InOgniDovePiemonte N.5

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Sostenibilità 2013 ANNO EUROPEO DELL'ARIA IL NUOVO REGOLAMENTO PER LA TUTELA DEGLI ANIMALI Mondo Cooperativo COOPERARE PER IL RISPARMIO ENERGETICO Castelli del Piemonte IL CASTELLO DEL VALENTINO

Viaggi sostenibili DONNE DAI SORRISI D'ORO Guida weekend VERSO IL PARADISO IL MARE AI PIEDI DELLE MONTAGNE

Piemonte


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EDITORIALE di Alessandra Luciano

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ESTATE IN PIEMONTE

Sostenibilità è anche questione di valori, non solo ambientali e di rispetto degli ecostistemi ma anche culturali. Ecco perchè in questo numero abbiamo aperto una nuova sezione dedicata al mondo cooperativo, che costituisce una fetta importante dell’economia del nostro Paese ma è soprattutto il luogo di incontro di molti cittadini di “buona volontà”. I valori della cooperazione, ispirati alla solidarietà e all’integrazione sono, in questi periodi così difficili, un potente collante in grado di rendere solide piccole economie altrimenti sottoposte alla violenza senza pietà dei mercati del profitto. Ecco perchè le imprese cooperative reggono meglio la crisi e rappresentano esperienze che non a caso riescono a coniugare con i valori della cooperazione anche quelli della sostenibilità ambientale e delle solidarietà sociale. Il 2013 è anche l’Anno europeo dell’Aria, se ne parla poco in realtà, ma il Parlamento Europeo ha inteso promuovere l’attenzione nei confronti di iniziative tese a diminuire l’inquinamento atmosferico, considerando che solo nel 2010 le stime parlano di 420mila morti premature dovute allo smog. Come sempre ci auguriamo che la sensibilizzazione verso le buone pratiche possa passare anche attraverso la lettura di queste pagine e abbiamo inteso focalizzare l’attenzione in particolare sul Piemonte per capire quanto la situazione possa essere preoccupante anche per noi.

In questo numero parliamo anche del Nuovo regolamento per la tutela degli animali proposto dall’Associazione Comuni Italiani e dalla Federazione italiana delle Associazioni per i diritti degli animali. Si tratta di una proposta rivoluzionaria che presuppone una cultura del rapporto esseri umani e animali fondato sulla reciprocità e non sulla sopraffazione. Il regolamento impone non solo dei doveri ma riconosce dei diritti di convivenza nella reciprocità di una relazione che è vissuta da due soggetti (esseri umani e animali), vietando quelle forme di violenza anche inconsapevole da parte del più forte (l’uomo) sul più debole (gli animali) di cui a volte a causa di abitudini stratificate non si ha coscienza. Anche in questo caso ci auguriamo che attraverso queste pagine si possa contribuire in qualche modo a risvegliare la consapevolezza che il rispetto dei diritti degli animali implica il rispetto dei diritti umani e che, entrambi, attingono al valore universale del rispetto della vita in ogni sua espressione e forma. Come sempre proponiamo anche in questo numero mete per viaggi estivi e proposte per il weekend in luoghi del Piemonte, vicino a casa ma che possono rappresentare piacevoli e interessanti occasioni per conoscere il patromonio ambientale e artistico della nostra regione, che è davvero molto prezioso e pregiato... Buona lettura!


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SOMMARIO

EDITORIALE pag.

1 Estate in Piemonte di Alessandra Luciano

SOSTENIBILITÀ 4 2013 Anno europeo dell’aria di Giulia Maringoni pag. 8 Che aria tira in Piemonte di Giulia Maringoni pag. 12 Amici ... a quattro zampe di Letizia Gariglio pag.

MONDO COOPERATIVO 18 Cooperare per il risparmio energetico di Alessandra Luciano pag. 22 Cooperative alleate di Alessandra Luciano pag. 26 Vancanze cooperative di Giulia Maringoni pag.


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SOMMARIO

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VIAGGI SOSTENIBILI pag.

3o Donne dai sorrisi d’oro di Arianna Zucco

CASTELLI DEL PIEMONTE 36 Il castello del Valentino di Silvia Coppo pag. 44 Amedeo di Castellamonte di Silvia Coppo pag.

InOgniDovePiemonte n. 5 - ESTATE 2013 Euro 5

GUIDA WEEKEND 48 Verso il paradiso di Giulia Maringoni pag. 56 Il mare ai piedi delle montagne di Arianna Zucco pag. 60 Il volto nascosto del lago di Arianna Zucco ( 58 ) pag.

Direttore Responsabile Alessandra Luciano alessandra.lcn@gmail.com Hanno collaborato a questo numero Silvia Coppo, Letizia Gariglio, Giulia Maringoni, Lorenzo Perotti, Arianna Zucco Trimestrale di Cooperazione e Sostenibilità Registrata presso il Tribunale di Ivrea n. 3 del 4/7/2012 del Registro periodici Progetto grafico Graphic design - Galliano Gallo Layout e impaginazione Alessandra Luciano Galliano Gallo Fotocomposizione e stampa Tipolitografia Grafica Santhiatese Corso Nuova Italia, 15 b 13048 Santhià ( Vc) tel. 0161 94287 - fax 0161 990136 direzione@graficasanthiatese.it Direzione e redazione, redazione@inognidovepiemonte.it Foto di copertina Una delegata di Terra Madre edizione 2012 (foto Giulia Ricca) La rivista è stampata su carta certificata FSC, Forest Stewardship Council. È un sistema di certificazione internazionale che garantisce che la materia prima usata per realizzare la carta proviene da foreste dove sono rispettati dei rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.


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SOSTENIBILITÀ

2013 ANNO EUROPEO DELL’ARIA Testi e foto di Giulia Maringoni


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INIZIATIVE PER LA QUALITÀ DELL’ARIA

Nella pagina accanto: Un autobus a Torino a basso impatto ambientale In alto: Janez Potocnik Commissario europeo per l’ambiente

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’Unione Europea sta celebrando l’Anno europeo dell’Aria, con una serie di iniziative volte a sensibilizzare governi e cittadini sul problema sempre più critico dell’inquinamento atmosferico. Nonostante tutti i miglioramenti, ancora oggi la percentuale di popolazione urbana esposta a livelli di concentrazione delle polveri sottili (Pm10) e di altri gas inquinanti come il biossido di azoto (NO2) e ozono (O3) superiori ai limiti di legge varia in Europa tra il 18 e il 41%. Ne emerge uno stato di allerta per l’emergenza smog. “Every Break we take”, il nuovo Rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA 2013) sulla qualità dell’aria in Europa, ha rivelato che, nonostante le emissioni in atmosfera di gas nocivi si siano ridotte sensibilmente dagli anni Ottanta ad oggi, non sono ancora tanto sostenibili da poter rientrare nei limiti previsti dalle direttive. Non dimentichiamo che tali soglie non sono state individuate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) arbitrariamente, ma rispondono, invece, a severe esigenze di tutela della salute dei cittadini. Le ultime stime parlano di almeno 420mila morti premature imputabili all’inquinamento nell’Ue nel 2010, oltre all’aggravarsi di patologie respiratorie e tumorali legate allo smog, soprattutto nei soggetti più deboli residenti in aree urbane. «Una cifra inaccettabile- ha dichiarato il commissario europeo per l’Ambiente Janez Potocnik. Occorrere una nuova strategia in materia di qualità dell’aria per intervenire sulle cause principali del fallimento della lotta UE contro lo smog, tra cui, in primo piano, svettano l’inadegua-


to coordinamento delle politiche nazionali, regionali e locali, la persistenza dell’inquinamento transfrontaliero e lo scarso coinvolgimento di tutti i settori nel taglio degli inquinanti». Anche la portavoce della Commissione UE Pia Ahrenkilde ha confermato che in autunno verrà presa in considerazione una revisione delle direttive UE sull’aria. «Arginare l’inquinamento più che un costo è un investimento. La strada per arrivarci è fatta di nuovi standard, obiettivi chiari e piani d’azione concreti, sia per gli Stati membri che per le aziende europee». Lo smog ci costa troppo! “Cleaner air for all” (un’aria più pulita per tutti) è stato lo slogan della Green Week Conference 2013, la più autorevole conferenza sull’ambiente in Europa, tenutasi a Bruxelles dal 4 al 7 giugno 2013, che ha registrato un’affluenza di oltre 3.000 visitatori, centrata sul tema della prevenzione della salute dagli effetti dello smog. La Conferenza è stata organizzata dopo la decisione di procedere già nell’anno in corso alla Revisione della Direttiva sui limiti nazionali delle emissioni (NEC), al fine di sottoporla ad una processo di ampia consultazione pubblica. L’emergenza smog, oltre a chiedere continui tributi in termini di salute e ambiente, sta diventando un imperativo economico per l’Unione Europea, che si trova a dover gestire una perdita di circa 12 miliardi di euro annui a causa di costi sanitari e giorni di lavoro persi. Anche l’agricoltura non è esente da danni all’atmosfera, che ammontano a 3 miliardi di euro, producendo sempre più ammoniaca e emettendo quantità in esubero di ossidi di azoto tramite la combustione dei mezzi a motore.

Il traffico è stato individuato all’unanimità come il nemico numero uno su cui agire; secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, nel 44% delle stazioni di rilevamento delle strade trafficate d’Europa il diossido di azoto (NO2) è ancora oltre i limiti legali, così come avviene nel 33% delle stesse centraline per le polveri sottili (Pm10). Gli effetti dovuti all’inquinamento da circolazione di auto continuano incidono sul sistema cardiovascolare, oltrechè su polmoni, fegato, milza e sangue. Occorre quindi considerare le criticità anche sul fronte dell’inquinamento acustico: tre su cinque abitanti nelle maggiori città europee sono esposti a livelli di rumore dannosi. Deficit di attuazione delle norme e disinformazione Passi importanti nella storia della lotta all’inquinamento ne sono stati fatti molti, come la Convenzione sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero del 1979 (LRTAP), ma ancora la situazione monitorata si presenta con dati drammatici. Come mai? «Oggi quasi tutti gli Stati membri hanno recepito le direttive sulla qualità dell’aria, che sono vincolate al loro rispetto - sostiene la Direttrice dell’EEA Jacqueline Mc Glade - ma le strategie da mettere in atto per arrivare al traguardo in modo rapido ed efficace sono appannaggio delle autorità locali e variano sensibilmente da una nazione all’altra, persino da una regione all’altra». Il divario tra un Paese e l’altro, spesso, è dato dai diversi sistemi di monitoraggio e dal gap tra i test eseguiti in laboratorio e i risultati reali. L’esempio più evidente vede coinvolte proprio le case automobilistiche: la quantità di emissioni su strada sono sempre molto più alte di quelle dichiarate.Un ulteriore problema da non sottovalutare è la comunicazione sui livelli rag-


2013 ANNO EUROPEO DELL’ARIA

Nella pagina accanto: Mobilità sostenibile a Torino In alto: Pedalata in Vla di Susa

giunti dagli inquinanti da parte delle autorità locali e la conseguente disinformazione dei cittadini, soprattutto di coloro che soffrono di disturbi respiratori (1 su 5 secondo il sondaggio Eurobarometro “Attitudes of Europeans towards Air Quality”). Non ci può essere un’aria più pulita e respirabile senza cooperazione. Occorre che gli enti locali condividano esperienze e pratiche virtuose, informazioni e misure più severe da intraprendere in settori chiave, discutendo idee e soluzioni per capire cosa non ha funzionato e perché. Se il problema della qualità dell’aria ambisce a una soluzione, ricercatori, politici e associazioni di cittadini devono lavorare fianco a fianco. ... dalla Carta Europea dell’Aria promulgata a Strasburgo dal Consiglio d’Europa nel Marzo del 1968 L’aria è indispensabile alla vita, pertanto la sua qualità naturale deve essere conservata al fine di preservare la salute e il benessere dell’uomo e di proteggere il suo ambiente. C’è inquinamento dell’aria quando la presenza di una sostanza estranea o una variazione rilevante della proporzione dei suoi componenti è suscettibile di provocare un effetto nocivo. Al fine di rendere più efficace la lotta contro l’inquinamento dell’aria, gli Stati membri devono incoraggiare sia sul piano nazionale che internazionale studi e ricerche relativi ai mezzi tecnici suscettibili di prevenire o ridurre la contaminazione dell’aria, la dispersione degli inquinanti e i loro effetti sull’uomo e sull’ambiente.

Per saperne di più http://www.eea.europa.eu/ www.greenweek2013.eu www.unece.org/env/Irtap www.parlamento.it/web/

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SOSTENIBILITÀ

CHE ARIA TIRA IN PIEMONTE? Testi e foto di Giulia Maringoni


CHE ARIA TIRA IN PIEMONTE?

