3 minute read

Cover Story

Cover Story Cover Story

Infrastrutture anno zero

CON I FONDI LEGATI AL RECOVERY FUND PER L’ITALIA SI PROFILA UN’OCCASIONE UNICA PER (RI)PARTIRE DALLE OPERE PUBBLICHE E RILANCIARSI A LIVELLO INTERNAZIONALE IL PROBLEMA CONTINUA AD ESSERE LA BUROCRAZIA

Isoldi che arriveranno saranno molti. Anzi, moltissimi. Motivo per il quale l’intera classe politica non può lasciarsi sfuggire l’occasione data dalle somme che giungeranno al nostro Paese attraverso il Recovery Fund. Finalmente, senza più indugi, si punterà sulle opere pubbliche strategiche per arrivare al tanto desiderato rilancio dell’economia italiana. Per l’intero settore delle costruzioni, in tutte le sue componenti, si profila quindi un’occasione forse unica, e per questo senza appello. L’elenco delle infrastrutture sulle quali si è deciso di puntare sembra ormai delineato. Il terzo valico “dei Giovi” sulla linea ferroviaria Genova-Milano è un’opera importante la cui conclusione da cronoprogramma è prevista nel 2023. Qui, il nodo maggiore sta nel raddoppio dei binari nel tratto tra Tortona e Milano Rogoredo, che però potrebbe essere presto sciolto. Una fetta consistente delle risorse, pari a circa 4,5 miliardi di euro, sarà destinata alla linea ferroviaria Palermo-Catania-Messina, vera e propria svolta infrastrutturale per la Sicilia e l’intera Italia. La concretizzazione dei principali investimenti programmati garantirà infatti l’interconnessione e l’interoperabilità nell’ambito dei Corridoi Transeuropei TEN-T e consentirà di collegare i centri urbani a maggiore densità abitativa con le aree interne e costiere della Sicilia e i relativi servizi, garantendo un’adeguata

L’elenco delle opere

• Terzo valico ferroviario linea Genova-Milano, circa 5,5 miliardi di euro • Linea ferroviaria Palermo-Catania-Messina, circa 4,5 miliardi di euro • Linea ferroviaria di valico Verona-Brennero, circa 3,3 miliardi di euro • Linea ferroviaria Napoli-Bari, circa 2,6 miliardi di euro • Linea TAV Torino-Lione, circa 1 miliardo di euro • Linea ferroviaria Brescia-Verona-Padova, circa 1 miliardo di euro • Potenziamento linea Venezia-Trieste, circa 646 milioni di euro • Potenziamento linee alta velocità già esistenti, circa 3 miliardi di euro (interventi volti all’aumento delle capacità delle linee) • Valorizzazione rete stradale ANAS, circa 500 milioni di euro • Potenziamento tecnologico e digitalizzazione delle strade, circa 600 milioni di euro

mobilità a passeggeri e merci e unendo le dorsali Ionica e Tirrenica. Per la linea di valico Verona-Brennero verranno stanziati circa 3,3 miliardi di euro, mentre per la Napoli-Bari, già in fase di realizzazione e relativa alla Direttrice Napoli-Bari-Lecce-Taranto, compresa anch’essa nel

Cover Story

Corridoio Scandinavia - Mediterraneo della rete Trans European Network, la somma sarà di poco superiore ai due miliardi e mezzo. A novembre scorso è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il bando di gara per l’ultimo lotto della tratta Hirpinia – Orsara, lunga circa 28 km, per un investimento complessivo di 1,5 miliardi di euro. Un altro miliardo sarà poi destinato alla TAV Torino-Lione, così come la stessa somma sarà dirottata sulla Brescia-Verona-Padova (anche in questo caso gli interventi sono già in corso). Altri finanziamenti pioveranno per il potenziamento generale delle linee già esistenti, mentre per quanto riguarda i tratti stradali ANAS dovrebbe arrivare circa mezzo miliardo. Il problema, se mai, riguarda come al solito la burocrazia. Il “decreto Semplificazioni”, che ha riformato il codice degli appalti tramite un meccanismo accelerato per le opere afflitte da lungaggini burocratiche, sta sortendo i suoi effetti. Per ogni opera prevista sarà nominata una struttura commissariale, sulla falsa riga di quanto avvenuto a Genova per la ricostruzione del ponte “San Giorgio”. Dopo il confronto tra palazzo Chigi e il Ministero del Tesoro i primi cantieri sono partiti o in alcuni casi ripartiti. Ed è proprio la parola “cantieri” che le imprese di costruzione vedono come l’ossigeno, in antitesi al termine “bandi” che da solo non può bastare. L’iter autorizzativo viene ancora visto come troppo farraginoso, considerando anche i passaggi necessari al Cipe e alla Corte dei Conti. E forse è proprio questa la maggiore sfida che attente il settore italiano delle infrastrutture in questo 2021.

This article is from: