20 LUGLIO 2014 - TRENTO Anno VI -
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PORDENONE, L’ARTE IN GIARDINO
NEL SUO CENTRO STORICO PALAZZI AFFRESCATI E PORTICI, MA IL “VALORE AGGIUNTO” DELLA PROVINCIA FRIULANA È LA BELLEZZA INESTIMABILE DEI SUOI PARCHI RIGOGLIOSI
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La Regione di cui fa parte Pordenone si compone di due zone distinte, il Friuli e la Venezia Giulia. Questa caratteristica la rende una terra difficile da comprendere, soprattutto per la diversità dei dialetti, dei territori e dell’economia. Tuttavia, essendo una terra di frontiera, vicina al Nord Europa, questa Regione ha sviluppato un’autentica vocazione all’accoglienza nei confronti del turista, offrendo un’alta qualità delle strutture ricettive e dei servizi ad esse correlati. Pordenone, sia pur non immediatamente accessibile, essendo priva di un aeroporto proprio, è comunque raggiungibile attraverso altre ed efficaci vie di comunicazione che portano il turista fino al cuore della città. La stazione ferroviaria, infatti, giunge in pieno centro e dista poco più di 600 metri dal Duomo. Non può sfuggire al visitatore, sin dal primo sguardo, l’impressione di essere arrivato in una città in cui l’attenzione al verde pubblico e ai servizi è al primo posto nella gestione comunale. I giardini, infatti, incorniciano
le strade e le rendono piacevolmente percorribili. Le biciclette, con le loro piste ciclabili, consentono di pedalare senza rischi e di muoversi per tutto il centro cittadino. Corso Vittorio Emanuele II, porticato da entrambi i lati, rappresenta il cuore del centro storico di Pordenone. Esso collega la vivace piazza Cavour con il Palazzo Comunale (1291-1365), che si staglia alla sommità opposta del corso. La passeggiata permette di ammirare palazzi in vari stili, dal gotico al rinascimentale, come Palazzo Gregoris e la medievale Casa Vianello (o Casa dei Capitani) la cui facciata è decorata con affreschi policromi.
Pordenone, del resto, è famosa anche con l’appellativo di città dipinta, proprio per la presenza di palazzi dagli esterni decorati: ne sono altri esempi Casa Bassani e Palazzo Mantica Tomadini. Alla destra del Palazzo Comunale, caratteristico per la Torre dell’Orologio aggettante sulla facciata, si apre piazza San Marco in cui, tra i palazzi
rinascimentali che la caratterizzano, spicca la presenza del Duomo, di impianto tardogotico ma successivamente riadattato, e dell’alto campanile romanico. Sempre su corso Vittorio Emanuele, infine, si trova il Museo Civico d’Arte allestito all’interno di Palazzo Ricchieri, mentre gli appassionati di arte contemporanea trovano su Viale Dante e su via Bertossi le due sedi espositive del PARCO. Interessante da visitare in ogni stagione, in autunno Pordenone ospita anche il Silent Film Festival, evento dedicato al cinema muto che negli anni ha assunto grande rilevanza per il settore.
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TERAMO, UNA PICCOLA MESOPOTAMIA ELEGANTE E SERAFICA, LA LOCALITÀ ABRUZZESE SI APRE SU UNA PIANA TRA DUE FIUMI, DOMINATA DALLE CIME DEL MASSICCIO DEL GRAN SASSO
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Una piccola “Mesopotamia” all’ombra delle imponenti cime dei Monti della Laga. Una metafora azzardata ma che rende appieno l’immagine che Teramo offre di sé, visto dall’alto: una distesa di palazzi e chiese ubicate su un colle, che funge da naturale spartiacque dei fiumi Tordino e Vezzola. Edifici e musei di Teramo raccontano la sua lunga storia: dal Museo Archeologico, le cui collezioni partono dall’età preistorica, ai siti di studio dei resti romani, fino alla Pinacoteca, che espone opere dal secolo XV in poi. Città di cultura, quindi, ma anche di buona tavola: la gastronomia teramana offre piatti gustosi come i maccheroni alla chitarra, le scrippelle ’mbusse (in brodo), la ‘ndocca ‘ndocca (a base di carne di maiale) e i dolci caggionetti alle castagne. Città tranquilla ed elegante, Teramo si apre su una piana tra due fiumi, dominata dalle cime del massiccio del Gran Sasso e aperta in direzione del mare. Il centro storico della città è piacevole da scoprire con una passeggiata tra raffinati caffè, palazzi rinascimentali e botteghe artigiane. Arrivando in Piazza Martiri della Libertà si può ammirare il Palazzo Vescovile, mentre a poca distanza svetta il Duomo, con annessa torre simbolo della città. Proprio il Duomo, o Cattedrale di Santa Maria Assunta (secc. XII-XV), conserva alcuni dei principali tesori artistici della città: il suo portale è decorato da mosaici e preziose sculture, mentre l’altare maggiore è impreziosito dal paliotto di Nicola da Guardiagrele.
A poche vie di distanza, invece, si trova la chiesa paleocristiana di Sant’Anna (secc. VI-XII), che prima di essere distrutta da un incendio era la cattedrale cittadina. Nello stesso largo, gli scavi della Torre bruciata riportano – come i resti del teatro e dell’anfiteatro – alla più antica epoca romana. Tra gli edifici residenziali, meritano una visita il Castello Della Monica, progettato dall’omonimo artista come sua dimora personale, e
il medievale Palazzo dei Melatino. Teramo è una città legata alle sue tradizioni, tanto che il calendario propone vari appuntamenti di rievocazione storica, come i cortei rinascimentali della Festa dei Trionfi e la sagra del Piatto delle Virtù, che ogni anno il primo maggio porta in piazza l’abitudine di condividere questa pietanza di antica origine. Tra le località di Teramo da visitare c’è Alba Adriatica, autentico cuore del litorale teramano, che sorge allo sbocco al mare della valle della Vibrata, una decina di chilometri a sud del confine regionale con le Marche. Ma anche Roseto degli Abruzzi, conosciuta anche con l’appellativo turistico di “Lido delle Rose”, una città della fascia costiera adriatica, figlia di Montepagano, antico borgo che la sovrasta da una dolce collina. Principale centro della vallata del fiume Vomano, Roseto degli Abruzzi è posta di fronte al massiccio del Gran Sasso d’Italia.
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SOMMARIO 88
6 Protagonisti
La denuncia
a cura di Paolo Mei
a cura della Redazione
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Dietro l’obiettivo: Ivan Basso
Dossier Sport e Medicina
a cura della Redazione
a cura del Dr. Maurizio Radi
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44a Gran Fondo Nove Colli
Il telaio ideale
a cura della Redazione
a cura di Roberto Zanetti
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Sicurezza in gara
5° Rally di Romagna MTB
a cura di Gianluca Barbieri
a cura della Redazione
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Donna In... Bici
Cicloscopio
a cura di Mirko D’Amato
a cura della Redazione
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Focus sulle aziende
La playmate di giugno
a cura di Roberto Zanetti
a cura di Mario Pugliese
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Pagine Gialle
La bici d’epoca
a cura della Redazione
a cura di Adriano Vispi e Dario Corsi
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PROTAGONISTI
a cura di PAOLO MEI Tempo di lettura
ALESSANDRO BISOLTI L’ETERNA PROMESSA
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SEMBRAVA UN PREDESTINATO E, INVECE, QUALCOSA SI È INCEPPATO NELLA CARRIERA DEL GRIMPEUR BRESCIANO. CHE DICE: «RIPARTO INSEGUENDO IL MIO SOGNO: UNA TAPPA AL GIRO»
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Questa è la storia particolare, un po’ avvincente e un po’ deludente, di uno scalatore umilissimo nato nel 1985 e capace di dominare, a soli 21 anni, una delle corse più dure del mondo: il Giro Ciclistico Internazionale della Valle d’Aosta. Sembrava un predestinato, ma purtroppo qualcosa non ha girato nel verso giusto. Grinta e carattere non mancano di certo all’esile scalatore bresciano che nel 2014 è rientrato tra i professionisti dopo un’annata di stop. Alessandro Bisolti, nato a Gavardo 29 anni orsono: chi l’ha messa sul sellino e quando? «Ho iniziato da esordiente secondo anno, solo per poche corse alla fine della stagioLa grinta di Alessandro
foto BETTINIPHOTO
ne. Un amico mi chiese di provare a correre e accettai. Mi dissero che per le corse sarebbe stato meglio aspettare l’anno successivo, ma mi invitarono comunque ad un allenamento. Durante uno strappo (che allora era una salita durissima!) rimasi da solo e cambiarono i programmi: “ragazzo – mi dissero – domenica tu corri!” Fino alla soglia del dilettantismo, per me la bici era comunque un gioco: sempre prima la scuola poi, nel tempo libero, sci in inverno e bici d’estate, magari con qualche partita ai giardinetti a calcio con gli amici. Una cosa molto tranquilla insomma!» Alessandro Bisolti, 176 cm di altezza per poco meno di 55 kg: facile capire da questi dati le sue caratteristiche tecniche: scalatore. Ci parli di lei tecnicamente. «Peso poco e me la cavo in salita o nelle corse più impegnative. Diciamo che mi piace pedalare quando la strada s’impenna, mi dà più soddisfazione. Credo di aver sempre avuto un buon recupero e di essere stato sempre molto regolare. Infatti sono sempre andato bene nelle corse a tappe.» Ripercorrendo la sua carriera, le vittorie ottenute sono poche, ma una in particolare, ottenuta otto anni fa al Giro della Valle d’Aosta, sembrava poter rappresentare la rampa di lancio di una carriera che, di fatto, non le ha regalato quello che prometteva. Giusto? «Non ho mai vinto molto, ma davanti, soprattutto da dilettante, ci arrivavo
Alessandro Bisolti
quasi sempre, di piazzamenti ne ho sempre fatti un’infinità. Il Giro della Valle d’Aosta 2006 mi prospettava un futuro roseo e molte porte aperte. Poi purtroppo qualcosa non è andato nel verso giusto da professionista.» In quell’anno, il 2006, l’asso della Palazzago, Bisolti precedette in classifica un irlandese, un certo Daniel Martin (nipote di Stephen Roche, ndr), che avrebbe poi vinto una tappa al Tour de France e la Liegi-Bastogne-Liegi. La classifica dei traguardi volanti andò a un giovanissimo belga: Greg Van Avermaet, che avrebbe poi vinto la classifica a punti alla Vuelta e un podio al Fiandre. Non le sale il nervoso solo a pensarci? «Eh già! C’erano tanti altri nomi di altissimo livello. A dire la verità un po’ sì, all’inizio mi innervosivo, però vedo anche il lato positivo:
7 bel progetto presentatomi da Davide Boifava che però non si è concretizzato e anzi è finito con la chiusura della squadra per quanto riguarda il mondo prof a fine stagione. Così non ho trovato un team per la stagione 2013 e ho smesso di correre. Però questo anno nero dal punto di vista sportivo mi è servito molto. Mi sono rimboccato le maniche ed ho imparato a lavorare, con mio padre, facendo il lattoniere. Poi ho ripreso in mano i libri e preso l’abilitazione alla professione di geometra che mi mancava dopo il diploma. Sono andato anche a convivere con la mia ragazza Sara ed abbiamo messo in cantiere il nostro capolavoro: Victoria, arrivata a gennaio!»
io li ho battuti e ne sono orgoglioso, e la mia vittoria con loro dietro vale molto di più. Poi comunque è nato anche un bel rapporto con loro, quando li incontro ci salutiamo ed ora, quando vedo che i miei avversari di allora arrivano davanti, la cosa mi stimola a cercare di arrivare ai loro livelli e, magari, di ritornare ai miei.»
Mi trovai solitario al comando in diretta TV, con la gente che mi chiamava per nome, io con l’elicottero sopra la testa e le moto RAI, pensavo alla gente del mio paese a casa e nei bar davanti al televisore. È stata una giornata indimenticabile e magari con un po’ di fortuna avrei vinto una tappa e oggi staremmo facendo un altro tipo di intervista.»
Dilettante di classe alla Palazzago, appunto. Le veniva tutto facile in quel periodo. I risultati le permisero di sognare in grande: cosa sognava il giovane Alessandro? «Sognava di diventare un bel corridore, magari un campione e di vincere il Giro d’Italia. In fondo sognare non è mai costato nulla a nessuno.»
Dal 2011 passò con Scinto alla Farnese, quindi al Team Idea, per concludersi con un anno “nero”, fuori dalle corse. Cosa successe? «Con Scinto e Citracca non saprei, credo di essere andato bene. Dovevamo fare un bel Giro d’Italia poi, all’ultimo momento, hanno fatto altre scelte così come anche a fine stagione. Nel ciclismo ci sta, fa parte del gioco. Con il Team Idea invece ero allettato da un
Un anno da stagista alla Tinkoff per “assaggiare” il mondo del ciclismo professionistico. Poi, finalmente, nel 2009 l’esordio “vero”. Come fu l’impatto? «Con la Tinkoff ho fatto le mie prime due corse da professionista: furono emozionanti! All’inizio mi sentivo un poco timoroso, catapultato in un mondo che guardavo solo da fuori e in TV. Poi, ascoltando il parere delle persone che mi seguivano, abbiamo deciso di rimandare il mio passaggio al professionismo che è poi avvenuto nel 2009. Avendo iniziato tardi a fare sul serio effettivamente avevo ancora molto da imparare. Dovessi tornare indietro però deciderei di passare subito e crescere tra i professionisti.» Furono anni importanti, tanto che nel 2010 partecipò al Giro d’Italia (74° in classifica generale, ndr). Che esperienza fu, per un ragazzo semplice come lei, affrontare una corsa così complessa? «Già il fatto di esserci fu una soddisfazione enorme. Poi sono riuscito a farmi vedere con qualche bella azione, soprattutto grazie ad una fuga nella 14esima tappa vinta da NIbali, quella con il Monte Grappa da scalare.
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Dopo il temporale arriva sempre il sole e quest’anno la Vini Fantini Nippo le ha dato una grossa possibilità, ovvero quella di rientrare tra i professionisti. Nel frattempo è anche diventato papà. Una seconda chance, una seconda vita e soprattutto tanta responsabilità in più. Cosa chiediamo a questo 2014? «Ho conosciuto Stefano Giuliani alla Farnese nel 2011, abbiamo instaurato subito un bellissimo rapporto, che è sempre continuato. Lui ha sempre creduto in me e, appena ne ha avuto la possibilità, mi ha chiesto se avevo voglia di scendere dai tetti e tornare a pedalare. Al 2014 chiediamo di recuperare il tempo perso, di ripartire con questo nuovo e ambizioso progetto e magari di vincere la mia prima corsa da professionista.» Ora risponda in maniera sintetica e decisa. Il giorno più bello della sua vita? «Sportivamente: la fuga al Giro 2010; in assoluto il 14 gennaio 2014: è nata Victoria.» Il suo sogno nel cassetto? «Stare bene con la mia famiglia, in serenità e tranquillità, regalando a familiari e amici qualche emozione in bici.» La sua corsa ideale? «Il Giro d’Italia.» La corsa che proprio non ama? «Tutte quelle in cui vado piano.» Il rimpianto più grande? «Direi non essere salito su qualcuno dei treni importanti che sono passati. Solo nella ‘vita sportiva’ si intende.» Per uno scalatore come lei, forse il Giro rimane la corsa dei sogni. Noi le auguriamo naturalmente di poterlo riassaporare, come successe nel 2010. Quante probabilità ci sono di rivederla al via della corsa rosa? «Non saprei, io ce la metterò tutta, ci spero e sono ripartito per tornarci.»
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GIRO D’ITALIA a cura della REDAZIONE
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NASTRO ROSA PER QUINTANA MA NEL FUTURO C’È ARU
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LA COLOMBIA CANTA LA PROPRIA GIOIA, L’ITALIA BRINDA AD UNA BEATA GIOVENTÙ CHE STA CRESCENDO. E INTANTO, DA BASSO A EVANS, SI ARRENDE LA GENERAZIONE DEGLI ULTRATRENTENNI
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La presentazione delle squadre a Belfast in Irlanda del Nord, sede di partenza del Giro d’Italia 2014
Aspettando Nibali sulle rampe francesi, il futuro del ciclismo Al diavolo la cifra stilistica, la maglia rosa quest’anno premia italiano, da oggi, si scrive in tre parole: Aru. Anche senza il “lie- l’anima di un gregario mancato, uno di quegli spaccalegna to fine”, è lui l’astro nascente delle due ruote tricolori, l’uomo che, quando la strada s’impenna, lo fermi solo a fucilate. che – senza scomodare i “soliti” paragoni inetti – ha saputo Certo, la pagina dello Stelvio ha inciso eccome sul silicio della riempire di adrenalina questa corsa rosa. graduatoria, come ha ammesso anche un team manager naviDi Fabio entusiasma soprattutto la progressione in gara, quella gato come Beppe Martinelli: «Magari Quintana avrebbe vinto lo stesso il Giro, ma certo quel giorno non sarebbe arrivato sua capacità di alzare sempre l’asticella delle ambizioni, di piantare in asso la compagnia e al traguardo con quasi quattro minuti. E a quel “buonasera”, anche se alla “prova dello punto avremmo visto tutta un’altra corsa». Giusto e sacrosanto, ma non resterà tracZoncolan” gli è mancato lo spunto del cia di questa (fondatissima) polemica campionissimo. L’Ital-ciclo è partita dall’Irlanda con scarse possibilità negli albi d’oro del Giro d’Italia. Quintana, detto andi ben figurare: troppo stagionati o che la Sfinge di Combita troppo acerbi i nostri interpreti. E, perché non cambia mai invece, siamo arrivati sull’inedito traguardo di Trieste con nuove espressione, è stato certezze. in assoluto il grande dominatore delIl giovane sardo, dopo ventuno la corsa e nessuno tappe interpretate con la folle temerarietà del giovane rampante quest’anno avrebbe (splendida, in particolare, l’ultima potuto sfilargli la maglia rosa. Già al Tour cronometro) si è arreso solo alla 2013 aveva mostrato spensierata solidità del colombiano le stimmate del camNairo Quintana che, scortato da una pione, ma quest’ansquadra inossidabile, ha dimostrato, da Belfast a Trieste, di essere il più no si è preso il Giro forte. Questo il verdetto di un Giro che, senza scomporsi più fedele alla sua fama, ha regalato brividi, di tanto. Probabilmente non era nemmeno al emozioni e tante polemiche. 100% ma nella terza Il colombiano, che sotto il rosa ha vestito la settimana ha corso maglia bianca di miglior giovane, riporta sul da dominatore. piedistallo della corsa uno scalatore vero, senfoto BETTINIPHOTO za l’eleganza del passista ma innervato con la In mezzo ai ragazRigoberto Urán e Nairo Quintana in azione zi del ’90 – Quintana e ruvida tenacia dell’uomo votato alla sofferenza.
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Potremmo, infine, discutere sul reale tasso tecnico di questo Giro, sul declino (annunciato) della generazione degli ultratrentenni (Basso, Cunego e nonostante la grinta Evans), sulla confusione di alcune decisioni dell’organizzazione e su ciò che ha funzionato e ciò che è da rivedere. Si parlerebbe all’infinito senza venire a capo di nulla. Questo è stato il Giro d’Italia 2014 e come ogni paragrafo di storia di ciclismo e del nostro Paese, va in archivio lasciando a ogni appassionato la facoltà di ricordarlo così come lo ha vissuto. Fuori dall’aspetto sportivo, il Giro verrà ricordato anche per la proposta di matrimonio nel bel mezzo della crono del Montegrappa. L’olandese Jos van Emden della Belkin, si è fermato, è sceso dalla bicicletta, si è avvicinato all’ammiraglia e poi a bordo strada dove ha chiesto alla sua fidanzata Kimberly Herpelinck di sposarlo. Ovviamente sarà stato il corridore più felice a tagliare il traguardo quel giorno nonostante gli 11’ 56’’ di distacco dal vincitore, ma adesso dovrà allenarsi per “preparare” bene il matrimonio dopo l’inevitabile sì di Kimberly. Fiori d’arancio dunque per i due promessi sposi olandesi ma un bouquet di “fiori rosa fiori di pesco” sembra azzeccato. Lo spettacolo scenario dello Zoncolan
Il podio del Giro 2014: Nairo Quintana, Rigoberto Urán e Fabio Aru
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Aru – si colloca l’altro colombiano, Ciccio Uran, sempre sorridente e, soprattutto, bravo a legittimare il secondo posto sull’ascesa decisiva dello Zoncolan, quella che non ammette bluff e che dunque regala i verdetti più credibili. Per tutti e tre i protagonisti di questo Giro D’Italia adesso si aprono scenari differenti e il Tour di luglio può far gola. È difficile pensare di essere competitivi in due grandi corse a tappe, ravvicinate e con due come Froome e Contador che hanno la maglia gialla come obiettivo stagionale. Quintana ha già detto che pensa alla doppietta per il 2015. Vedremo, per ora il proposito resta a mezzaria come una bella intenzione.
La grinta della giovane promessa Fabio Aru Un sorridente Nairo Quintana con la coppa del Giro
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Gira la ruota Consegnati agli archivi il Giro d’Italia (volato sulle Ande colombiane) e la Nove Colli (rituale “bagno di folla”), la stagione del ciclismo ha idealmente varcato il suo “giro di boa”. È stato un mese di maggio ricco di spettacolo ed emozioni, che INBICI proverà, come sempre, a raccontarvi nelle prossime 148 pagine. Fari puntati, noblesse oblige, sulla corsa rosa dei professionisti (che ha regalato all’Italia uno splendido Aru), ma anche il mondo emergente delle Gran Fondo – sempre più incorniciate da un “colpo d’occhio” entusiasmante – ha regalato pagine di grande ciclismo e aggregazione, confermando che, quando alla consolle ci sono veri appassionati, il successo è (quasi sempre) garantito. È accaduto alla Gran Fondo di Cesenatico, accadrà alla Marcialonga e alla Gran Fondo Charly Gaul, in programma a luglio inoltrato. E a proposito di manifestazioni emergenti, riavvolgendo il calen-
dario, impossibile non citare il Rally di Romagna MTB di Riolo Terme mentre, per il futuro, cerchiate in rosso la Gran Fondo di San Marino – Prestigio, che quest’anno sarà nobilitata dalla presenza del “Leone delle Fiandre” (Michele Bartoli). Per il resto, il calendario è appena entrato nel vivo e continuerà a riservare rassegne di grande significato tecnico e popolare. Perché le ruote del ciclismo, in questa Italia finalmente baciata dall’estate, non si fermano mai!
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L’EDITORIALE l’editore MAURIZIO ROCCHI
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IN COPERTINA info@inbici.net
LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL UCI WORLD CYCLING TOUR 2014 TAPPA DI QUALIFICA NEL NOME DI CHARLY GAUL DOPO IL SUCCESSO 2013, LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL RICONFERMATA TAPPA DEL “MONDIALE” AMATORI TRENTO, MONTE BONDONE, VALLE DEI LAGHI GIÀ SOGNANO NUOVE EMOZIONI SU DUE RUOTE DALL’AUSTRALIA ALLA SLOVENIA, IL LUNGO CALENDARIO DELL’UCI WORLD CYCLING TOUR
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In Trentino dal 17 al 20 luglio prossimi tornerà in sella uno dei più apprezzati appuntamenti del panorama granfondo dedicati alle ruote fine: La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone – Trofeo Wilier Triestina. Quella del 2014 sarà la 9a edizione di una gara che solo lo scorso anno era stata preambolo di pregio alla finale dell’UCI World Cycling Tour, il Campionato del Mondo di Ciclismo Amatori e Master che si è corso a settembre sulle stesse strade, dal cuore di Trento fin sulle pendici del Monte Bondone e nella Valle dei Laghi. Anche nel 2014 quindi la granfondo dedicata all’Angelo della montagna, Charly Gaul, non si smentirà e si riconfermerà per la terza volta consecutiva unica tappa italiana di qualifica al “mondiale” amatori e master che approderà quest’anno in Slovenia. In attesa di vivere nuove emozioni su due ruote, lo staff dell’ASD Charly Gaul Internazionale e dell’ApT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi guidato da Elda Verones ha rotto gli indugi e procede spedito con i preparativi. I percorsi rimarranno pressoché invariati rispetto alla passata edizione. Solamente nella prima parte di gara, dopo la salita di Palù di Giovo, ci sarà un piccolo cambio di programma con la corsa che non transiterà più nei pressi di San Michele all’Adige, ma scenderà direttamente a Lavis puntando su Trento e poi sui chilometri restanti con un’unica certezza: la “salita Charly Gaul” che condurrà sul traguardo di Vason sarà ancora una volta lì ad attendere i tanti corridori per la prova decisiva. Tra i numerosi ciclofondisti che hanno già strappato un biglietto per le gare del prossimo luglio ci sarà anche il sudafricano Grant Lottering, che lo scorso anno era incappato in uno spiacevole incidente in gara. L’atleta nelle scorse settimane, ringraziando l’intero staff della manifestazione ed i sanitari per le attente cure ricevute, ha dichiarato di voler tornare in pista per la 9a edizione della Leggendaria Charly Gaul e portare così a termine i chilometri iniziati nel 2013. Chi si imbarcherà per l’appuntamento su due ruote trentino potrà poi gustare non
solo il grande agonismo delle gare in programma, ma anche le numerose offerte che l’intero territorio di Trento, del Monte Bondone e della Valle dei Laghi avranno in serbo, tra manifestazioni, arte, cultura, storia, senza dimenti-
care i gustosi sapori della tradizione. Non ci sarà di certo da restare a bocca asciutta. Info: www.laleggendariacharlygaul.it
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UCI WORLD CYCLING TOUR a cura della REDAZIONE
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IL MONDO UNITO DALLA BICICLETTA A MAGGIO SI SONO DISPUTATE LE GARE DI QUALIFICAZIONE NEGLI STATI UNITI E IN FRANCIA. E INTANTO, IN UN CALENDARIO SPALMATO SU TUTTO IL PIANETA, CRESCE L’ATTESA PER LA SELEZIONE ITALIANA IN PROGRAMMA A TRENTO DAL 18 AL 20 LUGLIO
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Dopo tre stagioni di successi planetari, l’UCI World Cycling Tour (UWCT) si presenta, anche quest’anno, con un ricco calendario di 14 appuntamenti spalmati su tutti i continenti (manca all’appello soltanto l’Asia). Oltre ai tradizionali paesi europei, quelli da sempre con una consolidata cultura ciclistica – come l’Italia, il Belgio, la Spagna, la Francia e l’Austria (a cui si aggiungeranno nel 2014 la Grecia e la Danimarca) – le manifestazioni si svolgeranno in tutto il mondo con tappe in Sud Africa, Brasile, Stati Uniti e Australia. Nel mese di marzo e aprile sono state organizzate due corse a tappe: una a Perth (2830), sulla costa dell’Australia (una “tre giorni” con cronometro, gara in circuito e granfondo finale) e l’altra nell’isola di Creta, in Grecia (25-27 aprile), dove si sono disputate due cronometro ed una corsa su strada. I partecipanti avevano, da regolamento, la possibilità di non correre almeno un giorno e quindi di prendere parte a due prove su tre. Come da tradizione, entrambe le tappe – divise tra loro da migliaia di chilometri – hanno Gran Fondo di Perth in Australia disputata dal 28 al 30 marzo 2014 facente parte dell’UCI WORLD CYCLING TOUR
Foto della Granfondo LA LOOK tenutasi il 18 maggio 2014. Fa parte del calendario UCI WORLD CYCLING TOUR
riscosso un grandissimo successo di pubblico e partecipanti. Lo stesso vale per le due tappe ufficiali di maggio, che si sono disputate negli Stati Uniti, a Winston Salem, con il Tour of Winston-Salem e in Francia, a Nevers, con “La Look”. Giugno è partito con la Gran Fondo di Copenaghen e proseguirà a Lubiana, in Slovenia che, dal 28 al 31 agosto, ospiterà anche la gara finale, che – novità per il 2014 – quest’anno ha ufficialmente cambiato la sua denominazione in UCI (Campionato del Mondo Amatori su Strada). Già definiti anche i tracciati di gara: il gruppo di corridori appartenenti alla categoria più giovane dovrà coprire un percorso di 157 km, mentre la categoria di corridori più anziana si cimenterà su una distanza di 100 km. La cronometro sarà invece di 19 km, disegnata su un tracciato totalmente piatto e tradizionalmente battuto dal vento. Per quanto riguarda le licenze ammesse, i corridori che parteciperanno al Campionato del Mondo dovranno essere in possesso di una licenza nazionale, che invece non sarà necessaria per le prove di qualificazione. Ricordiamo, infine, che per l’Italia, la tappa ufficiale di qualificazione sarà la leggendaria Charlie Gaul, in programma a Trento dal 18 al 20 luglio prossimi. Per qualsiasi informazione consultare il sito www.uciworldcyclingtour.com
UCI World Cycling Tour è una serie di eventi in cui i cicloamatori avranno la possibilità di vincere la maglia iridata UCI. Attraverso prove di qualicazione in tutto il mondo, i corridori potranno guadagnare un posto per partecipare al Campionato del Mondo Strada Amatori, che assegnerà il titolo di Campione del Mondo, strada e cronometro individuale, per ogni categoria.
Il calendario 2014 15 Settembre ‘13
: Lorne, Australia
26-27 Ottobre ‘14
: Pietermaritzburg, Sud Africa
28-30 Marzo ‘14
: Perth, Australia
25-27 Aprile ’14
: Chania, Grecia
17-18 Maggio ‘14
: Winston-Salem, Stati Uniti
18 Maggio ‘14
: Nevers, Francia
30 Maggio - 1Giu ’14
: Copenhagen, Danimarca
6-8 Giugno ‘14
: Ljubljana, Slovenia
15 Giugno ‘14
: Sankt Pölten, Austria
19 Giugno ‘14
: Botucatu, Brasile
22 Giugno ‘14
: Andenne, Belgio
18-20 Luglio ‘14
: Trento, Italia
23 Agosto ‘14
: Vielha, Spagna
28-31 Agosto ’14
: Campionato del Mondo strada Amatori Ljubljana, Slovenia
Qualificazioni per 2015 14 Settembre ‘14
: Lorne, Australia
12 Ottobre ‘14
: Durban, Sud Africa
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DIETRO L’OBIETTIVO
I GRANDI CAMPIONI RACCONTATI DAL FOTOREPORTER ROBERTO BETTINI a cura della REDAZIONE
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IVAN BASSO: ALL’INFERNO E RITORNO DAI PRIMI SCATTI DA JUNIORES ALLA CONSACRAZIONE NEI GRANDI GIRI. NEL MIO OBIETTIVO LA STORIA DI UN CAMPIONE CHE HA SEMPRE GIOITO E PIANTO DA VERO UOMO
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Ivan lo conosco da quando correva negli juniores. Prima lo incontravo solo nelle gare che, occasionalmente, riuscivo a vedere. Poi, col suo passaggio tra i professionisti, sempre più frequentemente. Posso dire di essergli stato vicino nei momenti di gioia, ma anche in quelli più amari. Nel 1995, mentre con Claudio Chiappucci facevo la ricognizione del percorso del mondiale di Lugano, in cima alla salita, mi fermai a fare la foto a Chiappucci con il cartello della Crespera, la salita dove Coppi nel 1953 vinse i mondiali. In quel frangente Claudio mi disse: «Fammi la foto anche con lui, che un giorno diventerà famoso». Era Basso con la maglia della Gornatese, era venuto con lui in allenamento. Poi la vittoria ai mondiali di Valkenburg e l’anno successivo, dopo il Giro Baby, ci vedemmo da Fior e gli scattai le prime foto da professionista in maglia Asics. Poi i nostri incontri si fecero sempre più fitti. Ancora oggi siamo ottimi amici e ci rispettiamo moltissimo, non a caso Ivan mi chiama ogni qual volta ha bisogno di fare fotografie. Nel 2006 vinse il suo primo Giro d’Italia e nella tappa dell’Aprica prima passò tra due ali di folla in maglia rosa, giusto dietro la mia moto, e poi arrivò tenendo stretta la foto di Santiago appena nato. E come faceva ad averla? Sua moglie Micaela mi aveva mandato sul mio cellulare la foto, io avevo preparato una stampa e a Trento gli avevo fatto la sorpresa. Lui la mise in tasca e sul traguardo la alzò al cielo. Anche quando nacque Levante, il suo terzo figlio, mezz’ora dopo la nascita ero già con lui all’ospedale per fargli la foto. Il giorno dopo partivamo per l’Argentina e voleva un ricordo da portare con sé. Nei due anni di stop forzato dovuti all’Operacion Puerto, siamo stati molto vicini. Ci sentivamo spesso al telefono e, in quel periodo, dove andava lui c’ero sempre anch’io: dal semplice concerto di Mango, suo grande amico (lo fotografai mentre suonava la batteria con lui), alle prime uscite in bici con i figli per arrivare al tour de force sullo Stelvio nel mese di giugno. Anche senza impegni agonistici da affrontare, scalava la
foto BETTINIPHOTO
Ivan Basso in Maglia Rosa sul Mortirolo
montagna dei ciclisti almeno due volte al giorno e cercava di mantenere i ritmi delle gare. A gennaio andammo con le famiglie a Dubai per una vacanza. Pedalò con il gruppo di cicloturisti della XSeven di Pinarello per le strade deserte degli Emirati Arabi. Quando si tornava in hotel, dopo oltre cento chilometri, lui allungava per altre due o tre ore. Voleva a tutti i costi mantenere gli standard di allenamento del periodo delle gare, per poi simulare negli stessi periodi le gare e le salite. Prima del via controllava sempre il suo mezzo: era meticoloso, preciso, attento a tutte le novità che avrebbero potuto portargli un giovamento.
Ivan Basso vincitore del Giro d’Italia a Verona foto BETTINIPHOTO
foto BETTINIPHOTO
Ivan Basso con il compianto Andrea Pinarello a Dubai
Un mese dopo andammo in India a trovare una piccola famiglia che aveva adottato qualche anno prima e non aveva mai avuto il tempo di incontrare di persona. Fu un viaggio faticoso ma toccante: vedere i luoghi in cui vivono migliaia di persone in condizioni estreme e in luoghi incredibili, ti segna per sempre. Nei pochi giorni di permanenza volle comprare delle biciclette per tutta la “sua famiglia indiana” e quando gliele portammo gli occhioni neri dei bimbi luccicavano di felicità. Siamo passati in quindici giorni dal lusso di Dubai alle baracche di lamiera di Pune in India, incredibile! Ormai il giorno del rientro si avvicinava e, almeno una volta ogni quindici giorni, lo fotografavo nei suoi allenamenti con i quali cercava di ritrovare il ritmo gara. Scalava spesso il Sacro Monte di Varese, saliva e scendeva almeno tre o quattro volte, oppure dietro la moto guidata da Aldo Sassi, percorreva con il suo completo nero chilometri di strada anche sotto la pioggia. Era tutto preparato nei minimi dettagli: gli orari d’uscita, la prova della bici da cronometro, le salite e le discese, la sua unica bestia nera. Finalmente alla fine del 2008 terminò il calvario della squalifica e rientrò alle gare in Giappone. Non potevo non esserci: appena seppi della sua decisone di partecipare all’ultima gara dell’anno, prenotai un volo e partii per Tokio. La Japan Cup si correva sul percorso disegnato per il mondiale del 1990 a Utsunomiya ma nel senso inverso. Gli spettatori erano numerosissimi e accoglievano tutti i concorrenti come idoli, restavano per ore in coda per poter avere solo il loro autografo. Corse con una grinta incredibile ed arrivò terzo al traguardo. La sera mi invitò con i suoi nuovi compagni della Liquigas in un ristorante a mangiare sushi per festeggiare il suo rientro alle gare e, dopo molto tempo, il suo viso tornò ad essere sereno e tranquillo. Sprizzava gioia da tutti i pori. Cenammo seduti per terra, ripassando in allegria anche i momenti più difficili. A gennaio partimmo per il Tour di San Luis in Argentina. Un viaggio lunghissimo: a causa di scioperi e ritardi, ci vollero quasi tre giorni per arrivare a destinazione. Prima una notte a Madrid poi un’altra a Buenos Aires, infine atterrammo a Mendoza e impiegammo 5 ore di pullman per arrivare alla meta. Noi stravolti, lui con le sue cuffie per la musica, ogni tanto mangiava la sua barretta e al mattino seguente, dopo le migliaia di chilometri fatti in aereo e le ore di fuso, era dai meccanici a
Ivan Basso in India
foto BETTINIPHOTO
farsi montare il nuovo manubrio scalpitando per poter uscire in allenamento. Ogni tanto chiedevo di far qualche foto per contestualizzare i miei scatti e Ivan non si tirava mai indietro. Certo, bisogna capire quando si può chiedere senza dar fastidio, questo è molto importante per poter stare al fianco dei campioni. La stagione del pieno rientro portò molti bei piazzamenti, ma nessuna vittoria di prestigio. Lo riportò, però, con la testa a ragionare da campione. Nella stagione 2010 tornò al vecchio sistema di allenamento. Appena il tempo lo permise, andammo a provare lo Zoncolan, la montagna terribile con le sue pendenze difficilissime. Qui studiò ogni minima curva, la sua mente era già a maggio, ogni tanto tornava indietro e rifaceva la curva o il pezzo di rettilineo ripido. Qui mi disse, «scatto e li lascio tutti». Sono cose che si dicono, un po’ per scaramanzia un po’ per gioco, ma quando nella 15ª tappa del Giro affrontammo lo Zoncolan, lui attese quel tratto e poi via solitario verso l’arrivo a conquistare il suo secondo Giro. Io chiaramente mi ricordavo il posto e nel momento del suo scatto ero prontissimo ad immortalarlo: quella sua espressione di grinta e la bocca aperta è una delle fotografie che amo di più. In quello scatto c’è tutta la voglia e la convinzione di voler fare qualche cosa di entusiasmante a pochi chilometri dall’arrivo. Poi qualche giorno dopo arrivò il suo trionfo a Verona, l’abbraccio a tutta la sua famiglia e ad Aldo Sassi credo rimarrà nella storia del ciclismo. foto BETTINIPHOTO
Ivan Basso sullo Zoncolan
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Il gruppo di testa all’edizione della Marcialonga Cycling Craft 2013 foto NEWSPOWER CANON
MARCIALONGA CYCLING CRAFT a cura di NEWSPOWER
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DOLOMITI, IL NIRVANA DELLO SPORT DOMENICA 29 GIUGNO, TRA LE VALLI TRENTINE DI FIEMME E FASSA, TORNA LO SCIAME DEI GRANFONDISTI. ECCO TUTTO QUELLO CHE DOVETE SAPERE PER UN FINE SETTIMANA “NO PROBLEM”
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Uno sciame di granfondisti è pronto a dare l’assalto ai rinnovati itinerari di gara della Marcialonga Cycling Craft, in programma domenica 29 giugno tra le valli trentine di Fiemme e Fassa. L’8ª edizione della manifestazione, infatti, celebra il ritorno delle salite dolomitiche di Monte San Pietro, Passo di Lavazé, Passo San Pellegrino e Passo Valles, da quest’anno nuovamente inserite nei tracciati. La gara scatterà alle 8.00 da Predazzo e i ciclisti potranno scegliere fra i due percorsi messi a disposizione dal comitato organizzatore: il “lungo” da 135 km e il “medio” da 80 km. La prova di Predazzo fa parte dei circuiti Alé Challenge e Nobili/Supernobili, oltre ad essere valida per assegnare il titolo italiano Maestri di Sci AMSI ciclismo su strada. La Marcialonga Cycling Craft è inserita anche nel calendario del 1° Giro d’Italia Recumbent, una manifestazione cicloturistica organizzata dall’Associazione Propulsione Umana e riservata alle biciclette reclinate a due o tre ruote, i cosiddetti veicoli a propulsione umana (info: www.slywayprojects.com). La Marcialonga Cycling Craft, assieme ai percorsi spettacolari nel cuore delle Dolomiti, mette a disposizione di tutti i partecipanti tanti altri servizi utili come gli hotel convenzionati, che offrono soggiorni ad hoc per l’evento di domenica 29 giugno e il cui elenco è rintracciabile sul sito ufficiale della manifestazione. Inoltre, la Marcialonga Cycling Craft è senza dubbio una delle gare più “social” del panorama italiano con i canali Facebook, Twitter e You Tube ricchi di news e spunti quotidiani dal mondo Marcialonga. Ma non è finita qui perché chi possiede uno smartphone può rimanere costantemente aggiornato grazie all’app Marcialonga, scaricabile gratuitamente su Google Play o sull’Apple Store. Andiamo ora ad analizzare quelle che sono le FAQ, le domande più frequenti, relative alla Marcialonga Cycling Craft del 29 giugno prossimo. foto NEWSPOWER CANON
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E LA MACCHINA DOVE LA PIAZZO? Un tema importante per tutti i granfondisti è quello legato al parcheggio di autovetture o camper: il giorno della gara verranno segnalati i parcheggi per i partecipanti e sul sito ufficiale della manifestazione è possibile scaricare la piantina di Predazzo, dato che sabato 28 e domenica 29 giugno tutti i parcheggi a pagamento in centro al paese saranno gratuiti. L’ApT Val di Fiemme (booking@visitfiemme.it) e l’ApT Val di Fassa (infobooking@fassa.com) sono gli uffici turistici da contattare per trovare un alloggio. Inoltre, come detto, sul sito ufficiale della manifestazione sono disponibili gli alberghi convenzionati con la manifestazione. RISTORI SEMPRE GRADITI… MA OCCHIO ALLE LANCETTE Sono complessivamente cinque i ristori previsti sul percorso: in località Monte San Pietro e Passo di Lavazè per entrambi gli itinerari, mentre sul percorso “lungo” altri tre punti saranno posizionati a Predazzo, al Passo San Pellegrino e al Passo Valles. Il tempo massimo stabilito è di 5 ore per il percorso medio e di 8 ore per il percorso lungo. Coloro che non rientrano in questi tempi saranno considerati fuori gara. Inoltre, sono previsti i seguenti cancelli orari: Passo di Lavazè (km 60) entro le ore 12.00; Predazzo (km 80) entro le ore 12.30, oltre questo orario tutti i concorrenti verranno deviati verso il traguardo del percorso “medio”, e Passo San Pellegrino (km 100) entro le ore 14.00. PASTA PARTY MA ANCHE MINICYCLING ED EXPO Il tradizionale pasta party conclusivo si svolgerà presso lo Sporting Center di Predazzo ed è aperto anche agli accompagnatori: ogni concorrente riceverà un buono pasto per sé e uno per l’accompagnatore. La cerimonia di premiazione, invece, è fissata per le ore 14.00 di domenica 29 giugno in Piazza SS. Apostoli nel cuore di Predazzo. Venerdì 27 giugno alle 18.00 si svolgerà la Minicycling, gara non competitiva riservata ai baby ciclisti in un circuito cittadino chiuso al traffico. Sabato e domenica, sempre in Piazza SS. Apostoli a Predazzo, sarà aperto l’EXPO con tutte le novità dal mondo delle due ruote, mentre sempre nella giornata di sabato, alle ore 17.30, verrà organizzato uno speciale aperitivo con musica dal vivo. Domenica alle ore 10.00 il Nutella Party e l’animazione per bambini serviranno ad ingannare l’attesa per l’arrivo dei granfondisti a Predazzo. PACCO GARA RICCO E ISCRIZIONI FINO ALL’ULTIMO Le iscrizioni sono aperte sino al 28 giugno e il comitato organizzatore propone delle vantaggiose promozioni riservate ai team. Tutti i dettagli su registrazioni e scadenze si possono trovare sul sito ufficiale della manifestazione. Assieme al posto in griglia, i partecipanti della Marcialonga Cycling Craft si porteranno a casa l’utile pacco gara della manifestazione che contiene una canotta intima Craft personalizzata, un proteggilabbra Blistex, un tubetto di crema sottosella Ozone, una borraccia e delle barrette Enervit, una confezione di delizioso formaggio Trentingrana da abbinare alla pasta in omaggio del Pastificio Felicetti prodotta in valle. Info: www.marcialonga.it
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IL PERSONAGGIO info@inbici.net
a cura di GIOVANNI ZACCHERINI Tempo di lettura
LA BICICLETTA? EROTISMO DA BORGHESI
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ENNIO DIRANI, PIONIERE DELLE DUE RUOTE, È STATO IL FONDATORE DELLA “CICLISTICA ORIANI” DI RAVENNA. OGGI, TRA CULTURA E ICONOGRAFIA, CI SPIEGA IL RAPPORTO “ANTROPOLOGICO” TRA BICICLETTA E ROMAGNOLITÀ
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Lo si vede sfrecciare per le pianure e le montagne romagnole a cavallo della sua specialissima De Rosa, vestito della maglia giallorossa della “Ciclistica Oriani” da lui stesso fondata. In quelle pedalate, però, non ci sono solo muscoli, ma tutta una cultura della bicicletta che il ravennate Ennio Dirani ha contribuito a raccogliere e divulgare. È chiaro che anche se il suo “chliché” è quello del folletto delle due ruote, il professor Dirani ha dato e ha lasciato tanto altro alla cultura ravennate. C’incontriamo in quella che è stata, dal 1972 al 1995, la sua biblioteca, la “Casa Oriani”, di cui oggi è presidente onorario. La sente ancora come una sua creatura e si sente gratificato dalla traccia che vi ha impresso in decine di migliaia di acquisizioni librarie, convegni, corsi tematici e i settembrini “Incontri del Cardello”, dove le dotte conferenze tematiche finiscono in una merenda ricca di sapori autunnali. Uomo di raffinata cultura, conquistata, letteralmente, con il sudore della fronte, perché, figlio di una famiglia di braccianti Alfredo Oriani
di Lavezzola, per potersi permettere gli studi, d’estate aiutava i suoi in campagna, si laureò poi a Bologna con una tesi su Emile Zola e intraprese una felice carriera di insegnante a Ravenna. Una città che Ennio ha vissuto non solo come studioso e bibliotecario, ma anche, negli anni sessanta, nel ruolo di amministratore, quando entrò nella prima giunta di centro-sinistra come assessore alla cultura. Questa sua esperienza politica mi porta a fare una domanda, a lui come storico, su che cosa è mancato all’Italia per risolvere gli ormai suoi secolari problemi: «Oggi – mi risponde – tutti si sciacquano la bocca col ‘riformismo’, ma nei primordi del socialismo italiano era come una bestemmia, prevaleva un massimalismo impossibile nella nostra nazione, mentre un personaggio come Turati fu sottovalutato e si perse l’occasione per creare un forte partito socialista. D’altra parte, anche nel partito comunista ci fu per molti anni l’ancoraggio ad uno stato-
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guida come l’URSS, che ne impedì una vera autonomia, basti pensare al poco peso che si diede alle riflessioni critiche di Gramsci in opposizione all’ortodossia togliattiana». E questa opposizione tra ortodossia e innovazione, Dirani - dall’alto della sua formazione e pratica ciclistica e dall’essere stato direttore della biblioteca che
porta il nome di quel gran ciclista di Alfredo Oriani – ce la dimostra anche nella contrapposizione tra chi, come gli anarchici e i socialisti radicali, inizialmente vedevano nelle due ruote uno strumento di imborghesimento e chi, invece, ne coglieva le potenzialità proletarie. E il rapporto “antropologico” tra bicicletta e romagnolità? «In generale, i romagnoli degni di tal nome hanno, più o meno tutti, con la bicicletta un rapporto sfacciatamente erotico. Parlo dei maschi, naturalmente, quindi restiamo sul terreno del più tradizionale etero-erotismo, visto che la bicicletta è, se non proprio femmina, femminile». Un grande umanista, negli anni cinquanta direttore della Biblioteca Classense, Manara Valgimigli, aveva messo in guardia dallo stereotipo del romagnolo estroverso, “dalla rumorosità becera”, come lo “spavaldo” che attraversa il paese su un rumoroso calessino con tanto di frustino infilato tra i raggi delle ruote per attirare l’attenzione delle ragazze; la vera romagnolità si doveva cercare invece nell’intimità, nella discrezione dell’anti-retorica e dell’anti-oratoria. Ebbene, Dirani annota causticamente che questa gustosa descrizione gli fa gioco per riferirsi al presente: «Il ragionamento, chiamiamolo così, è questo. Se mai fosse vero che esistono due Romagne, e non più di due, come invece credo, non si potrebbe allora dire, parafrasando ed aggiornando Valgimigli, che c’è quella della bicicletta e c’è quella d’è mutòr? Che c’è il romagnolo che va in bicicletta e c’è quello che va in motocicletta? Aggiungendo, s’intende, che tertium non datur, per un romagnolo schietto. Se accettate per un attimo la metafora ed il chliché, vi prego di essere indulgenti con la malizia che la sottende, perché non sfugge ad alcuno che chi scrive assimila il romagnolo sul mutòr allo spavaldo fracassone dal calessino, e riconduce il romagnolo ciclista alla Romagna della discrezione, dell’intimità, della gentilezza. Con qualche per nulla disinteressata forzatura, s’intende…». D’altronde, questo amore di Dirani per il velocipede si può dire che sia ben ricambiato perché è stato una sorta di filtro dell’eterna giovinezza come affermano le sue ammiratrici e gli permette di dire, o meglio, di non dire la sua età, rispondendo a chi gliela chiedesse: «Sono nato nel Quadragesimo Anno», data che, ovviamente, nessuno sa e lo mette in condizione di essere scambiato per il maturogiovane atleta che in effetti è.
