Occhi, ritocchi, balocchi...

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Volume 1, numero 1 EDIZIONE SPECIALE Concorso MEDI@PLAY IN ALLEGATO CD


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Riflettere sul concetto di bellezza, in un mondo in cui essa viene presentata attraverso immagini, vicende e personaggi spesso immersi nella volgarità bieca di uno spettacolo televisivo o di una stacchetto pubblicitario, risulta ai più molto difficile. Il valore stesso del bello che, nel corso dei secoli ha cambiato volto, varcando i limiti dell’arte, della musica e della poesia ed è passato attraverso le idee e le produzioni dei più grandi uomini della cultura universale, ora viene attaccato e messo in discussione. Le psichedeliche luci di una realtà deformata o amplificata dal rumore assordante dell’incomunicabilità sociale disorientano le nuove generazioni e tendono ad inficiarne il processo formativo, attuando la lenta e macchinosa distruzione dei principi-base del vivere civile. Perché la bellezza, infatti, ha a che fare anche con le norme fondamentali sottese alla convivenza sociale e al senso civico di ciascun uomo, al suo benessere interiore che si sposa con la disponibilità verso l’altro. Bellezza è rispettare l’ambiente e le persone che vi abitano, curare gli spazi attorno a noi e amare tutto ciò che abbiamo ricevuto in dono. Il tempo che scandisce la nostra vita, la specialità di ogni giorno, la sensazione che tutto può essere possibile se si dà valore al singolo attimo che sta scorrendo e la percezione che da soli siamo nulla in confronto alla positività delle relazioni sociali e dell’aiuto condiviso, tutto questo è bellezza. Una parola spesso fraintesa e talvolta sinonimo di prestanza fisica, essa è piuttosto l’essenza della conoscenza, la motivazione a rinvenire nella poesia, nelle note di una canzone o nel sorriso di un’adolescente il mistero della vita, il fine ultimo di un miracolo divino, che può tutto e si realizza nell’atemporalità dell’infinito. Stefania Asuni Spesso, in quanto educatori, siamo chiamati a far riflettere le nuove generazioni sul valore della vita e su quelle peculiarità che la rendono unica. Arduo risulta questo compito in una realtà che sempre più spesso ci pone di fronte specchi deformanti che ci affascinano nel loro apparire ma che invece nascondono una realtà altra, vuota, fagocitante e, talvolta, purtroppo distruttiva. Ecco che risulta molto più semplice lasciarci coinvolgere da realtà e giochi virtuali, dove diventa bello inventare il nostro nuovo essere, crearci come vorremmo che fossimo e rapportarci agli altri come ci disegniamo, belli, ricchi, intelligenti … 2


Purtroppo però dimentichiamo che come noi possiamo creare un alter ego da mostrare anche gli altri ne hanno la stessa facoltà, che resta dunque delle peculiarità che rendevano la vita unica, vera e degna di essere vissuta? Cosa della bellezza del rapporto interpersonale? L’apparenza prende il posto della sostanza, il virtuale del reale. Ma quando solleviamo il velo dell’ipocrisia ai nostri occhi si mostra la realtà, forse meno ammaliante ma sicuramente certa, reale. Bello è perdersi nello sguardo amorevole di una madre o innocente e fiducioso di un bambino, bello è contemplare il creato nella consapevolezza che quello è il dono di Qualcuno che mi ama, bello è sentirsi circondati dalla solidarietà, dall’amicizia, dall’Amore! … La bellezza sta negli occhi di chi guarda e allora rimane ancora valido l’insegnamento di Pascoli ed il suo inno alla verità della vita, all’amore per il creato, a guardare ciò che ci circonda senza mai darlo per scontato ma con lo stupore del “novello Adamo”: “ È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi, […], ma lagrime ancora e tripudi suoi. Egli scopre nelle cose le somiglianze e relazioni più ingegnose. Egli adatta il nome della cosa più grande alla più piccola, e al contrario. E a ciò lo spinge meglio stupore che ignoranza, e curiosità meglio che loquacità: Impicciolisce per poter vedere, ingrandisce per poter ammirare.” Maria Francesca Falvo

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«La vita è una scatola di cioccolatini … non sai mai quello che ti capita …». «La vita è una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita». È proprio così, nella vita ogni occasione che ci si presenta agli occhi è come un cioccolatino che ci viene offerto; in teoria non sappiamo se il suo sapore può essere piacevole per il nostro cuore ma siamo pur sempre spinti dalla curiosità di scoprire cosa nasconde l’incartamento; così cerchiamo di analizzare il contenuto e dopo ci pentiamo, conservando solo l’amaro ricordo. Magari ogni brutto periodo della nostra vita potesse assomigliare così tanto alla sgradevolezza di un cioccolatino! Ma sarebbe troppo facile e, soprattutto, se così fosse non avrebbe certo questo nome. Sì, perché la vita ci mette di fronte sia al rischio, all’inganno, alla tentazione ma anche di fronte alle opportunità, alle certezze e alla bellezza della sincerità; siamo noi a scegliere e ogni sbaglio, che lo si voglia o meno, ci insegna qualcosa e ci accompagna nella piena consapevolezza che è possibile migliorare. Solitamente alla domanda “chi metti al primo posto nella tua vita” molti rispondono riferendosi alla famiglia ma, in fondo, spesso non si riesce a dare una motivazione precisa o a volte si risponde così per abitudine. Io invece, penso che ogni componente del proprio nucleo famigliare sia pezzo importante di un grande passeggino: lontano compagno di infanzia. Pensare tutti questi pezzi assemblati fra loro mi dà l’idea di un sistema capace di funzionare solo in un clima di collaborazione e complicità. Anche se abbiamo messo da parte ormai da molto tempo il nostro “caro” passeggino di fatto è ancora con noi, sia che esso venga rappresentato dalla famigli che da Dio. È proprio così che ogni componente contribuisce a formare la struttura capace di sostenerci: nei primi anni di vita per offrirci l’appoggio necessario a compiere i primi passi, da adulti nelle scelte di vita quotidiana. Posso quindi ritenermi soddisfatta della mia vita, ma come molti, conservo dei sogni e immagino di poter riproporre la mia vita in un contesto diverso da quello in cui mi trovo adesso, per riuscire un domani a realizzarmi in una mia famiglia che da sempre desidero realizzare. Lara Sofia Macrì

