Dove i libri nascono. Per una geografia della scrittura in Emilia e Romagna

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Dove i libri nascono Per una geografia della scrittura in Emilia e Romagna


Dove i libri nascono Per una geografia della scrittura in Emilia e Romagna

In occasione di Artelibro 2012

2012

ARTELIBRO FESTIVAL DEL LIBRO D’ARTE

A cura di Micaela Guarino e Orlando Piraccini I testi sono stati redatti da Micaela Guarino ad eccezione delle schede su Ludovico Ariosto e Giorgio Bassani (Giuseppe Muscardini), Cesare Zavattini (Giorgio Boccolari), Olindo Guerrini (Eloisa Gennaro), Grazia Deledda e Tolmino Baldassari (Orlando Piraccini) I testi delle schede su Vincenzo Monti, Alfredo Oriani, Aurelio Saffi, Renato Serra, Marino Moretti, Giovanni Pascoli, Alfredo Panzini sono tratti da Ibc/Dossier, Le case delle parole, a cura di Orlando Piraccini, estratto dalla rivista Ibc (anno XX, n. 2, aprile/giugno 2012) Ufficio stampa Ibc Valeria Cicala, Isabella Fabbri, Carlo Tovoli Hanno in vario modo collaborato: Agnese Alteri, Casa Monti, Alfonsine; Angelo Andreotti, Musei Civici di Arte Antica, Ferrara; Barbara Bandini, Casa Artusi, Forlimpopoli; Egidio Bandini, Club dei Ventitrè, Roncole Verdi; Angela Barbarini, Museo “Il Mondo Piccolo”, Comune di Roccabianca; Caterina e Cesare Bertozzi, Centro del Boscaccio – Museo Giovannino Guareschi, Diolo di Soragna; Giordano Bertuzzi, Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, Modena; Giorgio Boccolari, Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia; Dante Bolognesi, Casa Oriani, Casola Valsenio; Rosita Boschetti, Casa Pascoli, San Mauro Pascoli; Carla Brigliadori, Casa Artusi, Forlimpopoli; Natalino Cappelli, Comune di Santarcangelo; Carolina Di Maria, Comune di Reggio Emilia; Andrea Donati, Casa Serra, Cesena; Michelle Dufour, Castell’Arquato; Roberta Ferri, Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia; Eloisa Gennaro, Provincia di Ravenna; Gualtiero Gori, Casa Panzini, Bellaria; Alberto e Carlotta Guareschi, Roncole Verdi; Lora Guerra, Casa Tonino Guerra, Pennabilli; Laura Laghi, Comune di Forlimpopoli;

Martina Lorenzi, Associazione Tonino Guerra, Pennabilli; Gigi Mattei, Associazione Tonino Guerra, Pennabilli; Giuseppe Muscardini, Biblioteca Musei Civici di Arte Antica, Ferrara; Francesca Pisati, Comune di Castell’Arquato; Luciana Prati, Villa Saffi, Forlì; Stefano Ranieri, Castell’Arquato; Manuela Ricci, Casa Moretti, Cesenatico; Stefano Roffi, Fondazione Magnani Rocca, Mamiano di Traversetolo; Simonetta Santucci, Casa Carducci, Bologna; Andrea Setti, Vice Sindaco di Brescello; Laila Tentoni, Casa Artusi, Comune di Forlimpopoli; Simone Terzi, Fondazione Un Paese, Luzzara; Mario Turci, Museo degli Usi e Costumi della Gente di Romagna, Santarcangelo; Gianni Venturi, Istituto Studi Rinascimentali, Ferrara; Bianca Verri, Biblioteca Comunale, Cervia; Sergio Vezzali, Roma; Centro Muratoriano, Modena; Tennis Club Marfisa di Ferrara; Ufficio Turismo, Comune di Brescello Le immagini sono prevalentemente tratte dalla campagna fotografica dell’Ibc sulle case museo in Emilia-Romagna: Costantino Ferlauto (foto di copertina e pp. 6-9; 12-13 foto 1-4; 16-29; 30-31 foto 1, 2, 4; 34-35; 36 foto 1; 40-41 foto 1, 3; 42-43); Andrea Scardova (pp.10-11, 14-15, 31 foto 3) Referenze fotografiche: Archivio Viganò: pp. 36-37, foto 1,4; Biblioteca Comunale, Cervia: pp. 38-39; p. 41, foto 2; Biblioteca Panizzi, Archivio Zavattini, Reggio Emilia: pp.32-33. foto 1, 2, 4, 5, 6; Comune di Brescello: p. 31, foto 5; Daniele Castagnetti e Roberta Pavarini, Fondo Centro di Documentazione Storica Circoscrizione Nordest – Comune di Reggio Emilia: p. 13, foto 5; © Fondazione Un Paese - Museo Nazionale delle Arti Naïves “Cesare Zavattini” - Luzzara: p. 33, foto 3; Fototeca Casa Artusi: pp. 46-47; Provincia di Ravenna e Biblioteca di Sant’Alberto: pp. 44-45; Sergio Vezzali, p. 37, foto 3 In copertina: Il giardino di Tonino Guerra, Pennabilli Centro Stampa Regionale Impaginazione: Monica Chili Finito di stampare in settembre 2012


presentazione

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ove nascono i libri? La geografia letteraria della nostra regione è ricca e densa di suggestioni e prospettive. Sono numerose e preziose le “stanze tutte per sé” in cui hanno pensato e lavorato scrittori che amiamo non solo per prossimità geografica, quasi tutti uomini a dire la verità e questo rende i consigli di Virginia Woolf rivolti alle donne ancora validi e utili. Sono numerosi anche i paesaggi e gli ambienti che recano come cera molle l’impronta di autori che nel tempo li hanno scelti come luoghi di elezione, donando loro, in un proficuo scambio, dignità metaforica e spessore letterario. Così la ricerca del luogo di nascita di un’opera unisce agevolmente, per fare solo alcuni esempi, la casa ferrarese di Ludovico Ariosto all’alta Val Marecchia, segnata e quasi modellata dall’inesauribile entusiasmo verbale e creativo di Tonino Guerra; i luoghi di Guareschi, in cui l’autentico si intreccia abilmente con la potente invenzione cinematografica, alla casa di Giovanni Pascoli, tanto segnata da citazioni e targhe da apparire ormai quasi un libro fatto di terra e mattoni. Al tema delle case e dei luoghi degli scrittori, l’Istituto Beni Culturali ha da sempre dedicato un’attenzione affettuosa e particolare che si aggiunge a quella profusa dalle amministrazioni locali che hanno saputo spesso, come nel caso della rete romagnola, costruire percorsi e visioni di insieme. La guida che presentiamo è un passo avanti in questa direzione e nello stesso tempo un utile vademecum per tutti coloro che vorranno esercitarsi in un confronto libero e serrato con opere e autori. Laura Carlini

Responsabile Servizio Musei e Beni Culturali Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna

Dove i libri nascono


premessa

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ll’invito per noi sempre magistrale di Ezio Raimondi, di provare a “recuperare la vita della letteratura alla storia dei luoghi” prova a corrispondere questa nostra guida, che s’aggiunge a quella da poco pubblicata dalla rivista IBC con il titolo “Le case delle parole”. Qui, dunque, alla domanda “dove nascono i libri?” si ritorna a visitare certi luoghi così speciali come solitamente sono le ‘case per scrivere’, ed altre se ne aggiungono a quelle del circuito romagnolo già illustrato dal ‘dossier’ di IBC. Ma ciò che ora si tenta di delineare, tutt’attorno alle dimore di poeti e letterati, è anche una mappa esemplare di luoghi, di paesaggi della scrittura, siano essi fonti per l’ispirazione oppure da vedere come fondali animati di questa o quella narrazione. Si parte dalla considerazione che non esiste ancor oggi uno strumento conoscitivo adeguato per apprezzare un panorama così largo e diversificato, dal piacentino al confine con l’area montefeltresca. Poi, certo, vi sono realtà più note, come le case di scrittori che son diventate musei, normalmente accessibili ai visitatori. Ma non esiste ancora una carta virtuosa che contempli ad esempio dimore nelle quali scrittori son nati o hanno abitato e lavorato, e son poi passate ad altre proprietà e ad altri usi destinate; eppure, in molti casi, esse si presentano ancor sature di memorie, tanto più se scrutate nel loro contesto paesaggistico. A volte le case, con i loro spazi interni e con gli arredi ancora intatti, ci parlano direttamente della vita quotidiana dei loro illustri abitanti; altre volte ci sono da cogliere atmosfere e più minute testimonianze per rivivere certi passati legami fra il luogo e l’autore.


