iNBiCi magazine anno 6- n9 Settembre 2014

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foto RADICE DINO

Vivere insieme lo sport Anno VI -

NËš 9 Sette mbre 2014

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foto RICCARDO MANASSERO

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PARCO FLUVIALE GESSO E STURA

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Il Parco fluviale Gesso e Stura, nato come “Parco con la città dentro” – perché in un certo senso circondava la città di Cuneo – è cresciuto negli anni e dal 1° gennaio 2012 è arrivato ad inglobare il territorio di altri nove comuni, superando quella definizione che lo ha accompagnato nei primi anni della sua vita. Ad oggi il Parco occupa un’area di 4500 ettari di ambienti naturali fluviali lungo le rive del torrente Gesso e della Stura di Demonte. Un ambiente unico per lo svago, la didattica e la cultura, con decine di chilometri ciclopedonali. Un Parco il cui elemento centrale è senza dubbio l’acqua, legata però non solo alla natura ma anche alla storia delle città che ne fanno parte. Il Parco si fregia di una serie di aree ad elevato pregio naturalistico, tra cui ad esempio il bosco planiziale di Sant’Anselmo, inserito nell’albo della Regione Piemonte dei boschi da seme. Con l’ampliamento del 1° gennaio, inoltre, il Parco si è arricchito di una serie di altre zone molto interessanti dal punto di vista forestale ed estremamente preziose per l’elevato tasso di biodiversità che garantiscono, prima fra tutte, l’Oasi della Madonnina di Sant’Albano Stura appunto, vero e proprio tesoro di biodiversità. Lungo le rive dei corsi d’acqua crescono ontani, pioppi e salici, mentre sono numerose le aree agricole con prati, orti e campi. Ricca anche la fauna, con un occhio di riguardo per la ricchezza di specie delle numerose aree umide (con la presenza di diversi individui di tritoni crestati e punteggiati). Sono state censite 144 specie di uccelli – 22 in Direttiva Habitat – 25 di mammiferi, 53 di Lepidotte-

ri diurni – di cui uno in Direttiva Habitat e molto rara (la Maculinea Arion) - 8 di rettili, 9 di anfibi – di cui 4 in Direttiva Habitat. foto HUGUES FALAISE/HELIDRONE.FR

foto RICCARDO MANASSERO

I NUMERI DEL PARCO FLUVIALE GESSO E STURA 4500 ha di estensione 4500 ha di estensione 60 km di fiume 10 comuni 90.000 abitanti 144 specie di uccelli 25 specie di mammiferi 9 specie di anfibi 8 specie di rettili 53 specie di Lepidotteri 60 km di percorsi ciclo-pedonali attrezzati 500.000 passaggi di visitatori l’anno 70.000 partecipanti agli eventi dal 2005 a oggi 6000 ragazzi coinvolti in attività didattiche 2011/12 27.000 ragazzi coinvolti in attività didattiche dal 2006 3000 iscritti alla newsletter del Parco


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Bicicletta

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COPENAGHEN, ITALIA GUARDA E IMPARA NELLA CAPITALE DANESE IL PIÙ EFFICACE ED INNOVATIVO PIANO DI MOBILITÀ “SLOW”

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Copenaghen, già dal 1995, ha attuato politiche lungimiranti che prevedono la chiusura del centro storico alle automobili in favore di un piano di mobilità “slow”. La bicicletta diventa così il mezzo di trasporto principe per tutti i cittadini e, nel contempo, un nuovo “strumento” per la riduzione delle emissioni di CO2. Il cambio di mentalità proposto dall’amministrazione pubblica è stato accettato da tutti gli abitanti della città che hanno contribuito, con la loro conversione ad abitudini “sostenibili”, a rendere la capitale danese la città più “green” d’Europa. Ogni giorno, circa 150mila persone si recano a scuola o al lavoro con il “mezzo di trasporto ecologico”.

Secondo uno studio statistico del 2010, il 36% della popolazione di Copenaghen si sposta giornalmente sulle due ruote ed è previsto un incremento dell’utilizzo del mezzo pari al 50% entro la fine del 2015. A supporto di questa significativa previsione di crescita, la città ha studiato e proposto il Nuovo Piano Strategico PLUSnet. PLUSnet è una strategia di pianificazione stradale per lo sviluppo della “slow mobility” da qui al 2025. Entro quell’anno altri cinquantamila cittadini dovrebbero utilizzare la bicicletta per gli spostamenti in città, un risultato che farà di Copenaghen la prima città al mondo per la “slow mobility”. L’obiettivo del piano strategico è l’integra-

zione tra il “nuovo” e il “vecchio”: mantenimento e manutenzione delle vecchie ciclabili come base per la costruzione di nuove piste ed incroci ciclabili al fine di una mobilità sicura e confortevole per tutti i ciclisti. Le tipologie di piste da realizzare sono, sostanzialmente, due: a tre corsie, quando la strada è a senso unico, e a quattro corsie, quando si è in presenza del doppio senso di marcia. La strategia PLUSnet per la realizzazione delle infrastrutture cittadine ha individuato quattro punti chiave su cui sviluppare il progetto. Il primo è City life: ri-progettazione, entro il 2025, di tutte le arterie cittadine esistenti al fine di cambiare il punto di vista della mobilità. Il secondo è Confort: integrazione, entro il 2025, tra le nuove ciclabili, gli esercizi commerciali cittadini e le aziende private e non che aderisco al progetto. Il terzo è Travel Time: razionalizzazione del tempo di percorrenza della slow mobility. Quarto ed ultimo punto: Sense of Security. PLUSnet vuole aumentare il senso di sicurezza dei ciclisti e per questo prevede l’ampliamento delle carreggiate e il miglioramento della segnaletica stradale orizzontale. La città di Copenaghen, già oggi, può fare una prima stima delle azioni portate avanti negli ultimi 16 anni. Una stima decisamente positiva, sulla base della quale è stata costruita la strategia fino al 2025. Obiettivo: creare una rete di piste ciclabili capillare e continua su tutto il territorio urbano fino ad arrivare alla zona extraurbana limitrofa alla città.


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SOMMARIO 22

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L’Eroica 2014

Donna In... Bici

a cura della Redazione

a cura di Roberto Feroli

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Ruote Roventi

Pagine Gialle

a cura di Roberto Sgalla e Anna Maria Giannini

a cura della Redazione

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L’intervista

Il telaio ideale

a cura di Mario Pugliese

a cura di Roberto Zanetti

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Sicurezza in gara

L’Officina

a cura di Gianluca Barbieri

a cura di Lorenzo Comandini

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Consigli e riflessioni

Cicloscopio

a cura di Gian Paolo Mondini

a cura della Redazione

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138 La playmate di settembre

Il Coach a cura di Iader Fabbri

a cura di Mario Pugliese

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Inbici Magazine Direzione e Amministrazione Via Delle Scalette, 431 - 47521 Cesena (FC) Direttore Responsabile Mario Pugliese In Redazione Mario Pugliese, Dr. Roberto Sgalla, Paolo Aghini Lombardi, Massimiliano Muccini, Fabrizio Fagioli (Equipe Velòsystem), Dr. Iader Fabbri, Equipe Enervit, Gian Paolo Mondini, Nicoletta Brina, Matteo Gozzoli, Aldo Zanardi, Anna Budini, Federico Tosi, Ricky Mezzera, Mario Facchini, Andrea Pelo Di Giorgio, Dr. Maurizio Radi, Gianluca Barbieri, Roberto Bettini, Paolo Mei, Roberto Zanetti, Dr. Alessandro Gardini, Dr. Piero Fischi, Luciana Rota, Lorenzo Comandini, Roberto Feroli Fotografi Playfull, Studio5, Foto Castagnoli, Bettini Photo, Ido Talenti, Leonardo Morelli, Newspower Archivio fotografico Gianni Rocchi Distribuzione Italian Business Management LTD Responsabile Grafica Loredana Cramarossa Responsabile Facebook Gianni Rocchi Stampa Wafra Responsabile marketing Sara Falco Piede_Inbici_red22.pdf

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27/05/13

13:20

Diritti e proprietà INBICI MAGAZINE - SARA FALCO EDITORE - Reg imprese n° REA FO 323603 Iscrizione Registro Tribunale di Forlì nr. 3/2013 del 5 aprile 2013. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli, foto e disegni senza autorizzazioni della SARA FALCO EDITORE.



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ALFREDO MARTINI a cura della REDAZIONE

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«IL CICLISMO NON MI HA MAI DELUSO» IL 25 AGOSTO NELLA SUA ABITAZIONE DI SESTO FIORENTINO SI È SPENTO L’EX CT DELLA NAZIONALE ITALIANA DI CICLISMO. CON LUI SE NE VA IL TESTIMONE PIÙ DOLCE E POETICO DEL NOSTRO SPORT

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Ha resistito a una guerra, vissuta anche da partigiano, e a milioni di battaglie, quelle del ciclismo. Ma come tutti i comuni mortali, alla fine, anche Alfredo Martini – alla veneranda età di 93 anni – si è dovuto arrendere. Nato a Firenze il 18 febbraio 1921, l’ex commissario tecnico della Nazionale Italiana di Ciclismo si è spento lo scorso 25

Una bella immagine di un sorridente Alfredo Martini

agosto nella sua abitazione di Sesto Fiorentino. Con lui se ne va il testimone più dolce e poetico del ciclismo. Ha dato e lasciato molto, ha trasmesso tutto: i valori della competizione, la sobrietà dell’uomo, il pragmatismo di chi, dopo aver combattuto in trincea da partigiano, un modo per cavarsela lo trova sempre.

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Qui Alfredo Martini al Giro del Trentino 2013, si congratula con il vincitore della 2a tappa Maxime Bouet


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Alfredo Martini alla presentazione Nazionali Italiane con Renato Di Rocco, Marino Amadori, Paolo Bettini, Rino De Candido, Edoardo Salvoldi, Marco Villa

Per mezzo secolo il ciclismo italiano si è identificato con la sua immagine. Quella di un uomo schietto e sempre leale che, da Fiorenzo Magni a Vincenzo Nibali, le grandi pagine di questo sport le ha viste tutte. Dopo una carriera da dilettante (il suo primo Ct è stato Binda) ha corso da professionista dal 1945 al 1957. Ha vinto poco ma corse di prestigio (una tappa al Giro d’Italia nel 1950 e una al Giro di Svizzera nel 1951, il Giro dell’Appennino nel 1947), ma le sue affermazioni più belle le ha ottenute in ammiraglia. È stato commissario tecnico della Nazionale italiana dal 1975 al 1997, ventidue anni nei quali ha collezionato i trionfi iridati di Francesco Moser, Beppe Saronni, Moreno Argentin, Maurizio Fondriest e, per due volte, Gianni Bugno. Senza contare argenti e bronzi. Martini, suo malgrado, si è ritagliato un ruolo da “immortale”, tanto che, prima con Franco Ballerini, poi con Paolo Bettini e adesso anche con Davide Cassani, Martini continuava ad essere il padre del ciclismo azzurro. «C’è chi mi ha eletto ambasciatore di ciclismo, chi mi ha visto come un profeta o un guru o un missionario – ha scritto nel suo recentissimo “La vita è una ruota” (Ediciclo) –. Invece io ho sempre pensato che avrei potuto fare di più.

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Alfredo circondato dai ragazzi della Nazionale alla vigilia dei Campionati del Mondo Toscana 2013


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Alfredo Martini alla festa dei 10 anni dalla vittoria di Mario Cipollini del mondiale di Zolder, con il presidente Renato Di Rocco e il campione Mario Cipollini

Se guardo indietro, penso che la bicicletta e il ciclismo mi abbiano dato più di quello che io ho dato loro. Avrei voluto dare il doppio, ma bisogna saper accettare i propri limiti, con onestà. La bicicletta merita sempre di più. Cento anni fa era un mezzo,

spesso anche di lusso, per andare a lavorare. Oggi, un secolo dopo, la bicicletta si sta rivelando sempre più importante. È la chiave di movimento e lettura delle grandi città. Un contributo sociale. E non ha controindicazioni. Fa bene al corpo e

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Alfredo Martini con l’ex Ct della Nazionale Paolo Bettini


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all’umore. Chi va in bici, fischietta, pensa, progetta, canta, sorride. Chi va in macchina, s’incattivisce o s’intristisce. La bicicletta non mi ha mai deluso. La bicicletta è sorriso, e merita il Nobel per la pace».

Alfredo Martini con il campione Mark Cavendish al Tour de France 2011

Fan Club Nibali 2013: Alfredo Martini al fianco di Vincenzo Nibali foto BETTINIPHOTO


Un benvenuto e un addio Con l’estate va in archivio anche l’intensa stagione delle granfondo che, a parte qualche evento ancora da celebrare, ha ormai esaurito gran parte del suo calendario. INBICI saluta le prime avvisaglie d’autunno con un benvenuto: quello al nutrizionista della Nazionale di ciclismo Iader Fabbri che, da questo numero, con una rubrica dedicata all’alimentazione applicata allo sport, entra a far parte del nostro organico di collaboratori. Per la nostra redazione giornalistica è una new-entry di grande prestigio che contribuirà ad arricchire lo spessore ed i contenuti della nostra testata. La seconda novità è la nascita della Vip Card INBICI, un prodotto innovativo che, ne siamo certi, diventerà il primo status symbol del ciclismo amatoriale. Riunito in un’unica tessera magnetica un ricco carnet di servizi e promo-

zioni per premiare la fedeltà dei nostri lettori. Chiudiamo con un rivolo di amarezza, quello che tutti abbiamo provato davanti alla notizia della scomparsa dell’ex Ct Alfredo Martini. Non è stato Coppi né Bartali, ma ha corso con loro e segnato lo stesso pagine indelebili della storia del ciclismo italiano e mondiale. Gli rendiamo omaggio con quattro pagine. Nel nostro piccolo, un modo per dirgli che ci mancherà.

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L’EDITORIALE l’editore MAURIZIO ROCCHI


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IN COPERTINA info@inbici.net

MONDO ACSI «PRIMO COMANDAMENTO: L’AGGREGAZIONE» L’AVVOCATO EMILIANO BORGNA, DELEGATO NAZIONALE ACSI, FA IL PUNTO SULLA GESTIONE DELL’ENTE: «GRANDI RISULTATI, ANDIAMO AVANTI COSÌ»

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«Usa la testa», recita lo spot dell’ACSI e l’avvocato Emiliano Borgna, delegato nazionale settore ciclismo, in questo 2014 di energie mentali ne ha dovute utilizzare parecchie per risolvere questioni, scontate ed impreviste, e soprattutto per organizzare un settore che, ancorato agli antichi schemi del passato, aveva obiettivamente bisogno di un profondo restyling. E così, senza perdere tempo, si è rimboccato le maniche, ha preso in mano la situazione, avviandosi verso la completa ristrutturazione dei diversi bracci operativi dell’organizzazione. Un compito di certo non semplice, dal momento che lo scopo principale del suo mandato era quello di fare chiarezza e ripristinare l’efficienza dell’apparato tecnico, organizzativo ed amministrativo di ACSI. I temi erano piuttosto scottanti, ma l’avvocato Borgna è riuscito nel suo intento. «Intanto, tutta l’attività è stata organizzata nel rispetto delle norme dell’ordinamento sportivo, in quanto ACSI è un ente di promozione che partecipa al tavolo della Consulta nazionale del ciclismo, quindi abbiamo organizzato l’attività in maniera coerente rispetto a queste direttive. Abbiamo cercato di sfumare, laddove persistente, la componente agonistica, cercando di promuovere un ciclismo che fosse, in primis, aggregazione. Ed è stato bello constatare come le nostre corse fossero soprattutto delle grandi feste. Obiettivamente, la fase iniziale non è stata facilissima, anche perché c’erano posizioni da chiarire. Altro punto importante, l’organizzazione di ACSI ciclismo, visto che parliamo di un settore nato da poco e che aveva bisogno di essere totalmente strutturato. Avevo dato come indicazione principale il rigoroso

rispetto di tutte le regole dell’ordinamento sportivo, così come condiviso tra gli Enti di Promozione Sportiva. E credo che oggi l’ente operi con grande sintonia.

Dobbiamo continuare sulla strada intrapresa e perfezionare quello che è stato fatto in questi mesi».


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L’ANGOLO DEI PROF a cura della REDAZIONE

Tempo di lettura

6 min

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UNA SETTIMANA ALLA MERCKX TIM WELLENS (23 ANNI BELGA DELLA LOTTO) HA TRIONFATO ALL’ENECO TOUR DOMINANDO I TRACCIATI DELLE GRANDI CLASSICHE DEL NORD. È NATO UN NUOVO CAMPIONE?

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Dopo gli exploit di Quintana ed Aru all’ultimo Giro d’Italia e quelli dei francesi Pinot e Bardet al Tour, continua a soffiare impetuoso il vento del new-deal sul ciclismo mondiale. L’Eneco Tour, andato in scena dall’11 al 17 agosto nei Paesi Bassi, incorona un nuovo potenziale campione: il giovane belga della Lotto Tim Wellens che, dopo aver centrato la prima vittoria da professionista, si è aggiudicato anche la corsa a tappe del Benelux. Secondo nella classifica generale Lars Boom, terzo Tom Dumoulin. Il successo di Wellens – inatteso ma tutt’altro che sorprendente – regala, come detto, al ciclismo mondiale un nuovo talento. Per personalità, senso tattico e solidità mentale, l’impresa del belga non sembra episodica, anche se – per testarne il reale valore – bisognerà attendere altri, ben più probanti, banchi di prova. Per la verità, questo Eneco Tour, corso sulle strade di Belgio ed Olanda, è stato molto più interessante del passato. E, soprattutto, è stata corsa vera, dove

Tim Wellens, vincitore della 6a tappa

non è mancato veramente nulla. In primis l’agonismo: nell’ultima tappa, ad esempio, ci sono stati momenti di nervosismo tra Niki Terpstra e Maarten Wynants con ripetute spallate tra i due in salita: l’olandese della Omega è poi stato espulso dal giro. E a poco più di 16 km dall’arrivo, nella stessa frazione, Eugenio Alafaci è stato buttato a terra da Karsten Kroon: il corridore della Trek aveva rallentato aspettando l’ammiraglia quando il Tinkoff non lo ha visto e lo ha urtato facendolo finire a terra. Nell’incidente è stata coinvolta anche una moto di ripresa finita fuoristrada. Poi le cadute: nella quarta tappa, a circa 200 metri dal traguardo, la Koksijde-Ardooie di 179,1 km, è finito fuori gioco Zdenek Stybar. Il ceco è rovinato a terra sbattendo violentemente la faccia a poche centinaia di metri dal traguardo e trasformandosi in una maschera di sangue ma senza mai perdere coscienza. Portato all’ospedale è stato sottoposto a radiografie e tac che hanno escluso f r a t t u re

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Sul podio della classifica finale, da sx: Lars Boom (Belkin), Tim Wellens (Lotto Belisol) e Tom Dumoulin (Giant-Shimano)

e danni cerebrali. Nella caduta ha invece riportato ferite alla bocca sia sul labbro superiore che inferiore oltre che la rottura di diversi denti. È stato trattenuto in ospedale la notte in osservazione. Nella caduta, innescata da un Giant, sono rimasti coinvolti setto-otto corridori tra cui anche il campione russo Alexander Porsev che ha riportato la frattura della clavicola destra da operare per l’impianto di una placca. Non sono mancate neppure le grandi montagne: come l’arrivo, nella quinta tappa, sul Muro di Grammont, simbolo del ciclismo delle Fiandre, dove poteva vincere solo un fiammingo, nell’occasione Greg van Avermaet della BMC, al primo successo stagionale. Infine, almeno sulla carta, non mancavano certo i campioni. Nella start-list c’era un certo Cancellara, ma anche André Greipel della Lotto-Belisol, Philippe Gilbert della BMC, il vincitore della Parigi-Roubaix 2014 Niki Terpstra dell’Omega PharmaQuick Step e il suo compagno di squadra campione uscente Zdenek Stybar, ma anche un altro suo compagno, Matteo Trentin. Un lotto di partenti di grande livello e palmares che nobilita l’impresa del 23enne belga. Insomma, benché in edizione sintetica rispetto ai Grandi Giri, questa decima edizione del Giro del Benelux – incastonato tra Tour e Vuelta – è stato un evento di altissima credibilità tecnica. Per questo il trionfo di Wellens (primo nome belga

Greg Van Avermaet vincitore della 5a tappa

nell’albo d’oro della rassegna), maturato sui tracciati delle grandi classiche del Nord, merita attenzione. Per domare il “Muur” di Grammont, tipico del Giro delle Fiandre o La Redoute, strappo della Liegi-Bastogne-Liegi, ci vuole grande classe e grandi gambe e anche per questo il giovane belga della Lotto dev’essere considerato un degno vincitore. In particolare, il suo nome va inserito, già da oggi ad honorem, tra i principali favoriti delle prossime grandi classiche di primavera: se manterrà fede alle

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18 credenziali, Wellens nel 2015 sarà senz’altro uno dei grandi protagonisti di Fiandre ed Ardenne. Il belga è un classe ’91, professionista solo dal 2012, e, come tale, va considerato un prospetto interessantissimo, ma ancora tutto da decifrare. Prima dell’Eneco Tour, malgrado qualche sprazzo entusiasmante, Wellens non aveva mai vinto tra i professionisti. Eppure all’ultimo Giro d’Italia aveva impressionato. Tante volte all’attacco, secondo sia a Montecassino che a Vitto-

rio Veneto, tra i migliori anche nella cronoscalata del Grappa e, in generale, molto pimpante la terza settimana, il giovane belga era stato nettamente il migliore di una Lotto-Belisol che, se non fosse anche per la generosità di Adam Hansen e Tosh Van der Sande, era stata pressoché impalpabile. Alla fine, malgrado il 54° posto in classifica generale all’ultimo Giro d’Italia, tanti commentatori ne avevano decantato il talento: «Tenete d’occhio quel belga – dicevano – farà strada». E non si erano sbagliati.

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Andrea Guardini, vincitore della 1a tappa Guillaume Van Keirsbulck (Omega Pharma-QuickStep) dopo una lunga fuga vince la 7a tappa foto BETTINIPHOTO


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Una veduta del Gulpenerberg, 7a tappa Riemst-SittardGeleen 183,4 km foto BETTINIPHOTO

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CLASSIFICA GENERALE ENECO TOUR 2014 1. Tim Wellens (Bel, Lotto) in 25 h 30’ 15” 2. Boom (Ola) a 7” 3. Dumoulin (Ola) a 13” 4. Grivko (Ucr) a 33” 5. Van Avermaet (Bel) a 34”

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GRANFONDO DELLE CINQUE TERRE

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a cura dela REDAZIONE

VENT’ANNI DI CUORE E PASSIONE IL 14 SETTEMBRE DAL LUNGOMARE PANORAMICO DI DEIVA MARINA PARTE LA SUGGESTIVA RASSEGNA LIGURE. DUE I PERCORSI STUDIATI DAGLI ORGANIZZATORI DELL’ASSOCIAZIONE CICLISTICA DEIVESE CAPITANATA DAL PRESIDENTE MASSIMO NUNZIATI

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Per chi ha gambe ma anche per chi ha cuore e passione, ritorna in questo ultimo scorcio d’estate la Granfondo delle Cinque Terre e della Riviera Spezzina – Memorial Luigi Visini, giunta quest’anno al suo ventesimo compleanno. Le iscrizioni sono aperte da tempo e c’è già chi scalda i pedali per la grande salita. L’appuntamento è per domenica 14 settembre alle ore 8.30 e la partenza è collocata, come sempre, dal lungomare panoramico di Deiva Marina. Due i percorsi studiati dagli organizzatori dell’Associazione Ciclistica Deivese capitanata dal presidente Massimo Nunziati, insieme al comune di Deiva. Il primo percorso è quello lungo per “chi ha gambe” con la pendenza ostile delle rampe di San Giorgio nella parte finale del tracciato. In questo tipo di percorso i grandifondisti troveranno pane per i loro denti.

Molto più soft ed adatto a chi ha meno ore sulla sella ma anche per chi non ha voglia di affaticarsi troppo la domenica mattina il percorso medio. Entrambi i tracciati si snoderanno nell’entroterra, tra le bellezze del Parco Nazionale delle Cinque Terre, dove l’Appennino Ligure si fonde con l’ambiente mediterraneo tipico della costa. Il punto di arrivo della corsa è da dove si è partiti e, dopo l’arrivo sulla passeggiata, si potrà, dopo la premiazione di rito, non solo fare un bel bagno in mare ma anche gustare tre tipi di pasta per ricaricare le energie. La Granfondo delle Cinque Terre e della Riviera Spezzina aprirà ufficialmente il GP Mare d’Autunno, il trittico fondistico che, insieme alla Granfondo Noberasco e alla Granfondo Sitè da Prìa, darà occasione ai suoi partecipanti di trascorrere le ultime do-

meniche dell’annata sportiva pedalando a ridosso del mare. La rassegna fa parte anche dell’UNESCO Cycling Tour, il circuito che riunisce le manifestazioni granfondistiche ospitate nelle città con siti UNESCO. Ma oltre a pedalare, ci saranno anche eventi collaterali per lo svago dei partecipanti e di chi ha voglia di divertirsi. La sera di venerdì 12 settembre si svolgerà l’elezione di “Miss Granfondo”. mentre per tutta la giornata di sabato sono in programma escursioni alle Cinque Terre e una gimkana per i bambini. Le iscrizioni termineranno il 12 di settembre per una quota di 35 euro a persona, ma per chi decidesse all’ultimo di partecipare potrà iscriversi sabato 13 o direttamente la mattina del 14 settembre per il costo di 45 euro. Info su: www.granfondo5terre.com


Le Granfondo ciclistiche come veicolo di messaggi non solo sportivi e agonistici, ma anche culturali,storici, ambientali.

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L’EROICA 2014 a cura della REDAZIONE

UNA POESIA SCRITTA CON LA BICICLETTA

Tempo di lettura

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5 min

IL 5 OTTOBRE NEL CUORE DELLE CAMPAGNE SENESI SI RINNOVA L’APPUNTAMENTO CON LA PIÙ IMPORTANTE GARA VINTAGE DEL MONDO. OLTRE 200 CHILOMETRI DI STRADE BIANCHE PER RIVIVERE IL GUSTO AUTENTICO DEL CICLISMO DEI NOSTRI ANTENATI

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Oltre 200 chilometri (per la precisione 205) di strade in gran parte bianche che si snodano dal Chianti senese, alla Val d’Arbia, alla Val d’Orcia, fino a Montalcino. Questo, in pillole, è il suggestivo percorso de L’Eroica, la gara nata per amore verso quel ciclismo che fece scrivere un bel po’ di storia e tanta letteratura italiana, con l’intento di ricercare le radici autentiche di uno sport bellissimo, con una grande anima popolare, per riscoprire la bellezza della fatica ed il gusto vero dell’impresa. Il mito si rinnova anche quest’anno: l’appuntamento è per il 5 ottobre nella località di Gaiole in Chianti, epicentro di un evento che, lo ricordiamo, viene celebrato anche alle pendici del monte Fuji, nel lontano Giappone. Lo scorso anno ai blocchi di partenza furono ben 5200 i ciclisti che, prima dell’alba, partirono per un viaggio a ritroso nel tempo, cimentandosi su un anello che ha come punti estremi Radda in Chianti e Montalcino, attraversando Gaiole (il ritrovo), Castelnuovo Berardenga, Asciano, Pianella e sfiorare

Siena, il tutto “condito” da punti di ristoro che celebrano le eccellenze della cucina toscana. Anche quest’anno quattro i percorsi: 1) l’itinerario breve Chianti Classico di 38 km, la sintesi più semplice – circa 3 ore e 700 metri di dislivello – per assaporare l’atmosfera “eroica”. Da non perdere il suggestivo passaggio dal Castello di Brolio, i Vigneti del Chianti Classico incastonati nella tipica macchia toscana, la discesa verso Pianella con il panorama di Siena sullo sfondo ed il caratteristico “Leccione”, due lecci che sembrano uno solo che fanno da cornice ad un panorama unico; 2) il percorso medio Chianti Classico, la “porta d’accesso” al mito de L’Eroica (4 ore e 1900 metri di dislivello). Oltre alle bellezze evidenziate nel percorso Breve, da non perdere Radda in Chianti con la sua ospitalità “diffusa”, il ristoro ufficiale e i negozi del borgo antico, oltre al ristoro di Panzano (Volpaia) dove le “donne toscane”


23 territorio, dal passaggio notturno al Castello di Brolio illuminato dai ceri, alle meraviglie di Siena, fino ai Borghi medioevali come Buonconvento ed i ristori con quello di Pieve a Salti con i suoi cibi biologici (da non perdere la crostata di farro biologico integrale). Ma L’Eroica è anche una Fondazione il cui scopo è la salvaguardia del patrimonio di strade bianche della Toscana. Da queste concezioni romanticamente attuali è scaturita l’idea della Manifestazione ciclistica nata nel 1997. Al via, all’epoca, furono in 92 i “cacciatori di sentimenti e emozioni”, come li ama definire l’ideatore Giancarlo Brocci. foto GRUBERIMAGES

offrono ribollita a fiumi, salumi tipici locali e vino; 3) Il percorso Medio Lungo Terre di Siena (135 km). Siamo nel “mito” ma ancora alla portata di un pubblico amatoriale con tempi di percorrenza che possono allungarsi di molto oltre le 10-12 ore e più. Da non perdere il Borgo medioevale di Buonconvento (certificato tra “i Borghi più belli d’Italia”), i Ristori di Radi, Castelnuovo Berardenga e la famosa salita di Monte Sante Marie, dove la vera sfida è farla sui pedali! 4) Infine, il percorso Lungo terre di Siena (209 km): è “L’Eroica” più autentica con oltre 3700 metri di dislivello, una media di almeno 15 ore (gli ultimi arrivano anche dopo le 22 di sera!). Qui è condensato tutto lo spirito più estremo ma anche tutte le bellezze paesaggistiche di questo

Oggi, 17 anni dopo l’edizione dei pionieri, l’Eroica è un esempio di valorizzazione del Patrimonio ambientale, di Stile di Vita Sostenibile, di ciclismo pulito che guardando al passato indica il futuro: lo testimoniano i numeri di un successo dovuto alla passione dei suoi organizzatori e ideatori: oltre 5000 iscritti a numero chiuso, 15.000 persone l’indotto, compreso le famiglie. E da quest’anno, per sottolineare l’impegno nello sviluppo dell’educazione alla sostenibilità ambientale, si è voluto dare spazio a un’area dedicata alle Aziende che si impegnano particolarmente in questo settore. È solo un altro esempio di come il concetto dell’Eroica possa essere quanto mai attuale.


foto BETTINIPHOTO

VUELTA SPAGNA 2014 JOHN DEGENKOLB (GIANT-SHIMANO) ESULTA SUL TRAGUARDO DELLA 4A TAPPA


foto PIERPAOLO METELLI

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COLPO DI SCENA a cura della REDAZIONE

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ANNULLATA LA GRANFONDO LA SAGRANTINO MONTEFALCO RESTA ORFANA DELLA RASSEGNA CHE AVREBBE DOVUTO SVOLGERSI IL 28 SETTEMBRE. L’AMAREZZA DI MOLENDI: «DECISIONE SOFFERTA, MA NON C’ERANO PIÙ LE CONDIZIONI PER ORGANIZZARE UN EVENTO DI ALTO LIVELLO»

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Una brutta notizia per il mondo dei cicloamatori: è stata infatti cancellata in extremis l’edizione 2014 della granfondo La Sagrantino. Il Comitato organizzatore ha ufficializzato – «senza possibilità di ripensamenti» – l’annullamento dell’evento che avrebbe dovuto tenersi domenica 28 settembre a Montefalco. «L’amarezza è tanta – spiega Alfredo Molendi a nome della Ciclo Eventi –. È stata una decisione molto sofferta, resa però inevitabile da una serie di situazioni a seguito delle quali sono decadute le condizioni fondamentali per organizzare la manifestazione».

Molendi usa toni perentori, ma non entra nel dettaglio, limitandosi a precisare che «lungaggini e incomprensioni hanno creato una situazione tale che non avrebbe permesso di mettere in piedi un evento adeguato e in linea con gli alti standard qualitativi delle passate edizioni». Decisione definitiva dunque? «Sì – continua Molendi –. Il 28 settembre l’Umbria e Montefalco si troveranno orfane di questa manifestazione, che ormai da anni richiamava centinaia di persone da diverse regioni d’Italia, con importanti ricadute sul turismo e sull’economia del territorio».