II Liceo 4


A volte mi capita di sentire il bisogno di evadere, anche per qualche decina di minuti, dalla realtà quotidiana e di immergermi nell’ignoto ma mi risveglio presto perché non riesco facilmente a stare lontano dalle persone e dalle cose a me care. Soffrirei piuttosto di noia e di malinconia. Nella mia vita ci sono parecchie persone care che mi stanno sempre vicine e che sento, a volte, indispensabili. I familiari sono quelli senza i quali non potrei stare. Non saprei scegliere una persona che occupi il primo posto nella mia vita ma penso che i miei genitori e la mia sorellina siano allo stesso modo importanti. Ogni giorno, per me, è sempre diverso, non ne vivo uno senza che non accada qualcosa, dalle più insignificanti a quelle che lasciano dei bei ricordi nella mia vita. Capita anche di avere dei problemi, a volte difficili, ma mai mi spavento e cerco di affrontarli con positività e tanta speranza di riuscita. Confido molto nei conoscenti a me cari e provo ad intrecciare buoni rapporti anche con i “nonnini” del vicinato, proprio in funzione degli insegnamenti dei miei genitori che mi hanno fatto capire che le persone anziane sono quelle a cui dobbiamo più rispetto e più affetto. Nella vita non si può sempre vincere e per questo motivo si deve imparare anche a perdere sin dalla tenera età. Non è facile subire una sconfitta ma non è nemmeno impossibile. Il fallimento e la sconfitta per me non rappresentano altro che un duro motivo per raccogliere tutte le forze e le capacità per ricominciare a vincere in futuro.

Ionela Alexandra Bechir III Liceo

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Io credo che il solo fatto di vivere

possibilità di studiare e di investire

la vita sia già un grande miracolo.

sul mio futuro. Nella mia vita

Respirare l’aria, vedere la bellezza

metto al primo posto la famiglia,

della natura, ridere, piangere,

me stessa e gli amici.

condividere gioie e dolori con amici e persone care. E’ un

Rosita Celia II Liceo

bellissimo dono che bisogna custodire e difendere. Sono abbastanza soddisfatta della vita che conduco, ho tanta fortuna, ho una famiglia unita e simpatica che mi dà dei suggerimenti quando ce n’è bisogno. Non ho, grazie a Dio, grossi problemi di salute, ho la

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Un mix di comicità, fantasia e drammaticità: è il film interpretato da Eddie Murphy che riveste il ruolo di un dirigente finanziario. Il suo lavoro è di tale importanza che gli strappa quel già ridotto tempo da dedicare a sua figlia Olivia. E sono proprio i teneri sette anni della piccola a dare una svolta alla vita del papà, troppo impegnato perfino di notte. Poi l’uomo scopre un mondo fuori dalla realtà: la finestra sull’immaginazione di Olivia. Ed è con lei che si avventura in magiche foreste dove incontra principesse bellissime. Ma qual è il motore di questi viaggi? Una copertina azzurra, la stessa che può definirsi una fonte di sicurezza e di appoggio per una bimba timida e ingenua. Bastava chiudere gli occhi e fare tante giravolte che subito la copertina trasportava la piccola nella fantasia e nel castello incantato di regine e principesse. Olivia lo faceva spesso, in ogni momento in cui aveva bisogno d’aiuto … l’aiuto che non riceveva dal papà. Finchè poi, a parlare con Cupida e Mopida, non ci finì proprio lui! Tra balletti, complimenti e gentilezze chiedeva consigli alle “esperte” sulla qualità delle sue aziende o su questioni relative al suo lavoro, proprio come fa un bambino quando si aggrappa al sostegno della mamma. Il bello sta nel fatto che – chissà come e perché – le principesse di quello strano mondo, quasi imbarazzante per Evan Danielson, il papà di Olivia, avessero sempre ragione. Ora ci si chiede: i personaggi fantastici possono manipolare le nostre scelte reali? A quanto pare sì! O meglio, quella di Olivia e di suo padre sicuramente sì. O forse i consigli delle principesse non sono altro che molte delle idee che Olivia avrebbe voluto comunicare al suo papà!! Diciamo che la fantasia, qui, diventa lo strumento con cui Olivia condivide tutti i suoi bei pensieri, le sue semplici opinioni mai prese prima in considerazione. È lo strano potere di quella copertina che, però, rapisce la ragione di Evan e lo convince che basta affidarsi ad essa per avere risposta ad ogni suo dubbio tanto da creare una sorta di dipendenza che poi si trasforma in agitazione quando, per averla con sé, compie follie. È qui che Olivia si spiega quelle strane attenzioni, apparentemente rivolte a lei ma in realtà, ancora una volta, legate al successo lavorativo di Evan.

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Infine, quando ormai la bambina ha perso ogni speranza o illusione di poter vedere suo papà tra il pubblico alla recita di fine anno, proprio durante un’importante riunione di lavoro, Evan decide di abbandonare l’idea di un avanzamento di carriera per scegliere l’amore per Olivia e dimostrarle l’aspetto buffo e fantastico che si nasconde sotto una maschera di perbenismo ed egoismo.

