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IL “BUEN RETIRO” DI CICERONE
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UN PAESAGGIO MILLENARIO, RESIDENZA DI PATRIZI ROMANI, TEATRO DI VESTIGIA ANTICHE E DI RACCONTI MITOLOGICI. BENVENUTI A LATINA, LA VERA CULLA DELLA CIVILTÀ
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Scoprire le bellezze della provincia di Latina è certamente una sorpresa. Un angolo d’Italia affacciato sul mar Tirreno che offre mille panorami e suggestive visioni destinati ad un viaggiatore curioso ed appassionato. Un paesaggio dalla storia millenaria, attraversato dalla via Appia e residenza balneare di patrizi Romani che dimoravano nelle ville di Formia, come l’oratore Cicerone. Coste frastagliate dove i Saraceni conobbero cocenti sconfitte, come nella battaglia sul Garigliano del 915. Terra dove angioini ed aragonesi gareggiarono per il potere edificando numerosi castelli, come la fortezza a Gaeta, che sotto la famiglia reale dei Borbone divenne la punta di diamante del Regno delle Due Sicilie. E come dimenticare la lunga storia della bonifica dell’agro pontino, affrontata da papi ma portata a termine da Mussolini, in un’impresa colossale che rimase scolpita per i posteri nella fondazione di città nuove come Latina e Sabaudia. Storia e mito s’intrecciano e si rincorrono nei luoghi dove la leggenda vuole che visse la maga Circe, che Ulisse toccò nel suo lungo peregrinare e dove è radicata una forte tradizione popolare che fa di questa una terra di briganti (fra Diavolo ad Itri). Un panorama che ha sollecitato i pennelli di
molti artisti e le penne di grandi scrittori del Grand Tour, come Goethe. Il territorio di Latina, dopo la presenza romana, fu segnato dal passaggio della via Appia, che consentiva connessione fra
parti distanti dell’impero. Dopo la caduta dell’impero romano d’occidente e la calata delle popolazioni barbariche, i lavori di bonifica inaugurati dagli stessi vennero abbandonati e distrutti, tanto che l’intera zona, in rapidissimo tempo prese di nuovo forma di palude. Non furono pochi i successivi tentativi dei vari papi, di bonificare quei territori che non ebbero in verità l’effetto sperato. Latina per lunghissimo tempo sarà dominio e latifondo della famiglia dei Caetani, e resterà tale fino agli anni ’30. Nel 1932, il trenta di Giugno infatti verrà fondata la città che prenderà il nome di Littoria. Rapidissimi lavori porteranno all’inaugurazione il 18 di dicembre del medesimo anno, con una solenne cerimonia presenziata da Mussolini. Divenne capoluogo della neonata provincia nel 1934. Fu gravemente danneggiata dai bombardamenti che la colpirono durante la seconda guerra mondiale e, con la disfatta del regime fascista, venne invitata a mutare nome da parte degli alleati in Latina, a simbolica rottura con la dittatura precedentemente presente in Italia.
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PIÙ ANTICA DI ROMA TRA L’ADRIATICO E I DUE MASSICCI MONTUOSI DEL GRAN SASSO E DELLA MAJELLA, SORGE CHIETI, CITTÀ ANTICHISSIMA OGGI SEDE DI UNA PRESTIGIOSA UNIVERSITÀ
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Posta su un colle a 330 metri di altitudine, Chieti vanta una posizione invidiabile, tra l’Adriatico e i due massicci montuosi del Gran Sasso e della Majella. La città, con il suo patrimonio artistico e architettonico, offre spunti interessanti e rappresenta un punto di partenza ideale per scoprire l’entroterra abruzzese. Capoluogo di provincia dell’Abruzzo, Chieti è attraversata dalle acque del fiume Aterno-Pescara e dall’Alento. La città ha origini molto antiche, persino più antiche di Roma di quasi 500 anni. Si racconta che fu fondata da Achille che decise di chiamarla Teate in onore di sua madre, la nereide Teti. Il personaggio mitologico è rappresentato nello stemma del Comune su di un cavallo rampante, mentre regge una lancia e uno scudo sul quale è riprodotta una croce bianca su campo rosso con quattro chiavi d’oro, probabilmente le chiavi delle quattro porte d’ingresso dell’antica città. Un’ipotesi meno bizzarra ma al contrario più veritiera è quella che attribuisce a Chieti un’origine italica dove il termine Teate significherebbe “collina boscosa”. Abitata dalle antichissime genti osche fu invasa da popolazioni appartenenti alla tribù dei Marsi intorno al 1000 a.C. le quali, preso il nome di Marrucini, si stanziarono definitivamente sulle terre intorno a una collina che domina la valle del fiume Pescara. La città divenne il centro più importante del territorio dei Marrucini che riuscirono a vivere in buoni rapporti con la potente Roma. Ma quando non venne riconosciuta
combattimenti Roma infine cedette concedendo loro la cittadinanza e Teate così divenne un centro di rilevante importanza. Il periodo di massimo splendore per la città si può individuare tra la fine della Repubblica e il primo secolo dell’Età imperiale, grazie alla protezione di alcune illustri famiglie teatine tra cui spicca il nome degli Asini. Numerose iscrizioni pubbliche, un mosaico, un muro reticolato e un gruppo di edifici sacri che ne delimitano l’area su due lati sono stati rinvenuti dove sorgeva l’antico foro, sede oggi del Seminario. Altro ritrovamento interessante è un complesso costituito da due tempietti gemelli della seconda metà del I secolo d.C. e da un terzo minore e più tardo, tutti situati sopra un alto podio. L’antica Teate è oggi un’animata cittadina, sede, insieme a Pescara, dell’Università Gabriele D’Annunzio. Il sottosuolo urbano custodisce resti dell’antica città, che però non sono normalmente visitabili. La città si presenta su due livelli, Chieti Alta, il nucleo storico, e Chieti Scalo, la città moderna, cresciuta attorno allo scalo ferroviario. loro la cittadinanza, si unirono alle altre popolazioni italiche locali, dando vita alla “Guerra Sociale”, nel primo secolo avanti Cristo. Al termine di lunghi e estenuanti
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SAREMO PRESENTI A:
SOMMARIO 48
1e2 Le città della bicicletta
La leggendaria Charly Gaul
a cura della Redazione
a cura di Newspower
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84
Tour de France
Pagine Gialle
a cura della Redazione
a cura della Redazione
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L’intervista
Dossier sport e medicina
a cura di Mario Pugliese
a cura della Redazione
26
96
Ruote Roventi
Holiday InBici
a cura di Roberto Sgalla e Anna Maria Giannini
a cura di Paolo Aghini Lombardi
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Protagonisti
Cicloscopio
a cura di Paolo Mei
a cura della Redazione
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Sicurezza in gara
La playmate di agosto
a cura di Gianluca Barbieri
a cura di Mario Pugliese
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I vigneti rosseggianti di Montefalco
GRANFONDO LA SAGRANTINO a cura della REDAZIONE
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PEDALANDO CON BACCO IL 28 SETTEMBRE, NEL CUORE DELL’UMBRIA, L’APPUNTAMENTO CHE CHIUDE VIRTUALMENTE LA STAGIONE DELLE GRANFONDO E CHE, PER LA PRIMA VOLTA, DECRETERÀ I GIGANTI 2014
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Nella medioevale Montefalco, snodo cruciale della regione vinicola in cui si producono etichette di altissimo pregio enologico, sale l’attesa per l’ottava edizione della granfondo La Sagrantino, appuntamento clou di settembre che si presenta agli appassionati in una veste rinnovata. La prima novità, già ampiamente annunciata, è il cambio di data: la manifestazione, organizzata dalla Ciclo Eventi, si terrà infatti quest’anno domenica 28 settembre. Un cambiamento che permetterà ai ciclisti di immergersi nei variopinti colori e negli intensi profumi del periodo della vendemmia. A Montefalco esiste, infatti, un originale “itinerario urbano” del vino, un piccolo vigneto collezione, che porta alla scoperta di rare ed antiche vigne che documentano lo stretto legame tra il simbolo sacro della vite e la civiltà rurale. Nel convento di Santa Chiara, dove vivono le suore
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6 min
di clausura, c’è la vite di Sagrantino, la più vecchia di Montefalco e dell’Umbria, che ha 150 anni. Studiando le caratteristiche di questo antico vitigno, attraverso le più moderne tecniche di genetica molecolare, sono state censite e classificate le viti di Sagrantino esistenti. L’itinerario proposto dalla granfondo consente proprio di visitare i luoghi di produzione di uno dei più preziosi vitigni autoctoni del nostro Paese. Il percorso si snoda infatti tra colline coltivate a vigneto ed ulivo, costellate da torri, borghi e castelli medievali, ricalcando il percorso culturale ed eno-gastronomico della rinomata Strada del Sagrantino. La seconda novità è che quest’anno la granfondo sarà valida come finalissima del Circuito degli Italici: infatti tutti i vincitori delle foto PLAYFULL NIKON
La partenza della granfondo La Sagrantino 2013
Le colline di Montefalco
maglie del Circuito Latino e di quello Etrusco potranno sfidarsi in un’unica giornata che decreterà gli Italici 2014. Inoltre, gli abbonati a Pedalatium, Circuito dei due Mari, Circuito del Cuore, Granducato di Toscana, Centro Italia Tour, Scudetto Campano, Marche Marathon e Romagna Challenge potranno darsi battaglia per decretare i migliori del 2014. Sarà una battaglia all’ultimo colpo di pedale, il giorno della resa dei conti, il Giorno del Giudizio, ma anche un’occasione per ritrovarsi tutti insieme prima della fine della stagione su strada.
Le iscrizioni si sono aperte ufficialmente il 23 giugno: per gli abbonati agli Italici e agli altri circuiti la quota di adesione sarà sempre di 25 euro, mentre per tutti gli altri sarà di 25 euro fino al 31 agosto, poi di 30 euro fino al 21 settembre e infine di 35 euro fino al 26 settembre. Per chi sceglierà, invece, la partenza alla francese la quota d’iscrizione sarà di 20 euro fino al 31 agosto e poi di 25 euro fino al 26 settembre. Chi avrà il coraggio di mettersi in gioco? Chi raccoglierà questa grande sfida? Chi saranno i migliori? Appuntamento, dunque, il
28 settembre a Montefalco per questo grande evento di fine stagione, che darà la possibilità di sfidare se stessi e gli altri, ma soprattutto di passare insieme una bella giornata. Intanto, viste le numerose richieste pervenute agli organizzatori, questi hanno deciso che anche i primi tre di ogni categoria delle classifiche finali del Circuito degli Italici Etrusco e Latino potranno partecipare al Doomsday e quindi gareggiare per la conquista delle supermaglie finali di Gigante 2014.
La “Fuga del Bove”, un evento monfalchese, l’attesa manifestazione che si svolge ad agosto
Ma cos’è il Doomsday? È la grande novità del 2014, che nelle intenzioni degli organizzatori deve diventare un appuntamento fisso di fine stagione. Questa grande sfida sarà aperta, dunque, ai primi tre di ogni categoria delle classifiche finali di Circuito degli Italici, Pedalatium, Centro Italia Tour, Circuito dei due Mari, Circuito del Cuore, Scudetto Campano, Granducato di Toscana, Marche Marathon e Romagna Challenge. I vincitori delle varie categorie indosseranno, appunto, le supermaglie di Gigante 2014. Come simpatico ricordo della propria partecipazione i ciclisti potranno riportarsi a casa il numero di gara, che quest’anno sarà personalizzato. Tutti coloro che si iscriveranno entro il 21 settembre avranno, infatti, il dorsale con il proprio nome. La rassegna umbra sarà anche un’occasione per visitare uno degli scorci più suggestivi della provincia perugina. Dai belvedere di Montefalco si scopre infatti una parte dell’Umbria e si ammirano tutto intorno i centri di Perugia, Assisi, Spello, Foligno, Trevi, Spoleto, Gualdo Cattaneo, Bevagna. Nei giorni più limpidi si scorgono i rilievi dell’Appennino, del Subasio e dei Monti Martani, ma sono le vicine, verdeggianti ondulazioni
9 collinari ricoperte di oliveti e di vigneti a colpire maggiormente. Circondato da uliveti e vigne del sacrantino, il piccolo centro di Montefalco conserva, infatti, importanti monumenti medievali e rinascimentali. Sulla centralissima piazza del Comune si affacciano alcuni edifici rinascimentali, il duecentesco Palazzo Comunale e il coevo oratorio di Santa Maria in Piazza, al cui interno è conservato un affresco di Francesco Melanzio. La trecentesca chiesa di San Francesco è dal 1890 sede del Museo Civico. Vi sono conservate opere di Tiberio d’Assisi e del Perugino e, soprattutto, gli affreschi di Benozzo Gozzoli sulla vita del santo di Assisi. Nei pressi della Porta dedicata a Federico II, eretta nel 1244 in occasione di una visita imperiale, sorge la chiesa di Santa Chiara che ingloba la medievale cappella di Santa Croce, decorata da deliziosi affreschi trecenteschi. Ulteriori dettagli al sito www.granfondosagrantino.it La piazza di Montefalco
Con ancora negli occhi la memorabile impresa di Nibali che, sedici anni dopo Pantani, riporta l’Italia sul trono della Grand Boucle, apriamo noblesse oblige questo numero di agosto che, come al solito, vi offre un ricco spaccato del mondo della bicicletta. Non c’è dubbio che il Tour de France che torna a colorarsi d’azzurro rappresenti una grande notizia per tutto il movimento ciclistico italiano. È la riprova che, mentre altre storiche discipline segnano il pas-
so ed oggi annaspano alla ricerca di nuovi modelli (calcio in primis), il ciclismo ha mantenuto intatta la sua competitività, continuando ad essere – come tradizione impone – uno sport di riferimento. Si parla tanto di scarso ricambio generazionale e di vivai in crisi. Ebbene, il ciclismo – con Nibali e Fabio Aru – dimostra che la miniera di talenti può contare ancora su un filone aurifero importante. Mentre a Parigi sventolava il nostro tricolore, in Italia – tra le gu-
glie dolomitiche del Trentino – andava in scena La Leggendaria Charly Gaul, una delle rassegne che, anno dopo anno, dimostrano la crescita esponenziale del ciclismo amatoriale. Come ci si aspettava, è stata una grandissima festa di sport, il connubio perfetto tra natura e ciclismo. Nel calendario granfondistico sono tante le manifestazioni degne di menzione, ma tra le rassegne alpine, non c’è dubbio, è questo il modello da seguire.
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L’EDITORIALE l’editore MAURIZIO ROCCHI
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IN COPERTINA info@inbici.net
GIÙ LE MANI DALLO SQUALO
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Anche la redazione di INBICI si accoda doverosamente alle manifestazioni di giubilo e rende omaggio a Vincenzo Nibali, splendido trionfatore del Tour de France. Trattandosi di una celebrazione storica, per una volta, deroghiamo dai nostri abituali canovacci e puntiamo l’attenzione sul grande ciclismo, più che mai convinti che un successo italiano alla Grand Boucle possa avere preziosi effetti a cascata su tutto il movimento ciclistico nazionale. Da qui la decisione di dedicare allo Squalo di Messina la nostra copertina di agosto. Ogni disciplina sportiva, del resto, ha bisogno di campioni da emulare. Grazie alla maglia gialla di Nibali, da oggi, ne siamo certi, molti bambini saliranno in bicicletta, garantendo idealmente un futuro a questo sport. Anche per questo non possiamo che provare un sentimento di riprovevole commiserazione nei confronti del partito dei “detrattori”, quelli che si divertono a spargere il germe del sospetto, insinuando che, dietro all’impresa di un ciclista, debba esserci sempre la logica del “trucchetto”. Sappiamo che il ciclismo, negli anni scorsi, si è anche meritato la sua fama, ma Nibalì (come lo chiamano i francesi) non è un atleta uscito dal cilindro dell’improvvisazione. La sua carriera e il suo albo d’oro parlano di un ciclista cresciuto con gradualità, maturato anche sul silicio delle sconfitte, un campione autentico che oggi il mondo ci invidia e che, fino a prova contraria, è un dovere di tutti proteggere.
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UCI WORLD CYCLING TOUR a cura della REDAZIONE
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MISSIONE LUBIANA CONSEGNATA AGLI ARCHIVI ANCHE LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL, SI AVVIA ALLA CONCLUSIONE IL CIRCUITO PIÙ PRESTIGIOSO DEL MONDO. SALE L’ATTESA PER IL GRAN FINALE DI FINE AGOSTO IN TERRA SLOVENA
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Con la disputa della leggendaria Charly Gaul dello scorso 20 luglio, è ormai giunto al suo atto conclusivo l’UCI World Cycling Tour (UWCT), rassegna internazionale in quattordici tappe, equamente spalmate per tutto il pianeta. La rassegna trentina, infatti, era valida come ultima tappa del calendario, che si concluderà a Lubiana, in Slovenia, dal 28 al 31 agosto. Sta dunque per andare in archivio un’altra edizione della manifestazione voluta fortemente dall’Unione Ciclistica Internazionale per valorizzare anche il segmento del ciclismo amatoriale. Una lunga pedalata che, idealmente, ha unito tutto il mondo, toccando, oltre ai tradizionali paesi europei, quelli da sempre con una consolidata cultura ciclistica – come l’Italia, il Belgio, la Spagna, la Francia e l’Austria – anche il Sud Africa, il Brasile (dove si è respirata l’aria del mondiale di calcio), gli Stati Uniti e persino la lontanissima Australia. Doveroso dunque voltarsi indietro per ricordare il cammino percorso in questi cinque mesi. Nel mese di marzo e aprile sono state organizzate due corse a tappe: una a Perth (2830), sulla costa dell’Australia (una “tre giorni” con cronometro, gara in circuito e granfondo finale) e l’altra nell’isola di Creta, in Grecia (25-27 aprile), dove si sono disputate due cronometro ed una corsa su strada. Come da tradizione, entrambe le tappe – divise tra loro da migliaia di chilometri – hanno riscosso un grandissimo successo di pubblico e partecipanti. Lo stesso vale per le due tappe ufficiali di maggio, che si sono disputate negli Stati Uniti, a Winston Salem, con il Tour of Winston-Salem e in Francia, a Nevers, con la prestigiosa “La Look”. Il mese di giugno è partito con la Gran Fondo di Copenaghen ed è proseguito, dal 6 all’8, con la Maratona di Franja di Lubiana, in Slovenia, la città che, dal 28 al 31 agosto, ospiterà come detto anche la gara conclusiva. Già definiti, a riguardo, anche i tracciati di gara: il gruppo di corridori appartenenti alla categoria più giovane dovrà coprire un percorso di 157 km, mentre la categoria di corridori più anziana si cimenterà su una distanza di 100 km. La cronometro sarà invece di 19 km, disegnata su un tracciato totalmente piatto e tradizionalmente battuto dal vento. Nel mese di giugno, intanto, il circuito ha anche toccato la città austriaca di Sankt Polten
(15 giugno) e quella brasiliana di Botucatu (19 giugno). Il 22 giugno, invece, nel cuore della Ardenne, si è svolta la Gran Fondo Eddy Merckx. Fino ad arrivare, come detto,
allo scorso 20 luglio, quando a Trento si è svolta La Leggendaria Charly Gaul. Per qualsiasi informazione consultare il sito www.uciworldcyclingtour.com
Sul gradino più alto del podio Stefano Nicoletti vincitore della cronometro maschile de “La Leggendaria Charly Gaul”
Il podio cronometro femminile, Gulicˇ Teja Tusmobil, Jane Kilmartin e Andreja Jagodic
UCI World Cycling Tour è una serie di eventi in cui i cicloamatori avranno la possibilità di vincere la maglia iridata UCI. Attraverso prove di qualicazione in tutto il mondo, i corridori potranno guadagnare un posto per partecipare al Campionato del Mondo Strada Amatori, che assegnerà il titolo di Campione del Mondo, strada e cronometro individuale, per ogni categoria.
Il calendario 2014 15 Settembre ‘13
: Lorne, Australia
26-27 Ottobre ‘14
: Pietermaritzburg, Sud Africa
28-30 Marzo ‘14
: Perth, Australia
25-27 Aprile ’14
: Chania, Grecia
17-18 Maggio ‘14
: Winston-Salem, Stati Uniti
18 Maggio ‘14
: Nevers, Francia
30 Maggio - 1Giu ’14
: Copenhagen, Danimarca
6-8 Giugno ‘14
: Ljubljana, Slovenia
15 Giugno ‘14
: Sankt Pölten, Austria
19 Giugno ‘14
: Botucatu, Brasile
22 Giugno ‘14
: Andenne, Belgio
18-20 Luglio ‘14
: Trento, Italia
23 Agosto ‘14
: Vielha, Spagna
28-31 Agosto ’14
: Campionato del Mondo strada Amatori Ljubljana, Slovenia
Qualificazioni per 2015 14 Settembre ‘14
: Lorne, Australia
12 Ottobre ‘14
: Durban, Sud Africa
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TOUR DE FRANCE a cura della REDAZIONE
NIBALI, RIEN NE VA PLUS
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SETTIMO CORRIDORE ITALIANO A VINCERE LA GRAND BOUCLE, SESTO CORRIDORE “ALL TIME” CAPACE DI TRIONFARE NEI TRE GRANDI GIRI, MAGGIOR VANTAGGIO SUL SECONDO IN CLASSIFICA NEGLI ULTIMI SEDICI ANNI. ECCO I NUMERI CHE ANNUNCIANO LA NASCITA DI UN NUOVO FENOMENO
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Quando sfili in giallo ai Campi Elisi, alzando sotto l’Arco di Trionfo un calice di Don Pérignon, non puoi voltarti indietro per rimuginare sui rimpianti, però adesso – a bocce ferme – la riflessione sorge spontanea: che peccato la precoce “dipartita” di Contador! Peccato perché oggi, oltre a celebrare l’impresa di Nibali al Tour – che, sportivamente parlando, ha dimensioni bibliche – saremmo qui a brindare anche ad un epocale passaggio di consegne: l’abdicazione di Contador e l’incoronazione urbi et orbi del siciliano. Non una semplice successione, ma la linea di demarcazione fra due ere. Detto questo, sarebbe un’eresia provare a svilire il trionfo dell’italiano per i ritiri dello spagnolo e di Froome. Anche perché, come tutti gli osservatori hanno
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Il podio del tour 2014: Vincenzo Nibali, Jean-Christophe Péraud, Thibaut Pinot
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unanimemente ammesso, ad un Nibali così nessuno oggi avrebbe potuto sfilare la maglia gialla. Erano anni che la Grand Boucle non aveva un padrone così assoluto. Nelle ventuno tappe, anche con Contador e Froome in gara, il leader dell’Astana non ha mai evidenziato una sola avvisaglia di difficoltà. Da Leeds a Parigi, Nibali – settimo italiano a vincere il Tour de France dopo Bottecchia, Bartali, Coppi, Nencini, Gimondi e Pantani – ha sempre dato la disarmante sensazione di controllare la corsa. Con il decimo Tour consegnato all’Italia, spezza fra l’altro un digiuno tricolore lungo 16 anni (il secondo più lungo della nostra storia dopo le 33 stagioni che separarono Gimondi da Pantani). A proposito del Pirata. Nei giorni del trionfo, un pensiero Nibali lo ha riservato proprio all’idolo di Cesenatico, l’ultimo trionfatore italiano nella corsa a tappe più prestigiosa del Mondo: «Quando lui vinceva – ha detto – ero ragazzino. Sua mamma mi ha regalato la sua maglia gialla e quando tornerò, come promesso, le porterò la mia». Una maglia che Nibali ha difeso con intelligenza, attaccando nei momenti giusti, sul pavè e nella crono, su Alpi e Pirenei. Il Tour di Nibali (per lui un montepremi da 527.000 euro) è stato strategicamente perfetto, la sua condotta di gara
Vincenzo Nibali vola sul pavè della 5a tappa
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intelligente, sicura, aggressiva e, allo stesso tempo, misurata. Ed è questa completezza di virtù che ne fanno, in proiezione, un campionissimo. Per capire la grandeur dell’atleta e della sua memorabile impresa basta un dato: Nibali è il sesto corridore della storia del ciclismo capace di vincere i tre grandi Giri in carriera: Vuelta di Spagna (2010), Giro d’Italia (2013), Tour de France (2014). Prima di lui l’impresa era riuscita solo a Merckx, Hinault, Anquetil, Gimondi e Contador. Non vi basta? Ecco allora un’altra statistica su cui riflettere: Nibali ha vestito la maglia gialla per 19 giornate. È il terzo italiano di sempre ad aver vestito per più tappe il simbolo del primato, eguagliando Coppi e Gimondi. Davanti a loro solo Bottecchia (34) e Bartali (23). Ed escluso il dominio assoluto di Bottecchia nel 1924 (maglia gialla vestita dal primo all’ultimo giorno), è l’italiano ad aver vestito per più giorni la maglia gialla in una sola edizione del Tour. Fra l’altro, con 7’ 52’’ di vantaggio sul francese Pinot, lo “Squalo dello Stretto” vince il Tour con il distacco sul secondo classificato più ampio degli ultimi sedici anni, il secondo più largo delle ultime trenta edizioni (migliore di lui solo i 9’ 09’’ di Ullrich su Zuelle nel 1997).
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Vincenzo Nibali e Alberto Contador nell’ 8a tappa Nibali evita Jurgen Van Den Broeck caduto sul pavè
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Il siciliano, infine, ha vinto ben quattro tappe: era da dieci anni che il trionfatore del Tour non si aggiudicava così tanti traguardi intermedi (Armstrong nel 2004). Negli ultimi trent’anni il numero è riuscito solo al texano (per quattro volte) e a Fignon nel 1984. Ci godiamo dunque questo successo; ci godiamo questo ragazzo pacato nei modi e nelle parole (Balotelli, guarda ed impara). Ci teniamo stretto un campione che ci ha
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regalato l’emozione sportiva più bella di questo 2014, riavvicinando la gente ad uno sport che sa davvero regalare spettacolo come pochi altri.
La sua vittoria al Tour rappresenta qualcosa di prezioso per un ciclismo in cerca di nuovi protagonisti. Non eroi per caso, ma uomini veri, onesti: «Vinco – ha detto
– perché il ciclismo è cambiato e oggi ci sono più controlli». Se il futuro darà credibilità a questa frase, è davvero l’alba di un nuovo fenomeno.
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Nibali vince la 13a tappa Saint Etienne – Chamrousse
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L’INTERVISTA info@inbici.net
a cura di MARIO PUGLIESE
«PEDALARE? PER BRUCIARE CALORIE MEGLIO LA DISCOTECA» CAPELLO CORTO, OCCHI DA CERBIATTO E SORRISO CHE UCCIDE. ROBERTA GIARRUSSO, IL SEXY-APPUNTATO DELLA FICTION MEDIASET “CARABINIERI”, HA PARTECIPATO AL VIP MASTER DI MILANO MARITTIMA. E MALGRADO QUALCHE LIMITE CON LA RACCHETTA, HA CONQUISTATO IL PUBBLICO CON LA SUA SIMPATIA: «TROPPO STATICA SOTTORETE? MI RIFACCIO AL PINETA»
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Le famiglie italiane la ricordano nei panni di Sonia Martini, la “bella” della fiction di Canale 5 Carabinieri, ma Roberta Giarrusso, 32 anni, sangue siculo nelle vene ed un sorriso per il quale le ci vorrebbe il porto d’armi, nell’alveare dello show-biz – in quasi tre lustri di carriera – ha fatto praticamente di tutto. Dall’aspirante miss Italia alla modella da maison, dall’attrice impegnata nella miniserie Un caso di coscienza 3 al volto-spot per la pubblicità di Felce Azzurra. La incontriamo al Vip Master di Milano Marittima, dove – a dire il vero – palesa qualche limite tecnico con la racchetta ma – a giudicare dall’applausometro – stravince il derby della simpatia, sbaragliando una concorrenza niente male: Parietti, Falchi, Cipriani e veline assortite. E mentre le altre si tengono alla larga dalle transenne, lei –tra un game e l’altro – si concede all’abbraccio caloroso del suo pubblico, regalando autografi e selfie: «Il contatto con la gente – dice – è qualcosa di straordinario. È bello parlare con uomini, donne e bambini, scambiare qualche
battuta, è un po’ come essere a teatro dove dallo sguardo del pubblico riesci sempre a percepire il gradimento o la noia. In fondo è quello che sognavo da bambina e dunque ritrovarmi qui, assieme a tanti volti noti, è davvero un sogno».
21 Ospite di INBICI, la domanda sorge spontanea: qual è il tuo rapporto con la bicicletta? «Mi piace tutto ciò che è dinamico, soprattutto all’aria aperta – dice – per cui diciamo che sono una credente, ma forse non una brava praticante. Muoversi in bicicletta a Roma, dove vivo, non è semplicissimo. Però lo sport è salute e benessere, dunque il mio consiglio, soprattutto ai bambini, è quello di fare sempre tanto sport. E se proprio pedalare vi stanca, per bruciare calorie, c’è sempre il Pineta…».
In Carabinieri piace il suo look grintoso e sbarazzino, con il capello corto corvino e il sorriso Durbans. E, in fondo, dal vivo, Roberta è proprio così: «A me diverte ciò che faccio – dice – come potrei essere musona? So che a tennis non sono granché, anche perché, forse, sulle gambe dovrei essere un po’ meno pigra, ma ho compensato con la serata al Pineta, dove mi sono letteralmente scatenata. E lì sì che ne ho bruciate di calorie…». Come le “giovani d’oggi”, ama spirullare sullo smartphone. Scatta decine di foto con gli altri vip, gira clip divertenti, mostra civettuola il suo ultimo servizio fotografico, inondando di immagini frizzanti il suo facebook: «Il telefonino è una malattia – ammette – ma non sono una patita dei social. Da brava siciliana preferisco il calore del contatto fisico, anche se Skype, quando sei lontana da casa, è davvero una grande invenzione».
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GRANFONDO INTERNAZIONALE DELLE 5 TERRE a cura della REDAZIONE
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L’EDIZIONE DEL VENTENNALE
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Torna domenica 14 settembre, nell’impareggiabile cornice della riviera spezzina, la Granfondo Internazionale delle 5 Terre. Anche quest’anno la rassegna di Deiva Marina, in occasione del suo 20° anniversario, propone un ricco programma di attività collaterali, pensate per i ciclisti ma soprattutto per le loro famiglie. Si parte il 12 settembre alle 21 con l’elezione di Miss Granfondo delle 5 Terre (concorso aperto a tutte le ragazze maggiorenni). Il programma prosegue il sabato successivo con la Gimkana per bambini
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CON UN RICCO PROGRAMMA DI EVENTI COLLATERALI TORNA IL 14 SETTEMBRE A DEIVA MARINA LA RASSEGNA INTERNAZIONALE
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con Nutella Party (ore 16) e, in serata, la musica dal vivo con l’omaggio a Fabrizio De André (ore 21). Domenica 14 settembre, infine, alle ore 8.30, la Granfondo. Alla consolle organizzativa, come sempre, la storia “Ciclistica Deivese”, nata nel 1978 per diventare un punto di riferimento per gli appassionati delle “due ruote” della zona. I colori della “Deivese” si possono incontrare anche sulle strade delle più importanti granfondo italiane, alle quali i soci partecipano con entusiasmo allestendo vere e proprie spedizioni a bordo di un pulmino che funge da mezzo di trasporto
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sia dei ciclisti che delle biciclette e delle attrezzature. Oltre alla “Granfondo delle Cinque Terre e della Riviera spezzina”, gli appartenenti alla “Deivese” organizzano infatti alcune gare che ormai sono diventate vere e proprie “classiche” nella provincia spezzina. In particolare, nel mese di agosto si disputano la cronoscalata di San Lorenzo, sei chilometri lungo i tornanti che dalla frazione di Anzo conducono a quella di Castagnola, nel comune di Framura, e la cronoscalata dell’Assunta, da Deiva Marina al Pian della Madonna, altri sei chilometri di ascesa con lo sfondo del Passo del Bracco. Due, come al solito, i percorsi: quello lun-
go di 157,9 chilometri con 3100 metri di dislivello e quello corto di 86.7 chilometri con 1600 metri di dislivello. Lo scorso anno si imposero nella Granfondo Giuseppe di Salvo e Daniela Passalacqua e nel Mediofondo Leonardo Viglione e Ilaria Lombardo. Entrambi i tracciati si snoderanno nell’entroterra, tra le bellezze del Parco Nazionale delle Cinque Terre, dove l’Appennino Ligure si fonde con l’ambiente mediterraneo tipico della costa. La Granfondo delle Cinque Terre e della Riviera Spezzina aprirà ufficialmente il GP Mare d’Autunno, il trittico fondistico che, insieme alla Granfondo Noberasco e alla
Granfondo Sitè da Prìa, darà occasione ai suoi partecipanti di trascorrere le ultime domeniche dell’annata sportiva pedalando a ridosso del mare. La rassegna fa parte dell’UNESCO Cycling Tour, il circuito che riunisce le manifestazioni granfondistiche ospitate nelle città con siti UNESCO. Le iscrizioni sono aperte alla quota di 35 euro, valida fino a venerdì 12 settembre. Nelle giornate di sabato 13 e domenica 14 settembre ci si potrà iscrivere solamente sul posto, presso la segreteria della manifestazione collocata nella palestra comunale di Deiva Marina, con un sovrapprezzo di 10 euro.
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CENTRO CITTÀ
DA VIENNA VERSO IL SALISBURGO: ECCO LE PROPOSTE LOW COST DEGLI HOTEL AUSTRIACI CHE PARLANO ITALIANO
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L’AUSTRIA VISTA DALLA SELLA DELLA BICICLETTA
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Un’estate nella natura austriaca che parla italiano: negli hotel dell’Associazione Austria per l’Italia si parla italiano e si sperimenta tutto il meglio di una vacanza in Austria, declinato in lingua italiana. Il sito www.vacanzeinaustria.com propone oltre agli hotel del gruppo anche tante informazioni sul territorio, sugli appuntamenti e sulle attività offerte. Da ora gli ospiti italiani possono prenotare online o richiedere direttamente agli hotels italofili, grazie al contatto diretto con gli alberghi senza intermediari o piattaforme – il tutto in lingua italiana. I prezzi sono competitivi e ci sono tanti pacchetti su misura per ogni richiesta, come le numerose proposte per l’estate, come quella dell’hotel Hoeldrichsmuehle****, a due passi da Vienna, immerso nel bosco viennese (Patrimonio dell’UNESCO per la sua preziosa biosfera), che “sfida” gli ospiti a visitare Vienna e i suoi dintorni in bicicletta: 1000 chilometri su 46 percorsi ciclabili (il pacchetto prevede 2 pernottamenti con colazione, una cena di 4 portate, noleggio biciclette e e-bike: da 179 euro a persona). Facendo rotta verso il Salisburghese, l’hotel Alpina Wagrein**** invita gli ospiti a esplorare le montagne circostanti e a rilassarsi nella SPA, a conduzione famigliare, l’albergo si trova in posizione centrale e tranquilla sull´altopiano “Kirchboden” a Wagrain; proprio accanto agli impianti di risalita “Flying Mozart” presso l’Acquapark “Wasserwelt Wagrain”, il Down-Hill-Mountainbikepark (molteplici piste per principianti e professionisti con innumerevoli curve ripide e tables per aumentare l’adrenalina su percorsi come ‘On Air’) e i campi da tennis. Un soggiorno di 3 notti in mezza pensione, utilizzo del centro relax – Alpinarium con piscina panoramica coperta, sauna finlandese, bagno turco aromatico, stanza d’aria fresca, impianto idroterapico Kneipp, ambiente per rilassarsi, fontana Grander – 2 pacchetti “energia” NUTRIXXION, un tour guidato in bicicletta per due gruppi e 2 diversi livelli di difficoltà, servizio gratuito di lavanderia dell’abbigliamento bici, ingresso giornaliero gratuito nel Mondo acquatico Amadé/ Acquapark “Wasserwelt Wagrain” a partire da 288,00 € a persona. Sempre nel Salisburghese, nel cuore di Saalbach Hinterglemm, l’Eva Village*** punta anche al palato, con merende pomeridiane e viaggi culinari a tema per le belle serate austriache. Oltre alla spa che si estende su 800 metri quadri, highlight per l’estate sono le escursioni guidate sui monti e gite panoramiche con il coach Gunter, gite guidate in mountain bike. Una garanzia per non perdersi i più begli angoli della zona. Tra gli altri servizi dedicati ai biker: escursioni freeride per bambini guidate, garage per le bici, posto lavaggio
e service, attrezzi per riparazione & supporti), cartina per escursioni su roadbike, download gratuito per gite GPS. 3 notti in mezza pensione, eva-biker special con i servizi per i biker, massaggio biker di 30 minuti, a partire da 294 euro a persona. In Tirolo, a Seefeld l’hotel Bergland è circondato da dall’area olimpica con circa 570 km di piste ciclabili, un paradiso per ciclisti di ogni tipo. Per chi vuole arrivare alla meta in tutta tranquillità e senza sudare, sono a disposizione 80 biciclette elettriche (e-bike), distribuite in 17 punti noleggio. Grazie a svariati percorsi per famiglie e ciclisti inesperti e a impegnativi itinerari per mountain bike, l’altopiano di Seefeld è una delle più varie destinazioni per chi desidera andare alla scoperta del territorio su due ruote. Il pacchetto comprende 4 notti con formula all inclusive, 2 giorni di E-Bike con zaino compresa merenda, utilizzo della spa, servizio lavanderia per i vestiti dei ciclisti, bibita isotonica per la gita in bici, a partire da 369 euro a persona. Anche lo Sport Hotel Schoenruh Ehrwald in Tirolo è perfetto per tutti gli appassionati di mountain bike: premiato come PRO HOTEL in altissima categoria dei Mountain Bike Holidays, la proprietaria dell’hotel è una Guida Mountain Bike certificata e mette a disposizione degli ospiti una “suite lussuosa” per il compagno a due ruote: 170 m² per la mountain bike, sorvegliata con videocamera e possibilità di chiudere con serratura di sicurezza ABUS, doccia per la bike, angolo officina per piccole riparazioni, lubrificante, compressore. Highlight? Tour professionali in mountain bike suddivisi in gruppi da 3 livelli di difficoltà 6 giorni la settimana, il pacchetto Bici per 7 notti parte da Euro 603 e comprende una serata informativa con George, “il capo” della Bikeguiding Zugspitze Arena, 5 escursioni in mountain bike con guida professionale, allenamenti tecnici giornalieri divisi in tre gruppi di abilità e un massaggio sportivo. Scoprire l’Austria parlando italiano è possibile in uno degli 59 hotel del gruppo “Austria per l’Italia”, un’associazione fondata nel 1986. Negli hotel a 5, 4 e 3 stelle dislocati in tutta l’Austria, gli ospiti vengono accolti al motto “dove l’ospitalità parla italiano”. Visitando il sito www. vacanzeinaustria.com c’è la possibilità di richiedere l’invio gratuito del catalogo o di iscriversi alla newsletter mensile; nel sito si trovano le presentazioni degli hotel con immagini, proposte di itinerari in città e in montagna e una sezione dedicata alle news e alle offerte speciali del momento. Un’altra sezione raccoglie moltissimi pacchetti per tutte le tematiche, sia estive che invernali: arte e cultura, soggiorni per famiglie, terme e cure, benessere e bellezza, vacanze attive, golf, equitazione, bici e mountain bike, sci e sport invernali, vacanze in moto, o all’insegna di caccia e pesca nella natura austriaca. Oltre al sito, anche il numero verde 800-977492 permette di ottenere informazioni dettagliate sugli hotel e la disponibilità, effettuare una prenotazione o richiedere l’invio gratuito per posta del catalogo annuale aggiornato, che presenta in dettaglio tutti gli alberghi de L’Austria per l’Italia Hotels, nonché gli enti turistici delle diverse regioni austriache, e i partner di cooperazione dell’associazione. L’ospite può verificare il prezzo e la disponibilità direttamente sul sito e inviare una richiesta non impegnativa direttamente agli hotels scelti oppure richiedere il soggiorno desiderato inviando un’e-mail a: booking@vacanzeinaustria.com oppure chiamando il numero verde 800 977492. Info 800-977492 - info@vacanzeinaustria.com oppure per le prenotazioni: booking@vacanzeinaustria.com
Le Granfondo ciclistiche come veicolo di messaggi non solo sportivi e agonistici, ma anche culturali,storici, ambientali.