La domanda, a questo punto, sorge spontanea: cosa accadrà nel 2015? «Bella domanda – conclude Molendi che precisa le sue condizioni –. Noi non chiudiamo nessuna porta. Siamo disposti a ripartire il prossimo anno, ma solo in presenza di condizioni molto diverse rispetto a quelle davanti alle quali ci siamo trovati questa volta. Staremo a vedere cosa accadrà». Coloro che si sono iscritti e hanno pagato la quota dovranno scrivere a info@ granfondosagrantino.it inviando la copia del pagamento e indicando le modalità per essere rimborsati. Info: www.granfondosagrantino.it


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RUOTE ROVENTI

a cura di ROBERTO SGALLA e ANNA MARIA GIANNINI

IL CICLISMO E L’ETÀ EVOLUTIVA

Tempo di lettura

6 min

DALL’APPROCCIO PEDAGOGICO ALLA RICERCA DELL’AUTONOMIA: PER LA PSICOLOGIA L’USO DELLA BICICLETTA È INTERESSANTE PER DIVERSI MOTIVI

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Seconda ed ultima parte*

D’altra parte invece molte persone considerano la bicicletta quasi come un giocattolo o un mezzo da usarsi per il tempo libero, e sottovalutano le potenzialità legate al suo uso e spesso anche la complessità. Infatti, oltre, ovviamente, all’equilibrio e alla forza che occorre per procedere, il ciclista deve impegnare importanti risorse attentive per recepire e confrontare un elevato numero di stimoli che provengono dall’ambiente stesso (sole, vento, luci, ostacoli improvvisi…) e soprattutto dalla strada e dagli altri suoi occupanti: rumore di fondo, pavimentazione ineguale, segnali visivi e acustici, movimenti sia prevedibili che inattesi di automobilisti, pedoni e altri ciclisti. Una peculiarità evidente di questo ambiente è quella che potremmo definire “la dominanza delle autovetture”, dominanza che in alcuni casi è veramente assoluta: chi guida un veicolo a quattro ruote fruisce sia di uno schermo efficace rispetto all’ambiente sia di misure di sicurezza aggiuntive. La bicicletta invece rimane un mezzo con il quale la perizia del guidatore è sempre sotto sfida e le misure di protezione sono limitate a ciò che il ciclista indossa. Per di più i “padroni della strada” su quattro ruote sono solo in piccola

parte anche utenti della bicicletta e spesso non sono in grado di immedesimarsi nella situazione dei ciclisti con cui condividono la carreggiata (Walker, 2007). Per la psicologia l’uso della bicicletta risulta interessante per vari motivi. 1. 2. 3.

È uno dei primi mezzi di locomozione usati (a partire dall’infanzia). Richiede un apprendimento che coinvolge la capacità di equilibrio. L’apprendimento delle procedure per condurre la bicicletta è talmente forte che la memorizzazione della procedura è tale da durare tutta la vita (memoria procedurale: quando


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si apprende ad usare la bicicletta anche se non la si usa a lungo riprenderla non richiede nuovo apprendimento e non presenta difficoltà). Tutto ciò indica che si tratta di un mezzo “quasi naturale”, come apprendere a stare a galla in acqua e nuotare. 4. Le procedure vengono riprese per condurre il motorino e poi le moto. 5. L’uso della bicicletta implica molto controllo dello spazio e del proprio corpo. 6. L’uso della bicicletta richiede molte risorse attentive. 7. A meno di non fare uso di specifici ausili, è presente un notevole sforzo fisico. 8. L’apprendimento della conduzione della bicicletta avviene in genere da bambini con l’ausilio dei genitori in un clima ludico. 9. Il contatto con il genitore protettivo è uno dei primi canali di insegnamento a stare in equilibrio, forte è la simbologia di indipendenza motoria e ambientale. 10. Il bambino che usa la bicicletta ha impressioni di destrezza e capacità autonome. 11. L’erogazione di energia costituisce un notevole agente anti stress. 12. Nei luoghi dove la bicicletta è usata abitualmente anche da adulti continua ad essere usata dagli anziani che mantengono buon esercizio fisico ma anche il vissuto psicologico emotivo di indipendenza e mantenimento delle capacità corporee. Per tutte queste ragioni il metodo del “Disegno della bicicletta” è divenuto un metodo usato in Psicologia dello Sviluppo per valu-

tare la capacità di ragionamento meccanico, lo sviluppo cognitivo in generale, il rapporto con il proprio corpo e con il tema della autonomia (Bombi, Cannoni, 1996). L’istruzione è semplice: si chiede ai bambini (il test è usato fino ai 12 anni) di disegnare una bicicletta. Si valuta poi se rappresentano se stessi sulla bicicletta oppure la bicicletta da sola (questo può rappresentare un indice di confidenza con il mezzo, ma simbolicamente, anche il tema della autonomia), si valutano il modo in cui il disegno è realizzato: le varie parti, la congruenza, l’orientamento, l’uso dei dettagli, l’accuratezza dei dettagli. L’esame del disegno nei dettagli e nella globalità è fortemente indicativo dello sviluppo cognitivo e soprattutto del cosiddetto “ragionamento meccanico” e delle abilità visuospaziali, la capacità di coordinamento e la sicurezza. Dunque il test del disegno della bicicletta viene impiegato per valutazioni di tipo cognitivo: il raggiungimento di abilità specifiche e per valutazioni di tipo emotivo: come il raggiungimento di livelli di autonomia e il grado di ansia rispetto all’ambiente. È noto che bambini che hanno avuto madri ansiose, o che a loro volta sono affetti da alcuni disturbi evolutivi, hanno difficoltà nell’usare la bicicletta che è anche simbolica del lasciarsi andare (basti pensare a quando i genitori insegnano a togliere la “ruota in più” e procedere sulle due ruote). Dunque il rapporto con la bicicletta, la rappresentazione mentale di questo mezzo e le abilità di riproduzione grafica su tema sono rilevanti proprio per studiare aspetti rilevanti dello sviluppo psicologico del bambino anche nelle sue possibili implicazioni cliniche. In sintesi, vari motivi rilevanti spingono ad interessarsi sempre più della bicicletta, non soltanto come mezzo di trasporto o strumento in ambito sportivo, bensì come metodo utile nello sviluppo e mantenimento della forma psicofisica ottimale, nonché come strategia per una mobilità sempre più ecologica e sostenibile; infine l’attività del pedalare consente ciò che possiamo definire “lo scaricare di energie accumulate” e dunque costituisce un’ottima modalità di “fronteggiamento” dello stress, aspetto di cui vi è sempre più bisogno in un mondo complesso e ricco si stimoli. Roberto Sgalla Anna Maria Giannini * La prima parte della rubrica è stata pubblicata nel numero di agosto di INBICI


foto PLAYFULL NIKON

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CIRCUITO DEGLI ITALICI ZUEGG a cura della REDAZIONE

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ECCO LE CLASSIFICHE FINALI ITALICI ED ETRUSCHI TAGLIANO IL TRAGUARDO, MALGRADO L’ANNULLAMENTO DE LA MAGNIFICA E QUELLO IN EXTREMIS DE LA SAGRANTINO

La maglia del Circuito degli Italici Zuegg

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Dopo undici spettacolari manifestazioni granfondistiche ha tagliato il traguardo il Circuito degli Italici Zuegg partito lo scorso 16 marzo da Faenza con la Gran Fondo Cassani. Undici e non dodici tappe – come previsto dal calendario – a causa dell’annullamento in extremis della Gran Fondo la Magnifica di Forlì. Un inconveniente non previsto né prevedibile (la comunicazione ufficiale è giunta solo ad inizio agosto), certamente non imputabile agli organizzatori del Circuito degli Italici, che hanno potuto solo prendere atto – «con rammarico e grande dispiacere» – della cancellazione della granfondo forlivese. A questo punto, la segreteria del Circuito ha deliberato di rimborsare la quota di Iscrizione de La Magnifica con 20 euro, da versare previo invio dati del proprio conto corrente (sarà escluso il rimborso per gli abbonati al Romagna Challenge, ai quali provvederà chi di competenza). Intanto, anche se con un piccolo “giallo” legato ad un equivoco nell’assegnazione dei punteggi, ricapitoliamo le classifiche dei due circuiti che, con l’annullamento de La Magnifica, devono essere considerate definitive.

Per l’Etrusco, nella classifica del “Lungo”, successo per Fabio Cini (SC Pedale Senese) con 1855 punti, che precede di 235 punti Marco Fognani (GS Poppi, punti 1620) e Romano Neri (GSC Terracina Desco, 1220). Sopra la soglia dei mille punti anche Andrea Bernardini (Fausto Coppi Fermignano), quarto con 1185 punti, e Marco Morrone (Cannondale-Gobbi-FSA), quinto con 1050. Nel corto, trionfa con 2000 punti il portacolori delle Frecce Rosse di Rimini Christian Pazzini, che ha preceduto Lorenzo Rosi (Cavallino ASD Specialized) con 1630 punti e Simone Orsucci (Ciclo Team San Ginese) con 1050. Infine, nella graduatoria a squadre, affermazione per il GS Cicli Matteoni FRW, che con 91 punti ha preceduto di sette lunghezze il Team Passion Faentina. Sul terzo gradino del podio un’altra formazione manfreda, il Gianluca Fenza Team con 67 punti. Per il quarto posto l’ha spunta di una lunghezza il Cavallino ASD Specialized (48 punti) sull’Ad Fausto Coppi di Fermignano (47). Nel raggruppamento del Latino, invece, nella classifica individuale Lungo, successo per Mattia Fraternali dell’AD Fausto Coppi di Fermignano che, con 2470 punti, ha avuto Partners ufficiali del Circuito degli Italici

la meglio su Andrea Borgia (Piesse Cycling Team ASD) con 2060 punti e su Matteo Zanelli (Cycling Rieti) con 1500. AI piedi del podio Samuele Maffei (ASD Vuenne Cicli) con 1275 lunghezze davanti ad Andrea Cicione (Piesse Cycling Team ASD) con 1175. Nel Corto tutti dietro a Federico Costarelli (ASD Bicimania) che domina la classifica con 2455 punti davanti a Matia Burini (UC Trasimeno Cicli Valentini) con 2305 e a Matteo Cecconi (ASD Effetto Ciclismo Fiano Roamno) con 2020. Infine, nel ranking a squadre, dominio assoluto dell’AS Roma Ciclismo che trionfa con 235 punti. Seconda, ma distante anni luce con 91 punti, l’AD VC Santa Maria degli Angeli, che precede l’AD Newteam Essebi con 86 punti. Completano la topfive, il Piesse Cycling Team ASD (81 punti) e l’AD Bicimania (64 punti). Il grande successo del circuito è un merito che va condiviso anche con i partner commerciali che hanno sostenuto l’edizione 2014 degli Italici. Oltre al main-sponsor Zuegg, ricordiamo i brand abbinati alle granfondo del calendario Etrusco e Latino: WD-40, Lunique Sport, + Watt, Corri col Cuore Pissei, Fria, Pantacicli e Scaldì l’attiva calore.


INTEGRARSI BENE MIGLIORA LA VITA a cura di ROBERTO ZANETTI

COME È NOTO GLI SPORTIVI, OLTRE AD UN AUMENTATO FABBISOGNO ENERGETICO/CALORICO, HANNO SPESSO CARENZA O UN’AUMENTATA RICHIESTA DI NUTRIENTI E MICRONUTRIENTI SPECIFICI (COME, PER ESEMPIO, LE PROTEINE NEL BODYBUILDING, I CARBOIDRATI CON SALI MINERALI NEGLI SPORT DI RESISTENZA E DURANTE L’ESERCIZIO FISICO PROLUNGATO COME IL CICLISMO). + WATT PROPONE E CONSIGLIA PRODOTTI SPECIFICI FORMULATI CON COMPONENTI BILANCIATI (PRODOTTI PER SPORTIVI COME BARRETTE O BEVANDE), OPPURE INTEGRATORI ALIMENTARI DI ALTA QUALITÀ PER INTEGRARE E COMPLETARE UNA DIETA EQUILIBRATA NEI CASI DI AUMENTATO FABBISOGNO E DI SPECIFICA NECESSITÀ DELL’ATLETA

I CONSIGLI DI +

WATT “PRIMA, DURANTE E DOPO” LA GARA

• Prima della gara: Come pasto (Nutri+) o una barretta proteica (Protein+, Protein+White o Pro50+) per costruire delle riserve proteiche per contrastare il catabolismo muscolare. Da 30 minuti a 1 ora prima dell’inizio della gara 4 capsule di OKG+ per contrastare l’azione dell’ammoniaca, che si produce a causa del metabolismo delle proteine durante gli esercizi e gli sforzi molto lunghi, e che ostacola diversi processi fisici e cerebrali. 3 compresse di Ramificati+ Compresse per la loro azione nel ridurre la percezione della fatica e per il loro ruolo, durante gli sforzi molto lunghi, nel metabolismo energetico. 2 capsule di Caffeina+ Red Pills come tonico-stimolante: per abbassare la percezione della fatica e tenere alta la concentrazione. 2 compresse di Beta-Alanine+ come tampone nell’acido lattico e, assunta in modo continuato (2 compresse prima dei gare/allenamenti e 1 compressa nei giorni di riposo), per alzare la soglia della carnosina. • Durante la gara: È indicato sciogliere 50 gr di Sali+ in 500 ml di acqua da bere regolarmente (ogni 20 minuti) dopo la prima ora di competizione. Si può scegliere di sciogliere 50 gr anche in più acqua (fino a un litro) nei periodi più caldi. In alternativa si può sciogliere Sali+ Performance (50 gr in 500 ml di acqua) per avere, oltre che un apporto energetico e idrosalino, permettono un più efficace metabolismo dei grassi a fini energetici e, in generale, una migliore produzione di energia. Durante la gara, ogni ora, è consigliato

fare una scorta di carboidrati attraverso una barretta a scelta tra MarzaEnergy+, Carbo+, Carbo+ fruit energy e New Energy oppure con carboidrati in forma liquida come Liquid Carbo+, Stargel+, Miele+ e per l’ultima parte della gara EnergyStack come tonico-stimolante. Dopo metà gara 1 o 2 fiale di FluigMag per ripristinare le riserve di magnesio e scongiurare l’arrivo dei crampi. • Dopo la gara: Si consigliano 50 gr di RM1 in 250-500 ml di acqua per ripristinare le riserve di glicogeno, riparare il tessuto muscolare attraverso l’azione degli aminoacidi ramificati e favorire i processi di recupero grazie all’aggiunta di creatina. 1 cialda di Mineral+ in 500 ml di acqua per favorire il recupero idrosalino dopo lo sforzo. 2 compresse di HMB+ per contrastare il catabolismo muscolare in seguito all’esercizio. 20 gr di Sport Proteins (o Top 100% in caso di intolleranza al lattosio) in 100 ml di acqua per integrare le perdite proteiche causate da esercizi pesanti e duraturi. Il Produttore/Distributore per l’Italia: + Watt srl Viale Portogallo, 1/A 35020 Ponte San Nicoló (PD) Tel. +39 049 8962238 Fax: +39 049 717835 E-mail: info@watt.it Web site: www.watt.it


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PROTAGONISTI

a cura di PAOLO MEI Tempo di lettura

CHIARA TEOCCHI,

5 min

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IL TRICOLORE BUSSA SEMPRE TRE VOLTE UNA STAGIONE DA URLO ED UN SOGNO NEL CASSETTO: «TRAMUTARE LA MIA PASSIONE IN LAVORO»

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È il volto nuovo del fuoristrada italiano a livello femminile. Giovanissima e brillante, potente e completa, ha inanellato una serie di successi difficilmente eguagliabile, con tre maglie di campionessa italiana nel 2014. E la stagione non è ancora finita. Chiara, partiamo da lontano: da dove è nata la sua passione per la bicicletta? «Tutto è iniziato grazie a mio papà Ubaldo che mi portava tutte le domeniche in giro per i boschi bergamaschi, poi – sempre grazie a lui – mi sono iscritta alla società ‘Pol. Sorisolese Scuola MTB Sorisole Petosino’ dove ho mosso le mie prime pedalate.» Per lei il termine “bicicletta” ha un significato particolare, nel senso che pratica più di una disciplina: preferisce il cross o la mountain bike?

La felicità di Chiara

«Non c’è una preferenza vera e propria ed io mi impegno in tutte e due le specialità in ugual modo. Di sicuro per me la mountain bike è più spettacolare per i percorsi ma anche il cross negli ultimi anni mi sta piacendo tantissimo.» L’ex campionessa del mondo junior di mountain bike (Pauline Ferrand Prévot, ndr) da due anni si diverte su strada, con ottimi risultati, a cominciare dal secondo posto al Giro d’Italia femminile: mai affascinata da questo mondo? «Sì, infatti ho partecipato anche al campionato italiano a Varese di quest’anno entrando nella fuga principale della gara fatta da me e Sofia Bertizzolo. Poi però ci hanno ripreso al penultimo giro, ma comunque ho potuto concludere in nona posizione.» Umanamente come possiamo inquadrare Chiara Teocchi? «Sono una ragazza socievole e aperta, determinata al punto che quando voglio qualcosa la ottengo con sacrificio e devozione e se non riesco ad ottenerla non mi scoraggio. La mia filosofia è: “se qualcosa va male il corpo e la mente non devono risentirne!”.»

Un bel primo piano di Chiara

Ha un modello, un idolo sportivo? «Ne ho molti, ma dico tre nomi: Paola Pezzo, grande atleta che ha reso famoso il mountain biking


31 Chiara Teocchi in azione con la maglia della nazionale azzurra

Veniamo a questo splendido 2014: tre maglie tricolori, tre specialità diverse. Partiamo dalla prima, ottenuta nel ciclocross, che ricordo conserva? «È stata una rivincita dopo la sfortuna dell’anno precedente e la ciliegina sulla torta a coronamento di una bellissima stagione.»

italiano nel mondo; Marianne Vos campionissima a 360°, il terzo è Felice Gimondi, ovvero il mio presidente nonché grande corridore del passato.»

La seconda è arrivata nella MTB a Gorizia ai campionati italiani XCO, forse quella più facile, o meglio quella nella quale era assolutamente favorita? «Anche in questo caso è stato il coronamento di una stagione stupenda che mi ha visto quasi sempre protagonista.» L’ultima è arrivata in una specialità giovane (anche se negli anni 90 esisteva il campionato italiano di velocità, molto simile, ndr), ma è arrivata a livello assoluto, per giunta davanti alla migliore azzurra di specialità Anna Oberparlaiter. Se lo sarebbe mai aspettato un successo del genere? «Sinceramente no, ma devo ammettere che è stato il frutto di una buona programmazione culminata con allenamenti mirati proprio nella settimana precedente.» Lei ha chiuso al quinto posto l’Europeo di S. Wendel: a questo punto i riflettori sono puntati su di lei al mondiale di settembre in Norvegia. Cosa si aspetta dalla manifestazione iridata? «Prima del campionato del mondo parteciperò alle Olimpiadi Giovanili che si terranno a Nanchino in Cina, poi tenterò di ottenere anche in Norvegia un buon risultato, per chiudere la stagione col sorriso.» Lei corre nel team Bianchi, vero e proprio marchio storico del ciclismo e della Mountain Bike, l’organizzazione, la logistica il mezzo tecnico e il preparatore sono tutti di primo livello. Ne parliamo? «Di sicuro la mia squadra è fondamentale per me, è come una seconda famiglia: tutto il team mi tratta in maniera favolosa e quando sto con loro mi sento come a casa! Parlando del mio mezzo, be’ c’è poco da dire, definirei la mia bici con un aggettivo, ‘fantastica’: con la mia Bianchi Methanol 27.5 mi trovo a mio agio su qualsiasi terreno e in qualsiasi situazione.» Ultima domanda, la più bella: qual è il suo sogno? «Il mio sogno è di trasformare la mia passione in un probabile lavoro.»


32 a cura della REDAZIONE

CENTRO CITTÀ

NEI PAESI DEL NORD EUROPA I CICLISTI POSSONO PEDALARE IN ENTRAMBI I SENSI DI MARCIA. MA LA COMMISSIONE TRASPORTI DELLA CAMERA NON SI ALLINEA: «IL CODICE DELLA STRADA IN FUTURO VARRÀ ANCHE PER I VELOCIPEDI». E LE ASSOCIAZIONE DEI CICLISTI INSORGONO

BICICLETTE CONTROMANO? L’ITALIA DICE NO

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foto SUNPIX TRAVEL / ALAMY

È da sempre uno dei temi più dibattuti e controversi tra i ciclisti: le biciclette possono andare contromano? O, al contrario, le rigide disposizioni del codice della strada valgono anche per i velocipedi? La domanda è tornata d’attualità il mese scorso, quando la questione – con i suoi “pro” ed i suoi “contro” – è finita sui banchi del Parlamento Europeo. Una premessa: andare contromano sulle due ruote è permesso in Germania, Francia, Belgio, Svizzera e nei paesi del Nord Europa. Secondo i sostenitori della norma per i ciclisti sarebbe ancor più sicuro, proprio come quando si è a piedi: d’altra parte anche le mamme consigliano di camminare per strada nel senso opposto dei veicoli, per poter vedere chi arriva e per farsi meglio vedere da chi ci viene incontro. E poi c’è la comodità: che senso ha pedalare chilometri in più seguendo le logiche pensate per le automobili, quando – grazie all’agilità di una bicicletta – si può tranquillamente imboccare una scorciatoia? Valutazioni dettate dal buon senso, direbbe qualcuno, ma non Italia, dove – contrariamente al resto d’Europa – i ciclisti che pedalano contromano vengono sanzionati. E ciò che rappresenta la normalità nel resto d’Europa, continuerà a restare un sogno per i ciclisti del Belpaese: la possibilità di introdurre nel codice della strada il ‘contromano ciclabile’, il cosiddetto ‘senso unico eccetto bici’ è stata infatti spazzata via da un emendamento presentato da Scelta Civica e accolto dalla commissione trasporti della Camera. Dunque, in futuro come in passato: nessuna possibilità per i ciclisti di

procedere in senso inverso a quello delle auto, nemmeno con tutte le limitazioni del caso. La proposta, va detto, non riguardava tutte le strade, ma solo le aree dove il limite per le automobili è già di trenta chilometri orari, con una carreggiata larga più di quattro metri e sempre a discrezione del sindaco. Ma questo non è bastato al legislatore per accendere il semaforo verde. La decisione del Palazzo è stata accolta polemicamente dalle associazioni dei ciclisti, che già pregustavano l’ebbrezza del contromano. Del resto, all’inizio del 2014, il Governo Renzi – nella sua reclamizzata “rivoluzione della bicicletta” – aveva lasciato aperto più di uno spiraglio: oltre a prevedere l’istituzione di aree “a preferenza ciclabile”, tra i punti principali spiccava infatti proprio la possibilità di permettere alle bici di marciare in ambedue i sensi. Due anni fa anche il ministero dei Trasporti si espresse a favore delle tesi della FIAB, la Federazione Italiani Amici della Bicicletta. Un’apertura subito colta da molti sindaci, anche se ora è difficile sapere che ne sarà delle sperimentazioni nate sulla scia del favorevole parere ministeriale. Reggio Emilia, Lodi, Pesaro, Bolzano sono le città che hanno scelto di sperimentare il contromano consentito e che ora dovranno fare i conti con un Codice della strada che – dura lex – non ammetterà più deroghe. Se ne è a lungo discusso anche a Firenze, Torino e Milano, ma a meno di una nuova battaglia a colpi di emendamenti per i ciclisti italiani il senso unico è un divieto che non si può proprio aggirare.


SERENA GAZZINI, VINCITRICE DEL PERCORSO MEDIO ALLA MARCIALONGA CYCLING 2014

foto NEWSPOWER CANON


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LA “TIRRENO-ADRIATICO” DI MAX LELLI

foto ALFONSO CATALANO/SGPITALIA

a cura di TIZIANA LANDINI

PEDALANDO PER LA RICERCA DAL 25 AL 28 SETTEMBRE, TRA LE MARCHE E LA TOSCANA, TORNA L’APPUNTAMENTO CON LA SOLIDARIETÀ. OBIETTIVO: SENSIBILIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA SULLA FIBROSI CISTICA, LA MALATTIA GENETICA PIÙ DIFFUSA NEL MONDO OCCIDENTALE, E RACCOGLIERE FONDI PER LA RICERCA

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Tutti in sella per la più nobile delle finalità: sensibilizzare l’opinione pubblica sulla fibrosi cistica, la malattia genetica più diffusa nel mondo occidentale, e raccogliere fondi per la ricerca. Sarà soprattutto questa la terza edizione della “Tirreno Adriatico” di Max Lelli, l’evento in programma il prossimo 25 settembre tra La Toscana e le Marche. La partenza è prevista da Albinia, in provincia di Grosseto, e l’arrivo è fissato per il 28 settembre a Ripatransone, nelle campagne di Ascoli Piceno, accolti dall’ex olimpionico Juri Chechi nel suo Agriturismo Colle del Giglio. Una pedalata tra “due mari” che anche in questa edizione declinerà il ciclismo come strumento in grado di veicolare importanti messaggi sociali. Nata tre anni fa, la Tirreno-Adriatico, aperta a tutti i cicloamotori, è diventato un appuntamento fisso per il Team Max Lelli Ciclismo e Solidarietà. Saranno 360 i chilometri da percorrere spalmati in tre tappe: Albinia – Città della Pieve / Città della Pieve – Camerino / Camerino – Ripatransone. Atteso in griglia, come al solito, anche Matteo Marzotto, prefoto ALFONSO CATALANO/SGPITALIA

sidente e fondatore della Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica Onlus. «Sarà come al solito una rimpatriata fra vecchi amici e fra persone che vogliono condividere l’amore per la bicicletta – spiega Lelli – l’aspetto essenziale di questa iniziativa sarà quello sociale, ovvero la raccolta fondi a favore della ricerca sulla Fibrosi Cistica. Con Matteo Marzotto, in questi anni, abbiamo pedalato centinaia di chilometri con questa finalità. Anche quest’anno, ne sono certo, sarà un successo». Info: maxlelli.com


foto NEWSPOWER CANON

CAMPIONI DEL GRANDE CICLISMO FELICE GIMONDI E MARINO BASSO


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L’INTERVISTA info@inbici.net

a cura di MARIO PUGLIESE

«FACCIAMO PEDALARE I NOSTRI BIMBI IN SICUREZZA» È STATO UNO DEI MIGLIORI GIOCATORI DI SEMPRE ED IL SUO GOL ALLA GERMANIA NEL 1970 HA SEGNATO UN’INTERA GENERAZIONE. OGGI SI DILETTA COL TENNIS, MA CON MICHELE SCARPONI È STATO PROTAGONISTA DI UNA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE A FAVORE DEI BABY-CICLISTI. LUI È GIANNI RIVERA, UNO DEGLI IMMORTALI DELLO SPORT ITALIANO

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Sono passati ormai 44 anni, ma quando lui sale sul palco, lo speaker rilegge, come un ritornello, sempre gli stessi appunti: 17 giugno 1970, stadio Atzeca di Città del Messico, nelle gambe 120 minuti di sofferenza pura; sulla sinistra scatta Boninsegna, salta in velocità Schulz, palla al centro e lui, preciso come un compasso, spiazza il portiere tedesco Sepp Maier. È il gol – storico e indimenticabile – del 4-3 fra Italia e Germania Ovest. Lui è l’Abatino, all’anagrafe Gianni Rivera e quel gol resterà, suo malgrado, la sua firma immortale nella storia del calcio. «Piedi da artista, inventiva da grande regista e senso del gol», così lo ricordano gli almanacchi del calcio, definendolo uno dei migliori dieci giocatori italiani del 20° secolo: «È normale che la gente mi ricordi per quel gol alla Germania – spiega durante il Vip Master di Milano Marittima – quello che mi sorprende semmai è che anche i più giovani, quelli che nel 1970 non erano neppure nati, mi identificano con quella partita. In occasione dei Mondiali di calco, del resto, le immagini di quel 4-3 di Città del Messico vengono ripetute fino alla nausea». Ormai stufo di raccontare quel gol? «Un po’ sì, ma in fondo alla gente piace sempre ascoltare il racconto di quella partita, che va detto non è stata ‘solo’ una partita. Rivera a Milano Marittima con Arrigo Sacchi

Gianni Rivera con la maglia del Milan


37 Nel 2012, assieme al professionista Michele Scarponi, è stato protagonista dell’iniziativa “Pedalando in Sicurezza”, una campagna di sensibilizzazione promossa dal comune di Nicolosi, in provincia di Catania, per diffondere la cultura della sicurezza fra le giovani generazioni di ciclisti... «Questo è un aspetto che non andrebbe mai sottovalutato, soprattutto in Italia dove c’è una carenza endemica di piste ciclabili e dove le soluzioni urbanistiche quasi mai facilitano la cosiddetta ‘utenza debole’. Insegnare ai più giovani a praticare sport senza correre rischi mi pare una componente centrale delle politiche educative di un paese civile».

Rivera col pallone d’oro

Perché, a quei tempi, davanti alla tv, c’era tutta l’Italia. Diventavano celebrità i concorrenti di ‘Lascia o raddoppia’, per cui è normale che Gianni Rivera, che pure è stato capitano del Milan ed in carriera ha segnato quasi duecento reti tra i professionisti, sia ricordato soprattutto per quel gol». A proposito, per la milionesima volta, ce lo vuole raccontare? «Come ogni gol, ho solo avuto la fortuna di trovarmi al posto giusto nel momento giusto. Però, ripensando mille volte a quell’azione, confesso di essere stato un po’ incosciente a tirare in quell’angolo, perché se Maier fosse partito un secondo dopo, probabilmente quel tiro lo avrebbe bloccato senza problemi». Appesi gli scarpini al chiodo, oggi si diletta – con la medesima classe – con la racchetta da tennis... «È uno sport che mi piace tantissimo, ma bisogna dire che con i piedi controllare la palla mi riusciva molto meglio. È un modo per tenermi in forma, per non arrendermi ai capelli bianchi. Ma quando gioco, più che ammirazione, percepisco tra la gente tanto affetto. Anche quando stecco il rovescio, un applauso non me lo negano mai». E con la bicicletta? «È un altro sport che mi affascina, ma del quale ignoro del tutto la componente agonistica. Pedalare è un esercizio aerobico di formidabile efficacia, un toccasana per la salute, ma non chiedetemi di alzarmi sui pedali…».


