI IN UNO. ALLA CONSOLLE UN MIX VINCENTE: L’ESPERIENZA DI ARS ET ROBUR E IL DINAMISMO DI USD SAN MARCO. INVITATI? CHI IN BICICLETTA FA SUL SERIO E CHI PENSA SOLO… A MANGIARE

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Con lo slogan “Lo sport al servizio della persona per crescere insieme”, si è messa in moto l’imponente macchina organizzativa della 1ª Granfondo Cicloturistica “Città di Cesena”, che si correrà il prossimo 15 giugno sotto l’egida dello storico sodalizio Ars et Robur (dal latino “Arte e Forza”, la più antica società sportiva della città) e dell’emergente USD San Marco. Qui, nel cuore dell’antico regno dei Malatesta, dove nacque un certo Marco Pantani, i due sodalizi cittadini – mettendo insieme capacità ed esperienze – stanno organizzando un evento che, benché alla prima edizione, già promette di diventare un riferimento nel panorama granfondistico romagnolo. La manifestazione nasce, per principio, con due anime: quella più agonistica, che vedrà i cicloturisti sfidarsi su alcune delle ascese più famose di Romagna (la Rocca delle Caminate, il Passo del Carnaio, il Monte delle Forche, Pieve di Rivoschio, Monteleone e la leggendaria erta di Montevecchio, dove si allenava il grande Marco Pantani); ed un’anima più godereccia, quella consacrata alle gioie del palato che questa terra, da sempre, è in grado di soddisfare. Valore aggiunto dell’evento la data: giugno per la Romagna è tradizionalmente il mese più bello, quello dove il mare offre le con-

Ciclisti sulle colline Cesenati

dizioni meteo migliori. Da qui l’idea di proporre un evento che, spigolando tra costa e colline, garantisca tutti gli ingredienti per una vacanza ideale. La rassegna propone cinque percorsi davvero imperdibili, uno dei quali (Il Giro del Buongustaio) privo di qualsiasi vis agonistica ed interamente riservato ai gourmet. In programma prelibatezze culinarie, musica, colore e allegria, in ossequio alla proverbiale ospitalità di questa terra. Nel segno dell’ospitalità, davvero modesto anche il costo d’iscrizione: 5 euro fino al 31 maggio, due euro in più nelle ultime due settimane (dal 1° gennaio). La rassegna – che si svolge sotto l’egida di ACSI, CSI, CONI e ovviamente con il patrocinio dell’amministrazione comunale – rende omaggio a “Cesena, città europea dello sport”. Già organizzatrici di grandi eventi negli ultimi 5 anni grazie alla loro appartenenza al rinomato Circuito di Granfondo Cicloturistiche “Romagna Sprint”, Ars et Robur e USD San Marco – unite dalla straordinaria passione per la bicicletta – hanno fuso il loro inestimabile patrimonio d’esperienza e capacità per proporre agli sportivi un perfetto mix di sport e divertimento. La base logistica sarà l’Ippodromo del Savio, uno degli anelli

più interessanti del mondo ippico nazionale (sede anche del mondanissimo Campionato Europeo). La grande festa della Granfondo di Cesena partirà però il giorno prima (14 giugno) con iniziative dedicate ai bambini (gimkana), una visita gratuita alle scuderie dell’ippodromo e sedute di spinning. E per chi ha qualche giorno libero in più e predilige la formula della “settimana lunga”, da non perdersi, il 10 giugno, la “Notte Magica in MTB”, pedalata notturna in mountain bike di 30 chilometri attraverso le colline cesenati toccando i luoghi storici/artistici più belli della città (all’arrivo, birra e salsiccia per tutti). La prima Granfondo “Città di Cesena” fa parte anche della combinata “In Bici per Unire” grazie al “gemellaggio” con la 42a Granfondo dei Cooperatori “Terre di Lambrusco”, in programma il mese di giugno ad Albinea. Saranno premiate le prime 30 Associazioni Sportive presenti con almeno 5 atleti che avranno riportato il più alto punteggio di giornata. Saranno inoltre consegnati i riconoscimenti alle società ACSI partecipanti alla Prova Unica di Campionato Italiano Granfondo e alle Società CSI partecipanti alla Prova Unica del Campionato Regionale Emilia Romagna.

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GRAN FONDO DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO – PRESTIGIO

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a cura della REDAZIONE

PEDALANDO CON IL “LEONE DELLE FIANDRE” SARÀ MICHELE BARTOLI LA GUEST STAR DELLA 2ª EDIZIONE DELLA KERMESSE DELL’ANTICA REPUBBLICA. IN PALIO SCONTI, SUPER PREMI ED UN TELAIO IN SORTEGGIO DA 2700 EURO!

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Anche quest’anno la mitologica guglia del Titano avrà la sua domenica consacrata al ciclismo. Il 13 luglio, infatti, si correrà la 2ª edizione della Gran Fondo della Repubblica di San Marino “Patrimonio dell’Umanità UNESCO” organizzata dalla Federazione Sammarinese Ciclismo, con la collaborazione di tutto il movimento ciclistico sammarinese e con il patrocinio della Segreteria di Stato per il Turismo e lo Sport. Una manifestazione giovane, ma dalle potenzialità sconfinate che, non a caso, ha subito attirato uno sponsor di grande livello internazionale. È stata infatti annunciata da poche settimane la partnership con l’azienda “Prestigio” di Giancarlo Di Marco, un brand emergente nella costruzione di telai e nello sviluppo delle scienze motorie e della bio-meccanica. Il marchio sammarinese, famoso nel mondo per la filosofia della “bicicletta sartoriale”, garantirà – il prossimo 13 luglio – la partecipazione di Michele Bartoli, il “Leone delle Fiandre” (vincitore in carriera anche di una Liegi e di una Freccia Vallone), il corridore che, a cavallo degli anni ’90, regalò spettacolo nella grandi classiche del nord. Oggi, Bartoli è il consulente bio-meccanico dell’azienda Prestigio e dunque ha garantito la sua presenza alla gran fondo sammarinese.

La Rocca di San Marino

Per i primi tre classificati di ogni categoria, sia del percorso lungo che del corto, Prestigio metterà a disposizione dei buoni sconto da consumare esclusivamente presso i punti vendita Prestigio, dell’ammontare di € 1000 per il primo classificato, di € 500 per il secondo classificato e di € 300 per il terzo classificato. Inoltre Prestigio metterà a disposizione un telaio modello GE-1 EVO – valore € 2700 – quale premio a sorteggio tra tutti i partecipanti. È questo il “valore aggiunto” di una kermesse che promette grande spettacolo anche grazie a due tracciati che, da un punto di vista tecnico, garantiranno una corsa ad alto indice di difficoltà. Due, infatti, i percorsi: 132 km e 2800 m di dislivello per il lungo, 95 km e 1800 m di dislivello per il corto e la prova non competitiva. Si parte, in pianura, dalla frazione di Serravalle. Da qui la prima ascesa della Torraccia fino alla guglia di San Marino. Dopo una prima corroborante discesa, la strada torna ad impennarsi alle falde di Montescudo, un piccolo “dosso” a confronto della Cima Coppi del tracciato, la mitica asperità di Villagrande, a quota mille metri. Tecnici e movimentati gli ultimi 30 chilometri della Gran Fondo con l’erta di Montemaggio, lo strappo violento di Montalbo, fino al “dentino” conclusivo di Ventoso, che precede la discesa che riporta alla frazione di Serravalle. Molto più “dolce” il percorso della prova cicloturistica che parte sempre da Serraval-

le e ricalca il tracciato lungo, con la sostanziale eccezione della salita di Villagrande. La corsa, che avrà il suo quartier generale nella sala Multieventi Sport Domus di Serravalle (la “casa” degli eventi e dello sport della Repubblica di San Marino incastonata nel cuore del più ampio Centro Sportivo della Repubblica, raggiungibile dalla superstrada che collega San Marino a Rimini), sarà valida anche come 5ª prova del circuito Romagna Challenge e come prova ufficiale del IX Campionato Italiano di Ciclismo Banche di Credito Cooperativo “Memorial Cavalier Umberto Mazzotti”. Il 13 luglio, infine, sul monte Titano, verrà celebrato anche il San Marino Bike Day, la festa della bicicletta nelle sue varie forme. Nella stessa location del Multieventi Sport Domus di Serravalle, oltre alla 1° edizione della Gran Fondo della Repubblica di San Marino – Patrimonio dell’Umanità UNESCO, avranno luogo anche la 14ª prova del Campionato Medio Fondo Cicloturistico ACSI-Settore Ciclismo Rimini, il Bike Village con stand espositivi che proporranno le novità 2014 per le biciclette e accessori ed il Pasta Party per tutti i partecipanti. Ovviamente già aperte le iscrizioni: fino al 30 giugno si paga 25 euro, poi dal 1° al 12 luglio la quota d’iscrizione sale a 30 euro.

http://www.lagranfondosanmarino.com/

Gruppo di atleti

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LA TUA CRONO

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PARTE

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DALL’ESPERIENZA DI MAX LELLI COME MIGLIORARE Tempo LA PROPRIA PERFORMANCE di NELLA CORSA lettura min CONTRO IL TEMPO info@maxlelli.com

CRONOCOPPIE O CRONOSQUADRE? OLTRE ALL’INDIVIDUALE, ESISTONO ANCHE ALTRE DUE SPECIALITÀ DEDICATE ALLE GARE CONTRO IL TEMPO: LA CRONOMETRO A COPPIE E LA CRONOMETRO A SQUADRE. CON QUEST’ULTIMA PUNTATA DELLA SERIE “LA TUA CRONO”, CONDOTTA DA MAX LELLI, VI SPIEGHEREMO COME AFFRONTARLE

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Quando si dice che il ciclismo è uno sport di squadra, questa definizione è ancor più appropriata quando la specialità a cui ci riferiamo è una cronosquadre o una cronocoppie. Discipline tanto affascinanti quanto spettacolari visivamente parlando, che per essere condotte e preparate dovranno seguire delle regole ben precise. Regole che il nostro esperto Max Lelli conosce benissimo, in quanto, da corridore, di cronosquadre al Tour de France in 14 anni, ne ha vissute ed interpretate veramente tante. Lelli ci racconterà una sintesi di ciò che si deve e non si deve fare al fine di un buon risultato finale, ma anche e soprattutto con lo scopo di salvaguardare sempre anche la nostra sicurezza. COSA CAMBIA DA CRONOCOPPIE A CRONOSQUADRE? «La differenza principale tra le due discipline, che ovviamente sono molto simili tra loro, sta essenzialmente nell’affiatamento che dovremo avere con il nostro compagno/i. Sia per quanto riguarda il compagno con cui faremo una cronocoppie, che tutti gli altri 5/8 uomini con cui, invece, affronteremo una cronosquadre, sarà fondamentale conoscersi molto bene l’un l’altro (ciclisticamente parlando) prima di affrontare una gara. Inutile dire che non potremo improvvisare una cronosquadre, tantomeno una cronocoppie, senza aver provato pedalando insieme prima, o senza mai esserci allenati simulando una gara. Un buon affiatamento sarà quindi indispensabile, in quanto in entrambe le specialità saremo veramente al limite. Più la velocità sarà alta, più dovremo stare attaccati e più dovremo avere fiducia l’uno nell’altro. A seconda delle condizioni del vento si renderà necessario decidere di procedere in un’unica fila o in doppia fila, condizione che ci costringerà ad essere molto vicini e molto stretti. Ecco perché sarà necessario avere un grande affiatamento ed una grande fiducia nei confronti dei nostri compagni, condizione che avremo raggiunto solo grazie ad un adeguato allenamento fatto a priori. Sarà fondamentale bilanciare la squadra in maniera adeguata, senza mai mettere due corridori forti uno vicino all’altro.»

COSA SUCCEDE SE QUALCUNO È INFERIORE? «Questo può accadere sia nella cronocoppie che nella cronosquadre. Gli uomini inferiori non dovranno sforzarsi mai ad inizio gara, dovranno invece stare a ruota per i primi chilometri. Perlomeno fino a metà gara in una cronocoppie o nel primo quarto di gara in una cronosquadre; e quindi per i primi 9/10 km se si tratta di una cronocoppie di 20 km, oppure per i primi 7/8 km se si tratta di una cronosquadre di una quarantina di chilometri, come ad esempio nella famosa cronosquadre della Versilia. Questi uomini potranno iniziare a dare il cambio da lì in avanti, ossia da quando la squadra inizierà ad abbassare la velocità poiché, ovviamente, non avendo ancora ricevuto cambi (specialmente nella cronocoppie), gli uomini più forti che hanno tirato fino ad allora, inizieranno ad essere stanchi. Diciamo questo poiché, sia in una cronocoppie che in una cronosquadre, può succedere di non essere allenati tutti allo stesso livello, e se quindi all’inizio vuoi andare come vanno gli altri sarà normale ‘spaccarsi’ e quindi ‘saltare’, come si dice in gergo, senza dare un contributo importante alla squadra. Se invece ci risparmiamo all’inizio, ci troveremo ad essere più freschi nella parte finale della gara per dare una mano importante alla squadra.» COME DOBBIAMO COMPORTARCI NEI CAMBI? «Di solito si urla, ossia quando si sta girando in doppia fila con cambi regolari, quello che non li dà all’inizio, perché come abbiamo detto prima è inferiore, dovrà facilitare il rientro dei compagni che si alternano a girare, in modo da non creare buchi, difficili e faticosi da ‘ritappare’ quando si procede a 50 km all’ora o oltre. Quindi sarà molto importante essere affiatati l’uno con l’altro, avendo fatto, oltre che allenamenti insieme, anche molte prove che simulino queste condizioni di gara.»


MANI SEMPRE SUL MANUBRIO «Una cosa che raccomando vivamente è quella di tenere le mani sempre sul manubrio e non sulle protesi quando siamo dietro a ruota. Questo ovviamente perché, così facendo, siamo sempre pronti ad usare i freni; tenere le mani sulle protesi sarebbe molto pericoloso, lasciamolo fare ai professionisti. Anzi, vi confesso che anche tra i professionisti, molto spesso dietro tengono le mani sul manubrio. Tenere le mani sulle protesi in una cronosquadre, per chi sta a ruota, richiede veramente un’esperienza, un affiatamento ed un allenamento di molte ore e chilometri.» LANCIARE BENE LA SQUADRA «Come nella gara individuale, chi sarà delegato ad andare in testa dopo la partenza dalla pedana, dovrà lanciare la squadra, ma in modo adeguato, cercando di partire a tutta ma in maniera progressiva, senza cioè dare una ‘frustata’, evitando così che qualcuno possa andare in acido lattico. Questo specialmente nel primo chilometro, dando agli ultimi uomini il tempo necessario di accodarsi al gruppo, ma in maniera progressiva, senza dover essere costretti a rincorrere. Anche perché, potrebbe succedere che a qualcuno non si agganci bene il pedale (dato che non siamo al Tour e quindi non partiremo sostenuti dai giudici di gara) rimanendo subito indietro. Quindi, far sì che tutti siano ben allineati prima di iniziare con il primo cambio, per poi iniziare ad incrementare la velocità. Ricordiamoci bene di fare attenzione nel primo cambio, dopo appunto circa 1 km, poiché chi avrà lanciato la squadra avrà fatto lo sforzo maggiore, ed il secondo uomo che gli passerà avanti, dovrà farlo in maniera modulata, tale da facilitare il suo accodamento in fondo al gruppo.» I PRIMI 3 KM SI FANNO REGOLARI «Anche qui, dopo la partenza e quindi dopo il primo chilometro, vale la regola, come nella crono individuale che abbiamo trattato nella puntata precedente, di non andare ‘a tutta’ nei primi 3 km. Lo scopo è, ovviamente, sempre quello di evitare fin da subito di andare in acido lattico, una condizione che poi comprometterebbe tutto il resto della gara. Cerchiamo, come ormai abbiamo capito, di scaldare bene il motore, anzi i motori, di tutti gli uomini, andiamo in pressione prima di aumentare l’andatura e spingere al massimo. Ricordo di nuovo, che anche qui sarà valido far sì che tutti i corridori

foto ARCHIVIO MAX LELLI

L’affiatamento in una cronosquadre è fondamentale. Qui al centro vediamo Lelli dare gli ultimi suggerimenti prima del via

si siano, oltre che scaldati bene individualmente, anche ben idratati, avendo bevuto sali e preso qualche zucchero prima della partenza, per mantenere alta la glicemia.» GIRO DI BOA «Di solito, si arriva quasi sempre ad un giro di boa anche in una cronosquadre, che sicuramente sarà un qualcosa di più complicato da gestire rispetto ad una crono individuale. Chi si trova a guidare la squadra, dovrà, come al solito, allargare bene la curva, fare attenzione allo sporco, quindi stringere la curva per poi rilanciare. Nel fare questo dovrà assicurarsi bene che anche l’ultimo uomo (oppure il suo unico compagno della cronocoppie) si sia ben accodato prima di ripartire a tutta. Mi raccomando, anche in questa fase, di tenere bene le mani salde sul manubrio; la caduta, anche di un solo uomo, potrebbe compromettere tutta la gara.» SI DEVE ARRIVARE IN 5 MA IN 6 È MEGLIO «Inutile dire che nella cronocoppie dobbiamo arrivare entrambi insieme, il tempo lo fermerà il secondo della coppia, non chi taglia per primo il traguardo, quindi dovremo per forza aspettare il nostro unico compagno. Mentre nella classica cronosquadre, composta da nove uomini, come sappiamo, è il quinto corridore colui che fa scattare le lancette del cronometro. Quindi, dovremo cercare di essere minimo in cinque, ma io consiglio di cercare di essere sempre in sei, poiché mettiamo che siamo in cinque e a 10 km dall’arrivo uno fora, la nostra gara sarà tutta compromessa.» Max Lelli Marsiliana (GR) tel. 0564-609920 / cell. 346-1204150 www.maxlelli.com / info@maxlelli.com

La squadra di Max Lelli per la cronosquadre della Versilia foto ARCHIVIO MAX LELLI


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SVELATO IL TEAM CANNONDALE GOBBI FSA a cura di ROBERTO ZANETTI

robertozanetti65@gmail.com

IN QUESTO INIZIO DI STAGIONE HANNO GIÀ FATTO PARLARE DI LORO CON DUE SUCCESSI ASSOLUTI NELLE PRIME GRANFONDO DELL’ANNO. IL TEAM CANNONDALE GOBBI FSA È STATO PRESENTATO AL GRAN COMPLETO A BUSNAGO, PER L’APPUNTO LA SEDE ITALIANA DI FSA

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Anche aziende di settore a livello mondiale come Cannodale e FSA, presenti oramai da anni nel ciclismo professionistico, hanno cominciato a “strizzare l’occhio” agli amatori. Insieme ad altri importanti sponsor come Gobbi Spare Parts, leader nei ricambi auto sia a livello nazionale che internazionale che Polo Auotrasporti, azienda attiva nell’ambito della logistica e dei trasporti industriali, è stata presentata nella sede di italiana di FSA la nuova squadra cicloamatoriale, la Cannondale Gobbi FSA. Sono sette i componenti di spicco del team: Mirko Antonioli, Joachim Blaas, Simone Boscaini, Mauro Gerarduzzi, Marco Morrone, Werner Weiss e Igor Zanetti che in questo 2014 ha già centrato due prestigiose vittorie, a Cecina e ad Alassio. A fare gli onori di casa ci ha pensato Claudio Marra, general manager di FSA e Simone Maltagliati, marketing manager di Cannondale che, oltre ad illustrare gli ambiziosi programmi societari del neonato team, anno presentato le bici e i componenti sui

Il Team Cannondale Gobbi FSA

quali gareggeranno gli atleti sopra citati. La Cannondale Synapse con le colorazioni Pro Cycling Team, il modello usato da Sagan e compagni alle “Strade Bianche” e nella prossima durissima campagna del nord, e gli equipaggiamenti forniti da FSA e Vision saranno per così dire gli “attrezzi del mestiere” con i quali la squadra correrà questa stagione. Cosa molto importante da sottolineare che, oltre a rispettare per regolamento le

nuove normative del settore amatoriale, i tesserati del Team Cannondale Gobbi FSA saranno obbligati ad osservare un rigido codice etico comportamentale e di tutela sanitaria, monitorati dal medico di fiducia della squadra, il dottor Marco Magnani. Le regole cui dovranno sottostare i componenti della formazione sono pubblicate sul sito web ufficiale del team che riporta anche i risultati conseguiti e i futuri programmi ed impegni agonistici della squadra.


foto NEWSPOWER CANON

ARRIVO DI IGOR ZANETTI, VINCITORE DELLA GRANFONDO INKOSPOR VAL DI CECINA


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CT LEAGUE: VIA AGLI ABBONAMENTI

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a cura della REDAZIONE

IL CIRCUITO PROPONE TRE GRANFONDO NON COMPETITIVE DEDICATE A CHI VUOL PEDALARE SENZA L’ASSILLO DELLA CLASSIFICA. TRE OCCASIONI PER VISITARE ALTRETTANTE LOCALITÀ TURISTICHE ROMAGNOLE CELEBRI PER LA LORO CULTURA CICLISTICA MA ANCHE PER LE OPPORTUNITÀ RICREATIVE A MISURA DI FAMIGLIA

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Il circuito di granfondo cicloturistiche CT League è un challenge che vuole premiare quanti amano pedalare sulla propria specialissima senza fini agonistici. La partenza è alla francese, cioè libera purché all’interno della finestra temporale stabilita dall’organizzazione, ma soprattutto non sono previste classifiche a tempo. I ciclisti e le squadre verranno infatti premiati in base alla somma dei chilometri percorsi nelle tre prove che ne fanno parte: la 11ª Gran Fondo Mareterra si disputerà lunedì 21 aprile a Bellaria Igea Marina (RN) e sarà valida anche come 3ª prova del Criterium Italiano Individuale UISP e prova di apertura del Circuito Tricolore UISP per società; la 7ª Granfondo Fondriest si terrà domenica 4 maggio a Castrocaro Terme (FC) e

Una splendida vista della Villa Torlonia a San Mauro Pascoli

sarà valida anche come 4ª prova del Criterium Italiano Individuale UISP; chiuderà la kermesse la 7ª Gran Fondo Memorial Pascoli, in programma domenica 14 settembre a San Mauro Pascoli (FC). Valida anche come 11ª prova del Criterium Italiano Individuale UISP, quest’anno si presenta con importanti novità rivolte alle famiglie e ai biker. ISCRIZIONI, ABBONAMENTI E CONTROLLI Uno dei punti di forza del circuito CT League è l’economicità delle iscrizioni a fronte dell’alto livello dei servizi offerti. La quota

di partecipazione alla singola prova è di 7 euro per iscrizioni perfezionate fino al venerdì precedente la granfondo e di 10 euro per quelle effettuate la mattina stessa della manifestazione prima della partenza. Fino a venerdì 18 aprile sarà inoltre possibile staccare l’abbonamento al circuito al costo di 18 euro. Dopodiché ci si potrà abbonare solo lunedì 21 aprile – giorno della Gran Fondo Mareterra – al costo di 22 euro. Infine, le società che sottoscriveranno gli abbonamenti per i loro tesserati entro venerdì 18 aprile per ogni dieci abbonamenti acquistati avranno l’undicesimo in omaggio. La fortezza di Castrocaro Terme


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foto MARCO SCATAGLINI

Ci • • •

si può iscrivere e abbonare: on line sul sito del circuito on line sul sito www.mysdam.net presso uno degli Optipass Point indicati sul sito del circuito • via fax, compilando e inviando il modulo d’iscrizione scaricabile dal sito del circuito • in loco, solo il giorno stesso della granfondo. Regolamento completo, modalità d’iscrizione e pacchetti turistici del circuito CT League: www.ctleague.it

I controlli lungo i percorsi verranno effettuati con tecnologia Optipass. Importante: chi è già in possesso di una Optipass Card dovrà comunicarne il codice alfanumerico all’atto dell’iscrizione o dell’abbonamento. Il codice da riportare sul modulo si trova sul retro della card, sotto il codice a barre a destra. A tutti quegli iscritti/abbonati che ne sono sprovvisti verrà invece assegnata una Optipass Card che resterà valida per tutti gli eventi che prevedono tale sistema di rilevamento.

Cicloturisti sulle colline romagnole

Bellaria isola dei Platani

foto PLAYFULL NIKON


XECCON-SOGN 900

LA NUOVA FRONTIERA LUMINOSA PER I BIKERS DELLA NOTTE GIST ITALIA PROPONE UN NUOVO FANALE CON PRESTAZIONI MIGLIORATE E DAL DESIGN INNOVATIVO Bella stagione vuol dire anche tempo di uscite in bicicletta e ottime occasioni per godersi una bella corsa notturna, godendosi l’aria fresca e pompando al massimo l’adrenalina! Ai bikers notturni, GIST Italia propone la linea di fanali Xeccon, che grazie all’elevata gradazione di lumen, assicurano la massima visibilità e sono adattissimi al fuoristrada. Tutti i modelli proposti sono di alta qualità e possono essere collocati sul casco o sul manubrio, grazie all’apposito kit universale fornito. L’ottica speciale di tutti i fari presentati garantisce un’ottima visione da lontano. Grazie al particolare fascio di luce, le zone vicine e lontane vengono illuminate in modo ampio e uniforme. Grazie ai suoi 1600 lumen, il modello di punta Spiker 1210 ha avuto grandissimo successo. Ha tre modalità di luce, fissa massima, luce media e a intermittenza per un peso di 140 gr senza batteria.

