Leonardo a Milano

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ANTONIO EMANUELE PIEDIMONTE

Leonardo a Milano ISBN Š Edizioni Intra Moenia 2014 Il Distico Srl Via Costantinopoli 94, 80137 - Napoli www.intramoenia.it | info@intramoenia.it Progetto grafico e impaginazione: Luca Mercogliano I diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale o parziale e con qualsiasi mezzo (compresi microfilm e copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.


ANTONIO EMANUELE PIEDIMONTE

Leonardo a Milano I luoghi, le opere, gli studi, gli scritti, le invenzioni: gli straordinari anni lombardi dell’italiano piÚ famoso di tutti i tempi


indice pag. 7

Introduzione

UN MITO UNIVERSALE 19

Excursus biografico

L’UOMO E I SUOI TEMPI parte prima

LE ATTIVITÀ I. L’artista II. Lo scrittore III. Lo scienziato IV. Architetto, ingegnere, urbanista V. Inventore

pag. 57 59 71 81 101 113

parte terza

LE OPERE

pag. 133

I. La “Vergine delle rocce”: due capolavori, forse tre II. Le amanti del Duca: La “Dama con l’ermellino”e la “Belle Ferroniere” III. “Ritratto di musico” IV. Il “cavallo” perduto V. Il “Cenacolo”

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parte seconda

I LUOGHI I. Castello sforzesco II. La Fabbrica del Duomo, storia e curiosità III. La vigna di Leonardo IV. Santa Maria delle Grazie, patrimonio dell’umanità V. I Navigli

pag. 171 173 185 193 201 209

parte quarta

CURIOSITÀ, LEGGENDE E MISTERI

pag. 217

appendice

LEONARDO MAGICO Leonardo e il Rinascimento: ermetismo, filosofia e magia di Maurizio Elettrico

BIBLIOGRAFIA INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI

pag. 249 251

pag. 285 pag. 293


“Di Firenze uno Apelle è qui condotto”. Bernardo Bellincioni (1493)

“Era di bella persona, proporzionata, graziata et bello aspetto. Portava un pitocco rosato, corto sino al ginocchio, che allora s’usavano i vestiti lunghi: aveva sino in mezzo il petto una bella capellaia et inanellata et ben composta”. Anonimo Gaddiano (1540)

“Leonardo è l’archetipo della cultura occidentale, rappresenta la forma ideale dell’arte, quasi preesistente alla creazione di un moderno linguaggio pittorico e da cui tutto si origina. Parafrasando Derrida, Leonardo incarna il concetto di “archipittura”. Ed è irrinunciabile”. Raffaella Morselli (2012)


introduzione

Un mito universale

Se il linguaggio del mito è innanzitutto quello delle immagini, allora non c’è niente di meglio delle suggestioni del grande e del piccolo schermo per provare a dare la misura della grandezza di colui che viene universalmente considerato uno dei personaggi più straordinari del Cinquecento e non solo; un uomo di tale eclettica ed enigmatica universalità che la Storia non ha potuto evitare di confondersi con la leggenda per trasformarlo alla fine in un archetipo; un artista per il quale ormai da molto tempo viene comunemente usata la definizione di genio: Leonardo da Vinci1. Immagini, si diceva, come la riproduzione digitale dell’“Autoritratto” del maestro, che nel 2011, insieme ad una copia del “Codice del volo”, è stata spedita nello spazio da una sonda della Nasa perché, evidentemente, se proprio bisogna farsi conoscere dalle civiltà extraterrestri è senza dubbio meglio mettere avanti le cose migliori2. Senza contare il simbolo che appare sulle monete da un euro e sulle tute spaziali: il celeberrimo “Uomo vitruviano”, lo straordinario disegno che il maestro realizzò intorno al 1490, a Milano, ispirandosi ai canoni antropometrici dell’architetto romano Vitruvio Pollio (I secolo a.C.). 1

Le rappresentazioni di Leonardo in tv e al cinema sono riassunte in un altro paragrafo.

