B AC K TO T H E PAS T
P RO GE T T I D I F O TO G RA F I A A NA LO GI CA
italianstreetphotography.com
Cities - Back to the past Realizzato da Concept Copertina Produzione e pre-editing Photo editor Editing finale Grafica
Giugno 2019 ISP - Italian Street Photography Angelo Cucchetto Graziano Perotti Autori ISP Graziano Perotti Angelo Cucchetto e Graziano Perotti Studio grafico Stefano Ambroset © Tutte le foto appartengono ai rispettivi autori
Indice in viaggio
Yemen - Graziano Perotti
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Azalai - Stefano Pensotti
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A west di Hollywood - Giuseppe Pons
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Agorà
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Nei sassi - Marina Franci
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Ritratti di una città: Marrakech - Francesco Viceconti
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Kathmandu - Daniele Gussago
A mari usque ad mare - Patrizia Dottori
Instant Cities - Giorgio Galimberti Caianus - Valentino Petrosino
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Sicilians - Pietro Spedale
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memorie
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Città senza tempo - Beppe Bolchi
Ricordi d’Armenia - Luigi Vigliotti
New York ‘77 - Luciano Gallingani London 1969 - Beppe Castellani
Come un vecchio ritornello che nessuno canta più - Marco Simontacchi
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tributi
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Luoghi trasformati - Alessandro Rosati
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Fantasmagoria - Giuseppe Bruni
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Gli Autori
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Tribute to Lindsay Kemp - Graziano Villa Scale Partenopee - Rosa Mariniello Bellum - Paolo Aldi
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C’è oggi un gradito ritorno alla Fotografia Analogica, intesa come
I progetti sono stati realizzati dagli autori con tecniche diverse, dalle
arrivare ad una stampa chimica, e poi magari ad una successiva scansione e
d’acquerello.
riscoperta della filiera che parte da un mezzo analogico, la pellicola, per ristampa in digitale.
Abbiamo pensato di poter in qualche modo onorare tale tendenza,
proponendo un’iniziativa editoriale ad hoc, uno speciale dedicato alla Fotografia analogica del Magazine Cities, Back to the Past.
Back to the Past inteso come concept, quindi progetti di fotografia vintage,
ma anche contemporanei, che abbiamo un focus fotografico che riguardi il passato: ricordi, emozioni, mondi vissuti o vissuti proiettivi, focus onirici o di documentazione, il Must è che siano stati realizzati con tecniche analogiche di ripresa.
macchine analogiche, al Foro Stenopeico, al transfer Polaroid su carta Gli Autori dei venti progetti inclusi nel volume sono stati individuati su
segnalazione diretta ma anche tramite una call pubblica sul sito Photographers.it che è servita ad individuare la gran parte dei progetti:
alcuni veramente sorprendenti, e la cosa che ci è più piaciuta è la varietà di
mondi e di focus proposti, varietà che ci ha rapidamente spinto ad individuare 4 macroaree in cui inserire i venti progetti. Vi erano altri progetti interessanti, ma volevamo limitare il numero di progetti per poterli
presentare in modo adeguato, speriamo piacciano al lettore come sono piaciuti a noi :-)
Angelo Cucchetto
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IN
VIAGGIO
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Graziano Perotti - Yemen
YEMEN
Graziano Perotti Yemen. A volte non riesco a credere che ci sia tanta tragedia in un paese tanto
tutto normale, mi avvicino e al grido di uno di loro tutti si girano, pietra in
Ero stato nello Yemen nel 1998 da inviato per due riviste, In Viaggio e un
pietra mi colpisce alla gamba, scappo, poi mi giro e loro avevano tranquil-
bello, la bellezza dovrebbe scacciare la guerra ma non è così. femminile che non esiste più.
Volevo un lavoro dalle atmosfere tanto ben raccontate da Pier Paolo Pasolini
quando girò nel 1970 “Le mura di San’a” come appello all’Unesco per salvare la capitale e le bellezze del paese.
Alcuni luoghi vennero messi sotto tutela Unesco, patrimonio dell’Umanità, la stessa umanità che la sta facendo cadere a pezzi.
Volevo anche fare un lavoro incentrato sulla donna yemenita, mi avevano raccontato di tante difficoltà nel fotografare le donne e di fotografi malmenati brutalmente, ma era successo appena finita la guerra civile, erano passati
anni e l’integralismo non sembrava prendere piede, anche se la famiglia di
Bin Laden comandava nei villaggi del sud Yemen, zona che avrei fotografato. E’stato un viaggio bellissimo, un viaggio sofferto con tanti problemi, ero
arrivato nello Yemen con altri amici che ogni tanto lasciavo per andarmene in giro da solo e qui nascevano all’improvviso problemi.
due macchine fotografiche al collo, una Nikon fm2 meccanica e una f4.
La Nikon f4 avrebbe fatto una brutta fine, strappata e scagliata per terra più
volte mentre fotografavo un gruppo di donne nella periferia di San’a, l’altra
mano e me le scagliono contro: non ero vicinissimo per fortuna, solo una lamente ripreso a giocare… durante quel viaggio subii lo stesso trattamento nell’estremo sud dello Yemen da parte di donne contadine dai tipici cappelli
a cono, ma nonostante tutto non ho mai avuto vera paura, era troppo bello quello che mi circondava per averne.
Presi anche un cazzotto in faccia, colpa di una delle foto che vedete qui pubblicate, e al ritorno vidi impresso nella pellicola due fotogrammi con il
cazzotto che stava atterrando sul mio viso, per fortuna colpito di striscio, ma il mio amore per quel paese non diminuiva, la colpa era solo mia, avrei potuto
tranquillamente fotografare città, villaggi, panorami stupendi e mercati, ma
non le donne, era il paese mussulmano più intransigente che avevo fotografato e capivo il perché. Amo ancora quel paese e ho scelto questo lavoro in
analogico anche come denuncia, salviamo lo Yemen, il paese delle mille e
una notte sta subendo enormi danni al patrimonio artistico e un numero altissimo di vite umane, mentre la comunità mondiale chiude volutamente
gli occhi, lasciando il problema nelle mani del mondo arabo che ha scelto il paese come terra di guerra per risolvere diatribe religiose ed economiche.
con montato il mio 24 mm ha tenuto sino alla fine.
“Lo Yemen, architettonicamente, è il paese più bello del mondo. San’a, la capitale,
spero che la guerra dimenticata nello Yemen, perché di guerra volutamente
città forma, la cui bellezza non risiede nei deperibili monumenti ma nell’incom-
Lo Yemen è uno dei paesi che più ho amato, sono anni che vorrei tornarci e
dimenticata si tratta, finisca al più presto, la situazione dell’infanzia attualmente è drammatica.
una Venezia selvaggia sulla polvere senza San Marco e senza la Giudecca, una patibile disegno…è uno dei miei sogni.”
Durante quel viaggio ho subito due veri agguati,uno vicino a Shibam, nel sud dello Yemen; un gruppo di ragazzini stavano giocando a palla, sembrava
Graziano Perotti - Yemen
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Graziano Perotti - Yemen
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Stefano Pensotti - Azalai
AZALAI
Stefano Pensotti Taudenni, Mali. Le favolose, inesauribili, miniere di sale, 750 chilometri di
Nei pressi delle miniere le rovine della colonia penale di Bagne-Mouroir
centinaia di cammelli, un pellegrinaggio commerciale iniziato più di 5
Ancora 100 km verso il nord ed è il confine con l’Algeria: il rischio è di
sabbia a Nord di Timbuctu, continuano ad essere l’approdo obbligato di
secoli fa. Da allora le chiamano Azalaï, le carovane del sale. La carovana si
forma a Timbuctù dove i Berabich, nomadi originari della Mauritania,
radunano i mehari bianchi e acquistano le provviste per la marcia che durerà più di 45 giorni per andare e tornare. La carovana deve essere autosufficiente in tutto e per tutto. Partono per il deserto verso nord cariche
di foraggio che lasceranno lungo la via per il viaggio di ritorno, 20 giorni
abbandonate nel 1992 e lunico pozzo di tutta la regione: acqua salata. incontrare trafficanti e contrabbandieri di tutti i tipi o peggio i pick-up
armati degli jihadisti che si muovono nel deserto del Djouf sulle piste che attraversano il Sahel. La tratta del sale di Taudenni da sostentamento, tra chi scava, trasporta e commercializza il sale, a circa 2000 persone che vivono a Timbuctu e Arawan.
per andare, caricato il sale altri 20 giorni per il ritorno. Superata la cintura
Lavoro realizzato in analogico tra il 2002 ed il 2003:
ad Agunni: una piccola moschea, acacie schelettriche che sopravvive a
Sviluppo in T-Max dev. a 24 °C / 7 minuti
di dune che cinge d’assedio Timbuctu, le Azalai dopo circa 40 km arrivano
stento e poche capanne attorno al pozzo. Poi altri 230 chilometri prima di
arrivare ad Arawan, antica città Tuareg sepolta nel 1990 da una tempesta di sabbia. Oggi gli antichi palazzi sono usati come cantine, in superfice solo
27 modesti edifici in bamko. Dopo Arawan il nulla del deserto del Djouf
per 500 km, fino alla duna di Foum el Alous. Superata questa c’è la piana
Pellicola Kodak Professional T-Max 400 Black & White Negative Film 135 Fotocamere CONTAX RTS III + Contax RTS II + Contax 167 Con ottiche Contax – Zeiss:
25/2.8 Distagon - 35/2.8 Distagon - 50/1.4 Planar - 85/2.8 Sonnar – Vario Sonnar 80-200/4
che porta a Taudenni, nel nulla. “Tau” è arrivo, “Denni” è partenza.