N INVERSIONE DI TENDENZA ALL’OMBRA DELLA MOLE

Nella pagina accanto: La mappa delle aree inquinate del Piemonte segnalate nei colori dal giallo all’arancio In alto: Visita ai monumenti torinesi in ... bicicletta!

onostante i limiti blandi della normative comunitarie sulla qualità dell’aria, sono molti gli Stati membri che non riescono a rispettarli. In particolare il nostro Paese è stato segnalato per aver omesso di provvedere, per diversi anni consecutivi, al rispetto dei valori-limite fissati per le concentrazioni di PM10 e di ossidi e biossidi di azoto, biossido di zolfo e zolfo, contenute nell’aria e per non aver adottato adeguate misure di risanamento. Ma dal Piemonte arrivano i primi segnali di miglioramento. Da anni in testa a tutte le classifiche delle città industriali dell’intera penisola (e del mondo) con la maggiore concentrazione di polveri sottili, Torino ha spiccato per un autunno e un inverno incredibilmente virtuosi, forse anche per effetto della crisi economica che fa lasciare a casa l’automobile e incentiva un pendolarismo cittadino in cui mezzi pubblici e biciclette son tornati prepotente alla ribalta. Nel periodo ottobre 2012-marzo 2013 la media dei PM10 è stata di 56,2 mcg/mc con 95 superamenti del limite, mentre nel semestre ottobre 2011-marzo 2012 si era assestata sui 76,3 mcg/mc. Un 26% in meno che diventa addirittura -32,1% se si considera il trimestre gennaio-marzo 2013 rispetto a quello dell’anno precedente.


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SOSTENIBILITÀ

La Provincia di Torino, nell’ambito delle proprie competenze territoriali, ha di recente avviato un insieme di progetti a favore della Mobilità sostenibile sul proprio territorio. Il processo di confronto e cooperazione avviato con le Amministrazioni Locali, gli altri Enti coinvolti e le Associazioni Ambientaliste ha portato all’elaborazione di numerosi progetti finalizzati alla riduzione dell’inquinamento acustico ed atmosferico derivante dalla mobilità, alla riduzione delle emissioni di gas serra (CO2), alla diminuzione della congestione del traffico e alla sicurezza stradale. Le iniziative che hanno registrato maggior successo ed efficacia sono state le domeniche a piedi, il car e bikesharing e lo sviluppo degli orti urbani, oltre al ritorno della api nei parchi cittadini, indicatore numero uno della migliore qualità dell’aria. Buone notizie arrivano anche dal bollettino dell’ARPA che rileva un minimo storico nei superamenti, confermando il trend di progresso: 87 negli ultimi 365 giorni. I risultati non sono dovuti a blocchi e targhe alterne, ma ad un calo dell’utilizzo di mezzi motorizzati accompagnato dal miglioramento della qualità dei combustibili, dei motori, della viabilità. Gli sforzi e gli investimenti operati in occasione delle Olimpiadi invernali del 2006, a distanza di anni stanno dando buoni frutti. Il traffico veicolare è decisamente più fluido, gli ingorghi sulle arterie più battute sono sempre meno frequenti, ed anche i residenti danno un prezioso contributo alla salubrità dell’aria, lasciando sempre più spesso l’automobile in garage per muoversi con tram, metrò, bus biciclette o macchine elettriche condivise.

Ne pagina accanto: Nella Bandiera eurpea a Palazzo Carignano - Torino Ban In aalto: La sstazione di Bike sharing in Piazza Castello a Torino


CHE ARIA TIRA IN PIEMONTE?

Il Canavese punta sulla sinergia Anche in Canavese le amministrazione comunali hanno favorito molteplici modalità di spostamento compatibili con i valori di sostenibilità ambientale, con l’intento di una generale riduzione del traffico veicolare privato e delle sue nocive conseguenze:consumo di energia, inquinamento atmosferico ed acustico, riduzione di emissioni di gas serra (CO2) e riduzione dell’incidentalità stradale. Con questo obiettivo nel 2010 ad Ivrea è stata istituita la figura del Mobility Manager d’Area con il compito di mantenere i collegamenti tra le strutture comunali e le aziende di trasporto locale, promuovere le iniziative di mobilità di area, monitorare gli effetti delle misure adottate e coordinare i Piani Spostamento Casa-Lavoro oppure Casa-scuola. «L’obiettivo primario è quello di promuovere una copartecipazione dei cittadini al governo dell’ambiente- ha dichiarato l’assessore all’Urbanistica di Ivrea Giovanna Codato. Tale obiettivo presuppone e si compone di un insieme di abilità cognitive, strategiche, metodologiche, comunicative e relazionali in qualche modo progressive che vanno dalla sensibilizzazione sulle problematiche ambientali, all’informazione, alla formazione e all’educazione ambientale».

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I.Q.A. (Indice Qualità Aria): l’esperienza operativa condotta in Piemonte l’I.Q.A è uno strumento sintetico d’informazione diretto alla collettività, che permette di valutare la concentrazione dei principali inquinanti monitorati: monossido di carbonio (CO2), biossido di zolfo (SO2), biossido di azoto (NO2), ozono (O3), polveri sottili (Pm10) e benzene, regolati dai Clean Air Act. La qualità dell’aria è misurata tramite le reti di centraline esistenti che registrano le concentrazioni dei gas nocivi ogni giorno e, sulla base di soglie di accettabilità dei livelli normativi, viene calcolato il valore IQA per il giorno considerato. ARPA Piemonte effettua giornalmente, a partire dal 2004, la valutazione della stima di alcuni indici di legge per gli inquinanti più critici nel territorio regionale.

Per saperne di più www.lamiaaria.it www.sistemapiemonte.it www.arpa.piemonte.it


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SOSTENIBILITÀ

AMICI... A QUATTRO ZAMPE Testi e foto di Letizia Gariglio


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IL NUOVO REGOLAMENTO PER LA TUTELA DEL BENESSERE DEGLI ANIMALI E LA LORO CONVIVENZA CON I CITTADINI

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Ne pagina accanto: Nella In vvacanza... sempre insieme In aalto: Da solo ... alla catena

nostri piccoli parenti, li chiamava Emily Dickinson, riferendosi agli animali che la attorniavano, e non solo quelli a quattro zampe. E davvero gli animali si sono integrati nelle nostre vite di famiglia: per lo più famiglie nucleari o formate da single, che dell’animale, spesso cane o gatto, hanno fatto il loro partner. Del resto, l’animale pare essere ormai l’unico, nel panorama delle difficoltà sociali delle nostre esistenze, con cui riusciamo ad andare d’accordo, evitare discussioni, donare e ricevere affetto un po’ meno condizionato di quello che scambiamo con i nostri pari-condizione: gli umani. Fiducia in amore, tolleranza diffusa, rispetto delle esigenze di ognuno, rinuncia ad anteporre il sesso ad ogni altro scambio reciproco, danno come risultato poche separazioni e, sempre più spesso, unioni che durano per la vita: almeno la vita di uno dei due. Come tutti i membri della famiglia ciascuno di loro ha un nome, ed interagisce con i propri umani intrecciando la sua storia con la loro. Sta di fatto che cominciano ad essere davvero tanti, per il beneficio dei veterinari e dei negozi specializzati in attrezzature e prodotti specifici per loro. Mi stavo chiedendo proprio qualche giorno fa se un passeggino per gatto potesse facilitare il nostro viaggio per mare: mio e della mia compagna felina, intendo. Tuttavia ho desistito, provando un po’ di vergogna nel mostrare al mondo sdolcinati atteggiamenti materni, che a suo tempo ho rifiutato di assumere con i figli. Mi accontenterò di un tradizionale trasportino. Avrò fatto bene? Mah.


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SOSTENIBILITÀ


IL MONDO A RISCHIO INSOSTENIBILITÀ

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Ne pagina accanto: Nella Campagna di sensibilizzazione Cam contro l’uso della catena con In aalto: Pet terapy in una stru ttura per disabili

Certo è che sul territorio italiano l’atteggiamento verso gli animali e i loro proprietari è molto diverso va dall’intolleranza a una buona amichevolezza, ciò riguarda tante situazioni, che vengono variamente declinate a seconda del luogo, della volontà dei singoli, in un guazzabuglio di regole diverse per ogni circostanza. Ciò riguarda l’ingresso degli animali nei locali pubblici, come l’accesso alle spiagge, per esempio: problema molto sentito in questa stagione. Ora in molti Comuni del nostro territorio nazionale, ma non in tutti, i nostri animali entrano nei bar e nei ristoranti, nel migliore dei casi attesi da una amichevole ciotola colma d’acqua: sono soprattutto i cani a godere di questo beneficio. La grande distribuzione li tiene alla larga, ma in negozi di dimensioni più ragionevoli dei supermercati vengono accolti con benevolenza: un certo spazio è lasciato alle scelte di ognuno, al gradimento e al buon senso. Un comune pilota, quello di Montecarlo, in provincia di Lucca, li ha ammessi nei matrimoni; in quel luogo è possibile sposarsi tenendo al proprio fianco l’anima gemella … sorry, l’animale del cuore, la cui approvazione sembra essere indispensabile per affrontare il decisivo passaggio di stato. Anci e la Federazione italiana delle associazioni per i diritti degli animali e dell’ambiente hanno recentemente presentato a Roma un Regolamento-tipo per la tutela degli animali e la loro convivenza con i cittadini. Hanno sottoscritto un accordo quadro che impegna l’associazione dei Comuni alla massima promo-

zione del regolamento per la sua adozione da parte dei sindaci italiani. Le parti promuoveranno anche l’apertura di un ufficio per i diritti degli animali in ogni città. Il testo del regolamento affronta le principali questioni riguardanti la convivenza degli uomini e degli animali nelle città; tuttavia affronta più ampi problemi, occupandosi di tutti gli animali, dai più semplici animali domestici a quelli esotici, compresi i lavoratori del circo. Con la sottoscrizione del Regolamento il Comune riconoscerà la valenza sociale del rapporto tra esseri umani e animali d’affezione ed opererà perché il rispetto verso gli animali sia promosso anche nel sistema educativo, a partire dalla scuola dell’infanzia ed elementare. Questo regolamento rovescia completamente l’impostazione adottata finora: si parte non dai divieti, ma dall’idea che - in linea generale, con motivate eccezioni - l’animale domestico possa accompagnare il proprietario dovunque, senza ledere i diritti di nessuno. La novità sta soprattutto nei toni con i quali si affrontano gli argomenti: abbandonato lo stile proibizionistico di certi regolamenti precedenti, il nuovo regolamento proposto guarda al benessere di tutte le parti, gli animali come gli uomini che convivono per scelta e anche quelli che, infastiditi dalla loro presenza, ne farebbero volentieri a meno: si guarda con rispetto alle esigenze di ognuno. Quanto ai divieti, è veramente ora di finirla! Così il regolamento rovescia completamente l’impostazione


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SOSTENIBILITÀ


AMICI A QUATTRO ZAMPE

adottata finora, si parte dall’idea di accogliere, di aprire: in generale, con motivate eccezioni, l’animale domestico potrà accompagnare il proprietario dovunque, senza ledere i diritti di nessuno. Con guinzaglio e museruola, sarà consentito ai nostri pet l’accesso anche alle case di riposo e in apposite aree degli ospedali, dove potranno incontrarsi con i proprietari ricoverati, infine potranno accedere alle aree dei cimiteri. Le nuove regole per i proprietari di cani e gatti Il regolamento elenca doveri e responsabilità dei padroni di cani e gatti stabilendo le condizioni necessarie per la custodia, il controllo della riproduzione, le precauzioni contro danni a terzi o aggressioni. Ma impone anche alcuni significativi divieti che sino ad oggi erano a discrezione della legislazione comunale: l’articolo 30 vieta di legare gli animali alla catena, e i successivi articoli impongono divieti di vendita di animali a minorenni, il divieto di detenzione se si sono riportate condanne, o è stato accolto il patteggiamento, per maltrattamento o uccisione di anaimali. Ed oltre ai casi estremi ci sono prescrizioni anche per le cattive abitudini di proprietari non responsabili, sarà d’ora innanzi vietato lasciare gli animali sempre da soli, abbandonati in balconi e cortili per lungo tempo senza custodia, sarà altresì vietato il condurli al guinzaglio attraccati a qualsiasi mezzo di locomozione, utilizzarli per l’accattonaggio, offrirli in omaggio o in premio (come ancora accade in molte lotterie di paese). Significa che i Comuni cha hanno aderito al regolamento, e sono ormai quasi la maggioranza, dovranno vigilare affinchè le cattive abitudini che non rispettano i diritti fondamentali degli animali come l’uso della catena siano finalmente impedite. Cè’ poi una figura di “animale” che questo regolamento ha inteso riconoscere, al fine di individuare uno strumento alternativo alla lotta al randagismo, si tratta del “cane di quartiere” o, più propriamente, del “cane libero accudito” le cui condizioni per il riconoscimento e la tutela saranno definite dal servizio veterinario delle Asl competenti. (AL.)