Sulla destra Ennio Dirani
foto NEWSPOWER CANON
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CHARLY GAUL TRENTO MONTE BONDONE TROFEO WILIER TRIESTINA a cura di NEWSPOWER
pressoffice@newspower.it
SULLA SCIA DEL RE DEI GRIMPEUR IL PROSSIMO MESE DI LUGLIO LA RASSEGNA DOLOMITICA SPEGNE LA SUA NONA CANDELINA. L’OCCASIONE PER PEDALARE SU SCENARI MOZZAFIATO, ABBINANDO L’AMORE PER LA BICICLETTA AL PIACERE DI UNA VACANZA RIGENERANTE
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Il Trentino e le due ruote ormai da tanti anni viaggiano… in tandem. Sono centinaia, infatti, gli eventi ciclistici ospitati da questo territorio, che offre anche un ricco campionario di proposte per le vacanze in sella grazie a centinaia di chilometri di piste ciclabili, bike hotels, convenzioni con le aziende di promozione turistica e molto altro ancora. Uno degli eventi che nel corso dell’ultimo decennio si è conquistato un posto di rilievo internazionale nel mondo delle granfondo è “La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone-Trofeo Wilier Triestina”, che nel 2014 festeggia la sua 9ª edizione. Dal 17 al 20 luglio appassionati di tutto il mondo affolleranno le strade di Trento, del Monte Bondone e della Valle dei Laghi prendendo parte alle gare in programma: la cronometro di venerdì 18 luglio in Valle dei Laghi e la prova in linea di domenica 20, con i percorsi “granfondo” di 141 km e “mediofondo” di 57 km. La “GF Charly Gaul” anche quest’anno sarà tappa di qualificazione dell’UCI World Cycling Tour, il campionato mondiale amatori e master, le cui finali si svolgeranno dal 28 al 31 agosto a Lubiana, in Slovenia. Durante la settimana della manifestazione, però, Trento e dintorni non offriranno solamente tanti chilometri di belle strade per affinare la gamba in vista della gara, perché il Comitato Organizzatore dell’ASD Charly Gaul Internazionale e dell’ApT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi propone a tutti i partecipanti numerose opportunità per allietare il proprio soggiorno trentino. Per gli “irriducibili” delle due ruote giovedì 17 luglio apriranno i battenti dell’area Expo, mentre sabato 19 sarà la volta della “Mini Charly Gaul” con i baby ciclisti impegnati in una gara di abilità in Piazza Duomo a Trento. Sul sito www.discovertrento.it si trovano tutti i “pacchetti” dell’ApT per una vacanza nella Città del Concilio alla metà del mese di luglio e, fra una sgambata e l’altra, sarebbe un peccato non visitare le attrattive storiche, culturali e naturali che Trento e la Valle dei Laghi mettono sul piatto. Ad esempio, utilizzando la Guest Card Trentino, una preziosa tessera messa a disposizione degli ospiti degli alberghi convenzionati, si potrà entrare gratuitamente al MUSE, il Museo delle Scienze della Città di Trento. L’innovativa struttura museale esplora i temi legati a scienza, natura e società offrendo sei piani di esposizione ricchi di giochi, esperimenti, postazioni interattive che rendono la visita accattivante sia per i grandi che per i più piccini. Il museo, unico in Italia, dal mese di maggio offre ai visitatori anche un noleggio bici per visitare il resto della città.
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La partenza da piazza Duomo 2013
foto NEWSPOWER CANON
Il gruppo di testa
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foto NEWSPOWER CANON
Buonconsiglio. Inoltre, nel centro storico, lo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sass, un’area di 1700 mq sotto piazza Cesare Battisti ed il Teatro Sociale, permette di visitare un ampio quartiere dell’antica Tridentum, la Trento Romana, riportato in luce grazie agli scavi archeologici effettuati in occasione del restauro e dell’ampliamento del teatro. Oltre all’accesso gratuito ai musei, la Guest Card Trentino consente di viaggiare gratuitamente con i mezzi del servizio pubblico locale, visitare parchi naturali e centri termali della provincia di Trento e molto altro ancora.
Gli olimpionici Juri Chechi e Antonio Rossi con Elda Verones direttore ApT Trento, prima del via nell’edizione 2013 foto NEWSPOWER CANON
Gli amanti della storia, invece, dovranno fare una capatina alla mostra “I Trentini nella Guerra Europea (1914-1920)”, ospitata nel caratteristico spazio espositivo delle Gallerie di Piedicastello e inserita nell’ambito degli eventi dedicati al Centenario della Grande Guerra. “Pedalando” a ritroso verso il passato, ecco che nella Valle dei Laghi e a Trento si trovano anche i castelli medievali come Castel Drena o, in città, il Castello del Una suggestiva immagine della partenza 2013 foto NEWSPOWER CANON
Insomma, le tante attrattive paesaggistiche e naturali di Trento e della Valle dei Laghi tireranno la volata a “La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone” che, oltre ad essere valida per l’UCI World Cycling Tour, fa anche parte degli apprezzati circuiti ciclofondistici Alé Challenge, Alpe Adria, Dalzero.it e Nobili/Supernobili. Le iscrizioni alla granfondo sono in piena corsa e fino al 30 giugno la quota sarà di 58 € per la gara in linea e di 45 € per la prova a cronometro, mentre nell’ultima “finestra” il costo salirà a 68 €, con deadline fissata per il 14 luglio. Inoltre, fino al 30 giugno, a soli 25 € si può anche acquistare la maglia in tessuto tecnico de “La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone”, dopodiché il prezzo verrà ritoccato al rialzo. Per tutti i dettagli sulle registrazioni basta consultare il sito ufficiale della manifestazione. La scorpacciata di ciclismo a Trento e in Valle dei Laghi non si esaurirà con “La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone-Trofeo Wilier Triestina”, ma proseguirà durante la settimana successiva con la mountain bike, perché Trento ospiterà le due frazioni conclusive della celebre Craft Bike Transalp. La gara che scatta dalla Baviera farà tappa a Trento venerdì 25 e sabato 26 luglio e i biker dovranno affrontare l’ascesa, rigorosamente off road stavolta, al Monte Bondone. Info www.laleggendariacharlygaul.it
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CENTRO CITTÀ
CHE MODELLO DI BICICLETTA POSSIEDONO I ROMAGNOLI? QUALE UTILIZZO NE FANNO? SI SENTONO SICURI PER LE STRADE CITTADINE? ADOTTANO LE ADEGUATE MISURE DI SICUREZZA? UNO STUDIO DELL’OSSERVATORIO LINEAR DISEGNA UN AGGIORNATO RITRATTO DI UNA TERRA CHE, DOPO LA MODA DEI MOTORI, SI SCOPRE CONSACRATA AL CICLISMO
LISCIO, PIADINA E… PEDALATE
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Romagna terra di motori? Una volta, forse. Oggi – complice la crisi economica e le campagne di sensibilizzazione sui “corretti stili di vita” – è di gran moda la bicicletta. Meno costosa, più funzionale alla linea, la bicicletta – in questa terra di piadina e Sangiovese – sembra aver ormai definitivamente scalzato i centauri motorizzati degli anni ’80. L’Osservatorio Linear dei Servizi (www.linear.it) – in concomitanza con la giornata Nazionale della Bicicletta indetta dal Ministero dell’Ambiente lo scorso 11 maggio – ha messo in evidenza i vizi e le virtù dei ciclisti romagnoli: che modello di bicicletta possiedono? Quale utilizzo ne fanno? Si sentono sicuri per le strade cittadine? Adottano le necessarie misure di sicurezza? Di seguito le risposte. Romagnoli e biciclette amore vero Risparmio e benessere fisico? Forse sì ma, di fatto, l’83% dei romagnoli afferma di possedere una bicicletta, mentre uno su due (55%) la utilizza: questo è uno dei risultati che emergono dall’ultima ricerca dall’Osservatorio Linear dei Servizi. Modelli e utilizzo della bicicletta in Romagna In assoluto la “più amata” risulta lei, la comoda city bike con il 53% di preferenze, seguita a ruota con il 28% dalla solida e affidabile mountain bike. La “vecchia e indistruttibile bici del nonno” si afferma al terzo posto con l’11% di intervistati contenti di utilizzarla. L’utilizzo Ma per cosa utilizzano le due ruote green i cittadini della Romagna? Presto detto: tempo libero (63%), shopping e commissioni (39%), sport e benessere per il 17%, scampagnate brevi 23% mentre il 21% degli intervistati ne fa un utilizzo casa-lavoro. I criteri di una scelta Cosa si privilegia nella scelta della bicicletta: senza dubbio la comodità per il 76%, leggerezza per essere abili (30%), la maneggevolezza per districarsi fra le strade cittadine per il 53%. La sicurezza è importante fattore di scelta della bici per il 34%, mentre un 15% bada al portafoglio e pone la scelta esclusivamente sul fattore prezzo.
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Sicurezza Appurato che la bicicletta la fa ormai da padrona nelle strade romagnole passiamo al capitolo sicurezza, come si comportano i ciclisti? In cosa peccano quando sono in sella alle loro biciclette e cosa recriminano? Il 46% degli intervistati afferma di sentirsi sicuro in bicicletta nella loro città. Ma, di questi, il 14% solo quando percorrono piste ciclabili mentre un altro 9% solo di giorno quando c’è la luce. Di contro il 12% del popolo delle due ruote ritiene di non sentirsi mai sicuro, l’11% degli intervistati attribuisce questa insicurezza agli automobilisti, un 7% ritiene che la manutenzione delle strade sia carente, un altro 21% ritiene invece che non vi siano o che siano troppo poche le piste ciclabili. Auto-bici: rapporto difficile Quali sono in particolare i maggiori rimproveri che i ciclisti muovono agli automobilisti? Il 53% degli intervistati lamenta la mancata segnalazione di svolta con le frecce di direzione, il 58% indica l’apertura improvvisa delle portiere dell’auto senza prima controllare. Parcheggi in doppia fila
(48%) e invasione delle piste ciclabili (29%) completano il quadro non roseo per la sicurezza delle due ruote in città. Mea culpa Ma la sicurezza non passa solo dai comportamenti altrui, lo sanno bene i ciclisti che interpellati a riguardo ammettono le loro “pecche”: solo il 5% afferma di utilizzare il caschetto protettivo, va meglio se si prendono in considerazione le luci di indicazione: il 63% ammette di accenderle. Concludendo… Biciclette regine della Romagna quindi, ma problema della poca sicurezza sulle nostre strade rimasto sostanzialmente invariato, come evidenziato dall’Osservatorio Linear dei servizi di un anno fa: «La sicurezza nelle strade deve essere patrimonio comune – si legge nella nota di Linear – ciclisti e automobilisti sono entrambi artefici di essa ed una buona spinta potrebbe partire dalla sicurezza proattiva di entrambi. Noi auspichiamo al cambiamento e saremo vigili sul tema, appuntamento fra un anno».
Le Granfondo ciclistiche come veicolo di messaggi non solo sportivi e agonistici, ma anche culturali,storici, ambientali.
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Partecipa alle tre prove precedenti e potrai goderti “Le Cinque Terre� GRATUITAMENTE! Media partner:
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«PER IL CICLISMO IN PIEMONTE 13 min LA STRADA È SEMPRE IN SALITA»
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robertozanetti65@gmail.com
a cura di ROBERTO ZANETTI foto di AC Mediapress – Ufficio Stampa Coppa Piemonte
QUATTRO CHIACCHIERE CON L’ORGANIZZATORE RENATO ANGIOI: «LA NOSTRA COPPA CONTINUA A CRESCERE, MA IN QUESTA TERRA LE DUE RUOTE INCONTRANO SEMPRE TROPPI OSTACOLI»
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La 13ª edizione della Coppa Piemonte ha fatto registrare ancora una volta i consensi degli appassionati: 907 iscritti complessivi che si cimenteranno nelle sei prove in programma. L’incremento del numero di abbonamenti rispetto alla precedente edizione la dice tutta sulla “qualità del prodotto” e sul livello dell’organizzazione sempre impeccabile di Renato Angioi, il suo “presidente” che, per l’occasione, è anche il protagonista di questo servizio. Renato, 907 abbonati al circuito di Coppa Piemonte: di questi tempi, come si usa dire tra i giovani (e non so) “tanta roba”… «Sono piacevolmente soddisfatto di questo dato che conferma, ancora una volta, quanto il nostro circuito sia apprezzato nella nostra regione e in quelle vicine. Mi riferisco alla Liguria e, in particolare, alla Lombardia anche se dobbiamo registrare la presenza di qualche emiliano e di alcuni toscani, senza tralasciare un nutrito gruppetto di stranieri: monegaschi, francesi e svizzeri. A tutti loro non possiamo che rivolgere un sincero ringraziamento per questa partecipazione.» A prescindere dal numero d’iscritti, in Coppa Piemonte, si pedala sempre con piacere. E allora, cosa spinge i ciclisti ad abbonarsi? È la convenienza del “pacchetto”, la tradizione delle gare o ci sono altri fattori? «Il numero di abbonati di quest’anno, seppure in crescita rispetto allo scorso anno (870 fedelissimi), non costituisce un record assoluto, perché il picco storico si è registrato nel 2009 con 972 abbonati, cifra invidiabile anche per molti altri circuiti italiani. La Coppa Piemonte, dal 2008 (883 abbonati) ad oggi, è sempre stata nella hit parade dei circuiti nazionali, classificandosi sempre tra i primi due per numero di abbonati. Le ragioni di questa vasta platea di consensi sono tante: prima di tutto direi che il merito è degli organizzatori delle singole gare che, negli anni, hanno fatto parte del nostro circuito garantendo, quasi sempre, un ottimo standard organizzativo malgrado le accresciute difficoltà logistiche ed economiche. Altro
Lo start della granfondo Bra-Bra di domenica 4 maggio; evento record che ha totalizzato 1983 iscritti con ben 1808 partenti al via
fatto positivo penso sia il lavoro della nostra segreteria, sempre disponibile a ogni tipo d’informazione e presente in tutti i campi gara. Per noi l’abbonato è prima di tutto un cliente a cui dobbiamo garantire un servizio pronto ed efficiente, che dura dal momento in cui ci si iscrive alla Coppa Piemonte fino alle varie fasi della stagione.» A proposito di gare, una curiosità: in base a cosa scegliete gli eventi e le date da mettere in calendario? Ci sono eventi come Novi Ligure (GF Dolci Terre di Novi), Bra (GF Bra-Bra), Mondovì (GF Giro delle Valli Monregalesi) che fanno parte dello “zoccolo duro” del circuito e altri, invece, che si alternano. In base a quale criterio viene effettuata questa selezione? «In effetti, ci sono alcune gare che costituiscono l’asse portante del circuito e, in particolare, Mondovì, che ne fa parte fin dalla sua istituzione nel 2002, seguita qualche anno più tardi da Novi Ligure e da Bra. Ovvio quindi che, avendo maturato all’interno dell’evento una lunga militanza, conoscano meglio di altri quali siano i principi ispiratori e le dinamiche per mantenerlo sempre ai massimi livelli. Nella Coppa Piemonte, dove non c’è nessuno che comanda o impone le proprie scelte, le decisioni e le strategie vengono prese in cabina di regia, ovvero dal Consiglio Direttivo della Coppa Piemonte, dove siede un rappresentante di ciascun CO delle gare che ne fanno parte. Io, dopo aver smesso di organizzare la mia gara (la Gran Fondo Stockalper ndr), nella mia qualità di Presidente, ho solo il compito di coordinare l’attività di un gruppo affiatato che mi segue con grande sintonia d’intenti. È ovvio quindi che le scelte delle new entry o le dismissioni di gare che entrano ed escono dalla Coppa Piemonte vengono decise dal CD sulle proposte di un qualsiasi membro dello stesso dopo attente valutazioni a riguardo della loro dislocazione geografica, delle date di effettuazione, delle caratteristiche generali della gara e sugli impegni degli organizzatori a recepire tutte le nostre regole. L’importante è che da parte di tutti ci sia la costante volontà di migliorarsi,
anche alla luce degli errori, piccoli e grandi, che ogni anno s’incontrano nel difficile cammino che porta all’organizzazione di una granfondo. Infine, premesso che ogni anno riceviamo una decina di richieste di gare che chiedono l’ingresso nel nostro circuito, devo precisare che, salvo qualche rarissimo caso, i cambiamenti sono stati dettati dalla cancellazione di altre gare che, per ragioni disparate, hanno terminato la loro storia. Cito la GF del Mottarone, la GF di Acqui Terme, la Prealpi Biellesi, la Stockalper, la GF di Saint Vincent; fino all’ultima, in ordine di tempo, la Giovanni Lombardi di Voghera.» Tu vivi in provincia di Verbania (nel VCO – Verbano Cusio Ossola, ndr), sul lago d’Orta (NO), scenari ideali per correre, pedalare ed allenarsi; perché non si riesce più ad organizzare un bell’evento in zona come, per esempio una volta, l’affascinate (e dura) GF del Mottarone ad Arona o la pittoresca (e durissima) Stockalper a Santa Maria Maggiore? «È un tasto dolente che mi rattrista tantissimo perché, prima di tutto, l’Ossola per anni è stata la zona dove in assoluto in Italia si organizzavano il maggior numero di granfondo, arrivando addirittura a sei: la ‘Stockalper, la ‘Diablo’, la ‘Monterosa’, la ‘D come Domodossola’, la ‘Barale Barale’ e il ‘Dalla Vedova day’. Se oggi di tutte queste gare non ne è rimasta neppure una, ragione della lenta ma inesorabile implosione di queste attività, deve far riflettere soprattutto gli amministratori locali e altre associazioni che vedono il ciclismo e i ciclisti con irritazione e fastidio. Basti pensare che a me, quando organizzavo la Stockalper, era quasi impedito toccare la statale del Lago Maggiore mentre oggi, su quelle stesse strade, si disputano altre manifestazioni sportive nelle quali il traffico veicolare viene chiuso per molte ore, con buona pace per tutti… Stesse difficoltà per la Gran Fondo del Mottarone. Il buon Giorgio Ambrosini, che organizzava quella gara con il supporto della Società Ciclistica Aronese –dopo una prima sosta durata un paio d’anni – l’ha rimessa in piedi e, dopo questa
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Renato Angioi (a sinistra), con lo speaker ufficiale della manifestazione, durante le premiazioni della granfondo Dolci Terre di Novi di Novi Ligure (AL)
nuova esperienza durata soltanto un anno, ha dovuto definitivamente abdicare. Purtroppo questo è un territorio che, pur avendo dato al ciclismo molti sportivi di alto livello, non ama le due ruote. Le auto ed i rally automobilistici, viceversa, non trovano ostacoli perché dietro di loro hanno un ente (leggasi ACI) che ha la forza di aprire anche le porte del cielo; il ciclismo, invece, ha cento enti di promozione sportiva che son capaci soltanto di farsi la guerra per i ‘cadreghini’ ed una manciata di tessere. Ma quando mai, la FCI, L’UDACE o chiunque altro è intervenuto a fianco di un qualsiasi nostro Organizzatore per rimuovere uno dei tanti ostacoli che si frappongono nella organizzazione di una guerra di questo tipo? Mai visto nessuno! L’Ossola ha avuto una parte importante nella storia delle granfondo del nostro paese, ma purtroppo oggi è diventato impossibile creare un evento di questo tipo; anche i più irriducibili come il sottoscritto, alla fine, hanno dovuto arrendersi all’evidenza e la cosa non può che dispiacere perché abbiamo dei paesaggi incantevoli e dei percorsi da fare invidia a chiunque.» La Coppa Piemonte viene classificata come circuito regionale, ma nelle griglie si notano sempre più ciclisti provenienti anche Una fase di gara della granfondo Bra-Bra che vede il gruppo di testa affrontare un impegnativo tornante in salita
da altre zone d’Italia e non solo... Non sarebbe il caso, visto l’introduzione anche di prove all’estero, come quella del primo giugno in Francia a Valloire/Galibier (GF Pantani Forever), di chiamarlo “circuito nazionale”? «Sì e no. Mi spiego: la Coppa Piemonte è nata come circuito regionale e, ancor oggi, pur avendo una dimensione interregionale e direi anche internazionale, penso che debba rimanere legata alle sue origini. Il bacino d’utenza principale degli abbonati proveniene dalla nostra regione, in particolare da Torino e provincia e da Cuneo, zona nella quale c’è un grande fermento organizzativo testimoniato dalle quattro granfondo che si svolgono in questo territorio oltre che dalla presenza di tantissime società ciclistiche con un gran numero di praticanti. Tanto per fare un esempio, cito la Società Passatore di Cuneo, diretta da Marco Bersezio, che quest’anno alla gara di Bra vedrà allineati al via oltre 100 suoi tesserati, di cui una sessantina sono abbonati all’intero circuito. È un evento di portata storica per la Coppa Piemonte, perché mai prima d’ora una squadra aveva avuto una partecipazione così numerosa ad una gara del nostro circuito. Purtroppo la provincia di Torino, pur annoverando importanti società, tra cui Jollyeuroprestige, CC Piemonte, Uova Fantolino, Cusati Bike, il Team Briko, ecc., non trova la forza di organizzare una gara di un certo livello e prestigio. Noi ci stiamo provando da alcuni anni senza
grande fortuna, anche se è probabile che a breve si riesca finalmente a creare in Torino un grande evento, pari a quello che si svolge già in altre importanti città italiane. Voglio ricordare come la Coppa Piemonte sia stata la prima a prevedere una doppia classifica divisa tra le granfondo e mediofondo, ad istituire gli abbonamenti della solidarietà, la portabilità degli abbonamenti e premiazioni di società non in base al numero d’iscritti ma ai chilometri pedalati. Premi e premiazioni di tappa e finali che privilegiano le società a discapito dei singoli e non ultimo la guerra al doping ed agli ex dopati, impedendo la partecipazione al circuito a quanti in passato avessero avuto problemi con sostanze illegali. Nessuno ce ne voglia, ma possiamo dire di aver avuto il merito di indurre gli enti di promozione sportiva e la Consulta a venire finalmente allo scoperto nel dichiarare guerra al nemico numero dello sport: il doping.» Visto che stiamo parlando di gare all’estero, peccato per la Granfondo di Montecarlo che era stata inserita nel programma; avrebbe dato un’ulteriore visibilità al circuito. Come mai si è arrivati all’annullamento? «Preciso che, per quanto riguarda Montecarlo, non si è trattato di un annullamento, ma di uno spostamento ad altra data (con ogni probabilità a fine settembre) e le ragioni sono molto semplici. Le avverse condizioni meteo che si sono abbattute a marzo su tutta la Riviera ligure e sulla Costa Azzurra, hanno causato diverse frane che hanno ostruito parte del percorso, con interruzione di ponti e danni ad altre infrastrutture. Visto che non c’erano strade alternative e considerato che le autorità monegasche non davano garanzie certe sulla data di ripristino, si è perciò deciso di annullare la gara nella data prevista per il suo svolgimento e di rimandarla a settembre. Dato che questo slittamento non era compatibile con la durata del circuito abbiamo deciso di trovare una valida alternativa a Montecarlo. Tra le soluzioni prospettate, alla fine, si è deciso per la gara in Francia che avesse comunque un certo fascino, se non dal punto di vista della location almeno per ciò che rievocano le sue montagne. In questa gara si affronteranno salite come il Télégraphe ed il Galibier, teatro di grandi sfide al Tour ed al Giro d’Italia, ma soprattutto salite che fanno tornare nella memoria di tutti le prestigiose imprese di Marco Pantani.»
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CIRCUITO DEGLI ITALICI ZUEGG a cura della REDAZIONE
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FRATERNALI E NERI IN POLE-POSITION DOPO SEI TAPPE, PRIMI VERDETTI NEI GIRONI ETRUSCO E LATINO. E TRA LE SOCIETÀ, SENZA RIVALI L’AS ROMA CICLISMO
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Prosegue a gonfie vele il Circuito degli Italici Zuegg, ormai idealmente arrivato al suo “giro di boa”. Iniziato lo scorso 16 marzo con la Gran Fondo Davide Cassani (record di presenze e il CT azzurro in pole posizion), il Circuito – diviso per la prima volta quest’anno in girone Etrusco e girone Latino – è proseguito con la Gran Fondo dell’Amore di Terni, con La Garibaldina di Mentana, con la Gran Fondo Terre dei Varano di Camerino e con la Maratona degli Appennini di San Sepolcro. Il mese di giugno si è aperto con La Strasubasio di Spello e proseguirà, nel weekend dell’8, con una ghiotta concomitanza. Per il Circuito Etrusco, andrà in scena la Gran Fondo del Capitano di Bagno di Romagna e per quello Latino la Gran Fondo Fara in Sabina di Passo Le maglie del Circuito
Corese. A quel punto, alla conclusione del Circuito 2014, mancheranno solo tre tappe: quella del 29 giugno a Urbino con la Straducale, quella del 6 luglio a Caldarola con la Gran Fondo dei Sibillini e quella del 7 settembre a Forlì con La Magnifica. Intanto, però, la strada ha già fornito i suoi primi verdetti parziali e dunque, a metà del guado della stagione, vale la pena fare il punto della situazione nelle varie classifiche del Circuito degli Italici. Per la classifica individuale del raggruppamento Latino (Lungo), per i quali – mentre andiamo in stampa – non sono ancora stati ufficialmente vidimati i risultati della Granfondo Strasubasio, è al comando, al momento, Mattia Fraternali dell’ASD Fausto Coppi di Fermignano con 1385, che precede Andrea Borgia (Piesse Cycling Team) con 1190 punti e Matteo Zannelli (Cycling Rieti) con 1000 punti tondi. Per la classifica Lui&Lei, al comando la coppia TestoniRigon (AS Roma Ciclismo) davanti a Sopranzetti-Chiappini (ASD Newteam Essebi). Nella graduatoria a squadre al primo posto c’è nettamente, dopo sei gare, l’AS Roma Ciclismo con 126 punti. Al 2° posto, a distanze siderali, l’AD Newteam Essebi con 47 Partners ufficiali del Circuito degli Italici
punti e sul terzo gradino del podio il Piesse Cycling Team con 43 lunghezze. Per il raggruppamento Etrusco – sempre classifica individuale Lungo – in testa c’è Romano Neri (Individuale) con 830 punti, 25 in più di Fabio Cini (Pedale Senese) e davanti a Mirco Nencioni Cristian Pinton (Sc Colonna) con 775 punti. Per il ranking di società, comanda la Romagna: al primo posto – con 70 punti – il Team Passion Faentina davanti al GS Cicli Matteoni FRW (38 punti) e al Gianluca Faenza Team (37). Infine, oltre alle granfondo, il Circuito degli Italici si sta facendo notare anche per la grande qualità delle sue aree expò, a cui partecipa – ad ogni tappa – un fedelissimo pool di aziende sponsor. Oltre a Zuegg, main sponsor del Circuito, i brand abbinati alle sedici granfondo del calendario Etrusco e Latino sono Lunique Sport, Corri col Cuore Pissei, Fria, Pantacicli e Scaldì l’attiva calore.
ZUEGG IN BICI
AL CIRCUITO DEGLI ITALICI ZUEGG CON GUSTO, TANTA ENERGIA E L’APP FRUTTINO SCARICA LA NUOVA APP FRUTTINO ZUEGG NATURAL ENERGY, RICARICA LE TUE ENERGIE E TAGLIA IL TRAGUARDO! Zuegg, da sempre sinonimo di vita attiva, sport e naturalità, corre al fianco degli amanti del ciclismo supportando IL CIRCUITO DEGLI ITALICI ZUEGG, tante tappe del circuito ETRUSCO e LATINO all’insegna dello sport, del movimento e del benessere. Prima della partenza, durante e dopo la gara, ZUEGG sarà al fianco di tutti i ciclisti con il Fruttino, lo storico snack ZUEGG, distribuito a tutti i partecipanti che potranno gustarlo, insieme ai succhi Skipper, presso il corner ZUEGG allestito nel punto ristoro al termine del percorso, per fare il pieno di energie a tutta frutta!! Per supportare ancora di più tutti i partecipanti alla gara e aiutarli a ottenere una prestazione ottimale, Zuegg ha realizzato la Mobile APP FRUTTINO Zuegg Natural Energy. L’applicazione, scaricabile gratuitamente da App Store e Google Play, ha l’obiettivo di monitorare il consumo energetico durante la gara e avvisare l’utente su quando ricaricarsi con il Fruttino Zuegg per raggiungere l’obiettivo inserito e calcolato sulla base del profilo dell’utente (età, sesso, altezza, peso) e dello sport da praticare, in questo caso appunto il CICLISMO. L’APP FRUTTINO Zuegg Natural Energy e le tabelle di consumo calorico presenti sono certificate dal prof. Claudio Maffeis, Primario dell’unità di diabetologia, nutrizione clinica e obesità in età pediatrica dell’ULSS 20 di Verona. Il Fruttino, da oltre 60 anni, è il compagno di ogni attività sportiva, ideale per tutti co-
loro che stanno attenti alla propria salute e al proprio benessere, senza voler rinunciare a gusto e bontà! Nei gusti Cotogna, Albicocca e Mirtillo, il Fruttino è lo snack sempre a portata di mano da gustare in ogni momento della giornata, che piace sia agli adulti che ai bambini. Zuegg, nata nel 1860 a Lana d’Adige come piccola attività agricola familiare, in oltre cento anni di storia, è diventata un gruppo industriale internazionale. Un percorso che ha accompagnato, e continua a soddisfare, le abitudini alimentari di milioni di italiani appassionati di frutta, riuscendo comunque a mantenere ben salda la filosofia di rispetto e amore per la naturalità e la genuinità che l’hanno contraddistinta per generazioni. Con oltre 523 addetti ed un giro d’affari pari a circa 257 milioni di euro (fatturato 2013) mira a diventare il principale esperto di frutta a livello europeo, allargando la sua sfera di intervento anche all’agronomia, selezionando e lavorando i migliori cultivar in Italia e in Europa. Confetture e succhi di frutta nascono dal forte legame tra natura e ambiente per offrire benessere e stile di vita sano. Per informazioni visita il sito www.zuegg.it Seguici su Facebook www.facebook.com/zuegg SCARICA L’APP su Download iPhone App https://itunes.apple.com/it/app/fruttino/ id870433332?mt=8 e Download Android App https://play.google.com/store/apps/ details?id=com.metiswebdev.fruttino&hl=it
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LA FAUSTO COPPI LE ALPI DEL MARE
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6 min
a cura di PAOLO MEI
I PIÙ BUONI IN POLE POSITION ANTEPRIMA NEWYORCHESE PER GLI ORGANIZZATORI DELLA STORICA GRAN FONDO DI CUNEO. E INTANTO FERVONO I PREPARATIVI PER LA PROSSIMA EDIZIONE CHE PROPONE UN’ORIGINALE NOVITÀ: PER PARTIRE IN PRIMA FILA BASTERÀ UNA DONAZIONE AD UNA “NOBILE CAUSA”
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C’è attesa e trepidazione a Cuneo per la manifestazione ciclistica amatoriale più longeva ed importante del Piemonte: la Fausto Coppi Le Alpi del mare. L’Associazione Sportiva Dilettantistica Fausto Coppi On The Road, guidata dagli instancabili Emma Mana e Davide Lauro, è al lavoro da mesi con in testa un chiodo fisso: rendere ancora più appetibile e competitiva la loro rassegna, un vero e proprio ritrovo di appassionati che provengono da ogni parte del globo. La Fausto Coppi Le Alpi del Mare è partner dell’evento nella Grande Mela e una delegazione ha partecipato alla NYC Bike Expo, rassegna internazionale dedicata al mondo del ciclismo: «È stata l’occasione per promuovere Cuneo ad un pubblico che ancora non conosce le nostre montagne – spiega Davide Lauro, vice presidente dell’associazione Fausto Coppi on the road, che ha anche partecipato alla gara ciclistica negli USA con partenza da New York e un percorso nel New Jersey – abbiamo voluto, in particolare, mostrare agli americani le grandi potenzialità del nostro territorio alpino, sia dal punto di vista turistico e dell’ospitalità che per quanto concerne gli appassionati della bicicletta». A New York, grazie al centro estero per l’internazionalizzazione (CEI), su incarico dell’assessorato al turismo della Regione Piemonte, è stato allestito un grande spazio dedicato al Nord-Ovest. All’evento la regione Piemonte ha avuto un ruolo da protagonista e la NYC Bike Expo ha visto anche la visita del sindaco Bill de Blasio: il primo cittadino di New York ha ricordato, in particolare, le sue origini italiane e ribadito l’importanza di questo grande evento: nella metropoli americana negli ultimi dieci anni il numero di ciclisti è quadruplicato e sono stati raggiunti 1500 km di corsie e piste per le biciclette. Emma Mana: «Negli USA abbiamo avuto modo di conoscere diversi tour operator e questa è un’occasione per far conoscere la nostra gara all’estero, insomma un’occasione da non perdere».