Lara Sofia Macrì II Liceo

Il protagonista del film è Evan

, un rampante lavoratore che, accecato

dal successo , perde di vista la piccola figlia Olivia , che è attaccata alla sua copertina viola, la Guga, simbolo di qualcosa che manca, probabilmente la figura paterna troppo impegnata a star dietro al proprio lavoro! Evan, spazientito, farebbe volentieri a meno della copertina, almeno fino a quando non comincia a credere che "la Guga" detenga dei poteri magici e possa essergli estremamente utile per la sua carriera. Il film ruota sul concetto secondo cui è necessario tornare come bambini per vedere con occhi nuovi ciò che non siamo più in grado di vedere con lo sguardo di un adulto che non si diverte più, solo perché sopraffatto dalla fatica della vita!!! Dopotutto anche il poeta Giovanni Pascoli ci insegna a liberare il fanciullino che abbiamo dentro e a non tenerlo nascosto. Vorrà dire che questo fanciullo servirà a qualcosa, molto probabilmente a farci vedere con occhi nuovi quello che abbiamo di fronte e a viverlo meglio. Beh, Evan stava perdendo la bellezza della crescita della figlia, i suoi sorrisi e le sue paure, i suoi impegni, le recite a scuola quando finalmente se ne rende conto. Dopo essersi accorto che si era attaccato a un oggetto e lo avevo caricato di attenzioni e di premure, dimenticandosi dei desideri di sua figlia Olivia, durante un’importantissima riunione di lavoro abbandona tutto e, da buon

Il mondo visto con gli occhi di un bambino è un grande circo in un giorno pieno di sereno … Eros Ramazzotti.

padre, si dirige verso la scuola della

figlia! Jessica Sovereto II Liceo

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Siamo solo sassolini buttati nel mare che fanno increspare l’acqua. Madre Teresa

Il valore della bellezza nella diversità

A volte, osservando la spensieratezza e la spontaneità di una persona disabile, viene da porsi delle domande ad esempio come sia possibile guardarla con lo stesso sguardo con cui si osserva e si ama una persona “normale”, uguale a noi, oppure quale possa essere la differenza principale tra diversità e normalità. Personalmente ritengo che nella vita non sia importante l’aspetto fisico, l’apparenza, le difficoltà manifeste, in una parola la diversità di una persona, ma ciò che acquista maggiore importanza è senza dubbio il punto d’arrivo, cioè la realizzazione di un obiettivo condiviso, l’attuazione del “fare insieme”, a prescindere da differenze o disabilità. Ognuno di noi è diverso dall’altro ma nello stesso tempo ci sentiamo tutti uguali. In realtà credo bisognerebbe guardare il mondo e le persone che lo abitano con una prospettiva rinnovata, diversa da quella abituale. Per esempio si potrebbe vivere la propria personalità, il proprio modo d’essere con più naturalezza togliendo, almeno per una volta, la maschera che indossiamo quotidianamente e offrendo agli altri l’autenticità di ciò che siamo realmente. Questa è la bellezza della vita: vivere appieno ogni istante e sentirsi liberi di poter esprimere e regalare all’altro la dimensione più nascosta e più vera di noi. 9


La diversità dovrebbe incuriosire e non intimorire; dovremmo avere il coraggio di vivere la realtà con l’innocenza di un bambino e spingere il cuore oltre gli schemi e i pregiudizi. Non è importante il premio che avremo alla fine di una corsa ma la magia delle emozioni che proviamo mentre corriamo. E la vita è proprio così, come una corsa, durante la quale ci arricchiamo, soffriamo, amiamo, impariamo e apprezziamo sempre più ciò che siamo solo attraverso lo sguardo degli altri. Vedere nella disabilità l’affermazione della bellezza dipende soltanto da noi e dalla nostra sensibilità. Esiste un gesto che caratterizza l’animo di un uomo, disabile o abile che sia, cioè il sorriso che, per me, rappresenta l’unica password per entrare nel cuore di ognuno. Maria Laura Longo II Liceo

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.’’ Così cita l’articolo 1 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che afferma l’uguaglianza tra tutti gli individui della specie umana che nascono liberi ognuno con pari diritti e dignità. Tutti gli uomini, essendo esseri ragionevoli e coscienziosi, devono agire con spirito di fratellanza e umanità verso gli altri individui. Questo è un principio cardine del volontariato e in esso si rispecchia l’impegno dei volontari ad aiutare le persone disagiate, quali anziani, diversamente abili, bambini con problemi di apprendimento, giovani svantaggiati. Numerose sono le associazioni di volontariato in tutta Italia e in tutto il mondo con persone, tipologie e dinamiche diverse ma tutte con lo stesso scopo: aiutare queste persone ad avere una vita migliore e farli sentire parte integrante della comunità in cui vivono. Vorremmo segnalare tutte le iniziative da parte di queste associazioni no-profit che mirano all’integrazione delle fasce più deboli e alla costruzione di un mondo dove regna l’altruismo e la carità per i prossimo ma 10