La casa sa ch’io sono uno scrittore, sa come scrivo, conosce il mio stile: come lettrice è fin troppo gentile e, direi quasi, tenera di cuore. (Marino Moretti)

A volte sono le opere, quando proprio delle dimore si son perse purtroppo le tracce, che ci introducono nei luoghi di contatto con la scrittura, città, paesi, aperte campagne, scorci collinari, spiagge marine: pensiamo a Giorgio Bassani e alla Ferrara della sua produzione letteraria o ai territori descritti nei romanzi di Giovannino Guareschi o a quanto di zavattiniano è indissolubilmente legato a Luzzara, avvalorato dalla presenza del suo archivio nella biblioteca reggiana. Ci sono infine attivi centri culturali intitolati proprio agli artisti della parola, a volte collocati nelle loro case, che costituiscono begli e interessanti esempi di una memoria attiva. Di queste realtà così diverse fra loro la presente guida offre una sequenza di casi esemplari, con una particolare attenzione alle situazioni più marginali rispetto all’esistente sistema museale e bibliotecario della nostra regione. Ventuno sono i ‘luoghi’ dell’Emilia e della Romagna qui considerati e riferiti ad altrettanti scrittori, per un itinerario che non manca di sorprese e scoperte, come nella Pennabilli di Tonino Guerra dove ancòra per noi recita il poeta: “la mia casa è un continente. Ed è un viaggio stupendo passare da una stanza all’altra o anche restare fermo nello studio. E’ un bastimento pieno di cose che mi fanno muovere con la memoria e la fantasia.”

Micaela Guarino e Orlando Piraccini

Dove i libri nascono


Castell’Arquato Tra i libri dell’armonia

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uigi Illica, notissimo soprattutto come librettista, fu anche commediografo, giornalista, scrittore e poeta (risale al 1882 la prima raccolta di poesie e prose Farfalle, effetti di luce). La sua bella casa è diventata una residenza alberghiera, ma la contiguità con la sede del museo a lui dedicato rende unitaria la percezione di questi luoghi. Situata sulla strada che sale verso la piazza del borgo piacentino, la casa si affaccia sul retro su un piccolo giardino e sulla vallata e le colline circostanti. La vicenda privata, pubblica e artistica di Illica è narrata nelle sale del museo dove sono tra l’altro raccolti scritti teatrali con sue annotazioni, libretti per la maggior parte in edizioni dell’epoca con i relativi spartiti, lettere, fotografie, costumi di scena, il pianoforte e la macchina da scrivere e dove è possibile consultare libri, spartiti, audiovisivi, incisioni e cd. Intollerante a ogni disciplina Illica ebbe una giovinezza ricca di viag2 gi e avventure. Si trasferì quindi a


luigi illica Castell’Arquato 1857–1919

Milano e vi tornò dopo una parentesi a Bologna, dove entrò in contatto con Carducci e fondò una rivista letteraria di tendenze repubblicane. A Milano fece parte del cenacolo di Arrigo Boito e frequentò i protagonisti del mondo letterario e teatrale. Dal 1892 si dedicò prevalentemente all’attività di librettista d’opera nella quale riunì e armonizzò, in maniera innovativa e con un forte senso della teatralità, componenti diverse della cultura 3 letteraria dell’epoca. Tra i principali librettisti della stagione post-verdiana, scrisse testi per alcuni tra i più noti compositori tra Otto e Novecento come Mascagni, Giordano, Alfano e Puccini, per i libretti del quale collaborò con il drammaturgo Giuseppe Giacosa.

5 1. 2. 3. 4-5.

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Il retro della casa Casa Illica Luigi Illica Materiali del museo

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Mamiano di Traversetolo La pittura, la musica, la poesia

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l gusto per la pittura, per la musica, per la poesia nacque in me non disgiunto. Questo giustifica anche la varietà nei miei interessi culturali e del mio lavoro”, confidava Luigi Magnani allo storico dell’arte Carlo Bertelli. Villa Magnani Rocca, con i suoi arredi di gusto impero, le opere e gli strumenti musicali che racchiude, è specchio fedele di queste parole. Situata nella campagna parmense, fu acquistata nel 1941 dal padre Giuseppe, facoltoso imprenditore nel settore lattierocaseario, appassionato di musica, e dalla madre Eugenia Rocca, donna colta che gli trasmise l’amore per la letteratura e per l’arte. Magnani vi abitò stabilmente dal 1977, decidendone la trasformazione in fondazione per perpetuare la memoria degli amati genitori e attuarne la volontà di rendere fruibile la collezione da loro stessi avviata e da lui proseguita con tanta sapienza e sensibilità. Negli anni, alla Sacra Famiglia con quattro Angeli di Pietro di 2 Francesco Orioli acquistata da


luigi magnani Reggio Emilia 1906 – Mamiano di Traversetolo 1984

Magnani nel 1943, si aggiunsero molti dipinti, sculture e incisioni di autori come Gentile, il Ghirlandaio, Dürer, il Mazzolino, Tiziano, Rubens, Tiepolo, Füssli, Goya, Canova e, ancora, Monet e Nicolas de Staël, i nuclei di Cézanne e dell’amico Morandi. All’arte, alla musica, alla letteratura Magnani dedicò tutta la vita, integrandole attraverso l’insegnamento universitario, la composizione – fu allievo di Alfredo Casella - le conferenze, gli scritti, come quelli su Mozart e Goethe, Schoenberg e Mallarmé, Beethoven, Stendhal, Proust, Mann, Morandi, Dallapiccola. Nonostante i notevoli cambiamenti avvenuti nella trasformazione museale, quella che fu la “Corte di Mamiano”, conserva ancora il ricordo del raffinato studioso e collezionista che “amava spostare le opere per creare dialoghi inediti tra artisti e forme, luce e materia, spazio e idee” e ospitare amici e conoscenti come Eugenio Montale, Cesare Brandi, Carlo Zecchi, Leoncillo, Carlo Emilio Gadda. 1. Villa Magnani Rocca 2. Lászlo Vinkler, Luigi Magnani, 1936 3. L’ingresso con la Coppa di Thomire 4. Sala con la Tersicore di Canova

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Modena Qui la storia è di casa

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udovico Antonio Muratori visse dal 1716 fino alla morte a Modena, in una casa accanto alla chiesa di Santa Maria Pomposa di cui fu parroco e fautore della ricostruzione e all’interno della quale fu eretta nel 1931 la sua tomba monumentale, opera di Lodovico Pogliaghi. Nella “Aedes Muratoriana” è oggi situato il Museo Muratoriano, sede anche del “Centro di studi muratoriani e dell’alta cultura del primo Settecento” e della “Deputazione di Storia patria per le antiche Provincie modenesi”. La casa-museo, che comprende un giardino, si trova al primo piano e conserva arredi originari e oggetti che rimandano agli incarichi e agli studi di Muratori, la serie completa delle sue opere, suoi ritratti, medaglie coniate in suo onore, dipinti e incisioni riferiti ai luoghi muratoriani, un patrimonio arricchitosi nel tempo grazie ad acquisizioni e donazioni.

