Francescani e politica nelle autonomie cittadine dell’Italia basso-medioevale

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FRANCESCANI E POLITICA NELLE AUTONOMIE CITTADINE DELL’ITALIA BASSO-MEDIOEVALE

Atti del convegno di studio svoltosi in occasione della XXVI edizione del Premio internazionale Ascoli Piceno (Ascoli Piceno, Palazzo dei Capitani, 27 - 29 novembre 2014) a cura di ISA LORI SANFILIPPO e ROBERTO LAMBERTINI

ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO ROMA 2017


III serie diretta da Antonio Rigon

Fondazione Cassa di

Istituto storico italiano Risparper il medio evo

Coordinatore scientifico: ISA LORI SANFILIPPO Redattore capo: SALVATORE SANSONE Redazione: SILVIA GIULIANO ISBN 978-88-98079-65-0 Stabilimento Tipografico «Pliniana» - V.le F. Nardi, 12 - Selci-Lama (Perugia) - 2017


ROBERTO LAMBERTINI

Premessa



«...ad civitatem Esculanam applicuit»: con queste parole Tommaso da Celano, nella Vita beati Francisci, introduce un capitolo che descrive il successo della predicazione di Francesco d’Assisi e la forza taumaturgica che promanava da ciò con cui il Santo entrava in contatto1. Con questo brano l’agiografo ha consegnato ai posteri la notizia di una presenza dell’Assisiate nella città sul Tronto, non indicando, tuttavia, quando ciò si sia verificato. Eruditi e storici si sono misurati con il problema. Nel dibattito intervenne tra gli altri anche Giacinto Pagnani, l’indimenticato protagonista della inimitabile seconda stagione di «Picenum Seraphicum»2, dedicando una breve ma sostanziosa monografia a I viaggi di S. Francesco d’Assisi nelle Marche, pubblicata nella collana «Studi e testi della Deputazione di Storia Patria per le Marche»3. Nella sua trattazione, Pagnani distingueva tra località marchigiane in cui la presenza di Francesco è da considerarsi accertata e quelle che erano state “probabilmente” visitate dal frate di Assisi. Tra le prime spiccava Ascoli, proprio sulla base della testimonianza tramandata dalla Vita beati Francisci di Tommaso da Celano4. In modo più che comprensibile in considerazione della finalità dell’opera bio-agiografica, Tommaso da Celano non fornisce che vaghe indicazioni temporali: la pre-

1 Edizione critica del testo: THOMAS DE CELANO, Vita prima, c. XXII, in Fontes Franciscani, cur. E. MENESTÒ - S. BRUFANI cum aliis, Santa Maria degli Angeli-Assisi 1995, p. 337. 2 Si vedano F. ALLEVI, Il padre Pagnani e il suo tirocinio di storico sarnanese, «Picenum Seraphicum», 17 (1984-87), pp. 299-305; B. PULCINELLI, Pagnani Giacinto francescano e scrittore - bibliografia, ibid., pp. 307-312. Tutto il fascicolo di «Picenum Seraphicum», 29 (2014), è dedicato ai suoi interessi storiografici: è consultabile online all’indirizzo: https://riviste.unimc.it/index.php/pi_ser (ultimo accesso: 5 maggio 2017). 3 G. PAGNANI, I viaggi di S. Francesco d’Assisi nelle Marche, Milano 1962. 4 Ibid., pp. 49-56.


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senza di Francesco ad Ascoli si collocherebbe in un periodo di predicazione itinerante, dopo la predica agli uccelli, che secondo Celano avrebbe avuto luogo a Bevagna5. Sulla base di queste esili tracce, ben consapevole degli inevitabili aspetti congetturali del suo lavoro, Pagnani proponeva, facendo proprio un giudizio del Sabatier sulla data della predica agli uccelli, il 1215 come l’anno più verosimile per la predicazione di Francesco a Ascoli6. Non si possono tuttavia escludere altre ipotesi, visto che l’autore della Vita beati Francisci narra l’episodio di Bevagna dopo quello dell’incontro di Francesco con il Sultano, avvenuto nel contesto della quinta Crociata, e datato tra 12191220: lo evidenzia Roberto Rusconi, nella sua esemplare voce per il Dizionario biografico degli Italiani7. D’altro canto tuttavia, lo stesso Tommaso da Celano, in una testimonianza scoperta molto recentemente (quasi vent’anni dopo il lavoro di Rusconi) da Jacques Dalarun e oramai nota come Vita brevior, databile a qualche anno dopo la Vita beati Francisci, certo prima del 1239, menziona invece l’episodio di Bevagna prima del viaggio in Egitto8. Si tratta di un ulteriore esempio che valorizza un risultato del fervore di studi francescani compiuti negli anni successivi alla pubblicazione dell’opera di Pagnani: l’acquisita consapevolezza dei pericoli di ordine metodologico derivanti dal tentativo di proiettare su di una scala cronologica univoca le informazioni contenute in testimonianze bio-agiografiche9.

