I DOCUMENTI DI S. GIORGIO IN BRAIDA DI VERONA II (1151-1165)

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ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO


ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO

FONTI PER LA

STORIA DELL’ITALIA MEDIEVALE

REGESTA CHARTARUM

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ROMA NELLA SEDE DELL’ISTITUTO PALAZZO BORROMINI PIAZZA DELL’OROLOGIO 2015


I DOCUMENTI DI S. GIORGIO IN BRAIDA DI VERONA II (1151-1165) a cura di Antonio Ciaralli

con la collaborazione di Andrea Castagnetti, Massimiliano Bassetti, Gian Maria Varanini

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ROMA NELLA SEDE DELL’ISTITUTO PALAZZO BORROMINI PIAZZA DELL’OROLOGIO 2015


Il presente volume è stato realizzato con i contributi assegnati dal Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca (MIUR) al PRIN «Società e istituzioni a Verona nella documentazione inedita dell’Archivio Segreto Vaticano»

Coordinatore scientifico: Isa Lori Sanfilippo Redattore capo: Salvatore Sansone

ISSN 1722-9405 ISBN 978-88-98079-37-7


PREMESSA

L’edizione che col presente volume prende corpo per i tipi dell’Istituto storico italiano per il medio evo, destinazione insieme naturale e illustre, ha una storia lunga, se non anche travagliata. Essa nasce da una proposta di ricerca avanzata da Andrea Castagnetti al Ministero dell’università e della ricerca scientifica e da quell’ente finanziata, una prima volta, nel biennio 2001-20021. Scopo del progetto, ben presto allargatosi alla partecipazione dello scrivente e di Gian Maria Varanini, era l’edizione e quindi lo studio dei documenti entro il XII secolo di pertinenza veronese conservati nel Fondo veneto (d’ora in poi FV) I e II dell’Archivio segreto vaticano2. Nella sostanza, si trattava di pubblicare le pergamene di due importanti enti religiosi e monastici della città veneta: quello relativo alla chiesa di S. Pietro in Castello3 e quello appartenuto al monastero e poi chiesa e canonica di S. Giorgio in Braida4. Sebbene l’inventariazio-

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Il progetto, dal titolo Società e istituzioni a Verona nella documentazione inedita dell’Archivio Segreto Vaticano, era inserito in un più ampio programma di ricerca coordinato da Gherardo Ortalli (Istituzioni e documenti. L’espressione documentaria delle strutture istituzionali: il “campione” medievale veneto) e ottenne un secondo finanziamento per il biennio 2003-2004. 2 Una sintetica descrizione della storia del fondo si legge in Le carte antiche di San Pietro in Castello di Verona (809/10-1196), ed. A. Ciaralli, Roma 2007 (Regesta chartarum, 55), pp. LII-LX. Si veda anche, Le carte di S. Giorgio in Braida di Verona (1075-1150). Archivio Segreto Vaticano Fondo Veneto I, ed. G. Tomassoli Manenti, Padova 2007, pp. XIX-XXII. 3 Poi pubblicate in Le carte antiche. 4 Altro ente veronese, minore per importanza e per consistenza, conservato nell’archivio è quello di Sant’Angelo in Monte, con 269 documenti (pergg. nn. 6724-6528), il più antico dei quali data al 1243. A S. Angelo spettano anche i registri conservati in FV II, pergg. nn. 422-455bis e 857-859 (il più antico dovrebbe essere un inventario di beni della chiesa del 1310). Vi sono inoltre, sempre nel FV, una piccolissima raccolta (con sette documenti dal XV secolo) relativa alla chiesa di S. Giovanni Battista di Sabbion nella sezione denominata “Piccoli archivi” e fascicoli sparsi nel FV II: 759, 9 entrate e uscite di S. Maria in Organo del 1532; 907, 22


