Valeria Sala Calanna con Andrea Avveduto
Kikot
La partita piĂš importante Prefazione di M. Anna Maria CĂ nopi osb
Un grazie sincero ai miei familiari, agli amici e a tutte le persone che ci hanno accompagnato e ci accompagnano. Un particolare ringraziamento ad Andrea Avveduto, a suor Maria Giovanna e alla Madre Cànopi per il grande aiuto e sostegno che mi hanno dato nella preparazione di questo libro.
Valeria Sala Calanna con Andrea Avveduto Kikot. La partita più importante Itaca, Castel Bolognese www.itacaedizioni.it/kikot Prima edizione: giugno 2015 © 2015 Itacalibri, Castel Bolognese Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-526-0432-4 Le edizioni Itaca sono distribuite da: Itacalibri srl via dell’Industria, 249 48014 Castel Bolognese (RA) - Italy tel. +39 0546 656188 fax +39 0546 652098 e-mail: itaca@itacalibri.it on line: www.itacalibri.it in libreria: www.itacaedizioni.it/librerie Grafica di copertina: Andrea Cimatti Cura editoriale: Cristina Zoli Foto di copertina: Roberta Calanna Stampato nel mese di giugno 2015 da Modulgrafica Forlivese, Forlì (FC)
Prefazione
Chiara, la ragazzina che si è arresa a Dio
«Chi è Gesù?». A questa domanda di catechismo Chiara, nel suo quaderno, aveva risposto con una sola parola: «Tutto», scritto a lettere grandi, in pastello color arancione. Era la risposta spontanea scaturita dal cuore di una ragazzina vivace, dal carattere forte, dalle passioni intense, una ragazzina che non si accontentava delle “mezze misure”, ma tendeva alla “misura alta” del vivere. La sua vita era tutta casa, scuola, catechismo e… pallavolo. Impegnata nello studio, socievole con i familiari e con gli amici, dedicava tutto il suo tempo libero all’allenamento nel suo sport preferito, che per lei non era solo un gioco o un divertimento, ma una vera e propria attività che la coinvolgeva totalmente. Anche perché “doveva” sempre vincere: la sua fierezza non poteva accettare sconfitte… E vittoriosa era stata anche nella partita del 16 novembre 2008 ad Ornavasso (Verbania): una partita importante per la quale si era molto preparata e che aveva affrontato con tutta la sua energia. Al termine, mentre andava a prendersi un sorso d’acqua, all’improvviso cadde a terra svenuta. Sembrava un malore passeggero, tanto che potevano apparire eccessivi gli accertamenti medici successivi. Fu, invece, l’inizio di una svolta decisiva nella sua esistenza, l’inizio di un cammino che porterà Chiara a scrivere non più a pastelli, ma con la sua stessa vita: «Gesù è tutto». Lo scriverà, lo inciderà, lettera dopo lettera, non senza fatica, ma in modo indelebile.
6 kikot
La toccante testimonianza raccolta in queste pagine ci fa percorrere l’itinerario spirituale compiuto da Chiara, che in poco più di un anno da ragazzina spensierata è divenuta una ferma testimone della fede e della speranza. Fortemente desiderosa di vivere, Chiara accolse la malattia che gli esami svelarono – un tumore al cervello, una “ciste” le fu detto – come una sfida. Una sola cosa le premeva: tornare alla sua pallavolo… Accettò con fatica di sospendere momentaneamente l’allenamento. Non ne vedeva la necessità: d’altronde, all’inizio, stava bene, non aveva particolare sintomi di malessere. Cominciò così a esercitarsi nella pazienza. Poco prima di Natale, la mamma e il papà vennero all’isola1 per un colloquio e ripartirono custodendo nel cuore la parola che li avrebbe accompagnati lungo l’intero percorso: «Rispetto della volontà di Dio», unita all’altra: «Tutto è grazia». Allora sembrarono parole “crudeli”. Eppure erano state dette loro con uno sguardo di fede così intenso, così materno e pieno di “com-passione” che non potevano fare altro che accoglierle nel loro cuore. Un seme che darà frutto a suo tempo; al termine di una lunga lotta. La malattia di Chiara avanzò rapidamente. I dolori si fecero presto sentire, i movimenti diventarono via via più faticosi. Ma la speranza della completa guarigione era sempre ostinatamente viva. Era una speranza che la volontà di Dio coincidesse con la propria volontà… Intensa divenne anche la preghiera, con il rosario recitato quotidianamente insieme in famiglia e le tante invocazioni ai santi, verso i quali Chiara aveva grande attrattiva. Il cammino di Chiara diventò così il cammino di tutta la famiglia e di molti amici, che mai li lasciarono soli. Quando ormai il tempo sembrava segnato – un mese, non di più, avevano sentenziato i medici… – e i cuori erano nell’angoscia, Dio aggiunse, inaspettatamente, inspiegabilIl riferimento è all’Isola San Giulio, sul lago d’Orta, dove sorge l’abbazia benedettina Mater Ecclesiæ di cui Madre Cànopi è fondatrice e abbadessa (ndr). 1
Prefazione 7
mente, altro tempo. Non è Lui il Signore del tempo? E fu il tempo della maturazione del seme gettato tra le lacrime, come dice il salmista (cfr. Sal 126). Nei momenti più tragici ci furono incontri decisivi e inattesi, incontri che portavano il segno dell’assoluta gratuità: come fossero angeli mandati da Dio. E così giunse, per Chiara e per tutti i familiari, l’ora della “resa” completa, dell’abbandono alla volontà di Dio, per la Sua gloria. Ora, attorno a Chiara si radunavano in molti, perché il suo sguardo era luminoso e anche il suo corpo, così fortemente segnato dalla malattia, era un dono di pace, come una particola di Eucaristia. «Nessuno vive per se stesso e nessuno muore per se stesso». Chiara amava vivere; la malattia non le ha tolto questo amore, ma lo ha riversato nella morte stessa, che è diventata per tutti festa di luce, pur nell’indicibile dolore, come testimoniano queste pagine scritte con il cuore di una mamma, con una sincerità e una semplicità che le rende prezioso documento di un esemplare cammino di maturazione umana e cristiana. Le rende, soprattutto, testimonianza dell’amore di Dio per le sue creature. Come il canto del Magnificat. M. Anna Maria Cànopi osb