Paesaggio irreale, nessuna tracce di vegetazione, un regno minerale
inadatto ad ogni tipo di vita. Qui si trovavano le acque del mare che hanno lasciato posto ad un grande complesso di laghi salmastri. Circa seimila anni fa si sono prosciugati depositando spessi strati di cloruro di sodio e calcite.
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Stefano Pensotti - Azalai
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Stefano Pensotti - Azalai
Stefano Pensotti - Azalai
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Daniele Gussago - Kathmandu
KATHMANDU Daniele Gussago
La mistica, caotica e sporca Kathmandu. Una città fondata nel 723 d.C. e
Kathamndu, Patan e Bhaktapur. A parte questo triste aspetto, avendo
Kathmandu. Una città dal fascino incredibile dove si fondono
patrimonio di simpatia e ospitalità che la popolazione nepalese riserva ai
cresciuta a dismisura fino ad occupare buona parte della Valle di armoniosamente le culture buddhista e induista. Particolarmente emozionante
Pashupatinath,
proclamato
World
Heritage
dell’UNESCO, dove avvengono le cremazioni con rito induista.
Site
visitato Kathmandu prima e dopo il 2015, posso assicurare che il turisti, ai trekker e agli alpinisti è stato ed è tuttora ricambiato da solidarietà, aiuto e rispetto.
Ad ogni angolo di strada, nei cortili e nelle piazze sono presenti tempietti e
Queste immagini sono state riprese con Hasselblad Xpan e con Hasselblad 500
aprile 2015 da due potenti terremoti la capitale del Nepal sta cercando di
Tmax100.
piccoli stupa dove si ritrova una religiosità sentita e genuina. Colpita il 25 riparare i danni con un notevole aiuto dall’estero. Naturalmente in paesi
CM nel 2014, 2017 e 2018 su pellicole Ilford Delta, Ilford FP4 e Kodak
poveri come il Nepal la corruzione dilagante rende opaca anche la corsa
solidale per la ricostruzione, soprattutto dei beni storici e architettonici di
Daniele Gussago - Kathmandu
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Daniele Gussago - Kathmandu
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Giuseppe Pons - A West di Hollywood
A WEST DI HOLLYWOOD Giuseppe Pons
Perché il titolo? Semplicemente ho tolto Hollywood, ma la mia visione
qualità tecnica e soprattutto volevo levarmi la schiavitù delle batterie da
dall’iconografia dei film hollywoodiani, se poi ci metti il mio “amore” per
Insomma l’ovest è sempre stato spartano, e non avevo voglia di fronzoli.
degli USA e specialmente dell’Ovest o del west è proprio molto influenzata Alec Soth ecco qui la serie.
Quando sono partito per lavoro sapevo che avrei avuto del tempo per
fotografare e la mia scelta è andata direttamente per la fotografia chimica e per la mia Leica M6 con una bella scorta di Kodak Portra 400 ed un solo
caricare ogni giorno e delle schedine da scaricare, back up e rotture.
Ho seguito la mia visione contaminata da Hollywood ed i movies e con la
fotografia di Soth bene in mente. Ho seguito la strada, on the road tra Las Vegas, Palm Spring, Route 66 e Los Angeles.
obiettivo il Summicron 35mm. Perché: dovevo essere leggero, altissima
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Giuseppe Pons - A West di Hollywood
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Giuseppe Pons - A West di Hollywood
Giuseppe Pons - A West di Hollywood
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Patrizia Dottori - A mari usque ad mare - Grecia, 1995
a mari usque ad mare Patrizia Dottori
Il Mediterraneo è un’area conclusa tanto che, fin dall’antichità, i Greci e i
volta ulteriori geografie, abbattendo e innalzano barriere costruite dalla
romano scelto per identificarlo. Un mare pieno di terre e di popoli: era e
sfida.
Fenici lo attraversarono in ogni senso mentre Mare nostrum fu il nome resta una realtà plurale. Nei secoli ha registrato con intensità quasi
ineguagliabile rispetto ad altri spazi geografici del pianeta, conflitti,
rimescolamenti, affastellamenti, scambi culturali, commerciali, scontri e
incontri di civiltà, miti e mitologie. Un’area densa dai confini e geografie
paura che genera odio. Raccontare il Mediterraneo è indubbiamente una L’obiettivo del progetto è quello di proporre ad un pubblico più vasto la
contemporaneità di un Mediterraneo in permanent osmosis. Un viaggio per conoscere e riconoscere.
Laura Trovellesi Cesana
politiche ancora in movimento. Vi si affacciano tre continenti, popoli
diversi. Non una identità ma tante identità che si intrecciano e si continuano ad intrecciare. Eppure conosciamo poco del Mediterraneo se
non le rappresentazioni offerte nel tempo dalla costruzione dell’Altro,
Immagini realizzate in analogico dal 1990 al 2006.
quindi il diverso e il nemico. Dinamiche che hanno segnato la lunga storia dei popoli che si affacciano sulle numerose sponde tracciando di volta in
Patrizia Dottori - A mari usque ad mare
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Patrizia Dottori - A mari usque ad mare - Sinai, 1993
Patrizia Dottori - A mari usque ad mare - Egitto, 2000
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Patrizia Dottori - A mari usque ad mare - Croazia, 1996
Patrizia Dottori - A mari usque ad mare - Turchia, 1991
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instant cities Giorgio Galimberti
Città istantanea, città mobile, città come locus immaginario e onirico sul
In questo progetto però vediamo uno sviluppo nuovo, grazie anche all’uso
per Giorgio è una figura materna, sempre presente ma non oppressiva. In
unica: le nuove pellicole a sviluppo immediato danno vita a un carosello di
cui sfondo si muovono persone, non definite ma spesso non sole. La città questo luogo l’Artista si sente a suo agio, e ritrae i personaggi che popolano i luoghi urbani stilizzandoli e delineando i loro contorni più che i loro visi,
di un mezzo tecnico particolare e che infonde all’immagine una pastosità emozioni difficilmente eguagliabile.
quasi a voler rimarcare l’importanza della loro presenza più che i loro
caratteri. Un architetto dell’immagine, che spesso lavora sui contrasti del b/n in modo poetico.
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nei sassi Marina Franci
Ho scattato queste immagini a Matera nell’estate del 1989 con Nikon F3,
personaggi... “A Matera ci sono stata diverse volte. In genere scattavo in
La città mi parve allora quasi spettrale, con le sue antiche abitazioni
fatto emotivo, una sorta di prolungamento dell’andare a spasso. Qui, tra
Kodak 5063 TX, 5054 TMZ, obiettivi vari e lente aggiuntiva fish eye.
rupestri ormai abbandonate. Sorprendente e accattivante fu la scoperta
della natura selvaggia ed aspra della Murgia e della spettacolare gravina incisa nella roccia, su cui si ergevano i vecchi muri dalle forme scultoree e le rotondità delle grotte dagli intensi e potenti chiaroscuri.
Per presentare questo progetto ho estratto alcune righe da un articolo di Michele Fumagallo apparso sul quotidiano “il manifesto” del 19/10/2010: «1989, quando crollò il muro di Matera. E nacque la città dei Sassi
bianco e nero, poi stampavo le mie foto a casa. Per me la fotografia è un
questi quartieri antichi mi sento in un ambiente familiare. Mi trovo bene, non mi sento sola”.
Il 1989 è l’anno in cui la Matera antica è ancora totalmente morta, sono
andati via tutti da anni, non è rimasto nessuno. Una città con la luce spenta,
persino con un forte fascino morboso che sempre la morte di luoghi in cui gli uomini hanno vissuto per secoli porta con sé.»