5 Nella foltissima bibliografia su questa fonte, mi limito a R. PACIOCCO - F. ACCROCCA, La leggenda di un santo di nome Francesco. Tommaso da Celano e la Vita beati Francisci, Milano 1999 e alla sintetica presentazione in F. URIBE, Introduzione alle fonti agiografiche di San Francesco e santa Chiara d’Assisi, Assisi 2002, pp. 62-85. 6 PAGNANI, I viaggi cit., p. 53. 7 R. RUSCONI, Francesco d’Assisi nelle fonti e negli scritti, Padova 2002, pp. 49-50; questo testo era già uscito come R. RUSCONI, Francesco d’Assisi, santo, in Dizionario biografico degli Italiani, 49, Roma 1997, ora consultabile anche online: http://www.treccani.it/enciclopedia/santo-francesco-d-assisi_(Dizionario-Biografico)/ (ultimo accesso: 5 maggio 2017). 8 J. DALARUN, Thome Celanensis Vita beati patris nostri Francisci (Vita Brevior), «Analecta Bollandiana», 133 (2015), pp. 23-86; per la menzione di Bevagna, pp. 48-49. 9 Ricordo a questo proposito l’opera di un maestro recentemente scomparso, G. MICCOLI, Francesco d’Assisi. Realtà e memoria di un’esperienza cristiana, Torino 1991, che alle pp. 190-263 affronta ex professo il tema del rapporto tra agiografia e storia; cfr. anche RUSCONI, Francesco d’Assisi nelle fonti cit., p. 9: «da ciò deriva la difficoltà a fissare una datazione attendibile degli avvenimenti, qualora non intervenga altra documentazone, dal momento che nelle biografie agiografiche essi vengono collocati, in genere, secondo una cronologia relativa».


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Si è quindi comportata in modo del tutto condivisibile l’amministrazione comunale di Ascoli, guidata dal sindaco Guido Castelli, fissando nel 2015 l’anno cardine di una lunga serie di iniziative centenarie francescane, che hanno trovato a mio giudizio nella mostra Francesco nell’arte da Cimabue a Caravaggio, tenuta tra marzo e giugno 2016, uno dei momenti culturalmente più significativi10. Sarebbe tuttavia una deformazione prospettica ridurre all’episodio ricordato nella Vita beati Francisci il rapporto tra la città di Ascoli Piceno e le esperienze religiose che a Francesco si sono rifatte, ispirandosi al suo esempio e curandone la memoria. Se gli esperti ancora discutono quale possa essere stato il primissimo insediamento dei Frati Minori ad Ascoli11, è comunque accertato, per il 1237, un significativo lascito che già testimonia di un rapporto che si direbbe consolidato con famiglie cittadine di un certo riguardo12. A metà degli anni Cinquanta del XIII secolo si colloca il trasferimento del convento dei frati minori dalla località di Campo Parignano alla centralissima collocazione della chiesa di San Francesco tutt’ora esistente13, operazione di grande rilievo non solo per l’Ordine, ma anche per il tessuto urbano e tutta la vita cittadina, come testimoniato perfino da non trascurabili resistenze14. Se questo riguarda i Frati Minori, Ascoli si segnala anche per una notevole vivacità delle presenze religiose femminili che in diversi modi, come la storiografia più recente ci ha ormai insegnato, erano in connessione con l’esperienza francescana. I numerosi insediamenti femminili ascolani sui

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Se ne veda il catalogo, Francesco nell’arte da Cimabue a Caravaggio, cur. G. MORELLO - S. PAPETTI, Cinisello Balsamo 2016. 11 Si vedano a questo proposito anche le recenti riflessioni di M.E. GRELLI, 1215: San Francesco ad Ascoli. I francescani nel territorio ascolano nel XIII secolo in Francesco nell’arte cit., pp. 41-49, ma da non dimenticare il saggio del compianto storico ascolano G. GAGLIARDI, I primordi francescani ad Ascoli, in I Francescani dalle origini alla controriforma, cur. GAGLIARDI. Atti del corso del piano provinciale di aggiornamento per docenti e dirigenti delle scuole elementari e delle medie inferiori e superiori (Ascoli Piceno 2002-2003), Ascoli Piceno 2005, pp. 249-263. 12 Già lo evidenziava PAGNANI, I viaggi cit., p. 53. 13 G. MICOZZI, La chiesa di San Francesco di Ascoli Piceno, in I Francescani cit., pp. 177247. 14 G. PAGNANI, Il più antico convento francescano di Ascoli Piceno, «Picenum Seraphicum», 7 (1970), pp. 209-221; i principali documenti relativi, provenienti dal fondo dell’Abbazia cisterciense di Fiastra, sono stati ora riediti in Le carte di Chiaravalle di Fiastra, VIII (1256-1265), cur. G. ANCIDEI, Spoleto 2014, pp. 139-148.