Per saperne di più Il testo integrale del nuovo regolamento è scaricabile on line: http://www.ilgiornale.it/web/ pdf/regolamento_animali.pdf

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MONDO COOPERATIVO

COOPERARE PER IL RISPARMIO ENERGETICO testi di Alessandra Luciano


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IL BANDO DI AEG RIVOLTO AI SOCI PER FINANZIARE INTERVENTI DI RISPARMIO ENERGETICO

Nella foto Il Presidente di AEG Società Cooperativa Ing. Ivan Pescarin

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la più grande cooperativa italiana di servizi energetici, ha oltre un secolo di vita e conta 22.000 Soci.Fornire servizi energetici di qualità, al costo più conveniente sul mercato è la sua mission cooperativa ispirata ai valori della cooperazione, della solidarietà e del rispetto dell’ambiente. AEG Coop ha una lunga storia che rispecchia le vicissitudini di un secolo di innovazioni e sperimentazioni che hanno visto il Canavese fare da culla all’utopia olivettiana tutta protesa a forgiare un nuovo modello di convivenza tra impresa e società civile. Nata nel 1901 ad Ivrea come Società cooperativa di distribuzione di luce elettrica e forza motrice, negli anni ‘30 si è orientata verso la distribuzione di gas ad uso domestico e negli anni ‘50 si è indirizzata con maggior incisività alla distribuzione di gas industriale e naturale. Da allora, ed in particolare negli anni ‘80, ha dovuto soddisfare una richiesta di metano sempre più estesa e ad oggi la sua rete di distribuzione (prevalentemente di proprietà della cooperativa e gestita da AEG Reti) supera i 450 Km, serve 50 comuni e conta 33.000 Clienti, soddisfacendo una richiesta annuale di oltre 110 milioni di metri cubi di metano. AEG ha diversificato negli anni la sua attività commerciale: ha operato con successo nella vendita di gas metano e nei servizi di gestione calore, sino a riproporsi da luglio 2007 con la vendita di energia elettrica. Ha quindi sviluppato competenze per la gestione degli impianti di cogenerazione e delle reti di teleriscaldamento e attualmente gestisce in Canavese un impianto di cogenerazione, una centrale frigorifera e possiede reti di teleriscaldamento al PArco BIPCA e PAB, offrendo servizi anche nel settore del risparmio energetico e delle energie rinnovabili. Negli anni 2000 ha intrapreso una forte attività di estensione della rete di metano a favore delle valli del Canavese con l’intento di favorire la permanenza residenziale delle aree alpine e rurali, creando condizioni per l’insediamento di abitazioni e attività produttive e oltre alla metanizzazione della Valchiusella la cooperativa ha attivato la gestione degli impianti di distribuzione nella Valle Orco. I principi etici d’impresa che ispirano l’attività di AEG intendono favorire la partecipazione, il radicamento nel territorio e l’attenzione all’ambiente. A tal fine la cooperativa sponsorizza molteplici iniziative con finalità culturali e sociali. Negli ultimi anni l’ attenzio


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ne è stata investita soprattutto sulle problematiche di tutela ambientale con un forte impegno in iniziative per la sensibilizzazione delle nuove generazioni verso il risparmio energetico: grande diffusione hanno avuto le attività svolte nelle scuole elementari del Canavese, con la vincita del premio Cooperambiente per la favola dedicata al risparmio energetico Ricordatevi di spegnere la luce. Già nel 2010 AEG aveva intrapreso l’iniziativa Cento tetti fotovoltaici fornendo soluzioni innovative per i suoi Soci atte all’installazione di pannelli fotovoltaici sul tetto della propria abitazione. È quindi di prossima attivazione il Bando rivolto ai Soci per l’attribuzione di un finanziamento agevolato atto a migliorare la prestazione energetica della propria casa. Ne parliamo con il Presidente di AEG Ing. Ivan Pescarin: In che cosa consiste questa nuova iniziativa di AEG per il risparmio energetico? Da alcuni anni AEG sostiene per i propri Soci iniziative volte al Risparmio energetico, pensate perché tutti vi possano partecipare. Questo bando che sarà attivo entro il mese di settembre prevede che AEG fornisca la possibilità di accedere ad un finanziamento agevolato per interventi di risparmio energetico della propria abitazione: manutenzione e rifacimento dei serramenti, interventi di sostituzione di caldaie o centraline di riscaldamento. Il Bando è pensato per interventi che richiedono investimenti non superiori ai 10.000 euro e che possano contribuire a ridurre i propri consumi di combustibili fossili.

MONDO COOPERATIVO

In cosa si traduce praticamente il vostro sostegno? Il Socio che desidera partecipare al bando può accedere a possibilità di credito agevolato per cifre sino a 10.000 euro, i cui interessi saranno totalmente coperti da AEG. Si tratta di un investimento molto vantaggioso per i Soci perché oltre a non corrispondere interessi sul prestito che intratterranno con la banca da noi individuata, potranno anche usufruire delle agevolazioni fiscali di legge per questo tipo di attività. Quali sono le condizioni per accedere? È necessaria una indagine tecnica di fattibilità che sarà gestita da AEG tramite la Società EnRI, mentre ogni Socio può scegliere i propri artigiani o fornitori di fiducia per lo svolgimento dei lavori. Il mutuo verrà contratto con una banca del circuito cooperativo e potrà essere restituito al massimo in 60 rate mensili in cinque anni. Il Socio potrà anche contrarre un finanziamento superiore a questa cifra, ma AEG coprirà gli interessi solo per i primi 10.000 euro. Ma si tratta di un finanziamento previsto solo per soluzioni inerenti gli infissi e le caldaie? La nostra consociata EnRI sta analizzando la possibilità di utilizzare materie prime come legna (cippato) per installare impianti di riscaldamento a legna con soluzioni termiche in grado di produrre gas atto a far funzionare un motore che generi anche energia elettrica, la legna diventa quindi energia nobile. Anche questa soluzione parallela può essere finanziata per quelle abitazioni che non possono essere fornite da reti di metano.


COOPERAZIONE E RISPARMIO ENERGETICO ( 23 )

Per la Cooperativa si tratta di un investimento considerevole… Noi preventiamo per questa iniziativa un budget di circa 500.000 euro. Pensiamo che potranno accedere al finanziamento alcune centinaia di Soci nei prossimi 4 anni. Il tutto presuppone anche un incentivo all’occupazione sul territorio? Ovviamente una iniziativa di questo tipo esplicitamente orientata verso il risparmio energetico favorisce la filiera termo-edile del territorio, anche se potranno accedere al bando tutti i Soci di AEG anche quelli che non vivono in Canavese ma abitano a Torino, a Saluggia o in altre aree geografiche...

Nella pagina accanto: Interventi di manutenzione per il rifacimento dei serramenti In alto: La sede centrale ad Ivrea di AEG Società Cooperativa

Per saperne di più Il bando sarà pubblicato nel mese di settembre 2013 con le modalità per la partecipazione. Per informazioni: www.aegcoop.it


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MONDO COOPERATIVO

COOPERATIVE ALLEATE

Testi di Alessandra Luciano

Crisi economica e ricadute sociali richiedono al mondo cooperativo italiano un forte impegno per la crescita e un nuovo modello di sviluppo nel quale persone e comunitĂ siano protagoniste del loro futuro.


L’ALLEANZA DELLE COOPERATIVE VERSO UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO EQUO E SOLIDALE

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ata all’inizio del 2011 l’Alleanza delle cooperative italiane è al suo terzo anno di vita. Con la vocazione di rappresentare la voce del coordinamento nazionale delle associazioni più rappresentative della cooperazione italiana, conta 43.000 imprese associate che rappresentano complessivamente il 90% del mondo cooperativo italiano ovvero: 1.200.000 persone occupate, che producono un fatturato di 140 miliardi di euro e offrono servizi a 12.000 milioni di Soci. Questi numeri tradotti in percentuale attestano che l’8% del PIL nazionale è rappresentato proprio dall’economia cooperativa. Una grande scommessa che in questo periodo di crisi testimonia la forza di coesione sociale e di tenuta economica delle piccole e grandi imprese cooperative del Paese. Nelle nostre cooperative il 22% di lavoratori sono immigrati e il 52% sono donne. In questi ultimi 5 anni il mercato del lavoro cooperativo ha incrementato dell’ 8% l’offerta occupazionale, un dato in controtendenza che ben chiarisce la forza di un modello di impresa non fondato sul profitto ma su valori di equità e giustizia sociale. Basta pensare che il settore del welfare è rappresentato per il 90% da imprese cooperative le quali occupano complessivamente 355.000 addetti offrendo servizi sociosanitari a oltre 7.000.000 di italiani. Che cosa si propone l’Alleanza delle cooperative? Fondamentalmente di rafforzare il grande albero della cooperazione per incidere nei confronti delle scelte governative nazionali ed europee, in pratica consolidando stabilmente una rappresentanza unitaria della cooperazione italiana: l’attuale presidente Giuliano


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Poletti è altresì il Presidente di Legacoop mentre i due coopresidenti Maurizio Gardini e Rosario Altieri provengono da Confcooperative e AGCI. Il mondo cooperativo cattolico e quello tradizionalmente di area di sinistra mettono a frutto competenze e risorse per offrire soluzioni al difficile assetto socio-economico nazionale. Durante l’assemblea nazionale dello scorso giugno l’occasione si è rivelata preziosa per un confronto utile a individuare nuove strategie per uscire dalla crisi economica che attanaglia il Paese. Ma queste attingono all’esperienza ormai consolidata di un modello che regge meglio alle crisi proprio per la sua natura più impostata su una cultura di valori che non sulle leggi economiche del profitto. Il modello cooperativo forte di oltre 150 anni di storia sembra reagire con più determinazione alle sfide dell’ultimo decennio: oltre alla presenza di cooperative in settori ormai consolidati come la distribuzione, il credito e le assicurazioni, la filiera agroalimentare, l’edilizia, i servizi alle persone, alla collettività e alle imprese, si sono sviluppate negli ultimi anni nuove iniziative imprenditoriali con modalità del tutto innovative nel welfare, nello sviluppo di forme mutualistiche e cooperative mediche, nella green economy nella produzione di energie rinnovabili e nelle coo-

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perative di giovani professionisti. Ma la interessante novità è rappresentata dalla nascita di cooperative territoriali che tendono a costituirsi per colmare la carenza di servizi essenziali nei territori, cercando di sfruttare opportunità di sviluppo locale e di creare occasioni di lavoro per giovani che altrimenti sarebbero costretti ad emigrare. Quali sono i punti di forza di questo modello? Senz’altro la finalità mutualistica e non legata al profitto, l’assetto democratico con la partecipazione paritaria dei Soci al governo d’impresa (secondo lo storico principio una testa un voto, indipendentemente dalle quote di partecipazione), e soprattutto il fatto che una cooperativa è costretta a rinvestire gli utili per lo sviluppo dell’impresa. Si tratta di un modello imprenditoriale naturalmente proiettato verso prospettive di lunga durata che impegna ogni singolo Socio a garantire innanzi tutto il futuro della cooperativa di cui fa parte. Certo è che per promuovere nuova crescita economica e creare nuove opportunità di lavoro, oltre a interventi immediati, si richiede alle attuali politiche governative una visione e pianificazione che mettano al primo posto il lavoro per giovani e per le donne, meno tasse sul lavoro e le imprese e i necessari investimenti in infrastrutture, nel mercato dei servizi pubblici locali e nel settore agroalimentare.