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RUOTE ROVENTI
a cura di ROBERTO SGALLA e ANNA MARIA GIANNINI
LA PSICOLOGIA E L’USO DELLA BICICLETTA
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DALLE ORIGINI ALL’ETÀ CONTEMPORANEA, STORIA DI UN MEZZO NATO E CRESCIUTO IN SIMBIOSI CON L’UMANITÀ
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Gli studi che riguardano tematiche connesse all’uso della bicicletta in ambito psicologico sono molto meno numerosi di quelli inerenti gli aspetti relativi ad altri mezzi, come automobili e motocicli. La bicicletta è un mezzo le cui origini datano molto indietro nel tempo. Si sono scoperti schizzi attribuiti a Leonardo da Vinci del XV secolo, che rappresentano un veicolo a due ruote molto somigliante ad una bicicletta, all’epoca però questa invenzione restò raffigurata nelle tavole da disegno e non si tradusse operativamente in un concreto mezzo da usare sulla strada. In Francia, sulla fine del 1700, il Conte di Sivrac inventò il “célérifère”, bicicletta con le grandi ruote tenute insieme da un supporto di legno. Non è chiaro se questo mezzo sia mai esistito e si attribuisce l’invenzione di quella che si considera una bicicletta al Barone Van Drais di Saurbrun, originario della Gramania, che avrebbe costruito il mezzo presentandolo a Parigi nella primavera nel 1818. Tale mezzo venne nominato “Drisienne” in onore del suo inventore. Ma la prima vera bicicletta è quella costruita da un maniscalco scozzese nel 1839, Kirkpatrick MacMillan. Era una evoluzione della Draissienne e consentiva di pedalare in modo più autonomo. Parliamo dunque di un mezzo esistente (fra fantasia e realizzazione) da secoli e si presenta come molto “naturale” per l’essere umano fin dai primi anni di vita. Si tratta di un mezzo che si apprende a condurre facilmente, che richiede l’assunzione di una posizione
di equilibrio e che, una volta completate le fasi di apprendimento diviene utilizzabile in modo efficace, rapido e immediato. La “vera e propria” bicicletta è usata da chi la conduce, il tandem può prevedere la compresenza (ai pedali) di più persone. Così come esistono diverse tipologie di biciclette, da quelle molto semplici, la cui conduzione è tipicamente basata sull’azione del “pedalare”, fino a sofisticate tipologie con pedalate assistite, funzioni elettriche e così via. Analogamente l’abbigliamento adatto a questo tipo di sport o comunque all’uso di questo mezzo è costituito da accessori e complementi utili a soddisfare le diverse esigenze: da quelle atmosferiche a quelle relative alla durata dei percorsi, nonché le importantissime esigenze di sicurezza, come l’impiego dei caschi appositi, delle ginocchiere, dei dispositivi protettivi per il corpo. Nelle diverse aree geografiche l’uso della bicicletta varia molto: si va dalle città ad altissima densità di traffico e con scarsi percorsi dedicati (piste ciclabili) a città o paesi in cui l’abitudine all’uso della bicicletta come mezzo di trasporto è consolidata e integrata nella vita degli abitanti; tipicamente in questi ultimi casi si inizia ad usare la bicicletta da bambini e si continua fino ad età avanzata, essendo quest’ultima il mezzo elettivo di spostamento in percorsi sicuri o comunque poco esposti alla alta variabilità di certe tipologie di traffico di grandi metropoli. Queste abitudini hanno sul piano medico e psicologico una multivalenza: prima di tutto consentono alle persone di fare movimento mentre si spostano (contrariamente a quanto accade a bordo di autoveicoli), mantengono l’ambiente meno inquinato dai gas, espongono a minori quantità di stress da attesa in lunghe file di traffico congestionato
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mezzo da usarsi per il tempo libero, e sottovalutano le potenzialità legate al suo uso e spesso anche la complessità. Infatti, oltre ovviamente all’equilibrio e alla forza che occorre per procedere, il ciclista deve impegnare importanti risorse attentive per recepire e confrontare un elevato numero di stimoli che provengono dall’ambiente stesso (sole, vento, luci, ostacoli improvvisi…) e soprattutto dalla strada e dagli altri suoi occupanti: rumore di fondo, pavimentazione ineguale, segnali visivi e acustici, movimenti sia prevedibili che inattesi di automobilisti, pedoni e altri ciclisti. Fine 1ª parte Roberto Sgalla Anna Maria Giannini
e offrono esperienze di contatto con i luoghi che si percorrono sicuramente più piacevoli e motivanti. Ultimamente proprio a causa del crescente costo della benzina e all’inquinamento dell’aria, la bicicletta ha riguadagnato popolarità come mezzo economico e pulito, ma anche perché utile alla salute in un’epoca di preoccupante diffusione dell’obesità (Dagen & Alavosius, 2008). D’altra parte invece molte persone considerano la bicicletta quasi come un giocattolo o un
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CIRCUITO DEGLI ITALICI ZUEGG a cura della REDAZIONE
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FRATERNALI RE DEI LATINI IL PORTACOLORI DELL’AD FAUSTO COPPI DI FERMIGNANO TRIONFA NEL SUO RAGGRUPPAMENTO CHE SI È CHIUSO LO SCORSO 6 LUGLIO CON LA GF SIBILLINI. COSTARELLI TRIONFA NEL CORTO, NEL RANKING A SQUADRE DOMINANO LE ROMANE. E NELL’ETRUSCO SARÀ LA MAGNIFICA AD ASSEGNARE GLI ULTIMI VERDETTI
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Con la Gran Fondo dei Sibillini, andata in scena lo scorso 6 luglio nella località marchigiana di Caldarola, si è concluso ufficialmente – dopo sei tappe vibranti – il raggruppamento Latino del Circuito degli Italici Zuegg. Una lunga cavalcata iniziata il 23 marzo scorso con la Gran Fondo dell’Amore, proseguita ad aprile con La Garibaldina, a maggio con la GF Terre dei Varano e, infine, a giugno con La Strasubasio e la GF Fara in Sabina. Il successo del circuito, nella classifica individuale Lungo, va dunque a Mattia Fraternali, portacolori dell’AD Fausto Coppi di Fermignano, che ha dominato dal primo all’ultimo istante il suo “girone”, concludendo le sei tappe col punteggio di 2470. Al 2° posto Andrea Borgia (Piesse Cycling Team) con 2060 punti e, al terzo, Matteo Zanelli (Cycling Rieti) che si è fermato a quota 1500. La top-five è completata da Samuele Maffei (ASD Vuenne Cicli) e da Andrea Cicione (Piesse Cycling Team). Nella graduatoria individuale Corto, invece, dopo un testa a testa emozionante, il successo è andato – con 2455 punti – al portacolori dell’AD Bicimania Federico Costarelli, che ha avuto la meglio di poco più di un centinaio di lunghezze su Matia Burini (UC Trasimeno Cicli Valentini, punti 2305) e su Matteo Cecconi (ASD Effetto Ciclismo Fiano Romano, punti 2020). Ai piedi del podio Domenico Cartolano (1920 punti) e Mirko Marcucci (1675). Nella classifica Lui & Lei (Lungo) due coppie si sono contese, fino all’ultima tappa, il successo in classifica. Alla fine, per 200 lunghezze, la vittoria è andata a SopranzettiChiappini, tandem dell’AD Newteam Esse-
bi, che ha superato con 2500 punti tondi il duo Testoni-Rigon (AS Roma Ciclismo), che si è fermato a quota 2300. Nella categoria Lui & Lei Corto, invece, per appena 20 lunghezze, la vittoria, in un incertissimo “derby romano”, è andata alla coppia capitolina Diaferia-Cerulli (AS Roma Ciclismo, 2520 punti), che ha preceduto di un’inezia D’Emilio-Mascelli (ASD Effetto Ciclismo Fiano Romano, 2500 punti). Ai piedi del podio le coppie Gambadori-Vigorito (ASD Newteam Essebi) e Asci-Pizzica (AS Roma Ciclismo). E parla romano anche la classifica a squadre dei Circuito Latino, dominata dall’AS Roma Ciclismo con 235 punti. Al secondo posto, ma con un gap vistoso, la ASD Santa Maria degli Angeli (91 punti), che ha avuto la meglio sull’AD Newton Essebi (86). Consegnato agli archivi il primo dei due raggruppamenti, ora l’attenzione si sposta Partners ufficiali del Circuito degli Italici
sul Circuito Etrusco a cui – dopo Cassani, Appennini, Capitano, Arezzo e Straducale – manca una sola tappa per concludere il suo percorso. Per avere la classifica definitiva del girone bisognerà dunque attendere il 7 settembre con la durissima La Magnifica di Forlì, giunta alla sua terza edizione. Percorso leggermente “ammorbidito” rispetto al passato, ma comunque riservato agli scalatori puri. Una degna conclusione per stabilire i vincitori di questo emozionante circuito. Soddisfatto Alfredo Molendi, anima degli Italici, che è già al lavoro per la prossima edizione del Circuito che si annuncia ricco di novità. E soddisfatti anche gli sponsor che hanno accompagnato i ciclisti in queste undici tappe. Oltre al main-sponsor Zuegg, ricordiamo i brand abbinati alle dodici granfondo del calendario Etrusco e Latino: Lunique Sport, Corri col Cuore Pissei, Fria, Pantacicli e Scaldì l’attiva calore.
PISSEI, DOVE BATTE IL CUORE DEL CICLISMO a cura di ROBERTO ZANETTI IL CICLISMO HA SEMPRE AVUTO UN RUOLO IMPORTANTE E FONDAMENTALE NELLA STORIA DI PISSEI; UN LEGAME FORTE CHE SI TRAMANDA DA GENERAZIONE IN GENERAZIONE, IL CUI EMBLEMA, SIMBOLICAMENTE, È RAPPRESENTATO DAL “CUORE” Pissei, azienda toscana (di Pistoia, per la precisione), nasce nel 1978 da una passione di famiglia per il ciclismo. Si diffonde tra gli appassionati e i gruppi sportivi con il nome Ellegi fino al 2006, anno in cui il brand prende il nuovo nome Pissei. L’interesse, la dedizione e l’amore per questo sport portano la proprietà a inserire il “Cuore” come elemento identificativo e ad affiancarlo alla parola “Italiano” che, anche oggi, lo distingue dagli altri marchi e ne fa emergere un’espressione unica nel suo genere. Il “Cuore Italiano” è presente con la sua linea di abbigliamento dedicato al ciclismo in Europa, America, Giappone e, negli anni, è diventato uno dei simboli
del made in Italy per eccellenza in tutto il mondo. Il suo stile innovativo, il suo modo friendly di porsi e la ricerca dei materiali utilizzati per la produzione dei capi, hanno permesso a Pissei di compiere un grande salto di qualità, collocandola in Italia tra le più importanti nel settore dell’abbigliamento per il ciclismo. Le sue collezioni sono studiate e testate con cura nei minimi dettagli, create da un gruppo di professionisti ma anche di appassionati del ciclismo, che conoscono molto bene le esigenze di chi pedala tutti i giorni per lavoro (team ufficiali) o anche per il solo piacere di fare sport come semplici amatori.
CARATTERISTICHE TECNICHE DEL PRODOTTO: • Uso dei materiali Dall’esperienza diretta del produttore e da quella dei ciclisti che da tempo collaborano con Pissei per i test sul prodotto, si è lavorato sui tessuti pensando di posizionarli in base al calore, al sole e alle specifiche aree per garantire una maggior performance. • Forma e vestibilità Anni di lavoro e di esperienza nel mondo agonistico hanno permesso a Pissei di ideare un prodotto studiato per una postura in bici più corretta. Quello che forse, per il grande pubblico, è difficile da capire in un primo momento viene apprezzato durante gli allenamenti e nelle diverse condizioni meteo dove, per vestibilità e per scelta del posizionamento dei tessuti, il comfort e il benessere del ciclista è ai massimi livelli.
Il Produttore/ Distributore per l’Italia: PISSEI srl Via Zanzotto, 218 51100 Pistoia Tel. +39 0573 534443 E-mail: info@pissei.com Web site: www.pissei.com
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PROTAGONISTI
a cura di PAOLO MEI Tempo di lettura
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DAVIDE MALACARNE, A CALIMERO MANCA SOLO LA VITTORIA
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PROFESSIONISTA DAL 2009, HA CORSO NELLA CORAZZATA BELGA QUICK STEP E NELLA FRANCESE EUROPCAR, LA SUA ATTUALE SQUADRA. CORRIDORE ECLETTICO, VANTA UN TITOLO IRIDATO TRA GLI JUNIORES CONQUISTATO IN GERMANIA NEL 2005. IL PRESENTE? UN GIRO D’ITALIA AD ALTO LIVELLO
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Davide con in braccio la piccola Aurora al foglio firma della 18a tappa del Giro d’Italia 2014
Buongiorno Davide, perché la chiamano Calimero? «È nato tutto quando ero bambino poiché ero piccolino e cicciottello con la carnagione scura e continuo tutt’ora a trascinarmi questo simpatico soprannome.»
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Come è iniziata la sua passione per la bicicletta? «A cinque anni mio padre mi ha portato alla sede del GS Fonzaso per iscrivermi e da lì ho iniziato la mia piccola carriera. Ovviamente campioni come Pantani, Chiappucci e Bugno sono stati uno stimolo grande per consolidarla.» Facciamo un bel passo indietro. Torniamo al 2005 a S.Wendel e un giovane corridore di Lamon, cioè proprio lei, vince un campionato del mondo. Faceva freddissimo, c’era del ghiaccio e lei stupì oltre che per la classe, per la sua capacità di guida in discesa. Tutto giusto? «Esattamente, sono sempre stato tra i migliori discesisti tra ragazzi della mia età, le discese non mi hanno mai fatto paura a differenza delle salite! Per quanto riguarda il freddo è stata una delle giornate più fredde che ho vissuto da atleta ma per fortuna la vittoria ha fatto sì che tutto fosse molto più caldo e più bello.»
«Si potrebbe discutere una giornata intera di queste cose, ma credo che i fattori principali siano la tecnica di guida e la capacità di sforzo alla soglia più lunga del ‘normale’ e questo fa sì che nei momenti cruciali gli atleti cresciuti in mtb, nel ciclocross e in pista abbiano maggiore brillantezza in questi momenti.»
Sembrava destinato a diventare il numero uno in Italia a livello internazionale, magari insieme a Franzoi (Marco Aurelio Fontana sarebbe esploso pochi anni dopo, ndr), invece qualcosa non è andato per il verso giusto. Che cosa ha arrestato la sua carriera nel cross? «Sono stati molti i fattori che mi hanno spinto a lasciare il fuoristrada, nonostante i bei risultati ottenuti. Forse il più importante è stata la mancanza di ‘mezzi’ che in Italia ancora, ahimè, non abbiamo. Mi auguro che nei prossimi anni queste piccole lacune vengano un po’ assorbite sia dalla Federazione, sia da chi segue il ciclismo in generale perché sono convinto che ai ragazzi facciano molto bene sia il fuoristrada che la pista.» Adri Van der Poel, Zdenek Stybar: la dimostrazione, con due nomi a caso che i crossisti possono vincere anche su strada. Quanto può essere determinante il cross a livello tecnico?
Dal 2008, con uno stage, lei ha incominciato a correre seriamente tra i professionisti su strada. Sino ad ora, nessun team italiano. Una scelta o un obbligo? «Purtroppo nessun team italiano! Forse più per obbligo che per scelta, ma per fortuna sono un ragazzo abbastanza aperto e mi sono sempre trovato bene all’estero.»
Tour de France 2012 – Prologo Liege – Liege 6,4 km foto BETTINIPHOTO
L’unico successo, sino ad oggi, una tappa alla Vuelta Ciclista a Catalunya. Una fuga per la vittoria finita bene, per uno che ha come marchio di fabbrica, la fuga, l’attacco. Quanto le manca una vittoria? «Moltissimo, ma in questi anni ho saputo fare un ottimo lavoro per chi vinceva al
31 tu prenda confidenza nei tuoi mezzi per riprovarci finché non arriverà questa agognata vittoria che da un po’ di anni continua a sfuggermi per un soffio.» Siamo a metà stagione, quali sono i suoi programmi per questa seconda parte di 2014? «Credo che farò la Vuelta ma in particolar modo vorrei ben figurare al Giro di Lombardia che per me è un po’ stregato.» La sua corsa preferita? «Non ce n’è una ma ben tre e tutte per dei motivi diversi: Il Tour down under, Il giro di Polonia e la Vuelta di Spagna. Non sono corse ambite da tutti ma come ho detto hanno una grande importanza per me.»
foto BETTINIPHOTO
Giro d’Italia 2014 – 97a Edizione – 19a tappa Bassano del Grappa – Cima Grappa (Crespano del Grappa) 26,8 km
posto mio, o comunque otteneva ottimi risultati. Questo allevia sicuramente la mia carenza, anzi alcune volte la felicità di vedere il tuo compagno vincere, dopo aver dato tutto per lui, ripaga allo stesso modo.»
La corsa che proprio non digerisce? «Il Giro di Lombardia, non perché non mi piaccia ma perché ci sono sempre arrivato con le batterie scariche tutti gli anni in cui ho partecipato. Quest’anno vorrei appunto iniziare a… digerirlo bene.» Lei è un personaggio molto amato: sempre disponibile e sempre sorridente. E se i tifosi, i bambini la cercano per una foto, un autografo, lei c’è sempre. Quanto è importante per un corridore l’affetto della gente? «È importantissimo, è un po’ come la benzina per un’auto e comunque quando tutti ti cercano e ti vogliono bene vuol dire che qualcosa di buono nella tua carriera lo hai fatto, in bici o giù dalla sella.»
Tecnicamente come lo inquadriamo Calimero? «In pianura mi difendo, in volata mi difendo, in salita mi difendo, in discesa vado bene, quindi non prevalgo in nessuna specialità. Negli anni mi sono ritagliato gli spazi facendo un ottimo ‘gregariato’ e quando possibile ho cercato il risultato personale, provando fughe o tappe movimentate.» Comunque, quella maglia verde alla Tirreno-Adriatico nel 2011, la dice lunga sulle sue caratteristiche. Quell’anno accarezzò anche il sogno di una vittoria di tappa, sfumata agli ultimi 250 metri. Ricorda? «Ricordo benissimo, una giornata non molto soleggiata con un dislivello importante, la fuga nel finale con Amador e il cartello 150 m quando Gilbert mi ha superato dopo 240 km. In quel momento mi è crollato un po’ il mondo addosso e le speranze che avevo in me. Ma comunque quella maglia verde è stata una bella consolazione e comunque un bel risultato.» 2014, Giro d’Italia: Tappa che da Lugo conduce a Sestola. Due corridori si giocano la vittoria allo sprint. Pieter Weening, vince su Davide Malacarne. È più grande la delusione per non aver vinto o la gioia per la performance di altissimo livello? «Un po’ tutte e due. Vincere, come ho detto, mi è mancato anche questa volta, ma forse questa per vari fattori è stata la sconfitta che mi brucia di più. Poi la felicità della prestazione fa sì che
Davide Malacarne al Tour de Romandie 2014
Chiudiamo con qualche “petardo” alla Beppe Conti. Novità per il 2015? «Ancora le novità sono poche, io ho un contratto che mi lega ad Europcar fino al 31 dicembre e mi trovo molto bene qui anche se non mi dispiacerebbe provare nuovi ambienti e nuovi stimoli.»
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Giro d’Italia 2014 – 97a Edizione – 9a tappa Lugo-Sestola 172 km – Davide Malacarne (Europcar) e Pieter Weening (Orica - GreenEDGE) foto BETTINIPHOTO
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CIRCUITO MASTER TRICOLORE a cura della REDAZIONE
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THE WINNER IS… ARCHIVIATA LA PRATO ABETONE, ORA LA PROSSIMA TAPPA SARÀ LA GRAN FONDO LEOPARDIANA. IN ATTESA DELL’ATTO CONCLUSIVO: LA GRAN FONDO DI CHIANCIANO
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Ultime battute per un’edizione emozionante del circuito Master Tricolore che si prepara al gran finale! La terzultima tappa, la storica Prato Abetone andata in scena lo scorso 13 luglio, ha visto correre, nonostante il maltempo, più di 850 impavidi partecipanti per i 94 km che da Prato portano ad Abetone. Soddisfatto anche il presidente del consorzio turistico dell’Abetone Rolando Galli: «La Prato Abetone è una classica del ciclismo amatoriale e l’ha dimostrato ancora una volta – spiega – le previsioni del tempo non hanno aiutato la corsa ma alla fine sia come partecipanti che come livello tecnico è stata una grande gara». Prossima tappa sarà la Gran Fondo Leopardiana del 31 agosto a Recanati con due tracciati impegnativi, ma anche molto panoramici.
Il percorso lungo copre una distanza di 124 km con un dislivello di 2826 metri. La salita che, senza dubbio, metterà tutti a dura prova sarà quella che porta al Passo della Cappella, che nel 2012 fu palcoscenico della 6a tappa del Giro d’Italia, la Urbino-Porto Sant’Elpidio. Si tratta di un’ascesa davvero impegnativa, sulla quale i ciclisti potranno mettere alla prova le proprie doti di scalatori. Il percorso corto invece prevede un tracciato di 84 km e 1750 metri di dislivello. Il gran finale sarà quindi l’attesissima Gran Fondo di Chianciano Terme, domenica 21 settembre, che giunta alla sua 13esima edizione si afferma anch’essa come una “classica” tra gli eventi ciclistici amatoriali a livello internazionale. L’edizione 2014, oltre ad essere l’ultima prova del Master Tricolore, ha nel suo carnet diverse connotazioni quali: il memorial
Riccardo Riccardi, il memorial Guido Lombardelli ed il memorial Evandro Nannetti. I due percorsi della gara (lungo 131 km e corto 100 km) andranno a toccare i luoghi più belli dell’intero territorio, attraversando lievemente la Val di Chiana Senese e si addentreranno profondamente nella Val d’Orcia-Amiata, fino alle falde del monte senese-grossetano, toccando i luoghi più rappresentativi di Chianciano Terme. La data del 21 settembre è stata scelta anche per dare l’opportunità agli atleti e ai loro accompagnatori di approfittare della stagione termale di Chianciano che a settembre inizia l’attività a pieno regime, consentendo a tutti di godersi un bellissimo week-end di divertimento e relax nelle Terre di Siena. Quota d’iscrizione GF Chianciano: 25 euro fino al 16 settembre, 30 euro fino al 19 Settembre, 40 euro la mattina della gara.
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ASTRID SCHARTMÜLLER
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GRAN FONDO DEI SIBILLINI a cura della REDAZIONE
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UN’EDIZIONE DA GUINNESS RECORD D’ISCRITTI LO SCORSO 6 LUGLIO A CALDAROLA. NEL LUNGO TRIONFA BUSBANI, NEL CORTO D’ERRICO. NEL GENTILSESSO S’IMPONE LA PRATI, TRA LE SQUADRE LA ASD GIULIODORI RENZO ZEPPA BIKE
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Record di iscritti alla Granfondo dei Sibillini. Sono stati, infatti, 1500 i ciclisti che lo scorso 6 luglio hanno scelto la 24ª edizione dell’evento organizzato a Caldarola dall’ASD Sibillini, che quest’anno, oltre al Circuito degli Italici Zuegg, faceva parte del Prestigio come prova alternativa alla Maratona dles Dolomites. Il numero più alto di tutta la sua storia. Prima del via agonistico 260 amanti del “pedalare senza fretta” si sono lanciati nella partenza alla francese. A dare il via ufficiale sono stati il sindaco di Caldarola Luca Maria Giuseppetti e il consigliere comunale con delega allo Sport Stefano Migliorelli. Alla manifestazione è intervenuto anche Emiliano Borgna, responsabile nazionale ACSI settore ciclismo. Subito dopo la partenza della granfondo, sul viale dell’arrivo, si è svolta una gara di handbike, vinta dal viterbese Mauro Cratassa della Circolo Canottieri Aniene, campione italiano che vive a Vitorchiano, davanti a Fatmir Kruezi della Vitersport e a Stefano Girelli dell’UC Petrignano. L’ex corridore umbro Luca Panichi, invece, ha scalato ancora una volta Forca di Presta in sella alla sua carrozzina, migliorando di 10’ il tempo dello scorso anno, che era stato di 2h 30’ per percorrere 5,8 chilometri.
Venendo alla cronaca sportiva, nel percorso lungo, dopo una girandola di emozioni, al chilometro 116 al comando si sono ritrovati Luciano Mencaroni della Cicli Copparo, Emanuele Poeta del Ponte Cycling Team, Federico Castagnoli della Cicli Copparo, Michele Rezzani del Legend-Miche-LGL e Giampaolo Busbani della Giuliodori Renzo Zeppa Bike. A circa cinque chilometri dall’arrivo Poeta cade e al comando restano in quattro. Alla fine è sprint, vinto da Busbani, che vive a Maiolati Spontini (AN). Secondo Castagnoli e terzo Rezzani. In campo femminile vince Maria Cristina Prati della Cicli Matteoni FRW, che è di Cesenatico (FC), davanti a Florinda Neri della SS Frecce Rosse Rimini e a Veronica Pacini della Cicli Copparo. Nel percorso corto, quando all’arrivo mancano circa 10 chilometri, in testa si forma un gruppo forte di una trentina di unità. Alla fine la gara si decide in volata, vinta da Alfonso D’Errico dello Studio Moda, che vive a San Severo (FG). Secondo è Alessandro Mancinelli del Newteam Essebi e terzo Davide Schiaratura della SS Frecce Rosse Rimini. Tra le donne successo per Manuela Bugli della Gobbi-MGK VIS-LGL-More Life Energy, che è di Borghi (FC), davanti a Rita Gabellini del GC SGR Servizi SpA e a Michela Giuseppina Bergozza dell’Hot Wheels Team. Tra le società successo per la Giuliodori Renzo Zeppa Bike. Subito dopo l’arrivo i ciclisti hanno potuto ristorarsi con del cocomero fresco e poi tutti al pasta party, che come sempre offriva un’ampia scelta tra tre primi, tre secondi e tre contorni e poi vino, acqua, frutta, gelato, dolci e Vernaccia. Via, poi, alle premiazioni. Partners ufficiali del Circuito degli Italici
Insomma, una bella festa, che ha avuto come palcoscenico Caldarola, piccolo e vivace comune ai piedi dell’Appennino. Una manifestazione che, come ogni anno, ha portato i ciclisti a pedalare tra paesaggi stupendi e indimenticabili. Si ricorda il sito della manifestazione: www.granfondodeisibillini.it Il servizio fotografico ufficiale sarà disponibile sul sito www.fotocastagnoli.net Classifiche complete sul sito di KronoService. CLASSIFICA ASSOLUTA MASCHILE PERCORSO LUNGO: 1° Giampaolo Busbani (Giuliodori Renzo Zeppa Bike) 04:24:49.44 2° Federico Castagnoli (Cicli Copparo) 04:24:49.45 3° Michele Rezzani (Legend-Miche-LGL) 04:24:49.70 CLASSIFICA ASSOLUTA FEMMINILE PERCORSO LUNGO: 1a Maria Cristina Prati (GS Cicli Matteoni FRW) 04:58:22.39 2a Florinda Neri (SS Frecce Rosse Rimini) 04:58:22.79 3a Veronica Pacini (Cicli Copparo) 05:14:15.59 CLASSIFICA ASSOLUTA MASCHILE PERCORSO CORTO: 1° Alfonso D’Errico (GS Studio Moda) 02:38:20.65 2° Alessandro Mancinelli (Newteam Essebi) 02:38:21.22 3° Davide Schiaratura (SS Frecce Rosse Rimini) 02:38:21.23 CLASSIFICA ASSOLUTA FEMMINILE PERCORSO CORTO: 1a Manuela Bugli (Gobbi-MGK VIS- LGL-More Life Energy) 02:51:37.94 2a Rita Gabellini (GC SGR Servizi SpA) 02:51:38.13 3a Michela Giuseppina Bergozza (ASD Hot Wheels Team) 02:56:36.70
foto BETTINIPHOTO
VINCENZO NIBALI
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SETTEMBRE 2014
granfondo dei campioni
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3° TROFEO PASSO PAMPEAGO a cura di NEWSPOWER
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CORSA CONTRO IL TEMPO CON VISTA DOLOMITI IL 21 SETTEMBRE, IN VAL DI FIEMME, LA CRONOSCALATA ORGANIZZATA DALL’US LITEGOSA DI PANCHIÀ IN COLLABORAZIONE CON LO SKI CENTER LATEMAR
I vincitori dell’edizione 2013 Claudia Wegmann e Jarno Varesco foto NEWSPOWER CANON
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Le domeniche di fine estate sono senza dubbio i momenti ideali per godersi le Dolomiti trentine, sia in bicicletta che a piedi. Il 21 settembre, in Val di Fiemme, tutti gli appassionati avranno una magnifica occasione per trascorrere una bella giornata nel segno delle due ruote: il 3° Trofeo Passo Pampeago. La cronoscalata, organizzata dall’US Litegosa di Panchià (TN) in collaborazione con lo Ski Center Latemar, scatterà dal centro di Tesero e terminerà ai 2000 metri del Passo di
Pampeago, una delle salite dove sono state scritte alcune delle più belle pagine della recente storia del ciclismo. Siamo nel cuore delle Dolomiti, ai piedi del Massiccio del Latemar, in una zona che offre infinite opportunità agli amanti delle attività outdoor. La strada che porta al Passo di Pampeago, che i cronomen dovranno affrontare domenica 21 settembre, è un trampolino di lancio ideale per delle magnifiche escursioni in bici. Dopo lo scollinamento nel vicino Alto Adige, infatti, si possono affrontare le salite del Passo di Costalunga, del Passo di Lavazè o di Monte San Pietro e tornare poi in Val di Fiemme
dopo aver ammirato i panorami di altre vallate dolomitiche. Gli impianti dello Ski Center Latemar d’estate consentono agli amanti delle escursioni e del Nordic Walking di salire rapidamente di quota e godersi le Montagne Rosa patrimonio UNESCO. Nella zona di Pampeago sono tante le malghe e i rifugi comodamente raggiungibili, mentre gli amanti del trekking possono entrare nel “cuore” del Latemar salendo al Rifugio Torre di Pisa, punto di partenza ideale per escursioni fra le guglie e le particolari conformazioni rocciose di questo gruppo montuoso. Lo Ski Center Latemar d’estate offre anche sentieri tematici e parchi giochi dedicati ai bambini, feste e sagre tradizionali, concerti e ovviamente eventi sportivi fra cui spicca appunto il Trofeo Passo Pampeago. La cronoscalata consente agli appassionati di misurarsi contro se stessi e “contro” una salita che per ogni ciclista rappresenta una sfida molto stimolante. Il percorso, infatti, misura 10,5 km e il dislivello da superare è di 1019 metri con una pendenza media che sfiora il 10%. La prima parte di salita è quella “classica” che porta all’Alpe di Pampeago caratterizzata da lunghi rettilinei e da una carreggiata ampia, poi la sede stradale si restringe e gli ultimi chilometri, asfaltati in occasione del passaggio del Giro d’Italia 2012, immettono sulla finish line del Passo di Pampeago fra prati e alpeggi del Latemar. Al termine delle fatiche, tutti i partecipanti si potranno godere il meritato riposo e il pasta party presso l’Hotel Scoiattolo sempre a Pampeago. La cronoscalata del 21 settembre è aperta sia alle bici da strada che alle mountain bike: le iscrizioni al 3° Trofeo Passo Pampeago sono già partite, la quota di partecipazione è di 15 € e per prendere parte alla gara basta mettersi in contatto con gli organizzatori mandando una mail all’indirizzo uslitegosa@gmail.com. Info: www.latemar.it uslitegosa@gmail.com
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FIERA INTERNAZIONALE DELLA BICICLETTA a cura della REDAZIONE
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TUTTE LE NOVITÀ IN 500 PADIGLIONI A PADOVA DAL 20 AL 22 SETTEMBRE TORNA IL PIÙ IMPORTANTE BIKE-EXPO D’ITALIA. ECCO L’ANTEPRIMA DI UN’EDIZIONE CHE SI ANNUNCIA DA GUINNESS
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Tradizione italiana e ultime novità del settore: è questo il mix vincente della settima edizione della Fiera Internazionale della Bicicletta in programma a Padova dal 20 al 22 settembre. Anche quest’anno le iscrizioni alla sono cominciate con largo anticipo fin dal mese di gennaio: e, a quasi due mesi dal taglio del nastro, gli organizzatori possono già dichiarare il tutto esaurito dei padiglioni fieristici. Del resto, con la cifra record di 500 espositori e 55.000 visitatori nel 2013, ExpoBici ha guadagnato a pieno titolo il ruolo di salone italiano dedicato alla bicicletta, e il 2014 si annuncia pari se non migliore alla passata edizione. Accanto alle iniziative di grande successo già varate nelle rassegne passate si annunciano delle importanti novità sia per le aziende partecipanti che per i visitatori. Sono già cominciati infatti i lavori per la quarta edizione del premio “ExpoBici Innovation Award”: la Giuria valuterà i prodotti novità del 2015 premiando l’innovazione, ma anche il design, le qualità tecniche e il rapporto qualità prezzo dei prodotti in concorso, che saranno divisi in 7 categorie: MTB, Road, Urban/E-Bike, Componenti, Accessori Abbigliamento e Bike4Fun.