Ma non è finita qui. GIST Italia propone un nuovo modello Xeccon, il Sogn 900 che, come dice anche il nome, è il sogno di ogni biker della notte. Il design di questo nuovo fanale migliora incredibilmente le prestazioni di quelli precedenti garantendo un minore surriscaldamento e una maggior durata della batteria. Di forma robusta e resistente, per un peso di 220 gr senza batteria, si posiziona sul manubrio e la sua lunghezza gli permette di non venire coperto dal porta numero durante le gare notturne. I suoi 2000 lumen garantiscono un campo di illuminazione fino ai 200 metri e la batteria può durare dalle 4.2 alle 9.2 ore. Impermeabile e robusto è perfetto anche in situazioni atmosferiche sfavorevoli. Presenta due interruttori, uno a regolazione diretta del fascio luminoso e l’altro con tre modalità di luce: fissa massima, luce media e ad intermittenza. Disponibile anche la versione wireless, che permette di cambiare le modalità di luce con comando remoto. Insomma pare proprio che il divertimento sia assicurato!


foto NEWSPOWER CANON


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20ª GRAN FONDO DAVIDE CASSANI

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7 min

a cura della REDAZIONE

LAZZARI E LOMBARDI TRIONFANO SOTTO GLI OCCHI DEL CT IN 1300 A FAENZA PER L’OVERTURE DEL ROMAGNA CHALLENGE. ALLA FINE BRINDANO I PORTACOLORI ROMAGNOLI. PRESENTI ANCHE YURI CHECHI, MATTEO MARZOTTO E GLI EX PRO MICHELE COPPOLILLO, DANIELE CAROLI, FABIANO FONTANELLI E ROBERTO CONTI

I ciclisti appena partiti da Piazza del Popolo

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Con la sua tappa più attesa, si è aperto il sipario sul Romagna Challenge che, lo scorso 16 marzo, ha celebrato a Faenza la 20ª edizione della Gran Fondo Davide Cassani, con partenza e arrivo nella centralissima piazza del Popolo dopo un lungo “su e giù” tra le colline romagnole. Un’edizione speciale, se non altro perché – finalmente libero da impegni televisivi – si è presentato sulla linea di partenza anche il neo commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo, quel Davide Cassani che, pur pedalando accanto ai suoi amici vip (in primis Matteo Marzotto), ha voluto ricordare la vera finalità della manifestazione, ovvero la raccolta fondi a favore dei giovani ciclisti. Non a caso, alla consolle della rassegna manfreda, ci sono – da sempre – la SC Ceretolese di Casalecchio di Reno e la Polisportiva Zannoni di Faenza, due società che tesserano oltre cinquanta ragazzi sotto i 16 anni e che, in piena sintonia con Davide Cassani, perseguono come finalità la promozione del ciclismo fra le nuove generazioni. Per tante ragioni, doveva essere un’edizione da record e, alla fine, lo è stato. Oltre 1500 gli iscritti e 1400 i partenti favoriti da condizioni meteo ideali. Atleti sulle prime rampe

foto WWW.FOTORAVENNA.IT

È stata la prima salita di giornata a dare una vigorosa sfoltita al gruppo compatto, mandando in avanscoperta una cinquantina di atleti, ma è sul Monte Collina – come tradizione impone – che la corsa è entrata nel vivo. Qui si è subito staccato un drappello di otto elementi, tra cui il sammaurese Tiziano Lombardi e Dainius Kairelis (Team Mg K Vis Gobbi LGL Dedacciai), Devis Miorin (Velo Club Maggi 1906), Alessandro Bertuola (Team Beraldo Green Paper Europa Ovini) e Igor Zanetti (Team Cannondale Gobbi FSA). Il gruppo battistrada ha proceduto compatto fino ai venti chilometri dall’arrivo. Poi, sull’insidiosa salita di Monticino, il 37enne Lombardi ha tentato la sortita, coperto dal compagno Kairelis, e si è involato verso il traguardo, tagliando lo striscione in perfetta solitudine dopo 3 ore e 15 minuti di gara (per lui è il secondo successo nelle granfondo dopo quello alla Pantanissima del 2013). La salita, intanto, ha frazionato il gruppo e ad inseguire sono rimasti Bertuola e Miorin, che hanno dato vita ad una vibrante volata vinta da Miorin. ORDINI D’ARRIVO

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Medio 1) Silver Lazzari (Rock Racing) km 89 in 2h 18’ 26” media 38,570 2) Alfonso D’Errico (New Limits) 3) Devis Cinni (Rock Racing) 4) Alessandro Cellai (Olimpia) 5) Emanuele Guidi (Olimpia) 6) Alessio Marchini (Infinity) 7) Andrea Balli (Olimpia) 8) Mattia Ceccarelli (KTM Scatenati) 9) Daniele Bedetti (Dogana) 10) Cristian Ballestri (Rock Racing) Donne 1) Astrid Shartmueller (Gobbi Mg K Vis LGL More Life Energy) in 2h 22’ 55” media 37,360 2) Christine Koschier (Fimap Mr Gud) 12’ 29” 3) Rita Gabellini (SGR Servizi)


Tra le donne dominio dell’abruzzese Chiara Ciuffini, che ha preceduto di oltre sei minuti la compagna Monica Bandini, al suo esordio stagionale.

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Terza piazza per Patrizia Piancastelli. Sul percorso corto di 89 chilometri, si è imposto il 42enne forlivese Silver Lazzari (Rock Racing) che, nella volata finale, ha avuto la meglio su Alfonso D’Errico (New Limits Studio Moda) e sul compagno di scuderia Devis Cinni. Tra le donne la vittoria è andata all’altoatesina Astrid Schartmuller (Gobbi Mg K Vis LGL More Life Energy) giunta in completa solitudine. È stata invece la volata a due a piazzare sul secondo gradino del podio Christiane Koschier (Fimap Mr Gud) e sul terzo Rita Gabellini (SGR Servizi). E Davide Cassani? Il neo CT ha chiuso 69esimo nel percorso medio. Presenti, come detto, diversi vip, tra cui l’ex olimpionico Yuri Chechi e il re dell’alta moda sartoriale Matteo Marzotto. Sui blocchi anche gli ex pro Michele Coppolillo, Daniele Caroli, Fabiano Fontanelli e Roberto Conti. Il CT della nazionale con i giovani atleti della SC Faentina foto WWW.FOTORAVENNA.IT

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Lungo 1) Tiziano Lombardi (Team Mg K Vis Gobbi LGL Dedacciai) km 115 in 2h 15’ 32” media 35,900 2) Devis Miorin (Velo Club Maggi) a 1’ e 22” 3) Alessandro Bertuola (Team Beraldo) 4) Igor Zanetti (Cannondale Gobbi FSA) 5) Dainius Kairelis (Team Mg K Vis) 6) Marco Fochesato (Legend Miche Gobbi) a 3’ 7) Roberto Cunico (Team Beraldo) 8) Matteo Di Donato (Velo Club Maggi) 9) Matteo Bordignon (Offlaghese) 10) Paolo Minuzzo (Legend Miche LGL) Donne 1) Chiara Ciuffini (Gobbi Mg K Vis LGL) in 3h 32’ 59” media 32,960 2) Monica Bandini (id) a 6’ 38” 3) Patrizia Piancastelli (KTM Scatenati) 4) Elisa Benedet (Team Rana) 5) Florinda Neri (Frecce Rosse) 6) Maria Cristina Prati (Matteoni FRW) 7) Laura Tollin (Saint Luis Zen) 8) Valentina Gallo (Armistizio) 9) Elisabetta Checchi (La Pedivella) 10) Cristina Casadei (Aquilotti Cervia)


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MONDO ACSI a cura della REDAZIONE

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BORGNA: «GRUPPO COMPATTO» ARCHIVIATE LE POLEMICHE D’INIZIO MANDATO («L’ENTE NON È MAI STATO COSÌ UNITO»), IL DELEGATO NAZIONALE AL CICLISMO ANNUNCIA I NUOVI PROGETTI: «PIÙ ATTENZIONE AL MARKETING, RILANCIO DEI SETTORI RITENUTI INGIUSTAMENTE MARGINALI E IL VARO DI UN NUOVO CIRCUITO CICLOTURISTICO». E SUL DOPING L’AVVOCATO AVVERTE: «NESSUN CONDONO, MA NON PERDIAMO DI VISTA L’AGGREGAZIONE»

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È partito nella tempesta delle polemiche – ma con pazienza, ostinazione e virtù diplomatiche – alla fine anche la spigolosa querelle con la Consulta ed i comitati “ribelli” si è risolta con l’auspicato “lieto fine”. Se oggi l’ACSI ha ritrovato compattezza («per altro mai perduta», rettifica lui), il merito è dell’avvocato Emiliano Borgna, delegato nazionale al ciclismo, l’uomo che – partito in salita – pedala oggi, serafico, in pianura. «È stato un inizio di mandato complicato – ammette oggi “a bocce ferme” – ma sapevamo da che parte stava la ragione e dunque non abbiamo mai dubitato su un esito a noi favorevole. Oggi, chiariti gli equivoci, tutti i comitati provinciali si sono allineati al nostro Statuto e l’ACSI non è mai stata così unita». Nel suo programma di mandato, Borgna aveva un “chiodo fisso”: riportare al centro del progetto i veri valori dell’ACSI: «Che – ribadisce come un mantra – non sono quelli che estremizzano l’agonismo o la performance, bensì quelli che enfatizzano i principi dell’aggregazione, della lealtà e dello stare insieme. A noi non interessa solo la massa, ma anche le cosiddette ‘nicchie’, come quella della pista, delle randonnée e, soprattutto, del ciclismo femminile. Ecco, la nostra azione ‘politica’, finché io resterò alla guida dell’Ente, sarà finalizzata a sviluppare l’attività di questi settori ritenuti, per troppi anni, ingiustamente marginali». Rigida interpretazione dei valori indicati nello Statuto ACSI, ma anche un necessario “refresh” della struttura associativa, con

più attenzione alla comunicazione e al marketing: «Per la nostra campagna di tesseramento – ricorda Borgna – ho personalmente girato uno spot pubblicitario. Ci ho messo volentieri la faccia per ricordare che, dietro ad una sigla, ci sono degli uomini che lavorano con tenacia e passione». E proprio per declinare il ciclismo anche negli ambiti extra-sportivi, Borgna si è appena inventato il circuito denominato “Turismo con ACSI Ciclismo”, che ogni anno proporrà un tema diverso: «Parliamo di cicloturistiche studiate per un pubblico che interpreta il ciclismo nella sua dimensione più soft, corridori che pedalano, in primis, con l’obiettivo di scoprire paesi e scorci sempre nuovi. Quest’anno il circuito si chiamerà ‘In bici ai santuari d’Italia’ e comprenderà una decina di cicloturistiche, alcune già consolidate, altre completamente nuove. È un modo per divulgare il messaggio culturale di un ciclismo mai fine a se stesso, un format che intende sposare l’amore per lo sport con la passione per i viaggi e le escursioni». Lo scorso 28 marzo, intanto, a Roma si sono riuniti gli stati generali dei cicloamatori per fare il punto sulle nuove regole sui “dopati”. E chi sperava in una contro-rivoluzione è rimasto deluso. FCI, rappresentanti della Consulta e degli enti organizzatori hanno infatti confermato i paletti concordati a fine 2013. Anche se, per la verità, la stessa Corte federale della FCI ha appena fatto decadere una parte importante della norma foto GIORGIO BIANCHI


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Paolo Colombo, Direttore della Corponove Casa Editrice, premia l’avv. Emiliano Borgna

accogliendo parzialmente il ricorso della santarcangiolese Daria Morganti: ora chi ha un procedimento giudiziario o sportivo in corso può correre. Chi invece è stato squalificato per più di sei mesi (anche in tempi remoti), può tesserarsi solo come cicloturista: «Sbaglia chi parla di retroattività – precisa Borgna – perché si tratta solo di un requisito necessario per correre, come la visita medica». Al centro di tutto c’è sempre l’autocertificazione, l’attestato di pulizia che l’amatore deve produrre alla società di appartenenza. Ma siamo sicuri che chi presenta un curriculum immacolato poi ce l’abbia veramente? «No – chiarisce Borgna –. Proprio per questo è attiva la mail etica@ consultanazionaleciclismo.it per segnalare anomalie. Finora ne abbiamo avute parecchie. In questi casi la Consulta si muove con l’ente di appartenza e con le società». Altro problemino:

qualcuno potrebbe rivolgersi alla giustizia ordinaria facendo notare che il ciclismo amatoriale è l’unica disciplina nella quale chi ha subìto una squalifica è bandito a vita e che sono violati principi generali dell’ordinamento come il divieto di punire una persona due volte per lo stesso fatto e la funzione rieducativa della pena. Vi immaginate l’amatore che si presenta alle corse con una sentenza e i carabinieri al seguito: «Io devo correre, lo dice il giudice»? «Tutto è possibile – sorride Borgna – ma aspettiamo, non ho notizie di ricorsi». Il numero uno ACSI intanto segnala gli effetti positivi delle nuove regole: «Il movimento voleva un segnale. Anche aver proibito di gareggiare agli ex pro per 4 anni va nella direzione di non esasperare l’agonismo. Ci interessa l’aggregazione, mentre le forme di incitamento, anche indiretto, al doping sono da combattere».

Eleonora Capelli giornalista del quotidiano Eco di Bergamo intervista il responsabile del settore ciclismo ACSI Emiliano Borgna


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CANTINA VINICOLA CIÙ CIÙ a cura della REDAZIONE

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CON LA GRANFONDO SAN BENEDETTO FRW UNA COLLABORAZIONE DOC WALTER BARTOLOMEI SPOSA IL CICLISMO E NE NASCE UN CONNUBIO BASATO SUL PRODOTTO TIPICO E L’ENOGASTRONOMIA. PER CONOSCERE UN TERRITORIO ATTRAVERSO I SUOI PERCORSI NON SOLO DA PEDALARE, MA ANCHE DA GUSTARE

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Una cantina vinicola storica, quella oggi guidata da Walter Bartolomei e dal fratello, a Santa Maria in Carro, ad Offida. La Cantina Ciù Ciù, il cui nome deriva da quello col quale era conosciuta in campagna la famiglia, è nata alla fine degli anni ’60 e guidata dal padre e dalla madre di Bartolomei che nel tempo hanno fatto crescere l’attività. Questo nome oggi si affianca a quello della Granfondo di San Benedetto del Tronto, manifestazione che terrà banco il 4 maggio, per un viaggio non solo nella passione ciclistica, ma alla scoperta di un intero territorio ed i suoi punti di forza. Bartolomei, com’è nata la cantina Ciù Ciù? «Inizialmente venivano vinificate le uve del vigneto di proprietà, tutto sommato un piccolo appezzamento di terreno. Poi, pian piano, è stata incrementata la produzione e la vendita in Italia, mantenendo ovviamente anche la vendita a livello locale. Nei primi anni ’90, inoltre abbiamo cominciato a distribuire le nostre etichette anche nel mondo della ristorazione. Ad oggi, abbiamo un marchio che ha esteso la sua produzione su 150 ettari di vigna coltivati con metodo biologico, oltre ad un’espansione a livello di vendita mondiale, con importazioni in Asia e in America.» A quanto ammonta la produzione annuale? «Sui 150 ettari, produciamo circa 600mila bottiglie di vino certificate biologiche. Negli anni, abbiamo sempre più rafforzato il vitigno autoctono: per quel che concerne il bianco, abbiamo il Passerina e il Pecorino DOC, oltre al Trebbiano, mentre per quel che riguarda i rossi, si produce il

Montepulciano e il Sangiovese che sono uve utilizzate per fare il Rosso Piceno e il Rosso Piceno Superiore, oltre all’Offida DOCG che è l’ultimo DOC del territorio.» Com’è nata la partnership con la Granfondo di San Benedetto del Tronto? «A livello locale, da diversi anni abbiamo una particolare attenzione per le attività sportive e collaboriamo con diverse società. Avendo una importante attività promozionale sia a livello locale che in Italia, abbiamo rivolto il nostro sguardo anche verso il mondo del ciclismo, decidendo di collaborare con squadre del posto. Per quel che mi riguarda, mi piace lo sport, ma non pratico ciclismo. Lo seguo a livello amatoriale perché si percorrono itinerari nel nostro entroterra e ciò ci coinvolge, dal momento che si va alla scoperta dell’aspetto enogastronomico di questi territori al quale appartiene anche la nostra attività, dunque capita di frequente che gruppi di ciclisti ci vengano a trovare.» Che significato ha la vostra presenza in una manifestazione ciclistica?

«Quella delle gare è un’occasione importante per la presentazione dell’azienda e del prodotto. Senza esagerare, proponiamo degustazioni di vino al termine delle gare, in abbinamento, molto spesso, a quella dei prodotti tipici gastronomici. Abbiamo notato che agli eventi sportivi partecipano persone che sono preparate anche dal punto di vista enogastronomico, che sanno quello che vogliono e ciò che possono trovare, perché hanno avuto modo di girare altre realtà ed hanno anche una buona conoscenza dei prodotti.» Nel caso specifico, alla Granfondo di San Benedetto, cosa troveranno i ciclisti? «Nel pacco gara vi saranno prodotti tipici che i partecipanti potranno portare a casa, vale a dire una bottiglia da 0,75 l di Passerina IGP Marche, il nostro prodotto di riferimento come bianco e quello che maggiormente è ricercato. Inoltre si terrà una presentazione con vari sponsor, l’allestimento di una zona espositiva e per la degustazione dei vini; al termine della gara si svolgerà poi l’assaggio dei prodotti. La particolarità dell’iniziativa, sta nel fatto che abbiamo sposato altre attività simili, ma questo è un vero e proprio progetto promozionale che accompagniamo sin dalla nascita.»



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HOTEL TOSCO ROMAGNOLO a cura della REDAZIONE

CICLISMO & ALTA CUCINA RISTORO A CINQUE STELLE SALUBRITÀ DELLE MATERIE PRIME E CALCOLO DELLE CALORIE: COSÌ NELLA CASA DI PAOLO TEVERINI L’ALTA CUCINA SOSTITUISCE LE BARRETTE: «PERCHÉ ANCHE CHI FA SPORT HA IL DIRITTO DI GODERSI LE GIOIE DEL PALATO»

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«Esprimo attraverso i miei piatti e le mie emozioni, le mie conoscenze»

Paolo Teverini

Nell’era della cucina scenografica, dove i piatti sembrano quadri di Picasso e la sostanza un frivolo dettaglio, c’è chi affronta il palato senza perdere di vista la salubrità e il calcolo delle calorie. Chef estremo quanto a ricerca della qualità e degli accostamenti delle pietanze, a Paolo Teverini non manca di certo la mano artistica, ma i suoi piatti nascono, in primis,

da una ricerca molto rigorosa delle materie prime, perché – come ama ripetere – «non basta un’etichetta per fare il cashmere». Cenare nella sua “casa” significa iniziare un percorso gastronomico in cui s’incrociano tradizione e avanguardia, ma dietro alla cifra stilistica e ai geniali abbinamenti, resta una mission primaria: soddisfare le necessità di giovani, famiglie e bambini, che possono sempre trovare nei suoi ristoranti proposte adeguate alle loro esigenze. Paolo Teverini, lo ricordiamo solo a chi abita su Marte, è lo chef super-stellato dell’hotel Tosco Romagnolo di Bagno di Romagna. Una moderna ed elegante struttura ricettiva che oggi – accanto ai pacchetti “Fuga d’amore”, “Peccati di gola”, “Coccole di fine inverno” e “Due cuori e una vacanza” – propone anche un’offerta ad hoc per i cicloturisti. «È un filone complesso ma, nello stesso tempo, molto interessante – prosegue Teverini – perché la sfida è quella di proporre una cucina calibrata sulle esigenze specifiche degli sportivi senza rinunciare alle gioie

Cycle ly d n e i Fr


del palato. Il ciclista segue regimi alimentari talvolta spartani, spesso cena con un integratore o con una barretta. La nostra filosofia è quella di proporre, invece, un menù d’alta cucina che, pur garantendo i principi nutrizionali essenziali, esalti il gusto dei piatti». Il soggiorno, cucito come un abito sartoriale secondo le specifiche indicazioni di professionisti del pedale, prevede la formula “super mezza pensione a Buffet”. Nel dettaglio, prima colazione con orari flessibili, merenda con ghiottonerie dolci e salate dalle ore 14 alle 16, cena per gourmet con fantasiose proposte, dagli antipasti ai dessert. Compreso nel prezzo la nuova bike-room professionale, ormai in fase di ultimazione, che può ospitare 25 biciclette ed altrettanti armadietti personalizzati. Disponibile anche l’officina attrezzata e l’area riservata al lavaggio delle biciclette. E per gli atleti più esigenti (e le loro compagne) piscina con acqua termale con idromassaggi, cascata rigenerante e, nel periodo estivo, zona relax e solarium con lettini.

RAVIOLI, SEPPE E ACCIUGHE Da sempre molto attento alle tematiche dell’alimentazione e del mangiar sano, Paolo Teverini gioca in questo piatto con sapori lievi e materie prime delicate, eliminando i grassi e creando al contempo un piatto gustoso ed attento alla nostra salute. La farcia dei ravioli ha come base la seppia, che al gusto si presenta tendente al dolce, alla quale dà un colpo di piacevolezza e brio l’acciuga. La crema di fave, con la sua eleganza, completa questo piatto.

SEPPIA La seppia (Sepia officinalis) è un mollusco lungo generalmente circa 4 cm anche se può raggiungere dimensioni molto più grandi; ha il corpo ovale, con due pinne laterali, separate caudalmente. A seconda delle dimensioni e del luogo di provenienza, le carni delle seppie possono avere sapore e consistenza diversi. Le seppie non vanno cotte a lungo, pena la perdita di morbidezza e di sapore. La seppia è un alimento ipocalorico, alla stregua del polpo. Anche quando è priva di grassi la seppia rimane un alimento saporito.

Nel pacchetto è incluso anche l’accesso al centro sportivo Body art Village di Bagno di Romagna, a pochi passi dall’hotel, che offre tre campi da tennis regolamentari ed area fitness “griffata” Technogym. Nell’offerta-lancio del quattro stelle di Bagno di Romagna è disponibile anche l’elegante Beauty Farm con accesso al bagno di vapore con lettini relax, il servizio di lavanderia per abbigliamento tecnico (su richiesta), il “Welcome Drink” con la consegna delle mappe e del materiale informativo della zona, degustazioni di marmellate, vino e formaggi e servizio di transfert dagli aeroporti e assistenza per il trasporto bagagli (su richiesta). E per una vacanza davvero “a misura di ciclista”, non potevano mancare cinque escursioni in bicicletta negli scorci più suggestivi del Parco delle Foreste Casentinesi: dal tour storico della Gran Fondo del Capitano all’antico Eremo monastico di Camaldoli, da Cortona (nel cuore della Val di Chiana) al Giro dei laghi, fino alla città plautina di Sarsina. Possibilità, su richiesta, di una guida esperta per accompagnare i cicloturisti.

FAVE La fava è il frutto di una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Leguminose, probabilmente di origini asiatiche. È un legume che cresce in baccelli di circa 15-25 centimetri dove all’interno, rivestito da uno strato spugnoso, si trovano i semi, avvolti da un tegumento (pelle). Per molti secoli le fave secche cotte in svariati modi hanno costituito la principale base proteica alimentare di molte popolazioni, specialmente di quelle meridionali d’Italia.


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GRANFONDO DELL’AMORE a cura della REDAZIONE

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5 min

A TERNI SPRINT VINCENTE DI LANZI

È IL FRUSINATE DEL TEAM TERENZI LAZZARETTI AD IMPORSI NELLA GRANFONDO ORGANIZZATA DALL’ASD IL SALICE. NEL MEDIO SUCCESSO PER IL TERNANO CASTAGNOLI DELLA BICIMANIA. IN CAMPO FEMMINILE SI IMPONGONO LA ROMANA CAIRO DELLA TRANCHESE CYCLING E LA PESARESE MANZATO DELLA FAUSTO COPPI FERMIGNANO. L’AS ROMA CICLISMO CONQUISTA LA CLASSIFICA DI SOCIETÀ. UN MIGLIAIO GLI ISCRITTI, MA IL MALTEMPO ROVINA LA FESTA

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È il frusinate Federico Lanzi del Team Terenzi Lazzaretti il vincitore (percorso lungo) della 5ª Granfondo dell’Amore-Francesco Cesarini. Nel medio, invece, vittoria per il ternano Federico Castagnoli della Bicimania. In campo femminile successi per la romana Elena Cairo della Tranchese Cycling e per la pesarese Barbara Anita Manzato del Team Fausto Coppi Fermignano. La classifica di società è stata vinta dall’AS Roma Ciclismo. Questi i verdetti della manifestazione organizzata a Terni dall’ASD Il Salice. Un migliaio gli iscritti, anche se il gruppo al via è stato più che dimezzato dal maltempo che, annunciato nei giorni scorsi, è arrivato puntuale a rovinare la festa, anche se alla fine il sole è tornato a splendere. Alla manifestazione sono intervenuti l’ex professionista Francesco Cesarini, il presidente del Comitato umbro della Federciclismo Carlo Roscini e quello del Comitato ternano della Federciclismo Giorgio Masini. Quando ci si avvicina alla divisione dei percorsi, in testa ci sono Vincenzo Pisani della MB Lazio Ecoliri, Federico Lanzi del Team Terenzi Lazzaretti, Luciano Mencaroni della

Cicli Copparo e la coppia della Bicimania, composta dai ternani Federico Castagnoli e Omar Pierotti. Al bivio Pisani, Lanzi e Mencaroni optano per il lungo, mentre Castagnoli e Pierotti scelgono il medio. Sul lungo, Pisani fora e in testa rimangono Mencaroni e Lanzi. Al loro inseguimento, a circa 50 chilometri dal termine, sono segnalati un drappello di 13 corridori. Alla fine, però, è volata a due ed è il frusinate Lanzi ad imporsi davanti a Mencaroni, regalando la quarta vittoria di stagione al Team Terenzi Lazzaretti, che si conferma squadra particolarmente competitiva. Terzo Pisani, portatosi solitario all’inseguimento dei due. Tra le donne trionfa la romana Elena Cairo della Tranchese Cycling, davanti a Roberta Chiappini del Newteam Essebi e ad Elisa Rigon dell’AS Roma Ciclismo. Nel medio, quando al termine mancano circa 40 chilometri, all’inseguimento dei due al comando sono segnalati Nicola Roggiolani del Team Saccarelli Alpin, Giampaolo Busbani della Giuliodori Renzo-Zeppa Bike, Federico Tommasi del Ponte Priula e Mattia Burini dell’UC Trasimeno. La coppia al co-

mando, però, vola imprendibile fino all’arrivo, dove per primo transita Castagnoli. Per la Bicimania è la terza vittoria di stagione. Il terzo posto viene conquistato da Roggiolani, che arriva al traguardo insieme a Busbani. In campo femminile vince la pesarese Barbara Anita Manzato del Team Fausto Coppi Fermignano, davanti a Deborah Mascelli dell’Effetto Ciclismo Fiano Romano e Milena Felici del Velo Roma. «Purtroppo – commenta Diego Persichetti, anima dell’evento ternano insieme al padre Luciano e all’amico Augusto Mori – il maltempo ha rovinato la festa. Quest’anno è andata così. Ringrazio coloro che, nonostante le condizioni meteo avverse, hanno deciso di prendere il via, ma comunque tutti coloro che si sono iscritti. Vi aspetto di nuovo l’anno prossimo. Un grazie anche a chi ha lavorato alla realizzazione dell’evento e a coloro che si sono occupati di garantire la sicurezza lungo il percorso, cosa non facile visto il tempo». Si ricorda il sito della manifestazione: www.asdilsalice.it

CLASSIFICA ASSOLUTA MASCHILE LUNGO 1) Federico Lanzi (Team Terenzi Lazzaretti) 3h 38’ 35’’ 2) Luciano Mencaroni (Cicli Copparo) 3h 38’ 37’’ 3) Vincenzo Pisani (Master Bike Lazio Ecoliri) 3h 43’ 12’’ CLASSIFICA ASSOLUTA FEMMINILE LUNGO 1) Elena Cairo (Tranchese Cycling Team) 4h 04’ 32’’ 2) Roberta Chiappini (Newteam Essebi) 4h 51’ 33’’ 3) Elisa Rigon (AS Roma Ciclismo) 4h 52’ 20’’ CLASSIFICA ASSOLUTA MASCHILE MEDIO 1) Federico Castagnoli (Bicimania) 2h 49’ 57’’ 2) Omar Pierotti (idem) 2h 49’ 58’’ 3) Nicola Roggiolani (Team Saccarelli Alpin) 2h 54’ 54’’ CLASSIFICA ASSOLUTA FEMMINILE MEDIO 1) Barbara Anita Manzato (Team Fausto Coppi Fermignano) 3h 21’ 21’’ 2) Deborah Mascelli (Effetto Ciclismo Fiano Romano) 3h 24’ 40’’ 3) Milena Felici (Velo Roma) 3h 31’ 50’’

foto PLAYFULL NIKON

Lo sprint vincente di Federico Lanzi

CLASSIFICA DI SOCIETÀ 1) AS Roma Ciclismo 2) Bicimania 3) Ass. Quelli Che Lo Sport


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CONSIGLI E RIFLESSIONI a cura di GIAN PAOLO MONDINI

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A CIASCUNO I SUOI CHILOMETRI!