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IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO

Pubblichiamo qui diseguito il messaggio inviato all’Assembela Nazionale delle Cooperative, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Nella pagina accanto L’intervento di Giuliano Poletti Presidente di Legacoop In alto Il Presidente della Repubblica Giorgio N apolitano

Rivolgo un caloroso saluto a lei, Presidente, agli organismi direttivi e ai rappresentanti delle Associazioni che partecipano ai lavori dell’Assemblea Nazionale delle Cooperative. La vostra assise rappresenta un importante passaggio nel processo di costruzione di una rappresentanza unitaria del movimento cooperativo e un’occasione di riflessione e di confronto per riaffermare i principi costituzionali si cui si fonda la sua lunga esperienza: solidarietà, diritto al lavoro, centralità della persona e rispetto della sua dignità, partecipazione attiva e responsabile alla vita d’impresa. In uno scenario economico e sociale che presenta tuttora forti aspetti di preoccupazione ed incertezza, occorre riavvare con urgenza un processo equilibrato e sostenibile di sviluppo del Paese e di crescita dell’occupazione. Il mondo cooperativo è chiamato in prima linea a dare il suo peculiare contributo per affrontare le difficili sfide che attendono tutto il sistema-paese. Tra queste soprattutto la lotta alla disoccupazione sia dei giovani sia di chi ha subito in età adulta una forzata e prematura uscita dal mondo del lavoro. Nell’auspicio che, unite in uno sforzo comune, le formazioni sociali sappiano concorrere alla costruzione di un’Italia più giusta e coesa rivolgo a lei, gentile Presidente, alle autorità presenti ed a tutti i partecipanti l’augurio per il pieno successo dell’Assemblea


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VACANZE COOPERATIVE Testi di Giulia Maringoni Foto archivio Equotube

La cooperativa Equo Tube offre originali proposte di viaggio che sposano divertimento e sostenibilitĂ , cibo genuino e sapori, il rapporto con le comunitĂ locali, la loro cultura e tradizioni


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S IL VIAGGIO CHE RISPETTA L’AMBIENTE

Nella pagina accanto e in alto: Nella pagina a fianco la struttura alberghiera Il Pino grande del circuito EQUOTUBE

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i avvicina una data importante e non sapete cosa regalare ad amici, fidanzati, genitori o figli il cui animo “green” rifugge lo stress urbano e anela weekend di relax all’insegna della sostenibilità? Se a tutto ciò aggiungete una spiccata predilezione per la mobilità dolce, attività del tempo libero da svolgersi in natura e per una gastronomia a kilometro zero, ecco che il cofanetto EquoTube fa sicuramente al caso vostro! La cooperativa EquoTube è nata dall’idea di offrire originali proposte di viaggio responsabile e consapevole, che miscelino divertimento e sostenibilità, cibo salubre e tradizione, contatto con le comunità locali e scoperte naturalistiche, etica e goliardia. I cofanetti EquoTube, unici nel loro genere, celano al loro interno un volto insolito dell’Italia: quello dei piaceri genuini, dei prodotti tipici e biologici, delle strutture ricettive e di ristorazione a basso impatto ambientale, degli usi e costumi fedeli alla tradizione, con lo scopo di valorizzare chi ha fatto dell’ospitalità, dell’attenzione all’ambiente e delle scelte etiche il proprio stile d vita. Vogliono essere, in sostanza, un’idea innovativa di regalo, al contempo impegnata e ludica, che faccia vivere al destinatario emozioni intense, nel rispetto per la natura e la cultura dei luoghi visitati. Quali i pilastri della politica aziendale della cooperativa e del prodotto? I concetti di elevata qualità, prodotti innovativi, servizi competenti e prezzi competitivi. Si tratta di una ricettività “a misura d’uomo”, che ascolta le necessità ed i bisogni di tutti e che rappresenta una semplificazione del processo di vendita del


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viaggio. Il pacchetto è all inclusive, da pagare rimane il trasferimento per la meta prescelta. «Utilizzare Equotube è semplicissimo- assicurano gli ideatori dell’iniziativa-; all’interno del pacchetto scelto è illustrata la proposta di viaggio, in formato segnalibro, con la scheda dettagliata delle strutture convenzionate aderenti: vengono descritti i servizi inclusi, le attività previste durante il soggiorno e molte informazioni utili sul viaggio, come il prezzo trasparente, che oscilla tra i 59 e i 129 euro per due persone». Basta chiamare la struttura, verificare la disponibilità, prenotare e consegnare il voucher al proprio arrivo, ricordandosi di comunicare il numero di matricola che si trova sul tubo. A questo punto l’avventura sostenibile può avere inizio!

Distribuzione e Packaging: i punti di forza Attualmente il prodotto è disponibile, oltre che online, presso una rete, in continua espansione, di botteghe del commercio equo solidale, negozi biologici ed agenzie di viaggio votate al turismo responsabile. EquoTube è distribuito anche da Mister Holiday, network di circa 100 agenzie sparse su tutto il territorio italiano. Per essere coerenti al 100% anche la confezione è sostenibile: i materiali sono stampati ad impatto zero, si è scelto il webhosting green e i conte-

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nitori sono prodotti all’interno di un progetto locale di sostegno sociale per l’inserimento lavorativo di ragazzi diversamente abili. L’assemblaggio e la confezione sono compito loro! Sarà presto lanciato un nuovo progetto di riciclo del tubo, che verrà raccolto dalle botteghe e re-inviato alla casa madre per un successivo utilizzo, con all’interno, un messaggio di feed-back del cliente improntato alla preservazione della natura, che verrà letto dal secondo acquirente, nell’ottica della partecipazione e della condivisione. «Sono i piccoli gesti a cambiare le cose, un passo dopo l’altro, fino a smuovere persino le montagne!».

Sostenibilità a prova di test! Le strutture turistiche che aderiscono a EquoTube hanno scelto di rispettare criteri di sostenibilità, in linea con la Carta dei Principi del Turismo Responsabile. Sono piccole realtà come B&B, alberghi diffusi, agriturismi, osterie, locande, bioresort, masserie, la cui gestione è attenta al risparmio energetico, alla raccolta differenziata, all’uso di prodotti equosolidali, biologici e a km zero, alla responsabilità sociale e cooperazione, alla valorizzazione del territorio, alla condivisione con la comunità ospitante e alla riqualificazione edilizia. Ecco alcune delle domande del test di valutazione a


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cui devono rispondere le strutture, costantemente monitorate dal team di operatori sul territorio che vigilano affinché la qualità sia sempre in linea con quanto dichiarato, per garantire la soddisfazione di una clientela critica e consapevole (di conseguenza molto più esigente): Si mettono in pratica accorgimenti per un minor consumo di acqua ed energia? La struttura è in un particolare contesto naturale? Nel caso, è in linea con la preservazione della dimensione nativa di tale contesto? Vengono sensibilizzati i viaggiatori, affinché mettano in pratica accorgimenti per un minor consumo di acqua ed energia? Si utilizzano fonti di energia alternative? Viene praticata la raccolta differenziata? Sono proposti prodotti tipici locali a km zero? Vengono utilizzati prodotti equosolidali o biologici? Le attività mirano alla conoscenza “vera”del territorio ed al contatto con la comunità ospitante e le sue tradizioni? In loco, utilizzi mezzi di trasporto a basso impatto ambientale (bicicletta, a piedi, cavallo, barca a vela)? La struttura prevede agevolazioni per diversamente abili? Le attività possono essere definite almeno con uno di questi aggettivi: particolari, sostenibili o creative?

In viaggio con gli amici di EcoTube EquoTube collabora con I Viaggi del Sogno, che da anni si occupa di turismo responsabile e, nello specifico, di weekend ecologici ed etici. L’agenzia fa parte della rete di AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile) e sostiene la filosofia di un viaggio che sia davvero una riscoperta dell’essenza dei territori, al di là delle attrattive turistiche di superficie. L’intento è di valorizzare l’identità dei luoghi attraverso attività che si concentrino sulla promozione dei valori locali, dell’empowerment e della valorizzazione sociale, fuori dalle logiche di mercato. La qualità prima di tutto: per questo gli ideatori (e i fornitori dei servizi utilizzati nel pacchetto di viaggio), che aderiscono da anni al circuito del turismo responsabile e solidale, hanno trovato sostegno (nella selezione delle strutture aderenti) di partner importanti, quali WWF Fattorie del Panda e Legambiente Turismo.

Per approndire www.equotube.it http://www.aitr.org/ http://www.misterholiday.info/ http://www.fattoriedelpanda.net/ http://legambienteturismo.it/ www.iviaggidelsogno.it http://www.turismo-responsabile.it

Equotube è anche su Facebook!

Nella pagina accanto e a destra: La struttura di un tipico agriturismo del circuito EQUOTUBE.

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VIAGGI SOSTENIBILI

DONNE DAI SORRISI D’ORO

Testi di Arianna Zucco Foto di Doris Messina


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Quattro giorni in Kirghizistan nella regione pi첫 povera della ex Repubblica sovietica, un angolo di mondo dimenticato tra Kazakistan, Tagikistan e Cina


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oris Messina è Responsabile Marketing e Organizzazione Commerciale presso il Gruppo Banca Sella. L’istituto di Credito biellese ha sostenuto per un triennio del progetto “Kirghizistan: diritto alla scuola e al gioco” con la devoluzione del Nordofondo Etico Sella Gestioni. Ha preso parte ad una spedizione dell’Unicef, finalizzata a verificare un importante progetto destinato ai bambini. Ripercorriamo con lei i momenti più suggestivi del suo viaggio. Kirghizistan, una terra dal nome quasi impronunciabile e semisconosciuto: cosa ti ha spinto fino qui? Ho avuto occasione di prendere parte a una spedizione dell’Unicef nell’ambito del progetto “Kirghizistan: diritto alla scuola e al gioco”. Il viaggio era finalizzato a compiere un sopralluogo per verificare i risultati di questo importante progetto - rivolto soprattutto ai bambini - con l’obiettivo, non tanto di intervenire nell’ambito dell’edilizia scolastica, quanto sul piano educativo ed in generale di sensibilizzazione della popolazione locale ai problemi dell’infanzia in questo paese. Quale zona del paese avete attraversato, che itinerario avete seguito? È nel Batken, la provincia più povera dell’intero paese, che Unicef ha previsto la costruzione o riconversione di 200 scuole tra asili, scuole primarie, istituti residenziali, centri culturali. Quindi il nostro viaggio è iniziato con un trasferimento in volo dalla capitale Bishkek alla città di Osh, nel sud del Paese. Da qui seguendo le piste, con le jeep abbiamo percorso la via che porta al confine con l’Uzbekistan verso ovest, a pochi chilometri da Samarcanda, lungo quella che un tempo è stata la via della seta ed oggi si incrocia con la via della droga, che dall’Afghanistan porta l’oppio verso nord e verso la Russia, attraverso le altissime montagne della catena del Pamir. Come è stato il primo impatto con la realtà del paese, in particolare con le condizioni di vita dei bambini? L’impatto è stato forte, da subito. La prima visita è stata a un centro per bambini malati di AIDS, patologia


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in costante diffusione, soprattutto nei nosocomi. Qui abbiamo incontrato tre donne sane, ciascuna con un bambino infettato a causa di una trasfusione di sangue avvenuta in ospedale. Qui avere l’AIDS è come avere la lebbra, si viene eliminati socialmente. Niente foto, niente riprese del volto quindi. Tre storie analoghe, tre destini differenti: la prima donna, protetta nel suo dramma dalla propria famiglia, la seconda costretta invece a tenere all’oscuro anche il marito per paura della sua reazione, la terza, mussulmana e completamente coperta di pesante stoffa nera, abbandonata insieme ai suoi tre figli, dal marito che le attribuisce la colpa di avere ricoverato il più piccolo in ospedale per una polmonite. Man mano che andavate avanti nel viaggio vi siete resi conto di come molte realtà siano ancora prigioniere di un passato che sarebbe da dimenticare? Purtroppo si, nei primi giorni siamo stati in visita presso un istituto residenziale per bambini. Simili ad orfanotrofi, erano il luogo consueto durate il regime sovietico dove “depositare” i figli, se non si riusciva a prendersi cura di loro. La pratica continua tutt’oggi, nonostante la caduta del muro: genitori che si trasferiscono per lavoro, nonni troppo anziani per seguire i bambini, genitori che divorziano, usano questi istituti come soluzione immediata ai loro problemi. Si tratta di centri fatiscenti, squallidi e tristi, più vicini a prigioni che ad orfanotrofi, dove sono assenti le principali basi dell’igiene e dove, in alcuni, in passato si sono consumate violenze di ogni genere. Noi ne abbiamo visitato uno tra i migliori del Paese, e nono-

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stante questo ci siamo sentiti un grosso peso sul petto nel sapere questi ragazzini praticamente soli. Ragazzi svegli, pieni di vitalità, che subito si sono rattristati quando siamo andati via dopo aver regalato loro una giornata diversa. Occhi pieni di speranza di vederci tornare di lì a breve. Insegnanti che sono state a loro volta ospiti di un centro analogo, determinate nel volere crescere questi ragazzi con affetto e serietà. Qui, come nelle numerose scuole che abbiamo visitato durante il viaggio, abbiamo potuto vedere come Unicef con il suo progetto sia riuscita a mettere a disposizione di bambini e ragazzi non solo i materiali di studio come i banchi, i libri, il materiale per disegnare, ma anche il televisore, gli strumenti per imparare piccoli mestieri, come lavorare all’uncinetto, fare la maglia e cucinare e molto altro ancora. Istruzione non sono solo aule scolastiche e libri di testo. Cosa ti ha insegnato questa esperienza? Il progetto mira proprio a questo, ad intervenire non solo sul piano scolastico in senso stretto, ma anche su quello educativo e sociale. Fra i vari episodi, mi ha colpito molto quello a cui abbiamo assistito in un villaggio di 300 persone, spesso isolato perché raggiungibile solo risalendo il letto del fiume con la jeep. Qui infatti ho imparato che l’istruzione è avere il ponte per attraversare il fiume quando questo si ingrossa e il villaggio viene letteralmente diviso a metà per giorni a causa delle frane. E ho imparato che istruzione è avere le medicine per curare i vermi, che debilitano i bambini nel fisico e nelle energie mentali e che in tutto il paese sono una piaga. La responsabile sanita-


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presi dagli animali o dall’acqua non potabile e che se non curati possono moltiplicarsi fino a vivere in due o trecento , ciascuno lungo anche dei metri, dentro al corpo dei bambini. Mentre eravamo lì ci hanno comunicato che una ragazza di 23 anni era morta a causa dei troppi vermi che l’avevano praticamente mangiata dall’interno. Nel villaggio il 98% delle persone aveva i vermi. La cura è stata massiva. Due anziani, ancora scioccati, mi raccontano della prima medicina ad ottobre, dell’orrore nel vedere uscire a decine i vermi da naso e bocca dei bambini subito dopo averla presa. Delle latrine piene di vermi. Della presa di coscienza del problema che avevano. Ero senza parole.

