La Gazzetta di Itaca

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MEnSILE D’InForMAZIonE DELLA CooPErATIVA SoCIALE ITACA onLUS

“Noi stiamo coN quelli che ballaNo” Tomarchio contro la riapertura dei manicomi e i recinti sanitari

saba aNglaNa coNquista PordeNoNe "Itaca è una perla di questa città"

Fab 31 agosto 2012 Termine ultimo per consegnare i progetti

N°08/2012

eNtrare iN itaca è Per caso la scelta è restarci (taccuiNo di viaggio)

www.itaca.coopsoc.it 08/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 1


editoriale di Leo Tomarchio Presidente

Noi stiamo con quelli che ballano Pordenone

31 agosto 2012 deadline per la presentazione dei progetti FAB apre le porte a partire dal 27 agosto Orari: lunedì 10-13, giovedì 10-13 e 14-18 Sede: Via San Francesco 1/C Pordenone Per informazioni e contatti

Pensi di avere una buona idea da sviluppare? Faccelo sapere! Scarica il modulo di iscrizione da www.i-fab.it

Avevo vent’anni quando venne varata la Legge 180, stavo svolgendo il servizio civile presso il Centro di Igiene Mentale di Pordenone ed ero fiero di esserci, di vivere questa grande riforma dall’interno. Ricordo il pacato entusiasmo di Lucio Schittar e quello più vivace dei giovani e appassionati medici ed operatori. Ero ancora impressionato dalla mia prima visita all’interno di un reparto femminile dell’Opp di Udine, ma si iniziava ad intravvedere, per quelle donne vestite di un solo camice legato lungo la schiena, un destino diverso ed una condizione di vita più dignitosa. Gli anni a seguire sono stati intensi: aperture di gruppi appartamento, centri diurni, laboratori tessili, cooperative agricole, falegnamerie, fino ad arrivare alla nascita delle cooperative di inserimento lavorativo. Nel 1981 nasce la Coop Service Noncello. Ricordo il primo inserimento lavorativo che ho seguito personalmente. Era un ragazzo di 35 anni che non usciva di casa da mesi e mesi. A malapena accettava le visite degli operatori del Centro. Il lavoro per lui fu un’occasione di riscatto e di socializzazione. Dopo un po’ iniziò ad uscire di casa non solo per andare a lavorare, ma anche per vedere qualche amico che si era fatto all’interno della cooperativa, o per le visite di controllo al Cim. Certo non si trattò di “guarigione”, ma fu la dimostrazione che il sistema integrato dei servizi era vincente. Il Friuli Venezia Giulia (nonostante il terremoto del ’76, che rallentò all’inizio la presenza dei Csm sul territorio) è stato di esempio a tutta Italia nella gestione dei servizi territoriali per la salute mentale. Ma nel resto del Paese le cose non sono andate proprio così, anzi. La 180 è stata una delle leggi più boicottate della storia della Repubblica. Fin da subito gli oppositori iniziarono a parlare di “controriforma”. Per alcuni era una questione estetica – non è bello vedere i matti che girano liberi per la città –, per altri il vedere venir meno il grande affare delle cliniche private. Arrivando ai giorni nostri, mentre da una parte l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera la legge promulgata nel 1978 grazie a Franco Basaglia, come una eccellenza psichiatrica, assistiamo all’ennesimo tentativo di re-istituzionalizzare le persone con malattia mentale. Dopo la Burani-Procaccini, ecco l’ennesimo disegno di legge che vorrebbe riaprire i manicomi, anzi, i manicomietti.

Il Tso (Trattamento Sanitario Obbligatorio) che nella Legge Basaglia è espressamente previsto con un carattere di eccezionalità, residuale e comunque solo ed esclusivamente centrato sulla condizione dell’interessato e quindi a sua tutela, vorrebbe essere trasformato in Tsn (Trattamento Sanitario Necessario), basato non più sulla condizione soggettiva dell’interessato (il malato) ma a tutela dell’ordine pubblico, avvalorando ancora una volta la tesi che malattia mentale equivale a pericolosità sociale. Il rischio di riportare i servizi di salute mentale sotto l’egida del Ministero di Grazia e Giustizia è lì dietro l’angolo. E quindi si cerca di tornare a quei principi incostituzionali che c’erano prima della Legge Basaglia. La condizione di malato mentale giustifica, secondo i relatori del disegno di legge Ciccioli, di nuovo, la reclusione. Cosa che tra l’altro si fa già in molte parti d’Italia, dove la Legge 180 non è mai stata applicata. La frase tratta da un articolo di Pietro Barbetta, studioso e docente in varie università, “Questa legge è una sorta di condono edilizio mentale”, mi pare renda bene l’idea. Sono tuttavia anche altri, e inquietanti, i segnali che ci giungono da questo versante, da nord a sud. Come la trasformazione del Centro di Salute Mentale di Napoli da 24 ore a semplice ambulatorio feriale, motivato da ragioni economiche che non convincono per nulla, tanto più che a questa operazione corrisponde già un aumento dei ricoveri nelle strutture private (manicomiali) convenzionate e molto costose. O il tanto dibattuto, in questi giorni, trasferimento del Centro di Salute Mentale di Pordenone all’interno dell’area ospedaliera, giustificato da una maggiore razionalizzazione del servizio, ma poco condiviso e caduto come un fulmine a ciel sereno anche per gli operatori che vi lavorano. O ancora il diffuso ritorno all’uso dell’elettroshock in varie parti d’Italia (non in Friuli per fortuna). Tutti segnali poco rassicuranti, brutti presagi di un ritorno a tempi passati che non vorremmo tornassero mai. Una società civile deve esprimere risorse innovative, spazi di cura adeguati, luoghi di sollievo, reti sociali che permettano l’integrazione comunitaria di tutti i soggetti che la abitano, qualunque sia la loro razza e condizione di salute, mentale o fisica. La sera del 22 luglio scorso, durante il concerto di Folkest organizzato da Itaca, Comune e Edit Eventi in piazza XX Settembre a Pordenone, Saba Anglana, cantante somalo/italiana, ha più volte richiamato il tema della “mescolanza”. Lei che quando aveva sei anni è dovuta scappare con la famiglia dalla Somalia perché i matrimoni misti non erano ben visti dal regime, sa bene cosa vogliano dire la discriminazione e lo stigma. Più volte ha esortato le persone a mescolarsi e a ballare. Alcune si sono alzate e se ne sono andate, disturbate da questo invito. Noi siamo rimasti con quelli che ballavano.

