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Poesie4 me al largo sospinge ancora il non domato spirito, e della vita il doloroso amore. Umberto Saba, Ulisse a cura di Alessandro Italia e Raffaela Paggi
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Nel 1911, all’inizio di un nuovo secolo, turbolento e rivoluzionario in tutti gli ambiti dell’umana esistenza, il poeta Umberto Saba scrisse un intervento dal titolo profetico: Quello che resta da fare ai poeti. Anche la poesia doveva, infatti, allora ritrovarsi, interrogarsi sul suo compito, rifondare il suo linguaggio e riscoprire il nesso tra la parola poetica e la realtà. Saba propone ai poeti di impegnarsi a fare una poesia «onesta»: «il poeta de ve tendere ad un tipo morale il più remoto possibile da quello del letterato di professione, ed avvicinarsi invece a quello dei ricercatori di verità esteriori o interiori»1. Una poesia responsabile, desiderosa di scoprire la verità, origina le, cioè alla ricerca della parola che dia voce alla cosa e la presenti al lettore coinvolgendolo in un dialogo appassionato con l’autore e con la realtà, al fine di indagarne il significato.
Pochi anni dopo l’intervento di Saba, un giovane soldato, che ha già iniziato ad amare la poesia, è costretto a rinnovare il linguaggio poetico: la poesia si fa brevissima, con poche parole e priva di punteggiatura. La ragione sta nella condizione particolare, la meno adatta alla scrittura, in cui quel poetasoldato scrive le sue poesie: Ungaretti lo fa in guerra, in trincea, su piccoli fo gli, a contatto costante con la morte. Ma c’è di più. Nella poesia Il porto sepolto, Ungaretti descrive il travaglio di un poeta nel fare poesia: questi deve scen dere in profondità, nel suo cuore, per raccogliere quanto vuol dire e tornare alla luce per dire a tutti ciò che prova. Ma quello che resta, in questo ideale percorso di andata e ritorno, è molto poco. La parola è «impotente», perché non riesce «mai a dare il segreto che è in noi», dirà Ungaretti stesso in una sua celebre e tarda intervista. E allora che fare? Occorre superare l’apparente pochezza del testo, stare sulle parole e leggere fra le righe. Solo così la poesia di Ungaretti diventerà «potente», cioè piena di significato.
L’Ungaretti antologizzato è poeta di guerra e la sua poesia è innanzitut 1 U. Saba, Quello che resta da fare ai poeti, Edizioni dello Zibaldone, Trieste 1959, p. 63.
La presente sezione propone liriche prevalentemente novecentesche im prontate a tale visione della poesia, raccolte in due parti: la prima, monogra fica, interamente dedicata a Giuseppe Ungaretti, un uomo in guerra; la secon da, tematica, intitolata Spazi infiniti
473POEsIE to poesia di guerra. Perché allora noi, che fortunatamente non conosciamo quella condizione, dovremmo interessarcene? Nella sua poesia in trincea Ungaretti rivela, in primis a sé stesso, la sua natura di uomo. Ma le sue do mande, i suoi dubbi, la sua fragilità, il suo rapporto con l’infinito, il suo attac camento alla vita non sono solo suoi. Sono anche nostri. Ed è questo il mira colo della letteratura: raggiungerci nelle condizioni più diverse, a distanza di anni.Solo cercando di leggere con pazienza le singole parole dei testi e confron tando quelle parole con la propria esperienza, il lettore potrà godere fino in fondo di uno dei più grandi poeti del secolo scorso. La sezione intitolata Spazi infiniti propone alcuni testi tratti da raccolte di poeti del Novecento, eccezion fatta per le prime due, di Giacomo Leopardi e di Giovanni Pascoli, che, pur essendo nati rispettivamente nel 1798 e nel 1855, hanno anticipato temi e modalità espressive cari ai poeti del Novecento.
Le poesie prendono avvio dall’osservazione di un particolare della realtà: una siepe, la nebbia, una finestra, un porto, uno sguardo, una rosa, un sema foro, una formica… ogni cosa ha il potere di suscitare domande e riflessioni nel poeta, se osservata con curiosità e originalità. Le poesie divengono così una sorta di dialogo appassionante tra il poeta e la res (in latino ‘cosa’, da cui realtà) nel quale viene coinvolto anche il lettore, convocato a immaginare, comprendere e paragonarsi con osservazioni e interrogativi che non posso no lasciarlo indifferente. In tali poesie si rinnova continuamente l’esperienza dell’incontro con spazi finiti che hanno il potere di suscitare interrogativi in finiti, spalancando occhi e cuori del poeta e contemporaneamente del lettore, se accoglie l’invito del suo non domato spirito e dell’amore, pur a volte doloroso, per la vita, come si legge nei versi della poesia Ulisse di Umberto Saba, citati a inizio sezione. Per aiutarti nella lettura e nella comprensione dei testi, troverai alcune do mande che, senza la pretesa di analizzare ed esaurire tutti gli aspetti delle poesie, intendono favorire la tua capacità interpretativa, facendoti riflettere sui suoni e sui sensi delle parole, sui rimandi presenti tra gli elementi testua li, facendo peraltro tesoro di quanto già appreso e sperimentato leggendo i percorsi di poesia dei volumi 1 e 2 di Andata e ritorno. È infatti concentrando si sulla forma e sul significato dei particolari che si apre la strada per incon trare l’universale, cioè il senso cui il testo introduce. La sezione propone inoltre un percorso di scrittura volto ad affinare le abilità necessarie per produrre testi descrittivi, narrativi autobiografici e di invenzione, espositivi e argomentativi, attraverso il paragone con le scelte linguistiche e le tematiche delle poesie lette, il richiamo alla tua esperienza di osservatore e alla tua autobiografia, il confronto fra testi diversi nonché fra testi e immagini.
Non conosco sognare poetico che non sia fondato sulla mia esperienza diretta. Giuseppe Ungaretti, Vita di un uomo a cura di Alessandro Italia
Un4/1uomo in guerra: Giuseppe Ungaretti
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4. Quale suono consonantico prevale nella poesia? Con quale significato?
attaccatotantoNonletterehonelpenetratadelleconvoltadigrignataconmassacratocompagnolasuabocca1alplenilunio2lacongestione3suemanimiosilenzioscrittopiened’amoresonomaistatoallavita
L’allegria, 1931 1. Descrivi la situazione in cui si trova Ungaretti nei primi undici versi
P OEsIE476 Veglia Cima Quattro il 23 dicembre 1915 Un’intera nottata buttato vicino a un
5. L’Ungaretti interventista che si era arruolato volontario entra qui, forse per la prima volta, a contatto con la guerra e con la morte. Qual è la sua reazione?
1 digrignata: contratta, con i denti in mostra. 2 plenilunio: luna piena. 3 congestione: aumento di sangue, in questo caso causato dalla morte.
2. C’è qualcosa di eroico nella descrizione del compagno morto? Ti stupisce questa scelta?
3. Nonostante quanto detto in precedenza, il poeta scrive «lettere piene d’amore». Perché lo fa?
CLEMENTE REBORA Voce di vedetta morta C’è un corpo in poltiglia1 con crespe2 di faccia, affiorante sul lezzo3 dell’aria sbranata. Frode4 la Forsennatoterra.5non piango: affar di chi può, e del fango. Però se ritorni tu uomo, di guerra a chi ignora non dire; non dire la cosa6, ove l’uomo e la vita s’intendono ancora. Ma afferra la donna una notte, dopo un gorgo7 di baci, se tornare potrai; sòffiale che nulla del mondo redimerà ciò ch’è perso di noi, i putrefatti di qui; stringile il cuore a strozzarla8: e se t’ama, lo capirai nella vita più tardi, o giammai.
GIUsEPPE UNGARETTI 477 6.
1 in poltiglia: in putrefazione.
Confronta Veglia con Voce di vedetta morta (1917) di Clemente Rebora, altro poeta che ha dovuto fare i conti con la guerra. Anche questa poesia nasce dalla vista di un soldato, la «vedetta morta» del titolo, il cui corpo ucciso è in putrefazione. Quali differenze percepisci tra i due testi?
2 crespe: rughe. 3 lezzo: puzza. 4 Frode: propriamente ‘sottrae con l’inganno’. 5 Forsennato: infuriato. 6 la cosa: l’esperienza della guerra. 7 gorgo: vortice. 8 a strozzarla: fino a soffocarla.
2. Con l’aiuto del dizionario definisci la parola «malinconia».
L’allegria, 1931
P OEsIE478 Stasera Versa il 22 maggio 1916 Balaustrata di brezza1 per appoggiare stasera la mia malinconia
1. Su quale figura retorica poggia l’intera poesia?
3. Che rapporto c’è tra la «balaustrata di brezza» e la «malinconia» del poeta?
4. Commenta la poesia sul piano formale.
5. Ti è mai capitato di provare il sentimento della malinconia? Racconta cosa ti è accaduto in quella circostanza e come ci sei stato di fronte. 1 Balaustrata di brezza: propriamente ‘parapetto di vento debole’.
GIUsEPPE UNGARETTI 479
Silenzio Mariano il 27 giugno 1916 Conosco una città1 che ogni giorno s’empie2 di sole e tutto è rapito in quel momento Me ne sono andato una sera Nel cuore durava il limio3 delle cicale Dal
ununlasciandolahoverniciatobastimento4dibiancovistomiacittàsparirepocoabbracciodilumi nell’aria torbida5 sospesi L’allegria, 1931 1 una città: è Alessandria d’Egitto. 2 s’empie: si riempie. 3 durava il limio: risuonava ancora il verso acuto. 4 bastimento: nave. 5 torbida: fosca, cupa.
6. Ti è mai capitato di dover lasciare un luogo a cui eri particolarmente legato? Descrivi quel luogo, quindi racconta il momento dell’addio e le sensazioni avute.
3. Cosa ricorda Ungaretti del momento dell’addio? Quali sensi vengono utilizzati?
5. Se tu dovessi definire il sentimento espresso da Ungaretti in questa poesia, quale sceglieresti? Motiva la tua risposta.
4. Perché la poesia s’intitola così?
2. Osserva i tempi verbali. Se tu dovessi dividere la poesia in due parti, come lo faresti?
P OEsIE4801.Nel
pieno della guerra, Ungaretti rievoca la città natale. Da quali elementi capisci che la città di cui parla è Alessandria d’Egitto? Quale parola esprime l’affetto del poeta per la sua città?
GIUsEPPE UNGARETTI 481 Dannazione Mariano il 29 giugno 1916 Chiuso fra cose mortali (Anche il cielo stellato finirà) Perché bramo Dio? L’allegria, 1931 1. Esplicita la subordinata implicita del primo verso. 2. Commenta il secondo verso, compresa la scelta delle parentesi. 3. Ungaretti, che si convertirà al cristianesimo nel 1928, si ritrova a bramare Dio: secondo te, perché? 4. Perché la poesia s’intitola così? 5. Metti a confronto il contenuto della poesia con il quadro di Vincent van Gogh, Notte stellata (1889).
5. Questa poesia di Ungaretti, scritta nel particolare della guerra, può essere intesa anche a carattere universale: l’uomo, qualunque sia la sua condizione, è destinato a soffrire. Cosa pensi di questa affermazione? Sei d’accordo? Argomenta facendo riferimento anche ad altri testi letti in questi anni.
1 travaglio: tormento. 2 fibra creata: qui sta per ‘essere naturale’, ‘creatura’.
P OEsIE482 Destino Mariano il 29 giugno 1916 Volti al travaglio1 come una qualsiasi fibra perchécreata2cilamentiamo noi? L’allegria, 1931
3. Come interpreti la domanda finale? 4. Perché la poesia s’intitola così?
2. Perché Ungaretti paragona l’uomo a «una qualsiasi fibra creata»?
1. Esplicita la subordinata implicita del primo verso.
1 Vi: avverbio di luogo, si riferisce al ‘porto sepolto’. 2 canti: poesie. 3 quel nulla: quel non so che.
4. In questa poesia Ungaretti descrive la sua esperienza di scrittore. E tu che esperienza fai quando scrivi? Racconta.
GIUsEPPE UNGARETTI 483 Il porto sepolto Mariano il 29 giugno 1916 Vi1 arriva il poeta e poi torna alla luce con i suoi canti2 e li disperde Di questa poesia mi quelrestanulla3diinesauribile segreto L’allegria, 1931
3. Perché è particolarmente importante questa poesia?
2. Cosa dice l’autore del suo mestiere?
1. Perché la poesia s’intitola così? A quale spunto autobiografico fa riferimento l’autore?
5. Considerata la logica della guerra, cosa risulta strano in questa poesia?
1. La poesia si apre con una domanda: a chi la rivolge Ungaretti?
sua Fratellifragilità L’allegria, 1931
4. Cosa intende il poeta per «uomo presente alla sua / fragilità»?
1
2. La parola «fratelli» viene definita in tre modi diversi: quali? Con quale significato?
dell’uomoinvolontariaNell’ariaFoglianellaParolafratelli?tremantenotteappenanataspasimante1rivoltapresente2alla
P OEsIE484 Fratelli Mariano il 15 luglio 1916 Di che reggimento siete
3. Al quinto verso Ungaretti utilizza l’immagine della foglia, centrale nella poesia Soldati: con quale differenza?
6. In vari campi (letteratura, cinema, fotografia, musica…) è presente il tema della fratellanza in guerra. Fai una ricerca ed esponi i risultati in un testo. spasimante: ‘sofferente’, a causa della guerra. 2 presente: consapevole.
4. Quali suoni prevalgono in questa poesia? Con quale effetto?
siLacheèComedisanimatatotalmente3questapietrailmiopiantononsivedemortescontavivendo
6. Ritieni corretto pensare che Ungaretti guardi alla morte come a una meta desiderata? Rispondi facendo riferimento anche ad altre poesie che hai già letto.
Sono una creatura Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916 Come questa pietra del S. Michele1 così fredda così dura così prosciugata così refrattaria2 così
3. Cosa significa per Ungaretti che «La morte / si sconta vivendo»?
L’allegria, 1931 1. Spiega nel dettaglio la similitudine su cui si fonda l’intera poesia.
1 S. Michele: il monte San Michele del Carso. 2 refrattaria: resistente alle alte temperature. 3 disanimata: senz’anima, priva di vita.
2. Dal terzo al settimo verso l’autore ripete l’avverbio «così»: che figura retorica utilizza? A quale scopo?
5. Quale rapporto è possibile cogliere tra il titolo della poesia e l’affermazione dell’ultima strofa?
GIUsEPPE UNGARETTI 485
P OEsIE486 In dormiveglia Valloncello di Cima Quattro il 6 agosto 1916
nel loro guscio Mi
battanugolochepareunaffannato5discalpelliniillastricato6dipietradilavadellemiestradeediol’ascoltinonvedendoindormiveglia7
Assisto la notte violentata L’aria è crivellata1 come una trina2 dalle schioppettate3 degli comenelleritrattiuomini4trinceelumache
L’allegria, 1931 1 crivellata: bucata in più punti. 2 trina: pizzo, merletto. 3 schioppettate: colpi sparati con lo schioppo o il fucile. 4 ritratti: ritiratisi. 5 nugolo: grande quantità, moltitudine. 6 lastricato: tipo di pavimentazione stradale. 7 dormiveglia: stato fra il sonno e la veglia.
