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INCONTRI, 3
Clara Gennaro
MERCANTI E BOVATTIERI NELLA ROMA DELLA SECONDA METÀ DEL TRECENTO introdotto da Massimo Miglio
ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO 2018
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Incontri collana diretta da Massimo Miglio
Coordinatore scientifico: Isa Lori Sanfilippo Redattore capo: Salvatore Sansone Progetto grafico copertina: Ariane Zuppante ISBN 978-88-98079-78-0
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MASSIMO MIGLIO
Incontro con Clara Gennaro
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Nota editoriale
Il saggio introduttivo e il saggio di cui si offre la ristampa seguono criteri editoriali diversi. L’idea dell’incontro voleva, infatti, essere fermata anche attraverso una restituzione editoriale che mantenesse una dialettica fra la fedeltà alle norme redazionali in auge al momento in cui il saggio era uscito a stampa la prima volta e quelle attuali. L’articolo di Clara Gennaro fu pubblicato per la prima volta nel «Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medioevo e Archivio Muratoriano», 78 (1967), pp. 155-203.
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Il contemplativo e lo studioso vero, quello che non può nascere che nell’amore per questa inverosimile imprevedibile e amatissima umanità, sono parenti troppo stretti per cui l’uno non trapassi nell’altro. Clara Gennaro, lettera del 24 ottobre 1978
La fortuna della letteratura storiografica dedicata a Roma nel Medio Evo, non soltanto, ma anche per altri periodi, ha avuto momenti sussultori, spesso dettati da condizionamenti politici. Quando nel 1967 Clara Gennaro pubblicò l’articolo che viene stampato di nuovo in Incontri, quasi contestualmente si era parlato non a caso, a proposito di Roma, di deserto storiografico. Dopo il forte interesse per la storia della città nel periodo fascista (e i nomi da ricordare per il Medioevo – spesso con contributi importanti – sono quelli di Bertolini, Cecchelli, Dupré, Fedele, Toesca, Valentini, Zucchetti), che aveva privilegiato però l’età imperiale, il silenzio era sceso su Roma. Il contributo della Gennaro provocherà una forte ripresa di interesse; segnerà anche un modo nuovo nella sua lettura e nella sua interpretazione, lontano dai luoghi comuni tradizionali, anche per gli aspetti economici, e con integra-
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Massimo Miglio
zioni significative per la conoscenza del sui contado1. Clara Gennaro era stata allieva di Arsenio Frugoni, storico da cui aveva acquisito una forte sensibilità nella lettura delle fonti e nell’attenzione per la storia di Roma; ma i testi che sceglie di leggere per le sue ricerche sulla città non sono quelli suggeriti dal maestro; confortata in questo anche dalle indicazioni di Dupré. Per affrontare il Trecento romano, e per studiare la società romana del periodo, intuisce che deve percorrere la strada faticosa della schedatura dei protocolli notarili. Così il suo tavolo da lavoro all’Istituto, sotto la finestra di sinistra di quella che è ora la stanza della Redazione scientifica, si riempie, nel pomeriggio, di schedine bianche con i risultati del lavoro, svolto al mattino, all’Archivio Capitolino e in Archivio di Stato a corso Rinascimento. Del Trecento romano, attraversato come una stella cadente dalla figura suggestiva, ingombrante e forse deviante di Cola di Rienzo, avevano scritto anche altri, come altri avevano parlato di mercanti e bovattieri; nessuno però aveva potuto penetrare la complessità della società romana. Sarà questo il risultato più felice. Era quanto i registri notarili permettevano di fare. La scelta della fonte era stata fondamentale anche per la comprensione della storia della città. Leggiamo così una storia che indica come la caduta di Cola sia stata provocata da quegli stessi mercanti e cavallerotti che lo avevano appoggiato 8
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Incontro con Clara Gennaro
all’inizio: questo per la loro delusione nell’incertezza della sua politica antibaronale, per la loro preoccupazione nei confronti dell’avventurosa e ideologica politica italiana e per l’altrettanto forte timore dei risultati dell’opposizione pontificia: «Cavallerotti e mercanti […] cercheranno […] una loro strada diversa per realizzare quel programma, che avevano sperato di veder attuato dal Tribuno e – sostanzialmente – ci riusciranno, ponendosi alla guida della vita comunale e battendo i baroni, non più andandoli a snidare nei loro castra, ma opponendosi a loro quale forza economica e politica»2. Dall’altra parte la Gennaro è ben consapevole che: «L’assenza del papa e della sua curia comportava […] necessariamente una condizione di crisi per il ceto baronale, all’uno e all’altra unito con legami tanto stretti da parer indisgiungibili»3. Questa storia non era raccontata dall’Anonimo romano né da alcun cronista, era invece recuperata dai registri notarili e in parte dalla legislazione statutaria. Dai registri e dagli statuti emergeva un’abbastanza precisa distribuzione sociale (mercanti [commercianti agricoli, campsores, mercanti di panni], bovattieri [allevatori e proprietari agricoli] e cavallerotti) e un’altrettanto evidente accelerazione, negli anni tra il 1360 e il 1370, «del ritmo della vita economica cittadina, graduale nei primi anni e infine sempre più sicuro»4, a cui partecipano anche altre componenti, come lanaioli e macellai. 9