Tornando alla manifestazione italiana, il percorso di gara, lungo e impegnativo, come da tradizione, partirà da Piazza Galimberti, vero cuore pulsante della città di Cuneo. Si tratta di una delle più grandi piazze italiane, all’interno della quale verrà inserita una prestigiosa zona expo che potrà essere visitata alla vigilia e nel giorno della gara stessa in attesa degli arrivi. Il percorso di gara sarà di 177 km con un dislivello di 4125 metri. Gara, dunque, per scalatori provetti. Partenza alle ore 7, passaggi a Busca, Costigliole Saluzzo, Piasco, Brossasco, quindi bivio per Valmala, la salita al santuario da dove sarà possibile raggiungere la località Pian Pietro (1354 m) per poi affrontare la nuova strada, con una discesa di circa 10 km dalle caratteristiche tecniche impegnative, fino a Lemma. A seguire, ecco il tanto atteso collegamento con la Colletta di Rossana. I ciclisti raggiungeranno poi Dronero, Montemale, la Piatta Soprana (1136 m) per poi affrontare la salita al colle Fauniera (2480 m) e quindi scendere nel vallone dell’Arma fino a Demonte. Infine Festiona, Madonna del Colletto (1310 m), Valdieri, Borgo San Dalmazzo e arrivo a Cuneo, in una coloratissima Piazza Galimberti. Naturalmente, esiste anche l’opzione del percorso medio. Ma attenzione, anche in questo caso le salite non mancheranno: 111 km per 2500 metri di dislivello. Non proprio una passeggiata, insomma. Del resto una manifestazione che lega il proprio nome a quello del corridore più leggendario dell’intera storia del ciclismo e dello sport, non poteva che prevedere un impegno gravoso per i coraggiosi partecipanti. Particolare attenzione andrà rivolta alle discese, da sempre particolarmente tecniche ed impegnative, alcune delle quali hanno scritto la storia, per esempio, del Giro d’Italia. Per coloro che proprio non possono fare a meno di partire in prima fila, ecco servita una bella opportunità, che unisce l’utile alla solidarietà. Versando infatti un contributo di 100 euro, si potrà accedere alla Griglia di Solidarietà, che precederà tutIl vice presidente dell’associazione Fausto Coppi te le altre griglie. I posti disponibili sono 150 on the road Davide Lauro e il ricavato verrà devoluto a favore dell’ocon il sindaco di New York Bill de Blasio perazione “Salviamo le strade di montagna: nel 2014 il Fauniera.” I fondi serviranno a rendere percorribile il tratto di strada che da Castelmagno conduce alla cima di questo colle epico. Con i suoi 2485 metri il Fauniera è il segno distintivo di questa manifestazione, ma purtroppo gli inverni rigidi e le varie precipitazioni non l’hanno mai risparmiato. Numerosi tratti richiedono l’intervento degli enti per poterlo rendere transitabile e sicuro. La Fausto Coppi è vicina al “suo” colle, quello della gloria, quello del sudore e dell’impresa. Questo colle viene chiamato anche il Colle dei Morti, ha un incredibile appeal mediatico e l’intento della manifestazione è proprio quello di mantenere queste caratteristiche.
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CIRCUITO MASTER CLUB TRICOLORE
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a cura della REDAZIONE
GRANFONDO DEI COLLI AMERINI IL 15 GIUGNO AD AMELIA (TERNI), NEL CUORE PIÙ VERDE DELL’UMBRIA, L’EVENTO DEL TEAM BATTISTELLI IN CUI SARÀ SORTEGGIATO, TRA TUTTI GLI ABBONATI, IL TELAIO PRESTIGIO DELLA SERIE EVO
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Dopo la Granfondo “Le strade di San Francesco”, che si è svolta il 1° maggio a Perugia, valida come prova unica del Campionato italiano Granfondo e Fondo della Federciclismo (al via 500 cicloamatori), il Master Club rimane sempre nella Verde Umbria con la terza edizione della Granfondo dei Colli Amerini. L’evento è organizzato dal Team Battistelli in collaborazione con il Comune di Amelia e prevede tre percorsi, Granfondo di 125 km, Mediofondo di 100 e Cicloturistico di 55. Visto il successo della scorsa edizione, è confermata la Cronoscalata in notturna che partirà da fuori le mura ciclopiche, snodandosi attraverso le vie del centro storico di Amelia per una lunghezza di due chilometri. Le pendenze massime sono del 17% e il traguardo è posto nel punto più alto della città dove risiede la famosa torre dodecagonale e la cattedrale amerina. La gara farà parte di una
speciale classifica in abbinamento alla Granfondo. Il percorso parte da Amelia e si snoda tra le verdi colline ricoperte di uliveti e vigneti e tra i boschi di macchia mediterranea, attraversa i centri di Penna in Teverina, Giove, Attigliano, Lugnano in Teverina, Alviano, Guardea, Montecchio, Melezzole, Castel dell’Aquila, Sambucetole, Porchiano, per arrivare di nuovo ad Amelia. La particolare conformazione del territorio, con continue pendenze collinari, potrebbe far apparire il percorso molto impegnativo, in realtà le pendenze non sono mai elevate, la massima è di 750 metri del GPM posto al Valico della Roc-
ca, circa a metà del percorso Granfondo. La Granfondo dei Colli Amerini, inoltre, può essere l’occasione per conoscere ed aprezzare luoghi inediti e poco “battuti” dal turismo tradizionale, della Verde Umbria. Grazie a una recente partnership, tutti gli abbonati del Circuito PedalatiumGranfondo del Lazio, che vorranno partecipare alla Granfondo dei Colli Amerini,
avranno diritto a una particolare scontistica sulla quota d’iscrizione. Per maggiori dettagli consultare il sito www.team-battistelliamelia.it Le iscrizioni scadono il 10 giugno (25,00 euro agonisti – 20,00 euro cicloturisti e cicloamatori non agonisti) per avere diritto al pacco gara. Ci si può iscrivere anche il giorno della gara ma con sovrapprezzo e sempre senza pacco gara. Il 10 giugno è vicino e conviene affrettarsi per avere diritto al “Gustoso” pacco gara. Oltre alle premiazioni individuali, sono previsti premi per le società e a sorteggio.
foto NEWSPOWER CANON
SAN GIMIGNANO
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GRANFONDO DEI SIBILLINI a cura della REDAZIONE
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LA SESTA PROVA (LATINI) DEL CIRCUITO DEGLI ITALICI ISCRIZIONE RIDOTTA PER LE SOCIETÀ PIÙ NUMEROSE E NEL PACCO-GARA UN GIUBBOTTO TERMICO. RICCHI PREMI ANCHE PER I VINCITORI
foto PLAYFULL NIKON
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Procede spedita la macchina organizzativa della 24ª Granfondo dei Sibillini, in programma il 6 luglio a Caldarola (MC). La manifestazione è valida come penultima tappa del Circuito degli Italici Zuegg, gara finale per il girone Latino. Tra le ultima novità comunicate dagli organizzatori dell’ASD Sibillini ci sono i supersconti per le società. Per quelle che iscriveranno un numero di corridori compreso tra i 15 e i 25 atleti verrà infatti applicata una riduzione di 2 euro per ogni iscritto, mentre per le società dai 26 iscritti in su la riduzione salirà a 3 euro. Sempre 3 euro di sconto saranno applicati ai soci del Bici Club Italiano. Un’idea che sarà senza dubbio molto gradita a quelle società che decideranno di trascorrere una bella giornata di sport e di festa a Caldarola in occasione di questa granfondo, che fa parte del Prestigio quale alternativa alla Maratona dles Dolomites. Grandi novità anche sul fronte della sicurezza. Per quanto riguarda il percorso lungo, infatti, ci sarà la chiusura permanente del traffico (in senso contrario alla corsa) sulla discesa di Montemonaco, sulla discesa che da Forca di Gualdo porta a Castel Sant’Angelo sul Nera dalle ore 9.30 alle ore 12.30 e, sempre in modo permanente, sulla discesa che da Passo delle Fornaci porta a Pie’ Casavecchia. Inoltre, fino alle ore 14, ci sarà il divieto di sosta sul lato destro della strada nel tratto che da Forca di
Gli splendidi paesaggi delle colline maceratesi
Presta porta a Forca di Gualdo. Venendo al percorso corto, invece, il traffico sul tratto che dal lago di Fiastra va a Fiegni sarà consentito solo nel medesimo senso della corsa. Inoltre, sia granfondisti che mediofondisti potranno godere anche della chiusura della panoramica del Lago di Caccamo, sempre in senso contrario alla corsa. Intanto, l’organizzazione ha preparato, per l’edizione 2014 della Granfondo, un omaggio davvero speciale. È il gadget che l’ASD Sibillini ha deciso di regalare a tutti gli iscritti: un giubbotto termico di colore rosso bordeaux con cappuccio, che avrà i loghi della Granfondo dei Sibillini e del Prestigio. Un oggetto utile e di pregio, che resterà nel tempo come ricordo della Sibillini targata Prestigio. Anche le premiazioni saranno degne di quest’edizione così importante. Verranno premiati i primi sette di categoria sia del lungo sia del corto e le prime quindici società con il maggior numero di partenti, sommando quelli del lungo e del corto. Alla prima società classificata andrà un buono benzina di 500 euro, alla seconda uno di 300 euro, alla terza uno di 250 euro, alla quarta uno di 150 euro e alla quinta uno di 100 euro. Le società dalla sesta alla quindicesima riceveranno, invece, premi in natura. Previsti, inoltre, premi a sorteggio riservati alla terza griglia e a coloro che sceglieranno la partenza alla francese. In questi giorni è stato anche scelto l’omaggio per coloro che aderiranno al concorso Partners ufficiali del Circuito degli Italici
Circuito degli Italici – latino, la maglia di questo girone verrà assegnata al termine della Granfondo dei Sibillini
pulizia. Si tratta del libro “La Grande Via del Parco”, nel quale i ciclisti troveranno tutti gli itinerari per bici presenti nel Parco dei Sibillini. Sarà possibile iscriversi a 35 euro fino al 3 luglio, mentre venerdì 4 e sabato 5 luglio la quota d’iscrizione sarà di 40 euro. Le iscrizioni chiuderanno al raggiungimento di quota 2000.
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GRANFONDO CITTÀ DI PADOVA-FONDRIEST a cura della REDAZIONE
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PEDALATE CON L’IRIDATO DI RENAIX SI ANNUNCIA UN’ACCOGLIENZA COI “GUANTI BIANCHI” ALLA PRIMA EDIZIONE DELLA RASSEGNA EUGANEA. APRIPISTA IL GRANDE MAURIZIO FONDRIEST CHE HA PROVATO IN ANTEPRIMA PER VOI IL TRACCIATO DI GARA: «PERCORSO VARIO, BELLO SUL PIANO NATURALISTICO, MA IMPEGNATIVO DAL PUNTO DI VISTA TECNICO. UN CONSIGLIO? IN SALITA PEDALATE COL VOSTRO PASSO»
Per chi non ama stare troppe ore in sella c’è sempre il percorso più corto: 97 km con un dislivello di 1351 metri. Quest’ultimo, pur comprendendo le salite più importanti del percorso lungo, non include la parte della zona Colli Berici con l’impegnativa salita di Zovencedo dove è situato il GPM. Il fascino dei Colli Euganei e delle Terme rimane però immutato. All’arrivo i partecipanti saranno ripagati da un’accoglienza con i fiocchi: la maestosa Piazza del Prato ospiterà, infatti, un’importante area expo dove alcune aziende presenteranno le novità 2015. All’interno del Velodromo Monti ci sarà, invece, un Gourmet Party che prevede un primo, un secondo di pesce con patate, bibite e caffè. In concomitanza con la Granfondo partirà, sempre dal Prato della Valle, una pedalata eno-gastronomica e culturale all’interno della Città con una guida specializzata che condurrà i partecipanti a conoscere l’arte e la storia millenaria di Padova. Ricordiamo, infine, il ricco pacco-gara per tutti gli iscritti che prevede una t-shirt
personalizzata, un reggicatena TFM, Birra Scudata Antoniana, lattina Red Bull, braccialetto Fondriest, integratori Pro Action con borraccia personalizzata e pasta Jolly. La società con il maggior numero d’iscritti e quella con il maggior numero di arrivati, riceverà 2 Citybike, 5 telefonini, 20 bottiglie di vino Doc, un prosciutto crudo e tre trolley by Roncato. La notizia dell’ultima ora riguarda, invece, l’investitura della Granfondo Città di Padova a Campionato Italiano Dirigenti ACSI. Per chi viene da lontano, la Granfondo ha infatti stipulato una convenzione con alcuni alberghi della zona termale e di Padova con possibilità, per gli alberghi delle Terme, di usufruire delle piscine e della sauna. Per maggiori dettagli è possibile consultare il sito della Granfondo www. gfcittadipadova.it Dal primo di giugno e fino al 22 le iscrizioni passano a 35 euro, conviene dunque affrettarsi per prenotare “un posto speciale” alla prima edizione della Granfondo Città di Padova-Fondriest.
foto LUIGI BARBIERO/DIADE DESIGN SAS
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Maurizio Fondriest ha testato di persona il percorso lungo della 1ª edizione della Granfondo Città di Padova, scortato dagli alfieri della SC Padovani. Ed il campione di Renaix ’88 è rimasto piacevolmente colpito dal fascino del percorso: «Mi è piaciuto perché è un tracciato molto vario: ci sono diverse tipologie di salite ed una grande varietà di paesaggi. Ce n’è per tutti i gusti: dalla salita pedalabile di Costigliola-Teolo all’impegnativo Zovencedo, dove è collocato il GPM, per passare poi al Roccolo, strappo duro ma breve e alla cosiddetta salita delle Grate, che porta a Calaone, temutissima ma a torto perché, come sostengo sempre, l’importante è affrontare le salite con il proprio ritmo senza forzare, diversamente, si rischia di non arrivare fino in fondo. 145 km, ad ogni modo, non sono propriamente una passeggiata e un minimo di allenamento sulle lunghe distanze è necessario. La fatica sarà poi ripagata quando si taglia il traguardo, arrivando nella mitica Piazza del Prato che ha consacrato le gesta di tanti campioni».
foto LUIGI BARBIERO/DIADE DESIGN SAS
u n E V E nT O
Con il patrocinio del
Comune di Padova
La corsa che mancava... in Prato! 29 GIUGNO 2014
145 km 97 km
PADOVA
TURRI TERME EUGANEE VALSANZIBIO
TEOLO
COLLI EUGANEI
ZOVON
TOARA
ZOVENCEDO
COLLI BERICI
LOVOLO
BAONE CALAONE ROCCOLO
ESTE
Partenza e arrivo in Prato della Valle Il fascino dei colli Euganei Due percorsi avvincenti
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6ª GRANFONDO TERRE DEI VARANO a cura della REDAZIONE
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CASTAGNOLI E MARCONI SFILANO ALLA TERRE DEI VARANO A CAMERINO QUASI MILLE ISCRITTI, NUMEROSE ATTIVITÀ COLLATERALI E UNA MANIFESTAZIONE PROMOZIONALE DEDICATA AI GIOVANISSIMI. CRONISTORIA DI UN WEEKEND DA RICORDARE
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Consegnata agli archivi anche la 6ª Granfondo Terre dei Varano-Memorial Dario Drago, Francesco Gentili e Alberto Pennesi, organizzata a Camerino, lo scorso 11 maggio, dall’AVIS Frecce Azzurre del presidente Sandro Santacchi. Un evento a cui si sono iscritti oltre 920 ciclisti, tra cui diversi stranieri, il cui numero – dato non trascurabile – cresce ad ogni edizione. La manifestazione era valida anche come quinta prova del Circuito degli Italici Zuegg (Girone Latino). Dopo la partenza alla francese, gli agonisti iniziano a schierarsi battaglieri sulle griglie. Una volta terminata l’esibizione della banda-orchestra di Camerino, alle ore 9 prendono il via i granfondisti, seguiti dopo mezz’ora dai mediofondisti. Ad abbassare per due volte la bandierina è Gianluca Pasqui, vicesindaco di Camerino, mentre alle premiazioni è intervenuto il responsabile nazionale dell’ACSI Settore Ciclismo Emiliano Borgna. Presente anche Luca Panichi che, in sella alla sua carrozzina, ha scalato gli ultimi mille metri che portavano all’arrivo. Nel percorso granfondo, dopo poco più di 20 chilometri, al comando restano Federico Castagnoli della Cicli Copparo e Matteo Zannelli del Cycling Rieti. Lungo le rampe dell’ascesa di Sassotetto, Castagnoli resta solitario al comando. La sua cavalcata continua inarrestabile fino al traguardo, che taglia con ampio margine di vantaggio sul compagno di squadra Luciano Mencaroni e su Dmitry Nikandrov del Team Kyklos Abruzzo. In campo femminile vince la teramana Sandra Marconi della Cicli Copparo, che giunge al traguardo con la compagna di squadra Veronica Pacini, scortate da tutto il team. Terza Irene Marzoli dell’AVIS Frecce Azzurre. Nel percorso mediofondo, dopo vorticosi avvicendamenti, in testa si forma un folto gruppo di atleti. Quando mancano circa 25
chilometri al traguardo, Vinicio Rosario dello Studio Moda si porta al comando. Negli ultimi chilometri la situazione cambia e allo sprint, in salita, si presenta un drappello di atleti. A vincere è il fermano Alessandro D’Andrea dello Studio Moda davanti a Luigi Giulietti della Federazione Sammarinese Ciclismo e Luca Rubechini della Sauro Simoncini. In campo femminile vince la pesarese Barbara Anita Manzato del Team Fausto Coppi Fermignano davanti a Debora Morri della Medinox e a Deborah Mascelli dell’Effetto Ciclismo Fiano Romano. Anche quest’anno, sulla salita simbolo della manifestazione, quella di Sassotetto, si è svolta la cronoscalata Sarnano-Sassotetto, che ha assegnato il Trofeo Dario Drago, vinto da Mencaroni. Il Trofeo Francesco Gentili è andato a Castagnoli, mentre il Trofeo Alberto Pennesi se l’è aggiudicato D’Andrea. Tra le società vittoria per la Newteam Essebi.
Partners ufficiali del Circuito degli Italici
Una volta giunti al traguardo, tutti a rifocillarsi al ricco ristoro finale e poi a fare festa alla taverna del Terziere di Muralto, affascinante sede del pasta party. La grande festa di Camerino era però iniziata già il sabato precedente, quando nel pomeriggio, in piazzale della Vittoria, si era svolta una gara promozionale di abilità e velocità per bambini. Una manifestazione organizzata dall’Avis Frecce Azzurre e dalla Polisportiva Junior Matelica, che quest’anno hanno allestito insieme una squadra di giovanissimi, che è stata presentata proprio il 10 maggio. Senza dimenticare il mercatino di prodotti tipici e le visite guidate ai musei della città. Insomma, una grande festa dello sport, della promozione del territorio e dello stare insieme in allegria, che anche quest’anno ha portato tante persone da diverse regioni alla scoperta di questo splendido angolo delle Marche.
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44ª GRAN FONDO NOVE COLLI a cura della REDAZIONE
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9 min
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DOPO 200 KM ARRIVO ALLO SPRINT! INEDITO FINALE IN VOLATA PER LA GRANFONDO DI CESENATICO. NEL LUNGO SI IMPONE L’EX PRO RUSSO NIKANDROV, NEL MEDIO IL PRATESE CIPRIANI. IN 10.872 ALLA PARTENZA. TRA DI LORO ANCHE IL CT CASSANI: «IL BARBOTTO? NON ME LO RICORDAVO COSÌ DURO»
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Una splendida giornata di sole ha incorniciato la 44esima edizione della Nove Colli. Lungo il porto canale di Cesenatico, alle 6 di mattina, sotto un sole abat-jour, hanno preso il via – dato da Alessandro Spada, presidente della Fausto Coppi – in 10.872. Tra loro il ct della nazionale, Davide Cassani e gli olimpionici Jury Chechi, Antonio Rossi e Pietro Piller Cottrer. Il percorso medio si decide sul terzo colle, il Ciola, dove il pratese Matteo Cipriani (Infinity) raggiunge il fuggitivo Michele Scotto D’Abusco, i due guadagnano sugli inseguitori e poi Cipriani se ne va in solitaria sul Barbotto. Intanto si avvicina il gruppo degli inseguitori composto da una dozzina di atleti. Tra questi due ex vincitori: Bernd Hornetz, Roberto Cunico e il sammaurese Tiziano Lombardi. Cipriani mantiene un vantaggio di 1’ 20’’ fino a Cesenatico. Il podio viene deciso con una volata a 11 che vede Matteo Cecconi prevalere su Leonardo Viglione, rispettivamente vincitori del percorso medio nel 2013 e nel 2012. Per il vincitore un tempo di 3:34:29.92 alla media dei 36,36. Tra le donne si impone la trentina Astrid Schartmuller (GobbiMg Vis-LGL) che taglia il traguardo in 3:47:45 alla media dei foto STUDIO 5
foto STUDIO 5
41 34,25. Al secondo posto Olga Cappiello. Terza Claudia Gentili. Per quanto riguarda il percorso lungo, al km 155, al Passo delle Siepi, il gruppo di testa è composto da 29 atleti. Proprio sul sesto colle si avvantaggiano in tre: Hornetz, Zanetti e Salimbeni. Sul Gorolo, ultima asperità di giornata, il terzetto ha 50” di vantaggio sul toscano Falzarano. A 2’ 10” il gruppo. Poi Salimbeni cede, Zanetti cade in discesa e il solo Hornetz viene riassorbito. A Savignano sono in 15 in avanscoperta. Dopo 200 km si arriva così ad una imprevista soluzione allo sprint. Sul lungomare di Cesenatico ad avere la meglio è il russo Dmitry Nikandrov (Team Kyklos), ex pro di 34 anni, che vince in 5:58:30.76 alla media dei 34,31. Secondo posto per il veneto Igor Zanetti (Cannondale). Terzo il piemontese Andrea Gallo (Pedala Sport). Tra le donne il team Gobbi-Mg K Vis conquista tutti e tre i gradini del podio. Primo posto per Marina Ilmer (06:29:54.65) alla media dei 31,55, secondo posto per la compagna di squadra Chiara Ciuffini e terza la forlivese Monica Bandini. Il primo romagnolo è l’ex calciatore sammaurese Tiziano Lombardi, 14esimo. La mancanza di spunto veloce però gli pregiudica la possibilità del successo. In 23esima posizione Ivan Ostolani (Cavallino-Specialized) con poco più di sei ore; trentesimo Massimo Di Matteo (Faenza team) in 6h 13’. Va meglio nel medio dove il primo romagnolo (è di Rocca San Casciano) è Marco Spada (Faenza team), ottavo a poco più di un minuto dal vincitore. C’è gloria per Mario Ceccaroni detto Bistecca (Santarcangiolese), 21esimo assoluto a 55 anni e primo di categoria.
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42 La Fausto Coppi, società organizzatrice, mette in cantiere anche questa edizione e dà già appuntamento al 24 maggio 2015. «Abbiamo vissuto una bellissima giornata – dice il presidente Alessandro Spada –. Ringrazio i nostri mille volontari per il grande impegno dimostrato e per la loro straordinaria passione, senza di loro non sarebbe possibile mettere in piedi la Nove Colli». Grande festa anche per l’ultimo arrivato, Paolo Taddeo 44enne tarantino. Gli sono servite 12 ore ma ha una valida scusa: aveva fatto anche l’edizione notturna. In totale 18 colli in 24 ore. Per premio si è preso una cyclette della Technogym.
foto STUDIO 5
Dmitry Nikandrov, Igor Zanetti e Andrea Gallo
LE CLASSIFICHE Lungo Uomini 1° Dmitry Nikandrov (Kyklos) in 5.58.30 alla media di 34,31 km/h 2° Igor Zanetti (Cannondale) 5.58.31 3° Andrea Gallo (Sport Canale) 5.58.32 Lungo Donne 1a Marina Ilmer (Gobbi-Mg K Vis) 6:29:54 alla media di 31,55 km/h 2a Chiara Ciuffini (id.) 6:35:49 3a Monica Bandini (id.) 6:43:42 Medio Uomini 1° Matteo Cipriani (Infinity) 3.34.31 alla media di 36,3 km/h 2° Matteo Cecconi (Effetto ciclismo) 3.35.52 3° Leonardo Viglione (Team Ucsa) st;
foto PLAYFULL NIKON
foto PLAYFULL NIKON
Sul podio della granfondo femminile, Marina Ilmer ,Chiara Ciuffini e Monica Bandini
Medio Donne 1a Astrid Schartmuller (Gobbi-Mg K Vis) 3.47.45 alla media di 34,25 km/h 2a Olga Cappiello (Team Cinelli Santini) 3:52:50 3a Claudia Gentili (Ale Cipollini Galassia) 3:53:30
I commenti Davide Cassani ha chiuso la sua Nove Colli in in 3h 52’ 54” alla media di 33,49. Non male per un 53enne. A fine corsa il ct della nazionale ha commentato così la sua corsa: «Erano 20 anni che non vivevo il clima della Nove Colli. Il livello e la qualità sono notevolmente aumentati. Ricordavo la salita del Barbotto ma non ricordavo che fosse così duro, l’ultimo km in particolare». Parola poi a Nikandrov, il vincitore della granfondo. Il russo vive in Italia da 18 anni ed era alla prima partecipazione: «Sono felicissimo anche se è stata davvero durissima». Soddisfatto anche Igor Zanetti, il battuto: «Non mi ero allenato con costanza – dice il veneto –. Non pensavo nemmeno di arrivare in fondo. Purtroppo nel finale sono partito lungo e non sono riuscito ad avere la forza per impormi». Il toscano Cipriani, primo nella prova da 130 chilometri, aggiunge: «Non pensavo di vincere. Sono stato fortunato, sul Ciola sono riuscito a trovare lo spunto giusto per guadagnare abbastanza secondi e per arrivare fino al traguardo». Il romano Cecconi, secondo e vincitore del medio nell’edizione 2013 si accontenta: «Venivo da un incidente per cui la mia condizione era precaria, ho stretto i denti e sono molto soddisfatto della prova». Infine Claudia Gentili, seconda nel medio: «Ero partita per fare la 200 km ma non stavo bene e per onorare la corsa ho deciso di finire la 130 km, più di così proprio non potevo fare».
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SICUREZZA IN GARA
a cura di GIANLUCA BARBIERI
SCUSI, LA TOILETTE?
gianlucabarbieri.inbici@gmail.com
SI CURANO CON ATTENZIONE MANIACALE I TRACCIATI, I PACCHI GARA E LA SICUREZZA. MA SE MANCANO I SERVIZI IGIENICI, TUTTO VA… A ROTOLI
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Uno dei “punti deboli” nelle manifestazioni sportive è la carenza delle toilette. Dalla pianificazione delle strutture alla cura dei servizi igienici, il tema, anche per questioni di senso civico, va affrontato a 360°. Ma non sempre è così. Girando con “occhio clinico” per gare e granfondo, sia su strada che in MTB, ci siamo accorti che agli organizzatori, a volte, manca quel “colpo d’occhio” necessario per dimensionare le strutture in base al numero dei partecipanti. Altre lacune importanti, poi, vengono dalla gestione dei servizi, spesso sotto dimensionati o addirittura inadeguati non solo al numero dei partecipanti, ma anche del pubblico e degli accompagnatori che seguono abitualmente gli appassionati. Qualche settimana fa ho visto con i miei occhi una manifestazione di 800 partecipanti con tanto di accompagnatori, con la disponibilità di soli due bagni chimici a disposizione di tutti e posizionati nella piazza: tra l’altro la sera precedente l’or-
ganizzazione aveva predisposto sotto il tendone una bella serata rock: potete immaginare al mattino com’erano ridotti… Voi non ci crederete, ma la credibilità e la qualità di una gara, passano anche attraverso la gestione dei servizi igienici. In molti casi le lamentele e le critiche sulla manifestazione sono riferite proprio a questi servizi. Ottima cosa sarebbe proporzionare i servizi igienici in base al numero delle persone legate ai partecipanti e prevedere una o più addetti che li tengano puliti. Anche nella scelta del numero dei tavoli per il pasta-party o delle docce, gli organizzatori a volte pagano da-
zio. Riporto il caso di una recente gara di MTB in cui i tavoli e le sedie erano chiaramente sottodimensionate, per cui la gente non sapeva dove sedersi per mangiare. Certo, bisogna anche tener conto del cosiddetto “coefficiente di contemporaneità” che prevede che gli atleti arrivino in tempi e modi diversi all’arrivo, ma è altrettanto vero che più corta è la gara più ravvicinati sono gli arrivi, specie nelle classic in MTB di 40/45 chilometri.
46 a cura di GIAN PAOLO MONDINI
CONSIGLI E RIFLESSIONI
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LO SPETTATORE “AGONISTA” C’È CHI STREPITA E SUDA SUL DIVANO E, AL TERMINE DELLA CORSA, È STREMATO COME IL CAMPIONE DALL’ALTRA PARTE DELLO SCHERMO. PROVIAMO A SPIEGARE L’ESPERIENZA “MISTICA” DELL’IDENTIFICAZIONE
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Secondo Peter Brook, lo spettatore è una delle tre ‘corde’ che l’attore deve sempre mantenere equilibrate. Sbilanciarsi a favore dello spettatore rende infatti preponderante l’aspetto di ‘esibizione’ della rappresentazione teatrale, mentre una scarsa attenzione al destinatario del racconto può far diventare il racconto stesso debole e privo di senso, se non nella elaborazione privata di chi lo esegue. Lo sport moderno corrisponde in toto alle modalità descritte dal drammaturgo Brook. Basti pensare alla pura esibizione di Vale Rossi dopo una vittoria, oppure alle gags scenografiche di Bolt prima e dopo la gara... E come rinunciare ai balletti studiati dai calciatori dopo aver segnato un gol (ormai al limite della demenza). La differenza (se proprio ce ne fosse una) tra lo spettatore “classico” e quello sportivo è la partecipazione. Per il secondo tipo guardare un evento sportivo significa viverlo, ovvero significa fare sport! Il coinvolgimento è a livelli talmente alti che anche fisicamente si manifestano tutte le caratteristiche dell’attività fisica completa. Il processo psicologico che interviene è l’identificazione e aumenta in maniera esponenziale soprattutto negli ex-atleti, specie se l’evento è direttamente legato alla sua esperienza empirica. L’identificazione è il processo col quale un soggetto introietta dei tratti della personalità di un altro e modella le proprie azioni su di esso. L’identificarsi permette di aumentare la propria autostima e avvertire un senso di benessere fisico effettivo. Ogni volta che guardo una gara di ciclismo in TV, mi succede la stessa cosa. Momenti cruciali come uno sprint mi fanno letteralmente saltare dalla poltrona! Del resto, ancora oggi sen-
foto FRANCK FAUGERE
to persone che mi hanno visto vincere la tappa al Tour de France nel 1999 e mi dicono: «Mi ricordo ancora! Spingevo anch’io con te!». Pensate che memoria! Lo stesso vale per la maggior parte degli sportivi “attivi”. Il grado di partecipazione e identificazione permette alla maggior parte di essere più oggettivi e meno critici nei confronti degli “attori”. Infatti lo sportivo classico o “da bar” è colui che ama criticare, deridere e sminuire le imprese degli atleti professionisti. Riesce ad essere anche molto duro e caustico nelle sue analisi, addirittura contraddicendo quello che lui stesso aveva sostenuto qualche giorno prima. La causa di questo comportamento può essere il rimpianto per non essere riusciti ad emergere nello sport (o nella vita); infatti si manifestano molti casi di persone che
evitano qualsiasi tipo di esercizio fisico per non riaprire una “ferita mai del tutto guarita”. Poi ci sono i dubbiosi. Quelli che mettono in dubbio tutto e pensano alle più strane alchimie: doping, combine… nel caso di tempi record nell’atletica danno il merito al vento, al materiale della pista, ma mai all’atleta! Insomma vi invito a riflettere sul vostro “essere spettatore sportivo” e di cercare di mettere da parte le critiche e i dubbi sulle prestazioni degli atleti e di godervi le imprese e le fatiche, come l’esaltazione dei vincenti o la disperazione degli sconfitti, ricordando che il processo di preparazione che ogni atleta ha fatto per arrivare alla competizione che state osservando è parte di un percorso difficile e doloroso. Buon divertimento!
foto NEWSPOWER CANON
La partenza da Piazza Castello
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GRANFONDO FI’ZI:K a cura di NEWSPOWER
pressoffice@newspower.it
A MAROSTICA UNA GARA DA TREGENDA NELL’ULTIMA DOMENICA DI APRILE I DISPETTI DI GIOVE PLUVIO NON ROVINANO LA FESTA: AL VIA MILLE INTREPIDI CORRIDORI
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Granfondo fi’zi:k: quando il gioco si fa duro… i granfondisti di certo non si tirano indietro. Ultima domenica di aprile, primavera inoltrata secondo il calendario, ma non certo secondo Giove Pluvio che, per l’occasione, indossa il vestito delle feste e si fa trovare in piena forma in quel di Marostica. Scacco ai granfondisti? Neanche per sogno. In quasi un migliaio sfidano pioggia e freddo e, all’ombra del Castello Inferiore della cittadina in provincia di Vicenza, è festa grande sulle due ruote, comunque sia. Allo start si vedono anche alcuni pro come Bernhard Eisel, Daniel Oss, David Millar, Davide Apollonio, Giovanni Visconti, Cristiano Salerno e Dario Cioni che comandano il serpentone di partecipanti in uscita dalle mura della città, e poi via per il “Mediofondo”, unico percorso agibile causa maltempo. La decisione da parte degli organizzatori di Asd B-Sport e Studio RX di rinunciare alla variante “Granfondo” arriva in prima mattinata, motivi di sicurezza giustamente addotti per il bene e il divertimento… sicuro di tutti. Il programma di gara prevede quindi 110 km complessivi di sali-scendi, o come
foto NEWSPOWER CANON
piace ai vicentini di “mangia e bevi”, sulle strade che solcano l’Altopiano di Asiago e, in prima battuta, verso Salcedo. Prima e successivamente in direzione Cogollo e Arsiero, vige lo studiarsi a vicenda in testa alla carovana: qualche strattone, qualche allungo ma le energie vanno conservate per la parte centrale di gara. Nella testa della corsa si individuano chiaramente alcuni protagonisti della stagione granfondistica 2014 e anche dell’Alé Challenge, di cui la GF fi’zi:k – Città di Marostica è terza delle otto prove totali. Roberto Cunico, Devis Miorin, Leonardo Viglione, Emanuele Poeta, Matteo Bordignon, Carlo Muraro con anche l’austriaco Klaus Steinkeller sono tra questi e sui tornanti di Pedescala proprio Steinkeller prende il largo con altri quattro e attacca la stretta e spettacolare salita della Verenetta, inserita come novità assoluta 2014 dagli organizzatori vicentini. Il meteo a questo punto continua a peggiorare e, dopo aver già annullato il tracciato “lungo” all’inizio, il CO si vede costretto a malincuore a chiudere la Verenetta al resto degli atleti, i quali svoltano direttamente verso il “resto” dell’Altopiano. Cunico fa la lepre e
guadagna un buon gruzzolo di secondi su Miorin e Bordignon lanciati all’inseguimento. L’alfiere del Team Beraldo viene però tradito dall’asfalto viscido e perde posizioni sul duo Miorin-Bordignon, entrambi decisi a far propria la GF fi’zi:k 2014. Nulla sembra deciso fino alla linea di traguardo, il veneziano in fondo riesce a spuntarla per pochi centimetri solamente, mentre in terza piazza chiude Carlo Muraro. Tornando a Klaus Steinkeller e al quintetto che era risalito sulla Verenetta, l’austriaco di Imst è uno abituato alle «fresche temperature di allenamento» – come lui stesso ha commentato in fondo – e sul finish di Marostica giunge per primo precedendo Viglione e Poeta. Nella gara femminile, il successo va a Sabrina De Marchi davanti a Gloria Bee e Matilde Molo. La Granfondo fi’zi:k 2014 rimarrà senza dubbio nella memoria di molti per le condizioni meteo da veri… duri, come si diceva in apertura, ma il plauso va anche al gruppo di organizzatori e volontari che hanno sfidato la giornata affinché l’evento riuscisse nel migliore dei modi. Arrivederci a tutti nel 2015.
Gruppo di atleti che affrontano un tornante
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GIRO D’ITALIA AMATORI 2014 a cura della REDAZIONE
BRINDISI ROSA PER GRAZIA, NICOLETTI E LOMBARDO SI È CONCLUSA A ZOLA PREDOSA LA PIÙ IMPORTANTE GARA ITINERANTE PER AMATORI CHE QUEST’ANNO HA FATTO TAPPA IN EMILIA ROMAGNA. NELL’ULTIMA GIORNATA TANTE EMOZIONI E QUALCHE LACRIMA
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Il Giro d’Italia Amatori ha regalato brividi ed emozioni soprattutto nell’ultima frazione, quella che ha visto il netto predominio della Melania Omm: Emidio Celani si è infatti aggiudicato la terza e ultima tappa, con partenza e arrivo a Zola Predosa, davanti al proprio compagno di squadra Rocco Castellucci. È stato un successo con dedica: i due portacolori hanno infatti tagliato il traguardo indicando il cielo in ricordo di Basilio Mercuri, il compagno di squadra prematuramente scomparso durante il Giro di Sardegna e Giordani Gironacci, amministratore del Gruppo Melania, deceduto a causa di un tragico incidente stradale. Alla gioia degli uomini della Melania ha fatto da contraltare il grande rammarico del tunisino Maher Tounsi (Team Calcagni), che era partito con la maglia rosa e che ha dovuto alzare bandiera bianca a causa di una foratura a soli tre chilometri
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dal traguardo. Il 19enne, spinto probabilmente dalla cattiveria agonistica, ha continuato la corsa con la gomma a terra e ha chiuso la corsa al ventitreesimo posto. Per lui tanti applausi, ma nessuna menzione nell’albo d’oro della rassegna. Tounsi, che vive in provincia di Matera, ha soltanto diciannove anni e, dopo aver militato per due anni nella categoria Juniores, è determinato a tornare protagonista assoluto tra gli Under 23. Quest’anno non è potuto approdare alla categoria superiore per problemi burocratici e ha scelto di misurarsi tra gli amatori per rimanere in attività in questo che, per lui, è un periodo di transizione.