2. Rintraccia le due similitudini della poesia e indica il loro significato.
3. Perché al verso 9 Ungaretti scrive «Mi pare»? A quale altra parola del testo rimanderesti questa espressione?
6. Le seguenti parole sono caratterizzate da suoni duri: assiSTo, noTTe, violenTaTa, CRivellaTa, TRina, SCHioppeTTaTe, riTRaTTi, TRincee, affannaTo, baTTa, laSTRicaTo, pieTRa, sTRade, aSColTi. Nei limiti del possibile, riscrivi la poesia sostituendo ciascuna di queste parole con sinonimi dai suoni dolci. Ti accorgerai di quanto il nuovo testo perda di efficacia.
1. Commenta il primo verso dal punto di vista semantico (= del significato).
4. La poesia è evidentemente divisa in due parti. Cosa succede nella prima parte? Cosa nella seconda?
5. Cosa permette di tenere insieme le due parti?
GIUsEPPE UNGARETTI 487
L’allegria, 1931
1 in queste budella / di macerie: in macerie intricate come budella. 2 ho strascicato: ho trascinato. 3 carcassa: corpo umano malridotto. 4 usata: consumata. 5 spinalba: biancospino.
In agguato in queste budella diocomeusatalahooremacerie1eorestrascicato2miacarcassa34dalfangounasuolacomeunsemespinalba5Ungarettiuomodipenatibastaun’illusioneperfarticoraggioUnriflettoredilàmetteunmarenellanebbia
di
P OEsIE488 Pellegrinaggio Valloncello dell’Albero Isolato il 16 agosto 1916
5. A proposito di Pellegrinaggio, Ungaretti ha scritto: «In questa poesia c’è una cosa nuova, cioè c’è il nome che il poeta dà a sé stesso, quel nome che lo accompagnerà poi in tutta la sua biografia: uomo di pena». Immagina di essere Ungaretti «uomo di pena» e di scrivere una lettera dal fronte a un amico o a un famigliare. Racconta la tua esperienza, le tue scoperte, le tue domande, i tuoi dubbi. Fai riferimento a Pellegrinaggio e alle altre poesie lette in classe facendo emergere il loro contenuto e il loro significato.
2. Perché Ungaretti si definisce «uomo di pena»? Rispondi facendo riferimento al testo.
GIUsEPPE UNGARETTI 489
3. Che valore ha la terza strofa rispetto a quanto detto in precedenza?
1. A cosa si sta riferendo Ungaretti quando parla di «budella / di macerie»?
4. Perché la poesia s’intitola così?
6. Di fronte alla grandezza e alla bellezza della realtà che ti circonda, hai mai provato una sensazione simile a quella descritta da Ungaretti? Racconta. intesse: intreccia insieme. cristallina: che ha la luminosità del cristallo. sorgiva: fresca, spontanea.
2
4. Cosa cambia «Ora»? Cosa permette questo cambiamento?
2. In che modo Ungaretti chiarisce il suo stato d’animo ai versi 5 e 6?
1
L’allegria, 1931 Cosa descrive il poeta nei primi quattro versi
3. Cosa intende Ungaretti quando dice «Sono stato / uno stagno di buio»?
3
1.
?
P OEsIE490 La notte bella Devetachi il 24 agosto 1916 Quale canto s’è levato stanotte che intesse1 di cristallina2 eco del cuore le Qualestellefesta sorgiva3 di cuore a nozze Sono stato uno stagno di buio Ora comemordounbambino la mammella lo Oraspaziosono d’universoubriaco
5. Individua tutte le figure retoriche presenti nella poesia, quindi ricopiale sul quaderno indicandone la tipologia. Che effetto di senso hanno?
3. Spiega il valore del «Ma» al verso 9. Che funzione assume il cuore del poeta?
L’allegria, 1931
2. Perché il poeta al verso 8 scrive «tanto», nonostante si stia riferendo a degli uomini?
ilÈnessunaManeppurenonchetantimicorrispondevano2èrimastotantonelcuorecrocemancailmiocuorepaesepiùstraziato
5. La poesia è costruita in maniera quasi geometrica. Descrivi la struttura della poesia, soffermandoti in particolare su quegli elementi che si richiamano tra le strofe.
muro
6. In San Martino del Carso l’orrore della guerra è al centro della scena, sia in senso assoluto sia nei confronti del poeta. Spiega cosa ha lasciato in te la lettura di questa poesia. 1 brandello: frammento. 2 mi corrispondevano: avevano con me rapporti d’amicizia.
4. Commenta i due versi finali.
1. Quale situazione presenta il poeta nelle prime due strofe?
San Martino del Carso Valloncello dell’Albero Isolato il 27 agosto 1916 Di queste case non è rimasto che brandelloqualche1di Di
GIUsEPPE UNGARETTI 491
2. Qual è per Ungaretti l’oggetto della poesia?
4. In che rapporto sono la parola e la vita per il poeta?
comescavataunainQuandodilafioritilaèpoesiaEttoreGentileSerra1ilmondol’umanitàpropriavitadallaparolalimpidameravigliaundelirantefermento2trovoquestomiosilenzioparolaènellamiavitaunabisso
L’allegria, 1931 1. Inserisci la punteggiatura in questa poesia. Che effetto ti fa?
5. Ungaretti racconta in questi termini l’incontro con Ettore Serra: «Questo era l’animo del soldato che se ne andava quella mattina per le strade di Versa, portando i suoi pensieri, quando fu accostato da un tenentino. Non ebbi il coraggio di non confidarmi a quel giovine ufficiale che mi domandò il nome, e gli raccontai che non avevo altro ristoro se non di cercarmi e di trovarmi in qualche parola, e ch’era il mio modo di progredire umanamente». Sono ormai alcuni anni che leggi poesie. Magari ne hai pure scritta qualcuna. Prova a dire cos’è per te la poesia. Riporta infine la tua poesia preferita giustificandone la scelta.
1 Ettore Serra: è il primo stampatore della raccolta Il porto sepolto. 2 delirante fermento: vitalità disordinata.
P OEsIE492 Commiato Locvizza il 2 ottobre 1916
3. Cosa rende possibile il miracolo dell’espressione poetica?
2. Quali suoni prevalgono? Con quale effetto?
.
1. Cosa succede al poeta in questa poesia?
4. Perché l’immensità dello spazio attrae Ungaretti? In quali altre poesie accade qualcosa di simile?
GIUsEPPE UNGARETTI 493 Mattina Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917 d’immensoM’illumino L’allegria, 1931
3. Cerca sul vocabolario la parola «immenso». Riporta l’etimologia e metti a confronto questa parola con il contenuto della poesia Dannazione
5. Immagina di svegliarti una mattina e di affacciarti sul balcone. Sul modello della poesia di Ungaretti, in un testo in prosa di poche righe, esprimi quello che ti succede in questa situazione. Quali differenze trovi tra il tuo testo e quello di Ungaretti?
1.
1
P OEsIE494 Dormire Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917
L’allegria, 1931 Cosa vorrebbe imitare Ungaretti? Come lo vorrebbe fare? Perché?
Vorrei dineladagiatoquestoimitarepaese1suocamiceneve
4. La richiesta di Ungaretti di dormire non è altro che la richiesta di pace interiore. Quali azioni della vita quotidiana ti danno questa sensazione cui ambisce Ungaretti? Racconta. adagiato: posato con cautela.
2. Perché con «Vorrei» Ungaretti utilizza un verbo al condizionale?
3. Che valore viene dato alla neve in questa poesia?
GIUsEPPE UNGARETTI 495 Un’altra notte Vallone il 20 aprile 1917 In questo oscuro1 colle abbandonatoMiildistinguogelatemanimiovisovedo nell’infinito L’allegria, 1931 1. Se escludiamo luogo e data, questa poesia nulla ci dice della guerra. Ma, avendo conosciuto Ungaretti attraverso molte poesie, capiamo che anche questa è una poesia di guerra. Argomenta questa affermazione richiamando le tue conoscenze sulla poesia di Ungaretti e facendo opportuni riferimenti ad altre poesie lette in classe. 1 oscuro: oscurità.
6. Immagina di essere un contemporaneo di Ungaretti. Non sei al fronte e, dopo aver letto questa poesia, decidi di scrivere una lettera al poeta per confortarlo nella sua situazione.
4. Al verso 4 «un’altra mattina» richiama il titolo della poesia precedente (Un’altra notte). Cosa ci vuole dire in questo modo il poeta?
5. Che stato d’animo ti sembra mostrare Ungaretti in questa poesia?
1. A cosa si sta riferendo Ungaretti quando parla di «oceano / di scampanellii»?
2. Perché il poeta utilizza il verbo «galleggia»?
P OEsIE496 Rose in fiamme Vallone il 17 agosto 1917 Su un oceano di galleggiarepentinascampanellii12un’altra mattina L’allegria, 1931
3. Perché la poesia s’intitola così?
1 scampanellii: propriamente ‘prolungati e fastidiosi suoni di campanelli’. 2 repentina: veloce.
EassuefattogiàunachelanguentemicheclimanuovoAaccasaremidipartenessunaterraposso1ogni2incontrotrovo34voltaglierostato5menestacco un solo minuto di vita Cercoinizialeun
2 clima: metonimia per ‘luogo’, ‘città’.
GIUsEPPE UNGARETTI 497 Girovago Campo di Mailly maggio 1918 In
L’allegria, 1931 1 accasare: stabilire, metter su casa.
sempre tornatoNascendostranieroda epoche troppo Goderevissute6
3 languente: che si trova in uno stato di debolezza, di abbattimento.
innocentepaese
4 che: uso improprio della congiunzione, con valore avversativo (‘mentre’). 5 assuefatto: abituato. 6 Godere: sottintendi ‘Vorrei’.
3. Cosa si augura il poeta?
6. In una prima versione la poesia s’intitolava Viaggio. Perché l’autore ha poi voluto dare al testo il titolo di Girovago? Esprimi il tuo parere, facendo riferimento ad altri testi di Ungaretti.
5. La poesia non tocca direttamente il tema della guerra. In che parti, però, può collegarsi a quell’esperienza?
il poeta dichiara che da nessuna parte si può «accasare»?
P OEsIE4981.Perché
4. Cerca sul dizionario l’etimologia della parola «innocente», quindi riportala sul quaderno. Cosa intende Ungaretti con «paese innocente»?
2. Cosa succede a Ungaretti ogni volta che si ritrova in un nuovo ambiente?
L’allegria, 1931
5. Scrivi tre similitudini che esprimano la condizione dei soldati in guerra.
lesuglid’autunnocomealberifoglie
2. Commenta la similitudine: quali sono i due termini di paragone? Cosa vuole esprimere Ungaretti?
3. Perché anche la struttura della poesia c’entra con il suo significato?
4. Se dovessi definire con un nome astratto il contenuto di questa poesia, quale useresti? Motiva la tua risposta.
GIUsEPPE UNGARETTI 499 Soldati Bosco di Courton luglio 1918 Si sta
1. Perché l’autore utilizza il verbo impersonale «Si sta» e non «Sto» o «Stiamo»?
2. Cosa vuole esprimere il poeta con la seconda strofa?
3. Cosa intende Ungaretti con «giro / immortale»? Sapresti trovare dei termini, tratti dalle altre poesie di Ungaretti, che esprimano lo stesso concetto?
5. Sereno è scritta negli stessi giorni di Soldati. Quali analogie e quali differenze trovi tra le due poesie? Commenta.
1. Cosa significa letteralmente il verbo «svelare»? Secondo te, perché al verso 5 l’autore non ha usato il verbo «comparire»?
4. In che modo il poeta capisce di essere «immagine / passeggera / / Presa in un giro / immortale»?
P OEsIE500 Sereno Bosco di Courton luglio 1918 Dopo immortalePresapasseggeraimmagineMiilcheilRespirolesiaanebbiatantaunaunasvelanostellefrescomilasciacoloredelcieloriconoscoinungiro L’allegria, 1931
GIUsEPPE UNGARETTI 501
Alfredo Galletti: «Accade così che se il poeta non è incomprensibile, tuttavia dice così poco e parla in tono così spiritato e stranito che tocca al lettore la fatica di estrarre e dipanare da quel nodo di parole il filo luminoso della poesia, e allora naturalmente egli si sente assai più poeta del poeta che sta leggendo». Ammettendo che tu non sia d’accordo con loro, rispondi ai due critici difendendo la poesia di Ungaretti e, in particolare, le sue scelte stilistiche. Fai riferimento ai testi e alla tua personale esperienza di lettore.
5. Leggi e commenta la seguente poesia di Ungaretti, anche in paragone con le altre poesie lette in classe. Solitudine Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917 Ma le mie urla comeferisconofulmini la campana fioca del Sprofondanocielo impaurite L’allegria, 1931
4. Nella sua carriera Ungaretti ha dovuto subire alcune critiche. Ne riportiamo due.
Al termine della lettura delle poesie di Giuseppe Ungaretti presenti nella sezione, ti proponiamo alcuni esercizi di scrittura.
1. Presenta la figura di Ungaretti attraverso le poesie affrontate in classe. Imposta il tuo testo considerando le tematiche che emergono dalle sue poesie.
3. Nell’orrore della guerra è possibile rimanere uomini. Ragiona su questa affermazione trovando argomenti anche nelle poesie di Ungaretti.
2. Tenendo presenti le poesie di Ungaretti da te finora lette, immedesimati in lui e immagina di scrivere una lettera dal fronte a un amico o a un famigliare. Racconta la tua esperienza, le tue scoperte, le tue domande, i tuoi dubbi.
Francesco Flora: «Ma, Dio mio, dov’è mai l’umanità di questa poesia? Se stacco da un libro, sia pure di Matilde Serao, alcune battute, e le fermo in una pagina bianca, otterrò lo stesso effetto. Stampate, prendendola a caso dal vocabolario, una parola sola in una pagina, e la vostra anima si lancerà a riempirla d’una infinitezza musicale. Stampate solo un verbo all’infinito: “Dormire”. E voi riempirete questo schema di una lunga visione. Ma ciò non è arte».
P OEsIE502 4/2 Spazi infiniti Sono le cose che si aprono, e cantano, e ci spalancano il cuore. Umberto Fiori, Squillo a cura di Raffaela Paggi
P OEsIE504 GIACOMO LEOPARDI L’Infinito Sempre caro mi fu quest’ermo1 colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo2 esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella3, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo4; ove5 per poco il cor non si spaura6. E come7 il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo8 comparando: e mi sovvien9 l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare. I canti, 1819
2 guardo: sguardo.
7 come: quando, ma anche con sfumatura causale ‘siccome’.
5 ove: dove, ma anche con sfumatura consecutiva ‘tanto che’.
8 vo: vado. 9 mi sovvien: viene alla mente. In francese souvenir significa ‘ricordo’.
4 fingo: immagino. Dal latino fingere ‘costruire, rappresentare, immaginare’, che a sua volta viene da una radice indoeuropea con il significato di ‘plasmare’. Tale tratto semantico è presente nell’inglese fiction, mentre in italiano prevale il significato di ‘far credere’, ‘simulare’, come in far finta.