sarebbe come enumerare la miriade di stelle che brilla nel cielo, perciò raccontiamo solo un’iniziativa legata al volontariato svoltasi in Calabria, nella cittadina di Soverato, in cui i ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado dell’Istituto ‘’Maria Ausiliatrice’’ hanno collaborato con alcuni ragazzi diversamente abili appartenenti all’associazione ‘’Ali d’Aquila’’, dando vita ad uno spettacolo fatto di canti, balli e recitazione. Sul significato e lo scopo di questo spettacolo abbiamo intervistato il responsabile, il signor Sebastiano Spanò, detto Seby, che esprime le sue idee a proposito dell’integrazione dei diversamente abili con i normodotati: <<Si parla molto di diversità ma perché non parliamo di ricchezza? In realtà la diversità è ricchezza. Ognuno di noi è diverso, è ricco umanamente ed è portato a fare qualcosa. Anche un disabile può imparare a dare il meglio di sé e fare qualcosa di concreto. Il disabile ha qualcosa di diverso, di bello e ricco dentro se stesso. L’associazione ‘’Ali d’Aquila’’ è nota per il percorso che ha fatto poiché, molte persone ad essa appartenenti, sono portatrici di esperienze diverse e da queste l’uomo impara a mettersi in gioco divertendosi. E’ bello vivere la vita creando le stesse condizioni e lo stesso punto di partenza per ogni essere umano. Quest’associazione si propone di fare raggiungere ai ragazzi i propri obiettivi>>. Parlando anche con alcuni di loro si coglie la dolcezza e la naturalezza delle loro parole. Qualcuno afferma: “ballando e cantando riesco a sentirmi importante e quasi ogni pomeriggio sono impegnato con corsi di danza che mi rendono felice”. Antonella Petrelli III Liceo

Intervista a Seby Perché hai deciso di far parte dell’associazione “Ali d’aquila”? È

stato

un

avvenimento

del

tutto

casuale.

Concretamente ne faccio parte e quindi sono un membro del progetto ma questo è un percorso che si è presentato nella mia vita e al quale mi sono avvicinato col passare del tempo, fino poi a farne parte. Più che altro, per me, operare nell’associazione è una vocazione. Per te la disabilità è un problema o una risorsa? Perché? Per me la disabilità è un punto di vista, nel senso che ogni persona, pur possedendone una, la manifesta in maniera differente. Per affrontare i problemi della disabilità c’è bisogno di un punto di vista, di un obiettivo da portare avanti e la disabilità – dal mio punto di vista – è una grande risorsa perché, in ogni momento che trascorro con i ragazzi disabili, imparo sempre qualcosa di nuovo, di speciale, di diverso che mi fa apprezzare ancora di più la vita. Quali sono state le difficoltà incontrare nel realizzare questo progetto teatrale? Le maggiori difficoltà le abbiamo riscontrate dal punto di vista organizzativo ma, per quanto riguarda la preparazione, i ragazzi sono stati molto bravi a calarsi nel modo giusto nei panni del personaggio rappresentato. 11


Quale messaggio avete voluto comunicare attraverso questo spettacolo? Noi non abbiamo voluto trasmettere un vero e proprio messaggio ma è stata un’esperienza naturale, che è venuta direttamente dal cuore perché penso che il vivere insieme

sia

veramente una cosa straordinaria. Secondo te in che cosa consiste la bellezza della vita? Il concetto di bellezza può entrare a far parte della disabilità? La bellezza della vita è la vita stessa che va vissuta fino all’ultima goccia, fino all’ultimo respiro. La vita è variopinta e intervallata da diverse situazioni, belle o brutte che siano; è un valore unico che va assaporato giorno per giorno. La bellezza include anche la disabilità, anzi soprattutto la disabilità che, con la sua pluralità e la complessità delle prospettive, entra a far parte di questo meraviglioso viaggio chiamato vita. Maria Laura Longo II Liceo

E’ uscito il 25 gennaio 2011 il nuovo disco di Jovanotti: “Ora”. L’artista, che è stato dapprima intervistato, lo definisce «un disco liberatorio ed impegnato, come dovrebbe essere la musica per far star bene le persone». Jovanotti è molto conosciuto per la sua armonia e la sua tranquillità, qualità che emergono in ogni sua canzone. I testi sono testimonianza dei valori e della voglia di vivere che porta dentro di sé, indipendentemente da cosa può succedere intorno a lui. Il cantautore, infatti, a distanza di soli due mesi dalla morte della madre, ha pubblicato questo nuovo disco che si può considerare estremamente positivo. Perché “Il più grande spettacolo dopo il Big Bang”? Perché, oltre ad essere il titolo di una delle tracce presenti nell’inedito cd, è una canzone che - a parer mio, come credo del pubblico - infonde nei cuori di chi la ascolta serenità e gioia di vivere. Il geniale Lorenzo Cherubini, nella canzone appena citata scrive: “ è bello vivere anche se si sta male”, una frase questa che mi ha molto colpito, poiché la maggior parte di noi uomini di fronte alle ostilità della vita talvolta non riesce reagire e tende a dimenticare i valori che sin dalla nascita sono stati i punti cardine, come quello dell’amore, del rispetto per noi stessi e verso gli altri. Be’, Jovanotti è un esempio vivente di come la gioia di vivere possa oltrepassare ogni evento negativo e di come la bellezza delle piccole cose possa rallegrare i nostri cuori. Perché non trarne esempio? Rosa Macrì III Liceo

Il più grande spettacolo dopo il big bang Il più grande spettacolo dopo il big bang Il più grande spettacolo dopo il big bang siamo noi...io e te! Ho preso la chitarra senza saper suonare volevo dirtelo, adesso stai a sentire non ti confondere prima di andartene devi sapere che....