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ne e l’ordinamento del materiale compiuti dai benemeriti archivisti vaticani non siano del tutto esenti da imprecisioni e erronee attribuzioni5, certamente condizionate dalle vicende storiche connesse alla conservazione prima e poi al trasferimento a Roma di quella considerevole massa di materiali, tale documentazione si trova nel suo complesso ben distinta e cronologicamente ordinata: una situazione che ha non poco facilitato il nostro compito. Si è così dapprima proceduto alla creazione di una anagrafe dei notai6, strumento funzionale al lavoro di edizione, e poi alla pubblicazione di un primo nucleo di carte, quello numericamente più modesto, anzi modestissimo, relativo a S. Pietro7. Nel frattempo il grosso del corpo docu-

S. Pietro di Marubio (1652); 907, 33 S. Maria in Organo (1547); 908, 66 Ss. Nazaro e Celso (1520); 908, 76 S. Eufemia (n.d.). 5 Fatto di cui era pienamente cosciente Pio Cenci, responsabile del procedimento, che ammise esplicitamente l’esistenza di problemi, cfr. P. Cenci, L’archivio della Cancelleria della Nunziatura Veneta, in Miscellanea Francesco Ehrle. Scritti di storia e paleografia, V, Biblioteca ed Archivio Vaticano. Biblioteche diverse, Roma 1924 (Studi e testi, 41), pp. 273-330: 278. Del resto delle 16.820 pergamene e dei 3.213 volumi e fascicoli costitutivi dell’intero FV, ben 1400 delle une (tutte dal XIII secolo in avanti) e 21 degli altri non trovarono, per ragioni varie, una legittima attribuzione e finirono, collocati nel XXVII gruppo dell’ordinamento vaticano, sotto la dicitura “Documenti varii di città venete”. Una parte considerevole tra questi (1100) conservava almeno la possibilità di una distribuzione su base cittadina (per il luogo di rogazione espresso, evidentemente): alla città di Verona spettarono così 266 documenti (pergg. nn. 15074-15339). Ma di altre 300 pergamene, incluse nella sezione “Varia”, vuoi per le precarie condizioni di conservazione, vuoi per l’assenza del dato topico, non fu possibile alcun tentativo di precisazione geografica: esse attendono ancora il loro pieno riconoscimento. 6 Bassetti, Anagrafe dei notai veronesi (ASV, FV, 6724-7597), Verona 2005 (pubblicato in formato digitale) se ne legga la descrizione in Medioevo. Studi e documenti, II, pp. 263-280. 7 Appartengono a S. Pietro in Castello 195 pergamene (dal n. 6.529 al n. 6.723) e forse tre faldoni oggi non facilmente identificabili: cfr. Le carte antiche, p. LXIII. L’edizione, in quanto limitata al 1200, si ferma con la pergamena n. 6.570. Un’edizione parziale del registro contenuto in FV II al n. 449 è in A. Ciaralli, Un registro di beni e fitti della pieve di San Pietro in Castello di Verona (sec. XIIIex.1339, prima del settembre) in Chiesa, vita religiosa, società nel Medioevo italiano, edd. M. Rossi - G. M. Varanini, Roma 2005, pp. 175-235. Proprio la formazione e stratificazione eterogenea del FV ha tratto in inganno Dieter Girgenshon (D. Girgensohn, Recensione a G. Tomassoli Manenti, Le carte di S. Giorgio in Braida di Verona (1075-1150). Archivio Segreto Vaticano, Fondo Veneto I, Cittadella (Padova): Presso Bertoncello Artigrafiche, 2007, «Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken», 88, 2008, pp. 791-794: 792) il quale, ingenuamente, rimprovera l’editore delle pergamene di S. Pietro di aver pubblicato il documento del notaio Amelgauso del 26 agosto 1105 (Le carte antiche, pp. 65-70) dalla copia,