1 ermo: solitario, deserto. Aggettivo derivato dal nome eremo ‘luogo isolato, di contemplazione e preghiera’. Della stessa famiglia: eremita.
6 si spaura: s’impaurisce, si spaventa.
3 quella: la siepe da «questa» diventa «quella», quasi si allontanasse dallo sguardo mentre il poeta inizia a immaginare.
GIAcOMO lEOPARDI 505
6. Per due volte il poeta fa uso del polisindeto con la ripetizione della congiunzione «e»: quale effetto di ritmo e di senso ottiene? Per rispondere rifletti anche sulla presenza frequente in fin di verso dell’enjambement e sulla versificazione: il componimento è formato da 15 versi endecasillabi sciolti, senza rime né schema metrico.
7. Alla fine del componimento il pensiero del poeta annega, naufraga nel mare dell’immensità immaginata, e questo viene definito «dolce»: come interpreti questo ossimoro?
8. Nello Zibaldone di pensieri, il suo ‘diario’ di ben 4.526 pagine manoscritte, Leopardi scrive che il desiderio dell’infinito, proprio di ogni uomo, si esprime o guardando paesaggi ampi e senza confini, o accendendo l’immaginazione quando la vista è impedita da qualche ostacolo: «L’anima s’immagina quello che non vede, che quell’albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe, se la sua vita si estendesse da per tutto, perché il reale escluderebbe l’immaginario» (Zibaldone, 171).
3. Che cosa mette in opposizione la congiunzione «ma» che introduce il quarto verso?
4. Quali nomi e aggettivi sono presenti dal quarto all’ottavo verso?
5. Quale similitudine istituisce il poeta tra l’ottavo e l’undicesimo verso? E cosa fa sorgere in lui tale similitudine?
2. Osserva ora gli aggettivi: che informazioni danno rispetto agli elementi denominati? In che rapporto si situano con il poeta?
1. Osserva i nomi presenti nei primi tre versi: quali elementi vengono denominati? Quali introducono nel testo il punto di vista del poeta?
Perché gli elementi denominati quasi spaventano il poeta («per poco / il cor non si spaura»)?
Scrivi una pagina di diario in un luogo che ti è caro oppure ricalca il modello del componimento, variando soprattutto nomi e aggettivi: che cosa ti immagini, a che cosa pensi «sedendo e mirando»?
P OEsIE506 GIOVANNI PASCOLI Nebbia Nascondi le cose lontane, tu nebbia impalpabile e scialba1, tu fumo che ancora rampolli2, su l’alba, da’ lampi notturni e da’ crolli d’aeree frane3! Nascondi le cose lontane, nascondimi quello ch’è morto! Ch’io veda soltanto la siepe dell’orto, la mura4 ch’ha piene le crepe di valerïane. Nascondi le cose lontane: le cose son ebbre5 di pianto! Ch’io veda i due peschi, i due meli, soltanto, che dànno i soavi loro mieli pel6 nero mio pane. Nascondi le cose lontane che vogliono ch’ami e che vada! Ch’io veda là solo quel bianco di strada, che un giorno ho da fare tra stanco don don di campane…
3 crolli … frane: i tuoni (perifrasi). 4 la mura: il muro. 5 ebbre: piene, ubriache. 6 pel: per il.
1 scialba: pallida, smorta, inespressiva. Dal latino exalbāre ‘imbiancare’, derivato da albus ‘bianco’. 2 rampolli: scaturisci. Dal latino pollare ‘germogliare’. Dalla stessa radice derivano i termini polla, pollo, pulcino, puledro, pullulare, accomunati dall’idea di ‘scaturire da’, ‘essere generati’.
5. Scrivi l’incipit di un racconto ambientato in una giornata nebbiosa: cosa cela e cosa svela la nebbia?
2. La nebbia viene descritta con alcuni aggettivi e identificata con il fumo. Quali caratteristiche le vengono attribuite? Per contrasto, quali sono e come sono gli elementi osservati dal poeta e nominati dalla seconda strofa in poi?
3. Nel secondo verso della seconda, terza e quarta strofa, vengono descritte le caratteristiche delle «cose lontane»: quali? Sono lontane solo nello spazio?
6. In Nebbia di Pascoli e ne L’Infinito di Leopardi, viene nominata una siepe. Confrontando i diversi atteggiamenti dei due poeti rispetto a tale elemento, paragona le due poesie scrivendo un testo espositivo che metta in luce i desideri in esse espressi. 1 involale: portale via rapidamente. In origine involare era detto degli uccelli rapaci per significare ‘volare sopra o contro’.
GIOvANNI PA scOl I 507
Nascondi le cose lontane, nascondile, involale1 al volo del cuore! Ch’io veda il cipresso là, solo, qui, solo quest’orto, cui presso sonnecchia il mio cane.
1. L’incipit di ognuna delle cinque strofe è identico. In quale strofa e grazie a quale elemento si capisce che «Nascondi» è un verbo di modo imperativo e non indicativo? Come definiresti, in base a questa scoperta, l’intenzione principale della poesia?
I canti di Castelvecchio, 1903; 6a edizione definitiva 1912
• Descrivere la nebbia • Pregare la nebbia • Dialogare con la nebbia
4. Più volte viene ripetuto l’avverbio «soltanto» o «solo». Sottolinealo nelle varie strofe. Questa iterazione cosa ti fa capire del significato complessivo della poesia?
3. Di che cosa può essere metafora il «porto» e per quale motivo il poeta dice che «accende ad altri i suoi lumi»?
4. «me al largo / sospinge ancora il non domato spirito, / e della vita il doloroso amore»: come interpreti i versi finali della poesia? Prima di spiegarli, metti in ordine la sintassi. 1 giovanezza: gioventù. 2 dalmate: della Dalmazia, l’attuale Croazia. Da giovane, Saba si era imbarcato come mozzo su navi mercantili che navigavano lungo le coste dalmate. 3 intento a prede: concentrato a individuare delle possibili prede.
P OEsIE508 UMBERTO SABA Ulisse
4 annullava: li sottraeva alla vista, li faceva sparire. Verbo derivato dal pronome indefinito nulla, richiamato in seguito da «nessuno».
Nella mia giovanezza1 ho navigato lungo le coste dalmate2. Isolotti a fior d’onda emergevano, ove raro un uccello sostava intento a prede3, coperti d’alghe, scivolosi, al sole belli come smeraldi. Quando l’alta marea e la notte li annullava4, vele sottovento sbandavano più al largo, per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno è quella terra di nessuno. Il porto accende ad altri i suoi lumi; me al largo sospinge ancora il non domato spirito, e della vita il doloroso amore. Mediterranee, 1947
2. A che cosa si riferisce l’espressione «terra di nessuno»? Perché il poeta la definisce il suo «regno»?
1. Lungo le coste dalmate emergono gli «isolotti»: quali azioni e caratteristiche sono a loro attribuiti? Quali attraggono il poeta e quali lo mettono in guardia?
1 spalti: costruzione a scopo difensivo. Dal longobardo *spald, *spalt, che significava probabilmente ‘fessura’, ‘apertura in un muro’.
UMBERTO sABA 509
6. Quali elementi aiutano a capire il titolo della poesia: Ulisse? Rintracciali nel testo e rifletti su di essi per spiegare il nesso tra Ulisse e il contenuto della poesia.
5. Che effetto di ritmo e di senso producono i numerosi enjambement, le inversioni sintattiche tra soggetto e predicato, le allitterazioni? Riconoscile nel testo e poi rispondi alla domanda.
7. Leggi quest’altra poesia di Saba: In fondo all’Adriatico selvaggio In fondo all’Adriatico selvaggio si apriva un porto alla tua infanzia. Navi verso lontano partivano. Bianco, in cima al verde sovrastante colle, dagli spalti1 d’antico forte, un fumo usciva dopo un lampo e un rombo. Immenso l’accoglieva l’azzurro, lo sperdeva nella volta celeste. Rispondeva guerriera nave al saluto, ancorata al largo della tua casa che aveva in capo al molo una rosa, la rosa dei venti. Era un piccolo porto, era una porta aperta ai sogni. Mediterranee, 1947 Osservando con attenzione quanto viene detto a proposito del «porto» nei due testi, scrivi un testo espositivo per spiegare di quali elementi della realtà o di quali esperienze il porto può essere metafora per il poeta Saba e per te.
6 onde … ritorno: grazie alle quali ricchezze («onde») avrei stupito la folla radunata ad attendere il mio felice ritorno.
2 molo San Carlo: è un molo storico di Trieste. Prende il suo nome da una nave affondata nel porto di Trieste nel 1740, il cui relitto non venne rimosso ma riutilizzato per la costruzione del molo. Il molo San Carlo da allora è stato un vivace luogo di attracco di navi passeggeri e di navi mercantili. Attualmente viene chiamato molo Audace, perché nel 1918, alla fine della Prima guerra mondiale, la prima nave della Marina Italiana a entrare nel porto di Trieste e ad attraccare al molo San Carlo fu il cacciatorpediniere Audace.
3 torbidi e fiacchi: poco affidabili e privi di vigore. Aggettivi riferiti a «garzoni».
Per me al mondo non v’ha un più caro e fido1 luogo di questo. Dove mai più solo mi sento e in buona compagnia che al molo San Carlo2, e più mi piace l’onda e il lido? Vedo navi il cui nome è già un ricordo d’infanzia. Come allor torbidi e fiacchi3 – forse aspettando dell’imbarco l’ora –i garzoni4 s’aggirano; quei sacchi su quella tolda5, quelle casse a bordo di quel veliero, eran principio un giorno di gran ricchezze, onde stupita avrei l’accolta folla a un lieto mio ritorno6, di bei doni donati i fidi7 miei. Non per tale un ritorno or lascerei molo San Carlo, quest’estrema sponda d’Italia, ove la vita è ancora guerra; non so, fuori di lei, pensar gioconda l’opera, i giorni miei quasi felici, così ben profondate8 ho le radici nella mia terra. 1 fido: quando è detto di un luogo, significa che dà sicurezza perché non riserva brutte sorprese. Detto di persona, significa che dà sicurezza perché fedele e leale.
P OEsIE510 UMBERTO SABA Il molo
4 garzoni: giovani, ragazzi. 5 tolda: ponte superiore della nave.
7 fidi: vedi nota 1. 8 profondate: participio derivato dall’aggettivo profondo. Rende bene l’idea delle origini del poeta, ben radicate nella sua città, Trieste.
1. Quali sono i motivi per cui il poeta definisce il molo San Carlo il luogo a lui più «caro e fido»? Rintracciali nel testo.
Né a te dispiaccia, amica mia, se amore reco pur tanto al luogo ove son nato1. Sai che un più vario, un più movimentato porto di questo è solo il nostro cuore.
4. Nell’ultima strofa, il poeta si rivolge a un tu, un’amica. Quale invito le fa utilizzando il verbo al congiuntivo?
5. Spiega la similitudine finale tra il «porto» e il «nostro cuore»: cosa li accomuna?
Trieste e una donna, 1910-1912
2. Quali elementi richiamano il passato del poeta e quali il presente? Che cosa è cambiato, tanto da fargli dire che non lascerebbe più il molo San Carlo?
3. Nella seconda strofa si ripete dapprima un aggettivo dimostrativo e poi un aggettivo possessivo: quali sono? Rintracciali nel testo. A che cosa sono riferiti? Quale funzione ha l’iterazione dell’aggettivo nei due casi?
7. Se tu dovessi scegliere un luogo particolarmente movimentato, a quale penseresti? Descrivilo e, attraverso iterazioni e similitudini, fai capire al lettore se si tratta per te di un luogo caro a cui tornare o da cui preferiresti fuggire. 1 se … nato: se provo così tanto amore per il luogo in cui sono nato.
UMBERTO sABA 511
6. Se tu dovessi scegliere un luogo in cui hai «profondate» le tue radici, a quale penseresti? Descrivilo e, seguendo come modello la poesia di Saba, esprimi i motivi più significativi per cui lo ritieni ‘tuo’.
P OEsIE512 UMBERTO SABA
Goal Il portiere caduto alla difesa ultima vana, contro terra cela1 la faccia, a non veder l’amara luce. Il compagno in ginocchio che l’induce, con parole e con mano, a rilevarsi, scopre pieni di lacrime i suoi occhi. La folla – unita ebrezza – par trabocchi nel campo. Intorno al vincitore stanno, al suo collo si gettano i fratelli. Pochi momenti come questo belli, a quanti l’odio consuma e l’amore, è dato, sotto il cielo, di vedere. Presso la rete inviolata2 il portiere – l’altro – è rimasto. Ma non la sua anima, con la persona vi è rimasta sola. La sua gioia si fa una capriola, si fa baci che manda di lontano. Della festa – egli dice – anch’io son parte. Parole, 1934 1 cela: nasconde. 2 inviolata: intendi che non ha subìto goal. Derivato dal verbo violare ‘infrangere, introdursi con forza, oltraggiare’, dal latino vis ‘forza’.
3. «L’altro» portiere, non potendo allontanarsi dalla porta, come partecipa alla festa?
UMBERTO sABA 513
1. Il portiere che ha subìto il goal nasconde il volto per non guardare l’«amara luce». Quali diversi sensi accosta tale sinestesia e quale effetto di senso ottiene? Quale parola nella prima strofa richiama l’aggettivo «amara»?
2. Nella seconda strofa esplode il contrasto tra la delusione del goal subìto e la festa della folla e della squadra vittoriosa. Quali iperbati e quali anastrofi sottolineano tale ribaltamento di prospettiva? Rintracciali nel testo dopo averne letto la definizione nel prontuario Gli strumenti del poeta.
5. Racconta una tua esperienza sportiva in cui ti sei sentito come uno dei due portieri: o deluso o vittorioso. Seguendo il modello della poesia, attraverso similitudini e metafore esprimi i sentimenti che hai provato.
4. «Pochi momenti» sono «belli» come il goal: come si giustifica tale affermazione? Che potere ha il goal? Rispondi dopo aver sottolineato le parole che te lo fanno capire.
6. Scegli un punto di vista dal quale rivedere la scena (un portiere, un giocatore, un tifoso della squadra che ha fatto goal o che l’ha subìto) e racconta quello che vedi e che provi in una pagina di cronaca.
5. Ricalcando il modello della poesia di Saba, ritrai per iscritto una persona che conosci bene, per farne emergere le caratteristiche salienti attraverso delle similitudini con elementi della natura. 1 parvenze: cose visibili. Nome derivato dal verbo latino parere ‘apparire, rendersi visibili’.
P OEsIE514 UMBERTO SABA
3. Quali caratteristiche hanno in comune gli elementi delle similitudini con cui il poeta paragona la sua bambina?
4. I due aggettivi «leggere e vaganti» sono polisemici: quali significati hanno? Per rispondere compiutamente consulta un dizionario, anche etimologico, e scrivi una frase per ognuna delle diverse accezioni.
