Volume 1, Numero 1
Data: Aprile 2011
Napoli Amena VI PROPONIAMO ALCUNE STORIE SULLA NOSTRA BELLA CITTÀ Mepoli Io e le mie amiche viviamo in una splendida isoletta dispersa in mezzo al mare: Mepoli. Quest‟isola non ha i problemi che ci sono nel mondo; qui le persone non hanno idea di cosa sia avere la spazzatura per le strade o gli escrementi dei cani sui marciapiedi; non c‟è delinquenza, né smog o traffico, poiché qui non è abitudine prendere l‟auto e se ce ne è bisogno si usano solo quelle a gas. Le persone sono tutte molto socievoli e simpatiche. Infatti siamo tutti molto amici e ci piace passare i pomeriggi a divertici nei parco giochi, dove possiamo trovare divertimenti di ogni tipo, oppure nelle vaste aree protette, dove andiamo spesso a fare picnic, passeggiate a cavallo e a giocare a palla prigioniera. Ci piace anche andare al cinema dove si vedono i film in 4D.Ovviamente nella nostra isola non c‟è solo divertimento, ma c‟è anche la scuola che somiglia un po‟ alle scuole americane che si vedono nei film perché ci sono gli armadietti e ogni materia viene svolta in un‟aula diversa. Alla fine dell‟anno la scuola organizza un ballo, al quale prendono parte tutti e ci si diverte con gli amici fino all‟alba. Oltre al ballo solitamente il gruppo teatrale organizza un musical che ogni anno ha un tema diverso e viene pubblicato anche un annuario realizzato dal gruppo del corso di fotografia. La scuola, inoltre, rappresenta l‟isola nelle competizioni sportive in tutto il mondo. Infatti c‟è una squadra per ogni tipo di sport e ad incoraggiare le squadre ci sono le cheerleader: grazie al loro tifo vinciamo sempre e dopo ogni vittoria solitamente organizziamo una festa in piazza. La cosa che mi piace di più della scuola è che durante l‟anno vengono organizzate molte gite, soprattutto all‟estero, alle quali io e le mie amiche partecipiamo sempre perché ci piace girare il mondo e vedere nuove città. Il clima di Mepoli è abbastanza caldo durante tutto l‟anno e per questo a volte andiamo anche a studiare tutti in spiaggia, sotto al sole, per poi fare un bagno a mare. Una normale giornata inizia così: ...Mi sveglio la mattina abbastanza presto perché la mia casa è un po’ lontana dalla scuola . Solitamente io e le mie amiche ci vediamo tutte le mattine di fronte ad un bar dove facciamo colazione e poi andiamo a scuola insieme. A scuola posso decidere che fare durante le sei ore scolastiche e spesso scelgo di fare le stesse materie delle mie amiche in modo che dopo possiamo studiare insieme. Finite le ore scolastiche, andiamo alla mensa che è enorme e troviamo ogni tipo di cibo ed è tutto buono. Io spesso dopo pranzo vado a fare sport perché sono nella squadra di atletica e dopo essermi allenata per due ore vado o a casa di qualche amica o ci incontriamo in spiaggia o al parco per studiare. Alla sera torno a casa dai miei genitori e inizio a chiacchierare con mia madre di cosa ho fatto durante la giornata e lei mi parla della sua giornata. Dopo cena guardo un po‟ di tv o sto un po‟ al computer e poi verso le 10.30 circa vado a letto, ma quando il giorno dopo non c‟è scuola vado alle 11.30... Adoro Mepoli, perciò non cambierei mai città perché qui è tutto stupendo. PRIMO GRUPPO “MEPOLI”
UNA GIORNATA A MEPOLI Prologo Un giorno, in gita scolastica a Cuma, noi quattro fratelli, Alfredo, Angelo, Francesco e Stefano, ci addentrammo nell‟antro della Sibilla. Camminando, incontrammo una vecchina che ci indicò l‟uscita, ma prima ci offrì da bere acqua “dalla sorgente che cambia tutto”… una sorgente speciale. “Vedrete, dopo aver bevuto, per un giorno, ma solo per un giorno intero vivrete a Mepoli, la città ideale, l‟esatto opposto della bella Napoli, meravigliosa città deturpata nei secoli dal comportamento umano …” Stranamente, la sveglia non aveva suonato, erano le 7:30; eravamo in ritardo per la scuola, così ci vestimmo in tutta fretta. Lungo la strada, sebbene di corsa, notammo che il nostro quartiere aveva strade più ampie, linde e si udiva l‟allegro cicaleccio e il calpestio di ragazzi gioiosi. Giunti all‟edificio scolastico, leggendo il cartello sul portone chiuso, ci rendemmo conto che era un giorno di festa. La scritta sul cartello declamava l‟assoluta assenza di malavita nella città e, per questo, il Sindaco aveva proclamato una giornata di celebrazione cittadina. Tutti e quattro restammo molto stupiti: il male maggiore, il “cancro”della nostra città, la Camorra e “affini”era scomparso. Eravamo felici, ma un po‟ meravigliati per l‟ insolita situazione. A pensarci bene, la città non era più la stessa: strade pulitissime, piene di verde e si respirava un‟aria salubre. Tornando a casa, osservammo sorpresi l‟espressione serena delle persone che passeggiavano per strada e notammo che i giovani cedevano la strada agli anziani. Tutto ciò ci rendeva molto entusiasti. Giunti a casa, nostra madre ci chiese di accompagnarla al supermercato e noi, un po‟controvoglia, la accontentammo. Passando davanti al Comune, tutti fummo sorpresi dalla scritta “Comune di Mepoli”. “Mepoli!?”, esclamammo all‟unisono e subito entrammo a chiedere spiegazioni su quel nome; ci accolse una signorina molto cortese, il che ci sembrò strano, perché la maggior parte degli impiegati è quasi sempre scortese e poco disponibile al colloquio. Ella, sorpresa, ci riferì che la città aveva sempre avuto questo nome e pensò che fossimo stranieri. Solo allora capimmo di trovarci nel mondo parallelo, di cui ci aveva parlato la vecchina della grotta, non ci dispiaceva per niente la nuova città, sì, perché era molto più vivibile della nostra . Riprendendo il cammino, notammo che le auto e i motorini erano consentite solo in strade secondarie, tutte alimentate ad energia elettrica, quindi non inquinavano ed erano parcheggiate correttamente, le zone pedonali erano riservate esclusivamente ai pedoni e i contenitori per la raccolta differenziata erano presenti ad ogni angolo di strada, puliti e ordinati. Presto ci rendemmo conto che i mepolitani rispettavano le regole e tutti nelle case facevano la raccolta differenziata . Camminavamo per strade ampie ed integre, non dissestate e incredibilmente anche i muri dei palazzi non erano imbrattati da scritte . Era la città che avevamo sempre sognato . “Tutto questo è incredibile , non può essere vero ! Deve sicuramente trattarsi di un sogno !” esclamò Angelo . “Temo che tu abbia ragione” aggiunse Stefano , “Ma come possiamo tutti sognare la stessa cosa ?”