7 minute read
Un materiale che fa la differenza
Intervista al presidente di PlasticsEurope Italia (Federchimica) Lorenzo Bottinelli: “La plastica non deve essere demonizzata in modo indiscriminato, bensì utilizzata in maniera consapevole e circolare per aiutarci non solo a vivere meglio, ma anche a ridurre il nostro impatto ambientale”.
Advertisement
di Eva De Vecchis
In un momento di sfide di rilevanza storica, il Presidente di PlasticsEurope Italia (Federchimica), Lorenzo Bottinelli, ci racconta di quanto sia importante portare avanti una strategia di supporto al comparto, che inizia dalla gestione del fine vita delle materie plastiche per attraversare il tema della circolarità e dello sviluppo di tecnologie sempre più innovative. Ma l’Italia è già un’eccellenza in termini di riciclo e quello di cui c’è bisogno è invece valorizzare e preservare questo primato: non solo attraverso innovative soluzioni di riciclo chimico, ma anche lasciando agli Stati membri e agli operatori economici la possibilità di potersi organizzare in autonomia per raggiungere gli obiettivi ambientali fissati a livello europeo.
Presidente Bottinelli, con quali sentimenti ha accolto la riconferma della sua presidenza da parte del Consiglio Direttivo di PlasticsEurope Italia?
Sono molto onorato della fiducia ricevuta dai colleghi del Consiglio Direttivo di PlasticsEurope Italia, l’Associazione di Federchimica che rappresenta i produttori di materie plastiche, per questo importante incarico che cercherò di svolgere al meglio. Questo momento è caratterizzato da tante sfide legate alla trasformazione in atto che inte- ressano un po’ tutto il sistema industriale e, nello specifico, quello delle materie plastiche. Sono sfide di rilevanza storica, che sarà possibile affrontare solo lavorando insieme a tutti gli attori della filiera. Dobbiamo agire in maniera compatta, continuare a dialogare con le Istituzioni e gli Istituti Pubblici, guardare avanti, nel rispetto della società e dell’ambiente e a sostegno delle future generazioni.
Dobbiamo fare il possibile affinché il ruolo della plastica e i benefici che derivano dal suo impiego emergano, anche riguardo al tema della transizione ecologica: la plastica è indispensabile, non possiamo farne a meno.
Quali saranno i suoi obiettivi in questo nuovo mandato?
Gli obiettivi che cercherò di perseguire durante questo mio mandato sono molteplici: la gestione del fine vita delle materie plastiche, la loro circolarità, lo sviluppo di tecnologie sempre più innovative - ad esempio quella del riciclo chimico, in grado di valorizzare anche quei rifiuti che non è possibile riciclare meccanicamente.
Un impegno particolare è la continuazione e il rafforzamento del dialogo con il mondo della Scuola, con insegnanti e studenti, perché, nel caso specifico delle materie plastiche, la sfida potrà esser vinta se tutti i cittadini compiranno il gesto, piccolo ma importante, di prendersi cura dei propri rifiuti prodotti.
La plastica viene spesso demonizzata. Come pensa sia possibile sconfiggere questo stigma e valorizzare invece gli aspetti positivi di questo materiale?
Si è vero, sempre più spesso alla plastica vengono attribuite colpe e responsabilità di vario tipo, che sono tuttavia riconducibili a comportamenti poco attenti e irrispettosi dell’ambiente da parte nostra. Ci si dimentica facilmente quanto questo materiale sia utile, quanto contribuisca al nostro benessere. Nel medicale, ad esempio, è insostituibile. Basti pensare alle valvole cardiache, alle protesi, alle cornee artificiali e alle lenti a contatto, alle sacche ematiche, alle siringhe, ai guanti monouso e ai cerotti. Nella filiera alimentare poi, protegge gli alimenti da microbi, umidità e radiazioni UV, prolungandone così la durata e riducendone gli sprechi. Nell’edilizia è un ottimo isolante, aiuta a ridurre i consumi energetici e conseguentemente le emissioni di anidride carbonica nell’ambiente. Sono solo alcuni dei settori applicativi in cui la plastica è presente e fa la differenza.