Ritratto della mia bambina
La mia bambina con la palla in mano, con gli occhi grandi colore del cielo e dell’estiva vesticciola: «Babbo – mi disse – voglio uscire oggi con te». Ed io pensavo: Di tante parvenze1 che s’ammirano al mondo, io ben so a quali posso la mia bambina assomigliare. Certo alla schiuma, alla marina schiuma che sull’onde biancheggia, a quella scia ch’esce azzurra dai tetti e il vento sperde; anche alle nubi, insensibili nubi che si fanno e disfanno in chiaro cielo; e ad altre cose leggere e vaganti. Cose leggere e vaganti, 1920 1. Lo stile espressivo dei primi quattro versi è più semplice di quello in cui l’io del poeta inizia la sua riflessione al verso 5. Quali elementi lessicali e stilistici caratterizzano il tono infantile e quali quello adulto?
2. Che elemento indica la perifrasi «quella scia / ch’esce azzurra dai tetti e il vento sperde»?
dopo alcuni giorni questa strofa, che pure non ha nulla di ap parentemente falso, io solo avvertivo alcunché di diverso, di discordante dal mio pensiero; e dopo studiato alquanto riuscii a determinare la discordanza nella similitudine fra il sogno e il temibile Iddio. Quando mai avevo pensato di paragonare il sogno a una divinità vendicatrice? Era certo una reminiscenza letteraria, insinuatasi di furto per qualche sottile legame di pensiero o di ritmo. Cercai di rimediarci alla meglio, sosti tuendo al Dio un semplice giudice. Credevo sia un gioco sognare; ma un giudice è il sogno … Peggio. Originariamente io non avevo pensato affatto a giudici. Mi provai a ritornare indietro, a rifare il processo psicologico da cui era nata la poesia, e fu solo pensando a quelle circostanze che potevano parere le più trascurabili; a circostanze di luogo e di tempo; che mi sovvenne dello specchio e del para gone da cui erano derivati i versi, dove invece esso non appariva che cambia to in un Dio o in un giudice. Credevo sia dolce sognare; ma il sogno è uno specchio, che intero mi rende, che sa smascherare l’intimo Respirai.vero.Fu come se un bruscolo mi fosse uscito dall’occhio, o un nervetto slogato fosse ritornato al suo posto. Quello che resta da fare ai poeti, 1911
515
Da cosa nasce la poesia?
UMBERTO SABA Quello che resta da fare ai poeti Una notte, in sogno, avevo sorpreso in me sentimenti di cui mi credevo gua rito da anni, avevo e sfogavo beatamente brame di cui nella veglia mi sarei almeno provato a vincere la tentazione. Il giorno, vedendomi in uno specchio assai diverso da come, senza di esso, la mia immaginazione mi rappresenta, mi ricordai ad un tratto del sogno; e dal paragone fra quello che era stato per la mia anima il sogno e per il mio corpo lo specchio presi lo spunto ad una breve poesia, di cui ecco la prima quartina, come mi venne fatta di getto. Credevo sia un gioco sognare; ma il sogno è un temibile Iddio è il solo che sa smascherare l’animo Rileggendo,mio.
Prima del viaggio si scrutano gli orari, le coincidenze, le soste, le pernottazioni1 e le prenotazioni (di camere con bagno o doccia, a un letto o due o addirittura un flat2); si consultano le guide Hachette3 e quelle dei musei, si cambiano valute, si dividono franchi da escudos, rubli da copechi4; prima del viaggio s’informa qualche amico o parente, si controllano valige e passaporti, si completa il corredo, si acquista un supplemento di lamette da barba, eventualmente si dà un’occhiata al testamento, pura scaramanzia perché i disastri aerei in percentuale sono nulla; prima del viaggio si è tranquilli ma si sospetta che il saggio non si muova e che il piacere di ritornare costi uno sproposito. E poi si parte e tutto è O.K. e tutto è per il meglio e inutile. E ora che ne sarà del mio viaggio? Troppo accuratamente l’ho studiato senza saperne nulla. Un imprevisto è la sola speranza. Ma mi dicono ch’è una stoltezza dirselo. Satura, 1962-1970 1 pernottazioni: luoghi in cui trascorrere le notti. 2 flat: termine inglese che significa ‘appartamento’.
P OEsIE516
Prima del viaggio
EUGENIO MONTALE
3 guide Hachette: guide di viaggio di un importante gruppo editoriale francese. 4 franchi … copechi: monete nazionali rispettivamente della Francia, del Portogallo (prima dell’introduzione dell’Euro) e della Russia.
2. Di quale sentimento, preoccupazione, desiderio è segno e che scopo ha ciascuna delle azioni elencate relative alla preparazione del viaggio?
EUGENIO MONTAlE 517
1. Osserva i verbi presenti nella prima parte della poesia (fino allo stacco grafico) e analizzali dal punto di vista grammaticale: che tipo di verbi sono? Che messaggio complessivamente contribuiscono a dare rispetto ai preparativi del viaggio?
5. Nella seconda parte della poesia lo stacco grafico, il cambio del tempo verbale, una diversa indicazione temporale (non più «prima» ma «e ora»), l’aggettivo possessivo «mio» riferito a «viaggio» scritto in corsivo cosa fanno capire al lettore? Di che cosa intende ora parlare il poeta? Di che cosa è metafora il viaggio?
7. «Imprevisto», «speranza», «stoltezza»: che rapporto hanno tra loro queste parole negli ultimi versi e con il resto della poesia?
9. Ripensando alle tue letture, rintraccia un passaggio di un racconto in cui un imprevisto si è rivelato risolutivo per il protagonista. Riassumilo e commentalo anche in paragone alla poesia di Montale.
6. Come spieghi la presenza dell’avverbio «troppo» prima di «accuratamente»? In base a quale considerazione il poeta ritiene essere stata eccessiva la preparazione del suo viaggio?
8. «Un imprevisto / è la sola speranza»: non ti pare contraddittorio rispetto a quanto espresso nella prima parte della poesia a proposito della preparazione del viaggio? Argomenta la tua risposta facendo riferimento al testo e alla tua esperienza.
4. Dal verso «prima» al verso «è per il meglio e inutile» sono presenti due antitesi: «si è tranquilli/si sospetta»; «tutto è per il meglio/inutile». Che cosa suggeriscono rispetto al senso della poesia?
3. Il sintagma «prima del viaggio» è ripetuto più volte. Rintraccialo nel testo: quando si trova spezzato tra un verso e l’altro? Che effetto di significato ottiene tale enjambement?
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni1 di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue. Satura, 1962-1970 1 scorni: delusioni e umiliazioni.
Ho sceso dandoti il braccio
P OEsIE518 EUGENIO MONTALE
2. Di che cosa sono metafora la scala e il viaggio?
1. Il poeta si rivolge alla moglie, morta alcuni anni prima della data di composizione della poesia (1967). Attraverso l’iperbole «un milione di scale» e l’ossimoro «breve-lungo viaggio», cosa può cogliere il lettore della loro storia?
EUGENIO MONTAlE 519
3. Nella poesia si fa più volte riferimento al vedere: rintraccia le espressioni che si riferiscono a tale azione. Perché il poeta dice che «le sole vere pupille (sineddoche per occhi) … erano le tue»? Che cosa significa veramente vedere la realtà?
4. Scrivi un breve componimento che esprima l’idea di viaggio ispirandoti a una delle seguenti immagini, tratte dal film Stand by me - Ricordo di un’estate (1986). Puoi ricalcare come modello la poesia di Montale.
la seguente poesia della poetessa milanese Antonia Pozzi.
ANTONIA POZZI La voce Aveva voce in te dellel’universocose mute, la chesperanzastasenz’ali nei nidi, che sta sotterra non fiorita. Aveva voce in te il dimisterotuttoche presso una morte vuol diventare vita, il filo d’erba sotto le putride foglie, il primo riso del bimbo salvato a fianco di un’agonia in una corsia d’ospedale. Or quando cade dagli alti rami notturni dei campanili – un rintocco –e in cuore affonda come il frutto dentro il campo arato –allora hai voce tu in me –con quella nota ampia e sola che dice i sogni sepolti del mondo, l’oppressa nostalgia della luce. 10 dicembre 1933 I due poeti sostengono che la persona a loro cara, ora assente, era la loro vista, la loro voce. È vero anche per te che per capire, vedere e gustare le cose abbiamo bisogno di altri? Ma, assumendone il punto di vista, non si finisce per esserne condizionati, manipolati? Argomenta la tua risposta confrontando la tua esperienza con quella dei poeti.
P OEsIE5205.Leggi
I mattini passano chiari
CESARE PAVESE
I mattini passano chiari e deserti. Così i tuoi occhi s’aprivano un tempo. Il mattino trascorreva lento, era un gorgo1 d’immobile luce. Taceva. Tu viva tacevi; le cose vivevano sotto i tuoi occhi (non pena non febbre non ombra) come un mare al mattino, chiaro. Dove sei tu, luce, è il mattino. Tu eri la vita e le cose. In te desti2 respiravamo sotto il cielo che ancora è in noi. Non pena non febbre allora, non quest’ombra greve del giorno affollato e diverso. O luce, chiarezza lontana, respiro affannoso, rivolgi gli occhi immobili e chiari su noi. È buio il mattino che passa senza la luce dei tuoi occhi. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, 1951 1 gorgo: vortice. Come i mulinelli dell’acqua che inghiottono quanto si trova nei pressi. 2 desti: svegli, svegliati.
521
2. Nella poesia vi sono alcune litoti: rintracciale dopo averne letto la definizione nel prontuario Gli strumenti del poeta. Che effetto di ritmo e di senso producono?
3. Tra il quinto e il sesto verso si passa da «Taceva» riferito al mattino a «Tu viva tacevi», presumibilmente riferito a una donna. Quando ancora nella poesia il poeta si rivolge direttamente a lei? Cosa dice di lei?
5. Scrivi alcune similitudini tra eventi o elementi naturali e gli occhi di persone che conosci bene, ricalcando i primi versi della poesia: I mattini passano chiari e deserti. Così i tuoi occhi s’aprivano un tempo.
5221.Rintraccia
nella poesia le iterazioni dei tre nomi «mattino», «occhi» e «luce». Costruisci una tabella che metta in evidenza caratteristiche, similitudini e azioni di ognuno dei tre elementi. Confrontando le informazioni raccolte cosa noti? Cosa accomuna questi elementi e in quali versi in particolar modo si capisce che rapporto hanno tra loro?
6. Scegli il verso della poesia che ti è piaciuto di più e utilizzalo come primo verso di un tuo componimento che presenti una persona o un momento della giornata per te particolarmente significativi.
4. Verso la fine della poesia, il poeta esprime un desiderio, fa una richiesta: quale? per quale ragione?
P OEsIE
523 CAMILLO SBARBARO
Una felicità fatta di nulla Una felicità fatta di nulla mi colma1 – e non è forse che l’arietta di questa mattinata di settembre…
5 Fugacemente: rapidamente. Avverbio derivato dal verbo latino fugĕre ‘fuggire’.
6 avventurata: fortunata. Participio passato del verbo avventurare, derivato dal latino ad + venire ‘venire verso’.
1 mi colma: mi riempie del tutto, fino al limite. Il verbo colmare deriva dal nome latino culmen ‘culmine, cima, punto supremo’.
4 m’appaga: mi soddisfa, mi rende contento.
Una ventata, un luccichio d’ottoni e mi sfreccia davanti il treno lampo. Sollevato da un impeto di gioia io dalla siepe, come già ragazzo, pungendomi e strappandomi mi sporgo e mi sbraccio e il berretto agito in alto. Fugacemente5 fuor d’un finestrino una piccola mano mi risponde. Avventurata6 te, o sconosciuta, che fosti salutata al tuo passaggio da cotanto poeta!
Come convalescente che esce al sole la prima volta, tutto quel che vede gli par di non averlo visto mai, ad ogni passo scopre nuovo mondo e di dolcezza quasi piangerebbe –il gallo che sull’aia raspa2, il cielo azzurro tra l’argento degli ulivi, la casetta che fuma in mezzo agli orti, trasalendo di giubilo3 saluto. Così leggera è ora la mia anima, così poco m’appaga4 stamattina che direi per vivere mi basti vedere a ogni anno i fiori sulla terra rinnovarsi…
2 raspa: gratta il terreno con le zampe. 3 giubilo: intensa gioia. Dal verbo latino iubilāre ‘schiamazzare gioiosamente’.
A«Fugacemente»volteunincontro improvviso ci fa sentire «avventurati», ci fa cogliere un aspetto della vita che non avevamo considerato, ci rende felici.
2. Nella prima strofa, che spiegazione dà il poeta al senso di piena felicità che prova? E come interpreti la presenza dell’avverbio «forse»?
6. Scegli uno dei due seguenti titoli e scrivi un frammento lirico, cioè un breve testo particolarmente curato dal punto di vista lessicale e stilistico, facendo uso delle figure retoriche di suono e di senso solitamente utilizzate dai poeti. «Felicità fatta di …» Di che cosa è fatta la tua felicità? Cosa ti rende felice?
3. La seconda strofa è costituita da una lunga similitudine: quali sono i due termini di paragone e quali loro caratteristiche vengono messe in luce? Tale similitudine è collegata all’idea di felicità presente nella prima strofa: in che modo?
4. Circa a metà della poesia compare uno dei due versi settenari del componimento (l’ultimo è quello finale, tutti gli altri sono endecasillabi): si può dire che in esso viene proposta una chiave per la felicità? In che senso?
P OEsIE5241.Rileggi
ad alta voce il primo verso: quali allitterazioni sono presenti? Che effetto di suono e di senso producono?
5. Nelle ultime strofe cosa accade? Tale avvenimento è slegato o ha un nesso con la prima parte della poesia? Argomenta la tua risposta.
Il mio cuore è debole, stasera, come il sole che lento risale i tetti, e profonde sono le mie colpe; ahi! l’uomo, come sempre tramonta. Come sempre, mentre lui tramonta, resta l’orizzonte ineffabile1 e sterminato2 il destino, a chiunque, dell’esistere, sterminato! Ciò che lasciamo indietro si strascica verso il buio, ciò che ci attende è incomprensibile compreso il momento che passa. Io sono: eccomi! io sono, solo in quest’ora debole, ciò che decide: io sono la linea che divide il passato dal futuro. Momento eterno dell’essere che ti stabilisci nell’attimo, sei tu la mia grazia, decidi. Poesie disperse e inedite, 1951 1 ineffabile: che non si può, non si riesce a dire. Dal verbo latino effāri ‘dire chiaramente’, composto da fāri ‘dire’ + ex- ‘fuori’. 2 sterminato: senza confini, senza limiti. Dal nome latino tĕrminus ‘confine, limite’.
525 CARLO BETOCCHI
Il mio cuore è debole, stasera
3. A cosa si riferiscono le perifrasi «Ciò che lasciamo indietro» e «ciò che ci attende»? I loro significati dove vengono nominati esplicitamente dal poeta nella poesia?
4. L’io del poeta si dice debole solo al tramonto. Nelle ultime due strofe invece si presenta forte: in che cosa consiste la sua forza?