L’

L’abitudine di calcolare e riportare i chilometri fatti quotidianamente era molto usata una decina di anni fa dai ciclisti di tutte le categorie ed età. Oggi la tecnologia è venuta in soccorso agli atleti (specie ai professionisti) con software di organizzazione dei report di gare e allenamenti, tipo i cardiofrequenzimetri e i misuratori di potenza espressa in Watt. Ma un punto rimane da discutere oggi come ieri. È giusto basare la preparazione sulla quantità dei chilometri? Oppure è meglio verificarne la qualità e i cambiamenti che sono stati apportati applicando le tabelle d’allenamento? Ovviamente la qualità ha la priorità, ma è veramente difficile smantellare l’abitudine di sentirsi più bravi, perché si è stati capaci di fare 40.000 chilometri all’anno. Quando ero professionista, era abba-

stanza facile farne da 30 a 40 mila. Si corre per 100 giornate all’anno e si fa una media di 180 km a gara, ma questo rientra in un quadro di attività lavorativa. Anche molti amatori dovrebbero fare un’analisi della qualità dei chilometri percorsi e soprattutto dovrebbero capire qual è la motivazione che spinge a fare tutta questa fatica! A livello pratico, l’allenamento lungo, serve a due scopi fondamentali: a perdere il peso in eccesso e ad aumentare la capacità di resistenza alle gare lunghe come le granfondo. A livello mentale, ho riscontrato che gli allenamenti di endurance provocano veri e propri stati di dipendenza: più si riesce a sopportare la fatica e più si è portati a definire obiettivi maggiormente gravosi. La causa deriva dalle endorfine prodotte da questi tipi di sforzi. Infatti, le endor-

fine sono trasmettitori chimici endogeni, coinvolti nella percezione di sensazione come il dolore, l’ansia e il piacere. Quindi sono sostanze capaci di riprodurre effetti di tolleranza e dipendenza fisica. Ma il problema è anche insito nella natura umana che tende a spingersi oltre alle proprie capacità fisiche. Si tratta di un vero e proprio bisogno dell’uomo, che viene acuito e soddisfatto proprio con l’attività fisica rivolta al superamento dei propri limiti, piuttosto che alla prestazione agonistica in sé. È in tale ottica che si inseriscono attività estreme come l’Iron man, le ultra maratone e altre prestazioni sportive come le imprese in solitario: le scalate in alta quota, le attraversate oceaniche, ecc.. Chiaramente tali sportivi sono consapevoli del rischio che corrono e perciò… a ciascuno, i suoi chilometri! foto SUEDTIROL MARKETING GMBH, ITALY


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GRANFONDO COSTA D’AMALFI a cura di MIRKO D’AMATO

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GLI ACUTI DI BORRELLI E BORGESE A RAVELLO TRIONFI ANNUNCIATI PER I PORTACOLORI DELL’AUTOTRASPORTI CONVERTINI E DEL TEAM KYKLOS ABRUZZO. MA ALLA “FIERA DEGLI IMPREVISTI” I VERI VINCITORI SONO STATI GLI ORGANIZZATORI DELLA MOVICOAST SPORT & TURISMO

Attimi prima della partenza della Granfondo Costa d’Amalfi

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Ravello ha sempre esercitato, nel corso dei secoli, una grande attrattiva nei confronti di una lunga sequela di personalità geniali. Molti hanno tratto ispirazione da questo centro per realizzare opere tra loro diversissime ma comunque straordinarie. E nei giorni scorsi Antonio Borrelli (Autotrasporti Convertini), Stefano Borgese (Team Kyklos Abruzzo) e i dirigenti della Movicoast Sport & Turismo hanno realizzato le loro “straordinarie opere” sportive. Il campione del Mondo UWCT, Antonio Borrelli, non aveva nascosto sin dai giorni precedenti l’intenzione di conquistare La partenza della Granfondo Costa d’Amalfi

il successo finale in questo prestigioso evento che si svolge praticamente a “casa sua”. E, come da premessa, lungo le strade della Costiera Amalfitana ha dominato la gara, dimostrando un ottimo stato di forma che gli ha permesso di piegare la resistenza di Dmitry Nikandrov (Team Kyklos Abruzzo), secondo al traguardo, unico ciclista ad aver tentato di contrastare con determinazione la prova maiuscola del ciclista in maglia Autotrasporti Convertini, già vincitore della Granfondo Castelli e Torri di Carovigno. Nella mediofondo, Mauro Coppola (Ve-

losport Sorrentino) e Pasquale Santoro (Cavaliere Cycling) sono stati tra i promotori della prima vera fuga della giornata che li porterà a raggiungere un vantaggio di 1’ 25” sul resto del gruppo sino ai piedi della salita che conduce al traguardo di Ravello. Per entrambi il sogno sembrava materializzarsi nella bianca coltre ovattata che avvolge l’abitato di Ravello. Mauro Coppola (Velosport Sorrentino) era il più determinato e allungava in salita restando al comando in solitudine, ma dal gruppo evadeva a caccia dei battistrada Stefano Borgese (Team Kyklos Abruzzo), vincitore della prima edizione della manifestazione. Il forcing in salita dell’inseguitore è stato straordinario. Prima ha raggiunto Santoro, poi nel finale Coppola si è presentato solitario al traguardo. La terza straordinaria opera sportiva è quella realizzata dal comitato organizzatore della manifestazione, che in soli dodici mesi è riuscito a raddoppiare il numero dei partecipanti, dai 350 della prima edizione, agli 844 iscritti e 684 partecipanti di questo secondo capitolo. La pioggia, che dopo quaranta chilometri ha iniziato a infastidire i ciclisti, la modifica del percorso di gara con la discesa dal Passo Croce affrontata dal versante di Cava dei Tirreni e non di Salerno come da percorso


79 ni agevolate alla prove del circuito. L’altro circuito è il Trofeo Centro d’Italia Biemme, i cui organizzatori erano presenti ad Amalfi per promuovere questo circuito che presenta nel calendario importanti manifestazioni, come la Granfondo New York Italia di Terracina. Antonio Borrelli vincitore della Granfondo Costa d’Amalfi

I ciclisti del Circolo Amatori della Bici di Atripalda

presentato dagli organizzatori, a cui si è aggiunta la neutralizzazione di un tratto della discesa di Passo Croce, imposta da un’ordinanza prefettizia soltanto nella giornata di venerdì 21 Marzo, hanno creato numerosi disagi a cui il comitato organizzatore – guidato da Nicola Anastasio e sostenuto da Antonio Solimeno, direzione di organizzazione, e dal collegio di giuria – è riuscito a far fronte con acume e determinazione adottando tutte le iniziative possibili e utili alla salvaguardia della sicurezza dei ciclisti in gara.

CIRCUITI La Granfondo Costa d’Amalfi ha segnato l’apertura di due circuiti del panorama granfondistico. Lo Scudetto Campano che conta ben 250 abbonati che rappresentano un primo importante traguardo per il circuito voluto da Francesco Aliperta, Antonio Solimeno e Aldo Lombardi. Le adesioni al circuito si chiudono il 31 marzo: il costo dell’adesione, che è di soli 15 euro, prevede un bonus di 500 punti per la classifica generale, la possibilità di acquistare prodotti dell’azienda ravennate FRW a prezzi scontati ed iscrizio-

Il ritiro dei pacchi gara


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CICLO&VENTO

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a cura della REDAZIONE

LA CAPITALE È QUI A CESENATICO, IL 16 E 17 MAGGIO, L’UNICA FIERA CICLISTICA ITALIANA DA “TUTTO ESAURITO”

È

È l’unica fiera ciclistica italiana che non ha bisogno di promozione. Perché, alla rassegna “Ciclo&Vento”, l’anima più commerciale della Nove Colli di Cesenatico, non ci sarebbe posto neppure per uno stand di un metro quadro. Così come si rischierebbero problemi logistici se i visitatori superassero la soglia, già limite, dei quarantamila. E così, mentre le altre fiere ciclistiche sparse nel Belpaese si contendono le aziende con ogni espediente, a Cesenatico il “sold out” è un traguardo ormai scontato. E allora, format che vince non si cambia e dunque, anche nel 2014, il grande expò romagnolo del pedale, che riunisce oltre ottanta eccellenze dell’industria internazionale del ciclo, riaprirà i suoi stand per

allietare la vigilia dei 12mila cicloturisti della Nove Colli e delle loro famiglie. L’appuntamento – a cura del consorzio formato da Confartigianato e Confesercenti – è per il 16 e 17 maggio e, ancora una volta, qui si riunirà per due giorni il ciclismo a 360 gradi: da quello super-tecnico dei professionisti del pedale a quello più low-cost dei ciclomotori. I settori merceologici presenti vanno dalle biciclette di ultima generazione ai telai in carbonio, dai manubri e accessori alle ruote, dall’abbigliamento tecnico alle scarpe, dagli integratori alle riviste specializzate. Non mancheranno stand con preparatori atletici ad alto livello per consulenze. Insomma, un piccolo grande emporio del ciclista, che spigola tra l’atelier e l’officina, Il portocanale di Cesenatico

un condensato delle grandi novità proposte in anteprima dalle aziende, ma anche l’occasione per assistere a conferenze specializzate di medici e preparatori. Ciclo&Vento, seconda fiera italiana del settore, inaugura venerdì 17 maggio alle 15.30 (orario d’apertura dalle 9.00 alle 24.00), per restare aperta al pubblico il giorno successivo dalle 9.00 alle 22.30. Una trentina di aziende saranno ospitate nella tensostruttura montata in piazza Costa, mentre altre 48 esporranno nell’area fieristica ricavata in viale Carducci ed in viale Roma. Un grande evento “en plein air” per ribadire che, in quei giorni (e non solo), Cesenatico è – e sarà ancora per tanti anni – l’indiscussa capitale del ciclismo amatoriale.



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BIOMECCANICA INBICI

a cura di FABRIZIO FAGIOLI*

VELOSYSTEM®: LA BIOMECCANICA SU MISURA PER IL CICLISTA

info@velosystem.com

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Quando si trascorrono molte ore in sella alla bicicletta diventa fondamentale il modo in cui pedaliamo, l’assetto che abbiamo in sella, il tipo di telaio e le componenti che abbiamo scelto per la nostra bici. La biomeccanica è una disciplina che ha lo scopo di ottimizzare al massimo questi aspetti per migliorare il comfort e la performance di ogni ciclista: dal professionista all’amatore, dall’amante della strada al fan dell’off-road. Ne abbiamo parlato con uno dei pionieri della biomeccanica applicata alle due ruote, Fabrizio Fagioli, direttore tecnico e fondatore di Velosystem®. Cos’è Velosystem® e di cosa si occupa la sua azienda? «Velosystem® è il primo sistema di biomeccanica applicato al ciclismo. Siamo presenti in tutta Italia con una serie di centri affiliati in franchising. La ‘biomeccanica applicata al ciclismo’ intende ottimizzare la posizione del ciclista, attraverso l’individuazione delle dimensioni del telaio, la scelta delle componenti (sella, manubrio, tacchette) e il riequilibrio del bilanciamento tra lato destro e sinistro del ciclista.» Quali sono le esigenze del ciclista e perché un ciclista si rivolge ad un tecnico biomeccanico? «Le esigenze del ciclista sono rivolte, da un lato, al miglioramento della performance e all’efficienza, dall’altro c’è l’esigenza di risolvere problematiche fisiche che si possono presentare durante le gare o gli allenamenti. Infine è importante avere una consulenza per la scelta del telaio, dell’assetto e delle componenti che più si adattano alle caratteristiche del corridore. I servizi di Velosystem® sono rivolti a tutti i ciclisti indipendentemente da età, sesso e frequenza con la quale si pedala in bici.»

Questi servizi sono rivolti a tutti gli specialisti del ciclismo? «Il servizio è rivolto ai ciclisti che praticano su strada nelle specialità di medie e lunghe distanze, in circuito, e nelle cronometro. I nostri servizi comprendono anche le discipline off-road come la MTB nelle singole specialità, il triathlon e la pista.» Per un granfondista quali sono – sotto il profilo biomeccanico – gli aspetti più importanti? «Per chi si cimenta nelle granfondo assumono importanza gli aspetti ergonomici. In particolare i 3 punti d’appoggio: piede, sella, manubrio. La distanza e le sollecitazioni fanno sì che i tre punti d’appoggio siano sottoposti a sollecitazioni e tensioni. Per un granfondista è inoltre utile avere un buon bilanciamento tra la parte destra e la parte sinistra, per garantire una buona efficienza e prevenire le tensioni da asimmetria. Infine per chi passa molte ore in sella alla bicicletta diventa fondamentale scegliere con cura il telaio ideale, le componenti adatte alle proprie caratteristiche e le conseguenti regolazioni.»

*Responsabile Tecnico Velosystem®



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PAGINE GIALLE info@inbici.net

a cura della REDAZIONE

FAGNI VINCE CON L’AIUTINO DEL CT

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7 min

AL CAMPIONATO ITALIANO 1958 DEI DILETTANTI IL TRIONFO IN VOLATA DEL TOSCANO DELL’US MONSUMMANESE. MA SUL TRIONFO C’È UN PICCOLO GIALLO: IL CONSIGLIO GALEOTTO DEL SELEZIONATORE PROIETTI

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Era il 27 luglio 1958, quando – come titolava il giorno dopo il quotidiano “Ogni Sport” – «Il toscano Fagni con una bruciante volata conquista la maglia tricolore dei dilettanti». Una pagina di ciclismo come tante, non certo una pietra miliare della storia di questo sport. Ma come ci ricorda, con l’enfasi dell’epoca, il cronista Filippo Molinari, in quella pagina di ciclismo dilettante sgomitano e s’intrecciano comunque le storie di tanti corridori, alcuni destinati alla grande ribalta dei professionisti, altri condannati, di lì a poco, all’anonimato dell’oblìo. «Nedo Fagni dell’Unione Sportiva Monsummanese, già azzurro a Waregen – si legge nell’incipit dell’articolo – ha conquistato oggi a Roma la maglia tricolore dei Dilettanti. La sua vittoria è stata una sorpresa per tutti, meno che per il commissario tecnico Proietti che, quando mancava un giro alla conclusione della gara, ha indicato nel 26enne toscano uno dei maggiori candidati alla vittoria. È stata una sorpresa anche per tutto il clan toscano, che puntava ad occhi chiusi su Venturelli; e non parliamo poi del pubblico dei dirigenti delle società laziali che prevedevano il successo di Livio Trapè o di Amico Ippoliti. Il campionato italiano dei Dilettanti, organizzato in modo eccellente dalla Sezione Ciclismo dell’associazione sportiva Roma, si è svolto su un circuito molto severo e, in qualche tratto, veramente duro. Si dovevano percorrere 180 chilometri».

Poi l’articolo entra nel vivo della corsa: «Al termine del terzo giro – scrive ancora il cronista sportivo – cominciava la fase più interessante della gara. Livio Trapé, che è della zona, ha forzato i tempi, Venturelli gli ha preso la ruota e i due hanno guadagnato 40 secondi in circa 4 chilometri. Poi, dal gruppo, è balzato fuori De Girolamo, dell’Egeria di Roma, che è passato al rifornimento a soli 10 secondi dai due di testa mentre il gruppo era a circa un minuto. In questo movimentato giro, è caduto Chiodini in seguito all’urto di uno spettatore. L’azzurrabile non ha riportato molti danni, ma non ha più ritrovato il ritmo e pertanto non è più riuscito a riportarsi nelle posizioni d’avanguardia. Nel gruppo cominciavano a fare i propri calcoli i favoriti: si vedevano Giusti, Da Riviera, Fagni, Dal Col sostare nelle prime posizioni in attesa del momento favorevole. Per Baraviera non c’era fortuna: il ravennate, ad un certo punto, si è messo al comando con azione molto decisa, ma è stato tradito da una gomma ed è stato costretto al ritiro. Al quinto giro, sempre in testa Trapé e Venturelli: a pochi metri il romano


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Ippoliti, seguito a venti secondi da una decina di corridori, fra cui Dal Col, Tommasini, Zocca, Vignola, Cattaneo, che si era ben ripreso, Dei Giudici, Vanzella, Fagni, Venturelli. Il caldo si era fatto molto sensibile: per gli staccati non c’erano più possibilità di recupero. All’inizio dell’ultimo giro del circuito, Trapé, Venturelli ed Ippoliti erano insieme: una trentina di uomini erano ormai alle loro spalle. La prospettiva di una soluzione in volata assumeva sempre più consistenza». E, in effetti, volata fu. «La volata è stata vinta da Nedo Fagni, nettamente, davanti a Giusti e Dal Col. Il pubblico attendeva lo spunto di Trapé, ma il romano ha sbagliato restando alla ruota di Venturelli, che invece non aveva ormai più nulla da spendere. Chi non riusciva a darsi pace era Giusti, il veneto, che negli ultimi giri era apparso tra i più lucidi e i meno provati, dichiarava di aver sbagliato la volata, essendo partito troppo tardi. Anche lui aveva temuto Venturelli e, quando si è accorto che il toscano era fermo, non faceva più in tempo a controllare lo scatto di Fagni. Giusti dichiarava anche che nessuno lo aveva assistito, essendo giunto a Roma solo, unico rappresentante della propria società. E si rammaricava anche di aver perduto tempo nell’ultimo rifornimento, essendosi dovuto cercare l’acqua da solo. Dal Col, un ragazzo dal fisico molto interessante, era soddisfatto del suo terzo posto: e giunto in condizioni di freschezza notevoli, cosa questa che Proietti do-

vrebbe tener presente domani quando sceglierà la prima rosa dei candidati ai Mondiali di Reims». Poi un piccolo “caso” ed un grande esempio della vis polemica, oggi come ieri notoriamente impressa nel genoma italico. «Rodoni ha consegnato a Fagni la fiammante maglia tricolore. Nessuna contestazione sulla vittoria del toscano. Ma Fagni ha commesso un grosso errore quando un’ora dopo la corsa, rispondendo ai complimenti dei dirigenti giallorossi, nella sede dell’AS Roma, ha dichiarato di dover molto al commissario tecnico Proietti il quale, ad un dato momento della corsa, nell’ultimo giro, passandogli vicino, gli ha detto di stare colpo e di pensare soltanto alla volata che non gli sarebbe potuta sfuggire. Cose queste che Proietti non potrebbe fare in una gara di campionato, dove tutti sono eguali e tutti hanno lo stesso diritto di assistenza tecnica e morale». Infine, la chiusura dell’articolo: «I corridori hanno dichiarato che il percorso è stato duro, soprattutto per il caldo e per il fondo della salita. Comunque la gara è stata portata a termine con una media molto alta, 38,420. Dicono che il percorso dei ‘mondiali’ di Reims sarà più duro ancora. Proietti deve avere già in mente la rosa dei corridori da chiamare ai collegiali: Chiodini e Bariviera, che oggi hanno avuto poca fortuna (e Chiodini non appariva in grande giornata) gli sono piaciuti quanto Fagni, Giusti, Dal Col e Ippoliti. Vanzella è stato tradito dal caldo: comunque ha fatto male a gettarsi di slancio nella prima fuga. Seganfreddo si è ritirato per una foratura a metà percorso».


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1ª GRANFONDO CITTÀ DI PISA a cura di NEWSPOWER

pressoffice@newspower.it

DAL LIBECCIO SPUNTANO CIPOLLETTA, LOMBARDO, CECCHI E CATTANI ALL’OMBRA DELLA TORRE È ANDATA IN SCENA LA 2ª TAPPA DEL GIRO DEL GRANDUCATO DI TOSCANA. FRANCESCO CIPOLLETTA E ILARIA LOMBARDO SI IMPONGONO NEL PERCORSO LUNGO; DOMINIO TOSCANO NEL MEDIO CON TOMMASO CECCHI E SILVIA CATTANI

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La prima edizione della Granfondo Città di Pisa è stata un successo, nonostante le bizze del tempo abbiano reso la gara davvero impegnativa per i 1000 ciclofondisti al via (sui 1600 iscritti), di questa manifestazione, seconda tappa del Giro del Granducato di Toscana e proposta dalla ASD Folgore Bike di Paolo Aghini con il Comune di Pisa. I vincitori del percorso “lungo” di 150,4 km sono stati il pisano Francesco Cipolletta e la parmense Ilaria Lombardo, mentre al termine dei 114,7 km del percorso “medio” si sono imposti il pratese Tommaso Cecchi e la lucchese Silvia Cattani. Il libeccio ha cominciato a soffiare forte fin dalla mattina, allontanando dal centro di Pisa le nubi cariche di pioggia che per tutta la notte avevano impensierito lo staff organizzatore. La partenza da Piazza XX Settembre, data dal sindaco Filippeschi, e la spettacolare passerella in Piazza dei Miracoli si sono svolte all’asciutto per la gioia dei ciclisti, degli organizzatori e dei fotografi, pronti ad immortalare lo storico passaggio dei corridori sotto la Torre pendente. In prima fila ad impreziosire la starting list c’erano l’ex campione del mondo 1982 Beppe Dossena, testimonial d’eccellenza della manifestazione e le ragazze della nazionale russa Juniores, alla granfondo per affinare la gamba in vista delle prove internazionali. In via Matteucci lo start “reale” della corsa e di qui in poi la Granfondo Città di Pisa più che una prova della primavera toscana è sembrata una di quelle classiche del Nord, tanto care agli appassionati quanto difficili per i corridori, con un “nebbione” infernale proprio allo scollinamento affollato da tanti appassionati. Vento, freddo e nel finale anche pioggia e addirittura grandine hanno complicato la marcia dei granfondisti lungo i tracciati allestiti dall’ASD Folgore Bike. Il Monte Serra, prima asperità di giornata, ha subito delineato le gerarchie e Alessio Saccardi, sulle ripide rampe della montagna che sovrasta Pisa, provava subito l’azione solitaria e scollinava con un minuto di vantaggio su un gruppo di 50 unità con tutti i migliori. L’attacco di Saccardi però non ha avuto buon esito, perché lungo la tecnica discesa resa ancor più difficile dal fondo bagnato e sullo strappo del Termine gli inseguitori sono riusciti ad annullare il minuto che Saccardi aveva guadagnato in precedenza. Nella pianura verso Calcinaia e Capannoli le

carte si sono rimescolate, con tre gruppetti da una decina di unità ad inseguirsi. Dopo gli strappi di Santo Pietro e di Casciana Terme si sono portati davanti Tommaso Cecchi, Giorgio Falasconi, Eduard Kivishev e Bruno Sanetti con un vantaggio di circa un minuto sul resto della concorrenza. Al bivio di Casciana il solo Cecchi proseguiva sul tracciato del “mediofondo”, dando il via ad un’azione solitaria che lo ha portato a tagliare il traguardo di Via Benedetto Croce con ben 6’ 45” di vantaggio sul versiliese Giancarlo Bertellotti, vincitore della volata dei battuti davanti ad Alessio Saccardi. Tantissima l’emozione al termine della gara per Tommaso Cecchi, il pratese era davvero emozionato ed incredulo dell’impresa compiuta: «Sono stato proprio bravo a stare con i tre ‘granfondisti’ all’inizio, ho guadagnato un bel vantaggio e poi le gambe stavolta andavano, per cui sono riuscito a continuare da solo fino all’arrivo». Bertellotti, di Pietrasanta (LU), si è detto soddisfatto del piazzamento, ma ha espresso parecchio rammarico perché fra gli inseguitori «non c’è stata mai collaborazione per organizzare un inseguimento efficace nei confronti di Cecchi». Fra le donne invece volava sospinta dal libeccio Silvia Cattani, la lucchese infatti ha vinto il “medio” con 4’ foto NEWSPOWER CANON

Il gruppo di ciclisti appena partito

di vantaggio su Corinne Biagioni, laziale di Tarquinia (VT), brava ad anticipare allo sprint un’altra atleta di Lucca, Elena Riccomi. Le due toscane corrono in squadre diverse, ma sono compagne d’allenamento e soprattutto amiche per la pelle, tanto che al traguardo la gioia è stata grande per entrambe. Riccomi inoltre ha rivelato che questa notte aveva sognato l’esatto ordine d’arrivo e l’aveva riferito a Silvia Cattani. Il sogno dell’amica, per una volta, è diventato realtà e così la contentissima Cattani ha potuto festeggiare assieme ad Elena Riccomi il successo sotto lo striscione di Via Benedetto Croce. Per quanto riguarda il lungo, invece, la gara dopo il bivio ha continuato a regalare emozioni con i corridori davvero stoici a proseguire fra scrosci di pioggia, raffiche fortissime di vento e addirittura qualche chicco di grandine. Dopo il rilevamento intermedio di Chianni, Kivishev, Falasconi e Sanetti venivano tallonati da Francesco Cipolletta, Devis Miorin e Stefano Cecchini. Cecchini è anche caduto dopo aver toccato la ruota di Cipolletta, massima sportività però fra gli inseguitori che si sono fermati ad attendere il malcapitato. La scelta ha pagato e infatti i tre sono riusciti a raggiungere i battistrada, per poi superarli di slancio poco dopo il


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La partenza da Piazza dei Miracoli

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9 min

km 100. Miorin, Cecchini e Cipolletta hanno subito trovato il giusto accordo e hanno continuato “pancia a terra” nella loro azione con il traguardo di Pisa nel mirino. Le “trenate” di Cipolletta sono state davvero efficaci e così il margine sugli inseguitori è presto diventato incolmabile. Francesco Cipolletta poi, all’ultimo chilometro, piazzava lo scatto vincente mentre dietro il lucchese Cecchini nella volata per il secondo posto regolava il veneto Miorin. Sul traguardo il vincitore, napoletano di nascita ma residente a Tirrenia,

ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita della manifestazione come i volontari, in particolare però le istituzioni col Comune e la Polizia Municipale di Pisa in primo piano. Il Giro del Granducato di Toscana, dopo due

GRANFONDO MASCHILE 1° Cipolletta Francesco - Team Promotech 03:58:08 2° Cecchini Stefano - ASD La Bagarre 03:58:34 3° Miorin Devis - Velo Club Maggi 1906 ASD 03:58:43 4° Kivishev Eduard - Velo Club Maggi 1906 ASD 04:00:43 5° Falasconi Giorgio- Cycling Team Altotevere 04:01:20 GRANFONDO FEMMINILE 1a Lombardo Ilaria - Pol. Cral Vigili Fuoco Genova 04:42:08 2a Leeman Kersti - Team Fausto Coppi Fermignano 04:48:12 3a Iscaro Susanna - Croce Verde Bike Viareggio 04:51:52 4a Giannecchini Nicoletta - Viareggio Bike 05:23:12 MEDIOFONDO MASCHILE 1° Cecchi Tommaso - Genetik Cycling 03:03:28 2° Bertellotti Giancarlo - GS Pedale Pietrasantino 03:10:12 3° Saccardi Alessio - Ciclo Team San Ginese 03:10:12 4° Desideri Piero - ASD Bbmbaldostefan 03:10:12 5° Santoro Marco Remo - SC Quinto Al Mare 03:10:12 MEDIOFONDO FEMMINILE 1a Cattani Silvia - GS Ontraino 03:31:04 2a Biagioni Corinne - GC Melania 03:35:02 3a Riccomi Elena - Ciclo Team San Ginese 03:35:03 4a Landucci Maurizia - Polisportiva Croce Rossa Lucca 03:35:08 5a Coletti Cristina - Pol. Cral Vigili Fuoco Genova 03:35:09

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tappe, celebra come protagonisti nel mediofondo (ES) Mattia Anzalone, (M1) Giancarlo Bertellotti, (M2) Filippo Fessia, (M3) Massimiliano Plotegher, (M4) Piero Desideri, (M5) Marcello Raffaelli, (M6) Aldo Citi, (M7) Mauro Grego, (M8) Alessandro Plotegher, (W1) Maurizia Landucci, (W2) Simona Mazzari, (W3) Marinella Bergomi e (DIS) Stefano Giovannoni. Nella categoria granfondo i leaders sono (ES) Giovanni Nucera, (M1) Francesco Gustinicchi, (M2) Luigi Salimbeni, (M4) Luca Bonaguidi, (M6) Franco Boffi, (M7) Giacomo Taccini, (M8) Natale Cannelli, (W2) Susanna Iscaro, e (DIS) Francesco Trasacco. La Granfondo Città di Pisa era valida anche come prova di campionato italiano geometri, dominata da Giancarlo Bertellotti. Info: www.granfondocittadipisa.com Download immagini TV: www.broadcaster.it

Il podio della Granfondo 1° Francesco Cipolletta, 2° Stefano Cecchini, 3° Devis Miorin

ha dedicato il successo alla sua figlioletta, nata da soli 18 giorni e al padre malato, che gli hanno sicuramente dato quella motivazione in più, decisiva per la vittoria finale. Molto soddisfatti al termine della granfondo anche Cecchini, sul podio nonostante la caduta, e Miorin: «Alla fine non ne avevo più, è stata davvero durissima con questo vento e questo freddo». Entrambi poi si sono complimentati con il vincitore e hanno riconosciuto la netta superiorità di Cipolletta. In campo femminile invece ha dominato la gara Ilaria Lombardo, la parmense ha fatto corsa a sé fin dal Monte Serra ed ha concluso con un margine di 6’ su Keersti Leeman e 9’ sulla terza, Susanna Iscaro. Nonostante il maltempo, dunque, la prima della Granfondo Città di Pisa va mandata in archivio come un successo e il presidente del comitato organizzatore Paolo Aghini

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CANTINA VALPANTENA NELLA “VALLE DEGLI DEI” O “VALLE DI TUTTI I VINI”

«Se volgiamo à man destra i passi lenti troviam le mura aperte in quella parte, che scopre il piano e i monti più eminenti: la Valpantena sembra fatta ad arte...» Queste poetiche parole sono state scritte nel 1617 da Adriano Grandi in “Le bellezze di Verona”. Prima di lui, anche Francesco Corna da Soncino nel 1477 nel suo “Fioretto de le antiche croniche de Verona e de tuti i soi confini” descriveva «una valle idilliaca segnata da vallicole e sorgenti, fontanelle amene e appezzati vitigni di cui la Valpantena (non solo per rima) abbondanza mena». La presenza della vite nella Valpantena affonda le sue origini lontano nel tempo. Infatti, proprio la dolcezza del vino unita al sapore dei prodotti della valle sembra aver sedotto, secondo lo storico romano Floro, prima i Cimbri ed in seguito i Romani, i quali ritenendo che il terreno della Valpantena fosse l’ideale per la coltivazione della vite, intensificarono il disboscamento e piantarono viti. Nel cuore di questa valle situata a nord-est di Verona, opera la Cantina Valpantena Verona, una delle maggiori realtà vitivinicole della zona. Nata nel 1958 come associazione cooperativa tra alcuni viticoltori veronesi, la Cantina raggruppa oggi circa 300 aziende agricole, che coltivano complessivamente circa 600 ettari di vigneti, compresi in tutte le zone a denominazione di origine controllata del territorio collinare veronese. A queste aziende si sono aggiunte nel luglio del 2003 dopo la fusione con l’oleificio delle Colline Veronesi altre 150 aziende produttrici di olio, dando così vita a una nuova realtà oleovinicola nella Valpantena. L’impegno e la cura prestati in tutte le fasi della filiera produttiva, dove tradizione e innovazione tecnologica si fondono insieme, hanno portato a un eccellente livello qualitativo, consentendo di sfruttare pienamente tutte le qualità delle uve e delle olive conferite dai propri associati.