info@i-fab.it 345 5407006 (Christian Gretter) 0434 366064 (Ufficio Commerciale Cooperativa Itaca) 2 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 08/2012

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Sommario

Primo piano

05∙UN’ENORME BOLLA BLU La festa per i 20 anni di Itaca

L’INTERVISTA DEL MESE IN COPERTINA Saba Anglana foto di Leo Tomarchio

08∙PUSENJE UBIJA, PUSENJE

UBIJA, ПУСЕЊЕ УБИЈА Dialogo con gli Arbe Garbe

SPECIALE FAB!

10∙GLI ASPIRANTI FABERS

“OCCUPANO” PORDENONE L’incubatore di Itaca preso d’assalto da 26 idee

NOTIZIE DAL CDA

24∙AGEVOLAZIONI AI SOCI

18∙

Approvato il regolamento per la frequenza nei nidi Itaca

RICERCA E SVILUPPO

28∙PIANI DI ZONA

Per costruire legami significativi

INsicurezza

31∙RISCHI CONNESSI ALL’USO DEL CELLULARE

Dodici precauzioni vivamente consigliate

11∙“ANDREMO DRITTI PER LA NOSTRA STRADA STORTA”

10∙

Un’enorme bolla blu

Successo per il 1° Open Day di FAB

12∙HOME. SOMETHING LITTLE IN THIS TOWN

La festa per i 20 anni di Itaca al Palatenda di Villanova

Pordenone 7 settembre h 18 Palazzo Badini

Pordenone

Attualità

13∙TACCUINO DI VIAGGIO

Vent’anni di Cooperazione sociale in pillole

15∙OLIMPIADI DEI DISABILI

“Madrina” la campionessa mondiale di salto in alto Alessia Trost

17∙IL LIGA E’ STATO QUI

Storia di un incontro tra palco e realtà

18∙TORNANO GLI SBILFS

A Ravascletto rivivono orchi, agane, lupi e volpi

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5∙

Alle 18.00 mi trovavo ancora in vicolo Selvatico. Avevo appena finito di caricare il Ducato mentre Paolo si attardava all’interno della sala riunioni. Continuava a spostare cavi e pc da un luogo all’altro come in un movimento meccanico senza volontà. “Paolo!”, grido, “E’ tardi! Andrea è già da mezz’ora che mi aspetta al Palatenda! Non è giusto chiedere alle persone un aiuto e farle attendere! Dai che andiamo!”. Avrei potuto andarmene da solo ma Paolo non conosceva la strada per raggiungere il quartiere di Villanova e, comunque, avrebbe dovuto recuperare le chiavi dello Scudo che io avevo in tasca. Dopo 2 minuti eravamo già in coda al semaforo. Arrivati al Palatenda due persone avevano già aperto una decina di tavoli, secondo gli accordi presi la sera prima. L’idea iniziale era di disporli lungo il lato corto della struttura, ma le previsioni del tempo per il giorno dopo

non lasciavano scampo: pioggia molto intensa e temporali per tutta la mattina e parte del pomeriggio. Dovevamo agire con questa certezza: non avremmo potuto utilizzare l’area verde esterna. Di conseguenza i gonfiabili andavano posizionati all’interno. Dovevamo per forza lasciare una buona porzione di capannone libera per i giochi dei bambini. Da qui il cambiamento logistico: tavoli e panche lungo il lato corto. Andrea ci stava aspettando all’interno del suo Ducato, parcheggiato all’esterno dell’area. “Non c’è tempo da perdere”, penso. “E’ già tardi. Se stasera non riusciamo a posizionare almeno i tavoli e i gonfiabili, domani mattina ci troveremo inguaiati”. Fortunatamente il palco era già stato montato dalla squadra del Comune il giorno prima: un pensiero in meno. Paolo e Andrea affiancano i due volontari che non sembrano particolarmente entusiasti del nostro arrivo. “Troppe

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PRIMO PIANO

Bella festa, tantissimi soci (educati) che lavorano la gran parte nei servizi, tanti figli piccoli dei soci (altrettanto educati) ed un solo bagno (ancora pulitissimo!) alle 15.00 del pomeriggio. No, non mi cimenterò in scontati sillogismi – troppo facile -, non pigerò mai il tasto “spazio aperto” per l’ennesimo editto, volevo semplicemente ringraziare tutti per la gentilezza. (Caterina Boria)