Dopo il grande successo del lancio del sottosalone MACRO – Fixed Gear & Bike Polo Show non mancherà anche quest’anno un intero padiglione dedicato agli amanti delle scatto fisso: oltre al torneo di Bike Polo i visitatori potranno ammirare il meglio delle ultime creazioni delle aziende che operano nel meraviglioso mondo delle fisse. Altro consueto appuntamento sarà quello con il Test Day, venerdì 19 settembre con partenza dal centro di Galzignano Terme: un’intera giornata dedicata alla prova delle bici che si troveranno nei negozi nel 2015. Un evento dedicato ai professionisti, dealer e giornalisti, ma aperto anche agli appassionati: le iscrizioni si sono aperte a maggio, mentre il team di ExpoBici è già attivo per il miglioramento dei percorsi-prova che tanto successo hanno riscosso nella scorsa edizione. «Speriamo di battere il record di presenze del 2013 che ha visto la presenza di 1500 biker e lo svolgimento di 4500 test, con oltre 300 bici test messe a disposizione dalle aziende partecipanti», è l’auspicio di Paolo Coin, AD di PadovaFiere SpA. Il Test Day sarà anche l’occasione per una grande novità dell’edizione 2014: le Comparative BiciLive.it. ExpoBici si arricchisce infatti della collaborazione del team di BiciLive.it e presen-
ta le Comparative dei Test Day: nell’ottica di dare un servizio ulteriore e di approfondimento ai visitatori della manifestazione e ai biker italiani, nella giornata di venerdì 19 settembre Galzignano vedrà lo svolgimento dei test comparativi di modelli mountain bike e strada selezionati dai tester di BiciLive.it. Saranno presi in esame diversi parametri che metteranno a confronto i modelli appena presentati dalle aziende produttrici. Anche le e-bike saranno prese in esame e testate durante le giornate di fiera presso i paddock dell’area test e lungo il percorso cittadino dedicato alle bici urban. Altra novità della prossima ExpoBici sarà la prima edizione del BTB – Borsa del turismo in bici, organizzata in collaborazione con Cicloturismo e MTB Magazine, media partner ufficiali dell’iniziativa. BTB sarà un nuovo momento espositivo dedicato al turismo in bicicletta: enti del turismo, bike hotels, agriturismi e consorzi di promozione del territorio potranno valorizzare e promuovere le proprie opportunità di vacanza in bici presso una platea sempre più ampia di appassionati ciclisti. Appuntamento a Padova dunque dal 20 al 22 settembre 2014 per la prossima edizione di ExpoBici – La Fiera Internazionale della Bicicletta.
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foto ROBERTO ALVISI
7° “MEMORIAL GIOVANNI PASCOLI”
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a cura della REDAZIONE
IL CICLISMO IN VERSI IL 14 SETTEMBRE A SAN MAURO PASCOLI TORNA LA GRANFONDO NON COMPETITIVA DELL’ECOLOGY TEAM, L’UNICA MANIFESTAZIONE AL MONDO CHE ABBINA L’AMORE PER LA BICICLETTA ALLA PASSIONE PER LA POESIA. E PER LA PRIMA VOLTA IN CONCOMITANZA SI SVOLGERÀ LA 17ª PROVA ADRIATICOAST
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Non si correrà su una… cavallina storna, ma in quei luoghi dove Giovanni Pascoli compose autentici capolavori della poesia di fine ottocento – come Addio Adda, 10 agosto, La quercia caduta e La guazza – ancora una volta, bicicletta e letteratura viaggeranno in tandem. Organizzata dall’Ecology Team, si rinnova, infatti, il prossimo 14 settembre, per il settimo anno consecutivo, la Gran Fondo non competitiva “Memorial Giovanni Pascoli”, una manifestazione in cui, per definizione, s’intrecciano da sempre due passioni solo all’apparenza agli antipodi: quella per la bicicletta e quella per la letteratura. E in questo lembo di terra di Romagna, dove – per dirla con i versi del poeta – «il sole dora la nebbia della macchia e si ode una laude che sale tra il fremito delle cicale» – andrà in scena una manifestazione che, spigolando tra storia e sport, vuole regalare agli appassionati del pedale un’altra domenica da ricordare. Teatro della manifestazione sarà, non a caso, la splendida cornice di Villa Torlonia, un luogo intriso di storia e suggestioni. L’edificio comprende la villa di famiglia, nota come La Torre, una cappella, la residenza del fattore, oggi trasformato in ristorante, e alcune case coloniche. Il cortile dell’edificio principale ospita rappresentazioni teatrali ed eventi culturali. Il complesso, costruito nel 1780, ha ospitato per alcuni anni Giovanni Pascoli, in quanto il padre era amministratore dei possedimenti rurali di proprietà dei Torlonia. È in questo luogo che Pascoli vide tornare la cavallina storna, protagonista di uno dei suoi componimenti poetici più belli e struggenti. Villa Torlonia è importante anche per le sue caratteristiche architettoniche. Si tratta, di fatto, dell’edificio dell’epoca meglio conservato, in area
romagnola. Da vedere, in particolare, il bellissimo portone d’ingresso. Per la prima volta, in concomitanza con la tradizionale rassegna sammaurese, si svolgerà la 17ª prova Adriaticoast, circuito di pedale ecologiche in mountain bike. Due i percorsi interamente disegnati fuori strada: il corto di 28.73 km e quello lungo di 43.93 km. Le iscrizioni (7 euro) si effettueranno dalle 6.30 alle 9.30 (con partenza libera) dal ritrovo di Villa Torlonia. Per i cicloturisti, la località di San Mauro Pascoli, è l’avamposto ideale da cui partire alla scoperta dell’entroterra. Il primo ristoro è collocato dopo la breve ma ripida salita che termina in piazza a Talamello, cittadina della Valmarecchia nota per il suo prelibato
formaggio di fossa e il suo museo intitolato al pittore – italiano ma di scuola francese – Fernando Gualtieri. E rimarrà impresso nella mente il passaggio a Perticara, dominata dalle rocce inconfondibili del Monte Aquilone. Confermati i tre percorsi di 49,87 e 128 chilometri, ma quest’anno ci saranno anche due importanti novità. La prima riguarda le famiglie e gli accompagnatori: a Villa Torlonia troveranno, infatti, ad attenderli delle ciclo-guide che li accompagneranno alla scoperta dei suggestivi luoghi pascoliani. La seconda è invece rivolta ai biker. In concomitanza all’evento cicloturistico, si svolgerà infatti la 17ª tappa dell’Adriaticoast 2014, un circuito di manifestazioni escursionistiche off road. Due i percorsi proposti di circa 25 e 45 chilometri. Le iscrizioni alla granfondo, che si svolge sotto l’egida dell’UISP, costeranno 7 euro fino a venerdì 12 settembre. Ci si potrà di nuovo iscrivere solo la domenica mattina direttamente a Villa Torlonia al costo di 10 euro. Mail: info@ecologyteam.it Web:www.ecologyteam.it
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SICUREZZA IN GARA
a cura di GIANLUCA BARBIERI
PERSONALE ASA: «NON SIAMO CARNE DA MACELLO»
gianlucabarbieri.inbici@gmail.com
LO SFOGO DI ALCUNI ADDETTI ALLA SEGNALAZIONE AGGIUNTIVA DIMOSTRA CHE, SULLA CULTURA DELLA SICUREZZA, C’È ANCORA TANTO DA LAVORARE. ECCO QUALCHE CONSIDERAZIONE PER RIFLETTERE
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«Siamo stanchi di essere trattati come carne da macello, buttati letteralmente su incroci ad alto rischio, spesso da soli senza forze dell’ordine e, soprattutto, in numero sottodimensionato rispetto alla reale esigenza di quel punto della gara. È ora che gli organizzatori riflettano e impostino bene la gestione dei percorsi, altrimenti noi, come molti altri gruppi, non saremo più disposti ad offrire il servizio nelle granfondo o nelle gare ciclistiche». Questo, in estrema sintesi, è lo sfogo che abbiamo raccolto parlando con alcuni gruppi di volontari che hanno prestato servizio durante gare o granfondo ciclistiche, sia su strada che MTB. Un segnale inequivocabile che dimostra come il sentimento di malessere in questi ambienti sia sempre più diffuso. Francamente se andiamo a leggere tutti gli articoli di “Sicurezza in Gara” da noi pubblicati, ci renderemo conto che quello che chiediamo non è altro che buon senso e rispetto per tutte le figure che prestano servizio alle gare ciclistiche, quindi ASA o addetti agli incroci compresi. Proviamo ad immaginare se questi gruppi “scioperassero”... sarebbe un bel problema per noi organizzatori, vero? Ovviamente speriamo non si arrivi mai a tanto, ma permettetemi di fare alcune considerazioni su questo sfogo legittimo. La prima cosa che vorrei sottolineare è che il responsabile del percorso della gara o Direttore di Corsa deve pianificare bene il numero degli addetti sugli incroci: non si può,
foto PLAYFULL NIKON
ad esempio, prevedere un singolo addetto su di un incrocio importante a 4 strade, e non posso sentirmi rispondere dagli organizzatori con frasi del tipo «siamo tirati col personale». Bene, se questo è il problema, riduci il percorso o trova un percorso meno impegnativo da gestire: ricordiamoci sempre che la “pelle” di un corridore va posta davanti a tutto. Altra considerazione: quando insegno ai corsi per Addetti ASA, una delle prime cose che sottolineo, ben chiara anche nelfoto PLAYFULL NIKON
le slide dei corsi scaricabili sul sito della Federazione Ciclistica Italiana, è che il compito dell’Addetto ASA è quello di mettere in sicurezza l’incrocio tutelando atleti, utenti della strada, ma anche e soprattutto se stessi. Se un addetto agli incroci, arrivato in loco dovesse capire che, da solo oppure col numero previsto dagli organizzatori, non è possibile la gestione dell’incrocio, egli ha il dovere di avvisare l’organizzatore e, nel caso estremo, di rifiutarsi di operare in quel frangente. Certo, sono affermazioni forti, ma è quello che prevedono i corsi ASA, in maniera più che giusta. È inammissibile rischiare la vita o comunque la propria incolumità per una gara ciclistica. Ecco allora la necessità da parte dell’organizzatore di pianificare bene la gara, specie a livello embrionale, quando cioè si scelgono i percorsi: inutile voler allungare un tracciato di gara, intestardirsi nel voler passare per una salita o per un punto preciso ingestibile, senza avere il personale adeguato o sufficiente. Si rifletta bene e, a volte, pur di mettere in sicurezza una gara ciclistica, accettate di fare dei compromessi sul percorso, per mettere sempre in primo piano l’incolumità di chi corre, di chi incontra la gara per puro caso e soprattutto per chi vi opera da volontario.
46 a cura di GIAN PAOLO MONDINI
CONSIGLI E RIFLESSIONI
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LO SCHEMA MENTALE SECONDO LA PSICOLOGIA È FONDAMENTALE, PRIMA E DOPO OGNI SFORZO FISICO, CONCENTRARSI E RICHIAMARE ALLA MEMORIA QUELLI CHE DOVRANNO ESSERE GLI SFORZI CHE CI ATTENDONO
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Lo schema mentale è fondamentale sia nello sport che nella vita di tutti i giorni. Molti di noi lo usano abitualmente per svolgere le attività quotidiane più semplici, senza nemmeno rendersi conto di avere usato elementi psicologici di rilievo, come la programmazione, la concentrazione, il fronteggiamento (coping) ed altri aspetti mentali richiamati a seconda dell’attività. Secondo la psicologia è fondamentale, prima e dopo ogni sforzo fisico, concentrarsi e richiamare alla memoria quelli che dovranno essere gli sforzi che dovremo sopportare da lì a poco. Di conseguenza si comprende quanto sia importante farlo richiamando lo stato di rilassamento dei muscoli affaticati dopo lo sforzo. Cercando di fare un esempio pratico, creare uno schema mentale significa immaginare se stessi mentre si è impegnati in un’azione di difficoltà tecnica o di sforzo intenso, come sciare o nuotare (soprattutto per una persona che non ha praticato questi sport da mesi), oppure immaginare di dover affrontare una serie di salite al massimo sforzo. Molti test psicologici e atletici hanno dimostrato che la preparazione mentale, la concentrazione e lo studio del percorso aiutano ad affrontare meglio le difficoltà aumentando la performance, migliorando l’adattamento agli imprevisti e ridu-
cendo notevolmente i tempi di recupero. Un ciclista professionista impegnato in una gara di tre settimane già stressato dalle tappe durissime, dai lunghi trasferimenti, dalle pressioni date dai team e dai tifosi, tende a dimenticare di praticare queste tecniche, finendo per ri-
manere passivo e invisibile nel folto del gruppo, mentre chi lotta per la classifica difficilmente perde il controllo della gara, perché è impegnato a prevedere le fasi critiche del percorso e le mosse degli avversari. Per tutti questi motivi tiene viva la motivazione e riesce a sopportare carichi di fatica incredibili. Ho notato che gli amatori, pur facendo molte gare in circuito o in granfondo, assumono tecniche di concentrazione notevoli, aiutati anche dalla prevedibilità dei percorsi, dall’assenza o presenza di avversari già noti o dalla mancanza di pressioni esterne. Comunque qualche consiglio mi sento di darlo per trovare un po’ più di concentrazione pre-gara: cercare di isolarsi dai gruppi di amici/conoscenti, visionare il percorso scegliendo almeno due punti critici, controllare che la bici sia perfettamente funzionante, con la catena ben oliata e con la giusta pressione delle gomme! Anche il controllo puntuale della bicicletta fa parte di una buona programmazione mentale!
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LEGGENDARIA CHARLY GAUL TRENTO-MONTE BONDONE TROFEO WILIER TRIESTINA a cura di NEWSPOWER
SPETTACOLO DA PELLE D’OCA
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Dal 17 al 20 luglio è andata in scena la 9ª edizione della “Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone – Trofeo Wilier Triestina” e in Trentino sono giunti granfondisti da ogni angolo del mondo. La manifestazione, organizzata dall’ASD Charly Gaul Internazionale e dall’ApT Trento, Monte Bondone, Valle del Laghi era l’unica gara italiana inserita nell’UCI World Cycling Tour e l’ultima tappa pri-
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6 min foto NEWSPOWER CANON
LO SCORSO 20 LUGLIO È ANDATA IN SCENA LA 9ª EDIZIONE DELLA GRANFONDO PIÙ ATTESA. AI BLOCCHI DI PARTENZA ANCHE SIMONI, DI ROCCO E CHECHI. ALLA FINE BRINDANO TIZIANO LOMBARDI E MARINA ILMER
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La partenza della Leggendaria Charly Gaul
Presenti alla Charly Gaul anche i campionissimi Marino Basso e Franco Bitossi
ma delle finali dei Campionati del Mondo Amatori e Master, che lo scorso anno si svolsero proprio a Trento e sul Monte Bondone. “La Leggendaria Charly Gaul” è un evento in costante crescita e quest’anno le iscrizioni alla cronometro e alla prova in linea hanno raggiunto il numero record di 2500 ciclisti provenienti da 42 diverse nazioni, fra cui figuravano anche Corea del Sud, Stati Uniti, Brasile, Australia e Cina. Il successo si è ripetuto anche sul fronte mediatico: la corsa è stata seguita con ampi spazi da giornali, radio e soprattutto da RAISport 2 che alla manifestazione ha dedicato una vera e propria maratona
Alla partenza anche l’olimpionico Jury Chechi, Gilberto Simoni e il Presidente della federazione ciclistica Renato Di Rocco foto NEWSPOWER CANON
trasmettendo la diretta e quattro ore di sintesi in differita prima e dopo il Tour de France, seguite in totale da 3 milioni di telespettatori. Il week end di gare si è aperto venerdì 18 luglio nella Valle dei Laghi con la cronometro e la slovena Teja Gulic ha letteralmente divorato i 24 km e 442 metri di dislivello dell’anello di
Cavedine, mettendo in riga tutte le avversarie. In campo maschile, invece, si è imposto un brillante Stefano Nicoletti che si è riscattato dal quarto posto dello scorso anno. Domenica 20 luglio alle 8.00 il “salotto” di Trento, Piazza Duomo, è stato invaso dalle migliaia di partecipanti alla prova in linea con i due percorsi “granfondo” e “mediofondo”: per tutti
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l’obiettivo era “conquistare” i 1654 metri di quota del traguardo di Vason, sul Monte Bondone. La giornata era molto diversa da quella in cui nel 1956 Charly Gaul compiva l’impresa… leggendaria, rimasta negli annali di storia del ciclismo, e un bel sole illuminava Trento e i suoi dintorni. In griglia di partenza non sono mancati vip come Gilberto Simoni, l’olimpionico Jury Chechi, che «La Leggendaria Charly Gaul» non se la perderebbe «per nulla al mondo», e il presidente della Federciclismo Renato Di Rocco che il traguardo di Vason, dopo i 57 km e i 2000 metri di dislivello del “mediofondo”, lo ha raggiunto in sella con un gran sorriso. I protagonisti di giornata sono stati Tiziano Lombardi e Marina Ilmer, vincitori dell’itinerario “granfondo” di 141 km caratterizzato dalla doppia scalata alla Montagna di Trento, mentre sul tracciato più corto si sono imposti due trentini: Daniele Bergamo e Serena Gazzini. Il romagnolo Lombardi è stato autore di una sorprendente rimonta sul “Falco” Roberto Cunico che era andato in fuga dopo la prima discesa dal Monte Bondone e aveva iniziato l’ultima scalata verso Vason con un margine di 3’ 30’’ sui più immediati inseguitori. Cunico, però, ha finito con l’accusare le fatiche dei 4000 metri di dislivello inseriti nell’altimetria e nel finale non ha saputo rispondere agli attacchi del vincitore, bravo a raggiungerlo e superarlo. Il podio della gara maschile è stato completato da Alfonso Falzarano, portacolori del Team Maggi. Anche in campo femminile la gara lunga si è decisa sull’ultima ascesa verso il Monte Bondone quando l’altoatesina Ilmer ha staccato la bergamasca Manuela Sonzogni e l’aquilana Chiara Ciuffini.
Nella prova “corta” maschile, invece, la vittoria si è decisa, strano a dirsi per un arrivo in alta quota, allo sprint dove Daniele Bergamo ha battuto il veronese Andrea Pontalto. Il veterano Silvano Janes ha chiuso al terzo posto, dopo che per buona parte della gara e della salita finale aveva fatto da “lepre” per il compagno di squadra Bergamo. In campo femminile, invece, non c’è stata storia e il trionfo di Serena Gazzini è stato assoluto, con il podio completato dall’austriaca Karin Pekovits e dalla romana Milena Felici. L’applauso finale non va però solo agli atleti, ma alla manifestazione che per l’ennesima volta si è rivelata un evento molto sentito dai trentini. Sono stati più di mille, infatti, i volontari che hanno risposto all’appello
Il vincitore della granfondo Tiziano Lombardi
foto NEWSPOWER CANON
51 e hanno dato un importante contributo perchÊ tutto funzionasse nel miglior modo possibile. Il comitato organizzatore è riuscito a creare uno stretto legame fra sport e turismo allestendo un fitto programma di eventi collaterali che ha permesso ai circa 15.000 fra ciclisti, familiari e accompagnatori di godersi i paesaggi, le attrattive culturali e i prodotti tipici di Trento, del Monte Bondone e della Valle dei Laghi. Il podio della granfondo femminile Marina Ilmer, Manuela Sonzogni e Chiara Ciuffini foto NEWSPOWER CANON
I vincitori della cronometro Stefano Nicoletti e Teja Gulic foto NEWSPOWER CANON
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Analisi media Valore energetico Proteine Carboidrati di cui zuccheri Lipidi di cui grassi saturi Fibre Sodio Cloruri Potassio Calcio Magnesio Vit C Niacina Vit E Ac. Pantotenico Vit B6 Vit B 2 Vit B1 Vit B12 Acido Folico Prezzo a borraccia
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È PARTITO IL GIRO D’ITALIA MARIN IL 4 LUGLIO NEL TORINESE SI È SVOLTA LA PRIMA TAPPA DEI TEST BIKE ITINERANTI DEL LEGGENDARIO MARCHIO AMERICANO. ECCO TUTTI GLI APPUNTAMENTI DI AGOSTO
È partito nel cuore dell’estate il Giro d’Italia dello storico marchio “Marin”, le leggendarie biciclette californiane distribuite in esclusiva in Italia da Freewheling. Con un educational-tour che toccherà tutte le regioni, l’azienda di Claudio Brusi e Liliana Raimondi ha organizzato, a partire dallo scorso mese di luglio, dei test-bike in tutti i suoi punti vendita italiani per rilanciare le biciclette nate esattamente 28 anni fa tra i sentieri del Monte Tamalpais e le mitiche strade di San Francisco. Ma dalla leggendaria 29 pollici disegnata da Robert Buckley, il marchio Marin ne ha fatta di strada ed oggi l’azienda offre un campionario di circa 90 modelli per tutti i tipi di esigenze. «Abbiamo creduto, fin da subito, al rilancio planetario di questo marchio e, a giudicare dalla risposta del mercato, penso di poter dire che ci abbiamo visto giusto. Stiamo effettuando
i test bike in tutta Italia e le risposte sono esaltanti: i grandi appassionati di ciclismo hanno voglia di provare i nuovi modelli della casa californiana». Il Giro d’Italia Marin è partito lo scorso 4 luglio nel torinese con i test bike con bici Marin da Enduro. A seguire, la carovana dei Brusi si è spostata ad Affi, sul Lago di Garda e, a seguire, a San Benedetto dei Marsi (Aquila), Nereto, Fermo, Loreto, San Potito Sannitico, Castelfiorentino e Monopoli. Il mese di agosto si aprirà venerdì 1 a Boville Ernica, in provincia di Frosinone e proseguirà il 2 agosto a Carsoli (AQ), il 5 a Ternate (VA), il 6 a Sottomarina (VE), il 9 a Venafro (IS), il 10 a Castelnuovo di Garfagnana (LU), il 12 a Gabicce Mare (PU), il 21 a Oria (BR), il 22 a Taurisano (LE), il 24 a Terni e il 30 agosto a Nuoro.
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MARATONA DELLE DOLOMITI a cura della REDAZIONE
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SCOCCA L’ORA DI CECCHINI IL 34ENNE LUCCHESE, CHE CORRE DA APPENA UN ANNO E MEZZO, HA PRECEDUTO, SUL TRAGUARDO DI CORVARA, LOMBARDI E CUNICO. IN CAMPO FEMMINILE SUCCESSO DELL’ALTOATESINA SCHARTMÜLLER. AL VIA IN 8969
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Sotto una luce abatjour, alle ore 6.30 in punto dello scorso 6 luglio, sono partiti da La Villa in 8969 ciclisti. Un numero significativo che certifica, più di ogni altro discorso, l’importanza di un evento che, per scenari ed entusiasmo, ha pochi eguali nel mondo.
8 min Intorno a loro quasi 1400 volontari delle Valli attraversate per assistere, sostenere, nutrire. E la scommessa di progetti umanitari mirati. Oltre alla sperimentazione di prodotti ecosostenibili come le borracce biodegradabili che proprio alla Maratona vennero provate dalla Enervit. Ma
soprattutto il fascino del silenzio, rotto solo dal rumore delle catene e dei cambi. Temperatura mite e sole: questa la cornice coreografica della 28ª edizione della Maratona Dles Dolomites – Enel 2014 quest’anno all’insegna del “tempo”, il tema che ogni anno ne caratterizza l’edizione.
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Un serpentone lungo 36 minuti, quanto ci hanno impiegato tutti i ciclisti ad entrare in gara al ritmo di musica dal vivo e incitamento. L’ultimo, per la cronaca, è stato tale Ivano Pandolfi di Macerata con il pettorale 10.660. Un meccanismo da grandi numeri con richieste di partecipazione altissime (circa 32.600), che mantiene però, negli anni, la solita formula: partecipanti a numero chiuso, passi dolomitici senza il transito delle auto, beneficenza ed eco sostenibilità con l’utilizzo di auto e moto elettriche per il trasporto della giuria e della direzione di corsa.
È considerata la Parigi-Roubaix o, se preferite, la Liegi-Bastogne-Liegi delle granfondo di ciclismo. Per questo ai nastri di partenza, ogni anno, si allineano anche tanti personaggi dello sport, dell’economia, della politica e di altri ambiti, che hanno animato la prima griglia. Quest’anno all’appello vip hanni risposto “presente” Alex Zanardi, Corrado Sciolla (BT), Mario Greco (Generali), Alessandro Garrone (ERG), Rodolfo De Benedetti (CIR), Matteo Marzotto, Francesco Starace (AD Enel), Oliviero Lubatti (Alpiq) Fausto Pinarello, Matteo Arcese (Arcese Trasporti), Alberto Sorbini (Enervit), Laura Colnaghi Calissoni
(Carvico), Linus, Fabrizio Ravanelli, Paolo Belli, Manfred Mölgg, Davide Cassani, Juri Chechi, Christian Zorzi, Pietro Piller Cottrer, Massimo Scarpa, Nicola Pomponi, Pier Bergonzi, Maurizio Cheli (astronauta), l’ironman Daniel Fontana e la pluricampionessa di casa Maria Canins. Insomma, un parterre da grande evento. La sfida si snoda, come da tradizione, lungo i sette passi dolomitici: Pordoi, Sella, Campolongo, Falzarego, Gardena, Valparola, Giau con partenza da La Villa e arrivo a Corvara. Tre i percorsi di gara: Lungo di 138 km e 4230 m di dislivello, Medio di 106 km e 3130 m di dislivello e Sella Ronda di 55 km e 1780 m di dislivello. In maggioranza i partecipanti italiani con 5518 iscritti, seguiti da Germania, Paesi Bassi, Gran Bretagna e Belgio. Ma ai blocchi si sono visti anche ciclisti provenienti da Cina, Russia, Giappone, Brasile e Nuova Zelanda. Per un totale di 54 nazioni rappresentate. La novità della 28ª maratona Dles Dolomites – Enel 2014 è stato il “Muro del gatto”. Per tutti i ciclisti del percorso medio (al 101° km) e lungo (al 133° km), durante il secondo passaggio per La Villa, è stato infatti richiesto un ultimo intenso sforzo: 200 metri dopo il bivio per Corvara dovevano imboccare la salita per il “mür dl giat” (muro del gatto) perché gatti vengono chiamati gli abitanti di La Villa. Una deviazione con una pendenza massima del 19% che, attraversando La Villa Alta, ricongiunge al percorso principale che porta poi verso l’arrivo a Corvara.
E veniamo alla gara. Vincitore di questa edizione è il lucchese Stefano Cecchini, con il pettorale 122 team La Bagarre, che ha concluso le sue fatiche con il tempo di 4:44.15,8. Al secondo posto il romagnolo Tiziano Lombardi (4:44.18,6), terzo il vicentino Roberto Cunico (4:44.33,0). Insomma, un podio di grande livello, come sempre capita tra le guglie dolomitiche, dove i bluff non sono ammessi e, quasi sempre, vince il più forte.
La gara è stata selettiva sin dalle prime rampe del Passo Campolongo, ma è stato il Passo Pordoi a fare la differenza. Sui primi tornanti sono rimasti in testa Giuseppe Corsello (che ha poi vinto il percorso intermedio), Igor Zanetti e Francesco Cipolletta. Poco prima di affrontare il Passo Giau, Zanetti ha staccato il compagno di fuga ma è stato ripreso al termine della discesa, nei pressi di Pocol. Sulle rampre del Passo Falzarego è
avvenuta la selezione decisiva. Allo scatto di Lombardi ha risposto prima Cecchini e poi Cunico. Cecchini ha provato ad attaccare sulle rampe del Mur dl Giat ma in discesa è stato ripreso da Lombardi. Nella volata a due non c’è stata storia con Cecchini che è partito ai 150 metri e Lombardi che non è riuscito a rispondere. Questo il commento del vincitore tra le lacrime di gioia: «Ho tirato tutto il giorno,
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sono stato attaccato, ma ho saputo tener testa a tutti gli avversari, dedico la vittoria all’omino dei sogni. Corro da un anno e mezzo, lo scorso anno mi sono classificato terzo nel percorso breve, sono emozionato e soddisfatto della mia prestazione. Di più non avrei potuto chiedere». Poche le parole ma significativi i fatti, una gara corsa bene, interpretata con intelligenza, con una media di 30 km l’ora.
Sul passo Giau i crampi e poi una vittoria sprint a due dove si è giocato tutto nel finale. Per le donne la trionfatrice è stata l’altoatesina Astrid Schartmüller con il tempo di 5.24.56,8 seguita dalla francese Laetitia Roux (5.35.09,3) e da Gloria Bee (5.47.10,5). Michil Costa, patron della manifestazione, ha partecipato alle 6 ore di diretta commentando la gara e le immagini delle
Dolomiti, con contributi preziosi insieme agli altri ospiti. Il tema del ‘tempo’ lo ha così sottolineato: «La vita è fatta di attimi che non vivono necessariamente in sequenza, che non rappresentano uno spaccato di tempo. Gli attimi hanno una loro esistenza, una loro consistenza. Che tu possa trascorrere qui tanti attimi belli, attimi importanti, attimi di vita. Giulan per il tuo contributo a rendere importante la maratona, Giulan per essere qui».
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FRASI CELEBRI SUL CICLISMO a cura di MARIO PUGLIESE
«UN UOMO SOLO AL COMANDO» NESSUN ALTRO SPORT PUÒ VANTARE UN CAMPIONARIO COSÌ RICCO DI AFORISMI E CITAZIONI COME IL CICLISMO. DAI VERSI IMMORTALI DEGLI SCRITTORI ALLE ESCLAMAZIONI DEGLI ATLETI, ECCO LE FRASI, ROMANTICHE ED IRRIVERENTI, CHE NESSUNO HA PIÙ DIMENTICATO.
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Anche il ciclismo, sport epico e poetico per antonomasia, ha i suoi cantori. E così, viaggiando a ritroso nella sua storia infinita, sono tante le citazioni e gli aforismi che ne hanno immortalato gli eventi più importanti. Frasi scandite come poemi, esclamazioni istintive, commenti sagaci, caustici e filosofici. Ecco in rapida rassegna gli adagi che, per qualche ragione, nessuno ha dimenticato.
«Quando la strada sale non ti puoi nascondere» (Eddy Merckx)
«Un uomo solo al comando… la sua maglia è bianca e celeste… il suo nome è Fausto Coppi» (Mario Ferretti nella radiocronaca della tappa Cuneo-Pinerolo del Giro d’Italia del 1949)
«I miei figli li ho visti poco. Mi consolo pensando di aver sostituito la presenza con l’esempio» (Gino Bartali)
«Il ciclismo è come l’amore: vince chi fugge» (Ambrogio Morelli) «La bicicletta è l’immagine visibile del vento» (Cesare Angelini) «Uno dei pochi sport in cui Berlusconi non abbia investito una lira è il ciclismo, dunque qualcosa di buono deve averlo» (Gianni Mura) «Il ciclismo è il massimo di possibilità poetica consentita al corpo umano» (Alfredo Oriani) «Come nella boxe, anche nel ciclismo il sangue, a volte, lo si vede subito» (A.Cougnet) «Inutile avere una bici leggerissima se ti porti nell’anima un corpo che pesa come un macigno» (Marco Pantani) «Mi piace il ciclismo perchè è uno sport da poeti» (Benito Mussolini) «Chi è Pantani? Uno che ha sofferto tanto. E che in bici si è divertito e, soprattutto, ha divertito» (Marco Pantani) «Primo classificato Coppi, in attesa del secondo, trasmettiamo musica da ballo» (speaker radiofonico della Milano-Sanremo del 1946)
«La Montagna é solo per pochi» (Marco Pantani) «I corridori ritardatari, anime dannate che Dante si è dimenticato di cantare» (Vasco Pratolini)
«Il ciclismo è lo sport più popolare perché non si paga il biglietto» (Pier Paolo Pasolini) «Merckx era talmente forte che quando tirava, per stargli a ruota dovevamo darci i cambi…» (Francesco Moser) «Lui il vento non lo subisce… lo crea» (Un giornalista parlando di Ulrich) «Dio c’è… ed è pelato» (Uno striscione sul Mortirolo) «Boxe e ciclismo, sport di poveri per poveri» (Mario Fossati) «Gli italiani sono un popolo di sedentari. Chi fa carriera ottiene una poltrona» (Gino Bartali) «Quando viene maggio, qualcosa di ineluttabile, per la puntualità e l’urgenza mi riporta sulla via Emilia, dopo il ponte di Tiberio in attesa del Giro d’Italia» (Sergio Zavoli) «Solo in provincia si coltivano le grandi malinconie, il silenzio e la solitudine indispensabili per riuscire in uno sport così faticoso come il ciclismo» (Gianni Brera)
«Poche chiacchiere e menare» (Felice Gimondi)
«La bicicletta non è un viluppo di metallo, un insieme inerte di leve e ruote. È arpa birmana. Sinfonia. Un dono della vita. Trasforma in musica storie di uomini. Anche tragedie» (Claudio Gregori)
«La corsa è corsa, pietà l’è morta» (Federico Gay)
«Fausto era ancora nella camera ardente. Arrivò Bartali. Prese la mano di Fausto e
disse: “È incredibile, è incredibile”. Pianse e pregò alla sua maniera. Il grande duello era finito per sempre» (Candido Cannavò) «La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio devi muoverti» (Albert Einstein) «Sono qui per chiederle una cortesia. Vorrei riprendere a correre ma non ho una bicicletta» (Fausto Coppi al giornalista Gino Palumbo) «Siete degli assassini!» (Octave Lapize agli organizzatori del Tour de France dopo la prima tappa pirenaica della storia, 1910) «Via a tutta, perché se quello esce dall’ospedale ci viene a prendere ancora tutti...» (Renzo Zanazzi dopo la caduta di Coppi al Giro 1950 in cui il Campionissimo si fratturò il bacino) «La simpatia che ispira la bicicletta deriva anche dal fatto che nessuna invasione è stata fatta in bicicletta» (Didier Tronchet, Piccolo trattato di ciclosofia) «Non si smette di pedalare quando si invecchia, si invecchia quando si smette di pedalare» (Anonimo) «Che la bicicletta non stia in piedi da sola e che abbia bisogno di qualcosa o di qualcuno che la sorregga: questo fa di essa una macchina commovente» (Mauro Parrini, A mani alzate) «Una donna ha bisogno di un uomo come un pesce ha bisogno di una bicicletta» (Irina Dunn, (slogan femminista anni ’70) «La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai» (Charles Schulz) «Praticare la cyclette, è come fare surf in una Jacuzzi» (Didier Tronchet, Piccolo trattato di ciclosofia) «Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta penso che per la razza umana ci sia ancora speranza» (Herbert George Wells)
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foto VALCAVALLINA SUPERBIKE/MTB CHANNEL.IT
La felicità di Daniela Veronesi dopo la conquista del tricolore
alla categoria Elite e da lì è iniziato tutto. Era il 1995». Essendo in sella da un ventennio circa, la domanda è naturale: più donne oggi sui pedali? «Oggi siamo davvero in tante a pedalare. Ricordo però che al Giro d’Italia eravamo sempre almeno 100-120 partenti». Di Giro d’Italia ne hai fatto più d’uno: ricordi particolari? «Ricordo molto bene il primo in assoluto. Facevo parte di una squadra di Rimini, eravamo tutte ragazze romagnole e questo ci permise di tenere duro, unite da un obiettivo comune, che era quello di concludere la corsa. Fu una vera avventura, fortuna che eravamo una squadra molto compatta. Poi ricordo molto bene il giro del 1999: correvo con l’Alfa Lum e vincemmo quasi tutto ciò che c’era da vincere. Alla fine il podio era integralmente composto da atlete del nostro Team. Io arrivai terza assoluta vincendo anche la maglia verde per i Gran Premi della Montagna».
Donna In... Bici
a cura di ROBERTO FEROLI
DANIELA VERONESI: «L’IMPORTANTE È CREDERCI»
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QUINDICI ANNI DI CARRIERA AI MASSIMI LIVELLI, min CON PREZIOSE “ESCURSIONI” NEL MONDO PARAOLIMPICO. STORIA DI UNA ROMAGNOLA CRESCIUTA A BICICLETTA & PIADINA CHE, TRA GIRI D’ITALIA E OLIMPIADI, NON HA MAI SMESSO DI SOGNARE Daniela Veronesi non ha bisogno di presentazioni. E dunque, per tutti i dettagli anagrafici e sportivi, vi invitiamo ad interrogare Wikipedia o comunque più in generale “Google”, tuttologo per eccellenza. Sarà immediato scoprire le qualità di questa atleta, ed i suoi tanti successi negli ultimi 15 anni. Noi scegliamo di approfittare del tempo di Daniela per sapere qualcosa in più di lei, a partire, ovvio, da come è nata la passione per la bicicletta. «Ho iniziato da piccola, con mio padre che mi portava spesso in giro con lui. In realtà ho fatto tanti altri sport, su tutti atletica, softball e nuoto. Poi, nella fase adolescenziale, sono tornata alla bici, e a 18 anni ho iniziato a livello amatoriale con la MTB. Dopo meno di 4 anni sono passata
In così tante esperienze sportive, anche di alto livello, avrai di certo avuto molte compagne di squadra: quale il tuo rapporto con le altre atlete? «Io ho sempre avvertito molto il concetto di squadra. Abbiamo trascorso lunghissimi periodi in ritiro insieme: vivevamo insieme, ci allenavamo insieme e correvamo insieme. La corsa a tappe, in particolare, la puoi vincere se c’è unione, se c’è spirito di squadra, diversamente non puoi vincere nulla. Il momento agonistico era quindi quello giusto per rendere concreta la nostra unione. In gara ciascuna ha una propria mansione, sa cosa deve fare, ci si mette a disposizione delle altre, anche da un punto di vista psicologico; in gara può foto ENRICO ANDRINI
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Ma tu, Daniela, che tipo di persona sei? «Sono una persona normale, tranquilla. Lavoro, esco con gli amici. Nessun eccesso, forse qualcosa nell’adolescenza, poi giri il mondo con il tuo sport e diventa un vero e proprio stile di vita. Sicuramente sono anche un po’ timida ed introversa». Oltre il lavoro, cosa ti piace fare? «Uscire con gli amici, che non sempre riesco a vedere. Mi piacciono anche le moto, faccio spesso un giro con la mia Ducati. Mi piace guardare anche gli altri sport, mentre il ciclismo non riesco a vederlo più». Se non avessi preso la strada della bicicletta, in che altro sport ti sarebbe piaciuto cimentarti? «Sicuramente nell’atletica. Gare di resistenza, come la maratona. Tre le ho già fatte, Roma, Berlino e New York. Mi piace molto correre a piedi, in inverno utilizzo il podismo anche come preparazione». E Daniela ai fornelli? «Diciamo che sopravvivo. La piadina la so fare, quindi va bene. Un piatto di pasta anche… non cucino elaborato, ma quanto basta per sopravvivere». In una carriera così piena di soddisfazioni, quali sono i tuoi prossimi obiettivi? «Le idee sono tante; cosa fare devo ancora deciderlo. Intanto il prossimo anno spero di portare a correre la maglia tricolore Marathon, e finire in bellezza magari col mondiale Marathon in Italia, sul percorso della Hero, nel 2015. Poi mi sono arrivate diverse proposte, dovrò valutare. Non so se rimarrò nel mondo del ciclismo».
capitare di essere nervosi, ma è grazie all’affiatamento costruito stando insieme che tutto torna alla normalità. È importante il concetto di gruppo, a livello tattico ma anche psicologico». Cosa fai nella tua vita quotidiana? Di cosa ti occupi? «Sono un’insegnante di educazione fisica. Nell’ultimo anno ho insegnato alla scuola dell’infanzia, ma ho fatto tutti gli ordini, dalle medie alle elementari». E come trovi oggi le giovani generazioni? «Diciamo che balza all’occhio che non sono ‘spartani’ come lo eravamo noi. Sono un po’ impoltroniti; noi insegnanti cerchiamo di renderli più atletici, di far conoscere loro altri sport oltre il calcio. Essendo stata presidente del Comitato Paralimpico per 4 anni e capo-missione ai Giochi Paraolimpici di Londra 2012, ho addirittura inserito sport paraolimpici, come Handbike e Goldball. Nel Goldball i ragazzi sono bendati e la palla emette un suono. Così devono stimolare l’udito, con cui compensare la vista. E poi si stimola anche la percezione del proprio corpo nello spazio».