. Dibattemmo a lungo , ma alla fine decidemmo di goderci il resto della giornata . Al supermercato , tutti i prodotti erano ordinatamente al loro posto, la frutta , la verdura di eccellentissima qualità , con luogo di provenienza e data di scadenza , veniva prelevata sempre con i guanti . A quel punto niente più ci sorprendeva e dopo la spesa decidemmo di recarci al parco per giocare … e giocammo felici per molte ore a pallone , a rincorrerci e ci divertimmo molto , anche perché eravamo in mezzo alla natura e nessun tipo di videogioco avrebbe potuto competere con una sana partita di calcio all‟ aria aperta , in un parco molto curato , colmo di aiuole , pieno di piante e alberi secolari , con uno spazio dedicato interamente ai ragazzi . Quel giorno non ci venne neanche in mente di toccare le nostre consolle , avevamo ancora molte cose da fare nella “città ideale”. All‟ ora di pranzo tornammo a casa e stranamente (anche se questo termine per noi era diventato abituale) non eravamo sudati , ma non ce ne accorgemmo nemmeno , perché camminando eravamo talmente attirati dalla guida corretta di tutti gli automobilisti che si fermavano ad ogni semaforo , rispettavano le strisce pedonali e ogni altra regola del codice stradale . A casa ci attendeva un ottimo piatto di pasta al ragù di carne , mangiammo tutti insieme , tanto da sembrare quasi la famiglia “del mulino bianco”. Dopo pranzo , accendemmo il televisore per vedere il telegiornale regionale . Le notizie trasmesse non parlavano di politici disonesti , truffe , crimini , né dei soliti partiti che credono di rivoluzionare la nazione e invece la dividono , proprio nel 150°anniversario dell‟ Unità d‟Italia . Erano anche sparite , anzi non erano mai esistite trasmissioni “trash”come Amici , Grande Fratello , etc … Al telegiornale di Mepoli se ne parlava solo positivamente , dando notizie su concerti , mostre ed eventi nei luoghi più caratteristici della città . Per concludere in bellezza la giornata , decidemmo di andare ad un concerto di musica rock e con sommo piacere ascoltammo artisti di vero talento che si esibivano con la propria voce , senza modificarla al computer . Tornati a casa , stanchi ma felici , ognuno di noi cercava di fissare nella mente il ricordo di Mepoli. Epilogo L‟ indomani , il risveglio nella solita realtà . Amiamo la vita e per questo anche a Napoli ci svegliamo contenti , seppure nella caotica routine fatta di traffico , smog , inquinamento acustico , poveri , disoccupati , ladri venditori e venditori ladri … varia umanità sofferente e indifferente , donne e uomini eleganti che gettano cartacce per strada o parcheggiano l „auto di lusso in doppia fila … perbenismo apparente e ancora cumuli maleodoranti e fetidi di spazzatura … governi ladri . Tanti napoletani sbagliano , ma tantissimi soffrono . Riusciremo noi giovani a cambiare qualcosa o sarà la natura matrigna a provvedere ? Bah ! Chissà … Mepoli 31 settembre 2010
Napoli 1 ottobre 2010
SECONDO GRUPPO “MEPOLI”
Mepoli … E se invece di vivere a Napoli vivessi a Mepoli? Si esatto Mepoli, la città dei sogni, come un paradiso terrestre, come l‟isola che non c‟è. Una città fatta apposta per i ragazzi, senza droga, senza immondizia, senza camorra, senza traffico, senza … senza nessun problema. La prima regola a Mepoli è che non ci sono regole. Ognuno ha nel suo cuore la città dei sogni. Diciamo la verità a chi non piacerebbe vivere in una città senza regole, dove le macchine e le moto volano alte nel cielo e lasciano una scia di un inebriante profumo di lavanda. Il mio fantasticare, sulla città dei sogni, cominciò trovandomi proiettato all‟improvviso nel bel mezzo di una festa per il 100° anniversario dell‟unità di Mepoli. Mi accodai ad un trenino umano, di quelli che si formano durante le feste al ritmo della samba brasiliana. Davanti a me c‟era una ragazza di nome Sonia a cui chiesi il perché di quella festa e il perché del 100° anniversario dell‟unità di che cosa. Sonia, mia coetanea di 13 anni brasiliana mi spiegò che la festa del 100° anniversario era per l‟unione di tutte le razze del mondo nella città di Mepoli sotto la bandiera multicolore della pace. Guardandomi in giro, vidi cose bellissime: ragazzi di ogni razza e di ogni religione cantare, giocare ed abbracciarsi tra loro. Io “mi buttai” in un campo di calcio dove il mister mi selezionò per far parte della nazionale di Mepoli. La cosa più bella, entrando nella stanza degli spogliatoi che accoglieva la nostra nazionale di Mepoli, era che i miei compagni venivano da tutte le parti del mondo. Il mister Josè, portoghese, mi presentò uno per uno tutti i componenti della squadra, specificandomi anche la loro provenienza. “Ragazzo ti presento i tuoi compagni di squadra”, mi disse con il suo italiano un po‟ stentato: a porta l‟italiano Gianluigi, a terzino destro il colombiano Ivan, a terzino sinistro il francese Nicolas,al centro della difesa il brasiliano Lucio, a centrocampo l‟olandese Wesley, il ghanese Sulley, e l‟argentino Ezequiel, in attacco a destra giochi tu Gianluca, a centro dell‟attacco gioca il camerunense Samuel e per finire a sinistra dell‟attacco l‟uruguagio Edinson. “Ragazzi, che