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PRIMO PIANO

feste e troppo tempo rubato alla famiglia” penso tra me e me. “Sono sicuramente stufi di tutte queste attività di volontariato. E tutti che li comandano. Anche noi tre pischelli che vogliamo insegnar loro le distanze tra un tavolo e l’altro!”. In effetti dico loro che avremmo potuto sfruttare meglio lo spazio spostando tutti i tavoli di qualche metro. E così facciamo. L’obiettivo non scritto era garantire più spazio possibile ai bambini e ai loro giochi. Dopo un’ora i tre compressori soffiano l’aria all’interno dei gonfiabili e le tavolate formano cinque file lunghissime per un totale di 300 posti a sedere. Tante le persone attese per il giorno dopo. Chiudo le pareti laterali del capannone. I colleghi se ne sono andati da poco. Anche Nadia mi ha salutato dandomi appuntamento per le 9 del mattino successivo. Solo al centro di quell’enorme bolla blu, mi fermo un attimo e guardo in alto. Raccolgo un silenzio che sa di plastica e sospiro: “Sarà una bella festa”. Non so dire quante volte istanti come questi hanno dato senso e significato alla stanchezza accumulata nelle settimane precedenti. In questi

momenti rivedi istantaneamente il film di ciò che è passato e di ciò che sarà. Anche il futuro. Riesci a immaginare anche il giorno dopo. Sei costretto a viverlo in anticipo perché il giorno seguente non avrai tregua. Sarai trascinato via dall’energia delle persone e dall’entusiasmo. E così è stato. Il mattino del 21 luglio inizia molto presto. Alle 8.30 sono al Palatenda. Inizia l’allestimento dello spazio dj. Poco dopo arriva Nadia e a seguire Christian, Andrea e Paolo. Poco dopo molti altri. Dalle cucine si liberano profumi di griglia. I primi ospiti vedono le tavole prendere forma nel loro allestimento essenziale. E, come annunciato, arriva anche la pioggia. Tanta pioggia. Dall’interno del capannone sembra che cada a secchiate. Il rumore intenso prodotto dall’urto con il soffitto di plastica si mescola al vociare dei bambini e delle persone. I compressori soffiano l’aria nel tentativo di mantenere in piedi i gonfiabili che implodono sotto il peso di ragazzini un po’troppo cresciuti per questo tipo di giochi. Paolo prova l’impianto audio mentre Andrea mixa brani insolitamente pop. La pasta arriva che il plotone di camerieri, rigorosamente di

sesso maschile, è già schierato davanti alle tavolate. E poi ancora cibo, vino e risate. Verso le 5 del pomeriggio i musicisti sul palco non godono di molto pubblico. Ma questo non frena la loro esibizione. La pioggia intanto ha lasciato spazio a un caldissimo sole estivo. I pochi rimasti sembrano condividere silenziosamente un pensiero collettivo: la festa per i vent’anni di Itaca è riuscita bene! Questo basta a trascinarli gioiosamente dal tardo pomeriggio fino a notte inoltrata. C’è anche il tempo per un rito collettivo non programmato, tanto disperato quanto liberatorio: si vedono i Supertele scagliati, da un punto all’altro del capannone, con tutta la forza scoordinata di cui sono capaci i corpi non propriamente sportivi dei pochi rimasti, come a voler scaricare ognuno i propri fardelli. Continuo assieme ad Alessandro a piegare i giochi gonfiabili ormai privi di forma: osservo e sorrido. Contento. La festa è andata bene! Simone Ciprian

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l'INTERVISTA del mese

l'INTERVISTA del mese

Pusenje ubija, Pusenje ubija, Пусeњe убијa Dialogo con gli Arbe Garbe Christian Gretter

• Foto Cecilia Ibañez

Udine

Dal dicembre 2011 il gruppo friulano di world music Arbe Garbe, incoraggiato dalla Casa per l’Europa di Gemona e da Central European Initiative, si esibisce con il fumettista serbo Aleksandar Zograf e l’attrice Aida Talliente nello spettacolo Books Across Balkans raccogliendo, durante gli show, i libri donati dagli spettatori per la biblioteca di Sarajevo. Il 9 giugno scorso la carovana di Books Across Balkans è partita dal Friuli con due furgoni che hanno attraversato i Paesi coinvolti nella guerra dei Balcani, scaricando ad ogni sosta il loro carico di libri e di musica. Tappa finale Sarajevo. Due Cooperative sociali del Friuli Venezia Giulia - Coop Noncello e Itaca – ed il Consorzio Cosm, con il supporto del progetto "Acquis 3” capofila Ial Fvg (progetto cofinanziato dalla Regione), sono partner del progetto nonché protagoniste di Social Across Balcans, una presenza per consolidare relazioni con associazioni, gruppi e organizzazioni umanitarie serbe al fine di promuovere nuovi progetti di inclusione sociale per le fasce deboli, soprattutto nell’area della salute 8 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 08/2012

a capire che cosa. Il problema è che le frontiere sono strutture un po’paranoiche, destinate a raccogliere merci, soldi, prevenzione e sospetto. Una donazione, di qualsiasi tipo sia, è difficile da codificare, è come presentarsi a trovare Charles Manson con una scatola di cioccolatini e fiori. Rischi di essere frainteso. Esperienza diretta con le armi non ne abbiamo ancora, se dovesse accadere ti sapremo dire.