In chiusura, molte lettrici ti vorrebbero chiedere qualche consiglio per fare la strada che tu hai fatto. Cosa possiamo suggerire loro? «La questione principale è che ogni ragazza che vuole fare qualsiasi sport deve avere un sogno. Se hai un sogno, poi riesci anche a superare le difficoltà, facendo tutti i sacrifici necessari. Di consigli tecnici ne darei pochi, magari sono stati positivi per me, ma per altre atlete potrebbero non esserlo. Fondamentale avere obiettivi e tanta grinta. Ci sono poi persone che ti criticano, ti deridono, ma una volta focalizzato l’obiettivo, piano piano, si arriva comunque a raggiungerlo. Conta crederci veramente». Daniela alla Sellaronda Hero
Gruppo di ciclisti alla Marcialonga Cycling Craft
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È MARCIALONGA-MANIA a cura di NEWSPOWER
pressoffice@newspower.it
NELLE VALLI TRENTINE DI FIEMME E FASSA OGNI STAGIONE È BUONA PER LO SPORT OUTDOOR. PROSSIMO APPUNTAMENTO IL 7 SETTEMBRE
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Su due ruote come su due sci o di corsa, è sempre più Marcialonga-Mania. Nelle valli trentine di Fiemme e Fassa ogni stagione è buona per lo sport outdoor, d’inverno sulla neve e d’estate sulle strade e sotto l’egida di Marcialonga tutto viene in maniera così naturale per migliaia di sportivi. Numeri alla mano, nei tre giorni di gare Skiing, Cycling Craft e Running – quest’ultima è in programma domenica 7 settembre – si piazzano un pettorale addosso oltre 10.000 persone, vengono da tutto il mondo, la maggior parte sono nostri connazionali e la festa è unica per tutti. A volte il meteo ci prova a mettere i cosiddetti bastoni fra le ruote, ma la gente che fa capo a Marcialonga e i marcialonghisti stessi non temono niente e nessuno, un esempio: la Marcialonga Cycling Craft delle ultime due edizioni.
foto NEWSPOWER CANON
Nel 2013 le bizze del tempo costrinsero gli organizzatori a spostare la granfondo da fine maggio – quando la neve lasciò ai box anche il Giro d’Italia – agli inizi di luglio. Risultato: oltre 2000 partecipanti di ogni livello, età e provenienza a pedalare con entusiasmo e grande carica agonistica tra le due vallate trentine e sulle salite di Pampeago e Passo Costalunga in Alto Adige, scelti la scorsa estate come momenti clou di gara. Anno nuovo, ritorno del percorso nel 2014 alla vecchia traccia dei quattro valichi di Monte San Pietro, Lavazé, San Pellegrino e Valles, ma la musica non cambia. Gara a fine giugno di quest’anno, tempo incerto e piovoso sull’arrivo del percorso lungo, e 2200 appassionati e specialisti delle ruote fine decisi a non lasciarsi sfuggire nemmeno un secondo della Cycling Craft di casa Marcialonga. Anno dopo anno la granfondo su strada cresce nei numeri e nella qualità, e si internazionalizza con un coinvolgimento dell’intero apparato ricettivoturistico che legge nello sport un partner di sempre maggior livello. E a fare scuola è naturalmente la ski-marathon
invernale, l’evento che con oltre 40 anni di storia non è certo solo una gara di fondo. Da Moena a Canazei, fino a Soraga e Predazzo, passando per Lago di Tesero, Molina e infine Cavalese, i paesi addobbati a festa accolgono il colorato treno dei fondisti lanciato lungo binari scavati nella neve, e quando in fondo a quel Viale Mendini appare il traguardo gli applausi non stanno più… nelle mani, per alcuni secondi e minuti la fatica svanisce magicamente e ci si gode il caldo abbraccio del pubblico. E tutto ciò non succede per caso, la locomotiva Marcialonga ha in cabina di regia un team navigato e competente, con il quale si schierano centinaia di volontari che per mesi si adoperano affinché non ci sia nulla fuori posto. Non mancano inoltre i supporters istituzionali e commerciali cui si aggiungono gli operatori turistici e il quadro è completo. La voglia di esserci è ogni anno più forte e allora l’organizzazione propone soluzioni di diverso tipo per fare la felicità del maggior numero possibile di appassionati, considerando comunque che per ragioni logistico-tecniche e di sicurezza per i concorrenti il tracciato ai piedi delle fantastiche Dolomiti trentine non riesce ad accogliere più di 7500 fondisti. Prendendo
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Un’immagine della Marcialonga Skiing
La partenza della Marcialonga Running 2013
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in esame la prossima Marcialonga di Fiemme e Fassa – 25 gennaio 2015 – è stata prima aperta una finestra di iscrizioni tra febbraio e marzo solo per gli italiani e 2500 affezionati connazionali si sono prenotati con immenso piacere, sventando il pericolo di rimanere senza pettorale. Poi c’è stata l’apertura “flash” di inizio luglio in cui, nel giro di dieci minuti netti, sono stati polverizzati un’altra ingente quantità di posti in griglia con richieste giunte da tutta Europa e da oltre oceano. Da tempo Marcialonga si affida anche a Tour Operators specializzati in vacanze
sportive che con proposte confezionate ad hoc riescono a catalizzare l’attenzione di migliaia di concorrenti “invernali”, ma anche per quanto riguarda le competizioni estive targate Marcialonga. A tutto ciò si unisce la preziosa partnership di parecchie strutture alberghiere nelle due valli di Fiemme e Fassa cui vengono affidati un numero di pettorali da gestire in autonomia, al fine di preparare allettanti pacchetti cui risulta davvero difficile resistere. L’indotto economico generato da Marcialonga sul territorio è notevole, d’inverno i numeri sono più elevati ma anche con la
Cycling Craft e la Running non si scherza, anche per il fatto che non ci si ferma all’evento sportivo in sé. Si ritorna in questo angolo di Trentino in altri periodi dell’anno, si usa la gara come “scusa” per una vacanzina al di fuori da quello che potrebbe essere il canonico periodo ferragostano o delle feste comandate, e così facendo si riescono a scoprire la innumerevoli proposte che sia la Val di Fiemme che la Val di Fassa hanno sempre in serbo per chiunque. Di Marcialonga-Mania è proprio il caso di parlare e nei mesi a venire se ne potrà avere un’ulteriore conferma.
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CHIARA CIUFFINI a cura di PAOLO MEI
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UNA STORIA DA RACCONTARE
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ARRIVA DALL’ABRUZZO: TERRA DI SPORT E TERRA DI SPORTIVI, TERRA CHE HA DATO I NATALI AL CAMOSCIO D’ABRUZZO, VITO TACCONE. COME LUI, LEI VA FORTE IN MONTAGNA, COME LUI, LEI HA VOGLIA DI VINCERE. MA SOPRATTUTTO È FIGLIA DI UNA TERRA CHE NON SI È MAI ARRESA, NEMMENO DOPO IL SISMA
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Buongiorno Chiara, benvenuta tra i lettori di INBICI! Ci racconta da dove incominciò, e perché, la sua passione per le due ruote? «La mia passione per la bici è cominciata per caso 5 anni fa. Nel gennaio del 2009 caddi da cavallo e mi ruppi il malleolo della caviglia destra, venni operata e la mia fisioterapista mi disse che per un po’ avrei dovuto abbandonare la mia passione per le camminate in montagna, passione che ho tuttora. Mi consigliò di provare ad andare in bicicletta. Fu così che acquistai la mia prima bici da corsa, costava poco e pesava tanto, ma era più che sufficiente per iniziare. Da quel giorno
incominciò l’amore per le due ruote, la mia passione.» Curiosamente, i suoi “esordi” in bici coincidono con un momento storico particolarmente difficile della sua terra, che proprio allora fu devastata dal terremoto. La sua, come scritto nel titolo è una storia da raccontare, raccontiamola. «Ho cominciato ad andare in bici nel marzo 2009, poche settimane prima del terremoto di L’Aquila, periodo difficilissimo, una esperienza dura che segna la vita di chi la prova. Tutti noi ci ritrovammo senza più un posto sicuro, senza la propria casa. Eravamo divisi tra tende ed alberghi sulla
costa, nel periodo in cui ero sfollata proprio sulla costa abruzzese ripresi a pedalare: i primi giorni mi sentivo quasi in colpa, cercavo una valvola di sfogo e la bici era per me la migliore. Successivamente tornammo in città nelle famose tende blu della protezione civile. Da lì ogni mattina uscivo con la mia bici, era il modo migliore per non pensare e occupare il tempo in modo sano e corretto. Al ritorno facevo la doccia con l’acqua scaldata dal sole. Insomma, sono quei momenti in cui capisci che certe cose che ritenevi essenziali possono non esserlo. Quella mia città, da allora è paragonabile ad una candela che si sta spegnendo, ogni giorno di più.»
L’arrivo di Chaira Ciuffini alla Granfondo Laigueglia 2014
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Cosa c’è, oggi nella sua vita, oltre alla bicicletta? «Nella mia vita attualmente c’è questa grande passione che assolutamente voglio coltivare e far crescere il più possibile. Insieme alla bici c’è la ricerca di un lavoro e il sogno di lavorare per lo sport. Ma al di sopra di tutto c’è la mia famiglia che è tutta la mia vita.» La sua prima gara? «Fu nel 2009, pochi mesi dopo il mio esordio sui pedali, alla Sportful Dolomiti Race a Feltren: feci il percorso medio con una bici pesantissima e con la totale ignoranza su cosa fossero le granfondo, ma tanta era la voglia di guardare oltre la nostra realtà del momento e di partire. Ricordo benissimo che prima della gara avevo passato nottate in tenda scomode e insonni. Quando partii per Feltre non facevo altro che dormire, ma fu un week-end da sogno in un paradiso terrestre!» La sua prima vittoria? «La mia prima vittoria avvenne qualche mese dopo alla granfondo del tufo a Pitigliano nel percorso medio.» Guardando il suo curriculum, concentrato in soli cinque anni di attività, balza all’occhio anche una parentesi di due anni nel team Michela Fanini, nella categoria Elite. Che esperienza è stata? «Nel 2010 feci una breve esperienza alla Michela Fanini, fu un esperienza isolata che mi diede tanto dal punto di vista ciclistico, ma per il resto preferirei non commentare e non aggiungere altro.» Ha qualche rimpianto? Nel senso: avrebbe potuto aspirare a qualcosa di più in quel mondo? «No, non ho nessun rimpianto perché so che provo sempre a dare tutto in quello che faccio e anche in quel caso la mia passione l’ho investita tutta, probabilmente arrivai semplicemente impreparata dal punto di vista dell’esperienza in un ambiente particolare che, ripeto, non rimpiango.» Sempre curiosando nel suo curriculum, troviamo un campionato del mondo, ca-
tegoria amatori, sul Monte Bondone nel 2013. Che cosa ricorda di quel giorno magico ? «Il campionato del mondo di Trento è stata una vera scommessa vinta! La mattina della gara tremavo dalla paura e dall’emozione, ero lì in mezzo a tantissime atlete provenienti dal mondo intero, pronta a sostenere la mia Italia, peccato che noi eravamo l’unica nazione senza la divisa ufficiale. Comunque dopo la partenza le emozioni si sono trasformate in voglia di vincere, quella voglia che si è concretizzata sul Monte Bondone, in mezzo agli elicotteri, le telecamere. Ho impiegato molto tempo a capire quello che avevo fatto.» Ha inanellato importanti vittorie alla GF del Sale, alla GF di Firenze, alla GF Cassani, alla GF Colnago, alla GF del Capitano, ha vinto all’Aprica, tempio del ciclismo. Le mancava forse la vittoria in quello che è l’appuntamento più prestigioso per gli amatori: la Granfondo dles Dolomites, vittoria che puntualmente è arrivata sul percorso medio. Non male come ruolino di marcia, giusto? «Questa stagione mi ha regalato molti successi, io non potevo sognare di meglio, sono felicissima e spero di aver reso onore alla maglia che indosso, la passione cresce sempre di più, ma cresce anche la voglia di migliorare, perché ho ancora tanto da imparare. La Maratona dles Dolomites è stata una grandissima emozione, non ci credevo in partenza, invece l’ho conquistata!» Alla luce di questi risultati, vista l’età non poi così avanzata, spera in un ritorno tra le Elite? «No, non vedo la possibilità di un ritorno tra le Elite.» Ci parli del suo modello/modella sportivo/sportiva, ammesso che ne abbia. «Il mio modello sportivo? Ciclisticamente adoro Alberto Contador, ma il mio modello sportivo guarda verso tutti gli atleti paralim-
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pici che mi insegnano ogni giorno che lo sport è sacrificio, hanno una forza interiore che non può non colpirmi.» Le gran fondiste “moderne” ed evolute hanno un “gregario”. Lei ne ha uno? «Sì, anche io ho un gregario, nelle corse importanti è fondamentale a mio avviso. Le gare sono sempre più lunghe e dure, quindi averne uno può essere importantissimo anche in caso di guasti meccanici. Per quanto riguarda me poi, ho la fortuna di avere un gregario che mi assiste anche… psicologicamente.» Chiara Ciuffini prima della bicicletta, Chiara Ciuffini oggi: cos’è cambiato? «La Chiara del dopo-durante bici vive, vive di passione! La bici mi ha cambiato la vita, me l’ha resa migliore, l’ha risollevata e forse l’ha salvata da un momento buio! Ringrazierò sempre quel mezzo a due ruote che muove la mia esistenza e la rende soleggiata.» Grazie Chiara, è stato un piacere questa chiacchierata: un saluto dalla redazione di INBICI! «Grazie a voi!»
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MONDO ACSI
a cura della REDAZIONE
A CACCIA DELL’IRIDE A PADOVA IN 800 PER IL CAMPIONATO DEL MONDO. ECCO TUTTI I VERDETTI
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Malgrado i dispetti di Giove Pluvio è andato in scena, a metà luglio, a Borgoricco Massanzago, in provincia di Padova, il Campionato Iridato ACSI. Prima giornata con oltre 400 corridori al via, suddivisi nelle quattro categorie: senior, veterani, junior e debuttanti. La prima partenza è stata data ai senior e dopo 8’ ai veterani. Tra i 116 i senior, il più attivo era Federico Costa, che prendeva il sopravvento per alcuni chilometri, ripreso poi dai padovani Ottorino Schiavo e Gabriele Perin. Tra i veterani, 194 al via, con 11 corridori che andavano a prendere alcuni secondi di vantaggio; con l’andare dei chilometri si riducevano a 8 fuggitivi. Anche tra i senior, c’erano cambiamenti in testa. Il finale riservava alcuni spunti tra i corridori in fuga, ma con un dinamico allungo era Carini che conquistava un leggero vantaggio fino a tagliare il traguardo da vincitore, con Parinello e Pellizzari che si dovevano accontentare degli altri due gradini del podio. Per i veterani, dopo un susseguirsi di colpi di scena, la vittoria a gruppo compatto è andata ad Alberto Casagrande, davanti a Maurizio Mai ed al padovano Andrea Pavan. Partivano poi gli junior, con 86 atleti ai nastri di partenza, e qui è un susseguirsi di fughe, ma era nel finale che si formava un gruppo di 25 unità. Nell’ultima tornata prendeva il sopravvento Daniele Passi, che vinceva davanti ai due padovani Diego Piotto e Francesco Savogin. Per i Debuttanti, solo nel finale il veronese Stefano Danzi prendeva il sopravvento, mettendo alle sue spalle il pavese Mangiarotti ed il novarese Gabrielli. Visita dei Nas a fine gara che hanno controllato alcuni ciclisti ed è già un buon biglietto da visita per le gare future, per un ciclismo amatoriale più pulito. Anche a Massanzago, seconda giornata di gare, dopo quella del giorno prima a S. Eufemia di Borgoricco. Grazie anche ad una splendida giornata di sole, oltre 400 corridori ai nastri di partenza di una rassegna ottimamente organizzata dall’ASD
Le tre iridate categoria Women e Giovanni Terzi categoria Gentlemen Super B
Massanzago diretta da Danilo Bortolato. Nella classifica riservata alle società nelle due giornate di gare, successo per la squadra padovana del Team Adige di Vescovana con punti 36, al secondo posto il mantovano Team Jolly Wear con 34 ed al terzo il Team Simoncini di Macerata. Tra i gruppi stranieri, un premio speciale ad una squadra ungherese, la Team Koros-Kike Sre, per squadra straniera più numerosa.
Ottimo l’operato dei giudici di gara del Comitato ACSI sezione ciclismo di Rovigo e di Padova. Tra gli ospiti a dare lustro alla manifestazione titolata, i dirigenti dell’ACSI nazionale sezione ciclismo: Pier Paolo Zanfi, Ferruccio Daziale e Giovanni Santulini, rispettivamente responsabile Gestione Tecnica, responsabile della Commissione Disciplinare 1° grado e responsabile dell’attività strada.
SENIOR: 1. Alessandro Carini (ASD Simoncini); 2. Cristiano Parinello (Team Jolly Wear); 3. Eris Pellizzari (Piva TeoSport); 4. Stefano Fracassi (Team Alpress); 5. Maurizio Gava (Team Sanvido) VETERANI: 1. Alberto Casagrande (ASD Piva TeoSport); 2. Maurizio Mai (Max Team); 3. Andrea Pavan (S.Eufemia); 4. Mauro Pasqual (Team Adige); 5. Marcello Tota (Team Raschiani). JUNIOR: 1. Daniele Passi (Team Jolly Wear); 2. Diego Piotto (Team Adige Vescovana); 3. Francesco Savogin (Due Torri); 4. Stefano Fior (Team Adige Vescovana); 5. Fabrizio Amerighi (GC Bike Team). DEBUTTANTI: 1. Stefano Danzi (Luc Bovolone); 2. Alberto Mangiarotti (Cicli Coldani-Villanteri); 3. Matteo Gabrielli (Team Valli Del Rosa); 4. Balazas Bertalan (Ungheria); 5. Szabolcs Miklos (Ungheria). GENTLEMEN: 1. Giovanni Codenotti (Team Jolly Wear); 2. Luigino Zanetti (Team Adige); 3. Nicola Vanin (GS Elisa Pavimenti); 4. Valter Basili (Pedale Santarcangiolese); 5. Sergio Scremin (Quality Fondriest). SUPER A: 1. Ettore Manenti (Team Alpress); 2. Luciano Guidolin (Team Bertoldo); 3. Vittorio Benedetti (Cicli Benedetti); 4. Fausto Ronchetti (Team Stocchetti); 5. Paolo Pasini (Team Vitamini). SUPER B: 1. Giovanni Terzi (Team Bike Travaglia); 2. Aldo Gabrielli (ASD Abici); 3. Pierino Fava (Simoncini Macerata); 4. Renato Minesso (S.Eufemia); 5. Doriano De Franceschi (Sant’Ambrogio-Vini Ballan). WOMEN 1: 1. Valentina Disegna (De Luca-Renault); 2. Laura Tollin (Sant Luis Zen); 3. Carola Skarabela (New Line); 4. Alessia Bortoli (Due Torri); 5. Enrica Furlan (Team Salvador). WOMEN 2: 1. Marta Marangon (Barbariga); 2. Augusta Serci (GC Marcon); 3. Chiara Ciampolillo (F.lli Lunardelli); 4. Christiane Koschier (Fimap); 5. Emanuela Sampaolesi (Simoncini). WOMEN 3: 1. Patrizia Ferraresi (Franchini Sport); 2. Francesca Gobbato (Team Santysiak); 3. Alves Ottoboni (Cicli Bassi).
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FINALMENTE UNA GRANFONDO A ROMA NORD a cura di LUCA ALÒ
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LA VALLE DEL TEVERE PRONTA AL DEBUTTO FIANO ROMANO, LA VALLE DEL TEVERE E IL MONTE SORATTE RAPPRESENTANO LA CORNICE PERFETTA AD UNO SPLENDIDO ED INDIMENTICABILE WEEK-END DI PURA PASSIONE PER LE DUE RUOTE
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L’appuntamento è per domenica 14 settembre con la Granfondo Valle del Tevere. Dopo un anno di rodaggio come cicloraduno, la corsa di Fiano diventa una gara cicloamatoriale a tutti gli effetti, intitolata alla memoria di Massimo Gili, sulla distanza di 105 chilometri per il percorso lungo, 64 chilometri per la cicloturistica e una cronometro di circa 10 chilometri programmata per sabato 13 settembre, valevole come campionato regionale FCI Lazio a cronometro master, allievi e juniores, nell’ambito della Due Giorni Valle del Tevere. L’organizzazione di questo evento, inserito nel Giro del Lazio Master-Challenge Giessegi, prova jolly del Trofeo Centro d’ItaliaBiemme e sotto l’egida della Federciclismo Lazio, è affidata alla Cicloclub Fiano Romano del presidente Onorino Santarelli: lo scopo del sodalizio fianese è quello di allestire una vera e propria “festa di fine estate” della bicicletta aperta a tutte le età, compresi i bambini e i ragazzi dai 7 ai 12 anni di scena il giorno 14. «Alla base di tutto c’è una grande passione da parte di chi organizza – sottolinea Onorino Santarelli – senza dimenticare l’entusiasmo, la voglia di partecipare e di pedalare in una delle zone più belle per la pratica del ciclismo che abbiamo qui alle porte della Capitale». La città di Fiano Romano è pronta per l’occasione, abituata com’è ad ospitare, di volta in volta, grandi manifestazioni sportive che
mettono in risalto il felice connubio tra sport e promozione del territorio. ISCRIZIONI E QUOTE DI PARTECIPAZIONE Tramite www.kronoservice.com entro l’11 settembre ore 12.00: • cronometro 15 euro; • granfondo 25 euro; • granfondo + cronometro 30 euro; • cicloturistica 20 euro. Sul posto presso il Palazzetto dello Sport di Fiano Romano – via Tiberina km 21,500: Venerdì 12 settembre dalle ore 16.00 alle ore 19.30; sabato 13 settembre dalle ore 9.00 alle ore 19.30 • cronometro 20 euro; • granfondo 30 euro; • granfondo + cronometro 40 euro; • cicloturistica 25 euro; Domenica 14 settembre dalle ore 6.30 alle ore 8.00 • granfondo 30 euro; • cicloturistica 25 euro.
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Panorama dal Monte Soratte verso la Valle del Tevere
LA CRONOMETRO • Venerdì 12 settembre dalle ore 16 alle ore 19.30 – Fiano Romano, Palazzetto dello Sport – via Tiberina km 21,5 – iscrizioni ritiro pettorali e pacchi gara. • Sabato 13 settembre dalle ore 9.00 alle ore 19.30 – iscrizioni ritiro pettorali e pacchi gara • ore 11.30 pubblicazione ordine di partenza gara a cronometro • ore 13.30 partenza primo concorrente – zona industriale di Fiano Romano LA GRANFONDO Domenica 14 settembre Ritrovo: ore 06.30 – 08.00 iscrizioni ritiro pettorali e pacchi gara; • ingresso griglie dalle ore 07.15; • Partenza: ore 08.30. www.granfondovalledeltevere.it www.cicloclubfianoromano.it
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HOTEL TOSCO ROMAGNOLO a cura della REDAZIONE
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L’AMORE DI UNA FAMIGLIA, L’ACCOGLIENZA DI UN TERRITORIO BENESSERE, CICLOTURISMO O ROMANTICO? NEL BIKE-HOTEL DI BAGNO DI ROMAGNA C’È UNA VACANZA PER TUTTI I GUSTI
Cycle dly n e i r F
B
Benessere, bike natura o romanticismo. All’Hotel Tosco Romagnolo di Bagno di Romagna, il primo bike hotel della Valle del Savio, potrete sfogliare la margherita, scegliendo una vacanza consacrata al wellness oppure dedicarvi alle escursioni sui pedali negli scenari impareggiabili dell’Appennino Tosco-Romagnolo o ancora lasciarvi cullare da Cupido in un dolce weekend lui & lei. Qui, nella placida quiete del Parco delle Foreste Casentinesi – regno di sorgenti termali, abbazie e gustose eccellenze eno-
gastronomiche – si trova l’eremo di Casa Teverini, una struttura in cui convivono modernità e tradizioni, comfort e antichità. Una elegante regno dell’ospitalità noto nel mondo per la sua cucina sopraffina, recensita e premiata dalle più prestigiose guide culinarie. In questo territorio al confine tra Romagna e Toscana – fatto di palazzi e borghi di pietra, di opere d’arte che ingemmano le chiese e di “tabernacoli” che santificano i bivi di campagna – il cicloturista trova il suo Eldorado naturale.
Ci sono percorsi per neofiti, dove si pedala annusando gli odori dei gelsomini e delle campagne “lavorate”, ma anche tracciati più impegnativi, con pendenze oltre il 10%, in cui allenare la gamba rodata del grimpeur. Ci sono sterrati da esplorare, ma anche ascese leggendarie, ben note agli scalatori professionisti, quelli che, su queste strade, preparano da sempre i grandi giri. L’ombelico di questo eden della bicicletta è Casa Teverini, un luogo magico forgiato sulle tradizioni e sulla tipica cordialità di queste terre. Qui, dopo gli allenamenti o dopo una semplice escursione, il ciclista trova l’ambiente ideale per rigenerarsi. L’elegante Spa offre un ricco campionario di trattamenti per gli atleti, ma anche per le loro compagne. Come il pacchetto “più snella e più bella”, cinque notti di relax per ritrovare la forma ideale; o come il pacchetto “Tempo per me”, quattro notti in pensione completa a buffet e tre trattamenti per allontanarsi dal quotidiano facendosi accarezzare dal benessere. Insomma, dall’addio al nubilato all’anniversario di nozze, dalla “fuga d’amore” ai “peccati di gola”, lo staff di Casa Teverini è in grado di proporre sempre una vacanza “su misura”. Nel mese di luglio, fra l’altro, Bagno di Romagna propone un ricco calendario di eventi, come la “Mostra delle mostre”, collettiva di pittura al Palazzo del Capitano o la Fiera del martedì dedicata agli amanti dell’antiquariato e del vintage; o ancora le visite all’Ecomuseo della diga di Ridracoli o le conferenze “Tra cielo e terra”, per concludere con gli gnomi, da sempre “cittadini onorari” di Bagno di Romagna. Tutto questo (e molto altro ancora) è l’hotel Tosco Romagnolo: la vacanza ideale per i ciclisti e per le loro famiglie. Info http://www.paoloteverini.it http://www.hoteltoscoromagnolo.it
BORSE DA VIAGGIO PER IL CICLISTA MODERNO PER I CICLOTURISTI PIÙ ESIGENTI E PER CHI AMA I LUNGHI VIAGGI IN BICICLETTA, GIST PROPONE UNA LINEA DI BORSE MOLTO INNOVATIVE Tra la grande varietà di accessori per la bici offerti da GIST, un’importante nicchia riguarda le borse per viaggiare in bicicletta. Una linea sicuramente interessante è quella per i grandi viaggi: borse impermeabili e di grande capienza. Le borse sono unite da una cerniera realizzata con materiale impermeabile e cuciture sigillate, con bande rifrangenti, di conseguenza possono essere facilmente rimosse e diventare del tutto indipendenti. La borsetta applicata sul manubrio, estraibile con cristal porta cartina, può essere usata per inserire mappe, macchina fotografica ed altri oggetti di uso frequente, sono comode anche perché fungono da borsello quando la bici viene parcheggiata. Sono dotate di occhielli e fornite di tracolla che può essere applicata ed usata nelle giornate di riposo o alla sera. Le dimensioni, 26 litri la borsa superiore e 21 litri quelle laterali, rendono le borse distribuite da GIST adatte per viaggi di tutti i tipi: sia viaggi in terre fredde dove è richiesto materiale più pesante ed ingombrante, sia viaggi in bici che durino qualche mese o anno. Per i viaggi meno impegnativi, GIST propone altri tipi di borse più piccole. Per consultare l’ampia gamma di prodotti distribuiti da GIST si consiglia di consultare il nuovo sito costruito per essere fruibile da ogni device, dinamico, grintoso e “Live” con ogni novità da condividere con il mondo degli appassionati delle due ruote.
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1° TROFEO ASD DALZERO.IT a cura della REDAZIONE
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A MONTICELLI BRUSATI LA GARA CHE MANCAVA IL 30 AGOSTO, IN PIENA FRANCIACORTA, LA PROVA UNICA DEL CAMPIONATO PROVINCIALE AMATORI STRADA FCI BRESCIA
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La ASD Dalzero.it organizza un nuovo evento che si terrà il 30 agosto a Monticelli Brusati, in piena Franciacorta, territorio celebre per le sue bollicine, ma molto amato anche dagli appassionati di ciclismo, sia su strada che su Mountain Bike. L’evento assegnerà anche le maglie di campione provinciale amatori strada FCI Brescia per le varie categorie amatoriali. La manifestazione è aperta a tutti gli Enti di Promozione Sportiva aderenti alla Consulta Nazionale del Ciclismo. Il 1° Trofeo ASD Dalzero.it è una gara in linea di 79,3 km riservata alle categorie amatoriali e organizzato sotto l’egida della Federazione Ciclistica Italiana, in sinergia con il comitato provinciale e con il supporto della struttura regionale. Il presidente della società, Matteo Dalzero, gestisce dal lontano 2003 il calendario delle granfondo e altre manifestazioni sul sito Dalzero.it e partecipa tutti gli anni ad alcune granfondo. Dopo tanti anni a parlare di gare e tante partecipazioni su strada comincia a sorgere la voglia di organizzare insieme alla società ciclistica un evento. L’idea della gara in linea si è formata negli scorsi mesi parlando con Gianni Pozzani, presidente del comitato provinciale FCI di Brescia. Dagli incontri è emerso chiaramente che nella provincia lombarda si avverte la mancanza di una gara dedicata agli amatori organizzata sotto l’egida della FCI. Detto fatto: la ASD Dalzero.it disegna un percorso che coinvolge il bel territorio della Franciacorta, immerso nei vigneti. Il tracciato del circuito, da ripetere 7 volte, prevede anche qualche tratto di leggera salita, ido-
neo per coinvolgere gli atleti appassionati della bici da corsa. Il famoso strappo finale delle Casotte, di circa 700 m con punte intorno al 16%, renderà affascinante l’arrivo, ripercorrendo tratti di percorso già inseriti in manifestazioni dedicate ad esempio agli allievi e agli juniores. Come Media Partner dell’evento è stata scelta la rivista INBICI, competente e apprezzata testata giornalistica dedicata al ciclismo a 360° (www.inbici.net). Per assicurare un evento di elevato livello qualitativo il servizio di cronometraggio sarà gestito da MySDAM e la partecipazione richiede necessariamente il noleggio del ProChip da ritirare presso la zona iscrizioni (dettagli disponibili nel regolamento completo su www.dalzero.it). A tutti coloro che si iscriveranno online sul sito www.mysdam.net verrà riservato un
pacco gara costituito da prodotti alimentari e/o tecnici. L’iscrizione online permetterà anche di essere inseriti nel servizio news pregara e ricezione classifiche e cronometraggi in tempo reale il giorno stesso della gara. Si ricorda che i tesserati FCI dovranno successivamente fare l’iscrizione anche attraverso il fattore k http://fci.ksport.kgroup.eu/ Fci/ mediante la società sportiva di appartenenza (l’ID Gara è 66196). La gara partirà davanti al palazzetto dello sport di Monticelli Brusati in località Villa e, dopo 3 km, si raggiungerà l’anello di 10,3 km da ripetere 7 volte. L’anello prevede il transito da Camignone, Passirano, Monterotondo e Provaglio d’Iseo. Alla conclusione dei 7 giri si rientra a Monticelli Brusati passando davanti alla zona partenza e l’arrivo sarà situato in via Manzoni appena dopo la scuola materna, dopo aver affrontato quindi lo strappo delle Casotte, circa 700 m di salita. Informazioni più precise tramite le planimetrie, altimetrie, tabelle di marcia e tracciati resi disponibili su www.dalzero.it. L’auspicio degli organizzatori è che, tra i 250mila visitatori che ogni anno utilizzano Dalzero.it, ci siano numerosi ciclisti curiosi di provare un evento organizzato dalla ASD Dalzero.it. Partenza presso il palazzetto dello sport di Monticelli Brusati in località Villa, via Villa Ore 14.30 partenza categorie M4 – M5 – M6 – M7 – M8 – MW, Ore 17.00 partenza categorie ELMT – M1 – M2 – M3 potete verificare la vostra categoria visitando questa pagina: http://www.federciclismo.it/affiliazione/ tesseramento.asp?cod=6
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È NATA LA MB2000
Tempo di lettura
a cura di MARIO PUGLIESE
IL PRESTIGIO NON SI COMPRA, SI CONQUISTA…
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PRESENTATA A SAN MARINO LA BICICLETTA CHE RENDE OMAGGIO ALLA STORICA VITTORIA DI MICHELE BARTOLI AL PRIMO CAMPIONATO DEL MONDO DEL TERZO MILLENNIO: «LA GENTE RICORDA LE LIEGI, IL FIANDRE E LA FRECCIA VALLONE, MA QUELLA GARA DI TRIESTE DI 14 ANNI FA FU UN’IMPRESA EPICA. GIUSTO RICORDARLA CON UNA BICICLETTA STRAORDINARIA»
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«Il ‘Prestigio’ non si compra, si conquista, giorno dopo giorno, lavorando con volontà e determinazione, cercando di anticipare il mercato con lungimiranza…». È il mantra che, da sempre, guida Giancarlo Di Marco, amministratore delegato dell’azienda Prestigio di San Marino. Ed è la filosofia che sta alla base anche dell’ultima nata della maison sammarinese: la MB2000, presentata in anteprima lo scorso 12 luglio, nell’Antica Repubblica di San Marino. La MB2000 – elegantissima con la sua grafica latte & pece – è la super-bicicletta che l’azienda Prestigio di Giancarlo Di Marco ha dedicato al suo testimonial, Michele Bartoli, o meglio ad una delle sue imprese sportive più autentiche: lo storico successo ai Campionati Italiani di Trieste del 25 giugno del 2000, quando venne assegnata la prima maglia tricolore del millennio. «È la prima volta che qualcuno costruisce una bicicletta per ricordare una delle mie vittorie – ha detto durante la cerimonia di presentazione il Leoncino delle Fiandre – è normale che la genti ricordi, in maniera più nitida, le vittorie alla Liegi, al Lombardia o alla Freccia Vallone, ma quel 25 giugno del 2000 a Trieste, oltre ad assegnare la prima maglia tricolore del terzo millennio, fu una gara terribilmente dura, corsa in condizioni meteo critiche. Non a caso, al traguardo – su 187 partenti – arrivammo appena in 25 e Il presidente di Prestigio Giancarlo Di Marco con la Mb2000
sul podio, dietro di me, dopo 228 chilometri infernali, arrivarono Simoni e Nardello, due ciclisti che, da sempre, hanno fatto della sofferenza un loro tratto distintivo». Nel telaio della bicicletta di Prestigio sono stampati in calce i numeri di quell’impresa: la data, il tempo impiegato (5 ore, 59 minuti e 17 secondi) e la media oraria (38.076): «Questa è una bicicletta che il mercato non ha mai visto – aggiunge Bartoli –. un telaio ideale per un team professionistico? Secondo me no, perché il segmento è troppo elevato e, dietro al suo lancio promozionale, sarebbe molto complicato studiarci una strategia commerciale conveniente. Questa è una bicicletta per intenditori, un prodotto di nicchia che solo Prestigio oggi è in grado di garantire». Soddisfatto come un papà nella nursery l’Amministratore Delegato di Prestigio Giancarlo Di Marco, che si coccola la sua ultima produzione: «È una bicicletta fantastica – spiega – che si posiziona, come sempre, su un segmento di mercato medio alto. È stata costruita in base alle specifiche indicazioni bio-meccaniche fornite da Michele Bartoli, che ha partecipato al disegno originario, all’assemblaggio e alla scelta della grafica. È una bicicletta made in Italy, dipinta nelle nostre officine di San Marino. Un telaio italiano nato per celebrare un grande evento italiano. Tutti mi dicono che è bellissima e io sono convinto che la MB2000 sarà molto apprezzata dai veri intenditori».