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I DUELLI EPICI NEL CICLISMO a cura di FEDERICO TOSI

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GUERRA CONTRO BINDA, MERCKX CONTRO GIMONDI, MOSER CONTRO SARONNI: ECCO IN RASSEGNA LE RIVALITÀ SUI PEDALI CHE HANNO FATTO LA STORIA DI QUESTO SPORT

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È da sempre la rivalità il “sale” dello sport. E tanto più il duello è aspro, pungente e animoso, tanto più si alza l’audience del grande pubblico di appassionati. Dagli anni del referendum sulla Repubblica e la Monarchia, l’Italia del dopoguerra è sempre stato un Paese spaccato in due. E nello sport, questa divisione ha spesso vissuto la sua sublimazione. E così, anche il ciclismo, nella sua dimensione più popolare, deve gran parte del suo successo alle grandi rivalità. La prima figura di eroe dominante è Costante Girardengo, meglio noto come “l’omino di Novi”, cui si oppone il francese Henry Pelissier. Terzo incomodo Tano Belloni. Negli anni Venti tramonta la stella di Pelissier, prontamente sostituito da Alfredo Binda. Con Girardengo non parla, si limita a staccarlo, sempre, in salita. Learco Guerra, mantovano, formidabile passista, meglio noto come “la locomotiva umana” è l’avversario del Binda di fine carriera, nei primi anni Trenta, con Giuseppe Olmo guastafeste. Nel 1935 spunta la stella di Gino Bartali, “il pio”, destinato a dominare a lungo la scena. Il toscano imperversa sino al 1940 quando la Legnano, per la quale gareggia, ingaggia l’avversario più temibile. Fausto Coppi, giovane promessa, fa centro al primo colpo, vince il primo dei suoi cinque Giri proprio a spese del suo capitano, Bartali, che mai gli perdonerà l’affronto. Alla ripresa dopo la guerra, nel 1946, Bartali ha ragione del rivale. Coppi si rifarà negli anni dispari (’47, ’49 e ’53) aggiungendo una perla pari, nel ’52. Secondo un collaudato copione nella rivalità Bartali-Coppi si inserisce Fiorenzo Magni, “il terzo che gode”, toscano capace di vincere ben tre Giri d’Italia. Per ritrovare altri duelli epici sfidanti bisogna aspettare le rivalità fra Adorni e Gimondi e fra Gimondi e Motta, ma l’avvento di Merckx, un asso pigliatutto, mortifica le ambizioni di molti avversari. Una delle ultime rivalità è quella fra

Moser e Saronni, che vede, per la prima volta, il tifo organizzato in club. Francesco Moser assomma sino a 53 mila appassionati nel suo magico 1984, anno che annota il doppio primato dell’ora in Messico, la vittoria nella Milano-Sanremo e, dopo tanti tentativi infruttuosi, il successo nel Giro

d’Italia, grazie al quale il trentino accorcia le distanze (Saronni aveva vinto il Giro nel 1981 e nel 1983). Nei giorni nostri, sono stati tanti i rivali di Marco Pantani, da Indurain ad Armstrong. Duelli deturpati da fialette e polverine con un finale inesorabilmente mozzato. Gino Bartali e Fausto Coppi



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EXPOBICI, LA FIERA INTERNAZIONALE DELLA BICICLETTA Tempo di lettura

a cura della REDAZIONE

TUTTE LE NOVITÀ IN 500 ESPOSITORI

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5 min

A PADOVA DAL 20 AL 22 SETTEMBRE TORNA IL PIÙ IMPORTANTE BIKE-EXPÒ D’ITALIA. E TRA GLI STAND NON POTEVA MANCARE QUELLO DI INBICI MAGAZINE

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Tradizione italiana e ultime novità del settore: è questo il mix vincente della settima edizione della Fiera Internazionale della Bicicletta in programma a Padova dal 20 al 22 settembre. Anche quest’anno le iscrizioni alla sono cominciate con largo anticipo fin dal mese di gennaio: e, a quasi due mesi dal taglio del nastro, gli organizzatori possono già dichiarare il tutto esaurito dei padiglioni fieristici. Del resto, con la cifra record di 500 espositori e 55.000 visitatori nel 2013, ExpoBici ha guadagnato a pieno titolo il ruolo di salone italiano dedicato alla bicicletta, e il 2014 si annuncia pari se non migliore alla passata edizione. Tra i padiglioni ci sarà ovviamente anche la nostra testata che sarà presente nello stand della trasmissione “A Tutta Bici”, il format televisivo confezionato in collaborazione con l’emittente TeleRomagna. Il programma giornalistico trasmetterà live dalla grande fiera padovana fornendo ai suoi fedeli telespettatori un focus aggiornato sulle più importanti novità del settore bici. Ma in generale, accanto alle iniziative di grande successo già varate nelle rassegne passate, si annunciano delle importanti novità sia per le aziende partecipanti che per i visitatori. Sono già cominciati infatti i lavori per la quarta edizione del premio “ExpoBici Innovation Award”: la Giuria valuterà i

prodotti novità del 2015 premiando l’innovazione, ma anche il design, le qualità tecniche e il rapporto qualità-prezzo dei prodotti in concorso, che saranno divisi in 7 categorie: MTB, Road, Urban/E-Bike, Componenti, Accessori Abbigliamento e Bike4Fun. Dopo il grande successo del lancio del sottosalone MACRO – Fixed Gear & Bike Polo Show non mancherà anche quest’anno un intero padiglione dedicato agli amanti delle scatto fisso: oltre al torneo di Bike Polo i visitatori potranno ammirare il meglio delle ultime creazioni delle aziende che operano nel meraviglioso mondo delle fisse. Altro consueto appuntamento sarà quello con il Test Day, venerdì 19 settembre con partenza dal centro di Galzignano Terme: un’intera giornata dedicata alla prova delle bici che si troveranno nei negozi nel 2015. Un evento dedicato ai professionisti, dealer e giornalisti, ma aperto anche agli appassionati: le iscrizioni si sono aperte a maggio, mentre il team di ExpoBici è già attivo per il miglioramento dei percorsi-prova che tanto successo hanno riscosso nella scorsa edizione. «Speriamo di battere il record di presenze del 2013 che ha visto la presenza di 1500 biker e lo svolgimento di 4500 test, con oltre 300 bici test messe a disposizione dalle aziende partecipanti», è l’auspicio di PadovaFiere SpA. Il Test Day sarà anche l’occasione per una

grande novità dell’edizione 2014: le Comparative BiciLive.it. ExpoBici si arricchisce infatti della collaborazione del team di BiciLive.it e presenta le Comparative dei Test Day: nell’ottica di dare un servizio ulteriore e di approfondimento ai visitatori della manifestazione e ai biker italiani, nella giornata di venerdì 19 settembre Galzignano vedrà lo svolgimento dei test comparativi di modelli mountain bike e strada selezionati dai tester di BiciLive.it. Saranno presi in esame diversi parametri che metteranno a confronto i modelli appena presentati dalle aziende produttrici. Anche le e-bike saranno prese in esame e testate durante le giornate di fiera presso i paddock dell’area test e lungo il percorso cittadino dedicato alle bici urban. Altra novità della prossima ExpoBici sarà la prima edizione del BTB – Borsa del turismo in bici, organizzata in collaborazione con Cicloturismo e MTB Magazine, media partner ufficiali dell’iniziativa. BTB sarà un nuovo momento espositivo dedicato al turismo in bicicletta: Enti del turismo, bike hotels, agriturismi e consorzi di promozione del territorio potranno valorizzare e promuovere le proprie opportunità di vacanza in bici presso una platea sempre più ampia di appassionati ciclisti. Appuntamento a Padova dunque dal 20 al 22 settembre 2014 per la prossima edizione di ExpoBici – La Fiera Internazionale della Bicicletta.



foto PLAYFULL NIKON

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IL MEMORIAL GIOVANNI PASCOLI APRE ALLE RUOTE GRASSE a cura della REDAZIONE

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TORNA IL 14 SETTEMBRE NEL CUORE DELLA ROMAGNA LA GRAN FONDO CONSACRATA AL POETA SAMMAURESE. NOVITÀ DI QUESTA EDIZIONE GLI EVENTI COLLATERALI PER LE FAMIGLIE E LA DISPUTA DELLA 17ª TAPPA DELL’ADRIATICOAST 2014, UN CIRCUITO DI MANIFESTAZIONI ESCURSIONISTICHE OFF ROAD

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Torna, domenica 14 settembre – con il suo bouquet di fascino, storia e poesia – la Gran Fondo “Memorial Giovanni Pascoli”, che avrà la sua base logistica nella splendida Villa Torlonia a San Mauro Pascoli. Una giornata consacrata alla bicicletta, con originali divagazioni nel mondo della letteratura, visto che si pedalerà in un luogo carico di suggestioni ed emozioni per aver ispirato al poeta romagnolo i famosi versi de “La cavallina storna”. Per i cicloturisti è l’avamposto ideale da cui partire alla scoperta dell’entroterra romagnolo che, ancora una volta, li saprà stupire e affascinare. Il primo ristoro è collocato dopo la breve ma ripida salita che termina in piazza a Talamello, cittadina della Valma-

recchia nota per il suo formaggio di fossa “Ambra di Talamello” e il suo museo intitolato al pittore Fernando Gualtieri, soprannominato il “piccolo francese”. E rimarrà impresso nella mente dei cicloturisti il passaggio a Perticara, dominata dalle rocce del Monte Aquilone che la rendono inconfondibile e coreograficamente suggestiva. Oltre alla logistica, sono confermati i tre percorsi di 49, 87 e 128 chilometri e il sistema di rilevamento dei passaggi con il sistema a lettura ottica Optipass Card. Infatti, come nell’edizione del 2013, la Gran Fondo Memorial Giovanni Pascoli farà parte del circuito CT League, insieme alla Gran Fondo Mareterra e alla Granfondo Fondriest (manifestazioni già disputate).

Ci saranno anche due importanti novità. La prima riguarda le famiglie e gli accompagnatori: a Villa Torlonia troveranno delle cicloguide che li accompagneranno in tutta calma alla scoperta dei luoghi pascoliani. Si potrà partecipare ai tour sia con bici propria che noleggiandola sul posto. La seconda è invece rivolta ai biker. In concomitanza all’evento cicloturistico si svolgerà, infatti, la 17ª tappa dell’Adriaticoast 2014, un circuito di manifestazioni escursionistiche off road. Due i percorsi proposti di circa 25 e 45 chilometri. Le iscrizioni alla granfondo costeranno 7 euro fino a venerdì 12 settembre. Ci si potrà di nuovo iscrivere solo la domenica mattina direttamente a Villa Torlonia al costo di 10 euro. Si ricorda a foto PLAYFULL NIKON tutti i possessori di Optipass Card che all’atto dell’iscrizione dovranno comunicare il codice della loro card. Per offrire ai ciclisti il massimo dell’accoglienza e del comfort, l’organizzazione e la Fondazione Verdeblu hanno predisposto alcuni pacchetti turistici di uno, due o tre giorni ritagliati sulle esigenze dei ciclisti a partire dal trattamento di mezza pensione fino a piccole grandi attenzioni, quali il deposito bici, il servizio lavanderia e l’iscrizione alla granfondo.


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SICUREZZA IN GARA

a cura di GIANLUCA BARBIERI

GRANFONDO MTB:

QUALCHE ADDETTO IN PIÙ SUI PERCORSI NON GUASTEREBBE…

gianlucabarbieri.inbici@gmail.com

TROPPO SPESSO LUNGHI TRATTI DI PERCORSO LASCIANO LARGAMENTE A DESIDERARE PER QUANTO RIGUARDA IL PERSONALE SUL PERCORSO: A RISCHIO BIKER E ORGANIZZATORI

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Sembra strano, ma spesso le gare XCO “cross country olimpico”, cioè a circuito, anche se più tecniche rispetto alle granfondo, risultano essere più sicure. Perché? Perché il percorso di gara, anche se altamente tecnico, prima di tutto è gestito e messo in sicurezza in modo oculato, poi perché gli addetti al percorso sono concentrati tutti in pochi chilometri, ma soprattutto perché, anche chi arriva da lontano, può provare il tracciato prima della gara. Quest’ultima conclusione è forse la più importante, perché la sicurezza della gara è soprattutto nelle mani di ogni biker che vi partecipa. Ed è ovvio che, se si dà l’opportunità di provare il tracciato al biker, questo può trarre le conclusioni più giuste per poter affrontare nel migliore dei modi l’impegno sportivo, scegliendo anche di apportare scelte tecniche appropriate sul mezzo, ma soprattutto può decidere, in anticipo, il limite fino al quale spingersi per affrontarlo.

to point) o marathon, quest’ultima gara con tracciato superiore ai 60 km, corrono alla cieca, cioè senza provare il percorso prima della gara. Ecco che noi di INBICI magazine, in base alle numerose segnalazioni pervenuteci e all’esperienza che abbiamo maturato correndo le granfondo italiane, ci sentiamo di consigliare quanto segue: 1. spesso non si riescono a provare tutti i tracciati perché i proprietari dei fondi concedono il passaggio solo nel giorno della gara: lì va posta un po’ più di attenzione perché il percorso non è stato provato e, se un biker si fa male in quel frangente, l’organizzatore non ha appigli nei confronti dell’infortunato. Ecco allora la necessità di rafforzare il personale sul percorso, ponendo attenzione sui tratti più impegnativi;

Ecco allora che consigliamo di non puntare solo sui tratti più impervi, nel posizionamento del personale, ma di aggiungere ogni tanto qualcuno per dare sicurezza anche ai biker. In questo caso i biker si sentono anche più protetti in gara; credeteci, correre decine di chilometri senza vedere un’anima viva non è piacevole.

Questo, purtroppo, spesso non succede nelle granfondo o marathon, in Italia, ma anche all’estero. In molti casi i biker che si apprestano ad affrontare una XCP o una MX, granfondo (cross country point

È successo, in alcuni casi, che siano stati gli stessi concorrenti ad avvisare i soccorsi posti a chilometri di distanza dall’infortunio: questo provoca un ritardo nei soccorsi che, nei casi gravi, poi, verrà fatto pesare sull’organizzatore con conseguenze pesanti e spiacevoli. foto STEFANO BOSI/OMNIAFOTO Ci si ricordi che in una gara può succedere di tutto, ma 2. spesso si notano tratti di percorso lun- se l’organizzatore può dimostrare il buon ghissimi, sguarniti da personale: ci si ri- senso e di non aver speculato sui servizi cordi che gli incidenti più gravi accado- e sul personale, può ritenersi tranquillo, no nei tratti più improbabili, quelli in cui più che dal punto di vista legale, da quello il biker si rilassa, statistiche alla mano. morale!



46 a cura di GIAN PAOLO MONDINI

CONSIGLI E RIFLESSIONI

info@inbici.net

QUANDO LA STRADA SALE... SCALARE UNA MONTAGNA NON È LA SEMPLICE IMPRESA DI UN CICLISTA. È UN VIAGGIO INTROSPETTIVO DENTRO LE NOSTRE PAURE, UN PERCORSO NEI MEANDRI DELLA SOFFERENZA, IN CUI EMERGONO SPIETATI I TRATTI PIÙ AUTENTICI DELLA NOSTRA PERSONALITÀ

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«Vado forte in salita per accorciare la sofferenza». Lo diceva un certo Marco Pantani che, sulle leggendarie ascese delle Alpi, ha scritto la storia del ciclismo. Nessun riferimento alla gioia inebriante della vittoria... Solo sofferenza e dolore. Cari lettori, oggi parliamo di montagne, “croce e delizia” dei ciclisti. La salita, infatti, mutuando le sensazioni dei grandi alpinisti, significa “fare un’impresa”. Riuscire a scalare un ostacolo, anche ideale, e vincere con le proprie forze le asperità della natura e, con essa, le proprie paure di uomo. La salita risponde all’impulso primario dell’esplorazione, al desiderio di provare

foto BETTINIPHOTO

emozioni nuove, alla tendenza a compiere imprese sensazionali e non alla portata di tutti. La soddisfazione per l’azione portata a termine ripaga della fatica e consolida la sensazione psicologica di autosufficienza e sicurezza. In poche parole, puntella con robusti piloni l’impalcatura della nostra autostima. Non importa quindi possedere le caratteristiche fisiche dello scalatore per amare la salita. Conosco alcuni amatori che evitano di fare gare e allenamenti in salita con la scusa di non essere “portati”. Un grave errore. Perché, oltre a costituire una fondamentale palestra in cui alternare differenti tipi di allenamento, la salita rimane un momento di intensa introspezione.

Quando la strada sale e l’acido lattico comincia a scorticare le gambe, fatica fisica e fatica mentale si intrecciano in un’unica spirale. La percezione della fatica e del dolore varia da un individuo all’altro, ma varia anche, nello stesso soggetto, in base al momento, alle situazioni emotive, alle condizioni culturali e sociali. È nella reazione alla sofferenza che emergono, spietati, i tratti poliedrici della personalità dell’uomo. Ho avuto la fortuna di affrontare alcune tra le più belle salite del continente, ma ancora amo avventurarmi alla scoperta di nuove e impervie strade. In fondo, la vittoria più grande resta il dominio sulle nostre paure.



La Valle Dei Laghi

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LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL 2015

pressoffice@newspower.it

a cura di NEWSPOWER

ISCRIZIONI GIÀ APERTE LA GARA TRENTINA, IN CALENDARIO DAL 17 AL 19 LUGLIO PROSSIMI, RIPROPORRÀ GLI STESSI PERCORSI 2014 E SARÀ NUOVAMENTE L’UNICA TAPPA ITALIANA DELL’UCI WORLD CYCLING TOUR. OPPORTUNITÀ DA NON PERDERE, PRE-ISCRIZIONI DAL 1° SETTEMBRE AL 31 OTTOBRE. L’ORGANIZZAZIONE SARÀ QUELLA COLLAUDATA DELL’ASD CHARLY GAUL E DELL’APT TRENTO, MONTE BONDONE, VALLE DEI LAGHI

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Il successo de La Leggendaria Charly Gaul 2014 è ancora vivo e ben lungi dal passare agli archivi. Talmente vivo da convincere Elda Verones, a capo del Comitato organizzatore, ad aprire con grande anticipo le iscrizioni per l’edizione 2015, la decima della granfondo trentina, e per la decima volta Trento, il Monte Bondone e la Valle dei Laghi sono pronti a riabbracciare gli appassionati delle due ruote. Anche nel 2015, le date sono dal 17 al 19 luglio e La Leggendaria Charly Gaul sarà l’unica tappa italiana dell’UCI World Cycling Tour, un “matrimonio” quello della gara trentina e dell’UCI che sembra destinato davvero a durare negli anni. Per l’anno prossimo, visto il successo del 2014, programma e percorsi non cambiano e, del resto, come si potrebbe dopo i tanti apprezzamenti arrivati da tutto il mondo? Dunque riecco la gara a cronometro venerdì 17 luglio, con partenza ed arrivo a Cavedine sul tracciato che scende a Drena, accarezza il

foto NEWSPOWER CANON

La Partenza dell’edizione 2014


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Piazza Duomo a Trento

lago di Cavedine e risale da Ponte Oliveti fino al finish, dopo 24 km e un dislivello tutto concentrato nel finale di 442 metri. Domenica 19 luglio invece ritrovo per tutti in piazza Duomo a Trento per lo start della granfondo, che prevede come al solito due distanze. Il percorso mediofondo, 57 km e 2000 metri di dislivello con la salita Charly Gaul da Montevideo a Vason, è da gustare tutto d’un fiato; chi invece ama le emozioni forti potrà scegliere il tracciato granfondo, 141 km e soprattutto 4000 metri di dislivello. Le pre-iscrizioni apriranno il primo settembre e fino al 31 ottobre ci sarà un’iniziativa decisamente allettante. Innanzitutto con soli 10 euro si potrà bloccare un pettorale e assicurarsi la partenza in prima griglia, a ridosso della griglia di merito. Il saldo di 30 euro andrà poi versato entro il 31 marzo e darà diritto ovviamente all’esclusivo pacco gara e anche al gadget tecnico celebrativo dei dieci anni. La Leggendaria Charly Gaul rimane sempre un’apprezzata occasione per godere di un periodo di vacanza, anche breve, a Trento e nei territori interessati dal tracciato, vale a dire il Monte Bondone e la Valle dei Laghi, con accattivanti pacchetti predisposti della locale APT. L’anteprima dell’edizione 2015 #laleggendaria10 viene data questo week-end in occasione della Finale del Campionato del Mondo Master e Cicloamatori che si svolge a Ljubljana in Slovenia. Dal primo settembre dunque è già ora di saltare in sella in prima fila per una gara “leggendaria” e da non perdere. L’organizzazione sarà quella collaudata dell’ASD Charly Gaul Internazionale e dell’APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi. Info: www.laleggendariacharlygaul.it

Castel Toblino Monte Bondone



foto BETTINIPHOTO


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IL COACH info@inbici.net

a cura di IADER FABBRI Tempo di lettura

8 min

SI PERDONO I LIQUIDI… E LE CORSE DOPO UN ALLENAMENTO FISICO INTENSO, PER RIPRISTINARE UN LIVELLO ACCETTABILE DI IDRATAZIONE, QUANTO E COSA È NECESSARIO BERE?

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Attività fisica e disidratazione: quando vale la pena reintegrare i liquidi perduti? Quali sono i minerali più importanti che garantiscono l’assetto metabolico ottimale per una performance, sulla carta, perfetta? E dopo un allenamento fisico intenso, per ripristinare un livello accettabile di idratazione, quanto e cosa è necessario bere? LE RISPOSTE Allora, cominciamo col dire che la bevanda ideale dovrebbe avere una bassa concentrazione di elettroliti su un litro di preparazione, circa 0,5 grammi di cloruro di sodio (sale da cucina) e una concentrazione di zuccheri non superiore al 10%. Non dovrebbe essere gassata, né troppo fredda né troppo calda, con una temperatura oscillante tra i 4 e 10 °C. La soluzione può anche contenere altri elettroliti – come magnesio, potassio e calcio – sempre utili per la contrazione muscolare. Il reintegro va fatto a piccoli sorsi, ma attenzione ai luoghi comuni e alle false verità: spesso si consiglia di bere “sempre e molto” anche in competizioni di breve durata oppure alle persone sofferenti di crampi si prescrive puntualmente un’integrazione salina. Consigli con un

fondamento di logicità, ma non sempre corretti. I LUOGHI COMUNI Molto spesso, ad esempio, assisto atleti anche di alto livello che soffrono di crampi per un’eccessiva idratazione. Questi atleti si imbattono in un fenomeno che, in termine tecnici, si chiama iponatriemia, cioè l’abbassamento del sodio a livello ematico a causa di un’eccessiva assunzione di acqua. Molto spesso i crampi vengono anche causati da questo e non sono sempre da attribuire ad una bassa concentrazione di elettroliti. Quindi stiamo attenti a ciò che acquistiamo e valutiamo con attenzione se ne abbiamo la reale necessità, considerando che un atleta ha la necessità di iniziare il suo reintegro salino solo se esegue attività superiori ad un’ora. Non a caso, alcuni medici sostengono che, fatta eccezione per situazioni e casi particolari, gli integratori salini sono ingiustificati per attività fisiche inferiori alle quattro ore, il tempo impiegato per una maratona. Tutte queste considerazione nascono dalle regole che governano il funzionamento del nostro organismo. La temperatura funzionale del nostro corpo si aggira, come noto, intorno ai 37 °C.

LA NEW-ENTRY La redazione di INBICI dà il benvenuto a Iader Fabbri che, da questo mese, curerà sul nostro magazine una nuova rubrica dedicata alla nutrizione applicata allo sport. Si tratta di una new-entry di assoluto prestigio per la nostra rubrica, visto che Iader Fabbri – oltre ad essere preparatore atletico e mental coach di importanti atleti professionisti – è da quest’anno anche il responsabile di tutte le Nazionali della Federazione Ciclistica Italiana in ambito nutrizionale.


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LA TERMOREGOLAZIONE Durante uno sforzo fisico i processi metabolici innescati dal movimento fanno aumentare proporzionalmente la temperatura corporea. È a quel punto che s’innescano i processi di termoregolazione che nel nostro corpo sono molteplici: 1) La convenzione, come ci insegnano i testi basici di scienze motorie, è il passaggio di calore dalla cute all’ambiente esterno attraverso l’agitarsi delle molecole d’aria a contatto con la cute; 2) L’irraggiamento è il passaggio di calore dalla cute all’ambiente esterno sotto forma di radiazioni elettromagnetica; 3) La conduzione è il passaggio di calore da un corpo ad un corpo più freddo (ad esempio corpo in acqua più fredda); 4) L’evaporazione è il passaggio di calore dalla cute all’ambiente grazie al sudore dalla forma liquida a vapore. Questi processi di sicurezza hanno una missione precisa e, per certi aspetti, vitale: cercano cioè di mantenere la temperatura corporea prossima ad un livello ottimale, ma per fare questo si disperdono acqua e sali minerali. Il meccanismo più efficace di termoregolazione durante l’attività fisica è senza dubbio l’evaporazione del sudore con conseguente perdita di molte sostanze, tra le quali spiccano per quantità acqua e sali minerali. Queste perdite sono sempre più considerevoli a seconda della quantità di liquidi perduti. L’equazione è elementare: più il deficit è alto e più la prestazione fisica tenderà a calare, se non s’interviene tempestivamente con un’idratazione. I MINERALI I sei minerali più importanti per le nostre prestazioni sono sodio, cloro, potassio, magnesio e calcio. Il sodio è il sale comune da cucina (cloruro di sodio) e si trova nelle carni, nei brodi

vomito e vertigini. Infine, il calcio si trova in latte e derivati, radici, cavoli, verdure e frutta in genere, cipolle, legumi secchi, noci, acqua. In modesta quantità è presente anche nelle carni e pesci. La sua carenza provoca decalcificazione ossea (osteomalacia, osteoporosi), rallentamento della crescita, ipereccitabilità muscolare e convulsioni, crampi muscolari e ipertensione. Il suo eccesso, derivante soprattutto da errata somministrazione di vitamina D, può determinare patologie renali come la calcolosi e la nefrocalcinosi. ristretti, nei pesci di mare, nel latte e nei latticini, nel formaggi, nel pane e nei legumi. In frutta e verdura è scarsamente presente. I sintomi di carenza di sodio sono inappetenza, apatia, astenia e crampi muscolari. I sintomi di eccesso invece sono la ritenzione idrica nei liquidi extracellulari che provocano edema e innalzamento della pressione del sangue (ipertensione). Nel tempo possono sopravvenire anche complicazioni renali. Il cloro è sale comune da cucina (cloruro di sodio) e si trova in carne, pesce, latte, formaggi e legumi. La sua carenza provoca vomito, diarrea, sudorazione continua e abbondante e disfunzioni renali. Il suo eccesso determina invece ipertensione arteriosa in quanto interagisce con il sodio. Il potassio di trova nella verdura e nella frutta fresca in genere. È presente in grande quantità anche in frutta secca, germogli di soia, cereali, castagne, mandorle, carne, fegato, pesce, uova e latte. La sua carenza provoca sintomi di sonnolenza, confusione mentale, nausea, inappetenza ed alterazione del ritmo cardiaco. I sintomi da eccesso sono pesantezza agli arti inferiori, formicolio al viso e alle mani, debolezza muscolare. Nei casi più estremi, si può arrivare anche all’arresto cardiaco. Il magnesio si trova in granaglie, cereali integrali, frutti oleosi, alimenti ricchi di fecola, vegetali a foglia verde, frutta secca, banane e cioccolato. Quantità ridotte si ritrovano in carne, latte, uova e pesce. La sua carenza nell’organismo provoca ansia, depressione, palpitazioni, irritabilità, astenia, stanchezza e crampi muscolari. Il suo eccesso determina intossicazione, nausea,

LE CARATTERISTICHE DELLA BEVANDA IDEALE Una bevanda con le giuste caratteristiche di assorbimento deve dunque tenere in considerazione alcune particolarità: 1) osmolarità: ovvero la concentrazione di una soluzione. In pratica più soluto c’è e più tempo il corpo impiegherà ad assorbirla, con il rischio concreto che, se si ingerisse una soluzione ipertonica, si avrebbe un’inversione di gradiente con richiamo di acqua nel lume intestinale causando anche crampi addominali; 2) volume: è meglio bere a piccoli sorsi e spesso, diciamo 150 ml circa ogni 15 o 20 minuti; 3) contenuto energetico totale: è sempre collegato all’osmolarità. Una bevanda con una quantità marginale di carboidrati facilita l’assorbimento degli elettroliti, mentre una grande concentrazione di carboidrati potrebbe andare in competizione con gli elettroliti e causare un mancato assorbimento. Il contenuto di zuccheri totali in una bevanda per il reintegro durante una competizione non deve superare una concentrazione del 10%, così da limitare anche il suo apporto calorico; 4) la temperatura: soprattutto nelle competizioni svolte in un ambiente caldo ed umido. Si è appurato che le bevande a temperatura tra i 4 ed i 10 °C lasciano lo stomaco più velocemente di quelle calde. Fredda sì dunque, ma non deve essere ghiacciata perché potrebbe causare richiamo di sangue a livello epigastrico, impoverendo la muscolatura utilizzata nell’attività fisica con concreto pericolo di congestioni.


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WOLF BIKE TOUR a cura di LUCA ALÒ

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A SULMONA LA VACANZA È SEMPRE PIÙ GREEN DAL 6 AL 7 SETTEMBRE UN VIAGGIO IN BICICLETTA TRA I “TESORI” DELLA MONTAGNA ABRUZZESE

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Gambe, cuore, passione e tanta bicicletta saranno gli ingredienti essenziali per la prima edizione del Wolf Bike Tour in programma sabato 6 e domenica 7 settembre a Sulmona (L’Aquila). L’evento, nato da un’idea di Ercole Giammarco (ideatore di Cyclopride) e di Tommaso Paolini (docente di Economia del Turismo presso l’Università dell’Aquila), non è né una Marathon in mountain bike né una Granfondo competitiva su strada. Si tratta di un Grand Tour unico nel suo genere (almeno in Italia), in cui alla passione della bicicletta si affianca il desiderio di scoprire la bellezza e la cultura della Regione più verde d’Europa. Con i suoi parchi nazionali (Parco Nazionale d’Abruzzo, Parco della Majella e Parco del Gran Sasso), il Parco Regionale del Sirente e le decine di aree protette, l’Abruzzo è infatti il cuore pulsante del “turismo-natura” della nostra penisola. Per questo Gran Tour ciclistico sono state selezionate strade “zitte”, cioè poco interessate dal traffico automobilistico, dove sarà più facile incrociare lungo la strada un cinghiale che una Fiat.

A fare da cornice ai chilometri di asfalto macinati durante i due itinerari previsti (il primo di 52 chilometri nella zona di Scanno e il secondo di 150 chilometri tra Pescocostanzo,

Rivisondoli e Campo di Giove), valli solitarie di rara bellezza, canyons, piccoli laghi e paesi dalle antiche tradizioni incastonati tra le dorsali della Majella. La città di Sulmona è il punto di partenza e la meta d’arrivo per entrambe le giornate del 6 e 7 settembre. L’iscrizione a un solo giro costa 25 euro, a due giri 40 euro. In entrambi i casi il prezzo comprende le degustazioni nei punti di ristoro durante le soste del tour, la cena in piazza a Sulmona e la sacca gara che conterrà prelibatezze locali. Per tutti gli iscritti al tour e per i loro accompagnatori è prevista anche una convenzione con ristoranti e alberghi della zona. «Il turismo è la giusta chiave per uscire dalla crisi ed è per questo che bisogna puntare su quello ambientale per creare un settore endogeno – è il commento di Tommaso Paolini –. I percorsi naturalistici in bici vedono 16 milioni di appassionati nel mondo, che creano un indotto di 2 miliardi di euro. Noi possiamo intercettarne una fetta perché, con questa iniziativa, vogliamo essere portavoci di un movimento ciclistico sinonimo di vacanza attiva». www.wolfbiketour.it



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ALLE ORIGINI DEL SAGRANTINO a cura di PAOLO AGHINI LOMBARDI

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VIAGGIO A MONTEFALCO, NEL CUORE VERDE DELL’UMBRIA, DOVE I VITIGNI PROFUMANO DI STORIA ED I PAESAGGI SEMBRANO DISEGNATI DAGLI ACQUARELLI DI UN PITTORE

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A spasso tra le strade verdi dell’Umbria, vi porteremo a Montefalco, sede della granfondo del Sagrantino annullata negli ultimi giorni. Sarà un viaggio tutto da scoprire nel “cuore verde d’Italia”, direttamente dalla cosidetta “Ringhiera dell’Umbria”. Cultura, gusti e sapori della tradizione umbra vi accompagneranno per mano per la strada del Sagrantino. Per la sua incantevole posizione geografica, sul vertice di un ameno colle (473 m), che si erge al centro delle valli del Clitunno, del Topino e del Tevere, la città di Montefalco è stata definita “Ringhiera dell’Umbria”. Celebre anche per gli affreschi delle sue chiese, che ne fanno un punto di riferimento essenziale per la conoscenza della pittura umbra. Inoltre i suoi santuari rappresentano, nel turismo religioso, una tappa importante, ancora quasi tutta da scoprire, della spiritualità umbra. … Per iniziare facciamo un salto nella storia...

MONUMENTI STORICI Il gioiello della “Ringhiera dell’Umbria” si trova senza dubbio all’interno del Museo dell’Ex Chiesa di San Francesco. All’interno di queste mura, erette tra il 1335 e il 1338 dai frati Minori, è infatti ancora stupendamente custodita l’abside centrale affrescata da Benozzo Gozzoli nel 1452 e narrante la storia della vita di San Francesco. Sicuramente da non perdere:

CHIESA DI SAN FRANCESCO (Pinacoteca) La maggior gloria di Montefalco è la monumentale Chiesa di San Francesco, ora Pinacoteca Comunale. Essa rappresenta uno dei sacrari dell’arte italiana, un punto di riferimento insostituibile per lo studio della pittura umbra, presente in tre secoli di evoluzione e nei suoi monumenti migliori e più significativi. CASTELLO DI MONTEFALCO L’antico Falisco assunse l’aspetto di un “castrum romano”, razionalmente impostato, di cui si possono riconoscere il cardo e il decumano massimo. Dopo la caduta dell’impero, Coccorone divenne l’instabile confine tra Longobardi e Bizantini.


57 nomia e con forte spirito di iniziativa: quell’intraprendenza che, nel corso degli anni, permette ad Arnaldo Caprai di raggiungere un successo tale da spingerlo a consolidare e ampliare la sua attività. Cosi nel 1971 inizia la storia della Cantina Caprai, quando Armando Caprai acquista quarantacinque ettari a Montefalco con l’intento di dare seguito alla sua storia d’impresa nel settore della viticoltura.

GUSTI E SAPORI A MONTEFALCO IL VINO Montefalco Sagrantino o Sagrantino di Montefalco è un vino DOCG la cui produzione è consentita solo nei comuni di Montefalco per intero e parte di quelli di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria in provincia di Perugia. Il disciplinare prevede la produzione di Sagrantino di Montefalco secco e passito. … «Orgogliosamente made in Italy dal 1955» questo è il motto della famiglia Caprai che rappresenta l’eccellenza della produttività italiana. L’affascinante storia del Gruppo Tessile Arnaldo Caprai ha inizio nel 1955, quando Arnaldo Caprai intraprende e sviluppa, con passione e competenza, l’attività di venditore di corredi e biancheria per la casa nell’Italia Centrale. Un lavoro solo apparentemente semplice, ma in realtà impegnativo, soprattutto se svolto in auto-

Dal 1988 l’Azienda Vinicola Caprai è diretta direttamente dal figlio Marco che – abbinando la passione, la conoscenza e l’amore per la terra dell’Umbria – ha fatto sì che il prezioso nettare, il Vino Sagrantino, sia oggi uno dei prodotti d’eccellenza dell’Umbria. Una seria di successi internazionali ne attestano la bontà, tra i quali è doveroso menzionare i seguenti riconoscimenti: Cantina Europea dell’anno Wine Entusiasth (2013); Premio per lo sviluppo sostenibile


58 Ecomondo Rimini (2013); Premio Ecofriendly guida Vini Buoni d’Italia Touring (2013); Premio Impresa per Innovazione e menzione speciale Expo 2015. 24 mesi di affinamento in barrique di rovere francese ed almeno 8 mesi in bottiglia fanno del 25 anni Montefalco Sagrantino DOCG il cavallo di battaglia della azienda Caprai. Impossibile non fare visita a quello che è giusto definire il Tempio Sacro del Sagrantino. Alla Cantina Caprai potrete sicuramente degustare il prezioso vino ed altre specialità Umbre… e non dimenticatevi di acquistare una bottiglia di Sagrantino da bere in compagnia magari davanti ad un bel camino. … Per Gusti e i sapori della Tradizionale Cucina Umbra... Consigliamo sicuramente di fare visita da Edoardo Monti, titolare dell’Enoteca Federico II. Situata nel centro storico della città di Montefalco, ricavata all’interno di un antica casa dalle spesse mura, proprio di fronte al Palazzo Comunale, l’Enoteca Federico II è arredata in modo semplice e di buon gusto. Qui si respira un’atmosfera piacevole e rilassante. Ottimi i piatti proposti, come la selezione di salumi e formaggi tipici locali con Marmellate e Mostarde oppure gli Stringozzi al Tartufo (pasta impastata, tirata e tagliata a mano) o lo spezzatino di Chianina IGP. Inoltre potrete approfittare dei menu degustazione a prezzi veramente interessanti.