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ludovico antonio muratori Vignola 1672 – Modena 1750

Muratori studiò a Modena dai gesuiti, si laureò in filosofia e diritto canonico e nel 1695 divenne sacerdote. Per cinque anni fu dottore alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, frequentandone l’ambiente culturale, per poi tornare nella città emiliana con l’incarico di archivista e bibliotecario dei duchi d’Este. Studioso e scrittore infaticabile è autore degli Annali della storia d’Italia, la cui realizzazione gli valse 3 l’appellativo di “padre della storiografia italiana”. Il suo metodo di lavoro basato sulle fonti documentarie fa di lui il fondatore della moderna metodologia di ricerca storica. Ma le sue qualità di studioso, scrittore e innovatore riguardano un orizzonte ben più vasto, al quale appartengono l’epigrafia, la religione e il diritto, la letteratura e la poesia, la politica e che gli valse contatti e riconoscimenti europei rintracciabili anche nel suo ampio epistolario.

1. Una sala del museo 2. Il giardino 3. La tomba monumentale 4. Scorcio delle sale del museo

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Ferrara Le Architetture del Furioso

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a Reggio Emilia, dove nacque nel 1474, Ludovico Ariosto si trasferì giovanissimo a Ferrara, stabilendosi con la famiglia d’origine nella grande casa di Santa Maria di Bocche, meglio nota come magna domus. Entrato al servizio del cardinale Ippolito, nel 1516 pubblicò la prima edizione dell’Orlando Furioso. Beneficiario già dal 1518 di un mensile di sette scudi assegnatogli dal Duca Alfonso, oltre al vitto per tre persone e due cavalli, acquistò da Bartolomeo Cavalieri la casa di Contrada del Mirasole, e poco più tardi anche l’area cortiliva attigua alla proprietà. Attribuito a Girolamo da Carpi, l’edificio subì su indicazione dello stesso Ariosto le necessarie trasformazioni atte a configurarlo come luogo del ritiro famigliare, appartato e discreto. Ben più modesta del prestigioso complesso del Mauriziano sulla Via Emilia, dove aveva soggiornato in gioventù, e della stessa magna 2 domus paterna, la casa è caratte-

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ludovico ariosto Reggio Emilia 1474 – Ferrara 1533

rizzata da un modulo quadrato, nel rispetto di puntuali proporzioni matematiche tra spazi interni ed esterni. Ma si discosta dai parametri tradizionali delle case ferraresi dell’epoca: innovative le disposizioni dei camini (piano superiore) sul lato opposto al fronte strada; innovativo lo spazio riservato alla sala, a cui si accede mediante la scala di collegamento. Sulla facciata il poeta mantenne l’iscrizione preesistente, il distico dettato da Dionigi dell’Aquila per Bartolomeo Cavalieri: Parva, sed apta mihi, sed nulli obnoxia, sed non / sordida, parta meo, sed tamen aere domus (La casa è piccola ma adatta a me, pulita, non gravata da canoni e acquistata solo con il mio denaro). Con il figlio Virginio vi si trasferì nel 1529, mentre la moglie Alessandra Benucci rimase nella casa di Contrada del Vado per non perdere i diritti testamentari del precedente marito. La terza e definitiva edizione del Furioso, ultimata in questi ambienti, uscì nel 1532. L’anno seguente, il 6 luglio 1533, Ariosto si spense all’età di 58 anni. 3

4 5 1. Casa Ariosto 2. Facciata sul cortile interno 3. Una sala del museo 4. Edizioni ariostesche e altre opere nel museo 5. L’Arco Mauriziano dalla via Emilia

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Bologna Domestica eloquenza

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Bologna, la casa dove Carducci abitò dal 1890 rappresenta oggi uno dei punti più qualificanti del sistema museale cittadino. Acquistata dai proprietari Levi nel 1906 da Margherita di Savoia per garantire la conservazione del patrimonio librario e documentario del poeta, la casa fu donata dalla stessa regina al Comune di Bologna poco dopo la morte di Carducci. Trasformato in museo nel 1921, l’edificio conserva l’impianto originario e, all’interno, l’atmosfera dell’epoca, con le stanze del poeta e della moglie Elvira, il salottino, la sala da pranzo e lo studio, la ricca biblioteca e l’archivio. Vi si conservano gli arredi ottocenteschi, i ritratti del padrone di casa e di illustri personaggi come Francesco Crispi, Quintino Sella, Muratori, Leopardi, le foto di familiari e amici, medaglie e pergamene, attestati, cimeli e moltissimi oggetti. Il giardino è dominato dal suggestivo monumento di Leonardo Bistolfi terminato nel 1927. La casa museo ospita inoltre la “Commissione per i Testi di Lingua”, della quale 2 Carducci fu Presidente,

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giosue carducci Valdicastello di Pietrasanta 1835 – Bologna 1907

e al pianterreno il Museo Civico del Risorgimento. A Bologna altri luoghi ricordano il poeta, come l’Aula Carducciana in Palazzo Poggi dove insegnò, la Biblioteca dell’Archiginnasio, che frequentò assiduamente, e la saletta interna della Libreria Coop ex Zanichelli sotto il Pavaglione, dove trascorreva molte ore. Non mancano le memorie legate ai soggiorni romagnoli. A Villa Silvia a Lizzano presso Cesena, dove Carducci fu spesso ospite della famiglia Pasolini Zanelli, si conserva intatto l’arredo della camera da letto da lui occupata. Poeta, storico della letteratura italiana, filologo, editore, critico militante, Giosue Carducci trascorse la giovinezza in Toscana dove si laureò in filosofia e filologia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa e dove pubblicò nel 1857 il primo libro di poesie, le Rime. Nel 1860 fu chiamato dal Ministro alla Pubblica Istruzione a ricoprire la cattedra di eloquenza presso l’Università di Bologna, dove insegnò per quarantaquattro anni. Nel 1890 divenne senatore. La sua produzione poetica e letteraria, che ne fa uno dei grandi protagonisti del secondo Ottocento, gli 3 valse nel 1906 il conferimento del Premio Nobel.

4 1. Casa Carducci 2. Il salottino 3. Lo studio 4. Il giardino e il monumento di Bistolfi 5. Paolo Testi, Giosue Carducci, 1899

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Alfonsine Museo delle belle lettere

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a casa natale del poeta Vincenzo Monti è un edificio completamente ristrutturato nel rispetto delle caratteristiche architettoniche settecentesche. In questa casa, sita nel podere dell’Ortazzo, nacque il poeta nel 1754. Il padre Fedele Monti, agrimensore dei marchesi Calcagnini, aveva personalmente costruito l’abitazione dove nacquero i suoi undici figli, tra cui appunto Vincenzo. Al piano superiore è ospitato il Museo Montiano, articolato in tre sale, dove sono esposte numerose editio princeps, alcune delle quali di notevole rarità, alcuni autografi e altri oggetti e cimeli che aiutano a ricostruire la vita del poeta, Principe del Neoclassicismo. Al piano terra, inoltre, la casa museo ospita il Centro di Educazione Ambientale e il Centro Visite della Riserva Naturale di Alfonsine. Questo museo fa parte del Sistema Museale della Provincia di Ravenna ed è stato aperto al pubblico nel maggio del 1998 dopo un ultimo rigoroso restauro conservativo. Principalmente ricordato per la sua traduzione del2 l’Iliade, Vincenzo Monti è

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vincenzo monti Alfonsine 1754 – Milano 1828

unanimemente considerato tra i maggiori esponenti del Neoclassicismo letterario italiano. Non si è mancato, tuttavia, di riconoscere al suo stile una qualche vicinanza alla poetica romantica. Nel suo ampio repertorio di opere figurano raccolte liriche, poemetti, tragedie, narrazioni e traduzioni.