5. L’ultima parola della poesia è «decidi». Riflettendo sul tuo passato e sul tuo presente, puoi dire di esserti sentito vivo nel prendere una decisione? Racconta e commenta, anche in paragone con i versi di Betocchi.
6. Una delle decisioni più importanti che si prende alla tua età è quella relativa alla scelta della scuola superiore. Quali criteri hai seguito per decidere? Come ti sei mosso? Racconta e commenta il tuo percorso di orientamento in una forma che puoi scegliere tra • lettera a un professore; • lettera ai genitori; • pagina di diario; • dialogo con un compagno di classe.
P OEsIE5261.«Cuore», «sole» e «uomo»: cosa li accomuna nella prima strofa?
2. Al tramonto del sole e al tramonto dell’uomo «resta l’orizzonte ineffabile / e sterminato il destino». Cosa intende comunicare il poeta attraverso questa complessa espressione costituita da un chiasmo e da una ipallage? Prima di rispondere cerca la definizione nel prontuario Gli strumenti del poeta.
527
DANIELA ATTANASIO Le ore meridiane Chi devo ringraziare per questo cielo largo di luce che a mattina sconfigge ogni scandalo privato e m’incammina sopra un terreno coltivato a pratiche divine. Piantata come un albero in cortile in me frutta l’idea di guarigione dalla condanna e guardo il gatto appisolato nell’abbaglio del sole, gli occhi stretti lavorati a taglio. Il gatto se ne sta in un futuro fermo senza riempire l’attesa del sonno e non conosce altro disegno se non quello del cibo e dell’amore. A chi devo levare lo sguardo per queste vivide ore, che cosa farò dopo quando l’ombra avrà scacciato il gatto e io mi spianterò dal mio cortile? Sotto il sole, 1999
P OEsIE5281.La
6. Osservando la realtà nelle ore in cui il sole è al massimo del suo splendore, la poetessa sente nascere in lei delle domande importanti. Presenta la poesia, parafrasandola e commentandola, per spiegare come, a partire dall’osservazione delle cose, la poetessa arriva a porre degli interrogativi sulla sua vita.
7. Leggi la seguente poesia di un altro poeta contemporaneo: anch’essa prende avvio dall’arrivo del sole che «libera e ha vinto il grigio ormai / e splende» nel ricordo di un pomeriggio in un campo presso un luogo caro al poeta Carducci: San Guido presso Bolgheri, in Toscana, celebre per il viale di cipressi.
prima parola della poesia è un pronome interrogativo: qual è la domanda che l’intera poesia esprime?
2. Il cielo è descritto attraverso la sinestesia «largo di luce»: quali sensi coinvolge tale espressione? Cosa ci fa capire del cielo osservato dalla poetessa? Cosa riesce a fare il cielo?
3. Nella seconda strofa c’è una similitudine: quale? Quale desiderio della poetessa rivela?
5. Ti sei mai soffermato a contemplare un paesaggio o un elemento della natura o un animale? Quali riflessioni e quali domande sono sorte in te? Racconta, descrivi e commenta.
4. Osservando il gatto appisolato al sole, cosa capisce dell’esistenza dell’animale e implicitamente di sé stessa?
È tornato implacabile sul campo È tornato implacabile1 sul campo, è un sole che libera e ha vinto il grigio ormai e splende, sta su con le rondini, e insiste sull’erba ancora umida e sugli occhi.
1 implacabile: che non si può placare, calmare, fermare. 2 il mio doppio: l’altro me. 3 frugolino: bambinello. Probabilmente dal verbo frugare, a indicare la vivacità.
DANIEl A ATTANA sIO 529 MASSIMO MORASSO
Guardo la mole piatta di San Guido, un barboncino appisolato all’ombra di un cipresso, lo steccato basso, un pallone a spicchi colorati con dietro in corsa un frugolino3 e un uomo giovane in camicia, sento l’aria raccogliersi e tremare come per qualche presenza invisibile, in attesa. Le storie dell’aria, 2000 Ora confrontala con la poesia della poetessa Attanasio: quali elementi compaiono in entrambe le poesie? Quali sono peculiari di ciascuna? Le considerazioni ultime dei due poeti sono le stesse o sono diverse? Esponi e commenta.
Io ho pazienza e non riesco a riconoscermi fra gli altri sul campo c’è Alberto in porta e il mio doppio2 che tira i rigori.
Una rosa
3. Come interpreti il verso finale «e mi conduce a me» riferito all’essere preso per mano?
4. Descrivi un oggetto segno di una persona cara, ricalcando il modello della poesia di Cappello, per esprimere pensieri, domande e ricordi che suscita in te. Puoi comporre in versi oppure scrivere un frammento lirico, cioè un breve testo particolarmente curato dal punto di vista lessicale e stilistico, facendo uso delle figure retoriche di suono e di senso solitamente utilizzate dai poeti.
2. Nella seconda parte della poesia la rosa diventa segno di una persona amata: «parola verdeggiante d’amore». Quali luoghi sono associati a lei nella memoria del poeta?
P OEsIE530 PIERLUIGI CAPPELLO
Che cos’è quella rosa sul tavolo ferma nella sua freschezza come un lago alpino alta nel suo silenzio più del fragore dei quotidiani affastellati1 lì accanto più del disordine dei notiziari, la concitazione2 delle chiavi di casa. Che cos’è questa parola verdeggiante d’amore se non il suolo dove lasciarsi cadere la penombra di un bosco da attraversare e la mano che si apre e prende la mia e mi conduce a me. Azzurro elementare, 1992-2010 1. La poesia prende avvio dall’osservazione di una rosa: quali sono le sue caratteristiche e quali reazioni suscita nel poeta? Per rispondere fai attenzione in particolare agli aggettivi, alle similitudini e alle allitterazioni.
5. Leggi le seguenti poesie: 1 affastellati: ammassati, ammucchiati a caso. Derivato da fascio, attraverso il diminutivo *fascitello. 2 concitazione: agitazione, soprattutto causata da forte emozione o da fretta.
PIERLUIGI CAPPELLO Da lontano Qualche volta, piano piano, quando la notte si raccoglie sulle nostre fronti e si riempie di silenzio e non c’è più posto per le parole e a poco a poco ci si raddensa3 una dolcezza intorno come una perla intorno al singolo grano di sabbia, una lettera alla volta pronunciamo un nome amato per comporre la sua figura; allora la notte diventa cielo nella nostra bocca, e il nome amato un pane caldo, spezzato. Azzurro elementare, 1992-2010 In entrambe le poesie, per esprimere i sentimenti che la donna suscita, i poeti si servono di sinestesie, similitudini, metafore che richiamano più sensi: gusto, vista, tatto, udito… Dopo averle rintracciate nei due testi, prova anche tu a descrivere una persona a te cara seguendo il modello dei poeti.
531PIERlUIGI c APPEllO GIORGIO CAPRONI Sono donne che sanno Sono donne che sanno così bene il mare che all’arietta che fanno a te accanto al passare senti sulla tua pelle fresco aprirsi di vele e alle labbra d’arselle1 deliziose querele2.
1 arselle: molluschi bivalvi, vongole. Dal tardo latino arcella ‘astuccio’ attraverso il genovese arsèla. 2 querele: lamentele, parole lamentose. Dal verbo latino queri ‘lagnarsi’. 3 raddensa: diventa più densa.
Finzioni 1938-1939
L’intermittenza del giallo, 1998-2005
P OEsIE532 TONINO MILITE Una formica
daadcominciachegiàUnaincheedellaimplosionibabelicherischiareInutile12lingua,l’ascesamutacaduta.formicalosa,ilcielounmillimetroterra.
1 babeliche: relative all’episodio narrato nella Bibbia della torre di Babele (vedi esercizio 5).
2 implosioni: frantumazioni, cedimenti. In fisica l’implosione è un fenomeno che si produce quando le pareti di un corpo cavo soggetto a una pressione esterna superiore a quella interna cedono di colpo, frantumandosi.
innalzarecantieri,riaprireInutile torri, toccare il cielo, sfidare il dio.
TONINO MIl ITE 533
2. La poesia è composta da tre strofe: le prime due dichiarano, attraverso l’anafora dell’aggettivo «inutile», la vanità di certe azioni: quali?
5. Leggi il seguente brano tratto dalla Bibbia: La torre di Babele (Genesi 11,1-9)
1 Tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole. 2 Dirigendosi verso l’Oriente, gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Scinear, e là si stanziarono. 3 Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamo dei mattoni cotti con il fuoco!» Essi adoperarono mattoni anziché pietre, e bitume invece di calce. 4 Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra». 5 Il Signore discese per vedere la città e la torre che i figli degli uomini costruivano. 6 Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è il principio del loro lavoro; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare. 7 Scendiamo dunque e confondiamo il loro linguaggio, perché l’uno non capisca la lingua dell’altro!» 8 Così il Signore li disperse di là su tutta la faccia della terra ed essi cessarono di costruire la città. 9 Perciò a questa fu dato il nome di Babel, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là li disperse su tutta la faccia della terra. www.laparola.net Cosa ti permette di capire questo episodio della Bibbia a proposito del significato della poesia Una formica? Esponi e commenta.
1. La successione di versi molto brevi, a volte composti da una sola parola, che effetto produce? Che cosa richiama? Per rispondere rifletti anche sul titolo.
4. Cosa significa che «il cielo / comincia / ad un millimetro / da terra»? Di quale aspetto della vita potrebbe essere metafora?
3. Nella terza strofa il poeta fornisce la spiegazione dell’inutilità delle azioni prima descritte: quale?
stazioneunaedinTuorroreilSegnaled’unatemeinseguitacheÈallacosìlecolchetrenotrapassa,suogrido,tuestanzevicineferrovia.terradinessuno,fuggendodailuoghi,lavertiginecorsainfinita.dipaurasuofischio,delvuoto.mutalocolori,ognitelasiasosta,direspiro.
P OEsIE534 TONINO MILITE È terra di nessuno Abbi cura del
L’intermittenza del giallo, 1998-2005
TONINO MIl ITE 535
7. Quale espressione artistica (pittura, scultura, musica, danza, ecc.) preferisci? Per quali ragioni? Racconta, descrivi, argomenta.
4. Di che cosa può essere metafora il treno? Per rispondere rifletti sulle sue caratteristiche e sulle sue azioni descritte nella poesia.
5. Quale funzione della pittura viene suggerita dal poeta?
1. Il poeta dedica la poesia È terra di nessuno all’amico pittore Raimondo Sirotti, a cui si rivolge con il verbo al congiuntivo esortativo nel primo verso: che cosa lo invita a fare nella prima strofa?
3. Nell’ultima strofa i due verbi, uno all’imperativo, l’altro al congiuntivo ottativo, indicano un invito e un desiderio: quali?
2. Alcuni termini ed espressioni indicano la personificazione del treno: quali?
6. Scegli un oggetto che ritieni particolarmente significativo e, ricalcando il modello della poesia di Tonino Milite, presentalo anche attraverso la sua personificazione.
ainedegradatoedeldell’autoritàprivatodelintermittenzadailfinoalmenoinL’ospitereicasaall’alba,semaforocòltonotturnagiallo,rossodelverde,solo,mezzounastrada.
2. Alcuni termini ed espressioni indicano la personificazione del semaforo: quali?
5. Scegli un elemento del paesaggio urbano che frequenti quotidianamente. Ricalcando il modello della poesia di Tonino Milite, presentalo anche attraverso la sua personificazione e prova a suggerirne un significato metaforico.
4. Di che cosa può essere metafora il semaforo notturno? Rispondi facendo precisi riferimenti al testo.
3. La successione di versi molto brevi, a volte composti da una sola parola, che effetto produce? Che cosa richiama?
L’intermittenza del giallo, 1998-2005
1. Per quali ragioni il poeta è attratto e impietosito dal semaforo che di notte non segnala più il rosso e il verde, ma solo il giallo a intermittenza? Rintraccia nel testo gli elementi che ti aiutano a rispondere.
P OEsIE536 TONINO MILITE L’intermittenza del giallo
DANIELE MENCARELLI
La finestra arriva fino al mare
La finestra arriva fino al mare se sei fortunato e col sole giusto puoi vederci le petroliere ma prima di finire all’orizzonte galoppa per questa valle di colture seguita da una spianata perfetta accesa la notte da luci concentrate; la finestra guarda le case vicine tutte vecchie di vecchi affaccendati e i colombi che le girano intorno, io abito la casa che c’è dietro come un guscio oltre quello abituale, lei l’occhio a cui affido la mia vista. I giorni condivisi, 2001
2. Quali verbi rendono l’idea che la finestra sia personificata e in movimento? Rintracciali nel testo.
1. La prima parte della poesia, fino al punto e virgola, non presenta punteggiatura: che effetto produce questa assenza?
5. Lascia correre il tuo sguardo dalla finestra di casa tua e, ricalcando il modello del poeta Mencarelli, descrivi quello che vedi componendo un frammento lirico, cioè un breve testo particolarmente curato dal punto di vista lessicale e stilistico, facendo uso delle figure retoriche di suono e di senso solitamente utilizzate dai poeti.
537
4. La finestra, la casa del poeta, l’occhio: cosa accomuna questi elementi?
3. Quando entra in scena il poeta? Cosa dice di sé stesso?
3. Esplicita le seguenti espressioni, aggiungendo parole che mettano in evidenza il nesso logico che i termini, separati dai trattini, intrattengono:
4. Che cosa esprime la similitudine finale? Rintraccia nel testo i due termini di paragone e spiegala.
2. Come interpreti l’espressione «i paesi che farai tua terra»?
5. Quali cose o persone sono capaci di «scoperchiarti il petto»? Ricalcando il modello della poesia di Mencarelli, presentale in una poesia in versi o in un frammento lirico, cioè un breve testo particolarmente curato dal punto di vista lessicale e stilistico, facendo uso delle figure retoriche di suono e di senso solitamente utilizzate dai poeti.
P OEsIE538 DANIELE MENCARELLI
Ecco la tua casa i paesi che farai tua terra ecco i visi di famiglia ancora sfocati alla tua vista, del mondo niente altro ti serve, crescerai di stupore in scoperta vedrai cose figlie all’universo cose piccole con dentro un vento da scoperchiare il petto, come gli occhi di tua madre innamorati sui tuoi ancora ciechi. Figlio, 2013
• «crescerai – di stupore»; • «crescerai di stupore – in scoperta»; • «cose figlie – all’universo»; • «un vento – da scoperchiare il petto».
Ecco la tua casa
1. Il poeta si rivolge al figlio appena nato. Oltre all’anafora della parola «ecco», quali termini esprimono la percezione di novità?
539
UMBERTO FIORI Esempi Come in treno nei tratti di gallerie: il fresco, poi di colpo la luce acceca e buio, luce, buio e luce di nuovo, e subito buio luce e via, buio: nemmeno il tempo di guardare, di affezionarsi. Una volta lontani, di tutto questo cinema alla fine in testa cosa rimane? Una fila di esempi, una serie di facciate di case, rapide e serie. Stanno lì, queste case, come le spiegazioni che i bambini pretendono e che poi mai che le ascoltino. Esempi, 1992
4. Nella terza strofa è espressa una similitudine tra «case» e «spiegazioni»: che cosa le accomuna?
5. Si dice che è sempre possibile imparare dalle persone, ma è possibile imparare anche dalle cose, come pare suggerire il poeta Fiori nella poesia Esempi e in Vista, che ti proponiamo di seguito? Vista La luce sul capannone, le due finestre murate e il fosso, lì sotto, e i platani, hanno impararecomeGuardi,ragione.etichiedisiapossibiledaloro.
