LE STATISTICHE SONO
MIGLIORI SE INVECCHIANO PAPER #4
LE
STATISTICHE
SONO “MIGLIORI” SE INVECCHIANO Durante il Governo Renzi l’economia italiana è andata molto meglio di quanto stimato inizialmente 1. PREMESSA L’Istituto Italiano di Statistica (Istat) è uno dei più seri ed autorevoli a livello internazionale come comprovano l’enorme mole di dati che esso raccoglie, le sue numerose pubblicazioni ed analisi, nonché la varietà, le dimensioni e l’accuratezza delle diverse banche dati che gestisce: una attività, quella di Istat, che non trova molti confronti in Europa e nel mondo. Ma, come è normale, anche un centro di elevata professionalità come l’Istat è costretto frequentemente ad operare delle rettifiche rispetto alle prime stime pubblicate, a causa della complessità delle inchieste presso le famiglie e le imprese, della progressiva acquisizione di informazioni più complete rispetto a quelle iniziali ed anche per il continuo miglioramento delle stesse tecniche di indagine e rilevazione. Il caso ha voluto che negli ultimi tre anni diverse variabili rilevanti dell’economia italiana siano state oggetto di frequenti rettifiche, con progressive revisioni verso l’alto. Sicché alcuni dati relativi alla ripresa economica durante il Governo Renzi, che inizialmente apparivano piuttosto modesti, sono stati ripetutamente oggetto di miglioramenti, che hanno fatto emergere un quadro molto differente, decisamente più positivo, rispetto a quanto inizialmente stimato. Analizzeremo qui esemplificativamente cinque casi di importanti revisioni, che hanno riguardato, rispettivamente, il Prodotto Interno Lordo (PIL), i consumi delle famiglie, il valore aggiunto del settore manifatturiero, gli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto e l’occupazione.
2. Il CASO DELLE REVISIONI DELLE STIME DEL PIL Un primo caso interessante è quello del PIL. Ci riferiremo nel seguito alle serie concatenate a valori 2000, cioè ai dati in volume del PIL dell’Italia. Nel settembre del 2016 l’Istat, sulla base di informazioni più ampie e complete che nel frattempo erano state raccolte, ha modificato in misura sensibile la parte finale della curva del PIL italiano. Infatti, mentre i vecchi dati indicavano un calo del PIL anche nel 2014, dopo la già forte diminuzione nel 2012 e 2013, la revisione del settembre 2016 ha comportato per il 2014 una rettifica in senso positivo. Anziché essere diminuito dello 0,44%, come annunciato nel settembre 2015, stima poi già migliorata a -0,34% nel marzo 2016, il PIL del 2014 fu 1
rivisto in crescita dello 0,09%. Una differenza non da poco, di ben 0,54 punti percentuali in più rispetto alla stima del settembre 2015. Il cambio di segno ha anche anticipato la collocazione dell’inizio della ripresa economica italiana dal 2015 allo stesso 2014. Uno sviluppo davvero clamoroso, specie se riandiamo con la memoria a quanti all’epoca accusarono il Governo Renzi di non essere riuscito ad invertire subito il ciclo negativo dell’economia e di aver lasciato l’Italia in recessione nel 2014. Ma non è tutto. Infatti la revisione del settembre 2016 non soltanto ha rivisto in positivo il dato del PIL 2014 ma ha anche sostanzialmente confermato la crescita inizialmente stimata per l’anno 2015 (diramata nel marzo 2016), riducendola solo di poco, da +0,76% a +0,73%, nonostante il confronto con il 2014 rivisto al rialzo. Di fatto, nelle revisioni del settembre 2016 lo stesso livello del PIL dell’anno 2015 è stato aumentato dello 0,43% rispetto alla prima stima del suo valore (diramata sempre nel marzo 2016). Infine, nel marzo 2017 l’Istat ha rivisto ancora leggermente al rialzo il vecchio PIL dell’anno 2014 (elevando la sua crescita da +0,09% a +0,11%) ed ha ritoccato in meglio anche quello dell’anno 2015 (elevando la sua crescita da +073% a +0,78%). Nel complesso, rispetto alla prima stima del marzo 2016 la crescita cumulata del PIL italiano nel biennio 2014-2015 è stata innalzata da +0,42% a +0,90%: una differenza di quasi mezzo punto di PIL (+0,48%). Considerando anche la prima rettifica di un decimale relativa all’anno 2014 già operata nel marzo 2016, la maggior crescita del PIL italiano nel biennio 2014-2015, dopo tutte le revisioni operate, si cumula in un non trascurabile +0,58% (vedi tabella 1 e figura 1). Con le varie revisioni effettuate ed aggiungendo la prima stima provvisoria per l’anno 2016 (diramata nel marzo 2017), la crescita cumulata del PIL durante il triennio 2014-2016 del Governo Renzi si è portata al +1,8%.