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Calabresi (dedicata a tutti i calabresi lontani dalla loro terra )

Calabresi

Dinnu ca simu i figghi furtunati 'ndavimu u suli pe' pani profumatu e u mari duci pe' stutari a siti

Ci dissero che siamo i fortunati figli che hanno il sole per pane ed il mare per spegnere la sete

Dinnu ca stu profumu gersuminu chi s'imbrischia cu rrangia e cu limuna fu 'mpastatu cu nostru stessu cori

Ci dissero che il profumo di arancio e gelsomino sono stati impastati con la pelle del nostro interno sentire

'Ndi dissiru co turcu e lu normannu u grecu l'armenu e u bizantinu ficiru razza pura da bastarda e ca li nostri 'ntinni du penseru 'ndannu u poteri i sgrancinannu a luna

Ci dissero perfino che l'arabo il normanno il greco il bizantino fecero razza pura da bastarda che i nostri filamenti di pensiero hanno il potere di graffiare il cielo

Ma nugghu 'ndi 'nformau ca simu stati da sempre ttraversati e 'ntrappulati da vortici da timpa e da tempesta ca simu criaturi scarsi e nudi e 'ndi sfrattaru da lu nostru tajiu da li casi di rocca e di sdirrupu

Ma nessuno informò che siamo da sempre attraversati da Vortice e Tempesta creature dalle vesti stracciate sfrattate dalle case di roccia e di dirupo

E ccussĂŹ suli suli 'ndi 'ndi jimmu intra a rrughi di strani - nui straneri chi nostri testi all'aria e a nostra voria e sperti e muti sempri in cerca in cerca i chigh'urtimu mmorzu i poesia chi nnughu mai lu potti 'mpastoiari chi nnugghu stuta e nnugghu po' llordari mancu li vuci chi s'incappucciaru Ora 'mpastammu a nostra crita duci ca crita carda du rrestu du mundu ora potimu diri ca sapimu quandu cocchiunu parra du doluri ma non volimu fari na bandera ma non volimu fare na bandera

CosĂŹ siamo andati nei vicoli stranieri con teste altere portando il nostro orgoglio di vagabondi silenziosi cercatori insaziabili dell'unico spicchio di poesia non ancora ingabbiato non ancora sporcato dalle squallide lingue incappucciate Adesso che abbiamo impastato la nostra creta con la creta del Mondo potremo dire di essere tra coloro che comprendono il dolore senza farne bandiera.

Giuseppina Amodei

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C’era una volta, in un regno molto lontano chiamato Badur, un paese abitato da fate. Le fate sono figure femminili molto leggiadre, capaci di compiere incantesimi e protettrici, protettrici, ognuna, di un elemento naturale. Il re, re, che governava questo paese, paese, aveva aveva due figlie, figlie, Sonja ed Elèna. Erano entrambe molto belle, con un carattere delizioso, delizioso, e chiunque le guardasse non poteva fare altro che sospirare di fronte a tale bellezza. Sonja era la fata dei boschi, poiché amava molto la natura. Ella aveva capelli neri come l’ebano, con grandi boccoli che le ricadevano sulle spalle e gli occhi immensi color ghiaccio. Elèna, invece, aveva capelli lunghi e rossi e bellissimi occhi color miele con pagliuzze dorate. La fanciulla era la fata delle acque dolci.

Un giorno nel loro paese si scatenò un tremendo incendio e solo Elèna, Sonja ed alcune altre fate riuscirono a salvarsi. Andarono a rifugiarsi in alcune caverne ai piedi di una montagna. Nessuno sapeva che sulla vetta di questa montagna, troppo coperta dalla nebbia per scorgerla, abitava una strega cattiva, Lilith, protettrice dei fulmini, 14


delle tempeste e dei terremoti e, ironia della sorte, sorte, detestava le fate. Lilith aveva il compito di uccidere qualunque fata incontrasse nel regno di Badur perciò, erciò, appena appena vide le ospiti indesiderate nelle caverne sottostanti, chiamò a sé la sua fedele iena, iena, Sirtlan, Sirtlan, una bestia feroce che straziava straziava i corpi delle sue vittime scarnif scarnificandoli ificandoli. icandoli. Sirtlan aveva fatto fuori decine di fate fino ad allora. La sera stessa, incaricata incaricata da Lilith, Sirtlan scese giù per il monte per uccidere le fate ma, ma, non appena le apparve quella magnifica visione, visione, non poté fare a meno di ammirare quelle creature così celestiali, celestiali, vestite di veli colorati e ornate di fiori.

Sirtlan restò pietrificata da quelle bellezze soavi e non poté fare altro che ritornare da Lilith con la coda tra le gambe. La strega, vedendo arrivare la iena senza macchie di sangue sul pelo e con un’espressione sognante, si irritò e chiese chiese spiegazioni a Sirtlan che però, però, senza risponderle, risponderle, se ne andò. Lilith per vendetta vendetta l’uccise. Il giorno dopo la strega mandò a chiamare l’arpia Celeno, sua amica fin dai tempi in cui, cui, ancora aspirante strega, aveva cominciato ad intraprendere il suo percorso percorso iniziatico. iniziatico. Lilith, Lilith, dopo i dovuti convenevoli, convenevoli, decise di chiedere a Celeno un aiuto per uccidere le fate e questa, naturalmente, non rifiutò all’amica all’amica il suo appoggio anzi, anzi, già dopo qualche minuto, minuto, volò giù per il pendio della montagna e si diresse verso verso le caverne delle fate. Anche l’arpia, l’arpia, al vedere la figura figura delle fate così belle, esili, esili, affascinanti non poté fare a meno di ammirarle ma, ma, prima che se ne rendesse conto, Melusinda, la fata della caccia, caccia, la colpì con una freccia d’argento dritta al cuore. cuore. L’arpia, L’arpia, ferita a morte, morte, cadde tra le rocce lì vicino. Elèna e Sonja, Sonja, che erano tra le più coraggiose, si avvicinarono al corpo di Celeno per assicurarsi assicurarsi che fosse morta veramente poi andarono a nascondersi temendo la furia di Lilith. 15