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quali si disponeva di una monografia descrittiva15, sono stati oggetto di indagini anche recenti e storiograficamente avvertite16. Né sono mancati coinvolgimenti dei Frati Minori in controversie con altre realtà religiose, a partire dalle tensioni con le comunità che negli anni Cinquanta del Duecento sarebbero state unificate come Eremiti di Sant’Agostino17. Non fu trascurabile neppure il ruolo dei medesimi Frati Minori nell’azione repressiva ai danni di Domenico Savi, originale figura di laico religioso noto meno propriamente anche come Meco del Sacco18. Com’è ovvio, l’elenco potrebbe continuare, e farebbe emergere una fase particolarmente densa con l’Osservanza, ma anche sospendendo alle prime decadi del XIV secolo questa riflessione, si coglie lo spessore della presenza minoritica, in alcune delle sue molteplici valenze, nella società cittadina ascolana19, che la rendono parte integrante del vivacissimo mondo politico, culturale e religioso delle autonomie cittadine italiane negli ultimi secoli dell’età mediana20. Quando il presidente dell’Istituto Superiore di Studi Medievali “Cecco d’Ascoli”, Luigi Morganti, senza dubbio di concerto con il primo cittadino di Ascoli Piceno, con largo anticipo propose al Comitato Scientifico, presieduto da Antonio Rigon, di dare un proprio contributo all’iniziativa francescana dell’amministrazione comunale, il Comitato aderì organizzando il convegno tenutosi poi tra 27 e 29 novembre 2014 e i cui atti sono riuniti nel presente volume. Dal 2005 il Comitato Scientifico aveva impostato l’at-

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R. GIORGI, Le clarisse in Ascoli, Fermo 1968. F. BARTOLACCI, Il complesso mondo delle donne. Indagine sugli insediamenti “francescani” femminili nelle Marche durante il pontificato di Gregorio IX, «Franciscana», 14 (2012), pp. 121-150: 138-147. 17 Per questi problemi si veda in particolare il saggio di E. CALILLI NARDINOCCHI, Insediamenti degli Ordini Mendicanti in Ascoli Piceno, «Picenum Seraphicum», 15 (197980), pp. 213-238; alcuni interventi papali a questo proposito sono stati presentati in A. FRANCHI, Ascoli pontificia, II (dal 1244 al 1300), regesti a cura di L. CIOTTI, Ascoli Piceno 1999, in part. p. 69. 18 S. BENEDINI, Un processo ascolano tra sospetti d’eresia e abusi inquisitoriali, «Picenum Seraphicum», 19 (2000), pp. 171-207; G. GAGLIARDI, Meco del Sacco. Un processo per eresia tra Ascoli e Avignone, in L’età dei processi. Inchieste e condanne tra politica e ideologia nel ’300, cur. A. RIGON - F. VERONESE. Atti del Convegno Ascoli Piceno (30 novembre-1 dicembre 2007), Roma 2009, pp. 305-316. 19 Quanto alla storia sociale e politica di Ascoli, si veda la precisa e aggiornatissima sintesi di G. PINTO, Ascoli Piceno, Spoleto 2013. 20 Su questo tema, la recentissima raccolta di saggi di A. RIGON, Antonio di Padova. Ordini mendicanti e società locali nell’Italia dei secoli XIII-XV, cur. M.T. DOLSO - D. GALLO, Spoleto 2016.


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tività convegnistica promossa dall’Istituto nel segno dell’incontro di politica, cultura e società nelle autonomie cittadine basso medievali21. Parve quindi coerente proporre un convegno non strettamente “francescanistico”, ma piuttosto orientato al rapporto tra Ordine dei Minori, politica e società nell’Italia tra XIII e XV secolo. Il risultato è stato quello di offrire un quadro, pur solo abbozzato a grandi linee, all’interno del quale potessero essere storicamente più comprensibili anche le vicende ascolane, in quanto inserite in un contesto pertinente. Da quella scelta iniziale, pur con le ovvie mediazioni dovute alle fasi dell’organizzazione, dello svolgimento effettivo dell’incontro di studio e della rielaborazione scritta dei contributi, deriva l’articolazione di questo volume. Dopo il saluto inaugurale di Antonio Rigon, la prolusione di Grado Merlo è dedicata alle due anime che egli riconosce nell’Ordine, distinguendo tra “francescanesimo” e “minoritismo”, nel loro rapporto con la politica. Maria Pia Alberzoni si è concentrata sul ruolo svolto dall’Ordine nel conflitto tra Federico II e il Papato22, mentre Marina Gazzini ha affrontato, a partire dalla figura del francescano Gerardo da Modena, le tensioni che hanno caratterizzato la stagione religioso/politica del movimento dell’ “Alleluja” negli anni Trenta del Duecento. Lo storico dell’arte Furio Cappelli si è occupato di committenze artistiche, architettoniche e figurative di primo livello (tra curia pontificia e regno angioino), fortemente connesse con temi e personaggi francescani. Istituzioni politiche dell’Italia comunale, ceti nobiliari e regimi signorili nei loro rapporti con i Frati Minori sono oggetto di indagine rispettivamente nei saggi di Michele Pellegrini, Andrea Tilatti e Jean-Baptiste Delzant, che contribuiscono a una migliore comprensione di una realtà complessa e irriducibile rispetto a chiavi di lettura unilaterali. Luca Marcelli ha trattato il rapporto tra vita economica dei conventi francescani e comuni, facendo incontrare,