P OEsIE5401.La
prima strofa introduce una similitudine, di cui c’è un solo termine di paragone: quale? Quale ipotizzi sia il secondo? Per quale ragione?
Esempi, 1992 Argomenta la tua risposta scrivendo un dialogo tra te e il poeta o una lettera indirizzata a lui.
2. Le iterazioni e il ritmo sincopato dal terzo al sesto verso che cosa intendono riprodurre?
3. In che senso è usata la parola «cinema» nella seconda strofa? E la parola «esempi»? Di che cosa potrebbero essere metafore? Che cosa te lo fa pensare?
UMBERTO FIORI Andito Ritorna il buio. Sopra le case ricompare la luna, e sale piena e sempre più chiara nel cielo tutto stellato. Di nuovo questo vuoto bellissimo, lassù in alto, ti preme come un fatto personale. Come compito lo senti, come il telefono quando continua a suonare in casa di qualcun altro mentre si salgono le scale. Esempi, 1992
6. Immagina che la scena descritta dalla poesia sia l’incipit di un racconto: vai avanti con la narrazione dal momento in cui il protagonista sente lo squillo del telefono.
2. «Vuoto / bellissimo» pare un’antitesi: cosa intende comunicare il poeta? E perché spezza il sintagma con un enjambement?
1. Quali parole nella prima strofa richiamano il ripetersi di qualcosa? Che cosa riaccade?
4. Come spieghi la similitudine tra «compito» e «telefono» che suona? Per rispondere immedesimati bene nella scena, cioè pensa a quello che proveresti e faresti nella situazione descritta.
541
5. Che rapporto c’è tra il testo della poesia e il suo titolo: Andito, che significa ‘corridoio, o in genere nelle case ambiente secondario di passaggio’?
3. Come interpreti l’aggettivo «personale» alla fine della prima strofa? E come si lega con la parola «compito» presente all’inizio della seconda?
Altra discussione Quando due che discutono sono arrivati al cuore della questione e uno alza gli occhi al cielo, scuote le braccia, l’altro si guarda intorno a mani giunte, come cercando aiuto, e gridano fatti, e prove, cambiano tono, si chiamano per nome, – ma non c’è niente, nessuno che possa più dare ragione a nessuno –proprio allora, lontani come sono, rivedono il miracolo: che sia una la stanza, che sia lo stesso il tavolo dove battono. Esempi, 1992
P OEsIE542 UMBERTO FIORI
4. Leggi la seguente poesia del poeta Umberto Fiori, che mette a tema la fine di una discussione: Accordo Quando alla fine di una discussione, a furia di chiarire e di spiegare, ci si trova d’accordo, è dura guardarsi ancora, salutare, andar via ognuno per la sua strada. Quando il discorso cade, che ci si è intesi, è dura poi lasciarsi, tornare a casa con il peso di tutta l’armonia. Esempi, 1992 Vale la pena discutere? Argomenta la tua risposta facendo riferimento alle poesie di Umberto Fiori, a eventuali esempi letterari che hai incontrato nelle tue letture e alla tua esperienza personale.
2. L’iterazione dei pronomi indefiniti nei versi 8 e 9 introdotti dalla congiunzione avversativa «ma» che effetto di senso ottiene?
3. In che senso viene usato il termine «miracolo»? Che cosa c’entra con il «tavolo» che compare all’ultimo verso?
UMBERTO f IORI 543
1. Come viene descritta la scena della discussione nei primi sette versi? Rispondi osservando gesti e azioni dei «due».
Squillo Non è una frenata, non è nemmeno un trapano, questo fischio tremendo che fa tremare le vetrate. Intorno, lavori non se ne vedono: soltanto il tempo bello, la piazza, gli alberi. Lo fanno loro questo squillo altissimo. Sono le cose che si aprono, e cantano, e ci spalancano il cuore. È il vuoto che hanno dentro, questo rumore. Si scuotono, le cose, si commuovono. La gente passa tranquilla. Chiarimenti, 1995 1. Metti alla prova quanto hai imparato sull’analisi delle poesie leggendo e svolgendo gli esercizi della sezione: scrivi tu le domande che faresti al lettore per aiutarlo a comprenderla e gustarla. 2. «Sono le cose / che si aprono, e cantano, / e ci spalancano il cuore»: scrivi un commento a questi versi tenendo conto di quanto hai compreso e scoperto leggendo i testi presenti in questa sezione e di quanto vivi nel rapporto con le cose. Immagina che il tuo testo venga pubblicato a conclusione della sezione.
P OEsIE544 UMBERTO FIORI
545
Se vogliamo farcene un’idea, dobbiamo forse risalire di qualche secolo la corrente, e tornare a leggere quei celebri versi del Purgatorio in cui Dante di chiara: «I’ mi son un, che quando / Amor mi spira, noto, e a quel modo / ch’e’ ditta dentro vo significando» (Purgatorio XXIV, vv. 52-54).
È dall’amore che nasce la poesia. E l’amore nasce dalla presenza di una co sa (sia essa Beatrice, la siepe dell’Infinito o, come nel caso di Penna, i fanciul li). L’esperienza d’amore dapprima fa ammutolire la lingua di fronte al suo oggetto, le fa sentire dolorosamente il suo limite («ogne lingua devèn treman do muta» all’apparire di Beatrice); ma proprio questo silenzio poi, a chi lo sa ascoltare, «ditta dentro».
UMBERTO FIORI È dall’amore che nasce la poesia
E però la poesia non è pittura, non è scultura, non è un’arte figurativa. In che modo la “forma” di ciò che va detto può essere fedelmente rappresentata?
Il suo dettato (il dictamen, la “materia” della poesia) non è un impulso in forme, una generica “ispirazione”: ha in sé un modo, una misura, un passo, un respiro, una sintassi profonda, una logica; la stessa che anima la cosa. La poesia che non vuole tradire l’amore che la muove ascolta con la massima attenzione (nota) quel modo, e lo significa, lo spiega, lo dispiega in segni. La “materia” del dire poetico, insomma, la cosa che la poesia ha da dire, non è materiale grezzo da “elaborare” poeticamente: ha già in sé la propria artico lazione; è già, in qualche modo, composta. È già “leggenda”, è già poesia. Non si tratta di poetizzare il “romanzetto” della realtà rendendolo più oscuro, più seducente, ricavandone la poesia come un valore aggiunto: si tratta di rico noscere la forma vera di ciò che muove a dire, e corrisponderle.
Da cosa nasce la poesia?
Gl I s TRUMENTI DEllO scRITTORE546
scrittoredellostrumentiGli
a cura di Raffaela Paggi
è composta dalla definizione del termine, a volte dalla sua etimologia e da almeno un esempio rintracciabile nei testi del pre sente volume o di A/R 2.
Il glossario Gli strumenti del poeta , già presente nei volumi 1 e 2 di A/R, si ar ricchisce qui con l’inserimento di alcuni importanti procedimenti utilizzati dai narratori per dar corpo ai loro racconti. Puoi dunque trovare in questa sezione le figure retoriche di suono e di senso essenziali per gustare il linguaggio poetico e per cogliere nei versi dei poeti la pluralità di significati e di suggestioni che normalmente le poesie celano e svelano; gli elementi di metrica, che permettono di riconoscere la struttura della versificazione; gli elementi della narrazione, procedimenti e strategie propri del racconto, attraverso le quali l’autore distribuisce i conte nuti narrativi e si pone in dialogo con il lettore indirizzandolo nella lettura, favorendone l’immedesimazione con i personaggi, fornendogli segnali utili all’interpretazione.Ognivocedelglossario
Figure di suono Allitterazione = ripetizione di suoni identici in parole diverse. Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare. Leopardi
La ripetizione delle consonanti nasali m e n suggeriscono il lasciarsi andare del pensiero nell’infinito, come se in esso fosse cullato. Anafora = ripresa in forma di ripetizione di una o più parole, soprattutto all’inizio del Dalverso.greco anaphorá ‘ripetizione’, è detta anche iterazione. Ecco la tua casa i paesi che farai tua terra ecco i visi di famiglia ancora sfocati alla tua vista, Mencarelli Consonanza = rima imperfetta tra due parole che contengono le stesse consonanti. Si parla di assonanza quando sono identiche solo le vocali. Ch’io veda i due peschi, i due meli, soltanto, che dànno i soavi loro mieli pel nero mio pane. Pascoli Onomatopea = parola che nella sua componente sonora riproduce un suono della realtà. Ch’io veda là solo quel bianco di chestrada,ungiorno ho da fare tra stanco don don di campane… Pascoli Polisindeto = ripetizione della congiunzione tra più frasi o sintagmi coordinati.
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Gl I s TRUMENTI DEllO scRITTORE548 Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. Leopardi
Figure di senso Anastrofe = inversione dell’ordine normale delle parole. Dal greco ἀναστροφή, anastrofhē ‘inversione’. Il porto accende ad altri i suoi lumi; me al largo sospinge ancora il non domato spirito, e della vita il doloroso amore. Saba L’ordine consueto delle parole sarebbe: lo spirito non domato e il doloroso amore della vita sospingono me al largo. Antitesi = accostamento di concetti contrapposti. Si ottiene sia affermando una cosa e al contempo negando la sua contraria, sia mettendo in contrapposizione due fatti opposti e ambedue reali. prima del viaggio si è tranquilli ma si sospetta che il saggio non si muova e che il piacere di ritornare costi uno sproposito. Montale Chiasmo = disposizione incrociata degli elementi costitutivi di due sintagmi o di due Dallafrasi. lettera greca chi ( χ ), a forma di croce. Il mio cuore è debole, stasera, come il sole che lento risale i tetti, e profonde sono le mie colpe; Betocchi Cuore-debole / profonde-colpe: nome-aggettivo / aggettivo-nome, in posizione speculare e uniti dal verbo essere.
Climax = intensificazione graduale di un concetto per accumulazione. Come convalescente che esce al sole la prima volta, tutto quel che vede gli par di non averlo visto mai, ad ogni passo scopre nuovo mondo e di dolcezza quasi piangerebbe – Sbarbaro Il poeta mette in sequenza alcune espressioni per suggerire il sentimento di novità che porta gradualmente a piangere di gioia. Epanalessi = ripetizione di una o più parole nella stessa frase per dar risalto al concetto espresso.Qualche volta, piano piano, quando la notte si raccoglie sulle nostre fronti e si riempie di silenzio Cappello Ipallage = scambio di relazioni tra parole nella stessa frase. Dal greco hupallagé ‘scambio’. Come sempre, mentre lui tramonta, resta l’orizzonte ineffabile e sterminato il destino, a chiunque, dell’esistere, sterminato! Betocchi L’aggettivo sterminato ha una connotazione spaziale che lo mette in relazio ne con orizzonte, e ineffabile è piuttosto una caratteristica di destino. Il poeta scambia aggettivi e nomi, conferendo loro nuovi significati. Iperbato = allontanamento di due parole connesse dal punto di vista sintattico me diante l’inserzione di una o più parole. Dal greco ὑπέρβατον, hypèrbaton ‘posto oltre’. Pochi momenti come questo belli, a quanti l’odio consuma e l’amore, è dato, sotto il cielo, di vedere. Saba Iperbole = esagerazione di un concetto.
fIGURE DI sENsO 549
Gl I s TRUMENTI DEllO scRITTORE550 Dal greco hyperbolé, da hyperbállo ‘getto oltre’. Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale Montale Litote = affermazione attenuata di un concetto o di un giudizio attraverso la nega zione del suo contrario. Non pena non febbre allora, non quest’ombra greve del giorno affollato e diverso. Pavese Per descrivere uno stato di pace e di luce il poeta nega la presenza di alcuni elementi. Metafora = trasferimento del significato di una parola dal senso proprio a un senso figurato che ha con il primo un rapporto di somiglianza. Dal verbo greco metaphérein ‘portare oltre’. cose piccole con dentro un vento da scoperchiare il petto, come gli occhi di tua madre innamorati sui tuoi ancora ciechi. Mencarelli Il vento, capace di scoperchiare i tetti, diventa metafora della forza dell’amo re, capace di aprire il cuore. Metonimia = sostituzione di una realtà con un’altra, ad essa associata logicamente o fisicamente. L’associazione può consistere in un rapporto di causa-effetto, contenente-contenuto, materia-realtà composta di tale materia, ecc. Se la relazione tra le due realtà è di tipo quantitativo (ad esempio parte-tutto) si parla di sineddoche. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue. Montale Pupille sta per occhi (parte-tutto). Ossimoro = unione di due termini contraddittori per riferirsi a una medesima entità. Dal greco oksúmōros ‘acuto e stupido’, con allusione al contrasto tra i due concetti.
fIGURE DI sENsO 551
Sinestesia = associazione di termini che indicano realtà pertinenti a sfere sensoriali diverse.Ilportiere caduto alla difesa ultima vana, contro terra cela la faccia, a non veder l’amara luce. Saba amara: aggettivo che pertiene al gusto; luce: nome relativo alla vista.
Personificazione = raffigurazione di esseri inanimati o di entità astratte come persone. Si scuotono, le cose, si commuovono. La gente passa tranquilla. Fiori Similitudine = paragone tra due elementi, accomunati da una o più caratteristiche. e a poco a poco ci si raddensa una dolcezza intorno come una perla intorno al singolo grano di sabbia, Cappello La similitudine è fatta di tre elementi: 1. primo termine di paragone: la dolcezza 2. secondo termine di paragone: una perla 3. motivo della somiglianza: la dolcezza si viene a creare poco a poco come la sab bia quando si addensa per formare la perla
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Montale Perifrasi = sequenza di parole che indica una realtà cui ci si potrebbe riferire diretta mente con un unico termine. da’ lampi notturni e da’ crolli d’aeree frane! Pascoli Con l’espressione ‘crolli di frane aree’ sono nominati i tuoni.
In poesia contribuisce alla ricchezza del significato del testo anche il modo di comporre i versi e le strofe. L’insieme delle leggi che governano la compo sizione si chiama metrica. Ti forniamo qui alcuni elementi di base per intro durti in essa, in modo da interpretare con maggior consapevolezza e gustare di più le poesie. Canzone = componimento poetico solenne costituito da una serie di strofe – dette stanze – composte di solito dallo stesso numero di versi con uno schema fis so di rime. La canzone è detta libera quando le sue stanze sono composte da un numero differente di versi, endecasillabi e settenari, che non seguono uno schema fisso di rime. Il sabato del villaggio di Giacomo Leopardi Distico = strofa composta di due versi. Dal greco dis ‘due volte’ e stichos ‘verso’. Era un piccolo porto, era una porta aperta ai sogni. Saba Enjambement = separazione tra la fine di un verso e l’inizio del successivo di due parole che dovrebbero stare insieme nella frase. Parola francese coniata sul verbo enjamber, che significa ‘scavalcare’. Attraverso l’enjambement si opera una precisa distinzione tra pausa metrica (che avviene alla fine di un verso) e pausa sintattica. Di nuovo questo vuoto bellissimo, lassù in alto, ti preme come un fatto personale. Fiori Madrigale = composizione musicale o poetica composta da brevi strofe di versi endeca sillabi, con diversi schemi di rime e con una rima baciata finale. Il madrigale è nato in Italia nel 1300.