Questi, che non sapeva ancora dell’accaduto, dell’accaduto, aspettava con impazienza il ritorno di Celeno ma, ma, avendo visto che tardava a tornare, dopo qualche ora scese il pendio della montagna e si diresse verso le caverne delle fate intenzionata a finire la questione quella stessa notte. notte. La strega Lilith vide Celeno accasciata tra le rocce perciò la sua ira, ormai giunta al culmine, provocò una tempesta marina e la terra iniziò a tremare com come mai prima di allora. Le fate uscirono fuori dalle caverne immediatamente: alcune scapparono all’impazzata, all’impazzata, altre si fermarono a combattere combattere contro la strega Lilith usando i loro poteri e le poche armi che avevano. Erano quasi sul punto di venire uccise quando la strega distolse lo sguardo da loro che, che, seppur coscienti di stare perdendo perdendo, dendo, continuavano a combattere e vide una fata bellissima seduta su una roccia. La fata aveva appena partorito e teneva fra le braccia una minuscola creatura. Davanti a questa scena Lilith si commosse: non aveva mai visto un bambino in tutta la sua vita! Era sempre rimasta rimasta tra le fredde mura della sua dimora, non era quasi mai uscita dal suo castello per ammirare le meraviglie del mondo! Alla vista della bambina la strega smise di combattere e si avvicinò alla fata con in braccio la piccola. piccola. In quel momento il cuore di ghiaccio della strega si sciolse. D'altronde, si sa, una nuova vita riesce a commuovere anche l’anima più nera di questo mondo! mondo! Una nuova vita che nasce è come il sole che sorge per qualcuno che ha vissuto sempre nell’oscurità. Hayat, questo il nome della bambina, bambina, (c (che in turco significa vita) divenne la Fata della Vita e fu contenta di aver contribuito, anche se inconsapevolmente, a trasformare un’anima oscura in qualcuno che si accorse, accorse, dopo lungo tempo, tempo, di possederne un palpitante cuore. cuore. Antonella Petrelli Petrelli III Liceo

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Intervista a Lorenza Mellace, giovane promessa della musica La musica è un’ arte che

studi, una difficoltà

stimola e incatena l’ anima

ostacolava e così avevo

solamente

dell’ uomo alle passioni.

deciso

Quali

Essa è il risultato di una

Con l’aiuto dei miei cari e il

strumenti

combinazione di più suoni

mio

cimenti?

che

circondano.

affrontato il problema e

melodie,

oggi continuo a coltivare la

ci

Meravigliose

acrobazie incredibili sono ciò che fanno le mani di una

ragazza

ancora

giovane, Lorenza Mellace,

di

mi

abbandonarle.

maestro,

però,

ho

mia passione.

Lorenza, so che non suoni il

sono

pianoforte. gli

in

altri

cui

ti

Suono altri due strumenti: il

violoncello,

di

cui

frequento il quarto anno al

Cosa provi nei momenti in

Conservatorio,

cui suoni?

clarinetto, che suono con i membri

e

il

della Banda di

ma già ben nota poiché,

Sensazioni, emozioni che

quando

le

mani

desidero trasmettere a

sfiorano

i

un

chi mi ascolta però, in

A quale strumento dai la

pianoforte, viene fuori una

presenza di altre persone,

preferenza?

musica straordinaria.

non riesco a comunicare

Lorenza

sue tasti

di

quando

hai

quello vorrei.

Soverato Superiore.

Certamente al pianoforte perché è lo strumento col

iniziato ad intraprendere

Quale

questo percorso di studi?

cantante è più vicino al

modo

genere musicale che tu

riesco ad esprimere ciò

preferisci?

che a parole non riesco a

All’ età di sette anni,

musicista

o

quando

frequentavo

la

seconda

elementare.

E’

Giovanni Allevi e Ludovico

a

Einaudi sono i compositori

parlarmi di una scuola di

che sento più simili a me.

musica che, in seguito, ho

Quando

deciso di visitare. Vi sono

ispirazione da entrambi.

entrata allora e poi da lì

Ecco, ... se in occasione del

non sono più uscita.

mio

stata

mia

madre

Per quale motivo hai scelto di studiare musica?

suono

quale, anche se non in troppo

evidente,

dire. Maria Elena Cosentino III Liceo

prendo

diciottesimo

compleanno voleste farmi un

regalo,

Einaudi,

Allevi

ed

saranno

Perché mi interessava ma,

certamente una sorpresa

dopo circa cinque anni di

gradita. 17


Intervista a Michela, una ballerina di 18 anni di Soverato che da molto tempo pratica questo sport. Le poniamo alcune domande per capire meglio chi è e cosa la porta a continuare a praticare questa disciplina ancora dopo tanto.

ho fatto anche degli studi di danza moderna.

Michela raccontaci un po’ di te per iniziare e della della tua passione per la danza

Hai detto che ti piace disegnare gli interni delle case, quindi mi viene spontaneo porti una domanda: vorresti domanda: proseguire i tuoi studi una volta terminato il tuo ciclo di studi superiori e come pensi di conciliare i tuoi nuovi impegni con la danza data la difficoltà di un percorso universitario?

Ciao a tutti, mi presento, il mio nome è Michela, frequento l ‘istituto per geometri di Soverato da ormai cinque anni ed è stata una mia scelta perché amo disegnare e progettare le case ma soprattutto mi piace arredare gli interni delle abitazioni. La mia passione per la danza la coltivo ormai da quando avevo l’età di sei anni, sono appassionata soprattutto di danza classica però per un periodo della mia vita

Dopo il diploma desidererei fare i test di ammissione alla facoltà di desaing a Milano perché è un mio grande sogno. La danza? Sicuramente non l abbandonerò perché si può dire che è la mia vita. Milano è una grandissima città penso che riuscirò a trovare una scuola vicina che mi permetta di portare avanti questa mia passione, poi credo che se si desidera fare veramente qualcosa bisogna solo sapersi organizzare!