Tra i vicoli della città con la fotografa Marina Franci, che l’ha immortalata
quando i vecchi abitanti la abbandonarono... scatti fotografici che ci
restituiscono la Matera più suggestiva e autentica, sia quando è guardata come da un oblò che quando è sminuzzata nelle sue viuzze e nei suoi
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Marina Franci - Nei sassi
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Marina Franci - Nei sassi
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Valentino Petrosino - Caianus
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Valentino Petrosino Ci troviamo in provincia di Salerno, in un luogo aspro e allo stesso tempo
tramandano di generazione in generazione, prediligendo il territorio, il
Caggiano è un paese di circa 3000 abitanti che sorge a cavallo di una lunga
semplici cose.
poetico: Caggiano.
sporgenza rupestre dell’Acrocoro Lucano e che affonda le proprie radici
nella spiritualità, nel rispetto per l’ambiente, nell’importanza della
tradizione ed al contempo nella genuinità, nell’ospitalità, nella laboriosità e
lavoro e cercando, senza sosta, la bellezza e l’autenticità delle piccole e
Le foto sono state realizzate nel 2016 con Nikon F55 e pellicola Kodak Gold/Ultramax 400, successivamente postprodotte e rese in bianco e nero.
nella tranquillità di chi lo vive giorno per giorno credendo nei valori che si
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Francesco Viceconti - Ritratti di una cittĂ : Marrakech
RITRATTI DI UNA CITTà: MARRAKECH Francesco Viceconti
«Il cantastorie con la sua voce sognante cattura l’attenzione dei passanti. La
all’imbrunire, mutano di toni e aumentano d’intensità per poi
fumo delle bancarelle e dalle luci dei locali che circondano la piazza, spazio vuoto
Le immagini che seguono sono state realizzate nell’ambito di una ricerca
Jemaa è inondata da fiumi di persone, odori e rumori e tutto viene avvolto dal all’alba ma pieno di vita durante il giorno e la notte. Gruppi di persone si
radunano sparsi attorno ad un fuoco danzante e lì, in quel preciso istante, ti rendi conto del significato della parola ‘città’.»
Marraki, pag. 9
Marrakech è una città che vive il presente, sogna un futuro e respira il suo passato. I suoi ritratti sono senza tempo, sono di uomini che non hanno età,
addormentarsi, cullati dai tamburi della Jemaa.
sulla città, sull’urbano come simbiotico equilibrio tra “urbs et civitas” . Il soggetto non è mai la città come purezza degli elementi architettonici
statici ma è il teatro che viene a formarsi quando l’uomo vive i suoi spazi, li fa propri e li rende umani. Protagonista e spettatore mutano costantemente, sono intercambiabili: ora è l’uomo, dopo la città mantenendo un costante dialogo silente.
sono ritratti di mura di terra che profumano del vicino deserto scaldato dal
sole sahariano. Le sue vie intricate odorano di umanità mista benzina, i
muri delle case trasudano vociare di polvere carica della frenesia diurna che,
Francesco Viceconti - Ritratti di una città: Marrakech
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Francesco Viceconti - Ritratti di una cittĂ : Marrakech
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Pietro Spedale - Sicilians
sicilians Pietro Spedale
“In tutta la storia della razza umana nessuna terra e nessun popolo hanno sofferto
La selezione di foto, proposte per “Cities-Back to the Past”, è stata prodotta
straniere, e nessuno ha lottato in modo tanto indomabile per la propria
M4-P e varie tipologie di pellicola ad alta velocità (Kodak TX, Fomapan
in modo altrettanto terribile per la schiavitù, le conquiste e le oppressioni emancipazione come la Sicilia e i siciliani.”
Friedrich Engels
tra il territorio di Calascibetta, Enna, Caltagirone e Catania con Leica 400, Ilford Delta 400)
Il progetto “Sicilians” è un lavoro di continua ricerca antropologico -
culturale, che si pone l’obiettivo di indagare e far conoscere, attraverso un
approccio street e attrezzatura analogica, i costumi, il folklore, l’ambiente urbano e la vita quotidiana del popolo siciliano nel XXI secolo.
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Beppe Bolchi - CittĂ senza tempo - Paris, la Senna e Notre Dame
CITTÀ SENZA TEMPO Beppe Bolchi
Il Paesaggio urbano attraverso la Fotografia a Foro Stenopeico.
visione quasi onirica, ma comunque reale, così come tutti i lavori
paesaggio urbano con l’apparecchio a foro stenopeico. Il risultato che se ne
a rendere efficacemente la realtà, offrendo nuovi spunti di visione e di
Città senza tempo è un progetto di Beppe Bolchi che affronta il tema del ottiene sono immagini che uniscono, alla fissità dei luoghi e delle
architetture, la traccia del passaggio delle persone, quindi la percezione della loro presenza, ma non la loro figura.
La città rappresentata in questo modo restituisce la valenza di case, edifici,
arredi, quasi fini a se stessi, pur se disegnati e realizzati in funzione dell’uomo. Una rivincita che l’antica tecnica del foro stenopeico, con i suoi
lunghi tempi di posa, con le sue visioni pensate e non rubate, fa in modo
che sia la città stessa a entrare nell’immagine, a specchiarsi, ad aprirsi e rappresentarsi nella sua realtà, semplice o complessa, piacevole o meno
dell’Autore, che pur scatenando approcci creativi diversificati, riesce sempre analisi.
Non solo architetture, ma luoghi, quelli frequentati nel tempo e ricordati
come punti di riferimento nella vita dell’Autore. Dove è nato, dove è cresciuto, dove ha studiato e lavorato, dove ha conosciuto e incontrato gli
amici, dove ha formato una famiglia. Luoghi legati alla memoria intrinseca, che sono sì parte della città, ma sono soprattutto elementi del proprio
vissuto che non si vuole dimenticare, anzi, che si vuole far rivivere, quasi eternare.
bella, con prospettive assolutamente naturali.
La fotografia a foro stenopeico, pur non restituendo i minimi dettagli consentiti dagli obiettivi sempre più tecnologici, riesce nell’intento di
rendere l’atmosfera, unitamente a una assoluta leggibilità dei luoghi; una
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Beppe Bolchi - CittĂ senza tempo - Glasgow
Beppe Bolchi - CittĂ senza tempo - New York
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Beppe Bolchi - CittĂ senza tempo - Vercelli
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Luigi Vigliotti - Ricordi d’Armenia
ricordi d’armenia Luigi Vigliotti
La chiave per decifrare la nostra anima si trova nella nostra architettura.
Rafael Aramian
Ricordi d’Armenia è la trascrizione di un viaggio occultato nell’intimità di sperduti monasteri attraverso schizzi fotografici eseguiti con transfer Polaroid su carta d’acquerello. I ricordi sono spesso sbiaditi, distorti, sono solo frammenti di memoria. Allo stesso modo il transfer polaroid è solo un ricordo della fotografia originaria.
Affreschi di monasteri staccati da rupi scoscese diventano graffiti staccati
dalla rupe delle emozioni, un modo di trasferire la realtà in un gioco immaginario per raggiungere le aree della suggestione.
Reminiscenze delle impressioni del viaggio elaborate nella fabbrica della
Le facciate di chiese e monasteri, nelle emulsioni della gelatina fotografica, diventano emulsioni del sentimento che scavalcano la memoria. Sbiaditi fantasmi unici custodi di luoghi dove spesso gli Armeni non hanno più
voce. Un universo tinteggiato del ricordo, in cui l’indistinto riflesso del passato si nasconde al riparo delle pietre che spesso portano le tracce di eventi incasellati nella storia.
La gelatina fotografica trasferita su carta perde il rigore dell’obiettivo fotografico e la sua dipendenza dalla luce, ma riapre le palpebre del tempo
che sembra ascoltare le parole con cui Osip Mandelstam definì l’Armenia: “Regno di pietre urlanti”.
Immagini realizzate utilizzando Pellicole Polaroid 669, 690 e 125i.
nostalgia in una tessitura grafica dove il filtro della memoria scandisce le infinite possibilità della fotografia istantanea.