Elementi di metrica
Gl I s TRUMENTI DEllO scRITTORE552
ElEMENTI DI METRIc A 553
Meriggiarebaciata:pallido e assórto A presso un rovente muro d’órto, A ascoltare tra i pruni e gli stérpi B schiocchi di merli, frusci di sérpi B Montale Rima alternata: Posa il meriggio su la pratería. A Non ala orma ombra nell’azzurro e vérde. B Un fumo al sole biancica: via vía A fila e si pérde B Pascoli Rima incrociata: tutte accoglie e fónde A le dissonanze acúte B nelle sue volúte B profónde A D’Annunzio
Tacciono i boschi e i fiumi, e ’l mar senza onda giace, ne le spelonche i venti han tregua e pace, e ne la notte bruna alto silenzio fa la bianca luna: e noi tegnamo ascose le dolcezze amorose: amor non parli o spiri, sien muti i baci e muti i miei sospiri. Tasso Rima = identità di suono di due parole a partire dall’ultima vocale accentata. una lettera alla volta pronunciamo un nome amáto per comporre la sua figura; allora la notte diventa cielo nella nostra bocca, e il nome amato un pane caldo, spezzáto. Cappello La rima viene detta baciata (AABB…) quando le parole che rimano tra loro si trovano alla fine di due versi consecutivi, alternata (ABAB…), quando le pa role rimano a versi alterni, incrociata quando le parole rimano “a specchio” (ABBA).Rima
Prima strofa Seconda strofa
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Fiori
Sonetto = composizione poetica composta di due strofe di quattro versi (quartine) e due strofe di tre versi (terzine). I versi delle quartine sono spesso a rima alternata (ABAB); i versi delle terzi ne seguono diversi schemi ritmici. Dal provenzale sonet ‘piccolo suono’. Alla sera Forse perché della fatal quïete A tu sei l’immago a me sì cara vieni B o sera! E quando ti corteggian liete A le nubi estive e i zeffiri sereni, B e quando dal nevoso aere inquïete A tenebre e lunghe all’universo meni B sempre scendi invocata, e le secrete A vie del mio cor soavemente tieni. B Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme C che vanno al nulla eterno; e intanto fugge D questo reo tempo, e van con lui le torme C delle cure onde meco egli si strugge; D e mentre io guardo la tua pace, dorme C quello spirto guerrier ch’entro mi rugge. D Foscolo Strofa = insieme di più versi, delimitato da spazi bianchi. Dal greco strophé ‘rivolgimento’. Le strofe possono essere ripetute più volte nello stesso componimento e in molti casi prendono il nome dal numero di versi che le compongono: ad esempio la terzina è la strofa composta da 3 versi, la quartina da 4 versi, l’ot tava da 8 versi. Vista La luce sul capannone, le due finestre murate e il fosso, lì sotto, e i platani, hanno impararecomeGuardi,ragione.etichiedisiapossibiledaloro.
I versi prendono il nome dal numero di sillabe che li compongono. Ad esem pio il verso quinario è composto da 5 sillabe, il settenario da 7 sillabe, l’ende casillabo da 11 sillabe. Una felicità fatta di nulla Versi endecasillabi mi colma – e non è forse che l’arietta di questa mattinata di settembre… Sbarbaro Versi liberi = versi che non presentano rime e non seguono un preciso schema metrico. Una formica già lo sa, che il daadcominciacielounmillimetroterra.
Milite Versi sciolti = versi formati dallo stesso numero di sillabe che non presentano rime. La mia bambina con la palla in mano, Versi endecasillabi, con gli occhi grandi colore del cielo non in rima e dell’estiva vesticciola: «Babbo – mi disse – voglio uscire oggi con te». Saba
ElEMENTI DI METRIc A 555 Verso = unità fondamentale della composizione poetica, corrisponde a ogni riga della poesia finita la quale si va a capo. Dal verbo latino vertĕre ‘girare, volgere’.
Le vicende narrate in Zebra di C. Potok prendono avvio dall’incidente occorso al protagonista. Dialogo = colloquio, confronto verbale tra due o più personaggi. Può essere in forma diretta, indicato fra virgolette, o in forma indiretta, se è riferito da un perso naggio. Dal greco diálogos, composto da diá ‘tra’ e lógos ‘discorso’.
Elementi della narrazione Anomalia = stranezza dei fatti narrati o del modo di narrare, in grado di catturare l’at tenzione del lettore, il quale continua a leggere il racconto alla ricerca di una possibile spiegazione. Nel racconto di D. Buzzati, Ombra del sud, il narratore è attratto da una strana figura che irrompe sulla scena. Antagonista = personaggio che ostacola il protagonista, che non gli permette di realizzare i suoi desideri o di raggiungere i suoi scopi. In alcuni racconti non è un sin golo personaggio a ostacolare il protagonista, bensì gli eventi, le circostanze narrate. Dal greco antagōnistḗs, derivato di agonistḗs ‘lottatore, attore’, col pre fisso anti- che indica avversione, contrapposizione. Nel racconto di M. Bontempelli, Il ladro Luca, il ladro è ostacolato nella sua fuga dal poliziotto. Colpo di scena = evento imprevisto che cambia il corso della storia. A volte si tratta di una agnizione, cioè di uno svelamento (dal verbo latino agnōscere ‘riconoscere’): un personaggio svela la sua vera identità sorprendendo gli altri personaggi e il L’identitàlettore. dei personaggi nel racconto di A. Puškin, La tempesta di neve, è svelata attraverso una serie di colpi di scena. Conflitto = contrasto, opposizione necessaria affinché la storia prenda avvio: in una si tuazione stabile e tranquilla, entra un personaggio, accade un evento, subentra un fattore imprevisto che ostacola il protagonista nei suoi propositi e obiettivi.
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di R. La Capria, Il granchio, viene raccontata una vicenda relativa alla guerra, richiamata dalla visione dei resti della teleferica, che non è direttamente connessa agli avvenimenti narrati. Ellissi = salto temporale nella narrazione degli eventi: il narratore passa da un evento all’altro senza raccontare quanto è avvenuto in mezzo. Dal greco élleipsis ‘mancamento, omissione’. Nel racconto di I. Silone, Pane nero, tra la prima e la seconda parte, viene effettuato un taglio di «alcuni mesi»: un tempo in cui avviene l’armistizio dell’8 settembre 1943 e l’Italia passa dalla parte degli alleati contro i tedeschi. Fabula = ordine cronologico degli eventi, che può differire dall’intreccio, ovvero sia dall’ordine con cui il narratore presenta gli eventi. Quando fabula e intreccio non coincidono emergono delle anacronie, cioè dei flashback o dei flashforward .
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Il racconto di I. Silone, Pane nero, è tutto giocato su un dialogo diretto tra i tre protagonisti. Digressione = narrazione, descrizione o commento che si allontana dalla trama o è co munque marginale rispetto agli eventi in corso. Dal latino digredi , verbo composto da dis, prefisso che indica separazione + grădiNel‘avanzare’.racconto
Il narratore del racconto Il ciuchino di R. La Capria racconta gli eventi senza seguirne l’ordine cronologico. Finale = conclusione della storia. Il finale del racconto di R. Carver, Una cosa piccola ma buona, illumina il significato dell’intera vicenda. Flashback = salto indietro nel tempo che racconta quanto avvenuto prima della storia narrata. Parola inglese composta da flash ‘guizzo, lampo’ e back ‘indietro’.
Quando il salto è nel futuro rispetto al tempo della narrazione si parla di flashforward , parola inglese composta da flash ‘guizzo, lampo’ e forward ‘ avanti’.Nelracconto di V. Grossman, La Madonna Sistina, osservando il quadro di Raffaello, il narratore si distacca dal tempo della narrazione per richiamare alcuni momenti del passato. Focalizzazione = punto di vista dal quale il narratore osserva la storia narrata. Focalizzazione interna: il narratore assume il punto di vista di un per sonaggio.Nelracconto di V. Grossman, La strada, il narratore assume il punto di vista del mulo Giu. Focalizzazione esterna: il narratore è un testimone esterno ai fatti. Le novelle proposte di G. Verga sono raccontate da un narratore che non appartiene al sistema dei personaggi. Incipit = inizio della storia. Dal verbo latino incipĕre, è la terza persona del presente del verbo: ‘inizia’. A volte può essere in medias res, cioè il narratore, senza pre sentare i personaggi o dare informazioni sull’ambientazione della vicenda, introduce il lettore direttamente nella storia. L’incipit del racconto di V.T. Šalamov, Sulla parola, è in medias res: «Si giocava a carte dal cavallante Naumov». Intreccio = articolazione della trama. Può non coincidere con la fabula, se l’ordine cro nologico degli eventi non è rispettato. Quando fabula e intreccio non coinci dono emergono delle anacronie, cioè dei flashback o dei flashforward .
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Nella novella di L. Pirandello, Il treno ha fischiato, la causa della condizione del protagonista descritta inizialmente è presentata in un momento successivo, invertendo l’ordine cronologico degli eventi. Monologo = discorso condotto da un personaggio senza interlocutori. Spesso ha i tratti
In Avventura di Capodanno di C. Zavattini la prima sequenza riguarda il soggiorno a Vienna di Hans prima dell’incontro con Mary (da «Ero arrivato…» a «… piccante e vogliosa d’avventura»).
Suspense = tensione nel lettore, in attesa di un evento risolutivo di una situazione in tricata o drammatica. Parola inglese derivata dalla locuzione francese en suspens ‘in sospeso’, dal latino suspensum , participio passato di suspèndere ‘sospendere’.Nelracconto
In alcuni casi il protagonista dà anche il titolo al racconto, come in Rosso Malpelo di G. Verga. Sequenza = parte del racconto composta da più scene, dotata di senso e di una certa autonomia. Dal verbo latino sequi ‘seguire’.
ElEMENTI DEll A NARRAZIONE 559 di un discorso interiore, come se il personaggio parlasse a sé stesso. Compo sto di mónos ‘solo, unico’ + lógos ‘discorso’. Nel racconto I suoi occhi mi seguono di E.M. Remarque il protagonista racconta i suoi pensieri senza interlocutori presenti. Narratore = chi racconta la storia. Da distinguere dall’autore, che è chi l’ha scritta: l’au tore è una persona reale, il narratore una voce narrante. Può essere interno alla storia, oppure esterno (vedi focalizzazione). È detto onnisciente quan do mostra di conoscere perfettamente la storia. Nel racconto di O. Wilde, Il razzo eccezionale, il narratore è omnisciente. Protagonista = personaggio principale della storia, intorno al quale ruotano le vicende. Dal greco prōtagōnist�ēs, composto di prôtos ‘primo’ e agōnist�ēs ‘lottatore, attore’.
di V. Grossman, È il giorno del giudizio, c’è un momento di suspense quando una donna, disperata per la morte della figlia, si avvia verso un nemico tedesco. Il lettore, grazie anche agli interventi del narratore, presagisce il peggio.
