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I collezionisti

Sala

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Collezionisti per il museo: Carrara, Lochis, Morelli

A differenza di molti musei civici italiani, sorti in seguito alle soppressioni degli enti ecclesiastici e alla dispersione delle quadrerie aristocratiche, il patrimonio dell’Accademia Carrara è il risultato di una lunga serie di grandi e piccole storie di appassionati che hanno saputo trasformare l’arte del collezionare e dunque del possedere, nell’arte del condividere donando, facendo della pinacoteca bergamasca uno dei più importanti musei italiani.

In testa al lungo elenco di donatori, che comprende 240 nomi tra privati e istituzioni, svettano le figure di Giacomo Carrara, Guglielmo Lochis e Giovanni Morelli, tre grandi collezionisti che hanno costituito, in differenti momenti storici, importanti raccolte d’arte. Il diverso profilo di queste collezioni contribuisce a definire il carattere articolato e vario del patrimonio dell’Accademia Carrara.

Fondatore della Pinacoteca, Giacomo Carrara spende una vita intera per realizzare il progetto di allestire la sua raccolta, che comprende dipinti, disegni e stampe, in un edificio che includa anche una scuola di pittura. La collezione, donata nel 1796 alla città, documenta in maniera esaustiva la storia dell’arte a Bergamo dal Quattrocento in avanti, ma ospita anche capolavori della pittura lombarda e veneta.

Guglielmo Lochis allestisce nella villa alle Crocette di Mozzo, poco fuori Bergamo, una collezione di dipinti straordinaria, ricca di opere di Bellini, Raffaello, Tiziano, Canaletto, Tiepolo. Costituita allo scopo di rendere testimonianza delle diverse scuole artistiche italiane dal Quattrocento al Settecento, buona parte della raccolta giunge in Carrara nel 1866.

Con il legato di Giovanni Morelli nel 1891, il museo si arricchisce della collezione di uno dei più grandi storici dell’arte dell’Ottocento. Morelli mette a punto un nuovo metodo per l’attribuzione dei quadri antichi, basato sull’analisi dei dettagli anatomici più trascurabili. La sua raccolta di dipinti e di sculture, che annovera capolavori di Pisanello, Bellini e Botticelli, viene destinata dopo la sua scomparsa all’Accademia Carrara.

1886 olio su tela cm 125,5 × 90 collezione Giovanni Morelli, 1891

Schrobenhausen 1836 - Monaco di Baviera 1904

Franz von Lenbach Ritratto del senatore Giovanni Morelli

Il dipinto venne eseguito tra la primavera del 1885 e l’inverno del 1886 a Roma, in Palazzo Borghese, dove Lenbach aveva uno studio molto frequentato. Il brillante storico dell’arte, eletto nel 1873 senatore del Regno d’Italia, è raffigurato per tre quarti della sua figura, in soprabito scuro e cilindro, colto in atto di girare la testa verso l’osservatore, con uno sguardo vivo e penetrante. Il volto del gentiluomo emerge luminoso dal colore bruno del fondo e dal nero dell’abito: un’impostazione a effetto, apprezzata anche da Morelli, il quale stimava in modo particolare il pittore tedesco e lo considerava l’ultimo erede della grande tradizione ritrattistica cinquecentesca. Grazie ai suoi ritratti Lenbach si costruì in effetti una carriera straordinaria, lavorando non soltanto per i reali di mezza Europa, ma diventando anche il pittore ufficiale dell’aristocrazia germanica.

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