I successi ottenuti nei più importanti concorsi enologici internazionali sono il meritato riconoscimento di questa continua ricerca mirata al miglioramento degli standard produttivi e qualitativi. La Cantina Valpantena, quindi, offre vini, olio, aceto balsamico e grappe di altissima qualità. I vini sono catalogati in due principali linee di produzione: la linea Valpantena e la linea Terre di Verona. Alla linea Valpantena appartengono i pregiati vini “Torre del Falasco”, “Anfora” e “Alfabeto”, mentre entrambe le linee si fregiano di denominazioni DOC (fra cui si annoverano i pluripremiati Valpolicella e Amarone, il Bardolino, il Soave, nelle loro molteplici declinazioni, e molti altri) e IGT (dai Merlot, Chardonnay, Pinot Grigio, Cabernet Sauvignon, per citare i più conosciuti, andando ai nomi insoliti di Pergolino, Corvina, Garganega…). Non mancano anche il passito, il prosecco e gli altri vini spumanti. Dalle vinacce viene ricavata anche l’ottima Grappa di Amarone “Torre del Falasco”, dal profumo intenso e delicato allo stesso tempo, ottenuta tramite un’accurata distillazione e conservazione in piccoli catari di rovere. Non meno pregiato è l’Olio Extra Vergine di Oliva DOP Veneto Valpolicella col suo sapore fruttato, leggero e dolce e sorprendenti venature amare e piccanti. Viene lavorato in moderni impianti a ciclo continuo e temperatura controllata, in grado di conservare durante l’estrazione tutte le caratteristiche qualitative delle olive. Non resta che fare un salto in questa valle e questa Cantina dove trovare vino e olio perfetti per accompagnare una tavola “divina”…

Cantina Valpantena Verona S.C.A. Via Colonia Orfani di Guerra 5/B 37142 Verona Tel. 045.550032 Fax 045.550883 www.cantinavalpantena.it info@cantinavalpantena.it



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PRESTIGIO LAB a cura della REDAZIONE

MICHELE BARTOLI: «VI INSEGNO IO COME SI STA IN BICI» IL LEONE DELLE FIANDRE GRANDE PROTAGONISTA DELL’INAUGURAZIONE DEL NUOVO AVVENIRISTICO CENTRO STUDI DI SAN MARINO: «LA BIOMECCANICA NON HA REGOLE UNIVERSALI, IL SEGRETO È PERSONALIZZARE». POI SPAZIA ANCHE SU CASSANI («FARÀ BENE») E PANTANI («IN SALITA IL PIÙ GRANDE»). IL GENERAL MANAGER DI MARCO: «LA BICICLETTA? UN ABITO SARTORIALE CUCITO AD HOC».

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5 min

foto ROBERTO TURCI

foto ROBERTO TURCI

È

È nato a San Marino il “Prestigio Lab”, il primo centro bio-meccanico che garantisce al corridore – professionista o ciclomaotore – l’assetto posturale perfetto sulla bicicletta. L’idea è di Giancarlo Di Marco, general manager dell’azienda Prestigio, l’imprenditore che ha introdotto, sul mercato, la filosofia avanguardista della “bicicletta sartoriale”. E per dare continuità all’ambizioso progetto del “telaio su misura” si è affidato al corridore che, negli anni ’90, veniva unanimemente considerato l’interprete stilisticamente più elegante del ciclismo professionistico: Michele Bartoli. Sarà, infatti, proprio il “Leone delle Fiandre” (vincitore in carriera anche di una


foto ROBERTO TURCI

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questo modo la bicicletta diventa un abito cucito ad hoc, un mezzo rigorosamente unico e personale, quello che noi chiamiamo il telaio perfetto». Tra i consulenti del Prestigio Lab c’è anche Giovanni Stefania, dottore in scienze motorie, l’uomo a cui è affidato il compito di fondere l’impostazione empirica di Bartoli con i teoremi basici della biomeccanica: «La pedalata – spiega Stefania – è una peculiarità soggettiva, che diverge da ciclista a ciclista. Il nostro obiettivo è correggere i vizi di postura, ottimizzando il gesto atletico per massimizzare la resa». Il taglio del nastro dello show-room di San Marino è stata anche l’occasione per ripercorrere alcuni aneddoti della formidabile carriera di Bartoli. Divertenti ma anche drammatici come quello su Marco Pantani: «A Capodanno 2004 ero

foto ROBERTO TURCI

Liegi e di una Freccia Vallone) ad offrire ai clienti del Prestigio Lab una consulenza tecnica ad personam: «Ai miei tempi – spiega Michele Bartoli – non si parlava ancora di biomeccanica o di assetto posturale ideale. Io, però, sono sempre stato un fanatico dei dettagli e il mio telaio lo preparavo sempre con scrupolo maniacale. Per questo, appesa la bicicletta al chiodo, ho approfondito queste tematiche, studiando tutti i testi più autorevoli sulle scienze motorie e combinandoli poi con le mie esperienze personali. Oggi sono assolutamente convinto di una cosa: nel mondo della biomeccanica non esistono regole universali. La bicicletta che va bene per tutti è un’illusione o, meglio, una sintesi limitante di un mercato che, troppo spesso, antepone le logiche del profitto a quelle del benessere dell’atleta. Io sono un sostenitore convinto della ‘biomeccanica personalizzata’. Per questo, con Prestigio, siamo andati controcorrente e, prima di costruire una bicicletta ‘prefabbricata’, abbiamo deciso di studiare il corridore». Da qui l’idea ambiziosa del telaio “sartoriale”, frutto di una filiera complessa che, nel Prestigio Lab, si snoda attraverso cinque tappe: «Per garantire l’assetto perfetto – spiega Di Marco – è necessario un’analisi preliminare che parte dal rilevamento antropometrico, ovvero dalla misurazione completa del ciclista. I dati vengono poi immessi in un software (il Prestigio Data System) e sperimentati con un simulatore. A quel punto entrano in gioco le telecamere che, dopo aver studiato da tutte le angolature la posizione corretta in sella, sintetizzano i dati di riferimento per la costruzione o la messa a punto del telaio. In

in Maremma a casa di Max Lelli assieme al povero Vandebroucke – racconta –. Sapevamo che il Pirata se la passava male e abbiamo provato a chiamarlo più volte ma lui non ci ha mai risposto. A quel punto abbiamo avuto conferma della gravità della situazione ma non pensavano che finisse come è finita. Che peccato: è stato un grande avversario e lo scalatore più forte di tutti i tempi. Nel ’99 forse ho sbagliato a seguirlo sulla Cipressa, la Sanremo per me è sempre stata maledetta: non ne ho mai azzeccata una. Ma oggi lo rifarei, quello scatto». Non manca un pensiero sul neo ct azzurro Davide Cassani («L’uomo giusto al posto giusto, ha fatto bene a portarsi dietro il mio vecchio maestro Ferretti») e sui suoi mondiali sfortunati. E se volete conoscere anche il resto, ora sapete dove trovarlo.


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STORIE DI SPORT a cura della REDAZIONE

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«SUL TANDEM IL SORRISO DI FRANCESCO» UN FIGLIO AUTISTICO E UN PADRE APPASSIONATO DI CICLISMO. DA QUI L’IDEA D’INFRANGERE OGNI BARRIERA. STEFANO VITELLOZZI: «NESSUNA ILLUSIONE DI NORMALITÀ, SOLO IL DESIDERIO DI ASSECONDARE LE SUE SORPRENDENTI ABILITÀ»

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Le loro immagini, per dirla alla Beethoven, sono un “inno alla gioia”, lo spot più bello per il ciclismo. Il tandem lo guida Stefano Vitellozzi, una vita nel mondo della bicicletta (prima come Dilettante arrivato fino alla soglia del professionismo, poi come direttore sportivo di team Continental); sul sellino posteriore il figlio Francesco, 19 anni, un concentrato di energia e, dietro uno sguardo che sprigiona simpatia pura, una patologia che non è facile annoverare tra le disabilità: l’autismo. «In effetti – spiega Stefano, residente a Sant’Elpidio a Mare – mio figlio sembra un congegno altamente sofisticato sceso sulla terra senza libretto d’istruzioni. È sempre difficile decifrare i suoi codici così come interpretare le sue potenzialità. Una cosa è certa: anziché rinchiuderlo in un istituto, come dicevano gli assistenti sociali, ho preferito farlo salire in bicicletta con me. Perché quello che conta, al di là delle terapie, è sempre la qualità della vita». E Francesco, su quel tandem, si diverte da matti, dimostrando anche un talento natu-

rale per la bicicletta: «Lui, fin da piccolo, ha sempre praticato tanti sport – prosegue Stefano – ma vederlo confrontarsi soltanto con ragazzi con il suo stesso problema mi sembrava limitante. Lo sport, invece, infrange ogni barriera e, quando lui spinge sui pedali, la differenza con gli altri si annulla. L’unico problema è che Francesco non conosce il codice della strada, da qui l’idea di utilizzare, durante le granfondo, un tandem». Ma l’esperienza sulla bicicletta non è fine a se stessa. Il ciclismo, infatti, per Francesco ha una chiara valenza terapeutica, quasi taumaturgica: «Lui s’infila l’uniforme da solo – spiega Stefano – e, dopo ogni corsa, si Stefano e Francesco in discesa sul passo Gardena

fa la doccia in totale autonomia. Sono prove d’indipendenza che lo sport, in un certo senso, allena. E per lui sono passi avanti molto importanti». Il ciclismo come terapia, lo sport come opportunità d’inclusione sociale, ma nel caso di Francesco è stato tutto favolosamente naturale. «Il mio unico pensiero – conclude papà Stefano – è quello di metterlo nelle condizioni ideali per esprimere al massimo le sue abilità. Che sono numerose e, a volte, sorprendenti. Portarlo in bicicletta con me, farlo partecipe del mio mondo, non è una forzatura, ma un modo sicuro per renderlo felice. E il sorriso di mio figlio vale come una maglia rosa». foto SPORTOGRAF

Stefano e Francesco sul passo Sella

foto JAN STEGLICH


CERAMICSPEED PART OF THE VICTORY a cura di ROBERTO ZANETTI DALL’INTRODUZIONE DEI CUSCINETTI IN CERAMICA NEL 2001 MOLTE COSE SONO CAMBIATE. I CUSCINETTI IN CERAMICA DI CERAMICSPEED OGGI NON SONO USATI SOLO DA PROFESSIONISTI, MA ANCHE DAGLI AMATORI CHE CERCANO SEMPRE LE MIGLIORI ATTREZZATURE E LE TECNOLOGIE PIÙ MODERNE

I movimenti centrali: I movimenti centrali di CeramicSpeed riducono l’attrito, aumentano la rigidità della trasmissione, hanno una maggiore durata nel tempo e migliorano il trasferimento della potenza inoltre, cosa di fondamentale importanza, sono compatibili con tutte le guarniture e i telai presenti sul mercato.

Un modello di movimento centrale CeramicSpeed

Le rotelline del cambio: Le rotelline ceramiche del cambio di CeramicSpeed sono più longeve di quelle tradizionali e offrono un grandissimo vantaggio in termini di risparmio energetico applicato alla pedalata. Sono disponibili per gruppi Shimano, Sram e Campagnolo e, per la mountain bike, anche nelle due versioni per i gruppi Sram XX1 e XO1.

Kit per “upgrade” ruote: Per ottenere il massimo della scorrevolezza, CeramicSpeed offre dei kit completi di cuscinetti ceramici compatibili con i più importanti modelli di ruote in circolazione.

Rotelline del cambio intercambiabili per gruppi Shimano, Sram e Campagnolo

Kit “upgrade” di cuscinetti per ruote

I “plus” dei cuscinetti CeramicSpeed: • Risparmio di energia grazie a un coefficiente d’attrito molto basso. • La resistenza al rotolamento inferiore aumenta il trasferimento di potenza durante la pedalata. • Aumento della velocità massima con una migliore trasmissione della potenza. • Durata nel tempo maggiore rispetto ad altri cuscinetti ceramici o in acciaio. • Guadagno di potenza, in media, tra i 6 e i 9 watt. Alcuni numeri di CeramicSpeed: Le sfere CeramicSpeed ​sono più rotonde, più dure, più lisce, più rigide, più leggere e più resistenti nella comparazione con altri prodotti in ceramica utilizzati nella componentistica per biciclette. 400% più liscia. 128% più rigida. 58% più leggere.

Il Produttore CeramicSpeed www.ceramicspeed.com Il Distributore per l’Italia Beltrami TSA Via Euripide, 7 42124 Reggio Emilia Tel.: +39 0522 307803 Fax: +39 0522 703106 E-mail: info@beltramitsa.it Web site: www.beltramitsa.it


94 a cura del Dr. MAURIZIO RADI*

DOSSIER SPORT E MEDICINA

info@fisioradi.it

LA RIABILITAZIONE IN ACQUA

L’

L’attività di riabilitazione motoria e funzionale in acqua non sostituisce le comuni tecniche riabilitative ma, avvalendosi delle proprietà e caratteristiche dell’ambiente acquatico, integra e completa il percorso di recupero del paziente. Ancora oggi l’attività in acqua è vista con una certa diffidenza da diversi pazienti che, ancora legati al concetto comune di fisioterapia, hanno un approccio scettico con questo metodo fino al momento in cui si sottopongono alla prima seduta e si accorgono della facilità dei movimenti e dell’assenza del dolore. Esercizi che fuori dall’acqua sarebbero improponibili a causa della presenza di gravità, eseguiti in acqua in situazioni di scarico tendenzialmente antigravitaria, appaiono più semplici. IN COSA CONSISTE LA RIABILITAZIONE IN ACQUA? Sulla base della mia esperienza, vorrei precisare che non è sufficiente fare eseguire dei movimenti in piscina per credere di compiere una riabilitazione, ma è necessario attuare dei protocolli di lavoro che permettano, in occasioni di traumi e/o infortuni di vario tipo, una più rapida ripresa dei movimenti ed un recupero più efficace. Affinché il lavoro così concepito possa essere correttamente eseguito è fondamentale che la piscina sia

strutturalmente adatta, dotata di attrezzatura e sussidi che permettano il galleggiamento anche delle persone che non sanno nuotare, la temperatura dell’acqua sia calda (circa 33°/34°). È indispensabile la conoscenza delle nozioni di fisiologia e di anatomia per conoscere in modo approfondito la patologia del paziente, i suoi sintomi ed i suoi segni clinici. Di non scarsa importanza è la valutazione del paziente, le sue caratteristiche e il suo rapporto con l’acqua.


95 stress endoarticolare minore che permette un maggior controllo del dolore, consentendo una più precoce mobilizzazione della zona interessata creando così nel paziente anche maggior fiducia nel buon esito del recupero. In secondo luogo l’effetto pressorio dell’acqua stimola il recupero degli edemi e

la giusta temperatura porta ad un rilassamento muscolare. La possibilità di mobilizzazione precoce, la maggiore escursione articolare, il maggiore controllo dei movimenti, contribuiscono così a creare i presupposti per un ritorno graduale, ma rapido e sicuro alle normali condizioni fisiologiche. *Fisioterapista – Centro Fisioradi Pesaro

IL PAZIENTE VIENE SEMPRE SEGUITO DAL FISIOTERAPISTA? Certo, il ruolo del fisioterapista è quello di indicare al paziente la corretta esecuzione dei movimenti, controllandone l’ampiezza, la velocità, la direzione; il tutto nel rispetto dei tempi biologici del recupero dei tessuti offesi e con attenzione al paziente incoraggiando i più insicuri e moderando quelli troppo energici. L’attività del terapista non si esaurisce nel momento della seduta, ma il suo compito sarà anche quello di educare il paziente, in riferimento alla sua patologia, favorendo così una continuità di movimenti positivi durante l’arco della giornata. QUALI SONO I VANTAGGI DEL LAVORO IN ACQUA? I vantaggi offerti dall’acqua sono molteplici: in primo luogo la riduzione della forza di gravità, tale situazione di scarico favorisce uno


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BIKE PASSION a cura della REDAZIONE

IL NUOVO MODO DI VEDERE LE DUE RUOTE A FAENZA È NATO IL MEGA-STORE DELLA BICICLETTA DOVE LA QUALITÀ REGNA SOVRANA E DOVE L’OFFICINA MECCANICA TI RISOLVE OGNI PROBLEMA A TEMPO DI RECORD

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Se siete amanti sfegatati della bicicletta, il paradiso lo immaginate più o meno così: telai Specialized (con tanto di certificato di autenticità), un campionario ricchissimo d’integratori alimentari, un emporio sconfinato di abbigliamento tecnico, un’officina pronta a risolvervi ogni problema a tempo di record e, tra mille scaffali, tutto il necessaire per un’inebriante esistenza a due ruote. Questo e molto altro è il Bike Passion di Faenza, negozio (ma forse il termine è riduttivo) creato dalla fervida fantasia di Marco Stradaioli e Mirko Dalprato, due che – prima di aprire l’attività – si sono posti una semplice domanda: che cosa si aspetta un cliente quando entra in un negozio di biciclette? Le risposte hanno dato vita a questo splendido mega-store del ciclo, dove tutto è studiato nei minimi dettagli per soddisfare le necessità del ciclista più esigente. Un esempio su tutti: al Bike Passion di via Maestri del Lavoro il servizio officina lavora in base alla filosofia, tutta americana, del

“service for you”. Hai un problema? Il meccanico ti fissa un appuntamento rigorosamente in giornata. Tu porti la bicicletta allo store e, mentre in officina risolvono il problema, tu ti fai un giretto nei 600 metri quadrati del negozio, ti bevi un caffè o ti guardi Bike Channel. È proprio l’assistenza – garantita da tre meccanici – il “valore aggiunto” del Bike Passion, «perché – spiega Marco Stradaioli – se un cliente ha speso qualche migliaia di euro per una bicicletta, non può aspettare una settimana per risolvere un problemi-

no o per una messa a punto. L’assistenza dev’essere rapida e qualificata». Il secondo aspetto è un’altra condizione ineludibile per il mercato attuale della bicicletta: la ricerca della qualità. Tra i marchi in vendita al Bike Passion, tutti leader del settore, c’è infatti Specialized, Trek, BMC, Pinarello, Polar, Garmin, oltre ai migliori brand dell’abbigliamento tecnico e della ricambistica. Tra le ultime proposte del Bike Passion ricordiamo la nuova telecamera Garmin, le selle Specialized, gli zaini Camelbak, il Crank Brothers ed il telaio S-Works Tarmac SL4.


Qualità a 360°, insomma, estesa anche al segmento dell’usato, dove sono in vendita esclusivamente articoli revisionati e garantiti. Il terzo aspetto è l’assortimento delle proposte commerciali. Nello show room faentino – oltre seicento metri quadrati di esposizione – si trova praticamente tutto lo scibile del mercato della bicicletta: da quella da corsa alla mountain bike, dalla bmx al trekking bike, dalla city alle bici per i più piccoli, senza dimenticare i capi d’abbigliamento tecnico, gli accessori, le cyclette e le attrezzature per il fitness. Bike Passion Faenza mette la sua professionalità, competenza, dedizione e passione non solo nella vendita al dettaglio, ma anche nell’assistenza tecnica di bici da corsa, anche di alta gamma (mezzi in carbonio e MTB), nella valutazione di una eventuale permuta, nella vendita della ricambistica, nelle spedizioni, nelle consegne a domicilio e nell’assistenza tecnica di attrezzature da palestra.

Tra i servizi più innovativi garantiti nello store faentino il posizionamento personalizzato sulla bicicletta, studiato attraverso un software d’avanguardia che, combinando la bio-meccanica con le scienze motorie, indica la postura ideale per ogni tipo di atleta. Ma il Bike Passion non è solo business. L’attività dello store, infatti, ha dichiarate finalità di aggregazione. Così si spiega la nascita del Team Passion Faentina che, in poco meno di un lustro, ha già reclutato oltre 230 iscritti. Il sodalizio gareggia nei principali appuntamenti amatoriali ed ha una dinamica attività organizzativa (Giro di Sardegna). Il bike Passion di Faenza è aperto il lunedì 15.30-19.30, il martedì – sabato 9.0013.00/15.30-19.30.


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IL TELAIO IDEALE

a cura di ROBERTO ZANETTI foto statiche di ROBERTO ZANETTI foto in movimento MONICA CUEL

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8 min “OLTRE” OGNI LIMITE

robertozanetti65@gmail.com

CHISSÀ DI QUALI MIRABOLANTI IMPRESE SAREBBERO STATI CAPACI CAMPIONI DEL PASSATO COME FAUSTO COPPI, FELICE GIMONDI O MARCO PANTANI, TUTTI PLURIVITTORIOSI CON BICICLETTE BIANCHI, SE AVESSERO POTUTO CORRERE SU UNA “OLTRE”. DIFFICILE AZZARDARE PARAGONI: TROPPO DIVERSO IL CICLISMO DI ALLORA, TROPPO DIVERSI GLI ATLETI ED I MEZZI DI QUELL’EPOCA. E TROPPO DIVERSA È LA OLTRE XR2, TOP DI GAMMA DEI MODELLI “ROAD” DEL CATALOGO BIANCHI 2014

Il test: È sempre più difficile spostare la misura dell’asticella verso l’alto quando si è già “Oltre”. Scusate il gioco di parole ma, con la Oltre XR2, in Bianchi l’asticella si è elevata veramente in modo esponenziale.

È Test bike

Leggerezza innanzitutto e rigidità estrema incrementate rispetto alla “sorellina” nata nel 2013; mi sembra d’essere banale parlare di queste cose davanti a un mezzo con tali caratteristiche di base ma è proprio così. Da un punto di vista aerodinamico, la Oltre XR2, usufruisce di una

linea molto sinuosa proprio per accentuare la sua cattiveria (vero plus di questo prodotto) e l’incredibile fluidità nelle manovre veloci dove, a mio giudizio, ben poche rivali riescono a tenerle testa. Va però fatta una premessa: questa specialissima, come altri storici modelli di casa Bianchi, è nata per correre e come tale è destinata a un target di clientela dal palato fino: ai professionisti (importanti team ufficiali l’hanno già adottata in gara la scorsa stagione) o a dei veri intenditori delle due ruote. Questo non vuol dire che altri appassionati del glorioso marchio bergamasco (e ce ne sono davvero tanti, credetemi…) debbano rinunciare a comprare una bicicletta di questo genere, assolutamente; ma “occhio” a non lasciarvi trasportare dall’istinto emotivo e ragionate se la Oltre XR2 può davvero fare al caso vostro. È difficile trovarle un difetto, dovrei davvero impegnarmi a fondo, ma come dicevo poco fa la spesa fatta dall’acquirente deve essere in funzione dell’utilizzo e non mi pare proprio che la Oltre XR2 sia una bici di “primo prezzo”, anzi… Una fuoriserie così allestita, con gruppo Sram Red 22 11V e ruote Fulcrum Racing Speed Full Carbon (la bici test in foto che ho avuto in dotazione), va spinta a fondo senza mezzi termini e portata al limite per sfruttarne le immense qualità di grande sportiva che ha nel suo DNA. Se non si è in grado di farlo è come avere in casa una Ferrari (uso il solito paragone che si fa in questi casi per rendere meglio l’idea) e tirarla fuori dal garage solo per andare a messa la domenica mattina… Alcune “pillole” di tecnologia della Oltre XR2: Tre sono i punti cardine, legati tra di loro nella filiera produttiva, di questo “bolide su due ruote” (il colore rosso del modello testato ne accentua l’aggressività) che meritano un approfondimento; vale la pena spenderci qualche parola. 1) X-TeX – Cross weave è una tessitura composta da strisce di carbonio.


Integrata in fase di stampaggio all’interno dello sterzo e del movimento centrale, due delle aree critiche del telaio, contribuisce a incrementare la rigidità torsionale della bicicletta. 2) WMP – Wrinkless Molding Pocess è un trattamento di pre-tuning (lavorazione preliminare) che serve a eliminare le pieghe che compromettono le proprietà dell’intera struttura portante. 3) UTSS – Ultra Thin Seat Stay è il processo tramite il quale, la trasmissione di potenza alla ruota posteriore, viene veicolata attraverso i foderi posteriori orizzontali. Quelli verticali, invece,

Caratteristiche Tecniche • Telaio: Monoscocca in carbonio a doppia compatibilità per gruppi elettronici e meccanici • Cambio: Sram Red 22 – 11V • Deragliatore: Sram Red 22 11V Yaw • Guarnitura: FSA K-Force Light 50x34, pedivelle 170 mm • Catena: Sram Red 22 11V • Ruota libera: Sram Red 22 11V 11x26 • Movimento centrale: BB386 • Freni: Sram Red 22 11V • Forcella: Full Carbon HoC 1,5”-1,1/8” • Serie sterzo: FSA Orbit C-40-CF-ACB • Attacco manubrio: FSA OS-99 CSI in carbonio • Piega manubrio: FSA K-Force Compact in carbonio • Reggisella: Oltre Full Carbon Aero • Sella: Fi’zi:k Arione R3 • Cerchi: Fulcrum Racing Speed Dark full carbon • Coperture: Veloflex Carbon tubolari 700xØ 23 • Mozzi: Fulcrum • Portaborraccia: Elite Pase Carbon Fiber • Taglie: 47-50-53-55-57-59-61 • Colori: celeste Bianchi/nera, rossa/nera (come bici testata in foto), grigio antracite/nero, bianca/nera • Peso telaio: 890 gr, forcella esclusa, nella taglia S (53) • Peso bici completa (come in foto): 6,4 kg, senza pedali, nella taglia S (come in foto)

Test bike La zona dello sterzo è una delle due aree (l’altra è quella del movimento centrale) nelle quail una tessitura, composta da striscie di carbonio, è integrata in fase di stampaggio all’interno del telaio


100 hanno la funzione di distribuire i carichi con una significativa miglioria all’assorbimento delle sollecitazioni e degli urti che provengono dal manto stradale accidentato e sconnesso.

Il Produttore e Distributore per l’Italia: F.I.V. E. BIANCHI SpA Via delle Battaglie, 5 24047 Treviglio (BG) Tel. +39 0363 3161 Fax: +39 0363 303680 E-mail: bianchi@bianchi.com Il passaggio dei fili e delle guaine è interno e, nella parte terminale del tubo obliquo, si trovano anche i fori d’uscita per la predisposizione dei gruppi elettronici

Il simbolo Hors Category (HOC), ben evidente sulla “pinna” del piantone centrale, identifica il modello top di gamma della linea racing road di Bianchi

Accessori e materiali utilizzati per il test Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: • Casco: Carrera Radius • Occhiali: Carrera R&B XLITE • Scarpe: Lake CX 331 • Abbigliamento: Factory Sport Wear • Strumentazione: GPS Garmin 500 • Pedali: Look Keo Carbon


i.net www .inbic

MTB

foto NEWSPOWER CANON


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TRENTINO MTB

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Attimi prima della partenza della Lessinia Bike 2013

5 min

a cura di NEWSPOWER

RUOTE GRASSE IN ALTA QUOTA CON LA VALDINON BIKE, IN PROGRAMMA IL 4 MAGGIO A CAVARENO, SI ALZA IL SIPARIO SUL CHALLENGE CHE, IN SETTE TAPPE, PORTERÀ GLI APPASSIONATI DI MTB ALLA SCOPERTA DEGLI ANGOLI PIÙ SUGGESTIVI DEL TRENTINO

foto NEWSPOWER CANON

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La primavera è arrivata e, assieme alle temperature, sale anche la febbre di ruote grasse in vista degli appuntamenti della bella stagione. Un “must” del panorama italiano della mountain bike è senza dubbio il circuito ‘Trentino MTB presented by crankbrothers’, al via domenica 4 maggio da Cavareno (TN) con la ValdiNon Bike. Dopo la tappa nella “vallata delle mele” il challenge porterà i patiti di MTB alla scoperta di tanti splendidi angoli di Trentino. Le prove del circuito quest’anno infatti saranno ben sette e dopo la prima gara ci si sposterà sugli Altipiani di Lavarone, Folgaria e Luserna per la 100 Km dei Forti-1000Grobbe Bike Challenge (dal 13 al 15 giugno), poi ci sarà spazio per la prima new entry dell’edizione 2014 del circuito, la Dolomitica Brenta Bike che si disputerà il 29 giugno fra Pinzolo e Madonna di Campiglio, alla corte delle magnifiche Dolomiti di Brenta. La storica Lessinia Bike di Sega di Ala è in programma il 27 luglio e solo una settimana più tardi ecco la Vecia Ferovia dela Val de Fiemme. La penultima tappa sarà la seconda novità di casa Trentino MTB, la Val di Sole Marathon che scatterà a Malè il 31 agosto, mentre il gran finale sarà in Valsugana con la 3T Bike del 5 ottobre. Queste ultime due manifestazioni saranno anche “gare jolly”, in cui i punteggi del circuito aumenteranno del 20%.

Una bella immagine di una tappa di Trentino MTB 2013 foto NEWSPOWER CANON

Gli altri bonus del challenge sono dedicati a chi chiude tutte e sette le gare, per i quali sono previsti 600 punti in più (Bonus Finisher), mentre chi ne conclude sei viene omaggiato con 300 punti, e questi bonus in classifica sono cumulabili. Come da tradizione saranno davvero molti i trofei in palio e un montepremi sempre allettante. Ad esempio, oltre ai confermati premi “Friend of Trentino MTB” per chi finisce l’intero circuito, in ognuna delle sette gare previste sarà sorteggiato tra gli abbonati un soggiorno di 4 notti per 2 persone a Praga. E a proposito di abbonamenti, le iscrizioni cumulative sono apertissime ancora per tutto aprile con un maxi sconto di circa 50 euro sulla cifra totale, 140 anziché 191 euro. Praticamente iscrivendosi al circuito si ottengono due gare in omaggio, che vanno a sommarsi al sempre gradito gadget tecnico e all’accesso ad ogni tappa in griglia riservata, quasi in pole position. Per tutte le squadre numerose, infine, è attiva la promozione 3x2 per i team che contano dai 7 ai 12 bikers, mentre per i gruppi oltre i 13 c’è l’offerta del 2x1. Insomma il pacchetto ‘Trentino MTB presented by crankbrothers’ è davvero succulento e a questo va aggiunto il fatto che le gare si svolgono tutte in luoghi suggestivi e spettacolari, ideali da scoprire a cavallo della propria MTB. Dai dolci declivi della Val di Non, alle guglie ed i pinnacoli delle Dolomiti di Brenta, passando per le zone teatro della Grande Guerra degli Altipiani di Lavarone e poi ancora la Valsugana, le splendide montagne della Val di Sole, il tracciato della vecchia ferrovia della Val di Fiemme e i pascoli e le malghe della Lessinia trentina. Lo scopo degli organizzatori è anche quello di portare più bikers possibile a scoprire anche gli angoli forse meno celebri, ma altrettanto belli del Trentino. «È sempre stato questo un parametro di fondamentale importanza fin da quando


foto NEWSPOWER CANON

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Trentino MTB è stato creato – commentano gli organizzatori del circuito trentino – vale a dire regalare ai concorrenti, ma anche a familiari e accompagnatori, scorci di Trentino di grande fascino, magari anche non troppo noti ai più, ma che in verità sono piccole perle di cui il nostro territorio è costellato.» Dunque è tempo per tutti i patiti delle ruote grasse di darci dentro con gli allenamenti, per arrivare a maggio con la gamba tiratissima per l’appuntamento con “Trentino MTB presented by crankbrothers”. Tutte le info sul circuito e sui tanti premi a disposizione dei bikers si possono ritrovare sul sito ufficiale della manifestazione: www.trentinomtb.com

foto NEWSPOWER CANON

foto NEWSPOWER CANON

Cristian Cominelli guida il gruppo di testa durante una tappa di Trentino MTB 2013


ARGENTA e VERONA

PER COMINCIARE LA STAGIONE ALLA GRANDE a cura di ROBERTO ZANETTI DIVENTATA FAMOSA AL GRANDE PUBBLICO PER LE SUE LEGGENDARIE MOUNTAIN BIKE, MARIN NON È SOLO OFF ROAD MA PROPONE PER IL 2014 ANCHE DELLE ENTRY LEVEL DA STRADA AFFIDABILI E DIVERTENTI: ARGENTA E VERONA

Marin Argenta A6 - Prezzo: € 1.159,00 al pubblico, IVA incl. La Marin Argenta A6 è il modello entry level da strada del glorioso marchio americano. È stata studiata appositamente per i ciclisti che desiderano e necessitano di una posizione in sella comoda, privilegiando il comfort a una guida più distesa e meno racing. Il telaio, costruito seguendo i dettami della Endurance Road Geometry, è in alluminio 6061 e posiziona il ciclista con il busto leggermente più eretto, permettendogli di arrivare al manubrio e impugnare i comandi con maggiore facilità. La forcella di carbonio assicura precisione di guida mentre, la trasmissione Shimano Tiagra e le ruote Mavic Aksium, completano una bicicletta da corsa che vi sarà fedele compagna per sane e divertenti pedalate ovunque voi vi troviate. CARATTERISTICHE TECNICHE • Misure disponibili: XS/43,5-S/48,5-M/52,5-L/55,5-XL/58,5 • Colore: nero lucido con fregi rosso/grigio • Telaio: alluminio 6061 • Forcella: Endurance Road Blade carbonio con cannotto in alluminio • Ruote: Mavic Aksium WTS 23 • Comandi cambio: Shimano Tiagra STI, 2x10V. • Deragliatore: Shimano Tiagra • Cambio: Shimano Tiagra • Freni: Shimano Tiagra • Guarnitura: Shimano Tiagra 50/34 • Movimento centrale: Shimano Tiagra • Catena: Shimano Tiagra • Cassetta: Shimano Tiagra • Pneumatici: Mavic Aksion 700x23 • Sella: Velo VL-1353 • Reggisella: alluminio KALLOY Sp-DC1 • Attacco manubrio: alluminio KALLOY AS-007N • Manubrio: alluminio Kalloy HB-CR11 • Nastro manubrio: Velo Road • Serie Sterzo: FSA 1-1/8” cuscinetti sigillati Capitolo molto importante per l’utente finale Come tutti i marchi distribuiti da Freewheeling, anche le biciclette Marin sono acquistabili direttamente connettendosi in internet sul Freewheeling Shop on line. Sarà così possibile usufruire di un interessante sconto applicato per la vendita diretta a questa tipologia di prodotti.

Marin Verona T3 105 10V - Prezzo: 1.949,00 al pubblico, IVA incl. La Marin Verona è stata progettata e costruita pensando a tutte le tipologie di ciclisti, dagli appassionati a quelli che gareggiano tutte le domeniche nelle competizioni ufficiali. Il cuore di questa bici è il telaio in carbonio T3; questo particolare unisce le alte prestazioni di resa nella pedalata e precisione di guida con la geometria Endurance Fit. Questa accoppiata vincente vi consentirà di essere competitivi nelle gare senza rinunciare al comfort e alla grande sicurezza di marcia. Molto bella e aggressiva nella sua colorazione opaca, la Verona T3 105 10V è il mezzo ideale per essere performanti, senza però rinunciare alla comodità e a una grande sicurezza di marcia anche in corsa. CARATTERISTICHE TECNICHE • Misure disponibili: S/43,5, M/48,5, L/52,5, XL/55,5, XXL/58,5 • Colore: nero opaco con fregi rosso bianco • Telaio: carbonio CXR T3 unidirezionale con passaggio interno dei cavi • Forcella: carbonio CXR-SL cannotto conico • Ruote: Mavic Aksium WTS 23 • Comandi cambio: Shimano 105 STI, 2x10V. • Deragliatore: Shimano 105 • Cambio: Shimano 105 • Freni: Shimano 105 • Guarnitura: Shimano 105 50/34 • Movimento centrale: Shimano 105 • Catena: Shimano 105 • Cassetta: Shimano 105 • Pneumatici: Mavic Aksion 700x23 • Sella: Velo VL-1353 • Reggisella: alluminio KALLOY SP-613N • Attacco manubrio: alluminio KALLOY AS-007N • Manubrio: Premetec Road • Nastro manubrio: Velo Road • Serie Sterzo: FSA ORBIT NO.42/ACB Il Produttore: Marin www.marinbikes.com Il Distributore per l’Italia: Freewheeling - Via Barsanti, 10 - 48124 Fornace Zarattini (RA) Tel. +39 0544 461525 • Fax. +39 0544 462096 E.mail: info@freewheeling.it • Web site: www.freewheeling.it



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OLTRE L’OSTACOLO

a cura di ROBERTO ZANETTI foto di MONICA CUEL

FINOTTI FULL FSX 27,5” COSTRUITA SU MISURA

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Il test: Di Finotti e delle sue biciclette ho già parlato ampiamente sul numero di marzo, sia per quanto riguarda la presentazione del marchio e dello showroom sia per un test bike relativo alla specialissima stradale Shark F14. L’idea di riproporre il brand tortonese anche per la mountain bike mi è venuta quando sono stato in negozio per scambiare quattro chiacchiere con Fabio Finotti, titolare appassionato e competente dell’omonima azienda che porta il suo nome. La Full FSX 27,5” era esposta in bella mostra e ho pensato: “è un peccato lasciarla lì a prendere polvere (ovviamente scherzandoci sopra, la bici era pulitissima); perché non portarmela a casa e dare ulteriore visibilità a questo produttore?” Detto-fatto, caricata in macchina e via, direzione lago d’Orta. Che fosse bella, anche se sempre molto soggettivo come giudizio, non c’erano dubbi ma che fosse anche una validissima bi-ammortizzata “da battaglia” avrei forse potuto avere qualche dubbio. Alle volte si dà più risalto alla forma che alla sostanza ma, in questo caso, direi proprio che non è così. Finotti, essendo un artigiano, cura in modo particolare l’estetica delle proprie bici anche se il loro vero valore aggiunto sta nella concretezza oltre che nell’assemblaggio dei componenti. Sempre di alta gamma e sempre scelti con cognizione di causa per garantire le migliori performance ai ciclisti che le acquistano, a prescindere dal telaio o dalla geometria. Anche la Full FSX 27,5” segue la filosofia del suo costruttore: per ottenere un prodotto di qualità bisogna partire dalle basi giuste, ovvero un buon progetto, una realizzazione accurata e, come ho detto poc’anzi, l’impiego dei migliori materiali. Focus sui materiali utilizzati: Tessuti ibridi in fibra di carbonio e fibra di aramide (Kevlar®) vengono usati nei punti strategici (e alle volte critici) sui telai fasciati di alta gamma delle bici Finotti come, per esempio, la Full FSX 27,5”. Grazie alle caratteristiche di elasticità e le proprietà anti balistiche del Kevlar®, il loro impiego ha una duplice funzione: 1) proteggere esternamente il telaio come batticatena o sotto l’obliquo delle MTB come scudo contro le sassate. 2) Rinforzare internamente lo sterzo in prossimità del reggisella per smorzare urti e vibrazioni. Consigli per l’acquisto, perché comprarla? Grazie all’impiego sinergico di fibre con differenti caratteristiche quali il carbonio ad alta resistenza (HT), il carbonio ad alto modulo (HM) e l’aramide (Kevlar®) si ottengono telai dalle prestazioni superiori. Quindi, essendo un “fasciato fatto a mano” interamente in Italia, il telaio della Full FSX 27,5” si può ordinare e costruire in cinque taglie personalizzate su misura.

robertozanetti65@gmail.com

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8 min

Test bike


Finotti Full FSX 27,5”

Un piccolo suggerimento… Visto la qualità elevata di questa full suspension “made in Italy” mi sarebbe piaciuto usufruire del sistema “Lockout” fissato sul manubrio, senza dover intervenire manualmente sulla forcella per indurire o spingere più a fondo l’ammortizzatore. In ogni caso, con una modica spesa (Finotti stesso, nella sua officina, può montarlo come after market), è possibile dotare la Full FSX 27,5” anche di questo pratico accessorio completandola così in modo ottimale.

Caratteristiche Tecniche

Anche nello stretto e in mezzo alle piante del bosco, con la Full FSX 27,5”, mi sono potuto destreggiare agilmente senza problemi

• Telaio: fasciato in carbonio 3K • Cambio: Shimano XT • Deragliatore posteriore: Shimano XT • Deragliatore anteriore: Shimano XT • Guarnitura: Shimano XT tripla 42x32x24 con pedivelle 175 mm • Catena: Shimano XT • Ruota libera: Shimano XT 10V 11x36 • Movimento centrale: Press Fit • Freni: Shimano XT con disco 160Ø • Leve freni: Shimano XT • Forcella: Formula Thirty Three – escursione 100 mm • Ammortizzatore centrale: Rock Shox Monarch • Serie sterzo: ITM • Attacco manubrio: ITM Alutech in alluminio • Manubrio: ITM Spectra in carbonio • Reggisella: Aerozine in alluminio 7050 • Sella: Prologo Scratch Pro Tirox CPC • Manopole: Pro Grip • Cerchi: Miche 966 in alluminio da 27,5” • Coperture: Kenda Tire da 27,5 • Mozzi: Miche • Taglie: S-M-L-XL e personalizzate su misura • Colori: a scelta (nero opaco come modello usato per il test) • Peso telaio: 1.850,00 gr senza ammortizzatore • Peso bici completa (come in foto): 11,2 (come modello usato per il test) senza pedali


La sospensione Rock Shox Monarch comanda tutto il sistema di ammortizzazione sulla parte posteriore della bici

Il Produttore e Distributore per l’Italia: Cicli Finotti Strada Statale per Genova 15057 Tortona (AL) Italy tel. +39 0131 821973 Fax: +39 0131 821973 E-mail: finottifabio@tin.it Web site: www.finotti-cicli.it In vendita a partire da: Già disponibile settembre 2013

Accessori e materiali utilizzati per il test: Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: • Casco: Ranking mod. Feather www.ranking-helmet.com • Occhiali: Tifosi mod. Veloce Gloss Carbon www.tifosioptics.com • Scarpe: Vaude Placid RC www.vaude.com • Abbigliamento: Alka Sport www.alka-sport.com • Pedali: Shimano XTR www.shimano.com • Portaborraccia: Elite www.elite-it.com

Tempo di consegna: 60 giorni lavorativi dalla data dell’ordine Prezzo: € 5.600,00 al pubblico, IVA inclusa

La presa della mani sul manubrio è garantita dalle monopole Pro Grip


Il BAR CICCIO è il luogo di ritrovo dei ciclisti della riviera, in partenza per gli itinerari e percorsi della Valle del Savio e colline romagnole. Offre agli amici ciclisti, un punto di ristoro con un ampio parcheggio privato e un prezioso servizio di lavaggio bici (rivolgersi al bar) per coloro che rientrano dai percorsi del fuoristrada. Orari abituali di partenze e ritrovi: • martedì ore 12.30 • giovedì ore 12.30 • sabato ore 13.00

foto 4EVER.EU

Tutti i sabati ritrovo per escursioni in MTB Colazioni e aperitivi con ricco buffet Servizio di pagamento bollette luce, gas, acqua, telefono e multe Sala TV Sky con dirette sportive tutte le partite in diretta del Cesena con Sky HD

Sala giochi • Ricariche telefoniche • Wi-fi libero Bar Ciccio - Via Romea, 120 Cesena (FC) 47522 - t. 0547 331984 - e. barciccio@hotmail.it -

BAR CICCIO


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SPORT & BENESSERE alessandrogardini@gmail.com

a cura del dottor ALESSANDRO GARDINI*

HAI I GENI DEL CAMPIONE? TE LO SVELA UN TEST GENETICO!

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7 min

UN SEMPLICE TAMPONE OGGI È IN GRADO DI TRATTEGGIARE IL TUO PROFILO SPORTIVO SOTTOLINEANDO LE TUE PROPENSIONI E I TUOI PUNTI DEBOLI. FANTASCIENZA? NO, REALTÀ

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Campioni non si diventa… si nasce! Potrai anche essere un bravo ciclista, seguire una corretta alimentazione ed importi un allenamento ottimale, ma se non hai il gene del campione, dimenticati di vincere un grande giro. Fino a pochi anni fa poteva sembrare fantascienza, ma da oggi – grazie ai progressi della genetica – è possibile, con un semplice tampone buccale non invasivo, svelare alcune nostre caratteristiche del DNA, come l’attitudine al tipo di sforzo, il metabolismo del grasso corporeo, lo stress ossidativo, la disintossicazione e alcune caratteristiche legate all’infiammazione e – perché no? – capire quali alimenti sono più idonei al proprio organismo e quali no. Il test Genofit (info@genofit.it), ideato dal laboratorio NGB genetics “spin off dell’università di Ferrara”, è la chiave per lo sportivo che vuole perfezionare l’allenamento, l’alimentazione e addirittura l’integrazione, perché conoscere come siamo fatti, che tipo di fibra muscolare abbiamo, come i nostri enzimi ci difendono dai radicali liberi è importantissimo per migliorare il nostro benessere e di conseguenza la nostra performance. Massimo Suardi, vincitore delle più prestigiose granfondo d’Italia, osserva i risultati del suo referto Genofit e, grazie alle informazioni rilevate sul test, ha potuto fare scelte precise sull’allenamento e sull’integrazione e non c’è ombra di dubbio che i geni sono quelli di un campione. Come quelli di Piercarlo Silva, 64 anni, Campione Italiano assoluto coppa Italia sci che, dopo una vita di vittorie, vuole capire quali alimenti sono più indicati per lui, grazie alla “mappa delle idoneità alimentari” sempre inclusa nel test, dove vengono segnalati in modo chiaro gli alimenti che corrispondono alla “benzina” migliore o peggiore per il nostro organismo. Il test è molto semplice: si esegue con un tampone che, strofinato all’interno della guancia, raccoglie le cellule che contengono il DNA, il quale possiede tutte le informazioni, “i geni”, che ci dicono come siamo fatti e quali sono le caratteristiche individuali che possono influenzare, in associazione all’alimentazione e allo stile di vita, la nostra prestazione sportiva. Il gene ACE, per esempio, messo in relazione con la crescita muscolare e l’ipertrofia cardiaca, ci permette di capire se l’atleta è avvantaggiato sul piano dell’endurance cardiorespiratorio oppure se è favorito sul lato della forza muscolare. In poche parole possiamo capire come allenarci meglio modulando gli schemi A di allenamento a seconda delle nostre caratteristiche LL R A ITA anche da un punto di vista del dimagrimento. Infatti FA G L la causa per chi ingrassa facilmente può essere R IA D MA E proprio nascosta nel nostro DNA, in partiEL C C colare nel gene FTO (fat mass and obe10 IA ON % DE SE sity associated) che ci dice se siamo P L B GN predisposti ad accumulare grasso ER IV A più facilmente o a dimagrire più I U O QU N E velocemente. E TE A S Ma lo sport è salute beST VR TO A nessere e prevenzioG I U CO EN N U ne e, se l’esercizio O O PO FI S fisico intenso e N T CO continuo è N

TO

associato ad una compromissione dei sistemi di difesa antiossidanti, il nostro corpo a breve e a lungo termine può subire dei danni, ed è quindi fondamentale prevenire con una sana alimentazione, un adeguato riposo e un’integrazione mirata e proporzionata ai nostri consumi per evitare che il “motore si usuri troppo” e si cada nel cosiddetto overtraining, coinvolgendo anche il sistema immunitario. Un importante contributo all’usura del nostro organismo è dato appunto dai radicali liberi che – se prodotti in quantità moderate – non costituiscono un problema, ma se in eccesso e senza il supporto di un’alimentazione a base di frutta e verdura di stagione e un’integrazione mirata a base di “fitocomplessi naturali”, possono ledere le strutture cellulari del nostro organismo fino a colpire il DNA generando danni anche a livello dell’apparato muscolo scheletrico (tendini, capsule articolari, sinovie, menischi). Paradossalmente si consumano ai fini della prevenzione da danni da radicali liberi troppi antiossidanti e in modo non mirato, senza una valutazione dello stress ossidativo fatta per esempio tramite le relative analisi biochimiche (d-ROMs test, BAP test ecc..). Genofit ci indica se alcuni nostri enzimi coinvolti nelle difese antiossidanti, nella trasformazione e nell’eliminazione di composti potenzialmente tossici, funzionano correttamente o meno e quindi se siamo predisposti ad accumulare maggiormente sostanze tossiche o a subire danni da radicali liberi: ecco che un’integrazione cucita su nostra misura ai fini della prevenzione può essere fondamentale, e in sinergia con una sana alimentazione può favorire l’eliminazione delle tossine e migliorare la nostra salute amplificando i benefici dell’attività sportiva. I risultati sono avvertibili, anche grazie alla mappa delle idoneità alimentari, ideata sulla base dei principi attivi contenuti negli alimenti che vanno a migliorare o a peggiorare determinati sintomi come la cattiva digestione, le cefalee, i gonfiori, le gastralgie ecc… il tutto è dato da una dettagliata anamnesi che, inviata a un Dietista, permetterà allo sportivo di capire quali sono i 100 alimenti che possono migliorare o peggiorare i propri sintomi raffigurati semplicemente con i colori del semaforo: ovviamente il rosso sarà la benzina meno indicata, il giallo rappresenterà l’alimento neutro e il verde il carburante migliore per il nostro organismo. È però importante sottolineare che nessun alimento è da escludere dalla nostra alimentazione in quanto frutta e verdura sono una fonte preziosa di vitamine e minerali utilissimi per il funzionamento dei nostri processi biochimici. È quindi un grande passo verso il futuro, l’integrazione personalizzata, l’alimentazione personalizzata e l’allenamento personalizzato, il tutto stabilito dalla genetica e quindi su serie basi scientifiche, e siamo solo all’inizio. Si stanno infatti scoprendo nuovi geni coinvolti nell’attività sportiva! Chissà se in un futuro si potrà capire con un tampone buccale qual è lo sport più adatto a noi? Dott. Manuele Vezzali Farmacista Docente SaNIS (Scuola di Nutrizione ed Integrazione nello Sport) Vezzali1@interfree.it *Responsabile Reparto Sport e Benessere Farmacia del Bivio e Parafarmacia Dottor A. Gardini



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STRETCHING NELLO SPORT

a cura del dottor MASSIMILIANO MUCCINI*

*mail*

14ª PUNTATA

STUDI E RICERCHE, LO STATO DELL’ARTE: RIFERIMENTI METODOLOGICI

info@muccinitrainer.it

S

Se sottoponiamo ad allungamento il sistema tendine/muscolo viene sollecitata prima la “componente muscolare” a livello dei ponti actomiosinici e gli elementi elastici propri del sarcomero (unità funzionale del muscolo): la parte connettivale ed il tendine vengono coinvolti se gli stiramenti raggiungono una più grande ampiezza con tempi di applicazione più lunghi. L’effetto principale di una seduta di stretching è quello di modificare la rigidità e la viscoelasticità, determinandone una diminuzione. La diminuzione di questi parametri è una modificazione che non persiste nel tempo, ma solo momentaneamente. Solamente il ROM, dopo un ciclo di lavoro con sedute di stretching, aumenta in maniera stabile. La “misura” oggettiva del miglioramento dell’ampiezza dei movimenti articolari rappresenta l’efficacia del metodo utilizzato, ma non fornisce indicazioni sulle modificazioni fisiologiche che hanno portato ad un aumento del ROM.

Gli studiosi giustificano questo aumento dell’ampiezza articolare con un aumento della “tolleranza allo stiramento”, ma senza le corrispettive modificazioni stabili dei parametri muscolari. I dati delle ricerche evidenziano diminuzione della rigidità passiva e del “tono muscolare” in seguito ad esercizi di stretching, pertanto è un dato che deve far riflettere gli allenatori sull’utilizzo quando l’obiettivo è la velocità. E poi influenzano i parametri neuromuscolari in quanto diminuiscono l’eccitabilità (e quindi la risposta/reattività) dei motoneuroni1, causando un rilasciamento. Pertanto, per chi allena, va tenuta presente anche questa situazione. I metodi più efficaci per ottenere quanto sopra evidenziato sembrano essere i metodi che comportano una contrazione eccentrica del muscolo allungato (tipo PNF), decisamente più difficile da applicare sui sedentari.