mentale. Qui di seguito una speciale intervista a Federico Galvani, leader degli Arbe Garbe, già socio lavoratore di Itaca. Dalle frontiere nei Balcani passano più facilmente armi che non libri ed altri generi solidali. In realtà abbiamo riportato una frase detta provocatoriamente da un tizio della dogana che sembrava sapere il fatto suo. Una guardia armata, un bassetto che non finiva più di parlare e che si è fatto tutta la guerra nell’esercito serbo. Ma la nostra esperienza conferma che portare a spasso la cultura non è facilissimo. All’inizio abbiamo pensato che fossero i libri di Fabio Volo e quelli di Federico Moccia presenti negli elenchi a fare incazzare i doganieri, ma abbiamo subito capito che non era solo quello. Probabilmente le donazioni mettono in tilt il sistema doganale nei suoi presupposti più profondi. Anni addietro ci è capitato qualcosa di simile con un carico di farmaci diretti alla Serbia sotto embargo. Siamo rimasti bloccati tutta la notte alle terme di Dolenjske Toplice perché mancava vai

Creare un ponte tra Friuli Venezia Giulia e Balcani è ancora possibile? Qual è la vostra esperienza, ce la racconti? Una discreta smazzata. 4000 chilometri in dieci giorni scarsi, su frontiere che a quanto pare saranno smantellate un pezzo alla volta, vista anche la prossima entrata della Croazia in Unione Europea. I rapporti coi Balcani e con l’Est in generale sembrano essere destinati a rafforzarsi in futuro, soprattutto per la nostra regione. Uno tra gli enti che hanno appoggiato il nostro progetto è stata la Central European Initiative, un istituto che ha sede a Trieste, creato appositamente per agevolare questo tipo di scambi. C’è quindi una consapevolezza anche a livello politico. Tenere vive le relazioni con i Paesi dell’ex Jugoslavia è un po’come gestire i buoni rapporti in condominio con quelli che stanno dall’altra parte del pianerottolo. I presupposti ci sono tutti, basta aver voglia di farlo e metterci un po’ di buone intenzioni, portare una torta dopo che sei stato a chiedere le uova, se capisci cosa intendiamo. Il nostro tour è stato una follia che si è realizzata. Unire le capitali dei Paesi coinvolti nel conflitto dei Balcani attraverso un carico di libri per le loro biblioteche, due furgoni ed una sana dose di incoscienza. Don Chisciotte al nostro confronto era un dilettante. Alla fine abbiamo realizzato la follia, e in futuro potremmo dedicarci ad altre missioni impossibili, tipo esportare grappa e prosciutto crudo in Arabia. Non ci spaventa più niente. Tantissima gente ha gradito ed appoggiato il progetto, ci sono stati gli incontri con gli artisti di là, con le biblioteche, con gli scrittori, i fumettisti e gli altri ospiti dei festival. C’è stato il concerto di Šabac dove sono state coinvolte Noncello, Itaca ed il Cosm, che si stanno sbattendo con la Caritas locale per trovare alternative di cura per la

tanta gente uscita di testa a causa della guerra. Per quanto belle siano queste terre ti rendi infatti conto che quanto accaduto ha lasciato ancora parecchi fantasmi e tensioni. Quando ti trovi in un bar della Bosnia o dell’entroterra serbo, ti chiedi che tipo di ricordi possano avere i tuoi coetanei, o la gente con qualche anno più di te, o i ragazzi che fanno ancora il saluto cetnico durante i concerti. Un bordello come quello successo qui vent’anni fa ha lasciato segni nelle coscienze come un cacciavite sul burro. Noi abbiamo fatto qualcosa che ritenevamo utile, bello ed entusiasmante, ma siamo entrati in punta di piedi, un po’ come entrare a casa di amici dopo una sana lite coniugale con piatti rotti e tutti i clichet. Meglio evitare di prendere posizione e non peggiorare le cose. Ma cosa c’entrate voi con i Balcani? E quale il ruolo di un gruppo musicale come gli Arbe Garbe in queste iniziative? Sul nostro confine ad Est c’entriamo tutti, in qualche modo, coi Balcani, non fosse altro che è da lì che sorge il sole. Abbiamo cominciato a frequentarli abbastanza presto, e non è certo una novità se pensi che Andrić, quello del Ponte sulla Drina, parlava di un certo Franc, musicista e falegname friulano che si aggirava per la Bosnia durante i periodi di scarso lavoro. Il tipo, a quanto pare, era un gran girovago frequentatore di postriboli e lupanari, e come buona parte dei musicisti dimostra che musica e genti non possono fare a meno di girare. Anni fa abbiamo tratto ispirazione dalla musica popolare dei Balcani, quella poi diventata famosa con la guerra, Bregovic e Kusturica. Ora quella musica è diventata di gran moda, cosa che nessuno avrebbe mai pensato ai tempi del conflitto.