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La MB 2000
E LA GRAN FONDO DEL TITANO PREMIA CASTAGNOLI È stato Michele Bartoli, consulente biomeccanico dell’azienda Prestigio, a dare il via alla 2ª edizione della Gran Fondo di San Marino Patrimonio dell’Umanità Unesco organizzata lo scorso 13 luglio dalla Federazione del Titano. Quasi ottocento iscritti, alcuni dei quali – per la pioggia che si è abbattuta fino a qualche minuto prima sull’Antica Repubblica – hanno rinunciato alla partenza. Col senno di poi, decisione troppo affrettata. Perché alle 8 in punto il meteo
ha regalato una tregua, garantendo – per il mese di luglio – condizioni semplicemente ideali per una gara ciclistica. Presente al via anche il delegato nazionale Ciclismo, avvocato Emiliano Borgna, oltre alle telecamere di Bike Channel e ad Elisa Gardini, inviata di Teleromagna per la trasmissione “A Tutta Bici”. Alla fine, nel percorso lungo, si è imposto nettamente Federico Castagnoli, già vincitore in stagione della Gran Fondo dell’Amore di Terni, della Selle Italia di Cervia, della Strasubasio, della Gran Fondo Terre del Varano e della Over The Hills di Imola. Il portacolori della Cicli
Copparo ha superato, con un allungo negli ultimi chilometri, il compagno di squadra Luciano Mencaroni, marchigiano ma da anni residente a Montefiore Conca, già vincitore quest’anno della Gran Fondo Piacentina e della Gran Fondo di San Benedetto FRW. Sul terzo gradino del podio, leggermente staccato, il sammaurese Tiziano Lombardi (MG K Vis), reduce dal fresco 2° posto alle Dolomiti e vincitore in stagione della Straducale e della Gran Fondo Cassani di Faenza. «È stata una gara impegnativa ma tecnicamente molto spettacolare – ha spiegato all’arrivo Castagnoli – devo ringraziare la mia squadra che, come sempre, mi ha dato un supporto impagabile. Quando, negli ultimi 15 km, ci siamo ritrovati in tre, ho deciso di attaccare su una discesa molto tecnica, che mi ha consentito di conquistare un margine rassicurante per arrivare solitario al traguardo». Soddisfatto anche il compagno di team Mencaroni: «Per noi è importante che vinca la squadra. Stavolta è toccato a Castagnoli e dunque io sono contento». Nel percorso corto si è imposto in solitaria Silver Lazzari (Rock Racing Faenza), che ha tagliato il traguardo in 2.35’.37’’ alla media di 36,630, precedendo il portacolori delle Frecce Rosse Cristian Pazzini e Leonardo Viglione, cuneese di Mondovì.
Michele Bartoli intervistato alla partenza della Gran Fondo di San Marino
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MOENA
a cura della REDAZIONE
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LA FATA DELLE DOLOMITI TRA LEGGENDE E PERCORSI RICCHI DI MAGIA, CI SI PUÒ PERDERE CON LO SGUARDO IN UN TRAMONTO CHE DIPINGE DI ROSA LE DOLOMITI, OPPURE CI SI PUÒ CONCEDERE UNA PASSEGGIATA LUNGO LE STRADE DEL CENTRO, ALLA RICERCA DEI PERSONAGGI DELLE FIABE CHE ANCORA OGGI ANIMANO QUESTI LUOGHI.
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Quando si arriva a Moena, si ha come l’impressione di trovarsi nel bel mezzo di una fiaba. Il paese a forma di stella è adagiato tra splendidi prati in una conca soleggiata, circondata da alcuni dei più bei gruppi dolomitici, tra cui il Sella, il Latemar e il Catenaccio. Moena è il primo paese che si incontra entrando in Val di Fassa, nella provincia di Trento, ed è da qualche anno entrata a far parte delle “Alpine Pearls”, associazione fondata e costituita da località turistiche alpine che promuovono e sostengono un turismo sostenibile e di qualità. L’atmosfera magica del centro, con le sue case antiche, le vie caratteristiche e le diverse aree limitate al traffico, sono un invito irresistibile per lo shopping, mentre i magnifici paesaggi circostanti offrono in tutte le stagioni scenari ideali per escursioni. È la meta ideale per tutta la famiglia, in grado di offrire una vacanza in montagna adatta a grandi e piccini e capace di soddisfare le esigenze degli amanti dello sport e della natura, così come quelle di coloro che alla fatica preferiscono il relax, il benessere, la tranquillità e la pace. Escursioni, gite a cavallo o in MTB, ferrate e arrampicate, nord walking, passeggiate culturali, yoga, sono solo alcune delle attività che in questi luoghi trovano il loro habitat naturale. Moena è anche offerta di cultura, ci si può immergere nella cultura e tradizione ladina, visitando i vari siti storici ed i borghi più antichi del paese, il museo ladino e il museo della
guerra, le chiese e le cappelle e pure qualche malga nella quale poter assaggiare prodotti tipici della valle o passeggiare per le vie del centro. In questa località è così forte il rapporto tra la città e la natura, che l’uso delle e-bike è in continuo aumento e si rinnova di anno in anno l’iniziativa per offrire ai residenti, ma anche ai visitatori un trasporto pulito, alternativo alla macchina: un trenino percorre tutte le strade principali del paese, collegando tutte le zone del centro. Moena, anche definita la “fata delle Dolomiti”, offre infatti ai suoi visitatori, una pluralità di sfaccettature che si scoprono solo attraversandone i luoghi o facendosi rapire dai suoi tramonti che si stagliano sui crinali delle Dolomiti, offrendo uno spettacolo che toglie il fiato. Una leggenda, relativa al Re Laurino, in particolare, spiegherebbe il motivo per il quale queste splendide montagne si tingono di rosa al tramonto: colpa – la storia narra – proprio della fata immortale, chiamata Moena. Sono tante le fiabe e le leggende che raccontano della Val di Fassa e dei suoi meravigliosi luoghi abitati da singolari personaggi, come lo stregone Spina de Mul (Scheletro di Mulo), il guerriero Ey de Net (Occhi nella Notte), la principessa Soreghina, figlia del Sole o Conturina, la fanciulla pietrificata dalla malvagia matrigna a causa della sua bellezza.
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BIOMECCANICA INBICI
a cura di FABRIZIO FAGIOLI* Tempo di lettura
7 min
info@velosystem.com MOUNTAIN BIKE: L’ASSETTO BIOMECCANICO È IMPORTANTE?
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Nell’ambiente mountain biker non è raro sentire affermazioni del lizzo estremamente libero della mountain bike con un particolare ocgenere: «sulla bici mountain bike ci si muove molto spesso per cui chio di riguardo al divertimento. Queste mountain bike sono di solito delle full sospende non con ampie escursioni anche superiori a 150 l’assetto in sella ha poca importanza». Una riflessione tecnica sulla validità o meno di tale affermazione mm. Per quanto riguarda l’attività competitiva si sviluppa su percorsi deve anzitutto partire dalla distinzione delle diverse specialità che brevi con gare a punteggio dato da giuria sulla base del proprio stile. Il Dirt possiamo considerarlo un Free Ride effettuato su campi di derivano dall’utilizzo di questa tipologia di bicicletta. La mountain bike, infatti, sinonimo di libertà si presta a diverse tipo- terra battuta ed eventuali rampe di terra o legno con il principale oblogie di utilizzo competitive e non competitive. biettivo di saltare. La mountain bike è una front sospende spesso Fra quelle competitive distinguiamo DH (Down Hill), XC (Cross con ruote da 24” e componentistica ridotta al minimo al fine di avere Country), Marathon o GF (Gran Fondo). un mezzo robusto e affidabile anche in caso di atterraggi “di emerLe non competitive sono invece il FreeRide e l’Enduro o Trail, a cui si genza” (lanciando la bici). Escursioni anteriori attorno agli 80-110 mm tarati molto rigidi. La posizione della sella è poco importante mentre aggiungono con un utilizzo creativo o acrobatico le Street e le Dirt. Il Down Hill (DH), ovvero le discese fuori strada, prevede l’utilizzo quella del manubrio diventa fondamentale per guidabilità e controllo. di biciclette il cui obiettivo principale è quello di garantire stabilità Lo Street consiste nell’uso di MTB pensate per evoluzioni emozioe controllo nella guida alle alte velocità e su terreni sconnessi. La nanti nell’ambiente urbano, usando le strutture artificiali come spunti bicicletta per DH è perciò di solito pesante e robusta, impedalabile dove eseguire manovre e tutto ciò che mette alla prova l’abilità del in salita, biammortizzata con notevole escursione ammortizzante. biker e che suggerisce la fantasia (es: salto di muretti, scale, manovre La posizione di sella e manubrio, perciò non devono consentire da trial ecc.). La bici è robusta e molto piccola, spesso senza cambio efficienza di pedalata, bensì bilanciamento del peso e controllo del ed esclusivamente front molto agile con escursioni che vanno da 0 mezzo. Il manubrio sarà perciò alto e la sella bassa; entrambi più mm (trial) a 130 mm (drop), una sorta di incrocio tra BMX e mountain bike (per l’esattezza con telaio tipo mountain bike, ma “impostazioarretrati rispetto ad una posizione da pedalatore. Il Cross Country (XC) è invece una specialità che fa riferimento a ne” da BMX). Su queste biciclette va esclusivamente calibrata la gare di MTB su circuito caratterizzato da salite e discese e da per- pozione del manubrio e delle relative impugnature. corsi con diverse difficoltà tecniche da ripetere più volte; le distanze di solito vaMTB Assetto riano dai 20 ai 40 km. Le mountain bike SPECIALITÀ Efficienza Pedalata Guidabilità del mezzo Stabilità e Controllo dedicate a questa specialità devono avere Posizione sella Posizione Manubrio Bilanciamento Pesi caratteristiche di leggerezza e maneggeDown Hill – ** *** volezza, sono di solito front sospende con escursioni limitate attorno agli 80-90 mm. Cross Country (XC) *** ** ** L’assetto biomeccanico su questo tipoloMarathon o *** ** ** gia di bicicletta deve consentire una buona Gran Fondo resa in salita, ottenuta ottimizzando la poEnduro o Trail ** ** ** sizione della sella in altezza e arretramento per garantire efficienza della pedalata su Free Ride * ** ** questo percorso, e un buon bilanciamenDirt – *** ** to del peso e un buon controllo del mezzo Street – *** ** per i tratti veloci o tecnici in discesa. Il Marathon o Gran Fondo (GF) in Tabella 1. Importanza delle regolazioni di telaio e componenti nelle varie specialità della mountain bike: mountain bike identifica quelle gare con – (non importante), * (poco importante), **(importante), * (molto importante) sviluppo che supera i 40 km, di solito in linea o in un unico giro con dislivelli di percorso anche importanti. Alla luce delle caratteristiche delle varie specialità del mondo della Le caratteristiche del telaio e dell’assetto sono perciò simili a quelle mountain bike confermiamo l’importanza delle regolazioni di telaio e della bicicletta da Cross Country con un equo bilanciamento fra componenti da affrontare su tre ambiti: a) il bilanciamento dei pesi al fine di ottimizzare “stabilità e controllo esigenze di efficienza di pedalata e guidabilità del mezzo. del mezzo”; L’Enduro o Trail è un’attività non competitiva che possiamo considerare in mezzo fra il Free Ride (divertimento su ogni percorso) e b) la posizione della sella al fine di garantire “efficienza di pedalata”; il Cross Country (prestazione su percorsi anche impegnativi sotto il c) la posizione del manubrio al fine di permettere la necessaria “guidabilità del mezzo”. profilo tecnico). Le mountain bike utilizzate sono in genere biammortizzate con escursioni frontali fino a 120 mm, con peso non esa- In ogni specialità è auspicabile che sia il mezzo ad assecondare le sperato in leggerezza e un assetto un poco più rivolto al comfort caratteristiche e la morfologia del mountain biker e non il contrario. e alla maneggevolezza in discesa senza perdere di vista l’efficienza In ogni specialità della mountain bike il corretto assetto biomeccanidella pedalata. Queste bici sono predisposte alle lunghe escursioni co è non solo importante ma fondamentale per la prestazione o per dove il cronometro passa in secondo piano rispetto alla comodità. raggiungere obiettivi anche non competitivi. *Responsabile Tecnico Velosystem® Il Free Ride, intesa come attività anche competitiva, identifica un uti-
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Cesenatico FC Monza-Brianza MB Fondi LT Luzzi CS Roma RM Nuoro NU Pergine V. TN Piacenza PC Massagno - Svizzera Capriolo BS Malo VI Carpi MO Cascina PI Città di Castello PG Argenta FE Novoli LE Tovo di S. Agata SO Brasilia Brasile Varese VA Terni TR Pinerolo TO Civitavecchia RM Boffalora S.T. MI Impruneta FI Crema CR Forlì FC Bari BA Manfredonia FG Cesenatico FC
0547 675940 348 5179391 0771 537644 0984 543780 06 8553828 0784 39050 331 4266446 334 8984694 +41 79 6237763 333.8786175 0445 607702 331 1769295 328 5516679 338 7989271 0532 852233 0832 711052 0342 770066 (61) 3248 0460 0332 1810073 324 6232614 0121 3258151 0766 3 20 39 02 97255461 055 2020004 0373 278063 338 8723018 080 8964504 0884 536306 0547 673499
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PAGINE GIALLE info@inbici.net
a cura della REDAZIONE
APOTEOSI A PARIGI… DUBBI A ROMA
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LA VITTORIA DEL TOUR DE FRANCE DEL 1982 CONSEGNA ALLA STORIA IL MITO DI BERNARD HINAULT, IL QUARTO CICLISTA DELLA STORIA CAPACE DI CENTRARE L’ACCOPPIATA GIRO-TOUR. EPPURE, NEL DAY AFTER, C’È CHI SOLLEVA QUALCHE PERFIDA RIFLESSIONE...
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Mentre – fresca dal trionfo ancora croccante del Mundial spagnolo – la Gazzetta dello Sport titolava a tutta pagina «Una serie A da 204 miliardi», dando il benvenuto a Falcao, Boniek, Platini, Passerella, Kroll e Juary, nel taglio basso della prima pagina di quel 26 luglio del 1982, un box rendeva omaggio a Bernard Hinault che, dopo il successo al Giro, metteva le mani anche sul suo quarto Tour de France, vincendo – con uno sprint prepotente – anche ai Campi Elisi. A margine anche la notizia, invero poco profetica, del beneaugurale successo di Moreno Argentin a Pescara ad un mese esatto dal mondiale inglese che, invece, grazie alle leggendaria “fucilata di Goodwood”, vide trionfare – come noto – un certo Giuseppe Saronni. Ma è a Parigi che, in quel giorno, si disegna una pagina epica del ciclismo, con il fuoriclasse bretone che centra l’accoppiata GiroTour, a quel tempo riuscita soltanto a tre “mostri sacri” del pedale: Coppi, Anquetil e Merckx. «Hinault, apoteosi a Parigi», titola la Gazzetta, sottolineando come «l’ambizioso programma della stagione, di vincere cioè, l’una dopo l’altra, le due più grandi corse a tappe, il Giro e il Tour, è una realtà». «Con questa nuova impresa – si legge nel sommario della Rosa – Hinault si è già assicurato un posto nella leggenda del ciclismo. E già lancia una nuova sfida: quella di tentare una seconda accoppiata Giro-Tour nel
1984 per emulare il prestigioso record di Coppi che vinse le due corse nel 1949 e nel 1952». «Il capitano della Renault-Gitane si è imposto senza entusiasmare, come già il normanno Jaques Anquetil nel 1964, quando si aggiudicò prima il Giro poi il Tour. Hinault avrà 28 anni il 14 novembre e se non arriverà un nuovo messia potrà continuare a recitare la parte del leone (qualche volta vegetariano) nelle prove a tappe che durano tre o più settimane, come il Giro e il Tour. A meno che gli organizzatori – specialmente quelli del Tour – non si decidano a cambiare la formula che regola la disputa della loro manifestazione».
E qui l’analisi del cronista Rino Negri si vela di un rivolo polemico: «Questo Tour – scrive – che Hinault ha vinto facendo economia di energia ogni giorno, per potersi trovare nelle gambe la dinamite da usare nelle sfide a cronometro, non è difatti stato costruito per buona parte dei partecipanti. Non abbiamo la pretesa di scoprire la formula magica, grazie alla quale tutti i 170 concorrenti al Tour, possano avere probabilità di successo. In una gara che presenta un’infinità di classifiche (alcune delle quali finiscono per addormentare la corsa, quando invece si avverte maggiormente la necessità di vederla vivace), ci può essere gloria per quasi tutti ma non è nemmeno giusto che, costruendo un Tour, si pensi ad un solo atleta». «Cosa c’è stato di smaccatamente sbagliato in questo 69° Tour? – si chiede l’editorialista della Gazzetta – Il numero eccessivo dei chilometri da percorrere a cronometro (215). Ci sono state due tappe di troppo: Valence d’Agone e Martgues, per 90 chilometri complessivi. Inoltre, la dislocazione delle frazioni individuali da percorrere contro
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il tempo è risultata disastrosa. Agli effetti dell’esito finale, se il Tour non fosse stato consegnato in anticipo a Hinault, grazie appunto a queste gare a cronometro individuali, la sola prova da ritenere tecnicamente giustificata sarebbe stata quella di Saint Priest, a 48 ore dall’arrivo ai Campi Elisi. La costruzione di una grande corsa a tappe dev’essere adeguata ai protagonisti dell’epoca in cui si svolge, se davvero si vuole che, almeno sulla carta, figuri equilibrata, aperta a più partecipanti. Il Tour, prima con Anquetil e adesso con Hinault, ha la pretesa di risultare equilibrato e combattuto, dandosi un’impostazione contraria a quella logica. Anquetil è il più forte di tutti a cronometro? E allora, via con chilometri e chilometri da percorrere a cronometro. Hinault è superiore di una spanna a quegli avversari che lo possono mettere in pericolo nella lotta (si fa per dire) per il primato? Via con tappe a cronometro e, quando si scopre che, grazie ai settori a cronometro a squadre c’è chi potrebbe guadagnare i minuti, si escogitano gli abbuoni che vengono presi in considerazione per la classifica generale individuale, mentre i tempi realizzati dalle formazioni servono soltanto per la graduatoria d’equipe. D’accordo che non è facile costruire un Giro o un Tour che piaccia a tutti, ma vogliamo ricordare che La Gazzetta della Sport, quando ha dovuto varare certe edizioni del Giro, ha tenuto conto del fatto che Fausto Coppi era praticamente insuperabile, mentre Gino Bartali, il suo grande antagonista, difficilmente si salvava nella specialità. E allora,
per conferire al Giro un equilibrio almeno in partenza, sono state fatte svolgere edizioni senza tappe a cronometro. E quando è venuto alla ribalta lo svizzero Koblet, mentre Bartali sembrava avesse imboccato la via del tramonto, Coppi si è trovato a lottare contro il tempo perché il campione diretto da Learco Guerra, a cronometro, volava (ricordare il palpitante Giro del 1953)». Insomma, omaggio a Hinault ma dubbi sulla credibilità di questo verdetto, tanto che gli italiani si vendicano sul fuoriclasse bretone, sottolineando che suo figlio – in realtà – «vuole diventare Paolo Rossi». E rincara la dose anche un certo Anquetil che, intervistato proprio dalla Gazzetta, anziché rendere onore al suo erede, commenta convinto: «Bravo Bernard, ma in questa Grand Boucle mancavano i fuoriclasse».
Sfida la tradizione con Xerpa COMFORT ED EFFICIENZA GLI ACCESSORI SOS FORATURA XERPA CAMBIANO LE REGOLE
La mutazione del concetto del “porta oggetti” è marcata Xerpa, brand emergente nel settore cycling che, nel nome della funzionalità, ha deciso di cambiare le regole della bicicletta. L’idea dell’azienda Otto Srl di Formigine, incastonata nel cuore della “Terra dei Motori”, dopo un’articolata fase sperimentale, è ormai pronta per il grande saldo nel mercato internazionale. Ready… steady... GO! Dal 27 al 30 agosto prossimi Xerpa presenterà al Gotha europeo della bicicletta il suo catalogo prodotti 2015 ponendo al centro dell’offerta le reali necessità dell’utilizzatore, a partire da tre concetti chiave: personalizzazione, colore, innovazione. Xerpa troverà spazio nel padiglione A1 – stand 309 – della prestigiosa fiera EuroBike 2014 a Friedrichshafen (Germania), insieme ai più affermati marchi mondiali del settore ciclo, come Selle Italia, Campagnolo, Wilier, Elite.
A fianco dell’ormai riconosciuto Xerpa XP1, il sotto sella minimale contenente il materiale di gonfiaggio, trova spazio un rivisitato porta borraccia-contenitore dai colori e del look più accattivanti. Tra le novità di serie: un porta borraccia singolo XP3 (in versione termoplastica e “carboned”, così anche per XP2), una luce posteriore integrabile con il sotto sella, un kit dedicato al triathlon, un kit dedicato ai ciclisti “tubeless” e altri prodotti componibili, XP4 – XP5 – Xerpa Plug – per avere sempre a portata di mano gli attrezzi necessari in caso di foratura. “MyXerpa” è il motto che certifica la volontà del marketing Otto Srl di indirizzare l’utente verso una completa customizzazione del proprio “tool kit” attraverso i prodotti proposti, una tendenza sempre più apprezzata dal mercato, trasversalmente parlando, che vede il cliente finale al centro delle politiche aziendali.
Il colore, poi, diventa una chiave differenziante e vincente, come la maggior parte dei player di settore insegnano. Il tutto ben condito dall’alchimia comunicativa dei valori Xerpa che, ammiccando alle ormai note teorie della “mutazione genetica” marcata Marvel, spingono il concetto di rottura della visione conformista del classico porta oggetti. Cambiare strada, quindi, sembra diventato possibile. Sarà il mercato a dire se la rivoluzionaria idea di Otto Srl si trasformerà in un prodotto di culto, ma i presupposti ci sono tutti. La rincorsa verso il mercato europeo è ormai partita e l’innovazione Made in Italy sta per affrontare una nuova sfida.
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GRANFONDO DEL SAN GOTTARDO AMBRÌ – SVIZZERA Tempo di lettura
a cura di PAOLO AGHINI LOMBARDI
6 min
27 LUGLIO 2014
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Le previsioni meteo non erano sicuramente delle migliori: pioggia, nebbia e temperature che a dir poco sembravano invernali, avevano caratterizzato la vigilia della Granfondo del San Gottardo giunta alla quarta edizione. “Giove Pluvio” però, si è ricordato che in fin dei conti eravamo nel mese di luglio e cosi alla domenica mattina ha preferito non scuotere la testa per far cadere pioggia e fulmini. Nebbia, vento e freddo però non hanno risparmiato i 655 epici ciclisti che si sono dati appuntamento ad Ambrì nel Canton Ticino in Svizzera, per onorare la Granfondo del San Gottardo. Dopo la partenza, avvenuta dall’aeroporto di Ambrì, il percorso ha visto la lunga carovana raggiungere il primo tratto cronometrato di km 12, iniziato dopo Airolo; la vecchia strada della Tremola, in pavé granitico, si inerpica a serpentina da Airolo fino al passo del San Gottardo, che per la cronaca, costituisce il più lungo monumento viario della Svizzera, È stato uno spettacolo unico e mozzafiato, regalato dalla natura circostante. Vedere i ciclisti avvolti dalla nebbia scalare il San Gottardo richiamava alla mente le imprese eroiche del ciclismo dei tempi passati.
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Qui i migliori scalatori di giornata sono stati, per gli uomini Fuhrbach Cristoph che ha impiegato 41’ 48” alla media di 17,18 km/h; mentre per le donne la più veloce è stata Maltese Monica, che ha impiegato 54’ 57” alla media di 12,99 km/h. Il tempo di indossare le mantelline e poi tutti giù in discesa verso Andermatt dove iniziava subito la risalita al Passo del Furka. Un percorso affascinante che vedeva anche la presenza di un treno a vapore inerpicarsi lungo la cremagliera e il passaggio dei cicloamatori sul tratto stradale noto per essere stato scenario del famosissimo film di James Bond “Goldfinger”. Una volta arrivati in vetta sembrava di essere “sospesi nel nulla”, una nebbia impressionante ha privato della bellissima vista panoramica sul ghiacciaio del Rodano, sulla cresta del Galenstock e sui 4000 dell’Oberland Bernese. Per la cronaca, ancora Fuhrbach Cristoph per gli uomini ha imposto il miglior tempo di scalata al resto della carovana; mentre per le donne è stata Polti Ylenia a transitare con il miglior tempo impiegando 54’ 29” alla media di 12,55 km/h Dopo la discesa su Oberwald, l’ultima faticosa salita ha condotto tutti coloro cha avevano intrapreso il percorso lungo al Passo della Novena, salita dura ma en-
tusiasmante, con i panorami su Aletsh e Balmhorn che si aprono durante l’ascesa e sul dolce pendio del ghiacciaio del Blinnenhorn che si ammira dal culmine del Passo. Nell’ultimo tratto cronometrato ancora una volta Fuhrbach ha dimostrato di essere irraggiungibile, mentre per le donne la più veloce è stata Bossola Valentina, che si è imposta su Polti Ylenia. Il percorso lungo di 110 km di dura fatica con un dislivello di 3000 m e 40 km di salita, in mezzo a una natura spettacolare, attraverso magnifici boschi di conifere, vallate maestose e nel mezzo di cime perennemente innevate, è stato uno scenario unico, che soltanto la Granfondo del San Gottardo ha potuto riservare ai partecipanti. Perfetta l’organizzazione con alla guida il Presidente Sergio Romaneschi, assistito dai collaboratori Fabrizio Barudoni e Vanni Merzari, che hanno gestito in modo encomiabile tutte le criticità emerse a seguito delle condizioni meteo e climatiche veramente impegnative, nulla è stato lasciato al caso: ristori ben organizzati, dove era possibile rifocillarsi con tè, cioccolato e brodo caldo, mangiare frutta e dolci, e dove addirittura erano stati installati per l’occasione anche dei bagni chimici, Ottima e condivisibile la formula scelta per la granfondo, dove i tratti cronometrati erano stati previsti in prossimità delle scalate dei passi più importanti, consentendo a tutti di riposarsi e “ricaricare le energie” tra una salita e l’altra. VINCITORI PERCORSO LUNGO KM 111 Uomini Fuhrbach Christoph (GER) M U50 Donne Polti Ylenia (SUI) W O40 PERCORSO MEDIO KM 57 Uomini Barloggio Matteo (SUI) M U30 Donne Lovati Stefania (ITA) W U40 PERCORSO CORTO KM 42 Uomini Leoni Dimitri (SUI) U50 Donne Cucchi Barbara (ITA) O40
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LA FAUSTO COPPI LE ALPI DEL MARE
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a cura della REDAZIONE
DAL FAUNIERA SPUNTA MATTEO PODESTÀ SPLENDIDA PROGRESSIONE DEL PORTACOLORI DEL MG.K.VIS CHE ANNULLA LA FUGA EPICA DEL TEDESCO TIMO KRIEGER E S’INVOLA SOLITARIO AL TRAGUARDO. TRA LE DONNE LA REGINA È L’OLANDESE NICOLE HEUTS
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11 min
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Dopo l’epica fuga del tedesco Timo Krieger, durata 90 km, Matteo Podestà – fino a quel momento tra gli inseguitori – mette il turbo ai piedi del Fauniera. Così, stacca Timo e i suoi compagni d’inseguimento (Andrea Gallo e Fabrizio Mandrile) e vince splendidamente la 27ª edizione de La Fausto Coppi Le Alpi del Mare. Tra le donne, Nicole Heuts, cicloturista di Utrecht, batte la regina di casa, e vincitrice dell’edizione 2013, Olga Cappiello. Questi i verdetti della granfondo Fausto Coppi Le Alpi del Mare 2014, una delle più spettacolari e difficili maratone ciclistiche d’Europa, partita sotto un sole splendido alle 7 in punto del 13 luglio scorso da piazza Galimberti a Cuneo.
foto PLAYFULL NIKON
2200 gli iscritti provenienti da 23 nazioni, due i percorsi, una media fondo di 111 km e 2500 m di dislivello e una granfondo di 177 km con 4125 m di dislivello. Quest’anno, il percorso della gara principe vedeva anche l’inedita salita al Santuario di Valmala e la discesa su Lemma. Tra i partenti anche Domenico Quirico, il giornalista de La Stampa rapito in Siria lo scorso anno e per il quale gli atleti della Fausto Coppi avevano corso, nel 2013, con un fiocco giallo sul pettorale: «Sono un maratoneta non un granfondista, anche se mi piace andare in bici – ha commentato Quirico, partito col pettorale n. 1 – Le due discipline, però, sono affini. Condividono fatica, sudore e forza di vo-
lontà. Sono entrambe vere lezioni di vita». Intanto, alla vigilia (12 luglio), la Cerimonia delle Nazioni è stata turbata da un temporale quasi tropicale. Tra i presenti sul palco, improvvisato sotto un tendone, c’era – oltre a Quirico – anche Damiano Lenzi, il campione di Sci Alpinismo, alla sua prima Fausto Coppi Le Alpi del Mare. Dopo Lenzi, è salito sul palco Alessandro Costantini che, malato di cancro ai polmoni, ha portato una bella testimonianza di vita e di sport. Alessandro, da quando ha scoperto il male, non ha mai smesso di andare in bici; anzi, proprio grazie a questa passione, sta combattendo la malattia e gli ultimi esami medici sembrano dargli ragione. Incrociamo tutti le dita per lui.
Il vincitore della Granfondo Matteo Podestà foto ADRIANO BUCCOLIERO
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foto ADRIANO BUCCOLIERO
L’olandese Nicole Heuts si aggiudica la Granfondo femminile
La partenza
LA GARA Splendida giornata, invece, quella del 13 luglio, col meteo che ha tenuto fino alla fine della gara. Alla partenza, da piazza Galimberti, anche gli organizzatori della Granfondo New York con cui la Fausto Coppi Le Alpi del Mare è gemellata. A dare il via, Manuela Battaglino dell’ufficio Marketing della Balocco, uno dei main sponsor della manifestazione. Partiti in una mattinata tersa i 2200 ciclisti hanno percorso un breve circuito cittadino poi, al viadotto Soleri, dopo circa 4,8 km, la divisione tra percorso lungo e corto. Il gruppo è compatto per circa 30 km e, sulla salita al santuario di Val Mala, Timo Krieger si stacca e inizia una fuga in solitaria che lo porterà fino ai piedi del Fauniera, per oltre 90 km. Classe 1982, tedesco di Stoccarda, ingegnere, granfondista di livello ma a “riposo” dalle gare nell’ultimo anno, Timo era qui a Cuneo come inviato della rivista tedesca RennRad. Dietro di lui, si lancia all’inseguimento un piccolo gruppetto di 20 corridori, capitanato da Paolo Castelnovo (ASD Team UCSA) e Andrea Gallo (ASD Pedala Sport Canale), l’atleta di casa, che mostra subito di essere in splendida forma. Con loro c’è anche
Damiano Lenzi. Gli inseguitori, sulla salita di Piatta Soprana, vengono ripresi dal resto del gruppo, mentre si riduce il distacco con Krieger. Matteo Podestà (2053 – Mg.K.Vis LGL Gobbi) si porta tra i primi e raggiunge Lenzi e Gallo. Matteo fino a questo momento corre una gara nella “pancia” del gruppo, apparentemente non spaventato dalla fuga del tedesco. Al congiungimento con il percorso medio, sul rettilineo che porta a Castelmagno, e quindi alla salita per il Fauniera, Timo Krieger viene ripreso da un gruppetto di 10 corridori. Tra loro c’è anche Matteo Podestà che, in vista della salita al colle Principe (2480 m di dislivello), mette il turbo e parte. Il tedesco, che è anche in carenza d’acqua, viene poi staccato sulle prime curve della salita al Fauniera. Matteo Podestà sulla salita sembra un altro. Il passo è sciolto, va in progressione; al Fauniera passa per primo, seguito, secondi dopo, da un gruppo di 10 corridori tra cui Mandrile. Gallo invece, si ferma a poche centinaia di metri dalla cima. Ha un problema con la catena che lo costringerà ad una rimonta disperata. Raggiunge la cima e si lancia nella discesa. Riesce a raggiungere Mandrile, ma intanto Podestà ha preso il largo. La fuga
di Matteo Podestà non verrà più ripresa e Matteo arriverà a Cuneo, in piazza Galimberti, con tutto il tempo per tirare su la zip della maglia e poi alzare le braccia. Ha percorso la Fausto Coppi Le Alpi del Mare in 5 ore 59 minuti 6 secondi. Fabrizio Mandrile arriverà secondo a 6 minuti e 13 secondi e Andrea Gallo terzo, a 9 minuti e 3 secondi dal primo. Tra le donne, vittoria inaspettata dell’olandese Nicole Heuts di Utrecht, cicloturista pura, che ama correre questo tipo di eventi col marito ed un gruppo di amici. Lo scorso anno arrivò terza. Batte la signora delle granfondo, Olga Cappiello, la vincitrice dell’edizione 2013, per 5 minuti e 34 secondi. Il primo del medio è stato Niki Giussani, Equipe Exploit, seguito da Roberto Napolitano, team Cinelli Santini, e da Daniele Gualeni, team Tokens Cicli Bettoni. La prima donna del medio è stata Manuela Solzogni del team Isolmant. LE INTERVISTE Matteo Podestà, vincitore di questa 27ª edizione, è visibilmente commosso: «Questa per me è una grande vittoria; all’inizio della salita sul Fauniera ero dietro ai due battistrada nonchè favoriti di giornata Gallo e Lenzi. Ho cercato di andare su con il mio passo e, quando li ho raggiunti, ho capito che poteva essere la mia corsa. Queste corse sono molto dure e bisogna conoscere molto bene il proprio corpo e saper dosare le energie, questa intelligenza tattica alla fine ha pagato». Secondo posto ricco di soddisfazione personale per Mandrile Fabrizio: «Sono molto felice per questo insperato risultato; ora sono un papà, lavoro a tempo pieno e non ho più molto tempo libero per potermi allenare. Il mio obiettivo era arrivare terzo e, invece, per l’ennesima volta è arrivato un secondo posto, credo siano sei volte che
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Gli atleti appena partiti
arrivo a ridosso del primo. Il pezzo più complicato è stata la seconda discesa da Piatta Soprana, è stata davvero difficile da impostare, ma alla fine è andata ottimamente e non posso che non esserne felice». Conclude il podio uno sfortunatissimo Andrea Gallo: «Prima dello scollinamento sul Fauniera mi è scesa la catena e questo mi ha innervosito parecchio ed alla fine ho perso secondi preziosi. Nella parte in discesa ho cercato di recuperare e ci ho creduto fino in fondo, ma non è bastato per raggiungere i due battistrada. Onestamente non avevo molta gamba e, alla fine, il distacco è stato pesante; rimando la mia affermazione ai prossimi anni». DONNE Per le quote rosa, la spunta colei che arrivò terza lo scorso anno, Heuts Nicole, su Cappiello e Piancastelli; un arrivo in solitaria con oltre sei minuti di vantaggio. Soddisfatta e felice Nicole ha così commentato: «Ho battuto la beniamina di casa però, lo scorso anno, è stata lei a prendere il vantaggio e il podio; io mi sono fermata al gradino più basso. Quest’anno era quasi una sfida personale, anche se non c’è assolutamente rivalità tra noi. Io, per altro, non sono una granfondista di professione e quindi non avrò modo di riincontrarla se non alla prossima edizione de La Fausto Coppi Le Alpi del Mare. Siamo state insieme per la quasi totalità della corsa
e poi sull’ultima discesa quella di Madonna del Colletto, ho fatto la differenza». Olga Cappiello stanchissima, si è subito ritirata e non abbiamo potuto raccogliere il suo commento. Soddisfatta anche la terza classificata, Patrizia Piancastelli: «Sono contentissima; sono parecchi anni che partecipavo e finalmente è arrivato un risultato importante. Sulla cima del Fauniera c’è uno spettacolo fantastico e già solo questo è il motivo principale della mia partecipazione; paesaggi davvero mozzafiato». MEDIOFONDO A meno di un km dall’arrivo erano in quattro ma alla fine il gradino più alto del podio dell’edizione 27ª della Fausto Coppi Le Alpi del Mare viene occupato da Niki Giussani con il tempo di 3 ore 44 minuti e 53 secondi. Una grande soddisfazione per il corridore del team Equipe Exploit che sul traguardo di Piazza Galimberti riesce ad avere la meglio su Napolitano, Gualeni e Padoan. Ecco il commento del vincitore: «Sul Fauniera, tre corridori avevano un buon vantaggio, sono riuscito a riprenderli a tre km dalla cima e poi abbiamo terminato la corsa in quattro; sapevamo che la corsa si sarebbe decisa allo sprint e così è stato. Negli ultimi metri ho avuto più gamba e sono riuscito a primeggiare; sono molto felice e soddisfatto della mia prestazione». Le maglie della Fausto Coppi
Un secondo posto che rende felice Napolitano: «Sapevo che Giussani in volata era il più forte e aveva più gamba, ma il mio secondo posto vale oro; sul Fauniera è stata dura ma l’emozione di arrivare in Piazza Galimberti e rivedere la propria famiglia, mi ripaga di tutti gli sforzi». Conclude il podio, Daniele Gualeni: «Un terzo posto conquistato all’ultima curva complice l’errore di Padoan; una corsa davvero fantastica». DONNE Nella mediofondo, in campo femminile, successo per Manuela Solzoni del team Isolmat con il tempo di 4 ore 7 minuti e 26 secondi che nell’ultima salita di Madonna del Colletto ha saputo incrementare il vantaggio sulla cuneese Erica Magnaldi e su Monica Bonfanti. Il commento della vincitrice: «Il momento più duro è stato sul Fauniera, non tanto per la durezza della pendenza quanto per la lunghezza del percorso; in discesa non è stato facile, ho cercato le traiettorie più sicure e una volta finita, ho cercato di utilizzare tutte le energie che avevo in corpo e alla fine ho alzato le braccia al cielo». Prestazione importante anche per Monica Bonfanti: «Nonostante alcuni problemini fisici, sono al 50% della mia condizione e quindi reputo questa mia prestazione assolutamente positiva».