Nel pagine precedenti Nelle Tipica suonatrice d’organetto e nella pagina accanto Tipi una maestra nella sua scuola per l’infanzia In aalto: Donna del villaggio, il ruolo delle donne dai sorrisi Don d’orro nei villaggi è insostituibile per sostenere le gravissime difficoltà di sopravvivenza gra

“Donne dai sorrisi d’oro”: spesso in queste situazioni di difficoltà e disagio, l’energia vitale delle donne è ciò che ha salvato i bambini e dato loro gli stimoli, la guida e la forza per andare avanti. Si, il ruolo delle donne nelle realtà che abbiamo toccato con mano era insostituibile. Un esempio su tutti: verso metà del viaggio, dopo aver percorso kilometri di pista sterrata, in mezzo a due catene di montagne cariche di neve, alte oltre 5000 m, abbiamo raggiunto un villaggio isolato dove è stato costruito un kindergarden, cioè un asilo che consente alle mamme di lavorare nei campi. Fuori la pioggia e la neve. Un gruppo di maestre dolcissime ci ha accolto con il pane caldo, che il rituale prevede vada spezzato e intinto nel sale prima di assaggiarlo. Al contrario l’asilo era freddo, umido, con i soffitti bassi. I bambini erano tanti, tutti infagottati per il freddo. Nonostante tutto questo posto sprizzava un’energia pazzesca! Le donne, le maestre, avevano fatto due balle di fieno a testa e le hanno vendute per comprare materiale per la scuola. Il tutto sotto la guida di una direttrice dalle grandi capacità manageriali. L’asilo aveva aperto da un mese ed era già pieno di disegni e oggetti realizzati dai bambini, era festoso, gioioso, vivo. La sensazione che abbiamo provato era quella di avere fatto qualcosa di significativo e utile per questa comunità. La serata è poi proseguita a casa del capo villaggio tra balli, danze e riti locali. L’anziana del villaggio, un donnone di 80 anni completamente vestita di dorato, a un certo punto è entrata, facendo immediatamente zittire tutti, mentre come fosse un Papa, infondeva la sua benedizione su tutti i presenti prima di andarsene.


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Cosa porti nel cuore dopo questa esperienza? Tantissimi ricordi, alcuni positivi e di speranza, altri dolorosi, ma, per dirlo con un’immagine, cioè che mi resta è l’energia e la vivacità di un popolo che vuole riscattarsi e la certezza di avere fatto qualcosa di concreto e utile per puntare ad una vita migliore. Porterò sempre con me i sorrisi di questa gente energica, dura e con una volontà di ferro. Con la certezza e la voglia di dare ai propri figli un’educazione migliore per tirarli fuori dalla povertà e dalla difficoltà di una terra senza infrastrutture, senza risorse e con 70° C di escursione nell’anno.È l’immagine che custodirò del Kirghizistan, un paese fatto di persone forti come le montagne, dolci e accoglienti come i fiori bianchi che invadono quel poco di pianura che resta da coltivare, un paese stretto tra Afghanistan e Cina, dominato dal regime sovietico, in una terra piena di enclave, piena di razze, religioni, dove si incontrano biondi russi, scuri afgani e occhi a mandorla, dove la parola d’ordine è tolleranza. Un paese che deve la sua forza alle sue donne, tante donne, potenziali capi d’azienda, generali, direttori che con pochi mezzi e con una determinazione forte costruiscono giorno dopo giorno un futuro diverso per i loro figli.

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In alto: Un Kindergarden ovvero un asilo che consente alle mamme lasciare in custodia i loro piccoloi per recarsi al lavoro nei campi

Per saperne di più Il progetto dell’Unicef “Kirghizistan: diritto alla scuola e al gioco” prevede la costruzione la costruzione o riconversione di 200 scuole tra asili, scuole primarie, istituti residenziali, centri culturali nei centri più poveri del Kirghizistan. Il progetto è stato sostenuto dal Gruppo Banca Sella con la devoluzione del Nordofondo Etico Sella Gestioni.


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IL CASTELLO DEL VALENTINO A TORINO Testi di Silvia Coppo Foto di Arianna Zucco


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Rappresenta un gioeillo di perfezione architettonica che si specchia nelle acque del Po. Meta romantica di tutti gli innamorati torinesi, il castello del Valentino fu progettato da Amedeo di Castellamonte di cui si celebra nel 2013 il bicentenario della nascita.


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LUOGO DI DELIZIE SULLE SPONDE DEL PO

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n splendida posizione sulle sponde del Po e immerso in uno splendido parco, proprietà dei Savoia dal Cinquecento e oggi sede di attività didattiche, il Castello del Valentino è stato una sontuosa villa di rappresentanza, poi riplasmata e arricchita negli anni fino a raggiungere la forma odierna. La leggenda vuole che all’origine del nome “Valentino” ci sia una dama, una certa Valenza Balbiana di Chieri. Per compiacere al marito Renato Birago (presidente del tribunale francese durante l’occupazione delle truppe di Francesco I) che amava la vita in riva al fiume, lei avrebbe posto la prima pietra del Castello. In realtà il termine esprime nella sua etimologia i caratteri orografici del luogo: “Vallantino” indicava un luogo elevato e prominente rispetto a una naturale depressione, in questo caso identificabile nell’avvallamento creato dal corso di un torrente che in quella zona confluiva nel Po. L’edificio fu realizzato e ristrutturato a partire dalla seconda metà del Cinquecento, poco dopo il trasferimento della capitale del regno da Chambéry a Torino, quando Emanuele Filiberto avviò una serie di progetti per rivaleggiare con i palazzi e le residenze delle altre grandi case regnanti in Europa. Il nucleo originario del palazzo, poco più di una modesta villa di campagna, venne acquistato da Emanuele Filiberto nel 1564 proprio da Renato Birago.

Nella pagina precedente: Il Castello del Valentino a Torino affacciato sul Parco omonimo della città di Torino Nella pagina accanto: Un battello lungo il fiume Po


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Nel 1620 il Valentino fu donato da Carlo Emanuele I alla giovane sposa di suo figlio Vittorio Amedeo, la quattordicenne Maria Cristina di Francia, proprio nella circostanza delle nozze. La villa piacque molto alla nuova duchessa che la elesse presto sua residenza prediletta. A lei si devono gli imponenti lavori di ampliamento avviati su progetto di Carlo di Castellamonte e del figlio Amedeo, nel quadro del programma dinastico perseguito dagli architetti di corte. Rimasta vedova a soli ventiquattro anni, Maria Cristina assunse la reggenza dello Stato ma fu osteggiata dai cognati, pertanto i lavori al castello vennero interrotti e ripresero in un secondo tempo, quando Madama Reale riconquistò il potere. Il cantiere seicentesco si articola quindi in due fasi: nel 1620-1621 si definì il corpo di fabbrica parallelo al fiume compreso tra le due torri sul Po, mentre dopo il 1643 furono realizzati i due padiglioni più bassi, con i giardini ai lati della corte d’onore, ora trasformati rispettivamente nell’area dell’Orto botanico e in quella destrutturata e occupata dai recenti fabbricati. L’edificio, che raggiunse la forma attuale negli anni centrali dell’Ottocento, si segnala per l’assoluta originalità delle sue caratteristiche architettoniche. In particolare, il gusto italiano dell’impianto architettonico si fonde con quello francese del “sistema a padiglioni” e dei ripidi tetti in ardesia, offrendo ai visitatori lo spettacolo di una costruzione unica e originale.

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La facciata del palazzo verso il fiume, realizzata inmattoni, presenta due ampie scalinate d’onore e due torri-padiglioni. Originariamente aperto per dare maggiore leggerezza all’edificio, l’atrio colonnato venne chiuso durante i restauri ottocenteschi. Il fronte privilegiato del palazzo era proprio l’affaccio sul fiume, dotato anche di un approdo esclusivo e di uno splendido panorama aperto sulla collina. Con gli interventi ottocenteschi questa facciata diventa secondaria e si privilegia quella rivolta verso la città, che ha le caratteristiche architettoniche dei castelli francesi del Seicento, con i ripidi tetti mascherati, nel corpo centrale, da un falso secondo piano ornato da un frontone centrale sul quale compaiono lo stemma di Maria Cristina e un’iscrizione celebrativa. Il Castello del Valentino, immerso nel verde della campagna, in stretta correlazione con il paesaggio collinare e con la Vigna di Madama Reale, fino alla morte di Cristina di Francia (1663) sarà lo spazio scenografico per la vita di corte, la delizia ideale per spettacoli, per feste e ricevimenti che celebravano il potere sabaudo. Anche se a fine Seicento si preferiva la Reggia di Venaria Reale, che s’imponeva meglio come nuovo modello europeo dell’assolutismo, attenta fu comunque l’opera di manutenzione del Valentino da parte della Corona se l’architetto Carlo Emanuele Lanfranchi nel 1695 attese alla pavimentazione del Cortile d’Onore.


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Nella pagina accanto: Il Castello del Valentino sul retro che guarda verso il fiume Po A destra: Traghetto lungo il fiume

Il Settecento segnò un lento decadimento per il Castello, i cui giardini erano ancora vissuti come luogo privilegiato per le feste pubbliche sulle rive del Po, mentre per lungo tempo rimase irrisolta la questione della destinazione d’uso dell’edificio, tanto che venne assalito e spogliato dei suoi tesori d’arte nel periodo giacobino. Durante il governo francese, da sede della nuova Scuola di Veterinaria divenne contingente militare del ricostituito Corpo Reale d’Artiglieria, finché edificio e terreni vennero ceduti dalla Corona al Demanio dello Stato nel 1850. Nel 1861 iniziò ad ospitare la sede della Regia Scuola di Applicazione per ingegneri, istituzione che dagli inizi del secolo scorso prese il nome di Politecnico di Torino risiedendovi ancora oggi con la Facoltà di Architettura. È in occasione dell’Esposizione universale dell’Industria del 1858 che il carattere di “villa fluviale” venne definitivamente alterato, privilegiando il fronte sulla città: su progetto di Domenico Ferri e Luigi Tonta, tra il 1858 e il 1864, fu infatti definitivamente abbattuto l’emiciclo che chiudeva il Cortile d’Onore: demoliti i portici castellamontiani e realizzato il sistema di due gallerie espositive di collegamento tra torri e padiglioni, venne realizzata l’ampia ed attuale cancellata in ferro con colonne di granito. Il Castello è immerso nel verde del noto Parco del Valentino, ridisegnato com’è oggi dagli architetti Jean-Baptiste Kettman e Barillet Dechamp intorno alla metà dell’Ottocento. Ampio e maestoso, il Parco diventa tra Otto e Novecento la cornice ideale per grandi esposizioni nazionali ed internazionali e si arricchisce di edifici, fontane e giardini tra cui spiccano la bellissima Fontana dei Dodici Mesi, la Palazzina della Promotrice delle Belle Arti, il Borgo Medioevale. Da non dimenticare, tra i motivi d’interesse del Parco, il celebre Orto Botanico realizzato nel 1729, quando Vittorio Amedeo II introdusse la cattedra di Botanica alla facoltà di Medicina.

All’interno del Castello, nel corpo principale della facciata sulla città si trovano gli ambienti aulici. Dallo scalone a doppia rampa si raggiunge il piano nobile diviso in due dal Salone Centrale, infatti ai suoi lati si trovano i due appartamenti di Cristina di Francia e del figlio, il futuro Carlo Emanuele II, identici per numero di locali ma diversi negli apparati decorativi. Per la decorazione di queste stanze vennero chiamate maestranze di cultura lombardo-luganese, già attive anche nelle residenze di Rivoli e Palazzo Reale. A loro fu affidato soprattutto il compito di decorare i soffitti delle stanze con soggetti allegorici, mitologici e storici che richiamano le vicende di vita della reggente Cristina. Ogni sala prende il nome dal tema rappresentato nella volta e ripreso nelle decorazioni. L’originaria decorazione delle pareti è invece perduta. Il Salone d’Onore, nella porzione centrale dell’edificio, è un ambiente comune di festa e di rappresentanza. Grande e alto il doppio delle altre sale, rappresenta il punto privilegiato di vista sul Po e sulla collina, ma anche, attraverso il loggiato, sulla città. Isidoro Bianchi da Campione realizzò una notevole soluzione decorativa prospettica, basata sulla presenza di monumentali colonne tortili a sostegno di una balconata arricchita da finte statue. Il tema generale degli affreschi della sala è l’esaltazione del casato sabaudo attraverso la rievocazione di imprese militari e di alleanze con la Francia, frutto della regia di Filippo d’Agliè e di Emanuele Tesauro, responsabile del programma iconografico. Gli ovali che conducono all’affresco centrale della volta presentano invece scene mitologiche ispirate alle Metamorfosi di Ovidio. La Gran Sala, con la decorazione ultimata all’inizio degli anni Quaranta del Seicento, è oggi uno degli esempi più importanti in Piemonte dello sfarzo decorativo del primo barocco. La Stanza della Nascita dei Fiori o del «Vallentino» fu la prima ad essere dipinta intorno al 1633 da Isidoro Bianchi.


