Storiografia medievistica in Romania: l'ultimo quarto di secolo

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ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO NUOVI STUDI STORICI - 112

STORIOGRAFIA MEDIEVISTICA IN ROMANIA: L’ULTIMO QUARTO DI SECOLO Atti del Convegno di studio (Roma-Orte, 19-20 gennaio 2017) a cura di MASSIMO MIGLIO E IOAN-AUREL POP

ROMA NELLA SEDE DELL’ISTITUTO PALAZZO BORROMINI PIAZZA DELL’OROLOGIO 2018


Nuovi Studi Storici collana diretta da Massimo Miglio

Coordinatore scientifico: ISA LORI SANFILIPPO Redazione scientifica: ANTONELLA DEJURE Redattore capo: SALVATORE SANSONE Redazione: SILVIA GIULIANO

ISSN 1593-5779 ISBN 978-88-98079-80-3 ________________________________________________________________________________ Stabilimento Tipografico « Pliniana » - V.le Nardi, 12 - 06016 Selci-Lama (Perugia) - 2018


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PREMESSA

I rapporti tra Romania e Italia, intensi in molti settori della vita civile, lo sono stati forse meno nell’ambito della medievistica, fatta eccezione per gli anni di collaborazione dal 1997 tra l’Istituto e l’Academia Românã per la realizzazione del Repertorium fontium historiae Medii Aevi (1953-2007), con la partecipazione degli storici Mihai Berza, Francisc Pall, Petre ª. Nãsturel, ªerban Papacostea, Viorel Achim. Fortunate coincidenze e un rinnovato impegno dell’Istituto nei rapporti internazionali hanno contribuito alla realizzazione nel 2015 della convenzione con l’Università di Cluj, nel cui ambito si è svolto il convegno Storiografia medievistica in Romania: l’ultimo quarto di secolo, di cui si pubblicano gli atti. I relatori sono stati nella quasi totalità storici romeni ed hanno affrontato un tema particolarmente significativo in rapporto ai cambiamenti culturali e ai nuovi orientamenti storiografici avvenuti in Romania dopo il 1989 e la caduta di Nicolae Ceauºescu. Nel frattempo si è svolto in Romania il convegno Convergenze culturali. Umanesimo e spazio romeno (secoli XIV-XVI), Cluj-Napoca, 24-25 maggio 2018 e stiamo organizzando per il 2019 l’incontro Tradizioni e istituzioni religiose nello spazio culturale romeno italiano tra Medio Evo e prima Età Moderna. In pochi anni è stato realizzato molto per verificare quel «Medioevo [che] è la prima tappa storica dell’esistenza dei romeni come popolo pienamente costituito, quella che ha posto le premesse dell’affermazione dell’ulteriore nazione moderna» (v. infra p. 15) e i suoi rapporti con l’Italia. E questo è motivo di comune soddisfazione. Massimo Miglio


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ioaN-aurel PoP il MeDioevo roMeNo. PuNti Di riFeriMeNto croNoloGici, GeoGraFici e Di civiltà

il popolo romeno è l’unico erede attuale della romanità orientale e il più numeroso popolo del sud-est europeo, annoverando all’incirca 20 milioni di persone abitanti in romania e altri 10 milioni collocati nei Paesi vicini alla romania (soprattutto nella repubblica di Moldavia), nei Balcani, in alcuni stati europei occidentali (italia, Spagna, Germania, Francia ecc.), negli Stati uniti1 ecc. la lingua romena fa parte del gruppo delle lingue neolatine e ha quattro dialetti: il dacoromeno, parlato dalla maggior parte dei romeni della romania, della repubblica di Moldavia, dell’ucraina, della Serbia, dell’ungheria e della diaspora; il macedo-romeno o l’aromeno, il meglenoromeno e l’istro-romeno, parlati oggi sempre meno nella Penisola Balcanica, dalla Grecia e dalla Bulgaria fino all’albania e alla Penisola d’istria2. le basi del popolo romeno furono poste nell’antichità, nell’epoca in cui lo stato romano si era esteso fino ai Balcani e ai carpazi, e conobbe quasi tutte le epoche importanti e le correnti di civiltà specifiche al continente europeo. la romania è formata da tre grandi regioni storiche, denominate valacchia / Þara Româneascã (la Grande valacchia o la valacchia dalla parte dell’ungheria), Moldavia (la Piccola valacchia o la valacchia dalla parte della russia) e transilvania. la valacchia si divide, a sua volta, in oltenia, Muntenia e Dobrugia; la Moldavia è formata dalla Bucovina, dalla Bessarabia e dalla Moldavia propriamente detta, mentre la transilvania è composta dal voivodato della transilvania (la regione intra carpatica), dal Banato, dalla criºana e dal Maramureº. 1 St. FiScher - GalaÞi - D.c. GiureScu - i.-a. PoP (coord.), Una storia dei Romeni. Studi critici, cluj-Napoca 2003; History of Romania. Compendium, cur. i.-a. PoP - i. BolovaN, Bucureºti 2006. 2 c. taGliaviNi, Le origini delle lingue neolatine, Bologna 1972; M. Sala, Dal latino al romeno, torino 2004.