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1. Casa Monti 2. Una edizione montiana 3. Una sala del museo 4. L’ingresso 5. L’antica stalla

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Casola Valsenio Un cardello da romanzo

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l Cardello”, così è denominato il singolare edificio, presso Casola Valsenio, in cui Alfredo Oriani trascorse quasi intera la vita e scrisse tutte le opere, costituisce un monumento di indubbio interesse, la cui austera suggestione è accentuata dalla stupenda cornice del parco. L’interno del Cardello è un raro esempio di abitazione signorile romagnola ed è caratterizzato da una notevole coerenza fra struttura architettonica ed arredamento. Nell’ampio sottotetto è conservata la famosa bicicletta con cui Oriani compì nel 1897 il viaggio solitario fra Romagna e Toscana che gli ispirò La bicicletta, il libro più bello dedicato in Italia al ciclismo. Attento e appassionato osservatore degli avvenimenti politici e culturali del suo tempo che influenzarono profondamente la sua attività di romanziere, scrittore teatrale, saggista, polemista, giornalista, Alfredo Oriani è visto oggi come fondamentale testimone e originale interprete di 2 una intera epoca della

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alfredo oriani Faenza 1852 - Casola Valsenio 1909

nostra storia che va dal decollo dello Stato unitario al fascismo. “Il Cardello”, una delle sedi della Fondazione Casa di Oriani di Ravenna, è, oltre a istituzione museale, anche la sede di variegate attività culturali (conferenze, convegni, mostre, concerti, ecc.).

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1. Il Cardello 2. La loggia del pianterreno 3. La camera da letto 4. La bicicletta di Oriani 5. Lo studiolo

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Forlì Risorgimento in villa

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edificio, originariamente convento dei Gesuiti (all’esterno della facciata sono ancora visibili tracce della loro cappella), venne acquistato dal Conte Tommaso Saffi, nonno di Aurelio, ed utilizzato in prevalenza come residenza estiva. Dal 1988 è di proprietà del Comune di Forlì. Dal 1867, con la moglie Giorgina Craufurd (1827-1911), vi si stabilì Aurelio Saffi. Il suo ricordo e quello delle vicende storiche di cui fu protagonista o partecipe sono assai presenti negli arredi, in particolare nello studio, nei materiali cartacei e decorativi ivi conservati, senza dimenticare che, ancor prima, la villa fu sede di riunioni carbonare e, in quanto tale, indicata in linguaggio cifrato come Vendita dell’Amaranto. All’interno della villa va ricordata la testimonianza lasciata dall’artista Amerigo Bartoli Natinguerra (Terni, 1890-Roma, 1971), che nel 2 1937 dipinse a trompe-l’oeil

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aurelio saffi Forlì 1819 – 1890

la cosiddetta stanza del ping-pong. Attigui all’abitazione padronale sono l’abitazione del custode, un’ampia casa colonica e una costruzione probabilmente utilizzata, in origine, come scuderia. Circonda la villa un suggestivo parco, dominato da un secolare cedro del Libano; nella parte retrostante un boschetto di querce ombreggia una neviera (al momento non accessibile).

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1. Villa Saffi 2. Lo studio 3. Una sala della villa 4. La stanza del ping-pong 5. La cucina 6. Uno scorcio della villa e del parco

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Cesena Libri con la divisa

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a casa natale di Renato Serra è museo e sede operativa della Fondazione a partire dal 2008, quando il Comune di Cesena ha deciso di dedicare un luogo della memoria al suo illustre citta­ dino. Cresciuto in Romagna, quando era ancora viva l’eco del Risorgimento e dell’Unità d’Italia, e laureatosi nella Bologna classicistica di Carducci, Serra decise di tornare nella città natale, dove si era alimentata la libertà del suo spirito, e fu nominato giovanissimo direttore della Biblioteca Malatestiana, dove oggi è custodito l’archivio delle sue carte. Pur restando in provincia, Serra divenne uno degli intellettuali di punta dell’Italia di Croce e di Giolitti. Egli fu una delle voci più limpide della critica letteraria del Novecento. La sua coscienza, il suo stile e la sua capacità di analisi ne hanno fatto un modello assoluto di modernità. 2 Nel museo si dispiega una gal-

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renato serra Cesena 1884 – Monte Podgora 1915

leria di gessi, dipinti, disegni, incisioni, che offrono al visitatore un percorso attraverso le memorie non solo della vita di Serra, ma anche della vita artistica e culturale di Cesena a cavallo tra Otto e Novecento. Tra i ricordi e i cimeli si segnala la divisa militare con cui Serra morĂŹ sul fronte del Podgora (Gorizia) nella Prima Guerra Mondiale. Nel museo sono rievocati i luoghi e i volti di Serra e del suo tempo. Inoltre sono esposte le opere di artisti coevi originari di Cesena o attivi in Romagna. 1. Casa Serra 2. La galleria dei gessi 3. Una sala del museo 4. La divisa militare di Serra 5. La corte interna

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Cesenatico Finestre sul Portocanale

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er volontà dello stesso Marino Moretti, scrittore tra i più rappresentativi del nostro ‘900, la casa natale che si affaccia sul porto canale di Cesenatico è divenuta, dagli anni Ottanta, una casa-museo, ove si conservano la biblioteca e l’archivio dello scrittore nel suo luogo originario al fine di garantirne lo studio, la ricerca e quindi la valorizzazione. L’edificio è divenuto così sede di un importante centro di studi sui temi della letteratura contemporanea, non solo italiana. Fin dalla sua istituzione, Casa Moretti, ospitando i materiali originali dello scrittore, promuove infatti attività culturali e di ricerca, oltre che di conservazione, tutela e valorizzazione del proprio patrimonio, con continue acquisizioni di documenti morettiani o di interesse letterario affine, con l’organizzazione di convegni, seminari d’aggiornamento, mostre e incontri per la migliore conoscenza della figura e dell’opera del padrone di casa ma anche del 2 contesto in cui egli visse e operò.

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marino moretti Cesenatico 1885–1979

Dal 1993 Casa Moretti ha istituito un Premio biennale riservato a opere di critica e filologia nell’ambito della letteratura italiana dell’Otto e Novecento. Nel 1997 si è avviata la pubblicazione della rivista semestrale «Archivi del Nuovo».

