Raccolta di vecchie Filastrocche
“Tiritere”
Origini della filastrocca "C'era una volta un re seduto sul sofà che disse alla sua serva raccontami una storia e la storia incominciò‌" La parola filastrocca, che deriva dal termine popolare toscano filastroccola. Si comprendono sotto questo nome canzonette e formule cadenzate (dialogate, interrogative, narrative, ecc.) recitate dai fanciulli o dagli adulti per divertire i bambini. Sono ordinariamente un'accozzaglia di sillabe, di parole, di frasi, che talvolta riproducono indefinitamente lo stesso motivo. Ricorrono, di solito, nei giochi rappresentativi delle dita, delle mani o dei piedi, oppure accompagnano il gioco del sorteggio in cui uno dei fanciulli canticchia la formula toccando a ogni sillaba o cadenza una parte del corpo o del viso dei compagni, i quali escono dal cerchio o si ritirano per subire la penitenza. Prevalgono nelle filastrocche i metri brevi, su ritmo celere conforme all'allegria predominante nei giochi infantili.
Origini della Conta Sette quattordici ventuno ventotto questa è la conta del paperotto. Il paperotto è andato in cantina a cercare la regina. La regina è andata a Roma a cercare la corona. La corona ce l’ha il re. A star sotto tocca a te. Nel gioco, o anche il altre occasioni in cui si debba estrarre a sorte fra i componenti di un gruppo, "fare al tocco" o "a chi tocca", significa designare quello tra i presenti che dovrà fare una determinata cosa, affidando la scelta alla sorte; l'origine del gioco è toscana e di solito si procede così: ciascuno dei presenti, disposti in cerchio, allunga la mano aprendo quante dita vuole; uno fa la somma di tutte le dita presentate e poi conta fra i partecipanti fino ad arrivare a quel numero ; colui che viene toccato per ultimo è il designato. Fuori dall'uso toscano si dice anche "fare il conto", "fare a la conta" o "alla conta".
- Una sera di gennaio a qualcuno della “compagnia dei baloss” venne in mente di giocare… sì, sì, proprio giocare! Giocare a ricordare le Conte e le Filastrocche che da piccoli si usavano nei cortili, o per strada, o durante l’intervallo in classe, a scuola e con i nostri amici più cari. Il gioco è stato quasi una scommessa. “Ma dai…che accidenti di gioco sarà mai questo…siamo grandi noi! Non facciamo più di queste cose”. Intanto il pensiero di ognuno cominciava a ricordare motivetti, cadenze, canzoncine e filastrocche. E così, giorno dopo giorno con le piccole storie di tutti, tutti siamo ritornati un po’ bambini. Siamo tecnologici e in quattro e quattr’otto siamo riusciti a comporre un piccolo testo, niente di eccezionale, ben inteso. Un libriccino piccolo per raccogliere e conservare i “saperi” di ognuno di noi. Qualcuno vicino, qualcuno lontano, ma tutti attorno allo stesso argomento.
GRAZIE A TUTTI
Un grazie speciale ai nostri piccoli artisti che hanno collaborato con impegno e gioia ad arricchire le nostre pagine un po’ sbiadite dal tempo e dai ricordi, con i loro capolavori. Sono già diventati dei piccoli “balossini”.
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Gennaio 2011