Abbiamo collaborato con artisti di là come Zograf o Arsenijević, relazioni che vanno felicemente avanti da anni, perché quando troviamo qualcuno con cui stiamo bene non molliamo. Siamo come quei pessimi soggetti che inviti alle feste e li ritrovi in casa il giorno dopo che aspettano la colazione dopo averti devastato il divano. Siamo attaccati come carta moschicida alle situazioni che ci piacciono. Che situazione avete trovato? Quali rapporti tra le etnie? Bosnia e Serbia: come sono, oggi, i rapporti tra le persone? Come hanno dimostrato le peripezie confinarie, i tre Paesi oggi sono ben divisi, almeno dal punto di vista istituzionale, e la divisione è il primo aspetto che risalta. E’ una cosa che sembra a volte forzata, come a dire, altrimenti perchè abbiamo fatta la guerra? Prendi le sigarette Drina, tra le più fumabili rispetto alla schifezza di contrabbando che trovi di là. Anche le Drina riportano la solita scritta che in genere nessun fumatore legge. Sulle Drina le scritte però sono tre, una sopra l’altra e sono identiche: “Pusenje ubija”, per due volte e “Пусење убија”, che poi è la trascrizione cirillica della stessa frase, il fumo uccide. Lo stesso per la scritta sull’altro lato del pacchetto: “Pušenje Uzrokuje starenje kože”, il fumo provoca il precoce invecchiamento della pelle. Scritta anche questa allo stesso modo in bosniaco, croato e cirillico. Le rivendicazioni identitarie si reggono spesso su aspetti macchinosi e ridicoli come questi, e a volte sembra che tanta determinazione nel riconoscersi finalmente come serbi, bosniaci o croati, sia qualcosa di apparente, proprio come quelle scritte che alla fine non legge nessuno. Eppure la rivendicazione del “noi che siamo di

questa Etnia qui” è ancora forte specie nelle zone dove la gente ha più cicatrici. In altri contesti viene rifiutata categoricamente, sembra che si voglia tornare alla normale convivenza. Abbiamo sentito i ragazzi dell’associazione Humanity in Action di Sarajevo (quelli che gestivano la consegna dei libri alla biblioteca dell’Università) dopo il nostro ritorno a casa. Erano in vacanza in Croazia e si stavano godendo il sole e il mare. Alla fine sembra che la direzione che prenderanno le cose sarà questa, ma non si può essere certi di nulla. Cosa auspichi per il futuro e quali le iniziative possibili: apriamo una finestra su quello che potremmo fare assieme… Il nostro è stato un progetto prevalentemente culturale, ma che ha messo assieme cose diversissime tra loro. Una macedonia in cui la parte sociale è stata comunque forte. Noi abbiamo anni di collaborazioni con i Balcani e sappiamo che anche queste realtà stanno creando contatti con quei Paesi e non è la prima volta che qualcuno del sociale ci dà una mano, con questi progetti. Anni fa abbiamo avuto un grosso aiuto da Itaca con un furgone in prestito. Durante il tour di Books Across Balkans siamo stati ospitati a Šabac dalla Caritas di là, da Itaca, Noncello e dal Cosm, che approfittiamo per ringraziare. E’ probabile che in futuro ci saranno ancora collaborazioni in questo senso, una cosa molto buona per tutti. Ricordiamo come fosse ieri la visita ad un istituto per ragazzi disabili a qualche chilometro a sud di Belgrado. Dicevano che il maggiore problema per loro era l’isolamento dal resto del mondo. Sono passati dieci anni e le cose forse stanno cominciando a cambiare. Rimane ancora molto da fare però. Noi sappiamo suonare e le follie non ci spaventano, quindi siamo sicuri che qualcosa da questo progetto nascerà e che, comunque vadano le cose, avremo molti meno problemi a livello comunicativo in futuro. Con tutti i libri in italiano che abbiamo portato vorremmo ben vedere… 08/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 9


speciale Fab!

"aNdremo dritti Per la Nostra strada storta" sUccesso Al di là di ogni preVisione per il 1° open dAY di FAB

gli asPiraNti Fabers “occuPaNo” la sede di PordeNoNe FAB l’incUBAtore di itAcA preso d’AssAlto dA 26 idee

Pordenone Ben 26 gli aspiranti "fabers" accolti il 19 luglio a Pordenone, nella sede FAB di via San Francesco, all'interno del 1° "Open Day FAB" organizzato nella città sul Noncello. Lo annuncia la Cooperativa Itaca che lo scorso 29 giugno ha lanciato a Pordenone l’incubatore d’impresa “Faber Academy Box”, realizzato e presentato in occasione delle celebrazioni per il Ventennale di fondazione della Coop sociale. “Aver avuto ieri l’opportunità di accogliere 26 embrioni di proposte di progetto è per noi un risultato eccezionale – ha afferma il presidente Leo Tomarchio - ma anche inatteso, non tanto nei numeri quanto invece nella qualità delle idee che ci sono state presentate. E per le quali desideriamo ringraziare da subito le ragazze ed i ragazzi che sono venuti in FAB”. FAB è un incubatore d'impresa di seconda generazione, lanciato per raccogliere idee, selezionarle e dare una spinta per tradurle in imprese. Tre i filoni dei futuri progetti ovvero uomo, ambiente, comunità, filoni ai quali i 26 “fabers” presenti al primo Open Day si sono perfettamente attenuti. FAB è stato voluto, pensato e realizzato dalla Cooperativa sociale Itaca per la valorizzazione del territorio. Innovativo e unico nel panorama nazionale, è rivolto a persone di10 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 08/2012