La maglia rosa finale del Giro d’Italia Amatori prima fascia è stata conquistata così da Massimiliano Grazia (Green Devils) per effetto dei migliori piazzamenti conquistati nelle tre prove, mentre la maglia rosa di seconda fascia è andata al 47enne Stefano Nicoletti (Max Team), che aveva stravinto la seconda prova dopo il successo ottenuto già nel primo giorno di gara. Tra le donne arriva invece la riconferma di Ilaria Lombardo (Pol. Cral Vigili del Fuoco Genova), che bissa il successo dello scorso anno e veste la seconda maglia rosa consecutiva. «Siamo molto soddisfatti di com’è andata questa edizione del Giro d’Italia Amatori – spiega Fabio Zappacenere, presidente del comitato organizzatore – lasciamo l’Emilia Romagna e il prossimo anno ci trasferiremo come di consueto in un’altra regione. Abbiamo voglia di migliorare e di crescere ancora: ringraziamo tutte le aziende che hanno creduto nel nostro progetto che cresce stagione dopo stagione, la Polizia Stradale presente in forza e tutte le altre forze dell’ordine. Tra qualche giorno annunceremo la location della nuova edizione del Giro d’Italia Amatori, manifestazione che, anno dopo anno, permette agli amatori di conoscere da vicino una regione diversa dell’Italia». Nell’ultima giornata della rassegna si era disputato anche il Gran Premio Città di Zola Predosa Memorial Finelli Masetti, prestigiosa gara per Allievi. Per testimoniare la vicinanza tra il Giro d’Italia Amatori e il ciclismo giovanile, l’organizzazione della corsa rosa aveva collaborato attivamente per far sì che si svolgesse questa
51 gara giovanile malgrado la concomitanza con la sfida degli amatori. 133 Allievi in rappresentanza di 32 società di Emilia Romagna, Veneto, Umbria, Marche e Repubblica di San Marino hanno animato una corsa che si è decisa nei chilometri conclusivi con un’azione di forza di Matteo Donegà che si è messo alle spalle Luca Longagnani e il marocchino Achraf Namli. CLASSIFICA GENERALE A TEMPO 1° Massimiliano Grazia (Green Devils Team) 2° Maher Tounsi (Team Calcagni Fajarama) a 0 3° Stefano Nicoletti (Max Team) a 26” 4° Fabrizio Amerighi (Borello Cycling Team) a 33” 5° Sirio Sistarelli (Melania Omm) a 36” VINCITORI GIRO D’ITALIA AMATORI 2014 Fascia 1: Massimiliano Grazia (Green Devils) Fascia 2: Stefano Nicoletti (Max Team) Donne: Ilaria Lombardo (Cral Vigili del Fuoco Genova) VINCITORI DI CATEGORIA Categoria Elite Sport: Maher Tounsi (Team Calcagni Fajarama) Categoria Master 1: Massimiliano Grazia (Green Devils Team) Categoria Master 2: Sirio Sistarelli (Melania Omm) Categoria Master 3: Enrico Saccomanni (Pol. Cral Vigili Fuoco) Categoria Master 4: Stefano Nicoletti (Max Team) Categoria Master 5: Valter Basili (Santarcangiolese) Categoria Master 6: Mario Ceccaroni (Santarcangiolese) Categoria Master 7: Giuliano Lipparini (Max Team) Categoria Woman 1: Ekaterina Chugunkova (Pol. Cral Vigili del Fuoco) Categoria Woman 2: Ilaria Lombardo (Pol. Crai Vigili del Fuoco) Categoria Stranieri: Alexey Gnuni (Russia) Categoria Paralimpics MC4: Carlo Calcagni (Team Calcagni Fajarama) CLASSIFICA GPM 2° FASCIA 1° Stefano Nicoletti (Max Team) 2° Maurizio Iaconisi (Team Calcagni Fajarama) 3° Valter Basili (Santarcangiolese) CLASSIFICA GPM 1° FASCIA 1° Massimiliano Grazia (Green Devils) 2° Emidio Celani (Melania Omm) 3° Maher Tounsi (Calcagni Fajarama) CLASSIFICA TRAGUARDI VOLANTI 2° FASCIA 1° Stefano Nicoletti (Max Team) 2° Valter Basili (Santarcangiolese) 3° Renzo Mele (Team Kyklos Abruzzo) CLASSIFICA TRAGUARDI VOLANTI 1° FASCIA 1° Massimiliano Grazia (Green Devils) 2° Emidio Celani (Melania Omm) 3° Maher Tounsi (Calcagni Fajarama)
500 gr
500 gr
500 gr
Pasta di Gragnano trafilata al “bronzo”
Pasta di grano duro
Marchi
2,50 €
Molisana
1,20 €
di pasta
0,80 €
500 gr
Pasta
primo prezzo
0,40 €
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5a GRANFONDO CITTÀ DI SANSEPOLCRO a cura della REDAZIONE
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LA MARATONA DEGLI APPENNINI: ZANETTI SFRECCIA IN ALTA QUOTA IL VENEZIANO TRIONFA NELLA MARATONA DEGLI APPENNINI DI SANSEPOLCRO VALIDA COME SECONDA PROVA DEL GIRONE ETRUSCO. TRA LE DONNE L’ACUTO DELLA RIMINESE GABELLINI
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Con la quinta edizione della Maratona degli Appennini – vinta dal veneziano Igor Zanetti – è andata in archivio anche la terza tappa del Circuito degli Italici Zuegg (Circuito Etrusco), sponsorizzato anche da Lunique, Corri nel Cuore Pissei, Fria, Pantacicli e Scaldì. La corsa, che si è svolta nel borgo toscano di Sansepolcro, ha visto ai nastri di partenza oltre 550 corridori, oltre ai circa quindici randonneur e alla trentina di partecipanti alla pedalata storica. La Maratona degli Appennini, infatti – come tradizione impone – non è stata solo agonismo, ma anche randonnée “Sulle Strade Rosa”, che prevedeva la partenza da Sansepolcro e l’arrivo a Firenze (e ritorno), e Maratona Vintage, una pedalata per bici d’epoca, che ha regalato alla manifestazione un affascinante tocco di poesia. Va ricordato, inoltre, che il percorso mediofondo era anche valido come prova del Campionato italiano forense AIMANC. Insomma, una festa a tutto tondo per questa terza tappa del Circuito degli Italici (Circuito Etrusco) che, il prossimo 2 giugno, passerà
nuovamente al girone Latino con “La Strasubasio”, che si correrà tra gli splendidi scenari umbri di Spello. La settimana successiva – 8 giugno – una suggestiva concomitanza: per il circuito Etrusco, nel cuore dell’Appennino Tosco-Romagnolo, nella località termale di Bagno di Romagna, è in programma la Gran Fondo del Capitano, mentre per il circuito Latino, lo stesso giorno, ma nella località laziale di Passo Corese, si svolgerà la Gf Fara in Sabina. Tornando alla Maratona degli Appennini, la vittoria – come detto – nel percorso granfondo è andata al veneziano Igor Zanetti della Cannondale – Gobbi – FSA e, tra le donne, alla riminese Florinda Neri della Frecce Rosse Rimini, mentre nel mediofondo si sono imposti il pesarese Gregory Bianchi del Team Saccarelli Alpin e la pistoiese Annalisa Frulli del GS Ramini. Tra le società vittoria per la Cavallino ASD Specialized. La corsa si è decisa attorno al chilometro 25, quando in testa è segnalato un drappello di atleti, su cui rientrano poi altre unità. Dopo la divisione tra i due tracciati, sul gran-
Partners ufficiali del Circuito degli Italici
fondo la situazione evolve fino a quando sulle rampe del Fumaiolo al comando si porta Igor Zanetti della Cannondale – Gobbi – FSA, che dopo una lunga cavalcata arriva a tagliare in perfetta solitudine il traguardo di Sansepolcro. Secondo è Michele Cartocci del Cavallino ASD Specialized e terzo Alessandro Calzolari. Tra le donne, come detto, successo per Florinda Neri della SS Frecce Rosse Rimini su Rita Gabellini del GC SGR Servizi SpA e Sabrina Raggiante dell’Infinity Cycling Team. Sul mediofondo allo sprint si presenta un gruppo di una trentina di atleti. A vincere è Gregory Bianchi del Team Saccarelli Alpin, davanti a Francesco Roselli dell’Infinity Cycling Team e ad Alessandro Cellai del Team Olimpia Bolis. Tra le donne successo per Annalisa Frulli del GS Ramini davanti a Susanna Iscaro della Croce Verde Bike Viareggio e Marika Passeri del Cavallino ASD Specialized. Una volta terminata la fatica tutti al Palazzetto dello Sport per il pasta party e le premiazioni, degna conclusione di questa quinta edizione della festa sansepolcrese su due ruote.
foto NEWSPOWER CANON
IL MANAGER MATTEO MARZOTTO E L’AVV. CLAUDIO PASQUALIN AL VIA DELLA GRAN FONDO LIOTTO
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FROM “K” TO “K” a cura di ROBERTO ZANETTI foto di ROBERTO ZANETTI e KEMO BIKE
robertozanetti65@gmail.com
DALLA “K” ALLA “K” STA A SIGNIFICARE UN METAFORICO PASSAGGIO DI CONSEGNE CHE, NELLA FATTISPECIE DI KEMO, È GIÀ DIVENTATO A TUTTI GLI EFFETTI UNA BELLA REALTÀ! Lo studio fotografico, adibito all’interno dell’azienda, nel quale si cura l’immagine del marchio, il sito web e la gestione dei social network (Facebook, Twitter, Instagram, ecc…)
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Andrea Puzzo, Sales Manager per l’Italia di Kemo Bikes
Malgrado il nome richiami qualcosa di esotico, Kemo è un marchio italianissimo (l’azienda ha sede ad Albiate, nel cuore della Brianza) e appartiene alla Sintema Sport Srl, una società dei fratelli Comalli. Ma chi sono, in buona sostanza, i fratelli Comalli? In passato avrete già sentito parlare di Kuota, un produttore di biciclette che una decina d’anni fa cominciò a far parlare di sé e ad inserirsi autorevolmente nel mercato del ciclo. Ecco, Ermanno e Mario Comalli sono i fondatori di Kuota che, dopo varie vicissitudini aziendali e personali hanno voltato pagina e creato il nuovo brand di settore “KEMO”. Kemo è un marchio italiano già esistente e Mario Comalli si occupa di ricerca, sviluppo ed ingegnerizzazione dei prodotti dalla sede svizzera Kemo AG. Con almeno dieci anni di esperienza conseguiti nella precedente avventura lavorativa e tanta buona volontà i due fratelli, coadiuvati da Andrea Puzzo (Sales Manager per l’Italia di Kemo Bikes) e i propri fedeli dipendenti, hanno Una rastrelliera di telai Kemo già verniciati pronti per l’assemblaggio
saputo di nuovo ritagliarsi un ruolo da protagonisti all’interno del settore. I telai Kemo, ingegnerizzati in Svizzera ma assemblati in Italia, si stanno facendo conoscere al grande pubblico per l’elevata qualità del carbonio utilizzato (Textreme Superlight Fiber) e per la tecnologia applicata alle lavorazioni dei materiali (EPS Technolgy e Digital Cutting Technology), oltre che per lo stile e in design accattivante delle grafiche. La qualità è decisamente superiore alla media anzi, visto i modelli proposti nella gamma 2014, direi che il prodotto si può collocare in una fascia più alta dove Kemo può confrontarsi senza alcun timore al pari di marchi più noti e già affermati da molto tempo.
59 care la modalità di acquisto da parte dell’utente finale. È stata organizzata una struttura distributiva competente e affidabile dove la bicicletta ordinata sul sito (www.kemobikes.com) può arrivare direttamente a casa oppure essere spedita presso il dealer più vicino (Teach dealer o Premium dealer), che provvederà a consegnarla assemblata garantendone anche l’efficienza e l’integrità. Insomma, Kemo mette a disposizione tutto il supporto necessario perché il cliente sia soddisfatto del proprio acquisto e anche, cosa di non poco conto, dell’investimento economico fatto per pedalare con la bici dei suoi sogni! KE-T5, il modello da crono di Kemo Bikes
LA VENDITA ON LINE: Nella mia visita in azienda, parlando con il direttore commerciale Andrea Puzzo, mi è rimasta impressa una frase: «per noi il negoziante è inteso come un collaboratore»… Questo cosa significa? Kemo si è proposto ai propri clienti con un rapporto diretto di vicinanza, ascolto e condivisione e, tramite le nuove tecnologie informatiche, ha creato un “negozio on line” aperto tutti i giorni 24 ore su 24. Un E-Commerce come già ne esistono ma nato appositamente per semplifi-
Assemblaggio di alcune mountain bike Kemo a cura di un operatore specializzato
LA GAMMA KEMO BIKE 2014: Road KE-R8 KE-R5 KE-R1 Crono KE-T5 MTB KE-M5
Il pullman di Kemo Bikes
Il Produttore e Distributore per l’Italia: Sintema Sport Srl Via delle Valli, 7 20847 Albiate (MB) Tel: +39 0362 930406 E-mail: info@kemobikes.com Web site: www.kemobikes.com
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GRANFONDO DI CASTROCARO TERME a cura della REDAZIONE
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L’IRIDE TRA LE NUVOLE LO SCORSO 4 MAGGIO A CASTROCARO TERME LA CICLOTURISTICA DEDICATA A MAURIZIO FONDRIEST. MALGRADO I CAPRICCI DEL METEO, AI NASTRI DI PARTENZA OLTRE 800 CICLISTI
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Castrocaro Terme (FC) – Un cielo plumbeo ha accolto, la mattina del 4 maggio, nella piazza Machiavelli di Castrocaro Terme, gli appassionati che hanno partecipato alla granfondo non competitiva intitolata al campione trentino. Nonostante il maltempo, sono stati più di 800 i ciclisti che si sono ritrovati alle 7 del mattino per il raduno valido come quarta prova del Criterium Individuale UISP e come secondo appuntamento del circuito CT League. «Qui – ha affermato Luigi Pieraccini, sindaco del Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole – siamo abituati al turismo, ma vedere tante persone che sfidano il meteo avverso e la strada, ci regala una grande soddisfazione e ci fa capire l’importanza dei valori dello sport». Tra gli ultimi ciclisti partiti alla francese – ovvero a gruppi sparsi e senza griglie né cronometro – anche il Campione del Mondo di ciclismo in linea del 1988 Maurizio Fondriest, che non ha voluto mancare a questa manifestazione organizzata in suo onore. «Ci sono tanti modi di pedalare – ha spiegato Dino Tamburini, responsabile del cicloturismo UISP –. Nei nostri raduni ognuno va alla propria velocità, avendo la possibilità di guardarsi intorno, scoprendo le bellezze del territorio e di fermarsi nei ristori a gustare un piatto tipico. Questo è il vero cicloturismo ed è questa filosofia che la UISP ha sposato». E infatti, dopo aver pedalato lungo uno dei tre percorsi di 46, 107 o 132 chilometri, i partecipanti si sono ritrovati per l’arrivo in piazza, finalmente al sole. Qui, ritirato il pacco gara con prodotti alimentari locali e materiale tecnico, hanno potuto pranzare nel tradizionale pasta party con cui, da protocollo, si chiudono tutte le granfondo dell’Unione Italiana Sport per tutti. «Dar vita a un evento del genere – racconta Daniele Piolanti, presidente dell’associazione organizzatrice Castrocaro Bike – è davvero impegnativo: bisogna unire le forze e lavorare con persone preparate e disponibili per gestire un numero così alto di ciclisti». La manifestazione si è conclusa con la premiazione delle società che ha distribuito vini e salumi alle 25 squadre con il maggior numero complessivo di chilometri percorsi: per la cronaca, prima classificata l’Aurora San Giorgio seguita dall’AVIS Faenza e dall’Air Santarcangelo.
Il campione di ciclismo Maurizio Fondriest testimonial della granfondo
Il team Cosmos di San Marino presente alla Granfondo di Castrocaro Terme
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La grinta di Marika Passeri
zo per scoprire angoli incontaminati e condividere con altri la sua stessa passione. Ha idee ben precise anche in quella che è l’attività sportiva e nelle gare amatoriali vorrebbe confrontarsi solo con le donne. In una granfondo l’impresa è sicuramente ardua, ma nelle gare in circuito si potrebbero iniziare ad inserire questo tipo di sfide rosa. L’idea insomma è lanciata… Come ti sei avvicinata al mondo delle due ruote? «Di punto in bianco! Praticavo un altro sport, l’atletica, mi dicevano di provare ad andare in bici perché poteva essere un’attività sportiva adatta a me, forse per la mia determinazione e la voglia di emergere. Ma a me il ciclismo non piaceva. Però quando sono salita per la prima volta sulla bici, è scoppiata la passione. Quella passione che oggi più che mai mi spinge a fare sacrifici e ad affrontare sfide con me stessa e le altre, sempre nel rispetto delle avversarie.» Nelle categorie giovanili in quali squadre hai militato e quali i risultati centrati? «È solo un anno e mezzo che vado in bici. Prima non sapevo nemmeno cosa fosse e per fortuna che l’ho scoperto.» Da quante stagione gareggi tra i cicloamatori? «Questa e la seconda stagione.» Che cosa vuol dire, per te, svolgere attività amatoriale? «Principalmente credo che la cosa più importante sia divertirsi. Proprio perché, non essendo prof e non avendo obblighi, la cosa che muove il tutto è solo la grande passione… Poi al secondo posto metterei l’agonismo anche se questo è un aspetto molto più personale, perché c’è chi sente di più e chi meno la competizione.» Per chi non ti conosce che tipo di ciclista sei? «Mah. Credo che dopo così poco tempo, definire il tipo di ciclista sia un po’ difficile. Devo ancora scoprirmi del tutto, anche se credo di avere buone doti di scattista e di sprinter.»
Donna In... Bici
a cura di MIRKO D’AMATO
MARIKA PASSERI, NON FIDATEVI DEL SUO SORRISO
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min CARINA E SIMPATICA NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI. MA QUANDO SALE IN BICICLETTA DIVENTA UN CATERPILLAR: «IL SOGNO? UN CICLISMO SEMPRE PIÙ ROSA»
Montefalco (Perugia) – Giovane, carina, simpatica, dolce nella vita di tutti i giorni. Ma quando sale in bicicletta, la passione trasforma Marika Passeri in una ciclista determinata e pronta ad affrontare qualsiasi sacrificio. Ha scoperto la bicicletta soltanto diciotto mesi fa, ma oggi è una delle sue inseparabili compagne di vita. Per lei lo sport è un mez-
C’è un corridore al quale ti ispiri nel tuo modo di correre?
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da, con dei risultati inaspettati, tra cui due gare e un circuito vinto.» Quali obiettivi ti poni per questa stagione? «L’unico obiettivo è quello di ritagliarmi qualche soddisfazione (qualunque esse siano) che ripaghino l’impegno e i sacrifici che si fanno tutti i giorni.» Quali difficoltà incontri nella tua realtà di ogni giorno per svolgere attività? «Non ho grandi difficoltà, poiché ho la fortuna di avere abbastanza tempo libero.» Finalmente molte ragazze si stanno avvicinando al ciclismo: quali credi siano gli ostacoli maggiori per una ragazza nell’attività sportiva? «L’ostacolo principale è l’errata convinzione che sforzi intensi e prolungati possano nuocere e, comunque, non essere adatti al corpo femminile, ad esempio si pensa che troppo allenamento faccia ingrossare le gambe. In realtà, la mia stessa esperienza mostra che, la pratica dell’attività ciclistica, migliora il tono fisico e diminuisce la percentuale di grasso corporeo, permette di mantenere sotto controllo il peso corporeo e l’efficienza dell’apparato respiratorio e cardiocircolatorio.» Se ne avessi l’opportunità che cosa vorresti realizzare nel mondo del ciclismo a sostegno dell’attività femminile? «Sicuramente squadre solo femminili, in modo tale da poter avere un confronto reale e alla pari.» Marika esulta con la rivale amica Veronica Pacini Cicli Copparo A destra Marika Passeri vincitrice del Master Club Tricolore
«Uno in particolare non proprio, poiché ognuno di loro (prof) mi affascina nei propri modi di pedalare, chi per un verso o chi per l altro… Ma se proprio dovessi fare un nome, direi Cancellara.» Un tuo pregio e un difetto... «Un mio pregio la determinazione e la costanza, un difetto? Mmm… L’impulsività credo.» Hai altre passioni oltre al ciclismo? «Sì, la moto.» Traccia un bilancio della tua stagione 2013… «Essendo stata la mia prima stagione, il bilancio è piuttosto positivo per quanto mi riguar-
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L’INTERVISTA
a cura di ROBERTO ZANETTI foto STUDIO FOTOGRAFICO FERRAGINA
robertozanetti65@gmail.com
IL “VECCHIO LUPO” DELLE GRANFONDO PER LA SERIE “SQUADRA CHE VINCE NON SI CAMBIA”, SIMONE SGUERRI CI PRESENTA LA SUA “NUOVA” COMPAGINE: IL GENETIK CYCLING TEAM
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Simone Sguerri
Simone, parlaci a “ruota libera” della tua squadra, il Genetik Cycling Team: quando e com’è nato? «Il Genetik Cycling Team è nato da una mia idea. Circa quindici anni fa collaboravo con il mio amico Angelo Citracca, oggi team manager delle Neri Sottoli, che in quei tempi aveva allestito una squadra di allievi. Quando Angelo arrivò nel mondo del professionismo le nostre strade si sono divise ed è a quel punto che ho deciso di fondare il Genetik Cycling Team, un gruppo di forti corridori specializzati nel settore delle granfondo.» Chi sono, oltre a te, gli atleti di punta che compongono il vostro gruppo? Siete solo agonisti o ci sono anche dei cicloamatori (o delle donne, per esempio) che non hanno particolari velleità di classifica? «In questi anni in tanti mi hanno seguito in questa esperienza; atleti che poi, nel tempo, sono diventati anche grandi amici. La nostra squadra è costruita per il mondo delle granfondo ed è composta da circa 25 atleti agonisti e altrettanti cicloturisti. Ti potrei elencare tanti ragazzi che hanno vestito la nostra divisa, però mi limito a ricordare quelli che hanno dato lustro alla squadra con vittorie importanti a livello internazionale. Primo fra tutti GoIl Genetik Cycling Team
rini, un vero cinghiale, che più la corsa diventa dura e più si esalta; Cecchi, un ragazzo capace di stupire tutti con prove
stupende; Ugolini, che dà colore con il suo impagabile spirito di gruppo; Diddi, ‘un conte’ di nome e di fatto; Zenoni, un imprenditore con la voglia della bici; Bacci, la perfezione; Ugolini, detto benzina, uno molto generoso. E poi la lista si completa con Cipriano, Lorenzo, Antonio, Fabrizio, Pintore, Lupori, Sarti, Cortesi, Unelli, Maisto, Gaetano, Bolognini, Capecchi, Goti, Tonelli ed infine Simone Sguerri, ovvero me medesimo; che corro, organizzo, decido e soprattutto mi godo un bel gruppo di amici!» Si sa che una stagione ad alti livelli comporta un
65 Ti si può considerare a tutti gli effetti un “veterano” del settore. In queste poche righe prova a dare un tuo giudizio su come si è evoluto in questi anni il mondo delle granfondo. Va bene così com’è o cambieresti qualcosa? «Visto che ne faccio parte da molti anni ti posso dire che prima lo spirito era più sportivo e meno agonistico. Poi, col tempo, sono arrivate le ammiraglie, i direttori sportivi e tanti ex professionisti… Secondo me, quelli trascorsi, sono stati gli anni più belli. Oggi le cose sono cambiate radicalmente e, anche se non condivido alcuni passaggi dei nuovi regolamenti, li accetto e li rispetto perché è giusto provare anche altre soluzioni. Purtroppo i risultati stentano ad arrivare, ci sono ancora cose poco chiare; staremo a vedere cosa succederà e nel frattempo cerchiamo almeno di divertirci.»
budget importante di spesa. Vuoi raccontarci chi sono gli sponsor e le aziende che vi supportano nelle vostre attività? «Per sostenere una squadra come la nostra dobbiamo affrontare un sacco di spese perché corriamo da febbraio ad ottobre, con spostamenti continui per tutta l’Italia, con mezzi messi a disposizione dal team. Per fortuna abbiamo la collaborazione di alcuni partner che ci sponsorizzano nelle spese da affrontare lungo tutta la stagione; vorrei menzio-
nare, ringraziandoli, l’azienda Villoresi Alvaro, Fazzuoli, ZR di Zenoni, Studio Bartolini, Inox Montaggi, Birindelli BVM, CZ Informatica e Bolognini Tessuti. È soprattutto grazie a loro che oggi possiamo continuare la nostra attività. Inoltre vorrei sottolineare la nostra cura per l’immagine, con abbigliamento creato da me personalmente nei minimi particolari. Inoltre, non ultimo, in questi dodici anni di attività, abbiamo messo in bacheca oltre cento gare assolute, tra granfondo e medio fondo. Davvero dei grandissimi risultati.»
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CICLOTURISTICA “LA GINO BARTALI”
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a cura della REDAZIONE
«L’È TUTTO SBAGLIATO…» A 100 ANNI DALLA SUA NASCITA, IL 29 GIUGNO A MONTECATINI TERME L’OMAGGIO DELLA SUA TERRA AD UN MITO DEL CICLISMO MONDIALE. DUE I PERCORSI DISEGNATI TRA LE BELLEZZE NATURALISTICHE DELLA VALDINIEVOLE
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Esattamente un secolo fa a Ponte Ema, un borgo alla periferia di Firenze, nasceva un grande mito del ciclismo mondiale: Gino Bartali, di cui – il 18 luglio 2014 – ricorre il centenario della nascita. Quella dei Bartali era una famiglia povera, con due fratelli: Gino appunto, e Giulio morto in corsa a soli 20 anni durante il campionato toscano del 1936 lungo la discesa da San Donato in Collina verso Bagno a Ripoli, poco prima di Osteria Nuova. Il loro padre, Torello, a soli 9 anni, fu il garzone nella bottega di biciclette gestita da Oscar Casamonti e lì coltivò l’amore per la bicicletta. Ma un giovane Gino Bartali, per partecipare – a 16 anni – alla sua prima gara ufficiale, fu costretto a procurarsi la bicicletta da solo. Vinse, ricordano le cronache di quel tempo, ma era troppo giovane e fu squalificato. La sua prima vittoria datata 5 ottobre 1931 fu ottenuta dunque all’Antella a due passi da Ponte a Ema. Erano i tempi in cui ogni vittoria valeva 50 lire e le prime scritte apparivano sui muri: «Se Dante a Firenze fu il poeta, Bartali di Ponte a Ema è un grande atleta». Furono anni di grandi duelli e sfide con il pratese Aldo Bini. A 22 anni s’impose nel suo primo Giro d’Italia; fece il bis l’anno dopo e, intanto, nel ’38 arrivò anche il successo al Tour de France. Poi la parentesi della guerra, anni di inattività che gli fecero perdere tanti successi. La serie riprese solo nel
1946 ancora con il Giro d’Italia e qui iniziò una serie di vittorie che completarono una carriera straordinaria. Per ricordare un simbolo dello sport non solo italiano, il prossimo 29 giugno, a Montecatini Terme, Gino Bartali verrà ricordato con una granfondo cicloturistica internazionale lungo le strade della Valdinievole. Un’occasione da non perdere per chi ama la bici. “La Gino Bartali”, inserita nel calendario dell’UCI, sarà un’occasione particolare e festosa per rendere omaggio – in allegria e spensieratezza – al grande campione fiorentino. L’evento si svolge sotto l’egida della “Montecatini Terme e Sport” che, col supporto tecnico del Folgore Bike, organizza la Granfondo internazionale in collaborazione con numerose società toscane, tra cui le Associazioni Dynamo Camp, We Are Bikers Respect Us e la Fondazione Bartali Onlus. Le iscrizioni sono aperte, e per i primi 200 iscritti, c’è la possibilità di avere in omaggio la maglia rievocativa in ricordo dell’avvenimento. Reso noto anche in maniera dettagliata il regolamento del-
la manifestazione con le sedi di ritrovo, partenza ed arrivo, i relativi orari, tutti i dettagli prima e dopo la corsa, le premiazioni previste ed i vari servizi predisposti dall’organizzazione. Ogni informazione è consultabile collegandosi al sito www. montecatiniterme2014.it, dove è possibile studiare anche i due percorsi di questa prova iscritta nel calendario internazionale UCI, tanto che sono attesi numerosi partecipanti da fuori Italia. Il percorso lungo sfiora i 100 chilometri ed è disegnato lungo le bellezze naturalistiche della Valdinievole e delle zone circostanti Montecatini. Dopo il via dal Centro Commerciale Ipercoop di via Biscolla, il lungo “serpentone” dei ciclisti attraverserà il centro di Montecatini, spostandosi poi verso la
provincia di Lucca per incontrare la prima salita, quella di Montecarlo. Da qui un tratto in pianura verso le Colline delle Cerbaie e la zona di Poggio Tempesti, la Villa Medicea di Cerreto Guidi, quindi Vinci (Città di Leonardo) per tornare verso Montecatini dopo aver superato l’asperità del Vico dal versante della Nievole. L’arrivo è collocato sulla pista dell’Ippodromo Sesana di Montecatini dopo 96 km e 800 metri di un itinerario affascinante, da percorrere senza l’assillo del successo. Nel percorso corto i chilometri da compiere saranno invece la metà e, dopo la partenza ed il passaggio da Montecatini, i concorrenti punteranno verso la zona di Massarella con la salita dei Crocialoni, quindi Stabbia, Monsummano, Pieve a Nievole e arrivo a Montecatini.
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CAMPIONATO ITALIANO DI CICLOTURISMO a cura della REDAZIONE
LA GRANDE FESTA DELL’ACSI GRANDE SUCCESSO A MISANO ADRIATICO PER LA “TRE GIORNI” INTERNAZIONALE DEDICATA AI CICLISTI AMATORIALI. PREMIATE SOLO LE SQUADRE: TRA I MASCHI VINCE IL TEAM OLIVIERO ABBIGLIAMENTO, TRA LE DONNE E TRA I GIOVANI BRINDA IL CICLO CLUB SANDRÀ
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Doveva essere – e in effetti lo è stata – una grande festa del ciclismo popolare quella organizzata, a Misano Adriatico, dall’Ente di Promozione Sportiva ACSI. Una tre giorni nel cuore della movida romagnola, culminata con il Campionato Italiano di Cicloturismo. Un raduno internazionale di ciclisti amatoriali, quelli che pedalano senza velleità agonistiche per il puro piacere di fare un po’ di sport all’aria aperta. Un movimento in costante crescita, che nell’ACSI trova il suo habitat ideale. Anche a Misano l’obiettivo, a dispetto di ogni classifica, era quello di promuovere l’anima più verace del ciclismo, favorendo – come da statuto ACSI – lo spirito di convivialità ed aggregazione. Per questo, al bando tutte le classifiche individuali e via libera alle graduatorie per squadra. A tal riguardo, ad aggiudicarsi la Classifica Generale del campionato ACSI è stato il Team Oliviero Abbigliamento, che ha preceduto il Ciclo Club Sandrà e il Team Scavolini. Ai piedi del podio Valconca Ottica Biondi, Ciclistica amatoriale Mulazzanese e Velo club Cattolica. Nel Campionato
Nazionale ACSI femminile, invece, la vittoria è andata al Ciclo club Sandrà davanti a Le pantere rosa Villa Fastiggi bike e ad Oliviero abbigliamento. Nel Campionato Nazionale ACSI giovanile, successo del Ciclo club Sandrà, che ha condiviso il podio con Ciclistica amatoriale Mulazzanese e New Dorico. A corredo i tanti eventi collaterali voluti dal delegato nazionale, avvocato Emiliano Borgna, per il quale “la rassegna misanese doveva essere una grande occasione per stare insieme e promuovere i valori fondanti dell’ente”. Grazie al prezioso lavoro dello staff dell’ACSI, dunque, Misano ha vissuto una “tre giorni” di grande festa in piazza della Repubblica, con orchestra romagnola e una folkloristica gara di ballo tra walzer e mazurke. E ancora la sfilata di “Bici e Moto d’Epoca”, il mercatino del Bike-Village e le premiazioni delle attività “ACSI ciclismo” 2013, con gran finale in piazza, con orchestra dal vivo, rustida di pesce e vino romagnolo per tutti.
l’ASD Mulazzanese presente in forze al Campionato Italiano Cicloturismo ACSI
foto PLAYFULL NIKON
La partenza della StraSubasio 2014
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GRANFONDO STRASUBASIO a cura della REDAZIONE
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IL SUCCESSO RADDOPPIA NELLA SESTA TAPPA DEL CIRCUITO DEGLI ITALICI SUPERATI GLI 800 ISCRITTI. NEL GRANFONDO VITTORIE PER IL TERNANO CASTAGNOLI E PER LA SPEZZINA PASSALACQUA, MENTRE NEL MEDIOFONDO VINCONO IL PERUGINO MATTIOLI E LA ROMANA CAIRO. TRA LE SOCIETÀ PRIMA IL VELO CLUB SANTA MARIA DEGLI ANGELI
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Assisi (PG) – Un dato prima di tutto: in un anno gli iscritti si sono quasi raddoppiati: oltre 800 contro i 474 dello scorso anno. L’edizione 2014 della StraSubasio – Granfondo Terre di Assisi, valida come prova del Circuito degli Italici Zuegg (raggruppamento Latino), ha fatto davvero centro. Numeri importanti per questo evento, che si è svolto tra due gioielli dell’Umbria: Spello, sede della partenza, e Assisi, dove si sono tenuti l’arrivo e la grande festa finale. Spettacolare è stato vedere i vari vincitori salire sul palco delle premiazioni, con la Basilica di Santa Chiara alle spalle. Senza dimenticare il passaggio dei ciclisti davanti alla Basilica di San Francesco e le tante suggestive località toccate nel corso dei chilometri. Venendo al lato sportivo, dopo la divisione tra i tracciati, nel granfondo è segnalato in fuga Federico Castagnoli della Cicli Copparo, mentre nel mediofondo al comando si trovano Matteo Cecconi dell’Effetto Ciclismo Fiano Romano e Giordano Mattioli del Team Monarca Trevi. Nel percorso granfondo il ternano Castagnoli è imprendibile e arriva tutto solo al traguardo. Secondo il compagno di squadra Hubert Krys, che vince la volata del drappello inseguitore. Terzo Andrea Pezzotti della Bicimania. Tra le donne successo per Daniela Passalacqua del Team Serravalle – Cicli Santini, che è di Ortonovo (La Spezia), davanti a Veronica Pacini della Cicli Copparo e a Debora Morri della Medinox. Nel percorso mediofondo, invece, Cecconi fora e Mattioli, che è di Foligno (Perugia), resta solo al comando e arriva a vincere la gara. Sul secondo gradino del podio è salito proprio Cecconi. Lo sprint per il terzo posto lo vince Angelo Menghini dello Studio Moda. In campo femminile successo per la romana Elena Cairo della Tranchese Cycling davanti a Milena Felici del Velo Roma e a Valentina Mabritto del Racing Rosola Bike. Tra le società vince il Velo Club Santa Maria degli Angeli. Il percorso granfondo ha anche assegnato i titoli italiani per gli appartenenti agli albi forensi, all’ambito sanitario e all’ordine dei giornalisti. La StraSubasio non è stata, però, solo
agonismo: in molti, infatti, hanno scelto la modalità di partenza alla francese e quella cicloescursionistica. Va poi ricordata la visita guidata ad Assisi, condotta dal professor Giuseppe Bambini, che ha avuto un grande successo. La manifestazione, inoltre, era stata anticipata il 31 maggio dalla Cronoscalata Spello-Collepino – I Memorial Mauro Burini per juniores e amatori, vinta dallo junior Rocco Fuggiano della Gulp e dal master 3 Serafino Lombardi del Team 2L Bike. Insomma, la StraSubasio 2014 è stata davvero un grande evento. Un tuffo in un territorio ricco di fascino, storia e misticismo. Alla manifestazione sono intervenuti il sindaco di Spello Moreno Landrini, il presidente della Federciclismo umbra Carlo Roscini e l’assessore allo Sport del Comune di Assisi Francesco Mignani. Presente anche Luca Panichi, appena tornato dalla scalata dello Zoncolan in sella alla sua carrozzina, effettuata in occasione della tappa del Giro d’Italia. Si ricorda il sito della manifestazione: www.strasubasio.it
Partners ufficiali del Circuito degli Italici
Il vincitore della Granfondo Federico Castagnoli
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HOTEL TOSCO ROMAGNOLO a cura della REDAZIONE
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LA BENGODI DEL CICLISTA DAL PASSO DEL CARNAIO AL FUMAIOLO, A BAGNO DI ROMAGNA CENTINAIA DI PERCORSI IDEALI PER GLI AMANTI DELLE DUE RUOTE. E DOPO L’ALLENAMENTO, FATEVI COCCOLARE DALLA FAMIGLIA TEVERINI
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L’hotel Tosco Romagnolo di Bagno di Romagna – a pochi chilometri dalla riviera adriatica, al confine tra Emilia Romagna e Toscana – è un luogo speciale in cui relax, buona cucina e natura si uniscono in un connubio perfetto. Qui da oltre trent’anni la famiglia Teverini accoglie i suoi ospiti con professionalità e passione. Origini lontane nel tempo e una secolare tradizione alberghiera fanno della struttura una garanzia di ospitalità, fascino e relax. Il complesso sorge nel cuore di un’area famosa fin dall’antichità per le sorgenti termali sfruttate dai Romani. L’hotel offre 44 camere, una diversa dall’altra, e tre diversi ristoranti con sfiziose alternative gastronomiche, tutte coordinate dall’esperienza dello Chef Paolo Teverini che, in un’atmosfera intima, vi propone menù d’alta cucina e una cantina con oltre 2200 etichette. Inoltre, sempre all’interno della struttura, sorge il Ristorante Pret à Porter, giovane ed informale con scelta alla carta e un menù del giorno da €. 21 a €. 27 e il Buffet, veloce e dinamico con fantasiose proposte dagli antipasti ai desserts (€ 16 a pranzo e € 19 a cena). Per il relax, la piscina termale en plein air con zona solarium e sauna, è un punto rigenerante della struttura, grazie alle proprietà terapeutiche dell’acqua termale. Inoltre il moderno e attrezzato centro benessere “Gaia Teverini Beauty Farm” con 25 propone trattamenti di relax, d’estetica viso-corpo e dimagrimento.
Cycle ly d n e i Fr
I PERCORSI PER I CICLISTI Bagno di Romagna è un’incantevole località termale incastonata nel cuore dell’Appennino Tosco Romagnolo. I territori che la circondano offrono un ricco campionario di tracciati naturali sia per i ciclisti su strada che per gli interpreti della MTB. A pochi chilometri di distanza, infatti, si trova il mitico monte Barbotto, la guglia della Nove Colli ed una delle salite più dure della Romagna con le sue pendenze tra il 15 e il 18%. Più “dolce” ma sempre impegnativo il Valico del Carnaio, che parte da Santa Sofia e si snoda lungo un tracciato di 12 chilometri con una pendenza media del 4,32%, ma con i primi tre chilometri con pendenze oltre il 10%. Molto più dura l’ascesa di San Piero in Bagno, 4 chilometri con una pendenza media del 7,85%. Da non perdere anche il Monte Fumaiolo: da Balze di Verghereto la salita è di soli 3,1 chilometri con pendenze tra il 6 e l’8%, mentre il successivo chilometro, transitando in una folta abetaia, conduce alla cima del Monte Fumaiolo con pendenze di oltre il 10%.
L’ALIMENTAZIONE DEGLI SPORTIVI Il nome, Paolo Teverini, è una garanzia di affidabilità. Il masterchef dell’hotel Tosco Romagnolo di Bagno di Romagna, una pietra miliare della guida Michelin, è infatti una delle autorità più celebrate dell’alta gastronomia italiana. Teverini propone una cucina calibrata sulle esigenze specifiche degli sportivi senza rinunciare alle gioie del palato: «Il ciclista segue regimi alimentari talvolta spartani – spiega – spesso cena con un integratore o con una barretta. La nostra filosofia è quella di proporre, invece, un menù d’alta cucina che, pur garantendo i principi nutrizionali essenziali, esalti il gusto dei piatti». La cucina segue, anche negli orari, le esigenze specifiche degli atleti, con possibilità di pranzare negli orari più congeniali per il proprio allenamento.
I CICLO-SERVIZI All’hotel Tosco Romagnolo è in via di ultimazione la nuovissima bike-room, uno spazio multi-service dedicato ai ciclisti. Qui si trovano biciclette d’alta gamma, accessori e componenti, un corner per lavare il mezzo ed armadietti dove riporre gli effetti personali. Possibilità anche di affidarsi a fisioterapisti e massaggiatori, in grado di garantire il trattamento ideale per il “prima” o il “dopo” allenamento. Disponibile anche la ciclo-officina, dove un meccanico specializzato è pronto a risolvere qualsiasi problematica del vostro mezzo. Il Tosco Romagnolo è il primo bike-hotel di Bagno di Romagna, l’unico ad offrire un pacchetto all-inclusive studiato per gli amanti della bicicletta. La proposta, a partire da € 65 (in camera standard), comprende: • ricca colazione “del Campione” a buffet a partire dalle ore 6,00 del mattino • aperitivo di benvenuto in giardino • deliziosa cena a buffet con fantasiose proposte dagli antipasti ai dessert (tutti i menù sono preparati in base alle esigenze dietetiche e nutrizionali degli atleti) • piscina termale panoramica all’aperto con idromassaggi e cascate defaticanti • su tutti i trattamenti in Beauty Farm uno sconto speciale del 10% • Materiale tecnico e promozionale con le mappe dei più suggestivi percorsi di cicloturismo • Possibilità di visite guidate sui pedali • Ciclo-officina 24h • Bike Room total-security • Massaggi riscaldanti e defatiganti a prezzi scontati • Ristoro post-training • Pranzo al sacco per gli atleti • Palestra free
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LE NUOVE SELLE CONFORTEVOLI, RESISTENTI E CON UN DESIGN DAVVERO ESCLUSIVO
GIST Italia, azienda leader in Italia nella distribuzione di accessori per il ciclismo e titolare del marchio FIR Ruote, distribuisce in esclusiva per il mercato italiano i prodotti Tioga. La Spyder Stratum, anticipata lo scorso anno, come prototipo a Taipei, è l’ultima sella nata in casa giapponese Tioga. Si distingue senz’altro nel mercato per l’originale design. Tioga, per sostituire la necessità dell’imbottitura ha utilizzato un corpo sella molto flessibile. La linea Stratum introduce un materiale esclusivo a doppia densità per creare una sella confortevole e allo stesso tempo resistente e dal peso molto contenuto. Questa linea si va ad aggiungersi all’apprezzata D-Spyder e Spyder originale La Spyder Stratum ha superato tutti gli standard di sicurezza e strutturali. Può essere utilizzata sia Road che Off Road.