Una riflessione più consapevole e critica, senza pregiudizi sugli impieghi di questo materiale, l’analisi del suo ciclo di vita e della sua circolarità mostra che la plastica, non solo ci aiuta a vivere meglio, ma contribuisce insostituibilmente a ridurre il nostro impatto ambientale.
Cosa pensa del Regolamento Europeo sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio (direttiva del 94/62/Ce e del regolamento 2019/1020)?
A quali conseguenze potrebbe portare per le industrie di settore?
La questione è sicuramente di grande attualità e ci preoccupa non poco. La proposta prevede che il riutilizzo degli imballaggi sia preminente rispetto al riciclo, vietando alcune applicazioni e dettando obiettivi vincolanti di riutilizzo da raggiungere. Nel fare questo secondo noi non sono state valutate attentamente il ciclo di vita e il fine vita degli imballaggi, né le conseguenze ambientali legate da una parte al riuso e dall’altra al ri- ciclo. Pur comprendendo che la scelta deriva dalla gerarchia della sostenibilità che prevede, quando possibile, di preferire il riuso al riciclo riteniamo che le soluzioni proposte dal Regolamento per ridurre la produzione di imballaggi e i relativi rifiuti così come presentate, comportino diversi rischi. Anche noi siamo favorevoli al riuso ma crediamo che l’introduzione di obiettivi volti a incentivare sistemi di riutilizzo e di ricarica dovrebbe essere presa in considerazione unicamente laddove sia chiaramente dimostrato che ciò abbia senso dal punto di vista ambientale, sanitario ed economico.
Ci si dimentica facilmente quanto la plastica sia utile e quanto contribuisca al nostro benessere. Nel medicale, ad esempio, è insostituibile. Basti pensare alle protesi, alle sacche ematiche, alle siringhe, ai guanti monouso e ai cerotti.
A nostro avviso i settori in cui applicare questo approccio non sono molti. Infatti, dobbiamo tener presente che le operazioni di preparazione per il riutilizzo richiedono rilevanti consumi di acqua e di energia, rendendo, quindi, il riuso non sempre la scelta a minor impatto ambientale. Il Regolamento, inoltre, non tiene conto dell’importante ruolo degli imballaggi nel prevenire gli sprechi alimentari e garantire la sicurezza degli alimenti, né dell’esigenza di assicurare igiene nell’uso dei prodotti. Misure che andrebbero invece valutate attentamente per evitare conseguenze indesiderate sulla salute dei consumatori.
Il Regolamento, infine, non tiene conto, mettendole a repentaglio, delle esperienze nazionali virtuose sviluppate in alcuni Paesi che hanno consentito già di raggiungere e superare gli obiettivi europei di riciclo degli imballaggi.
In Italia ad esempio, il recupero, il riciclo e la valorizzazione dei materiali di imballaggio, che avvengono tramite il sistema Conai, costituiscono dei veri punti di eccellenza. Si parla di quasi 11 milioni di tonnellate di rifiuti che vengono valorizzati attraverso il riciclo. Questo modello basa la sua forza sul principio della “responsabilità condivisa”, che presuppone il coinvolgimento di tutti: dalle imprese, che producono e utilizzano gli imballaggi, alla Pubblica Amministrazione, che stabilisce le regole per la gestione dei rifiuti sul territorio, ai cittadini, che con il gesto quotidiano della raccolta differenziata danno inizio ad un processo virtuoso per l’ambiente, fino ad arrivare alle aziende che riciclano. Noi crediamo che il nostro sistema, che da oltre dieci anni sta ottimizzando la gestione dei rifiuti e del fine vita degli imballaggi in Italia, sia da preservare; vorremmo quindi, che venisse lasciata agli Stati membri e agli operatori economici la flessibilità di potersi organizzare nel raggiungere gli obiettivi ambientali fissati a livello europeo con le modalità che siano più opportune.