Un altro locale che ci sentiamo di consigliare è il Ristomuseo Pizzeria Enoteca Il Verziere. Qui l’atmosfera veramente unica e la simpatia di Pietro Metelli vi faranno trascorrere una serata in allegria. Un consiglio? Non perdetevi le tagliatelle al Sagrantino ed il maialino al Forno. … Riposo e Relax... L’agriturismo Camiano Piccolo è situato in un antico borgo agricolo a m 450 sul livello del mare nel Comune di Montefalco ed offre il magnifico panorama della valle spoletina che spazia da Spoleto a Perugia.


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Cultura Complesso Museale di San Francesco Via Ringhiera Umbra, 6 Montefalco Perugia 0742 379598 montefalco@sistemamuseo.it Dormire Agriturismo Camiano Piccolo di Fabrizi dott. Giuseppe Via Camiano Piccolo, 5 06036 Montefalco (PG) Italia E-mail: camiano@bcsnet.it Tel: +39 0742 37 94 92 Mobile: +39 333 48 61 545 Fax: +39 0742 37 10 77 Mangiare Enoteca Federico II Piazza del Comune, 4 06036 Montefalco (PG) E-mail: info@enotecafedericosecondo.com Tel: +39 0742 378902

Qui troverete tutto ciò che un cicloamatore chiede: cortesia, possibilità di portare la propria bici in camera, stanza a disposizione per fare la doccia al rientro dalla gara e possibilità di richiedere colazione anticipata. Insomma affrettatevi a prenotare perché sono soltanto 25 le camere a disposizione. … E allora che aspettate? Un fine settimana in Umbria alla fine di settembre vi attende con la vostra bici e i vostri cari per godere ancora una volta delle bellezze che soltanto in la nostra Italia può darvi! Ringrazio l’amico Alfredo Molendi che per l’occasione mi ha fatto da guida.

PER INFO E PRENOTAZIONI:

Ristorante Pizzeria Il Verziere Via Goffredo Mameli, 22 06036 Montefalco (PG) Tel 0472 379166 Mobile: 349 0686579 (Pietro) E-mail: ilverziere@tiscali.it Vino: ARNALDO CAPRAI soc. agricola Srl Località Torre di Montefalco (PG) Tel: +39.0742 378802 Fax: 0742 378422 Per visite e degustazioni E-mail: tour@arnaldocaprai.it


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CHI HA PASSATO LA BORRACCIA? a cura della REDAZIONE

OLTRE MEZZO SECOLO DOPO, LA STORICA RIVALITÀ FRA FAUSTO COPPI E GINO BARTALI È TUTTA NEL MISTERO DI QUELLA FOTO

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Il senso profondo della leggendaria rivalità fra Fausto Coppi e Gino Bartali risiede, in fondo, tutto nella storica foto della borraccia: chi ha aiutato il rivale e, soprattutto, chi dei due ha chiesto aiuto all’altro? Il quesito, ovviamente mai chiarito dai due contendenti, spiega più di ogni racconto il significato recondito di una rivalità senza “vincitori né vinti”, in cui ancora oggi – oltre mezzo secolo dopo – porta commentatori e tifosi a porsi la stessa identica domanda: chi era il più forte dei due? Albo d’oro alla mano, Coppi (cinque Giri e due Tour) fu superiore a Ginetaccio (tre Giri e due Tour), il quale però – cinque anni più vecchio di Fausto – vide parte della sua carriera rovinata dalla seconda guerra mondiale. E poi, pontificano i sostenitori di Bartali, il Tour de France del 1948 vinto dal toscanaccio vale da solo i cinque Giri del Campionissimo, visto che, a detta di molti, quella vittoria – epica nei modi in cui arrivò – contribuì ad allentare il clima di tensione in Italia dopo l’attentato a Palmiro Togliatti e dun-

que a scongiurare una probabile guerra civile. Comunque la pensiate, la rivalità Bartali-Coppi è stata nel secondo dopoguerra uno degli argomenti, sportivi e non, più dibattuti d’Italia: una delle più famose rivalità sportive nel mondo dei pedali (insieme a quella tra Alfredo Binda, Learco Guerra e Costante Girardengo prima, e tra Giuseppe Saronni e Francesco Moser poi). La rivalità, tra due delle più grandi personalità “mitizzate” dello sport italiano, ha riempito per oltre un decennio le cronache sportive e mondane della nazione, contribuendo in modo fondamentale a rendere il ciclismo uno sport di massa al centro dell’attenzione dei mass-media. All’epoca la rivalità tra i due campioni era vista come una metafora per la suddivisione politica e sociale del paese, diviso tra movimenti di ispirazione laica (impersonati da

Coppi) e d’influenza cattolica (che Bartali rappresentava con la sua devozione e i suoi riti della tradizione popolare). Con le prime elezioni della neonata repubblica italiana, Coppi e Bartali divennero, loro malgrado, i simboli dei due principali partiti politici in lizza, il Partito Comunista Italiano e la Democrazia Cristiana: Coppi era definito comunista, mentre Bartali era il democristiano. Questa divisione era soprattutto strumentale e, in fin dei conti, poco aderente alla realtà: Coppi e Bartali, non a caso, erano stati ricevuti insieme dal Papa. Tuttavia, la forte immagine cattolica-democristiana di Bartali necessitava una figura in antitesi che rappresentasse i movimenti socialisti, per cui Coppi venne eletto a simbolo dei partiti di quest’area, che si identificavano anche con la laicità del campione. Bartali e Coppi sono stati forse i più importanti ciclisti italiani di sempre, nonché figure di assoluto primo piano nel panorama sportivo mondiale degli anni quaranta e cinquanta. Tra il 1940 e il 1954, i due si diedero battaglia dominando ben otto Giri d’Italia (rispettivamente 5 e 3), conquistando 39 tappe (22 Coppi, 17 Bartali), 4 Tour de France (due a testa), sette Milano-San Remo (4 Bartali, 3 Coppi), più numerose altre competizioni per un totale di 124 vittorie di Ginetaccio Bartali e 122 dell’Airone Coppi.


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La grinta di Maria Cristina

Probabile non le servisse il podio ai Mondiali di Lubiana, lo scorso 31 agosto, per essere una convinta sostenitrice del ciclismo al femminile. Ma una medaglia è arrivata e Maria Cristina Prati può riporla in bacheca con legittimo orgoglio, ennesimo riconoscimento ad un amore, quello per la bici, che non conosce crisi. «Alla finale dell’UCI World Cycling Tour – dice – ero andata preparata per la medaglia più importante. Era una grande occasione, quindi normale puntare al massimo. È arrivato un argento, ed è arrivato per soli due centimetri, percepibili solo al fotofinish. Sul momento mi ha dato fastidio, ovvio, ma poi ripensandoci mi sono resa conto che avevo gareggiato con le atlete più forti del mondo, ed avevo comunque fatto una buona gara, quindi bene così». Quali emozioni hai vissuto in un momento così importante e, oltre alla medaglia, cosa ti porti a casa dopo questa esperienza? «Iniziamo dall’avvicinamento, che è durato un mese, fatto di allenamenti ad hoc, con uscite e lavori specifici. Poi, finalmente, a Lubiana. Non mi aspettavo una città così bella. Soprattutto ho trovato un clima bellissimo e persone molto preparate. L’aria del mondiale si respirava in maniera tangibile, la città ed i suoi abitanti aspettavano le gare, vivevano a pieno il momento. E poi l’organizzazione…». Di livello? «Senza dubbio. Informazioni facili da reperire, mezzi pubblici gratis per gli atleti, possibilità di provare il percorso già il giorno prima, la domenica del Mondiale traffico fermo per tutta la giornata e giudici molto, molto preparati. Abbiamo respirato proprio

Donna In... Bici

a cura di ROBERTO FEROLI

QUESTIONE DI CENTIMETRI NE SONO MANCATI DUE A MARIA CRISTINA PRATI PER VINCERE LA MEDAGLIA D’ORO AI MONDIALI DI LUBIANA: «MA ANCHE L’ARGENTO MI HA RESO ORGOGLIOSA»

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ciclista deve fare per poter dare il massimo». E così è iniziata l’avventura della Maria Cristina Prati che oggi conosciamo. Nel suo palmares ci sono successo disseminati su tutto il territorio nazionale. Per citarne solo alcuni: Circuito Centro Italia, Gran Fondo Monti Sibillini, Gran Fondo Bra, Gran Fondo Straducale, Gran Fondo Selle Italia, Gran Fondo Sardegna, Gran Fondo Pantanissima… e molti altri ancora. L’inizio di questo 2014 era stato invece un po’ meno scoppiettante… un’aria ‘mondiale’. Nei due giorni precedenti si sono svolti i mondiali a cronometro, e poi anche una staffetta a squadre, a scopo di puro spettacolo. Tutto questo mi ha colpito, hanno dimostrato una cultura sportiva maggiore di quella che c’è in Italia. Noi viviamo tutto in maniera più agonistica, ma lì ho notato un rispetto che mi ha sorpreso. Come mi ha colpito che tutte le altre nazioni indossassero la maglia del proprio paese, tranne noi. Ed anche la partecipazione delle rispettive federazioni di appartenenza; le altre mi sono parse più coinvolte, la nostra, invece, una semplice presenza istituzionale». Maria Cristina Prati è un’atleta affermata, conosciuta e rispettata; ma Maria Cristina Prati con la medaglia d’argento conquistata ai recenti Campionati del Mondo Amatori (UCI World Cycling Tour) su strada in Slovenia

Maria Cristina Prati sul podio della Granfondo Sportful

come tutti gli atleti, anche la sua passione ha avuto un inizio... «Ho iniziato a pedalare relativamente tardi, la bici per tanti anni è stata solo un mezzo di trasporto e non uno sport. Poi, da abitante di Cesenatico, non potevo certo rimanere insensibile alle imprese di Marco Pantani, e così ho cominciato con un gruppo di amici. Erano solo uscite all’aria aperta, non curavo alimentazione o altro che allora ritenevo solo dettagli». E poi? Quando è scattato qualcosa, quel desiderio di fare di più e meglio? «Poi ho assistito alla partenza della Nove Colli, edizione 1998. Mi sono detta che l’anno successivo avrei partecipato anche io. Così ho subito comprato una bici più performante ed ho iniziato fare tutto ciò che un

«Sì. Sono entrata in forma più tardi, diciamo che abbiamo potuto fare di più e meglio nella seconda parte di stagione». Ed una volta scesa dalla sella, chi è e di cosa si occupa Maria Cristina Prati? «Lavoro part time in un ufficio ed ho una figlia di 15 anni. Ho anche altri interessi. Mi piace cucinare, ma essendo a dieta non lo faccio. E mi piace leggere, ed anche il giardinaggio. Ma il mio hobby ora è la bici, e volendo dare sfogo alla mia passione in modo agonistico, ed a questi livelli, devo allenarmi parecchio. Non sono sempre in bici, il tempo non ce l’ho, ma esco spesso: in più, anche il riposo è parte integrante dell’allenamento. Quindi sì, ci sono anche altre cose che mi piacciono, ma al momento ho la bici, e fino a quando otterrò risultati, continuerò a dedicarmi a questo bellissimo sport».


foto BETTINIPHOTO



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UCI WORLD CYCLING TOUR 2014 a cura della REDAZIONE

SLOVENIA PIGLIATUTTO NELLA FINALE DI LUBIANA TRIONFANO I PADRONI DI CASA IGOR KOPSE E AJDA OPEKA

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LUBIANA (SLOVENIA) – Lo scorso fine settimana nella capitale Lubiana, in Slovenia, si è svolta la finale dell’UCI World Cycling Tour, vale a dire il Campionato del Mondo su strada degli Amatori. Considerata anche la vicinanza geografica sono stati numerosi anche i partecipanti italiani e numerosi sono stati anche i titoli e le medaglie portate a casa. Partiamo dalle prove su strada, le più importanti e attese: due i percorsi in programma – quello di 157 km e quello di 97 km – con due salite, una di 4,5 km, e l’altra finale di 7 km, punti nevralgici del circuito. Il migliore di tutti in assoluto è stato il padrone di casa Igor Kopse che ha chiaramente primeggiato anche nella sua categoria M 40-44. La più forte delle Donne, invece, è stata ancora una slovena Ajda Opeka.

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Gli uomini sopra i 60 e le donne over 50 si sono misurati invece sul percorso di 97 km. In questo caso i più veloci in assoluto sono stati il tedesco Ulrich Rottler e l’italiana Daniela Passalaqua. Questi i nomi di tutti i campioni del mondo divisi per categoria d’età: Uomini: Giuseppe di Salvo (ITA 19-34), Alfonso Derrico (ITA 35-39), Igor Kopse (SLO 40-44), Bruce Bird (CAN 45-49), Evanio Zimmerman (BRA 50-54), Robert Andre Massot (FRA 55-59),

Ulrich Rottler (GER 60-64), Jan Karlsson (SWE 65-69) e Nicolo Mu (ITA 70+). Donne: Laura Simenc (SLO 19-34), Ajda Opeka (SLO 35-39), Molly Van Houweling (USA 40-44), Kristin Falck (NOR 45-49), Daniela Passalaqua (ITA 50-54), Lynne Anderson (USA 55-59),

Gerti Suberg (GER 6064), Sidsel Grondalen (NOR 65+). Da segnalare, nella categoria 19-34, vinta dalla slovena Simenc, l’ottima medaglia d’argento della bergamasca Manuela Sonzogni del Team Isolmant e la medaglia di bronzo per l’altra italiana Valentina Mabritto. Assegnati anche i titoli della cronometro. Questi tutti i neo campioni del mondo: Donne: Danijela Svetik (SLO 19-34), Juanita Venter (RSA 35-39), Molly Van Houweling (USA 40-44), Trine Hansen (NOR 45-49), Anny Hauglid (NOR 50-54), Camille Deluca Flaherty (USA 5559), Marti Valks (HOL 60-64) e Irmgard Reinisch (AUT 65+). Uomini: Martin Toft Madsen (DEN 1934), Morten Risbjerg Hansen (DEN 35-39), Gregor Tekavec (SLO 40-44), Stefano Nicoletti (ITA 45-49), Robert Garwood (USA 50-54), Michael Pfeil (GER 55-59), Bert Bakker (HOL 6064), Jan Karlsson (SWE 65-69) e Peter Trumheller (GER 70+). L’Italia si distingue anche nella prova del team relay. Era questo un test non ufficiale, ma che ha riscosso un discreto successo. Al via 21 formazioni in rappresentanza di 9 differenti nazioni provenienti da Slovenia, Australia, Polonia, Italia, Norvegia, Russia, Francia, Sudafrica e Canada. Primo posto per l’Italia, con la squadra composta da Alois Vigl, Valentina Mabritto, Stefano Nicoletti e Andrea Nicosia, seconda l’Australia e terza la Slovenia. La prossima edizione della UWCT Final si svolgerà in Danimarca dal 3 al 6 settembre 2015. Per informazioni: www.denmark2015.dk.


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17ª FONDO LEOPARDIANA a cura della REDAZIONE

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L’ACUTO DI MENCARONI IL CORRIDORE RIMINESE DELLA COPPARO SI IMPONE A RECANATI NEL PERCORSO LUNGO, MENTRE IN CAMPO FEMMINILE VINCE LA RIMINESE NERI DELLE FRECCE ROSSE. NEL CORTO SUCCESSI PER L’ANCONETANO MANCINELLI DEL NEWTEAM ESSEBI E PER LA RIMINESE MORRI DELLA MEDINOX. TRA LE SOCIETÀ VITTORIA PER IL TEAM FAUSTO COPPI FERMIGNANO

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Ancora un successo per la Fondo Leopardiana, edizione numero 17, che si è svolta a Recanati, patria di Giacomo Leopardi. Proprio i paesaggi e i luoghi resi immortali dal grande poeta hanno accolto gli 800 iscritti alla manifestazione organizzata dal Ciclo Club Recanati del vulcanico presidente Agostino Nina. Folta la rappresentanza femminile (oltre 60 cicliste), che è cresciuta rispetto allo scorso anno. Al via si sono presentati, in qualità di ospiti, l’ex ciclista professionista Wladimir Belli e l’ex campione di ginnastica Jury Chechi. Presenti Francesco Fiordomo, sindaco di Recanati, il delegato comunale allo Sport Mirco Scorcelli ed Emiliano Borgna, responsabile nazionale dell’ACSI. A vincere nel percorso lungo sono stati Luciano Mencaroni della Cicli Copparo, che vive a Montefiore Conca (RN), e Florinda Neri della Frecce Rosse, che è di Santarcangelo di Romagna (RN), mentre nel corto successi per Alessandro Mancinelli del Newteam Essebi, che vive a Pianello Vallesina di Monte Roberto (AN), e per la riminese Debora Morri della Medinox. Tra le società, invece, si è imposto il Team Fausto Coppi Fermignano, davanti alla Giuliodori Renzo Zeppa Bike e al Newteam Essebi. Nel tracciato lungo poco dopo il via al comando si porta Federico Castagnoli della Cicli Copparo. Al chilometro 69 il corridore ternano viene ripreso da un drappello inseguitore. La situazione evolve e al comando restano poi Mirko Catone della Pro Bike Bottecchia, Luciano Mencaroni della Cicli Copparo e Jarno Calcagni della Bici Adventure Team. Sono loro tre a giocarsi la vittoria, che viene conquistata da Mencaroni davanti a Calcagni e Catone. Tra le donne vince Florinda Neri della Frecce Rosse, davanti a Rita Gabellini del GC SGR Servizi SpA e a Veronica Pacini della Cicli Copparo. Nel percorso corto, invece, è Gregory Bianchi del Team Saccarelli Alpin ad andare in fuga poco dopo il via. Al suo inseguimento si portano Luca Rubechini della Sauro Simoncini e Samuele Scotini del Team Bike Cerqueto, che rientrano al chilometro 50. Sui tre chiudono poi Alessandro Mancinelli del Newteam Essebi e Giacomo Giuliodori della Giuliodori Renzo Zeppa Bike. Nel finale iniziano gli attacchi e a vincere è Mancinelli. Sul secondo gradino del podio sale Bianchi e sul terzo Giuliodori. Tra le donne successo per Debora Morri della Medinox, davanti a Michela Spuri Silvestrini del Newteam Essebi e a Luisella Montebelli del GS Cicli Matteoni FRW. Terminate le gare tutti a fare festa prima sotto i bellissimi loggiati del Palazzo comunale per il gustoso pranzo finale e poi dentro l’atrio di questo splendido edifico per le belle premiazioni, effettuate con prestigiosi trofei e gustosi prodotti tipici. La fondo è stata solo il momento clou della 3 Giorni Leopardiana, che ha visto tutta una serie di eventi animare Recanati: spettacoli, concerti, Festa della Bistecca e la quarta Infinito Bike, bellissima gara in notturna di cross country, che ha portato i circa 70 partecipanti a pedalare lungo le suggestive vie del centro storico della Città della Poesia. A vincere, davanti a un numerosissimo pubblico, è stato per il secondo anno consecutivo il recanatese Giorgio Rossini del Ciclo Club Recanti, figlio di Sandro Rossini, vicepresidente del Ciclo Club Recanati. Sul secondo gradino del podio è salito Pierluigi Quadrini del New Rose Filottrano e sul terzo Simone Stella del Fuori Soglia Piceno MTB.

Insomma, anche la 17a edizione della Fondo Leopardiana è stata davvero un grandissimo evento, raccontato dallo speaker Luca Falcetta. Appuntamento, ora, al 2015, anno in cui la manifestazione compirà la maggiore età e c’è da scommettere che il Ciclo Club Recanati organizzerà una festa davvero speciale per il 18° compleanno di questo bellissimo evento.

foto PLAYFULL NIKON

Luciano Mencaroni vince la Fondo Leopardiana

Classifica assoluta lungo maschile: 1) Luciano Mencaroni (ASD Cicli Copparo) 03:53:51.18 2) Jarno Calcagni (Bici Adventure Team ASD) 03:53:52.93 3) Mirko Catone (Pro Bike Bottecchia) 03:53:54.18 Classifica assoluta lungo femminile: 1) Florinda Neri (SS Frecce Rosse Rimini) 04:28:53.87 2) Rita Gabellini (GC SGR Servizi SpA) 04:29:11.78 3) Veronica Pacini (ASD Cicli Copparo) 04:29:41.78 Classifica assoluta corto maschile: 1) Alessandro Mancinelli (ASD Newteam Essebi) 02:20:28.25 2) Gregory Bianchi (GSD Team Saccarelli Alpin) 02:20:31.50 3) Giacomo Giuliodori (ASD Giuliodori Renzo Zeppa Bike) 02:20:35.25 Classifica assoluta corto femminile: 1) Debora Morri (ASD Medinox) 02:35:46.93 2) Michela Spuri Silvestrini (ASD Newteam Essebi) 02:36:13.54 3) Luisella Montebelli (GS Cicli Matteoni FRW) 02:36:19.79



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SULLA GUGLIA DELLE DOLOMITI a cura di ROBERTO ZANETTI DANIELE BERGAMO HA TRIONFATO NELL’ULTIMA EDIZIONE DELLA CHARLY GAUL (PERCORSO CORTO). SCOPRIAMO COME È NATA LA SUA IMPRESA

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Centrare il podio alla Charly Gaul è sempre motivo di grande orgoglio. Se poi sul podio si sale sul gradino più alto allora è davvero il massimo. Ma per questo meglio lasciar parlare Daniele Bergamo che, col primo posto ottenuto nel “corto”, è entrato nell’albo d’oro dei vincitori di una delle più belle e più dure granfondo che ci sono attualmente sul nostro territorio nazionale. Ciao Daniele, dopo i complimenti doverosi, la domanda sorge spontanea: come hai pianificato i tuoi allenamenti e quanto tempo ci hai dedicato? «Ho preparato la Charly Gaul nelle due settimane precedenti. Il mio calendario agonistico prevede molte gare in salita e circuiti impegnativi quindi, non essendo una gara particolarmente lunga, non ho dovuto lavorare sul fondo, la mia preparazione era già adeguata. Quest’anno mi sono allenato molto sulla forza e i risultati in salita mi hanno dato ragione. Del resto, io non nasco come scalatore puro. Ho sempre fatto bene nelle gare con brevi salite, con poco recupero. Sono uno scattista veloce. Purtroppo il calendario Trentino Alto Adige offre quasi esclusivamente gare dure e in salita. Negli ultimi tre anni mi sono adeguato al calendario e con allenamenti e preparazione mirata posso definirmi pronto anche per questo tipo di competizioni.»

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5 min

foto DANIELE BERGAMO

Daniele Bergamo in azione

Qual è stata la prima cosa che hai pensato dopo aver tagliato il traguardo e chi, ora, vorresti ringraziare per aver ottenuto questo risultato così prestigioso? «La prima cosa che ho pensato è stata la soddisfazione per aver vinto. Vedere i sacrifici ripagati è molto bello. La vittoria la volevo, ero determinato. Negli ultimi due anni avevo ottenuto un quarto e un terzo posto, quest’anno non volevo sbagliare. Vorrei ringraziare la società TVB Unterthurner di patron Fontanari che ci mette una grande passione e ci segue sempre, e i compagni di squadra, soprattutto Silvano Janes che mi ha dato un grande aiuto.» Nel 2015 immagino ti presenterai ancora ai nastri di partenza con un pettorale da favorito. È troppo presto per pensarci ma credi di poter bissare l’impresa di quest’anno? «Assolutamente è troppo presto ora per pensare al 2015, ho ancora molti appuntamenti nel corso della stagione. Credo comunque che se sarò al via lo farò da protagonista e cercherò di vincere. Se poi qualcuno sarà più forte di me gli farò i complimenti.» Lavorando presso la Provincia Autonoma di Trento si può dire che hai “giocato in casa”. Quanto conta per un trentino DOC come te una vittoria così importante, sulle strade di casa, tra la tua gente?

Daniele Bergamo vincitore del percorso mediofondo alla recente La Leggendaria Charly Gaul foto NEWSPOWER CANON

«È stata una soddisfazione particolare. Fino ad oggi sono a sette vittorie assolute ma, per la mediaticità della gara vista sui giornali e in tv, questa vittoria è senza dubbio quella che ha avuto più risonanza tra amici e colleghi. Molti ti vedono, molti ti fanno i complimenti. È un ulteriore motivo di soddisfazione.» Dove e come trovi il tempo per allenarti? Anche tu, come molti altri ciclisti amatori (compreso il sottoscritto), sfrutti la pausa pranzo rinunciando a un buon piatto di pasta pur di ottenere quello che ti sei prefissato? «Io lavoro a pochi chilometri dal monte Bondone quindi continuo su e giù (scherzo)! Mi alleno spesso dopo il lavoro, nel pomeriggio dopo le 17 oppure il sabato e la domenica. Se non ho competizioni approfitto per allenamenti più duri e più lunghi. Le mie uscite sono di norma sulle due ore e a buon ritmo. Faccio molta salita, almeno una salita di 5-6 chilometri ed oltre ad ogni uscita.» E con la famiglia come la mettiamo? Ovviamente non è facile far conciliare le due cose; quali compromessi hai dovuto mediare per fare tutti contenti ed essere sempre performante, in gara e in allenamento? «Fortunatamente nella mia famiglia sono tutti sportivi. Io ho iniziato nelle categorie giovanili e dopo una pausa di qualche anno, quando ho lasciato gli under23, ho ripreso sempre con la presenza della famiglia. Spesso mi seguono alle manifestazioni.» Dopo il mese di agosto, in cui anche il calendario agonistico tende ad andare un pochino in ferie, ci avvieremo al gran finale di stagione con delle belle granfondo. Hai in programma altre gare o pensi che per quest’anno possa bastare così? «Credo di partecipare alla granfondo Prosecco Cycling di Valdobbiadene (TV). Il mio programma agonistico prevede ora alcune gare impegnative in salita. Spero di aggiungere altre vittorie a questa stagione che fino ad ora mi ha reso felice. Il livello agonistico in Trentino è molto alto; nelle gare dure ci sono i migliori corridori italiani per la salita, non è mai facile vincere. Ma ci proverò.»



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HOTEL TOSCO ROMAGNOLO a cura della REDAZIONE

PROFUMO D’AUTUNNO NEL REGNO DI TEVERINI UNA VACANZA A MISURA DI BIKER NEL CUORE DELL’APPENNINO TOSCO ROMAGNOLO. DOVE L’ARIA È GIÀ PERVASA DAGLI ODORI DI CASTAGNE, TARTUFI E MIRTILLI

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Arriva settembre, l’alta stagione del turismo termale, il mese ideale per visitare Bagno di Romagna. Qui, nel cuore della Valle del Savio, i profumi d’autunno arrivano prima e nell’aria frizzante si comincia ad avvertire quel retrogusto di castagne, tartufi e mirtilli. L’Hotel Tosco Romagnolo, l’emporio dei sapori con il suo rinomato ristorante Casa Teverini, apre le porte ai turisti per una vacanza rigenerante e per prepararsi al meglio ai rigori dell’inverno. In questo “luogo fuori dal tempo”, dove il cliente può scegliere tra un weekend romantico ed una vacanza consacrata al benessere, i ciclisti sono sempre in pole-position. Su queste strade, che declinano dolcemente verso le falde appenniniche, dove tre regioni s’incontrano in un Eden di rara bellezza, dove l’autunno ha i colori impetuosi di un Caravaggio e il fruscìo delle sorgenti scandisce l’incedere del tempo, la famiglia Teverini vi aspetta per una vacanza a misura di biker. Tra i pacchetti “all-inclusive”, infatti, anche un fine settimana sui pedali con la possibilità di essere accompagnati da una guida escursionista alla scoperta degli scorci panoramici più suggestivi dell’Appennino tosco-romagnolo. Una “full-immersion” nella natura più incontaminata, in un luogo dove l’ospitalità è una religione. Qui i cicloturisti, oltre ad una cucina dietetica calibrata in base alle loro specifiche esigenze, troveranno una bike-room professionale, che può ospitare 25 biciclette ed altrettanti armadietti personalizzati. Disponibile anche l’officina attrezzata e l’area riservata al lavaggio delle biciclette. E per gli atleti più esigenti (e le loro compagne) piscina con acqua termale con idromassaggi e cascata defaticante e accesso al centro sportivo Body art Village di Bagno di Romagna, a pochi passi dall’hotel, che offre tre campi da tennis regolamentari ed area fitness “griffata” Technogym. Aperta ai bikers anche l’elegante Beauty Farm con accesso al bagno di vapore con lettini relax, il servizio di lavanderia per abbigliamento tec-

nico (su richiesta), il “Welcome Drink” con la consegna del materiale informativo della zona, degustazioni di marmellate, vini e formaggi e servizio di transfert dagli aeroporti e assistenza per il trasporto bagagli (su richiesta). E per una vacanza “a misura di ciclista”, non potevano mancare cinque escursioni in bicicletta negli scorci più suggestivi della Valle del Savio: dal tour storico della Gran Fondo del Capitano all’antico Eremo monastico di Camaldoli, da Cortona (nel cuore della Val di Chiana) al Giro dei laghi, fino alla città plautina di Sarsina.