sogno giocare nella squadra che rappresentava la mia città con i campioni di calcio che io seguo ogni domenica, tutti con la stessa maglietta multicolore e con la stessa città nel cuore: Mepoli”. Un‟altra delle cose bellissime di questa città dei sogni è che accendendo in qualunque casa il televisore, i telegiornali non davano mai cattive notizie. Solo notizie belle, ad esempio che due persone anziane erano state aiutate nell‟attraversare la strada, che un bambino disperso durante una gita era stato ritrovato e ha potuto così riabbracciare i genitori, e che soprattutto non c‟era nessuna discussione politica. A Mepoli il problema dei rifiuti non esisteva, perché chiunque depositava il suo sacchetto di immondizia nell‟apposito contenitore ritirava un sacchetto di dolci o di cose buone. Le strade di Mepoli non erano asfaltate ma erano dei sentieri con ruscelli, alberi ed enormi prati verdi. Le case di questa città fantastica non erano enormi edifici di cemento armato, bensì tutte villette ad un piano nel cui giardino c‟erano alberi che producevano gelati, liquirizie, gomme da masticare. Un‟altra delle cose incredibili che ho visto in questa città erano delle vaste aree attrezzate con vari strumenti musicali, che potevano essere usati da chiunque. Io, in tutta sincerità chiamai tre o quattro ragazzi che stavano vicino a me: Francesco,Vittorio, Angelo ed Angela. Insieme suonammo e cantammo senza stancarci per giorni interi. A pranzo e a cena sceglievamo di volta in volta ciò che più ci gradiva: pizze, crocchè, patatine, wurstel, filetti, arrosti, bucatini alla carbonara, lasagne, sartù di riso, frittatine di maccheroni, babà, profitteroles, cannoli, sfogliatelle e da bere ci servivamo da alcune fontane di coca-cola ghiacciata. I tramonti sul mare erano da ammirare perché accadeva un fenomeno bellissimo: il sole calava dietro l‟orizzonte e nello stesso tempo sorgeva un altro sole, cosicché la luce del giorno non andava mai via. Chiaramente nessuno di noi aveva bisogno di dormire per riposare. Bastava chiudere gli occhi e contare fino a dieci per sentirsi nuovamente carichi e riposati al punto giusto, così da poter giocare e divertirsi ventiquattro ore di fila. Le stagioni di Mepoli non erano le nostre quattro cioè: primavera, estate, autunno ed inverno; ma erano queste quattro: primavera, estate, primavera ed estate. Nella città di Mepoli non esistevano malattie e soprattutto non esistevano soldi, ognuno poteva prendere tutto ciò che gli serviva, non c‟era alcuna differenza sociale, cioè non esistevano né poveri e né ricchi. Ma la cosa che più mi è piaciuta di Mepoli era che tutti gli abitanti: bambini, adulti ed anziani erano sempre sorridenti e gentili e nessuno si lamentava di nulla. Ritornando alla vita reale, mi sono accorto che alcune cose descritte e sognate nella città di Mepoli possono essere presenti anche nella mia vita quotidiana. I miei genitori, i miei professori, i miei amici già sono presenti e con loro posso senz‟altro costruirmi non una città dei sogni ma un futuro vero. TERZO GRUPPO “MEPOLI”
Le bellezze di Napoli Salvatore Coppola è un ragazzo di 22 anni nato a Napoli e vorrebbe fare il giornalista. Vive con la famiglia nei Quartieri Spagnoli, zona molto conosciuta della città, dove la vita non è però molto semplice. Infatti c‟è una convivenza tra chi vive onestamente e chi invece vive nell‟ illegalità. Salvatore e la sua famiglia vivono una vita corretta, basata sul rispetto delle leggi. Il padre lavora da più di 30 anni in una fabbrica fuori città e, nonostante debba andare in pensione, continua ancora a lavorare per i suoi 3 figli: Giuseppe, che ha 15 anni, Antonio, 19 anni, e Salvatore. La madre è un‟ impiegata e quando torna a casa, dopo una lunga giornata di lavoro, inizia il suo secondo lavoro, quello della mamma. Salvatore ha sempre voluto fare il giornalista e ora sta frequentando la facoltà di Giurisprudenza all‟ università Federico II, per poi cimentarsi nel mondo del giornalismo. Studia a lungo ogni giorno per raggiungere il suo obiettivo e ha superato tutti gli esami con il voto massimo, 30. Come se non bastasse ogni giorno deve cucinare per i fratelli che tornano da scuola. Quando ha un po‟ di tempo libero sale sul suo motorino e gira per la sua città, fermandosi a visitare i posti più belli di Partenope. È cresciuto nei Quartieri e sa che Napoli non è tutta rose e fiori, ma è stanco di sentir parlare sempre male della sua città. Camorra, “munnezza”, delinquenza … sono queste ormai le cose che identificano Napoli. Salvatore scrive sempre alcuni piccoli articoli sulle bellezze di Napoli. Tra i suoi luoghi preferiti ci sono i monumenti. Molte sono le sue descrizioni di Castel dell‟ Ovo, uno dei più antichi di Napoli, e di Maschio Angioino, che domina Piazza Municipio. Altri articoli riguardano Piazza del Plebiscito e Palazzo Reale. Ci sono anche descrizioni di molte chiese importanti di Napoli tra cui: il Duomo, la basilica di San Lorenzo Maggiore, quella di Santa Chiara, quella di San Francesco di Paola, etc. Tra le piazze preferite da Salvatore ci sono Piazza Dante, Piazza Cavour, Piazza Garibaldi, Piazza del Plebiscito, etc. Salvatore descrive da sempre la città e i suoi monumenti, ma c‟è un posto che ama, una strada di Posillipo da cui si può ammirare la bellezza del golfo. Salvatore ha fatto tantissime descrizioni del golfo e ama questa strada che gli permette di stupirsi ogni volta che vi si reca. Da lì riesce a vedere il Vesuvio che domina la scena. A destra si vede Sorrento e l‟isola di Capri. A sinistra, invece, si vede il Castel dell‟ Ovo con il lungomare e il porto della città. Il nostro giovane giornalista ama anche intervistare le persone della città, a cui chiede quali sono le bellezze di Napoli. Ognuno risponde in un modo diverso e le risposte sono sempre piene di orgoglio di appartenere alla Napoli “amena”, quella ricca di bellezze invidiate da tutte le città del mondo. Oggi Salvatore è riuscito a realizzare il suo sogno, è un giornalista e scrive articoli sulla sua città. Il suo successo è arrivato con un libro che contiene tutte le descrizioni e le interviste che ha fatto, intitolato “Le bellezze di Napoli”. Francesco Sorrentino