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mentario, le pergamene di S. Giorgio, superiori, per l’arco cronologico considerato, alle 1200 unità8, veniva sottoposto a una prima trascrizione per opera di Giuseppe Gardoni, Alfredo Michielin, Vito Rovigo e Anna Zago. Si trattava di realizzare, nelle intenzioni dei curatori, una ‘trascrizione di servizio’ utile alla definizione di un quadro storico, economico e patrimoniale che la straordinaria ricchezza del fondo rende ben raramente eguagliato nel panorama della più antica documentazione di conservazione religiosa dell’Italia alto e pieno medievale. Ma, in definitiva, quella trascrizione era assai poco fruibile per il vero e proprio scopo dell’edizione, una volta constatata l’indisponibilità delle persone coinvolte a proseguire il loro impegno in questa direzione. Emergeva intanto una situazione dai risvolti per certi aspetti spinosi. Che le pergamene di S. Giorgio avessero, già dagli anni Settanta dello scorso secolo, attirato la curiosità di Raffaello Volpini con l’attribuzione di alcune tesi di laurea non era ignoto ai curatori, ma che una porzione di tale attività editoriale stesse per raggiungere degli esiti a stampa venne a nostra conoscenza in modo del tutto occasionale nell’anno 20039. Fu un archivista e studioso dell’Archi-

appartenente all’archivio dell’ente medesimo, piuttosto che dall’originale conservato invece nell’archivio del monastero di S. Giorgio in Braida e pubblicato, perciò, dalla Tomassoli Manenti (Le carte, pp. 98-103), mostrando così di trascurare, insieme alla storia dei due fondi e alle implicite difficoltà che da essa scaturiscono, il principio archivistico che sovrintende alla loro pubblicazione. 8 Per l’esattezza 1233 unità archivistiche (senza contare i pezzi non datati, quelli pervenuti solo in copia su faldone e quelli comunque ascrivibili al fondo ma estravaganti nel FV), il che, com’è ben noto e come anche qui si può verificare, non corrisponde al numero effettivo degli atti documentati. L’intero fondo di S. Giorgio in Braida occupa i nn. 6.724-12.885: il più recente è una mappa catastale dei beni di S. Giorgio in Braida e S. Angelo in Monte datata al 1667. Alla sezione pergamenacea devono essere aggiunti i materiali cartacei collocati nel FV II ai nn. 253-329 e 820-840 (il più antico, stando all’inventario, è un Liber possessionum pertinentium ad monasterium Sancti Georgii in Braida existentium in Valle Pulicella del 1310, ma numerosi sono i documenti in copia e, tra quelle carte, si trovano anche frammenti di documenti ora distaccati, ma già utilizzati come coperte di libri. 9 Monsignor Volpini († 19 gennaio 2014) non frequentava più da tempo le sale dell’Archivio, né fu per noi possibile raggiungerlo. Ho incrociato la sua strada due volte: la prima nell’Archivio capitolare di Anagni, dove con pazienza e dedizione collazionava le pergamene di S. Pietro di Villamagna insieme a Chiara Flascassovitti.; la seconda, appunto, per S. Giorgio, senza però potergliene parlare. Sono certo che, con la grande umanità e l’intelligenza di studioso che lo contraddistingueva, Volpini avrebbe accolto, come altre volte ha fatto, la nostra iniziativa con calore e partecipazione.