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SEI UNO
94 a cura della REDAZIONE
DOSSIER SPORT E MEDICINA
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info@fisioradi.it
FISIORADI: COMFORT E PERFORMANCE DEL CICLISTA DOPO AVER APPRESO PREZIOSE NOZIONI SUL MONDO DELLA MEDICINA APPLICATA ALLO SPORT, QUESTA VOLTA PROVEREMO A CONOSCERE PIÙ DA VICINO FISORADI, PRESIDIO AMBULATORIALE DI FISIOTERAPIA CON SEDE A PESARO, CON I SUOI SERVIZI DEDICATI AL CICLISTA GUIDATI DA PROFESSIONISTI DI GRANDE ESPERIENZA
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VALUTAZIONE ATLETICA Dott. GIULIANO PERUZZI Medico Chirurgo* *Specialista in Endocrinologia e Medicina dello Sport Lavora da più di 30 anni nel mondo del ciclismo professionistico ed è consulente di diverse squadre professionistiche e di atleti di alto livello italiani e stranieri.
TEST BIOMECCANICO La corretta posizione in bicicletta ALESSANDRO MARIANO Tecnico Biomeccanico* *Lavora da più di 25 anni nel mondo del ciclismo professionistico ed è consulente di diverse squadre professionistiche e di atleti di alto livello italiani e stranieri.
La Valutazione Atletica del ciclista, è un servizio di consulenza atletica protocollato, che prevede l’effettuazione di test specifici finalizzati ad individuare i livelli delle qualità atletiche e strutturali specifiche del ciclista. È questo un passaggio obbligato per la realizzazione di un programma personalizzato di allenamento. I risultati registrati hanno un duplice utilizzo: • verificare e comparare la propria condizione atletica attuale con quelle di periodi precedenti e futuri; • orientare la preparazione atletica su obiettivi specifici; • personalizzare l’allenamento in termini di carico allenante (quantità e intensità).
ANALISI STATICA Pedana Stabilometrica: si ha la fotografia delle caratteristiche posturali e di distribuzione dei carichi del soggetto. Spinal Mouse: si misura la morfologia e la mobilità della colonna vertebrale evidenziando eventuali blocchi strutturali.
La programmazione dell’allenamento può essere elaborata sia in funzione dei valori personali di frequenza cardiaca allenante e sia in funzione dei valori di potenza (watt) allenante, estrapolati dai test eseguiti.
ANALISI DINAMICA Si effettua la valutazione in Video Analisi sotto sforzo: si analizza la copia erogata in rapporto alle caratteristiche antropometriche del soggetto. POSIZIONE IN SELLA La posizione in bici è la principale variabile dell’attività ciclistica, è infatti funzione di più variabili interconnesse tra loro (altezza e arretramento della sella, posizionamento tacchette, altezza manubrio, ecc.) CONTROLLI PERIODICI Sono compresi e parte integrante della visita almeno 2 controlli successivi al test per valutare e monitorare l’adattamento del soggetto alla nuova posizione, e anche l’assistenza per cambio di materiali (nuove scarpe, sella, ecc.).
95 DIETA ED INTEGRAZIONE Dr. GUIDO PORCELLINI Medico Chirurgo* *Esperienza decennale in dieta ed integrazione alimentare applicata allo sport La dieta viene spesso considerata come una fase del “NON MANGIARE” e “L’INTEGRAZIONE” spesso viene pensata come assunzione di integratori che saranno in grado di sostituire la propria necessità di essere atleta nel vero senso della parola. La parola stessa “integrazione” indica il bisogno di porre l’uso di integratori all’interno di un percorso di qualità che comprende: • Qualità clinica (l’atleta deve stare bene, digerire bene, respirare bene) • Dieta corretta (che deve variare a seconda del periodo, sesso, carichi di lavoro) • Giusti carichi di lavoro, correlati ad integratori e alimenti. Come medico specialista in alimentazione ed integrazione ho standardizzato un percorso che mi consente di ottimizzare l’uso di alimenti ed integratori e personalizzarli in base all’atleta ed al tipo di attività sportiva.
CORSO “INDOOR CYCLING” Allenamenti mirati alla preparazione ciclistica outdoor Dalla passione della bici e dall’esperienza professionale maturata negli anni nasce il corso “Indoor Cycling”. Un’espressione della voglia di proporre un “Cycling” nato dal piacere di pedalare insieme a persone, alla ricerca di una sana competizione senza nulla togliere al divertimento. Dalla passione che ci guida, dalla voglia di gambe e musica, di sudore e sorrisi, abbiamo dato una nuova impronta a questo bellissimo sport. Noi abbiamo scelto questa passione traducendola, con serietà’, in un nuovo modo di fare “Cycling”, con la possibilità di crescita atletica, umana e professionale. Questa idea sorpassa per contenuti e concezione i “programmi di allenamento” a cui siete abituati. Cercheremo di portare una “nuova strada”, fatta di musica e gambe che suonano. Un corso con nozioni e fondamentali di “allenamento”, come la gestione del cardiofrequenzimetro, delle RPM, arricchito professionalmente anche con l’aiuto dei partecipanti.
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HOLIDAY INBICI info@inbici.net
a cura di PAOLO AGHINI LOMBARDI
RIGIDA FESTIVAL
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PEDALANDO TRA L’ORO BIANCO
8 min
BENVENUTI A CERVIA, SCRIGNO NATURALISTICO DI INESTIMABILE VALORE, DOVE IL MARE, LA PINETA E LE SALINE SI FONDONO IN UN AFFRESCO MAGICO. QUI A SETTEMBRE C’È UN EVENTO DA NON PERDERE. ECCO UN ITINERARIO PER TRAMUTARE UN WEEKEND CICLISTICO IN UN’ESPERIENZA SENSORIALE CHE NON DIMENTICHERETE
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Per te, che a settembre stai ancora sfogliando la margherita alla ricerca di una meta ideale per le tue pedalate, ho scelto la località di Cervia che, dal 19 al 21, ospiterà la Rigida Festival. Ecco un itinerario per scoprire i tesori dell’antica civiltà del sale, tra cultura, natura ed eccellenze gastronomiche. L’enorme patrimonio naturalistico cervese è caratterizzato, in primis, dalla secolare pineta di Milano Marittima, che si estende per circa 260 ettari. Una lingua verde che corre a monte e, per la maggior parte, in parallelo alla località. Tra i suoi arbusti secolari, da non perdere il tramonto, quando i colori accesi nel cielo sfumano dall’arancio al viola e si riflettono sulle acque dei bacini salanti. Il sale di Cervia, conosciuto e apprezzato in Italia e all’estero, viene impiegato anche nella produzione di sali aromatizzati per la cucina, sali da bagno, prodotti cosmetici naturali e nel goloso cioccolato al sale di Cervia. Tra Milano Marittima e Tagliata si possono anche visitare numerose strutture museali, alcune davvero particolari. Il MUSA, ad esempio, il Museo del Sale di Cervia, che in occasione
della Rigida Festival, dal 19 al 21 settembre, ospiterà il “Due ruote museum”, un accattivante percorso filologico che mostra le attività nella salina, spiega i delicati equilibri idrici del territorio ed espone documenti e attrezzi tipici dell’antica attività salinara. Passeggiando sul piazzale dei salinari possiamo farci sedurre dal fascino di un passato importante fra gli imponenti magazzini del sale e la torre San Michele, gli antichi guardiani di quello che, per tanti secoli, è stato considerato l’oro bianco della città. E ancora il centro storico cervese, costruito a fine seicento su un progetto pianificato che fa di Cervia una delle rare città di fondazione italiane. Incanta il visitatore il caratteristico agglomerato di case dei salinari che fungono da cinta muraria della città. Caratteristico e particolare anche il teatro comunale, piccolo, raccolto e dall’acustica perfetta. Al suo interno affreschi del Canepa ed un particolarissimo sipario a soggetto marinaro in cui compare anche un salinaro con la tipica imbarcazione: la burchiella. Tra le quattro località del territorio cervese c’è solo l’imbarazzo della scelta. Un’opzione che mette sempre d’accordo grandi e più piccoli è quella di Mirabilandia, il grande Parco delle Meraviglie a pochi minuti da Cervia che ogni anno si conferma un gioiello che coniuga l’inventiva dei più bravi artisti del divertimento e le innovazioni della tecnologia, offrendo divertimento e relax a 360 gradi. I bambini poi, in compagnia dei genitori,
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Ecco, questi sono solo alcuni dei luoghi in cui potrete trascorre momenti indimenticabili ed a p p re z z a re le bellezze che la natura ancora riesce ad offrire.
possono essere protagonisti in tantissime altre occasioni. Il CerviAvventura permetterà a tutti di “volare” fra i pini in piena sicurezza in un’escursione all’insegna del divertimento. Il Parco Naturale di Cervia, con i suoi 32 ettari di pineta, è la location ideale per corroboranti passeggiate sia a piedi che in bicicletta grazie ad una moderna rete di piste ciclabili. La casa delle Farfalle vi permetterà di intraprendere un fantastico viaggio nel mondo delle farfalle, in cui sarete proiettati in una dimensione che vi lascerà letteralmente a “bocca aperta”. Nella serra tropicale il volo di centinaia di coloratissime farfalle provenienti da paesi lontani vi accompagnerà per tutta la visita.
Il Centro Visite Salina di Cervia, porta di accesso a sud e stazione del Parco del Delta del Po, è considerato un ambiente di elevatissimo interesse naturalistico e paesaggistico, tanto da essere inserito come “zona umida d’importanza internazionale” nella convenzione di Ramsar e istituito “Riserva Naturale” di popolamento animale. Qui sarete accompagnati in un viaggio tra sale, storia e cultura.
Tra Cervia, Milano Marittima, Pinarella e Tagliata, infine, centinaia di ristoranti propongono un’infinita varietà di piatti che vanno dalla cucina tradizionale con piatti semplici quali cappelletti, tagliatelle, strozzapreti, pesce e carne alla griglia, ai più raffinati menu con piatti elaborati e innovativi, ma sempre rigorosamente attenti ai palati più raffinati. Ecco due dei ristoranti provati per voi, che potranno deliziarvi: Locanda “la Dama delle Saline”, circondata dagli specchi d’acqua delle Saline, immersa in un contesto magico. All’interno della Riserva naturale protetta del Parco regionale del delta del Po, vicina al Centro visite delle Saline, all’antica Salina Camillone e ai resti storici delle Terme. Un locale raffinato dove potrete cenare, ammirando i colori rosa che la salina riflette al calar del sole. “Al Pirata” Ristorante Pizzeria vi offre un’accoglienza unica, quella della luce del tramonto di Cervia e dei toni avvolgenti delle candele: tanto fascino e un’atmosfera piacevole. Il signor Francesco Iasi, titolare del locale, con la proverbiale cordialità di queste terre, saprà sicuramente consigliarvi per una deliziosa cena a base di pesce. I piatti ben curati dallo Chef sapranno deliziare il vostro palato. Concludendo possiamo sicuramente affermare che sarà una ghiotta occasione partecipare alla Rigida perché – oltre ad offrirvi la possibilità di scelta tra 3 percorsi da pedalare in MTB o City Bike tra gli scenari unici delle strade sterrate del delta del Po e la pineta della costa Adriatica – vi permetterà di godervi un ricco campionario di emozioni e ricordi indelebili che vi rimarranno nel cuore. Un ringraziamento particolare va alla Dottoressa Annalisa Canali del Comune di Cervia, a Marianna del Centro Visite Salina di Cervia, a Chiara del CerviAvventura, a Tommaso della Casa delle Farfalle e a Claudio Mercuriali organizzatore della Rigida che mi hanno consentito di scoprire le bellezze ed i sapori di Cervia.
INFO E RIFERIMENTI Parchi e Centri Visite CerviAvventura e Parco Naturale Via Forlanini (ingresso parco naturale) 48015 Milano Marittima Tel 0544 996671 – 347 1496519 www.atlantide.net/cerviavventura La casa delle Farfalle Via Jelenia Gora 6/D Cervia tel. 0544 995671 casadellefarfalle@atlantide.net Centro Viste Salina di Cervia Via Bova, 61 Cervia Tel 0544 973040 salinadicervia@atlantide.net Ristoranti Al Pirata Viale C. Colombo, 54 Cervia Tel 0544 71328 www.ristorantealpirata.com Locanda La dama delle Saline Via Madonna della Neve, 15 Cervia Tel 0544 71156 – 335218700 www.damadellesaline.com INFO LA RIGIDA 21 settembre 2014 loc. Cervia 3 percorsi di km 25; km 35; km 50 su strade bianche, sabbiose o asfaltate Ristori • il primo in loc. Classe dove sarà offerto un gelato dalla gelateria La Scintilla; • il secondo alla Fattoria Fata Roba dove sarà offerta piadina, salumi e sangiovese; • il terzo al Capanno di Pesca sul fiume Savio dove sarà offerto pesce fritto, pane e vino bianco. Bici ammesse (consigliate) MTB d’epoca; MTB Moderne; City Bike Premiazione Sarà premiata la bicicletta più bella in esposizione al 2 Ruote Museum con il trofeo della “RIGIDA”, l’esposizione si terrà all’interno del Magazzino del Sale dal 19 al 21. Iscrizioni Numero chiuso a 150 iscritti per prenotare l’iscrizione ed eventualmente la sistemazione alloggiativa chiamare entro il giorno 19 settembre p.v. il n. 0544 72424 di Cerviaturismo, oppure scrivere a c.pagan@ cerviaturismo.it
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IL TELAIO IDEALE
a cura di ROBERTO ZANETTI foto di MONICA CUEL
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7 min SHARK F14 UNO SQUALO SULLA STRADA
robertozanetti65@gmail.com
LE BICICLETTE FINOTTI SONO DEI PRODOTTI ARTIGIANALI, UNICI, FATTI A MANO. PROPRIO COME LA SHARK F14 NATA DALLE MANI ESPERTE DEL COSTRUTTORE DI TORTONA CHE, IN QUESTO SERVIZIO, CI PRESENTA UNA DELLE SUE “CREATURE” PIÙ RECENTI
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Il test: Dopo aver parlato con Fabio Finotti, titolare dell’omonima azienda di biciclette, e dopo aver testato la Shark F14 posso con certezza confermare i quattro concetti sul quale si basa la filosofia del marchio: innanzitutto la robustezza, in secondo piano comfort e reattività e, in ultima battuta, la leggerezza. Test bike
La cosa più importante è sempre e comunque trovare il giusto equilibrio tra questi quattro fattori e, nella Shark F14, devo ammettere che sono riassunti davvero alla perfezione. Un mezzo di questo genere, a parte l’impatto visivo di grande effetto, concentra tutto quello che un ciclista si può aspettare da una bicicletta con tali caratteristiche e qualità.
L’insieme della Shark F14 mi spinge a valutare la bici nel suo complesso e non tanto nei particolari, che in ogni caso sono sempre curati e assemblati con attenzione ed eleganza come, solo per citare un esempio, l’esclusiva sella Zero II Nack CPC di Prologo. Un prodotto che sta riscuotendo i consensi di costruttori come Finotti, che ha deciso di accessoriare nel primo montaggio le sue bici al top di gamma con questo componente davvero molto valido. Nel telaio (un “fasciato” in carbonio made in Italy), invece, ho apprezzato particolarmente il tubo sella integrato che è la continuazione aerodinamica del piantone verticale. Questa soluzione, accantonata negli ultimi tempi da molte aziende, ha sempre un suo perché e conferisce alla bici quella rigidità omogenea (ma non esasperata) che si riscontra su tutta la struttura. La Shark F14 è una bicicletta con particolari requisiti, garantisce risposte immediate alle sollecitazioni quando si imprime potenza sui pedali, pur mantenendo una notevole stabilità che la fa restare saldamente ancorata al terreno con traiettorie precise e lineari. In evidenza: La vera peculiarità della Shark F14 di Finotti è senza dubbio il telaio fasciato in carbonio, realizzato a mano su misura a seconda della geometria più adatta alle caratteristiche fisiche e di pedalata dell’utente finale, con la tecnica della “sovralaminazione personalizzata”. L’altro imprescindibile elemento che ha un peso determinante nella valutazione globale di una bicicletta da corsa è la scelta del gruppo. Nel caso della Shark F14 il gruppo Dura Ace 9000 a 11 velocità di Shimano rappresenta “l’uno fisso in schedina” in fatto di prestazioni e affidabilità. Un utile suggerimento: Prima di tagliare il reggisella integrato ricordatevi di prendere le misure esatte al millimetro (centro del movimento/fine sella) e affidatevi solo alle mani esperte di Finotti o di un meccanico qualificato. Solo in questo modo sarete sicuri di ottenere il posizionamento più idoneo, efficace e aerodinamico alla vostra pedalata.
Finotti Shark F14 Il comodo appoggio della sella Prologo Zero II Nack dotata della tecnologia CPC
Consigli per l’acquisto, perché comprarla? Quando si acquista una bicicletta non ci si deve accontentare del solo certificato di garanzia, ma si deve pretendere dal proprio rivenditore di fiducia assistenza e professionalità.
Caratteristiche Tecniche • Telaio: AM fasciato in carbonio • Cambio: Shimano Dura Ace 9000 • Deragliatore: Shimano Dura Ace 9000 • Guarnitura: Shimano Dura Ace 9000 compact 50x34; pedivelle 172,5 mm • Catena: Shimano Dura Ace 9000 • Ruota libera: Shimano Dura Ace 9000 11x25 • Movimento centrale: Shimano Dura Ace 9000 • Freni: Shimano Dura Ace 9000 • Forcella: carbonio monoscocca (peso 330,00 gr) • Serie sterzo: Shimano Dura Ace 9000 • Attacco manubrio: FSA OS-99 CSI in carbonio • Piega manubrio: FSA K-Force Compact in carbonio
• Reggisella: in carbonio integrato nel telaio • Sella: Prologo Zero II Nack CPC • Cerchi: Shimano Dura Ace C35 in carbonio con pista frenante in alluminio • Coperture: Michelin Pro4 Service Course • Mozzi: Shimano Dura Ace • Portaborraccia: Elite pvc • Taglie: XS-S-M-L-XL e su “custom” su misura • Colori: grigio antracite opaco (come modello testato in foto). Disponibile colore a scelta. • Peso telaio: 960,00 gr forcella esclusa • Peso bici completa (come in foto): 7,00 kg completa di pedali Shimano Dura Ace
È quello che accade da cicli Finotti che, oltre ad essere un produttore è anche un negoziante, e mette a disposizione della propria clientela il supporto necessario per coprire qualsiasi evenienza.
Tubo reggisella integrato sul piantone centrale a “pinna di squalo”
Il Produttore e Distributore per l’Italia: Cicli Finotti Strada Statale per Genova 15057 Tortona (AL) Italy tel. +39 0131 821973 Fax: +39 0131 821973 E-mail: finottifabio@tin.it Web site: www.finotti-cicli.it In vendita a partire da: Già disponibile da settembre 2013 Tempo di consegna: 60 giorni lavorativi dalla data dell’ordine Prezzo: Completa come modello testato nel servizio € 7.600,00 al pubblico, IVA inclusa kit telaio (telaio in carbonio fasciato, reggisella integrato, forcella carbonio monoscocca, serie sterzo e attacco FSA OS-99 CSI in carbonio ) € 3.600,00 al pubblico, IVA inclusa
Il nodo sterzo rifinito con cura nella lavorazione artigianale di Finotti
Il cambio Shimano Dura Ace 9000 con la ruota libera 11x25 a 11 velocità
Accessori e materiali utilizzati per il test Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: • Casco: Las Victory Vento www.lashelmets.com • Occhiali: Salice 002 ITA www.saliceocchiali.it • Abbigliamento: Alka Sport www.alka-sport.com • Copriscarpe: Craft www.newwave.it • Strumentazione: Garmin 500 GPS www.garmin.it • Pedali: Shimano Dura Ace www.shimano.com
i.net www .inbic foto NEWSPOWER CANON
MTB
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TRENTINO MTB PRESENTED BY CRANKBROTHERS a cura di NEWSPOWER
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5 min
pressoffice@newspower.it
THE COUNT DOWN ARCHIVIATA LA VECIA FEROVIA DEL 3 AGOSTO, RESTANO DUE SOLI APPUNTAMENTI PER ASSEGNARE I VERDETTI DEL CIRCUITO
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La bella stagione sta volando e con lei anche il circuito “Trentino MTB presented by crankbrothers” ha messo le ali e si dirige a tutta velocità verso le tappe conclusive. Archiviata la Vecia Ferovia del 3 agosto, infatti, gli appuntamenti dedicati agli appassionati della serie trentina di mountain bike sono rimasti due e saranno decisivi per stabilire le sorti della classifica finale. Tutto è cominciato in Val di Non il 4 maggio e da allora le ruote artigliate di chilometri ne hanno macinati parecchi, ma il divertimento non è ancora finito e il Trentino non smette di sfoderare tracciati… da veri intenditori. La sesta tappa del circuito andrà a calcare i single tracks del versante occidentale della provincia di Trento il 31 agosto, con la seconda edizione – e per la prima volta assoluta nel circuito – della Val di Sole Marathon, un piatto decisamente succulento per più di una buona ragione. Tanto per cominciare, la Val di Sole con il parco naturale Adamello Brenta e il parco nazionale dello Stelvio offre innumerevoli opportunità agli appassionati di
foto NEWSPOWER CANON
attività outdoor, a partire ovviamente dai percorsi attrezzati per le MTB che ogni anno attraggono un gran numero di turisti e appassionati e che hanno ricevuto le lodi dal gotha della mountain bike mondiale in occasione dei Campionati del Mondo del 2008 e della Coppa del Mondo che ha fatto tappa in Val di Sole nelle ultime stagioni. Il divertimento però è per tutti i gusti, la valle offre itinerari adatti ad ogni livello di abilità, le proposte per gli amatori non mancano e anche i principianti possono prendere confidenza con ruote e pedali sulla facile ciclabile che costeggia il fiume Noce per 35 km. Di cose da fare in Val di Sole ce ne sono davvero molte e quando ci si stufa di pedalare c’è solo l’imbarazzo della scelta, anche se le attività all’aria aperta sono in cima alla lista. Sì ad escursioni in montagna, arrampicata, equitazione, pesca e alle attività più “estreme” come il rafting, il canyoning e i percorsi sopraelevati dei parchi avventura, ma non mancano le occasioni per rilassarsi in Val di Sole, nell’innovativo
biolago di Monclassico e nei centri termali di Rabbi e Pejo. Parlando di gara, poi, la Val di Sole Marathon propone due percorsi di cui l’antica borgata di Malé sarà il campo base per poi pedalare lungo il “classic” di 35 chilometri e il “marathon” di 60,8 e 2700 metri di dislivello, con il GPM in cima alla salita dell’Orso Bruno a 2200 metri in quota. L’abbiamo detto, sicuramente quello del 31 agosto sarà un appuntamento importante per le sorti del circuito “Trentino MTB 2014”, ma sarà la 3T Bike della Valsugana a dire l’ultima parola per quanto riguarda vincitori e vinti. L’ultima tappa si corre sugli sterrati di Telve, Telve di Sopra, Torcegno e Carzano e per molti questa è la classica d’autunno in Trentino. La 3T Bike quest’anno celebra il settimo compleanno, prenderà il via il 5 ottobre con un paesaggio ricco di colori grazie ai secolari castagneti di cui la valle è ricca e che ogni anno offrono uno spettacolo a dir poco suggestivo. Il comitato organizzatore GS Lagorai Bike ripropone il percorso della scorsa edizione con 31
103 km di off-road tutto da gustare e un dislivello abbordabile con poco più di 1300 metri in totale. Forse in ottobre il bagno sarà fin troppo “rinfrescante”, tuttavia i due grandi laghi di Levico e Caldonazzo in Valsugana hanno delle belle spiagge dove ci si può rilassare tutto l’anno, e da quest’anno il relax è addirittura di una qualità superiore, come attesta il vessillo “Bandiera Blu” sulla riva di entrambi. Un’ulteriore conferma di bellezza e preziosità, questo, a quello che affermava niente meno che la Principessa Sissi, una grande fan delle Terme di Levico, oggi aperte anche a chi… non ha il sangue blu. Per chi non fosse ancora stanco di pedalare dopo la 3T Bike è bene sapere che la Valsugana è famosa per i percorsi immersi nelle coltivazioni di piccoli frutti e che l’incantata Valle dei Mocheni – patria degli gnomi, ma anche di more, lamponi, fragole e mirtilli – dista poche pedalate e la si può esplorare senza nemmeno scendere dalla sella. Sia la Val di Sole Marathon che la 3T Bike saranno accompagnate dalle versioni “mini” dedicate ai più piccoli per dare la possibilità anche a loro di divertirsi e cominciare a fare esperienza del clima della competizione… senza esagerare! La Mini Marathon e la Mini 3T Bike andranno in scena alla vigilia della gara dei grandi e proporranno tracciati di puro divertimento in off-road. Info: www.trentinomtb.com foto NEWSPOWER CANON
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SPORT & BENESSERE
a cura del dottor ALESSANDRO GARDINI*
TENERSI IN FORMA CON IL BEACH TENNIS
alessandrogardini@gmail.com
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LA REGINA DELLE DISCIPLINE DA SPIAGGIA RACCONTATA DA UN GRANDE INTERPRETE DELLA SPECIALITÀ: LUCA MELICONI, CAMPIONE ITALIANO FIT 2014
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Con l’arrivo dell’estate – la stagione da sempre deputata alle vacanze – molti ciclisti rallentano la loro attività per dedicarsi al riposo sulle nostre amate spiagge. Tenersi in forma e mantenere una condizione atletica accettabile, magari divertendosi, è uno degli obiettivi che si può raggiungere praticando il beach tennis. Comunemente chiamata “racchettoni”, questa disciplina ha origine negli anni ’70, quando imperversava sulle spiagge, senza regole e senza delimitazioni di righe o campi. Chi di voi non ha mai tenuto in mano una racchetta di legno magari sfoggiando sulla battigia le proprie virtù atletiche? Bene, qualche anno più tardi, negli anni ’90 per l’esattezza, è nato il vero beach tennis con campi delimitati e una rete divisoria regolamentare. Oggi è uno sport sempre più seguito e praticato, bello da vedere e da giocare. Incontriamo allora un grande interprete della disciplina, un bravo maestro e soprattutto un grande campione: Luca Meliconi. Perché ti sei innamorato del beach tennis? «Sono nato a Ravenna, la patria del beach tennis. Ho iniziato a praticarlo all’età di 10 anni. Al mare, d’estate, tutti noi ragazzini avevamo sempre la racchetta dietro e giocavamo dalla mattina alla sera! Ho capito subito di essere portato, mi divertivo e mi appassionavo sempre più finché è diventata la mia professione!»
per quel che riguarda la stagione estiva. In inverno il mio allenamento si articola in 4 sedute settimanali: due in palestra, una sul campo con l’allenatore, dove ci si concentra sugli aspetti tecnici e tattici, ed infine una di partita cercando ogni volta di cambiare tipologia di avversario. In piena stagione agonistica mi alleno il martedì, il mercoledì e il giovedì sul campo.» L’alimentazione e l’integrazione se e quando serve giocano per te un ruolo importante? «Un’alimentazione corretta ed equilibrata ed un’integrazione ottimale sono componenti importantissime. È uno sport a scatti intensi e ripetuti e, soprattutto, con condizioni ambientali particolarmente impegnative, visto che si svolge in estate sotto il sole cocente. Diventa quindi basilare l’utilizzo di bevande energeticosaline durante le partite in spiaggia e un buon prodotto per il recupero. Ovviamente dieta e integrazione devono essere sempre specifiche e adattate ad ogni atleta.»
Essendo uno sport relativamente giovane cosa vorresti per il futuro del beach tennis? «Penso che il nostro grande obiettivo sia quello di portare il beach tennis alle Olimpiadi. Essendo uno sport giovane siamo consapevoli che per fare ciò occorrerà un po’ di tempo ma penso che la strada intrapresa sia quella giusta. Oramai i tornei sono sparsi equamente in tutto il mondo, a me per esempio è capitato di andare a giocare competizioni importanti in Cosa ha provato entrando nei campi del Roland Garros? America (Miami, Los Ange«È stata un’esperienza unica! Luca Meliconi les, New York, Aruba, BraAbbiamo avuto un’accoglienza da ‘top player’, il campo sile), in Giappone, alle isole era allestito proprio dietro Mauritius, in Thailandia ed all’arena principale e tantisovviamente in tutta Europa sima gente si fermava a ve(Spagna, Francia, Portogaldere. Avevo il ‘pass’ da giolo, Turchia, Bulgaria, Inghilcatore grazie al quale potevo terra, Russia).» girare indisturbato in tutte le Lo consiglieresti a tutti i zone del circolo ed ho avuto lettori di INBICI magazine il privilegio di poter assistere come sport per le vacanze alla finale Nadal-Djokovic a al mare? due passi dal campo, appena dietro gli allenatori dei due «Lo consiglio sicuramente! tennisti.» Sia perché dà la possibilità di rimanere in allenamento ma Che tipo di preparazione anche perché è, tra virgolette, uno sport facile, nel senso occorre per giocare a beach che basta veramente poco tennis e quanto tempo bisognerebbe dedicargli? per capire come si gioca e ci «Per noi giocatori di vertisi può subito divertire. Inoltre ce la preparazione atletica è sei in spiaggia, sotto il sole fondamentale. Essendo uno ed a due passi dal mare… sport praticato per lo più tra cosa chiedere di più?» maggio e ottobre, tendiamo *Responsabile ad aumentare i carichi di laReparto Nutraceutica voro durante il periodo invere Integratori Alimentari nale per poi concentrarci su Farmacia del Bivio un lavoro di mantenimento
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BIKE TRANSALP a cura di ALDO ZANARDI foto di ALDO ZANARDI
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SETTE TAPPE PER COMPIERE L’IMPRESA
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TRA GERMANIA, AUSTRIA, SVIZZERA E ITALIA È ANDATA IN SCENA, LO SCORSO MESE DI LUGLIO, LA GARA A FRAZIONI PIÙ PRESTIGIOSA DEL MONDO. ECCO COME È FINITA
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La Craft Bike Transalp è indubbiamente la gara a tappe più prestigiosa d’Europa, dalla quale hanno preso ispirazione tante altre gare in tutto il mondo. Ogni anno un percorso diverso porta gli atleti a percorrere una parte dell’arco alpino – tra Germania, Austria, Svizzera e Italia – con il tradizionale arrivo a Riva del Garda (TN). Quest’anno le tappe erano sette, una in meno delle precedenti edizioni, ma questo non inganni, l’elevatissimo tasso tecnico,
Partenza ultima tappa Trento-Riva del Garda
le condizioni meteorologiche e la durezza dei tracciati hanno reso quest’edizione la più dura di sempre. Partita il 20 luglio da Oberammergau in Baviera (GER), è arrivata a Riva del Garda il 26, dopo aver percorso 587 km e superato 19.147 m di dislivello positivo. Alla gara si può partecipare solo a coppie, divise in cinque categorie. Nella Men prendono parte tutte le coppie maschili con età complessiva inferiore agli ottant’anni. In questa categoria rien-
trano tutti i team che lottano per la vittoria assoluta. Nella Women prendono parte tutte le coppie femminili. La Master comprende le coppie maschili con età complessiva che supera gli ottant’anni. Nella Grand Master la somma dell’età dei due componenti deve essere superiore ai cento anni. Infine la Mixed, dove partecipano le coppie miste (una donna e un uomo).
107 Fin dalla prima tappa, la OberammergauImst 97,80 km 2215 dsl, è parso chiaro che questi team si sarebbero dati dura battaglia. La vittoria è andata a Platt-Hurer (Bulls), che hanno preceduto KaufmannKäß (Centurion Vaude 1) e Lakata-Hynek (Topeak Ergon Racing Team). Buona sesta piazza per Hofer-Mensi (Scott Racing Team), che hanno tastato il terreno e iniziato a studiare gli avversari. La seconda tappa, Imst-Nauders 87,42 km 2917 dsl, corsa sotto una pioggia battente che ha reso estreme le condizioni climatiche e del terreno, ha visto prevalere Geismayr-Genze (Centurion Vaude 2).
Al via quasi tutti i migliori specialisti del mondo, che, con il loro confronto, hanno infiammato tutte le tappe. Nella categoria Men erano presenti anche i vincitori dell’edizione precedente, il team Centurion Vaude 1 composto da Markus Kaufmann e Jochen Käß, affiancati dall’altro fortissimo Centurion Vaude 2 di Daniel Geismayr e Hannes Genze. Anche il Team Bulls presentava al via due fortissime coppie, formate da Karl Platt e Urs Huber l’una e da Stefan Sahm e Thomas Dietsch l’altra. Il Topeak Ergon Racing Team schierava due assi come Alban Lakata e Kristian Hynek. Il Team Texpa-Simplon aveva al via Uwe Hardter e Andreas Kleiber. Anche l’Italia presentava una coppia di vertice. Lo Scott Racing Team di Mario Noris ha schierato al via Franz Hofer e Daniele Mensi, inedita coppia alla prima esperienza in Transalp. Franz Hofer e Daniele Mensi
Arrivo trionfale di Hynek e Lakata nella settima tappa a Riva del Garda
Il podio di Kaltern (quinta tappa)
Seconda piazza per LakataHynek (Topeak Ergon Racing Team) e terza per KaufmannKäß (Centurion Vaude 1) che passano al comando della generale. Ancora sesti HoferMensi (Scott Racing Team). Terza tappa, Nauders-Naturns 100,23 km 3365 dsl, vittoria per Kaufmann-Käß (Centurion Vaude 1), ancora secondi Lakata-Hynek (Topeak Ergon Racing Team) e terzi PlattHurer (Bulls). Chiudono settimi Hofer-Mensi. Nella quarta tappa, Naturns -Sarntal 73,20 km 2646 dsl, s’impongono ancora Kaufmann-Käß (Centurion Vaude 1), davanti ai compagni Geismayr-Genze (Centurion Vaude 2) e primo podio di Hofer-Mensi (Scott Racing Team). CLASSIFICHE GENERALI FINALI Men 1. Centurion Vaude 1 (Markus Kaufmann/Käß Jochen) 25:32.29,9 2. Centurion Vaude 2 (Geismayr Daniel/Genze Hannes) 25:43.11,4 3. Topeak Ergon Racing Team (Lakata Alban/Hynek Kristian) 25:50.21,4 4. Team Bulls (Platt Karl/Huber Urs) 26:16.27,4 5. Team Texpa-Simplon (Hardter Uwe/Kleiber Andreas) 26:48.20,2 6. Scott Team (Hofer Franz/Mensi Daniele) 26:57.51,2 Master 1. Team AIL Trentino (Debertolis Massimo/Laner Andreas) 28:10.24,9 2. Scott Fahrradladen Gudensberg (Damm Thorsten/Hollerbach Martin) 29:46.00,6 3. Focus Rapiro Multipower (Nützsche Olaf/Reinisch Klaus) 30:09.28,8 Grand Master 1. RaD.Sport.Szene Ausseerland Racing (Zörweg Heinz/Mclean Andrew) 30:18.23,9 2. Naturns Mavic TV Unterthurne (Platzgummer Walter/Dellagiacoma P.) 32:50.10,9 3. Mister Bike Team (Robra Wolfgang/Gall Patrick) 33:46.25,5 4. Bike & More 2/Omabraid (Nava Mauro/Confalonieri Angelo) 35:38.59,7 Mixed 1. Topeak Ergon Racing Team (Bigham Sally/Thomas Ben) 30:05.17,9 2. Team Herzlichst Zypern I (Schwindling Sascha/Schmidt Silke) 30:51.58,1 3. Mountain Heroes Mixed (Jung Daniel/Aamodt Kristin) 32:13.46,2 4. Bike & More 4/Team Hersh Amici di (Stropparo Annabella/Pellegrini Piero) 32:38.40,1
La quinta tappa, Sarntal-Kaltern 67,42 km 2785 dsl, il duo Hofer-Mensi (Scott Racing Team) ottiene la vittoria, dopo una lotta serrata che li ha visti alternarsi al comando con i Centurion e i Topeak. Alla fine, staccati di un minuto dagli italiani, sono ancora Kaufmann-Käß (Centurion Vaude 1) e Geismayr-Genze (Centurion Vaude 2) a completare il podio. La sesta tappa, Kaltern-Trento 98,25 km 2894 dsl, registra l’ennesima vittoria per Kaufmann-Käß (Centurion Vaude 1), che precedono Lakata-Hynek (Topeak Ergon Racing Team) e Geismayr-Genze (Centurion Vaude 2). Giornata no per Hofer-Mensi, vittime di inconvenienti meccanici e di forature che li relegano in undicesima posizione. La settima e ultima tappa, Trento-Riva del Garda 62,74 km 2325 dsl, si è corsa sotto la pioggia, mettendo così a dura prova
Maglie Leader delle 5 categorie
gli atleti già sfiniti dalle tappe precedenti. Finalmente anche Lakata-Hynek (Topeak Ergon Racing Team) riescono a ottenere una meritata vittoria, più volte sfuggita per sfortuna. Seconda piazza per GeismayrGenze (Centurion Vaude 2) e terza per Kaufmann-Käß (Centurion Vaude 1). Ottima quarta posizione per Hofer-Mensi (Scott Racing Team). Kaufmann-Käß (Centurion Vaude 1) s’impongono anche nella generale, precedendo i compagni Geismayr-Genze (Centurion Vaude 2) e Lakata-Hynek (Topeak Ergon Racing Team). Buona sesta posizione finale per Hofer-Mensi (Scott Racing Team), che si sono posti in grande evidenza al cospetto dei fuoriclasse internazionali, dimostrando di poter lottare alla pari con loro. Nella Categoria Master, dominio incontrastato per la coppia italiana composta da Massimo Debertolis e Andreas Laner (Team AIL Trentino), che hanno vinto tutte le tappe.