UNO DI LORO Era un giorno pieno di sole a Milano, anche se io ero triste. Mi dovevo trasferire a Napoli per via del lavoro di papà. Per me è dura lasciare gli amici, la casa dove sono cresciuto e andare in un mondo tutto diverso. Sono le dieci e mezzo; tutti pronti per la partenza. Anche se non lo dimostrano, si capisce che anche i miei genitori sono dispiaciuti di lasciare la loro città. Dopo un lungo viaggio, finalmente siamo a Napoli. Mio padre continua a dire che va tutto a bene con una voce sicura. Mio padre, il signor Luigi, è una persona molto simpatica: alto ma non troppo, magro ma non troppo, con folti capelli neri ma non troppo neri. Mia madre, invece, è altrettanto simpatica, ma bassina (anche se non troppo bassa), magra (anche se non troppo magra), capelli lunghissimi molto elegante con un accento impeccabile. Io, invece, sono un ragazzo normale che cerca di divertirsi con gli amici e cerca di non prendere troppe insufficienze a scuola. Nonostante la grande allegria che ha mio padre, la famiglia è triste. Non si capisce niente di tutto quello che dicono. Poi urlavano. Insomma un inferno, almeno per i primi giorni ma poi una volta che capisci cosa dicono diventano simpatici. Il segreto sta nel levare l'ultima vocale della parola tipo il latte diventa "latt" e loro sanno esprimere sentimenti con una vocale sola, tipo il mio amico Ciro. Sempre con il pallone tra i piedi a palleggiare. E‟ un ragazzo allegro, in pratica come tutti da queste parti. La scuola non è male. La cosa più bella è che tutti giocavano a calcio. Un giorno giocavamo per la strada di via Cristallini. Grazie a un mio tiro la palla andò a finire dentro a una palazzina abbandonata. Non era troppo malconcia, era solo abbandonata e chiusa. Io l‟ho detto e l‟ho ridetto a Ciro che quando ritornava papà gli compravo un pallone nuovo ma niente da fare, non mi ha ascoltato si è intrufolato dentro e io l‟ho seguito. Infondo era colpa mia. Avevo paura, era buio e c‟erano graffiti da per tutto, cicche di sigarette, bottiglie di birra. Finalmente dopo tutta quella schifezza Ciro ha ritrovato la sua palla, ma non si è fermato. Era curioso di vedere cosa c‟era all'ultimo piano. Era strano per che io da sotto non avevo notato un terzo piano. Salimmo l'ultima scala e vidi Ciro tutto felice per un attimo. Non capii perché era tanto felice. Non capivo proprio che ci trovava di bello in quel terrazza ma poi all‟improvviso lo vidi anche io. Ero felice, contento tanto che mi veniva voglia di gridare forte. Era una porta di calcio e dal lato opposto ce n‟era un‟altra. Finalmente un posto dove giocare in pace senza la vecchia signora Anna che ci sgridava. Giocammo per ore e ore, era bellissimo, certo però c‟era il problema che la palla cadeva giù ma una volta che portammo anche gli altri amici non c‟era problema: la squadra che stava perdendo lo andava a prendere, se eravamo in pareggio facevamo il tocco. Era bellissimo, ogni giorno dopo scuola alla quattro correvamo là. Finalmente mi ero abituato a quell’ambiente, mi sentivo a casa. Purtroppo, però, un giorno tornando a giocare là ritrovammo il palazzo demolito. Era strano. Non sapemmo mai se l'avevano fatta crollare o pure se era crollata da sola. Nilshan Fernando.
Le Bellezze di Napoli Non molto tempo fa il mio insegnante di lingua inglese Jack, nato a New York ( Stati Uniti) trent‟anni or sono, mi chiese dopo che aveva letto il libro di Saviano “Gomorra” se era vero che la città di Napoli fosse solo quella descritta nel libro, cioè una città piena di delinquenza, di droga, di camorra, di disoccupazione e per farla breve di “despair” come diceva lui, cioè di disperazione. Io mi sentii talmente colpito nel mio “animo napoletano” che pur non avendo letto il libro “Gomorra”, gli risposi che poteva parlarne con mio padre che sicuramente lo aveva. Mio padre molto gentilmente entrò nella mia stanza e cominciò a parlare con Jack tramite me che traducevo. Cominciò a chiedere a Jack se tutti gli americani sganciavano bombe atomiche per tutto il mondo, ricordandogli le bombe sganciate dagli Stati Uniti su Hiroshima e Nagasaki durante la seconda guerra mondiale. Jack rimase sorpreso dalla domanda di mio padre. Mio padre gli spiegò che come non tutti gli americani sgancerebbero bombe atomiche in tutti i paesi del mondo, così non tutti i napoletani sono camorristi. “Bisogna finirla con i luoghi comuni che Napoli è la città della camorra, della disoccupazione e di tutte le cattiverie esistenti nel mondo, solo perché alcuni autori non vogliono descrivere anche le cose belle della nostra città. A scrivere il bene e il bello si guadagna di meno rispetto alla descrizione del degrado sociale ed economico ”. Detto questo, e quindi messo sullo stesso livello gli americani con i napoletani, mio padre salutò Jack e mi disse: “caro Gianluca adesso è il momento di spiegare a Jack la bellissima storia di questa meravigliosa città”. Io cominciai: “Vedi Jack per poter parlare delle bellezze di Napoli, ti devo spiegare tutte le fasi storiche diverse con le varie dominazioni che hanno lasciato il segno sia nell‟architettura della città che nelle tradizioni e nell‟indole del popolo napoletano. La città di Napoli, ricca di storia e di tradizione, domina l‟omonimo golfo, ed è circondata da bellezze naturali meravigliose quali il Vesuvio, la penisola sorrentina, le isole di Capri, Ischia e Procida e i Campi Flegrei. Posta al centro