soccupate o in forte instabilità lavorativa, e a chi ritiene di avere l’idea giusta. Tornando al successo della prima giornata di porte aperte, se si considera che l'incubatore è stato lanciato solamente una ventina di giorni prima, in nemmeno tre settimane FAB è riuscito a coinvolgere una trentina di aspiranti “fabers” ed altrettanti progetti. “Siete arrivati da tutto il Friuli Venezia Giulia, qualcuno addirittura da Milano. Grazie per essere stati presenti e per averci scaldato con le vostre idee – ha proseguito il presidente Tomarchio -. Segno che avevamo visto giusto, che la nostra intuizione ha salde radici nella realtà, che c'è ancora qualcuno, come voi, che ha voglia di scommettere e di portare nuova linfa”. La giornata di Open Day è stata funzionale alla presentazione di 26 primi embrioni di progetto, tutti di spessore, una bella sorpresa innanzitutto per la qualità delle idee che sono state sottoposte all’attenzione di FAB. “Abbiamo avuto il piacere assieme ai nostri partner di Dof Consulting di incontrare persone qualificate e con esperienza, con titoli non solo di studio di un certo livello. Siamo orgogliosi – ha concluso il presidente di Itaca – di aver incontrato persone che abbiano dimostrato di avere voglia di mettersi in gioco”. La convinzione, ed anche l’auspicio di Itaca, è che in vista del 31 agosto 2012 (deadline per

Pordenone

la presentazione dei primi progetti) gli aspiranti "fabers" possano crescere ancora. FAB è un progetto che gode della collaborazione di Dof Consulting e del supporto di diversi partner, fra cui Provincia e Comune di Pordenone, Università degli Studi di Trento, A.I.C.C.O.N. (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Nonprofit), DMAV. Dalla maschera al volto – Social Art Ensemble. Per una Cooperativa sociale come Itaca, che nel 2011 ha sfiorato i 35 milioni di euro di fatturato segnando un + 7,8%, incrementando il numero degli occupati (oltre 1300, l’83% dei quali donne) e dei soci lavoratori (oltre 1000), lanciare un progetto come FAB significa proporre un nuovo modello di mondo e di comunità sociale, coerente con la mutevolezza del contesto economico. Info e contatti: www.i-fab.it e info@i-fab.it, 345 5407006 (Christian Gretter) o 0434 366064 (centralino Itaca, chiedere dell’Ufficio commerciale).

Fabio Della Pietra

Linee progettuali quali l’utilizzo razionale e partecipato delle risorse idriche e di un bene comune come l’acqua, la città con la sua identità e funzionamento, crowdfunding, micro finanza, database per la gestione di risorse umane nei servizi di cura, produzioni artigianali e soggetti svantaggiati, la Tv ed i temi attuali, e-book, beni culturali, agricoltura sociale e molto altro ancora. Sono questi i primi stimolanti germogli di progetto presentati da 26 aspiranti fabers nel corso del 1° Open Day di FAB a Pordenone. Idee che hanno reso la giornata molto interessante per contenuti e piacevolezza del confronto, registrando altresì un successo per l’evento andato oltre ogni pur rosea previsione. Uomo, ambiente e comunità sono le tre macro categorie scelte da Coop Itaca per lo sviluppo delle idee progettuali. Temi ampi e sfumati che potrebbero confondere o trarre in inganno vista la loro portata. Nella giornata aperta di FAB, svoltasi nella sede dell’incubatore in via San Francesco 1/C a Pordenone, la sorpresa piacevole è stata invece quella d’accogliere persone con idee di notevole fattura, che hanno saputo cogliere i temi nelle loro sfumature e possibili declinazioni. Se, infatti, nelle sessioni plenarie è stato presentato FAB nei sui contenuti più concreti (il percorso dell’Academy e l’accompagnamento allo sviluppo dei progetti), durante i colloqui individuali si sono potute saggiare le competenze e creatività delle persone che si sono avvicinate a questa speciale iniziativa. Sovente accade che uomini e donne abbiano idee speciali, ma non si fidino di seguire l’istinto

che le genera. Il tradizionale “salto”, il coraggio e la voglia di mettersi in gioco possono venire sopraffatti dal non riconoscersi come detentori o detentrici di potenzialità e virtù da trasformare in concreti progetti di vita. Forse perché sembra che, in questo tempo, ci sia già tutto o forse perché ci si sente piccoli davanti ad una società così complessa e complicata. Per questi ed altri motivi è stato incoraggiante ed ammirevole l’impegno e la voglia dei fabers che hanno reso questa giornata d’apertura dell’incubatore molto importante. Come già sottolineato dal presidente di Itaca, Leo Tomarchio, nell’editoriale pubblicato su IT La Gazzetta dello scorso luglio, “Insieme si può fare” e in FAB - grazie allo staff di professionisti ed all’ampio ventaglio di servizi a disposizione - questo concetto si declina concretamente in azioni di supporto a reali competenze e realtà che, forse, si perderebbero nei rivoli e nelle strade storte della società post-moderna. Insieme stiamo riuscendo a trasmettere l’immagine semplice e speciale di un uovo che ancora si deve aprire e si aprirà grazie alla valorizzazione delle persone che abiteranno FAB: andremo dritti per la nostra strada storta (Voi dreta pa me strada stuarta” di Lussie di Uanis - poetessa friulana) fatta d’incontri e relazioni sempre più significative. Un'altra presenza importante è stata quella di realtà regionali ed extraregionali molto importanti e significative per lo sviluppo di FAB e dei progetti posti in essere nell’incubatore. Per citarne solamente alcuni, i componenti dello staff di Imprenderò, progetto promosso e finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, rivolto sia alle nuove imprese sia a quelle già