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Luciano Gallingani - New York ‘77
new york ‘77 Luciano Gallingani
Per capire che città sia New York la cosa migliore è andare su internet e
non un oceano. Tutto era in ordine e pulito. E d’improvviso ti trovavi in
che ne esiste una quantità enorme, alcune davvero splendide. In una delle
cemento. Tutto così pieno di cose e di gente da rimanere senza fiato.
cercare non le immagini ma le canzoni che le sono state dedicate: scoprirete più famose vi si spiegherà che New York non è una città, ma uno stato
mentale (New York State of Mind) mentre in un’altra Frank Sinatra vi urlerà “Se ce la faccio qui, ce la posso fare ovunque. Sta solo a te, New York, New York!”. Qualche dubbio su queste parole sorge quando si vedono gli
alcolizzati e i reietti dispersi nel Lower East Side. Perché questa era New York nel 1977, con le sue zone di degrado, in particolare Harlem e appunto
il Lower East Side. I ghetti neri nemmeno un decennio prima erano insorti dando sfogo alla loro rabbia; i palazzi, che perdevano sempre più valore, venivano
bruciati
di
proposito
per
recuperare
almeno
i
soldi
dell’assicurazione. Il paesaggio ricordava a tratti una città dopo un bombardamento. L’altro ghetto “bianco” era il Lower East Side, in cui
Martin Scorsese aveva girato il film Taxi Driver nel 1975. Zona in
mezzo al caos, al rumore, alla sporcizia imprigionato in canyons di Perché, ed è questo che rimane, New York è uno stato mentale. E’ la città
dove tutti i peccati possono diventar veri, è la città paranoica e disperata di
Scorsese, la città dolce e nostalgica di Woody Allen, la città frustrata e arrabbiata di Spike Lee e tanto altro ancora.
Oggi che per mangiare un hamburger ti basta attraversare la strada, New York è sempre la stessa? Ricordo questa bella frase: “Quando torni da New York ti accorgi di quanto sia pulita la città dove vivi. Ma pulito non basta.”
Note tecniche: servizio fatto con due Olympus (OM1 e OM2) e 4 obiettivi (24-
28-85-200) più duplicatore. Pellicola per diapositive Ektachrome 100. Postproduzione con Photoshop dei primi anni 2000.
abbandono, povera, sporca, rifugio di sbandati, con la bottiglia dentro un
sacchetto di carta (perché non si può bere per strada!), stesi a terra,
semincoscienti, in mezzo alla loro urina. Oggi questi quartieri sono stati completamente recuperati e, come spesso accade, vecchi ghetti risorgono
come quartieri bohemien, dove si respira un’aria sofisticata tra gallerie d’arte e piacevoli locali, per la felicità dei turisti.
Ma non era solo l’impatto forte di questi quartieri a colpirti, c’era ben altro. Perché nel 1977, nel pieno del secolo americano, New York ne era il cuore
pulsante, dove si poteva già allora vedere il nostro futuro. Nel 1977 si viveva
in pigre e sonnolente città di provincia, non ti capitava mai di incontrare persone dal colore della pelle diversa, le strade erano frequentate da rare
Cinquecento, e per mangiare un hamburger dovevi attraversare un mare se Luciano Gallingani - New York ‘77
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london 1969 Beppe Castellani
Facciamo conto di avere la macchina del tempo e di poter fare un salto
che il romanzo “Il Padrino” era finalmente diventato un film? Ricordo
molto probabilmente unica e irripetibile. Londra, con tutti i suoi miti,
Fiat 500 e la stessa stupefatta sorpresa nel trovare quasi un intero quartiere,
indietro di mezzo secolo esatto, all’epoca della swinging London. Epoca
giusti o sbagliati che fossero, era la meta finale di giovani provenienti da
ogni parte del mondo. Io fui uno di loro e questo portfolio, fatto con una oggi preistorica Agfa Silette, riassume in alcuni scatti quelli che furono diversi mesi di soggiorno nella casa della ospitalissima zia Helen,
l’incredibile emozione che mi diede la vista di una italianissima e proletaria Soho, dedicato alla trasgressione più’ evidente.
Quando rincasavo, la sera, uscendo dalla stazione di South Wimbledon pensavo soltanto a quanto sembrava lontano e diverso il mio paese.
perennemente assieme al golosissimo cane Sheba.
Fotocamera AGFA Silette F
più’ o meno gli stessi. Ugualmente per alcuni protagonisti, meno per altri.
Otturatore lamellare tempi da 1/30sec a 1/125sec e posa B
Malgrado gli anni, credo che alcuni luoghi e alcuni panorami siano rimasti Il Beatle Paul, allora clamorosamente coinvolto in un’inchiesta per uso di
stupefacenti, è rimasto, è vero, un eccellente musicista, ma le sue abitudini
Lente Ag fa in 3 elementi 45mm f. 2,8 – 22
Mirino galileiano Messa a fuoco su scala metrica con rotazione ghiera obiettivo
di vita sono radicalmente cambiate.
Carnaby Street non ha più’ la stessa magia e molti dei suoi abitanti o frequentatori saranno oggi piuttosto attempati. Come l’incredibile James,
che viveva praticamente affacciato ad una finestra. O come le accigliate ragazze del Circus e le sorridenti amiche di Leeds. E come non ricordare
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Beppe Castellani - London 1969
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Beppe Castellani - London 1969
Beppe Castellani - London 1969
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Marco Simontacchi - Come un vecchio ritornello che nessuno canta piĂš
Come un vecchio ritornello che nessuno canta più Marco Simontacchi
I vecchi monumenti storici di Milano da tradizione stanno scivolando,
Tali emozioni nascono nell’atto dello scatto stesso, preparato e pensato
l’origine? Le dicerie e le leggende metropolitane andranno definitivamente
prodotto finito. Lo spazio che intercorre tra immaginazione stessa
complice l’abitudine, nell’indifferenza. Chi ne ricorda piú i protagonisti o
perse? Vi era una favoletta circa il cavallo di Missori, probabilmente si perderà insieme al detto che l’accompagna. Chissà quanti sapranno cosa si
cela sotto alla statua di Grandi o che rapporto ebbe lo stesso con il leone in carne ed ossa rappresentato nella statua delle V giornate. La statua di Leonardo impiegò tre regni ad essere realizzata. Creiamo monumenti per
fissare persone ed eventi nella memoria collettiva ma con il passare delle
generazioni rischiano di diventare come vecchi ritornelli che nessuno canta
più. La fotografia analogica con le sue stampe e i suoi negativi è
tramite macchine analogiche che mi obbligano a pensare ed immaginare il dell’immagine e lo sviluppo del rullino crea l’attesa che dona ancora più
soddisfazione, o delusione, sulla propria capacità di far corrispondere
emozione, aspettativa e risultato. Impagabile la sensazione sinestesica di vedere e toccare il prodotto finale: l’immagine sognata e voluta, soprattutto se stampata in buon formato o su un libro.
In questo progetto sono state utilizzate una Kiev 4 con Jupiter 8 50mm e una Fed 3 con Industar 61 e 2 rullini sovietici Tas 125.
opportunità per fissare e cristallizzare memorie ed emozioni.
Marco Simontacchi - Come un vecchio ritornello che nessuno canta più
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Graziano Villa - Omaggio a Lindsay Kemp
Omaggio a lindsay kemp Graziano Villa
Il “Progetto Lindsay Kemp” nasce dalla mia passione per il Teatro.
vuole costruire. Con un’altra tecnica, ho voluto, connotare nell’immagine
Inglese: “Flowers” di Jean Genet e “Salomé” di Oscar Wilde, rappresentati
sdoppiandolo, sulla stessa diapositiva. La tecnica, appunto, è quella della
Le foto rappresentano due importanti lavori teatrali del Grande Mimo nel 1984.
Oltre i soliti ritratti dei personaggi ben “posati”, quindi a fuoco, ho voluto realizzare un serie di foto in “movimento”, che descrivessero il senso e l’effetto della danza, elemento molto importante nei lavori teatrali di L.
Kemp. Per questo motivo ho utilizzato la tecnica di ripresa, molto inusuale per l’epoca, che si chiama “open shutter”, letteralmente “otturatore aperto”, in questo caso, senza flash. Ovviamente è necessaria una certa esperienza
per riuscire a gestire il risultato finale che deve avere un certo senso grafico,
che andavo realizzando, la forza del personaggio teatrale, ripetendolo,
“double exposure”, “doppia/tripla/quadrupla esposizione” sullo stesso fotogramma di pellicola.
È necessaria, anche in questo caso, una certa esperienza per riuscire a
posizionare i vari elementi, nello spazio dello stesso fotogramma, in questo
caso i personaggi teatrali, per dare sempre un senso grafico e di composizione Photoshop.
all’
“immagine/messaggio”.