21 Per rendersene conto è sufficiente una rapida scorsa, nel catalogo dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, ai titoli della collana in cui si inserisce anche il presente volume: http://www.isime.it/index.php/pubblicazioni/atti-del-premio-internazionaleascoli-piceno-iii-serie (ultimo accesso: 5 maggio 2017). 22 Maria Pia Alberzoni, che pur invitata non aveva potuto presenziare al Convegno per una sovrapposizione di impegni, ha inviato in seguito il suo contributo; purtroppo Maria Elma Grelli è stata costretta a rinunciare a a consegnare la versione scritta a causa dei recenti eventi sismici che hanno colpito anche Ascoli Piceno: si veda comunque il suo articolo citato alla nota n. 11. In questi atti si rileva la mancanza anche dei contributi di Raimondo Michetti e Sylvain Piron, non acquisibili per diversi ordini di ragioni. Per loro, come anche per Maria Elma Grelli, restano sempre aperte le pagine di «Picenum Seraphicum», quando i loro saggi saranno giunti a maturazione.


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in maniera innovativa e con un ampio sguardo alla realtà italiana, documentazione normativa e amministrativa, sia dei Frati Minori, sia delle autonomie cittadine. Rosa Maria Dessì ha messo a fuoco il ruolo politico ed ecclesiastico svolto da due Frati Minori, l’inquisitore Accursio Bonfantini e il cancelliere di Carlo di Calabria Raimondo di Maussac, nel drammatico epilogo della vita di Cecco d’Ascoli. Il contributo dei Frati Minori al ‘discorso politico’ visconteo è rappresentato dallo studio di Barbara Baldi sull’orazione di Pietro Filargis (il futuro papa ‘pisano’ Alessandro V) pronunziata in occasione del conseguimento del titolo di duca da parte di Gian Galeazzo, mentre Marina Benedetti si proietta verso un periodo successivo, reinterpretando sulle basi di nuovi elementi le vicende dello scontro milanese tra Bernardino da Siena e il maestro d’abaco Amedeo Landi, uno scontro in cui emergono le resistenze, in alcuni ambienti cittadini, al progetto religioso e politico perseguito dall’Osservanza. Alle valenze politiche della predicazione osservante è dedicato infine il saggio sulla predicazione di una figura molto presente anche nella scena ascolana: Giacomo da Monteprandone. Valorizzando i risultati di sue recenti ricerche manoscritte, Lorenzo Turchi offre un contributo alla conoscenza dei suoi sermones de pace23. Il Convegno organizzato dall’ISSM si tiene di norma in concomitanza con il conferimento del Premio internazionale “Ascoli Piceno”: nel 2014 il riconoscimento è andato ad Attilio Bartoli Langeli: il volume si chiude quindi con la lectio magistralis di uno studioso che molto ha meritato, con la sua concentrazione sulla natura della documentazione in tutti i suoi aspetti, sia nel campo degli studi francescani, sia in quelli relativi alla cultura delle autonomie cittadine bassomedievali. Considerando il risultato del percorso della genesi di questo volume, che mette a fuoco vari aspetti di un rapporto complesso, quello tra Frati Minori e autonomie cittadine del Basso Medioevo, mi pare che esso costituisca non solo un contributo alle iniziative culturali ascolane, nella scia della migliore tradizione dell’Istituto Superiore di Studi Medievali, ma anche la dimostrazione che varie tendenze della storiografia medievistica italiana, se e quando si pongono su di un terreno di collaborazione costruttiva, possono interagire in maniera feconda. Si tratta di un’ulteriore ragione per essere grati all’Istituto storico italiano per il Medio Evo che ne ha resa possibile la pubblicazione.

23 Al Convegno l’intervento di Lorenzo Turchi è stato condotto in collaborazione con Francesco Nocco, che ha dovuto rinunciare a pubblicare il suo contributo.


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