Ricordiamo che, secondo la classificazione di Proske e Morgan (1999), gli elementi anatomici coinvolti in ordine di importanza nello sviluppo della tensione passiva (resistenza allo stiramento) sono: a) i ponti actomiosinici; b) la proteina muscolare titina, elemento elastico del sarcomero; c) il tessuto connettivo. Secondo gli autori delle ultime ricerche gli effetti dello stretching si possono classificare in 5 livelli: 1) Quando si effettuano esercizi di stiramento muscolare si evidenzia subito concretamente un effetto di guadagno in ampiezza del movimento articolare. 2) In seguito si avverte senso di rilassamento generale (dimensione neuro-psicologica) 3) Evidenti effetti sull’unità muscolo tendinea: diminuiscono rigidità e viscoelasticità 4) Aumenta la “tolleranza allo stiramento” da parte di chi esegue esercizi con costanza 5) L’allungamento muscolare con lo scopo di aumentare il numero dei sarcomeri in serie è un effetto messo in dubbio dalle ultime ricerche. 1

Guissard e coll.1988-Moore & Hutton 1980

*Massimiliano Muccini, Dottore in Scienze e Tecnologie del Fitness e Prodotti della Salute, Università di Camerino, Specialista di Fitness Endurance Amatoriale, Consulente Inkospor, Tecnico di Riequilibrio Posturale Pancafit®, American College of Sports Medicine Health & Fitness Specialist®, Personal Fitness Trainer ISSA. Riceve nell’ambulatorio di Via Pascoli,172 a Rimini. Per appuntamento telefonare dal lunedì al venerdì al numero: 347.8864440 dalle 18.00 alle 19.30 oppure via email: info@muccinitrainer.it • Web: www.muccinitrainer.it


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L’OFFICINA

a cura di LORENZO COMANDINI

FOCUS SUL MONDO DELLE DUE RUOTE lorenzo@gruppobici.it

DISCO STORTO? RADDRIZZIAMOLO!

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I dischi dei freni sono un componente particolarmente esposto, basta una caduta, un urto con un sasso, magari a disco caldo, e questi si possono storcere. Il disco storto può causare due tipi di problemi. Il primo riguarda la rumorosità, il fastidioso “zin-zin” causato dallo strisciamento sulle pastiglie, il secondo invece riguarda la perdita di scorrevolezza della ruota, che può dare fastidio in salita. In caso di deformazioni importanti il disco va sostituito ma ci sono anche le micro deformazioni che possono essere recuperabili. Come fare?

Tempo di lettura

www.rossinbikes.it - www.speedbikes.it

7 min

• Chiave inglese regolabile. Non vanno assolutamente bene le classiche pinze con becco zigrinato, in quanto andrebbero ad incidere la pista frenante. • Straccio pulito. • Chiave a brugola da 5 mm: ci servirà per centrare la pinza. • Pennarello indelebile. • Alcool isopropilico o brake cleaner. In assenza di questi prodotti si può usare anche dell’alcool denaturato, anche se all’inizio la frenata risulterà meno potente a causa dei residui lasciati dallo stesso. A metterci all’opera! 1) Centratura pinza: la pinza sarà il nostro riferimento per individuare le parti storte del disco. Dobbiamo quindi assicurarci che sia correttamente centrata. Dal momento che ci saranno uno o più punti in cui il disco striscia sulle pastiglie, la centratura va quindi fatta tenendo come riferimento le parti che risultano in asse, trascurando il fatto che in alcune zone ci possa essere contatto disco-pastiglia.

Mettiamoci al lavoro. La prima cosa di cui dobbiamo accertarci è di avere le mani pulite. È infatti importante che le mani siano sgrassate e che non depositino contaminanti (grasso, olio) sulla superficie del disco che andrebbero a depositarsi sulle pastiglie riducendo la prestazione del nostro impianto frenante. Anche gli eventuali strumenti che utilizzeremo per raddrizzare il disco vanno puliti con alcool prima di essere utilizzati. Per il nostro lavoro, avremo bisogno di:

2) Individuiamo le zone storte: una volta che abbiamo appurato che la pinza sia correttamente centrata, dobbiamo individuare le parti storte. Facciamo girare la ruota lentamente e da sopra, con l’aiuto della luce ed eventualmente posizionando un foglio bianco per avere maggiore contrasto, osserviamo dove il disco si avvicina o striscia sulle pastiglie.


115 Se invece vogliamo fare un lavoro più rapido, oppure il disco è particolarmente storto, allora utilizziamo la chiave regolabile.

3) Segniamo le zone fuori asse: con l’aiuto di un pennarello indelebile, segniamo sulla parte esterna le zone in cui il disco va a contatto con la pastiglia. Questo ci servirà per capire esattamente dove intervenire. Se il disco è storto a zig zag, consiglio di procedere segnando e raddrizzando prima da un lato, poi dall’altro, oppure usare pennarelli di colori diversi per individuare le zone storte internamente ed esternamente.

4) Raddrizzatura: bene, questa è la parte più delicata… Innanzitutto dobbiamo decidere che strumento utilizzare. Se il disco è poco storto o non abbiamo particolare esperienza e manualità, è meglio usare le mani.

Quando si utilizza la chiave regolabile è molto importante aprirla e la chiuderla ogni volta che la si mette o la si toglie dal disco. Questo da un lato evita che la chiave righi la pista frenante, dall’altro garantisce che quando si interviene per raddrizzare il disco, la chiave sia perfettamente a contatto la superficie, evitando spiacevoli incisioni. Come già detto in precedenza, i dischi sono molto elastici. Questo significa che se noi li riportiamo semplicemente in asse, questi ritorneranno esattamente nella posizione iniziale e non otterremo alcun risultato. Per produrre una deformazione plastica (permanente) dobbiamo andare ben oltre la posizione centrale, in modo che poi il disco, tornando verso la posizione originale, rimanga perfettamente centrato. La difficoltà è proprio riuscire a deformare adeguatamente il disco in maniera che poi, dopo il ritorno elastico, rimanga centrato. Per fare questo è estremamente importante procedere per gradi e con pazienza, in modo da evitare di storcere il disco dalla parte opposta. Procediamo quindi come segue: • Fissiamo l’attrezzo (nel nostro caso la chiave regolabile) o impugniamo saldamente il disco con le mani. • Deformiamo il disco, con un movimento netto e deciso ma non troppo forte, cercando di sentire quando il materiale arriva a deformarsi plasticamente. Non esageriamo nella deformazione: è sempre meglio essere prudenti e al limite ripetere l’operazione qualche volta. • Rimuoviamo l’attrezzo o le dita e controlliamo il risultato ottenuto facendo girare la ruota. Il nostro riferimento per identificare le zone fuori asse sono sempre la pinza e le pastiglie. • Se il disco risulta ancora storto, ripetiamo l’operazione da capo. Nel caso il disco sia storto in più zone, procedere su ogni singola parte fino a che il disco non è tornato dritto. Solo a quel punto si passa alla parte successiva. Per quanta pazienza uno possa metterci, è comunque praticamente impossibile ottenere un disco perfettamente dritto. Ci dobbiamo accontentare che il disco non strisci tra le pastiglie e giri liberamente: si tratta comunque già di un ottimo risultato. 5) Controllo finale: controlliamo, facendo girare la ruota, che il disco sia dritto e che non strisci sulle pastiglie. Se ci fossero ancora delle zone di contatto, puliamo i segni dell’indelebile con alcool e ripartiamo dal punto 2.

Impugniamo il disco come nella foto, utilizzando però entrambe le mani per fare più forza. Contrapponendo il movimento dei pollici e delle altre dita, possiamo raddrizzare il disco piegandolo all’interno o all’esterno.

6) Pulizia finale: con l’alcool isopropilico o il brake cleaner e lo straccio, puliamo la superficie del disco e rimuoviamo eventuali segni del pennarello indelebile. Il nostro disco è ora di nuovo dritto e possiamo finalmente uscire in bici senza quel fastidioso rumore di strisciamento metallico!


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RALLY DI ROMAGNA a cura della REDAZIONE

info@inbici.net

IL SALTO DI QUALITÀ DAL 21 AL 25 MAGGIO A RIOLO TERME UNA “CINQUE GIORNI” DEDICATA AL MONDO DELLE MOUNTAIN BIKE. MESSA A PUNTO E RAFFINATA LA MACCHINA ORGANIZZATIVA, STA PER NASCERE L’EDIZIONE DELLA DEFINITIVA CONSACRAZIONE

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Torna anche quest’anno, col sostegno dell’amministrazione comunale di Riolo Terme (RA) e l’entusiasmo dei volontari del Romagna Bike Grandi Eventi, il Rally di Romagna MTB, la rassegna ciclistica che, dal 21 al 25 maggio prossimi, trasformerà Riolo Terme nella capitale mondiale della mountain bike. Cinque giorni consacrati allo sport e al territorio che culmineranno nella Granfondo MTB Vena del Gesso (25 maggio), la grande novità della settimana riolese che porterà in questo suggestivo scorcio di Appennino oltre un migliaio di appassionati delle “ruote grasse” provenienti da ogni angolo del pianeta. Un’edizione che, sul piano organizzativo, promette il “salto di qualità”, in linea con le enormi potenzialità di un territorio che, quando abbina sport e natura, non ha eguali in regione. Ma oltre alle competizioni di mountain-bike, il Rally di Romagna riserverà anche un ricco calendario di iniziative collaterali, che avranno il loro epicentro nel villaggio hospitality, tra il parco fluviale ed il centro storico di Riolo.

«Tutto parte dall’amore per il ciclismo – spiegano gli organizzatori del Romagna Bike Grandi Eventi – ma l’obiettivo non può essere soltanto sportivo. Lavoriamo infatti per trasformare questa manifestazione in un importante volano turistico per la nostra località. Un evento di cui beneficerà, in termini d’indotto, tutto l’entroterra faentino». Del resto, il Romagna Bike Grandi Eventi è un’associazione sportiva dilettantistica senza fini di lucro nata per divulgare la pratica della bicicletta da strada, quella della mountain bike e la promozione dello splendido territorio in cui opera. Fondata da Stefano Quarneti, svolge la sua attività a Riolo Terme e organizza – fin dalla nascita (2010) – il Rally di Romagna MTB, gara endurance articolata su più tappe che nel 2013 ha coinvolto due regioni, tre province e sei comuni. Dal 2012 organizza il Campionato Italiano a squadre di ciclismo su strada e collabora con realtà sportive della zona nell’organizzazione logistica di altri eventi. Valore aggiunto della rassegna riolese la bellezza dei tracciati.

Il ciak è in programma il 21 maggio con il prologo pre-serale (ore 19) di tre chilometri (da ripetere due volte) che partirà dal centro di Riolo Terme, transitando dentro la Cava del Gesso di Monte Tondo, nei pressi di Borgo Rivola, un’area di grande pregio speleologico nel cuore del Parco della Vena del Gesso. Il circuito vero e proprio partirà il 22 maggio con una tappa di 81 chilometri e duemila metri di dislivello disegnata nella Val di Nitria, con un tracciato che ripercorrerà la linea Gotica e che avrà la sua “cima Coppi” sul monte Cece. Sarà una frazione scorrevole, non particolarmente selettiva, che consentirà anche di ammirare le bellezze della Vena del Gesso, una delle formazioni geologiche più importanti e caratteristiche dell’intero Appennino emiliano-romagnolo. Il 23 maggio la tappa più lunga, di oltre 100 chilometri. Lo scorso anno il vincitore ci impiegò quasi cinque ore e mezza, mentre l’ultimo classificato tagliò il traguardo dopo nove ore! Il tracciato è lo stesso della scorsa edizione, ma verrà percorso in direzione inversa. Verranno toccati tutti i crinali della Valle del Lamone verso Brisighella fino all’impegnativa guglia del Monte Battaglia, nel comune di Casola Valsenio, un lungo spartiacque tra le valli del Senio e del Santerno, che conserva le vestigia di un’antica rocca medievale. Il sabato successivo, una tappa di 75 chilometri con 2600 metri di dislivello attraverso il Sentiero dei Partigiani (epicentro dei conflitti bellici della Resistenza), Fognano, Brisighella e il sentiero del Lamone nel parco della Vena del Gesso. Il gran finale è in programma il 25 maggio con la Gran Fondo di 48 chilometri, che lambirà l’anello del Monte Mauro (la cima più alta del Parco) e la sua canonica del X secolo recentemente restaurata, passando ancora dentro la Cava del Gesso di Monte Tondo.



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LEGEND CUP

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a cura di ALDO ZANARDI

A CAPOLIVERI L’ULTIMO SFREGIO A NAPOLEONE DAL 16 AL 18 MAGGIO TRE GIORNI DEDICATI ALLA BICICLETTA E ALL’IMPERATORE FRANCESE. CHE QUI SUBÌ UNO DEI PIÙ GRANDI SMACCHI DELLA SUA SFOLGORANTE CARRIERA MILITARE

L’

L’edizione 2014 della Capoliveri Legend Cup proporrà, oltre a tante iniziative, una rievocazione ironica del bicentenario Napoleonico. Perché ironica? Il motivo è semplice: Capoliveri fu l’unico paese dell’isola a non sottomettersi a Napoleone, al quale non vennero pagati tributi e la cosa lo fece notevolmente irritare. Il 31 marzo 1814 le forze coalizzate di Inghilterra, Prussia, Russia e Austria entrarono a Parigi. Napoleone fu costretto a sottoscrivere l’atto di abdicazione e il trattato di Fontainbleau dell’11 aprile gli assegnò l’Elba come principato. Il 4 maggio 1814 Napoleone sbarcò all’Elba, vi rimase sino al 26 febbraio 1815, quando s’imbarcò sul brigantino Incostant per approdare a Golfe Jouan per raggiungere Parigi. Seguì poi l’epilogo con la sconfitta definitiva a Waterloo. Ricorre quindi quest’anno il bicentenario della presenza di Napoleone sull’isola e all’Elba Napoleone Bonaparte sarà ricordato con grandi manifestazioni. Capoliveri ricorderà Napoleone con lo spirito che lo portò a essere l’unico paese dell’Elba a opporsi all’imperatore. Al rifiuto del pagamento dei tributi, Napoleone reagì stilando, il 16 novembre 1814, l’ordine che aveva come titolo: «Emeute à Capoliveri – Sa repression» (sommossa a Capoliveri – la sua repressione).

foto ALDO ZANARDI

Gli storici documentano che «Il dut y envoyer deux compagnies pour mettre les Capoliverais à la raison» (dovette inviare due compagnie per condurre i capoliveresi alla ragione). Per questo a Capoliveri, alla scontata celebrazione della grandezza di Napoleone, si aggiungeranno manifestazioni che permetteranno di sfogliare le pagine di storia scritte dal popolo di Capoliveri. Si tratterà pertanto di un omaggio non riverente a Napoleone. Sono previste iniziative nel campo dell’arte, della musica, del teatro e della cultura, in cui la componente popolare avrà priorità sulle scontate rappresentazioni celebrative. Gli artisti coinvolti, noti pittori e importanti complessi musicali, hanno espresso viva adesione allo spirito che alimenterà le manifestazioni e daranno preferenza a opere e strumentazioni che, riprendendo comunque aspetti e toni ottocenteschi e napoleonici, avranno il carattere della non riverente originalità. Capoliveri vedrà, tra le sue piazzette e i suoi vicoli, il fiorire di momenti d’arte tra pittura, fotografia e poesia, che daranno vita a rievocazioni di momenti storici e leggendari, tra cui la sommossa popolare con alla testa il prete del paese, di cui Napoleone ordinò l’arresto, e la leggenda della Vantina, le cui grazie placarono l’ira di Napoleone che lasciò così in piedi le mura di Capoliveri. Plafoto ALDO ZANARDI

Il gruppo di testa in azione

foto ALDO ZANARDI

stici e momenti di riflessione culturali e storici, riproporranno momenti significativi della storia di Napoleone e tutte le manifestazioni di Capoliveri, dalla Legend Cup alla Festa dell’Innamorata, dalla Festa del Cavatore alla Festa dell’uva, avranno veste napoleonica, con una festività popolare che non potrà non coinvolgere anche gli ospiti di Capoliveri, che potranno divenire a loro volta protagonisti, partecipando alle libere iniziative previste nel campo dell’arte, della fotografia e della poesia, vivendo momenti di gioiosa festività nel corso delle numerose manifestazioni musicali e partecipando ai balli popolari in piazza. La Capoliveri Legend Cup, nel corso del lungo week end tra il 16 e il 18 maggio, proporrà, oltre alle gare di mountain bike, tante iniziative che allieteranno e divertiranno tutti i presenti. La gara del 18 maggio, quest’anno marathon nazionale, con in palio i titoli di campioni regionali marathon, sarà un evento sportivo di altissimo spessore, che vedrà al via tantissimi campioni, sia italiani che esteri. Capoliveri dunque vi aspetta per regalarvi un indimenticabile fine settimana, si potrà pedalare, ballare, apprezzare la gastronomia e l’enologia locale, il tutto in un contesto storico, paesaggistico e naturalistico semplicemente unico. Per info: www.capoliverilegendcup.it www.comune.capoliveri.li.it



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LO SPETTACOLO DELL’XCO a cura di ALDO ZANARDI

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LA STAGIONE AGONISTICA È ALLE BATTUTE INIZIALI, COPPA DEL MONDO E CAMPIONATI MONDIALI SONO ANCORA LONTANI, MA TUTTI GLI ATLETI HANNO GIÀ PIANIFICATO I LORO IMPEGNI. IL CAMPIONE DEL MONDO NINO SCHURTER, AD ESEMPIO, HA IN CALENDARIO LA PARTECIPAZIONE A IMPORTANTI GARE SU STRADA, COME IL GIRO DI SVIZZERA E QUELLO DI ROMANDIA E A BREVE PARTIRÀ PER IL SUDAFRICA DOVE, IN COPPIA CON PHILIP BUYS, PRENDERÀ PARTE ALLA GARA A TAPPE PIÙ IMPORTANTE AL MONDO

foto ALDO ZANARDI

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Il 16 marzo, a Rivera, Canton Ticino (CH), in occasione della “Gara di Apertura Nazionale MTB Monte Tamaro” (un XCO di altissimo livello), abbiamo avuto la fortuna di ammirare all’opera alcuni dei migliori esponenti mondiali di questa disciplina. Al via, oltre allo SCOTT-Odlo MTB Racing Team del Campione del Mondo, il BMC Mountain Racing Team, capitanato da Julien Absalon, il Multivan Merida Racing Team con Thomas Litscher, Kohei Yamamoto Specialized Racing XC MTB, oltre a numerosi altri atleti di alto livello. Un vero banco di prova per testare la bontà del lavoro svolto nella stagione invernale. E lo spettacolo non è certo mancato. Il percorso, tecnico e selettivo, ha esaltato le qualità di questi autentici funamboli della MTB, regalando tanto divertimento a tutti gli spettatori. A Rivera vittoria per Schurter, che ha preceduto Absalon e Litscher. Pressoché in contemporanea, si correva la prima prova degli Internazionali d’Italia a Maser, con al via tutti i nostri migliori interpreti della specialità, eccezion fatta per i due big Fontana e Lechner. Il vincitore è stato Michele Casagrande (Corratec-Keit), dopo una gara molto battagliata che ha riservato tantissimi colpi di scena. Secondo l’estone Martin Loo (Merida Italia) e terzo gradino del podio per Cristian Cominelli (Avion Axevo). Buone prova anche per Luca Braidot, Andrea Tiberi, Gerhard Kerschbaumer e Miguel Martinez.

La partenza Elite uomini

Anche tra gli under 23 sono giunte buone prestazioni, con la vittoria di Stefano Valdrighi che ha preceduto il compagno di squadra Gioele Bertolini e Andrea Righettini. Gara femminile dominata dalla slovena Tanja Zakelj che ha preceduto, di oltre tre minuti, Lisa Rabeinsteiner (terza piazza per Serena Calvetti).

Nino Schurter foto ALDO ZANARDI

Il giorno precedente, negli Stati Uniti, si era corsa la 2ª tappa dell’US Pro XCT, disputata al Bonelli Park. Era presente anche il nostro numero uno dell’XCO Marco Aurelio Fontana, che, dopo una partenza decisa, calava il ritmo, chiudendo in quinta piazza, preceduto dal canadese Geoff Kabush, vincitore assoluto, dallo spagnolo Sergio Mantecon, dall’altro canadese Max Plaxton e dallo statunitense Todd Wells. L’XCO internazionale sta “scaldando i motori”, in attesa degli impegni che vedranno confrontarsi tutti i migliori specialisti mondiali. Fontana e Lechner a parte, l’Italia potrà puntare su tanti giovani promettenti, con la speranza che possano presto confrontarsi con i mostri sacri stranieri, portando i nostri atleti in vetta alle classifiche mondiali. Proprio in questi giorni è stato aggiornato il ranking UCI relativo all’XCO. In campo maschile si conferma al vertice il campione del mondo Nino Schurter con 2105 punti, che conserva un grande vantaggio su Julien Absalon, secondo a 555 punti di distanza. Marco Aurelio Fontana è in quinta posizione, con 1326 punti. Al vertice del ranking femminile la nostra Eva Lechner, con 1907 punti, che precede la slovena Tanja Zakelj, vincitrice della prova di Maser, di 87 punti. Allora buon divertimento con l’XCO, in attesa di poter presto assistere a entusiasmanti sfide nei confronti diretti tra tutti i migliori atleti, con la speranza ci possa essere anche un po’ d’Italia ai vertici delle classifiche.



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RIDIAMOCI SU

8 min

a cura della REDAZIONE

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SAI QUAL È IL COLMO DI UN CICLISTA? BARZELLETTE, FREDDURE E FACEZIE SUL MONDO TRAGICOMICO DELLA BICICLETTA

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Barzellette, freddure e battutacce demenziali. I ciclisti – al pari di carabinieri, suore e cinesi – sono uno dei bersagli prediletti dagli amanti della comicità. Veicolo poetico per eccellenza, la bicicletta, infatti, da sempre, ha stuzzicato la fantasia di giullari e menestrelli che, nella santificazione della fatica, si sono sempre divertiti a cogliere quel rivolo di sadica ironia. E allora, ecco una galleria assortita di proverbi e facezie dedicate ai ciclisti. Alcune vi faranno sorridere, altre piangere. Ma una dopo l’altra, tutte queste citazioni ci confermano l’universalità di una disciplina che, tra imprese e tragedie, non può dirsi solo sportiva.

«Nel prossimo giro d’Italia ci sarà la tappa Milano-Carezza e ritorno...» (Mbgiorge) «Come si chiama il più famoso ciclista cinese? In Cho Dai» «Il colmo per un ciclista piromane: bruciare le tappe!» «Su uno specchietto usato dai ciclisti degli Stati Uniti: “Ricordarsi che gli oggetti nello specchio sono realmente dietro di voi”» «Come faceva Pantani quando saliva le colline con la bici? PANT PANT»

«Due ciclisti arrancano per una ripida salita. Ad un certo punto uno non ce la fa più e chiede all’altro: “Ma ti ritiri, tu?”. E l’altro, sbeffeggiandolo: “Matiritirità”» «Quali sono i muscoli più sviluppati del ciclista? I BICIpiti» «Mio padre mi regalò una fiammante bicicletta rossa. Io lo abbracciai forte e gli dissi: “Grazie, papà!”. E lui rispose: “Niente, niente. Così magari, uno di questi giorni, pedali fuori dalle balle”» «Sì, Dio mi avrà aiutato di sicuro. Però a sudare su quella bicicletta c’ero io» (Franco Chioccioli) «La bicicletta è un veicolo curioso: il suo passeggero è il suo motore» (John Howard) «Il colmo per un ciclista? Parlare a ruota libera!» foto

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«Studente inforca l’ABC e scappa da scuola pedalando» (Dodo©)

«Il ciclismo è uno sport antiestetico, ingrossa le cosce... meglio il biliardo» «C’era chi scriveva di un corridore ‘Sotto quelle mutandine batte un cuore d’atleta’» (Enzo Biagi) «Cos’è il ciclo liturgico? La bicicletta del prete!» «Due amici escono in tandem Si fanno una bella salitina di una decina di km Arrivati in cima il primo dice al secondo “Vacca boia che dura che è stata... ho tutto male alle gambe a forza di pedalare” E il secondo risponde “pensa me... ho tutto male alle mani a forza di frenare...”» «Perché i nani partecipano al Giro d’Italia? Per farsi tutte le tappe!» «Una sera andando a dormire Pierino vede sua sorella che si accarezza il seno davanti allo specchio e dice: “Voglio un uomo! Voglio un uomo!”. Per diverse sere Pierino assiste alla stessa scena finché un giorno Pierino vede un uomo che fa all’amore con sua sorella. Allora Pierino corre in camera sua, si accarezza i seni davanti allo specchio e dice: “Voglio una bici! Voglio una bici!”» «“Fatevi la moto”» (da un cartello al Giro d’Italia) «Due studenti di ingegneria si incontrano e uno dice incantato: – Dove hai trovato quella bici? – Mentre passeggiavo ieri ho incontrato una bellissima ragazza in bici che si ferma davanti a me, posa la bici in terra, si spoglia nuda, completamente, e mi dice: “Prendi quello che vuoi” – Hai fatto bene, i vestiti ti sarebbero stati sicuramente troppo stretti» «“Sono sempre i migliori che se ne vanno” come disse il ciclista ultimo al giro d’Italia» «Il raggio si misura in bicicletta?


«Era un ciclista così potente che a volte doveva frenare in salita per non finire fuori strada» (Stefano Benni) «Conosco un ciclista di Rovigo così sfortunato che quando stava per battere il record dell’ora di Moser è scattata l’ora legale» (Gene Gnocchi) «La prima volta che vedrò sorridere una persona mentre va in bici in salita, prenderò in considerazione l’idea di imitarlo» «“Mi prendi in giro?”. “E che, sono un ciclista?”» «Legge di Murphy: “Dopo che per tutta la mattinata non è piovuto, non appena salirai sulla tua bici, verrà giù una massa d’acqua proporzionale (in metri cubi) ai chilometri che ti eri proposto di fare”» «Se in Olanda, all’improvviso, scendessero tutti insieme dalle biciclette, credo che il paese sprofonderebbe» «Una signora ha una topina che perde il pelo e telefona al veterinario. Sbaglia numero e chiama un rivenditore di biciclette e il dialogo si svolge così: “Dottore, la mia topina perde il pelo”. E di risposta: “O cambia la sella o pedala più piano...”» «Colmo per un ciclista: perdere dei minuti lungo una salita e tornare indietro a cercarli» «Il tandem è l’unico mezzo che ho trovato, gli altri erano tutti interi» «Bugno e Chiappucci saranno, anzi Bugno e Chiappucci dovrebbero: meglio usare il connazionale»

«Una ragazza ben dotata arriva sulla piazza del paese in bicicletta, scende ed appoggia il mezzo contro un albero. Appena si allontana la bicicletta scivola e cade rovinosamente a terra suscitando le risa dei ragazzi che bazzicano la piazza. La ragazza si volta, li fissa e dice: “Beh, ragazzi, vorrei vedere voi dopo un’ora fra le mie gambe...”» «Colmo per un ciclista: prendere il sole con i raggi della bicicletta» «“Perché giri con una porta sul manubrio della bici?”. “Siccome ho il campanello rotto, busso!”» «Pierino chiede a suo padre: “Papà, a Natale mi regali la bicicletta?”. “Hai studiato l’alfabeto?”. E Pierino: “NO!”. “Allora niente bicicletta fin quando non lo impari!”. Due ore dopo dopo il babbo chiede a Pierino: “Allora hai studiato l’alfabeto?”. “Sì, l’ho studiato!”. “Bene, fammi sentire...”. “A... B... C... CLETTA!!!”.»