All’epoca
non
esisteva
una certa composizione, per dare valore all’ “immagine/messaggio” che si
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Flowers
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Graziano Villa - Omaggio a Lindsay Kemp
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Alessandro Rosati - Luoghi trasformati
luoghi trasformati Alessandro Rosati
Una città, Torino, che cambia con i suoi abitanti. È come un viaggio nel
Accolgono artisti e uomini che si reinventano ogni giorno.
passato industriale e un presente in transizione, fabbriche tradizionali e
fotocamere analogiche, sulle radicali trasformazioni subite negli ultimi
tempo: si entra e all’uscita non si è più quelli di prima. Una città dal forte
nuove attività che si intrecciano, non senza conflitti e contraddizioni.
Luoghi che ti accolgono con le loro forme maestose e i giochi di luce, ti
ricordano di quando brulicavano di vita, di quando erano parte attiva della
Il progetto nasce da uno sguardo riflessivo, assecondato anche dall’uso di
decenni da alcuni importanti insediamenti industriali torinesi, che erano stati fulcri vitali dell’economia della città per larga parte del novecento.
città. Luoghi in cui si produceva e si creava. Alcuni di essi ora sono
Le fotografie sono state scattate con fotocamere Olympus OM4 e OM1n, ottiche
le loro geometrie, frutto dell’ingegno di chi le aveva sognate e rese realtà. Si
Sviluppo e stampa analogica su carta curate da un laboratorio professionale.
scheletri spogli, silenziosi e abbandonati. Altri sono rinati a nuova vita, con sono trasformati e sono teatro di attività che chi li ha vissuti in passato non avrebbe mai immaginato. Ospitano il tempo libero dei cittadini del presente, in contraltare ai tempi e ai ritmi pressanti del lavoro passato.
Zuiko 28, 50, 135mm su pellicola Kodak Tri-X 400.
Digitalizzazione ottenuta mediante scansione delle stampe cartacee o, in alternativa, del negativo.
Alessandro Rosati - Luoghi trasformati
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Alessandro Rosati - Luoghi trasformati
Alessandro Rosati - Luoghi trasformati
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Scala a chiocciola - Maschio Angioino, Napoli
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Rosa Mariniello - Scale Partenopee
Scale Partenopee Rosa Mariniello
Il susseguirsi delle dominazioni, scandendo secoli di storia, stili e
Ti invogliano ad avvicinarti, a scrutarle dal basso verso l’ alto; ti spingono a
architettura.
fogge.
cambiamenti, ha impreziosito Napoli di straordinari capolavori di Da edifici monumentali, dimore nobiliari a semplici abitazioni, un elemento è stato il fulcro di queste realizzazioni architettoniche: la scala. Non importa l’epoca: ‘400... ‘700... ‘900
Non importa lo stile: rinascimentale, barocco, liberty Non importa se ricercata o rustica.
percorrerla fino alla sommità e avvolgendoti nella vertiginosità delle loro Ti rapiscono e ti inoltrano nel loro tempo.
Con il loro effetto scenografico, fatto di luce e di ombre, di chiusure e
aperture, di enfatizzanti linee ti spingono verso prospettive inattese dov’è le emozioni si amplificano rendendo vivo il passato.
Tutte raccontano con armonia ed eleganza storie di bellezza, preziosità, accuratezza.
Rosa Mariniello - Scale Partenopee
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Scala Nilo
Scalone Esagonale - Museo di Capodimonte
Scala a chiocciola - Maschio Angioino, Napoli
Scalone - Museo Arecheologico, Napoli
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Rosa Mariniello - Scale Partenopee
Palazzo d’Afflitto, Centro Antico, Napoli
Rosa Mariniello - Scale Partenopee
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Marina di Sancio Cattolico, Procida
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Palazzo di Majo, Rione SanitĂ , Napoli
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DeathSS, Steve Silvester 1998
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Giuseppe Bruni - Fantasmagoria
Fantasmagoria Giuseppe Bruni
Propongo una selezione di fotografie scattate durante le esibizioni musicali
e questa rende visibile l’assenza dei concetti, degli argomenti e dei simboli
immagini a colori, prese con una macchina fotografica analogica Olympus
una presenza iconica, perciò l’immagine è un mediatore radicato nella
di genere Metal che mostrano aspetti antropologici e culturali. Queste mie
(modello Super zoom 800, con obbiettivo zoom fisso 38-80 mm, flash e pellicola 24x36 mm), presentano comportamenti e movimenti dei cantanti
ripresi in situazioni prevalentemente decontestualizzate. Ho fotografato gli
istanti più espressivi dei concerti, perché vorrei evidenziare lo stupore, la controversa creatività e la caparbietà di questi musicisti che raccontano la società e si ribellano ad essa, mentre cercano di essere autonomi.
Il mio progetto si sviluppa sul concetto di Fantasmagoria, ovvero un racconto per immagini come l’omonimo spettacolo di luci e ombre
costituito di figure e colori. In particolare lo spettacolo dei cantanti è simile ai movimenti delle ombre e degli spettri, esprime vicissitudini drammatiche
o macabre, ma in realtà è un modello antropologico narrativo, ovvero un
espressi nei libretti, dai suoni e dai movimenti, trasformando il corpo in corporeità umana e testimonia qualcosa che è stata percepita, inoltre mette
in relazione il pubblico con l’esibizione. Quindi lo spettacolo Metal, come
ogni altro concerto, è anche un’immagine, entrambi sono in una normale
relazione figurativa e di organizzazione di uno spazio sociale, l’uomo, dal punto di vista antropologico, trasmette delle immagini, mentre l’osservazione è il mezzo corporeo della percezione umana ed esercita
l’interesse, in modo simbolico (nda Antropologia delle immagini di Hans Belting).
Questo concetto è ciò che mi ha sempre affascinato, è come una sorta di soglia stupefacente tra musica e fotografia.
modello che utilizza tecniche, argomenti e personaggi narrativi.
Ebbene nell’aspetto reale dell’immagine entrano le nozioni di simbolo, figura e appartenenza, per cui si sviluppa una complessa interazione tra immagine, corpo e mezzo. Dunque il corpo diventa il mezzo dell’immagine
Giuseppe Bruni - Fantasmagoria
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Carpathian Forest, Roger 2002
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Giuseppe Bruni - Fantasmagoria
Dimmu Borgir, Shagrath 1997
Haemorrage 2004
Marduk, Maniac 1999
Giuseppe Bruni - Fantasmagoria
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Destruction 2005
Enthroned, Sabathan 1998
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Giuseppe Bruni - Fantasmagoria
Kreator, Mille Petroza 1997
Therion 2002
Rotten Sound 2001
Giuseppe Bruni - Fantasmagoria
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IRA o La distruzione del mondo
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Paolo Aldi - Bellum
bellum Paolo Aldi
Bellum è un lavoro nuovo perché finito di realizzare nell’inverno a cavallo
mia visione del mondo e dei suoi conflitti. I problemi reali che abbiamo
bianconero e attrezzature medio formato sono alla sua base. Nella sua
ricerca della felicità che ci sono impedite. L’umanità però non vuole
tra il 2018 e il 2019; è antico perché è iniziato il 5 maggio 1999. Pellicole
versione definitiva si sviluppa in dieci polittici, formato 90 x 90 cm, ognuno composto di dodici fotografie trasferite direttamente su legno e trattate a encausto con cere naturali. Bellum affronta il tema della guerra presente nel
mondo, tra le nazioni, nelle comunità, in famiglia e in noi stessi. In latino
Bellum significa guerra, in una lingua al di là del tempo. La donna ritratta è allegoria dell’umanità tutta, è nuda nella sua sofferenza, cattiveria, crudeltà
sono il dolore, quello che ci procurano e quello che diamo, la giustizia e la coesistere, da sempre trova motivi per sopraffare e quando non ci riesce costruisce confini e muri che sembrano fatti apposta per fomentare nuovi
conflitti. La mia visione sul futuro dell’umanità è assolutamente
pessimistica, pur insistendo ancora a sperare in un ravvedimento collettivo nella rinascita in un nuovo umanesimo.
e voglia di sopravvivere. Ogni polittico ha per titolo il nome di un mito antico fortemente legato al tema rappresentato e alle tradizioni più varie del mondo.