del mediterraneo, ha sempre svolto un ruolo fondamentale di collegamento tra culture diverse”. Poi passai a descrivere le bellezze storiche della città di Napoli, pur spiegandogli che ognuna di queste risaliva ai vari periodi di dominazioni straniere. Per prima la Napoli greco-romana, in questo periodo furono costruite delle lussuose residenze estive tra Puteoli e Sorrento da Scipione l‟Africano, Tiberio, Caligola, Nerone, Cicerone, Orazio e Virgilio. A seguire ci fu la Napoli medievale, in questo periodo, spiegai a Jack, si costruirono i primi cimiteri cristiani dell‟Italia meridionale, di cui sono testimonianza le catacombe intitolate a San Gennaro e San Gaudioso. Poi ci fu la Napoli del periodo normanno-svevo. (IX) In questo periodo vi fu l’ampliamento del Castel dell’Ovo divenuto reggia di Ruggero II. A seguire il periodo angioino-aragonese (1266) importantissimo per l‟architettura religiosa poiché in questo periodo furono costruite le chiese di San Lorenzo Maggiore, San Domenico, San Pietro a Maiella, Santa Chiara, Santa Maria Egiziaca e San Gregorio Armeno. Gli angioini ebbero il merito di invitare a Napoli i maestri rappresentativi delle maggiori scuole pittoriche italiane: Pietro Cavallini da Roma, Simone Martini da Siena, Giotto da Firenze. A seguire nel XVI secolo Napoli divenne la capitale del vicereame spagnolo. Nella Napoli del „600 furono finanziate opere edili di lusso, la realizzazione del nuovo palazzo reale (del cui progetto si occupò Domenico Fontana), del palazzo degli studi (ora Museo Nazionale) ed il palazzo Donn‟Anna a Posillipo di Cosimo Fanzago. In questo periodo fioriscono anche numerose chiese: Dell‟Ascensione a Chiaia, Di San Ferdinando, di San Giorgio Maggiore etc … “Caro Jack anche il grande Michelangelo Merisi da Caravaggio ha lasciato magistrali dipinti nella nostra città al Pio monte di Misericordia e a San Domenico Maggiore”. Nella Napoli del „600 la città seppe esprimere grandissime individualità in tutti i campi: Torquato Tasso in letteratura; Tommaso Campanella, Giordano Bruno e Giambattista Vico in filosofia; Massimo Stanzione, Battistello Caracciolo, Bernardo Cavallino, Salvator Rosa, Luca Giordano, Mattia Preti, Andrea da Salerno nella pittura; Pietro Bernini, Michelangelo Naccherino, Giovanni da Nola e Girolamo Santacroce nella scultura; Domenico Fontana e Cosimo Fanzago nell‟architettura. Tra le opere più significative del tempo, vanno citati il Palazzo reale, la certosa di San Martino e la chiesa del Gesù Nuovo. Gli anni successivi al 1707 furono caratterizzati da un vicereame austriaco che non lasciò grandi segni sulla storia cittadina. Nel 1734, sul trono di Napoli salì Carlo di Borbone erede destinato della dinastia spagnola. Il sovrano noto come Carlo VII attuò una serie di riforme nei settori dell‟amministrazione, del fisco, del commercio ed in quello militare. Ancora oggi a Napoli vi è l‟arte presepiale, le lavorazioni del corallo, delle ceramiche, dei metalli preziosi, e del legno, i cantieri navali di Castellammare e la manifattura di San Leucio. Anche a livello architettonico e urbanistico furono inaugurate delle opere grandiose, nel 1737 fu inaugurato il teatro San Carlo; nel 1738 si avviarono i lavori per l‟edificazione della reggia di Capodimonte e per la reggia di Portici. Nel 1752 Luigi Vanvitelli iniziò la realizzazione della reggia di Caserta, sul modello di Versailles. Nonostante la storiografia sia stata molto critica nei confronti della dinastia dei Borboni, il Settecento borbonico fu per Napoli un periodo di sviluppo e prestigio nazionale. Operarono e fiorirono artisti di chiara fama: i musicisti Scarlatti, Pergolesi, Cimarosa e Paisiello, i pittori Solimena, Vaccaro, De Mura, lo scultore San Martino. Dal 1805 al 1815 a Napoli vi fu un decennio francese e in questo periodo furono istituiti l‟orto botanico e il conservatorio di musica nel convento di San Pietro a Maiella. Nel 1815 con il congresso di Vienna salì al trono Ferdinando I di Borbone che unificò il Regno di Napoli e quello di Sicilia nel “Regno delle due Sicilie”. In questi anni viene edificato Palazzo San Giacomo nell‟attuale piazza Municipio e la chiesa di San Francesco di Paola a piazza del Plebiscito. Tra le tante cose, caro Jack, che noi napoletani andiamo fieri della nostra città è che nel 1837 Napoli fu la prima città in Italia ad avere l‟illuminazione a gas; nel 1839 fu inaugurata la Napoli - Portici, prima ferrovia italiana, e per finire nel 1841 nacque l‟osservatorio vesuviano primo centro vulcanologico del mondo. Furono inaugurate linee telegrafiche, nuove strade, ponti, strutture sanitarie, scuole e istituti professionali. La cultura dell‟epoca vide la nascita della grande tradizione della canzone napoletana e le prime espressioni del teatro dialettale (con Eduardo Scarpetta). Ferdinando II morì nel 1859 alle soglie del fatidico anno dell’unità d’Italia. Nel 1860 con lo storico sbarco a Marsala guidato da Garibaldi., stretti dall‟esercito di Garibaldi al sud e dall‟esercito piemontese di Vittorio Emanuele II a nord, con lo storico incontro di Teano il Mezzogiorno d‟Italia (e quindi Napoli) fu consegnato a Vittorio Emanuele II. Il 7 Settembre Garibaldi entra a Napoli e, dal palazzo Doria D‟Angri, annuncia al popolo l‟annessione al nascente stato italiano, sotto la corona sabauda; il plebiscito del 21 Ottobre confermerà quest‟atto. “Caro Jack come vedi le opere naturali, culturali ed architettoniche di Napoli sono innumerevoli, ma la loro bellezza estetica non è paragonabile al fascino della loro storia, intrisa di patimenti del popolo, di rivoluzioni e di liberazioni da dominazioni tiranniche. Anche i tuoi avi liberandoci dalla dittatura nazista e fascista hanno contribuito affinché oggi io ti possa parlare liberamente di questa splendida città”. Grazie Jack.