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il Medioevo romeno è, da tanti punti di vista, simile a quello europeo, ma ha, naturalmente, una serie di particolarità. i limiti cronologici stabiliti per l’europa occidentale, più precisamente la caduta dell’impero romano d’occidente del 476 d.c., quale momento di inizio, e l’accavallarsi dei secoli Xv e Xvi (circa 1500), quale momento finale, non hanno una rilevanza diretta per lo spazio romeno. Per la provincia Dacia fondata dall’imperatore traiano (riorganizzata, in seguito, parecchie volte), la vita statale ufficiale finì negli anni 271-274 d.c., con il ritiro delle autorità romane e di una parte della popolazione daco-romana a sud del Danubio, ma il ritorno dell’impero romano d’oriente nella valle del grande fiume e perfino a nord di esso si produsse ulteriormente varie volte fino, pressappoco, alla soglia dell’anno 1000. D’altro canto, né l’umanesimo e il rinascimento dell’occidente, né la scoperta dell’america (1492), né la Reconquista spagnola, né la riforma luterana (1517) o quella calvinista ebbero un impatto così significativo sui romeni, da cambiare la loro vita. Di maggiore importanza per i romeni, come limite cronologico, fu la caduta di costantinopoli nelle mani degli ottomani (1453), ma ciò non fu percepito come un cambiamento radicale in quel momento, bensì solo più tardi, e senza mutare, nel corso del tempo, nemmeno lo specifico della società romena nel senso di un impulso verso la modernità. Per ciò, i limiti cronologici della società medievale romena sono altri, simili a quelli occidentali, ma leggermente slittati. il più importante processo storico svolto nel primo millennio sul territorio dell’odierna romania e nelle vicinanze fu l’etnogenesi (e la glottogenesi) dei romeni. iniziato durante il periodo delle prime conquiste romane dei territori abitati dai traci e dai Daco-Geti (secolo i a. c.) e ultimato nei secoli viii-iX, quando i romeni compaiono nelle fonti straniere, il processo segnò la formazione nella regione dell’unico erede di oggi della romanità orientale. il popolo romeno si formò, come qualsiasi altro popolo romanzo, da tre principali elementi etnici (ma con ruoli diversi nell’etnogenesi): l’elemento preromano (autoctono, antico), vale a dire i traco-Daco-Geti), l’elemento conquistatore, vale a dire i romani (i latinofoni) e l’elemento migratore, in particolare gli Slavi. evidentemente, l’elemento che diede lo specifico ai romeni fu quello romano, che alla fine si era imposto. Questo schema è valido anche nel caso della formazione della lingua romena: sul substrato traco-daco-getico (una lingua indoeuropea dal gruppo “satem”) si depose lo strato della lingua latina volgare (una lingua indoeuropea dal gruppo “centum”) e poi, quando la nuova lingua romanza si era, in linea di massima, strutturata, si aggiunse il superstrato slavo. Da questa prospettiva, il momento iniziale del Medioevo per lo spazio romeno può essere, convenzionalmente, considerato l’anno 602 d.c.,