Cycle ly d n e i Fr


All’Hotel Tosco Romagnolo sta per partire la “Cooking Class”, ovvero le lezioni di cucina tenute dallo chef stellato Paolo Teverini dell’omonimo ristorante di Bagno Di Romagna. Non un semplice corso di arte culinaria, ma la possibilità esclusiva di trascorrere qualche ora in cucina assieme ad una nobile firma della gastronomia internazionale per condividere le proprie tecniche e le proprie esperienze. In programma diverse serate “a tema” in cui verranno spiegati, cucinati e assaggiati tutti i piatti preparati. La Cooking Class è una scuola di cucina dedicata ai principianti, a chi cucina da sempre e vuole migliorarsi, ma anche a chi, semplicemente, ama il buon cibo. Le lezioni hanno una “mission” tanto semplice quanto ambiziosa: far conoscere le materie prime, le tecniche di cottura e i segreti di chi cucina per professione. I CORSI Cucina Autunnale Funghi, castagne, tartufi e... le sue salse! Martedì 30 settembre (h 20) Le ricette della trazione... e tu come le fai? Le ricette che tutti sappiamo fare (o vorremmo saper fare) ma che abbiamo forse dimenticato: dalle lasagne, ai tortelli nella lastra, al raviggiolo... al tiramisù Martedì 28 ottobre (h 20) Primi passi in cucina Gli appuntamenti “primi passi in cucina” nascono dalla richiesta di fornire un aiuto concreto a chi non sa come muoversi in cucina. Il corso si articola in 3 appuntamenti dove, attraverso la realizzazione di menù completi, verranno fornite tutte le nozioni basilari per meglio destreggiarsi tra pentole e fornelli. Ricette semplici, dedicate a chi ha poca esperienza in cucina, a chi non ha mai frequentato un corso di cucina. Perché tutti possono imparare a cucinare! Martedì 11-18-25 novembre (h 20) Menù Low Cost Un corso per imparare a cucinare piatti prelibati senza spendere troppo, perché per mangiare bene servono ingredienti di stagione, buone idee e amore per la buona cucina Data da definire (h 20) Finger Food Idee semplici e gustose per Apericena very Glamour Martedì 2 dicembre (h 20) Menu delle Feste Idee consigli, ricette per preparare in anticipo tante ricette perfette per il Natale e il Capodanno Martedì 16 dicembre (h 20) Comfort Food: coccolarsi mangiando I cibi che ci aiutano a migliorare il nostro stato d’animo nei momenti di relax Martedì 20 gennaio (h 20)

COOKING CLASS

PAOLO TEVERINI: «VI SVELO I MIEI SEGRETI IN CUCINA» STA PER PARTIRE IL CORSO DI GASTRONOMIA DELLO CHEF PLURI-STELLATO. DALL’APERICENA ALLE RICETTE DELLA TRADIZIONE, DICIOTTO LEZIONI PER DIVENTARE UN MASTERCHEF

Piccoli chef alla riscossa (riservato ai bambini dai 5 ai 10 anni) Un golosissimo appuntamento per divertirsi in cucina Domenica 18 gennaio (h 17) In cucina con due Chef Stellati Due chef stellati a tua disposizione! Sveleranno i loro segreti e i loro piatti del cuore Data da definire Menù di San Valentino Sorprendi la persona amata con una sublime, romantica cena a domicilio Martedì 3 febbraio (h 20) Dolci di Carnevale Castagnole, frappe, tagliatelle e chiacchiere… per divertirsi in cucina. Martedì 10 febbraio (h 20) Cucchiaini e bicchierini per una Pasqua sfiziosa Tante piccole preparazioni calde o fredde, cotte o crude, da preparare in anticipo o da sfornare all’ ultimo momento per festeggiare in modo insolito la Pasqua (e non solo) Martedi 10 marzo (h 20) 1 lezione € 45 Cucina Rapida: apro il frigo e... cucino E adesso cosa metto in tavola? È forse la domanda che ci facciamo più spesso quando apriamo il frigorifero! Ecco la risposta: tante idee per piatti veloci e dalle mille varianti, senza per questo rinunciare a gusti e sapori Martedì 24 marzo (h 20) Primavera Light Ricette leggere, gustose ed equilibrate che ci aiuteranno a metterci in forma e a depurarci. Martedì 14 aprile (h 20) I piatti più serviti! I piatti che hanno fatto la storia del Ristorante Paolo Teverini: tortelli di patate al tartufo nero, intercostata di manza chianina con formaggio di fossa, scampi di zucchine arrostiti con zucchine, agnello in fricassea, passatelli al formaggio di fossa, sfogliatina alle mele e Calvados... Martedì 28 aprile (h 20)

Festa della Mamma in cucina Per preparare tante buone cose e condividere il piacere di cucinare! Domenica 10 maggio (h 16) 1 lezione € 65 (2 persone) Per questo appuntamento è possibile invitare un ospite per la degustazione di quanto preparato durante la lezione. Gli ospiti sono attesi alle h 20 e il costo è di € 15. Cucina Vegana Niente carne né pesce né salumi, dunque niente gusto? Al contrario i piatti vegani possono nascondere un sorprendente mondo di sapori, tutti da scoprire! Martedì 12 maggio (h 20) Cucina estiva Fresca, veloce e spettacolare! Martedi 26 maggio (h 20) INFO In tutte le lezioni si assiste alla dimostrazione pratica e alla seguente degustazione delle ricette spiegate. Il numero minimo è di 8 partecipanti. Singole lezioni € 45; Carnet da 5 lezioni a scelta € 40 ognuna; Carnet oltre 10 lezioni a scelta € 35. Per chi seguirà tutte le nostre lezioni in omaggio una Cena per due persone al Ristorante Paolo Teverini. A fini organizzativi vi chiediamo di effettuare l’iscrizione ai corsi almeno 8 giorni prima tramite telefono oppure e-mail gaia@ passioneteverini.it versando un acconto pari al 30% dell’importo del corso scelto. Ci riserviamo la facoltà di rinviare un corso dandone tempestiva comunicazione agli iscritti. Nel caso di annullamento la quota di iscrizione sarà rimborsata per intero. Le lezioni si svolgono direttamente nel regno di Paolo Teverini, la sua Cucina c/o Hotel Tosco Romagnolo Bagno Di Romagna Per maggiori informazioni e prenotazioni contattare 0543-911260 chiedendo di Gaia oppure Melita. Idea Regalo, dona un Corso di cucina Un’idea in più per un regalo originale e utile! Per un compleanno, una ricorrenza importante o il Natale... un corso di cucina per un regalo insolito e speciale, per rendere felice una persona cara. Scegli il corso che preferisci, penseremo noi a confezionarti il regalo!


ITALIA HA PRESENTATO

A EUROBIKE LE NOVITÀ FIR

IL NUOVO MOZZO R DISK PER I FRENI A DISCO E NUOVE RUOTE, STRADA E MOUNTAIN, IN LINEA CON LE TENDENZE DEL MOMENTO Nella nuova collezione Off Road FIR 2015, spicca la nuova ruota Fir Hyperlite Enduro 27,5” con cerchio in alluminio e mozzo perno passante anteriore convertibile in 9/15 e posteriore convertibile in 135/142. Il mozzo ha 32 fori, il cerchio è asimmetrico e più largo per dare maggiore solidità alla ruota. La ruota è stata progettata con tutte le specifiche necessarie per una disciplina “Sempre al limite” come l’Enduro. Per la linea Road, invece, le novità iniziano dalla ruota dedicata al freno a disco con il nuovo mozzo progettato esclusivamente per questa tipologia di ruote, sia in versione cerchio in alluminio sia in carbonio. La linea carbonio è la R1-2 DISK e la linea Alu la R3 DISK. Il nuovo mozzo R Disk ha il body forgiato e scaricato in CNC per alleggerirne il peso, le flange però sono

state spessorate perché il mozzo è il fulcro della ruota e la pinza del freno lavorando molto sul disco ha bisogno di un mozzo consistente per evitare rotture, anche il numero dei raggi è maggiore, 24 sia per l’anteriore sia per il posteriore. Le ruote Antara, ideali per la specialità Triathlon, ma non solo, sono reattive e scorrevoli. Basta lanciare la bici ad alte velocità e spingere sui pedali per raggiungere velocemente il traguardo. Il fulcro di questa innovativa ruota dedicata alla velocità è il mozzo XR TYPE con profilo in carbonio da 88 mm sia per tubolare che per copertoncino. Per le prove a cronometro c’è la Killing a tre razze per l’anteriore e lenticolare per il posteriore. Questa tipologia di ruote è ideale per le gare a cronometro grazie alla maggiore resa aerodinamica dovuta all’assenza di vortici creati dai raggi. Ricordiamo che ogni ruota FIR è studiata, progettata e prodotta in Italia all’interno delle Officine Parolin con tecnologie all’avanguardia e secondo procedure di produzione certificate nel rispetto degli standard ISO 9001.

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PRESTIGIO a cura della REDAZIONE

DAL PRODUTTORE AL CONSUMATORE

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5 min

NIENTE PIÙ AGENTI, NIENTE PIÙ NEGOZI E NIENTE PIÙ INTERMEDIARI: LA FILIERA DEL MERCATO SI ACCORCIA, ANZI SI ANNULLA. TUTTO A VANTAGGIO DEL CLIENTE

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La formula commerciale “dal produttore al consumatore” approda anche sul mercato italiano e Prestigio, fedele al suo genoma innovativo, arriva ancora una volta prima di tutti. Niente più agenti, niente più negozi e niente più intermediari: la filiera del mercato si accorcia, anzi si annulla, «perché quando un ciclista compra la ‘sua’ bicicletta – spiega Giancarlo Di Marco – a noi piace guardarlo negli occhi, spiegargli cosa acquista, trasmettergli non la suggestione del venditore, ma la passione di un’azienda». È un format commerciale ormai consolidato ma, in questo caso, dettato da una certezza: «I telai Prestigio non sono concepiti per un negozio multi-brand – prosegue l’Amministratore Delegato – non è una questione di sfiducia nei confronti dei negozianti, ma un atto di realismo verso il mercato. Noi del resto non vendiamo solo un prodotto, ma una filosofia. Chi acquista Prestigio deve sapere che, sulla biomeccanica di quella bicicletta, ci ha lavorato un certo Michele Bartoli; deve sapere che da noi il ‘made in Italy’ non è solo uno slogan su un adesivo; deve sapere che i nostri foto ROBERTO TURCI


foto ROBERTO TURCI

telai in carbonio sono i più leggeri e performanti del mercato e che se c’è un problema da risolvere, non si troverà di fronte un negoziante che fa spallucce, ma un’intera azienda pronta ad assisterlo». Così, nell’Antica Repubblica di San Marino, ha già aperto il primo outlet Prestigio, il centro monomarca dove acquistare in esclusiva i celebri telai in carbonio: «Accorciando la filiera – spiega ancora Di Marco – si annullano provvigioni e marginalità e tutto a vantaggio dell’utente finale che può acquistare un prodotto top di gamma ad un prezzo veramente eccezionale. Il risparmio è oggettivo: i prezzi che una azienda applica normalmente ai negozianti, noi li offriamo ai clienti finali. Sarà come acquistare la frutta dal con-

tadino bypassando il centro commerciale: prodotti selezionati a prezzi imbattibili». E se una gita a San Marino vi pare troppo onerosa, sta per debuttare sul web il portale di Prestigio, l’emporio online dove acquistare biciclette e componentistica con un semplice clic: «Faremo in modo – conclude Di Marco – che il portale non appiattisca la vendita, che resterà una procedura sempre vis-à-vis, altamente personalizzata. Anche per chi acquista online, la nostra assistenza sarà totale, soprattutto nella fase post-vendita. Perché quando un ciclista acquista una bicicletta Prestigio, il nostro obiettivo è soltanto uno: vederlo tornare dopo qualche anno per acquistarne un’altra».

“REGOLARE SEMPRE”: LA TELEVENDITA VA IN RETE Anche le televendite, format commerciale portato in auge negli anni ’80 da Aiazzone (“provare per credere”), sbarcano sul web. Pioniere delle televendite su internet il titolare dell’azienda Prestigio di San Marino Giancarlo Di Marco che, primo caso in Italia, venderà le sue pregiatissime biciclette in carbonio attraverso la rete. Non si tratta, va detto, del solito e-commerce. In questo caso, infatti, Di Marco sarà protagonista di vere e proprie telepromozioni che, al grido di “regolare sempre”, invaderanno nelle prossime settimane il cyberspazio del web. «La televendita su internet – spiega Di Marco – rappresenta una sintesi perfetta tra passato e futuro della comunicazione. Il format è quello tipico della filosofia commerciale degli anni ’80 e ’90,

figlio di quella ‘televisione del sorriso’ che nel nostro paese ha fatto la fortuna di tante aziende. In questo caso, cambia la piattaforma, dal tubo catodico

al web, ma resta intatta la formula. Ci auguriamo che questo remake possa incontrare il gradimento del pubblico ed aprire nuovi scenari per il mercato della bicicletta».


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ALVARO RAIMONDI a cura di ROBERTO FEROLI

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LA MIA VITA CONTRO IL TEMPO PRIMA IL TRICOLORE E POI L’IRIDE. STORIA DI UN CRONOMEN (VINCENTE) NATO QUASI PER CASO

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Nel biglietto da visita di Alvaro Raimondi c’è scritto «campione italiano a coppie e del mondo». Ma andiamo con ordine; parliamo di crono, giusto? «Sì, ormai da qualche anno è la mia specialità. Ero uno dei tanti ciclisti su strada, non avevo neppure mai considerata l’idea di provare la sfida di una cronometro». E poi, cosa è successo? «E poi, la prima volta che ho visto una bici da crono, me ne sono innamorato. Delle forme, in particolare. L’ho voluta provare ed è diventata da subito la mia nuova specialità». Domanda a beneficio dei neofiti: in cosa si distingue la bici da crono rispetto a quella da strada? «Il peso non è rilevante, anzi, per sfruttare al meglio la spinta è giusto che pesi qualcosa in più rispetto all’altro modello. Poi

Alvaro Raimondi

le linee, evidentemente molto più aerodinamiche, più filanti. Ed ovviamente la posizione in sella, completamente differente rispetto agli standard classici. Ovviamente tutto è teso ad avere una linea che tagli l’aria quanto più possibile». Capitolo allenamenti e gare: paradossalmente la Romagna non offre così tanti spazi per allenarsi… «È così. I classici saliscendi tipici del nostro territorio non consentono quelle lunghezze che sono invece necessarie ai cronoman. Ci servono chilometri in linea, e li troviamo al massimo dalle parti di Ferrara, oppure in Emilia». Come prepari e come vivi la performance nel tuo sport? «Molti colleghi lavorano sempre in sella, mentre io cerco e trovo potenziamento muscolare col lavoro di pesi, in palestra, che mi piace molto. La palestra è una delle mie passioni, dei miei hobby. Quando sono in gara, invece, devi essere in grado di dare tutto sulla distanza, gestendo anche le energie a seconda dei chilometri. Tutto a testa bassa, ovviamente; non c’è modo e tempo per guardarsi attorno…». Dalla curiosità per una bici un po’ particolare, diversa dalla tua, fino alle

maglie, tricolore ed iridata. Come è andata? «Nel 2013 ho vinto il campionato italiano a coppie, in Umbria, insieme al mio compagno di squadra Andrea Santi. Un percorso particolare, non completamente in linea, con diversi avvallamenti. Poi quest’anno ho vinto sia il titolo italiano, anzi, ne ho vinti due; ad Imola, dentro l’autodromo, quello UISP, e ad Occhiobello, in provincia di Ferrara, quello della Consulta. Poi ho conquistato anche la maglia mondiale, sempre ad Occhiobello. Con una differenza sostanziale tra le prime due vittorie e quella iridata». Quale? «I campionati italiani si corrono sui 15 chilometri, quello mondiale sui 17. In quei due chilometri da gestire si nascondono molte insidie. Diciamo che è come per un cicloamatore, che invece di dover fare 6 salite se ne trova davanti 8; andare in crisi in quelle due in più ti cambia la gara e quindi il risultato». Palestra, e naturalmente bici. C’è spazio per un hobby nel tuo tempo libero? «Come ho detto, la palestra è il mio hobby. Poi, quando arriva l’estate, mi piace anche dedicarmi al surf. Per il resto bici, bici, bici».



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BIOMECCANICA INBICI

a cura di RENATO ROTUNNO*

FRA PIEDE E SCARPA UNA RISPOSTA VINCENTE PER COMFORT E PERFORMANCE

I

Il piede del ciclista svolge il ruolo di ricevere la forza propulsiva proveniente dalla gamba e di trasferirla al pedale modulandone la direzione in ogni grado di rotazione della pedivella. La struttura del piede si è però evoluta per supportare un ruolo di appoggio e di propulsione nel cammino e nella corsa e non di trasmissione dell’impulso nel gesto della pedalata nei 360° di rotazione della pedivella. Il piede del ciclista deve, infatti, rapportarsi con un elemento assolutamente rigido come quello della suola della scarpa con l’unica variabile di variare l’inclinazione del proprio piano di appoggio fulcrato sul pedale. La pressione del piede del ciclista tende perciò a concentrarsi sempre in corrispondenza dell’asse del pedale corrispondente alla regione delle teste metatarsali del piede. Sul piano frontale il piede e con lui le articolazioni di caviglia e ginocchia rimangono orfane di un controllo vista e considerata la carenza strutturale del piede e della gamba a svolgere questo ruolo. Ne consegue che l’inserimento di un supporto o di un’interfaccia adeguata o personalizzata per il piede nella scarpa permetterebbe di migliorare sensibilmente la sua azione di trasmissione della spinta. In termini tecnici ci riferiamo all’utilizzo di una soletta ergonomica per ciclismo. Fra le solette ergonomiche per ciclismo esistenti un prodotto che sta conquistando giudizi estremamente positivi da parte dei suoi utilizzatori sono le Solevelò. La loro particolare forma ergonomica 3D nasce dallo studio e dall’esperienza ventennale di Velosystem® nell’ambito della biomeccanica applicata al ciclismo. Le Solevelò, costituite da strati di materiale termoformabile di diverso grado di resistenza meccanica e da inserti specifici in materiale assorbente e fibra di carbonio, supportano l’azione del piede nella pedalata rispondendo alle specifiche esigenze di comfort e di efficienza. Caratteristiche Strutturali

Vantaggi Funzionali

Forma ergonomica con replicazione delle arcate del piede

Aumento della superficie trasmissione spinta e maggiore distribuzione tensioni meccaniche

Struttura di supporto delle arcate plantari e conchiglia di stabilizzazione calcaneare

Stabilizzazione della caviglia e allineamento ginocchio sulla verticale di spinta sul pedale: • miglioramento efficienza • prevenzione tensioni

Rinforzo con strato di materiale assorbente su regione metatarsale

Riduzione tensioni fascia metatarsale

Materiale termoformabile con memoria parziale e adattamento alla morfologia del piede.

Elevata capacità di adattamento e personalizzazione per ogni piede e tipologia

info@velosystem.com

Il vantaggio di un loro utilizzo, consiste nell’offrire una superficie di appoggio più ampia e distribuita su tutta la volta del piede portando in equilibrio i tre punti di appoggio nella scarpa: tallone, metatarso esterno, metatarso interno. Ciò consente di stabilizzare la caviglia e di centrare la tibia sull’astragalo riducendo sollecitazioni al ginocchio con conseguente aumento dell’efficienza di spinta. Non solo. La riduzione degli spostamenti del piede all’interno della scarpa permette una diminuzione delle frizioni e sollecitazioni meccaniche dei tessuti. L’alta specificità del prodotto ne suggerisce l’utilizzo in tutte le specialità del ciclismo, (strada, MTB, pista, chrono, triathlon) e in sport dove vi sono condizioni di scarsa mobilità del piede come sci, pattinaggio e simili.

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Fig. 1a: gamba wrong Fig. 1b: gamba correct

*Responsabile Tecnico Velosystem®


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CYCLING CENTERS

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Cesenatico FC Monza-Brianza MB Fondi LT Luzzi CS Roma RM Nuoro NU Pergine V. TN Piacenza PC Massagno - Svizzera Capriolo BS Malo VI Carpi MO Cascina PI Città di Castello PG Argenta FE Novoli LE Tovo di S. Agata SO Brasilia Brasile Varese VA Terni TR Pinerolo TO Civitavecchia RM Boffalora S.T. MI Impruneta FI Crema CR Forlì FC Bari BA Manfredonia FG Cesenatico FC

0547 675940 348 5179391 0771 537644 0984 543780 06 8553828 0784 39050 331 4266446 334 8984694 +41 79 6237763 333.8786175 0445 607702 331 1769295 328 5516679 338 7989271 0532 852233 0832 711052 0342 770066 (61) 3248 0460 0332 1810073 324 6232614 0121 3258151 0766 3 20 39 02 97255461 055 2020004 0373 278063 338 8723018 080 8964504 0884 536306 0547 673499

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Laboratorio biomeccanico professionale offre tutti i servizi Velosystem

Punto attrezzato per l’offerta dei servizi base per il comfort del ciclista


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PAGINE GIALLE info@inbici.net

a cura della REDAZIONE

QUEL RAGAZZO FARÀ STRADA…

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7 min

NEL 1957 IL 24ENNE ERCOLE BALDINI, NOVE MESI DOPO AVER DEBUTTATO TRA I PROFESSIONISTI, TRIONFAVA NEL GIRO DEL LAZIO CONQUISTANDO LA MAGLIA DI CAMPIONE D’ITALIA. ERA LA CONSACRAZIONE DI UN TALENTO EMERGENTE CHE, L’ANNO DOPO, VINCENDO GIRO E MONDIALE, SI SAREBBE GUADAGNATO IL SOPRANNOME DI “NUOVO COPPI”

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Era il 3 ottobre del 1957, quando Sport Illustrato, il settimanale diretto da Emilio De Martino, pubblicò in prima pagina la grande foto a colori di Ercole Baldini che, vincendo l’ultima prova a cronometro del Giro del Lazio, a soli 24 anni – 9 mesi dopo il suo debutto tra i professionisti – conquistava la maglia di Campione d’Italia (quando quella maglia contava davvero). Negli anni ’50, il Giro del Lazio era una competizione estremamente prestigiosa, il compendio di un’intera stagione, alla quale erano ammessi soltanto i venti migliori corridori dell’anno, selezionati in base ai piazzamenti ottenuti nelle più importanti gare italiane. Non a caso, nell’albo d’oro della rassegna, figuravano anche atleti del censo di Vicini, Motta e Magni, che si era imposto l’anno prima. A raccontare, con l’enfasi dialettica tipica del periodo, una pagina importante del ciclismo di allora, è una firma che, negli anni, avremmo imparato ad accostare ad altri sport, Nando Martellini.

«Baldini – scriveva il cronista oltre mezzo secolo fa – si è impegnato a fondo solo per questioni di prestigio. La sua vittoria era certa, inevitabile, tanta è la sua superiorità nelle corse a cronometro su tutti, in Italia, e tanto lampante è apparsa subito sul percorso fin dai primi metri. Era in gioco soltanto la misura di questa vittoria, il numero dei secondi da mettere fra sé vincitore e tutti gli altri. Per questo Baldini si è battuto, e per questo motivo la sua vittoria, nettissima, ha assunto un carattere di trionfo e ha visto moltiplicato il suo significato sportivo. Baldini aveva 48’’ su Cestari dopo il primo giro, 2’01’’ su Boni dopo il 2°, 4’20’’ su Nencini dopo il 3°, 5’17’’ su Sabbadin alla fine. Un crescendo spettacoloso che ha inesorabilmente respinto i generosi tentativi di Cestari, Boni, Nencini e Sabbadin: gli uomini che lungo i 116 chilometri della gara hanno cercato di opporre qualcosa di concreto alla dilagante offensiva di Baldini. Il ragazzo dell’Alata – prosegue l’articolo – ha tentato subito, con giovanile entusiasmo, ma con troppa fiducia nei propri mezzi, di mettersi sul passo di Baldini, ma ha pagato lo sforzo con una classifica finale di ordinaria amministrazione e non di eccellenza. Boni è venuto fuori nella


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fase centrale di corsa riconfermando la sua classe e le molte promesse già mantenute nella giovane carriera. Nencini è salito alla ribalta sul finale, quando la fatica parlava già a favore degli uomini di fondo. Poi è esploso Alfredo Sabbadin, con Baldini il vero trionfatore della giornata. Il giovane leader della San Pellegrino, alle prese con una gara a cronometro tutta piana e con una distanza ragguardevole, cose che non gradisce molto, ha ripetuto una delle sue maiuscole prove di quest’anno, chiamando ancora a consensi senza riserve tifosi e critica». Poi una considerazione tecnica più ampia: «Con Baldini e Sabbadin – scrive Martellini – il ciclismo italiano chiude all’attivo le vicende dell’annata sportiva del 1957 e lascia motivi per un moderato ottimismo sulle prossime gare internazionali. Con Nencini, Boni e Cestari vanno elogiati in modo particolare Germano Barale, Bottecchia, Gismondi, Fornara e Monti. Per non dire di tutti i venti partecipanti di diritto alla finale del Campionato italiano che hanno guadagnato questo onore con le precedenti belle prestazioni in Campania, Romagna, Toscana e Liguria e che hanno compiuta la dura difficile prova organizzata ad Ostia, in grande stile, dal Corriere dello Sport in concomitanza con la finale della San Pellegrino». Il servizio di sei pagine è anche corredato da un simpatico box nel taglio basso, nel quale il giornalista Renato Diani parla della mamma di Baldini («che lo vedeva correre per la prima volta»): «La signora Baldini – scrive – non ha resistito ed è andata in albergo prima della cerimonia della vestizione. Ha visto per la prima volta il suo ragazzo correre in bicicletta. In maglia tricolore lo vedrà tanto tempo. C’era troppa gente, troppo rumore per lei, donna semplice di Romagna. È fuggita». Nelle ultime due pagine, Sport Illustrato dedica un approfondimento su Ercole Baldini, sottolineando le promesse mantenute e quell’impresa conquistata dopo soli nove mesi di professionismo. Cesare Facetti, nel cantarne le lodi, gli profetizza un grande futuro. L’anno dopo vincerà il Giro d’Italia davanti a Charly Gaul e il

campionato del mondo su strada a Reims. Un’accoppiata che gli valse il soprannome di “Nuovo Coppi”.


corre insieme a Max Lelli

Xerpa by Otto - settembre 2014

DALLA GERMANIA A PADOVA, PASSANDO PER LA TOSCANA A pochi giorni dalla chiusura della consueta kermesse in terra tedesca, la manifestazione Eurobike, il brand Xerpa ritorna a Modena promosso a pieni voti. Prima di ogni altra cosa, la presenza a questo immancabile appuntamento ha finalmente acceso l’attenzione attorno all’innovativo prodotto di Otto Srl: nei 13 padiglioni della struttura di Friedrichshafen non era presente alcun articolo che potesse replicare il concept e il design del kit SOS forature Xerpa. Poi, il ritorno di immagine: il piccolo ma estremamente curato stand, seppur sfortunatamente soffocato tra le enormi strutture dei maggiori costruttori di accessori bici, è stato meta di un positivo pellegrinaggio da parte degli operatori di settore che, mossi dalla curiosità, hanno potuto toccare con mano la qualità dell’innovazione. Il processo di internazionalizzazione di Xerpa passa da qui: il management del brand modenese si è mosso veloce e deciso, garantendosi l’ammirazione dei maggiori distributori europei. Di innovazione si parla, chiaramente. Nel campo della bici quasi tutto si è evoluto. Il contenitore sotto sella – antiestetico e ormai obsoleto astuccio a sbalzo – non ha subito significative trasformazioni, sopratutto concettuali. La sfida di Xerpa è quella di mandare in pensione questo datato sistema di trasporto degli attrezzi a favore di un più attuale modo di utilizzo, ispirato dal design. La vision di Xerpa si riassume, quindi, nell’innovazione proposta, presentando al mercato europeo il Kit Xerpa: un ausilio completo ed efficace pensato per ogni ciclista che si trova a dover affrontare il momento della riparazione di una foratura. Due contenitori (le cui domande di brevetto sono depositate) che trovano spazio in due posizioni strategiche e differenti della bicicletta.

Proprio per le sue caratteristiche di novità assoluta nel settore bici, Xerpa correrà presto sulle strade della Toscana (e non solo), accompagnando le salite e le discese del suo nuovo uomo immagine. La notizia più suggestiva di questa prima settimana di settembre è la chiusura di un accordo di collaborazione per lo sviluppo tecnico dei prodotti Xerpa, tra Otto Srl e Massimiliano Lelli, noto volto del ciclismo italiano ed ex professionista di alto livello. Dopo un breve test estivo ed un rapporto nato sotto il sole della Maremma, Max Lelli è stato folgorato dall’idea di Xerpa ritenendo il prodotto un vero spartiacque tra il passato ed il futuro della passione a due ruote. Ciao Max. Due parole su questa nuova collaborazione? «Devo dire che il progetto di Alessandro (Candito, lo sviluppatore del Kit Xerpa - ndr) è al tempo stesso folle ma estremamente avvincente. Fare impresa attorno ad un prodotto che di fatto non esiste in commercio, novità assoluta, non è affatto semplice. Devo dire che questo mi ha impressionato positivamente. Ed eccomi qui!» Che ruolo ricoprirai in questo progetto? «Il mio ruolo è semplice ma di grande importanza. Migliorare, dove possibile, il prodotto e sviluppare in modo pratico nuove idee. E poi farlo conoscere, perché no! Attualmente il mio lavoro mi porta spesso a pedalare con gruppi organizzati, con vecchi e nuovi amici. Tutti potrebbero aver necessità di Xerpa, lo trovo geniale!» Tu lo stai usando, immaginiamo. Come ti trovi? Un tuo parere da ex-professionista? «Devo dire la verità: in gara non avrei mai utilizzato Xerpa. Chiaramente l’ammiraglia è lì appositamente per ogni eventualità. Ma devo ammettere che trovo di grande comodità il porta borraccia XP2 con il contenitore. Io che bevo molto ho sempre bisogno di una doppia borraccia con i liquidi. XP2 mi permette di portare con me la camera d’aria senza la finta borraccia. Quindi: comodità e praticità. Senza scordare il fattore estetico. Il sotto sella XP1 è una sicurezza: bello ed efficace. Cosa volere di più?» Ringraziando Max per la sua disponibilità, non possiamo che ricordarvi il prossimo appuntamento fieristico di fine settembre. Come tutti gli anni, la fiera Expobici di Padova aprirà i battenti a tutti gli amanti delle due ruote e Xerpa sarà certamente in prima linea per esporre le novità 2015.

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GRAN PREMIO CAPODARCO a cura della REDAZIONE

TUTTI DIETRO A ROBERT POWER IL CORRIDORE DELLA NAZIONALE AUSTRALIANA CONQUISTA PER DISTACCO LA 43A EDIZIONE DELLA GARA INTERNAZIONALE

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Robert Power, portacolori della Nazionale Australiana, ha vinto per distacco il 43° Gran Premio di Capodarco. Secondo Moscon della Zalf e terzo Giampaolo della Vega. Al via 200 corridori. La corsa si anima al chilometro 41 quando al comando si portano Nicola Bagioli della Gallina Colosio, Mirko Gozio della Gavardo, Nicolas Tivani Saavedra della nazionale argentina, Guido Bassi della Mendrisio e Giacomo Menchetti dell’Acqua & Sapone Team Mocaiana. Lungo le rampe della salita che porta a Capodarco su di loro rientrano Lorenzo Di Remigio della Mg KVis Wilier Trevigiani Norda, Alessandro Tonelli della Zalf e Fernando Gaviria della nazionale colombiana, mentre si stacca l’argentino Tivani Saavedra. Attorno al chilometro 70 sui battistrada chiudono Antonio Gabriele Vigilante della Viris Maserati e Miguel Angel Lopez della nazionale colombiana, mentre si staccano Menchetti e Gozio. Attorno al chilometro 90 al comando sono segnalati la coppia della Zalf composta da Alessandro Tonelli e Gianni Moscon, Andrea Vaccher della Marchiol, Giulio Ciccone della Colpack, Alfio Locatelli della Viris Maserati, Nicola Bagioli della Gallina Colosio, il trio della nazionale colombiana composto da Miguel Angel Lopez, Daniel Rozo e Fernando Gaviria, Moreno Giampaolo della Vega-Hotsand ed Eros Colombo del Team Named. Poco dopo Colombo si stacca, mentre rientrano Diego Brasi del Team Pala Fenice e Lorenzo Di Remigio della Mg KVis Wilier Trevigiani Norda. Poco dopo il chilometro 100 sui fuggitivi piombano Giuseppe Sannino del Team Pala Fenice, la coppia della Gallina Colosio composta da Giacomo Gallio e Davide Gabburo, Redi Halilaj del Team Named e Vadim Galeyev della nazionale kazaka. Attorno al chilometro 130 si stacca il colombiano Lopez. Dopo una continua girandola di emozioni e diversi capovolgimenti al chilometro 149 in testa sono segnalati Diego Brasi e Giuseppe Sannino, entrambi del Team Pala Fenice, Lorenzo Di Remigio della Mg KVis Wilier Trevigiani Norda, Alessandro

foto BETTINIPHOTO

foto BETTINIPHOTO

Tonelli e Gianni Moscon, tutti e due della Zalf, Andrea Vaccher della Marchiol, Giulio Ciccone della Colpack, Alfio Locatelli della Viris, Nicola Bagioli, Giacomo Gallio e Davide Gabburo, tutti e tre della Gallina Colosio, Moreno Giampaolo della Vega, Redi

Una bella immagine del gruppo su un tornate verso Capodarco

Robert Power vincitore della 43a edizione Gran Premio Capodarco

Halilaj della Named e Vadim Galeyev della nazionale kazaka. Attorno al chilometro 163 Bagioli si stacca e viene riassorbito dagli inseguitori, che all’inizio della prima ripetizione del muro piombano sui fuggitivi. Il resto è storia già raccontata..

ORDINE D’ARRIVO 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.