2 Si trattava della missione “Curiosity”, che portava il Mars Science Laboratory (MSL) sul pianeta rosso.

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Leonardo a Milano

Immagini come quelle che scorrono sul grande e piccolo schermo: sceneggiati, film, serie tv, fiction, documentari, ma non solo. Ovunque nel mondo si incrociano continuamente le riproduzioni delle sue opere divenute da tempo icone universali: l’“Uomo vitruviano”, la “Gioconda”, l’“Ultima Cena”, tutti fissati su poster, magliette, magnetini, tazze, bavaglini, portachiavi, decorazioni d’ogni genere e, dulcis in fundo, il logo dell’Expo di Milano del 2015. Poi, ça va sans dire, c’è la sterminata produzione di libri e documenti ispirati alla sua gigantesca figura - tutti di grande successo, a cominciare dal celebre saggio che Sigmund Freud gli dedicò nel 1910 (“Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci”) sino ad arrivare al discusso e discutibile ma vendutissimo long seller di Dan Brown “Il Codice da Vinci” (che Ron Howard ha portato al cinema con egual fortuna) - che si arricchisce ogni anno di nuovi contributi sia in ambito accademico e scientifico sia in quello della divulgazione. E ancora: i tantissimi musei e spazi ad hoc dedicati alla sua opera, e le migliaia di convegni, simposi, dibattiti e mostre organizzati ogni anno in mezzo mondo (soprattutto negli USA). Il riverbero mediatico planetario è senza pause e senza eguali: si pensi solo all’evento costituito dall’acquisto del famoso “Codice Leicester” (precedentemente noto come “Codice Hammer”) da parte del fondatore della Microsoft Bill Gates - l’incontro tra il genio del Rinascimento e uno dei geni del business informatico - che con nonchalance sborsò la discreta sommetta di trenta milioni di dollari (quasi cinquanta miliardi delle vecchie lire). Tornando alle immagini delle fiction, va ricordata una delle ultime in ordine di apparizione televisiva, ossia il Leonardo da Vinci targato Usa, mandato in onda da Sky con il rutilante titolo “Da Vinci’s Demons”, con il genio traformato in un bel giovanottone muscoloso (Tom Riley) e avventuroso che è un rubacuori e pure un abile spadaccino. In precedenza (nel 2012) era stato il turno di un documentario ugualmente originale, una produzione firmata dal prestigioso History Channel, che nella nona puntata della serie “Enigmi alieni” ha trasmesso “Un Da Vinci extraterrestre”. Opera che, come ben si evince dal titolo, ruotava intorno alla suggestiva quanto fantascientifica ipotesi che la genialità del Nostro avesse avuto origine nell’influenza delle superiori intelligenze provenienti da altri mondi. 8