3. IL CASO DELLE REVISIONI DELLE STIME DEI CONSUMI PRIVATI Anche la curva dei consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private italiane è stata oggetto da parte dell’Istat di importanti rettifiche al rialzo. Analogamente a quanto fatto per il PIL, anche per i consumi analizzeremo qui le variazioni delle serie storiche in volume, a valori concatenati 2010. La revisione dei dati sulla spesa privata ha riguardato in particolare l’anno 2015. Rispetto alla prima indicazione del marzo 2016, le revisioni Istat del settembre 2016 e del marzo 2017 hanno modificato significativamente verso l’alto la crescita dei consumi nell’anno 2015 (rispetto all’anno 2014) dall’iniziale +0,88% ad un più robusto +1,57%, con un miglioramento della stima di ben 0,69 punti percentuali (vedi tabella 2 e figura 2). Ciò dovrebbe indurre ad una severa autocritica chi ha inizialmente giudicato in modo negativo le misure introdotte dal Governo Renzi per rilanciare la spesa delle famiglie, tra cui i famosi 80 euro. Nel bilancio finale del triennio 2014-2016 del Governo Renzi, dopo le ultime revisioni Istat delle stime annuali, i consumi privati in Italia risultano progrediti complessivamente del 3,2% rispetto al 2013.
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4. IL CASO DELLE REVISIONI DELLE STIME DEL VALORE AGGIUNTO MANIFATTURIERO Una delle più importanti revisioni recenti operate dall’Istat riguarda il valore aggiunto dell’industria manifatturiera italiana nel quadro della contabilità nazionale. Anche qui va rilevato che per molto tempo è stata messa in discussione, sulla base dei vecchi dati, l’efficacia delle misure economiche per le imprese varate dal Governo Renzi: dall’eliminazione della componente lavoro dell’Irap alla soppressione della tassa sugli “imbullonati”, dal finanziamento della nuova Legge Sabatini al super-ammortamento, ecc. Troppo poco, dicevano i critici: l’industria italiana è ferma, non cresce. Bisogna che il Governo faccia di più... Valutazioni che oggi appaiono assolutamente superate alla luce delle nuove informazioni rese note dall’Istat. Infatti, le revisioni delle stime del valore aggiunto manifatturiero sono state di tale entità da modificare completamente il giudizio storico sulla ripresa della nostra industria. Secondo le ultime stime (diramate nel marzo 2017), nel solo biennio 2014-2015 la crescita cumulata del valore aggiunto manifatturiero italiano in volume è stata pari al +2,95% e non al +1,12% come indicato dalle prime stime (diramate nel marzo 2016). Se a ciò si aggiunge che l’Istat aveva già rettificato una prima volta la crescita del valore aggiunto dell’industria manifatturiera relativo al 2014, portandolo da -0,80% (stime diramate nel settembre 2015) a -0,36% (nel marzo 2016), le revisioni complessivamente effettuate per il biennio 2014-2015 assommano ad un cospicuo +2,28% (vedi tabella 3 e figura 3). Inoltre, come accaduto nel caso del PIL, anche nel caso del valore aggiunto manifatturiero le revisioni più recenti hanno completamente ribaltato la valutazione dell’anno 2014, che non era stato affatto un anno di recessione, come inizialmente stimato (-0,80%) ma già un periodo di significativa ripresa (+0,56%).