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1. Sala a pianterreno 2. Casa Moretti 3. Edizioni morettiane e opere di de Pisis 4. L’ingresso 5. Il tavolino dello scrittore

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San Mauro Pascoli Nella Romagna solatia

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l Museo Casa Pascoli, monumento nazionale dal 1924 ed oggi gestito dal Comune di San Mauro Pascoli, rappresenta, insieme alla Torre, il centro della memoria pascoliana: il ricordo della casa natale e dei momenti trascorsi a San Mauro durante l’infanzia e la giovinezza, rendono questo luogo carico di suggestioni e di poesia. La poesia di Giovanni Pascoli nasce proprio qui, nel ricordo di un periodo felice che ritorna continuamente nella sua opera. Il Museo, nonostante i danni subiti durante la seconda guerra, conserva intatte alcune strutture: la cucina, dal soffitto a travi in legno, con l’ampio focolare e l’antico acquaio in pietra, la camera dei genitori dove lo stesso Giovanni nacque il 31 dicembre 1855, con la culla originale e il mobilio dello studio universitario di Bologna. All’interno del percorso museale, impreziosito da una ricca documentazione fotografica, si possono ammirare alcuni oggetti appartenu2 ti alla famiglia Pascoli,

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giovanni pascoli San Mauro Pascoli 1855 – Bologna 1912

autografi originali come la prima stesura della celebre Romagna, oltre a rarissime prime edizioni delle opere pascoliane con dedica del poeta. Il Museo conserva inoltre due 3 importanti carteggi acquisiti dal Comune di San Mauro Pascoli: la corrispondenza con il migliore amico sammaurese, Pietro Guidi e quella con l’agente messinese Giuseppe Sala Contarini. La visita si conclude con il giardino, arricchito da un percorso botanico-poetico in cui i versi pascoliani ricordano le piante presenti anche all’epoca della fanciullezza del poeta. Al fine di valorizzare la figura e l’opera di Giovanni Pascoli il Museo promuove, oltre a visite guidate ai luoghi pascoliani, mostre documentarie, pubblicazioni, laboratori didattici, convegni, svolgen4 do inoltre attività di ricerca, recupero e conservazione del patrimonio pascoliano.

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1. Casa Pascoli 2. Il giardino 3. La cucina 4. Lo studio 5. La camera da letto

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Bellaria Quella casa tutta rossa

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a costruzione della Casa Rossa, così chiamata per via dell’intonaco esterno, risale al 1906, quando Alfredo Panzini, incoraggiato dai proventi delle prime opere letterarie, decise di fabbricarsi un villino a Bellaria, dove da anni si recava in villeggiatura con la famiglia, ospite di contadini e pescatori. In estate la Casa Rossa diventava l’epicentro della vita culturale del territorio, grazie alle visite di importanti letterati ed artisti ed agli incontri organizzati dalla moglie Clelia Gabrielli, raffinata pittrice, di cui si possono ancora ammirare nelle stanze della Casa alcuni dipinti. Fino all’autunno del 1938, l’anno che precedette la sua morte, Panzini trascorse alla Casa Rossa i periodi più lieti, ispirati e significativi della sua vita di uomo e di scrittore. Questa casa, prima in affitto e poi acquistata, diventa per Panzini un luogo di rifugio ma anche un osservatorio privilegiato. Da qui egli segue le trasformazioni del mondo, da qui egli osserva, irridendoli, i nuovi 2 riti della borghesia. Qui vengo-

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alfredo panzini Senigallia 1863 – Roma 1939

no scritte molte delle opere importanti, qui lo vengono a trovare gli amici romagnoli, Marino Moretti, Antonio Baldini, Renato Serra, Alfredo Oriani. E questa casa, dopo anni di abbandono, dopo il rischio della distruzione, oggi ritorna al pubblico con i suoi colori originari, con i suoi muri e soffitti affrescati (significativo il motto “STRACCI” che si trova nelle quattro pareti del salone d’ingresso), con alcuni dei suoi mobili semplici ma pieni di grazia. Quello che si ripropone al pubblico non è un monumento come gli altri ma un luogo di meditazione, un luogo del pensiero e della scrittura, una casa che va visitata per capire chi era Alfredo Panzini, quali misteri si nascondono ancora dietro le lenti dei suoi occhiali e al suo volto rubicondo un po’ da curato di campagna, un po’ da fattore astuto. Alfredo Panzini, un professore che conosceva bene i suoi contemporanei e sapeva come inchiodarli all’eternità con l’arma più innocente e terribile: la penna. 3

1. La Casa Rossa 2. La camera da letto 3. Particolare decorativo di una parete 4. Uno scorcio del nuovo allestimento

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Da Fontanelle a Brescello Le tappe di un racconto

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ono numerosi i luoghi che ricordano Giovannino Guareschi: la casa natale, edificio ora privato; il museo “Il Mondo Piccolo” a Fontanelle, istituito dal Comune di Roccabianca nella scuola dove insegnava la madre e che lui stesso frequentò, luogo che rievoca le figure dello scrittore e di Giovanni Faraboli, fondatore del movimento cooperativo riformista, nonché le vicende storiche e sociali della pianura parmense da fine Ottocento a metà Novecento; la Casa Archivio a lui intitolata a Roncole Verdi, sede della mostra antologica allestita dai figli e del Centro Studi, a poche centinaia di metri dalla cosiddetta “Incompiuta”, casa che lo scrittore aveva arredato anche con mobili di propria invenzione; il Centro del Boscaccio – Museo Giovannino Guareschi a Diolo di Soragna, piccolissima sede situata in un vecchio campanile vicino al podere dei nonni di Guareschi e gestito da Cesare Bertozzi, amico e appassionato ammiratore dello scrittore; i musei di Brescello che, individuato come set ideale per i film di Don Camillo e Peppone, si è pienamente identificato con le vi2 cende dei due protagonisti.

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giovannino guareschi Fontanelle di Roccabianca, 1908 – Cervia 1968

Giovannino Guareschi ebbe nella sua formazione alcune importanti figure di riferimento; tra queste, l’amico Cesare Zavattini, che ne riconosceva le “irrefrenabili doti umoristiche”, e il parroco Lamberto Torricelli, modello 3 per don Camillo. Trasferitosi a Milano nel 1936, divenne redattore capo del “Bertoldo” e collaboratore della “Stampa” e del “Corriere della Sera”. Nel 1940 sposò Ennia Pallini, dalla quale ebbe i figli Alberto e Carlotta. Ai due anni successivi risalgono i primi romanzi. Tra il 1943 e il 1945 fu internato in lager in Germania e Polonia. Tornato a Milano, vi fondò con Giovanni Mosca il “Candido”, che ospitò nel 1948 la sua campagna contro il Fronte popolare cui seguirono negli anni critiche alla nuova classe dirigente e al costume politico e sociale che Guareschi scontò con condanne e un anno di reclusione. Tra il 1948 e il 1966 si situano i romanzi dedicati a don Camillo e Peppone, protagonisti del “mondo piccolo” della bassa padana e delle fortunate trasposizioni cinematografiche interpretate da Gino Cervi e Fernandel. Nel 1952 Guareschi si trasferì a Roncole Verdi dove, distaccandosi progressivamente dagli altri impegni, gestì inizialmente un’azienda agricola e quindi un caffè e un ristorante. Nel luglio 1968 morì a Cervia per infarto.

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1. La casa natale 2. Il museo “Il Mondo Piccolo” 3. Edizioni straniere dei libri di Guareschi nella Casa Archivio 4. Il Boscaccio 5. Il museo “Peppone e Don Camillo”

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Luzzara e dintorni Carte & Arte: un lascito diffuso

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ersonaggio di spicco della cultura italiana del Novecento Cesare Zavattini, dopo un veloce apprendistato come giornalista, critico e recensore, esordì come scrittore nel ‘31 col volume Parliamo tanto di me, primo di una lunga serie di opere letterarie. Nel dopoguerra, collaborando come soggettista e sceneggiatore con vari registi e soprattutto con Vittorio De Sica, partecipò alla realizzazione di alcuni dei capolavori del Neorealismo. Genio versatile, si occupò anche di teatro, poesia, radio, televisione e, con successo, di pittura. Zavattini era nato in una casa (ora demolita) in via Enzo Dalai. L’amore per la sua terra traspare nei volumi fotografici che realizzò su Luzzara: Un paese (1955), con Paul Strand, e Un paese vent’anni dopo (1976), con Gianni Berengo Gardin. Nel 1967 inaugurò, sempre a Luzzara, il ‘Premio Naïf’ e nel ’68 il Museo Nazionale delle Arti Naïves ospitato nell’ex Convento degli Agostiniani. Zavattini riposa nel cimitero di Luzzara. Un lascito culturale di grande importanza è il suo immenso archivio composto da alcune centinaia di migliaia di carte, donato dagli eredi 2 alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emi-