introduzione

Una maniera, anche quella, per tentare di spiegare le apparentemente inspiegabili conoscenze del da Vinci. E che a qualcuno ha fatto venire in mente l’escamotage del viaggio nel tempo usato nel film “Non ci resta che piangere” (realizzato ben prima della puntata di History Channel) per far incontrare una coppia di amici (magistralmente interpretati dal compianto Massimo Troisi e da Roberto Benigni) proprio con Messer Leonardo, e cioè un misterioso varco spazio-temporale grazie al quale i due protagonisti, in una uggiosa notte di pioggia nelle campagne toscane, passano direttamente dal 1984 al 1492. Dalle fantasie dello schermo alla storia dell’arte: nello stesso periodo della messa in onda del discusso documentario, a ricordare l’immensità dell’attività leonardiana è stata pure una straordinaria mostra organizzata nell’ambito delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità Nazionale nella Scuderia Grande della Reggia di Venaria (Torino). La grande esposizione, intitolata “Leonardo. Il genio, il mito” - che consentì di ammirare anche il celebre “Autoritratto” - fu realizzata grazie ad autorevoli studiosi e venne arricchita da una spettacolare scenografia ideata dal Premio Oscar Dante Ferretti oltre a diversi prestigiosi contributi, come l’originale video-inchiesta di Piero Angela dedicata proprio al mistero dell’“Autoritratto”. Sempre a proposito di mostre, poi, occorre rammentare un altro evento - peraltro ancor più vicino al tema di questo libro - che ha confermato, ancora una volta, l’estrema attualità di Leonardo con le oltre 300mila persone che nel 2011 si sono messe in fila per vedere le opere esposte alla National Gallery di Londra, ossia i nove dipinti e la sessantina di disegni e schizzi che erano stati riuniti sotto il titolo “Leonardo pittore alla corte di Ludovico Sforza nel 1482 e tra il 1506 e il 1513”. Tra le opere esposte c’era anche il leggendario “Salvator mundi”, magico dipinto - che non si era mai visto prima e si credeva perduto per sempre - che Leonardo avrebbe realizzato poco prima di abbandonare Milano dopo la caduta degli Sforza. La grande esposizione londinese è stata giustamente paragonata alla prima (e unica) mostra monografica dedicata al maestro, che si tenne a Milano - con grandissimo successo - nel lontano 1939. Sempre nella capitale del nord, tre anni prima (nel 2008) era stato il raffinato regista cinematografico inglese Peter Greenaway a rendere omaggio al genio del Rinascimento impressionando i visitatori del celeberrimo 9


La Mona Lisa baffuta di Marcel Duchamp


introduzione

“Salone del Mobile” con uno straordinario evento multimediale dedicato al dipinto forse più famoso di tutti: l’“Ultima cena”. Fu allestita una suggestiva animazione che, attraverso un articolato gioco di luci, colori e musiche, consentì di vivere il capolavoro leonardesco come mai prima di allora3. Episodio ricordato dal professor Carlo Pedretti nel corso di un’intervista a Renato Rizzo de “La Stampa”, che alla domanda sul “Leonardo mito pop” che resiste da cinque secoli, spiegò: “Sì, la sua figura è diventata una leggenda che ha superato le barriere del tempo, perché, a mio avviso, è stato un grande comunicatore. Un uomo che ha utilizzato l’arte anche come elemento spettacolare. Questa peculiarità lo rende comprensibile da tutti in tutte le epoche. E, quindi, universale”. Più avanti il docente dell’“Hammer Center for Leonardo studies” di Los Angeles (USA), aggiungeva: «Aveva l’allure, che so, di un grande regista o di un grande direttore d’orchestra dei nostri giorni: il teatro, allora, valeva la tv o il cinema di oggi. E le sue performance così grandiose e seducenti, gli valevano una fama formidabile (…) Prendiamo l’Adorazione dei Magi: ha una struttura sconvolgente rispetto ai clichè dell’epoca, perché introduce nella scena il racconto in divenire che è proprio della tecnica cinematografica: un ‘rullo’ di immagini che parte dal giorno della nascita di Cristo, accennato sul lato destro, per ‘zoomare’ sulla Vergine e inquadrare l’adorazione dei saggi venuti da Oriente, dal 25 dicembre al 6 gennaio. Questo significa usare la pittura come un linguaggio che cattura l’attenzione e si apre alla comprensione di ciascuno»4. Le immagini e il mito. Termine quest’ultimo che, come è noto, ha significato e significa molte cose diverse, ma è soprattutto la narrazione delle gesta dell’eroe (mythos significa proprio parola, discorso, racconto), vicende che diventano simboliche e dunque si trasformano in fondamentali coordinate per la navigazione interiore dell’uomo moderno. Non a caso dunque, di recente Leonardo è stato tirato in ballo in un’intervista del magazine “Sette”, intitolata per l’appunto “Il mio eroe”. Nel numero del 23 agosto 2013 il curatore della rubrica, il giornalista Salvatore Giannella, ha intervistato Piero Angela e al 3 All’incredibile animazione del “Cenacolo” - analoga a quella realizzata nel Rijksmuseum di Amsterdam per la “Ronda di notte” di Rembrandt - ha contribuito anche Reinier van Brummelen, direttore della fotografia e storico collaboratore di Greenaway. 4 Mito inossidabile. Perché Leonardo è immortale, “La Stampa” del 9 novembre 2011.