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Nell’affresco della volta, al centro una ricca cornice di stucchi dorati, è rappresentata Cristina di Francia nelle vesti di Flora, mentre nel fondale della scena compare la facciata orientale del castello secondo il vasto progetto castellamontiano, mai realizzato interamente. Altra sala dell’Appartamento sud è il Gabinetto dei Fiori Indorato che, in contrasto con le altre sale, è caratterizzato dagli stucchi sulla volta e sulle pareti e dall’assenza di affreschi. L’ambiente è infatti definito da intrecci di motivi vegetali, rami e girali d’acanto. A completare la decorazione c’erano otto specchi a muro, ripristinati negli anni Novanta del secolo scorso. Temi e soggetti diversi si incontrano nella Stanza dei Pianeti e nella Stanza Verde, entrambe opera dell’équipe famigliare dei Bianchi dopo il 1637, anno della morte di Vittorio Amedeo I. Nella Stanza Verde non per caso putti festanti e fiori scompaiono per lasciare il posto a scene di riflessione. Nel centrovolta Cristina è ritratta con il volto affranto, mentre negli altri quattro riquadri è rappresentato il tema ovidiano della morte dell’eroe e della sua rigenerazione in

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forma di fiore, che rimanda ancora alla morte del duca. Questa stanza è l’unica individuata dal colore verde dominante e non dal tema degli affreschi. Nella Stanza dei Pianeti particolarmente sontuosa è la decorazione della volta, anch’essa realizzata dai Bianchi. Nell’intero soffitto si intrecciano massicce cornici in stucco dorato con i segni dello Zodiaco, dei pianeti o con immagini che alludono al trascorrere inesorabile del tempo. Nel riquadro rettangolare al centro è raffigurato il Tempo nell’atto di incoronare il Po. Ancora nell’Appartamento sud sono la Stanza dei Gigli e la Stanza delle Rose al cui perimetro quadrato di quest’ultima corrisponde una volta impostata su un tamburo circolare, scandito da una serie di putti su mensole e gruppi angolari di putti con funzione di pennacchi. Il motivo della rosa domina come simbolo proprio della duchessa di Savoia, in seguito all’assegnazione ufficiale nel 1632 del titolo di re di Cipro a Vittorio Amedeo I. Le stanze che costituiscono l’Appartamento nord, destinato al principe ereditario, sono inizialmente decorate dai figli di Isidoro Bianchi e trattano temi più


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strettamente legati alle imprese militari dei regnanti. Così la Stanza della Guerra esalta la figura di Vittorio Amedeo Il vincitore di battaglie, infatti al centro della volta è raffigurata la Vittoria incoronata della Fama. La Stanza della Magnificenza racconta invece la potestà sovrana vista attraverso la grande attività di committenza di fabbriche regie. La Stanza della Caccia illustra, negli affreschi del comasco Giovanni Paolo Recchi, animali selvatici con al centro Diana tra le Ninfe dopo una partita di Caccia, mentre gli stucchi bianchi, raffiguranti motivi decorativi, putti e un corteo di fiere, sono del luganese Alessandro Casella. Nella Stanza del Negozio la decorazione in stucco è ancora del Casella e si caratterizza per la larga presenza di putti che segnano il percorso dalle pareti al riquadro centrale del soffitto, opera di Giovanni Antonio Recchi, che allude alla Pace come fondamento della felicità pubblica. La stessa pace, sancita da trattati e alleanze, torna anche nei riquadri sottostanti, in cui i Savoia trattano con i maggiori sovrani europei. Ultimo grande ambiente di questo Appartamento è la Stanza delle Feste e dei Fasti, decorata dopo la morte di Madama Reale. In una sontuosa cornice di stucco con telamoni e gruppi di putti, il grande tondo del soffitto presenta la glorificazione della Magnificenza sovrana, impersonata da una donna incoronata e alata, a cui arti e scienze daranno fama eterna.

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Bibliografia: Torino - Il Valentino, in Ville Sabaude, a cura di C. ROGGERO BARDELLI, M.G. VINARDI, V. DEFABIANI, Milano 1990, pp. 200-239; Dimore reali e la Corona di Delizie. Palazzi, castelli e ville sabaude in Piemonte, vol. I, collana Tesori del Piemonte, Torino 2004; Il Castello del Valentino, a cura di C. ROGGERO, A. DAMERI, Torino 2007.


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AMEDEO DI CASTELLAMONTE ARCHITETTO ALLA CORTE DEI SAVOIA

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in alto Par Particolare del castello di Castellamonte Nella pagina accanto Nel Stampa della Reggia di Venaria Sta

medeo, figlio di Carlo e d’Ippolita Maria Fiocchetto, sedicesimo conte di Castellamonte della linea Cognengo, nacque a Torino nel 1613. Proprio in occasione dei quattrocento anni della nascita del grande architetto dei Savoia e della Reggia di Venaria Reale, quest’anno sono in programma eventi celebrativi che hanno già avuto il loro esordio domenica 30 giugno presso il Castello di Castellamonte. Interessa qui indagarne la vita in rapporto alle realizzazioni che lo hanno reso celebre. Dopo essersi laureato in legge all’Università di Torino e aver proseguito gli studi a Roma, sulle orme paterne si dedicò all’architettura, compiendo il suo tirocinio e fornendo prova di un notevole talento urbanistico. Il suo nome è menzionato per la prima volta a proposito del Castello del Valentino, di cui a partire dal 1633 curò il proseguimento e la decorazione, affidata a maestri luganesi. In quell’epoca Amedeo collaborava attivamente col padre Carlo, ripetendo la situazione d’interscambio avvenuta fra quest’ultimo e il Vittozzi. Erano anni difficili per il ducato e ancora mancava una vera fisionomia della capitale: basti pensare che il progetto d’ampliamento del Palazzo Ducale (oggi Reale) s’arrestò presto per mancanza di fondi, né fu proseguito dalla vedova di Vittorio Amedeo I. Permeato del gusto, delle tendenze e degli umori della corte, Amedeo fu nominato ingegnere ducale nel 1639, ereditando lo stesso ruolo paterno. In tale mansione dovette attendere a numerosi incarichi. Carlo morì nel 1640 e il nome di Amedeo ricompare nel 1646 in occasione dell’inizio, nelle forme attuali, del Palazzo Reale e dei lavori per il compimento della chiesa di San Salvario. Il Palazzo, che prevedeva la riplasmazione di un’area importante, contigua al Duomo, aperta sui giardini e collegata alla piazza complementare a quella del Castello, non doveva ospitare soltanto il sovrano ma anche tutte le strutture necessarie per la gestione dello stato, perciò egli realizzò


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un fabbricato aperto da un lato e disposto frontalmente verso la via Nuova, con la facciata di non particolare risalto nonostante l’eleganza dei particolari. Dominando incontrastato l’ambiente cittadino prima dell’arrivo dell’architetto Guarini, Amedeo di Castellamonte venne presto chiamato a seguire la costruzione della Villa di Madama Reale, i lavori d’adattamento nel Castello di Moncalieri e il compimento degli altari maggiori di alcune chiese tra cui San Carlo. Forte di una fama eseguita in proprio, anche per la fedeltà ai modi paterni, fu coinvolto nel progetto di ampliamento della città ad est, integrando parte del borgo verso il fiume, collegandosi ad ovest con la città vecchia e a sud con il primo ampliamento del 1620. Amedeo continuò a conservare la pianta a scacchiera di origine romana, ma mantenne l’andamento obliquo della contrada di Po, che doveva collegare Piazza Castello con la strada per Chieri attraverso l’unico ponte sul Po esistente all’epoca (l’attuale ponte Vittorio Emanuele I). Aperta nel 1674, questa via di ampiezza eccezionale e convergente sul Castello fu quindi risolta diagonalmente, ottenendo un forte effetto scenografico e offrendo possibilità d’innesto a edifici pubblici e privati oltre che all’attività commerciale. L’immissione di portici continui in via Po, con la scansione ritmica dei pilastri e i conseguenti giochi d’ombre, concorreva ad accentuare il valore di fuga degli edifici, oltre a garantire una passeggiata coperta di oltre un chilometro tra il Palazzo Reale ed il principale fiume della città. Il progetto contemplava, al centro del nuovo territorio urbano, il tracciamento della piazza Carlina pensata in un primo tempo ottagonale e realizzata poi quadrata. Questo secondo ampliamento in seguito sarà arricchito di nuovi palazzi e chiese, come la chiesa di San Filippo Neri, il palazzo dell’Università, l’ospedale di San Giovanni Battista, che Amedeo iniziò nel 1680 ma lasciò incompiuto alla propria morte. Nel 1658 ebbe inizio la sua più geniale creazione che è la Reggia di Venaria, voluta dal duca Carlo Emanuele II come dimora di caccia e di cui lo stesso architetto pubblicherà la descrizione a stampa ornata di tavole: La Venaria Reale palazzo di piacere e di caccia, disegnato et descritto dal conte A. di Castellamonte l’anno 1672. Sorto in un momento di felicità inventiva, il complesso si articola con flessibilità in una successione di corpi principali e di dipendenze ben raccordati al borgo antistante e al parco circostante. L’incendio appiccato dai Francesi nel 1693 poco lasciò sussistere del nucleo ori


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ginario, ma il padiglione centrale, la “Reggia di Diana” col suo monumentale loggiato e l’amplissimo salone, attesta una nobiltà di concezione che darà frutto negli anni a venire, quando la residenza sabauda mostrerà chiaramente un gusto di respiro europeo e sarà presa a modello per la costruzione della Reggia di Versaille. Assorbito da tale impresa, Amedeo di Castellamonte non mancò tuttavia di occuparsi di altre opere richiestegli dal duca, tra cui la nuova facciata del castello del Valentino, disegni per la chiesa di San Lorenzo e la Cavallerizza Reale di Torino, le scuderie alla cui realizzazione hanno anche partecipato Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri. In città operava nel frattempo il Guarini e Amedeo non mancò di risentirne in qualche modo il fascino. Tuttavia il loro linguaggio architettonico era molto differente, come dimostrano i disegni della Cappella della Sindone, per la quale fu scelto l’articolato progetto guariniano. Fuori Torino, nel 1646, progettò la chiesa di Sant’Elena a Villafranca d’Asti, mentre nel 1654 è accertata la progettazione della chiesa dei Santi Bernardo e Brigida a Lucento. Ancora nella capitale, suo è pure il palazzo Trucchi di Levaldigi (1673-75), adiacente alla chiesa di San Carlo e con facciata ad angolo, risolvente con geniale intuito la difficoltà d’ubicazione. Probabile e non documentato è il suo intervento, in Canavese, nel Castello di Aglié. Amedeo affiancò l’attività civile a quella militare, che fu continua e d’ampie proporzioni, tanto che la sua presenza è attestata ovunque nel ducato. I lavori anteriori sono attestati al castello di Avigliana (1655), a Santhià, a Verrua, a Villanova d’Asti, a Cherasco e alla cittadella di Torino (1663-73). A partire dal 1669, inoltre, progettò la fortificazione dell’ampliamento orientale della guariniana porta di Po. Seguirono altre opere di fortificazione ad Asti e Mondovì (1678). A tale intensa opera è da aggiungere quella di allestitore delle feste di corte. Sue sono probabilmente le scene de L’educatione d’Achille e delle Nereidi e de Gli Hercoli domatori de mostri (1650), del balletto L’unione per la peregrina Margherita Reale e Celeste (1660), dei fuochi di gioia al Valentino I portici di Atene (1678) e, con certezza, del Lisimaco, col quale s’inaugurò il teatro Regio in Palazzo Vecchio. Della sua vita privata è dato sapere che nel 1638 sposò Ippolita Maria Dentis e nel 1667 Lodovica Duchi. Ebbe due figlie con le quali si estinse il ramo della fa-

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in alto L’originale progetto del Castello del Valentino


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miglia. Del suo legame con il Canavese, terra d’origine famigliare, sappiamo invece che intorno al 1660 ereditò da uno zio i ruderi del Castello di Castellamonte, messo a ferro e fuoco durante il Tuchinaggio alla fine del Trecento. Amedeo lo ricostruì come sua abitazione, riplasmando il palazzo bianco tra le antiche torri e mura, sul modello dell’edificio medievale. Continuo fu il suo legame con Torino, dove morì nel settembre del 1683. Come già accennato, le celebrazioni dei quattrocento anni della sua nascita (1613-2013) hanno avuto inizio lo scorso 30 giugno proprio presso il Castello di Castellamonte attraverso una Festa barocca tra conversazioni, degustazioni, animazioni e musica, grazie all’intervento del GAL Valli del Canavese, della Città di Castellamonte e della Città di Venaria Reale, con la collaborazione del Consorzio Operatori Turistici Valli del Canavese, del consorzio della Venaria Reale, del Parco Nazionale Gran Paradiso e della Camera di Commercio di Torino. Il calendario di eventi proseguirà con un’altra festa per Amedeo il prossimo 6 ottobre a Venaria Reale e si concluderà il 13-14-15 novembre con un Convegno scientifico su Carlo e Amedeo di Castellamonte presso la Reggia di Venaria Reale e il Castello del Valentino a Torino.