Gianluca Gallo
UN GIORNO …. A NAPOLI. Spesso ritorna alla memoria un giorno di fine estate, quando per la prima volta inaspettatamente, mi sentii turista nella mia città. Attraverso gli occhi di Victoria, scoprii il fascino ineguagliabile di Napoli, città dai mille volti, dai mille chiaroscuri, ma indimenticabile per chi la osserva per la prima volta, ma anche per me quel giorno, la mia Napoli, si svelò più bella che mai. La giornata era iniziata all’alba, quando avevo aperto gli occhi svegliato dal trillo della sveglia alle ore 6. L’aereo da Minsk sarebbe arrivato alle 7.15 a Capodichino ed era ora di muoversi. Mi trovai assonnato, in un batter d’occhio, all’aeroporto a guardare dalla vetrata, impietrito dal sonno, gli aerei alzarsi in volo. Aspettavo Victoria, una ragazza bielorussa ormai tredicenne come me, che all’età di sei anni era stata ospite a casa mia per due mesi; il suo ricordo era sbiadito, ricordavo solo che non parlava italiano ma egualmente ci divertivamo a giocare insieme. Victoria sarebbe rimasta solo un giorno a Napoli perché doveva proseguire per Roma e raggiungere i genitori ma voleva prima salutare la nostra famiglia che l’aveva accolta tanto bene e fare un giro per la città. Ero annoiato per l’attesa, ma la stanchezza, la noia, sparirono quando dalla scaletta dell’aereo scese una bella ragazza, esile, dai capelli lunghi biondi e gli occhi azzurri come il cielo, quel giorno. “Che magnifica giornata! Bentrovati!”, furono le prime parole che Victoria pronunciò in italiano quasi perfetto.”Bentornata ! Hai imparato l’italiano, complimenti!” risposi lievemente intimidito. Dopo i saluti con i miei genitori e una breve sosta a casa, decidemmo di andare in giro fino alle 16 circa, quando insieme avremmo tutti accompagnato Victoria a Roma. Dalla collina del Vomero, la funicolare centrale ci condusse al centro e da lì passeggiammo per via Toledo, brulicante di gente indaffarata, ci fermammo con calma a mangiare una sfogliatella calda da Caflish, antica pasticceria, e camminando parlavamo della nostra vita,della scuola degli amici ed ella parlò della sua città, Minsk, capitale della Bielorussia, che sorge sulle rive del fiume Svislac, mi parlò con entusiasmo delle sue facciate monumentali, delle ampie strade e dei parchi verdi. “Sai Stefano in inverno la temperatura scende oltre 20 ° C. sotto zero e il fiume si gela”. Mentre Victoria parlava del freddo della sua città, un tiepido sole ci inondava senza infastidire. Ci fermavamo ad osservare le vetrine nella via dello shopping ed eravamo contenti. Da lontano si scorgevano i vicoli dei quartieri Spagnoli. “Sai, queste stradine lunghe e strette formano una rete e sono frutto di un antico piano architettonico che sopravvive dal tempo dei greci” le dissi “ma vieni, ti porto a Spaccanapoli”... Dopo poco passammo da piazza 7 settembre sotto al balcone di marmo dove Garibaldi dichiarò l’Italia unita e re Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia nel 1860. Poi camminammo in fretta con la smania di mostrare le bellezze di Napoli antica e mentre ci inoltravamo, io, novello Cicerone, spiegavo che Spaccanapoli divide in due la città fin dai tempi antichi e man mano che si percorre cambia nome: via S. Biagio dei librai, via B. Croce… Ci fermammo poi ad ammirare Piazza del Gesù Nuovo con il monumento barocco del 18°secolo innalzato alla Controriforma, ammirammo la facciata della Chiesa con la sua griglia a piramide risalente al 15° secolo ed entrati in chiesa stupimmo d’innanzi all’arte del Barocco napoletano. Usciti dalla Chiesa, Victoria volle pregare nella chiesa di Santa Chiara , che era lì a due passi. Che magnifico esempio di arte gotica risalente al 15° secolo. Le ore trascorrevano in fretta, piacevolmente, e nel mio cuore si rafforzava sempre più l’orgoglio di essere napoletano, ammaliato da tanta bellezza. “Proseguiamo o torniamo indietro?”... Decidemmo di tornare in via Toledo e ci dirigemmo a Piazza del Plebiscito. “Questa Piazza celebra il voto del 1861 con il quale Napoli scelse di unirsi all’Italia ,vieni entriamo nella Chiesa di San Francesco di Paola, vedi la cupola è ispirata al Pantheon”. Usciti dalla chiesa, proprio di fronte, ammirammo Palazzo Reale, “Vedi Victoria questo Palazzo ha ospitato re spagnoli, francesi e italiani e quelle sono le loro statue”, le dissi e poi la invitai ad una breve sosta all’antico caffè liberty “Gambrinus”, avevamo molta sete! Dopo continuammo a girare, dalla galleria Umberto I, tutta in stile vittoriano, al Teatro di S. Carlo, il più antico d’Europa, poi da lontano, dietro al Teatro scorgemmo il Maschio Angioino, Castel Nuovo e le illustrai che Carlo d’Angiò lo fece costruire quando trasferì la capitale del regno da Palermo a Napoli. Ebbi i complimenti dall’amica bielorussa per i riferimenti storici, ma sinceramente confessai che per l’occasione della sua venuta mi ero erudito e ciò mi aveva fatto bene per conoscere meglio la mia città. Era ora di pranzo e raggiungemmo l’antica Pizzeria Port ’Alba, dove gustammo la prelibata pizza napoletana che vanta tante imitazioni. La vera pizza originale si mangia solo a Napoli ed ella annuì dopo averla mangiata. Avrei voluto mostrarle ancora tanti bei luoghi della mia città ma il tempo correva veloce. “Dove vado?”, pensavo fra me “via Caracciolo, Mergellina, Posillipo, Marechiaro,Santa Lucia … non so decidere . Il mare, non abbiamo visto il mare “. Ad un tratto decisi di tornare al Vomero. Rifacemmo a ritroso le strade percorse, si erano svuotate, tutti erano a pranzo, il sole era più caldo ma non infastidiva perché una brezza veniva dal mare. Mi sarebbe piaciuto