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vio vaticano, infatti, a segnalare che il fondo da noi frequentemente consultato era al contempo richiesto da un’altra persona. Si trattava, come apprendemmo in seguito, di Giannina Tomassoli Manenti, un’allieva appunto di Volpini, che a più riprese cercammo, allora, di contattare. Vi riuscì lo scrivente solo nel 2005 quando, in un veloce incontro in una sala dell’Archivio, dopo avere esposto le linee generali del nostro progetto, invitai la signora Manenti a prendervi parte pubblicando la porzione di documenti da lei elaborati nella raccolta che si intendeva promuovere. Non ricevetti una risposta positiva, purtroppo; anzi, non ricevetti risposta alcuna, tanto che neppure fui in grado di appurare, in quella circostanza, gli estremi cronologici degli atti oggetto di quella che poi sarà l’edizione Manenti. Ne conseguì un inevitabile periodo di stasi nell’avanzamento dei lavori, subordinato alla imprescindibile precisazione di quel dato. Si arriva così al 2007. Nella primavera di quell’anno consegno nelle mani del Prefetto dell’Archivio segreto il volume delle Carte antiche di S. Pietro come atto dovuto e come espressione del personale ringraziamento all’ente che, dalla direzione al personale tutto, aveva a più riprese favorito in ogni modo quel compito. Nel ricevere il libro, Sergio Pagano ebbe la premura e la cortesia di mostrarmi, naturalmente chiuso, il voluminoso pacco delle bozze di stampa dell’edizione delle pergamene di S. Giorgio, che giaceva sulla sua scrivania in attesa di un’ultima revisione e appariva ormai prossimo a uscire nelle collane dell’Archivio. Il volume fu infine stampato, ma per le edizioni Cittadella di Padova, nel medesimo anno 2007. Da lì potemmo apprendere che l’edizione copriva gli anni dal 1075 al 1150 e che essa traeva origine dalla «tesi più recente dell’intera serie» promossa da Volpini10: il nostro progetto poteva finalmente ripartire. Decidemmo, in quel momento, di sospendere il processo di trascrizione avviato sui materiali più antichi, nell’ipotesi che, qualora vi fossero altri ‘lavori in corso’ (di cui però non si aveva alcuna traccia), questi potessero essere concentrati sulla parte più antica. E del resto, che fare della sezione cronologica così originalmente delineata nel volume della Manenti? Ripubblicare con nuova edizione i documenti? Saltare quegli atti e preoccuparci solo del prima e del poi? Per l’incertezza sulla strada da seguire, risolvemmo, infine, di allacciarci all’estremo cronologico inferiore di quell’edizione e ripartire dal

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Le carte di S. Giorgio, p. VII.


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1151. La nuova trascrizione, la collazione (condotta insieme con Massimiliano Bassetti), la preparazione delle note introduttive e soprattutto l’onerosa preparazione degli indici (risolutivo qui l’aiuto di Andrea Castagnetti) hanno condotto all’oggi, costringendo l’Istituto storico italiano a una snervante e per certi versi imbarazzante attesa di cui rimango, in definitiva, l’unico responsabile11. La genesi così complessa spiega e giustifica l’abbandono dell’originaria programmazione dei volumi che il progetto prevedeva, orientativamente, così scandita: I. II. III. IV. V. VI. VII.

2 nov. 926 – 30 nov. 1100 (FV I, nn. 6724-6847) 20 nov. 1101 – 22 dic. 1150 (FV I, nn. 6848-6972) 28 dic. 1151 – 5 nov. 1165 (FV I, nn. 6973-7104) 25 gen. 1166 – 21 dic. 1175 (FV I, nn. 7105-7260) 21 feb. 1175 – 27 nov. 1185 (FV I, nn. 7261-7443) 26 gen. 1186 – 29 dic. 1195 (FV I, nn. 7444-7724) 20 gen. 1196 – 1200 (FV I, 7725-7957).

Al netto dell’apporto fornito per gli anni dal 1075 al 1150 dall’edizione Manenti, a proposito della quale i curatori di questa raccolta oscillano ancor oggi tra un orientamento pragmatico (esiste un’edizione, per altro ben fatta, si ricorrerà a quella) e uno purista (occorrerà semplicemente ripubblicarli in modo autonomo e indipendente), il rinnovato programma editoriale prevede un volume iniziale diviso in due tomi: il primo dei quali, in corso di preparazione per le cure di Andrea Castagnetti e di chi scrive, raccoglie i documenti dal 926 al 25 luglio 1074 (fino alla pergamena n. 6819): l’altro tomo, coincidente con la pubblicazione della Tomassoli Manenti, è per ora validamente sostituito proprio da questa. Il volume successivo, il secondo, è costituito proprio dai materiali qui editi. Seguirà, a strettissimo giro di tempo, il terzo volume curato da Martina Cameli con documenti dal 1166 al 117512. Sono in gran parte trascritti, ma lontani dall’essere pronti per l’edizione, i documenti dei restanti volumi, alcuni dei quali per mole di contenuti andranno probabilmente suddivisi in più tomi. 11 Ho consegnato il dattiloscritto nei primi mesi del 2009; le bozze mi sono state fornite nell’agosto di quel medesimo anno! 12 In realtà il lavoro è pronto da tempo e solo attende la pubblicazione della presente sezione.