Robert Power (Australia) km 180 in 4h 21’ 36” media 41,284 km/h Gianni Moscon (Zalf Euromobil Desirée Fior) a 8” Moreno Giampaolo (Vega – Hotsand) a 13” Jack Haig (Australia) Giulio Ciccone (Team Colpack) Gennaro Giustino (Vejus – TMF – Cicli Magnum) Emanuel Buchmann (Germania) a 28” Alessandro Tonelli (Zalf Euromobil Desirée Fior) a 32” Andrea Vaccher (Marchiol Emisfero) Marco Bernardinetti (Ciclistica Malmantile)



Una vista panoramica del Santuario di Valmala

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GRAN FONDO FAUSTO COPPI LE ALPI DEL MARE Tempo di lettura

a cura di PAOLO MEI

MATTEO PODESTÀ BALLA DA SOLO

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5 min

IL CORRIDORE DELLA MGK VIS TERMINA IN SOLITARIA L’EDIZIONE 2014 DAVANTI AD UN MAI DOMO FABRIZIO MANDRILE (SC VIGOR CYCLING TEAM)

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Piazza Galimberti, vero e proprio salotto della città di Cuneo, ha accolto duemila e duecento granfondisti lo scorso 13 luglio, in occasione dell’edizione numero 27 della Gran Fondo Fausto Coppi Le Alpi del Mare. Due i percorsi per quella che è considerata come una delle manifestazioni amatoriali tra le più dure ed impegnative in assoluto: il medio con i suoi 111 km e 2500 metri di dislivello, il lungo con 177 km e ben 4125 metri di dislivello. Come ogni anno, il colle Fauniera, chiamato anche colle dei morti, è stato l’ago della bilancia della corsa che, nel percorso lungo, ha visto l’inserimento di una salita inedita, quella del Santuario di Valmala. Prerogativa della corsa cuneese, quella di fare indossare a tutti i partecipanti la maglia personalizzata, ogni anno di colore diverso: nel 2014 la colorazione scelta è stato l’azzurro, come il cielo che alle sette del mattino ha accolto il serpentone dei partenti. Tra questi, anche il giornalista de La Stampa che fu rapito in Siria un anno fa (poi liberato in settembre, ndr) Domenico

Piazza Galimberti Cuneo

Quirico. Fu proprio per stare vicino a Quirico che un anno fa i partecipanti alla Fausto Coppi corsero con un fiocco giallo sulla placchetta porta numero. Tra i partenti c’era anche il campione del mondo di sci alpinismo, nonché vincitore della coppa del mondo “vertical”, della Patrouilles des Glaciers, del Trofeo Mezzalana e del Tour du Ruitor: Damiano Lenzi. Partenza, come detto dalla piazza, breve circuito cittadino di poco meno di cinque km, dopo il quale bisognava scegliere la deviazione per il lungo o per il medio. Dopo i primi 30 km percorsi ad andatura regolare e con gruppo compatto, ecco il primo attacco di giornata: Timo Krieger, tedesco, classe 1982. Il passista scalatore di Stoccarda, un passato tra gli under 23 in Germania, incomincia così una lunga azione solitaria che lo lascerà in avanscoperta per ben 90 km. Si forma così un gruppo di venti inseguitori con tutti i migliori, compreso lo sciatore Damiano Lenzi. Nella salita di Piatta Soprana, Lenzi, in compagnia di Andrea Gallo e

Matteo Podestà, cerca di diminuire il gap nei confronti di Krieger. Sulla salita del Colle Fauniera, da segnalare la fantastica pedalata di Matteo Podestà, della MgK Vis LGL Gobbi che dopo un’ottima stagione dimostra di avere la gamba buona in questa difficile asperità. Tra i migliori, Lenzi, Gallo e Mandrie, atleta cuneese che ha particolarmente a cuore questa corsa. Ripreso dunque Krieger, probabilmente anche un po’ disidratato, ecco che Podestà incomincia l’assolo, assistito da una condizione psicofisica stratosferica. La fuga di Matteo Podestà non troverà alcun ostacolo e il corridore della MgK Vis terminerà in solitaria l’edizione 2014, giungendo al traguardo, posizionato in Piazza Galimberti, dopo 5 ore 59 minuti e 6 secondi. Secondo, dopo un finale di gara straordinario, un mai domo Fabrizio Mandrile, tesserato per la SC Vigor Cycling Team, attardato di 6 minuti e 13 secondi. Al terzo posto un bravissimo Andrea Gallo, distanziato di 9 minuti e 3 secondi dal leader di giornata. In campo femminile, a vincere è una 42enne olandese di Utrecht: Nicole Heuts. Amante della Fausto Coppi, Nicole


Una vista del Colle della Fauniera

chiuse al terzo posto nel 2013 e curiosamente non fa parte di nessun team. In seconda posizione una piemontese del Team Cinelli Santini, Olga Cappiello, con un gap di 7 minuti e 4 secondi. Terza una rappresentante della KTM Scatenati: Patrizia Piancastelli, vera sorpresa della giornata. Sul percorso medio, gara caratterizzata da una fuga a quattro, con volata finale. Per pochi centimetri a prevalere è un rappre-

sentante dell’Equipe Exploit, Niki Giussani, che si impone di pochi centimetri nei confronti del biellese Roberto Napoletano del team Cinelli Santini. Terzo posto per Daniele Gualeni del Tokens Cicli Bettoni.

Tra le rappresentanti del gentil sesso, vittoria per Manuela Sonzogni del team Isolmant, davanti a Erika Magnali del team Atelier della Bici, con terza una brillante Monica Bonfanti del Max Team.


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ÖTZTALER RADMARATHON 2014 a cura della REDAZIONE

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5 min

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QUANDO IL PERCORSO SI FA DURO CUNICO NON TRADISCE MAI L’ITALIANO TRIONFA NELLA GARA PIÙ DURA DELLE ALPI BISSANDO IL SUCCESSO DELLO SCORSO ANNO. IL VINCITORE: «HO FATTO UN’IMPRESA»

L’

L’incognita meteo ha contrassegnato ancora una volta la partenza della 34ª edizione della Ötztaler Radmarathon 2014, la gara ciclistica più dura dell’arco alpino. Partenza all’asciutto alle ore 6.45 dal centro abitato di Sölden per i 4106 ciclisti (su 5000 ammessi), di cui 3889 uomini e 217 donne. Alle ore 6.58 anche l’ultimo partecipante con il pettorale 1504 oltrepassava il nastro di partenza decretando l’inizio ufficiale di questa Granfondo tra le più impegnative d’Europa. Il percorso è uno solo per tutti, 238 km e 5500 m di dislivello, da affontare con forza fisica e mentale ed una propensione alla sofferenza, gareggiando anche contro l’insidiosa pioggia e temperature in forte calo nel corso della giornata, fino a valori invernali, ma mai al di sotto degli 0 gradi. Il percorso è iniziato con la

foto ERNST LORENZI

discesa verso il fondovalle direzione Ötz, a 18,5 km dallo start, dopo il quale ad attendere il serpentone c’era il Küthai, il primo dei passi che porta verso il Brennero. Oltre 4000 i protagonisti di una gara che solo chi ha nelle gambe chilometri e ore di salite riesce a fare, ma che ogni anno attira sempre più partecipanti: sono state 19.000 le richieste di ammissione al sorteggio. Anche quest’anno i più numerosi sono stati i tedeschi (51,6% dei partenti 2147) seguiti dagli austriaci (925) e poi gli italiani (510 da 77 province) per un totale di 35 nazioni. Dopo il Küthai il serpentone si è diretto alla volta del Brennero, il percorso è poi sconfinato in Italia a Vipiteno (BZ) per affrontare successivamente le salite degli altri due passi, il Giovo a 2090 m. e il massacrante Rombo a 2509 m. Il trionfatore della 34ª Ötztaler Radmarathon 2014, competizione aperta a professionisti e dilettanti, è l’italiano Roberto Cunico di Thiene (VI), portacolori del Team Beraldo, che con il tempo di 7.05.12 bissa il successo dello scorso anno migliorandosi di circa 8 minuti. Al secondo posto, si è classificato l’austriaco Nösig Emanuel – Team Union-Sporthuette – con il tempo di 7.07.31 mentre terzo si è classificato Kirchmair Stefan, tirolese – Team Kirchmair cycling team – col tempo di 7.07.40. Ad aggiudicarsi il podio femminile la svizzera Laila Orenos team RMC Appenzell con il tempo di 8.01.24 seguita dall’austriaca Daniela Pintarelli – 8.02.19 team Mooserwirt Ridley – e dall’italiana Chiara Ciuffini – team Gobbi Mgkvis-LGL – terza classificata con il tempo di 8.09.26. Il vincitore Roberto Cunico bissa e consolida la tradizione italiana di questo podio e così commenta ha così commentato questa vittoria: «Una grande emozione. Quest’anno non sono riuscito a vincere le gare che volevo in Italia. Ma, in questa occasione, volevo vincere a tutti i costi per fare il bis e dimostrare che sono in grado di mantenere la distanza. All’inizio della gara è andato via Werner Weiss e il mio compagno di squadra Carlo Muraro è entrato in gara. Siamo andati d’accordo fino all’imbocco del Giovo. Io sapevo che la gara vera cominciava lì. Abbiamo cominciato la salita, per me a un ritmo troppo lento. Ho voluto provare una volta, poi sono stato ripreso e ho riattaccato, ma quando ho visto che riuscivo ad andare via, mi son detto, provo a conquistare l’arrivo. Sono riuscito a riprendere gli altri due. Ho scollinato con 1 minuto e mezzo abbondante su Zanetti che stavo inseguendo e altri due minuti e mezzo sul resto del gruppo. Ho amministrato sul Rombo e sono riuscito ad arrivare all’arrivo da solo. Ho fatto quasi cento chilometri da solo, una grande impresa”. La vincitrice svizzera, che ha fatto il secondo tempo migliore di sempre, ha superato sul Rombo l’italiana Chiara Ciuffini anche lei alla sua prima volta che è sempre stata in testa. Ha così commentato la sua gara: «È la prima volta che partecipo, dopo il Küthai non mi sentivo in forma e pensavo di non farcela, poi ho sentito che miglioravo sempre di più e ho tenuto fino alla fine. Lo ritengo il mio più grande successo ottenuto finora». www.oetztaler-radmaraton.com


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VALUTAZIONE ATLETICA Dott. GIULIANO PERUZZI Medico Chirurgo* *Specialista in Endocrinologia e Medicina dello Sport Lavora da più di 30 anni nel mondo del ciclismo professionistico ed è consulente di diverse squadre professionistiche e di atleti di alto livello italiani e stranieri.

ANALISI STATICA Pedana Stabilometrica: si ha la fotografia delle caratteristiche posturali e di distribuzione dei carichi del soggetto. Spinal Mouse: si misura la morfologia e la mobilità della colonna vertebrale evidenziando eventuali blocchi strutturali.

La Valutazione Atletica del ciclista, è un servizio di consulenza atletica protocollato, che prevede l’effettuazione di test specifici finalizzati ad individuare i livelli delle qualità atletiche e strutturali specifiche del ciclista. È questo un passaggio obbligato per la realizzazione di un programma personalizzato di allenamento. I risultati registrati hanno un duplice utilizzo: • verificare e comparare la propria condizione atletica attuale con quelle di periodi precedenti e futuri; • orientare la preparazione atletica su obiettivi specifici; • personalizzare l’allenamento in termini di carico allenante (quantità e intensità).

ANALISI DINAMICA Si effettua la valutazione in Video Analisi sotto sforzo: si analizza la copia erogata in rapporto alle caratteristiche antropometriche del soggetto. POSIZIONE IN SELLA La posizione in bici è la principale variabile dell’attività ciclistica, è infatti funzione di più variabili interconnesse tra loro (altezza e arretramento della sella, posizionamento tacchette, altezza manubrio, ecc.) CONTROLLI PERIODICI Sono compresi e parte integrante della visita almeno 2 controlli successivi al test per valutare e monitorare l’adattamento del soggetto alla nuova posizione, e anche l’assistenza per cambio di materiali (nuove scarpe, sella, ecc.).

La programmazione dell’allenamento può essere elaborata sia in funzione dei valori personali di frequenza cardiaca allenante e sia in funzione dei valori di potenza (watt) allenante, estrapolati dai test eseguiti.


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CORSO “INDOOR CYCLING” Allenamenti mirati alla preparazione ciclistica outdoor Dalla passione della bici e dall’esperienza professionale maturata negli anni nasce il corso “Indoor Cycling”. Un’espressione della voglia di proporre un “Cycling” nato dal piacere di pedalare insieme a persone, alla ricerca di una sana competizione senza nulla togliere al divertimento. Dalla passione che ci guida, dalla voglia di gambe e musica, di sudore e sorrisi, abbiamo dato una nuova impronta a questo bellissimo sport. Noi abbiamo scelto questa passione traducendola, con serietà’, in un nuovo modo di fare “Cycling”, con la possibilità di crescita atletica, umana e professionale. Questa idea sorpassa per contenuti e concezione i “programmi di allenamento” a cui siete abituati. Cercheremo di portare una “nuova strada”, fatta di musica e gambe che suonano. Un corso con nozioni e fondamentali di “allenamento”, come la gestione del cardiofrequenzimetro, delle RPM, arricchito professionalmente anche con l’aiuto dei partecipanti.

DIETA ED INTEGRAZIONE Dr. GUIDO PORCELLINI Medico Chirurgo* *Esperienza decennale in dieta ed integrazione alimentare applicata allo sport La dieta viene spesso considerata come una fase del “NON MANGIARE” e “L’INTEGRAZIONE” spesso viene pensata come assunzione di integratori che saranno in grado di sostituire la propria necessità di essere atleta nel vero senso della parola. La parola stessa “integrazione” indica il bisogno di porre l’uso di integratori all’interno di un percorso di qualità che comprende: • Qualità clinica (l’atleta deve stare bene, digerire bene, respirare bene) • Dieta corretta (che deve variare a seconda del periodo, sesso, carichi di lavoro) • Giusti carichi di lavoro, correlati ad integratori e alimenti. Come medico specialista in alimentazione ed integrazione ho standardizzato un percorso che mi consente di ottimizzare l’uso di alimenti ed integratori e personalizzarli in base all’atleta ed al tipo di attività sportiva.


STAC PLASTIC SPRAY CURA E MANUTENZIONE PER LA BICI E NON SOLO… a cura di ROBERTO ZANETTI foto di ROBERTO ZANETTI

HO GIÀ AVUTO MODO DI PARLARVI DI STAC PLASTIC SPRAY IN UN PRECEDENTE SERVIZIO PUBBLICATO SU INBICI A MARZO 2014 (pagina 118 ndr). CON QUESTO REDAZIONALE, OLTRE ALLA “LINEA SPORT”, MI SEMBRA GIUSTO ILLUSTRARVI UNA REALTÀ ITALIANA CHE OPERA NEL SEGNO DELLA QUALITÀ PER SODDISFARE LE RICHIESTE DI UNA CLIENTELA SEMPRE PIÙ ESIGENTE ED ATTENTA Alle porte di Torino, e più precisamente a Settimo Torinese, in uno stabilimento di quasi 5000 metri quadrati coperti e altrettanti scoperti, vi sono una trentina di persone che lavorano in una ditta del settore chimico secondo le più moderne tecnologie e certificazioni che il mercato richiede. Quest’azienda si chiama Stac Plastic Spray, fondata quarantacinque anni fa (nel 1969) e, fin dal suo esordio, ha come obiettivo principale il consolidamento e lo sviluppo della propria posizione nel settore della produzione di distaccanti industriali e prodotti car-care. Ma sostanzialmente in cosa consistono questi due grandi gruppi di prodotto?

La gamma completa della linea sport dedicata alla cura e manutenzione della bicicletta

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La signora Chiara Montini, titolare con il padre di Stac Plastic, mentre sfoglia la nostra rivista soffermandosi sulla pagina pubblicitaria della propria azienda

Ovviamente, a prescindere dalla tipologia del servizio offerto, per Stac Plastic Spray, è di fondamentale importanza assicurare una qualità costante nel tempo, un servizio puntuale ed attento alle esigenze dei propri clienti, una crescita progressiva del fatturato per bloccare la concorrenza oltre che, tema di grande attualità, contrastare la difficile situazione economica che sta attraversando il nostro paese per essere sempre più competitivi. Le certificazioni e l’evoluzione di Stac Plastic Spray: Nel 1999 è stata ottenuta la certificazione del sistema qualità aziendale secondo le norme ISO 9002 . Dal 2001 ad oggi Stac Plastic Spray soddisfa le norme della certificazione 9001:2000. Nel 1999 è stata aperta una divisione in Brasile con l’obiettivo di seguire, nel processo di globalizzazione, i principali clienti del settore auto motive; in questa sede si producono esclusivamente i distaccanti per l’industria. Tale divisione, dopo essere ben presto diventata operativa, ha raggiunto nel 2002 la certificazione 9001:2000 Il Produttore/Distributore per l’Italia: Stac Plastic Spray Srl Via E. De Nicola, 9-11 10036 Settimo Torinese (TO) Tel. +39 011 8977566 Fax: +39 011 8977491 E-mail: stacplas@stacplastic.com Web site: www.stacplastic.com

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IL TELAIO IDEALE

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PER LOOK INNOVAZIONE E PASSIONE FANNO PARTE DEL PROPRIO DNA E SONO I LEITMOTIV CHE PERMETTONO DI RESTARE SEMPRE AI VERTICI DI UN MERCATO COME QUELLO DEL CICLO IN CONTINUA EVOLUZIONE. CONSENTIRE AI PROPRI FEDELI CLIENTI DI UTILIZZARE LE MIGLIORI TECNOLOGIE È SICURAMENTE L’OBIETTIVO CHE HA STIMOLATO IN QUESTI TRENT’ANNI LA RICERCA, LO SVILUPPO E LA SPERIMENTAZIONE DEI MATERIALI PIÙ EVOLUTI E PERFORMANTI

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Il test: Era il mese di maggio quando su INBICI ho parlato della 695 Aerolight, il modello principe presente nel catalogo 2014. Sono passati poco più di novanta giorni e mi trovo ancora a descrivere un’altra Look, la 795 Aerolight, per la precisione. Il gioco dei numeri potrebbe trarre in inganno anche il lettore più attento ma le due biciclette in questione sono sostanzialmente diverse. Derivata dallo sviluppo e dall’esperienza acquisita in questi ultimi anni con l’uscita dell’innovativa 675 e della “sorella maggiore”, appunto la 695, la Look 795 Aerolight prosegue – conferma – perfeziona il concetto di integrazione totale applicato alla bicicletta da corsa. Una linea aggressiva ma al contempo armoniosa in tutte le sue forme, sloping estremo che si coniuga alla perfezione con in tubo reggisella e l’attacco manubrio, entrambi integrati nella geometria futuristica di questo esclusivo telaio in carbonio. Ovviamente sono molteplici gli allestimenti che Look ha deciso di mettere a disposizione, primo tra tutti nella scala dei valori è l’Aerolight: impianto frenante anch’esso integrato sia per il freno anteriore che per quello posteriore. Disponibile e compatibile con tutti i gruppi cambio presenti sul mercato, la 795 è opzionabile anche in Test bike

Test bike

una svariata gamma di colori e di grafiche davvero molto belle, che aggiungono un tocco di classe tipico solo di una bicicletta con tali caratteristiche; un mezzo che non potrà passare inosservato e che andrà a rivoluzionare il concetto e lo stile di pedalata di molti ciclisti. In evidenza: Look è una delle poche aziende di settore nel mondo del ciclo (se non forse l’unica; e, mi correggano gli altri produttori se dovessi sbagliarmi), che costruisce e mette a disposizione gli stessi telai e i medesimi allestimenti sia per i professionisti che per gli amatori. Usando un paragone alquanto curioso sarebbe come acquistare la Ferrari di Alonso per poi girare liberamente tutti i giorni sulle strade di casa, andare in banca o fare la spesa al supermercato. Non è proprio la stessa cosa ma penso, con questo simpatico confronto, d’aver reso bene l’idea di quale livello di bicicletta io abbia provato… Da rivedere: Sotto l’aspetto costruttivo e tecnologico, considerando l’esclusività del prodotto della 795, nulla da dire. Malgrado questo parere inconfutabile, però, credo che il prezzo base di partenza del listino 2015 (quasi 6.500,00 € per la versione Aerolight e circa 1.000,00 € in meno per la versione Light; ovviamente al pubblico, IVA inclusa) non siano spendibili oggigiorno proprio da tutti… Riconosco il prestigio di Look e confermo che la 795 è un prodotto davvero “spaziale”; ciò nonostante sono convinto che qualche “euro” in meno non dispiacerebbe ai potenziali clienti che ne fossero intenzionati all’acquisto.


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La Look 795 Aerolight testata

Consigli per l’acquisto, perché comprarla? Perché comprarla? Semplice: per distinguersi e avere dalla propria specialissima le risposte che troppo spesso cerchiamo invano nei meandri di un mercato sempre più alla ricerca della novità e della fantasia. Caratteristiche tecniche del modello testato (Aerolight - Gruppo Shimano Ultegra Di2 11V con ruote Mavic Cosmic Carbon SLS) • Telaio: fibre HM IM e HR ultra-light 1,5 K • Cambio: Shimano Ultegra Di2 11V • Deragliatore: forcellino a saldare in carbonio • Guarnitura: Zed 2 compatibile Compact (110 mm) o Double (130 mm) con pedivelle regolabili in lunghezza = 170, 172,5, 175 mm (consegnata con viteria ma senza moltipliche) • Freni: integrati nella forcella (specifico look) e sotto le basi (Direct Mount Shimano) > solo 795 Aerolight • Catena: Shimano Ultegra • Ruota libera: Shimano Ultegra 11V CS6800 11-27 • Movimento centrale: Zed 65 mm • Freni: integrati nella forcella (Specifico Look) e sotto le basi (Direct Mount Shimano) > solo 795 Aerolight • Forcella: HSC 8 = 320 gr • Serie sterzo: Headfit 3 integrata 1’’1/8 alto inox con cartuccia 1’’1/2 basso inox con cartuccia - ø alto = 41,7 mm ø basso = 52 mm - pendenze 36°/45°

Il Produttore: Look Cycle International 27, rue du Dr Léveillé - BP13 - 58028 NEVERS Cedex - FRANCE Tel. +33 (0)3 86 71 63 00 • Fax : +33 (0)3 86 71 63 10 Web site: www.lookcycle.com

• Attacco manubrio: Aerostem carbonio inclinabile da -13° a +17°; 6 lunghezze = 80-90-100-110-120-130 mm • Piega manubrio: Aerobar in carbonio 42 c/c – 44 esterno • Reggisella: E-Post TI con supporto per batteria interna Di2 • Sella: Selle Italia slr Monolink • Cerchi: Mavic Cosmic Carbon SLS • Coperture: Mavic Yksion Pro Powerlink tubolari • Mozzi: Mavic • Pedali: Keo Blade 2 (non in dotazione) • Portaborraccia: Look in carbonio • Taglie: XS-S-M-L-XL • Colori: white (come modello testato) - carbon red - fluo reflect - premium pro team • Peso telaio: 2400 gr con tubo sella non tagliato in taglia S, kit completo di attacco Aerostem carbonio inclinabile, di movimento centrale Zed 2 e pedivelle (senza corone) • Peso bici completa (come in foto): 7,2 kg completa di Pedalidura ACE


Accessori e materiali utilizzati per il test Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: • Casco: Ranking mod. Feather www.ranking-helmet.com • Occhiali: Tifosi mod. Veloce Gloss Carbon www.tifosioptics.com • Scarpe: Diadora Jet Racer www.diadora.com • Abbigliamento: Look www.lookcycle.com

Tempo di consegna: Con prodotto in magazzino, pronta consegna presso punto vendita autorizzato. Bici da configurare (personalizzata) 60/90 giorni a secondo del modello prescelto. L’innovativo attacco integrato Aerotem in carbonio inclinabile da -13° a +17°

Il Distributore per l’Italia Look Italia srl Via Giacomo Leopardi, 5 - 21047 Saronno (VA) ITALIA Tel. +39 02 96705309 • Fax: +39 02 96368948 E.mail: armando.braglia@gmail.com • Web site: www.lookcycle.com

Prezzo: A partire da € 6.499,00 al pubblico, IVA inclusa per il modello Aerolight (gruppo Shimano Ultegra 11V con ruote Mavic Aksyum in alluminio). A partire da € 5.799,00 al pubblico, IVA inclusa per il modello Light (gruppo Shimano Ultegra 11V con ruote Mavic Aksyum in alluminio). Come modello testato € 8.189,00 al pubblico, IVA inclusa per il modello Aerolight (gruppo Shimano Ultegra Di2 11V con ruote Mavic Cosmic Carbon SLS). La base del piantone centrale del tubo reggisella integrato

I freni anteriori integrati nella forcella


i.net www .inbic foto NEWSPOWER CANON

MTB


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Una bella immagine della 1a tappa di Trentino MTB, Val di Non Bike

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TRENTINO MTB a cura di NEWSPOWER

SUSPANCE IN ALTA QUOTA

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pressoffice@newspower.it

7 min

DOPO LA VAL DI SOLE SI AVVIA AL SUO EPILOGO LA RASSEGNA BY CRANKBROTHERS. BONUS E PUNTI JOLLY LASCIANO APERTO IL PRONOSTICO IN OGNI GRADUATORIA. GIANLUCA BOARETTO (ELITE-SPORT) UNICO CAMBIO IN VETTA. DOMENICA 5 OTTOBRE SI CHIUDE LA SERIE CON LA 3T BIKE

T

Tr e n t i n o MTB presented by crankbrothers punta tutto sull’ultima gara. Le ruote artigliate che da maggio hanno animato il challenge in provincia di Trento torneranno in scena il 5 ottobre per la 3T Bike in Valsugana e più precisamente sugli sterrati di Telve, Telve di Sopra, Torcegno e Carzano. Paesaggi alpini di prim’ordine ai piedi della catena del Lagorai dove gli spunti di carattere agonistico non mancano, ma la proposta è completa per ogni genere di biker. Provare per credere! Si parte da Telve, lungo la strada provinciale del Passo Manghen,

La partenza della 4a tappa di Trentino MTB da Sega di Ala

e si ritorna nello stesso centro con il traguardo allestito in Piazza Maggiore dopo aver scavallato due GPM e arrancato su salite, acciottolati, single track e carrarecce che osano anche al 25% di pendenza, ma ci sono anche torrenti da guadare, un parco fluviale dove immergersi a tutta velocità e il panorama ricco dei colori d’autunno che da sempre rappresenta un elemento di forte attrattiva per ognuno. Ripercorrendo per un momento cosa accadde nel 2013, i primi a presentarsi sotto lo striscione d’arrivo furono il trevisano Damiano Ferraro e la romagnola Elena Gaddoni, davanti ad illustri avversari come Johnny Cattaneo e Lisa Rabensteiner. Eppure lungo la prima salita di S. Antonio, dove si toccano pendenze al 25%, la lepre aveva

provato a farla Fabian Rabensteiner con i vari Ferraro, Fruet, Schweiggl e Pallhuber che comunque lo seguivano come ombre. Al GPM di Frisanco, quasi 1000 metri in quota, il cambio della guardia al vertice con Ferraro deciso innanzi al gruppetto di inseguitori, lui che la 3T Bike non l’aveva mai corsa prima. In discesa verso Parise, risalendo in direzione Castellalto e attraverso i secolari castagneti di Campestrini, il margine di vantaggio del biker veneto incrementava sensibilmente, Schweiggl, Cattaneo, Fruet, Rabensteiner e Giuliani tenevano il passo, ma sempre distaccati e ai seguenti passaggi sul secondo GPM di Ziolina, a Telve e nel parco fluviale sul torrente Maso era un assolo autentico di Ferraro che andava così a strappare un successo oltremodo meritato. Per quanto riguarda la 3T Bike in rosa, la Gaddoni non ci ha pensato su troppo

foto NEWSPOWER CANON


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ed è schizzata in testa fin dai primi chilometri, con Anna Ferrari e Lisa Rabensteiner uniche a rimanere in scia, seppur lontane. Dopo 31 km e 1300 metri di dislivello – il tracciato di quest’anno ricalca esattamente le misure 2013 – Elena Gaddoni è rientrata a Telve con quasi 10’ sull’altoatesina seconda. Come nelle passate tre edizioni dell’evento, sempre magistralmente orchestrato dal GS Lagorai Bike, anche in questo 2014 la 3T Bike è gara conclusiva di Trentino MTB presented by crankbrothers e uno sguardo alle classifiche aggiornate foto NEWSPOWER CANON lascia intendere che sarà una vera battaglia per la conquista del titolo. A differenza dello scorso anno Situazione di grande equilibrio anche tra quando alcuni verdetti si erano avuti già le donne visto che Roberta Seneci, graalla vigilia della gara di Telve, stavolta zie al bel secondo posto in Val di Sole, è la grande incertezza regna in ogni gra- riuscita a ricucire parzialmente il divario duatoria e i 31 km valsuganotti saranno da Lorena Zocca e ora i punti tra le due cruciali per tutti. Dopo la Val di Sole Ma- non sono neanche 900. Quando si arriva rathon di fine agosto l’altoatesino Tho- alle ultime prove va seriamente preso in mas Forer è leader della Open ma i poco esame il cosiddetto “gioco degli scarti” più di 500 punti di distacco da Stefano – secondo il regolamento 2014 i conDal Grande non lo lasciano dormire son- correnti in lizza per il titolo devono aver ni tranquilli, con Johann Pallhuber – la portato a termine almeno 5 delle 7 gare scorsa stagione beffato proprio nell’ulti- complessive al netto di 2 scarti – ma da ma tappa da Schweiggl – che insegue questa stagione esistono anche speciali con 1200 lunghezze di svantaggio, di bonus che a Telve metteranno ulteriore certo non impossibili da recuperare. pepe alle varie sfide di categoria.

Debertolis in azione alla Val di Non Bike 1a tappa di Trentino MTB

Per quanto riguarda la classifica assoluta del circuito, il neo iridato trentino Ivan Degasperi del Team Todesco vorrà portare a termine la sua “opera”, lui che domina anche la M1 davanti a Julio Cesar Claudino. E il Team Todesco è senza dubbio tra i protagonisti di Trentino MTB 2014 con la leadership provvisoria a squadre ma anche nella Junior, nella Elite Sport e nella M2 con Daniel Tassetti, Gianluca Boaretto e Georgy Dmitriev rispettivamente. Gli altri primi della classe verso la 3T Bike sono Stefan Ludwig (M3), Michele Bazzanella (M4), Tarcisio Linardi (M5) e Silvano Janes (M6), mentre Degasperi e la Zocca sono anche davanti nelle classifiche dello Scalafoto NEWSPOWER CANON tore e del premio fi’zi:k. Nella giornata di vigilia della 3T Bike, al sabato pomeriggio, gli organizzatori trentini manderanno in scena la Mini 3T Bike per i bikers in erba e l’occasione è in questo senso per le famiglie invitate a trascorrere il primo fine settimana di ottobre in questa zona di Trentino, dove anche gli spunti di relax non mancano, dai vicini laghi di Caldonazzo e Levico (bandiera blu 2014), alla lunga e comoda ciclabile che da Pergine Valsugana corre fino a Bassano del Grappa, passando per le Terme di Levico e il suo fascinoso parco ove soleva riposarsi e passeggiare anche la Principessa Sissi. Le pagine web dove raccogliere tutte le informazioni sulla 3T Bike e sul circuito Trentino MTB sono www. gslagoraibike.it e www.trentinomtb.com.


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SPORT & BENESSERE alessandrogardini@gmail.com

a cura del dottor ALESSANDRO GARDINI*

PREVENZIONE E BENESSERE ARTICOLARE NELLE ATTIVITÀ DI ENDURANCE

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5 min

ALLENAMENTI INTENSI E RIPETITIVI? CI PENSA COLLAGENE, ELASTINA E VITAMINA C

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Un fattore che accomuna le attività di endurance, che annovera diverse specialità ciclistiche, è il carico articolare, carico che – al contrario di quello che accade in altre tipologie di sport – non è da attribuirsi tanto ad un’intensa sollecitazione esercitata in una ridotta finestra temporale quanto al ciclico ripetersi di un movimento di intensità medio-bassa ma di notevole frequenza. Il parametro è meglio noto in ambiente ciclistico come cadenza di pedalata e misurato in RPM (Rivoluzioni Per Minuto). Per capire di cosa stiamo parlando facciamo questo esempio: una cadenza di 90 RPM comunemente tenuta in pianura implica che la stessa sollecitazione si ripeta per 90 volte al minuto in tutte le articolazioni impiegate nella pedalata; questo significa che, in un comune allenamento di 90 minuti, la stessa sollecitazione viene ripetuta ben 8100 volte. Ovviamente il fenomeno diviene ancora più evidente per cadenze di pedalata superiori o per allenamenti prolungati originando una sollecitazione usurante ripetitiva che, nel tempo, può costituire un carico notevole per le articolazioni maggiormente impiegate nella specifica attività. Quali sono gli elementi essenziali delle articolazioni principalmente implicate? Cartilagini, capsule, legamenti e (solo per alcune) menischi. È interessante notare che la componente che accomuna questi elementi è il collagene, tra l’altro implicato anche nella composizione dei tendini, cioè strutture deputate all’ancoraggio della muscolatura allo scheletro che permettono il movimento. Una possibilità molto interessante è quindi non solamente quella di integrare quelle sostanze che intervengono nella composizione delle cartilagini, ma al contrario stimolare la sintesi delle componenti comuni alle diverse strutture che compongono le articolazioni coinvolte e che permettono la continuità scheletro-muscolo, ovvero il collagene. Come è possibile stimolare la sintesi del collagene? La risposta può essere ottenuta osservando quello che accade in natura: nel corso di un’infezione i batteri si fanno strada idrolizzando o “digerendo” il tessuto connettivo ricco di collagene che incontrano nel loro percorso. L’organismo umano riconosce i prodotti di questa “digestione” e attiva la produzione di nuovo collagene per riparare “il danno”. Sfruttando questo meccanismo è possibile quindi stimolare l’organismo umano nella produzione di collagene: è possibile infatti realizzare, mediante un processo biologico, le stesse molecole prodotte dalla digestione batterica, il tutto ovviamente in completa assenza di qualsiasi componente infettiva. La materia prima così ottenuta viene somministrata a dosaggi compresi tra 1200 e 10.000 mg al giorno a seconda dei casi. Esistono numerose pubblicazioni scientifiche che riportano notevoli benefici sia per atleti che per soggetti con lesioni o sofferenza articolare per diversi motivi. Questo meccanismo non funziona esclusivamente con il collagene, ma può essere attuato con un procedimento simile anche nei confronti dell’elastina, molecola che conferisce la componente elastica ai tessuti connettivi dell’organismo con tutti gli analoghi benefici del caso.