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cesare zavattini Luzzara 1902 – Roma 1989

lia. Esso comprende un fondo centrale, con varie serie e sottoserie che danno conto della sua multiforme attività, e alcune sezioni autonome – la Raccolta dei lavori cinematografici, l’Epistolario, la Raccolta degli Echi della stampa, la Sezione multimediale (foto, video, audio) – cui è aggregato un fornitissimo centro di documentazione libraria sulla sua opera. Collegata idealmente all’archivio ma depositata presso la Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia, è la sua Collezione dei dipinti (1938-1988). 3 1. Zavattini e De Sica 2. Zavattini a Luzzara 3. Enrico Fereoli, Il gigante di Luzzara, 1971 4. Zavattini, Grande autoritratto, 1970 5. Zavattini nel suo studio 6. Zavattini alla finestra della sua casa

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Ferrara Una casa, una citta’

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errara è protagonista di tutta l’opera letteraria di Giorgio Bassani. Qui lo scrittore ha vissuto l’infanzia e la giovinezza nella casa di Via Cisterna del Follo, con la grande magnolia nel giardino interno. Memorabili le riprese di Vittorio De Sica durante la lavorazione, nel 1970, del film Il giardino dei Finzi Contini, con Giorgio che rientra a casa e introduce la bicicletta nel portone, abbandonando la strada deserta e assolata. La lapide posta dal Comune nel 2009 è densa di giustificato lirismo: In questa casa / tanto amata / Giorgio Bassani / 1916–2000 / si aprì alla poesia / e all’alto impegno civile. Luogo della memoria è anche l’adiacente circolo del tennis “Marfisa d’Este”, frequentato dal giovane Bassani fino a quando non fu espulso in ottemperanza al Regio Decreto Legge 1779 del 15 novembre 1938 sulla difesa della razza. È la ragione per cui l’esordio letterario con Una città di pianura del 1940 avvenne sotto lo pseudonimo di Giacomo 2 Marchi. La nascita a Bologna non gli

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giorgio bassani Bologna 1916 – Roma 2000

impedì di eleggere Ferrara come cornice entro la quale ambientare i suoi capolavori. In più occasioni ammise di aver sempre mantenuto con la città un legame om3 belicale, che lo obbligava a ritornare non solo con la fantasia ma anche fisicamente. L’intero ciclo del Romanzo di Ferrara è costruito su spazi urbani che assumono funzione simbolica, restituendo al lettore percorsi verosimili ed emozionali. A riprova di tanta efficacia narrativa restano le belle pagine delle Storie ferraresi, dove sono messe a nudo le vette e gli abissi della vita di provincia. A Codigoro, dove si svolge la vicenda narrata nell’Airone, nel Palazzo del Vescovo, hanno sede la Fondazione Giorgio Bassani e la Biblioteca Comunale intitolata allo scrittore. A Ferrara un progetto pubblico prevede l’istituzione di un Centro studi bassaniani all’interno di Casa Minerbi.

4 1. La casa 2. Il portone d’ingresso e la lapide 3. Il circolo del tennis 4. Corso Ercole I d’Este, set del film “Il giardino dei Finzi Contini”

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Bologna Quella ‘prodigiosa casina’

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a casa di Renata Viganò in via Mascarella 63/2 al primo piano è ricordata con emozione da tante persone che l’hanno frequentata e le cui parole aiutano a ricostruire l’atmosfera che vi si respirava. La casa, ora privata e non segnalata, era stata comprata dalla famiglia con ciò che restava dopo il fallimento della ditta paterna di trasporti, circostanza che aveva costretto la Viganò a rinunciare agli studi di medicina. Renata cercò da subito lavoro e lo trovò come inserviente, poi infermiera e impiegata, al Brefotrofio di via D’Azeglio dove rimase per vent’anni. Fin da giovane si appassionò alla scrittura, alla quale poté dedicarsi solo più tardi ma con grande successo, visto che con L’Agnese va a morire vinse il premio Viareggio nel 1949 e Giuliano Montaldo ne trasse il film con Ingrid Thulin. L’esperienza della scrittura univa la Viganò e il marito Antonio Meluschi con il quale entrò appieno nella politica condividendo i duri anni della Resistenza e della lotta 2 partigiana. Sono proprio quelle vicen-

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renata viganò Bologna 1900 – 1976

de, in particolare il periodo della lotta nelle Valli di Campotto e Comacchio, che Renata racconta con semplicità e aderenza ai fatti attraverso l’immagine potente di Agnese che si identifica con quella dell’autrice. Nei ricordi di molti ospiti, la figura discreta ma forte della Viganò, che scrisse anche altri libri e articoli per diverse testate giornalistiche, 3 e quella del marito si sovrappongono a quella della casa, un luogo dalle straordinarie capacità attrattive, dove si discuteva di politica, letteratura e pittura e si beveva il vino clinto. La “prodigiosa casina!” la definì Marino Moretti, uno degli abituali frequentatori tra i quali Pasolini, Roberto Roversi, Romano Bilenchi, Carlo Levi, Sibilla Aleramo, Ezio Raimondi, Franco Antonicelli e Palmiro Togliatti.

1. La Viganò con il suo gatto 2. La casa con al centro la porta d’ingresso 3. Sergio Vezzali, immagine per la copertina del catalogo Matrimonio in Brigata, 1995 4. La Viganò nella sua casa

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Cervia Ricordando la Caravella

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razia Deledda / rivide qui / i profili scarni dei suoi isolani / incisi come acqueforti: con queste parole inizia la memoria scritta da Aldo Spallicci, gran cantore della romagnolità, sulla lapide murata all’esterno del villino, nella zona marittima di Cervia, abitato per una decina di stagioni dalla scrittrice sarda fino alla scomparsa avvenuta a Roma nel 1936. A Cervia la Deledda era giunta per la prima volta nel 1920, invitata dalla giovane amica Lina Sacchetti. Qui aveva dapprima trovato alloggio a Villa Igea nel borgo dei pescatori sul porto canale: un edificio con due torrette, due grandi terrazze e, al piano terra, le colonne rivestite di rose rampicanti. La caravella: così fu chiamata la casa acquistata 2 forse con i proventi del Premio Nobel per la letteratura (1927). Fu una vera casa per scrivere, come attesta l’amico Antonio Baldini (Nella sua piccola casa sul mare per tre lustri ogni anno ritornando…) nella sua epigrafe per la lapide posta nel 1938 lungo la galleria del Palazzo Comuna3