Dai dati del Rapporto “Il Riciclo in Italia 2022” realizzato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, emerge un quadro positivo per l’Italia che, in 25 anni, è passata dall’emergenza rifiuti all’eccellenza nel riciclo. Cosa dovrebbe fare nei prossimi anni l’industria italiana per migliorare ulteriormente questi risultati?
Non c’è dubbio, come ho detto prima, l’industria italiana del riciclo è la migliore in Europa, un comparto strategico del sistema produttivo nazionale da preservare e migliorare incrementando le quote di rifiuti recuperati, realizzando nuovi impianti e sviluppando nuove tecnologie.
Questa consapevolezza non fa altro che rafforzare le nostre convinzioni in merito al Regolamento così come proposto.
A 25 anni dal decreto Ronchi, il riciclo in Italia è un’eccellenza in costante crescita.
Cosa si aspetta da questa seconda parte del 2023 per il comparto delle materie plastiche in Italia e quali sono le maggiori sfide tecnologiche che lo vedranno coinvolto?
Prevedo che la rimanente parte dell’anno, per la nostra industria, prosegua in salita. Come abbiamo avuto modo di vedere, le sfide che ci attendono sono tante e tra queste sottolineerei quella dello sviluppo del riciclo chimico. L’industria delle materie plastiche negli ultimi anni ha incrementato la qualità e i volumi del riciclo meccanico, ma ha anche messo a punto questa nuova tecnologia che ne è il complemento, che permette di ritornare alla materia prima originale, per poi produrre plastiche con le stesse caratteristiche di quella dalle quali si era partiti.
Un’infrastruttura industriale dotata sia di riciclo meccanico sia di riciclo chimico assicurerebbe la massima circolarità possibile ai prodotti in plastica.
Strade sicure, performanti e sostenibili per tutti gli utenti, anche per quelli più vulnerabili ed esposti come i motociclisti. Questo l’obiettivo dell’innovativo progetto Anas (Gruppo FS Italiane) che ha testato, in campo prova certificato ai sensi della UNI CENT TS 17342 e con ottimi risultati, un nuovo prototipo di dispositivo di sicurezza ecofriendly salva motociclisti realizzato con i compound in gomma riciclata dagli PFU-Pneumatici Fuori Uso: grazie all’elasticità e alla capacità di assorbimento degli urti dei compound in gomma, il nuovo prototipo di dispositivo Anas assicura la massima sicurezza nei casi di impatto con il corpo del motociclista limitando le lesioni gravi ed azzerando gli interventi manutentivi, grazie alla capacità della gomma di ritornare nella forma originale a seguito dell’urto.
Il progetto D.s.m.U Ecofriendly Anas, è stato studiato e progettato in house da Anas, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università degli Studi di Firenze per la verifica di funzionamento agli elementi finiti, l’azienda Proge Plast per la realizzazione dei prototipi al vero ed Ecopneus per la parte materiali, con l’obiettivo di garantire la massima sicurezza per i motoci- clisti e in linea con la necessità di rendere la rete infrastrutturale sempre più sostenibile e al tempo stesso performante.
Fin dai primi test effettuati, il prototipo ha ottenuto ottimi risultati, raggiungendo caratteristiche prestazionali di massima sicurezza nei casi di impatto con il corpo del motociclista e in grado di limitare le lesioni gravi, adattandosi anche a stretti raggi di curvatura. Grazie alla combinazione del design e l’utilizzo del compound in gomma riciclata da PFU per la sua realizzazione, il dispositivo assicura infatti molteplici vantaggi: è flessibile e modulare, adattabile ai diversi raggi di curvatura della strada; facile da installare, grazie ad un sistema di aggancio al montante della barriera stradale, garantisce una continuità su strada, in virtù del sistema di collegamento a incastro tra i diversi elementi e non richiede interventi di manutenzione o ripristino a seguito dell’urto, grazie all’elasticità conferita dalla gomma riciclata che consente al dispositivo di ritornare nella forma originale ed azzerare di conseguenza i costi manutentivi.