ISTITUTO COMPRENSIVO “ALDA COSTA” FERRARA
ALDA COSTA Maestra Elementare La sua vita illustrata dagli alunni della classe V TP scuola elementare “Alda Costa” Ferrara
Alda Costa nasce a Ferrara, in via Gusmaria n.171, il 26 Gennaio 1876 da Vincenzo e Zaballi Caterina. La madre, la sorella Amelia e il fratello Alessandro sono maestri elementari, un’altra sorella, Linda, morta a 24 anni, nel 1907, era levatrice. Alda Costa, fin da giovane, cambierà molte case perché, secondo l’usanza dell’epoca, i maestri e le maestre elementari trasferivano ogni volta la loro residenza nelle sedi di insegnamento Nel 1878 abita in via Capo Ripagrande, n. 14 Nel 1894 Alda Costa abita in via Fondobanchetto, n. 16. Nel 1898 va ad abitare a Spinazzino, in via Marrara, n. 4. Nel 1903, insieme alla famiglia, è a Porotto, presso le scuole elementari.
Tra 1895 e il 1896, conseguito il diploma magistrale, svolge supplenze a Marrara e a Boara.
Il 20 marzo 1897 supera il concorso magistrale e ottiene l’abilitazione all’insegnamento. Insegna a Quacchio, Fondoreno, Spinazzino, Porotto, poi in città, nelle scuole elementari Clelio Calcagnini, B. Guarini, Umberto I°. In queste scuole, Alda Costa viene a contatto con i gravissimi problemi che caratterizzavano la vita dei suoi alunni come la povertà, la denutrizione e le scarse condizioni igieniche, da lei considerate ostacolo all’apprendimento. L’impatto con queste problematiche scolastiche spinge la giovane maestra verso le posizioni del neonato movimento socialista ferrarese: da allora Alda Costa sarà impegnata in prima linea nella lotta contro le disuguaglianze sociali e le ingiustizie.
Anno Scolastico 1899-1900. Un’immagine rarissima degli insegnanti ferraresi, ripresi in gruppo al termine dell’anno scolastico 1899-1900. Nella fotografia, tra gli altri, Alda Costa è in piedi nella quarta fila, al quarto posto da destra a sinistra.
Durante la I guerra mondiale si diffonde nella società e quindi anche nel mondo della scuola, il mito della patria e si obbligava a proiettare film inneggianti alla guerra: era il culto della violenza e della forza, base di quella sciagurata pedagogia del “libro e del moschetto” che avrebbe spopolato durane il fascismo. Alda Costa si rifiuta di far assistere i suoi bambini a questi film. Per questo viene accusata di antipatriottismo. Lei si difende con queste parole:
[…]“Ma proprio che non si possa parlare di Patria senza parlare di guerra? Che ai fanciulli non si possa insegnare ad amare la propria terra, ad apprezzare la bellezza, a volerla stimata e civile senza far balenare loro davanti agli occhi, le immagini di rovina, ferocia, di morte? L’amor di Patria sta dunque tutto nell’esaltazione della guerra?”[…]
Nel 1922 Mussolini diviene capo del governo: incomincia il fascismo. Nel 1925 Alda Costa si rifiuta di fare il saluto romano al medico scolastico Dott. Zuffi, anche se, dichiara, lo insegna ai propri alunni. Richiamata dal Direttore Generale delle scuole elementari scrive una lettera al Sindaco di Ferrara per motivare il suo rifiuto. Il Sindaco le risponde con un avvertimento ufficiale che la costringe a recedere dalle sue posizioni.
E’ il 1926. Alda Costa si sottopone al giuramento che il regime aveva imposto per gli impiegati statali, ma con il suo atteggiamento fiero e irremovibile ne sminuisce l’importanza.
Questo le costa una perquisizione domiciliare e un interrogatorio durante il quale essa dichiara:
“Sono socialista massimalista e fiduciaria del PSI per la provincia di Ferrara. [...] Io non ho mai ritenuto che vi esistesse incompatibilità fra la mia qualità di socialista militante ed il mio ufficio di maestra che ho sempre assolto scrupolosamente senza meritarmi mai nessun richiamo da parte dell’autorità scolastica e comunale.[…]. A seguito di queste dichiarazioni il Sindaco sospende Alda Costa dall’incarico di insegnante e la denuncia sia al Prefetto che al Provveditore agli studi della Regione. Ancora una volta la maestra ferrarese reagisce ai duri provvedimenti contro di lei scrivendo una lettera al Sindaco di Ferrara.