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Leonardo a Milano

famoso divulgatore scientifico, autore di celebri programmi tv e libri, ha chiesto: «Piero, da dove andremo a ricominciare?». La risposta: «Dalla riscoperta di un genio multiforme: Leonardo da Vinci. Perché lui era un uomo di cultura scientifica, di cui oggi abbiamo bisogno, e al tempo stesso era un artista, un’umanista. Era ingegnere e pittore, scultore e architetto, ma era anche un innovatore (…) La creatività è la risorsa chiave per superare la crisi»5. In realtà, come vedremo più avanti, non c’era solo la creatività tra i talenti di Leonardo. Oltre al suo indiscutibile genio artistico, riuscì a distinguersi dalla folta schiera di fuoriclasse a lui coevi innanzitutto in virtù di una mostruosa capacità di elaborare un gigantesco numero di informazioni e di rielaborare e sviluppare un gran numero di studi, idee, invenzioni e progetti che perlopiù erano stati dimenticati, in qualche caso addirittura dai tempi degli antichi romani. Ma certo non può apparire né casuale né strano che in un momento di grave difficoltà per l’Italia e il mondo (da lì il quesito del giornalista sul “ricominciare”) il pensiero corra all’inarrestabile e poliedrica capacità del Nostro, che seppe essere tante cose al tempo stesso: scenografo, scienziato, architetto, urbanista, inventore di macchine da guerra, ingegnere idraulico, studioso di botanica, anatomia, fisica, astronomia (e molto altro), musicista, scrittore, disegnatore, pittore e scultore. Ma torniamo al mito, anzi meglio, alla leggenda, perché proprio come una leggenda metropolitana dei nostri tempi Leonardo è sempre di più un riferimento assai cangiante, un rimando che riecheggia quello che il mercato chiede. A cinque secoli dalla sua scomparsa il genio toscano è diventato un logo per tutti, un brand per tutto. Quasi senza limiti. Da qualche anno, tanto per dirne una, se n’è impadronito anche Homer Jay Simpson, il celebre personaggio della serie televisiva a cartoni animati statunitense (a suo modo anch’essa geniale) creato e disegnato dall’autore di fumetti Matt Groening. Niente di nuovo sotto il sole, ovviamente. Molto prima dei Simpson c’era stata la Disney con l’altrettanto mitico Topolino e, secoli prima, a subire dissacrazioni ben più provocatorie erano state alcune tra le più celebri opere leonardiane. A cominciare dalla Monna Lisa, che nel 1883 Eugène Bataille mostrò in un’inedita versione “fumant la pipe” 5 “Sette”, magazine del “Corriere della Sera”, 23 agosto 2013.

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introduzione

(che fuma la pipa) e nel 1919 Marcel Duchamp la renderà addirittura baffuta6. Da allora la povera Gioconda - ormai divenuta icona planetaria - si è vista catapultata in ogni sorta di divertissement più o meno artistico e di assai lucrosi affari, come quelli legati al già citato long seller di Brown (del quale si parla in un altro capitolo). Tutto merito di quello che avvenne nella seconda parte del Novecento, quando si materializzò la riproduzione a basso costo e quindi fu possibile una vasta fruibilità delle opere da parte delle masse (in primis con la televisione e l’uso in chiave pubblicitaria), grazie anche all’esplosione del fenomeno della consacrazione delle immagini (David Freedberg docet) e il conseguente pellegrinaggio laico nei musei, ora finalmente accessibili a tutti grazie alla possibilità di viaggiare; musei che, per dirla con André Malraux, non si limitano a mostrare i capolavori ma anche a crearli7. Del resto tutto è tranquillamente trasparente. Ecco cosa ebbe a dire lo sceneggiatore David S. Goyer a proposito della serie tv “Da Vinci’s Demons” (prodotta da Fox insieme con il canale statunitense Starz e distribuito da Bbc Worldwide): «Da Vinci è conosciuto ovunque, io ho lavorato sul mito del personaggio… mi piacciono i personaggi mitici come Leonardo o Batman»8. E quest’ultimo accostamento la dice lunga sull’approccio degli americani (e non solo loro) alla ricostruzione storica nelle fiction. Dalle star ai comuni mortali. Sulla fruizione e la percezione del maestro da parte dei più, ci sono sembrate efficaci le parole di Mario Taddei, direttore scientifico e tra i curatori della grande mostra “Leonardo3 - Il Mondo di Leonardo”: «Tutti credono di conoscere Leonardo da Vinci, addirittura alcuni hanno sostenuto che fosse un marziano. C’è chi racconta che fosse omosessuale, come se lo avesse conosciuto o fosse una cosa fondamentale. I vegetariani raccontano che Leonardo fosse vegetariano e così via proseguendo sul gossip rinascimenta6