esistenti, al fine di supportare le start up ma anche le trasmissioni di impresa, i casi di passaggio generazionale e le aziende in difficoltà nell’affrontare nuovi scenari competitivi. Questo gruppo si pone l’obiettivo di coinvolgere lavoratori e imprenditori, incoraggiando una riflessione attiva e concreta su cosa significa fare impresa e perseguire business di successo, e sicuramente sarà una realtà che collaborerà con FAB e con i fabers. Altra presenza gradita è stata quella del Gruppo di Azione Venezia Orientale (Gal), soggetto con esperienza ventennale nella progettazione europea, nazionale e regionale, rappresentativo dei venti Comuni del Veneto Orientale e di tutte le realtà associative del medesimo contesto territoriale, dalle Università alle associazione di categoria, che ci sono venuti a conoscere e che si sono dimostrati particolarmente interessati al nostro percorso progettuale. Per finire l'incontro con la società di formazione SoForm di Pordenone che ha già voluto creare un link tra un gruppo di ragazzi che usciranno da un corso post diploma e che potrebbero trovare in FAB un possibile luogo di costruzione del loro futuro lavorativo. Lo staff di FAB è al lavoro per rafforzare le partnership esistenti e per promuovere quello che è un progetto avvincente e unico a livello nazionale attraverso il continuo aggiornamento tramite il sito e gli altri media. Chiunque fosse interessato può contattare i referenti del progetto per approfondimenti o solo per curiosità. La prossima data importante nei passi di FAB sarà quella della scadenza della presentazione delle candidature, fissata per il 31 d’agosto: il “salto” è facile… basta scaricare del sito www.i-fab.it il format per la presentazione delle idee progettuali ed inviarlo a info@ifab.it oppure consegnare il modulo compilato presso la sede della Cooperativa sociale Itaca di Pordenone in vicolo Selvatico 16. Info e contatti www.i-fab.it – info@i-fab.it - 345 5407006 (Christian Gretter) o 0434 366064 (centralino Itaca, chiedere dell’Ufficio commerciale). Massimo Tuzzato e Christian Gretter

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save the date PordeNoNe 7 settembre 2012 Venerdì 7 settembre 2012 h 18 Palazzo Badini in piazzetta Cavour Pordenone

Home. Something little in this town Anteprima nazionale della mostra dedicata al nuovo Lavoro di DMAV_social art ensemble

home. somethiNg little iN this towN

Apertura al pubblico da sabato 8 settembre a sabato 15 settembre 2012 www.dallamascheraalvolto.it

(dmav #30)

Home – Something Little in This Town è un'installazione del collettivo di Social Art DMAV che misura il rapporto tra i piccoli segni e il contesto. Seguendo le tracce della spedizione di una pattuglia di astronauti in miniatura, Home è un diario di viaggio e il racconto di un’esplorazione di un ambiente familiare osservato da punti di vista alternativi. Home è un operazione di Social Art che, utiAbout DMAV A partire dalla pubblicazione del libro “Dalla maschera al volto. Piccole storie, immagini e suoni per ritrovare se stessi”, il progetto si è trasformato in collettivo di sperimentazione creativa: DMAV_social art ensemble. DMAV crea installazioni ed eventi di agitazione empatica, narrativa e visuale, in spazi possibili e impossibili: dai luoghi dell’apprendimento ai teatri, dalle fabbriche ai parchi urbani, dagli ospedali ai musei e alle gallerie. Le creazioni artistiche DMAV sono generate da performance situazionali in cui le persone lavorano a diretto contatto con il collettivo DMAV: i linguaggi dell’arte contemporanea, il lavoro di integrazione mente-corpo, le tecniche di apprendimento centrate sull’esperienza generano di volta in volta processi di sperimentazione e svelamento in cui ricerca artistica e indagine di senso di una comunità si legano e si contaminano reciprocamente. 12 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 08/2012

lizzando come stimolo e provocazione l'inversione delle dimensioni abituali, vuole proporre una lettura alternativa degli spazi urbani e degli ambienti naturali che, perdendo la loro familiarità, diventano luoghi aperti a nuove possibilità di vita e di creazione. Modificando anche di poco le coordinate nelle quali ci muoviamo ogni giorno, gli edifici, le strade, i fiumi, le statue possono diventare l'occasione di incontri imprevedibili e scintille che accendono l'immaginazione e fanno venir voglia di diventare protagonisti dell'innovazione sociale. Nella consapevolezza leggera e ironica che spesso i grandi cambiamenti nascono dalle piccole cose.

Home rappresenta il contributo al tema dello sviluppo sociale che il collettivo a dimensioni variabili DMAV – in questo caso formato da Alessandro Rinaldi, Manolo Battistutta e Nicola Gaiarin – ha offerto a FAB in occasione del lancio del progetto avvenuto lo scorso 29 giugno a Pordenone negli spazi del Chiostro dell’ex Convento di San Francesco. L'installazione andrà ora a interagire con gli ambienti di Palazzo Badini, invadendolo con foto su tela di varie dimensioni e con grandi uova di polistirolo resinato. Il viaggio nello spazio sarà anche un viaggio nel tempo e si vedranno sbarcare i piccoli visitatori cosmici intenzionati a diffondere il verbo dell'innovazione sociale.