Bibliografia: C. BOGGIO, Gli architetti Carlo e Amedeo di Castellamonte e lo sviluppo edilizio a Torino nel secolo XVII, Torino 1896; L. TAMBURINI, voce Amedeo di Castellamonte, in Dizionario biografico degli italiani, vol. XXI, Roma 1978, pp. 297-306; A. CIFANI, F. MONETTI, Un capitolo per Vittorio Amedeo di Castellamonte (1613-1683), architetto torinese, in «Studi piemontesi», XVIII (1988), pp. 75-92; G. DARDANELLO, Cantieri di corte e imprese decorative a Torino, in Figure del Barocco in Piemonte. La corte, la città, i cantieri, le provincie (a cura di G. Romano), Torino 1988, pp. 163-252.


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VERSO IL PARADISO Testi e foto di Giulia Marangoni


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Nel 2012 il Parco Gran Paradiso, il più antico Parco Italiano ad essere istituito nel 1922, ha festeggiato uno speciale compleanno: 90 anni al servizio della Natura! Un’occasione per rinnovare il legame profondo con la storia, la cultura ed il territorio dell’area protetta più antica d’Italia.


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Il Parco, gestito dall’Ente Parco Nazionale Gran Paradiso, con sede a Torino, si estende per una superficie di circa 71.000 ettari, in un contesto prevalentemente montuoso: un luogo eccellente per osservare esemplari di fauna alpina, quali stambecchi, marmotte e camosci, in condizioni di assoluta naturalità, oltre che per la conduzione di ricerche scientifiche in un ambiente di vera wilderness, con picchi straordinari di biodiversità. Il Parco, infatti, oltre a vantare il primato accanto al Parco Nazionale d’Abruzzo in termini di nascita, è anche il più importante parco dal punto di vista della ricerca scientifica e della conservazione ambientale ad aver contribuito, in collaborazione con tutte le aree protette del nostro Paese, con la sua presenza ed azione, a proteggere un patrimonio di biodiversità che tutto il mondo ci invidia.

La nostra storia è il vostro futuro La storia del Gran Paradiso è strettamente intrecciata alla salvaguardia del suo animale simbolo, lo stambecco, che, un tempo largamente diffuso su tutto l’arco alpino, è stato oggetto di caccia indiscriminata per secoli. Inizialmente il Parco venne ideato come vasta riserva reale per questo animale; fu solo il 3 dicembre del 1922 che il re Vittorio Emanuele III firmò il decreto legge che istituiva il Parco Nazionale del Gran Paradiso,sancendo come finalità dell’area protetta quella di “conservare la Nella pagina precedente: Ornitologi in osservazione sulle rive del lago Serru In questa pagina: I laghi artificiali Agnel e Serru Nella pagina accanto: Branco di stambecchi in alta quota

fauna e la flora e di preservare le speciali formazioni geologiche, nonché la bellezza del paesaggio“.

«Lo slogan “la nostra storia è il vostro futuro”- ha fatto sapere Andrea Virgilio dell’Ufficio Stampa PNGP-


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intende responsabilizzare ciascuno di noi a prenderci cura dell’area protetta che ci ha lasciato ecosistemi e paesaggi intatti. L’Ente Parco persegue fin dalla sua istituzione la finalità della tutela ambientale, promuovendo metodi di gestione volti all’integrazione sostenibile tra uomo ed ambiente naturale. Per questo è dovere di tutti noi effettuare scelte di sostenibilità in tutto ciò che facciamo, dalla stampa della rivista alla scelta del gestore di energia elettrica, dalla raccolta differenziata nelle nostre sedi alla creazione di “Sentieri Natura” per le persone disabili, dagli acquisti pubblici ecologici alle certificazioni ambientali».

Trinomio vincente: Educazione-Storia-Natura «Quel che più ha valore, in quasi un secolo di vita, è senza dubbio il passaggio da un tipo di gestione “militare”, che causò la quasi estinzione dello stambecco, a quella del 1947 improntata alla salvaguardia delle specie rare, che garantì la rinascita del Parco fino alla legge quadro del 1991 sulle aree protette, che decretò, invece, il sorgere di una visione moderna dell’ente, in cui l’aspetto protezionistico potesse andare a braccetto con lo sviluppo economico sostenibile, il turismo e le attività agricole delle popolazioni locali»- ha spiegato il Direttore del Parco Michele Ottino all’incontro nazionale delle Guide Naturalistiche (AIGAE), che si è tenuto a novembre a Ceresole. Ecco che poco a poco, grazie alla lungimiranza di alcuni sindaci pionieri, vennero creati i primi centri visitatori e i giardini botanici, mentre in parallelo veniva plasmata la figura della Guida del Parco, pedina fondamentale nel rapporto tra Parco, utenti e comunità locale. Uno degli scopi prioritari del Parco è, infatti, l’educazione del pubblico verso un modo di fruire l’ambiente più sostenibile e interattivo. «Nel festeggiare il 90° anniversario abbiamo scelto di dare valore alla storia e alla ricerca scientifica, perché siamo convinti che l’uomo e la Natura possano convivere in armonia, così come avviene entro i confini del Parco, e che questo sodalizio sia strategico per la sopravvivenza di entrambi». Compito che il Parco ha portato avanti con grande costanza, meritando prestigiosi riconoscimenti come le certificazioni ambientali e la possibilità per Cogne e Ceresole di essere inserite tra le Perle Alpine.


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La ricerca: fiore all’occhiello del Parco Il Parco Gran Paradiso è l’unico al mondo ad avere una serie storica di dati sulla dinamica di popolazione degli animali. La sinergia tra corpo autonomo di sorveglianza e ricercatori, nazionali ed esteri, oltre che studenti, biologi, naturalisti e veterinari è il punto di forza dell’attuale struttura di ricerca del Parco, un vero e proprio “Laboratorio all’aperto”. Sul fronte della ricerca è stato introdotto un intenso programma di monitoraggi per analizzare gli effetti delle modificazioni climatiche e ambientali sulla biodiversità animale in ambiente alpino. Nel 2006 al Parco è stato conferito il Diploma Europeo delle Aree Protette per l’elevato grado di biodiversità, il buon stato di conservazione dei suoi ecosistemi, la valida integrazione del turismo e delle attività agricole e la localizzazione chiave all’interno di un’ampia area transfrontaliera.

Nella pagina accanto: e in alto Sugli altopiani del Gran Paradiso


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Conoscere per Proteggere Le tappe che, nel corso di un secolo e mezzo di gestione speciale del territorio, hanno trasformato le valli e le montagne del Gran Paradiso in santuario della fauna selvatica e area votata allo sviluppo del turismo “dolce” e dell’educazione ambientale sono tantissime. Le storie da ascoltare sono infinite. La civiltà cittadina, avida di un mondo naturale perduto, e la civiltà montana, legata ad una terra che è stata da sempre una risorsa per vivere, sono entrate in contatto portando due concezioni diverse di uso della natura e cercando un equilibrio. Ed è su questo equilibrio che si deve impiantare anche la logica sostenibile della fruizione dell’area protetta. Le escursioni sono un’occasione preziosa per svagarsi, ma anche per incontrare molti personaggi: pastori, guardaparco, operatori turistici, negozianti, amministratori, naturalisti...vale la pena di parlare con tutti loro, perché il futuro della montagna, oggi così legato al turismo, deve basarsi sulla conoscenza e il rispetto dell’altro.

A piedi tra le Nuvole Dal primo luglio al 25 agosto, riparte il progetto “A piedi tra le nuvole”, che prevede la chiusura al traffico automobilistico nelle domeniche e nei giorni festivi dalla diga del Serrù al Piano del Nivolet. Lo scopo è quello di incentivare il turismo sostenibile e la mobilità dolce (a piedi, in bicicletta o con le comode navette del Gtt) e, soprattutto, evitare ciò che avveniva prima del 2003, ossia l’invasione del colle da parte delle macchine che lo trasformavano in un grande parcheggio. Nel periodo indicato è previsto un ricco calendario di eventi che comprende escursioni guidate, conferenze, mostre, rievocazioni storiche, spettacoli, concerti, degustazioni di prodotti tipici contraddistinti dal Marchio di Qualità del Parco.

www.pngp.it/nivolet/index.html


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Riferimenti bibliografici F.Michieli Il Giro del Gran Paradiso, Franco , Biblioteca della Montagna, Centro Documentazione Alpina. Torino, 1997 L.ZoppĂŠ, Il Parco del Gran Paradiso. Uomini, storie e problemi del parco nazionale, Chedire, Milano, 1976. Riferimenti sitografici http://www.pngp.it/90anni www.parks.it

Contatti Guide e Associazioni escursionistiche versante piemontese ctemontequinzeina@gmail.com www.naturalmenteinvacanza.it www.naturalp.it www.escuriosandotrekking.it

Versante valdostano Nella pagina accanto: Rusccello ai piedi della Valle Soana In alto: Spianata dell’Alpe rivaz sul sentiero per il Nivolet

www.agenva.it www.granparadisonatura.vda.it www.lovevda.it


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IL MARE AI PIEDI DELLE MONTAGNE Testi di Arianna Zucco Foto di Lorenzo Perotti


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Oasi estiva per gli amanti delle atmosfere lacustri, il lago di Viverone offre molteplici possibilitĂ di praticare sport acquatici... Ma anche lunghe passeggiate lungo le sponde del lago consentono di immergersi in boschi e suggestivi angoli dalla natura incontaminata


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ituato a ridosso della Serra Morenica, il Lago di Viverone ha uno sviluppo costiero di 10 km fra le province di Biella e Torino. È il terzo lago per estensione del Piemonte e offre nel periodo estivo un’ottima location per trascorrere le giornate più calde fra passeggiate sul lungo lago, attività acquatiche – come lo sci nautico, il motoscafo, la vela, la canoa, il windsurf e la pesca – e sport per tutti i gusti, dal tennis alle gare di go-kart alle escursioni a cavallo o in mountain bike. Anche i più piccoli trovano l’ambiente ideale per trascorrere una giornata di svago: sono numerose le aree attrezzate con giochi per i bambini lungo la passeggiata, sono presenti campi da minigolf ed è possibile affittare pedalò per tranquille escursioni acquatiche. Le strutture ricettive incontrano i gusti delle diverse tipologie di turisti, dai campeggi per chi desidera un contatto più ravvicinato con la natura agli hotel con piscina per i più esigenti. La passeggiata lungo lago È dal Comune di Viverone, scendendo la ciottolata via al Lago, che si raggiunge il cuore pulsante del bacino lacustre. Da qui prende infatti avvio la bella passeggiata lunga circa 1.5 km, recentemente ristrutturata, che nelle sere d’estate diventa il centro di una vera e propria movida. Numerosi i locali che si affacciano sul percorso, dai ristoranti di pesce, ai bar gelaterie, ma è soprattutto il mercoledì sera che la zona si popola di giovani e sulla riva si trova la calca tipica dei paesi di mare, grazie alle serate dedicate ai balli latino americani. Di giorno invece, e soprattutto nei weekend, sulle rive erbose e sulle spiagge, via libera alla tintarella e ai giochi per i bimbi. Indubbiamente più tranquille, dato il minor afflusso di persone, le giornate e le serate durante la settimana. L’iniziativa LagoVagando All’inizio della passeggiata lungo lago si trova anche il punto informativo della Pro Loco che fornisce piantine e altre informazioni turistiche sulle attrazioni della zona. Le domeniche della bella stagione – da aprile a ottobre – i turisti possono anche approfittare di una bella opportunità per scoprire il lago da un insolito punto di vista. Si tratta dell’iniziativa LagoVagando,


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un progetto che intende valorizzare le bellezze e le attività dei diversi comuni che affacciano sullo specchio d’acqua, tramite gite in battello di una giornata. Il programma prevede l’imbarco dal molo di Viverone a metà mattinata, per raggiungere il Lido di Anzasco ei visitare il mercatino dell’antiquariato e del collezionismo con i suoi sessanta espositori. Da lì si riparte per il pranzo in battello offerto da una delle attività ristorative della zona, diretti verso la zona di ritrovamento dell’antico villaggio di palafitte risalente all’età del Bronzo, oggi Patrimonio dell’Unesco. Ultima tappa, la costa occidentale e incontaminata del lago: qui navigando a breve distanza dalla riva, la guida-veterinaria aiuta nell’osservazione della ricca avifauna di questo ecosistema, svassi, martin pescatore, folaghe, cormorani e gabbiani. Nel primo pomeriggio si abbandona invece il battello per partire alla volta di Roppolo, dove - presso il Castello - si tiene la visita guidata da un sommelier appassionato di storia locale. I visitatori possono così scoprire le stanze con gli attedi ottocenteschi perfettamente conservati, oltreché le collezioni risalenti al novecento di abiti, guanti e cappelli. Curiosa è la piccola farmacia portatile esposta, risalente agli anni ’30 e appartenuta al medico di casa Savoia. La gita si conclude con un calice di vino del territorio, dopo la discesa nelle cantine dell’Enoteca Regionale della Serra, attraverso la scala a chiocciola della torre del Castello, che custodisce oltre 250 etichette di vini e birre artigianali dell’Alto Piemonte e della Valle d’Aosta. L’iniziativa LagoVagando è ormai da qualche anno appuntamento fisso al lago di Viverone, grazie all’opera congiunta di Enoteca regionale della Serra, comuni di Piverone, Roppolo e Viverone, la Società di Navigazione e la ProLoco del lago di Viverone, in collaborazione con alcuni bar e ristori del Lungolago, che insieme riescono a valorizzare le bellezze e i punti di interesse storico, enogastronomico e naturalistico dell’intera zona.