Già in epoca pre-fascista Alda Costa viene ritenuta “sovversiva” dalle forze dell’ordine locali. “Nell’opinione pubblica riscuote cattiva fama pel suo carattere altezzoso ed anche perché ritenuta di dubbia moralità. E’ discretamente educata, di mediocre intelligenza e di sufficiente cultura, essendo fornita del diploma per l’insegnamento elementare […]. Professa idee socialiste da circa dieci anni. Frequenta i più noti sovversivi di Ferrara e provincia.[…]” Con queste parole il 17 Marzo 1917 il Prefetto di Ferrara apre il fascicolo dedicato alla maestra Costa. Da quel momento le forze dell’ordine la terranno costantemente sotto controllo e in epoca fascista non le verranno risparmiati maltrattamenti e percosse come nel 1922 quando, recatasi a Bologna in cerca di una tipografia per il giornale del suo partito, la Costa fu riconosciuta da un ferrarese e circondata da trecento “energumeni” che la insultarono e la bastonarono perché rifiutatasi di inneggiare al fascismo.
Dopo il licenziamento Alda Costa viene costretta a trasferirsi a Milano per cercare un nuovo lavoro, ma la polizia, insospettita per lo spostamento non le dà tregua. Il 21 novembre 1926 le viene inflitta la pena di 5 anni di confino da scontare alle isole Tremiti. Arrestata a Milano viene fatta salire sul treno in direzione del luogo a cui è destinata. Il viaggio subirà molte tappe, Ancona, Pescara e infine Foggia, durante le quali Alda Costa subisce un trattamento umiliante perché considerata alla stregua dei delinquenti comuni. Alle Tremiti trova altri confinati con cui intreccia nuovi rapporti di impegno politico e si prodiga nell’assistere la moglie di uno di essi che ha perso la vista. Le lettere alla sorella, in cui le racconta di questi nuovi legami, vengono intercettate dalla Questura di Ferrara che la fa trasferire in uno sperduto paesino della Basilicata. La permanenza al confino viene ridotta a due anni, così Alda Costa nel novembre del 1929 ritorna a Ferrara.
Ritornata a Ferrara va ad abitare temporaneamente dalla sorella Amelia e per guadagnarsi da vivere impartisce lezioni private, per lo più a bambini poveri dai quali viene pagata poco o nulla. Anche in questi anni viene sorvegliata dalla polizia che tiene d’occhio e registra tutti i suoi movimenti e le sue amicizie e la considera “persona capace di commettere qualsiasi atto inconsulto e che quindi dovevasi arrestare per la sua attività sovvertitrice del regime.” E così è. Nel 1942 viene arrestata e tenuta per un mese a pane e acqua, insultata e minacciata. Nel luglio 1943 viene rilasciata, ma è indebolita e fiaccata dalla vita carceraria. Nella notte tra il 14 e il 15 novembre dello stesso anno, durante l’eccidio del castello, viene arrestata nuovamente e rinchiusa prima nel carcere di San Paolo in via Piangipane, poi in quello di Copparo.
A causa del peggioramento delle sue condizioni di salute, Alda Costa, ormai sessantottenne, viene trasferita dal carcere all’ospedale di Copparo. Alle 14.30 del 30 aprile 1944 si spegne ponendo fine alle implacabili persecuzioni subite per tutta la vita.
Le sue ultime parole, rivolte all’avvocato Antonio Buono, pretore di Copparo e direttore del carcere sono:
“Dica ai miei compagni che sono sempre rimasta fedele al mio ideale”
DEDICATO ALLA NOSTRA SCUOLA ALVAREZ MANOLO ANDREI BOCCHI ANDREA CAIOZZA EDOARDO CAIOZZA TOMMASO CANAZZA MARTINO CASETTI DIEGO DELL’ERBA EMILY FARINELLI ASIA FRIGATTI NELSON GAVIOLI LORENZO
CLASSE 5^ T.P.
GELLI NICO MAZZAGLIA SOFIA MBOW KHADY PAGULA DANA PETROVA ADELINA POPA MONICA ROSSI BEATRICE SYNGARAI MAYURAN FEDERICO TIRONE LORENZO TRAPELLA MICOL
A.S. 2013-2014