indugiare e anche Victoria sarebbe rimasta volentieri a godere del sole. Giunti al Vomero, sempre con la Funicolare, ci avviammo lentamente a Castel Sant’Elmo ed è lì che volli lasciare negli occhi di Victoria l’ultima cartolina di Napoli. “Il castel Sant’Elmo è un castello medievale del 1326, oggi museo, ricavato dal tufo giallo napoletano, e origina da una torre normanna chiamata Belforte. Noi, da qui sopra, vedremo tutta la città, il golfo con il porto, le strade, le chiese con le cupole…” Così dicendo ci affacciammo dal castello e contemplammo uno dei punti più suggestivi di osservazione. “Il panorama di Napoli si può osservare da Posillipo, da Castel dell’Ovo, dal mare di Mergellina, dalla collina dei Camaldoli e da altro ancora. Napoli è sempre bella, dall’alto non si scorgono le ferite, non si vedono, l’azzurro del mare e del cielo prevale e copre il dolore di una città con molti problemi, ma come puoi notare la sua bellezza e la sua storia non moriranno mai”. Lasciai Victoria con le parole di commiato di Stendhal quando partì da Napoli: “Parto. Non dimenticherò né la Via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo”. Stefano Nicotra
LE BELLEZZE DI NAPOLI...* Erano ormai le quattro del mattino e io non avevo ancora tra le mani un'idea valida da presentare al capo della famosissima casa editrice che mi aveva contattata ieri. Cercai un po' dappertutto qualche tema originale da poter rielaborare e infine battere al computer, anche un'insignificante parola mi avrebbe aiutata in quel momento. Ero disperata. Stavo per perdere ogni speranza quando, guardando fuori dalla finestra, vidi il Vesuvio così imponente affiancato dal suo fedele monte Somma, il mare di sotto, vero protagonista di quello spettacolo naturale, e il famoso Castel dell'Ovo. Così per qualche minuto mi persi nello splendido panorama che la mia amata città in quel momento mi stava offrendo. E pensare che la mia testardaggine e la mia passione per la scrittura mi avevano portata lì, in quel piccolo appartamentino nei pressi di via Partenope sospesa tra mare e cielo e ora cercavo anche un banale soggetto da descrivere! Cosa poteva darmi di più la natura? Iniziai, così, a buttare giù varie parole con o senza senso, in quel momento non mi importava più di tanto. Dovevo affrettarmi, l'intera città era sotto le coperte mentre il giorno non tardava a tornare e io dovevo assolutamente consegnare il mio lavoro. Guardando quello che riuscivo ad intravedere delle stradine sottostanti e osservando attentamente il lungomare, la lunga ringhiera che lo orlava e gli scogli al di là da essa, mi tornò in mente una domenica di fine marzo, che più che marzo a me parve giugno, tra l'accecante sole e l'insopportabile calore, quando il mio papà portò me e mia sorella “vicino al mare”, come a lei piaceva sottolineare; e fu proprio allora che decisi di inserire parte di quella giornata nel mio testo. Di quella giornata rimasero impressi nella mia mente il panorama che ammirai dalla parte più alta di Castel dell'Ovo, la cui storia avevo letto soltanto nei libri, nelle riviste, nei racconti del nonno e nelle varie ricerche fatte a scuola. Fu una cosa strepitosa! In più mi colpì la maestosità del Vesuvio che era quasi ai miei piedi ma sopratutto le interminabili code di persone per entrare nei negozi più importanti e la confusione che regnava in via Calabritto! Ma come si fa a restare indifferenti verso la bellezza di Napoli? E' possibile che la maggior parte delle persone pensi solo a spendere e spandere? Ebbene si, quel po' di città ne era la dimostrazione più semplice. Al mondo esiste gente superficiale che riesce a restare indifferente persino all'innata bellezza di Napoli! Mi parve giusto anche ritagliare uno spazio nel mio testo sui napoletani: un popolo stupendo, pieno di storia, tradizioni, ma anche molto ospitale, accogliente, solare. Volli descrivere tutto ciò che spesso i giornali tralasciano, tutto quello che non fa' rumore, non fa' notizia: la bontà dei veri napoletani. Tutto ciò accompagnato da una scolaresca napoletana che dovrà spiegare ad una scolaresca calabrese le meraviglie della loro città con tanto di giro turistico per Napoli. Beh, avevo quasi finito, dovevo solo revisionarlo per correggere alcune piccole sottigliezze. Di quella esperienza mi è rimasto il fatto di non ridurmi sempre all'ultimo minuto a sbrigare le mie cose, ma soprattutto la fierezza di essere una cittadina napoletana. Elena Pagano
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Venerdì 8 aprile 2011. Arrivati fuori la scuola “Maria Ausiliatrice” io e miei amici, con nostro “DISPIACERE”, ci siamo accorti che la scuola era chiusa per problemi di ristrutturazione. Insieme al nostro professore Caputo abbiamo avuto una magnifica idea: visitare e imparare a conoscere meglio la nostra bellissima città! Siamo subito andati a prendere la funicolare centrale che si trova in Piazza Fuga, la quale ci ha portato a via Roma. Via Roma è una strada piena di negozi, dove puoi incontrare molti ragazzi. Camminando per questa strada, notiamo la bellissima Galleria Umberto che ci lascia senza parole per la sua maestosità. Continuiamo il nostro percorso e arriviamo a Piazza Plebiscito dove c‟è il Palazzo Reale. Qui ci fermiamo per riposarci e il professore inizia a raccontarci un po‟ la storia e le leggende di Napoli. Tutti noi ascoltiamo interessati e stupiti dall‟affascinante storia che sembra quasi una favola. Dopo esserci riposati riprendiamo la nostra gita e arriviamo a Mergellina dove percorriamo tutto il lungomare con la voglia di farci un bel bagno e prendere un po‟ di sole. Su