Nel 1919, per uno dei suoi ready-made, il grande artista dadaista realizzò una riproduzione della Gioconda aggiungendole due baffi all’insù e un pizzetto. Il titolo dell’opera era un gioco di parole: le parole “L.H.O.O.Q” pronunciate in francese danno origine alla frase “Elle a chaudaucul” (che va intesa come: lei è eccitata).

7 Lo ricordano Francesca Bonazzoli e Michele Robecchi nel loro bel volume “Io sono un mito Capolavori dell’arte che sono diventati icone del nostro tempo”, Electa, Milano 2013. 8 Oltre che autore di fumetti e serie tv, per il cinema Goyer ha scritto “Il corvo 2”, “Dark City”, “Blade”, “Batman Begins”, “Il cavaliere oscuro”.

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Autoritratto di Leonardo


introduzione

le. Andando sulle cose più concrete - aggiunge Taddei - Leonardo è universalmente conosciuto come l’inventore dell’elicottero, del carro armato, del carro falciante, del paracadute e della bicicletta. Niente di più falso: carro armato, carro falciante, paracadute, bombarde e catapulte erano armi e invenzioni medievali, che Leonardo studiava e ricopiava nei suoi taccuini. La bicicletta poi è una delle più grandi stupidaggini mai ricostruite! Per alcune cose basta un semplice ragionamento: la famosa ‘vite di Archimede’ di Leonardo… era di Archimede non di Leonardo. Avete mai pensato per quale motivo uno dei disegni più conosciuti, che abbiamo anche sull’euro, si chiama uomo Vitruviano? Forse perché era un disegno di Vitruvio? Leonardo ci ha lasciato 6000 fogli manoscritti, e altrettanti sono andati perduti. È in questi manoscritti che bisognerebbe (ri)trovare il vero Leonardo»9. Il mito, soprattutto di questi tempi, è un po’ a uso e consumo del fruitore. Ed ecco dunque che oltre a fomentare i misteriosi intrighi planetari, il Nostro diventa di volta in volta un paladino del pacifismo (ad onta delle decine e decine di armi e altri micidiali congegni bellici ideati e progettati), un precursore di tutto l’immaginabile, un seguace ante litteram del vegetarianismo (per via di un curioso riferimento, per giunta de relato) e di molti altri “ismi”, che come è noto sono suffissi dai quali bisogna sempre guardarsi perché spesso portatori di minacciose inquietudini e altre assai spiacevoli conseguenze10. Ma mettiamo da parte le indebite appropriazioni del genio e le altre inevitabili forzature e torniamo all’origine del mito, ossia alle prime tracce lasciate nell’immaginario collettivo. In effetti, a dispetto dell’oblio che cadrà nei secoli immediatamente successivi al suo, Leonardo era una leggenda già in vita. Del resto, come scriverà il Vasari, Leonardo «tirava a sé gli animi delle genti». E poi spiegherà meglio: «… era in quell’ingegno infusa tanta grazia da Dio ed una dimostrazione sì terribile, accordata con l’intelletto e la memoria che lo serviva, e col disegno delle mani sapeva sì bene esprimere il suo concetto, che con i ra9 Dalla conferenza di presentazione dell’esposizione, che è stata inaugurata il 28 febbraio 2013 in Piazza della Scala, nei prestigiosi spazi delle Sale del Re (all’ingresso della Galleria). La bella mostra, che nei primi sei mesi ha fatto registrare oltre 130mila presenze, è stata poi ampliata e quindi prorogata sino al termine dell’Esposizione Universale (prevista a Milano dal 1° maggio al 31 ottobre 2015). 10 Ricorderemo solo: manicheismo, fondamentalismo, comunismo, fascismo, dispotismo, fanatismo, radicalismo. Ma l’elenco potrebbe continuare.