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grazia deledda Nuoro 1871 – Roma 1936

le. Subito dopo la morte della Deledda il villino fu però alienato, ed è oggi di proprietà privata. All’esterno conserva l’originario aspetto di residenza balneare e presenta ancora il caratteristico “color biscotto” sovente ricordato dalla scrittrice nelle sue novelle. Del legame di Grazia Deledda con la “bella ventosa Cervia” non mancano importan4 ti memorie. E’ così possibile ‘riambientare’ i soggiorni estivi della scrittrice sarda, che per oltre una quindicina di anni, preferì il paesaggio incontaminato e la tranquillità del litorale adriatico romagnolo alla più mondana Viareggio. Attratta certamente anche dal buon nome di scrittori residenti sulla costa adriatica (Marino Moretti a Cesenatico e Alfredo Panzini a Bellaria, abituali terminali delle scorrerie balneari del giovane ed estroso de Pisis) a Cervia Grazia Deledda potè ben presto scrivere che “sento di essere già la padrona del luogo: tutto mi piace, le stanze non troppo grandi ma ariose e fresche, la cucina, il piccolo portico e sopra tutto la terrazza: sulla terrazza mi pare di riavermi dopo un lungo svenimento: rivedo l’azzurro del cielo, e nell’alto del mare sento l’alito stesso della speranza.” Una notevole opera d’arte si lega fin dal 1956 al ricordo della celebre scrittrice, sul lungo mare, a pochi passi dalla Caravella: si tratta del gruppo scultoreo del noto artista 5 romagnolo Angelo Biancini, con le figure di una pastorella e di una pescivendola, donne di terre lontane, ma simbolicamente vicine nel nome di Grazia Deledda. 1. La casa 2. Il viale della stazione all’epoca della scrittrice 3. Grazia Deledda 4. Opuscolo inaugurale della scultura di Biancini 5. L’interno della casa 6. Il monumento di Biancini

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Cannuzzo di Cervia Nel paesaggio del dialetto

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elle note biografiche del poeta Tolmino Baldassari (1927–2010) si insiste sull’appartenenza del suo dialetto al luogo natale, Casti­glione di Cervia, quasi a rimarcare una diversità ed un’identità nella complessa geografia del vernacolare romagnolo. Ma certo è stato fonte inesauribile d’ispirazione il luogo scelto da Baldassari per vivere dal 1951 in avanti, a Cannuzzo, non molto distante dal castiglionese, ma più verso la campagna cesenate, là dove il fiume Savio s’incurva in una delle sue anse più estese. La casa per scrivere di Tolmino Baldassari la si può vedere dal ciglio della strada provinciale, oltre la siepe, con la sua struttura da villino tipicamente d’età postbellica, soprattutto funzionale al vivere in ambiente agreste. Dopo la scomparsa del poeta, la casa continua ad essere abitata dalla sua famiglia, ma è un tradizionale punto d’incontro per vecchi e nuovi amici ed estimatori di Baldassari. Su iniziativa della Biblioteca Comunale di Cervia, alla quale lo scrittore ha destinato la propria raccolta di libri, nella corte esterna si tengono spettacoli e recite, in un contatto diretto con la natura, fonte costante d’ispirazione per il poeta. Innumerevoli sono le sue liriche che rimandano allo spazio del suo vivere, fin dal titolo, come nel caso della celebre Canutir (2006): l’è pasê i canutir ch’i lanséva / a j en vest int la curva de’ fium / j è sparì sânza vós. i d’intórna / j è pasé cvânt e’ mònd l’éra férum / un s’avdéva un us. ël a vulê / l ’éra un dè cun e’ sól ch’e’ gvardéva / a j

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tolmino baldassari Cervia 1927 – 2010

ò vest a pasê a so sicur / e j è fìrum j è fìrum cun me (sono passati i canottieri che ansimavano li abbiamo visti nella curva del fiume sono spariti senza voci d’intorno sono passati quando il mondo era 2 fermo non si vedeva un uccello volare era un giorno con il sole che guardava li ho visti passare sono sicuro e sono fermi sono fermi con me). Durante gli incontri a Casa Baldassari viene aperto anche il salotto-studio di Tolmino fasciato dalla libreria con edizioni d’arte e di letteratura, con il suo tavolino da lavoro, la macchina da scrivere con i suoi indelebili segni di bianchetto. Tolmino Baldassari è stato bracciante, meccanico, funzionario politico e sindacalista. Ha ricoperto la carica di consigliere comunale di Cervia dal 1951 al 1956 e dal 1964 al 1989. Autodidatta, ha maturato col tempo una vasta cultura letteraria, coltivando anche un certo interesse per le arti visive. Ha esordito come poeta in dialetto romagnolo nel 1975 con la raccolta Al progni sérbi, presentata da Umberto Foschi. Numerose sono le edizioni di sue liriche (tra le altre, La campâna, Forlì 1979; La néva, Forlì 1982; Ombra d’luna, Udine 1993; I vìdar, Faenza 1995; L’éva, Villa Verucchio 2002) e le collaborazioni con riviste di poesia e letteratura. Da qualche tempo, l’opera poetica di Tolmino Baldassari è oggetto di attenzioni particolari da parte di qualificati studiosi del dialetto romagnolo (Bellosi, Lauretano) e di giovani ricercatori universitari. E’ annunciata la pubblicazione di scritti inediti.

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1. Il salotto-studio 2. Tolmino Baldassari 3. Il tavolino da lavoro di Baldassari

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Pennabilli Un santuario dei pensieri

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Pennabilli Tonino Guerra si è trasferito nel 1985, andando ad abitare in quella che battezzò la “Casa dei mandorli” con il suo giardino a terrazze pieno di piante, fiori, formelle e sculture, con angoli zen e con poltroncine di vimini sulle quali lo scrittore amava sedersi. Nel punto più alto, nella parete rocciosa, c’è il luogo che egli ha scelto come sepoltura: da lì può continuare a guardare il suo panorama preferito, la valle verso la foce del Marecchia. La casa, rallegrata dalle tende con farfalle colorate, racconta la vita e gli incontri dello scrittore, come quello con la moglie moscovita Lora, che tuttora vi abita e che conobbe in Russia, paese al quale era legatissimo e dal quale continuano a giungere numerosi visitatori. Oggetti, opere, scritti, fotografie parlano di quei soggiorni, della guerra e della prigionia, delle persone che Guerra ha conosciuto e con le quali ha lavorato nella sua lunga vita di poeta, narratore, sceneggiatore e artista: le gabbie e i cavallini acquistati nei mercati, i doni ricevuti, come quelli del regista Parazdanov, l’acquerello di Antonioni, le immagini con Fellini, i ricordi di Rosi, Anghelopoulos, Tarkovsky e di altri registi con i quali ha realizzato alcuni tra i più bei film della storia del cine2 ma; e ancora, le “lanterne di Tolstoj”

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tonino guerra Santarcangelo di Romagna 1920 – 2012

sculture in ferro, e i cosiddetti “mobilacci”, mobili non utili, che amava disegnare e far realizzare, così come faceva per la ceramica e le tele stampate, con l’intento di conferire nuova vitalità all’artigianato artistico. Della sua poetica visione del mondo Tonino Guerra ha permeato tutta Pennabilli, creando all’aperto percorsi e allestimenti che invitano a riflettere o creano momenti gioiosi, come “Il Santuario dei pensieri” o “L’angelo coi baffi”, e dove ha fondato con le istituzioni locali l’Associazione culturale che conserva e promuove il suo patrimonio artistico nella suggestiva sede espositiva “Il Mondo di Tonino Guerra”, situata nei sotterranei dell’Oratorio della Misericordia.