Prima hai detto detto che hai iniziato a fare danza all’ età di sei anni, durante la tua carriera, carriera, se cosi possiamo definirla, hai mai definirla, partecipato a qualche concorso o rappresentazione? Nel mio percorso di ballerina oltre ad esibirmi ai saggi di fine anno ho partecipato anche ad un concorso nazionale dove ho portato un assolo tratto dall’ opera LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO, io eseguivo la variazione della fata Lillà, mi sono molto divertita e in più sono arrivata alla finale vincendo il premi per la migliore espressione, è stata davvero una grande soddisfazione! Oltre a ballare con la tua scuola fai anche altri sport o altre attività? Si faccio altre attività sempre nel campo della danza, però! Ogni hanno

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con la mia scuola partecipiamo ad un concorso portando in scena un musical, durante il quale, oltre a ballare recito e mi diverto molto perché mi piace stare con la gente e divertirmi. Mettiamoci pure che si balla, non saprei cosa chiedere di meglio …, e poi ogni hanno questo concorso si tiene nella regione Sicilia e questo mi consente anche divertenti e istruttivi spostamenti. Grandi sono state le gratificazioni nel tempo e spesso abbiamo appreso ciò che non conoscevamo in un’atmosfera giocosa e in allegria. Anche nel mondo della danza come in quello dello spettacolo è forte forte la competizione ? Assolutamente si. Si è attorniati da persone che vogliono a tutti i costi vincere ed apparire ma non capiscono che, almeno per me e per ora, la cosa più bella è ballare con il cuore per il gusto di dare vita a ciò che mi piace fare, disinteressatamente! Hai mai avuto delusione nella danza? Si ho avuto una grande delusione. Come ho già detto, ho iniziato a ballare all’ età di sei anni in una scuola molto prestigiosa e di grande fama, si sa che quando si è piccoli ci si affeziona subito alle persone e cosi è successo a

me; mi ero affezionata talmente tanto alla mia maestra che la vedevo un po’ come una secondo mamma. Inaspettatamente poi un giorno, come sempre avevo fatto, avevo di dodici anni, vado a danza e sulla porta mi trovo un foglio con scritto la scuola è chiusa e non avrebbe riaperto più. Questa cosa mi ha molto scossa ma era talmente tanta la voglia che avevo di ballare che dopo essere stata un’estate intera a piangere ho deciso di iscrivermi ad un’ altra scuola.

o entrare alla scala di Milano. Nella mia vita, anche se al primo posto ora metto la danza, sono certa che questa rimarrà solo un hobby visto che per entrare a far parte di un accademia bisogna avere delle grandi doti fisiche e le giuste misure. Sono consapevole di non possedere le caratteristiche necessarie quindi la danza per me rimarrà solo una passione. Però comunque quest’ anno mi sono diplomata e con questo riconoscimento potrò fare l’ assistente, se lo vorrò.

In campo artistico artistico hai mai pensato di essere meno brava di altri? altri?

Un'altra domanda. Cosa Cosa ne pensi dei talent riguardanti la danza, danza, danno davvero possibilità?

Si certo. Quando ho cambiato scuola sono arrivata in un ambiente di persone molto più preparate e avanti di me con il programma, infatti mi sono trovata in un momento di sconforto e non volevo più tornare a danzare, poi mi sono detta che queste sono le sfide della vita e come tali vanno affrontate. Sai com’è andata? Sono già sette anni che sto in questa scuola! A quale punto della tua carriera sei nella danza? La carriera nel campo coreutico funziona in modo un po’ particolare perché se si vuole diventare prime ballerine o insegnanti si deve frequentare un accademia

Secondo il mio modesto parere sono degli ottimi trampolini di lancio perché molte persone, che come me non hanno doti tali da entrare in una accademia, magari andando in televisione vengono notate e poi prese in compagnie a cui le doti fisiche importano ben poco se vedono che ci stanno il cuore e la tecnica. Un’ultima domanda personale: cosa provi quando balli? Quando ballo mi sento una farfalla che vola libera, sono felice e mi sento appagata; penso che sia una cosa bellissima, soprattutto se ci si mette il cuore. Lucrezia Abruzzo III Liceo

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L N L E A L T A L Z V

L B I L I O I M A I I

-AFFETTO

-GIOIA -ALI -IDEE -AMA -IO -AMANTE -LEALTA’ -AMICO -LIBERTA’

I V E E A M I C O O T

B I B L A M A N T E A

E R I L L I R E L O S

R T M U I E I D E E B

T U B C T T Z E I G I

-AMORE -LODE -BELLEZZA -LUCE -BENE -MAI -BIMBI -MIO -BISOGNO -NATURA

A Z I E N U I Z O I S

B E N E E R O M A O O

E S S E N Z A A C I G

E C D E V B L G C A N

S U I A F F E T T O O

S R O M I N A T U R A

E A A A S I L O D E H

-CURA -SOLE -DIO -VIRTU’ -ESSENZA -TU -ETERNO -VITA -ZIO

Risolvi il gioco, le lettere rimanenti formeranno una frase di Antoine de Saint Exupery.