Gl I s TRUMENTI DEllO scRITTORE560 Indice A/R: andata e ritorno. Terza puntata 4 Racconti 6 Novelle 10 ALEKSANDR PUŠKIN La tempesta di neve 12 LEV TOLSTOJ Tre morti 23 GIOVANNI VERGA Rosso Malpelo 34 La roba 46 Lacrymae rerum 51 LUIGI PIRANDELLO Il treno ha fischiato 56 Ciàula scopre la luna 62 La mano del malato povero 70 OSCAR WILDE L’amico devoto 76 Il Razzo eccezionale 85 Racconti brevi 94 MASSIMO BONTEMPELLI Il ladro Luca 96 CESARE AvventuraZAVATTINIdiCapodanno 101 RAFFAELE LA CAPRIA Il ciuchino 106 Il granchio 108 BEPPE FENOGLIO Il gorgo 115 GIOVANNINO GUARESCHI Una famiglia rovinata 118 PIER PAOLO PASOLINI Biciclettone 125 DINO OmbraBUZZATIdelsud 129 FRANZ KAFKA Un messaggio dell’imperatore 134
UMBERTO f IORI 561 O. HENRY Lo sbirro e l’inno 136 CHAIM POTOK Moon 142 Zebra 159 RAMOND CARVER Una cosa piccola ma buona 175 ALICE MUNRO Legna 194 VASSILIJ GROSSMAN La Madonna Sistina 210 Racconti di guerra 218 ERICH MARIA REMARQUE Il caso, i topi, l’arma bianca 220 I suoi occhi mi seguono 224 EMILIO LUSSU Una lira per un eroe 232 Avevo di fronte un uomo 237 MARIO RIGONI STERN Ritorno tra le rovine 242 Saper restare uomini 247 GIULIO BEDESCHI La crosta 251 EUGENIO CORTI La morte del capitano 257 VASILIJ GROSSMAN La strada 261 È il giorno del giudizio 270 IGNAZIO SILONE Pane nero 274 PRIMO LEVI Se questo è un uomo 279 La demolizione di un uomo 281 Il canto di Ulisse 290 GIOVANNINO GUARESCHI Istruzioni per l’uso 297 Lettere al postero 302 La porticina della morte 305
562
JUNG CHANG Cigni selvatici 366 La Cina di Mao Zedong 377 MARIO CALABRESI Il presagio 378 La storia italiana dalla Repubblica agli “anni di piombo” 383 FRANCESCO DELIZIOSI Un calvario di periferia 384 ALESSANDRO D’AVENIA Semi nelle tenebre 389 ORIANA FALLACI Quel giorno sulla Luna 393 MARCO BERSANELLI I confini del cosmo, i confini della scienza 405
308
PAOLO NESPOLI La vita di quaggiù vista da lassù 411 ALESSANDRO BARICCO The game 416
Eterno Il pacco rotto VARLAM ŠALAMOV Sulla parola 315
Il muro 321 Squarci di mondo 328
DOMENICO QUIRICO Il mare 331 MARIO CALABRESI Una scatola di matite 341 IBRAHIM ALSABAGH Il dramma del quotidiano 352 ORIANA IntervistaFALLACIaKhomeini 358
Medio Oriente: una regione senza pace 364
pericolo 306 Signora Germania 307
ALEKSANDR ISAEVIČ SOLŽENICYN
UMBERTO f IORI 563
Discorsi celebri 424
TAKASHI InterventoNAGAIaicattolici
superstiti raccolti nella cattedrale di Nagasaki durante la messa di suffragio, 23 novembre 1945 443
WINSTON CHURCHILL Discorso alla Camera dei Comuni, 13 maggio 1940 440
WOODROW WILSON Discorso al Congresso per ottenere la dichiarazione di guerra, 2 aprile 1917 427
MARTIN LUTHER KING Discorso per i diritti civili al Lincoln Memorial, 28 agosto 1963 453
di annuncio della guerra alla Polonia, 1 settembre 1939 434
JOHN F. DiscorsoKENNEDYindifesadella democrazia davanti al Muro di Berlino, 26 giugno 1963 450
MOHANDAS K. GANDHI Discorso alla vigilia della Marcia del sale, 11 marzo 1930 430
NELSON MANDELA Discorso dopo la vittoria elettorale dell’ANC, 10 maggio 1994 458
ALCIDE DE GASPERI Discorso alla Conferenza di Pace di Parigi, 10 agosto 1946 446
PAOLO DiscorsoBORSELLINOinmemoria dell’amico e compagno Giovanni Falcone pronunciato nella chiesa di Sant’Ernesto, Palermo 23 giugno 1992 461
ADOLF DiscorsoHITLERalReichstag
GEORGE W. BUSH Discorso alla nazione dopo l’attacco terroristico al World Trade Center, 11 settembre 2001 465 VÀCLAV DiscorsoHAVELalSenato della Repubblica Italiana, 4 aprile 2002 467
564 Poesie 470 Un uomo in guerra: Giuseppe Ungaretti 474 GIUSEPPE UNGARETTI Veglia 476 CLEMENTE REBORA Voce di vedetta morta 477 GIUSEPPE UNGARETTI Stasera 478 Silenzio 479 Dannazione 481 Destino 482 Il porto sepolto 483 Fratelli 484 Sono una creatura 485 In dormiveglia 486 Pellegrinaggio 488 La notte bella 490 San Martino del Carso 491 Commiato 492 Mattina 493 Dormire 494 Un’altra notte 495 Rose in fiamme 496 Girovago 497 Soldati 499 Sereno 500 Solitudine 501 Spazi infiniti 502 GIACOMO LEOPARDI L’Infinito 504 GIOVANNI PASCOLI Nebbia 506 UMBERTO SABA Ulisse 508
INDIcE 565 In fondo all’Adriatico selvaggio 509 Il molo 510 Goal 512 Ritratto della mia bambina 514
UMBERTO FIORI Esempi 539 Vista 540 Andito 541 Altra discussione 542
PIERLUIGI CAPPELLO Una rosa 530 GIORGIO CAPRONI Sono donne che sanno 531
MASSIMO MORASSO È tornato implacabile sul campo 529
EUGENIO MONTALE Prima del viaggio 516 Ho sceso dandoti il braccio 518
ANTONIA POZZI La voce 520
Quello che resta da fare ai poeti 515
PIERLUIGI CAPPELLO Da lontano 531 TONINO MILITE Una formica 532 È terra di nessuno 534 L’intermittenza del giallo 536
CESARE PAVESE I mattini passano chiari 521 CAMILLO SBARBARO Una felicità fatta di nulla 523 CARLO BETOCCHI Il mio cuore è debole, stasera 525 DANIELA ATTANASIO Le ore meridiane 527
DANIELE MENCARELLI La finestra arriva fino al mare 537 Ecco la tua casa 538
566Accordo 543 Squillo 544 È dall’amore che nasce la poesia 545 Gli strumenti dello scrittore 546 Figure di suono 547 Figure di senso 548 Elementi di metrica 552 Elementi della narrazione 556
REfERENZE 567
Referenze ALSABAGH • Il dramma del quotidiano da I. Alsabagh, Un istante prima dell’alba. Siria. Cronache di guerra e di speranza da Aleppo, Edizioni Terra Santa, Milano 2016 ATTANASIO • Le ore meridiane da Il pensiero dominante. Poesia italiana 1970-2000, Garzanti, Milano 2001 a cura di F. Loi e D. Rondoni BARICCO • The game da A. Baricco, The game, Einaudi, Torino 2018 BEDESCHI • La crosta da G. Bedeschi, Centomila gavette di ghiaccio, Mursia, Milano 1963 BERSANELLI • I confini del cosmo, i confini della scienza da M. Bersanelli, Il grande spettacolo del cielo, Sperling & Kupfer, Cles 2016 BETOCCHI • Il mio cuore è debole, stasera da C. Betocchi, Tutte le poesie, Garzanti, Milano 1996 BONTEMPELLI • Il ladro Luca da M. Bontempelli, L’amante fedele, Incontri Editrice, Sassuolo 2016 BORSELLINO • Discorso in memoria dell’amico e compagno Giovanni Falcone pronunciato nella chiesa di Sant’Ernesto, Palermo 23 giugno 1992 da A. Mascali, Le ultime parole di Falcone e Borsellino, Chiarelettere, Milano 2012 BUSH • Discorso alla nazione dopo l’attacco terroristico al World Trade Center, 11 settembre 2001 da «Il Corriere della Sera», 12 settembre 2001 BUZZATI • Ombra del sud da D. Buzzati, Sessanta racconti , Mondadori, Milano 1958 CALABRESI • Una scatola di matite da M. Calabresi, La fortuna non esiste. Storie di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rialzarsi , Mondadori, Milano 2009 • Il presagio da M. Calabresi, Spingendo la notte più in là , Mondadori, Milano 2009 CAPPELLO • Una rosa • Da lontano da P. Cappello, Azzurro elementare, Bur, Milano 2017 CAPRONI • Sono donne che sanno da G. Caproni, Tutte le poesie, Garzanti, Milano 1999 CARVER • Una cosa piccola ma buona da R. Carver, Tutti i racconti , Mondadori, Milano 2005 a cura di G. Nocera traduzione di R. Duranti CHANG • Cigni selvatici da J. Chang , Cigni selvatici. Tre figlie della Cina , TEA (su licenza della Longanesi & C.), Milano 2018 traduzione di L. Perria
• Discorso al Senato della Repubblica Italiana, 4 aprile 2002 da V. Havel, L’Europa e il mondo, Biblioteca Senato della repubblica HENRY • Lo sbirro e l’inno da O. Henry, Memorie di un cane giallo e altri racconti , Adelphi, Milano 2013 a cura di G. Manganelli
• Signora Germania • Il pacco rotto da G. Guareschi, Diario clandestino 1943-1945, Bur, Milano 1982
• La strada da V. Grossman, Il bene sia con voi!, Adelphi, Milano 20112 traduzione di C. Zonghetti
• Una famiglia rovinata da G. Guareschi, Il decimo clandestino, Rizzoli, Milano 1982 HAVEL
• È il giorno del giudizio da V. Grossman, Vita e destino, Adelphi, Milano 20139 traduzione di C. Zonghetti
GUARESCHI • Istruzioni per l’uso
• Lettere al postero • La porticina della morte • Eterno pericolo
CORTI • La morte del capitano da E. Corti, Il cavallo rosso, Ares, Milano 198334 D’AVENIA • Semi nelle tenebre da A. D’Avenia, Ciò che inferno non è, Mondadori, Milano 2014 DE GASPERI • Discorso alla Conferenza di Pace di Parigi, 10 agosto 1946 <www.Storiologia.it/trattato di pace/ a1946e.htm> DELIZIOSI • Un calvario di periferia da F. Deliziosi, Se ognuno fa qualcosa si può fare molto. Le parole del prete che fece paura alla mafia , Bur, Milano 2018 FALLACI • Intervista a Khomeini da «Il Corriere della Sera», 26 settembre <www.oriana-fallaci.com>1979 • Quel giorno sulla Luna da O. Fallaci, Quel giorno sulla Luna , Bur, Milano 2009 FENOGLIO • Il gorgo da B. Fenoglio, Diciotto racconti , Einaudi, Torino 1995 FIORI • Esempi • Vista • Andito • Altra discussione • Accordo da U. Fiori, Esempi , Marcos y Marcos, Milano 2004 • Squillo da U. Fiori, Poesie (1986-2014), Mondadori, Milano 2014 • È dall’amore che nasce la poesia da U. Fiori, La poesia è un fischio (Saggi 1986-2006), Marcos y Marcos, Milano 2007 GANDHI • Discorso alla vigilia della Marcia del sale, 11 marzo 1930 da AA.VV., I discorsi che hanno cambiato il mondo, White Star, Vercelli 2012
GROSSMAN • La Madonna Sistina
REfERENZE568 CHURCHILL • Discorso alla Camera dei Comuni, 13 maggio 1940 traduzionechurchill.html><http://www.warfare.it/documenti/diN.Zotti
• Discorso dopo la vittoria elettorale dell’ANC, 10 maggio 1994 da AA.VV., Nelson Mandela. Bisogna essere capaci di sognare, Corriere della Sera, Milano 2013 MENCARELLI • La finestra arriva fino al mare
KAFKA • Un messaggio dell’imperatore da F. Kafka, Racconti , Mondadori, Milano 2006 a cura di E. Pocar KENNEDY • Discorso in difesa della democrazia davanti al Muro di Berlino, 26 giugno 1963 da AA.VV., I discorsi che hanno cambiato il mondo, White Star, Vercelli 2012 KING • Discorso per i diritti civili al Lincoln Memorial, 28 agosto 1963 I-have-a-dream.pdf>wp-content/uploads/2013/04/King-<https://www.perlaretorica.it/
• Ecco la tua casa da D. Mencarelli, Tempo circolare (poesie 2019-1997), peQuod, Ancona 2019 MILITE • Una formica • È terra di nessuno • L’intermittenza del giallo da T. Milite, L’intermittenza del giallo. Poesie scelte 1998-2005, Marco Sabatelli Editore, Savona 2007 MONTALE • Prima del viaggio • Ho sceso dandoti il braccio da E. Montale, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 2018 MORASSO • È tornato implacabile sul campo da Il pensiero dominante. Poesia italiana 1970-2000, Garzanti, Milano 2001 a cura di F. Loi e D. Rondoni MUNRO • Legna da A. Munro, Troppa felicità , Einaudi, Torino traduzione2014di S. Basso NAGAI • Intervento ai cattolici superstiti raccolti nella cattedrale di Nagasaki durante la messa di suffragio, 23 novembre 1945 da P. Glynn, Pace su Nagasaki. Il medico che guariva i cuori , Paoline, 2015 traduzione di R. Zelocchi NESPOLI • La vita di quaggiù vista da lassù da P. Nespoli, Dall’alto i problemi sembrano più piccoli , Mondadori, Milano 2012
MANDELA
• Il canto di Ulisse da P. Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino 2005 LUSSU • Una lira per un eroe • Avevo di fronte un uomo da E. Lussu , Un anno sull’altipiano, Einaudi, Torino 2000
HITLER • Discorso al Reichstag di annuncio della guerra alla Polonia, 1 settembre 1939 traduzionehtm>ugopersi/1939/hitler_reichstag106.<https://www.cronologia.it/diU.Persiani
REfERENZE 569
LA CAPRIA • Il ciuchino da R. La Capria, Fiori giapponesi. Cinquantacinque pezzi facili , Bur, Milano 2009 • Il granchio da R. La Capria, Guappo e altri animali , Mondadori, Milano 2007 LEVI • Se questo è un uomo • La demolizione di un uomo
ŠALAMOV • Sulla parola da V. Šalamov, I racconti della Kolyma , Adelphi, Milano 199911 traduzione di M. Binni SBARBARO • Una felicità fatta di nulla da C. Sbarbaro, L’opera in versi e in prosa , Garzanti, Milano 1985 SILONE • Pane nero da I. Silone, Una manciata di more, Mondadori, Milano 1998 SOLŽENICYN • Il muro da A.I. Solženicyn, Una giornata di Ivàn
REfERENZE
SABA • Ulisse • In fondo all’Adriatico selvaggio • Il molo • Goal • Ritratto della mia bambina da U. Saba, Il canzoniere (1900-1954), Einaudi, Torino 2014 • Quello che resta da fare ai poeti da U. Saba, Quello che resta da fare ai poeti , Henry Beyle, Milano 2012
570 PASOLINI • Biciclettone rid. da AA.VV., Racconti nuovi, gli scrittori italiani per i nuovi lettori: i ragazzi e i giovani d’oggi , Editori Riuniti, Roma 1960 a cura di D. Rinaldi, L. Sbrana PAVESE • I mattini passano chiari da C. Pavese, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi , Einaudi, Torino 1951 POTOK • Moon • Zebra da C. Potok , Zebra e altri racconti , Garzanti, Milano 2002 traduzione di L. Noulian POZZI • La voce da A. Pozzi, Desiderio di cose leggere, Salani, Milano 2018 a cura di E. Vergani QUIRICO • Il mare da D. Quirico, Esodo. Storia del nuovo millennio, Neri Pozza, Vicenza 2016 REMARQUE • Il caso, i topi e l’arma bianca • I suoi occhi mi seguono da E.M. Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale, Neri Pozza, Vicenza traduzione2016di S. Jacini e W. della Croce RIGONI STERN • Ritorno tra le rovine da M. Rigoni Stern, Storia di Tönle. L’anno della vittoria , Einaudi, Torino 2014 • Saper restare uomini da M. Rigoni Stern, Il sergente nella neve. Ritorno sul Don , Einaudi, Torino 2014
Denìsovič, Newton Compton, Roma 1993 traduzione e cura di C. Spano TOLSTOJ • Tre morti da L. Tolstoj, Tutti i racconti , vol. 1, Mondadori, Milano 1998 a cura di I. Sibaldi
REfERENZE 571 UNGARETTI • Veglia • Stasera • Silenzio • Dannazione • Destino • Il porto sepolto • Fratelli • Sono una creatura • In dormiveglia • Pellegrinaggio • La notte bella • San Martino del Carso • Commiato • Mattina • Dormire • Un’altra notte • Rose in fiamme • Girovago • Soldati • Sereno • Solitudine da G. Ungaretti, Vita di un uomo. 106 poesie (1914-1960), Arnoldo Mondadori, Milano 1966
WILDE • L’amico devoto • Il Razzo eccezionale da O. Wilde, Le fiabe felici , Besa editrice, Nardò traduzione2018di V. Carpifave WILSON • Discorso al Congresso per ottenere la dichiarazione di guerra, 2 aprile 1917 da AA.VV., I discorsi che hanno cambiato il mondo, White Star, Vercelli 2012
ZAVATTINI • Avventura di Capodanno da C. Zavattini, Opere 1931-1986, Bompiani, Milano 1991
572 I miei appunti
UMBERTO f IORI 573
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UMBERTO f IORI 575
Contenuti digitali integrativi su www.itacascuola.it/a-r-3 vita e opere degli autori il circolo letterario cineforum E per i docenti: verifiche di fine sezione suggerimenti didattici pagine teoriche A/R3NovelleRaccontibreviRaccontidiguerraSquarcidimondoDiscorsicelebriPoesie · unuomoinguerra:GiuseppeUngaretti · spaziinfiniti ¤ 27,90 Aldilàdelpiacere,dellacuriosità,ditutteleemozionichesuscitanoiracconti,lestorieeleleggende,aldilàdelbisognodidistrarsi,didimenticare,diprocurarsisensazionipiacevolieterrificanti,loscoporealedelviaggiomeravigliosoèl’esplorazionepiùcompletadellarealtàuniversale.PaulMabille,Lemiroirdumerveilleux Collana scolastica diretta da Raffaela Paggi la cetra Sul sito www.seleggo.org la versione digitale ottimizzata del libro per studenti dislessici itacalibri.it