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5 1. La valle del Marecchia 2. Ritratto di Tonino Guerra e di sua moglie 3. La sala da pranzo 4. Uno dei “mobilacci” 5. Il “Santuario dei pensieri” 6. Una sala del “Mondo di Tonino Guerra”

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Sant’Alberto di Ravenna Il ricordo e la lettura

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attuale sede della Biblioteca Comunale di Sant’Alberto è stata la casa in cui trascorse l’infanzia il poeta Olindo Guerrini. Ricordato soprattutto come maestro di verismo con i versi pubblicati sotto lo pseudonimo di Lorenzo Stecchetti, Guerrini fu anche un erudito bibliotecario, per molti anni fu direttore della Biblioteca Universitaria di Bologna, e un arguto critico letterario. Il suo ricordo a Sant’Alberto è ancora vivissimo, così come è amata la casa che suo figlio Guido ha voluto donare al Comune di Ravenna. Disposta su due piani, è composta da dieci stanze di cui tre adibite a biblioteca, una a sala riunioni e le rimanenti destinate a iniziative e attività varie. Casa Guerrini è oggi un centro culturale molto attivo che ospita conferenze, mostre, corsi e laboratori; il cortile interno diventa durante i periodi estivi un luogo ideale per proiezioni, recite e spettacoli. Al piano terra è collocata la Biblioteca comunale, con un fondo aperto al prestito, prevalentemente di letteratura, e una 2 piccola emeroteca con riviste di

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olindo guerrini Forlì 1845 – Bologna 1916

argomento naturalistico-scientifico e di informazione locale. La casa ospita anche la Sala di lettura della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Sant’Alberto, nella quale si trova il Fondo Guerrini, una raccolta di oltre duemila volumi datati ai secoli XVIII-XX, catalogati in SBN. Il Fondo, istituito nel 1872 come Biblioteca popolare circolante dallo stesso Olindo Guerrini, è concesso in uso alla Biblioteca. Si deve alla Società Operaia l’arredo di alcuni spazi della casa con pannelli il3 lustrativi del fondo librario e dei personaggi che hanno contribuito ad animare la vita culturale di Sant’Alberto. Casa Guerrini è anche sede di incontro per bambini e ragazzi con una sala lettura e un laboratorio.

4 1. Casa Guerrini 2. Olindo Guerrini 3. Olindo Guerrini 4. Casa Guerrini

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Forlimpopoli Tra i libri del mangiar bene

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a casa natale di Pellegrino Artusi non esiste più, la si può vedere solo in riproduzioni fotografiche. Ma quella che oggi si chiama Casa Artusi, ed è situata nell’antica struttura conventuale che comprende la chiesa dei Servi, onora e conserva degnamente la memoria dell’illustre personaggio. Di Casa Artusi fanno parte spazi e strutture come la Biblioteca Civica a lui intitolata - che ospita anche la Collezione Artusiana, con l’archivio e la libreria dello scrittore, e la Raccolta di gastronomia italiana - il ristorante, la scuola di cucina, lo spazio eventi. Dopo gli studi a Bertinoro e Bologna dove si appassionò ai classici, Artusi tornò a Forlimpopoli e seguì le attività commerciali della drogheria paterna fino all’età di trent’anni. Trasferitosi con la famiglia a Firenze a seguito del saccheggio e delle violenze subite dalla banda del Passatore, lavorò a Livorno prima di fondare un Banco di sconto nel capoluogo toscano, ritirandosi dall’attività nel 1870. Si rivolse quindi alla scrittura, occupandosi di Ugo Foscolo e Giuseppe Giusti, e si dedicò con particolare interesse alle ricette culinarie che riunì nel famosissimo La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, edito nel 1891, che dopo le iniziali difficoltà di pubblicazione diventò il bestseller della gastronomia italiana e fu tradotto nelle principali lingue. Costruito con la “partecipazione” di interlocutori e corrispondenti, sulla base delle tradizioni culinarie locali e con oltre 700 ricette,

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pellegrino artusi Forlimpopoli 1820 – Firenze 1911

il libro trasmette, in un linguaggio colto ma al tempo stesso di semplice comprensione e di divertente lettura, la ricchezza di idee e di prodotti della nostra cucina e rappresenta di fatto la prima opera di cultura gastronomica nazionale.

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1. La casa di Artusi, terza da sinistra con la facciata bianca, in una foto d’epoca 2. La Biblioteca di Casa Artusi 3. Corte Casa Artusi 4. Mario Bertozzi, Monumento a Pellegrino Artusi, 2007

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LUOGHI - CASE - MUSEI Museo Illica - Via Sforza Caolzio - 29014 Castell’Arquato - Pc www.comune.castellarquato.pc.it; www.castellarquatoturismo.it Fondazione Magnani Rocca - 43029 Mamiano di Traversetolo - Pr www.magnanirocca.it Museo Muratoriano - Via Pomposa, 1 - 41011 Modena www.turismo.comune.modena.it Casa Ariosto - Via Ariosto, 67 - 44100 Ferrara www.artecultura.fe.it Mauriziano - via Pasteur, 11 - 42100 Reggio Emilia www.comune.re.it Casa Carducci - Piazza Carducci, 5 - 40125 Bologna www.casacarducci.it Casa Monti - Via Passetto, 3 - 48011 Alfonsine - Ra www.casemuseoromagna.it Il Cardello - Via Il Cardello, 9 - 48018 Casola Valsenio - Ra www.casemuseoromagna.it Villa Saffi - Via Firenze, 164 - San Varano - 47100 Forlì - Fc www.casemuseoromagna.it Casa Renato Serra - Via Carducci, 29 - 47521 Cesena - Fc www.casemuseoromagna.it Archivio Renato Serra – Biblioteca Malatestiana – Piazza Bufalini – 47521 Cesena-Fc www.malatestiana.it Casa Moretti - Via M. Moretti, 1 - 47042 Cesenatico - Fc www.casemuseoromagna.it Casa Pascoli - Via G. Pascoli, 46 - 47030 San Mauro Pascoli - Fc www.casemuseoromagna.it Casa Panzini - Via Pisino, 1 - 47814 Bellaria - Rn www.casemuseoromagna.it Casa natale Guareschi - Piazza “Grande” - Fontanelle - 43010 Roccabianca - Pr Museo “Il Mondo Piccolo” - Strada Villa, 18 - Fontanelle - 43010 Roccabianca - Pr www.mondopiccolo.it Centro del Boscaccio - Museo Giovannino Guareschi - Diolo - 43019 Soragna - Pr www.turismo.parma.it Casa Museo “Giovannino Guareschi” - Via della Processione, 160 - 43010 Roncole Verdi - Pr www.giovanninoguareschi.com Museo di Peppone e Don Camillo - Apt - Pro Loco - Via De Amicis, 2 - 42041 Brescello - Re www.comune.brescello.re.it Museo Brescello e Guareschi, il territorio e il cinema - Via Cavallotti, 24 - 42041 Brescello - Re www.comune.brescello.re.it Archivio Cesare Zavattini - Biblioteca Panizzi - Via Farini, 3 - 42121 Reggio Emilia www.cesarezavattini.it Fondazione Un Paese - Museo Nazionale delle Arti Naïves “Cesare Zavattini”- 42045 Luzzara - Re www.fondazioneunpaese.org Casa Giorgio Bassani - Via Cisterna del Follo, 1 - 44100 Ferrara Fondazione Giorgio Bassani - Riviera Cavallotti, 27 – 44021 Codigoro - Fe www.fondazionegiorgiobassani.it Casa Renata Viganò - Via Mascarella, 63/2 - 40126 Bologna Casa Grazia Deledda - Viale Cristoforo Colombo, 65 – 48015 Cervia - Ra www.turismo.comunecervia.it Lapide a Grazia Deledda - Piazza Giuseppe Garibaldi, 1 – 48015 Cervia - Ra www.turismo.comunecervia.it Casa Tolmino Baldassari - Via Salara Provinciale 151 - 48015 Cannuzzo di Cervia - Ra www.biblioteca.comunecervia.it Il Mondo di Tonino Guerra - Via dei Fossi, 4 – 47864 Pennabilli - Rn www.associazionetoninoguerra.it Casa Olindo Guerrini - Via Guerrini, 60 – 48020 Sant’Alberto – Ra www.sistemamusei.ra.it Casa Artusi - Via Costa, 27 – 47034 Forlimpopoli – Fc www.casartusi.it Per informazioni su luoghi, case e musei considerati in questa pubblicazione si veda il sito web IBC: www.ibc.regione.emilia-romagna.it


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