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TROFEO PASSO PAMPEAGO a cura di NEWSPOWER
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IN SALITA CONTRO IL TEMPO IL 21 SETTEMBRE, DAL CENTRO DI TESERO, LA CRONOSCALATA SULLE RAMPE RESE CELEBRI DA TONKOV E PANTANI
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Pampeago è un nome che evoca tanti ricordi nella storia recente del ciclismo e, nel giro di soli tre lustri, la salita trentina è già entrata nell’immaginario di tutti gli appassionati delle due ruote. Domenica 21 settembre la 3ª edizione del Trofeo Passo Pampeago celebrerà questo “moderno” monumento del ciclismo con una cronoscalata che partirà dal centro di Tesero e terminerà ai 2000 metri di quota del Passo di Pampeago/Reiterjoch, alle pendici del massiccio del Latemar. Quest’ascesa entrò prepotentemente nel mondo delle ruote fine nel 1998, quando Pantani e Tonkov duellarono sulle rampe verso l’Alpe di Pampeago per aggiudicarsi quell’edizione del Giro d’Italia: sul traguardo vinse il russo, ma il 1998, come tutti sappiamo, fu l’anno del Pirata. L’afflusso di pubblico e i contatti tv furono da record e così gli organizzatori del Giro replicarono subito l’anno successivo con un altro arrivo all’Alpe di Pampeago. Nel 2003 a trionfare su quella tosta salita fu l’idolo di casa Gilberto Simoni, poi ancora 2008 e 2012 quando si impose il ceco Roman Kreuziger. foto NEWSPOWER CANON
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La tappa del 2012 è stata un punto di svolta perché la doppia scalata all’“Alpe” includeva anche l’ascesa fino al Passo di Pampeago, ai confini fra il Trentino e l’Alto Adige. In quell’occasione, infatti, venne asfaltata la stradina che portava al valico, nel cuore della Skiarea del Latemar, e il tratto “nuovo” è rimasto da subito chiuso al traffico, ad esclusivo uso di bici e pedoni. Così, in quel 2012, gli uomini dell’US Litegosa di Panchià (TN) decisero di organizzare una cronoscalata 100% “made in Fiemme”, sui 10,5 km che vanno dal fondovalle di Tesero al culmine della salita, fra i verdi pascoli del Passo di Pampeago. L’edizione 2014 sarà, dunque, la terza per il Trofeo Passo Pampeago e a fine estate permetterà ai cicloamatori di confrontarsi contro il tempo e le arcigne rampe della salita trentina. Inoltre, lo scorso anno il Passo di Pampeago ha anche vissuto la sua ribalta “polacca” perché il Trentino ospitò la partenza del Giro di Polonia, una gara inserita nell’UCI World Tour, il calendario che include le più importanti corse ciclistiche del mondo dei pro
come Giro, Tour e tutte le classiche monumento. Il 28 luglio 2013 la seconda tappa del Giro di Polonia, la Marilleva-Passo Pordoi di 206 km, portò il plotone per la seconda volta sulle rampe del Passo di Pampeago prima di concludersi nella vicina Val di Fassa. La gara di domenica 21 settembre, invece, prende il via dal centro storico di Tesero e punta dritta verso Stava: i primi 3,5 km sono già tosti, visto che le pendenze medie superano l’8%, ma il bello deve ancora venire perché quando si svolterà a destra in direzione dell’Alpe di Pampeago le pendenze cresceranno ancora con i 4 km successivi caratterizzati da lunghi rettilinei dove non si scende mai sotto il 10% e si affrontano rampe anche al 16%. Giunti ai 1740 metri di quota dell’Alpe, la vegetazione si dirada e la carreggiata si restringe. Gli ultimi 3 km sono leggermente più “morbidi” perché le pendenze “scendono” al 9% e alcuni tornantini permettono di rifiatare o, se si è in forma, di rilanciare l’azione. La finish line sarà piazzata in prossimità del Passo di Pampeago a circa 2000 metri d’altitudine, al termine di 10,5 km di cronoscalata e 1020 metri di dislivello verticale. Insomma, una salita per veri duri, dove sarà molto importante dosare le energie perché la pendenza media si attesta attorno al 10 % e aprire il gas troppo presto potrebbe risultare fatale per le gambe. Il tasso tecnico di questa salita, come abbiamo appena visto, è fuori discussione e dopo la cronoscalata, magari in una di quelle belle giornate settembrine in cui il cielo è particolarmente terso, tutti i partecipanti potranno ricaricare le batterie rilassandosi nei prati ai piedi del Latemar o gustando le specialità che offrono malghe e rifugi della zona. I trionfatori della scorsa edizione del Trofeo Passo Pampeago furono Jarno Varesco e Claudia Wegmann, e per provare a scalzarli dal trono quest’anno ci si può già prenotare seguendo le istruzioni sul sito www.latemar.it o inviando una mail a uslitegosa@gmail.com. La deadline per prendere parte alla cronoscalata è fissata per il 19 settembre prossimo e la quota d’iscrizione è di 15 € e include il pasta party finale che si svolgerà presso l’Albergo Scoiattolo all’Alpe di Pampeago. Insomma, scalatori siete avvisati, è ora di cominciare a fare i conti con il cronometro perché a fine estate il Trofeo Passo Pampeago vi aspetta. Info: www.latemar.it uslitegosa@gmail.com
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Piazza Duomo gremita di atleti prima della partenza
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GRAN FONDO DELLA VERNACCIA
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a cura di NEWSPOWER
A SAN GIMIGNANO LA CARICA DEI 1500 SCENARI MOZZAFIATO, TEMPO IDEALE E UNA GRIGLIATA CONCLUSIVA: MEGLIO DI COSÌ NON POTEVA ANDARE QUESTA 18ª EDIZIONE. ALLA FINE TRIONFANO ALFONSO FALZARANO E DANIELA PASSALACQUA
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Atleti appena partiti
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La 18ª Gran Fondo della Vernaccia è andata in scena lo scorso 11 maggio a San Gimignano (SI) e ha portato 1500 ciclofondisti sulle colline del Chianti e della Val d’Elsa. La partenza della gara è avvenuta dal cuore di San Gimignano, ai piedi delle torri della “Manhattan del Medioevo”. Illuminate dal sole e affollate di ciclisti, Piazza Duomo e le viuzze medievali del centro hanno offerto a spettatori e atleti uno spettacolo che poche prove in Italia riescono ad eguagliare. Inoltre, è cosa rara imbattersi in granfondo che offrono una succulenta bistecca alla griglia alla cena della vigilia, ristori a base di prosciutto toscano affettato sul posto e il pasta party finale arricchito da una grigliata mista di carne. Un plauso, dunque, va rivolto a Paolo Marrucci e a tutto lo staff del GC San Gimignano, gli organizzatori dell’evento che fa anche parte del circuito UNESCO Cycling Tour. Dopo lo start dato dal sindaco di San Gimignano, il Team Maggi ha fatto subito la voce grossa e, sulla prima salita di giornata verso Vico d’Elsa, Alfonso Falzarano ha messo alla frusta il plotone con uno scatto deciso. Pochi km più tardi, sulle rampe verso Pàstine, Cipolletta, Merlo e Calzolari riuscivano a ricucire sul fuggitivo, tallonati dal duo della Maggi, Cerri e Kivishev. In breve tempo i sei al comando hanno trovato l’accordo per procedere spediti: a Castellina in Chianti il vantaggio sul gruppone era di 1’ 30, mentre al bivio di Monteriggioni il gap saliva a 2’ 30. Qui, Merlo ha proseguito in solitaria sulla via del “medio”, mentre gli altri cinque battistrada hanno continuato d’amore e d’accordo sulle strade del “lungo” verso il Passo dell’Incrociati dove il vantaggio sugli inseguitori superava i 3’ e rendeva vana qualsiasi velleità di ricongiungimento. Le sorti del “medio”, invece, rimanevano incerte perché cinque contrattaccanti cominciavano a rosicchiare secondi a Merlo finché, sulle rampe dell’ultima ascesa verso Pàncole, il fuggitivo è rimbalzato all’indietro, tanto da essere costretto al ritiro. A 5 km dall’arrivo è cominciata la bagarre e a spuntarla è stato il pratese Juri Gorini che, al termine dei 116 km di gara, ha regolato allo sprint Matteo Cipriani, mentre pochi secondi dopo Simone Orsucci riusciva a mettere la propria ruota davanti a quella di Alessio Marchini nella volata per il bronzo. Nemmeno il tempo di festeggiare ed ecco il colpo di scena, con la giuria che ha squalificato Cipriani, reo di aver compiuto un “salto” di griglia alla partenza, e
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Il podio femminile mediofondo, da sinistra Corinne Biagioni, Laura Tollin e Silvia Cattani
79 Anche il percorso lungo di 153 km si è deciso con una volata a due, in cui Falzarano è riuscito ad avere la meglio su Alessandro Calzolari, mentre Cipolletta ha chiuso al terzo posto. Un successo liberatorio per il corridore del Team Maggi: «Non sono ancora in forma a causa del brutto incidente che ho patito lo scorso anno, ma oggi grazie alla squadra sono riuscito a vincere. È stata una vittoria del Team Maggi, non di Falzarano. Ringrazio la mia società che, nonostante tutto quel che è successo nel 2013, ha continuato a darmi fiducia.» Fra le donne, Daniela Passalacqua ha vinto rifilando distacchi abissali a Claudia Bertoncini e Kersti Leeman. L’esperta atleta spezfoto NEWSPOWER CANON
Il gruppo ancora numeroso
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ha riscritto la classifica con Orsucci secondo e Marchini terzo. In campo femminile gloria per Laura Tollin, tosta granfondista veronese che si trovava in vacanza in Toscana e all’ultimo ha deciso di prendere parte alla granfondo, vincendo davanti a due protagoniste del Giro del Granducato come Silvia Cattani e Corinne Biagioni. Alfonso Falzarano conduce il gruppo foto NEWSPOWER CANON
zina ha così messo a segno una tripletta nelle gare del Giro del Granducato di Toscana dopo i successi ottenuti alla GF Paolo Bettini (PI) e alla GF della Versilia (LU). La GF della Vernaccia ha chiuso il 16° Giro del Granducato di Toscana decretando vincitori e vinti dello storico circuito, che quest’anno ha visto 468 atleti conquistare l’ambito brevetto “Scudetto GGT 2014”. Info: www.granfondodellavernaccia.it
80 a cura di ROBERTO ZANETTI
FOCUS SULLE AZIENDE
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robertozanetti65@gmail.com
foto Rift Zone 2015 di CICLONLINE foto Attack Trail e Mount Vision DI MARIN BIKE
IL BIKE FESTIVAL DI MARIN TRA LE TANTE NEWS PRESENTI AL BIKE FESTIVAL DI RIVA DEL GARDA ABBIAMO VOLUTO DARE RISALTO A MARIN, UN MARCHIO STORICO CHE SI VUOLE RILANCIARE SUL MERCATO ITALIANO CON RINNOVATO ENTUSIASMO E TANTA VOGLIA DI CONFERMARE LA QUALITÀ DELLE PROPRIE BICI PRODOTTE IN CALIFORNIA, LA PATRIA DELLA MTB
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Superato con successo il traguardo del ventennale, il Bike Festival di Riva del Garda si è presentato al grande popolo delle “ruote grasse”, da giovedì primo maggio fino a domenica quattro, in una veste ancora più bella. Una formula vincente che si rinnova costantemente incontrando una folla enorme di appassionati. Biker da tutto il mondo che vengono nel Garda/Trentino non solo per scoprire le più interessanti novità tecniche, per provare i nuovi modelli, per assistere a gare emozionanti, ma anche per farsi piacevolmente travolgere dall’atmosfera inebriante di un evento che, nel contatto con la gente, esprime di sicuro la sua parte migliore. Nato come evento prediletto dai turisti tedeschi, il Bike Festival si trasforma anno dopo anno in una manifestazione spettacolare a livello mondiale. Nei quattro giorni di lavoro sono stati calcolati quasi 35.000 visitatori che hanno potuto ammirare e provare le grandi firme dell’industria ciclistica internazionale presente con circa 150 marchi espositori.
Tra questi un graditissimo ritorno che, grazie al suo storico distributore Freewheeling di Ravenna, torna a essere presente in Italia con delle interessanti novità e dei modelli davvero molto originali. Stiamo parlano di Marin, il brand californiano fondato nel 1986 e che, in un certo senso, ha rappresentato la storia della mountain bike ai suoi albori. Tramite Claudio Brusi, titolare con la moglie Liliana Raimondi di Freewheeling, Marin era stato conosciuto e apprezzato come marchio leader agli inizi degli anni novanta quando venne distribuito sul territorio nazionale dall’azienda ravennate. Dopo una pausa di riflessione, se così vogliamo chiamarla, Marin e Freewheeling hanno sancito un bellissimo déjà vu (“già visto”, in francese, ndr) tra due aziende che si sono sempre stimate e che già avevano fatto molto bene insieme. Tom Brown, director international sales & marketing e Aaron Kerson, product manager-MTB di Marin ci hanno fatto vedere i nuovi modelli della collezione Marin MTB e illustrato i loro piani di comunicazione che Marin Attack Trail 27,5
Claudio Brusi, anch’egli presente a Riva del Garda, potrà proporre come distributore esclusivo alla sua affezionata clientela. Una clientela di qualità, una tipologia di acquirente dal palato fino che sa riconoscere le caratteristiche tecniche di un prodotto moderno, costruito con metodologie attualissime ma che non dimentica la storia che ha reso famosa Marin in tutto il mondo. I modelli di punta Marin presentati al Bike Festival di Riva del Garda Attak Trail 27,5” Attack Trail è una mountain bike full suspension con ruote da 27,5” costruita specificatamente per l’enduro, la nuova frontiera delle “ruote grasse” che si sta ritagliando una fetta di prim’ordine nel mercato del ciclo. Escursione da 150 mm con sospensione Quad-Link 3.0, la Attack Trail adotta un telaio in carbonio con angolo sterzo di 66,5°, passaggio cavi interno e in dotazione bash guard, guida catena per guarniture a singola e doppia corona e reggisella telescopico Rock Shox’s Reverb Stealth.
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La Marin Rift Zone 29” modello 2015, presentata in anteprima al Bike Festival di Riva del Garda
re meglio le asperità del terreno, il biker trarrà beneficio nella corsa e nella spinta della forza espressa sui pedali. La maggior porzione di battistrada che appoggia sulla superficie, sia sterrata o di asfalto, dà alla mountain bike aderenza e stabilità ineguagliate. Dotata di un’escursione da 140 mm, possiamo affermare che la geometria della Marin Rift Zone 29er è ottimizzata per collocare il ciclista “dentro” la bicicletta e non “sopra”; la posizione di guida ideale per correre e divertirsi con un mezzo di questo genere.
Mount Vision 27,5” Mount Vision Pro 27,5 Carbon è una MTB creata e studiata appositamente con la doppia ammortizzazione (come nelle bici da Down Hill), dotata di escursione da 140 mm e geometrie molto più simili a MTB tradizionali che a una trail. Questa scelta è stata fortemente voluta dai progettisti di Marin al fine di
La monocorona del cambio Sram XX1 montato sulla Rift Zone 2015 di Marin
Rift Zone 29” Top di gamma tra i modelli della categoria Marathon, Marin Rift Zone 29er (alluminio 6061) nasce come risposta alle richieste di molti appassionati. Grazie alla dimensione della ruota da 29”, che permette di supera-
Marin Mount Vision 27,5”
L’ammortizzatore centrale Fox lavora in perfetta sinergia col carro posteriore per consentire di imprimere la trazione ottimale alla ruota
ottenere un compromesso ottimale tra il peso di una cross.country (che deve essere comunque contenuto) e le performance di una veloce MTB da 27,5” (che,a prescindere, sono molto importanti per il biker). Nello specifico la Mount Vision Pro 27,5 Carbon è stata costruita con un telaio in carbonio CXR 60T, carro posteriore IsoTrack, assale passante 142x12 ThruAxle e sterzo conico. Una bici che non finirà mai di stupirvi ed accompagnarvi per lunghe escursioni sui sentieri di montagna e non solo…
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GRANFONDO “CITTÀ DI CESENA” a cura del prof. DINO PIERI
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TRA PANORAMI E AMARCORD IL 15 GIUGNO IN ROMAGNA LA PRIMA EDIZIONE DI UNA MANIFESTAZIONE CHE PROMETTE SPETTACOLO. DUE LE FINALITÀ: PEDALARE IN UNA TERRA DI FORTI SUGGESTIONI E RENDERE OMAGGIO A DUE GRANDI CICLISTI DEL PASSATO
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Domenica 15 giugno, all’Ippodromo “Riccardo Grassi” di Cesena, a sfilare sull’anello in terra battuta che ogni anno ospita il prestigioso Campionato Europeo, non saranno i cavalli, bensì i ciclisti. La Romagna intera – che Sergio Zavoli definì “la piccola Cina” per l’alto numero di velocipedisti – parteciperà infatti alla prima edizione della Granfondo “Città di Cesena”, organizzata dalle Società Sportive USD San Marco ed Ars et Robur. Due le finalità della manifestazione: rendere omaggio a due ciclisti meritevoli (Antonio Medri e Antonio Corzani) e abbandonarsi all’ebbrezza del profumo dei prati, del calore del sole e della schietta amicizia. La Società Sportiva San Marco, che ha sede nel quartiere di Case Finali, dove nacque e visse Antonio Medri (1925-2013), col Memorial a lui dedicato nella sua Cesena, fregiata del titolo di “Città Europea dello Sport”, intende onorare un atleta che, nella sua vita, seppe far convivere la passione per il ciclismo con un’attività di imprenditore serio e lungimirante, fondando e dirigendo un’azienda specializzata nella distribuzione di porcellane, cristallerie e articoli da regalo. Antonio Medri (semplicemente “Toni” per gli amici), appartenne alla nutrita pattuglia di ciclisti cesenati che – dopo una brillante carriera tra i dilettanti, peraltro ostacolata dalla guerra – terminato il conflitto bellico, passarono al professionismo: Armando Barducci, Dante Benvenuti, Gilberto Armando Barducci con Antonio Medri
Dall’Agata, Bruno Evangelisti, Armando Fabbri, Alcide Raffoni ed Alighiero Ridolfi. Toni si mise subito in luce come buon passista-scalatore; lo attestano le quindici vittorie da dilettante. Tre invece furono i successi nell’anteguerra. Nella ripresa, correndo per la “Mario Vicini” e la “Renato Serra”, si impose in competizioni di prestigio a Faenza, Forlì, Cesena e Savignano. Le vittorie conseguite nel 1946-1947 (cinque in totale corredate da un gran numero di piazzamenti) ne fecero un corridore temibile e apprezzato. Si leggeva infatti in “Stadio”: «Medri è un ragazzo veramente in gamba e dotato di qualità atletiche; se continuerà con serietà la carriera intrapresa, avrà molte soddisfazioni. Egli ha dimostrato di sapere andare forte anche in pianura, oltreché in salita». Negli anni successivi vince numerose gare di prestigio quali le Coppe Val Senio, Renato Serra, Città di Forlì, Igea Marina ed una impegnativa corsa in linea con arrivo a San Marino. Non riesce invece a vincere, battuto sempre per un soffio, la BolognaRaticosa, nella quale si classifica secondo, quarto e per ben tre volte terzo. Di anno in anno, per problemi di lavoro, rimanda il passaggio al professionismo e quando, nel 1953, finalmente si decide, è già in fase declinante, avendo espresso il meglio di sé tra i dilettanti. Partecipa coi colori della “Bottecchia”, capitanata da Pasquale Fornara, a due Giri d’Italia e alle principali corse nazionali ottenendo deco-
Antonio Medri
rosi piazzamenti. Nel 1954, alla soglia dei trent’anni, abbandona il mondo delle corse con il rammarico di non essere passato al professionismo all’apice del rendimento. La bicicletta, tuttavia, una volta entrata nel sangue, resiste anche agli antibiotici. Così vediamo Toni, pur senza tralasciare l’azienda (divenuta sempre più prospera), salire ancora in sella per gareggiare con ottimi risultati tra i cicloturisti. Nei mesi invernali si dedica invece allo sci. Lo sport infatti ha sempre fatto parte del genoma della famiglia Medri: il figlio Maurizio è stato campione italiano di duathlon, il nipote Filippo ha percorso una buona carriera di calciatore nelle squadre del Cagliari e del Cesena. La San Marco e l’Ars et Robur meritano quindi un elogio per aver organizzato un importante evento che, nel ricordo di atleti del passato, offre a tutti i partecipanti l’opportunità di conoscere alcune tra le località più suggestive e ricche di storia della Romagna.
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a cura della REDAZIONE
GIRO D’ITALIA 1956: PIETÀ PER I VINTI
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NEL GIORNO EPICO DI CHARLY GAUL, IN UN’EDIZIONE CHE VIDE ARRIVARE AL TRAGUARDO SOLO 43 CONCORRENTI, LA GAZZETTA DELLO SPORT CELEBRA, CON IL LINGUAGGIO AULICO DELL’EPOCA, IL DRAMMA UMANO DEGLI SCONFITTI
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Era il 10 giugno del 1956 – l’anno del naufragio dell’Andrea Doria, della rivolta ungherese e del primo oscar ad Anna Magnani – quando a Milano, il 39° Giro d’Italia incoronò un giovane lussemburghese di nome Charly Gaul. Un’edizione tra le più dure della corsa rosa, con appena 43 atleti al traguardo. Tra questi, al secondo posto in classifica generale, staccato in classifica generale di 3’ 27’’, anche Fiorenzo Magni. La Gazzetta dello Sport di quel giorno – più giallo paglierino che rosa – celebrò quel “fenomeno di ritmo” in un bel redazionale a firma di Guido Giardini. «Tre anni fa – scriveva il cronista – incominciammo a leggere sui giornali belgi il nome di Charly Gaul. Lo credemmo uno specialista delle ciclocampestri, e fu anzi in questa specialità che il suo mentore, Albert Risch, ce lo raccomandò un giorno con una lettera che veniva dall’ospedale di Losanna dove lo sportivo lussemburghese era degente per un incidente. Lo incontrammo nel Tour del 1954 dopo che già aveva vinto qualche corsa minore in Lussemburgo e in Belgio. Ci impressionò per le caratteristiche singolari del suo stile, per lo slancio e le qualità di arrampicatore, per il temperamento audace. Sparì da quel Giro di Francia dopo aver lasciato grande impressione in tutti. Lo rivedemmo nel febbraio del 1955 a Montecarlo mentre era in allenamento e in quell’occasione ci disse che attendeva ‘la maturazione’ per venire in Italia. Non volle venire alla Milano-Sanremo perché quella, diceva, non era corsa per lui. Sarebbe venuto al Giro d’Italia nel 1956. Mantenne la parola e fu fedelissimo al suo programma». Giardini rileva che Charly Gaul «ha vinto oggi la più dura battaglia della sua carriera ed è uscito dal Giro d’Italia come un autentico colosso della strada. Dopo Faber, dopo Frantz ecco un altro grande campione del Granducato e il Giro d’Italia dev’essere fiero di averlo consacrato tra gli atleti eccelsi del ciclismo mondiale». Sempre in prima pagina della Rosea, l’editorialista Emilio Violanti firmò quel giorno un corsivo dal titolo «Pietà per i vinti». «È bello credere – scrive Violanti – nel giorno dell’apoteosi di Charly Gaul – giovane Prince del Granducato che ha fatto dell’Italia terra di conquista – nel giorno della sfilata trionfale prodiga di applausi per tutti (“Fiorenzo tu sei una bandiera!” - “Fantini il domani è tuo” - “Maule e Coletto il ciclismo italiano è fiero di voi”: quanti di questi cartelli abbiamo trovato ieri lungo la strada?), è bello, dicevamo, ricordare quelli che non c’erano, quelli che tra i colli dolomitici o sull’erta infernale del Bondone hanno detto addio al Giro d’Italia. Un addio triste, malinconico, un addio che aveva le tinte fosche del dragone a carattere popolare.
L’esiguo plotoncino dei superstiti passava tra una pioggia di fiori: e loro, i protagonisti sino venerdì sera, non c’erano. Lungi da noi l’idea di farne degli eroi, dei martiri: troppo facile sarebbe l’usare una aggettivazione epica, per poi scivolare pian piano ma ineluttabilmente nella nobiltà della causa e nei futuri destini della Patria. Sarebbe grottesco e caricaturale, offenderebbe il loro amor proprio di atleti e di uomini. Hanno sofferto, hanno perduto. Ed è appunto il loro sacrificio che ha innalzato la prova degli altri, di quelli che hanno concluso all’Arena la loro fatica. È il loro sacrificio che ha ridato un
volto passionalmente drammatico a questa grande, pittoresca festa di sport (…). Ricordiamo Pasqualino Fornara, maglia rosa sino al momento del crollo: il viso affilato color rosso mattone, l’occhio vitreo: uno scultore, modellandolo, avrebbe potuto farne il suo capolavoro (…). Ricordiamo Nino Defilippis, maglia rosa simbolica al traguardo di Levico: il panino inchiodato fra i denti, la faccia stravolta. E ciondolava in mezzo alla strada come mosca inciucchita dalla luce nella prigione di un paralume. Ricordiamo Bruno Monti, altra teorica maglia rosa a Trento, in folle e solitaria fuga per ore ed ore. Ed ha poderi a casa sua ed un conto in banca che mette soggezione. Eppure ha sofferto l’inimmaginabile per inseguire con disperata tenacia un sogno forse più grande di lui». Sempre in prima pagina, in un trafiletto a sinistra, Giuseppe Ambrosini, con linguaggio aulico ed ampolloso, ci ricorda che, in quegli anni, la grammatica italiana esigeva, tra avverbi e condizionali, doti intellettuali non comuni. «Se con questa manifestazione popolare – scriveva – Milano ha ancora una volta dimostrato la sua grande anima sportiva, bisogna affermare che il Giro s’è meritato così entusiastiche accoglienze. Nella sua squisita sensibilità e nella sua semplice spontaneità, quest’anima ha voluto dire agli atleti quanto fosse stata avvinta dalle loro per fin eroiche gesta, quanto avesse vibrato, goduto, sofferto al succedersi delle alterne vicende della competizione, quanto intimamente vi avesse, pur di lontano, partecipato con la sua passione, la sua ammirazione, le sue simpatie, la febbre del suo tifo. Quando dalle gradinate dell’Arena s’è levato l’urlo di quest’anima a salutare Piazza e il suo gruppo dei corridori, m’è parso che un’ondata di commozione e di esaltazione avvolgesse i reduci delle belle battaglie ciclistiche svoltesi per tre settimane sulle strade d’Italia e volesse tributar loro il premio e l’onore che spettano a chi sa valorosamente lottare per l’orgoglio e la fortuna propria, per la gioia degli sportivi, per la grandezza dello sport. Non diversamente, del resto, il Giro era stato accolto ovunque era passato; sui quasi 4000 km che ha percorso nelle venti città in cui ha sostato esso ha vissuto ed operato in un’atmosfera d’intenso calore popolare, ha gettato a piene mani il buon seme della propaganda, ha raccolto i frutti della sua tradizione e della sua perenne vitalità. Vuol dire, questo, che il Giro ha conservato, anzi, arricchito il suo fascino, e che l’edizione di cui ieri è stata scritta l’ultima pagina possedeva e ha svolto motivi agonistici di estremo interesse sportivo».
Sos Forature DA XERPA IL KIT CHE MANCAVA ADDIO AL TRADIZIONALE BORSINO SOTTO-SELLA. PER I CICLISTI PIÙ “COOL” È NATO IL MINI-CONTENITORE SALVA-ESTETICA. PIÙ BELLO E PIÙ FUNZIONALE.
C’è ancora qualcosa da inventare nel mondo del ciclismo? Pare proprio di sì, almeno a giudicare dal geniale kit “Sos forature” proposto da Xerpa, dinamica azienda modenese, che – per ragioni stilistiche e funzionali – ha sostituito il classico borsino sotto sella (voluminoso, ingombrante e anti-estetico) con un mini-contenitore più discreto e, soprattutto, salva-look. Un prodotto pensato e brevettato per chi – pur non rinunciando al comfort – non sottovaluta mai il “valore aggiunto” dell’estetica.
luzione web, il kit Xerpa è proposto sempre dentro il blister, dentro astuccio da spedizione. «Il prodotto ha evidenziato sin da subìto riscontri importanti sul mercato – spiega l’addetto marketing di Xerpa
Xerpa XP1, nome molto “ace” ideato per questo prodotto, è una rivisitazione del tradizionale borsino sotto sella a sbalzo. È un contenitore in plastica rigida con agganci laterali per essere inserito ed installato sotto la sella (indice di compatibilità con le selle in vendita sul mercato superiore al 90%). All’interno del box si trovano una bomboletta CO2 da 12 g e un mini erogatore (con rubinetto) per il gonfiaggio rapido della camera d’aria. Xerpa XP2 è invece un porta borraccia disegnato per integrarsi perfettamente nel look della bicicletta. È modellato in termoplastica, è universale (contenuto consigliato: 500-600 ml questo perché borracce più capienti aumenterebbero la percezione della lunghezza della borraccia insieme al fondello di XP2). La vera innovazione di XP2 sta nel basamento che è stato studiato per contenere una camera d’aria avvolta a spirale e le leve smonta gomme. XP2 viene fornito già con una camera d’aria (modello Superlight con valvola da 48 mm smontabile) inserita al suo interno. Il kit Xerpa è venduto all’interno di una confezione chiusa con blister trasparente 50n accoppiato da cartoncino 400 grammi con fustella per essere appeso a parete. Nella so-
Federico Lodesani – dovunque l’abbiamo presentato, ha ottenuti apprezzamenti pressoché unanimi. La sua universalità, ovvero il fatto che sia applicabile al 90% delle selle oggi in commercio, è un aspetto che ci consente di puntare su un mercato globale. Sia in Italia che all’estero, c’è grande curiosità e, prossimamente, con l’evoluzione della luce, pensiamo di aumentare ulteriormente il suo appeal».
Design: Federico Lodesani - Thanks to Selle San Marco
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Il NUOVO porta oggetti SOS forature è piccolo, è compatto, è completo, è cool. È Xerpa. Il rivoluzionario kit porta oggetti di altissimo design concepito per regalare un look pulito alla tua bicicletta, un sistema completo di tutto il materiale in caso di foratura. In termoplastica nera, elegante, leggera, resistente, pratica da pulire, pratica da utilizzare: l’idea è diventata la NOVITÀ del 2014! Mai più sotto sella invadenti e barattoli porta oggetti che tolgono la possibilità di utilizzare la doppia borraccia: Xerpa è la mutazione del concetto del porta oggetti. Per chi osa cambiare strada, per chi sfida la tradizione, per chi si vuole sentire diverso.
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LA DENUNCIA a cura della REDAZIONE
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«MERCATO DEGLI INTEGRATORI ROVINATO DAI VENDITORI DI ILLUSIONI» BENEDETTO CATINELLA, TITOLARE DI INKOSPOR ITALIA, LANCIA UN DURO ANATEMA CONTRO LE AZIENDE POCO SERIE: «IL CONSUMATORE SCEGLIE ORMAI CERTI PRODOTTI SOLO IN BASE ALLA PUBBLICITÀ, SNOBBANDO TRASPARENZA, GARANZIE E CERTIFICAZIONI. E IN QUESTO MODO FA IL GIOCO DI QUEI MARCHI CHE ANTEPONGONO LA LOGICA DEL PROFITTO ALLA SALUTE DEGLI SPORTIVI»
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Benedetto Catinella è il vulcanico titolare della Inkospor Italia, azienda che ha una sede a Livorno, ma un respiro europeo. I suoi integratori sono infatti prodotti negli stabilimenti tedeschi di Roth – un paesino vicino a Norimberga – dalla Nutrichem Diät+Pharma, uno dei marchi di riferimento sul mercato internazionale dell’alimentazione clinica. Da qualche anno, Catinella è impegnato in una crociata culturale contro quelle aziende d’integratori che alterano il mercato con prodotti di scarsa qualità, anteponendo la logica del profitto alla salute dei consumatori: «In vendita – dice – si trovano integratori per lo sport che, a conti fatti, garantiscono gli stessi benefici dell’acqua calda. Ma in questo modo è tutto il settore ad essere penalizzato». Per questo, Inkospor è l’unica azienda italiana d’integratori che utilizza la cosidetta pubblicità comparativa, «l’unico strumento – spiega Catinella – che ci consente di dimostrare, in maniera oggettiva, le differenze abnormi che esistono tra i nostri prodotti e quelli di altri marchi». Alla base di un mercato rovinato dai «venditori di illusioni» c’è – secondo l’imprenditore Catinella – «corruzione e disinformazione. E a pagare è sempre il cittadino». Benedetto Catinella, che cosa c’entra il vizio italico della corruzione con il mercato degli integratori? «C’entra eccome. I casi di corruzione di cui si parla in questi giorni su giornali e tg sono lo specchio fedele di una cultura ‘malata’, ostaggio della logica del profitto ‘ad ogni costo’, una mentalità che crede più nelle scorciatoie che nell’informazione e che, come al solito, pensa solo a fare soldi sulla pelle dei cittadini.» E dunque? «E dunque è questo orientamento corrotto e scorretto che altera il mercato e penalizza il consumatore.» Si vuole spiegare meglio? «Questo è un mercato in cui regna l’improvvisazione e dove le competenze sono puntualmente svilite. Troppo spes-
so nei messaggi promozionali manca la trasparenza. Ma la pubblicità fasulla, per quanto persuasiva, non garantisce niente, se non un prezzo più alto per il consumatore finale.» Perché questa crociata? «Perché, nel nostro paese, questa cultura errata della disinformazione ha passato la soglia di allarme. Oggi le persone fanno più fatica a distinguere le informazioni credibili da quelle illusorie. I prodotti vengono scelti spesso per la pubblicità fatta e per il basso costo. In poche parole, si dedica un’attenzione scarsa e superficiale all’analisi dei prodotti. Non li si confronta con altri né si verifica il reale rapporto qualità/prezzo o le garanzie offerte, con tanto di certificazioni, dal produttore al consumatore.» E così aziende come Inkospor che, al contrario, puntano sulla qualità e l’informazione, restano ai margini del mercato… «Sì, perché sempre più spesso l’abitudine ci condiziona ed ha il sopravvento nella scelta dei prodotti che utilizziamo. In questo modo si snobbano altri marchi
che offrono garanzia, trasparenza e forniscono una corretta informazione, a parità di prezzo.» Ma in tempi di crisi, la gente si orienta sempre di più verso il prodotto low cost… «Niente di più sbagliato. Pensiamo all’acquisto di un’auto: comprereste mai una vettura senza garanzia? E, a parità di prezzo, scegliereste un’auto in garanzia o fuori garanzia? La garanzia non è un’esclusiva delle automobili, ma dovrebbe essere ricercata in tutti i prodotti, con un’attenzione particolare verso quelli che incidono direttamente sulla salute.» E allora come si rieduca il mercato? «Riteniamo sia necessario riportare l’attenzione sul prodotto e sul consumatore, offrendo garanzie reali, trasparenti e verificabili, svolgendo una corretta informazione e magari, per aziende che producono o commercializzano con questi principi di etica e professionalità, auspichiamo una collaborazione più stretta con le associazioni di tutela dei consumatori e degli organi dedicati delle istituzioni.» Benedetto Catinella, titolare di Inkospor Italia
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PRESTIGIO EXPERIENCE
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a cura della REDAZIONE
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GRAN FONDO DI SAN MARINO - PRESTIGIO IL TITANO SI ALZA SUI PEDALI
L’AZIENDA PRESTIGIO ORGANIZZA DALL’11 AL 13 LUGLIO NELL’ANTICA REPUBBLICA UNA “TRE GIORNI” DI EVENTI ED INIZIATIVE DEDICATE AL MONDO DEL CICLISMO. TESTIMONIAL DELL’EVENTO MICHELE BARTOLI
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Prestigio Srl, azienda leader nella costruzione di telai in carbonio, organizza dall’11 al 13 luglio nell’Antica Repubblica di San Marino una “tre giorni” di eventi ed iniziative dedicate al mondo del ciclismo. Il progetto, redatto in collaborazione con i Bike Hotel di Riccione, intende offrire – in uno scenario d’impareggiabile fascino (tra la Romagna e l’Antica Repubblica del Titano) – una full-immersion nella cultura ciclistica di una terra che – per genealogia, storia e tradizioni – vive da sempre in simbiosi con le due ruote. La manifestazione, che avrà il suo epicentro sul Monte Titano ma che toccherà anche la riviera adriatica, culminerà domenica 13 luglio con la 2ª edizione della Gran Fondo della Repubblica di San Marino “Patrimonio dell’Umanità UNESCO”. Obiettivi della “tre giorni”: promuovere la pratica dello sport, valorizzare le bellezze storiconaturalistiche di San Marino e creare i presupposti per un nuovo filone turistico. Nel programma l’immancabile visita guidata al Prestigio Lab con le-
Una bella vista panoramica della Repubblica di San Marino
zione teorica sulla bio-meccanica e demo pratica dimostrativa, un’occasione offerta a tutti i cicloturisti per correggere i vizi posturali in bicicletta ed ottimizzare la performance grazie a rilevamenti antropometrici, elaborazioni digitalizzate, simulatori e telecamere. A seguire pedalata con Michele Bartoli: il “Leone delle Fiandre” accompagnerà i corridori alla scoperta della storia millenaria dell’Antica Repubblica di San Marino. In agenda anche la visita allo show room di Prestigio, convegni, il Tour dello shopping nei fashion outlet del Titano, il tour ciclo-artistico by-night. E
ancora Happy hour con i campioni, Miss Bellezza in Bicicletta fino all’appuntamento di domenica 13 luglio con la partenza della 2ª edizione della Gran Fondo della Repubblica di San Marino “Patrimonio dell’Umanità UNESCO” organizzata dalla Federazione Sammarinese Ciclismo, con la collaborazione di tutto il movimento ciclistico sammarinese e con il patrocinio della Segreteria di Stato per il Turismo e lo Sport. Una manifestazione giovane, ma dalle potenzialità sconfinate che, da quest’anno, avrà come main-sponsor l’azienda “Prestigio” di Giancarlo Di Marco,
Giancarlo Di Marco e Michele Bartoli al Prestigio Lab foto ROBERTO TURCI
91 siche del nord e che oggi è il consulente bio-meccanico dell’azienda Prestigio. È questo il “valore aggiunto” di una kermesse che promette grande spettacolo anche grazie a due tracciati che, da un punto di vista tecnico, garantiranno una corsa ad alto indice di difficoltà. Due, infatti, i percorsi: 132 km e 2800 m di dislivello per il lungo, 95 km e 1800 m di dislivello per il corto. La corsa, che avrà il suo quartier generale nella prestigiosa sala Multieventi Sport Domus di Serravalle (la “casa” de-
brand emergente nella costruzione di telai in carbonio e nello sviluppo delle scienze motorie e della bio-meccanica. Il marchio sammarinese, famoso nel mondo per la filosofia della “bicicletta sartoriale”, garantirà – il prossimo 13 luglio – la partecipazione di Michele Bartoli, il “Leone delle Fiandre” (vincitore in carriera anche di una Liegi e di una Freccia Vallone), il corridore che, a cavallo degli anni ’90, regalò spettacolo nella grandi clas-
gli eventi e dello sport della Repubblica di San Marino), sarà valida anche come 5ª prova del circuito Romagna Challenge e come prova ufficiale del IX° Campionato Italiano di Ciclismo Banche di Credito Cooperativo “Memorial Cavalier Umberto Mazzotti”. Ovviamente già aperte le iscrizioni: fino al 30 giugno si paga 25 euro, poi dal 1° al 12 luglio la quota d’iscrizione sale a 30 euro. www.lagranfondosanmarino.com
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GRAN FONDO DAMIANO CUNEGO
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a cura di NEWSPOWER
BORDIGNON E GALLO, GLI EREDI DEL PRINCIPE A VERONA LA NONA EDIZIONE REGALA SPETTACOLO E UN SOLE ESTIVO. E IN PRIMA FILA, ANCORA “FRESCO” DI GIRO, NON POTEVA MANCARE DAMIANO CUNEGO
Il gruppo di testa
Festa della Repubblica e festa delle due ruote, lo scorso 2 giugno, a Verona per la Gran Fondo Damiano Cunego. La prova, organizzata dallo staff guidato da Sergio Bombieri, è scattata alle ore 9 da via Guido d’Arezzo a Verona e le note dell’Inno di Mameli, doveroso omaggio alla festività nazionale, hanno accompagnato il momento dello “sparo”. Centinaia di granfondisti si sono dati battaglia sui percorsi della Valpantena e della Lessinia – tracciati tecnici, spettacolari e baciati da un bel sole che si è fatto subito largo fra le nubi della mattinata. Il bresciano di Desenzano Matteo Bordignon e la padovana Valentina Gallo si sono imposti sul percorso lungo di 145 km e 3300 metri di dislivello, mentre il veronese Davide Spiazzi e la parmense Ilaria Lombardo hanno vinto sul tracciato medio da 85 km. Prima del via ufficiale in griglia di partenza è andato in scena un bel momento dedicato alla solidarietà, con l’iniziativa “Verona in Tandem” curata dall’associazione “amentelibera” in collaborazione con l’Unione Ciechi e l’Ente Sordi di Verona, con i tandem che hanno “aperto” la corsa. In prima fila non poteva mancare nemmeno Damiano Cunego, che ha voluto onorare la granfondo nonostante avesse terminato un giorno prima le fatiche del Giro d’Italia a Trieste. «Non potevo perdere quest’appuntamento, per me è sempre un onore essere qui e nei limiti del possibile faccio di tutto per partecipare all’evento. Faccio i complimenti all’organizzazione». Assieme al corridore di Cerro Veronese c’erano anche le professioniste
La partenza della Granfondo Damiano Cunego
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Rossella Calovi e Valentina Scandolara, oltre a quindici cicloamatori brasiliani ospiti della granfondo. La prima salita, verso Erbezzo, è stata subito decisiva per le sorti del “mediofondo”: Davide Spiazzi e Ilaria Lombardo hanno lasciato indietro i rispettivi rivali e hanno dato il via a due lunghe fughe, terminate con due vittorie in solitaria per entrambi gli atleti sotto lo striscione di via Guido D’Arezzo. Lungo le rampe verso Erbezzo si è subito formato un plotoncino di 15 inseguitori con Kairelis, Fochesato, Cecchini e Minuzzo a gestire la situazione. Spiazzi intanto continuava ad aumentare il margine e al bivio di Roveré Veronese imboccava la via del medio con il gap rassicurante di 1’ 40”, mantenuto poi nella lunga discesa verso Verona. I big (Cecchini, Kairelis, Bordignon, Fochesato e Pinton) proseguivano sul percorso
lungo, mentre gli altri componenti del gruppo imboccavano la via del medio verso la finish-line di via Guido d’Arezzo. La strada bagnata ha aiutato Spiazzi a mantenere il vantaggio in discesa e replicare così il successo ottenuto nel 2012. Dietro al vincitore, negli ultimi metri di gara, Stefano Fontana e Davide Magon lasciavano la compagnia e riuscivano a giungere al secondo e al terzo posto, completando così un podio tutto di stampo veronese. Tanta soddisfazione per Spiazzi, profeta in patria, al traguardo: «Sapevo che dovevo anticipare gli avversari, per cui sono partito presto per anticipare la discesa e la volata dove mi avrebbero sicuramente staccato». Corsa solitaria anche per la parmense Ilaria Lombardo, la portacolori dei Vigili del Fuoco di Genova, ha distanziato nettamente l’eterna Dorina Vaccaroni e la giovane veronese Luisa Semprebon. Tanta soddisfazione anche per l’emiliana: «Ho visto che c’erano anche le due professioniste al via e ho provato a partire subito forte per stare con
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loro, così mi sono ritrovata sola al comando, è andata bene così». Nel “lungo” in testa una decina di corridori procedevano compatti sui saliscendi della Lessinia fino alla discesa prima dell’erta di Campofontana, dove Stefano Cecchini e Matteo Bordignon hanno tentato di evadere dal gruppo. Domenico Romano, compagno di squadra di Bordignon, è stato poi bravo a rientrare sulla testa della corsa sulle rampe verso Campofontana: fra i tre è nato subito un ottimo accordo e in pochi metri s’è capito che l’azione sarebbe stata quella decisiva. Nell’ultima ascesa di giornata, verso San Mauro di Saline, Cecchini e Bordignon guadagnavano 200 metri di margine su Romano, ma nella picchiata verso Montorio e Verona tutti e tre gli atleti finivano a terra, causa del ghiaino in curva, lasciando la situazione immutata fino al rettilineo d’arrivo dove il gardesano Bordignon è riuscito ad imporsi sul lucchese Cecchini che ha sbagliato a cambiare i rapporti per lo sprint finale. Pochi metri più indietro giungeva il napoletano di nascita ma gardesano d’adozione Domenico Romano. Bordignon, di Desenzano come il compagno, era molto soddisfatto al termine della corsa: «È stata una bella vittoria, la gara è stata
molto selettiva e Cecchini andava proprio forte in salita. Sono stato bravo a restare con lui, poi all’ultimo chilometro le corse si vincono e si perdono, oggi è andata bene a me, la prossima volta andrà meglio a lui». Il podio maschile della Granfondo foto NEWSPOWER CANON
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L’organizzatore Sergio Bombieri con Damiano Cunego e gli ospiti brasiliani prima del via
Valentina Gallo in azione, vincitrice in campo femminile nonostante una brutta caduta
In campo femminile intanto la padovana Valentina Gallo concludeva la sua prova trionfando in solitaria, portando a termine la gara nonostante portasse sul volto i segni di una brutta caduta: «Il percorso era bellissimo, con tante belle salite. Mi sono ritrovata subito davanti da sola e voglio ringraziare il mio compagno di gara Erik Ferrandi per tutto il supporto che mi ha dato dopo che sono caduta». Alle sue spalle sono finite quindi sul podio Marcellina Dossi e Simona Giuntoli. Infine premiazioni di rito e gustoso riso party col risotto all’isolana e tante succose ciliegie, dolce epilogo della Gran Fondo Damiano Cunego 2014. Info: www.granfondodamianocunego.it
94 a cura del Dr. MAURIZIO RADI*
DOSSIER SPORT E MEDICINA
IL GINOCCHIO DEL CICLISTA
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Prima di parlare di dolore al ginocchio, dobbiamo fare una premessa sull’articolazione del ginocchio considerandolo un vero snodo e punto di carico della pedalata, considerando inoltre che è vincolato alla posizione del piede e del bacino. Nella pedalata l’articolazione del ginocchio è sicuramente quella maggiormente sollecitata. Dobbiamo considerare che la posizione del piede sul pedale e la posizione del bacino sulla sella possono influire positivamente o negativamente sul movimento del ginocchio. La forza che viene sollecitata dall’arto inferiore passa attraverso il ginocchio considerando che i muscoli della coscia creano una spinta e il pedale esercita una forza contraria che si oppone al movimento. Inoltre la relativa libertà di cui gode il ginocchio, non solo di piegarsi e distendersi, ma anche di essere ruotato e portato verso l’interno e l’esterno, può determinare importanti e frequenti di disturbi dati da sovraccarichi. Essendo il ginocchio un punto importante di carico del gesto atletico del ciclista, il dolore al ginocchio porta a periodi di stop che impediscono all’atleta di gareggiare e al cicloamatore una vera sofferenza e di conseguenza periodi di stop dall’attività ciclistica. Comunque i disturbi al ginocchio sono spesso causati da una errata posizione in bicicletta. In effetti la posizione ideale in bicicletta deve partire proprio mettendo il ginocchio nella condizione migliore per lavorare.