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Naturalmente, nei lunghi tempi di preparazione intercorsi, gli studi intorno all’archivio e alla storia di S. Giorgio in Braida sono proseguiti, sotto l’impulso soprattutto di Castagnetti e Varanini13. Ma delle nuove acquisizioni ho preferito, in questa sede, non tenere conto e lasciare quindi invariata, per quel che riguarda l’uso della presente documentazione, la bibliografia che è ferma all’anno 2009. Si tratta, è evidente, di una scelta di comodo: ma davvero intervenire nuovamente sull’impaginato avrebbe costituito un costo economico, oltre che umano, non sopportabile. L’edizione che ora si legge è frutto di un impegno collettivo: dai primitivi trascrittori che, con la loro opera, hanno messo a disposizione una vasta messe di materiali di studio, a Massimiliano Bassetti che ha collazionato con me la rinnovata trascrizione, a Gian Maria Varanini che ha riletto più volte il dattiloscritto apportando numerose correzioni, a Andrea Castagnetti che oltre alla redazione, esperto com’è, di una parte degli indici ha letto e riletto e suggerito e corretto. Questa elaborata e complessa genesi impone un loro riconoscimento che non può limitarsi alla mera formalità della dichiarazione. Spettano dunque alle cure di Massimiliano Bassetti i docc. 80110 e a quelle di Gian Maria Varanini i docc. 111-127. Altre persone e istituzioni andrebbero partitamente ringraziati per l’aiuto continuo o il dialogo costante (dall’Archivio segreto vaticano, soprattut-

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Si veda A. Brugnoli, Una storia locale: l’organizzazione del territorio veronese nel medioevo. Trasformazioni della realtà e schemi notarili (IX-metà XII secolo), Verona 2010, A. Stella, Per una integrazione del Codice diplomatico padovano. Documenti dal Fondo Veneto I dell’Archivio Segreto Vaticano (1166-1183), «Scrineum Rivista», 8 (2011), reperibile all’indirizzo ‹http://scrineum.unipv.it/rivista/8-2011/stella.pdf›, Andrea Castagnetti che, oltre alle introduzioni ai due volumi in stampa, è anche l’autore del libro sulla famiglia di Cadalo, fondatore di S. Giorgio: Preistoria di Onorio II antipapa. Cadalo nella società italica della prima metà del secolo XII, Spoleto 2014, opere tutte che utilizzano ampiamente la documentazione dell’Archivio segreto vaticano. Si veda anche Una controversia in materia di decima nella Bassa Veronese. Il castello di Sabbion tra Verona e Vicenza, in Studi sul medioevo per Andrea Castagnetti, cur. M. Bassetti - A. Ciaralli - M. Montanari - G. M. Varanini, Bologna 2011, pp. 75-135. Per la documentazione veronese si dispone ora di uno strumento di indagine di essenziale importanza nel Codice digitale degli archivi veronesi (VIII-XII secolo), a cura di Andrea Brugnoli al link ‹http://cdavr.dtesis.univr.it› con la riproduzione e la schedatura di moltissima documentazione conservata nei depositi istituzionali (Archivio di stato e Archivio capitolare) nella città veneta.


PREMESSA

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to nelle persone dei suoi funzionari e dipendenti; all’Istituto storico italiano per il medioevo, soprattutto nelle persone di Isa Lori Sanfilippo e Salvatore Sansone; e altri molti ancora). Ma solo rimane, in punta di penna, Enzo Matera la cui assenza materiale non si è tramutata, col passare del tempo, in assenza reale.



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