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I


1

4

5

6

7

8

9 10

ORIZZONTALI 1. Fascino 4. Gentilezza

VERTICALI 2. L’associarsi ad un’idea o ad un proposito

6. Virtù della bellezza

3. Concordia di idee e sentimenti

7. Difficoltà

5. Rapporto

9. Congiunzione, legame 10. Oggetto d’amore

che

impegna

l’uomo

nella sua totalità

8. Fedeltà nell’osservare la parola data

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PASTA CON LA ‘NDUJA

Inizia prendendo una padella antiaderente, nella quale metti a scaldare dell'olio. Aggiungi poi una cipolla rossa e lascia soffriggere a fuoco lento per qualche minuto, senza bruciare la cipolla ma lasciandola imbiondire. Quando ti accorgi che la cipolla si è leggermente colorata, aggiungi la ‘nduja. La quantità che metterai è lasciata alla tua discrezione, poiché più ne userai più il tuo sugo risulterà piccante. A questo punto lascia rosolare la ‘nduja per circa due minuti, dopo di che prendi la polpa di pomodoro (un barattolo da 400 gr) e uniscila agli altri ingredienti nella padella. Lascia cuocere il tutto per circa 7-10 minuti affinché il pomodoro ritiri un pò e si insaporisca. A questo punto il tuo sugo è pronto! Nel frattempo, durante la semplice lavorazione del sugo, avrai cotto la pasta. Ti consiglio di scegliere penne o spaghetti integrali perchè a mio avviso questo tipo di pasta trattiene meglio il sugo e ben si sposa con il sapore dell'insaccato. Mi raccomando inoltre di non farla scuocere. 22


Toglila al dente e falla saltare nella padella con il sugo. A questo punto spengi il fuoco, passa sulla pasta una spolverata di parmigiano.

POLPETTE DI RICOTTA ALLA SILANA

INGREDIENTI: 250 gr di ricotta pecorina o vaccina; 1 uovo intero; 70 gr di formaggio grattugiato (pecorino o parmigiano); 125 gr di pane grattugiato; prezzemolo tritato; sale; 5 cucchiai di passata di pomodoro già cotta e condita in precedenza; 2 cucchiai di olio extravergine d'oliva; acqua. PROCEDIMENTO: amalgamare insieme ricotta, uovo, formaggio e pane grattugiato. Aggiungere anche prezzemolo tritato e sale. Successivamente formare delle palline di medie dimensioni. In una piccola pentola versare la passata di pomodoro già preparata in precedenza, l'olio extravergine d'oliva e l'acqua (tanto quanto basta per coprire completamente tutte le polpette). Dopo aver portato in ebollizione il tutto, aggiungere le polpette di ricotta e far cuocere fin quando saranno divenute gonfie e morbide e finché il sugo non avrà assunto una consistenza piuttosto densa. Servire calde.

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MUSTAZZUOLI (Mostaccioli) ½ litro di miele di fichi farina quanto basta 4 uova gr. 100 di mandorle chiodi di garofano buccia d’arancia gr. 200 di zucchero Amalgamate il miele di fichi con una quantità di farina sufficiente ad assorbirlo tutto. Aggiungete le uova intere, mandorle tostate spezzettate, chiodi di garofano pestati in un mortaio e buccia d’arancia secca pestata, o fresca grattugiata e lo zucchero. Con questo composto formate delle schiacciatine rettangolari di media grandezza che passerete nel forno caldo fino a quando avranno acquistato una bella coloritura. In Calabria i mostaccioli vengono modellati in forme tradizionali come figure femminili, cuori, pesci, colombe, calvalli, cestini, ecc.

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Per sottolineare l’importanza della diversità e la bellezza che scaturisce dall’incontro di due persone diverse tra loro, di situazioni opposte, abbiamo pensato di realizzare tale magia attraverso l’unione del bianco e del nero attraverso la commistione dei vari ingredienti della ricetta che di seguito riportiamo. Francesca Guidara III Liceo Lorenza Mellace III Liceo

Ricetta kinder Paradiso INGREDIENTI

1) 200 g di farina; 2) 200 g di zucchero; 3) 4 uova; 4) 5 cucchiai grandi di cacao amaro; 5) una bustina di lievito; 6) un bicchiere di olio; 7) un vasetto di yogurt bianco; 8) panna da montare;

PROCEDIMENTO - montare la panna in una ciotola a parte; - mezz'ora di cottura; - forno a 180°; - una pentola di uno spessore non molto alto e condirla di lato con dell'olio , sulla base mettere una carta da forno in modo tale che la torta non si attacchi; - carta da forno; - farla raffreddare, dopo di che, tagliarla a metà e spalmare la panna;

Procedura: In una ciotola mettere gli ingredienti nel seguente ordine: le uova, lo zucchero, la farina. Poi amalgamare il tutto e aggiungere lo yogurt, il cacao, l'olio e infine il lievito e frullare nuovamente; Coprire con della carta da forno la base della pentola e condire il suo bordo con dell'olio in modo che la torta non si attacchi alla pentola; A forno preriscaldato, inserire la torta e aspettare che si gonfi per almeno mezz'ora. Una volta cotta, toglierla dal forno e aspettare che si raffreddi per poi tagliarla a metà e guarnirla con la panna, precedentemente montata in una ciotola a parte.

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Hanno collaborato alla stesura del Giornalino la II e III classe dell’Istituto “Maria Ausiliatrice” di Soverato – Liceo della Comunicazione

Classe II Celia Rosita Longo Maria Laura Macrì Lara Sofia Sovereto Jessica

Classe III Abruzzo Lucrezia Bechir Ionela Alexandra Cosentino Maria Elena Guidara Francesca Macrì Rosa Mellace Lorenza Petrelli Antonella

Coordinatori dei lavori: Prof.sse Stefania Asuni Maria Francesca Falvo


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