Partiamo dal fatto che il ginocchio è formato da due articolazioni. Una formata dall’osso della gamba “tibia”, e dall’osso della coscia “femore”. L’altra formata dalla rotula e dal femore. Tra il femore e la tibia troviamo i menischi, la cui funzione è quella di migliorare i rapporti di scorrimento tra le due ossa ed avere funzione di ammortizzazione cercando di limitare l’usura. Il ginocchio viene mosso dai muscoli della coscia. Il quadricipite femorale formato da 4 muscoli che si riuniscono in unico tendine (il rotuleo) ha la funzione ha la funzione di estensore. Nella parte posteriore troviamo gli ischi-crurali formati da bicipite femorale, semitendinoso e semimembranoso che hanno la funzione di flessori. Nel ciclista i disturbi si verificano principalmente nel tendine rotuleo e a carico del quadricipite in quanto principali strutture sovraccaricate nel gesto motorio della pedalata. Nel ginocchio troviamo anche strutture legamentose (LCA, LCP, CM, CL e i menischi, ma che raramente creano problemi al ciclista. Si sono verificate diverse situazioni dove i ciclisti riescono a pedalare anche con una lesione legamentosa senza dolore o disturbi.
QUANDO PARLIAMO DEL GINOCCHIO COSA DOBBIAMO CONSIDERARE?
QUALI SONO LE PATOLOGIE PIÙ FREQUENTI? DOLORE ROTULEO L’articolazione femoro-rotulea è la parte del ginocchio che più facilmente va incontro a problemi, questo dipende dal sovraccarico cui va incontro l’articolazione durante la fase di spinta.
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Il quadricipite quando distende il ginocchio schiaccia la rotula contro il femore e questa forza è tanto maggiore quanto più è piegato il ginocchio. La continua pressione ed il continuo sfregamento usura la cartilagine e determina dolori localizzati anteriormente e/o ai lati della rotula. In generale la zona dolente è più di frequente sul lato mediale della rotula. Queste problematiche possono dipendere da errate posizione sulla bici. Sella troppo bassa, troppo avanti, telaio troppo dritto? Altre cause predisponenti possono essere male allineamenti della rotula, che tende in genere a spostarsi verso l’esterno, oppure l’utilizzo di rapporti troppo lunghi ad inizio della preparazione e soprattutto programmi invernali di allenamento con i pesi che mirano al potenziamento del quadricipite. Ricordiamo come l’eccessivo carico rotuleo si ha quando si forza il ginocchio da una posizione di eccessiva flessione in estensione. Questo ci deve fare riflettere nell’eseguire esercizi di potenziamento per il quadricipite che dovrebbero essere prevalentemente esercizi in cui il
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ginocchio lavora solo negli ultimi gradi di estensione. Negli ultimi 30° gradi di estensione lavora difatti soprattutto una parte del quadricipite che ha la funzione di stabilizzare la rotula. Per curare e prevenire quindi questo tipo di patologia, chiamata “condropatia femoro-rotulea”, si deve correggere la posizione in sella, e svolgere un intenso programma di rieducazione e potenziamento del ginocchio, facendolo lavorare negli ultimi 30° di estensione.
TENDINOPATIA DEL TENDINE ROTULEO E QUADRICIPITALE Quando parliamo di tendine rotuleo è quel tendine situato al di sotto della rotula la cui funzione è quella di estendere la gamba sulla coscia. Il tendine del quadricipite è situato sopra la rotula ed unisce il muscolo quadricipitale alla rotula stessa. Il tendine avvolge la rotula e diventa tendine rotuleo che si inserisce sulla tibia. Come tutti i tendini, se vengono sovraccaricati, possono diventare dolenti durante l’attività fisica e alla palpazione. La tendinopatia del tendine rotuleo e del tendine del quadricipite hanno cause simili a quelle descritte per la rotula. Cause predisponenti possono essere un ginocchio varo o valgo. Un programma pesistico errato o una scorretta preparazione possono essere cause scatenanti. Altre cause possono essere ricercate nel periodo invernaleprimaverile, quando i ciclisti gareggiano in
condizioni atmosferiche pessime (pioggia, nevischio). In queste condizioni senza una adeguata protezione termica degli arti inferiori, i tendini (in particolare il rotuleo) subiscono un abbassamento ulteriore nella temperatura interna e una riduzione degli scambi nutritivi provenienti dai tessuti circostanti sottoposti a vasocostrizione. Ne consegue una sofferenza temporanea che si presenta con sintomi dolorosi dopo la gara o negli allenamenti successivi. LE TENDINOPATIE HANNO TUTTE LA STESSA GRAVITÀ? Sicuramente no, perché per essere più precisi dobbiamo parlare di tendinite e di tendinosi. La tendinite vuol dire infiammazione del tendine e colpisce prevalentemente gli atleti. La tendinosi è una patologia cronica. Al contrario dell’infiammazione acuta, la tendinosi ha una insorgenza più graduale ed è caratterizzata da micro-lesioni ed un ispessimento del tendine. La tendinosi provoca sintomi simili alla tendinite. COME VIENE FATTA UNA DIAGNOSI? Il medico può essere in grado di determinare la diagnosi in base a segni e sintomi e a test clinici. Se la diagnosi non è chiara, potrebbe richiedere esami per escludere altre condizioni. I test e gli esami potrebbero includere: • Esame fisico. Il medico può applicare una pressione in diverse parti del ginocchio per determinare esattamente dove si trova il punto del dolore. • Raggi-X. • Ecografia. • Risonanza magnetica (MRI). La tendinite rotulea richiede un trattamento lungo. Il recupero potrebbe richiedere alcune settimane o mesi, se la lesione non è troppo grave, o fino a un anno o più per le persone che si sottopongono a un intervento chirurgico. La maggior parte delle persone affette da tendinite rotulea trovano sollievo con il trattamento conservativo. CHE TIPO DI TRATTAMENTO PUÒ ESSERE EFFETTUATO PER CURARE UN DOLORE AL GINOCCHIO?
Inizialmente l’approccio è sempre conservativo. Il medico può suggerire diverse tecniche per ottenere questo risultato, tra cui: • Riposo. Riposo non significa rinunciare a qualsiasi attività fisica, ma evitare di correre e saltare oppure ridurre l’intensità dell’attività. • Regolazione meccanica del corpo. Un fisioterapista può aiutare a imparare a distribuire meglio la forza che si esercita durante l’attività fisica. • Stretching. • Rinforzo muscolare mirato. Un fisioterapista può raccomandare esercizi specifici per rafforzare ed equilibrare i muscoli intorno ad esso. • Fisioterapia strumentale: tecarterapia, laser ad alta potenza. • Mesoterapia locale con Fans o cortisonici. • Terapia manuale: Massaggiare il tendine può aiutare a favorire la guarigione del tendine. QUANDO SI DEVE PENSARE AD UN INTERVENTO CHIRURGICO? Il tuo medico può prendere in considerazione un intervento chirurgico per la tendinopatia rotulea, se approcci meno invasivi non stanno aiutando dopo 12 mesi di trattamento. La maggior parte delle persone che hanno avuto un intervento chirurgico per la tendinite rotulea sono in grado di riprendere la preparazione atletica in circa sei mesi. In alcuni casi, tuttavia, il recupero può richiedere fino a 18 mesi. CI SONO ALTRI APPROCCI DA TENERE IN CONSIDERAZIONE? Altri tipi di terapia possono fornire sollievo al dolore. Questi metodi vanno presi in considerazione dal medico specialista ed in modo accurato per singola patologia. Infiltrazioni di acido ialuronico per quanto riguarda le condropatie, oppure gel piastrinico (PRP) sia per condropatie che per tendinopatie rotulee.
*Fisioterapista Centro Fisioradi Pesaro
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4ª GRANFONDO MARIO CIPOLLINI a cura della REDAZIONE
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ELETTRICO VINCE COME IL “RE LEONE”
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LA GARA INTITOLATA AL PIÙ GRANDE VELOCISTAITALIANO DI TUTTI I TEMPI POTEVA DECIDERSI SOLO ALLO SPRINT: TRIONFA AL FOTOFINISH IL PORTACOLORI DEL GS CALCAGNI SPORT. TRA LE DONNE TUTTO FACILE PER CLAUDIA BERTONCINI
7 min
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Che il cambio di data, sebbene anche di un solo giorno, potesse ripercuotersi sulle presenze, questo era già chiaro fin da subito, ma la manifestazione di Capannori non poteva certo essere orfana di Mario Cipollini. Così lunedì 2 giugno, alle ore 7 di mattina, in piazza Aldo Moro, di fronte al Municipio, dove è stata allestita tutta la zona logistica della 4ª Granfondo Mario Cipollini, si sono ritrovati 450 ciclisti dei 600, che avevano scelto di iscriversi alla manifestazione.
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chesia attraverso il valico di Monte Pitoro, per addentrarsi nella zona collinare delle splendide ville lucchesi sopra Matraia. Un breve passaggio dal borgo di Montecarlo, per dirigersi verso il Monte Serra, la vera icona di tutti i ciclisti di zona. Il percorso di mediofondo lo ha evitato dirigendosi direttamente verso Buti e quindi tornarnfoto PLAYFULL NIKON do a Capannori, solo dopo avere affrontato l’ultima ascesa di San Ginese di Compito. In testa al gruppo, riconoscibile per la sagoma imponente, “Il Re I granfondisti invece si sono immersi nei boschi del Monte Serra afLeone”, il più grande velocista italiano di tutti i tempi, l’uomo che – frontato dal versante più duro di Sant’Andrea di Compito, discendo lasciato il ciclismo dei professionisti – non rinuncerebbe mai ad una poi verso Buti, per reinnestarsi nel tracciato comune. La corsa è entrata nel vivo sulle prime rampe di Matraia, quando la gradevole pedalata fra amici sulle strade della “sua” Lucca. Alle ore 8.30 precise, in presenza del neo eletto sindaco Luca Mene- testa della corsa si è ridotta ad una trentina di elementi. Al bivio di sini, dell’assessore ai lavori pubblici Gabriele Bove e dell’assessore Sant’Andrea, sul percorso di granfondo si è lanciato un gruppo di allo sport Serena Frediani, la bandiera a scacchi ha dato il via ufficiale. cinque corridori. Sulla salita, lunga e impegnativa, il lucchese FedeIl gruppo, con in testa Mario Cipollini e Luca Scinto, testimonial e rico Cerri (Velo Club Maggi 1906) ha provato a fare selezione, ma il ospite d’onore della manifestazione, si è diretto compatto verso materano Tommaso Elettrico (GS Calcagni Sport) non si è lasciato Lucca, attraversandola per intero e proseguendo verso la Versilia, intimorire rispondendo, colpo su colpo, agli attacchi. Inevitabile, a raggiunta svalicando il Monte Quiesa. Da qui si è tornati in Luc- quel punto, la soluzione nello sprint finale.
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Tutte le informazioni sulla manifestazione sul sito ufficiale www.granfondomariocipollini.it
Sul podio della Granfondo, Tommaso Elettrico, Federico Cerri e Alessio Gori
All’ultima curva, è partita la volata e Tommaso Elettrico, forse ricordando proprio le imprese di Cipollini, ha “fulminato” letteralmente la concorrenza, battendo Federico Cerri per pochi millimetri (sarà necessario affidarsi al fotofinish). Terza piazza per Alessio Gori (Sansoni Team). Sul percorso di mediofondo si è imposto invece il lucchese Roberto Benedetti (BBM-JollyWear-Stefan), che ha preceduto di una quarantina di secondi la volata del gruppo inseguitori regolata da Marco Madrigali (Cycling Team Zerosei) ai danni di Mirko Cocchi (Infinity Cycling Team). Vittoria per distacco anche nella granfondo femminile, dove la garfagnina Claudia Bertoncini (Velo Club Maggi 1906) ha inflitto una decina di minuti di distacco a Nicoletta Giannecchini (Viareggio Bike). Vittoria in volata nella mediofondo per la lucchese Maria Fanucchi (Cycling Team Zerosei), che ha superato – d’esperienza – Maurizia Landucci (Polisportiva Croce Rossa Italiana Lucca). Ha chiuso il podio la barghese Letizia Dini (Team Promotech). La lotta tra le società per numero di chilometri pedalati è andata alla ASD GFDD Altopack, il sodalizio organizzatore. Sul secondo gradino del podio è salita la BBM-JollyWear-Stefan, mentre sul terzo La Bagarre – Ciclistica Lucchese. La domenica mattina è stata impegnata dall’evento “Giovani Leoni”. Un centinaio i bambini che, in presenza della Polizia Municipale di Capannori, si sono divertiti su un percorso di educazione stradale. La manifestazione si è conclusa con il consueto pasta party, servito nella vicina tavola calda, e con le premiazioni che hanno consegnato cesti alimentari e prodotti tecnici. «Sono estremamente soddisfatto di come sia andata questa edizione – sono le parole di Luca Franceschi, patron della manifesta-
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La partenza con Mario Cipollini e il sindaco Luca Menesini
zione –. Purtroppo il cambio di data ci ha penalizzato sul numero dei partenti, ma abbiamo avuto modo di coccolare chi ha preso il via. Mi rammarico solo per l’inciviltà di alcuni partecipanti, che hanno lasciato dietro di loro una vera scia di bottigliette, invece di gettarle nei pressi dei ristori. Mi chiedo se a casa loro si comportano in ugual modo». L’appuntamento è quindi fissato per il 2015 per la 5ª edizione della Granfondo Mario Cipollini.
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GRANFONDO MASCHILE 1° Tommaso Elettrico (GS Calcagni Sport); 03:52:21; 37,02 km/h 2° Federico Cerri (Velo Club Maggi 1906 ASD); 03:52:21; 37,02 km/h 3° Alessio Gori (ASD Sansoni Team); 03:52:21; 37,02km/h GRANFONDO FEMMINILE 1a Claudia Bertoncini (Velo Club Maggi 1906 ASD); 04:27:42; 32,1 km/h 2a Nicoletta Giannecchini (Viareggio Bike); 04:37:12; 31 km/h MEDIOFONDO MASCHILE 1° Roberto Benedetti (BBM-JollyWear-Stefan); 03:00:31; 37,92 km/h 2° Marco Madrigali (ASD Cycling Team Zerosei); 03:01:08; 37,85 km/h 3° Mirko Cocchi (Infinity Cycling Team ASD); 03:01:08; 37,86 km/h GRANFONDO FEMMINILE 1a Maria Fanucchi (ASD Cycling Team Zerosei); 03:13:51; 35,34 km/h 2a Maurizia Landucci (Polisportiva Croce Rossa Italiana Lucca); 03:13:52; 35,35 km/h 3a Letizia Dini (Team Promotech); 03:13:54; 35,34 km/h
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IL TELAIO IDEALE
a cura di ROBERTO ZANETTI foto statiche di ROBERTO ZANETTI foto dinamiche di MONICA CUEL
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8 min ELEGANZA E SEMPLICITÀ
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NAPA VALLEY PERSEGUE LA LINEA CHE L’HA RESA FAMOSA E SI CONSOLIDA COME MODELLO DI PUNTA DELLA GAMMA FRW. LA VERSIONE ULTEGRA 11V CON RUOTE MAVIC AKSIUM WTS PIACE PER SUA SOBRIETÀ, HA UN PREZZO ABBORDABILE E NON VEDE L’ORA DI ESSERE “LA VOSTRA BICI”
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Il test: La tendenza di FRW non è mai stata quella di stravolgere ma di mantenere e così è stato anche per la Napa Valley 2014. Pochi ritocchi, nuove grafiche e una vasta gamma di configurazioni che si possono tranquillamente scegliere sul portale Freewheeling Shop on line, il sito di Freewheeling che permette all’utente finale o al negoziante affiliato di acquistare la propria bicicletta (e non solo, anche componenti e accessori) a prezzi molto concorrenziali. Prendendo in esame il modello testato e scorporandolo dal gruppo ho potuto constatare come la spina dorsale della Napa Valley è ancora una volta il monoscocca in fibra di carbonio ad altissimo modulo (Ultra High Moduls and High Strenght). Questo affermato telaio, frutto della sapiente ricerca e del costante sviluppo progettuale che in questi ultimi anni ha portato FRW ai vertici del settore, è sempre in grado di dare buone soddisfazioni e risposte affermative quando è messo sotto i riflettori. La lega con cui viene stampato è composta da un materiale termoindurente che ha origine dal comparto industriale aeronautico e aerospaziale, ovvero un “tessuto” di carbonio molto leggero che, accoppiato tramite un processo di riscaldamento a una resina epossidica e disposto in fibre nella stessa direzione (UD-PRE-PEG), conferisce al telaio una leggerezza sorprendente e un’alta resistenza alle sollecitazioni. Nella versione attuale tutta la parte inferiore del frame set è sovradimensionata e irrobustita (compresa la forcella a steli dritti unita ad un possente avantreno) partendo dallo sterzo tapered con cuscinetto inferiore da 1,5” per arrivare ai foderi del carro posteriore a sezione alare. Le dimensioni e le forme muscolose dei tubi – abbinate a una geometria che siamo abituati a vedere già da anni sulle Napa Valley – donano rigidità torsionale, flessibilità verticale e fluidità di guida a tutta la struttura che, riportate alla prova su strada, fanno di questo mezzo il compagno ideale per lunghe e piacevoli pedalate.
Test bike
Questione di gusti: La grafica “All Black” della Napa Valley 2014 è senza dubbio aggressiva, di moda e fa tendenza (molti altri marchi, negli ultimi anni, hanno proposto queste grafiche nero opaco o lucido sui loro modelli). Purtroppo le scritte e i loghi, leggermente in rilievo, sono scuri come la restante tonalità cromatica della bicicletta smorzandone le forme e rendendola troppo anonima. FRW ha comunque in catalogo (consultabile sul Freewheeling Shop on line all’indirizzo internet www.shop.freewheeling.it) un’altra colorazione “White/Red” che mette in risalto la geometria muscolosa dei tubi al fine di accontentare un maggior numero di possibili clienti, sia privati che negozianti.
Caratteristiche Tecniche • Telaio: carbonio monoscocca Super HM Swing Arm • Forcella: carbonio T60 SHM • Gruppo: Shimano Ultegra 50/34 11V • Serie sterzo: Ritchey H-set WCS Logic Zero drop in tapered 1/81.5 • Spessori: Washer Ritchey carbon 1”1/8 5 mm • Piega manubrio: Ritchey WCS Curve Blatte black 42 cm • Attacco manubrio: Ritchey 4 axis 84/6d blatte black 100 mm • Reggisella: Ritchey WCS 31.6x400 black • Nastro manubrio: FRW Eolo Msoft black • Cambio: Shimano Ultegra 11V RD6800 • Deragliatore: Shimano Ultegra FD6800 a saldare • Comandi: Shimano Ultegra ST6800 • Guaine cambio: Shimano OT41SP • Fili e guaine: Shimano BC1051 • Freni: Shimano Ultegra BR6800R+BR6800F • Movimento centrale: Shimano SM-BB72-41B press fit • Guarnitura: Shimano Ultegra FC6800 compact 50/34 172,5 mm • Cassetta: Shimano Ultegra 11V CS6800 11-28 • Catena: Shimano Ultegra 11V CN6800 • Cerchi: Mavic Aksium WTS • Pneumatici: Mavic Aksion 700 x 23 • Camere: Butile valvole Presta • Pedali: Look Keo Easy (non compreso nell’allestimento base) • Sella: Selle Italia SLR flow • Colori: all black (come bici testata in foto) e white/red • Peso: (come in foto): 8,00 kg completa di pedali
L’accoppiata attacco e piega, come da tradizione FRW, è sempre Ritchey
Le news del nuovo telaio: FRW, rispetto alla della Napa Valley 2013, ha apportato due modifiche significative sul telaio di quest’anno: 1) l’innesto dei cavi nel tubo obliquo è più pulito e ha un invito in alluminio che lo protegge da inutili stress, determinati dal movimento dell’insieme guaina/filo; 2) la laminazione interna del carbonio nell’area dei forcellini posteriori è stata incrementata per aumentarne la resistenza e la rigidità.
FRW Napa Valley Ultegra 11V Aksium WTS
Consigli per l’acquisto, perché comprarla? Napa Valley nasce per offrire un prodotto competitivo a un prezzo contenuto. Proprio per questa ragione, nella versione Ultegra 11V con ruote Mavic Aksium WTS da me testata in questo servizio, chi avesse a disposizione il giusto budget d’acquisto si porterebbe a casa un mezzo dai contenuti interessanti, senza però dover per forza litigare con la propria moglie o indebitarsi al monte dei pegni… Il Produttore e Distributore per l’Italia: Freewheeling sas Via Barsanti, 10 48124 Fornace Zarattini (RA) Tel. +39 0544 461525 Fax. +39 0544 462096 E.mail: info@freewheeling.it Web site: www.freewheeling.it
100 Accessori e materiali utilizzati per il test Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: • Casco: Ranking mod. Feather www.ranking-helmet.com • Occhiali: Tifosi mod. Veloce Gloss Carbon www.tifosioptics.com • Scarpe: Diadora Jet Racer www.diadora.com • Abbigliamento: Parentini by FRW www.parentini.com • Portaborraccia: Race One www.freeweeling.it
In vendita a partire da: Settembre 2013 Tempo di consegna: Due giorni lavorativi dalla data dell’ordine per biciclette e kit telaio già a magazzino Prezzo: € 3.114,53 di listino al pubblico, IVA inclusa € 2.803,07 netto, acquistabile via internet, presso il Freewheeling Shop on line
La scatola oversize nella quale si colloca il movimento centrale press fit BB72
La Selle Italia SLR Flow con l’ampia fessura centrale garantisce una seduta dal comfort assicurato
La parte frontale della Napa Valley dove è alloggiata la serie sterzo 1/8-1.5 di Ritchey
i.net www .inbic
MTB foto NEWSPOWER CANON
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1000GROBBE BIKE CHALLENGE
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6 min
pressoffice@newspower.it
a cura di NEWSPOWER
IN TRENTINO È IL TEMPO DEI FORTI DAL 13 AL 15 GIUGNO, SUGLI ALTIPIANI CIMBRI, TORNA LA DIVERTENTE “TRE GIORNI” TRENTINA. ALLA CONSOLLE SEMPRE LO SCI CLUB MILLEGROBBE DI LAVARONE
foto NEWSPOWER CANON
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Forti, malghe e tanto divertimento L’evento 1000Grobbe Bike Challenge – 100 Km dei Forti corre interamente tra i 1000 e i 1700 metri di quota, non ci sono le vette alpine o i passi insormontabili che spesso vengono abbinati al Trentino, ma pedalabilità e verde sono elementi caratteristici messi in risalto con piacere dai bikers stessi. Come tradizione, la 100 Km dei Forti scatta per tutti nell’ampia area verde del Parco Palù a Lavarone per poi chiudersi in località Gionghi, ancora a Lavarone. Ciò che di sicuro è importante è che da capo a coda il divertimento è assicurato, con i primi 5 km di riscaldamento in leggera salita per poi attaccare la zona del Passo Vezzena sui 1400 metri di altitudine. In successione si toccano
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Pronti a cavalcare gli Altipiani Cimbri in Trentino? Il mese di giugno è da tempo… il tempo dell’evento 1000Grobbe Bike Challenge – 100 Km dei Forti e, dal 13 al 15 di questo mese, quasi a fare da epilogo alla primavera delle ruote grasse, torna la divertente tre giorni trentina. Il menu proposto dallo Sci Club Millegrobbe di Lavarone rimane lo stesso, vincente anche in questa stagione e fin dal venerdì si possono “tastare con ruota” i single track di queste zone con la Lavarone Bike, un ottimo antipasto per tutti con 30 km scarsi di lunghezza. Sabato 14 sarà poi tempo della Nosellari Bike, una decina di chilometri in più, il dislivello che raddoppia e tocca quota mille metri per cominciare a fare un po’ più sul serio prima del clou della domenica, quando la 100 Km dei Forti sarà al via con le due varianti Marathon di 92 km e Classic di 57 km. La prova Classic si abbina alle due gare delle giornate precedenti e forma l’esclusivo 1000Grobbe Bike Challenge con classifiche e premi speciali. Sabato 14 giugno al pomeriggio il Parco Palù accoglierà anche i giovanissimi con la Mini1000Grobbe Bike, sempre chiassosa e in puro spirito off-road.
La partenza dell’edizione 2013
Malga Millegrobbe e il centro del paese di Luserna prima della discesa in direzione Malga Laghetto. Il Monte Tablat attende tutti quanti poco dopo, prima di lasciar correre i pedali verso Forte Belvedere – una delle sette fortezze di epoca bellica degli Altipiani. Passa-
ti Malga Pozze e il Lago di Lavarone e raggiunto il 50° km circa, i concorrenti del Classic puntano alla frazione di Carbonare, al Comando Austro-Ungarico e rientrano all’arrivo dopo aver scavallato un’ultima salitella da non sottovalutare.
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I maratoneti nel frattempo si arrampicano verso una triade di forti che faranno tornare indietro nel tempo, Forte Cherle, Forte Sommo Alto e Forte Dosso delle Somme, punto più elevato di giornata a 1664 metri. La picchiata seguente di una decina di chilometri è di quelle da calibrare bene con i freni e, a differenza dello scorso anno, stavolta non si transita per il centro di Folgaria, ma si punta direttamente verso la frazione di Francolini e Maso Spilzi. Verso il km 80 si sale sul Passo Sommo prima di far rotta verso l’abitato di Carbonare, il successivo Comando Austro-Ungarico e il finish, con il più che meritato pasta party a risollevare dalle fatiche di giornata. (www.1000grobbe.it) Forti protagonisti per Trentino MTB presented by crankbrothers Sette sono le meraviglie del circuito in provincia di Trento e la 100 Km dei Forti ne è parte fin dalla fondazione dello stesso nel 2009. Dopo la ValdiNon Bike di inizio maggio, ecco quindi un nuovo appuntamento per gli iscritti e a Atleti tirano il gruppo dei primi della 1000Grobbe Bike 100 Km dei Forti 2013 foto NEWSPOWER CANON
seconda della variante scelta c’è un coefficiente di punteggio diverso, 1 per la Classic e 1,5 per la Marathon. Le altre gare della stagione di “Trentino MTB” sono la Dolomitica Brenta Bike del 29 giugno tra Pinzolo e Madonna di Campiglio, la Lessinia Bike (27 luglio), la Vecia Ferovia dela Val de Fiemme (3 agosto), la Val di Sole Marathon (31 agosto), e la 3T Bike di chiusura dei giochi il 5 ottobre in Valsugana. (www.trentinomtb.com) foto NEWSPOWER CANON
Il gruppo dopo la partenza dell’edizione 2013
Mountain bike e tanto altro sugli Altipiani Gli Altipiani di Lavarone, Folgaria e Luserna sono una vera e propria “destinazione paradiso” per chi ama natura, relax e sport. I percorsi da affrontare in fuori strada sono tanti e per ogni taglio di appassionato, anche insieme alla scuola di MTB Altipiani Bike per ragazzi e adulti che propone affascinanti escursioni guidate (www.altipianibike.it). La stagione 2014 è anche quella dei Campionati del Mondo di Orienteering e Trail Orienteering (WOC-WTOC, dal 5 al 12 luglio), come quella della prima volta del camp della Manchester United Soccer School per ragazzi fino ai 17 anni (13 - 19 luglio) e del raduno della Nazionale sperimentale di pallacanestro (11-20 giugno), seguito in luglio da quello della Nazionale maggiore. Sul sito www.alpecimbra.it si possono anche ritrovare tutte le altre iniziative sportive e culturali a Lavarone e dintorni.
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SPORT & BENESSERE
a cura del dottor ALESSANDRO GARDINI*
alessandrogardini@gmail.com
NOVITÀ CITOZEATEC LA CREMA BIODINAMICA AD EFFETTO RINFRESCANTE E LENITIVO
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È noto che l’infiammazione è un meccanismo di difesa non specifico, che costituisce una risposta protettiva, conseguente all’azione dannosa di agenti fisici, chimici e biologici, il cui obiettivo finale è l’eliminazione della causa iniziale di danno cellulare o tissutale, nonché avviare il processo riparativo. La crema ATHLETIC FRESH, grazie ai principi attivi concentrati e lipofilici presenti nei derivati vegetali utilizzati, permette una rapida penetrazione degli elementi nutrizionali attraverso la pelle per arrivare nel sito d’azione.
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OLTRE L’OSTACOLO robertozanetti65@gmail.com
a cura di ROBERTO ZANETTI foto statiche di ROBERTO ZANETTI foto dinamiche di MONICA CUEL
“ANY TRAIL, ANY TIME”
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8 min
LA SCOTT GENIUS 930 È UNA BICI DA ALL MOUNTAIN O, SE PREFERITE, UNA TRAIL BIKE ADATTA A LUNGHI TRAGITTI CHE È IN GRADO DI DARE ENORMI SODDISFAZIONI A TUTTI COLORO CHE VORRANNO METTERLA ALLA PROVA O, MEGLIO ANCORA, ACQUISTARLA
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Il test: Chiariamoci subito le idee e cominciamo col dire che Scott, per quanto riguarda la Genius, suddivide i modelli in due categorie ben precise: la 900 con ruote da 29” e 130 mm di escursione, e la 700 con ruote da 27,5” e 150 mm di escursione. Il mezzo di cui vi parlerò in questo servizio è la “possente” Genius 930; inserisco volontariamente tra le virgolette “possente” perché credo sia l’aggettivo più appropriato per descrivere questo bulldozer su due ruote! Un’autentica tritasassi, una mountain bike dalle performance sorprendenti soprattutto quando la si spinge a fondo nei trail maggiormente scorrevoli dove le ruotone da 29”, in stretta collaborazione con l’innovativo telaio Genius in alluminio (disponibile anche, ovviamente per i modelli di gamma superiore, nella versione in carbonio), fanno emergere una grinta che solo mezzi di questo genere sono in grado di offrire. Stesse sensazioni e stessi riscontri in discesa, sullo sterrato con buche o sobbalzi i quali, puntualmente, vengono scavalcati con una facilità che in alcuni tratti pare imbarazzante.
Anche i 130 mm di escursione anteriore e posteriore fanno la differenza con il grandissimo plus di avere un comando remoto sul manubrio (Twinloc) che regola le sospensioni in tre step ben definiti: il primo in modalità Climb (meno volume – damping bloccato); il secondo in modalità Traction Control (riduzione del volume – aumento del damping); il terzo in modalità Descend (massimo volume – damping totale). Grazie a questa esclusiva tecnologia di casa Scott, la Genius 930 ha dimostrato delle doti di trazione sul posteriore eccezionali che consentono al biker di avere il dominio totale della bici in tutte le condizioni di guida, anche in quelle estreme. Paradossalmente, più aumenta l’impegno dovuto all’imperfezione del terreno o alle condizioni atmosferiche avverse (fango, acqua, sassi, radici, pioggia) e più la conduzione del mezzo diventa divertente; quasi una sfida tra uomo e bicicletta per vedere chi dei due riesce a primeggiare nei confronti dell’altro. Davvero una bella lotta… Test bike
Caratteristiche Tecniche • Passo: 1.156 mm • Altezza BB: 335 mm • Forcella: Fox 32 Float Evolution CTD a 3 regolazioni – Twinloc Remote System • Escursione: 130 mm • Ammortizzatore: Fox Nude Scott custom con tecnologia CTCD a 3 regolazioni • Escursione: 130 mm • Deragliatore posteriore: Shimano XT Trail • Deragliatore anteriore: Shimano SLX (3 x 10) • Guarnitura: Shimano XT • Freni: Shimano SLX • Disco freno anteriore: 180 mm • Freno a disco posteriore: 180 mm • Ruote: Formula CL + Shimano SLX / Syncros XC-49 • Pneumatici: Schwalbe Nobby Nic Evo 2.25 • Attacco e manubrio: Syncros in alluminio • Peso: 13.0 kg (senza pedali) come modello testato • Misure: S / M / L / XL • Telaio: Genius Alluminio 6061 custom butted • Angolo di sterzata: 68.5 ° • Inclinazione della sella: 74 ° • Tubo sella: 434 mm • Tubo Top: 597 mm • Tubo di sterzo: 99 mm
L’ammortizzatore Fox Nude Scott custom, con tecnologia CTCD, a 3 regolazioni
Test bike
In evidenza: Il nuovo mono link (Mono ‘U’ Link Forgiato) ha una forma molto compatta che riesce a sopportare le sollecitazioni a cui è soggetta una mountain bike di questo tipo. I cuscinetti sono stati spostati nella parte esterna per incrementarne la rigidità nei collegamenti che, comunque, è regolabile dall’ammortizzatore. Basta premere il pulsante per variare l’altezza del movimento centrale di 6 mm e l’angolo del tubo sterzo di 0,4°. Anche questa, tanto per aggiungere qualità al mezzo, è un’esclusiva assoluta della Scott Genius. Da rivedere: Ho trovato strano che in una mountain bike così piena di tecnologia non vi sia installato un reggisella telescopico di serie. La Genius 930 è già predisposta per il Reverb Stealth, soluzione nella quale il cavo scorre all’interno del telaio.
Il carro posteriore della Scott Genius 930
Come nelle versioni più accessoriate già complete di questo componente ormai quasi indispensabile sulle bici da all mountain anche la Genius 930, a mio parere, potrebbe fare il salto di qualità e dare maggior importanza ai contenuti generali presenti sulla bici. Il Produttore Scott www.scott-sports.com Il Distributore per l’Italia: Scott Italia Srl Via Provinciale, 110 24021 Albino (BG) Tel. +39 035 756000 E-mail: info@scott-sports.com Web site: www.scott-sports.com Il comando remoto sul manubrio Twinloc che regola le sospensioni in tre modalità: Climb (meno volume – damping bloccato); Traction Control (riduzione del volume – aumento del damping); Descend (massimo volume – damping totale)
Tempo di consegna: Circa sette giorni lavorativi a seconda della disponibilità di magazzino Prezzo: € 3.299,00 al pubblico, IVA inclusa La forcella Fox 32 Float Evolution CTD a 3 regolazioni – Twinloc Remote System
Accessori e materiali utilizzati per il test: Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: • Casco: Ranking mod. Morrison www.ranking-helmet.com • Occhiali: Tifosi mod. Veloce Gloss Carbon www.tifosioptics.com • Scarpe: Vaude mod. Placid RC www.vaude.com • Abbigliamento: X – Bionic www.x-bionic.it • Manicotti: Biotex www.biotex.it • Pedali: Shimano XTR www.shimano.com • Portaborraccia: Elite www.elite-it.com
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Tempo di lettura
Il vincitore Alexey Medvedev
CAPOLIVERI LEGEND CUP
11 min
a cura di ALDO ZANARDI
LA GRANDE MTB SULL’ISOLA D’ELBA OLTRE 500 BIKER AL VIA DELLA 5ª EDIZIONE DELLA RASSEGNA ISOLANA DOMINATA DAL RUSSO ALEXEY MEDVEDEV. TRA LE DONNE TRIONFA L’ELVETICA SOFIA PEZZATTI DAVANTI ALL’AMICA KLOMP
S
Si è aperta lo scorso 16 maggio – con la “Chiassi Cup”, kermesse serale tra i folcloristici vicoli di Capoliveri – la “tre giorni” di sport e festa nel suggestivo comune elbano. Nel borgo più caratteristico dell’isola d’Elba, è andata in scena la bellissima kermesse a batterie che porta i biker a percorrere i suggestivi vicoli (in elbano “Chiassi”), e le tortuose scalinate del centro storico di Capoliveri. Tanti i concorrenti al via, tra i quali spiccavano i nomi degli atleti di tanti top team, Silmax X-Bionic, Full Dynamix, Scapin Factory Team, oltre ad atleti di prestigio come Marzio Deho e Massimo Debertolis. Alle 18, nel centro di Capoliveri, “brulicavano” numerosissimi biker che testavano il percorso, tra la curiosità dei turisti. Alle 19, espletate dai giudici della FCI le procedure d’iscrizione, venivano formate le prime batterie eliminatorie, dove quattro concorrenti si affrontavano e i primi due passavano al turno successivo. Lo speaker elbano Fabio Cecchi, chiamava i concorrenti che si dovevano affrontare sui due giri previsti. La partenza era collocata nella bellissima piazzetta, allestita per l’occasione con transenne, striscioni e gonfiabili dei vari sponsor, per un “colpo d’occhio” davvero suggestivo. Subito dopo il via, attraversata la piazza e invertita la direzione, si affrontava una curva a destra per poi piegare a sinistra e buttarsi nella prima delle numerose scalinate da affrontare. Fondamentale era entrare per primi in questo tratto, i sorpassi non erano certo agevoli e la maggior parte di questi avvenivano per salti di catena causati dalle forti sollecitazioni generate nella percorrenza delle scalinate. Col susseguirsi delle batterie numerosi big venivano eliminati. Terminate le fasi eliminatorie si disputavano le due semifinali e, a seguire, le due finali: quella dal quinto all’ottavo posto e quella dal primo al quarto.
foto CASTAGNOLI
Prima delle finali maschili prendeva il via la finale femminile, che vedeva vincere la forte atleta elvetica Sofia Pezzatti, davanti all’amica Sandra Klomp. La finale maschile, tiratissima come tutte le eliminatorie precedenti, vedeva prevalere il russo Dmitrii Medvedev, davanti al compagno di team Elia Silvestri, vincitore dell’edizione 2013, terzo Johannes Schweiggl. Al termine le premiazioni, che hanno visto assegnare vacanze e soggiorni ai primi classificati. La manifestazione è stata molto apprezzata da concorrenti e pubblico, facendo divertire anche i numerosi turisti, per la maggior parte tedeschi, che si trovavano casualmente a passare per i vicoli di Capoliveri. Tanti gli eventi di contorno sia venerdì che sabato, come le evoluzioni di Alberto Limatore, i concerti e molto altro ancora. Domenica 18 il momento clou: la Capoliveri Legend Cup, una vera perla tra le gare italiane. Un percorso duro ma allo stesso tempo esaltante, con discese mozzafiato e passaggi panoramici straordinari. La gara quest’anno era marathon nazionale, con un percorso di 63 km e 2050 metri di dislivello. Al via tantissimi Elite, campioni come Marzio Deho (Cicli Olympia) e Massimo Debertolis (Wilier Sat System), il team Silmax X-Bionic, il team Full Dynamix, la Scapin Factory Team, Francesco Casagrande con tutto il Team Taddei, Mirco Balducci (Team Galluzzi) e tra le donne due nomi di spicco come l’elvetica Sofia Pezzatti e l’italo-olandese Sandra Klomp. Alle ore 10.00 foto ALDO ZANARDI il via della gara, dal
Partenza finale Chiassi Cup
bellissimo centro del borgo elbano. Il lungo serpentone si snoda lungo le vie, per poi lanciarsi verso la prima salita (Zigurt) che, con le sue severe pendenze, origina la prima selezione. Samuele Porro (Silmax X-Bionic), i fratelli Medvedev (Full Dynamix) e Francesco Casagrande (Cicli Taddei) allungano sul resto del gruppo. Sulla velocissima discesa dell’Asta il quartetto è ancora compatto. Anche alla miniera sono sempre loro al comando, ma proprio quando stanno iniziando la risalita, Samuele Porro paga un piccolo salto di catena e Alexey Medvedev ne approfitta per sferrare il suo perentorio attacco. A questo punto il fratello Dmitrii si mette a ruota e il compito dell’inseguimento resta sulle spalle di Porro. CLASSIFICHE Maschile 1° Medvedev Alexey (Team Full Dynamix) 02:37:59.00 2° Medvedev Dmitrii (Team Full Dynamix) 02:41:56.64 3° Porro Samuele (Silmax X-Bionic Racing Team) 02:41:57.64 4° Chia Amaya Jaime Yesid (Team Full Dynamix) 02:41:58.64 5° Schweiggl Johannes (Silmax X-Bionic Racing Team) 02:43:56.14 Femminile 1a Pezzatti Sofia (Vc3valli Biasca-Team Wittwer) 03:27:49.41 2a Klomp Sandra (ASD Albisola Bike) 03:36:51.18 3a Lunardini Alice (Arrampibike) 03:46:19.46 4a Mistretta Beatrice (Cicli Taddei) 03:49:40.27 5a Amadori Valeria (Cicli Taddei) 03:53:48.99
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foto ALDO ZANARDI
Maglie leader MTB Tour Toscana
Dopo la salita di “Sardina” la corsa entra sulla spettacolare discesa della “Polveriera”. Alexey Medvedev è sempre solitario al comando, ma nel gruppo al suo inseguimento rientrano Joannes Schweiggl (Silmax X-Bionic), a dare supporto a Porro, e Amaya Chia, terzo uomo Full Dynamix. Casagrande passa con una manciata di secondi di distacco. Alexey prosegue come una furia, incrementando il vantaggio e nulla riesce a fare il duo Silmax X-Bionic al suo inseguimento, marcato stretto dai compagni di squadra del battistrada. Sulla spiaggia di Naregno, Alexey passa con gran margine su Porro, rimasto solo all’inseguimento, tallonato dai due Full Dynamix. Al passaggio in paese a Capoliveri non cambia nulla e Alexey prosegue la sua cavalcata solitaria anche nell’ultimo anello di 15 km. All’uscita dalle discesa di “Val di Fosco” il russo è saldamente al comando, e qui manca solo l’ultimo tratto pianeggiante che riporta a Capoliveri. Per Alexey il passaggio tra i vicoli e le scalinate ha il sapore di una passerella trionfale, giungendo solitario sul traguardo. Bisogna attendere quattro minuti per veder giungere gli altri protagonisti. Porro, sfiancato dal lavoro d’inseguimento, viene saltato negli
ultimi metri da Dmitrii Medvedev, riuscendo comunque a precedere Amaya Chia, garantendosi il meritatissimo podio. Joannes Schweiggl è quinto a due minuti da Chia. Sesto Francesco Casagrande, settimo Marzio Deho, incappato in una giorfoto ALDO ZANARDI
nata negativa, e ottavo Hannes Pallhuber. Roberto Crisi e Manuele Spadi completano la top ten. La gara femminile non ha avuto storia. L’elvetica Sofia Pezzatti (VC3Valli Biasca-Team Wittwer) ha allungato subito. L’italo-olandese Sandra Klomp (Albisola Bike), ancora non al 100% per il grave incidente subito lo scorso anno, è sempre stata in seconda posizione, con Alice Lunardi (Arrampibike) ottima terza. Al termine della gara, grande soddisfazione espressa da tutti i concorrenti, intervistati dallo speaker elbano Fabio Cecchi. Elite e amatori hanno riconosciuto la Capoliveri Legend Cup come una gara unica, con un percorso entusiasmante, al 99% sterrato, da vera MTB. Il “pranzo party” ha soddisfatto anche i più difficili. Vari tipi di pasta, tre secondi, insalata, dolce, birra, un menu da leccarsi i baffi. Poi le ricchissime premiazioni, che hanno visto premiare i primi dieci di ogni categoria. La Capoliveri Legend Cup si è consacrata Podio femminile
foto ALDO ZANARDI
Podio maschile
come una manifestazione di nicchia, sapendo offrire tutto quello che un vero biker cerca in una gara. I sacrifici del viaggio e delle spese del traghetto sono ampiamente compensati dai servizi offerti e le convenzioni realizzate dai ragazzi del Capoliveri Bike Park abbattono notevolmente i costi. Le loro iniziative sono in continua evoluzione e ci hanno svelato un progetto interessantissimo per il 2015. Siamo sicuri che, chi ha partecipato a questo evento, lo porterà nel cuore come un’esperienza speciale e sicuramente inserirà la Capoliveri Legend nel calendario della prossima stagione.