via Caracciolo rimaniamo colpiti dal Castel dell‟Ovo, chiamato così perché, secondo una leggenda, era stato costruito su un uovo. Dopo un po‟ arriviamo alla splendida villa comunale, dove il professore ci lascia liberi di giocare e divertirci e qui approfittiamo anche per mangiare e bere qualcosa. Verso le quattro ci rimettiamo in cammino per raggiungere la funicolare di piazza Amedeo e percorriamo via Calabritto, via dei Mille e infine via Chiaia, strade piene di negozi molto importanti e di molti turisti. Prima di prendere la funicolare per risalire al Vomero, ci siamo fermati in un bar a mangiare un buonissimo gelato rinfrescante poiché faceva un caldo “esagerato”. Saliti al Vomero, il professore decide che, dopo aver visto tutti questi magnifici posti, non dobbiamo assolutamente perderci il magnifico panorama di San Martino con la visita del Castello. Stanchi, distrutti ma felici di questa giornata di scuola un po‟ diversa, decidiamo che è arrivato il momento di ritornare a casa. Ci siamo salutati, abbiamo ringraziato il prof. per averci regalato questa bellissima esperienza e ce ne siamo andati a casa. Angela Bonanno
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Flor e Nicolas, due amici spagnoli, dovevano prendere un aereo per andare in Puglia. Per un contrattempo l‟aereo non poté arrivare a destinazione e si dovette fermare a Napoli. I due approfittarono della situazione per visitare questa meravigliosa città. Avendo solo un giorno, dovettero affrettarsi. In primo luogo decisero di visitare il cuore di Napoli: il Centro Storico. Visitarono per primo il monastero di Santa Chiara e furono colpiti dal meraviglioso chiostro che la Chiesa ospita al suo interno; dopo andarono a San Gregorio Armeno, la via dei pastori; in seguito visitarono via Roma e molto altro ancora. Furono colpiti in particolar modo dai Quartieri Spagnoli, dove nel „600 aveva abitato la truppa dell‟esercito spagnolo. Da lontano scorsero delle scalette che si chiamano “ Pedamentina a San Martino”, che conducevano a quello che credevano un antico castello:decisero di visitarlo. Al suo esterno vigeva l‟insegna “Castel Sant‟Elmo” e scoprirono che quella fortezza era stata l‟alloggio degli ufficiali dell‟esercito borbonico. Chiesero informazioni ad un passante sul come arrivare al Palazzo Reale, di cui avevano molto sentito parlare e quest‟ultimo rispose loro in napoletano, strano ma vero gli spagnoli lo capirono e si resero conto che lo spagnolo è molto simile al napoletano: dovevano arrivare a Piazza Plebiscito. Una volta arrivati videro la magnificenza di quel Palazzo e ne rimasero sbalorditi. La seguente tappa fu la Reggia di Capodimonte, che veniva usata dal Re nel periodo estivo. Florencia e Nico decisero di andare a vedere Posillipo per gustare i più tipici piatti di mare del popolo napoletano e poter farsi un bel bagno a Marechiaro. Quello che videro e fecero li colpirono a tal punto che decisero di tornare in serata nel cuore antico della meravigliosa città: ai Tribunali per poter gustare la pizza Margherita, dedicata ad un‟altra regnante: La regina Margherita di Savoia. Del babbà non seppero la provenienza, ma seppero dire che era una vera delizia. A fine giornata erano esausti ma in grado di dire che questa meravigliosa ma enorme città aveva ancora tanto da dire e da mostrare e decisero di trascorrerci ancora una settimana, che senza dubbio sarebbe stata indimenticabile. Russo Roberta
LE BELLEZZE DI NAPOLI Sabato scorso Monica e Vincenzo sono venuti dalla Calabria per visitare Napoli. Hanno scelto un buon periodo, dato che ad Aprile le giornate sono tiepide e luminose. Avevano in mente di andare in una delle zone più conosciute di Napoli: piazza Plebiscito. L‟hotel in cui alloggiano si trova a poca distanza dalla piazza che vogliono visitare, quindi il giorno dopo, a piedi, percorrendo via Toledo, antica strada costruita dagli spagnoli, passano davanti alla galleria Umberto I, la facciata imponente li attira così i due turisti entrano ed essendoci molti negozi ne approfittano per comprare qualche ricordo. Ritornati su via Toledo raggiungono in breve piazza Plebiscito. La vastissima piazza colpisce Monica e Vincenzo che ne restano affascinati anche per la presenza dell‟antico palazzo Reale di fronte al quale si apre il magnifico colonnato della chiesa di S. Francesco di Paola, tra l‟altro questa piazza viene sempre scelta per grandi manifestazioni e importanti concerti. I due giovani non perdono l‟occasione di visitare l‟appartamento reale che si presenta con i suoi mobili d‟epoca, gli specchi, le argenterie e i quadri d‟autore. Poiché è quasi mezzogiorno decidono di scendere verso il mare che è lì a pochi passi. Infatti dalla Litoranea raggiungono via Caracciolo. La visione del golfo è magnifica, da lì si ammira il Vesuvio, la penisola sorrentina e Capri; in fondo a via Caracciolo c‟è Posillipo, uno spettacolo del genere è unico al mondo. Adesso però a Monica e Vincenzo è venuto un po‟ d‟appetito, quindi è il caso di entrare nel borgo marinaro e ai piedi del Castel dell‟Ovo cercare una trattoria per gustare la caratteristica pizza napoletana. Flavia Suraci
Autori e consulenti grafici: Alessia Acciarino, Alfredo Ansalone, Chiara Arcella, Angela Bonanno, Elisabetta Cafiero, Ancuta Dall’Aglio, Linda David, Nilshan Fernando, Chiara Fierro, Gianluca Gallo, Giada Gentile, Melania Mentone, Ilaria Montuoro, Angelo Mosca, Giulia Napoli, Stefano Nicotra, Lelio Onesti, Vittorio Pacifico, Elena Pagano, Matteo Portico, Valeria Romano, Alessia Ruggiero, Roberta Russo, Benedetta Sinicropi, Francesco Sorrentino, Flavia Suraci, Tedesco Liliana.