Ci sono voluti vent’anni per mettere a fuoco l’intuizione iniziale, per
decidere quali scegliere tra le fotografie realizzate, quanto ingrandirle, come presentarle. C’è voluto tanto tempo perché maturasse e si chiarisse la
Paolo Aldi - Bellum
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ECATONCHIRI o La morte viene dal cielo
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Paolo Aldi - Bellum
URANO o Lo sterminio dei figli
MITHRA o Il rifiuto della propaganda
VĀYU o L’asfissia delle genti
Paolo Aldi - Bellum
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ARPOCRATE o Non voglio sentire
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Paolo Aldi - Bellum
CRONO o L’autocastrazione dell’umanità
MNEMOSINE o Il desiderio di non perdere memoria
AHOEITU o La ricerca della ricomposizione
Paolo Aldi - Bellum
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paolo aldi Sono un fotografo professionista e autore italiano. Amo la sperimentazione,
la ricerca e l’innovazione. Utilizzo le vecchie tecniche analogiche mescolandole con le attuali metodologie digitali per dare corpo alle mie fotografie.
Cerco di fare opere cariche di significati, che possano invitare a sviluppare
pensiero. Credo in una fotografia con una grande componente etica. Sono
pervaso da un notevole pessimismo sulle prospettive future dell’umanità ma
spero in un nuovo umanesimo capace di pacificare l’uomo con gli altri uomini, con sé stesso e con la natura.
Per la ripresa utilizzo attrezzature digitali e analogiche di volta in volta utili
al raggiungimento del risultato finale che mi prefiggo. Lavoro con macchine
a foro stenopeico e pratico la fotografia camera-less. Sono un esperto di Camera Obscura (camera ottica).
Per la stampa delle fotografie utilizzo svariati sistemi. Negli ultimi anni pratico la stampa fotografica su legno con un sistema di trasferimento d’immagine e seguente lavoro a encausto con cera d’api.
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Back to the past - Gli Autori
Beppe Bolchi Appassionato di fotografia da quando aveva dodici anni, ha percorso tutte
le esperienze fotografiche amatoriali, giungendo successivamente al professionismo.
Le sue ricerche lo hanno portato ad approfondire il linguaggio della Fotografia Stenopeica, diventandone ben presto punto di riferimento per appassionati e cultori.
I suoi progetti sono sempre orientati alla ricerca, sia tecnica che espressiva, giungendo spesso a interpretazioni che hanno aperto nuove strade, quali le
Prospettive Multiple, le Ciclopsie e i Ritratti Fluttuanti. I suoi temi preferiti sono Architettura, Paesaggio e Ritratti.
Le sue ricerche più recenti sono orientate all’uso emotivo del colore per dare
la percezione del movimento e al Light Painting con l’utilizzo delle nuovissime tecnologie LED.
Collabora regolarmente con importanti Scuole di Fotografia e Università, ha tenuto applauditi Workshop in Italia, a Parigi e Arles, Glasgow, Vienna,
Belgrado e persino all’Università “Rangsit” di Bangkok. E’ docente del Dipartimento Attività Didattiche della Federazione Italiana delle Associazioni Fotografiche.
+39 348 726 7965
bolchig@yahoo.com
www.farefotografie.it
Back to the past - Gli Autori
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giuseppe bruni Nato a Pavia nel 1975 vive a Sairano, in provincia di Pavia, non è sposato; si
è laureato in Scienze della Comunicazione e coglie tutte le occasioni possibili
per conciliare fotografia, comunicazione e arte. Ha iniziato la sua esperienza fotografica da amatore appassionato di paesaggio e concerti da prima della maggiore età. I suoi attuali progetti si ispirano alla storia della fotografia e
con creatività cerca di esprimere le sue influenze e riflessioni attraverso le
inquadrature, la composizione e il reportage per diventare fotografo professionista. Dal 2016 segue le attività fotografiche della associazione Pavia Fotografia (viaggi, paesaggi, ritratti, storia della fotografia), dallo stesso anno fotografa saltuariamente reperti e restauri per il Museo di Archeologia di
Pavia ottenendo la pubblicazione per la comunicazione dell’istituto e una mostra digitale di alcune foto.
Nel 2017 sull’Adda, con il progetto di fotografia di archeologia industriale intitolato Spazi ritratti in collaborazione con ZTC e il fotografo Luca Campigotto, inizia un percorso più impegnativo nel vasto panorama della
fotografia, per raggiungere una migliore qualità espressiva. Dopo di che ha
seguito altre attività fotografiche autoriali, ha completato diverse esperienze di street photography grazie all’associazione ISP e al fotografo Giorgio Galimberti, ha ottenuto due pubblicazioni sulla rivista Cities di Milano. Ha
poi fotografato con modelle professioniste ed ha esposto alcune foto ad una mostra a Roma e, più recentemente nel 2018, si è cimentato nel workshop di fotografia di reportage con il fotoreporter Graziano Perotti in Marocco, arrivando alla pubblicazione di alcune foto sul magazine TravelGlobe.
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Back to the past - Gli Autori
Beppe Castellani La passione per la fotografia è nata da ragazzino: mi affascinava l’idea di
poter fermare con immagini emozioni, persone, luoghi filtrandoli attraverso la mia sensibilità. L’attimo che dura per sempre. Ovunque andassi, avevo
la mia fotocamera e mi dispiace di aver perduto gran parte di quegli scatti,
forse ingenui. Gli studi umanistici e l’arte moderna e contemporanea, mi hanno facilitato, mettendomi di fronte a un universo di idee e di creatività.
Senza dimenticare, però, la diversità dei mezzi tecnici che fa la differenza:
un pennello non è una pellicola o un sensore. Questa differenza, secondo me,
si deve sempre vedere. Confondere non giova. Credo che ci sia ancora oggi spazio per la pellicola in alcune peculiari situazioni. Per certe imperfezioni che ne costituiscono il fascino. La perfezione stanca e annoia, come negli
esseri umani. Amo visceralmente il B&W, ma so che l’arte dell’immagine, nella sua generalità, non può prescindere dal colore. Si tratta di seguire il proprio istinto in libertà, osservare senza farsi condizionare da mode o tendenze effimere, oppure niente di quello che crea la nostra mente avrebbe senso o valore.
beppecastellani.jimdo.com
Back to the past - Gli Autori
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patrizia dottori Patrizia Dottori è nata a Roma e fotografa dal 1986, lavorando tra Roma e Buenos Aires. “Scatto come un’artista e penso come una fotografa” per
questo definisce il suo genere fotografico “reportage artistico”. I progetti nascono, per lo più, scoprendo cosa vuole raccontare e come attraverso i suoi scatti: una ricerca tra significati ed emozioni di realtà non immediatamente
riconoscibili. Ha frequentato un corso di photoediting con Tiziana Faraoni (Officine Fotografiche) nel 2016, tre stage per la postproduzione fotografica
di “Camera raw extreme e creative landscape” (con Maxartis nel 2016 e nel
2011); il workshop “Diritto&Fotografia: Istruzioni per l’uso” con l’avv. Massimo Stefanutti (Laboratori Visivi) per l’aggiornamento della legislazione
italiana sul diritto d’autore e la proprietà intellettuale (2011, presso Labora-
tori Visivi); lo Studio 10b (2008) per l’approfondimento sul ritocco fotografico; due stage con David Harvey (TPW, 2005-06) di Street Life, che hanno anche segnato il passaggio dall’analogico al digitale; l’Associazione Graffiti
e la Graffiti Press (1998-99) per la scuola di fotogiornalismo prima e la collaborazione con l’agenzia in seguito; Videoambiente di Antonio Pluchino (dal 1999 ad oggi), per gli approfondimenti su cinema e fotografia nel cinema,
teoria del colore di Lusher, analisi strutturale del linguaggio cinematografico e iconografico, montaggio video; il Pentaprisma, di Stefano Carofei (1990), per il corso di fotografia; Roberta Filippi, (1990) per il corso di pittura per acquerello, che ha segnato il passaggio dal b/n al colore; Photomania, di
Stefano Gioia (1986), per la stampa in b/n; Giancarlo Berluti, per la teoria e la pratica sul medio formato.
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Back to the past - Gli Autori
Marina Franci Marina Franci, milanese, figlia della fotografa torinese Paola Foà, inizia a fotografare nei primi anni ottanta le sculture di Emmanuel Saulnier.
L’interesse per la scultura e gli artisti (Melotti, Lardera, Azuma, Moore...) prosegue negli anni con l’interpretazione fotografica di opere e di volti, e i
ritratti degli amici (tra cui: Mario Giacomelli, Vanni Scheiwiller, Gavino Ledda, Carlo Bertelli).
Ha tenuto le prime personali “No alla guerra” alla Galleria San Fedele di Milano, presentata da Lanfranco Colombo, e “Notturni estivi” alla Banca Popolare di Novara, presentata da Denis Curti.
Seguiranno, negli anni, la collaborazione al quotidiano “il manifesto” e numerosi reportages in Italia e all’estero.