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Contatti Pro Loco Lago di Viverone Via Marchese Gattinara - 13886 – Viverone (BI) E-mail info@lagodiviverone.it Web www.lagodiviverone.it Presidente: Clizia Mosca cell. 338.4444762 Enoteca Regionale della Serra Piazzale Castello, 2 - 13883 Roppolo (BI) Tel +39 0161987520 Fax +39 0161987510 E-mail info@enotecadellaserra.it

Web www.enotecadellaserra.it


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IL VOLTO NASCOSTO DEL LAGO Testi di Arianna Zucco Foto di Lorenzo Perotti

La sponda occidentale del lago rappresenta l’habitat ideale per il rifugio nel periodo invernale e la nidificazione di tantissime specie di uccelli, rendendo tutta l’area particolarmente adatta al birdwatching, in tutti i periodi dell’anno.


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ono due e contrastanti fra di loro le realtà che convivono sul lago di Viverone: due terzi delle sponde sono occupati dalle strutture turistiche, alberghi, ristoranti, moli e porticcioli, mentre la riva occidentale è riuscita a mantenere la sua naturalità, anche grazie alla difficoltà di accesso alle acque dovuta alle sponde paludose. Ed è proprio a ovest che si possono ancora oggi osservare gli elementi naturali più caratteristici di un ambiente lacustre. Sono infatti tuttora presenti fasce di canne palustri e varie piante acquatiche, come la Castagna d’acqua, la Ninfea bianca, il Nannufaro. Spostandosi verso l’entroterra si entra poi in quello che è considerato dagli esperti uno degli ultimi esempi di bosco umido planiziale del Piemonte: il bosco del Maresco. Tutti gli elementi naturali che danno identità alla sponda occidentale del lago costituiscono l’habitat ideale per il rifugio nel periodo invernale e la nidificazione di tantissime specie di uccelli, rendendo tutta l’area particolarmente adatta al birdwatching, in tutti i periodi dell’anno. Gabbiani, germani reali, anatre, folaghe costituiscono la maggiorparte dell’avifauna, ma il re incontrastato del lago è lo svasso, un uccello esclusivamente acquatico, mediocre volatore, ma ottimo tuffatore, riconoscibile mentre galleggia sulle acque dalle piume arancio-dorate dietro la testa. Il Lago di Viverone è infatti probabilmente l’unico sito del nord ovest d’Italia frequentato con regolarità da tutte cinque le specie europee di svassi. La “preda” più ambita per gli appassionati di birdwatching è però lo svasso cornuto, difficilissimo da osservare poiché presente in pochissimi esemplari. Il suo avvistamento costituisce la ciliegina sulla torta del grande slam degli svassi, cioè l’impresa che in molti tentano di compiere a Viverone di avvistare in una sola giornata un esemplare di tutte e cinque le specie presenti.


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Gli hotspots Il lago di Viverone è un’ottima zona di osservazione dell’avifauna in tutte le stagioni, anche se in inverno aumenta il numero di volatili che vengono a cercare riparo dal freddo in una zona mitigata dalle acque. In estate inoltre è meglio evitare i giorni più congestionati dalla presenza di turisti per poter godere, insieme agli animali, della giusta dose di tranquillità. I punti di osservazione principali – gli hotspot in gergo tecnico – sono sempre cinque durante tutto l’anno e si trovano sulle rive. La dotazione indispensabile per gli avvistamenti è un buon cannocchiale dotato di treppiede, data la distanza a volte considerevole fra le sponde e le colonie di uccelli acquatici che stazionano a centro lago. Gita di un giorno alla scoperta dell’avifauna Per un’escursione di una giornata, il percorso consigliato prevede il periplo del lago a partire dal molo principale di Viverone, lungo la sponda nord. Da qui, per sfruttare al meglio le condizioni di luce, occorre muoversi in automobile verso la riva est per raggiungere la frazione Masseria, lungo la sponda meridionale. Da questo punto ci si sposta poi sulla sponda più incontaminata, quella occidentale, per concludere le osservazioni presso il Lido di Anzasco, nell’angolo a nord ovest del lago.Ogni tappa – hotspot – dell’itinerario descritto ha le sue particolarità. Al molo di Viverone e percorrendo la passeggiata lungo lago è molto facile avvistare Tuffetti e qualche Canapiglia; a volte il Martin pescatore transita bas-

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so sull’acqua con il suo veloce volo, mentre sulle boe gialle di segnalazione poste a pochi metri dalla riva può accadere di vedere alcune Gavine posate. Il molo di Masseria offre una vista sul lago da una prospettiva più elevata e le condizioni di luce sono ottime, essendo il sole alle spalle. Qui si possono osservare soventemente Quattrocchi, Svassi piccoli e moltissime specie di anatre tuffatrici.Il piccolo promontorio di Punta Cuni, raggiungibile da un sentiero sterrato in mezzo al bosco, consente invece l’osservazione della “Baia delle pescaiole”, tipo di anatra dal caratteristico piumaggio bianco con striature e occhio nero.L’Idrovora è l’hotspot prospiciente Punta Cuni. Qui, data la posizione parecchio elevata, si ha a portata di cannocchiale un’ampia porzione di lago, soprattutto il pomeriggio/sera, quando il sole è alle spalle.L’ultimo punto di osservazione è presso il Lido di Anzasco, dove all’imbrunire si possono osservare dei Tarabusi che si inerpicano sulle canne. A Viverone quindi c’è un lato nascosto tutto da scoprire, che richiede soltanto un po’ del nostro tempo e la volontà di abbandonare la frenesia delle attività per il tempo libero più chiassose e dinamiche e che ci consente di fare del lago un luogo di riflessione e di contemplazione del meraviglioso equilibrio della natura.


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Agroal

L'ORTO DI ANDREA Produzione e vendita diretta di ortaggi e piantine coltivati senza impiego di di pesticidi Via Daberò, sn 10014 Caluso ( To) cell. 320 8716096 capand@inwind.it

NICOLETTA www.agricolanicoletta.it azienda@agricolanicoletta.it Inverno: Fraz. Cesnola 10010 Settimo Vittone (To) tel. 0125 658396 - fax 0125 658381 cell. 340 8988443

Il Mercato del Territorio è un'associazione di produttori, agricoltori ed artigiani del Canavese. Sono in vendita diretta dal produttore al consumatore i prodotti dell'eccellenza agroalimentare ed artigiana del Canavese. Un mercato locale, dove i prodotti venduti sono a km zero e sono tutti rigorosamente di produzione biologica e sostenibile. In questa pagina sono segnalati i recapiti dei produttori presso i quali ci si può rivolgere per acquisti e visite dirette presso le loro cascine, laboratori artigianali o imprese agroalimentari.

MASSOGLIA vinimassoglia@libero.it Fraz. San Grato, Via Fontanasse, 1 10011 Agliè ( to) tel. 0124 33704 cell. 340. 2506412

IL CARDALLEGRO loredana.perla@libero.it Via Peschiera, 19 Scarmagno (To) cell. 340 6441412

TERRE SPARSE MATILDE BAUDUCCO info@risobauducco.it Via Tetti 128 10124 Moncalieri ( To) tel./fax 0161 1745087

www.aziendaterresparse.it aziendaterresparse@gmail.com Sede azienda: loc. Liverga 10 Bienca - Chiaverano ( To) Punto vendita: giovedì e venerdì 15.00/19.30 Via Chiaverano, 21 Cascinette d'Ivrea ( T0) tel. 0125 798120 cell. 349 6208692

CASCINA AMALTEA www.piccoli-frutti.it piccoli-frutti@tiscali.it Via L. Cossi, 91 Borgiallo ( To) tel. 0124 699508 cell. 347 4257550

LIQUOMAR www.liquomar.it liq.cinzia@libero.it Via Circonvallazione 25 10080 Feletto ( To) tel. 0124 490708

LA CASCINASSA www.lacascinassa.it info@lacascinassa.it Cascina Verna, 2/1 10018 Pavone Canavese ( To) cell. 340 3757305 340 8906463 - 340 3709962 vendita prodotti: martedì e giovedì 9.00/12.30 venerdì e sabato 9.00/17.00

RABÈL BIRRIFICIO

COSE DI LAURA

www.RabelBirrificiodelCanavese www.twitter.com/rabelbirrificio social@birrificiorabel.it cell. 347 5591688 - 349 7208795

cosedilaura@libero.it Via P. Crotta, 46 Cascinette di Ivrea ( To) cell. 339 2986610

vendita diretta dal produttore al consumatore


Da oggi c’è un nuovo modo di comunicare la lettura del tuo contatore gas ad AEG Coop: via SMS!* Puoi farlo secondo il calendario previsto per la tua zona** e il tipo della tua utenza*** in 3 semplici mosse: 1 digita il tuo codice utenza (rilevabile dalla tua bolletta in alto a destra)

2 digita i numeri neri che hai rilevato dal tuo contatore

e lascia uno spazio

3 invia al numero

ESEMPIO DI SMS

340 111 8346 che AEG Coop ha attivato appositamente

Fatto!

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*** ,Q DVVHQ]D GL OHWWXUD UHDOH $(* &RRS SURFHGH D XQD VWLPD GHL YROXPL XWLOL]]DQGR L SURÀOL GL SUHOLHYR VWDELOLWL GDOO·$((* (Autorità per O·(QHUJLD (OHWWULFD H LO *DV) e il consumo storico del cliente. Le letture dei misuratori Gas da parte delle imprese di distribuzione vengono HIIHWWXDWH FRQ FDGHQ]D SUHYLVWD GDOO·$((* GHOLEHUD DUW ): - Tutti i mesi per i clienti grandi con consumi superiori a 5.000 mc/anno - YROWH O·DQQR (L SHULRGL QRQ VRQR VSHFLÀFDWL LQ TXDQWR GLSHQGH GDO GLVWULEXWRUH) per i clienti medi con consumi da 500 5.000 mc/anno - YROWD O·DQQR (L SHULRGL QRQ VRQR VSHFLÀFDWL LQ TXDQWR GLSHQGH GDO GLVWULEXWRUH) per i clienti piccoli FRQ FRQVXPL ÀQR D PF DQQR 9L LQYLWLDPR DG HIIHWWXDUH O·DXWROHWWXUD QHJOL XOWLPL JLRUQL GHO PHVH FRQ ULIHULPHQWR DOOD SHULRGLFLWj GHOOH IDWWXUH LQ PRGR GD HVVHUH LQ OLQHD tra le quantità consumate realmente e le quantità fatturate.


Nel 1901 abbiamo iniziato a distribuire energia e oggi, dopo più di un secolo di storia, continuiamo a farlo ogni giorno con rinnovato entusiasmo. Perché l’energia di AEG Coop non è solo Luce e Gas, ma è anche cooperazione, socialità, sostegno, e solidarietà. AEG Coop destina una parte considerevole degli utili ai Soci e una parte importante al Territorio, sostenendo enti e associazioni, e sponsorizzando eventi culturali e musicali.

Un insieme di valori che diventa più forte ogni giorno, rendendo più forte anche la Comunità dei Soci AEG Coop. Entra a farne parte anche tu per scoprirne tutti i vantaggi! SEDE AEG Coop Via dei Cappuccini, 22/A - Ivrea Punto SOCI Via Palestro, 35 - Ivrea

www.aegcoop.it


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