«Qual è la corsa preferita dai ciclisti? Miss Corsica.» «Hai voluto la bicicletta? Adesso montaci le rotelline!» «Cosa canta un ciclista all’antidoping? Penso Positivo!!!» «Con uno scatto imperioso il ciclista Forfora balzò in testa al gruppo» «Cos’é il ciclo mestruale? La bicicletta del marchese» «Lettera del soldato: “Cara mamma oggi mi hanno fatto i raggi; se domani mi fanno le ruote vengo a casa in bici”» «I sette nani si iscrissero in massa alla corsa ciclistica quando seppero che c’erano molte tappe» «Parole crociate: “Fatto per vincere”. “Pantani”» «Oggi ho rottamato la mia cara bici. È la fine di un ciclo» «La mia bici: l’unica parte che non faceva rumore era il campanello»

«È vero che i ciclisti giamaicani usano biciclette da donna perché si sono fumati già la canna?» «Una siringa a terra è segno della brutta strada che ha preso un LIÉ A/JU RÉR povero disgraziato. Tre siringhe R A /G BOO a terra sono indice dell’evidente BAM foto degrado della nostra società. Dieci siringhe a terra sono segno di come questo schifo di governo ci ha ridotto e non fa nulla per rimediare (ecc...). Cinquanta siringhe a terra sono una tappa del ‘Giro d’Italia’» «Perchè i campioni di ciclismo sono sempre molto calmi? Perché sanno vincere con distacco »


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foto NATALE REBOLDI

BARDOLINO BIKE 7 min a cura di ALDO ZANARDI

PRIMI VERDETTI DI STAGIONE

LA RASSEGNA SUL LAGO DI GARDA È STATA IL PRIMO VERO BANCO DI PROVA PER I TOP TEAM ITALIANI CON OLTRE 1400 ATLETI ISCRITTI E BEN 1213 CLASSIFICATI. IL PERCORSO VELOCE E IN PERFETTE CONDIZIONI HA CONSENTITO UN BUON “RODAGGIO” ANCHE A CHI ERA ALLA SUA PRIMA GARA STAGIONALE

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Daniele Mensi e Cristian Cominelli

A Bardolino, sulle rive del lago di Garda, il 9 marzo scorso, si sono riversati oltre 1400 biker che hanno letteralmente invaso la splendida località lacustre. Il grande lavoro di Ivan Cristofoletti e dell’ASD Giomas ha dato i suoi frutti. Il percorso, rivisto rispetto alla passata edizione e l’affinamento di tutte le fasi pre e post gara, hanno riscosso l’unanime apprezzamento dei partecipanti. La presenza della quasi totalità dei top team ha aggiunto una nota di prestigio a quest’evento, consacrandolo come il vero e proprio esordio stagionale. Alle 9.45 scatta il primo gruppo di 700 concorrenti, con presenti tutti i big. La prima parte di gara, molto veloce, non permette di originare una gran selezione, si sta troppo bene a ruota. Sulle prime asperità è Daniele Mensi (Scott Racing Team) il primo a tentare un allungo, subito tallonato da Cristian Cominelli (Avion Axevo). Il duo guadagna qualche decina di metri ma alle loro spalle collaborano e non lasciano scappare la coppia di testa. Tony Longo, Leonardo Paez e Gerhard Kerschbaumer (I.dro Drain Bianchi), Fabian Rabensteiner (Focus Xc Italy Team), Michele Casagrande (Team Corratec-Keit) e Franz Hofer (Scott Racing Team), compongono il primo gruppo d’inseguitori. Alle loro spalle Efrem Bonelli (Bottecchia Factory team), Frans Claes (Polimedical), Marco Ponta (Scott Racing Team) e l’inossidabile Marzio Deho (Cicli Olympia). Pochi chilometri e le carte si rimescolano. A circa metà gara al comando si ritrovano in sette, il treno Scott con Mensi, Hofer e Ponta, Cominelli, Casagrande, Deho e Rabensteiner, con poco distanti Longo, Paez e Bonelli. Dopo una ventina di chilometri iniziano le asperità più dure e a mettersi in evidenza sono ancora Mensi, che ha dimostrato già vincendo due gare un ottimo stato di forma, e Casagrande. Il duo non riesce, però, a guadagnare gran margine e Longo con Cominelli tentano il ricongiungimento. Lungo la discesa della Val Sorda, caratterizzata da numerosi guadi, Cominelli riesce ad agganciare Mensi e Casagrande, mentre Longo perde qualche metro di troppo per giocarsi il finale con il terzetto di testa. La parte finale di gara è molto veloce e non consente allunghi solitari, lì si capisce che i tre si sarebbero giocati la vittoria in volata tra i vicoli di Bardolino.

foto NATALE REBOLDI

Il vincitore Michele Casagrande

LE CLASSIFICHE Maschile 1) Michele Casagrande (Team Corratec-Keit) 01:26:49 2) Cristian Cominelli (Avion Axevo MTB Pro Team) 01:26:51 3) Daniele Mensi (Scott Racing Team) 01:26:55 4) Tony Longo (I.Idro Drain Bianchi) 01:27:14 5) Marzio Deho (GS Cicli Olympia) 01:27:37 6) Franz Hofer (Scott Racing Team) 01:27:39 7) Hector Leonardo Paez Leon (I.Idro Drain Bianchi) 01:27:41 8) Gerhard Kerschbaumer (I.Idro Drain Bianchi) 01:27:56 9) Fabian Rabensteiner (Focus Xc Italy Team) 01:27:56 10) Frans Claes (Polimedical ASD) 01:27:58 11) Martino Fruet (Carraro Team – Trentino) 01:28:25 12) Efrem Bonelli (Bottecchia Factory Team) 01:28:56 13) Omar Lombardi (Titici LGL Pro Team) 01:30:31 14) Walter Costa (Team Selle San Marco-Trek) 01:30:48 15) Andrea Righettini (Focus Xc Italy Team) 01:31:13 16) Marco Ponta (Scott Racing Team) 01:31:15 17) Federico Barri (Titici LGL Pro Team) 01:31:35 18) Igor Baretto (Scott Racing Team) 01:31:49 19) Luca Gandola (KTM Protek Torrevilla MTB) 01:31:54 20) Giorgio Rossi (I.Idro Drain Bianchi) 01:31:56 Femminile 1) Anna Oberparleiter (Carraro Team – Trentino) 01:43:03 2) Serena Calvetti (Team Corratec-Keit) 01:43:46 3) Lisa Rabensteiner (Focus Xc Italy Team) 01:44:34 4) Mara Fumagalli (KTM Protek Torrevilla MTB) 01:46:51 5) Paola Pezzo (SC Barbieri) 01:47:44 6) Lorena Zocca (SC Barbieri) 01:51:04 7) Luisa De Lorenzo Poz (GS Team Estebike Zordan) 01:52:25 8) Cristina Roberti (Pro Bike Riding Team) 01:53:18 9) Valentina Frasisti (ASD Emmebike Orbea Italia) 01:54:42 10) Chiara Teocchi (I.Idro Drain Bianchi) 01:54:49

Il terzetto entra compatto nell’abitato ma è Casagrande il più lesto a imboccare per primo l’ultima strettoia che porta all’arrivo. Cominelli lo segue da vicino ma non può fare più nulla, solo un errore di Casagrande lo rimetterebbe in gioco, mentre Mensi, che ha capito che la vittoria è ormai sfuggita, li segue a qualche metro. Ma Casagrande non sbaglia neppure nell’ultima insidiosa curva su ghiaino e vince la Bardolino Bike, dopo 42 km, con il tempo di 1h 26’ 49”. Cominelli è secondo e Mensi sale sul gradino più basso del podio. Longo chiude solitario in quarta posizione, mentre Deho riesce ad avere la meglio su Hofer, rispettivamente quinto e sesto. La gara femminile ha visto trionfare Anna Oberparleiter (Carraro Team – Trentino), a lungo impegnata da Serena Calvetti (Team Corratec-Keit) che perde qualche metro di troppo lungo la discesa della Val Sorda, cosa che non le consente di tentare il rientro per giocarsi la vittoria in volata. Lisa Rabensteiner (Focus Xc Italy Team) completa il podio. Quarta piazza per Mara Fumagalli (KTM Protek Torrevilla MTB) e quinta l’olimpionica Paola Pezzo (SC Barbieri), seguita dalla compagna di squadra Lorena Zocca.


a cura di ROBERTO ZANETTI Set di spazzole per la pulizia delle parti più delicate della bicicletta e dei suoi componenti

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TEAM HOBBY BIKE a cura di ROBERTO ZANETTI

robertozanetti65@gmail.com

VENTICINQUE ANNI DI GRANDE PASSIONE IL VICE-PRESIDENTE DEL TEAM HOBBY BIKE DI GAMBETTOLA GIANCARLO SELIGHINI CI RACCONTA CHI SONO, COSA FANNO E COME SI DIVERTONO I COMPONENTI DEL SUO TEAM AMATORIALE

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Giancarlo, come nasce il Team Hobby Bike di Gambettola? E soprattutto, per merito di chi? «Nasce a Gambettola nel 1988, con il nome di ‘Hobby Bike’, il primo club (anche per la Romagna) di appassionati di questo bellissimo sport. Di chiara ispirazione ‘americana’, per opera degli storici fondatori riuniti sotto un solo sponsor, Marmi Giunchi, e guidati dal primo presidente Urbano Giunchi (che nel 1991 cederà il testimone a Sandro Baldissarri, detto ‘Sandrino’, che diverrà lo storico presidente del gruppo e rimarrà in carica per ben quindici anni), l’Hobby bike prende vita. Dal 2007 in poi è storia recente: la presidenza del gruppo è stata conferita a Bruno Nanni, che, con un nuovo Consiglio di Amministrazione e Comitato Direttivo, lavorano coesi. Con grande passione e dedizione infondono nei numerosi giovani biker, che sono parte integrante del futuro del team, la voglia di farsi conoscere e l’entusiasmo di organizzare e partecipare a grandi iniziative. Il nuovo gruppo, spinto dalla passione e dallo spirito di libertà, comincia fin da subito la programmazione di spettacolari escursioni lontane dal traffico urbano, dal rumore e dallo smog. Una nuova filosofia prende forma nel ricercare momenti di crescita e di qualità, sia individuali che collettivi, con emozioni sempre più intense nel libero contatto con la natura.» Da quanti tesserati è composto il vostro gruppo ciclistico amatoriale? Ci sono solo uomini o con voi corrono anche delle donne?

I componenti del Team Hobby Bike foto LASTRUCCI FOTOGRAFIE

«Attualmente gli iscritti, tra MTB e strada, sono circa sessanta; purtroppo solo due donne.» Avete un luogo d’incontro fisso dove vi trovate per le uscite del fine settimana o, di volta in volta, decidete località di partenza e itinerario per le vostre pedalate? «L’Hobby Bike si ritrova normalmente il sabato mattina al Bar Mazzini di Gambettola alle ore 8 e la domenica mattina, con l’orario invernale, sempre al Bar Mazzini alle ore 8.30. Con l’orario estivo, invece, si anticipa la partenza di mezzora.» La Romagna è per tradizione terra di ciclisti. Tra di voi ci sono solamente ro-

magnoli o qualcuno proviene anche da altre zone? «L’Hobby Bike è chiaramente una società aperta a chiunque voglia praticare il ciclismo in ogni sua forma: agonismo e amatoriale. Non a caso tra i soci troviamo atleti di tutte le età, la maggior parte romagnoli ma anche di altre regioni.» A quali manifestazioni avete deciso di partecipare per la stagione 2014? Preferite le gare singole o i circuiti e, visto che tra di voi ci sono molti bikers, preferite gli eventi su strada o in mountain bike? «Per quest’anno, oltre alla classica Adriaticoast (circuito di pedalate ecologiche locali) che ci vede impegnati in 2 date, di cui una in notturna, si è deciso di partecipare anche al Tour delle 3 regioni – Scott, oltre che al Campionato Romagnolo per MTB.» Che ruolo ha il negozio Alice Bike nella vita e nella gestione del vostro team? Come vi trovate con i marchi trattati dal vostro punto vendita di fiducia? «Per affrontare tutti questi impegni agonistici abbiamo scelto Alice Bike perché, oltre ad essere uno dei nostri sponsor nell’abbigliamento tecnico, è anche un ottimo punto vendita dove si può trovare tutto il meglio per il mondo del ciclismo. Inoltre si può contare sull’esperienza di Alice e Marco che, innanzitutto, sono tester di quello che vendono e sanno quindi consigliare cos’ha realmente bisogno il cliente per la propria passione sulle due ruote.»



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LE SO TUTTE!

(O QUASI)

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a cura della REDAZIONE

SEI UN VERO INTENDITORE DI CICLISMO? TRENTA DOMANDE PER METTERE ALLA PROVA LA TUA CULTURA SULLE DUE RUOTE DI IERI E DI OGGI. SCOPRI SE SEI UN ORACOLO O UNA SCHIAPPA

1. Quale dei seguenti atleti era soprannominato “Il Cannibale”? Marco Pantani Lance Armstrong Bernard Hinault Eddy Merckx Francesco Moser 2. Tre di questi ciclisti hanno vinto cinque Giri d’Italia. Chi è l’intruso? Felice Gimondi Alfredo Binda Eddy Merckx Fausto Coppi 3. Chi fra questi corridori ha vinto più tappe al Giro d’Italia? Learco Guerra Mario Cipollini Alfredo Binda Costante Girardengo Eddy Merckx Alessandro Petacchi 4. Chi è stato il primo ciclista a vincere le cinque classiche più importanti del ciclismo (Parigi-Roubaix, Milano San Remo, Giro delle Fiandre, LeigeBastogne-Leige e Giro di Lombardia)? Fausto Coppi Eddy Merckx Jacques Anquetil Rik Van Looy Felice Gimondi 5. Quale dei seguenti atleti era soprannominato “El diablo”? Mario Cipollini Miguel Indurain Gianni Bugno Claudio Chiappucci Maurizio Fondriest

Michael Rasmussen Davide Rebellin Alessandro Petacchi Francesco Casagrande

8. Quale ciclista ha vinto più tappe alla Vuelta di Espana? Alessandro Petacchi Laurent Jalabert Dello Rodriguez Rik Van Looy Miguel Indurain Tony Rominger 9. Chi è l’attuale detentore del record dell’ora? Chris Boardman Graeme Obree Ondrej Sosenka Miguel Indurain Henri Desgrange 10. Chi ha vinto più edizioni della Milano-Sanremo? Costante Girardengo Eddy Merckx Erik Zabel Gino Bartali Roger de Vlaeminck Oscar Freire 11. Perché Alberto Contador non partecipò al Tour de France del 2008? Per un infortunio muscolare Perché doveva scontare una squalifica per doping Perché puntò tutto sul Giro d’Italia Perchè la sua squadra non fu invitata Perché il suo team fu vittima di una intossicazione alimentare alla vigilia della partenza

6. Quale corridore ha vinto più tappe al Tour de France? Jacques Anquetil Bernard Hinault Eddy Merckx André Leducq Miguel Indurain

12. Qual è il nome di battesimo dell’olandese Raas? Alex Roger Denis Jan Leon Julian

7. Quale di questi ciclisti non è mai stato coinvolto in casi di doping? Igor Astarloa Michele Bartoli Laurent Brochard

13. Quale di questi corridori non è statunitense? Andrew Hampsten George Hincapie Chris Horner

Sean Kelly Greg Lemond 14. Di che nazionalità era Joop Zoetemelk? Belga Olandese Svizzero Austriaco Danese 15. Il miglior piazzamento di Moreno Argentin nella classifica generale del Giro d’Italia 1° 2° 3° 4° 5° 16. Gianni Bugno è nato: In Italia In Germania In Svizzera In Inghilterra In Lussemburgo 17. Ai Mondiali del 1976 di Ostuni Francesco Moser arrivò secondo dietro a… Freddy Maertens Hennie Kuiper Dietrich Thurau Gerrie Knetemann Roger de Vlaeminck 18. Qual è stato il vincitore più anziano del Giro d’Italia? Fiorenzo Magni Francesco Moser Bernard Hinault Gianni Bugno Gilberto Simoni Alfredo Binda 19. Su quale colle Pantani s’involò nella tappa di Les Deux Alpes nel Tour del 1998? Colle del Galibier Colle del Tourmalet Moncenisio Mont Ventoux Col d’Iseran 20. Quale ciclista russo ha vinto nel 1994 il Giro d’Italia? Konyshev


129 Fabian Cancellara Alessandro Ballan Tom Boonen Thor Hushovd Filippo Pozzato 26. Uno di questi ciclisti non ha mai vinto le olimpiadi Jan Ullrich Paolo Bettini Samuel Sanchez Aleksandr Vinokurov Erik Dekker 27. Con quali di queste squadre Fausto Coppi non corse mai nella sua carriera? Bianchi Carpano Legnano Tebag S.S. Lazio Ciclismo Fausto Coppi Costante Girardengo Ugrumov Zberg Ekimov Berzin 21. Nelle ultime tre edizioni della Milano-Sanremo, chi è il ciclista salito sempre sul podio? Peter Segan Philippe Gilbert Fabian Cancellara Matthew Goss Gerald Ciolek 22. Quattro di questi ciclisti, vincendo il Giro d’Italia, hanno indossato la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa. Chi è l’intruso? Gianni Bugno Eddy Merckx Alfredo Binda

23. Quale ciclista perse tragicamente la vita durante la discesa di una tappa alpina al tour 1995? Fabio Casartelli Richard Virenque Piotr Ugrumov Udo Bolts Frank Vandenbroucke 24. Nel 1980 quale ciclista italiano arrivò secondo ai Mondiali di ciclismo dietro a Bernard Hinault? Gianbattista Baronchelli Giuseppe Saronni Claudio Corti Francesco Moser Franco Bitossi 25. Chi è il corridore che ha vinto tre delle ultime sei edizioni della ParigiRoubaix?

28. In che anno si ritirò dalle corse Giuseppe Saronni? 1986 1987 1988 1989 1990 29. Uno di questi non è mai stato Commissario Tecnico della nazionale italiana di ciclismo Vittorio Adorni Learco Guerra Alfredo Binda Fiorenzo Magni Alfredo Martini 30. Quale corsa non ha mai vinto Giovanni Battaglin? Giro d’Italia Vuelta di Espana Milano-Sanremo Tappa al Tour de France Coppa Placci

30 risposte esatte: ORACOLO da 27 a 29 risposte esatte: VERO INTENDITORE da 24 a 26 risposte esatte: ESPERTO da 20 a 23 risposte esatte: APPASSIONATO da 14 a 19 risposte esatte: CULTURA BASICA da 10 a 13 risposte esatte: SCARSINO da 7 a 9 risposte esatte: ARROSSISCI da 4 a 6 risposte esatte: SCHIAPPA da 0 a 3 risposte esatte: QUANTE RUOTE HA UNA BICICLETTA?

RISPOSTE 1. Eddy Merckx; 2. Felice Gimondi; 3. Mario Cipollini; 4. Rik Van Looy; 5. Claudio Chiappucci; 6. Eddy Merckx; 7. Michele Bartoli; 8. Dello Rodriguez; 9. Ondrej Sosenka; 10. Eddy Merckx; 11. Perché la sua squadra non fu invitata; 12. Jan; 13. Sean Kelly; 14. Olandese; 15. 3°; 16. In Svizzera; 17. Freddy Maertens; 18. Fiorenzo Magni; 19. Colle del Galibier; 20. Berzin; 21. Fabian Cancellara; 22. Fausto Coppi; 23. Fabio Casartelli; 24. Gianbattista Baronchelli; 25. Tom Boonen, 26. Erik Dekker; 27. Tebag; 28. 1990; 29. Vittorio Adorni; 30. Milano-Sanremo.


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INBICI PER IL MONDO andigio@alice.it

a cura di ANDREA PELO DI GIORGIO

SEMPLICEMENTE… IO

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13 min

TARVISIO-COURMAYEUR, 1204 KM DA PERCORRERE SOTTO IL FREDDO E LE INTEMPERIE. PER CAPIRE CHE, IN FONDO, I LIMITI DELL’UOMO SONO SOLO UN OLOGRAMMA

U

Una linea rossa si fa largo nella mente, imprimendo un segno deciso sulla cartina geografica e transitando poi – passo dopo passo – sotto ai piedi fino a diventare un viaggio emozionale. Senza precedenti. “… io” non è una semplice sfida sportiva o un evento estremo. È una traccia di vita in grado di attraversare la mia anima di runner e di uomo, una lenta e costante folgorazione che mi invade in un crescendo spaventoso. Tarvisio-Courmayeur, 1204 km disegnati con la temeraria leggerezza che mi contraddistingue, sorvolando su tutti i moniti e gli sperticati consigli che mi piovono da ogni latitudine. È una sensazione forte quella che inseguo, convinto che “… io” mi avrebbe regalato qualcosa di speciale, unico; mi accompagna nell’attraversamento di uno spazio temporale ingannevole, capace di farti vedere la sfida molto distante per fartela trovare davanti in men che non si dica. Non ho ancora preparato tutto, c’è sempre qualcosa che va storto ma che magicamente si mette a posto all’ultimo granello di clessidra. I battiti secchi del cuore si fanno largo nello stato di un’amabile tensione che contraddistingue ogni mia nuova sfida. C’è un sano istinto di paura a darmi la sicurezza necessaria per scongiurare errori tanto prevedibili quanto dannosi, mentre la leggera incoscienza

che fa parte del mio essere si fonde dolcemente con la parte più poetica del mio ego. Tanta voglia di mettermi alla prova ancora una volta, testare i miei limiti esplorando il pianeta mente. Alle 8 del 15 febbraio con il saluto ufficiale del primo cittadino di Tarvisio, sig. Renato Carlantoni, le gambe cominciano a girare, mentre la mente inizia il suo costante ed impegnativo lavoro. Scema la tensione, cambiano i parametri, nuove emozioni germogliano durante una fatica non violenta ma presente e costante per tutta la giornata. La strada, il rumore dei passi, del mio respiro, il cigolìo del carretto tecnico al seguito (Liso) sono i compagni di un “gioco” di almeno tre settimane lungo il tragitto verso Courmayeur. Una sfida da costruire giorno dopo giorno con piccoli traguardi scomponibili in ulteriori micro-traguardi mantenendo sempre ben presente l’obiettivo finale perennemente in stand by… ci sono ma non ti peso. Ascoltarsi, capire le sensazioni, gli input che il fisico lancia nel corso di tutti i passi che si appoggeranno, più o meno pesantemente, sul manto stradale è il compito principale delle prime giornate. Infondere al proprio fisico il compito di una mole di lavoro inusuale per un fisico allenato solo all’ordinario. La prima settimana è sicuramente la più dura fisicamente e mentalmente. I carichi di lavoro, in un batter d’occhio, sembrano decuplicati e i percorsi non sono dei più facili. Lo svalico del Passo Mauria (percorso sotto ad una copiosa nevicata) e la successiva salita verso il lago Misurina del 3° giorno è sicuramente una delle tappe più impegnative di questo viaggio. La salita (6,5 km 750 D+), il freddo, l’immersione in un contesto reso quasi irreale dall’abbondante nevicata, l’aspetto quasi abbandonato di quel territorio hanno messo a dura prova la mia resistenza facendomi trascorrere i km più lunghi dell’intera sfida e devastandomi la muscolatura delle gambe fortunatamente aiutata dal prezioso lavoro di spalle e braccia con l’ausilio di preziosi bastoncini. Neanche il tempo di riposarsi a dovere che un’altra terribile tappa mi faceva l’occhiolino regalandomi una giornata di pioggia battente e continua nel mio viaggio verso Brunico prima e Rio di Pusteria dopo, percorsa nell’intera seconda parte sulla rinomata ciclabile che unisce Brunico a Dobbiaco. Trenta km di corsa/cammino lontano dalla strada statale e da qualsiasi centro


131 solo dopo aver svolto l’importante e piacevole “compito” di aggiornare il mio blog trasferendo ai lettori il regalo della giornata, (http:// andreapelodigiorgio.blogspot.it/p/io.html) fungevano da ricaricamento pile equiparandomi un po’ alla tecnologia moderna che necessita di essere collegata alla rete elettrica per poterla sfruttare anche il giorno dopo. Pioggia, neve e vento forte non hanno fatto altro che esaltare i valori della sfida donandole, nel caso ce ne fosse stato bisogno, quel tocco di estremo in più ed esaltando nel contempo la qualità del materiale tecnico fornitomi.

abitato in cui avrei potuto trovare almeno un appoggio per un ristoro/relax. Sei lunghe e pesanti ore passate a sguazzare in mezzo a profonde pozzanghere che mi trasmettono la sensazione del freddo su tutto il corpo togliendomi, che fortuna, quella del sonno che avanza. Giornate dure, durissime, logoranti fisicamente e mentalmente che accrescono la mia sicurezza di essere in grado di combattere sempre a testa alta non mollando la presa che mi divide dall’obiettivo finale. Il caldo dell’albergo serale, una doccia ristoratrice, la cortesia degli albergatori ed una buona cena seguita da circa 6 ore di sonno,

I passaggi dai centri turistici importanti quali Cortina, Dobbiaco, Auronzo di Cadora, Brunico, Folgarida, Courmayeur, dalle città di Bolzano, Bergamo e Milano sono risultati un grosso polo di attrazione nei confronti di questa misteriosa figura che si muove con un carretto al seguito battente vessillo di Amref Italia Onlus (www. amref.it), la principale associazione Africana in Italia che raccoglie fondi, muovendosi fattivamente per la crescita di questo continente dall’incredibile e magico fascino. Tanti progetti umanitari in corso, tanto cuore sul campo e tanto orgoglio, per me, nell’essere divenuto un piccolo testimonial sfruttando la visibilità conquistata in questi anni di sfide sportive avvolte da una sana filosofia di vita. La magia arriva puntuale, sperata e in un certo senso anche prevista, dopo una settimana. Tanto è servito al fisico per metabolizzare i carichi di lavoro giornalieri, tanto è servito alla mente per ricevere un feedback molto più positivo dal corpo nel corso di tutta la giornata. Altre sensazioni mi avvolgono, da quel momento so di poter contare a pieno del mio fisico, posso chiedergli tranquillamente un impegno ulteriore, un passo più veloce, più chilometri di corsa riuscendo a gestire i piccoli dolori che mettono immancabilmente il naso fuori dalla porta quando c’è una mole di lavoro così importante. La consapevolezza di “potere”… che cosa fantastica.