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LESSINIA BIKE a cura di NEWSPOWER
SE RABENSTEINER NON TOCCA IL FRENO...
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ULTIMI CHILOMETRI “IN PICCHIATA” PER L’ALTOATESINO CHE TRIONFA DAVANTI A BUONO E CUERVO. TRA LE DONNE TUTTO FACILE PER LA CALVETTI
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Alla fine di luglio il parco dei Lessini trentini ha accolto la Lessinia Bike e le aspettative di spettacolo e adrenalina in off-road sono state pienamente soddisfatte. Anzi, allo scenografico percorso di gara, tra pascoli e single track di primo livello, si sono aggiunte anche le bizze del tempo e il fango l’ha fatta da padrone fin dal… giorno prima. In questa pazza stagione estiva il Trentino si è trasformato in terra di monsoni o quasi nell’ultimo fine settimana dello scorso mese, con piogge torrenziali che – dopo la notte tra sabato e domenica 27 luglio – hanno costretto gli organizzatori della Società Ciclistica Ala a ridisegnare parte dei 46 km previsti. Obiettivo primo, consentire
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La partenza della Lessinia Bike foto NEWSPOWER CANON
a tutti gli oltre 800 iscritti in gara di godersi una giornata di divertimento e sana competizione senza correre rischi di sorta. In prima fila, sotto il cielo color piombo ma senza pioggia fortunatamente per tutta la mattina, c’erano parecchi big del pianeta ruote grasse, dai forti altoatesini Rabensteiner, Schweiggl, Pallhuber e Forer, alla “controparte” trentina con Fruet, Degasperi, Janes e Righettini (campione italiano XC Eliminator solamente il giorno prima) cui si aggiungevano i vari Ragnoli, Porro, Casagrande, Bettelli, Lamastra, Mensi e i colombiani Botero Salazar e Arias Cuervo. Pronti via e con l’elicottero a osservare dall’alto le operazioni iniziali, il lungo serpentone
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Il lungo gruppo di atleti
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“Trentino MTB presented by crankbrothers” e quindi affamata di conferme. La domese Calvetti però non ha fatto tanti ragionamenti sul chi o sul come e fin da subito ha impresso un ritmo forsennato alla “marcia” che nessuna è riuscita a tenere. Dopo una
Podio femminile, da sx: Anna Ferrari, la vincitrice Serena Calvetti e Mara Fumagalli
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si è messo in marcia verso le prime asperità di Passo Fittanze e Monte Cornetto. Se le maglie di Rabensteiner, Casagrande o Fruet era prevedibile si facessero notare in testa alla corsa, quella bianco-verde Bi&Esse del materano Vito Buono se la aspettavano in pochi là davanti. Al passaggio del Monte Corno, dopo circa 20 km, un quartetto composto da Rabensteiner, Porro, Buono e Casagrande faceva segnare alcuni metri di distacco sulla coppia Lombardi-Arias Cuervo, con Martino Fruet leggermente attardato ma con la gamba pronta a ricucire il divario di lì a poco. Sotto lo sguardo apparentemente attento anche di alcune mucche al pascolo, la testa di gara si è poi lanciata prima in discesa e poi su ancora all’attacco del Monte Castelberto, la cima Coppi di giornata a 1760 metri di quota. Ed ecco che, proprio in salita, nonostante la grande quantità di fango incollata su telaio e ruote, Buono trovava lo spunto per allungare su Rabensteiner e Arias Cuervo, mentre Fruet, accompagnato da Bettelli e Casagrande, intonava il suo grido di battaglia dalle retrovie, con un paio di minuti da recuperare però, forse troppi, ma mai dire mai, in discesa il trentino ha pochi rivali e in qualsiasi condizione meteo. Tuttavia, dalla cima di Monte Castelberto era Fabian Rabensteiner a dare spettacolo. L’altoatesino non ha praticamente toccato i freni lungo l’intera picchiata di ritorno al traguardo, ha affrontato il nuovo tratto in salita di malga Cornafessa con il coltello fra i denti e il sorpasso è venuto da sé. Sul traguardo l’atleta Focus XC Italy è transitato in impennata con 39” di vantaggio su Buono e 1’ 01” sul colombiano Diego Alfonso Arias Cuervo. Quarta posizione per Martino Fruet, risalito in discesa dalla sesta piazza fino ai piedi del podio. Nella gara femminile alcuni forfait iniziali come quelli di Anna Oberparleiter e Lorenza Menapace avevano candidato la triade Calvetti-Ferrari-Zocca a contendersi il bottino medaglie. La prima, vice campionessa italiana XC solo una settimana prima, la seconda grande habitué del podio della Lessinia Bike e la terza in cima al circuito
quindicina di chilometri il vantaggio della piemontese era già piuttosto consistente sulle inseguitrici, sui saliscendi lessini l’atleta di Domodossola non ha mai mostrato indecisioni, presentandosi in fondo con quasi 7’ di vantaggio sulla seconda e il sorriso per una vittoria oltremodo meritata. «Il tracciato di questa gara non lo conoscevo – ha commentato la Calvetti in chiusura – e con il fango facevo fatica ogni tanto a mettere a fuoco. Mentre salivo mi dicevano che ero prima e questo mi gasava parecchio.» Dietro di lei, in maniera forse non pronosticata, Mara Fumagalli ha preceduto una Ferrari un po’ troppo prudente lungo l’ultima insidiosa discesa, mentre la Zocca ha chiuso quinta e ha mantenuto comunque la maglia di leader assoluta femminile di “Trentino MTB” insieme a Ivan Degasperi tra i maschi. Prima chiaramente della “Vecia Ferovia dela Val de Fiemme” del 3 agosto, di cui abbiamo un ricco report in questo numero di INBICI.
Podio maschile, da sx: Vito Buono, il vincitore Fabian Rabensteiner e Arias Cuervo Diego Alfonso
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MENTE IN SELLA
a cura di CLAUDIA MAFFI
«SE PUOI IMMAGINARLO, PUOI FARLO...»
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LA VISUALIZZAZIONE MENTALE PER UNA PRESTAZIONE OTTIMALE: VERITÀ, ESPERIENZE E SENSAZIONI
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Rivedere mentalmente un gesto tecnico, o il movimento del proprio corpo in azione, può davvero migliorare la performance dell’atleta? C’è chi la chiama “Visualizzazione mentale”, “pratica mentale”, o ancora “immaginazione mentale”... sono tutti validi sinonimi di “imagery”, cioè la riproduzione che l’atleta compie nella propria testa di un’azione specifica, movimento o gesto tecnico sperimentato precedentemente sul campo di gara o in allenamento. A tal proposito, sempre più ricerche nell’ambito della psicologia dello sport riconoscono l’effetto benefico dato dall’utilizzo dell’imagery nel migliorare la prestazione sportiva: se il solo allenamento fisico favorisce un incremento della qualità prestazionale, l’aggiunta di uno specifico programma di imagery favorirebbe un ulteriore miglioramento in termini di qualità dell’azione sportiva. Infatti il rivivere nella propria mente un’azione motoria, già eseguita in allenamento, offre all’atleta l’opportunità di percepire eventuali imperfezioni nella performance o imprecisioni nel gesto tecnico per rivedere così le proprie “strategie di gioco” e pianificare procedure d’azione più efficaci. “Visualizzo me stesso in sella alla bicicletta sul percorso della gara… mi vedo guidare… le mani ben salde sul manubrio… vedo i dintorni… i dossi… il paesaggio… sento il cambio dei rapporti…”. Sebbene sia possibile utilizzare le strategie di visualizzazione mentale prima di una gara, e durante l’allenamento, gran parte di questi semplici esercizi viene utilizzata dall’atleta anche durante la gara stessa per anticipare in tempo reale gli esiti eventuali dei propri movimenti. Attraverso l’imagery è possibile anche rievocare sensazioni positive legate alla prestazione, svelando così tutte le sue potenzialità anche nel favorire la gestione del dolore. “Sto pedalando… sento la pedalata… è più pesante… mi concentro su ciò che mi sta attorno e non penso più alla pedalata… perché fa male... e allora stringo i denti per spingere più forte possibile sui pedali… tanti sono i pensieri che cercano
cia del movimento in memoria, così che sarà facilitata l’esecuzione motoria vera e propria nelle situazioni pratiche; Intervistando alcuni biker professionisti ho potuto vedere che, forse inconsapevolmente e in modo non sistematico, molti di loro sfruttano le potenzialità delle visualizzazioni mentali e lo fanno, banalmente, nel momento in cui si anticipano nella mente tutta una serie di situazioni che potrebbero accadere in gara e, per ciascuna, cercano di trovare per tempo soluzioni adeguate.
di entrare nella mia testa… la testa tende ad allontanarsi da ciò che fa male… se non sei in forma rischi di sbagliare rapporto… e invece non deve succedere… sono consapevole di avere la gamba giusta per arrivare al traguardo… e allora spingo sui pedali... dando tutto me stesso...”. L’imagery è considerata una tecnica di concentrazione molto utile nel momento in cui viene applicata al ciclismo dove, come tutti i bikers ben sanno, oltre ad avere una “buona gamba”, è importante avere anche abilità di “strategia”: la mountain bike richiede all’atleta di pianificare tattiche d’azione, anticipando anche in gara gli esiti eventuali dei propri movimenti. E come ci spieghiamo gli effetti dell’imagery sul miglioramento della performance? Alcuni ricercatori, attraverso sofisticate apparecchiature volte a rilevare i parametri fisiologici negli sportivi, hanno constatato che, durante l’attività di visualizzazione mentale, nell’atleta si verificherebbero effetti neuromuscolari simili a quelli generati durante l’azione vera e propria. In pratica, il solo immaginarsi nell’atto di compiere un certo movimento produrrebbe impercettibili stimolazioni nervose in quei muscoli coinvolti nell’attività reale, oltreché altre risposte a livello cardiocircolatorio e respiratorio. In questo modo, le stimolazioni nervose provocate dall’immaginarsi in azione agirebbero consolidando la trac-
“Non sempre la settimana prima di una gara importante mi immagino nell’atto di compiere un movimento in gara o in allenamento… lo faccio qualche volta, e in quelle occasioni mi vedo sempre dall’interno… vedo il percorso davanti a me come lo vedo anche in gara… Sì, in gara quando sono molto in forma e sto percorrendo un tratto di percorso riesco già ad anticipare anche due o addirittura tre passaggi tecnici immaginandomeli qui, nella mia mente… questo lo faccio, sì! Invece quando non sono in forma non li visualizzo...”. “Sì, mi capita… mi immagino tutte le situazioni che potrebbero accadere durante la gara e penso a trovare una soluzione per ciascuna… ma non è che mi metto lì apposta e ci penso.. lo faccio spontaneamente…”. Che ruolo ha, in tutto questo, lo psicologo dello sport? Lo psicologo sportivo è in grado di insegnare all’atleta come utilizzare le visualizzazioni mentali. Non esiste infatti una sola procedura valida in assoluto per tutti i biker ma, come avviene per le componenti della propria bicicletta, anche l’allenamento all’imagery va costruito su misura in base alle caratteristiche e sensazioni soggettive dell’atleta. Il controllo dell’attività immaginativa è soltanto una parte del lavoro di preparazione mentale svolto in collaborazione fra sportivo e psicologo consulente, le altre abilità mentali sviluppate da questi programmi saranno approfondite nei prossimi articoli.
L’OFFICINA
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a cura di LORENZO COMANDINI
FOCUS SUL MONDO DELLE DUE RUOTE
SHIMANO XTR DI2:
lorenzo@gruppobici.it
LE PRIME IMPRESSIONI DEL CAMBIO ELETTRONICO PER MTB
www.rossinbikes.it - www.speedbikes.it
Ho impostato il cambio in modalità Synchro Shift, cioè con il manettino destro si comandano sia il deragliatore posteriore che quello anteriore. Il software di Shimano (ricordo, affinato su 20.000 km di testing), cambia automaticamente fra le due corone. Ci sono molte combinazioni programmabili, per questo primo assaggio ho lasciato le impostazioni di default che Shimano aveva preparato per il mio giro test.
foto IRMO KEIZER - HTTP://WWW.IRMOKEIZER.COM
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30 minuti non sono abbastanza per farsi un’impressione approfondita su un nuovo prodotto specialmente se si tratta di qualcosa così diverso dal solito come un cambio elettronico su una mountain bike. In ogni caso, pedalando con una bici da XC su una parte del percorso di coppa del mondo di Albstadt aiuta molto a capire cosa si sta provando. La trasmissione in prova ha un pacco pignoni 11-40 e due corone anteriori 26-38.
Sulla bici è presente anche il manettino sinistro, che permette di cambiare la corona anteriore in qualsiasi momento senza aspettare che sia il software a farlo. Questo non ha nessun influsso sul successivo funzionamento del Di2, che continuerà a lavorare a seconda della cadenza. La cambiata è veloce, più veloce del rumore elettronico che si sente provenire dal manettino. È pulita, perché una volta impostato il sistema questi, non avendo cavi meccanici che cambiano tensione, rimane perfetta tutto il tempo. Prima che la catena salga o scenda da una delle due corone anteriori si sente chiaramente un “biip” che segnala l’imminente cambiata, e che quindi è ora di mollare un po’ di tensione dalla pedalata.
115 Per ora, visto il prezzo che dovrebbe aggirarsi sui 2500 Euro, il Di2 è un prodotto di alta gamma che può far gola a biker dal portafoglio pieno che non gradiscono la limitata rapportatura di un 1×11, maratonisti in primis. Per chi usa l’1×11, come chi scrive, il vantaggio di un cambio elettronico non è così grande da giustificare una spesa simile, anche se siamo sicuri che, quando cominceranno ad apparire telai con passaggi cavi e vano batterie appositi, il prezzo scenderà (se confrontato con il costo totale della bici).
In pratica questo sistema permette di pensare di meno: non serve più sapere su che corona anteriore ci si trova. Ciò nonostante la cambiata da una corona all’altra rimane identica al meccanico, nel senso che bisogna ridurre la potenza di pedalata per permettere alla catena di salire o scendere. Se si vuole far scendere o salire la catena di più marce in un colpo solo, basta tenere premuto il pollice sul manettino: il Di2 la farà scendere o salire molto velocemente. Nella mezz’ora di prova la trasmissione ha funzionato senza problemi, ma alla fine non mi ha lasciato a bocca aperta, nel senso che non è un prodotto che mi ha fatto urlare «Lo voglio!». Il vantaggio di usare l’ampia rapportatura di una doppia con un unico comando a manubrio è sicuramente indubbia, e sicuramente il software del Di2 è ben pensato. Per poter dare un parere definitivo ci vuole comunque un test di durata, in cui poter usare l’elettronico nella maggior parte di situazioni possibili, anche fuori dall’ambito XC.
foto IRMO KEIZER - HTTP://WWW.IRMOKEIZER.COM
Se comprato come prodotto a sé stante, il Di2 richiede un reggisella o un attacco manubrio in cui poter inserire la batteria, a meno che non la si voglia fissare all’esterno del telaio. Ricordiamoci che questo è solo l’inizio del cambio elettronico nella mountain bike, e che le soluzioni per adattarlo alle bici non tarderanno ad arrivare. Anche i più scettici dovranno riconoscere che, comunque vada, quello di Shimano è un ulteriore sviluppo della trasmissione. XX1, Di2: sono tutte opzioni in più per i biker, e il bello è che nessuno è obbligato a comprarli. Se siete soddisfatti del vostro 3×9, non c’è motivo di protestare contro l’evoluzione tecnologica della bicicletta. Pedalate quello che avete, se Shimano o SRAM sono sulla strada giusta anche il vostro sentiero confluirà su questa in futuro.
Francesco Casagrande guida un gruppetto di testa
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RABENSTEINER E GADDONI, CHE LOCOMOTIVE! a cura di NEWSPOWER
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PARTERRE DE ROI A “LA VECIA FEROVIA” foto NEWSPOWER CANON
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La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme domenica 3 agosto ha portato circa 1400 biker di tutta Italia a cimentarsi sugli off road dell’antico tracciato del vecchio trenino della Val di Fiemme, a cavallo fra Alto Adige e Trentino. La gara era anche la quinta tappa del noto circuito “Trentino MTB presented by crankbrothers” e ha visto protagonisti tanti dei primattori delle precedenti frazioni della serie, a partire dal vincitore della prova maschile, quel Fabian Rabensteiner che aveva già saputo imporsi alla Lessinia Bike del 27 luglio, quarta tappa del challenge trentino. In campo femminile, invece, la trionfatrice è stata la romagnola Elena Gaddoni che ha così replicato il successo ottenuto su questi stessi sterrati nel 2013. La “Vecia Ferovia” è scattata da Ora, in Alto Adige, e alla testa del lungo serpentone di appassionati non mancavano tanti big del panorama Marathon e Cross Country nazionale, ma non solo. Dopo il primo tratto in asfalto, la prova ha cominciato ad animarsi nei pressi del biotopo di Castelfeder e del primo traguardo volante, ma l’azione decisiva per le sorti della Vecia Ferovia è andata in scena sullo spettacolare viadotto di Gleno quando Rabensteiner La partenza della Vecia Ferovia
ha allungato in compagnia di Roel Paulissen, due volte iridato marathon, dell’illustre ex stradista Francesco Casagrande e di Daniele Mensi, protagonista della Craft Bike Transalp 2014. Il quartetto, tutti atleti di primissima fascia, ha proseguito a tutto vapore in direzione del GPM di San Lugano: all’ingresso in Trentino la gara era ormai un affare fra i quattro e al resto della concorrenza – i vari Deho, Arias Cuervo, Amaya Chia, Pallhuber, Schweiggl, Righettini e Dal Grande – non restava che giocarsi un piazzamento fra i primi dieci. Casagrande è stato grande protagonista nei tratti in pianura e in falsopiano: il primo a farne le spese è stato proprio il belga Paulissen, mentre Mensi e Rabensteiner rimanevano agganciati alla “locomotiva” del toscano. Il temibile Muro della Pala, il tratto di cronoscalata, non ha modificato gli equilibri davanti e Rabensteiner è riuscito a superare tutti grazie ad un’azione di forza nello strappetto conclusivo, a poche centinaia di metri dal traguardo di Molina di Fiemme. Mensi si è dovuto accontentare del secondo posto, mentre Casagrande ha chiuso al terzo posto alle spalle dei due giovani avversari. Tanta soddisfazione nel
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dopogara per l’altoatesino che nella prima parte di percorso – 41,2 km e 1060 metri di dislivello – ha anche corso in casa: «Sono molto contento di questa vittoria. Nei tratti di pianura Casagrande andava fortissimo e ho fatto tanta fatica a stare a ruota. Ho resistito e sapevo che negli ultimi strappi potevo dire la mia perché sono simili come caratteristiche al cross country, la specialità che preferisco. È stata dura, ma nel finale è andata proprio come volevo». Anche la gara femminile si è decisa all’ultimo respiro. La romagnola Elena Gaddoni era una delle principali favorite ed ha allungato fin dalle fasi iniziali della corsa, ma la vicentina Anna Ferrari, già quattro volte vincitrice alla “Vecia Ferovia”, non si è arresa e nella seconda galleria ha raggiunto e superato l’avversaria, transitando in testa sia al GPM di San Lugano che al traguardo volante di Castello di Fiemme. La Ferrari sembrava avviarsi verso il quinto successo in quel di Molina, ma nell’ultima discesa la Gaddoni è stata tanto brava quanto temeraria riuscendo a sorpassare la rivale e aggiudicarsi per la seconda volta consecutiva la “Vecia Ferovia dela Val de Fiemme”. Il podio è stato poi completato dalla russa Anoshina, che per pochi secondi ha anticipato la bergamasca Mara Fumagalli, medaglia di legno. La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme, organizzata sempre in maniera impeccabile dalla Polisportiva Molina di Fiemme, è stata un successo di partecipanti, di pubblico ed è stato molto apprezzato anche l’evento dedicato alle e-bike, andato in scena poco prima della gara. Un test in vista del futuro, visto che in tante città le bici a pedalata assistita sono diventate un mezzo di trasporto assai diffuso. Una decina di sindaci, quelli dei comuni interessati dal percorso, altoatesini e trentini, e l’assessore della Provincia Autonoma di Trento Mauro Gilmozzi, si sono cimentati in sella alle e-bike sui 41 km di tracciato della “Vecia Ferovia” e l’iniziativa ha subito riscosso molti consensi per la soddisfazione dello staff, pronto a riproporla anche nelle prossime edizioni.
Alcuni arrivi della granfondo
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I vincitori, Elena Gaddoni e Fabian Rabensteiner foto NEWSPOWER CANON
Una riunione serale al Vigorelli
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C’ERA UNA VOLTA LA “SCALA” DEL CICLISMO a cura della REDAZIONE
IL FUTURO DEL MITICO VELODROMO “VIGORELLI” DIVIDE L’OPINIONE PUBBLICA: DA UNA PARTE I PALADINI DELLA MEMORIA, DALL’ALTRA I PROGETTI COMMERCIALI DEGLI IMPRENDITORI
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Era la “Scala” del ciclismo, lo “Stradivari” delle piste. Su quell’anello di legno levigato un certo Fausto Coppi, nel 1942, stabilì il record dell’ora e l’olimpionico Antonio Maspes regalò colpi di reni leggendari alle Sei Giorni milanesi. Oggi, di quel santuario laico dello sport italiano, da tredici anni orfano del ciclismo, è rimasto solo un impianto logoro e senz’anima, prigioniero della burocrazia, o meglio della Direzione dei Beni culturali della Lombardia. L’organo regionale del ministero ha infatti deliberato, un anno fa, che il Vigorelli «è un bene culturale» e «un monumento vivo e aperto alla città» e, come tale, ogni operazione di restyling va concordata con la Soprintendenza. Ma un progetto di rilancio del mitico Vigorelli già esiste. È quello uscito vincitore, il 19 aprile 2013, dal concorso di progettazione bandito dalla giunta Pisapia per trasformare l’impianto obsoleto in un moderno piccolo stadio polisportivo in grado di ospitare il rugby, il football americano e l’hockey su prato, con annessi palestra, centro medico, spazi commerciali. Il progetto, protestò qualcuno, per quanto moderno, è però idealmente una “colata di cemento” sulla memoria del Vigorelli, quella memoria che la Soprintendenza vuole, a tutti i costi, salvaguardare. Ma l’anello milanese misura 400 metri (come le piste di atletica) e dunque non è più congeniale al moderno ciclismo su pista (che gira, come noto, su anelli da 250). Malgrado ciò, la Soprintendenza non retrocede: la vocazione ciclistica dell’impianto – è il diktat – va preservata. Per questo, il vincitore del progetto, lo studio dell’architetto Vittorio Grassi, inviò una lettera all’allora presidente del Consiglio Letta per difendere la liceità del progetto
Un’immagine panoramica del velodromo Vigorelli
Il concerto dei Beatles nel 1965
milanese e l’inutilità del vincolo di tutela sul velodromo. Del resto, sostengono i vincitori del bando, che senso ha tutelare una pista costruita sì nel 1935, ma rifatta ex novo nel 1986? Insomma, da una parte i paladini della storia, dall’altra gli imprenditori con i loro progetti commerciali. Chi la spunterà? OSPITÒ COPPI, MASPES E… I BEATLES Il Velodromo Vigorelli nasce nel 1935 al posto dell’ormai diroccato Velodromo Sempione. L’idea progettuale è di Giuseppe Vigorelli, industriale, assessore sotto la giunta Mangiagalli, e – soprattutto – ex corridore su pista. Il Vigorelli diventa da subito un prestigioso punto di riferimento per la passione sportiva dei milanesi e non solo. È teatro di sfide memorabili, record mondiali, campionati e sede d’arrivo di importanti corse su strada (Giro d’Italia, Giro di Lombardia e Trofeo Baracchi). Da semplice impianto sportivo diventa un luogo mitico, vero e proprio tempio del ciclismo internazionale. Nell’estate del 1944, durante la seconda guerra mondiale, una pioggia di bombe incendiarie cade su Milano. Il Vigorelli è colpito, la pista distrutta. Verrà ricostruito nel 1945
per riprendere la sua storia fatta di corse, campionati, record dell’ora (come quello di Fausto Coppi nel 1942). In oltre 60 anni di storia, il Vigorelli ha ospitato anche molti concerti rock. È qui che i Beatles hanno tenuto il 24 giugno 1965 la loro unica esibizione italiana. Nel 1971 l’impianto ospita il concerto dei Led Zeppelin, ma l’evento – in un’Italia attraversata dai refoli sinistri della contestazione – sarà interrotto dopo pochi minuti per i violenti scontri fra pubblico e forze dell’ordine. Il Velodromo continua la sua attività sino al 1975, quando viene chiuso, per poi rinascere nel 1984. Sotto la nevicata del gennaio 1985 la tettoia che ricopre le tribune crolla causando ingenti danni. Inizia il declino dell’impianto. Il Vigorelli viene chiuso ufficialmente nel 1988 e riaperto solo nove anni dopo quando, in seguito all’intervento di sponsor privati, ospita una singolare gara di coppa del mondo di sci di fondo. Il prato centrale, ora ricoperto di erba sintetica, può ospitare incontri di football americano, calcetto e hockey su prato. Il ciclismo è tornato al Vigorelli solo nel settembre del 1998, quando l’impianto ha ospitato una gara a eliminazione tra alcuni noti pistard e stradisti. Alla scomparsa del campione Antonio Maspes (19 ottobre 2000) l’Amministrazione comunale decide di dedicargli il Velodromo che da allora si chiama velodromo MaspesVigorelli.
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La presentazione della Granparadisobike nella sala comunale di Cogne
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GRANPARADISOBIKE 2014 a cura di PAOLO MEI
LA CLASSICISSIMA DI COGNE
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IL 31 AGOSTO TORNA LA PROVA VALDOSTANA DI MTB. NUOVA DATA, STESSE SPERANZE: «REGALARE AL TERRITORIO UNA MEMORABILE GIORNATA DI SPORT»
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L’edizione 2014 della Granparadisobike è stata presentata lo scorso 2 luglio nel salone comunale di Cogne. La gara andrà in scena il 31 agosto e sarà valida come campionato valdostano in prova unica della specialità Gran Fondo e verrà organizzata dall’ASD Sport in Paradiso. A fare gli onori di casa è stato l’assessore al Turismo Andrea Celesia: «Non possiamo che ringraziare gli organizzatori per l’impegno profuso in questi ultimi anni, visto che Cogne, in un periodo economicamente non facile, crede tantissimo nello sviluppo del turismo legato alla bicicletta.» Il presidente di Sport In Paradiso, Alberto Béthaz, ha le idee chiare: «La Granparadisobike negli ultimi tre anni ha cambiato data, passando da maggio a settembre (anche a causa della situazione meteo), per arrivare quest’anno all’ultimo giorno di agosto. Ci auspichiamo una grande partecipazione per quello che, forse, rappresenta l’unico evento valdostano nel settore Mountain Bike. È difficile, proprio a causa dei cambiamenti di data, azzardare una previsione sul numero dei partenti, ma certamente manifestazioni del genere possono ‘stare in piedi’ solo grazie ad un numero elevato di iscrizioni, ovvero tra le 350 e le 400 presenze». Francesca Pellizzer ha portato i saluti in rappresentanza della FCI, rinnovando i complimenti al gruppo organizzatore, che per il 2014 ha predisposto due percorsi: il classico sulla distanza di 45 km e la non competitiva di 25 km.
La granfondo valdostana dunque ritornerà ad essere protagonista nel mondo delle ruote grasse, con una lunga storia alle spalle. La gara nacque nel 1994 grazie ad un gruppo di appassionati, con il preciso scopo di portare i mountain biker sugli stessi sentieri di una delle più importanti gare di sci di fondo che si disputano in Italia: la Marciagranparadiso. Storicamente nasce come una sorta di granfondo non troppo impegnativa con medie di percorrenze molto elevate, cioè al di sopra dei 25 km/h, con salite pedalabili e discese velocissime. Negli anni passati, a mettere il proprio nome nell’albo d’oro della gara, ci hanno pensato personaggi del calibro di Marzio Deho, doppio vincitore sul finire degli anni novanta (1998) e nel 2000. Nel 2003, a seguito dello scioglimento del comitato organizzatore, la gara è uscita di scena per ritornare pochi anni fa proprio grazie al gruppo Sport In Paradiso. Il percorso attuale ricalcherà quello del 2013, con la presenza massiccia di salite anche molto impegnative e single track che metteranno a dura prova l’abilità dei biker. La partenza è collocata nel prato di S. Orso (nelle immediate vicinanze della partenza della Marciagranparadiso di sci, in programma nel 2015 l’8 febbraio), vera e propria bellezza naturale e patrimonio di questa località che fa parte del grup-
po delle Alpine Pearls, ovvero un “club” che raggruppa le “capitali” europee della montagna in quanto a panorami, cime alpine e rispetto per l’ambiente. Lasciata la zona di partenza il serpentone dei biker si dirigerà a forte velocità, su asfalto, verso la periferia del paese, per raggiungere la prima, selettiva salita, tutta su asfalto: quella che conduce all’abitato di Gimillan, da cui si raggiunge la parte più alta della gara, con pendenze, sempre su asfalto che accarezzano anche il 20%. Da qui, attraverso un single track veloce, si rientra nella parte bassa della stessa frazione, Gimillan appunto, per poi raggiungere Epinel, percorrendo una discesa velocissima con poche curve e velocità che si attesteranno, per i migliori intorno ai 60 km/h. Quindi, ecco il classico tratto della gara, ovvero il passaggio nella parte alta della Valnontey, molto pedalabile per poi raggiungere attraverso la vallata di Lillaz il ritorno a Cogne per la conclusione nei pressi del municipio, sul prato di S. Orso. La gara regina sarà, come tradizione, di 45 km con un dislivello di 1450 metri, ma l’organizzazione ha pensato anche ad una pedalata ecologica di 20 km con meno di 500 metri di dislivello per i meno preparati, e per coloro che avranno compiuto almeno 13 anni. La Granparadisobike, fa parte insieme alla Gran Fondo La Via del Sale di Limone Piemonte e alla Val di Fassa Bike, del circuito Alpine Pearls MTB.
IL TRACCIATO DI PILA VISTO DA FRANCESCO COLOMBO E CORRADO HERIN
ISPEZIONATO IL PERCORSO CHE OSPITERÀ LA SESTA PROVA DELL’IXS CUP Mancano ormai alcuni giorni alla seconda e ultima tappa italiana della IXS European Downhill Cup. Pila, località turistica della Valle d’Aosta, si sta preparando ad accogliere i funambolici piloti che scenderanno a tutta velocità dalla spettacolare e unica “Renato Rosa”, tirata a lucido dallo staff della Pila Spa, diretto da Mauro Cornaz, e dal campione di downhill e tracciatore Corrado Herin. Intanto a Pila tanti “downhiller” hanno già testato i 2600 metri del percorso di gara. Anche Francesco Colombo, campione italiano ed europeo Juniores nel 2013, ha raggiunto la Valle d’Aosta per allenarsi e scoprire il “track” disegnato da Corrado Herin. La sua partecipazione alla IXS Cup di Pila è ancora in forse a causa di concomitanti impegni con la Coppa del Mondo, ma intanto ne ha approfittato per ispezionare il percorso e ascoltare qualche preziosissimo consiglio di Herin. Il tracciato non presenta particolari novità rispetto alle passate edizioni. Si parte dai 2311 metri dell’arrivo della seggiovia Chamolé e ci si immette subito nella prima variante di Coppa del Mondo, una zona con salti e sassi (naturale), abbastanza tecnica ed estremamente spettacolare anche per il pubblico. Si esce da una variante e si entra subito nell’altra (IXS), realizzata nel 2011 e ormai assestata. Qui, i piloti troveranno un percorso lento con sassi, radici e qualche passerella in legno. Successivamente si entra nella parte vecchia e
si attraversa per la prima volta la pista da sci: una zona aperta, utile per rifiatare. Subito dopo ecco la seconda variante di Coppa del Mondo. Qui la fatica inizia a farsi sentire. È una zona non troppo difficile dove però è importante guidare bene. Si arriva all’intermedio e ci si immette nuovamente sulla pista da sci: sponde, compressioni e salti solleciteranno ancora una volta i concorrenti. Nella seconda parte aumenta la velocità ed è necessario continuare a pedalare e rilanciare l’azione. È una zona in cui la stanchezza inizia a farsi sentire «Chi non riesce a dosare le energie qui paga dazio. Bisogna prendere un bel ritmo» dice Herin. L’ultima parte presenta curve in sottobosco, un toboga, il doppio salto (sempre affollato dal pubblico), il salto finale e lo shuss che immette sul traguardo. Un percorso davvero entusiasmante e misto, con zone veloci e tecniche, passaggi semplici e impegnativi, salti, paraboliche e compressioni. «La zona IXS è una delle più difficili – ha detto Francesco Colombo in ricognizione –. Se piove diventa tosto mantenere la traiettoria. Dopo la seconda variante di CdM è tutto un pelo più semplice, ma se sbagli l’ingresso arrivi lento e ti giochi la gara. Portar fuori velocità dalla variante di Coppa del Mondo è fondamentale per fare il tempo». Informazioni: www.piladh.eu
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www.alicebike.it KTM FAT RAT, ARRIVA IL “GIGANTE” MADE IN AUSTRIA Il catalogo 2015 di KTM Bike Industries presenta una grande novità per l’azienda austriaca di Mattighofen, sarà in vendita per la prima volta una Fat Bike, la mountain bike con le ruote “giganti”. Il modello chiamato Fat Rat è stato presentato di recente alla stampa mondiale. Il FatRat è un telaio da 26 pollici realizzato utilizzando l’alluminio 6061 e nella taglia 48, pesa 2.410 grammi.
KTM REVELETOR SKY DISC ANTEPRIMA 2015 AERODINAMICITÀ ELEVATA RIGIDITÀ E MASSIMA SICUREZZA IDEALE PER LE LUNGHE DISTANZE
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BALDO BIKE
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a cura di ALDO ZANARDI
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BETTELLI E FERRARI TRIONFANO SUL LAGO DI GARDA AL VIA IN SEICENTO NELLA SPETTACOLARE GARA DI RIVOLI VERONESE. E LE MODIFICHE AL TRACCIATO SI RIVELANO VINCENTI Gruppo di testa in salita foto STERMIERI
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Oltre 600 bikers si sono presentati al via della gara di Rivoli Veronese, che quest’anno si presentava con una veste completamente rinnovata. Il percorso proposto dall’ASD Baldo Bike Giomas di Ivan Cristofaletti, prevedeva infatti una sostanziale modifica del tracciato. Eliminato il passaggio attorno al parco eolico, la gara si snodava interamente sulle pendici del Monte Baldo, a parte le fasi iniziali e finali. Il raggiungimento della cresta dell’imponente monte, ha reso la gara più spettacolare, con la vista sul lago di Garda, ma anche più dura e tecnica. La lunga salita prevedeva un dislivello di oltre 1400 m su un percorso con poco meno di 45 km. Se la salita era dura, anche per la giornata tipicamente estiva, la discesa non era certo da meno. La prima parte, dopo lo scollinamento era molto tecnica, con passaggi su prati e sentieri sassosi che – combinati – hanno creato non poche difficoltà ai meno preparati, costringendo molti a soste per far riposare mani e avambracci. Alle 9.30 le griglie sono già affollatissime e Alfio Montagnoli, speaker della manifestazione, ha il suo bel da fare per intervistare i numerosi possibili protagonisti.
foto STERMIERI
La partenza
Alle 9.45 il via, con il folto gruppo che si lancia per i primi velocissimi chilometri su asfalto. Quando la gara piega a sinistra per entrare nel primo sterrato, il gruppo si allunga e nelle posizioni di testa ci sono già tutti i favoriti. Walter Costa e Daniele Valente (Team Selle San Marco-Trek), Pierluigi Bettelli (BI&ESSE), Marco Aurelio Rincon Rodriguez e tutto il team Scapin Factory Team, Matteo Spinetti (Team New Bike 2008 Cycling Lab) e tutti i più forti atleti delle categorie amatoriali. In campo fem-
minile, Anna Ferrari (Team Corratec-Keit) parte con i favori del pronostico, ma numerose sono le forti atlete con serie intenzioni di contenderle la vittoria, tra le quali anche la forte atleta elite argentina Ines Gutierrez (Federacion Argentina Ciclismo De Montana). Sulle prime dure rampe, il gruppo si fraziona, e al comando restano in quattro, Bettelli, Rincon Rodriguez, Costa e Federico De Giuli (Racing Rosola Bike), con poco dietro il campione italiano marathon M4 Fabrizio Pezzi (Torpado Surfing Shop).