Un ulteriore incremento della sintesi di collagene ed elastina può essere realizzata aggiungendo alla somministrazione di questi idrolizzati biologici anche la vitamina C che agisce come co-enzima, favorendo la sintesi delle due molecole ed ottimizzando, di fatto, la resa farmacologica. Proprio con queste finalità è stato realizzato DDM-Matrice, un formulato di biofarmaceutica appositamente concepito per tutti quei casi in cui favorire la sintesi di collagene ed elastina costituisce una precisa criticità. Il formulato è realizzato in bustine monodose, ogni singola bustina è composta da: • 5000 mg di collagene idrolizzato (mediante idrolisi biologica); • 500 mg di elastina idrolizzata (mediante idrolisi biologica); • 12 mg Vitamina C. In armonia con i dati presenti in letteratura scientifica, la somministrazione di 1-2 bustine giorno, per periodi compresi tra i 45 e i 90 giorni, mostra effetti positivi sul benessere articolare che si traducono in un incremento delle possibilità prestative in soggetti con dolori e/o fastidi articolari di diversa natura. L’assunzione si rivela molto interessante anche con finalità preventiva, applicazione per la quale la somministrazione di 1 bustina a giorni alterni per periodi di 30-45 giorni da attuare in 1 o più cicli annui si rivela piuttosto interessante. Dottor Alexander Bertuccioli

Biologo nutrizionista in condizioni fisiologiche Fit *Responsabile Reparto Nutraceutica e Integratori Alimentari Farmacia del Bivio



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OLTRE L’OSTACOLO robertozanetti65@gmail.com

a cura di ROBERTO ZANETTI foto di ROBERTO ZANETTI

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UN SALTO (AL CONTRARIO) NEL FUTURO! 8 min

AGOSTO TEMPO DI FERIE MA INBICI NON VA IN VACANZA E, VISTO ANCHE IL METEO INCLEMENTE DI QUEST’ULTIMA ESTATE, NE HO APPROFITTATO PER PORTARMI AVANTI COI LAVORI E TESTARE UN’ALTRA SPEED: LA LEVITY 29” CON FORCELLA A STELI ROVESCIATI.

P

Il test: Per la terza volta nel corso del 2014 mi trovo ad analizzare una Speed, marchio distribuito da Gruppo Bici di Cesena, e ogni volta le novità proposte sono sempre di grande interesse per il folto pubblico di appassionati e perché no, anche per il sottoscritto. Fino ad ora non avevo mai avuto modo di testare una MTB che adottasse la forcella a steli rovesciati anche perché, questa innovativa soluzione tecnologica, ha cominciato a prendere piede solo negli ultimi tempi; circa il 90-95% delle forcelle attualmente in circolazione sono ancora di tipo tradizionale e la restante parte del mercato divide la scelta dei biker tra “la rigida” (vedi INBICI Magazine di gennaio 2014, pag. 106-108) e, per l’appunto, quella a “steli rovesciati”. Partendo dal presupposto che la struttura portante della Levity 29” è costituita da un telaio full carbon, come tutti i modelli prodotti da Speed ben curato, essenziale e senza fronzoli, mi sono trovato a pedalare su una MTB leggera (9 kg complessivi per una 29” sono davvero pochi…) e confortevole. Ad accrescere queste mie sensazioni di guida ha sicuramente contribuito la scelta del costruttore di dotare questo esemplare della forcella Rock Shox RS-1 a steli rovesciati così che l’effetto “upsidedown” ha reso ancora più unica ed esclusiva la prova della nuova proposta del marchio romagnolo. Concepita per il cross country, la forcella a steli rovesciati montata sulla Levity 29” ha dato le risposte più soddisfacenti sul passo e sui terreni compatti, veloci, scorrevoli; riscontri tecnici accentuati anche dalle possenti “ruotone” da 29” (le validissime DT Swiss XRC320 in alluminio) e dai tubeless Kenda Kozmik Lite Pro. Tutti elementi che, messi insieme, fanno di questa mountain bike un mezzo da competizione per un utente esperto ed esigente che sappia sfruttare al massimo le indiscusse qualità salienti e le perfomance che questo prodotto è in grado di garantire. In evidenza: Senza alcun dubbio l’analisi della mia recensione si sofferma sulla forcella “upsidedown” di Rock Shox, la RS-1 a steli rovesciati. Più leggera e funzionale rispetto a una forcella standard, è stata pensata con

un design che sposta il baricentro dei carichi e del peso nella parte superiore; i foderi e il cannotto fanno parte di un monoblocco mentre gli steli sono collegati alla ruota anteriore tramite il perno passante. Priva del tradizionale archetto, la RS-1 facilita il montaggio dei cerchi da 29” (ne ho avuto la dimostrazione sul modello testato) con relativi pneumatici più leggeri e scolpiti appositamente per l’XC.

Da rivedere: Come tutte le novità anche la Speed Levity 29” con forcella a steli rovesciati potrebbe pagare lo scotto dell’innovazione e del cambiamento e comunque, nel corso delle prove effettuate, è emerso come l’utilizzo di questa forcella porti a diminuire e a disperdere la rigidità torsionale tipica di una bici (e di un telaio) di questo tipo. Personalmente, per le mie caratteristiche di biker, potrebbe Test bike


Caratteristiche Tecniche

La guarnitura Rotor REX1 Oval Monoq a 30 denti con pedivelle da 175 mm

Test bike

• Telaio: Speed Levity 29er full carbon UD Weave • Cambio: Speed Levity 29er Full Carbon UD Weave • Deragliatore posteriore: Sram XX1 • Guarnitura: Rotor REX1 Oval Monoq, pedivelle 175 mm - corona 30 denti • Catena: Sram XX1 • Ruota libera: Sram X01 10x42 denti • Movimento centrale: PF.4630 Steel Black • Freni: Formula Racing 1 Disco ant. 180 mm, post. 160 mm • Leve freni: Formula Racing 1 • Forcella: Rock Shox RS-1 a steli rovesciati • Attacco manubrio: Aerozine 100 in alluminio • Manubrio: Aerozine R5 alluminio 7050 Ø 31,8 • Reggisella: Aerozine Zero 400 in alluminio • Sella: Selle Italia SLR Team Edition • Cerchi: DT Swiss XRC320 29” in alluminio • Coperture: Kenda Kozmik Lite Pro 29” tubeless • Raggi: DT Swiss • Mozzi: DT Swiss • Portaborraccia: Tranz X in alluminio • Taglie: 17” S - 19” M - 21” L • Colori: Black Stardust • Peso bici completa (come in foto): 9,00 kg completa di pedali Misura 19” M


108 anche andar bene così ma si sa, mettere tutti d’accordo non è possibile, quindi a voi decretarne l’ardua sentenza. Il Produttore Speed www.speedbikes.it Il Distributore per l’Italia GRUPPO BICI SpA Via Pitagora, 15 - 47521 Cesena (FC) Tel. +39 0547 300170 Fax: +39 0547 301419 E-mail: info@gruppobici.it Web site: www.speedbikes.it Accessori e materiali utilizzati per il test Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: • Casco: Carrera Radius www.carreraworld.com • Occhiali: Salice ITA 002 www.saliceocchiali.it • Scarpe: Nalini Octopus MTB www.nalini.com • Abbigliamento: iNBiCi by Vifra www.vifra.it • Strumentazione: GPS Garmin 500 www.garmin.it • Pedali: Shimano XTR www.shimano.com

Il deragliatore posteriore Sram XX1 con la cassetta pignoni Sram X01 10x42 11V L’esclusiva forcella Rock Shox RS-1 a steli rovesciati

Sulla manopola destra sono collocati il lock out (sistema di regolazione al manubrio della forcella), le leve di comando del cambio Sram XX1 e, logicamente, la leva dell’impianto frenante Formula Racing 1



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VAL DI SOLE MARATHON a cura di NEWSPOWER

LONGO E BIGHAM, COPPIA D’ASSI

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6 min

NEL PARCO NATURALE ADAMELLO BRENTA IL TRENTINO E LA BRITANNICA DOMINANO LE RISPETTIVE PROVE

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Maratoneti si nasce e, modestamente, Tony Longo e Sally Bigham… “lo nacquero”. Alla fine del mese appena trascorso – domenica 31 agosto per l’esattezza – il trentino della Bianchi e la britannica targata Topeak-Ergon hanno trionfato nella Val di Sole Marathon, dando prova di essere pedalatori purosangue con tecnica sopraffina e grinta da vendere. «Ci tenevo a vincere nel mio Trentino», ha commentato Longo all’arrivo nel paese di Malè allestito a festa con tanto pubblico a incitare i biker. D’altra parte le caratteristiche di gara calzavano a pennello con lo stile e le capacità del trentenne della Valle di Primiero e lui, Tony il maratoneta delle ruote grasse, ha inserito il turbo già dal lancio tra i meleti intorno a Malè. In meno di 20 km, lungo la successiva salita della Val Meledrio – nota anche come Via dell’ImpeI vincitori del percorso Marathon, Sally Bigham e Tony Longo foto NEWSPOWER CANON

La partenza da Malè

ratore dove a fine ’800 transitava l’Imperatore di Austria e Ungheria Francesco Giuseppe verso i suoi soggiorni nella vicina Madonna di Campiglio – Longo ha fatto il vuoto staccando gli avversari di quattro minuti. E per avversari si intende gente del calibro di Fabian Rabensteiner, Johann Pallhuber, Leopoldo Rocchetti, Marzio Deho e Johannes Schweiggl, che comunque sia non si sono dati per vinti. A fare da sensazionale teatro di questa seconda Val di Sole Marathon, valida anche come sesta e penultima prova del circuito Trentino MTB presented by crankbrothers, c’era il Parco Naturale Adamello Brenta e di certo non poteva mancare anche… l’orso bruno, di casa da queste parti, ma per i concorrenti in gara solamente nel nome del rifugio da toccare in cima alla salita cronometrata. Il GPM insomma (al km 27) dove Longo ha sostanzialmente


fugato ogni dubbio sulla sua vittoria, se mai qualcuno ne avesse avuti ancora, arrivati a quel punto. In discesa Longo ha dimenticato di avere i freni montati sulla sua MTB e a Deggiano, quando mancava ancora una salita significativa, il trentino vantava 6’ su Rabensteiner e 9’ su Rocchetti, mentre Stefano Dal Grande, fino ad allora in grado di reggere il ritmo degli inseguitori, doveva desistere a causa di una crisi di fame lasciando strada ai vari Pallhuber, Deho e Schweiggl. Al traguardo in centro paese Longo è arrivato con oltre sei primi su Rabensteiner il quale non ha potuto fare altro che i complimenti all’avversario. In terza piazza si è… piazzato forse un po’ a sorpresa l’anconetano Rocchetti, quasi stupito anch’egli di esser riuscito a tenersi dietro tanti big del pianeta off-road. Per quanto riguarda la Val di Sole Marathon al femminile, come detto, la vice campiones-

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dove si sono viste brillare le stelle del giovane valtellinese Stefano Bollardini e della sua compagna di squadra Lorenza Menapace. Il primo è riuscito – grazie ad un’abile guida in discesa e sul bagnato – a tenersi dietro il campione del mondo master Ivan Degasperi e l’altoatesino Michael Spogler, quest’ultimo in testa durante la prima parte. La Menapace, dal canto suo, giocava in casa e pur non essendo al massimo della forma fisica ha messo comunque in fila Anna Ferrari e Roberta Cillo. La gara della Val di Sole assegnava anche il primo titolo di Campione Italiano per i maestri di sci, il Trofeo Volvo, vinto da Marco Bettega, e come accennato si trattava anche della penultima gara della serie Trentino MTB presented by crankbrothers il cui epilogo è in calendario il prossimo 5 ottobre sugli sterrati della Valsugana con la 3T Bike. foto NEWSPOWER CANON foto NEWSPOWER CANON

sa europea Sally Bigham non si è fatta tanto desiderare e ha “monetizzato” fin dai primi chilometri pedalando nelle prime 20 posizioni assolute con estrema nonchalance. L’unica a tenerle testa, ma sempre con un distacco di minuti, è stata Roberta Seneci che al traguardo ha chiuso con un tempo abbondantemente sopra le 4 ore, mentre la Bigham ha vinto in 3h 43’ 03”. «Ho corso sempre in mezzo agli uomini che mi hanno fatto compagnia!», ha scherzato l’inglese a fine gara, dispensando anche apprezzamenti per un percorso ben concepito e disegnato dagli organizzatori (Comitato Grandi Eventi Val di Sole) in una situazione non facile di pioggia fino al giorno prima e parecchi tratti resi per questo motivo insidiosi. La Val di Sole Marathon 2014 contava 2700 metri di dislivello sul percorso “lungo” di 60,8 km, ma proponeva anche un Classic di 35 km


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MENTE IN SELLA

a cura di CLAUDIA MAFFI Tempo di lettura

8 min L’ANSIA PRE-GARA: LA COMPAGNA INDESIDERATA!

menteinsella@gmail.com

DAI PROFESSIONISTI AGLI AMATORI IL “NEMICO INVISIBILE” È SEMPRE IN AGGUATO. ECCO COME RICONOSCERLA E COME VINCERLA

È

È la sera della vigilia della gara e non riesci ad addormentarti? Mentre prendi posto in griglia senti il tuo cuore accelerare senza controllo? C’è chi sente le gambe farsi improvvisamente rigide; chi si sente confuso e fatica a concentrarsi sulla prestazione… sono soltanto alcune tra le manifestazioni di quella che può essere definita “sindrome dell’ansia competitiva”, un fenomeno estremamente diffuso tra gli sportivi: che si tratti di élite o di amatori tutti hanno conosciuto, in un modo o nell’altro, questa vecchia (e indesiderata) amica. L’ansia si manifesta in due modi:

• nel corpo produce un’intensa attivazione fisiologica (battito accelerato, respiro affannoso, sudorazione intensa, bisogno continuo di urinare…); • nella mente porta a formulare pensieri negativi e auto-svalutanti del tipo “non ce la farò mai!”, “Anche stavolta andrà male!” che, persistendo nell’arco della gara, finiranno per logorare la resistenza dell’atleta. E sono questi due fattori messi assieme che vanno ad ostacolare la prestazione sportiva. Di per sé l’attivazione fisiologica non è qualcosa di cui spaventarci; È semplicemente un meccanismo funzionale alla sopravvivenza che, di fronte a quella che il cervello

percepisce come una minaccia, prepara il nostro corpo a reagire. Essendo la gara un evento emotivamente importante è naturale che il nostro corpo reagisca ad essa come

di fronte ad un’emergenza, a cui risponderà innalzando il nostro livello di attivazione. E guai se il nostro corpo non si attivasse: L’attivazione indica che siamo pronti per partire e che le nostre gambe non aspettano altro che lo start per iniziare a spingere sui pedali, con grinta ed energia. Il problema non è affatto la presenza di attivazione ma come noi la interpretiamo; Se ad esempio mentre siamo in griglia, sentendo il cuore che accellera, iniziamo a preoccuparci e pensiamo “Ecco! Ci risiamo! Mi sto agitando e anche questa volta non ce la farò!” non faremo altro che alimentare la naturale attivazione fisiologica e l’ansia crescerà inevitabilmente di più: è la nostra reazione emotiva di fronte all’attivazione che alimenta l’ansia. Un po’ di Ansia sì… ma non troppa! Tempo fa un tizio di nome Yerkes spiegò il rapporto esistente tra livello di attivazione fisiologica e performance facendo riferimento all’andamento di una “U” rovesciata:


113 • quando l’attivazione psicofisiologica è scarsa e/o nulla la prestazione dell’atleta sarà scadente perché il suo corpo non si è attivato abbastanza, non è riuscito ad “organizzare” le energie nel modo corretto per affrontare la gara, come quando non si riesce a far salire i battiti, ecc.; • all’opposto, se l’attivazione raggiunge un livello moderato (né troppo elevata, né troppo bassa) la prestazione dell’atleta sarà probabilmente migliore perché vuol dire che l’organismo è ricco di energia, il tono muscolare è ad un livello ottimale per conferire forza ed efficienza al gesto e la mente è attenta e concentrata; insomma, ci sono tutti gli ingredienti di base per fare una buona gara! • Quando invece l’attivazione diventa eccessiva (ed è ciò che succede in stato di ansia!) la prestazione sarà di nuovo scadente perché ostacolata da una serie di fattori: frequenza cardiaca troppo elevata, respirazione affaticata, il tono muscolare troppo alto può provocare una perdita di coordinazione nel movimento e, a livello mentale, preoccupazioni e pensieri di imminente fallimento potranno distrarre l’atleta dalla performance. Come si può mantenere la propria attivazione ad un livello moderato? Per prima cosa ogni atleta dovrebbe imparare a riconoscere i suoi personali segnali di attivazione e il loro livello di intensità (bassa, ottimale o elevata); ogni corpo è diverso e non tutti i fisici reagiscono allo stesso modo di fronte a stimoli attivanti come una gara.

Il passo successivo è imparare a dare la giusta interpretazione a ciò che sta accadendo al proprio corpo. Molti atleti, prima della gara, si spaventano di fronte a quest’attivazione: quando sentono il cuore accelerare un po’ più di prima, la tensione che sale… e iniziano a pensar male, formulano pensieri di fallimento finendo con l’agitarsi ancora di più; ma l’attivazione quando è ancora di bassa intensità non deve spaventare: è semplicemente un segnale del nostro corpo che ci sta dicendo “Sono pronto a partire! Sono pronto all’azione!” Questo è il momento di imparare a mantenere l’attivazione ad un livello moderato ed esistono diverse tecniche di mental training, come ad esempio il training autogeno, oppure il rilassamento progressivo di Jacobson che potrebbero fare al caso vostro; lo scopo di queste tecniche consiste nel ridurre gradualmente l’attivazione del proprio corpo e con l’aiuto di un mental trainer potreste individuare quella più efficace per voi. Dopo esservi allenati ad utilizzare queste tecniche in situazioni lontane dalla gara e quando sarete in grado di applicarle da soli su di voi, riducendo in tempi brevi l’attivazione eccessiva, l’ultimo passo consisterà nell’applicare la tecnica appresa anche nei momenti subito prima della gara. Con il mental trainer potete mettere a punto una routine pre-gara rapida ed efficace che, sfruttando al meglio i pochi istanti a disposizione prima dello start, vi aiuterà a regolare la vostra attivazione e quindi a non

cader vittima dell’ansia. Per esempio alcuni atleti si concentrano su un’immagine, una parola, un volto, un gesto… purché sia stato associato dall’atleta ad una sensazione di tranquillità. La routine pre-gara favorisce così uno stato di concentrazione e la giusta attivazione funzionale ad affrontare la gara. E cosa si può fare per scacciare i pensieri negativi? Mi riferisco a quella specie di vocina interna che in gara vi rimbomba nella testa: “Non ce la farò mail! Anche oggi non ce la farò!”… imparate a riconoscere questi pensieri come tipici prodotti dell’ansia. Il guaio è che molti biker finiscono per credere a questa vocina interna, e così il corpo si adegua alle aspettative che l’atleta stesso si è creato su di sé e sulla prestazione. Ricorda che se tu per primo pensi di non potercela fare, non ce la farai per davvero! Ti arrenderai già prima! Se il tuo corpo si lascia influenzare da questi pensieri demotivanti, smetterà automaticamente di lottare per la vittoria. I pensieri negativi non vanno mai presi per veri: imparate a smontarli, ribattete a voi stessi “E chi l’ha detto che non ce la posso fare?!”, imparate ad incoraggiarvi! A tal proposito, il selftalk (dialogo interiore) è parte integrante dei programmi di mental training e consiste nel ripetere a se stessi affermazioni incoraggianti, brevi istruzioni, parole chiave che sostituiscano eventuali pensieri negativi con altri più positivi e motivanti. Il principio base è che ciò che le persone si dicono (e pensano) condiziona anche come si comporteranno.


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L’OFFICINA

a cura di LORENZO COMANDINI

FOCUS SUL MONDO DELLE DUE RUOTE lorenzo@gruppobici.it

SHIMANO XTR E SRAM XX1: SOLUZIONI A CONFRONTO

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A 2 anni dall’uscita dello Sram XX1 Shimano ha deciso di entrare nel mondo 11V con il gruppo M9000, il primo gruppo a 11 velocità prodotto dalla casa giapponese. A questo punto non possiamo sottrarci da un’analisi del nuovo gruppo lanciato da Shimano e da un confronto con il rivale a 11v di casa Sram. La premessa è che dovremo limitarci ad un’analisi tecnica delle caratteristiche dei due gruppi, non avendo ancora potuto provare direttamente la novità Shimano non siamo in grado di fare confronti diretti. Nonostante abbiano entrambi un pacco pignoni da 11 velocità, il nuovo XTR differisce dai gruppi Sram per la differente dentatura dei pignoni, in particolare:

www.rossinbikes.it - www.speedbikes.it

Per ottenere un rapporto simile al 32-42, su Shimano servirebbe una corona da 31T. A parità di corona, insomma, con il gruppo Shimano si perde 1 dente, una differenza non così abissale. A conti fatti scopriamo una cosa: la più grossa differenza tra i due gruppi si evidenzia sul pignone più piccolo e quindi sui rapporti più duri, non tanto sui rapporti più agili in cui i rapporti che si ottengono sono molto vicini. Se quindi con il gruppo XTR non vogliamo rischiare di rimanere “corti” in discesa o sul piano, dovremo andare a montare una corona più grande, con conseguente perdita di rapporti agili. Insomma, per quel dente di differenza la gamma dell’XTR rimane molto più limitata.

• L’XTR adotta i pignoni: 11-13-15-17-19-21-24-27-31-35-40 • Le trasmissioni di casa Sram invece: 10-12-14-16-18-21-2428-32-36-42 La soluzione Shimano, adottando un pacco pignoni 11-40, ha una gamma di rapporti più limitata della soluzione Sram che adotta un pacco pignoni 10-42. Vedremo più nel dettaglio quali sono le differenze. Immaginando di avere una corona da 32T, da una parte abbiamo il gruppo Shimano, dall’altra un gruppo Sram XX1 o X01. Calcoliamo i vari rapporti:

La prima cosa che ci interessa analizzare sono i rapporti estremi, quelli che vanno a definire la gamma di rapporti disponibili. Partendo dal basso (rapporti lunghi) notiamo subito tra 11 e 10T ci sia una netta differenza in quanto a sviluppo del rapporto: è solo 1 dente, ma andando a lavorare su di un pignone piccolo il suo effetto si fa molto importante. Parliamo in termini numerici: per ottenere lo stesso rapporto del 32-10 con il pignone da 11 dovremmo utilizzare una corona da quasi 36T. A parità di corona, insomma, con Shimano si perdono 4 denti sul rapporto più duro, non è poco. Passando ai rapporti agili, quelli che più interessano in salita. Nonostante sul pignone più grande ci sia una differenza di ben 2 denti (40 vs 42), la differenza in termini di rapporto non è così netta.

Parliamo invece di distribuzione dei rapporti: con i rapporti più ravvicinati, Shimano offre una migliore distribuzione. Vediamo la curva di Shimano come è più costante di quella Sram che presenta un paio di oscillazioni, con un gap maggiore tra penultimo ed ultimo pignone. Dobbiamo però essere sinceri: avendoli testati sul campo, non abbiamo riscontrato particolari problemi sulla distribuzione dei rapporti dei gruppi Sram 11V. L’unico “difetto” che si può riscontrare è l’elevato gap tra penultimo ed ultimo pignone, ma non possiamo escludere che questa caratteristica sia comune anche all’XTR che passa comunque da un 35 ad un 40. 1×11, 2×11 E 3×11: SOLUZIONI A CONFRONTO Una delle particolarità del nuovo gruppo XTR è che non nasce esclusivamente come gruppo monocorona, ma vengono offerte diverse configurazioni con 1, 2 o 3 corone anteriori. Le configurazioni standard per una bici 27,5 sono: • Monocorona: corona a scelta, immaginiamo da 32T • Doppia: 26-36 • Tripla: 22-30-40


115 più grande: con 40T il rapporto più duro è decisamente più lungo rispetto alla configurazione doppia e monocorona. Facciamo alcune valutazioni: • La soluzione 3×11 è inutile: con una doppia 26-38 si ottiene praticamente la stessa gamma della tripla Shimano, senza bisogno di andarsi a complicare la vita con 3 corone. Il 22-40 è assolutamente inutile in salita, mentre già con il 26-40 si ottiene uno sviluppo analogo ad un 24-36 di un 2×10. Da scartare insomma a priori per ogni utilizzo.

Shimano XTR

Facciamo un confronto sulla gamma di rapporti disponibili, andando a confrontare le varie opzioni anche con una trasmissione Sram.

• La soluzione 2×11 è invece sicuramente meglio studiata: la gamma è piuttosto completa e non ci sono rapporti inutili. C’è però da dire una cosa: poco si discosta, utilizzando la guarnitura standard Shimano con corone 26-36, da quanto offre un gruppo Sram 11v: l’unico vantaggio è un rapporto minimo leggermente più agile. Vale la pena rinunciare ai benefici del monocorona per un 14% di rapporto agile in più? Sarebbe molto meglio aumentare il gap tra le corone, montando magari un 38 o 39T allora si che avrebbe senso la doppia, in quanto fornirebbe un rapporto decisamente lungo adatto a trasferimenti in asfalto con bici da XC.

La soluzione 1×11 è invece decisamente più limitata rispetto a Sram, soprattutto sui rapporti lunghi. Sicuramente serve una buona gamba per pedalare in ogni situazione, ma per un utilizzo race potrebbe essere sufficiente a patto di scegliere correttamente la corona. Chi fa un utilizzo ricreativo dovrà per forza rivolgersi alla doppia se vuole rimanere in casa Shimano. Continueremo il confronto nel prossimo numero di INBICI. Sram XX1

Osservando il gruppo Sram, notiamo subito come la gamma della configurazione XTR 1×11 sia più limitata, soprattutto sui rapporti lunghi. Una coperta forse troppo corta per un utilizzo all round. Non a caso Shimano consiglia la soluzione 2×11 che se da un lato offre una gamma più ampia rispetto all’XTR 1×11, poco si discosta da quanto offre Sram con i suoi gruppo 11V. Passiamo ora alla soluzione 3×11, quella che ha lasciato un po’ basiti tutti quelli che hanno letto la presentazione. Come rapporto agile troviamo un incredibile 22-40, un rapporto di 0,55 che è praticamente inutilizzabile tanto è agile: la velocità che si è un grado di sviluppare con rapporto del genere è bassissima, molto più comodo procedere a piedi. Diverso è il discorso sulla corona


foto NEWSPOWER CANON



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HOLIDAY INBICI info@inbici.net

a cura di PAOLO AGHINI LOMBARDI

PRIME PEDALATE AL CASTELLO DI OSSANA SUGGESTIVA SFILATA DI BICI STORICHE ALL’INTERNO DEL PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO

Una vista panoramica del Castello di Ossana

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Ci troviamo all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio che fu istituito nel 1935 per “tutelare e migliorare la flora, incrementare la fauna e conservare le speciali formazioni geologiche nonché le bellezze del paesaggio” del gruppo montuoso Ortles-Cevedale, ed inoltre per “promuovere lo sviluppo del turismo” in alcune delle più belle vallate delle Alpi. Come tradizione del Trentino, il ciclista viene sempre messo nella migliore condizione per divertirsi in sella al proprio“Cavallo di Ferro”

Il Castello di Ossana, sede di arrivo della ciclo pedalata

La pedalata verso l’antico castello

La pista ciclabile della Val di Sole, infatti, si sviluppa per quasi 50 km da Mostizzolo fino a Fucine di Ossana e da qui si dirama verso Vermiglio e Peio. Per la maggior parte del suo percorso segue il tracciato del torrente Noce su antiche stradine di campagna. Ma veniamo alla cronaca dell’evento che ha caratterizzato il primo fine settimana del mese di agosto nella Val di Sole.


119 La domenica la partenza della ciclo-storica è avvenuta dal piazzale dell’ex cimitero Austro-Ungarico che si trova alle pendici del colle Tomino,

La prima pedalata all’antico castello (Castello di San Michele) è stata voluta fortemente ed organizzata dal Comune di Ossana, piccolo centro situato nella Val di sole, che conta 859 abitanti, in collaborazione con l’Alpina Sport Trento e il prezioso supporto sul territorio dell’associazione dilettantistica Life is Bike di Ossana e si è articolata sostanzialmente su due bellissime giornate dedicate alla bicicletta. Il sabato è stato consacrato alle escursioni (in bici o a piedi) sulle splendide montagne che circondano la zona, infatti Ossana si trova in mezzo a due parchi naturali, quello

nazionale dello Stelvio e dell’Adamello Brenta. E seppur le condizioni meteo non siano state delle migliori, numerosi sono stati coloro che hanno scelto di trascorrere alcune ore tra la natura immergendosi nel verde della Val di Sole.

nel centro del paese. Il primo cittadino Luciano Dell’Eva è stato lo starter e 50 temerari hanno preso il via per percorrere il tracciato di circa 20 km, in piena tranquillità, su un percorso bellissimo articolato tra le anse del Torrente Noce. L’arrivo è avvenuto nella suggestiva corte dell’antico Castello di Ossana, appena restaurato e riconsegnato il 23 luglio alla cittadinanza.

Il castello, noto anche col nome di Castello di San Michele (dal nome della cappella interna dedicata al Santo) risale all’epoca dei Longobardi e venne fatto costruire attorno al VI secolo, anche se le prime notizie scritte risalgono al 1191. È stato veramente emozionante vedere i ciclisti che, al

termine della salita, sul sentiero che porta al castello, transitavano dalla torre principale dell’antico Maniero per raggiungere la corte centrale dove li attendeva un buon bicchiere di vino. Ancora una volta la pioggia ha guastato la festa, ma ormai siamo abituati ed il pasta party che avrebbe dovuto svolgersi proprio all’interno del castello, è stato organizzato all’interno dei locali adiacenti al Comune di Ossana. Bella e caratteristica la mostra di bici d’epoca presente nella corte principale.


BPA

IL MONDO DELLE DUE RUOTE a cura di ROBERTO ZANETTI foto di ROBERTO ZANETTI

Il dott. Gianmarco Torchi, intento nella lettura di INBICI, con la pagina pubblicitaria della sua azienda

I copertoni per bici disposti sugli scaffali all’interno del magazzino spedizioni

NEI PROSSIMI NUMERI DI INBICI VI PARLERÒ DI ALCUNE NOVITÀ SUL PRODOTTO (PER ORA NON POSSO DARVI NESSUNA ANTICIPAZIONE) MA PRIMA MI PARE GIUSTO PRESENTARVI BPA, IL PRIMO IMPORTATORE ITALIANO DI PNEUMATICI PER BICICLETTE (E NON SOLO…) CHE, NEI PAESI DEL SOL LEVANTE, HA FATTO LA PROPRIA FORTUNA E ANCHE QUELLA DEI SUOI CLIENTI

La palazzina degli uffici e il capannone di BPA nella sede di Paderno Dugnano (MI)

Mi è sempre piaciuto approfondire la conoscenza delle persone con cui lavoro e i servizi che mi vengono commissionati, a volte, sono davvero una piacevole sorpresa sotto tutti i punti di vista. Così è stato nel corso della mattinata di mercoledì 9 luglio in compagnia del dott. Gianmarco Torchi, presidente di BPA, la prima azienda importatrice di pneumatici per bici dei più affermati marchi dell’estremo oriente. Un uomo dinamico, un imprenditore che ha girato il mondo facendo esperienze importanti ovunque sia stato e ovunque abbia lavorato; lo definirei un precursore e uno scopritore di nuovi mercati che, soprattutto molti anni fa, erano per noi europei ancora mondi commercialmente sconosciuti. Fin dal 1985 BPA (l’azienda fondata da Torchi la cui sigla deriva dall’abbreviazione di Biciclette-Pneumatici-Accessori) è impegnata su tutto il territorio nazionale nella distribuzione e nella vendita di qualsiasi tipologia di pneumatico per le due ruote: dalle bici – per l’appunto – alle motociclette, agli scooter e ad altri mezzi di trasporto o industriali di vario genere. Una grande gamma di prodotti presenti in catalogo, un personale qualificato che sa consigliare e indirizzare il cliente nella scelta del pneumatico ideale, tanta esperienza derivata dal know how maturato negli anni sono le armi vincenti di

Le scatole contenenti i copertoni pronte per essere spedite tramite spedizioniere in tutt’Italia nei vari punti vendita di BPA

questa ditta che ha sede a Paderno Dugnano, alle porte di Milano, e che è in grado di soddisfare con qualità di servizio e prezzi molto competitivi le tutte le più svariate fasce di mercato presenti a livello commerciale, specialmente nella grande distribuzione. Malgrado essa sia costituita come Società per Azioni, e quindi con una struttura giuridicamente importante ed articolata, BPA è presente in tutta Italia anche nel singolo punto vendita dove il rapporto col consumatore finale rappresenta un aspetto di primaria importanza e il “rapporto umano diretto” viene curato nei minimi particolari dai responsabili dell’azienda stessa con minuziosa cura e attenzione. Una gestione famigliare che, al giorno, d’oggi, è sempre più difficile trovare nell’organigramma di una ditta ma che, a lungo andare, “paga sempre” e fa la differenza nel lavoro quotidiano e nei rapporti con la clientela. Il Distributore per l’Italia: BPA SpA - 20124 Milano Sede operativa: via dell’Industria,11 - 20037 Paderno Dugnano (MI) Tel. +39 02 9880998 • Fax: +39 02 9880328 Web site: www.bpaspa.it



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CICLISMO IN LUTTO a cura della REDAZIONE

info@inbici.net

ADDIO AD ANNEFLEUR KALVENHAAR LA GIOVANE BIKER OLANDESE È MORTA LO SCORSO 23 AGOSTO IN OSPEDALE IN SEGUITO ALLA BRUTTA CADUTA AVVENUTA IL GIORNO PRIMA DURANTE LE QUALIFICAZIONI DELL’UCI WORLD CUP DI MOUNTAIN BIKE A MERIBEL IN FRANCIA

La giovane sfortunata Annefleur Kalvenhaar

Il trauma cranico, infatti, provocato dalla collisione con il manubrio, aveva seriamente compromesso le sue funzioni neurologiche ed anche se fosse sopravvissuta – hanno spiegato i medici – la giovane olandese non avrebbe più recuperato parte delle sue funzioni fisiche e mentali e, con ogni probabilità, sarebbe stata condannata ad un’esistenza da vegetale. «Sono devastato dall’apprendere che la famiglia del ciclismo ha perso uno dei suoi membri ad una così giovane età. I nostri pensieri più profondi vanno alla sua famiglia e ai suoi amici», ha detto il presidente dell’UCI Brian Cookson in un comunicato. Nata a Wierden il 10 luglio di vent’anni fa, Annefleur gareggiava per il Focus XC Team: la foto EGO-PROMOTION / ARMIN M. KÜSTENBRÜCK

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La giovane biker olandese Annefleur Kalvenhaar è morta lo scorso 23 agosto in ospedale in seguito alla brutta caduta avvenuta il giorno prima durante le qualificazioni dell’UCI World Cup di mountain bike a Meribel, in Francia. La ventenne era stata subito trasportata in elicottero all’ospedale di Grenoble, dove è stata trasferita al reparto di terapia intensiva. Annefleur ha lottato con tutte le forze che le erano rimaste, ma le contusioni riportate nella caduta si sono rivelate fatali.

sua specialità prediletta era il ciclocross, nel quale si era laureata campionessa d’Europa under 23 nel 2013 e campionessa nazionale juniores nel 2012. Gareggiava anche nella mountain bike dove aveva centrato il secondo posto nel campionato nazionale sempre delle under 23. Aveva cominciato a pedalare a 13 anni con una bici da corsa ricevuta in regalo. Poi si era orientata verso le ruote grasse e il ciclocross. Il giorno dopo la tragedia un minuto di silenzio è stato osservato a Meribel nelle Alpi francesi in occasione dell’ultima prova di Coppa del mondo di mountain bike. Questo il messaggio del post su Facebook della sua squadra, il team Focus XC: «Cara Annefleur “Fleur” (fiore, ndr) siamo innamorati di te. L’intero team Focus XC è orgoglioso di essere sulla linea di partenza per te in Coppa del mondo a Meribel. Sarai nei nostri cuori ogni momento della nostra vita».