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gionamenti vinceva, e con le ragioni confondeva ogni gagliardo ingegno». Parole che rimandano a quello che scriverà il Giovio: «… spiccarono in Leonardo pregi di grande compitezza, accostumatissime e generose maniere, accompagnate da un bellissimo aspetto; e poscia ch’egli era raro maestro e inventore d’ogni eleganza e singolarmente dei dilettevoli spettacoli teatrali, possedendo anche la musica, esercitata sulla lira in canto dolcissimo, divenne caro, in supremo grado, a tutti i principi che lo conobbero». Il coevo poeta Bernardo Bellincioni, anche lui impegnato alla Corte sforzesca, si soffermerà invece sul talento pittorico: “Di Firenze uno Apelle è qui condotto”. E l’autore delle famose “Rime” non sarà l’unico tra i contemporanei a riconoscere al maestro una superiore grandezza, al punto che, come hanno fatto notare diversi studiosi, lo stratificarsi delle ricostruzioni ha finito col sovrapporre il personaggio storico con quello mitico fino a rendere complicata (forse impossibile) una fedele lettura per così dire filologica. Esemplare il caso della sua attività di inventore. Oggi ci sono in circolazione sul pianeta migliaia di libri, video, mostre e documentari, oltre a una sterminata quantità di documenti sul web che indicano in Leonardo il più grande inventore di tutti i tempi o giù di lì; negli ultimi decenni inoltre c’è stato un pullulare di riproduzioni, perlopiù in scala, delle sue leggendarie macchine: decine e decine di oggetti, strumenti, marchingegni e apparecchiature di ogni tipo, dalla già citata bicicletta al cosiddetto carro armato. La verità - storica e scientifica - fin qui acclarata è che nessuna delle sue innumerevoli invenzioni è mai stata davvero realizzata (ad esclusione, forse, di un contatore idraulico e di un paio di piccoli automi), e del resto quasi nessuna delle invenzioni di cui abbiamo i disegni e i progetti avrebbe potuto davvero funzionare; infine, molte delle macchine erano già state inventate (e in qualche caso pure realizzate) ben prima di lui, alcune addirittura in epoca greco-romana. Naturalmente la circostanza non sminuisce certo la grandezza del da Vinci, e tuttavia appare in tutta la sua evidenza questa ennesima conferma che la contaminazione di storia e leggenda non rende mai un buon servigio alla verità, ma anzi contribuisce sensibilmente alla creazione di una dimensione altra, quella del mito. E tornano in mente le parole di Hölderlin: “Grecia felice! Casa di tutti i celesti/ È dunque vero ciò che da giovani abbiamo

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introduzione

udito?”11. E, d’altra parte, come ebbe a scrivere lo stesso Leonardo: «L’anima desidera stare col suo corpo, perché, sanza li strumenti organici di tal corpo, nulla può oprare né sentire».

11 “Die Selige Griechenland! du Haus der Himmlischen alle,/ Also ist wahr, was einst wir in der Jugend gehört?”.

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finito di stampare per conto delle edizioni Intra Moenia nel mese di ottobre 2014 presso Vulcanica Print - Torre del Greco (NA)


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