5. IL CASO DEGLI INVESTIMENTI IN MACCHINARI E MEZZI DI TRASPORTO Il caso delle revisioni operate dall’Istat sui dati degli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto nel 2014-2015 è persino più clamoroso di quello del valore aggiunto manifatturiero testé descritto. Basti dire che rispetto alle stime iniziali, le revisioni hanno migliorato le stime addirittura di 6,25 punti percentuali. La prima stima relativa all’anno 2014 fu -2,9%, mentre l’ultima è +1,93%. La prima stima per l’anno 2015 fu +3,49% mentre l’ultima è stata elevata a +4,91% (vedi tabella 4 e figura 4). Queste revisioni portano a concludere che le misure introdotte dal Governo Renzi per stimolare la ripresa degli investimenti privati hanno sicuramente avuto un certo successo, che tuttavia è stato a lungo negato sulla base delle stime iniziali.
6. IL CASO DELLE REVISIONI DELLE STIME DELL’OCCUPAZIONE Un ultimo ma non meno significativo caso di progressive rettifiche al rialzo delle statistiche economiche intervenute durante il periodo del Governo Renzi riguarda l’occupazione in Italia, stimata sulla base delle rilevazioni mensili Istat relative alle forze di lavoro. Tali rileva3
zioni mensili hanno il vantaggio della rapidità ma si basano su una raccolta di informazioni meno ampia rispetto alle più solide rilevazioni trimestrali. Conseguentemente sono spesso soggette a rettifiche. Durante il triennio 2014-2016 le misure introdotte dal Governo Renzi per riformare e rilanciare il mercato del lavoro sono state spesso criticate ferocemente, in particolare nel 2015 quando pareva dai primi dati sulla dinamica dell’occupazione che le decontribuzioni e il Jobs Act non stessero producendo effetti rilevanti. Ma a poco a poco le continue revisioni operate dall’Istat sulle stime mensili del numero degli occupati ed i nuovi dati che sono stati resi noti in seguito hanno modificato completamente il quadro, evidenziando gli effetti positivi di tali misure sull’occupazione. Ricordiamo qui alcune delle più importanti revisioni migliorative recenti operate dall’Istat riguardo al numero degli occupati in Italia. La più importante di tali revisioni è avvenuta nel passaggio dalle stime del 31 luglio 2015 alle stime del 1° settembre 2015 quando l’Istat ha rivisto nettamente al rialzo la curva dell'occupazione. In tale circostanza il numero degli occupati totali del mese di giugno 2015 venne elevato di ben 137mila occupati rispetto alla stima effettuata il mese precedente. Modificando così in modo sostanziale la prospettiva della dinamica occupazionale, che fino a quel momento era stata giudicata “deludente” sulla base dei primi dati resi noti (figura 5). Il 1° marzo 2016 una seconda rilevante revisione operata dall’Istat ha alzato ulteriormente la curva degli occupati totali. Il dato di dicembre 2015 venne elevato di 93mila occupati rispetto alla stima rilasciata il mese precedente. Finalmente, l'impatto positivo sul mercato del lavoro determinato dalle decontribuzioni e dal Jobs Act cominciò così ad emergere in tutta la sua portata (figura 6). Infine, il 2 marzo 2017 una terza revisione, di minore entità ma significativa dal punto di vista della tendenza, ha corretto al rialzo la debole dinamica degli occupati inizialmente stimata dall’Istat per la seconda parte del 2016. Il dato di dicembre 2016 è stato elevato di 44mila occupati rispetto alla stima rilasciata il mese precedente. Il bilancio del miglioramento del mercato del lavoro durante il Governo Renzi si è così fissato in +681mila occupati rispetto al febbraio 2014 (figura 7). In base alle ultime stime Istat, durante il Governo Renzi e nel primo mese del Governo Gentiloni il numero degli occupati totali in Italia è cresciuto di 711mila persone rispetto al febbraio 2014 (vedi la linea blu della figura 8), di cui ben 508mila dipendenti a tempo indeterminato in più grazie alla spinta delle decontribuzioni e del Jobs Act.