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quando erano avvenuti dei fatti significativi per il futuro: la rivolta delle truppe bizantine al basso Danubio (condotte dal centurione Foca) lasciò la linea del fiume senza difesa e consentì la dispersione delle tribù slave del nord nella Penisola Balcanica, una zona che cambiò, in seguito, definitivamente il suo profilo etnico; a nord del Danubio, dopo il 602, la pressione degli Slavi si riduce sostanzialmente, la popolazione slava diminuisce parecchio di numero, con la consequenziale vittoria della romanità e l’affermazione dei primi romeni. Dopo il 602, il principale centro della romanità dell’est si trasferisce a nord del fiume, dove la latinità si riafferma in maniera forte e definitiva. tra i secoli vii e Xii-Xiii, si produce la convivenza dei primi romeni e degli Slavi rimasti, che finiscono per essere assimilati dai romeni, nel corso di questi sei-sette secoli, non prima, però, di lasciare delle tracce significative di tale processo nella lingua romena. i romeni, al pari di tanti altri popoli, hanno due nomi etnici, uno interno o endonimo (endoetnonimo), dato da loro stessi, quello di “romeno” o “rumeno”, e uno esterno o esonimo (esoetnonimo), dato dagli stranieri, quello di “vlacco” o “valacco”, con molte varianti3. il primo Medioevo romeno, risalente ai secoli vii-iX, si contraddistingue dalla predominazione della vita rurale, agrario-pastorale e dal passaggio di nuovi gruppi migratori attraverso il sud-est europeo. Dopo la ritirata aureliana dei romani (alla fine del iii secolo), la vita di stato continuò in forme rudimentali e, a poco a poco, si fuse con altri modi di organizzazione. i Daco-romani si raggrupparono attorno a nuclei di vita romana, chiamati Romaniae popolari, continuando ad avere organi di governo e di ordine, condotti da iudices, seguendo i consigli delle “persone brave e anziane” (boni et seniores homines) e dei dignitari (dregãtori dal latino dirigo, -ere) e persino a vivere, per qualche tempo, nelle vecchie città. Non essendo più fermati da frontiere, alcuni latinofoni della vecchia provincia romana (in cerca di nuove terre fertili e nuovi pascoli) si sparsero nelle vicinanze, verso est, nord e ovest (nelle future province storiche Moldavia, Maramureº e criºana), estendendo la romanità e poi la romenità. le prime ondate “barbare” (dei secoli ivvi), formate da Goti (visigoti e ostrogoti), unni, Gepidi e avari, turbarono gravemente la vita degli abitanti daco-romani e li costrinsero ad abbandonare le vecchie città fortificate (il primo bersaglio dei migratori) e a trovare riparo nelle regioni appartate, rimboscate, delle zone collinari e montane. Pochi, però, di questi migratori appartenenti alla prima ondata 3 i.-a. PoP, The History and Significance of the Names Romanian/Vlach and Romania/ Wallachia, speech delivered on 29 May 2013 in public session of the romanian academy, with a response by academician Dan Berindei, cluj-Napoca 2014.


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si stabilirono tra i locali. Quelli che sono rimasti furono gli Slavi, destinati, per tale motivo e non solo, a influire profondamente sulla vita dei Dacoromani che stavano sul punto di diventare romeni. verso la fine del primo millennio e l’inizio del secondo, anche i Bulgari (proto-Bulgari), gli ungheresi, i Peceneghi, gli oghuz e i cumani attraversarono il nord del basso Danubio, dirigendosi spesso verso i Balcani o verso ovest. a partire dal iX secolo, i romeni vengono più spesso menzionati nelle cancellerie bizantine e in quelle occidentali, ma anche in alcune fonti orientali, con il loro nome consacrato di Blachoi, Blaci, Vlachi, Valachi, Olachi, Volohi, Ulag, Ilac ecc. Sempre a quel periodo risale, nelle fonti, la menzione delle prime formazioni politiche medievali comparse sul territorio della romania, alcune fondate dai condottieri romeni, altre da quelli slavi o turanici, ma con la partecipazione degli stessi romeni. così, intorno al 900, nel nord della transilvania, viene registrato il ducato (il voivodato) di Gelou, “un certo romeno” (quidam Blacus), che “aveva il dominio” (dominium habebat) nel Paese chiamato “oltre la foresta” (Ultrasilvam). la vita di stato si strutturò in “due libertà romene”, vale a dire in due principati liberi (voivodati) chiamati valacchia e Moldavia, formati nei secoli Xiii-Xiv e transilvania, che finì per diventare, nei secoli Xi-Xiii, dopo esser stata conquistata, un voivodato del regno d’ungheria. le tre regioni storiche che avrebbero formato la romania sono genericamente chiamate Þãrile Române / i Principati romeni, benché la transilvania, essendo inglobata nel regno d’ungheria, non avesse avuto nel Medioevo un governo romeno. Dopo l’ultimazione della conquista della transilvania (all’incirca nel 1200), il regno d’ungheria provò ad annettere anche i Principati romeni extra carpatici. in seguito al fallimento dell’impresa, tra questi paesi si istituirono dei rapporti di suzeraineté e di vassallaggio, vale a dire i principi romeni si riconoscevano vassalli dei re d’ungheria. Nel caso della Moldavia, il vassallaggio fu doppio, poiché, alla fine del Xiv secolo, si era istituita anche la suzeraineté verso la Polonia. Questi rapporti permisero, nonostante alcuni episodi tesi, lo sviluppo autonomo dei Principati romeni e persino la loro protezione davanti agli attacchi ottomani, piuttosto insistenti a partire dal Xv secolo. il voivoda della transilvania era un alto dignitario ungherese nominato dal re e governava il Paese tramite i governatori dei comitati / delle contee (comites), i suoi rappresentanti nel territorio. al fine di dominare e amministrare la transilvania – trovatasi in uno stato di continua agitazione e sconvolta dalle rivolte degli abitanti conquistati, i romeni – la monarchia vi collocò (nei secoli Xii-Xiii) alcune popolazioni straniere, tra cui gli Szekleri / i Siculi (probabilmente di origine turca) e i Sassoni (di origine germanica). Questi erano di fede occiden-


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