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IXS PILA 2014

6 min

a cura di PAOLO MEI

info@inbici.net

L’ORA DEI RECORD

foto UFFICIO STAMPA ACMEDIAPRESS

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Grande successo tecnico e organizzativo a Pila per la sesta tappa della IXS European Downhill Cup. Al via 350 rider per un totale di 28 nazioni rappresentate. Sulla pista Renato Rosa “Du bois”, i piloti si sono sfidati sul percorso di 2,7 km e 500 metri di dislivello disegnato da Corrado Hérin, il valdostano vincitore della Coppa del Mondo di specialità nel 1997. Tecnicamente la pista di Pila è molto impegnativa e molto tecnica, ricca di salti, dossi, “rock section”, toboga e paraboliche incredibilmente spettacolari, ricavati nelle varianti denominate “Coppa del Mondo” e “IXS”. Il comitato organizzatore, attivo da 21 anni, ha organizzato eventi inerenti le ruote grasse tra i quali “svettano” il campionato italiano di XC nel 1993, una tappa dell’Italian Cup di XC nel 1994, prima di “convertirsi al gravity”: nel 1997 si sono svolti proprio qui i campionati italiani assoluti di downhill e dual slalom. Ciliegina sulla torta, la prova di Coppa del Mondo nel 2005, vinta da Sam Hill. Dal 2010, la realtà IXS ha inserito Pila nella sua blasonata challenge europea. Dal punto di vista agonistico, tra gli Elite Maschili splendida affermazione dell’austriaco Manuel Gruber (Radon Factory DH) in 3.59.52, miglior tempo assoluto. Si tratta tra l’altro del record assoluto della pista di Pila, nonché unico timing al di sotto dei 4 minuti. Al secondo posto il vincitore del 2013, il polacco Slawomir Lukasik (NSBikes FroPro) in 4.00.62. Terza piazza per il sorprendente portoghese Francisco Marques Pardal (Penacova DH) in 4.00.92. Unico valdostano al via Julien Juglair (Pila Black Arrows), 114° in classifica in 4.30.57.

foto UFFICIO STAMPA ACMEDIAPRESS

LA LOCALITÀ VALDOSTANA HA OSPITATO PER LA QUINTA VOLTA UNA TAPPA DELL’IXS EUROPEAN DOWNHILL CUP, UNA CHALLENGE CHE RAGGRUPPA PILOTI PROVENIENTI DA OGNI PARTE DEL GLOBO. E QUEST’ANNO È ARRIVATO ANCHE IL RECORD DELLA PISTA, FATTO SEGNARE DALL’AUSTRIACO MANUEL GRUBER

Nella categoria Elite femminile, la grande favorita non ha tradito le attese: la diciannovenne britannica Tahnée Seagrave (FMD Racing) ha stravinto in 4.28.307, con un vantaggio di ben 18 secondi sulla seconda, la campionessa italiana Alia Marcellini (Lee Cougan Dirty Factory Team) e 21 secondi sulla svizzera Carina Cappellari (Suspension Center). Dodicesima l’unica valdostana in gara, Sara De Leo (Il ciclista off road), con il tempo di 5.10.35. Dominio assoluto britannico tra gli under 17 al maschile: tre rappresentanti del Regno Unito nelle prime tre posizioni: Matt Walker (Madison Saracen Developement) ha fermato il cronometro in 4.20.00 e ha preceduto il compagno di squadra Jack Tennyson di sei secondi e sei decimi. Ultimo gradino del podio per Kaos Seagrave (FMD Racing) che ha chiuso in 4.26.99. Il valdostano Paolo Alfonso Cagnoni (Pila Black Arrows) ha terminato la prova in 5.07.86 al ventesimo posto.

Nelle Under 17, ma al femminile, una sola pilota al via, l’italiana Alessia Missiaggia (Tiroler Radler Bozen) che ha chiuso in 7.32.33. La categoria Masters ha visto dominare il tedesco Benjamin Herold (NRG-Foes Racing Factory Team) con il tempo di 4.20.14. Secondo posto per lo specialista dei salti, il belga Kristof Lenssens (Kona Barracuda Fox) che ha fermato il cronometro in 4.22.47. Terza piazza per il vincitore del 2013, il campione italiano master 2 Paolo Alleva (Scout Nukeproof) col tempo di 4.23.36. Tra gli Elite Master fantastica affermazione dell’aostano Filippo Righi della Cili Lucchini. com. L’eclettico biker rossonero ha chiuso in 4.31.08, comunque rammaricato per la rottura del cambio, consapevole comunque di aver stravinto le seeding run di sabato con dieci secondi in meno. Secondo posto per Alex Mattei (Todesco) in 4.40.55. Terza posizione per Dominik Pellegrin (Wild Born Biker) con il tempo di 4.41.31. Dal punto di vista meteorologico sono stati due giorni fantastici con la località di Pila che ha regalato agli appassionati due giorni di mountain biking indimenticabili. Lo staff organizzativo, con a capo il presidente Mauro Grange, con la supervisione della Pila SpA guidata da Remo Grange è già al lavoro per la prossima edizione, per la quale sono previste alcune varianti inerenti il tracciato, soprattutto nella parte finale. L’appuntamento per il 2015 è per l’ultimo week end di luglio.



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www.alicebike.it KTM FAT RAT, ARRIVA IL “GIGANTE” MADE IN AUSTRIA Il catalogo 2015 di KTM Bike Industries presenta una grande novità per l’azienda austriaca di Mattighofen, sarà in vendita per la prima volta una Fat Bike, la mountain bike con le ruote “giganti”. Il modello chiamato Fat Rat è stato presentato di recente alla stampa mondiale. Il FatRat è un telaio da 26 pollici realizzato utilizzando l’alluminio 6061 e nella taglia 48, pesa 2.410 grammi.

KTM REVELETOR SKY DISC ANTEPRIMA 2015 AERODINAMICITÀ ELEVATA RIGIDITÀ E MASSIMA SICUREZZA IDEALE PER LE LUNGHE DISTANZE

RIVENDITORE UFFICIALE



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TREMALZO SUPERBIKE a cura di GIANLUCA BARBIERI

CARTOLINE DAL PARADISO UN PERCORSO DA FAVOLA, UNA SCALATA D’ALTRI TEMPI, UNA DISCESA DA LASCIARE SENZA FIATO E UN BALCONE SUL LAGO DI GARDA

S

Si correrà domenica 12 ottobre prossimo a Tremosine sul Garda (BS) la terza edizione della mitica Tremalzo Superbike, una gara – a detta di tutti – tanto impegnativa quanto divertente, che si sviluppa principalmente sulle strade militari del mitico Passo Tremalzo, molto conosciuto dagli stranieri e meno dagli italiani. Questa salita è considerata il Passo dello Stelvio per le ruote grasse e, credeteci, il paragone non è affatto azzardato. Una volta terminata la salita di San Michele, di 16 km, passata la galleria, un panorama stupendo lascia senza fiato il biker che per la prima volta transita di lì. Ma non finisce qui: dopo la discesa del Tremalzo, arrivati a Passo Nota, la discesa di Piazzale Angelini offre passaggi dentro le rocce che i biker non potranno mai dimenticare. Infine la location: Pieve di Tremosine fa parte dei Borghi più belli d’Italia ed uno degli scorci da non perdere è la mitica piazzetta a picco sul Garda. Una veduta mozzafiato a 400 mt sul Lago di Garda

Una vista del monte Tremalzo

La partenza della Tremalzo Superbike 2013


Daniele Mensi vincitore della Tremalzo Superbike 2013

e poi la leggendaria strada della Forra, un tratto stradale coreograficamente superbo, non a caso scelto dalla produzione del celebre film 007 per girare alcune scene del celebre film. Insomma, non si può mancare all’appuntamento di fine stagione, con un pasDaniele Mensi sul Passo di Tremalzo innevato dell’edizione 2013 saggio a 1800 m sul livello del mare mitigato dal micro clima del Garda. Tremalzo Superbike è uno di quegli appuntamenti ai quali il biker non può mancare. Per tutte le informazioni sulla manifestazione cliccare su www. tremalzosuperbike.it dove si possono vedere i video del tracciato e di gara.


foto NEWSPOWER CANON



Nel

cuore verde

Nella valle del monte Tezio, a pochi chilometri da Perugia, si trova dal 1864 il Casale dei Dotti, un antico edificio rurale, meta ideale per una vacanza “total green” Il Casale dei Dotti è un antico casolare rurale risalente al 1864 di recente ristrutturazione circondato da un oliveto secolare con piscina e solarium che consente agli ospiti di immergersi nei colori, nei profumi e nella quiete della verde campagna umbra. Il Casale dei Dotti rappresenta al meglio “l’Arte di Vivere”, caratteristica tipica dell’Umbria, Cuore Verde d’Italia.

La struttura nasce dal desiderio della famiglia Dottorini di condividere con i turisti l’amore per la natura, preservando le antiche tradizioni della valle del Monte Tezio, una zona ancora incontaminata pur trovandosi a soli quindici minuti dal centro storico di Perugia. Circondato dall’azienda agricola della famiglia, che produce olio extravergine di oliva di altissima qualità, il Casale offre ai suoi ospiti l’esperienza

del contatto diretto con la natura circostante permettendo di vivere le emozioni più genuine e ruspanti della cultura contadina umbra. Il Casale dei Dotti si trova all’interno del Parco Regionale di Monte Tezio, un territorio ricco di percorsi adatti per escursioni in mountain bike, a passeggio ed a cavallo. In posizione baricentrica rispetto alle principali città d’arte e siti turistici della Regione, si trova a soli tre

chilometri dal Golf Club di Antognolla. Il Casale è composto da sei accoglienti e spaziosi appartamenti dotati di ogni confort con ingresso indipendente. Con una capienza massima di 24 posti, la struttura ricettiva propone pacchetti personalizzati con la formula della mezza pensione, degustazioni, lezioni di cucina tipica umbra, lezioni di golf ed escursioni guidate a cavallo. L’intervento di recupero, terminato nel 2011, è stato ispirato al rigoroso rispetto dell’architettura tradizionale risaltando le antiche travi in rovere e la pietra locale che predomina sia le facciate esterne


dell’Umbria che le pareti interne. Ogni appartamento ha mantenuto alcuni elementi caratteristici dell’antica destinazione d’uso della casa colonica in modo da narrare all’ospite che vi soggiorna le storie e le consuetudini della vita rurale. All’interno dell’appartamento “l’Etruschetto” è stata infatti realizzata una grande vasca da bagno in pietra, recuperando parzialmente il canale dove originariamente avveniva la pigiatura dell’uva, all’interno della quale è possibile rilassarsi mentre si viene dolcemente irrorati dal getto d’acqua proveniente dal soffione.

Alcuni appartamenti sono provvisti di caminetto accendibile anche in camera da letto. Nei mesi invernali è possibile ritrovare il piacere della lettura davanti al fuoco acceso, magari degustando un bicchiere del pregiato vino che si produce nella zona, dimenticando così i ritmi frenetici della città. Il Casale dei Dotti offre ai propri ospiti e, in particolare, ai bambini l’esperienza

del contatto diretto con gli animali e la natura circostante con la possibilità di godere dei cibi sani e genuini tipici del territorio prodotti ancora secondo i tempi e le regole della terra. Gli ospiti hanno la possibilità di visitare l’azienda agricola e dare da mangiare agli animali allevati (pecore, agnelli, galline, vitelli, conigli). Nel periodo di ottobre e novembre gli ospiti che lo desiderano potranno partecipare alla raccolta delle olive e concludere il soggiorno ricevendo come souvenir una confezione dell’olio che avranno contribuito a produrre. Nel mese di maggio è invece possibile assistere e partecipare alla tosatura delle pecore. ll Casale offre una vasta serie di servizi: ampia piscina con solarium, lettini ed ombrelloni, area giochi per bambini e un grande parco esterno con tavoli, sedie, panchine e barbecue. La piscina ha una massima profondità di 1,5 metri permettendo così alle famiglie con bambini di fruirne in assoluta sicurezza.

Natura e paesaggio incontaminati, cultura e tradizioni, enogastronomia, borghi etruschi e medievali: una vacanza al Casale dei Dotti è un’ottima occasione per rilassarsi e scoprire da protagonisti l’Umbria, il Cuore Verde d’Italia.

www.casaledeidotti.it


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CHALLENGE FORTE VILLAGE SARDINIA INTERNATIONAL TRIATHLON a cura della REDAZIONE foto di DARIO SEQUI

info@inbici.net

CONSIGLIATA DA MAX LELLI PER PREPARARE IL CROCODILE TROPHY AUSTRALIANO, L’EX PROFESSIONISTA SI STA ALLENANDO IN UNA SPLENDIDA STRUTTURA NEL SUD DELLA SARDEGNA DOVE, IL PROSSIMO 26 OTTOBRE, È IN PROGRAMMA UN PRESTIGIOSO CHALLENGE DI TRIATHLON

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Nell’angolo più meridionale della Sardegna, dove il verde della macchia mediterranea si fonde col turchese delle acque più cristalline del mondo, un clima sub-tropicale contorna le 5 stelle di Forte Village, il resort esclusivo celebre per le vacanze dei vip, dove da qualche anno il lusso incontra lo sport ad ogni livello. Qui, dopo calcio, tennis e rugby, dal 2013 si parla anche di Ciclismo e Triathlon, con le lettere iniziali volutamente maiuscole. A farlo con noi per primo è Andrea Mentasti, Event Director di quello che si prospetta come l’ennesimo successo per la rinomata struttura e per tutto il movimento italiano della multi disciplina.

Andrea Mentasti con Chris “Macca” McCormack, testimonial della Challenge Family

«Anche se il Triathlon è uno sport in pieno sviluppo, le gare in Italia crescono ad una velocità superiore rispetto al numero degli atleti. Il nostro obiettivo è di fondere la competenza dei migliori tecnici del settore con l’esperienza nell’ospitalità di Forte Village per creare una lega eccezionale che diventi presto per tutti un nuovo standard da rispettare negli eventi internazionali. Sono oltre 30 le nazionalità rappresentate e vogliamo che tutti riportino a casa una medaglia nuova, un’emozione unica e un ricordo eccezionale. Questo è il nostro triathlon!».


135 avere più aerodinamicità. Consiglio una ruota posteriore da 90 mm con l’anteriore da 50 mm in quanto la probabilità di trovare vento è piuttosto alta. A chi non vuole rinunciare alla bici da crono, consiglio comunque di utilizzare un arretramento sella più simile alla bici da strada perché, con le discese veloci, una posizione esasperata risulterebbe troppo pericolosa. Assolutamente da evitare la ruota lenticolare posteriore!». Appuntamento quindi a fine ottobre, per le news da due campi gara agli antipodi – Santa Margherita di Pula in Sardegna e Port Douglas nel Queensland – che avranno in comune il passaggio di una stella gialla fluo dal nome Max Lelli.

Lungo i viali in cotto tirati a lucido, abbiamo incontrato anche Max Lelli, che ha scelto questo Paradiso per preparare la sua prossima avventura australiana – il Crocodile Trophy – che affronterà con Davide Cassani, Matteo Marzotto e Iader Fabbri fra meno di 2 mesi. «Ho scelto di allenarmi qui perché ritengo questa terra una palestra ideale per la preparazione su strada e in MTB. Il percorso lungo la costa è un ‘mangia e bevi’ eccezionale per sviluppare la potenza, mentre l’infinita rete di strade bianche, le salite lunghissime, le discese tecniche e i sentieri single track mozzafiato, sono quello che mi serviva per rifinire il mio stato di forma». Abbiamo approfittato per chiedere a Max un commento sul percorso del Challenge Forte Village Sardinia del prossimo 26 ottobre e qualche consiglio per gli atleti. «La frazione di ciclismo è molto tecnica e impegnativa. Il mio consiglio è di utilizzare una bici da strada perché ci sono molti tratti dove rilanciare e lunghe discese con curve veloci e impegnative. Da non sottovalutare inoltre gli strappi in salita lungo il rientro costiero, dove un paio di chili in meno di bici possono fare la differenza. Suggerirei comunque delle protesi lunghe, abbiate ad uno stem negativo per


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C CLOSCOPIO

a cura della REDAZIONE

UNA MOSTRA RENDE OMAGGIO ALLE DUE RUOTE

HANNA FA ARROSSIRE SUA MAESTÀ

Intitolata quest’anno Velodream, a Wroclaw in Polonia è in corso la quarta Biennale di Arte Urbana – Out of Sth che vede come protagonista la bicicletta, rivisitata in maniera prismatica e pluridirezionale. Per lo svedese Karl Adam Warrol la bicicletta diviene Robo-Rainbow, strumento per tracciare arcobaleni sui muri delle periferie. Simone Jones progetta il futuristico Perfect vehicle, un mezzo controllato dal respiro del conducente, mentre Renaud AugusteDormeuil ha ideato il Contre-Projet Panopticon, la bicicletta che permette di sottrarsi allo spionaggio satellitare. Gli architetti cinesi di PIDO e PAO sviluppano invece le potenzialità dei mezzi a pedali, fino a trasformarli in abitazioni con giardino.

Lei si chiama Hanna, è una studentessa inglese e, guarda caso, ha i capelli rossi (o perlomeno tendenti al rame). È un’amante del genere “Trek”, anche se il ciclismo – ammette – non è la sua principale passione. È un po’ allergica ai tessuti e dunque in sella predilige il look adamitico: un giubbottino, scarpe da tennis e punto. Per la gioia dei ciclisti di Sua Maestà.

VOLEREMO IN BICICLETTA!

Ricordate la scena del film E.T. in cui dei ragazzi volavano sulle bici? Per anni la fantascienza ha anticipato i nostri sogni. Ma oggi è già realtà un prototipo di bicicletta con due paia di eliche al posto delle ruote. L’azienda inglese Malloy Aeronautics sta lavorando dal 2011 per creare una hoverbike funzionale e al momento sta vendendo i suoi prototipi più piccoli per raccogliere fondi e realizzare droni più grandi. La versione ridotta pesa 2,2 kg, è lunga 45 pollici ed è stata costruita con alluminio e carbonio e poliuretano. È in grado di trasportare un carico massimo di 1,5 kg e può viaggiare fino alla velocità di 72 km/h.

ROBIN WILLIAMS SUPER-APPASSIONATO DI CICLISMO Sulla scomparsa di Robin Williams è stato scritto di tutto e di più. Ma non tutti sanno che l’attore deceduto aveva tra le sue grandi passioni la bicicletta. Si dice ne possedesse circa 500. In quell’incredibile collezione spiccano anche otto bici particolarissime, quelle montate sui telai di Dario Pegoretti, l’artigiano di Roncegno Terme famoso per i suoi pezzi unici, in acciaio, costruiti e verniciati rigorosamente a mano.


foto 4EVER.EU

Il BAR CICCIO è il luogo di ritrovo dei ciclisti della riviera, in partenza per gli itinerari e percorsi della Valle del Savio e colline romagnole. Offre agli amici ciclisti, un punto di ristoro con un ampio parcheggio privato e un prezioso servizio di lavaggio bici (rivolgersi al bar) per coloro che rientrano dai percorsi del fuoristrada. Orari abituali partenze e ritrovi: • martedì ore 12.30 • giovedì ore 12.30 • sabato ore 13.00

Tutti i sabati ritrovo per escursioni in MTB Colazioni e aperitivi con ricco buffet Servizio di pagamento bollette luce, gas, acqua, telefono e multe Sala TV Sky con dirette sportive tutte le partite in diretta del Cesena con Sky HD

Sala giochi • Ricariche telefoniche • Wi-fi libero Bar Ciccio - Via Romea, 120 Cesena (FC) 47522 - t. 0547 331984 - e. barciccio@hotmail.it -

BAR CICCIO


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LA PLAYMATE DI SETTEMBRE

a cura di MARIO PUGLIESE

FOTOSERVIZIO FILIPPO BAZZAN

ROSANGELA, DIETRO LE GAMBE C’È DI PIÙ

STAR DEL CARNEVALE DI RIO, HA PARTECIPATO A “CIAO DARWIN” E HA FATTO LA RAGAZZA IMMAGINE NEI LOCALI PIÙ GLAM DI IBIZA. OGGI LAVORA NELLA MODA ED È UN’INSEGNANTE DI PORTOGHESE: «IL MIO PUNTO FORTE SONO LE GAMBE, MA SENZA CULTURA NON SI VA DA NESSUNA PARTE»

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Il fisico, anche se leggermente più ambrato, è quello della Venere di Milo ma – dietro a piume e paillettes – Rosangela Fernandes, brasiliana di San Paolo, nasconde un’infinità di virtù. Grande protagonista del Carnevale di Rio, ha lavorato ad alti livelli nel mondo dello showbiz, partecipando a Ciao Darwin, facendo la ragazza immagine nelle discoteche glam di Ibiza e all’Eco di Riccione. Ma, scesa dal cubo, Rosangela – arrivata in Italia dieci anni fa – si è data da fare: «Dovevo restare, per lavoro, non più di tre mesi – racconta – ma alla fine, ho deciso di fermarmi per sempre. A quel punto, ho cercato di integrarmi nel più breve tempo possibile.

Ho studiato la lingua, ho preso un diploma, mi sono fatta una cultura di leggi e burocrazia. L’idea di fare l’immigrata per sempre non mi piaceva. Pur amando tantissimo il mio Brasile, volevo calarmi nella realtà italiana. E così ho fatto». Oggi, oltre a ballare il samba e coltivare la passione per la moda, è una quotata insegnante di portoghese e si diletta tra palestra e buoni libri: «So che il mio punto forte sono le gambe – ammette – ma senza cultura non vai da nessuna parte. Pregiudizi e luoghi comuni, per noi brasiliane, sono sempre in agguato. Per questo mi piace leggere e tenermi informata». E cucinare… «Adoro preparare


gustose cenette per i miei amici – dice – e devo dire che tra i fornelli riscuoto un certo successo». Facendo la playmate di INBICI non può non essere un’appassionata di bicicletta: «È il mio mezzo di trasporto preferito –spiega – perché, oltre ad essere utile ed ecologica, mi permette di tenermi in forma. Non ci crederete, ma in bicicletta ho fatto persino un trasloco!».


foto GIANLUCA BARBIERI

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GRANFONDO DEI LUPI a cura di GIANLUCA BARBIERI

gianlucabarbieri.inbici@gmail.com

ENTRANDO CON LA MTB NELLE “FAUCI” DEI LUPI A COLLARMELE, NEL CUORE DELL’AQUILA PIÙ SELVAGGIA, IL GRAN FINALE DELL’ALL STAR MTB

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Si correrà a Collarmele (AQ) il 19 ottobre prossimo e sarà gara finale degli All Star MTB. Con i suoi 56 km e 1800 m di dislivello, la Granfondo dei Lupi è pronta a dare spettacolo. Una gara che si può definire certamente “originale” con dei passaggi più unici che rari, il tutto inserito in terra Marsicana, precisamente a Collarmele (AQ) a pochi chilometri da Avezzano. Un territorio inedito per la MTB classica, tutto da scoprire. Transitando su questi sentieri, scortati dai ragazzi del Collarmele MTB, abbiamo subito pensato a quanto fossero congeniali questi tracciati allo sci da fondo, figuriamoci per la MTB. Passaggi diversi dal solito, paesaggi tanto brulli quanto suggestivi. foto GIANLUCA BARBIERI

Le strade panoramiche di Collarmele (AQ)

Ci troviamo all’interno di uno dei più grandi parchi eolici d’Europa, dove il vento la fa da padrone. Il paese in sé francamente non offre moltissimo, ma il territorio circostante e l’ospitalità delle persone di queste zone fanno sì che, quando uno deve tornare a casa, lo fa sempre con un rivolo di sincera nostalgia. La gara, come detto, partirà da via Nazionale e al dodicesimo chilometro, dopo aver

affrontato una delle salite più impegnative della gara, si ripasserà per questa via, l’arteria principale del paese, regalando un grande spettacolo a tutto il pubblico presente. Come detto, la Granfondo dei Lupi sarà anche valida come prova finale dei mitici All Star MTB e tutto il paese, in perfetta sintonia con il Collarmele MTB, sta mettendo a punto una grande cerimonia di consegna delle maglie tricolori che se la giocheranno poi domenica 19 ottobre lungo via Nazionale. Come detto, i paesaggi da queste parti sono unici, come alcuni passaggi tra le rocce. Un track test con noi di Solobike.it che è servito anche per capire la qualità dei percorsi e del territorio.


foto GIANLUCA BARBIERI

141 www.ilrifugio.abruzzo.it, chiedendo di Luca, sostenitore del Collarmele MTB e uno dei punti di accoglienza per i giorni della gara. Ospitalità garantita su un borghetto restaurato mixato ad un ristorante dove i migliori palati verranno soddisfatti e serviti con piatti tipici della zona che vi lasceranno ‘a bocca aperta’. Info gara su: www.scrondland.it

Luca Pierleoni titolare del ‘Rifugio’ di Aielli-Celano (AQ) e sostenitore del Collarmele MTB

A pochi chilometri da Collarmele svetta, algido e quasi ‘presuntuoso’, il castello di Celano, importante roccaforte che ha subìto notevoli restauri e che oggi si presenta al turista al massimo della sua forma. Poi, perché non parlare della parte enogastronomica: l’ospitalità degli abitanti della zona è unica e gli arrosticini abruzzesi non possono mancare dal piatto del turista che passa da queste parti: carni e spezie sono il piatto forte della terra Marsicana e per un biker, dopo una fatica su questi percorsi, non fanno male un po’ di proteine... di ‘qualità’. Infine, per decidere di soggiornare in queste zone, non si può evitare una puntatina al mitico ‘Rifugio’ di Aielli-Celano I leader All Star 2013 foto GIANLUCA BARBIERI

foto GIANLUCA BARBIERI


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LA BICI D’EPOCA info@inbici.net

a cura di ADRIANO VISPI e DARIO CORSI

IN SELLA AD UNA MOSER

Tempo di lettura

5 min

STORIA DI UN CAMPIONE STRAORDINARIO E DELLE SUE SPECIALI BICICLETTE. SEMPRE PROIETTATE VERSO IL FUTURO

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Francesco Moser iniziò la sua carriera ciclistica solo a diciotto anni e nel 1972 arrivò ottavo nella prova in linea dei Giochi Olimpici a Monaco di Baviera del 1972. Durante il suo primo Giro d’Italia Professionisti nel 1973 si aggiudicò, a soli 22 anni, una tappa ed il vincitore nel Giro d’Italia vinto da un certo Eddy Merckx. I primi risultati importanti arrivarono nel 1975 con le vittorie nel Campionato Italiano, al Trofeo Matteotti e al prestigioso Giro di Lombardia. Sempre nel 1975 partecipò per la prima ed unica volta al Tour de France vincendo la maglia di miglior giovane ed indossò la maglia gialla per sette giorni vincendo il prologo e una tappa. Il 1976 lo consacrò nell’olimpo dei grandi campioni del ciclismo. In quell’anno riuscì infatti ad aggiudicarsi la prima maglia iridata nell’inseguimento su pista mentre giunse secondo nella prova iridata disputata ad Ostuni dietro il belga Freddy Maertens. La seconda maglia iridata arrivò nel 1977 a San Cristobal in Venezuela nella prova in linea per professionisti. Vincitore di ben tre Parigi-Roubaix riuscì ad imporsi con la maglia di Campione del mondo dal 1978 al 1980 consecutivamente. Protagonista assoluto del ciclismo internazionale a cavallo degli anni ’80, riuscì ad essere Sportivo Italiano dell’Anno 1984, quando molti credevano che la sua carriera fosse al termine. Grazie al genoma del campione e ad innovative tecniche di allenamento e preparazione – assieme a tecnici di prim’ordine quali

Francesco Moser in azione alla Parigi-Roubaix del 1980

Aldo Sassi, i professori Monte e Conconi e lo staff dell’equipe Also-Enervit – riuscì a ripetersi ad altissimi livelli e a conquistare il record dell’ora che apparteneva ad Eddy Merckx da dodici anni. In soli quattro giorni migliorò il record e stabilì il nuovo primato con 51,151 km in un’ora. La preparazione del record lo portò alla vittoria nella classica di primavera cioè nella Milano-Sanremo dello stesso anno con un arrivo in solitudine. La vittoria al Giro d’Italia dello stesso anno entusiasmò tutti i tifosi di Francesco Moser che vissero l’ultima tappa a cronometro con trepidazione, fino ad esplodere di gioia nell’arena di Verona, quando il cronometro lo diede vincitore davanti ad un altro campione di quegli anni: Laurent Fignon. Professionista dal 1973 al 1988 vinse anche un secondo Giro di Lombardia e altri due Campionati Italiani nel 1979 e nel 1981. In pista riuscì ad imporsi, oltre che nel mondiale inseguimento del 1976, anche nel Campionato Italiano inseguimento per ben 5 volte e riuscì ad imporsi in ben quindici Sei giorni. Francesco Moser è ad oggi il ciclista italiano con il maggior numero di successi con ben 273 vittorie su strada da professionista e precede Giuseppe Saronni (193 vittorie) e Mario Cipollini (189). A livello internazionale risulta essere terzo assoluto dopo Eddy Merckx (426 vittorie) e Rik Van Looy (379). Negli anni ottanta ogni gara lo vide protagonista e riuscì ad entusiasmare tutti i tifosi del ciclismo italiano. Moser iniziò la sua carriera di costruttore di biciclette alla fine degli anni settanta e corse nella sua carriera con biciclette Moser. In questo articolo presentiamo due biciclette Moser del 1979 e 1985 che montano una componentistica Campagnolo Super Record. Le decalcomanie ricordano la prestigiosa vittoria al mondiale di San Cristobal del 1977 e il Record dell’Ora del 1984. L’acciaio utilizzato era della miglior qualità Columbus e permetteva ad un campione esplosivo e potente come Moser di affrontare al meglio le classiche ed i Giri di allora. Ad oggi possedere una bici F. Moser significa avere con sé un pezzo di storia del ciclismo italiano e poter – a distanza di trenta anni – cavalcare un’ottima bici in acciaio che ha dato tante soddisfazioni a questo grande campione del ciclismo italiano.



foto BETTINIPHOTO

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