Ha pubblicato i libri “Un giorno a Matera”, 2010, Edizioni della Cometa, Roma e “nei Sassi”, 2010, edizioni Lucini Libri di Milano.
L’ultimo reportage in ordine di tempo, “Molise: un salto nella memoria”, è comparso nel numero di dicembre 2018 della rivista “Il Bene Comune”.
Espone in mostre personali e collettive. Pubblica su libri, riviste e cataloghi d’arte.
Vive e lavora a Milano.
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Giorgio Galimberti Giorgio Galimberti nasce a Como il 20 marzo 1980. Complice una
famiglia legata all’arte e alla creatività e circondato dalla presenza e conoscenza di grandi Maestri, Giorgio carpisce e fa suo un certo tipo di visione e una propria cifra stilistica chiara e ben delineata. I suoi riferimenti hanno sicuramente influito nella definizione del proprio
linguaggio: Robert Frank, Robert Doisneau e Mario Giacomelli su tutti. E’ membro del progetto di fotografia di Strada autoriale ISP ma sue immagini esulano dai soliti canoni fotografici, unendo diversi generi, partendo dalla street photography, declinata in una visione incentrata su contrasti ed un uso della luce moderno e attuale.
Negli ultimi anni ha sviluppato con le sue opere un’ottima presenza artistica
nel settore, con numerose mostre dei suoi progetti in Gallerie e Festival, come Tracce Urbane, Tributo a Mitoraj, Forme di Spazio. www.giorgiogalimberti.it
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Back to the past - Gli Autori
Luciano Gallingani Sono di Reggio Emilia e ho 73 anni, quindi sono uno che visto cose che voi umani…
Dal punto di vista fotografico sono un irregolare, nel senso che la fotografia l’ho persa e ritrovata più volte. Ho avuto due vite: una analogica (da metà
anni 70 a metà anni 80), l’altra digitale dal 2007 ad oggi. Nel periodo intermedio mi sono riposato. Uso solo compatte; da 6/7 anni ne uso una molto tecnologica che spero prima o poi di imparare ad usare. Le cose memorabili
della mia biografia debbono ancora succedere, quindi magari ne riparliamo più avanti.
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daniele gussago Nato a Brescia il 28 maggio 1964, dopo la laurea in scienze dell’informazione si dedica con sempre maggiore interesse alla fotografia. Dal 2002 al
2014 è fotografo professionista freelance con all’attivo reportage dal Sahara
Occidentale, Kosovo, Thailandia, Bielorussia, Romania, Ucraina, Pakistan, India e Nepal. Alcune immagini del reportage dal Pakistan sono state presentate in occasione del lancio dell’iniziativa “Decent work, decent life” presso la sede di Bruxelles del Parlamento Europeo. Nel corso del 2008 è stato pubblicato un volume sugli ambienti di caccia della Provincia di Brescia e
un libro che presenta il reportage dal Pakistan realizzato per conto della
ONG italiana ISCOS-CISL. Ha inoltre collaborato con le ONG Terre des Hommes Italia (Thailandia) e UN Volunteers (Kosovo). Dal 1995 è il fotografo ufficiale della compagnia di danza contemporanea Compagnia Lyria.
Dal 2015 sostituisce la fotografia professionale con la ricerca personale e la produzione artistica Fine Art di cui cura personalmente le fasi di sviluppo e stampa analogica.
www.danielegussago.it
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Back to the past - Gli Autori
Rosa Mariniello Napoletana classe 1970, laureata in Architettura presso l’Università Federico
II di Napoli con tesi in “Percezione e Comunicazione Visiva” dal titolo “Fughe da un Paesaggio Antropico”,,da cui è stata tratta una sintesi in mostra al “Lo Spazio La Feltrinelli”di Napoli intitolata “Frammenti d’Archittetura”.
In seguito collabora come fotografa con diversi studi di architettura partenopei e segue progetti personali legati allo studio del paesaggio urbano e rurale italiano.
Nel frattempo si inoltra in nuovi percorsi fotografici legati al Ritratto. Nel
2006, trasferitasi a Roma, lavora come Fotografa di Scena su set di produzione cinematografica e televisiva per la Palomar, Titanus, Publispei e Magnolia a cui seguono numerose pubblicazioni su riviste italiane. Dal 2011 collabora con l’ Agenzia Eventi Italiani e Drome Magazine seguendo Concerti, Premiere Cinematografiche e Internazionali di Cinema in Italia e all’esterno
Dall 2013 al 2015 è fotografa ufficiale il Festival Internazionale di Cinema per Ragazzi di Vittorio Veneto dove tiene workshop sulla fotografia di eventi per giovani studenti di fotografia e comunicazione della Regione Veneta
Nel 2011 entra a far parte della European News Agency & G.N.S.PRESS come fotoreporter internazionale (21-01-7192 8-IPC)
è autrice del ‘Lo Scorrere del Tempo’ per la Collezione ‘Doni’ di Imago-
Mundi di Luciano Benetton (2016)
Ha in corso due Long Term Works ‘TRIP(LE)S’ e ‘VITILIGO’ www.rosamariniello.com
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Stefano Pensotti Nato nel 1959 tra le montagne della Valsassina a 14 anni inizio ad apprendere
le tecniche di camera oscura. Seguono anni di assidua frequentazione, sino
alla fine degli anni ottanta, degli ambienti fotografici di Milano, storie, per-
sonaggi e gallerie che segnano profondamente il mio fare fotografia. La passione per la fotografia si accompagna con quella per il viaggio, e sfocia nelle
prime pubblicazioni negli anni novanta. Quello che ho capito della fotografia: è tutta questione di tempo, tanto tempo per vivere qualcosa di intenso da raccontare agli altri, per raggiungere una comprensione più profonda e complessa del mondo. Altrettanto tempo occorre per sviluppare una propria
voce “fotografica”. Reportage pubblicati sui principali magazine italiani, 12 volumi fotografici pubblicati in Italia, Libia, Francia, Inghilterra. Nel 1989
sono invitato alla Biennale Internazionale di Fotografia di Torino, seguono numerose altre esposizioni. Tra i tanti riconoscimenti nel 2007 premiato al
Premio Chatwin – camminando per il Mondo, nel 2009 premiato al Polaris Photo Contest, nel 2016 premiato al Siena International Photo Award, nel 2018 vincitore assoluto del Travel Photographer of the Year. In 35 anni ho
viaggiato in oltre 50 paesi in Europa, Africa e Asia, per la produzione di servizi fotografici o accompagnando piccoli gruppi di fotografi.
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Back to the past - Gli Autori
GRAZIANO PEROTTI Graziano Perotti è nato a Pavia nel 1954 dove tuttora risiede.
In veste di fotoreporter ha pubblicato oltre 200 reportage (di viaggio, cultura e sociale) sui più importanti magazine, ottenendo 25 copertine e prodotto foto per importanti campagne pubblicitarie “Grand foulard Bassetti”,
Alpitour-Francorosso, Hotelplan, Brunello di Montalcino della Fattoria dei
Barbi per citarne alcuni. Di lui hanno scritto e pubblicato lavori su riviste specializzate di fotografia e sui maggior quotidiani italiani i più noti critici. Numerose sono le sue mostre personali e partecipazioni a collettive con
grandi fotografi in rassegne di livello internazionale. Recentemente Pio Tarantini lo ha inserito nel suo libro “Fotografia. Elementi fondamentali di linguaggio, storia, stile” tra fotografi contemporanei più significativi.
Ha vinto importanti premi in Italia e all’estero “Destino Madrid”, “Scatti
Divini”, “Il genio Fiorentino” e sue fotografie sono in importanti collezioni private, fondazioni e musei.
È il Photo Editor del Magazine CITIES, prodotto da ISP.