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TABELLE E FIGURE
TABELLA 1 Tabella 1 Revisioni della crescita del PIL italiano: anni 2014 e 2015 (variazioni sull'anno precedente; stime nelle diverse date successive) STIM E
2014
2015
revisione del settembre 2015 revisione del marzo 2016 revisione del settembre 2016 revisione del marzo 2017 M IGLIORAM ENTI DELLE STIM E
-0,44% -0,34% 0,76% 0,09% 0,73% 0,11% 0,78%
miglioramento marzo 2016 su settembre 2015 miglioramenti settembre 2016 su marzo 2016 miglioramenti marzo 2017 su settembre 2016 somma dei miglioramenti da marzo 2016 a marzo 2017 Fonte: elaborazione su dati Istat
0,10% 0,44% -0,03% 0,02% 0,05% 0,56% 0,02%
variazione cumulata 2014-2015 0,42% 0,82% 0,90%
0,58%
FIGURA 1
6
TABELLA 2 Tabella 2 Revisioni della crescita dei consumi privati in Italia: anno 2015 (variazioni sull'anno precedente; stime nelle diverse date successive) STIM E revisione del marzo 2016 revisione del settembre 2016 revisione del marzo 2017 M IGLIORAM ENTI DELLE STIM E miglioramento settembre 2016 su marzo 2016 miglioramento marzo 2017 su settembre 2016 somma dei miglioramenti da settembre 2016 a marzo 2017 Fonte: elaborazione su dati Istat
2015 0,88% 1,51% 1,57% 0,63% 0,06% 0,69%
FIGURA 2
7
TABELLA 3 Tabella 3 Revisioni della crescita del valore aggiunto manifatturiero dell'Italia: anni 2014 e 2015 (variazioni rispetto all'anno precedente; stime nelle diverse date successive) STIM E revisione del settembre 2015 revisione del marzo 2016 revisione del settembre 2016 revisione del marzo 2017
2014
2015
-0,80% -0,36% 0,17% 0,56%
variazione cumulata 2014-2015
1,47% 1,27% 2,38%
1,12% 1,43% 2,95%
0,45% 0,52% 0,40% 1,36%
-0,21% 1,12% 0,91%
2,28%
M IGLIORAM ENTI DELLE STIM E miglioramento marzo 2016 su settembre 2015 miglioramenti settembre 2016 su marzo 2016 miglioramenti marzo 2017 su settembre 2016 somma dei miglioramenti da marzo 2016 a marzo 2017 Fonte: elaborazione su dati Istat
FIGURA 3
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TABELLA 4 Tabella 4 Revisioni della crescita degli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto in Italia: anni 2014 e 2015 (variazioni rispetto all'anno precedente; stime nelle diverse date successive) variazione STIM E cumulata 2014 2015 2014-2015 revisione del settembre 2015 -2,90% revisione del marzo 2016 -2,71% 3,49% 0,77% revisione del settembre 2016 0,89% 4,27% 5,17% revisione del marzo 2017 1,93% 4,91% 6,84% M IGLIORAM ENTI DELLE STIM E miglioramento marzo 2016 su settembre 2015 miglioramenti settembre 2016 su marzo 2016 miglioramenti marzo 2017 su settembre 2016 somma dei miglioramenti da marzo 2016 a marzo 2017
0,19% 3,61% 1,03% 4,83%
0,79% 0,64% 1,43%
6,25%
FIGURA 4
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