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MENTE IN SELLA
a cura di ALDO ZANARDI e CLAUDIA MAFFI Tempo di lettura
5 min LA PSICOLOGIA DELLO SPORT
menteinsella@gmail.com
LA SCIENZA IGNOTA
«P
«Praticare uno sport non deve fondarsi sull’idea del successo, bensì sull’idea di dare il meglio di sé» (Gabriella Dorio, medaglia d’oro nei 1500 metri piani alle olimpiadi di Los Angeles – 1984)
foto LA PRESSE/RCS SPORT
Lo sapevate che… Lo sapevate che il primo vero esperimento scientifico, realizzato nell’ambito della psicologia dello sport, riguardava proprio la prestazione ciclistica? Fu un tal Norman Triplett, uno psicologo americano appassionato di questo sport che, nel lontano 1898, volle indagare gli effetti dati dalla presenza di altri concorrenti sulla prestazione ciclistica. In particolare, egli osservò come gli atleti aumentassero la loro prestazione se si trovavano in gruppo, rispetto a quando pedalavano singolarmente. Scorrendo la letteratura di riferimento è possibile trovare molti altri esperimenti analoghi, condotti dai ricercatori nell’ambito sportivo che, tutt’oggi, si propongono l’obiettivo di capire quali siano gli aspetti psicologici maggiormente correlati alla disciplina sportiva, così da favorire miglioramenti della performance del singolo atleta e delle squadre, indipendentemente dal tipo di sport praticato. Dedicherò ogni articolo di questa rubrica ad affrontare, una per una, le componenti psicologiche che più influiscono sulla prestazione sportiva, prestando un’attenzione particolare al mondo del ciclismo, nello specifico della MTB che è poi l’ambiente che respiro ogni fine settimana. Ogni domenica assisto alle gare di MTB ed è proprio captando l’ansia pre-gara tra gli sguardi tesi e concentrati
dei biker in griglia, partecipando alle gioie e ai brindisi delle squadre sotto agli stand colorati che fiancheggiano le strade delle città, così mi è venuta voglia di scrivere questa rubrica. Quante volte mi è capitato di leggere la delusione negli sguardi delle famiglie e degli amici alla fine della gara, preceduti da un brivido lungo la schiena durante la volata quando speri sia proprio lui/lei a tagliare il traguardo. Ho assistito agli abbracci delle fidanzate ai corridori, le pacche dei compagni di squadra e i baci congratulanti delle miss, ma ho anche raccolto le lacrime quando, dopo un anno di sacrifici e duro lavoro per raggiungere la forma, un guasto meccanico o una banale influenza ti impediscono di competere per la vittoria. Questa rubrica nasce con l’intento di diffondere una cultura psicologica dello sport in modo che tutti, dagli atleti professionisti all’amatore della domenica, dai giovani che si avviano allo sport a chi dopo anni di onorato servizio, per vari motivi, si appresta a lasciarlo, ne conoscano ruolo e funzioni e comprendano l’importanza di non sottovalutare gli aspetti mentali nell’esercizio della pratica sportiva. Infatti, la performance finale è influenzata da una molteplicità di fattori, di varia natura, che dipendono dall’interazione tra più livelli: allenamento fisico, abilità tecniche e preparazione mentale. Non è possibile limitare il talento all’una o all’altra componente. Quante volte nei “dietro le quinte” delle gare di MTB mi è capitato di sentire frasi del tipo «ha una gamba pazzesca, però basta un niente che va giù di testa!». Diversi atleti, per quanto fisicamente dotati, non riescono ad esprimere appieno le proprie potenzialità poiché sottovalutano l’importanza dell’aspetto mentale ed emotivo e non si dedicano all’allenamento delle competenze psicologiche strettamente connesse alla performance. In ambito agonistico, lo psicologo accompagna l’atleta nel suo percorso di preparazione, in collaborazione con il preparatore atletico, mettendo a punto programmi personalizzati di preparazione mentale finalizzati ad incrementare la qualità della prestazione di atleti professionisti. Psicologo dello sport, mental trainer, mental coach, motivatore: quali le differenze? Parecchia è la confusione che, ancora oggi,
regna non solo tra persone che di sport non si interessano, ma anche fra atleti professionisti i quali spesso utilizzano questi termini come fossero sinonimi. In realtà, fra queste figure professionali ci sono delle differenze importanti che devono essere chiarite: • Lo psicologo dello sport è in possesso di una laurea in psicologia ed ha conseguito una specializzazione tramite master o corsi in psicologia sportiva e per questo si vede riconosciute delle competenze aggiuntive rispetto ai colleghi sopra citati: oltre ad appuntare programmi di preparazione mentale ad hoc, lo psicologo è in grado di offrire all’atleta una consulenza per far fronte a problemi personali anche più profondi che interferiscono con la sua prestazione sportiva; • Il mental trainer, mental coach o esperto in psicologia dello sport non è in possesso di una laurea in psicologia ed in genere si tratta di preparatori atletici, allenatori, ex atleti, laureati in scienze motorie o in altri settori, che però hanno frequentato corsi di psicologia dello sport. Queste figure si occupano esclusivamente di seguire l’allenamento e la preparazione mentale degli atleti, in modo che possano affrontare nel modo corretto allenamenti e competizioni, e migliorare così il rendimento personale. Esula dalle competenze del mental trainer occuparsi di eventuali problematiche più profonde dello sportivo che interferiscono con la sua prestazione. • Il motivatore, anch’egli non psicologo, si limita a stimolare la motivazione dell’atleta, affinché riesca a dare del suo meglio in gara. Detto ciò, quali competenze psicologiche sono richieste nelle situazioni agonistiche? E in che modo possono essere sviluppate e apprese? Come gestire l’ansia pre-gara? A queste e molte altre domande risponde la psicologia dello sport e nei prossimi articoli approfondiremo le abilità mentali che caratterizzano un atleta di successo e quali strumenti e tecniche aiutano lo sportivo a migliorare la propria prestazione. Vi invito a scrivermi le vostre curiosità ed eventuali domande inerenti ai temi trattati. E ricordate sempre: “Mente in Sella!”.
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L’OFFICINA
a cura di LORENZO COMANDINI
FOCUS SUL MONDO DELLE DUE RUOTE lorenzo@gruppobici.it
REGOLARE LA SERIE STERZO
C
Curare in maniera adeguata la regolazione della serie sterzo è molto importante, indipendentemente dal fatto che si possieda una serie sterzo tradizionale, aheadset o integrata. La serie sterzo ha la funzione di permettere alla forcella di girare liberamente rispetto al telaio senza lasciare spazio a fastidiose vibrazioni o a movimenti anomali. Stringere la serie sterzo in maniera troppo forte può impedire il corretto movimento della forcella mentre lasciare lo sterzo troppo lento può aumentare le vibrazioni.
www.rossinbikes.it - www.speedbikes.it
Anche qui, una volta terminata l’operazione di regolazione si provvederà a bloccare di nuovo il tutto agendo sul controdado e sulle viti di serraggio dell’attacco manubrio a seconda della tipologia di sterzo utilizzata.
Troppo stretta? Una volta montate tutte le parti la prima prova da effettuare è verificare la libertà del movimento. Basta sollevare la ruota anteriore tenendo la bici dal tubo superiore e muovere opportunamente il manubrio. Attenzione a non farsi ingannare dalla presenza dei cavi di comando di freni e deragliatori. A seconda della loro posizione, infatti, possono irrigidire un po’ lo sterzo indipendentemente dalla forza di serraggio. Troppo lenta? Al contrario, per valutare se lo sterzo è troppo lento bisogna mantenere la ruota anteriore a terra afferrando saldamente il manubrio tenendo bloccato il freno anteriore. A questo punto si provvederà ad esercitare una forza alternata sulla bici spingendola avanti e indietro e facendo attenzione ad eventuali vibrazioni che riveleranno un serraggio troppo blando dello sterzo. Preliminari Prima di intervenire sulla regolazione, però, occorrerà assicurarsi di aver allentato le viti di serraggio dell’attacco manubrio sul tubo forcella (ovviamente si parla di serie sterzo aheadset) altrimenti l’intervento sulla brugola di serraggio non porterebbe ad alcun risultato ma, anzi, si rischierebbe di danneggiare alcune parti.
Le operazioni di montaggio tra serie sterzo di tipologia tradizionale e aheadset sono differenti rispetto alle operazioni necessaria per i meccanismi integrati. Tecnicamente i sistemi hanno lo stesso tipo di funzionamento, ma le differenze di tipologia comportano adattamenti diversi nel montaggio.
Per serrare di più In caso di serie sterzo troppo lenta il serraggio avverrà tirando la brugola nella parte superiore della testa forcella, altrimenti (con un modello tradizionale) occorrerà avvitare la ghiera inferiore e poi il controdado superiore in modo da bloccare il sistema nella posizione corretta. È bene effettuare questa operazione con estrema cura verificando continuamente la situazione per evitare di stringere troppo.
Il primo passaggio da compiere, per serie sterzo tradizionale ed aheadset (ma non per le integrate) è il posizionamento delle calotte alle estremità del tubo di sterzo del telaio. Questa operazione è piuttosto delicata perché richiede una parallelismo assoluto tra le due parti per assicurare una distribuzione equilibrata dello sforzo. A questo punto va fissato il cono forcella (la pista di scorrimento alla base del tubo forcella). Il montaggio del cono forcella avviene attraverso l’apposito punzone che farà combaciare perfettamente le parti.
Per allentare Sia con la serie sterzo tradizionale che con quella aheadset occorrerà svitare leggermente le due ghiere e la vite del cappellotto di chiusura rispettivamente. Perché l’operazione avvenga con precisione è opportuno picchiettare a terra con la ruota anteriore per far sì che il sistema si assesti immediatamente senza correre il rischio di allentare eccessivamente.
Il momento dell’assemblaggio vero e proprio delle parti deve tenere conto dello schema di montaggio dei componenti della serie sterzo. Basterà rispettare l’ordine di imballaggio (le serie sterzo vengono fornite già impilate nella sequenza precisa). A questo punto si può inserire il cannotto forcella nel tubo di sterzo e provvedere ad inserire il “ragnetto” all’interno dello tubo forcella.
Il montaggio è praticamente eseguito. Per completare il sistema occorrerà ora montare l’attacco manubrio e gli eventuali spessori. Nella serie sterzo tradizionale si procederà invece ad avvitare la calotta superiore della serie sterzo e il controdado che servirà per bloccare il serraggio nella giusta posizione. Abbondare col grasso In queste operazioni tutte le parti meccaniche vanno generosamente riempite di grasso. Quello in eccesso verrà rapidamente espulso, ma quello che resterà all’interno sarà un valido riparo contro l’infiltrazione dell’acqua. Con l’attrezzo mostrato è possibile fresare il tubo di sterzo e montare la calotta superiore e l’inferiore in cui poi si appoggeranno gabbiette e pallini. Ovviamente questo attrezzo è necessario per serie sterzo di tipo non integrato.
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5° RALLY DI ROMAGNA MTB a cura della REDAZIONE
info@inbici.net
A RIOLO SI PARLA PORTOGHESE IL LUSITANO RICARDO VICENTE DOMINA LA “CINQUE GIORNI” FAENTINA DAVANTI AL BELGA FARBERBOCK. TRA LE DONNE L’EX OLIMPIONICA IVONNE KRAFT SENZA RIVALI. CON IL SUCCESSO NELLA GRAN FONDO DEL GESSO DI LEOPOLDO ROCCHETTI (TEAM CINGOLANI) SI È CHIUSA UNA “CINQUE GIORNI” DI GRANDE SPORT ORGANIZZATA – IN MANIERA PERFETTA – DALLA ROMAGNA BIKE GRANDI EVENTI
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7 min
È
È stato il portoghese Ricardo Vicente il dominatore assoluto della quinta edizione del Rally di Romagna MTB, andato in scena in una Riolo Terme “baciata” da un caldo sole estivo. Il campionissimo lusitano ha avuto come unico avversario credibile il belga Mario Farberbock, ma anche il fiammingo, nella quarta e decisiva tappa, ha pagato dazio arrivando con cinque minuti e mezzo di ritardo da Vicente, un gap che – di fatto – l’ha relegato nella piazza d’onore. «Sono state cinque giornate molto dure – spiega Vicente – perché abbiamo corso su tracciati tecnicamente molto impegnativi. Davvero entusiasmante, in particolare, il passaggio nella Vena del Gesso, un panorama che non si vede in altre parti del mondo. Mi congratulo con gli organizzatori per il livello della logistica e per la cura dei dettagli e il prossimo anno tornerò sicuramente qui a Riolo per difendere questa prestigiosa vittoria». A parte il prologo di mercoledì sera, vinto dal portacolori del Romagna Bike Grandi Eventi, il lughese Cristian Foschi, il portoghese ha dominato tutte e tre le frazioni, difendendosi con onore anche nell’ultima granfondo, chiusa al 31° posto col tempo di 2.04.50, un riscontro sufficiente per aggiudicarsi a mani basse la rassegna riolese. L’epilogo della corsa non è mai stato in discussione. Vicente, che in questa rassegna ha dimostrato di essere una spanna sopra a tutti, anche nella quarta decisiva tappa, ha imposto da subito un ritmo forsennato alla corsa e, malgrado un errore di percorso verso metà gara, è rientrato rapidamente nel gruppo, originando una brutale selezione (taglierà il traguardo in 3 ore 29 minuti e 54 secondi). Soltanto Farberbock ha mantenuto il passo del lusitano, ma anche lui ha dovuto arrendersi e, a differenza delle prime tappe dove aveva contenuto il gap, è giunto
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Il sindaco Alfonso Nicolardi al via del Rally di Romagna
sul traguardo con quasi sei minuti di ritardo. Sul terzo gradino del Rally di Romagna Giorgio Rossini, davanti all’altro portoghese Pedro Retto e Paolo Paci. In campo femminile, successo nettissimo in classifica generale per la 43enne tedesca Ivonne Kraft (ex olimpionica), anche lei superiore a tutti nel corso delle cinque giornate (è giunta al 32° posto assoluto, dunque davanti alla maggior parte dei concorrenti uomini!). C’era grandissima attesa anche per la prima edizione della Gran Fondo del Gesso di 48 chilometri, che ha lambito l’anello del Monte Mauro (la cima più alta del Parco) e la sua canonica del X secolo recentemente restaurata, passando ancora dentro la Cava del Gesso di Monte Tondo, il vero “ombelico” di questa manifestazione. Si sono presentati in 872 ai nastri di partenza per la Gran Fondo di Riolo Terme (apripista il primo cittadino di Riolo Alfonso Nicolardi), terza tappa del Tour Tre Regioni, organizzata sotto l’egida di Ivano Ognibene. Un numero importante se si pensa che si trattava della prima edizione della rassegna. Alla fine, l’ha spuntata Leopoldo Rocchetti (Team Cingolani), che ha coperto i 48 chilometri del tracciato (1458 metri di dislivello) in 1 ora, 55 minuti e 56 secondi, tempo importante soprattutto se si considera il gran caldo che non ha dato tregua per tutto il tracciato. Dietro di lui Serghey Mikhailouski (Team Mondobici Tecnoplast), che si è arreso soltanto in volata, e Matteo Fabbri, anche lui portacolori del Team Cingolani, giunto ad una decina di secondi dal vincitore. Ai piedi del podio Roberto Rinaldini (Team Scott Pasquini Stella Azzurra) e Marco Pretolani (GS Torpado). Chiudono la top ten Matteo Garattoni (GC Santarcangiolese),
Simone Tassini (Cavallino), Marco Forzini (Team Scotto Pasquini), Federico De Giuli (Racing Rosola) e Luca Anelli (GC Santarcangiolese). In campo femminile, successo invece per Roberta Monaldini (Gc Santarcangiolese), che ha chiuso la sua fatica col tempo di 2.22.54. Ma il Rally di Romagna è stata, soprattutto, una grande festa popolare, con tantissimi eventi collaterali che, per un’intera settimana, hanno trasformato questo spicchio di Romagna in un grande luna park della tradizione. Buona affluenza anche per il Bike Village, con in primo piano le aziende Finotti, Inkospor, Spielwiese Cycling, BH, Alce-
do, Decathlon e Coop Reno. Ricchissime, come sempre, le premiazioni che, dal primo all’ultimo classificato, non hanno dimenticato davvero nessuno. «È stata un’edizione importante per noi – spiega il presidente del Romagna Bike Grandi Eventi Stefano Quarneti – perché certifica una crescita globale per la quale avevamo lavorato tutti molto duramente. Sul piano tecnico, tutti gli atleti ci hanno manifestato il loro gradimento, complimentandosi per la bellezza dei tracciati e l’efficienza dell’organizzazione. Sul piano degli eventi collaterali, ci sono senza dubbio aspetti della logistica che potranno essere migliorati, ma già oggi possiamo dirci soddisfatti perché questa manifestazione, uno splendido esempio di collaborazione fra pubblico e privato, ha dimostrato di avere ancora delle grandissime potenzialità di sviluppo. Ringrazio per questo gli sponsor e tutte le istituzioni, a cominciare dal nostro sindaco Nicolardi, per la fiducia che hanno riposto nel nostro progetto. C’è ancora tanta voglia di crescere assieme e dunque diamo a tutti appuntamento alla prossima edizione che, non ho dubbi, sarà ancora più bella ed entusiasmante». E, infatti, questa quinta edizione è appena passata agli archivi che già si pensa alla prossima edizione, quando il Rally di Romagna stringerà una partnership con il Rally della Grigna di Lecco (1-5 agosto), organizzato per la prima volta, nella Valsassina, da Franco Amati e Roberto Chiappa. L’obiettivo è quello di organizzare un circuito a tappe che unisca idealmente, nel segno delle MTB, la Romagna con la Lombardia. Il format della gara brianzola ricalcherà quello del Rally di Romagna, ma non ci sarà il prologo iniziale e l’ultimo giorno si deciderà con una cronoscalata. Il gruppo dei premiati del Rally di Romagna
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SALTI IMPOSSIBILI
a cura della REDAZIONE
«IL SOGNO? ANDARE A RIO CON LA LAUREA» LE PRIME PEDALATE A 11 ANNI, L’AMORE PER GLI SPORT ESTREMI E QUELLA PASSIONE PER AIRTON SENNA. ALLA SCOPERTA DI UNO DEI PIÙ GRANDI INTERPRETI ITALIANI DEL BMX
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Cosa ami di più del tuo sport? «La cosa che più mi affascina è il carattere ‘infinito’ di questa disciplina: ogni pista è diversa, ogni passaggio è differente anche provando a replicarlo e, quindi, è sempre una sensazione nuova. Poi l’adrenalina dei salti e della gara è indescrivibile.» Il BMX è uno sport per chi non teme emozioni estreme: qual è la gara più spericolata a cui hai partecipato? «La gara più spericolata resta la Red Bull Revolution del 2012 a Berlino. La pista ha sicuramente spostato i limiti di questo sport: erano anni che non mi venivano certi dubbi prima di partire per fare un salto… sembrava una pista da motocross!»
foto ROBERTO GUBERTI
Nella vita di tutti i giorni sei più “spericolato” o prudente? «Nella vita sono molto prudente (non pauroso direi), infatti a volte mi sorprende da come riesco a sdoppiare la mia personalità, solitamente ragiono molte volte prima di fare qualcosa. Tuttavia devo ammettere di non essere tra i rider più spericolati.» Le Olimpiadi di Rio non sono lontane: quali sono le tappe decisive per la tua qualificazione? «La qualifica inizia con la fine di maggio e finisce dopo 2 anni esatti. Devo assolutamente migliorare i miei risultati nelle competizioni mondiali per guadagnare molti punti e magari dare la possibilità all’Italia di portare a Rio due piloti. Ovviamente punto ad esserci.» Ti sei mai ispirato a qualche atleta del passato o del presente nel corso della tua crescita agonistica? «Sono sempre stato un fan di Airton Senna, ho visto molti video e documentari su di lui e resta sicuramente uno dei miei idoli. Il ventesimo dalla sua scomparsa è stato un modo per rivivere ancora certe emozioni. Nel corso degli anni mi sono ispirato anche a vari
foto BRUNO GIUSTACCHINI/BMXR.IT
Roberto Cristofoli, come ti sei avvicinato al BMX? «Le mie prime vere pedalate? Se ricordo bene a undici anni, durante un corso nella pista di San Giovanni Lupatoto (VR), dopo aver insistito allo sfinimento coi miei genitori. Amavo andare in bici e avevo già avuto l’occasione di provare durante un centro estivo, ma non mi avevano mai lasciato fare sul serio.»
atleti del mio sport, ma la strada per raggiungere alcune leggende come Kyle Bennett, Thomas Allier e Bubba Harris è ancora lunga!» Quale consiglio daresti a un bambino che voglia intraprendere il tuo stesso percorso sportivo? «Raccomando la pazienza e l’impegno, il BMX è uno sport che richiede molta pratica ed è normale che i passaggi non vengano al primo giro. Molti ragazzini vengono mandati in gara prematuramente e si stufano se non si piazzano subito. Oppure alle gare vedo bambini spinti eccessivamente dai genitori che piangono perché la gara va male o per la mancata vittoria. Ma lo sport, soprattutto a certi livelli, deve essere sempre un divertimento, non una fonte di stress!» Per te lo sport è ancora sempre fonte di divertimento o ci sono momenti in cui ti senti particolarmente sotto pressione, magari prima delle gare importanti? «Adoro quello che faccio, quindi mi diverto sempre! La gara fa parte del mio sport e quindi sono abituato a convivere con un pochino di tensione, ma cerco di farmi influenzare al minimo per non commettere troppi errori. Ovviamente in alcuni momenti sono un po’ più agitato, magari nei momenti di forma non ottimale o se le condizioni climatiche sono avverse, e devo perciò cercare di rilassarmi ancora di più.» Com’è la tua vita al di là dello sport? «‘Fuori’ dallo sport sono un istruttore di bmx nello stesso club in cui ho iniziato. Sono anche studente di ingegneria meccanica con il desiderio di conseguire la laurea brevemente. Le mie altre passioni sono le automobili e l’elettronica, fin da quando sono piccolo.» Il tuo sogno nel cassetto? «Il mio sogno nel cassetto è di andare a Rio con la mia laurea in tasca!!! Inoltre vorrei far conoscere il mio sport nelle zone italiane in cui non è praticato e creare un movimento con numeri molto più grandi. Ce la metterò tutta.»
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KTM SEMPRE PRESENTE! a cura di ROBERTO ZANETTI foto STUDIO 5 – CESENATICO (FC)
robertozanetti65@gmail.com
POSSIAMO DEFINIRLO “UN ASSAGGIO” DELLA NUOVA COLLEZIONE 2015. LE DUE MTB FRONT DI KTM, FOTOGRAFATE SULLA SPIAGGIA DI CESENATICO, SONO SOLO L’ANTEPRIMA DI QUELLO CHE VEDREMO PRESENTATO IL PROSSIMO MESE DAL PRESTIGIOSO MARCHIO DI MATTIGHOFEN
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Ciclo&Vento, l’area espositiva della storica Nove Colli di Cesenatico, è diventata negli anni uno degli appuntamenti più importanti per molte aziende di settore; una vetrina dove presentare in anteprima le news delle proprie collezione di prodotti. Tra i protagonisti dei marchi presenti, in questa ultima edizione, vi è sicuramente KTM; uno dei produttori maggiormente attivi sia nell’off road con una gamma invidiabile di proposte, sia nella strada con specialissime di alta qualità costruttiva al pari di nomi altisonanti che già da molto tempo si sono fatti apprezzare al grande pubblico. Nell’attesa della presentazione ufficiale alla stampa specializzata, che si terrà i primi di luglio in Austria, due sono i modelli di interesse che hanno suscitato la nostra curiosità: la Myroon Limited dal classico colore arancione in puro stile KTM e la Aera Pro caratterizzata dalla particolare livrea nero/ opaco, molto aggressiva e al contempo finemente elegante. Qui sotto riportate le caratteristiche tecniche delle due mountain bike in oggetto: AERA PRO 29” E 27,5” (€ 1.999,00 al pubblico, IVA inclusa) • Telaio: Aera Carbon Performance • Gruppo: Shimano XT / SLX Disc - tripla • Forcella: Reba RL • Ruote: DT Swiss 466D alluminio con mozzo SLX • Attacco-manubrio-reggisella: KTM Team
Il Produttore e Distributore per l’Italia: KTM Fahrrad Gmbh Harlochnerstrasse, 13 5230 Mattighofen (A) Tel. +43 7742 40910 Fax: +43 7742 409171 E-mail: office@ktm-bikes.at Web site: www.ktm-bikes.at
MYROON LIMITED 29” E 27,5” (€ 2.999,00 al pubblico, IVA inclusa) • Telaio: Myron Carbon Performance • Gruppo: Shimano XT completo - doppia • Forcella: Rock Shox SID • Ruote: PMP cerchi ZTR alluminio • Attacco-manubrio-reggisella: Ritchey WCS
foto GIANLUCA BARBIERI/SOLOBIKE.IT
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DA PIAZZA A PIAZZA a cura di ALDO ZANARDI
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MENSI VOLA, MA VINCE PAULISSEN
A PRATO DOMINIO DEL TEAM TORPADO, CHE TRIONFA SIA NEL MASCHILE (ROEL PAULISSEN) CHE NEL FEMMINILE (DANIELA VERONESI). A COMPLETARE LA FESTA IL SECONDO POSTO ASSOLUTO DI RICCARDO CHIARINI, TERZA PIAZZA PER FRANCESCO CASAGRANDE. TANTA SFORTUNA PER DANIELE MENSI, FERMATO SOLO DALLA ROTTURA DI UN PEDALE
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Si è corsa a Prato la 26ª edizione della “Da Piazza a Piazza”, storica gara toscana organizzata dal Team Avis Verag Prato Est. Un’edizione con tante novità, a partire dal nuovo percorso – 68 km per 2300 metri di dislivello – e il ritorno, dopo due anni, alla logistica collocata in piazza del Mercato Nuovo. Quasi 900 i concorrenti complessivamente al via di una gara valida come terza prova degli IMA Scapin e quarta della Coppa Toscana. Nelle griglie di partenza erano schierati tanti big. Scott Racing Team, Torpado Factory Team, KTM Protek Torrevilla, Scapin Factory Team e tanti forti atleti come Francesco Casagrande (Cicli Taddei). Alle 9 in punto le griglie sono già affollate. Lo speaker Fabio Balbi ha il suo bel da fare per intervistare i tanti campioni al via. Il cielo è grigio e giungono notizie che nella parte alta del percorso sta piovendo. Alle 9.30 il via, sei chilometri su asfalto a velocità controllata, poi inizia la prima salita, sempre asfaltata, ottima per scremare il gruppo. Lungo la prima salita se ne vanno in quattro, i due Torpado, Paulissen e Chiarini, Mensi (Scott Racing Team) e Francesco Casagrande (Cicli Taddei). Al loro inseguimento, solitario, il compagno di team di Mensi, Juri Ragnoli. Nel tratto successivo sulla salita delle Cavallaie, avvolta da una fitta nebbia, Mensi prende l’iniziativa e attacca con decisione. Il giovane bresciano prende rapidamente un buon vantaggio. Al suo inseguimento, a quasi due minuti, Paulissen. Ancora più staccati passano Chiarini e Casagrande, con Ragnoli sempre quinto. Mensi prosegue solitario fino al quarantesimo chilometro, dove, in un tratto di discesa, picchia violentemente un pedale su di un sasso, rompendolo, dovendo cosi abbandonare gare e sogni di gloria. Anche Ragnoli è vittima di una foratura che lo attarda. Paulissen passa cosi al comando della gara, iniziando una cavalcata solitaria. Le sorprese sono finite e Paulissen giunge solitario sul traguardo. Dopo poco meno di due minuti
arriva Chiarini, che precede Casagrande di una manciata di secondi. Botero Salazar e Andrea D’Anneo (KTM Protek Torrevilla) sono rispettivamente quarto e quinto. La gara femminile non ha avuto storia. Daniela Veronesi (Torpado Factory Team) ha preso subito il comando e non è mai stata insidiata dalle avversarie. Roberta Monaldini (Santarcangiolese) è saldamente in seconda posizione per oltre metà gara, seguita da Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike). Anche la Monaldini è vittima di un incidente meccanico che la costringe al ritiro. Pamela Rinaldi passa così in seconda posizione, con Simona Mazzucotelli (Massì Supermercati) in rimonta. A pochi chilometri dal traguardo il sorpasso, con la Rinaldi, vincitrice dell’edizione 2013, che riesce a mantenere la terza piazza. Quarta Cristina Roberti (Pro Bike) e quinta Antonella Incristi (Ki.Co.Sys.). Anche questa edizione della Da Piazza a Piazza va in archivio con un buon successo e tutto lo staff dà appuntamento al 2015. HIGHLIGHTS https://www.youtube.com/watch?v=o2IRY16wq9g https://www.flickr.com/photos/solobike/ sets/72157644669139143/show
La partenza
Classifica maschile 1° Paulissen Roel Tony (Torpado Factory Team) 02:55:35 2° Chiarini Riccardo (Torpado Factory Team) 02:57:24 3° Casagrande Francesco (Cicli Taddei) 02:57:50 4° Botero Salazar Jhon Jairo (KTM Protek Torrevilla MTB) 03:03:48 5° D’Anneo Andrea (KTM Protek Torrevilla MTB) 03:04:13 Classifica femminile 1a Veronesi Daniela (Torpado Factory Team) 03:34:21 2a Mazzuccottelli Simona (Massì Supermercati) 03:50:11 3a Rinaldi Pamela (Ciclissimo Bike) 03:51:28 4a Roberti Cristina (Pro Bike) 03:56:22 5a Incristi Antonella (Ki.Co.Sys. Team) 04:00:16
Il podio, da sx Riccardo Chiarini, Roel Paulissen e Francesco Casagrande foto GIANLUCA BARBIERI/SOLOBIKE.IT
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FAUSTO SCOTTI
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a cura di PAOLO MEI
IL SIGNORE DEL CICLOCROSS AZZURRO DOPO UNA CARRIERA DA ATLETA DI PRIMO PIANO, L’AVVENTURA IN AMMIRAGLIA: «LE DONNE SONO IL NOSTRO FIORE ALL’OCCHIELLO, MA ANCHE TRA I MASCHIETTI SENTO PROFUMO DI IRIDE»
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Romano, classe 1966, è il selezionatore della nazionale azzurra del cross. Prima di vestire i panni del commissario tecnico è stato un ottimo interprete della specialità, tanto da ottenere anche un titolo di campione italiano nella categoria Elite, risultato che gli ha permesso di vestire il tricolore nel 1999. Vanta anche tre annate tra i professionisti. Uomo dal carattere estroverso, personaggio schietto, ha le idee chiare anche nel difficile settore organizzativo del Giro d’Italia del cross. Fausto, a bocce ferme, qual è lo stato di salute attuale del ciclocross in Italia? «Buono e attorniato da un’attività valida e importante. Siamo la prima nazione, ovvero quella con più praticanti nella categoria femminile. Devo dire che, tra numeri di praticanti e organizzazioni di gare, si cresce di stagione in stagione.» Il Giro d’Italia di ciclocross sembra aver dato nuova linfa a questa specialità: vuole spiegarci perché è nata l’idea di questa manifestazione? «È nato tutto in uno dei tanti viaggi che facciamo io e il mio amico e Collaboratore Tecnico Luigi Bielli: abbiamo deciso di inventarci un nuovo progetto e, in sinergia con la FCI, abbiamo brevettato e partorito il GIC, un progetto al quale siamo legatissimi.» Quali saranno, se ci saranno, le novità italiane per la stagione 2014-2015? «Le 6 tappe in programma saranno tutte internazionali, saremo affiancati da nuovi partner televisivi e le novità sono al momento in fase di sviluppo, ma posso anticipare che saranno tantissime.» Il cross è sport nazionale in Belgio. Cosa manca all’Italia, dal punto di vista organizzativo e mediatico, per cercare di seguire le orme dei fiamminghi? «A livello organizzativo siamo molto preparati, come si evince dalle numerose gare di prestigio che ospitiamo nel nostro Paese. La cosa che manca sono i team in grado di seguire gli atleti tutto l’anno e non soltanto per il ciclocross. Forse sarebbe necessario correre il ciclocross non solo per allenamento propedeutico alla strada e/o alla mountain bike.» Alcuni crossisti di caratura internazionale hanno già dimostrato, nel passato e nel presente, di sapersela cavare molto
Fausto Scotti con Elia Silvestri
bene su strada. Stybar forse è solo l’ultimo “prodotto” “ciclopratistico” in grado di lottare per vincere, per esempio, una Roubaix. Non proprio una corsetta… «Un atleta polivalente può emergere su tutte le specialità, ma un atleta che arriva dal fuoristrada ha sempre un ‘valore aggiunto’, la classica ‘marcia in più’.» Questa disciplina ha avuto un glorioso passato in Italia, con i vari Longo, Vagneur, Di Tano. Dopo di loro sono arrivati Pontoni e Bramati, che sono stati suoi avversari. Era un cross diverso da quello attuale? «Negli ultimi 20 anni il cross è cambiato a livello internazionale, diventando molto più selettivo. Bisogna prepararsi tutto l’anno, tanto che in estate devi fare circa 50 gare su strada e almeno 15/20 in MTB: il fisico va preparato nel periodo caldo con lavori specifici.» Il nuovo millennio ha riproposto talenti italiani di altissimo livello, primo fra tutti un milanese di origini meridionali, Marco Aurelio Fontana. Medaglia Olimpica a Londra 2012 nella mountain bike, negli ultimi anni ha deciso di concentrarsi maggiormente sulle ruote grasse. Non crede che Marco Aurelio, preparato a puntino, potrebbe essere l’uomo in grado riportare l’iride in Italia nel cross? «Sì, ne sono stato sempre convinto ed è da ben 11 anni che ripeto questa mia convinzione. Lui è uno dei ragazzi che seguo da sempre, siamo molto legati e vi garantisco che si tratta di un vero talento. È anche un uomo di parola, leale. Bisognerebbe trovare l’accordo con il suo team di mountain bike, Fausto Scotti
insieme a lui potremmo davvero fare grandissime cose e ottenere il risultato pieno.» Parliamo di Enrico Franzoi. Caratteristiche tecniche e psicologiche opposte a Fontana. Passista potente, carattere più introverso, pare abbia ritrovato il suo smalto proprio nell’ultima stagione. Già sul podio ai mondiali nel 2007, vanta un titolo mondiale tra gli Under 23 conquistato in Italia. Ha centrato anche la top ten alla Roubaix. Ma che corridore è davvero, Franzoi? «Un vero uomo e un atleta vero, casa famiglia e bici, uno che ha fatto grandi sacrifici in tutta la sua vita. È un ragazzo che stimo molto, il settore gli deve tanto per i suoi risultati internazionali.» Alle spalle di questi due atleti, crescono nuovi talenti. Primo tra tutti Gioele Bertolini… «Valido, furbo e soprattutto molto forte, io dico sempre che sarà il nuovo Fontana con qualcosa in più.» A livello femminile qual è la situazione? «Molto buona. Come dicevo prima siamo la nazione col maggior numero di praticanti al femminile, alcune delle quali giovani e molto promettenti.» Quanto sta investendo su questa specialità la FCI? «Sta investendo tanto, o meglio quello che ritengo sia giusto per questa magnifica disciplina. Considerando i tempi magri per tutti, io non mi lamento. All’inizio del mio mandato lavoravo sulla quantità, adesso lavoriamo sulla qualità, guardando con attenzione i settori giovanili e gli atleti polivalenti.» Scotti, lei da atleta ha anche vestito il tricolore. Cosa dà in più ad un corridore una maglia come quella? «Il passato è passato, la mia fortuna è stata quella di essere stato figlio di un ex corridore e tecnico. Papà è stato per 20 anni al mio fianco e mi ha permesso di correre ed essere un buon atleta conosciuto da tutti, ma la cosa migliore che ho imparato da lui e stata quella di aiutare sempre il prossimo, ed è quello che mi riesce meglio lavorando con gli atleti. La maglia tricolore, invece, dà sempre un filo di motivazione in più e nel mio caso è un ricordo indelebile della mia carriera.»