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Valentino Petrosino Nasce a Salerno nel 1991. S’innamora della fotografia all’età di 10 anni scattando foto di paesaggio in Grecia (paese natio della madre) con una Canon AF35. Nel 2016 consegue il diploma di fotografia al NID – Nuovo Istituto Design di Perugia e, fortemente attratto dal mondo della street photography e del reportage, nel 2017 consegue il diploma alla scuola di fotogiornalismo
dell’ISFCI di Roma. Tra le pubblicazioni, i riconoscimenti, i meriti e le mo-
stre dell’autore troviamo un riconoscimento al merito presso il Teatro della Fondazione Collegio San Carlo di Modena con relativa selezione e pubblicazione all’interno dell’edizione monografica 2016 di Riflessioni – la rivista del
Centro Italiano della Fotografia d’Autore, un 2° posto in classifica per l’Autore
dell’anno FIAF Campania 2017, una selezione con relativa pubblicazione su FPmag rivista italiana online di cultura dell’immagine, una selezione per la mostra collettiva internazionale Moments of color alla Blank Wall Gallery di
Atene nel 2018, una selezione per la mostra collettiva Anima Campana a cura di FIAF Campania, tenutasi durante il 71° Congresso Nazionale FIAF al
MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli, una selezione per la mostra collettiva Il Mostro #12, a cura di Luciano Corvaglia, un posto da finalista
alla 3° ed. del Premio Melchionna Guardare con gli occhi del cuore ed un posto da finalista alla 1° ed. del concorso fotografico nazionale Obiettivo Acqua
2019, con relativa esposizione nella Sala delle Statue del Centro Congressi di Palazzo Rospigliosi di Roma. Attualmente vive a Salerno, dove lavora come
fotografo di scena in teatro, collabora con FIAF Campania, frequenta a Napoli il laboratorio fotografico OpenHeArt con il fotografo Antonio Biasiucci e sta sviluppando un progetto a lungo termine sui paesi fantasma italiani.
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GIUSEPPE PONS Nasce nel 1971 a Milano, città dove attualmente vive, dividendosi tra l’attività di responsabile commerciale di una azienda e quella di fotografo.
Oltre a collaborare fin dall’inizio col Progetto ISP, fa parte della WPJA –
Wedding Photojournalist Association e realizza reportage matrimoniali. Nel 2015 ottiene l’importante menzione d’onore per la categoria Still Life
nell’ambito del concorso International Exposure Award con la serie sulla Grande Distribuzione Organizzata esposta presso il Musée du Louvre di Parigi. Nello stesso anno è stato finalista per il contest Travel Photographer of the Year.
E’ stato anche annoverato tra i 115 street photographers internazionali più
influenti del 2016 da parte dei lettori della nota rivista online Streethunters. net
Nel 2017 una sua immagine “Street” è risultata tra quelle “laureate” del Concorso internazionale annuale organizzato dalla rivista di riferimento della
fotografia mondiale PHOTO France, ed è vincitore di una Menzione D’O-
nore con la serie FASHION BACKSIDE al PX3 de Paris, nonché finalista al TPO (Travel Photographer of the Year)
Nel corso del 2018 ha ricevuto la Silver Medal al PX3 e una Menzione d’Onore all’ IPA per il suo lavoro sulla Fashion Week di Milano.
Realizza Workshop ed esperienze di vita fotografica come la Chicago Street Photography e la Palio Event Experience a Siena.
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Alessandro Rosati Nato a Torino nel 1966, sono ingegnere nel settore automotive.
Mi sono appassionato alla fotografia da adolescente, inizialmente attratto
dalle fotocamere e dalla loro tecnologia. I miei primi soggetti sono stati i paesaggi, ma anche gli scenari urbani e notturni.
Nel 2007 mi sono trasferito a Shanghai per lavoro, abitandovi per oltre un anno. Nei fine settimana, con l’inseparabile fotocamera a tracolla, esploravo quella vasta metropoli ricca di contrasti e brulicante di umanità, cogliendovi
l’ispirazione per avvicinarmi alla fotografia di strada, aggiungendo così un nuovo tassello alla mia esperienza fotografica.
Negli anni successivi ho seguito la passione per la street photography scattando in Europa, Stati Uniti, Brasile. Anche la mia città, Torino, fa frequentemente da sfondo, e da protagonista, ai miei scatti.
Ho partecipato alle produzioni di Cities fin dal primo numero, fotografando a Torino, Genova e Novara.
Attualmente opero prevalentemente in digitale per l’immediatezza e la fles-
sibilità in post-produzione, ma non ho abbandonato l’analogico, che dedico a progetti personali di fotografia “lenta”, più riflessiva e introspettiva.
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Marco Simontacchi Classe 1959, imprenditore e libero professionista, vivo di passioni e delle emozioni che ne derivano.
Prediligo il fare che passa dal conoscere, amo la consapevolezza di ciò che faccio e sfidare i miei limiti cercando di uscire dalla zona di comfort.
Nella fotografia subordino la tecnica alla passione, senza sminuire il valore della teoria, amo sperimentare e uscire da canoni e cori.
Possiedo e utilizzo prevalentemente vecchie macchine analogiche con for-
mato 120 e 135 mm di cui digitalizzo i negativi stampandone le migliori senza fare nulla o quasi postproduzione.
Nulla di male nella PP, cerco di ottenere ciò che desidero direttamente dalla macchina, digitale o analogica che sia, e se non ci riesco pazienza, andrà meglio lo scatto successivo.
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Pietro Spedale Nasce ad Enna nel 1985, attualmente vive a Calascibetta (EN) dove svolge l’attività di freelance. Nel corso della sua esperienza sperimenta vari generi
fotografici dedicandosi, negli ultimi anni, alla fotografia di strada e documentaristica. Alterna tecniche digitali e analogiche, il colore e il bianco e
nero, flash e luce naturale. Le sue foto sono state pubblicate in varie riviste di settore. Attualmente fa parte del collettivo fotografico “la.strada.”.
“Per strada trovi di tutto: i libri che hai letto, l’ultimo pezzo jazz che hai ascoltato, le mostre che hai visto… In strada trovi te stesso”
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Francesco Viceconti Dopo la laurea triennale in Architettura vado a Londra per perfezionare la mia conoscenza linguistica e approfondire quella artistica nella capitale
inglese. Nel 2018 conseguo la Laurea Magistrale in Progettazione Architettonica presso il Politecnico di Milano indirizzandomi sullo studio della città
e del paesaggio antropizzato. In questi anni la Fotografia è stata una conseguenza del percorso da me intrapreso e, quindi, il suo naturale compimento.
Nel marzo 2017 partecipo a un workshop architettonico/fotografico sulla
città di Marrakech da cui nasce una ricerca, raccolta nel volume MARRAKI, sulla città e l’uomo contemporanei. Partecipo ad alcune mostre collettive
presso lo Spazio Tadini Casa Museo di Milano e a Novafeltria. Nell’ottobre
2018 espongo al FFE (Festival della Fotografia Etica) di Lodi una serie di
fotografie intitolata APPRODI, mentre nel Gennaio 2019, al concorso Giovanni Raspini Milano Mood Portrait, una mia fotografia viene inserita nella
selezione finale. Ricevo, inoltre, tre menzioni al FIOF 2019 di Orvieto nella sezione Architettura.
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luigi vigliotti Luigi Vigliotti è nato a L’Aquila, attualmente vive a Bologna. Appassionato viaggiatore ha coniugato la propria formazione professionale di geologo con
interessi Etnografici e Archeologici su cui ha concentrato la sua ricerca fotografica.
Interessato alle possibilità “interpretative” della fotografia ha rivisitato le immagini analogiche attraverso l’utilizzo di pellicole a sviluppo immediato
(Polaroid) combinando le note tecniche di manipolazione (Image Transfer/
Peeling) con fasi sperimentali originali. Seguendo la passione per le minia-
ture, le incisioni antiche e le opere grafiche ha trovato una fonte inesauribile di ispirazione nell’elaborazione di materiali Polaroid esplorando percorsi non convenzionali del linguaggio fotografico con consensi e riconoscimenti dalla
critica e dal pubblico. Ha esposto in personali e collettive in Italia e all’estero
e una delle sue elaborazioni ha fatto parte anche della Collezione Polaroid negli Stati Uniti.
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Graziano Villa Forse sarà la mia origine ligure, che mi spinge a vedere la mia professione come un viaggio, inteso come ricerca per conoscere. Come Colombo, si fa
per dire, ho “navigato“ attraverso diversi settori della mia professione, utilizzando la mia macchina fotografica come una “nave”, per “approdare “ in
diversi “lidi“ di questo nostro Mondo per conoscerlo meglio. Sempre parafrasando il gergo marinaresco, ho cominciato la mia professione navigando nel “burrascoso“ mare del reportage; per poi attraversare quello “turbolento”
e snob della moda; poi ho trovato ristoro nelle “calme acque“ dello still-life, per approdare infine a quello “riflessivo “ del Ritratto.
La mia formula esistenziale è un giusto amalgama di tutto questo, un’ esperienza di vita meravigliosa! Ho realizzato, con entusiasmo, ritratti di importanti personaggi nell’ambito economico, politico e culturale, o di semplici artigiani. Oltre il risultato professionale molto importante, un altro aspetto gratificante è stato il diretto contatto con la Gente: il rapporto umano.
Da circa tre anni, ho iniziato un percorso artistico, dove realizzo “Ritratti d’Architetture”...un nuovo “oceano” da attraversare !
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