129 CLASSIFICHE Maschile 1° Pierluigi Bettelli (Bi&Esse) 1:53:35 2° Fabrizio Pezzi (Torpado Surfing Shop) 1:55:16 3° Daniele Valente (Team Selle San Marco-Trek) 1:57:01 4° Federico De Giuli (Racing Rosola Bike) 1:57:02 5° Nicola Corsetti (Errepi Lee Cougan) 1:57:17
foto STERMIERI
Il vincitore Pierluigi Bettelli
Pezzi e Valente, riescono a rientrare sulla testa della gara in prossimità del GPM, posto a 1300 metri di quota. Inizia la lunga e tecnica discesa e Bettelli fa valere le sue doti tecniche, allungando sugli avversaI leader con le maglie IMA ri. Rincon Rodriguez fora e perde posizioni. Alle spalle del battistrada è Pezzi il più veloce in discesa, riuscendo a prendere un buon margine. La lotta per il terzo gradino del podio è tra Valente e De Giuli, con il portacolori della Selle San Marco-Trek che riesce ad imporsi solo nella volata finale. Quinto chiude Nicola Corsetti (Errepi Lee Cougan), sesto Costa e settimo Spinetti. foto ALDO ZANARDI A chiudere al top ten sono Daniele Lancioni (Parkpre Giordana Dmt), Marco Mazzoni (Vitam-In Cycling Team) e Claudio Segata (Bren Team Trento). Poca storia ha avuto la gara femminile, con la vicentina Anna Ferrari sempre al comando, guadagnando un buon margine sulla lunga salita, per poi gestire in discesa. Seconda al traguardo l’argentina Ines Gutierrez e terza Beatrice Mistretta (Cicli Taddei). Quarta piazza per Cristina Roberti (Pro Bike Riding Team), quinta Luisa De Lorenzo Poz (Team Estebike Zordan), sesta Antonella Incristi (KI.CO.SYS. Team), settima Pamela Rinaldi (Ciclissimo Bike), ottava Francesca Aldighieri (Omap Bike Team), nona Roberta Doris Cillo (Team Estebike Zordan) e decima Cecilia Negra (Pedale Fidentino).
Al termine della gara il consueto processo alla tappa, organizzato dallo staff IMA Scapin e le ricche premiazioni, che hanno visto premiati i primi dieci di tutte le categorie.
Il Processo alla tappa foto ALDO ZANARDI
Femminile 1a Anna Ferrari (Team Corratec-Keit) 2:20:37 2a Ines Gutierrez (Federacion Argentina Ciclismo De Montana) 2:26:17 3a Beatrice Mistretta (Cicli Taddei) 2:26:55 4a Cristina Roberti (Pro Bike Riding Team) 2:29:59 5a Luisa De Lorenzo Poz (Team Estebike Zordan) 2:30:51
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GIAMPAOLO GRISANDI a cura della REDAZIONE
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DUE GAMBE COME PISTONI, MA UN CUORE (TROPPO) BUONO NEL LUGLIO DEL 1985 AL VELODROMO MERCANTE DI BASSANO DEL GRAPPA SI LAUREA, A SOLI 19 ANNI, CAMPIONE DEL MONDO NELL’INSEGUIMENTO A SQUADRE. MA IN QUELLA CHE DOVEVA ESSERE UNA CARRIERA DA CAMPIONISSIMO MANCHERÀ SEMPRE IL SALTO DI QUALITÀ: «IL MIO LIMITE? MI È MANCATA LA CATTIVERIA DEL VINCENTE»
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Ha due gambe che sembrano pistoni, anche un quarto di secolo dopo la memorabile impresa iridata nell’inseguimento a squadre. Lui è Giampaolo Grisandi, 48 anni (la metà dei quali trascorsi nella Forestale), soprannominato il “colosso di Ravenna” per la statura da armadio (180 centimetri per 90 chili di potenza) e, soprattutto, per quelle cosce grandi come tronchi, che gli hanno regalato il campionato del mondo di Bassano del Grappa: «Il segreto? La Romagna è una terra di passisti, quando esci in bici, la prima collina è a Bertinoro dopo più di 30 chilometri di pianura e di vento. Il passo ti viene per forza». Il merito di aver messo in bici il futuro iridato è tutto della Ciclistica Ravenna di Claudio Brusi, attuale numero uno di FRW, la fabbrica ravennate di bici che negli ultimi anni ha conosciuto un vero e proprio boom. Un sincero grazie poi va «all’allora direttore sportivo Giuseppe Galanti che da junior mi ha fatto capire come ci si allenava. Ricordo gli anni ’70 con grande piacere, fu un periodo meraviglioso nel quale ho imparato le regole dello sport e della vita». La leggenda dice che, per tenere a bada gli ormoni dei ragazzini, qualcuno si era inventato la frottola del naso. Se era molliccio significava che al suo esuberante proprietario, come canta Lucio Dalla, «era partita dolcemente la mano». Così prima di una corsa
poteva capitare che i baby ciclisti venissero messi in fila per una generale tastatina del naso. Sgarrare il controllo era un’umiliazione insopportabile. Una gioventù di privazioni che però non ha generato rimpianti. «Il ciclismo – dice – in realtà non mi ha tolto proprio niente. Anzi, ho imparato presto a guardarmi dentro, a gestire le emozioni e a crearmi degli obiettivi». Una serena determinazione che lo porterà già a 19 anni e qualche mese – il Griso è nato il 4 dicembre 1964 – alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984 come riserva del quartetto azzurro dell’inseguimento a squadre. Un ruolo che al talento ravennate sta un po’ stretto visto che l’anno prima si è laureato campione italiano dell’inseguimento individuale e ha conquistato un argento individuale e un bronzo a squadre ai mondiali militari di Barletta. Gli allenamenti sono massacranti: 130-140 km su strada la mattina e due ore di specializzazione in pista il pomeriggio. Grisandi gira fino allo sfinimento nel mitico anello “Servadei” di Forlì sotto gli occhi del commissario tecnico Mauro Orlati. L’inseguimento a squadre è una specialità che non si improvvisa. A talento e forza bisogna saldare disciplina, armonia e senso del ritmo. Se il quartetto perde la sincronia dei cambi, comincia a steccare ed è la fine. Sono quattro chilometri da fare a tutta, senza esitazioni e, se va bene, da ripetere quattro volte: qualificazioni, quarti, semifinale e finale. Nel luglio del 1985 al velodromo Mercante di Bassano del Grappa il quartetto azzurro suona una melodia incantevole. Assieme a Grisandi ci sono Silvio Martinello, Roberto Amadio e Massimo Brunelli. «Eravamo forti ma non i favoriti», precisa Grisandi. All’epoca c’erano gli Atleti dell’Est, gente da scrivere con la maiuscola tanto era grossa e determinata a battere l’«occidente corrotto e capitalista». Un piazzamentino insomma era già onorevole. Gli italiani invece fanno il miracolo già dalla qualificazione, volata a 54,5 di media (con partenza da fermo per chi vuole fare i conti con precisione). «Il nostro leader era Martinello – spiega Giampaolo – era quello che faceva quasi sempre 20 metri in più. Nei velodromi scoperti di una volta, poi, bisognava organizzare la squadra in modo che il più forte si trovasse sempre a tirare col vento in faccia e il più debole col vento a favore. Noi non sbagliammo niente». Il capolavoro arriva in semifinale con l’eliminazione dei sovietici, tra cui un giovanissimo Viatcheslav Ekimov: «Lì capimmo che ce l’avremmo fatta».
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In finale difatti non c’è storia: la Polonia crolla e l’Italia trionfa con mezza pista di vantaggio. Campioni del mondo con la soddisfazione di sentire raccontate le proprie gesta da Adriano De Zan. Ancora oggi la telecronaca dell’immortale voce del ciclismo emoziona Grisandi e compagni. Di quella sera Giampaolo ha sempre nelle orecchie il suono delle trombe da segnalazione navale: «Altro che vuvuzela: ho fatto sette mondiali ma un simile tifo non l’ho più sentito».
Campione del mondo a neanche 20 anni, ai quarti nell’inseguimento individuale, Grisandi ha tutta una vita davanti per confermarsi. Le soddisfazioni, però, arrivano a singhiozzo. Campionati italiani a squadre e individuali come piovesse – alla fine saranno cinque – ma in campo internazionale ‘solo’ il sesto posto a squadre alle Olimpiadi di Seul e l’argento nell’individuale ai giochi del Mediterraneo. Poi più niente. Il quartetto si era smembrato già nel 1986, perdendo tutta la sua magia. Martinello si sarebbe avviato a una grande carriera tra i professionisti e anche Amadio aveva fatto il grande salto. Grisandi è costretto a rimanere dilettante: «A quei tempi il passista veloce non era molto ricercato. Il ciclismo ruotava attorno al blocco Moser-Saronni: erano preziosi solo gli uomini che servivano a loro due. Che peccato, fossi nato qualche anno più tardi avrei potuto fare l’apripista di qualche velocista». Se la pista è un po’ snobbata, neanche ventotto successi su strada gli aprono le porte del ciclismo ‘che conta’. Della sua generazione ha più fortuna gente come Roberto Conti o Fabiano Fontanelli: altri fisici, altre caratteristiche ma stessa determinazione. A Grisandi non resta che fare da chioccia ai rampanti Fabio Baldato, Giovanni Lombardi e molti altri. Poi nell’88, dopo Seul, la Nazionale lo lascia definitivamente ai margini. Dopo sei anni la motivazione dell’addio è un po’ burocratica: «Cambio del gruppo di lavoro». Grisandi entra nel Corpo forestale dello Stato - «è stato una specie di investimento, meglio che passare professionista» - e continua a prendersi le sue belle soddisfazioni considerato che nel ’90 è ancora tricolore nell’inseguimento individuale. Smette nel ’94, a 30 anni, per poi rientrare come tecnico a cavallo del nuovo secolo, esperienza che dura fino al 2008. Nel frattempo la scuola ravennate della pista continua a mietere successi in tutto il mondo con Andrea Collinelli, altro ciclista della Forestale. Una carriera encomiabile, quella di Grisandi, ma con un difetto che, a seconda del punto di vista, appare come un grande pregio: «Non sono mai stato un agonista esasperato. Il mio limite è non avere avuto la cattiveria del vincente. In tanti anni di ciclismo, pista e strada, non credo di avere mai fatto scorrettezze a qualcuno».
Nel
cuore verde
Nella valle del monte Tezio, a pochi chilometri da Perugia, si trova dal 1864 il Casale dei Dotti, un antico edificio rurale, meta ideale per una vacanza “total green” Il Casale dei Dotti è un antico casolare rurale risalente al 1864 di recente ristrutturazione circondato da un oliveto secolare con piscina e solarium che consente agli ospiti di immergersi nei colori, nei profumi e nella quiete della verde campagna umbra. Il Casale dei Dotti rappresenta al meglio “l’Arte di Vivere”, caratteristica tipica dell’Umbria, Cuore Verde d’Italia.
La struttura nasce dal desiderio della famiglia Dottorini di condividere con i turisti l’amore per la natura, preservando le antiche tradizioni della valle del Monte Tezio, una zona ancora incontaminata pur trovandosi a soli quindici minuti dal centro storico di Perugia. Circondato dall’azienda agricola della famiglia, che produce olio extravergine di oliva di altissima qualità, il Casale offre ai suoi ospiti l’esperienza
del contatto diretto con la natura circostante permettendo di vivere le emozioni più genuine e ruspanti della cultura contadina umbra. Il Casale dei Dotti si trova all’interno del Parco Regionale di Monte Tezio, un territorio ricco di percorsi adatti per escursioni in mountain bike, a passeggio ed a cavallo. In posizione baricentrica rispetto alle principali città d’arte e siti turistici della Regione, si trova a soli tre
chilometri dal Golf Club di Antognolla. Il Casale è composto da sei accoglienti e spaziosi appartamenti dotati di ogni confort con ingresso indipendente. Con una capienza massima di 24 posti, la struttura ricettiva propone pacchetti personalizzati con la formula della mezza pensione, degustazioni, lezioni di cucina tipica umbra, lezioni di golf ed escursioni guidate a cavallo. L’intervento di recupero, terminato nel 2011, è stato ispirato al rigoroso rispetto dell’architettura tradizionale risaltando le antiche travi in rovere e la pietra locale che predomina sia le facciate esterne
dell’Umbria che le pareti interne. Ogni appartamento ha mantenuto alcuni elementi caratteristici dell’antica destinazione d’uso della casa colonica in modo da narrare all’ospite che vi soggiorna le storie e le consuetudini della vita rurale. All’interno dell’appartamento “l’Etruschetto” è stata infatti realizzata una grande vasca da bagno in pietra, recuperando parzialmente il canale dove originariamente avveniva la pigiatura dell’uva, all’interno della quale è possibile rilassarsi mentre si viene dolcemente irrorati dal getto d’acqua proveniente dal soffione.
Alcuni appartamenti sono provvisti di caminetto accendibile anche in camera da letto. Nei mesi invernali è possibile ritrovare il piacere della lettura davanti al fuoco acceso, magari degustando un bicchiere del pregiato vino che si produce nella zona, dimenticando così i ritmi frenetici della città. Il Casale dei Dotti offre ai propri ospiti e, in particolare, ai bambini l’esperienza
del contatto diretto con gli animali e la natura circostante con la possibilità di godere dei cibi sani e genuini tipici del territorio prodotti ancora secondo i tempi e le regole della terra. Gli ospiti hanno la possibilità di visitare l’azienda agricola e dare da mangiare agli animali allevati (pecore, agnelli, galline, vitelli, conigli). Nel periodo di ottobre e novembre gli ospiti che lo desiderano potranno partecipare alla raccolta delle olive e concludere il soggiorno ricevendo come souvenir una confezione dell’olio che avranno contribuito a produrre. Nel mese di maggio è invece possibile assistere e partecipare alla tosatura delle pecore. ll Casale offre una vasta serie di servizi: ampia piscina con solarium, lettini ed ombrelloni, area giochi per bambini e un grande parco esterno con tavoli, sedie, panchine e barbecue. La piscina ha una massima profondità di 1,5 metri permettendo così alle famiglie con bambini di fruirne in assoluta sicurezza.
Natura e paesaggio incontaminati, cultura e tradizioni, enogastronomia, borghi etruschi e medievali: una vacanza al Casale dei Dotti è un’ottima occasione per rilassarsi e scoprire da protagonisti l’Umbria, il Cuore Verde d’Italia.
www.casaledeidotti.it
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SALZKAMMERGUT TROPHY a cura di ALDO ZANARDI
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CAMPIONATO EUROPEO MASTER: È QUI LA FESTA! LA GARA DI MOUNTAIN BIKE PIÙ IMPORTANTE DELL’AUSTRIA NON HA TRADITO LE ATTESE. ANCHE CON CONDIZIONI CLIMATICHE NON PROPRIO IDEALI, L’EVENTO HA REGISTRATO IL NUOVO RECORD DI ATLETI AL VIA, BEN 4752 BIKER
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A Bad Goisern (Austria), la Salzkammergut Trophy quest’anno ha ospitato, oltre alle classiche gare del suo programma, il Campionato Europeo Master UEC, con assegnazione delle relative maglie previste dall’UCI. Per gli uomini i titoli sono stati assegnati sul percorso B, quello di 119,5 km e 3848 m di dislivello positivo con partenza e arrivo a Bad Goisern, mentre le donne erano impegnate sul C, 73,6 km e 2446 m di dislivello positivo, con partenza da Obertraun ed arrivo a Bad Goisern. L’Italia in questo campionato ha sempre riscosso grandi successi, a testimonianza dell’altissimo livello del nostro settore amatoriale. Anche quest’anno due titoli sono arrivati, ma il bottino poteva essere ben diverso se la sfortuna e le tante defezioni non avessero decimato il nostro contingente. Jarno Calcagni (Bici Adventure Team) ha conquistato il titolo tra i Master 2, dove era in gara anche l’altro italiano, campione uscente della categoria, Marco De Polo (Team Full Dynamix), che ha lottato per il titolo fino al 90° km, dove una foratura lo ha attardato, relegandolo al quarto posto finale, a soli 12 secondi dal gradino più basso del podio. Gran bella vittoria anche per l’inossidabile Adriano Zanasca (KTM Protek Torrevilla), che ha letteralmente dominato la Master 7, infliggendo distacchi abissali ai suoi avversari. Altri podi sono giunti da Nicola Corsetti (Team Errepi Lee Cougan) terzo tra i Master 1, e da Mirko Catone (Bike Inside Team), terzo tra i Master 3, a soli due secondi dalla seconda posizione.
La partenza
In gara c’erano anche altri nostri possibili protagonisti, che non hanno avuto fortuna. Primo tra tutti il campione uscente dei Master 5 Gilberto Perini (Torpado Surfing Shop), incappato in una brutta caduta dopo pochi chilometri dalla partenza. Le conseguenze della caduta lo hanno costretto al ricovero ospedaliero per la frattura di una vertebra. Anche Claudio Segata (Bren Team Trento), dato tra i possibili protagonisti della Master 3, si è dovuto arrendere alle avversità. In lotta nelle posizioni di testa fino al 60° chilometro di gara, ha avuto problemi fisici, causati anche dal freddo, problemi che lo hanno di fatto estromesso dalla lotta per le posizioni foto ALDO ZANARDI
che contano, terminando in undicesima posizione di categoria. Ma vediamo come sono andati complessivamente i nostri rappresentanti. Tra le donne, al traguardo solo Mariella Cutispoto (Mongibello MTB Team), nona nella Master W2. Tra i Master 1, oltre al già citato Nicola Corsetti, Luca Dal Bo (Miane Bike Team) sesto e Andrea Agostani (Team Errepi Lee Cougan) undicesimo. I Master 2 hanno visto al traguardo, oltre a Calcagni e De Polo, undicesimo Andrea Borgogno (Profi Bike Team) e diciannovesimo Andrea Turcatel (Bike Team 53.3). Nei Master 3, oltre al terzo posto di Catone, I campioni europei master
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foto ALDO ZANARDI
L’area expo
Arrivo ultimi eroi del percorso extreme
quinta piazza per Wolfgang Niederwanger (Ciclopia), undicesima per Claudio Segata, diciottesima per Michele Franzi (Peli Bike Team), ventesima per Andrea Delloca (Triangolo Lariano), ventiquattresima per Sebastiano Leotta (Special
Bikers Team), ventisettesima per Sergio Giuseppe Ruisi (Mongibello MTB Team) e trentunesima per Roberto Martini. Tra i Master 4, tredicesimo Aldo Zanardi (Scott Racing Team), quattordicesimo Leonardo Gusmeroli (Bike Team Mandello) e diciannovesimo Michele Buccoleri (Mongibello MTB Team). I Master 5 hanno visto Agostino Zaccaria (Free Team) dodicesimo, Pierluigi Guatta (Cicli Bacchetti) sedicesimo e Walter De Bernardo (Delizia Bike Team – Casarsa) diciassettesimo. Tra i Master 6 Danilo Cimiotti (Cicli Morbiato Padova) sesto e Fabio Dovis (Mongibello MTB Team) ottavo. Nei Master 7 ricordiamo ancora la schiacciante vittoria di Adriano Zanasca. Ovviamente la Salzkammergut Trophy non è stata solo campionato europeo, anzi, come da tradizione ha accolto ben 4752 biker al via, un nuovo record, sui sette percorsi previsti, tra i quali l’A, il mitico Extreme di 211,3 km e 7049 m di dislivello positivo. Il via per il gruppo A era alle 5.00 del mattino, con gli ultimi arrivi per le 21.00. Una vera impresa portare a termine questa
prova, solo dei veri temerari possono affrontarla, tanto più con le condizioni climatiche trovate quest’anno, dove la pioggia non ha certo agevolato il compito degli “eroi”. A vincere sono stati, in campo femminile, la ceca Milena Cesnaková (Ugo-Allivictus-Cˇistý Sport) con il tempo di 13h 03’ 39”, che ha dominato nettamente la prova, e l’elvetico Hansueli Stauffer (Wheeler-iXS Pro Team), tra gli uomini, con il tempo di 10h 24’ 40. Già giovedì le stradine del borgo erano invase dai biker, provenienti da tutta Europa e oltre, che qui si riuniscono per vivere tre giorni di vera festa. La birra scorre a fiumi nei vari punti d’incontro e molti si ritrovano scambiandosi informazioni sul percorso per essere preparati ad affrontarlo e essere sicuri di portare a termine “l’impresa”. L’area expo, aperta dal venerdì, ospitava numerosissimi espositori e ha offerto la possibilità di fare buoni acquisti. Anche Bike and More era, come sempre, presente con il proprio stand per promuovere gli eventi da loro supportati. Sempre loro hanno organizzato una lotteria, con in palio l’iscrizione a 4 prestigiose gare. Sono state estratte e assegnate ai presenti l’iscrizione gratuita a Crocodile Trophy 2014, Alpentour Trophy 2015, Tremalzo Superbike 2014 e Tiliment Marathon 2015. Tanti sono stati gli eventi collaterali che hanno riempito il weekend: l’XC eliminator, che ha visto confrontarsi numerosissimi biker su un percorso tra i vicoli di Bad Goisern, con ostacoli artificiali posti lungo il tracciato. Prima la qualificazione a tempo, su un giro secco e i migliori tempi vanno a sfidarsi nelle batterie finali da quattro concorrenti. Lungo il percorso la folla si è divertita ammirando l’evoluzioni degli specialisti dei percorsi cittadini. La vittoria è andata a Daniel Federspiel e buona terza posizione per il nostro Elia Silvestri (Team Full Dynamix). Grande successo anche per una spettacolare esibizione di free style, che ha divertito i numerosissimi presenti. Questi, e tanti altri motivi, fanno sì che la Salzkammergut Trophy resti nel cuore di tutti coloro che hanno la fortuna, e per i più arditi il coraggio, di viverla.
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C CLOSCOPIO
a cura della REDAZIONE
DISFUNZIONI ERETTILI? LA BICI NON CENTRA
ANGELINA: «SUI PATTINI ANDATECI VOI»
Il sospetto talvolta riaffiora: possibile che gli uomini amanti della bici siano esposti a un rischio maggiore di disturbi urogenitali? Ovvero, pedalare molte ore alla settimana può favorire disfunzione erettile, infertilità o persino tumore alla prostata? La risposta è rassicurante, secondo l’esito di uno studio pubblicato a luglio sul Journal of Men’s Health da ricercatori dello University College di Londra che hanno valutato le probabilità di ammalarsi di 5300 ciclisti inglesi fra i 16 e gli 88 anni abituati a stare in sella fra le tre e le nove ore circa alla settimana. Sebbene pare che molte ore sulla bici facciano crescere il livello di Psa (l’antigene specifico prostatico che indica la presenza d’infiammazioni dell’organo) non è stato evidenziato, infatti, alcun nesso scientifico tra l’utilizzo della bicicletta ed alcune patologie urogenitali.
Lei si chiama Angelina, è di Miami ed è una cycling-girl, ovvero una di quelle ragazze che, nelle croisettes della Florida, ai pattini a rotelle (un must nella baia di Biscayne), preferisce le più classiche ruote di una city-bike. Ma si sa, Miami è la città più calda degli Stati Uniti e, quando la colonnina di mercurio supera i 40°, anche un bikini può far sudare. E allora…
GOOGLE MAPS: NUOVA “APP” PER I BIKER
PEDALANDO IN ALTA QUOTA
In alta quota sui pedali: questa è la vacanza eco-sostenibile di due temerari ciclisti comaschi, Bruno Peduzzi e Alessandra Ricetti, partiti a fine luglio per l’India e che, nei prossimi giorni, percorreranno in sella alle loro biciclette la strada carrozzabile più in alta quota del mondo: quella che da Manali conduce a Leh, nella regione nord-occidentale del Paese.
Nuova versione di Google Maps in arrivo. L’app che ha fatto la fortuna del gigante di Mountain View è anche una delle più curate nel microcosmo dei servizi della compagnia. L’ultima versione, in fase di distribuzione a luglio sugli smartphone Android, è la 8.2, che porta in dote diverse novità. La più interessante per i ciclisti è il calcolo dei profili di altitudine del terreno, che ora possono essere utilizzati nel calcolo dei percorsi degli utenti su due ruote. I ciclisti dei paesi nei quali è presente questo tipo di cartografia (e l’Italia purtroppo non c’è) potranno programmare itinerari in base alla pendenza delle strade e avere un’anteprima della sfacchinata che li attende.
Il BAR CICCIO è il luogo di ritrovo dei ciclisti della riviera, in partenza per gli itinerari e percorsi della Valle del Savio e colline romagnole. Offre agli amici ciclisti, un punto di ristoro con un ampio parcheggio privato e un prezioso servizio di lavaggio bici (rivolgersi al bar) per coloro che rientrano dai percorsi del fuoristrada. Orari abituali di partenze e ritrovi: • martedì ore 12.30 • giovedì ore 12.30 • sabato ore 13.00
foto 4EVER.EU
Tutti i sabati ritrovo per escursioni in MTB Colazioni e aperitivi con ricco buffet Servizio di pagamento bollette luce, gas, acqua, telefono e multe Sala TV Sky con dirette sportive tutte le partite in diretta del Cesena con Sky HD
Sala giochi • Ricariche telefoniche • Wi-fi libero Bar Ciccio - Via Romea, 120 Cesena (FC) 47522 - t. 0547 331984 - e. barciccio@hotmail.it -
BAR CICCIO
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LA PLAYMATE DI AGOSTO
a cura di MARIO PUGLIESE
BRIGITTA SZABO, MUSCOLI E SEX APPEAL VIENE DALL’UNGHERIA, HA UNA PASSIONE PER IL BODY-BUILDING E PREFERISCE LO JOGGING MATTUTINO ALLA MOVIDA NOTTURNA: «GLI UOMINI? SE SI COMPORTANO BENE, NON RISCHIANO NULLA...»
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«La bellezza è un enigma» diceva Dostoevskij, ma di fronte a Brigitta Szabo, 24enne ungherese dal corpo semplicemente statuario, la bellezza diventa – in realtà – la cosa più oggettiva del mondo. Merito di madre natura – c’est clair – ma anche di un’attività fisica costante e di una ricerca melodica della perfezione terrena, come l’orafo che, con lime e scalpello, affusola le gemme grezze con perfezione certosina: «Mi alzo ogni mattina alle 7 per andare a correre – dice Brigitta – e, durante il giorno, lavoro in una palestra a Forlì, la mia città. Sono una body-builder professionista, anche se mi esibisco nella categoria ‘bikini’, che è una versione più soft del body-building tradizionale». Una passione coltivata fin da bambina, «trasmessa da mia madre – ricorda – che era una grande appassionata di sport». Cura costante del proprio fisico e poche concessioni agli eccessi: «Non sono un’amante della movida –
ammette – adoro la mattina e, nel tempo libero, quando non sono in palestra o impegnata nel mio lavoro da hostess, preferisco dedicarmi alla mia sorellina di 4 anni». Il sogno è quello di sfilare in un grande concorso internazionale: «Qualche piazzamento l’ho anche ottenuto – dice – ma per calcare i grandi palcoscenici serve ancora tanto lavoro».
E con gli uomini? Sapere di uscire con una body-builder può creare qualche apprensione? «Io non ho mai avuto problemi – sorride – del resto, con me, se ti comporti bene non rischi nulla...».
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STRADE BIANCHE DI ROMAGNA a cura di PAOLO AGHINI LOMBARDI
info@inbici.net
IL FANGO, LA NATURA E… LA PASSIONE A MORDANO, SULLE COLLINE BOLOGNESI, GRANDE SPETTACOLO LO SCORSO 13 LUGLIO PER LA QUINTA EDIZIONE DELLA CICLOTURISTICA D’EPOCA
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Si sono presentati in 150 alla partenza della 5ª edizione della cicloturistica d’epoca “Le Strade Bianche di Romagna” che si è svolta, lo scorso 13 luglio, a Mordano in provincia di Bologna. Alle ore 8.15, sotto una leggera pioggia, i partecipanti si sono messi in marcia lasciandosi alle spalle le due belle torri gemelle, costruite negli anni ottanta del secolo scorso, simbolo della cittadina di Mordano, per percorrere gli 80 chilometri del tracciato che si snodava tra la bella pianura e le gradevoli colline romagnole.
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Prima della partenza, nonostante le condizioni meteo che ricordavano più una giornata autunnale che non una domenica di piena estate, tra i partecipanti aleggiavano soltanto sorrisi, battute e tanta allegria, caratteristiche comuni a tutti gli appassionati delle bici d’epoca. Il primo tratto sterrato presentava il fondo stradale molto impegnativo a causa della pioggia dei giorni precedenti con pozzanghere e fango che ha visto gli “epici ciclisti” impegnati a controllare la bicicletta per non finire subito… infangati. L’organizzazione della manifestazione è stata a cura della Polisportiva di Romagna con alla guida Marco Selleri, che ha diretto in maniera egregia tutte le operazioni sin dalle prime ore del mattino. Il primo ristoro era organizzato sull’aia della azienda
Vinicola della Cantina Branchini, direttamente sulla strada bianca che porta alla cittadina di Dozza. Grazie all’entusiamo dei titolari Angelo e Marco, i partecipanti hanno potuto assaggiare i vini di loro produzione come il Pignoletto, l’Albana e il Sangiovese e gustare l’ottima grigliata a base di salsiccia, pancetta e piadina romagnola. Da segnalare che alcuni ciclisti, come avveniva nel passato, hanno preferito riempire la borraccia con l’ottimo vino piuttosto che con i tradizionali Sali minerali. Il percorso proseguiva, alternando tratti di strade bianche a tratti di asfalto verso Castel San Pietro, località termale sulle rive del Sillaro, per poi giungere a Dozza, citta d’arte famosa per i suoi murales dove ogni due anni si tiene la biennale del muro dipinto. A Dozza era stato allestito il secondo ri-
storo a base di frutta, dolci acqua e sali minerali. All’arrivo tutti i partecipanti hanno potuto “rifocillarsi” con un pranzo preparato dall’organizzazione della festa dello sport di Mordano: tortelli emiliani fatti in casa, grigliata di carne con patatine, piadina, dolci casalinghi e ottimo vino hanno ritemprato dalla fatica i partecipanti ed i loro accompagnatori. Unico “neo”, probabilmente per opera di qualche buontempone, che ha pensato bene di togliere un cartello segnaletico permanente della dimensione 125 x 25 che ha disorientato i partecipanti a circa 4 chilometri dall’arrivo. Per le migliori interpretazioni d’epoca sono stati premiati con un bel prosciutto e un salame i seguenti partecipanti. Uomini: Saulo Roberto; Vettorato Adriano; Carpino Danny. Donne: Piccioni Michela; Graziani Silvia; Biancoli Anna.
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LA BICI D’EPOCA info@inbici.net
a cura di ADRIANO VISPI e DARIO CORSI
ENRICO PAOLINI, IL CAMPIONE GENTILUOMO
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6 min
TRE CAMPIONATI ITALIANI E DIECI ANNI DI PROFESSIONISMO: AL SUO FIANCO UNA BICICLETTA DEL 1980 DISEGNATA DAL TELAISTA RAULER DI REGGIO EMILIA
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Per chi scrive – e per tanti giovani ciclisti degli anni ’70-’80 della provincia di Pesaro e delle zone romagnole – Enrico Paolini è stato un vero punto di riferimento. O meglio, un ciclista che ha mostrato a tutti come serietà professionale e talento potevano portare ad ottimi risultati in un ciclismo già affollato da grandi campioni, quali –per citarne alcuni – Gimondi, Adorni, Motta, Moser, Merckx, Bitossi, Basso e tanti altri. Enrico (detto “Rico”), gentile nei modi ma spietato sui pedali, ha sempre avuto un sorriso per tutti e in bicicletta riusciva a trovare quella dimensione che l’ha portato a combattere con i grandi del ciclismo e tante volte a vincere. Passista e velocista di classe cristallina, riuscì ad imporsi in ben 37 gare nei professionisti quando il ciclismo era “comandato” da grandi capitani. Passato a 24 anni al professionismo, corse dal 1969 al 1979 nella squadra SCIC (raro esempio di fedeltà ad una maglia sociale!) e vinse tre titoli di Campione d’Italia Professionisti conquistati nelle prove uniche della Tre Valli Varesine (1973), Milano-Vignola (1974) e Giro della Campania (1977). Nella sua bacheca spiccano anche Giro dell’Umbria, Giro del Veneto (1972), Coppa Bernocchi, Giro dell’Emilia (1975), Giro di Reggio Calabria e Milano-Torino (1976), oltre a sette tappe al Giro d’Italia e cinque al Giro della Svizzera. Vincitore l’8 settembre 1974 nel circuito di Savignano sul Rubicone e anche di 2 tappe al Midi-Libre (1977), continuò a frequentare il ciclismo anche dopo il 1979, dapprima quale rivenditore cicli e poi nel ruolo di direttore sportivo di squadre La bici di Enrico Paolini montata con Campagnolo Super Record
professionistiche, richiamato “in corsa” per la sua professionalità ed esperienza decennale. Enrico Paolini
143 In questa presentazione associamo al nome di Enrico Paolini la bicicletta delle foto sottostanti. Infatti, per alcuni anni dopo le vittorie del Campionato italiano, “Rico” aprì un negozio di bici a Pesaro e fece costruire telai marcandoli con il proprio nome. Come tanti altri bravi rivenditori italiani, era in uso in quel tempo rivolgersi a telaisti che – nella zona del milanese, trevigiano e Reggio Emilia – costruivano con arte e maestria telai in acciaio, personalizzati con loghi e pantografie. La bici mostrata è costruita dal telaista Rauler di Reggio Emilia e la foglia d’edera sotto il movimento centrale denota questa costruzione datata 1980. Il peso della bici completa è di 9,0 kg ed è montata con il gruppo top dell’epoca, cioè Campagnolo Super Record presentato nel 1979. Unica licenza su questa bici è la “pipa” o attacco manubrio che riporta la pantografia E (che affettuosamente ci piace pensare stia
per Enrico) sebbene più probabilmente si riferisca ad Elementi (rivenditore di Rimini). Il reggisella, invece, è appartenente al precedente Super Record. Nella bici d’epoca sempre più si assiste ad una miscela di pezzi di diverse epoche, assemblati su un telaio vecchio, tralasciando la fedeltà all’originale. Con questi articoli sulla bici d’epoca vorremmo, oltre che presentare campioni che hanno fatto sognare intere generazioni di ciclisti, anche cercare di offrire a chi ha una vecchia bici in cantina la possibilità di rendere la propria bici il più fedele all’originale possibile e di riconoscere eventuali pezzi montati successivamente. Da sottolineare comunque che negli anni passati molte volte si spezzavano i gruppi, cioè venivano montati pezzi di diversi gruppi, di livello diverso, e le bici molte volte venivano assemblate secondo le disponibilità economiche del ciclista utilizzando a volte pezzi di un gruppo più vecchio o già posseduto. Comunque riteniamo sia importante in una bici d’epoca cercare di rispettare il periodo storico e restaurare una bici storica con componenti realmente presenti nel periodo di costruzione del telaio evitando, per preservarne il valore, di montare pezzi fuori epoca. Nei numeri successivi presenteremo altre bici ed i loro campioni, ed illustreremo anche come riconoscere un componente di un gruppo rispetto ad un altro. Oggi mostriamo il cambio del gruppo super record presentato nel 1979 da Campagnolo (che aveva la scritta Campagnolo serigrafata su fondo nero) che ricercava per quel gruppo la massima riduzione dei pesi rispetto al cambio del gruppo Super Record presentato nel 1974 (che presentava la scritta sul cambio in rilievo). La bici Paolini è montata con gruppo Super Record degli anni 1979-1982, anni in cui venne presentato anche il nuovo reggisella dotato di un’unica vite di regolazione dell’inclinazione sella e di serraggio ed il deragliatore con bellette anodizzate nere ed alleggerito con fori sul davanti. La bici mostrata monta ancora il vecchio reggisella (con due viti di regolazione presentato nel 1974) ma la pantografia Paolini riportata sul davanti è una sorta di “licenza poetica” del restauratore visto che questo reggisella è stato prodotto fino al 1978 da Campagnolo. Nell’anno1983 sarà presentato il gruppo del cinquantenario di Campagnolo, facilmente riconoscibile per la testa delle viti placcata in oro zecchino e molto ricercato dagli appassionati.
foto BETTINIPHOTO
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