132 Saranno 20 giorni e qualche ora quelli che mi accompagneranno al “traguardo” di Courmayeur in un crescendo di sensazioni ed emozioni personali da far venire i brividi solo a pensarle. Giorni che mi accompagneranno nella loro lentezza a vivere il mondo e la vita con un’intensità diversa, più profonda, nella quale non esiste la fretta, nella quale un minuto può diventare estremamente lungo così come un chilometro. Parametri di tempi, distanze completamente sballate, ridisegnate, nuove ma con un fascino al loro interno che ti donano qualcosa dentro creando un sorriso capace di nutrire l’anima. Ogni tipo di incontro passa dentro di te, il modo di essere delle persone cambia sensibilmente da luogo a luogo mantenendo, nella maggior parte dei casi, un’estrema cortesia e disponibilità nei tuoi confronti (l’uomo col carretto) che così, senza un senso ben preciso, sta attraversando l’Italia. L’ospitalità fornitami da alberghi, ristoranti e bar rimangono un segno di quelli che ti aprono il cuore, la spontaneità ed i sorrisi con cui essa viene offerta parlano da soli e sono elementi che evidenziano il buon cuore della maggior parte delle persone. Un passo avanti l’altro, costante e deciso, di corsa (tanta devo dire) o camminando, panorami mozzafiato, gente, piccoli particolari che passano sotto agli occhi entrando di prepotenza dentro al mio hard disk umano, sottolineando che la bellezza del mondo inizia proprio da lì per arrivare alle imponenti maestosità regalateci da Madre Natura. La calma, l’uscire dalla frenesia dei ritmi della vita può regalarti tutto questo facendoti aprire gli occhi su piccole e fantastiche cose che normalmente non siamo in grado di vedere od apprezzare. Attraversare gli spazi a piedi, la gioia immensa di sentire gli occhi che corrono liberi spaziando in ogni angolo del tuo campo visivo, assenza di confini, nessuna barriera… niente. Diventare tutt’uno con ciò che ti circonda, respirarlo profondamente, polmoni, occhi, anima. È uscire da se stessi, volare dentro ad una dimensione astratta, riuscire a vedere nell’immensità del mondo che ti circonda quel pic-

colo omino che transita, piccolo ma con dentro delle sensazioni che lo fanno sentire grande con e per se stesso… semplice e pura libertà. Un valore immenso. “… io”, la ripetitività seriale di un gesto, di una fatica fisica, una prova mentale che non pesa ma dona la possibilità di vivere l’importanza e la potenza di un obiettivo finale. Una strada giornaliera pronta ad essere riempita e colorata di tutto. Sorrisi, avvenimenti allegri, momenti difficili nei quali la tua decisa reazione, non farà altro che donarti ulteriore autostima. 50/60 km giornalieri con punte di 65, 10/12 ore al giorno, una traccia rossa che – giorno dopo giorno – si allunga sulla cartina dell’Italia del Nord. Un grande lavoro dell’amico Fabrizio (www.heartware. it) ha portato “… io” a divenire un evento importante atteso e conosciuto da gente e mass media. Un grandissimo piacere. Sono le persone con la P maiuscola, le grandi sensazioni, il crescendo di un’emozione che mi esploderà dentro riempendo – come impazzita – ogni mio piccolo angolo, la consapevolezza di potere, l’ulteriore conferma che il “non ce la posso fare” è solo una barriera creata dalla mente che mi rimarranno dentro. Poi arriva il momento del “peccato”, quello in cui ti rendi conto che il gioco sta finendo e che tutto quel vissuto giornaliero, una volta tagliato il traguardo, scemerà facendoti rientrare nella vita normale. È sempre così, un po’ come il Natale dove, Andrea Pelo Di Giorgio con il sindaco di Courmayeur Fabrizia Derriad e la fidanzata Lisa Lapomarda in fondo, il gusto sta nell’attesa, poi apri regali e la magia scema molto velocemente. E se così non fosse, perderebbe il suo fascino. Gli ultimi momenti transitano assorbendo tutto quello che le emozioni mi stanno regalando, pensando a quei 20 giorni che sono letteralmente volati via. 1150 km sono inesorabilmente passati sotto ai miei piedi consumando le mie fantastiche Scott-T2, portandomi alle falde di Courmayeur dove ho avuto la gioia di trovare un’accoglienza da campione. La presenza di Lisa (la mia ragazza), Fabrizio, Dario, i personaggi locali e l’ufficialità di Scott al mio arrivo sono stata l’ultima sferzata di una forte emozione che mi ha pervaso l’animo regalandomi una grande vittoria personale (e di gruppo) ed un’immensa esperienza di vita. “… io”, affascinante, intensa… profondamente vissuta. Domani Arriva Sempre


www.cuccoinbike.it


Sullo sfondo il primo e il secondo gruppo

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GRAN FONDO ILHA DO SAL a cura di ALDO ZANARDI

CAPO VERDE, PEDALANDO NELL’EDEN

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8 min

MARE, SOLE, BUON CIBO E UNA SIMPATICA COMPAGNIA. QUESTI GLI INGREDIENTI CHE HANNO CONTRADDISTINTO LA SETTIMANA TRASCORSA NELL’ARCIPELAGO AFRICANO, UN AUTENTICO PARADISO PER LA PRATICA DELLA MTB

D

Dopo Fuerteventura, il gruppo Scott – capitanato da Mario Noris – con il supporto di Guido Camozzi e Arturo Agazzi, è tornato sull’isola di Sal, nell’arcipelago africano di Capo Verde. La settima edizione di questa iniziativa ha registrato un seguito di una quarantina di partecipanti, molti dei quali affezionati seguaci, ma anche molte new-entry che hanno potuto apprezzare lo spirito di comunione e fratellanza che, da sempre, contraddistingue questa iniziativa. Non essendo un evento competitivo, la partecipazione era aperta ad ogni tipologia di biker. Il contesto, del resto, era quello tipico di una settimana di allenamento, relax e divertimento, un format particolarmente apprezzato anche da un nutrito drappello di accompagnatori. L’arcipelago di Capo Verde, di origine vulcanica, è composto da dieci isole e si trova a circa 500 km dalle coste senegalesi, nell’oceano Atlantico settentrionale, ed è il punto più occidentale dell’Africa. La diversità morfologica delle varie isole lo rende una delle nuove mete turistiche degli operatori internazionali. Spiagge bianche incontaminate, deserti rocciosi, valli verdissime e vulcani alternano il panorama delle varie isole, molto diverse tra loro. Con una superficie totale di 4033 km² Capo Verde è uno dei cinque arcipelaghi atlantici della cosiddetta Macaronesia che comprende anche le Azzorre, Madera, le Canarie e le Selvagge. Battuto dai venti Alisei che arrivano dal continente africano, è diviso in due raggruppamenti, le Ilhas do Barlavento (sopravento) a nord, che sono Santo Antao, Sao Vicente, Santa Luzia, Sao Nicolau, Ilha do Sal, Boa Vista e le Ilhas do Sotavento (sottovento) a sud, che sono Maio, Santiago, Fogo e Brava.

foto NATALE REBOLDI

foto NATALE REBOLDI

È una colonia portoghese dal 1456, da quando cioè Antonio e Bartolomeo da Noli – navigatori nolesi al servizio del Portogallo – vi posero piede. Ufficialmente descritte come isole disabitate, furono colonizzate e utilizzate come comodo scalo per le navi. In seguito alla scoperta dell’America divennero uno strategico punto di appoggio per il commercio degli schiavi africani. Nel 1975 ottenne l’indipendenza dai lusitani, ma risalgono solo al 1991 le prime elezioni democratiche. Non esistendo, di fatto, popolazione indigena, gli attuali abitanti sono i discendenti degli immigrati europei e di diverse etnie africane che, mescolate, ne hanno creata una unica in Africa: la creola di Capo Verde. La lingua ufficiale dello stato è il portoghese, ma tra la popolazione è più diffuso il creolo capoverdiano, lingua derivata dal lusitano. Il clima mite di queste isole è ideale per trascorrere una vacanza sportiva, consentendo di pedalare in completo short quando alle nostre latitudini si fatica a mettere il naso fuori casa. I primi giorni sono stati dedicati a segnalare e a fare ricognizione su quello che sabato 15 febbraio sarebbe stato il percorso di gara. Quasi tutti i partecipanti hanno preso parte a questa fase, avendo così la possibilità di visionare e memorizzare il tracciato, prendendo confidenza col terreno. La gara ha preso il via dal piazzale antistante l’hotel che ha ospitato la comitiva e, dopo una prima parte percorsa in gruppo a velocità controllata, ha visto i concorrenti addentrarsi nel deserto dell’isola di Sal. Il forte vento ha subito scoraggiato le iniziative individuali, onde evitare un inutile dispendio di energie.

Il gruppo ha proceduto pressoché compatto fino ai primi strappi, quando si sono originati i primi frazionamenti. Samuele Agostinelli, Matteo Zagaglia, Marco Balberini, Simone Vittoriano, Aldo Zanardi, Jason Maratta e Paolo Ugolini sono i nomi dei sette battistrada che hanno pedalato in perfetta sintonia fino allo strappo più duro che, come previsto, ha determinato un’ulteriore selezione. Al comando, a questo punto, sono rimasti in quattro, Agostinelli, Zagaglia, Balberini e Vittoriano che hanno proceduto di comune accordo, seguiti, a breve distanza, da Zanardi e Maratta che hanno collaborato attivamente nel tentativo di rientrare sulla testa della corsa. Solitario, in settima posizione, Ugolini. Dopo 22 km, al rifornimento, nei pressi dell’aeroporto, la situazione era ancora invariata, con il quartetto di testa che precedeva di 1’ la coppia Maratta e Zanardi. Dopo altri 2’ è transitato Ugolini, sempre solitario. Alle loro spalle, staccati di 10’, un gruppo di sette atleti che comprendeva Morris Cassina, Luigi Marchetta, Mario Noris, Guido Camozzi, Eugenio Gotti, Marco Taviano e Claudio Pignat. Dopo l’aeroporto, Agostinelli ha preso l’iniziativa, sferrando il suo vigoroso attacco. Zagaglia si è gettato all’inseguimento ma poco dopo ha rotto la catena ed è stato costretto al ritiro. Balberini e Vittoriano hanno proseguito in coppia, come alle loro spalle Maratta e Zanardi. Sempre solitario Ugolini. Un quartetto ha occupato invece stabilmente le posizioni dal sesto al decimo posto: Cassina, Noris, Camozzi e Marchetta.

Il gruppo di atleti sui primi strappi


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L’arrivo sulla spiaggia

foto NATALE REBOLDI

Sul traguardo, dopo 54 km, si è presentato solitario Samuele Agostinelli, che ha preceduto di 1’ Simone Vittoriano che ha avuto la meglio, solo nelle battute finali, su Marco Balberini. Dopo altri 2’ l’arrivo di Aldo Zanardi, seguito a brevissima distanza da Jason Maratta. Ottima la sesta posizione di Paolo Ugolini, autore di una gara tutta in solitaria. La top ten è completata dal quartetto composto da Cassina, Marchetta, Noris e Camozzi. Prova femminile vinta da Claudia Luppi (Bicipertutti) davanti a Silvia Pelloni (Bicipertutti). Nei giorni successivi la gara, ancora tante escursioni in bike per visitare i siti più caratteristici dell’isola, oltre a tanto relax e divertimento tra spiaggia, piscine e attività del villaggio ospitante. Mario Noris dà appuntamento a tutti per il 2015 per una nuova avventura con il gruppo Scott. foto NATALE REBOLDI

CLASSIFICA 1) Samuele Agostinelli (Bici Adventure Team) 2h 26’ 30” 2) Simone Vittoriano (Zero Absolute) 2h 27’ 55” 3) Marco Balberini (Scott Racing Team) 2h 28’ 05” 4) Aldo Zanardi (Scott Racing Team) 2h 29’ 56” 5) Jason Maratta (Acido Lattico Team) 2h 30’ 03” 6) Paolo Ugolini (DNA Bike) 2h 37’ 38” 7) Morris Cassina (Bike Center Team) 2h 47’ 15” 8) Luigi Marchetta (Lugagnano Off Road) 2h 47’ 18” 9) Mario Noris (Scott Racing Team) 2h 47’ 22” 10) Guido Camozzi (Scott Racing Team) 2h 47’ 26”

foto NATALE REBOLDI


C CLOSCOPIO

a cura della REDAZIONE foto AP1997/ALESSANDRO TROVATI

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«LE MANCA UN DIFETTO PER ESSERE PERFETTA…».

«La bellezza è la moneta della Natura, non bisogna accumularla, ma farla circolare», diceva John Milton. L’aforisma sembra coniato apposta per Ludmilla, ciclo-naturista di Tullan che, in sella alla sua inseparabile bicicletta verde, percorre ogni giorno decine di chilometri sull’incantevole spiaggetta rocciosa a mezzora di auto da Stoccolma. E chi la vede pedalare nella rigogliosa natura svedese ripensa all’adagio già composto per Marylin: «Le manca un difetto per essere perfetta…».

PERCHÉ USARE IL CASCO

Negli USA più del 50% degli incidenti in bici provocano lesioni alla testa. I traumatologi spiegano che il ciclista in caduta non ha quasi mai il tempo di ripararsi la testa con le mani, tenute fino all’ultimo istante ancorate al manubrio dall’istintivo tentativo di evitare il “volo”. Inoltre proprio le città, più delle strade extraurbane, sono ricche di elementi ostativi – come marciapiedi, auto parcheggiate e pali – che possono aggravare le conseguenze di urti anche modesti. In USA il 75% dei decessi e il 70% dei ricoveri legati a cadute da bici è per lesioni a collo o testa. L’85% delle lesioni alla testa riscontrate in soggetti senza casco avrebbe potuto essere evitato o contenuto nel danno dall’utilizzo di dispositivi protettivi.

TORNANO GLI OCCHIALI DEL PIRATA

Tornano gli occhiali del mito Pantani, quelli firmati Briko. In edizione limitata e vintage. Ad annunciarlo è il presidente dell’azienda milanese, Carlo Boroli. «Sarà un’operazione di restyling che unirà, in un nuovo design, tutti i modelli indossati dal Pirata in carriera. Saranno lanciati prima in Germania, ad agosto, all’Eurobike di Friedrichshafen, poi in Italia, a settembre, all’Expobici di Padova». Boroli ha annunciato la novità a Cesenatico a margine di un incontro con la famiglia Pantani, i cui diritti d’immagine sono curati dall’agenzia Iceman Management di Carlo Campili.

ALLA FACCIA DEI PEDAGOGISTI

I pedagogisti storcono un po’ il naso, convinti che la competizione estrema, nell’età evolutiva, possa nuocere alla crescita equilibrata del bambino. Una tesi che sembra non interessare più di tanto i genitori americani che organizzano corse agonistiche per bambini dai 2 ai 4 anni. Divertimento garantito… almeno per mamma e papà.


foto NEWSPOWER CANON


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LA PLAYMATE DI APRILE

a cura di MARIO PUGLIESE

BELLEZZA DA PALLONE D’ORO NOME: CASSIA. PROFESSIONE: MAESTRA DI FITNESS. SEGNI PARTICOLARI: DUE TATUAGGI DOVE NON BATTE IL SOLE. HOBBY: «PEDALARE IN PERIZOMA SULLE SPIAGGE DI MACEIÓ»

B

Boccoli dorati, carnagione d’ambra, sorriso da velina, segni particolari due tatuaggi: una farfallina in zona appendice ed un serpente tribale che dall’anca sinistra declina zigzagando sulla natica. Lei si chiama Cassia Michelle da Silva, ha 28 anni e, malgrado il passaporto brasiliano (è di Maceió), ricorda le bellezze un po’ Burlesque dei “Drive In” anni ’80. Con la passione per la danza impressa nel genoma («Ballavo il samba nella culla», dice), Cassia è una maestra di fitness. Trascorre gran parte dell’inverno nel suo paese d’origine, ma durante l’anno vive a Genova con il suo compagno di vita con cui gestisce un ristorante. Ama la buona cucina italiana e si mantiene in forma pedalando: «Adoro la bicicletta – dice – perché è uno dei tanti passatempi piacevoli con cui mantenersi in forma. Certo, non è l’unico…». FOTO ALBERTO PAZZAGLIA/BETOBAHIA



PROTAGONISTI

140 a cura di PAOLO MEI

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ANDREA TIBERI, NATO SUGLI STERRATI

8 min

info@inbici.net

CONOSCIAMO IL BIKER PIEMONTESE, SPESSO NELLA TOP 20 A LIVELLO MONDIALE. DA QUEST’ANNO DIFENDE I COLORI DEL TEAM FRM FACTORY TEAM: «CON QUESTO SODALIZIO HO GRANDI PROGETTI»

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Andrea, partiamo dal principio: quando e in che modo è sbocciata in lei la passione per le ruote grasse? «Beh, da piccolo ho praticato veramente tanti sport, poi a 10 anni sono salito su una bicicletta MTB e non sono più sceso.» Lei è uno degli esponenti moderni della mountain bike, nato e cresciuto esclusivamente sugli sterrati. È mai stato affascinato dalla strada? «Certo, mi ha sempre attirato, ma la mia non è una località ‘culturalmente ciclistica’ e quindi sono cresciuto nella MTB senza mai fare esperienze su strada. Negli ultimi anni mi sarebbe piaciuto provare ma, avendo sempre corso le manifestazioni più importanti e conosciute della MTB, non sono mai riuscito a ritagliarmi uno spazio. Certo, se potessi tornare indietro, sicuramente diversificherei la mia attività, soprattutto negli anni delle categorie giovanili, allievi e juniores, cercando di fare il più possibile esperienza in tutte le discipline. Solo così, infatti, si crea la base ottimale su cui poi andare a costruire una carriera più specifica.» La grinta di Andrea Tiberi in un tratto tecnico durante una gara

foto CRISTIAN TRIPPA

Andrea Tiberi

foto CRISTIAN TRIPPA

Quali sono le sue caratteristiche tecniche? «Penso che la mia caratteristica migliore sia quella di essere abbastanza polivalente, cioè competitivo sui diversi terreni e sulle diverse capacità motorie richieste dal cross country moderno: forza, potenza, resistenza, questo mi ha permesso di avere una carriera costantemente ad alto livello. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, negli anni, soprattutto con l’esperienza maturata sui campi di gara più difficili come quelli di coppa del mondo e dei mondiali, ho potuto affinare moltissimo la tecnica di guida e ora posso dire di aver raggiunto un livello tecnico davvero buono.» Qual è la sua gara preferita? «La gara di Coppa del Mondo di Nove Mesto (CZE) è semplicemente perfetta, come terreno, come livello tecnico, com’è disegnata e soprattutto per le 20.000 persone che ogni anno sono lì a fare casino! Quest’anno molte delle mie aspettative sono

rivolte a quella gara, sarà il 25 maggio, segnatevi questa data!» Un percorso che invece proprio detesta? «Non ce n’è uno in particolare, diciamo che quello che mi piace meno è Montichiari, semplicemente perché è il meno adatto alle mie caratteristiche, anche se bisogna dare merito agli organizzatori che sono sempre attenti ad inserire nel tracciato le nuove ‘tendenze tecniche’ (salti, rock garden…) cosa che invece altri organizzatori in Italia continuano a non fare, a discapito dello spettacolo.» La vediamo solitamente impegnato nei cross-country, ma non disdegna nemmeno le granfondo. Dove si sente maggiormente a suo agio? «Be’, sicuramente nei cross country, anche perché, negli ultimi anni, il divario xc/granfondo-marathon si è ampliato ulteriormente. Il cross country richiede un allenamento sempre più specifico ed è difficile trovare al giorno d’oggi qualcuno che corra con successo nelle due discipline. Comunque, nei momenti liberi, partecipo anche a qualche granfondo e poi non è un segreto: quando c’è la gamba buona uno va forte un po’ dappertutto.»


141 «Il lavoro invernale ha dato ottimi frutti e la condizione è già eccellente. Ho vinto il 9 marzo a Laigueglia la prova XC regionale e la domenica successiva a Maser ho finito 6° con una bella dose di sfortuna. Ero nel gruppetto di testa a metà gara con ottime sensazioni ma ho forato e perso moltissimo tempo. Di sicuro abbiamo visto qual è il nostro livello e ne siamo molto contenti poiché a breve ci sono altre due prove degli Internazionali e soprattutto ad aprile prenderò parte alla Sea Otter Classic e alla prova Australiana della World Cup, due appuntamenti nei quali ho riposto tutte le aspettative di inizio stagione.»

foto CRISTIAN TRIPPA

Tra i suoi migliori risultati, ricordiamo con piacere un posto nei migliori ai mondiali in Val di Sole nel 2008. Vuole raccontarci quella magnifica performance? «Il 2008 era il mio primo anno nella categoria Elite e a me i salti di categoria piaceva prenderli ‘di petto’. Affrontai quella stagione con grande determinazione e fu un’ottima annata: 3° ai campionati italiani, 1° in una prova Internazionale di Coppa di Francia, 21° in Coppa del Mondo a Schladming e poi soprattutto quel 18° posto ai Mondiali in Val di Sole. Mi ero preparato alla grande per quell’appuntamento, il percorso, molto duro mi si addiceva molto e il fatto di correre in casa con il calore del pubblico mi aveva dato una marcia in più. Partii col numero 90 e finire nei primi 20 fu un risultato che mi diede un’enorme motivazione. Fu uno di quei momenti che ti ricordano il perché di tutto quello che fai come atleta.»

lui ma quel giorno la spuntai io! Quello che mi ha sorpreso di lui lo scorso anno è stata la sua grande determinazione nel preparare alcuni appuntamenti. A 37 anni è un grande esempio, un’ispirazione.»

La Val di Sole le porta bene. Nel 2013, in coppa del mondo ha chiuso addirittura 13°, lottando come un leone contro un certo Miguel Martinez, una leggenda della mountain bike. E quest’anno sarete nello stesso team, quello diretto da Mirko Pirazzoli. Quanto è motivante questo nuovo aspetto tecnico? «In realtà i buoni rapporti con la Val di Sole partono dal lontano 2002 quando feci secondo a Malè al campionato Italiano dietro a Fonzie (Marco Aurelio Fontana, ndr). Da allora tutte le volte che corro in quella valle ho delle ottime sensazioni. La prova di coppa del mondo dello scorso anno a Commezzadura non poteva essere da meno: ero in grande condizione in quel periodo ed ho ottenuto il mio miglior risultato in World Cup! Mi ricordo che in quel periodo c’è stata una serie di gare in cui all’ultimo giro, come una specie di incubo, appariva sempre Miguel che con i suoi finali incredibili mi metteva una gran pressione. Qualche volta l’ha spuntata

Com’è iniziato il 2014 e quali saranno i suoi obiettivi a breve termine?

FRM, il suo nuovo team ha una filosofia particolare: ruote da 29”, leggerezza, divertimento e cos’altro? «Be’, hai già detto quasi tutto… questi tre aggettivi descrivono brand, squadra e... bici! La Anakin è una full incredibile, penso sinceramente che sia una bici in grado di fare la differenza e penso che quest’anno mi farà fare un bel salto di qualità. Per il resto, la squadra lavora bene: ognuno sa quello che deve fare e lo fa e in questo clima viene fuori il meglio di tutti. Prevedo un’ottima annata e d’altronde insieme a Miguel abbiamo un obiettivo ambizioso… arrivare tra i primi 15 Team al mondo e diventare Team UCI ELITE.»

foto CRISTIAN TRIPPA

Da pochi mesi, la sua vita è cambiata, sposo da settembre e anche componente a livello “politico” come consigliere federale in rappresentanza degli atleti. Anno nuovo, vita nuova? «Be’, nella vita non può esserci solo la bici, soprattutto adesso che comincio ad essere grandicello, quindi sto ampliando i miei orizzonti e aprendomi nuove strade. Il matrimonio è stata una bellissima festa e un passo importante a cui tenevo. Quella in ambito politico (sportivo) è un’esperienza interessante e sto cercando di adoperarmi più che posso, compatibilmente con gli impegni agonistici, per portare avanti dei ‘piccoli progetti’ a nostro (noi atleti) favore.» Il suo sogno nel cassetto? «Sogno ogni giorno e ogni giorno è un sogno diverso.» C’è qualcuno che deve ringraziare? «A dicembre è stato un momento per me delicato poiché ero sostanzialmente ‘a piedi’, in quel momento però ho avuto il sostegno di alcune persone che mi hanno aiutato a trovare una sistemazione, in particolare ringrazio Andrea Canella, mia moglie, le nostre famiglie e gli ‘uomini FRM e Marzocchi’: è grazie a loro se posso affrontare questa stagione con rinnovata serenità.»


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LA BICI D’EPOCA info@inbici.net

a cura di ADRIANO VISPI e DARIO CORSI

UN GRUPPO DA COLLEZIONE IL LEGGENDARIO MODELLO DEL CINQUANTENARIO DI CAMPAGNOLO

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Presentato nel 1979, il cambio Campagnolo Super Record rappresenta la massima evoluzione del cambio Campagnolo Gran Sport. Questo cambio, particolarmente diffuso per la sua ottima funzionalità, è caratterizzato dai blocchetti terminali neri e dalla scritta Campagnolo in corsivo serigrafata su sfondo black. Anche il deragliatore ha biellette anodizzate nere ed il reggisella dotato di una unica vite di regolazione e serraggio. Nell’inverno 1982-1983 Campagnolo, per celebrare il cinquantenario della fondazione dell’azienda, propose il “gruppo del cinquantenario”, una versione specialissima del gruppo Super Record degli anni precedenti. Questo gruppo, davvero unico, veniva venduto nell’apposita valigetta con un certificato di autenticità e numero di serie stampato su una apposita card. Campagnolo ne fabbricò 5000 pezzi venduti in tutto il mondo, specialmente a collezionisti e ad appassionati che volevano pedalare su una vera fuoriserie. Abitualmente questo gruppo veniva montato su telai di ottima marca e fattura poiché il suo costo era di ben 600.000 lire in quegli anni. Assai raro è trovarlo ancora non monIl gruppo Campagnolo del cinquantenario

tato ed inutilizzato, nella sua valigetta originale dedicata. Da qui il suo valore attuale, che può salire fino a 2000 euro per il solo gruppo (se nella valigetta). Questo gruppo non è stato utilizzato in ambito agonistico, ma la sua esclusività e bellezza lo rende particolarmente ricercato. Nello specifico il gruppo del cinquantenario di Campagnolo si caratterizza per la testa di tutte le vite placcata in oro zecchino, mentre le parti dei diversi componenti riportano il logo Campagnolo con il numero 50 inserito all’interno e la scritta “Cinquantenario” in corsivo. Molti componenti del gruppo recano la firma del fondatore dell’azienda Tullio Campagnolo in corsivo. Ma chi era Tullio Campagnolo? In realtà il vero nome è Getullio Campagnolo nato nel 1901. Il 4 maggio del 1933 Campagnolo ottiene il brevetto del cambio a bacchette (2 stecche) che permette di cambiare rapporto senza scendere dalla bicicletta. Questo cambio possiede due leve: quella lunga per comandare il bloccaggio del mozzo e quella corta per deragliare la catena su un rapporto diverso mentre si effettua almeno una mezza pedalata all’indietro. Tullio Campagnolo

L’arretramento del mozzo lungo i forcellini dentati ed obliqui del telaio viene determinato dal peso stesso del ciclista assicurando così la giusta tensione della catena. Questo brevetto fa conoscere Campagnolo in tutto il mondo come “re del cambio” seppur l’idea originaria del componente più importante della bicicletta da corsa è da attribuire ad altri che in precedenza avevano proposto soluzioni ingegnose seppur macchinose (il cambio Torpedo, il cambio Vittoria ed il Vittoria Margherita della ditta Nieddu operante a Torino, il cambio del talentuoso meccanico GHIGGINI di Lerici ad esempio…). Da sottolineare comunque il pieno merito di Campagnolo di aver perfezionato il cambio fino a rendere la cambiata estremamente rapida e precisa (senza dover contropedalare all’indietro per cambiare rapporto), un meccanismo che ha fatto vincere tante gare ad illustri campioni. Un aneddoto simpatico riguarda l’ammissione del cambio nelle corse. Fino al 1937, Henri Desgrange – severo organizzatore del Tour de France – non autorizzò l’utilizzo del cambio, considerato un indegno sotterfugio meccanico utilizzato da scansafatiche!!! Getullio Campagnolo arrivò in tempi diversi a ideare un cambio posteriore preciso, in abbinamento ad un deragliatore anteriore, che permetteva di cambiare i rapporti anche della corona anteriore in piena velocità. Il gruppo del cinquantenario è la punta di diamante della genialità di Getullio Campagnolo per la sua efficienza e bellezza e celebra degnamente 50 anni di intensa attività di questa azienda che ha dato – e continua dare – lustro all’Italia e alla genialità italiana. Il gruppo del cinquantenario è l’ultimo gruppo veramente storico prima dell’avvento del cambio Campagnolo Record C del 1985 che permetterà di nascondere i cavi freni sotto il manubrio e la possibilità di montare i comandi del cambio al telaio ma con un sistema a scatti che rendeva la cambiata rapida, sicura e precisa. Nell’articolo di queste pagine presentiamo tre splendide biciclette dell’epoca con telaio in acciaio montate tutte con il gruppo del cinquantenario: una splendida DEROSA, una luccicante COLNAGO PROFIL CX e una incredibile CANCLINI di Brescia. Questa ultima, costruita da uno dei tanti artigiani italiani, ha il telaio in acciaio completamente dorato come merita lo splendido gruppo del cinquantenario di Campagnolo.


La De Rosa

La Canclini di Brescia La Colnago Profil Cx



A4 Selection Numero Verde 800 019 078 info@a4selection.com



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