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foto TIM DE WAELE
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FROM ZERO TO THE TOP a cura di ALDO ZANARDI
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L’IMPRESA MEMORABILE DI MARZIO DEHO IN MESSICO IL BIKER BERGAMASCO BATTE IL RECORD MONDIALE DEL MAGGIOR DISLIVELLO POSITIVO POSSIBILE, PARTENDO DAL LIVELLO DEL MARE
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Il biker bergamasco Marzio Deho, vincitore di oltre trecento gare in carriera, noto anche come quotato sciatore alpinista, è il detentore di un record incredibile, un record che richiede doti fisiche e preparazione eccezionali solo per essere tentato. Prima di parlare della performance che Marzio Deho ha realizzato, vediamo di capire di cosa si tratta. L’idea di questa sfida balenò, nel 1997, nella mente del forte skyrunner Marino Giacometti, che ebbe l’idea di superare il maggior dislivello positivo possibile, partendo dal livello del mare, in 24 ore. Giacometti identificò, per realizzare l’impresa, il percorso con partenza da Genova per raggiungere il tetto d’Europa del Monte Bianco, a quota 4810 metri. Questo percorso prevedeva uno sviluppo di 320 km e un dislivello positivo totale di 5500 metri! Fu lo stesso Giacometti a cimentarsi per primo nell’impresa, realizzandola in 23 h nette, partendo in bici da Genova, raggiungendo i 1224 m di Courmayeur e salendo fino ai 1959 metri del Lago Combal. Da qui proseguì a piedi, passando per il ghiacciaio del Miage, rifugio Gonnella (3071 m), ghiacciaio del Dòme, colle di Bionassay e, infine, unendosi alla via normale francese, Capanna Vallot (4362 m) fino a raggiungere la vetta del Monte Bianco a 4810 metri. La sensazionale impresa di Giacometti suscitò molta ammirazione e spirito di emulazione, ma solo nel 2008 il record fu battuto da Andrea Daprai, che lo portò a 18 h 58’. Alcune polemiche seguirono la prova di Daprai, poiché lo realizzò affiancato a dei compagni d’avventura, anche se non per l’intero percorso, e fu così istituita la categoria Team. Il 15 luglio 2013 Nico Valsesia, esperto atleta di prove endurance, mette tutti d’accordo, realizzando, in solitaria, la tratta tra Genova e la vetta del Monte Bianco con l’eccezionale tempo di 16 ore 35 minuti e 52 secondi, abbassando di ben 2h 22’ il tempo di Daprai. Poiché la sfida consiste nel percorrere nell’arco di 24 ore il maggior dislivello possibile partendo dal mare, nessuno obbliga a cimentarsi sul percorso ideato
da Giacometti. E così, nel 2010, nasce il progetto “El Reto Veracruz-Pico de Orizaba” in Messico, ideato da Marzio Deho con l’amico Johnny Cattaneo. Il programma prevedeva lo start dalla spiaggia di Veracruz, con la bici da strada, fino a raggiungere i 2700 m, qui era previsto il passaggio sulla MTB fino ai 4200 metri del rifugio Piedra Grande, per poi proseguire a piedi attraverso il ghiacciaio di Jamapa fino alla vetta del Pico de Orizaba che, con i suoi 5610 metri, è la vetta più alta del Messico e dell’America Centrale. Inizialmente si era pensato di compiere l`impresa entro le 24 ore ma, dopo aver rimandato il progetto un paio di volte per problemi organizzativi e logistici, il forte alpinista locale Hector Ponce de Leon, tra l’altro tre volte salitore dell’Everest, nel mese di aprile del 2013, anticipava i due bergamaschi, realizzando l’intero percorso previsto in poco meno di 15 ore e mezzo. A questo punto l’obiettivo diventava quello di compiere l’impresa intorno alle 15 ore non stop. Finalmente, nell’ottobre 2013, i due bergamaschi, terminata la stagione agonistica europea, si recano in Messico per tentare l’impresa. Grazie all’appoggio della segreteria del turismo di Veracruz, entusiasta di poter partecipare a questa iniziativa, della polizia locale per la sicurezza stradale e di un gruppo d’amici al seguito per l’assistenza, capitanati da Gilberto Soliman e con la partecipazione di Gibo Simoni in veste di driver del mezzo di trasporto tecnico, tutto è pronto per il tentativo. Marzio nel tratto con la MTB
Il gruppo con Marzio Deho, Gilberto Simoni e Johnny Cattaneo
129 ha il sapore della “mission impossibile”, ma Marzio non è certo uno che si arrende, e questo ben lo sanno gli avversari di tante gare ciclistiche. Prosegue a testa bassa e, dopo aver percorso circa 200 km e 7100 m di dislivello positivo, con l’incredibile tempo complessivo di 13 ore e 22 minuti, raggiunge i 5610 m del Pico de Orizaba, realizzando un’impresa difficilmente superabile. Marzio in azione con la bici da strada
Il 30 ottobre, alle ore 23.00, dopo le foto di rito con le autorità locali, dal lungomare di Boca del Rio (Veracruz) viene dato lo start. Marzio e Johnny, in compagnia dell’amico danese Soren Nissen, partono per questa lunga impresa, scortati dalla polizia che blocca il traffico al passaggio dei ciclisti. Sono 150 i chilometri da percorrere con la bici da strada prima di passare in sella alla MTB. Tutto procede senza intoppi con buon ritmo, al di sopra delle aspettative, fino alla zona del cambio, quando si è già in quota e le pendenze si fanno importanti. Con la MTB si sale fino a Piedra Grande, dove i biker affrontano una lunga salita molto impegnativa, con il fondo sconnesso scavato dalle precipitazioni. Purtroppo, durante la salita al rifugio, Johnny Cattaneo accusa la fatica, causata anche dall’altitudine, ed è costretto a rallentare, proseguendo con il Marzio Deho in vetta al Pico de Orizaba proprio passo, anche perché i chilometri da percorrere sono ancora tanti, mentre ci si avvicina ai 4000 m di quota. A questo punto Marzio Deho procede da solo e, dopo 8h e 24’, arriva ai 4200 m del rifugio, dove è prevista la seconda zona cambio. Indossata l’attrezzatura da montagna, prosegue a piedi, per la parte più impegnativa della prova, procedendo con un ottimo ritmo. Fino ai 5000 metri il passo di Marzio è buono ma da li, un po’ per la quota, un po’ per il fondo nevoso poco compatto, causato dal sole che scioglie la neve sotto i suoi piedi, la salita inizia a essere un calvario. Con i ramponi ai piedi, salire il ripido pendio
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DOLOMITICA BRENTA BIKE a cura di NEWSPOWER
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FIOCCO AZZURRO IN ALTA QUOTA IL CALENDARIO ITALIANO DELLE MARATHON DI MOUNTAIN BIKE SI ARRICCHISCE CON UNA NUOVA PROVA: IL 29 GIUGNO A PINZOLO GRANDI EMOZIONI PER I BIKERS
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Il calendario italiano delle marathon di mountain bike quest’anno si arricchisce con una nuova prova che porterà i bikers alla scoperta degli splendidi paesaggi delle Dolomiti di Brenta. Domenica 29 giugno la Dolomitica Brenta Bike di Pinzolo e Madonna di Campiglio offre a tanti bikers l’occasione per cimentarsi sugli sterrati e sui sentieri ai piedi del Gruppo del Brenta, in Trentino. La gara colma un vuoto importante, perché le montagne patrimonio dell’UNESCO da anni vengono “attraversate” da tante e apprezzate bike marathon, ma mai si era arrivati a gareggiare alle pendici di queste splendide pareti rocciose. Il noto circuito “Trentino MTB presented by crankbrothers” ha colto l’occasione al volo e ha incluso la prova di Pinzolo nel calendario della serie al fianco di tante “classiche” trentine del mondo delle ruote grasse. L’ASD Dolomitika Brenta Bike, in collaborazione con l’agenzia viaggi Summer & Winter di Pinzolo, ha anche predisposto una serie di allettanti pacchetti vacanza per godersi al meglio le tante attrattive estive che la Val Rendena regala ai propri turisti. PERCORSI ADATTI A TUTTI CON IL ROCK ED IL POP I due itinerari di gara coincidono per lunghi tratti, ma il tracciato Rock presenta l’acuto della salita al Rifugio Graffer, ai piedi delle imponenti pareti del gruppo del Grosté: il chilometraggio è di 83 km ed il dislivello complessivo di oltre 2900 metri. La… melodia Pop invece è un po’ più dolce e presenta una distanza di 65 km condita da 2300 metri di dislivello verticale. I bikers dovranno affrontare in entrambi i percorsi le salite di strada Nisafta, Passo Bandalors e Malga Zeledria, prima della picchiata finale verso Pinzolo.
foto RONNY KIAULEHN
131 PACCHETTI VACANZA A MISURA DI BIKER Il comitato organizzatore, in collaborazione con l’agenzia viaggi Summer & Winter di Pinzolo, propone anche dei comodi pacchetti vacanza per gustarsi le bellezze della Val Rendena durante le giornate di gara. Sono a disposizione sia proposte settimanali che short term. Per informazioni basta contattare onlusagata@gmail.com
FRA L’ADAMELLO E LE DOLOMITI DI BRENTA: VAL RENDENA DA SCOPRIRE Attorno alle note località turistiche di Madonna di Campiglio e Pinzolo le attrattive sono veramente tante. La Val Rendena, infatti, è incastonata fra le pareti del Gruppo del Brenta, il lembo più occidentale delle montagne rosa, patrimonio dell’UNESCO, e i ghiacciai dell’Adamello e della Presanella. Il Parco Naturale Adamello Brenta è la più vasta area protetta del Trentino e, oltre ai percorsi di mountain bike, offre agli amanti della natura infinite possibilità e luoghi affascinanti da visitare come la Val di Genova, la cosiddetta Valle delle Cascate. foto RONNY KIAULEHN
Per chi non vuole mai lasciare l’amata due ruote in garage c’è il Dolomiti di Brenta Bike Tour: una vacanza dedicata ai bikers che misura 171 km conditi da 7700 metri di dislivello complessivi. Il bike tour parte e arriva in Val Rendena e nelle sue varie tappe tocca tutte le vallate che si “affacciano” sul Gruppo del Brenta come la Val di Sole, la Val di Non, l’Altopiano della Paganella e le Giudicarie. Inoltre, esiste anche una variante soft del Dolomiti di Brenta Bike Tour che affronta percorsi meno impegnativi sulle strade del fondovalle. Il Gruppo del Brenta, come è noto, è paradiso per gli escursionisti e per gli amanti dell’arrampicata con un’infinità di sentieri, traversate, vie e tanti accoglienti rifugi.
TRENTINO MTB PRESENTED BY CRANKBROTHERS La première della Dolomitica Brenta Bike è stata subito inserita fra le prove del challenge “Trentino MTB presented by crankbrothers”, la serie off-road che dal mese di maggio fino ad ottobre tiene impegnati i bikers sugli sterrati della provincia di Trento. Dopo il debutto di inizio maggio in Val di Non, a giugno tocca alla 100 Km dei Forti sugli Altipiani di Lavarone, Luserna e Folgaria, prima di approdare in quel di Pinzolo a fine giugno. Le successive gare del circuito sono la Lessinia Bike del 27 luglio a Sega di Ala, la Vecia Ferovia dela Val de Fiemme il 3 agosto a Molina, l’altra new entry Val di Sole Marathon nell’omonima valle il giorno 31 agosto e la chiusura con la 3T Bike il 5 ottobre in Valsugana. Info: www.dolomiticabike.com
Nel
cuore verde
Nella valle del monte Tezio, a pochi chilometri da Perugia, si trova dal 1864 il Casale dei Dotti, un antico edificio rurale, meta ideale per una vacanza “total green” Il Casale dei Dotti è un antico casolare rurale risalente al 1864 di recente ristrutturazione circondato da un oliveto secolare con piscina e solarium che consente agli ospiti di immergersi nei colori, nei profumi e nella quiete della verde campagna umbra. Il Casale dei Dotti rappresenta al meglio “l’Arte di Vivere”, caratteristica tipica dell’Umbria, Cuore Verde d’Italia.
La struttura nasce dal desiderio della famiglia Dottorini di condividere con i turisti l’amore per la natura, preservando le antiche tradizioni della valle del Monte Tezio, una zona ancora incontaminata pur trovandosi a soli quindici minuti dal centro storico di Perugia. Circondato dall’azienda agricola della famiglia, che produce olio extravergine di oliva di altissima qualità, il Casale offre ai suoi ospiti l’esperienza
del contatto diretto con la natura circostante permettendo di vivere le emozioni più genuine e ruspanti della cultura contadina umbra. Il Casale dei Dotti si trova all’interno del Parco Regionale di Monte Tezio, un territorio ricco di percorsi adatti per escursioni in mountain bike, a passeggio ed a cavallo. In posizione baricentrica rispetto alle principali città d’arte e siti turistici della Regione, si trova a soli tre
chilometri dal Golf Club di Antognolla. Il Casale è composto da sei accoglienti e spaziosi appartamenti dotati di ogni confort con ingresso indipendente. Con una capienza massima di 24 posti, la struttura ricettiva propone pacchetti personalizzati con la formula della mezza pensione, degustazioni, lezioni di cucina tipica umbra, lezioni di golf ed escursioni guidate a cavallo. L’intervento di recupero, terminato nel 2011, è stato ispirato al rigoroso rispetto dell’architettura tradizionale risaltando le antiche travi in rovere e la pietra locale che predomina sia le facciate esterne
dell’Umbria che le pareti interne. Ogni appartamento ha mantenuto alcuni elementi caratteristici dell’antica destinazione d’uso della casa colonica in modo da narrare all’ospite che vi soggiorna le storie e le consuetudini della vita rurale. All’interno dell’appartamento “l’Etruschetto” è stata infatti realizzata una grande vasca da bagno in pietra, recuperando parzialmente il canale dove originariamente avveniva la pigiatura dell’uva, all’interno della quale è possibile rilassarsi mentre si viene dolcemente irrorati dal getto d’acqua proveniente dal soffione.
Alcuni appartamenti sono provvisti di caminetto accendibile anche in camera da letto. Nei mesi invernali è possibile ritrovare il piacere della lettura davanti al fuoco acceso, magari degustando un bicchiere del pregiato vino che si produce nella zona, dimenticando così i ritmi frenetici della città. Il Casale dei Dotti offre ai propri ospiti e, in particolare, ai bambini l’esperienza
del contatto diretto con gli animali e la natura circostante con la possibilità di godere dei cibi sani e genuini tipici del territorio prodotti ancora secondo i tempi e le regole della terra. Gli ospiti hanno la possibilità di visitare l’azienda agricola e dare da mangiare agli animali allevati (pecore, agnelli, galline, vitelli, conigli). Nel periodo di ottobre e novembre gli ospiti che lo desiderano potranno partecipare alla raccolta delle olive e concludere il soggiorno ricevendo come souvenir una confezione dell’olio che avranno contribuito a produrre. Nel mese di maggio è invece possibile assistere e partecipare alla tosatura delle pecore. ll Casale offre una vasta serie di servizi: ampia piscina con solarium, lettini ed ombrelloni, area giochi per bambini e un grande parco esterno con tavoli, sedie, panchine e barbecue. La piscina ha una massima profondità di 1,5 metri permettendo così alle famiglie con bambini di fruirne in assoluta sicurezza.
Natura e paesaggio incontaminati, cultura e tradizioni, enogastronomia, borghi etruschi e medievali: una vacanza al Casale dei Dotti è un’ottima occasione per rilassarsi e scoprire da protagonisti l’Umbria, il Cuore Verde d’Italia.
www.casaledeidotti.it
La Partenza
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GRAN FONDO DEL DURELLO a cura di ALDO ZANARDI
DAL FANGO SPUNTANO CASAGRANDE E FERRARI
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OLTRE SETTANTA ATLETI DELLA CATEGORIA OPEN AL VIA DELLA GRANFONDO DEL DURELLO. DA GIOVE PLUVIO L’UNICA NOTA NEGATIVA, CON LA PIOGGIA CHE HA RESO IL PERCORSO, A TRATTI, MOLTO INSIDIOSO
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foto GIANLUCA BARBIERI
San Giovanni Ilarione (VR), nella bella Val d’Alpone, incastonata tra le province di Verona e Vicenza, con il suo territorio vocato alla produzione vitivinicola, è da anni protagonista nel mondo della MTB con la sua rinomata granfondo. L’ASD Basalti, capitanata dal Presidente Davide Creasi, egregiamente coadiuvato da un dinamico staff, ha proposto anche quest’anno la sua “creatura”, la GF del Durello appunto. Tanto lavoro organizzativo, percorso rivisitato per ovviare ai punti più critici in caso di pioggia, che, anche quest’anno, purtroppo non è mancata. Tante le attività collaterali, come la “Durellina Cup Baby”, per i più giovani, il sabato pomeriggio e la “Durello Night Party”, dove i “golosi” presenti sabato sera hanno potuto gustare un piatto a base di frittura di pesce accompagnato da vino Durello e tanta buona musica. Insomma, a San Giovanni Ilarione non è mancato davvero nessun ingrediente per far divertire biker e famiglie. Purtroppo il temporale, abbattutosi sulla zona nel tardo pomeriggio di sabato, ha raffreddato un po’ gli entusiasmi, con i biker preoccupati per le condizioni del percorso. Le previsioni erano nefaste per la domenica, ma fortunatamente la pioggia ha iniziato a cadere solo un’ora dopo il via della gara e, salvo rari frangenti, è sempre stata leggera. Alle 9.15 le griglie sono affollatissime. Schierati in prima fila una quantità impressionante di atleti Elite, pronti a darsi battaglia sul percorso di 41 km e 1380 m di
dislivello. Paolo Malfer, speaker della manifestazione, ha il suo bel da fare per intervistare cotanti campioni. Alle 9.30 il via, con il gruppo che si lancia prima tra le vie del paese, per poi iniziare a salire sulle colline attigue. Fin dalle prime battute l’uomo più in forma sembra Alexey Medvedev (Full Dynamix), che rompe subito gli indugi allungando con decisione sugli inseguitori. Uno scambio di numeri tra lui e il fratello Dimitri trae in inganno gli osservatori e la stessa TDS nella stesura delle classifiche. Per Alexey sembra proprio una gran giornata, ma la sfortuna non lo risparmia. Una foratura lo rallenta, facendolo raggiungere e superare dal gruppo degli inseguitori. A questo punto è Michele Casagrande (Corratec-Keit) a prendere l’iniziativa, riuscendo ad allungare su Jaime Yesid Chia Amaya (Full Dynamix), Johnny Cattaneo (Selle San MarcoTrek), Dimitri Medvedev (Full Dynamix) e Walter Costa (Selle San Marco-Trek). Le difficili condizioni del percorso non frenano la corsa di Casagrande che, con il tempo di 1h 45’ e 53”, vince la GF del Duello. Seconda posizione per Amaya Chia e terzo gradino del podio per Johnny Cattaneo. Quarto Dimitri Medvedev e quinto Walter Costa.
L’arrivo a braccia alzate di Michele Casagrande foto GIANLUCA BARBIERI
La gara femminile non ha subito scossoni. Anna Ferrari (Corratec-Keit) prende fin da subito la testa della gara, inseguita da Lorenza Menapace (Titici LGL Pro Team) e Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike). Le posizioni restano cosi congelate fino al traguardo,
foto GIANLUCA BARBIERI
135 con in quarta posizione Simona Mazzucotelli (Massì Supermercati) e quinta Antonella Incristi (KI.CO.SYS. Team). Nel dopogara il classico processo alla tappa, come da consuetudine IMA Scapin, ha consentito, a tutti i presenti sotto al tendone del pasta party, di assistere alle interviste dei protagonisti di giornata. A seguire le ricche premiazioni e l’appuntamento con l’ASD Basalti e la GF del Durello all’edizione 2015.
Il podio femminile foto GIANLUCA BARBIERI
Il podio maschile Le maglie leader IMA foto ALDO ZANARDI
ASSOLUTA MASCHILE 1° Michele Casagrande (TEAM CORRATEC-KEIT) 1:45:53 2° Jaime Yesid Chia Amaya (FULL-DYNAMIX) 1:46:02 3° Johnny Cattaneo (TEAM SELLE SAN MARCO-TREK) 1:46:34 4° Dimitri Medvedev (FULL-DYNAMIX) 1:46:54 5° Walter Costa (TEAM SELLE SAN MARCO-TREK) 1:46:54 ASSOLUTA FEMMINILE 1a Anna Ferrari (CORRATEC-KEIT) 2:20:49 2a Lorenza Menapace (TITICI LGL PRO TEAM) 2:22:58 3a Pamela Rinaldi (CICLISSIMO BIKE) 2:24:48 4a Simona Mazzucotelli (MASSI’ SUPERMERCATI) 2:26:10 5a Antonella Incristi (KI.CO.SYS. TEAM) 2:32:30
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C CLOSCOPIO
a cura della REDAZIONE
RECORD DELL’ORA: NUOVE REGOLE DELL’UCI
foto STEFAN SOELL
IL FASCINO DELLA NATURA
Lei si chiama Milena, ha origini scandinave ed è una delle modelle più ruspanti di Stefan Soell, un maestro del nudo fotografico che, nei suoi scatti, si diletta ad immortalare le gentili donzelle immerse nella natura. Location agresti, rigorosamente en-plein-air, Soell – che spigola sul sottile fil-rouge del soft-hard – è un appassionato delle modelle “format 90-60-90”. La nostra Milena avrà le misure giuste? Giudicate voi.
Il Comitato direttivo dell’UCI ha annunciato un’importante modifica per quanto riguarda i tentativi di battere il record dell’ora: da oggi potranno essere utilizzate tutte le biciclette che rispondono agli standard UCI per le prove di resistenza del ciclismo su pista. Alla luce della norma vigente dunque, i record da battere sono quelli di Ondrej Sosenka (49,700 km) per gli uomini e Leontien Zijlaard-Van Moorsel (46,065 km) per le donne. Con questa novità l’obiettivo del presidente Brian Cookson è ridare fascino ad una prova che, dopo i gloriosi trascorsi, negli ultimi anni è caduta nell’oblio.
IL BIMBO? PORTALO FUORI STRADA
MILLE RAGIONI PER PEDALARE
Nel piacevole saggio intitolato “Andare in bici – le ragioni del pedalare” di Ercole Giammarco ci sono tutti i buoni motivi per scegliere di muoversi in bicicletta. Non si inquina, si risparmia tempo e denaro, non si fa rumore e si ingentilisce la città, si impara a vedere il mondo con occhi diversi rispetto a quando si sta chiusi nel loculo della propria auto. Si migliora persino il proprio carattere, secondo Giammarco, perché si impara a farsi quattro risate per un acquazzone e si diventa più tolleranti nei confronti dei piccoli contrattempi della vita quotidiana.
Si chiama “Kids Romagna MTB” ed è una scuola di ciclismo fuoristrada organizzata, sotto l’egida della UISP, dallo “Staff Bike 2000”. Si tratta di nove tappe di un circuito partito lo scorso aprile a Rimini e che si concluderà a fine settembre a Castel San Pietro Terme. In ogni tappa, seguiti da istruttori federali qualificati, i bambini partecipano a gare di XC, Cross country e gimkane. L’iniziativa, che ha finalità promozionali, è riservata ai bambini dai 7 ai 12 anni. Al termine del Circuito, dove non esiste classifica, ci sarà un premio per tutti. Il progetto ludico-sportivo è organizzato dalle società emiliano-romagnole affiliate alla Federazione. Prossimi appuntamenti il 29 giugno a Santa Sofia (FC), il 13 luglio a Verghereto (FC) e il 20 luglio a Fognano (RA).
Il BAR CICCIO è il luogo di ritrovo dei ciclisti della riviera, in partenza per gli itinerari e percorsi della Valle del Savio e colline romagnole. Offre agli amici ciclisti, un punto di ristoro con un ampio parcheggio privato e un prezioso servizio di lavaggio bici (rivolgersi al bar) per coloro che rientrano dai percorsi del fuoristrada. Orari abituali di partenze e ritrovi: • martedì ore 12.30 • giovedì ore 12.30 • sabato ore 13.00
foto 4EVER.EU
Tutti i sabati ritrovo per escursioni in MTB Colazioni e aperitivi con ricco buffet Servizio di pagamento bollette luce, gas, acqua, telefono e multe Sala TV Sky con dirette sportive tutte le partite in diretta del Cesena con Sky HD
Sala giochi • Ricariche telefoniche • Wi-fi libero Bar Ciccio - Via Romea, 120 Cesena (FC) 47522 - t. 0547 331984 - e. barciccio@hotmail.it -
BAR CICCIO
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LA PLAYMATE DI GIUGNO
a cura di MARIO PUGLIESE
«NON CHIAMATEMI BAD-GIRL» COME TUTTE LE RIMINESI, PATRIZIA È CRESCIUTA A PIADINA & DISCOTECA: «IL MIO SOGNO? PASSARE DAL CUBO ALLA CONSOLLE. I CICLISTI? TERRIBILMENTE SEXY»
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Due gambe da watussi, il collo alla Modì, gli occhi da cerbiatta e quel profilo greco che la rendono una bellezza autentica ma poco “convenzionale”. Patrizia Mariotti, classe 1987, è di Morciano di Romagna e, come tutte le riminesi, è cresciuta a piadina e discoteca: «Il ballo è una passione che coltivo fin da quando ero bambina – spiega – e così, per me, dalla pista al cubo il salto è stato naturale». Dall’amore per la musica nasce uno dei suoi tanti sogni nel cassetto: «Con la mini e il tacco 12 sono a mio agio, ma da grande vorrei fare la deejay. Sto ‘studiando’ la materia e, con un po’ d’esercizio, spero di diventare abbastanza brava da poter dire: ‘ok lascio il cubo e passo alla consolle’.
E in alternativa penso di non sfigurare neppure come vocalist». Oggi, intanto, è una delle hostess più ricercate dalle aziende, ma dopo le passerelle ed i set fotografici, Patrizia si sente pronta, a 26 anni, per un’esperienza professionale più stimolante: «Il sogno da bambina è quello di fare la valletta – dice – ma non pensate alla ‘bella statuina’ tipo la Edy Campagnoli di Mike Bongiorno. Io non sono una tipa invadente, ma se il copione lo permette, mi piace tirar fuori la mia personalità. Sfilare?
Lo faccio da quando ero bambina, sto solo aspettando l’occasione giusta». Con quel fisico da pin-up, Madre Natura le ha fatto un grande regalo, ma per mantenere questa silhouette “Patty” lavora sodo in palestra: «Sono una buona forchetta – dice – a tavola non rinuncio a nulla. In compenso cerco di fare tanto sport: dal nuoto alla palestra, mi alleno tutti i giorni con regolarità». E il ciclismo? «Più da spettatrice che da praticante – ammette – anche se i ciclisti li trovo terribilmente sexy».
foto STUDIO 5
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PILA (VALLE D’AOSTA) a cura di PAOLO MEI
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6 min
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PARADISO DELLO SCI, TERRA DELLA DOWNHILL DOPO UNA SUPERBA STAGIONE INVERNALE, LA LOCALITÀ CHE AVEVA GIÀ OSPITATO LA COPPA DEL MONDO DI DISCESA IN MTB, È GIÀ PRONTA PER LA STAGIONE ESTIVA: LE PISTE SONO GIÀ PRATICABILI IN VISTA DELL’APPUNTAMENTO CLOU DELL’ESTATE: LA IXS EUROPEAN DOWNHILL CUP
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Ci sono località alpine che, riposto l’abito “bianco” dell’inverno, nella stagione estiva escono di scena in attesa della stagione successiva. Pila, 1790 metri sul livello del mare, minuscola località incastonata nel comune di Gressan, non fa parte di questo coro. A Pila, dalla fine del mese di giugno, si pedalerà su tutto il comprensorio, si sfideranno i single track e le discese impervie. Quest’anno ci sarà oltretutto l’apertura anticipata al 15 e 16 giugno, per una sorta di “anteprima” della bella stagione, in concomitanza con l’apertura della telecabina Aosta-Pila. Seguirà qualche giorno in “stand by” per poi aprire definitivamente per il periodo estivo a partire dal 21 giugno. La ricetta è molto semplice: sfruttare il comprensorio sciistico in inverno e trasformarlo in una palestra naturale per i biker. Gli ingredienti sono pochi, ma ben amalgamati: la natura, i panorami, che qui di certo non mancano, il divertimento e il movimento.
Pila non è solo un paese: è una balconata incredibile posizionata nella zona centrale della Valle d’Aosta. Da qui, il Monte Bianco è un tuffo al cuore. Da qui, la città di Aosta è un dipinto. Da qui, le piste di downhill sono un’opera d’arte. Da qui, il cielo, the “sky”, come dicono nel Regno Unito, lo puoi toccare con un dito. La mountain bike, già praticabile a partire dalla seconda parte del mese di giugno, diventa, con l’uscita di scena completa della neve, nel mese di maggio una grande valvola di sfogo per gli appassionati. Le piste sono ben organizzate e suddivise in base alle capacità dei biker. È possibile addirittura partire dalla parte più alta e raggiungere addirittura la città di Aosta, in un viaggio immerso nella vegetazione, ricco di curve tortuose, radici da attraversare, pietre da saltare, parabole da superare. Non mancano le rock sections, non mancano i salti, i drop. Negli ultimi anni la località si è sensibilmente avvicinata allo specialista della discesa in mountain bike. La Pila SpA, guidata da Remo Grange, con l’importante apporto di Corrado Hérin, ha creato un team affiatato con il quale è stato possibile creare un vero e proprio centro operativo di questa meravigliosa disciplina. Ciliegina sulla torta un fornitissimo e anche aggiornato noleggio di biciclette di vario tipo, al fine di soddisfare ogni esigenza del praticante.
141 neozelandesi che hanno deciso di trascorrere l’estate qui, ad allenarsi. Insomma, a Pila non manca nulla: oltre alla bicicletta si può praticare trekking, arrampicata, volo in parapendio, pesca, nordic walking, free climbing. Non manca, a bordo pista, la possibilità di sfogare le proprie abilità in un fantastico parco avventura. La Valle d’Aosta sarà ancora una volta il centro del mondo Gravity nella settimana più calda dell’anno, a metà agosto. Il weekend del 16 e del 17 agosto infatti diventerà, a Pila, il punto di ritrovo dei migliori biker del mondo per la prova di IXS European Downhill Cup. Il 15 agosto sarà dedicato alle prove del percorso, con seeding run il giorno 16 e gara il 17. La ridente località alpina, per l’ennesima volta, si metterà alla prova nell’organizzazione di que-
Negli ultimi anni il solo fatto di aver creduto in questa disciplina ha letteralmente cambiato lo sviluppo turistico estivo di questa località, che nella prima metà degli anni ’90 aveva anche ospitato un arrivo del Giro d’Italia. Oggi Pila si sta davvero ritagliando un posto importante tra le località italiane e mondiali nelle quali è possibile vivere una vacanza, dalla settimana intera al semplice week end, a “misura di biker”. Lorenzo Suding, più volte campione italiano di downhill, da anni si allena proprio su queste piste e non è l’unico. Sono moltissimi gli stranieri, in particolar modo australiani e
sto straordinario ed entusiasmante evento, composto da ben sette prove: apertura in Slovenia, nel mese di maggio a Maribor, chiusura a Leogang il 19 settembre in Austria in una località che ha già avuto l’onere e l’onore di ospitare i campionati del mondo di mountain bike. Due sono le prove italiane, con l’aggiunta quest’anno della Val di Sole che è orfana quest’anno della prova di coppa del mondo (sia di cross country, sia di downhill). I vertici dell’UCI hanno sempre espresso parole di apprezzamento nei confronti dell’organizzazione: le relazioni dei commissari dell’Unione Ciclistica Internazionale hanno sempre valutato con il massimo dei voti la prova valdostana. Questo significa che, in prospettiva futura, a Pila potrebbero riorganizzare una prova della World Cup della disciplina più spettacolare del ciclismo. L’attesa è tangibile, le emozioni sono già percepibili in una regione, la Valle d’Aosta, che si è sempre dimostrata terreno ideale per gli amanti delle ruote grasse. Il comitato organizzatore, presieduto da Mauro Grange, è attivo da più di vent’anni. Nel 1993 Pila ospitò i campionati italiani di cross country (vinsero Mirko Bruschi e Paola Pezzo). L’anno successivo, fu la volta dell’Italian Cup, con due giorni di gara (cross country e cronometro). Da ricordare naturalmente, i campionati nazionali assoluti di downhill nel 1997 e nel 2008 e, naturalmente la prova di Coppa del Mondo nel 2005.
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LA BICI D’EPOCA info@inbici.net
a cura di ADRIANO VISPI e DARIO CORSI Tempo di lettura
9 min
GINO BARTALI
“L’UOMO DI FERRO” E LA SUA BICICLETTA MARCA LEGNANO SUL MITICO TELAIO COLOR VERDE, IL GRANDE “GINETACCIO” OTTENNE TUTTI I SUOI MEMORABILI TRIONFI. STORIA DI UNA BICICLETTA CHE S’IMMEDESIMÒ COL SUO CAMPIONE
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Gino Bartali è nato a Ponte ad Ema (Firenze) il 18 luglio 1914 e, dopo una promettente carriera dilettantistica, passò al professionismo debuttando alla MilanoSanremo del 1935. Subito emerse la stoffa del campione e, nella classicissima di primavera, arrivò quarto, dopo che i primi tre corridori – come ammetteranno solo qualche anno dopo – avevano sfruttato la scia delle ammiraglie per rientrare. Il suo reclamo fu accolto, ma i tre corridori furono solo multati con una cifra in denaro e non retrocessi. Il 1935 lo vide in ogni modo vincitore del Campionato Italiano Professionisti. L’anno successivo Bartali riuscì a vestire la maglia gialla del Tour de France ma, dopo la storica vittoria di Grenoble, a causa di una brutta caduta nelle acque gelide di un torrente, dovette cedere il primato a Digne a causa di una bronchite. Bartali, dopo la memorabile vittoria nella tappa di Briancon, trionfò nel 1938 e a Parigi fu il secondo italiano a vincere il Tour de France dopo Bottecchia nel 1925. Bartali riuscì a vincere la Grand Boucle anche dieci anni dopo, nel 1948, in un periodo del dopoguerra molto delicato per la neonata Repubblica italiana. Nei giorni dell’attentato a Togliatti la vittoria di Gino Bartali distrasse gli italiani dai reali problemi politici del paese e le turbolenze degli animi furono calmierate dalle imprese sulle vette alpine del Tour. Da quel momento, Gino Bartali – salvatore della patria – diventò per tutti “L’uomo di ferro”. Negli anni del dopoguerra la rivalità di Gino Bartali con Fausto Coppi riempirà le prime pagine dei giornali. Gino Bartali riuscì in quegli anni a tener testa e a battere Fausto in tante corse e si rivelò l’avver-
Gino Bartali
sario più tenace e, seconco molti, di pari caratura atletica. Le vittorie di Gino si possono cosi riassumere: 3 Giri d’Italia (1936-1937 e 1946), 2 Tour de France (1938 e 1948), 4 Campionati Italiani (1935, 1937, 1940, 1952), 5 Giri di Toscana, 3 Giri del Piemonte, 3 Giri di Lombarda (1936, 1939, 1940), 4 Milano-Sanremo (1939, 1940, 1947, 1950), 3 Giri dell’Emilia, 2 Giri di Svizzera (1946 e 1947), 1 Giro di Romandia e 1 Giro dei Paesi Baschi, 2 Giri della Campania, 1 Coppa Bernocchi, 1 Trofeo Matteotti, 2 Campionati di Zurigo e 5 Giri della Provincia di Milano a cronometro. Bartali riuscì a vincere ben 45 corse per distacco e vestì per 50 giorni la maglia rosa del Giro d’Italia e per ben 23 giorni la maglia gialla del primo in classifica del Tour de France. Tanti sono gli aneddoti su Gino Bartali, ma un episodio mostra l’affetto di tutti per questo campione tenero e ruvido: il primo maggio del 1952 Bartali vince il Giro dell’Emilia proprio davanti a Fausto Coppi. Il giorno dopo i giornali non dovrebbero uscire, ma i tipografi del quotidiano “Stadio” (probabilmente bartaliani!) convinsero l’allora direttore Clerici a stampare un’edizione straordinaria e a ricevere quale paga una semplice cena con il loro campione ospite d’onore. Un episodio che rende l’idea della popolarità di Gino Bartali e di come erano vissute le sue imprese ciclistiche in Italia. Bartali non riuscì mai a vincere un Campionato del Mondo, probabilmente penalizzato proprio dalla rivalità con Coppi. Certamente Bartali è stato un vero campione “mondiale” riuscendo a vincere tante corse internazionali e a emergere in un periodo di fortissimi campioni. Bartali corse nei professionisti dal 1935 all’inizio del 1954, quando – a causa di un incidente automobilistico – dovette sospendere l’attività sportiva. Senza la seconda guerra mondiale (194045), Bartali avrebbe sicuramente collezionato tante altre importanti vittorie che il conflitto sicuramente gli tolse. La sua carriera è in ogni modo brillantissima e per il suo carattere tenace e da vero campione è rimasto nel cuore di tutti gli sportivi italiani. La sua frase «l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare» dimostra l’animo battagliero di un fantastico campione che ha saputo esaltare folle di appassionati della bicicletta. Bar-
tali ha unito il suo nome ad una prestigiosa marca di biciclette: la mitica Legnano color verde/oliva/legnano. In queste pagine presentiamo due biciclette Legnano: una con cambio Campagnolo due stecche del 1948 ed una col cambio campagnolo record del 1958 modello Gran Prix. Le bici Legnano sono ad oggi molto ambite dai collezionisti ed appassionati di bici d’epoca, per il mitico colore ed anche per il campione Bartali che la condusse, più volte, alla vittoria. Nel 1958 un altro campione portò la Legnano a vincere il campionato del mondo: Ercole Baldini a Reims. La ditta Legnano fu fondata da Emilio Bozzi ai primi del 1900 e la Legnano che Bartali utilizzava era il cosidetto modello “Roma”. I modelli in dotazione alla squadra presentavano una numerazione progressiva corrispondente all’anno di produzione (prime due cifre) e al numero di biciclette prodotte (ultime due cifre). Ogni corridore possedeva due biciclette, ma Bartali probabilmente tre o quattro. Si calcola che la Legnano abbia prodotto annualmente circa venti biciclette corse per la squadra Legnano. Un particolare interessante era che le calotte della serie movimento centrale erano entrambe sinistre per agevolare lo smontaggio del movimento centrale senza particolari attrezzi a disposizione.
Particolare dei telai Legnano di migliore fattura è la chiusura del reggisella che fu posto all’interno dell’incrocio del tubo piantone e del tubo orizzontale. Il morsetto di serraggio agisce direttamente sul cannotto reggisella. Caratteristiche di questa bici erano i mozzi da 40 e 36 fori, provvisti di foro per l’ingrassaggio e mollettina di protezione. Il logo classico Legnano appare come decalcomania sul tubo verticale. I freni erano Universal, la guarnitura anteriore a 49 denti, i pedali FOM e le selle Brooks. Il logo della Legnano, in bronzo di Alberto da Giussano posto nel tubo sterzo, denota la qualità delle migliori biciclette Legnano. Le biciclette LegnaBici Legnano 2 stecche no erano montate con nastro rosso, cavi color rosso e filetti rossi che correvano lungo i tubi di acciaio. La Legnano Roma del 1948 possedeva il cambio 2 stecche posteriore. Successivamente il modello Roma del 1952 era venduto in solo tre misure (cm 55-57,560) con cambio Campagnolo Gran sport, guarnitura doppia 47/50 denti con levette al manubrio dei comandi cambio e deragliatore. La ruota libera aveva 5 dentature (15-1719-21-23) ed i tubolari erano Pirelli specialissimi corsa. I telai da corsa di qualità della Legnano presentano inoltre le estremità della forcella anteriore e posteriore cromate. Da notare che nel 1952 la bicicletta da corsa era venduta anche con i parafanghi. Un altro modello – la Legnano Roma Olimpiade del 1961 – presentava invece i comandi cambio al manubrio, i freni Universal a tiraggio centrale modello 61 e i mozzi a flangia larga e i rapporti della guarnitura 47 e 52 denti. Il peso delle biciclette raffigurate in foto è di 10,6 kg per il modello 2 stecche del 1951 e 11 kg per il modello Gran Prix del 1958. Le Legnano erano bici di ottima qualità e si deve anche a loro i trionfi, rimasti memorabili, di Gino Bartali ed Ercole Baldini.
Bici Legnano 1960
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PANTACICLI a cura della REDAZIONE
IL RE MIDA DEI BIKE VILLAGE NEI CICLO-EXPO È SEMPRE FACILE RICONOSCERE GIULIANO CIPRIANI. BASTA CERCARE LO STAND CON PIÙ RESSA: «IL SEGRETO? DISPONIBILITÀ E COMPETENZA»
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Nei bike village più prestigiosi il furgone di PantaCicli non manca mai. E mentre gli altri faticano a vendere anche una spilla, attorno al suo gazebo, per ragioni quasi mistiche, c’è sempre la ressa. Ma se Giuliano Cipriani – da anni nel commercio a due ruote – è ormai un’istituzione degli expò, la ragione, in realtà, non è per nulla casuale: «Il cliente ciclista è, per natura, molto informato e dunque particolarmente esigente – spiega – sa riconoscere un prodotto di alto livello da un altro di bassa fattura. Il segreto sta tutto nella qualità dei campionari e dunque nella capacità di selezionare gli articoli più affidabili. Al mio stand il ciclista sa di poter trovare il meglio delle marche
Giuliano Cipriani titolare di Pantacicli
oggi in commercio. E questa politica, anche se riduce un po’ la marginalità degli utili, alla lunga, paga». Il suo fiore all’occhiello è la completissima collezione di maglie tecniche da professionista: «Non me ne manca nessuna – dice con orgoglio – il fatto è che sono talmente tante che esporle tutte non mi è possibile». La domanda, di fronte al suo gazebo, sorge spontanea: perché Pantacicli? «Io Marco non l’ho mai conosciuto di persona – precisa Giuliano – ma c’è una certa somiglianza somatica con lui e dunque, nel mondo del ciclismo, questo è il soprannome che mi ha dato la gente. Il mio non vuol essere, per nessuna ragione al mondo, un traino commerciale, ma soltanto un omaggio al ciclista più grande». Nativo di Avezzano, ma residente a Marina di Carrara, Cipriani è molto più di un semplice commerciante: «Sono anni che respiro ciclismo – dice – e ho visto cambiare questo sport dall’oggi al domani. Quello delle granfondo, ad esempio, è ormai un fenomeno consolidato. Io, durante l’anno, partecipo come espositore anche a manifestazioni professionistiche, ma il ciclismo più bello e verace – dice – è quello che si vede alle cicloturistiche». Per molti è il prototipo del venditore perfetto: simpatico, persuasivo e sempre pronto alla battuta, ma anche preparato tecnicamente come pochi: «Ci sono certe qualità che non t’insegna nessuno – ammette – la voglia di scherzare e di scambiare quattro chiacchiere al di là della vendita è un aspetto che fa parte del mio carattere e della mia personalità. Però, a parte le battute, se un cliente ti chiede informazioni dettagliate su un articolo, tu devi saper rispondere con serietà e competenza, perché altrimenti quello gira i tacchi e se ne va. Il ciclista chiede, anzi pretende, assistenza. Io conosco perfettamente tutti i prodotti del mio stand e se qualcuno ha bisogno di un consiglio, una risposta credibile sono in grado di darla sempre».
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