DMAV main works: (references: www.dallamascheraalvolto.it) • Home. Something little in this town (2012), ex convento di San Francesco, Pordenone. • On white industrialists you can splash love (2012), ex chiesa di San Francesco, Udine • Voi vedete ciò che gli altri non vedono (2011), performance di facilitazione artistica per il Ministero dei Beni Culturali, Salerno. • Panopticon (2011): installazione, Trieste, Parco Culturale di San Giovanni. • Aparctias (2011): audio installazione, Trieste, Stazione Marittima, Palazzo dei congressi. • The village (2011): performance di narrazione

sociale, Pordenone - Trieste, Stazione Marittima Palazzo dei congressi. • resident # 007 (2011): videoinstallazione, Trieste, Sala Comunle di Arte Contemporanea Arturo Fittke. • Burning resonance (2010): videoinstallazione e performance, Milano, Egea Bocconi. • Lei non sa chi sono io! (2009): cortometraggio, Udine, presentato in anteprima presso la libreria Feltrinelli. • Riflessì del Sè (2006), lungometraggio con Moni Ovadia, Ernesto Illy, Pino Roveredo, Giorgio Pressburger e molti altri, Alpe Adria, festival del Cinema.

www.dallamascheraalvolto.it

attualità

taccuiNo di viaggio

Vent’Anni di cooperAzione sociAle in pillole

Pordenone La Cooperativa Itaca il 29 giugno 2012 ha compiuto vent’anni! La nascita di Itaca è avvenuta negli anni storici in cui la psichiatria applicava la legge 180 e venivano aperte le prime residenze all’interno degli ex Opp. In quel passaggio storico così importante la Cooperativa c’era e ha iniziato a muovere i suoi primi passi nella riabilitazione delle persone con sofferenza mentale e nella battaglia per la tutela della legge Basaglia. In occasione della festa per il Ventennale, tenutasi a Pordenone il 21 luglio, Itaca ha pubblicato e distribuito il libretto celebrativo “Taccuino di viaggio”. Vent’anni raccontati in poche pagine, senza fronzoli e con un pizzico di ironia. Sfogliandone le pagine si possono ripercorrere le tappe di un viaggio che è solo all’inizio. Dopo vent’anni l’entusiasmo, l’energia, la voglia di creare ed immaginare sono come quelli del primo giorno, o forse di più… Attualmente in Itaca ci sono 1400 lavoratori che anno dopo anno si sono affiancati alla “vecchia guardia” contribuendo ad aumentare la vitalità e l’immagine della Cooperativa. E ricordiamoci che la maggior parte dei lavoratori sono donne! Itaca risulta una Cooperativa all’avanguardia rispetto al ruolo della donna, ha introdotto nella Carta dei valori prima, e nel Regolamento elettorale del Consiglio di amministrazione poi le quote rosa, i tempi della conciliazione della famiglia nei Regolamenti per erogazione dei voucher e in quello dei posti riservati nei nidi aziendali gestiti da Itaca. Ogni pagina illustra in maniera essenziale i momenti significativi della storia della Cooperativa: le prime difficoltà e la risoluzione delle stesse, a volte con il sorriso sulle labbra e a volte con un po’ di amarezza, passando per i no ai compromessi e arrivando alle ultime battute… un percorso ricco di progressi! Sono evidenziati i numeri della crescita, quella dei soci, ma anche quella dei progetti che sono stati realizzati sul territorio nazionale ed internazionale (Kuna Shule). Un racconto che parte dal lontano 1992 e arriva fino ad oggi, iniziando con l’acquisto della prima

auto e della prima residenza e arrivando alla creazione e proposta di un incubatore di impresa per valorizzare il territorio, le competenze e la professionalità: FAB! E’ sorprendente quanto è stato fatto solo negli ultimi anni e le ultime pagine lasciano i pensieri liberi di immaginare quello che ancora potrà essere realizzato. Naturalmente sarebbe stato impossibile nominare tutti i passi della nostra Cooperativa, ma tra una riga e l’altra credo che chiunque si possa ritrovare. I nuovi soci potranno conoscere in pillole il percorso di crescita di Itaca e comprendere i valori che hanno ispirato i fondatori a credere in questo progetto, e ai meno giovani fa sempre piacere ricordarli. All’interno del libretto è stato dedicato uno spazio in ricordo dei soci che non ci sono più, ma hanno contribuito al percorso di crescita della nostra Cooperativa. Alcune righe lasciate vuote per poter riportare momenti da condividere, progetti da proporre e

pensieri da esprimere, perché mi piace pensare che ogni socio scriva una pagina del diario della propria Cooperativa. La prima pagina mette a confronto i due loghi a distanza di due decenni ed è accompagnata da una frase che rappresenta il cammino in Itaca di molti di noi e ci fa riflettere su quanto una scelta possa cambiare molte cose. Elisa Barbarino

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attualità

attualità

saba aNglaNa, melodie a cavallo tra due culture lA recensione Pordenone Elegante come una gazzella, voce soave e melodiosa, coraggiosa e determinata nel difendere, attraverso il linguaggio universale della musica i diritti dell'uomo. Così Saba Anglana, raffinata cantante quarantaduenne nata a Mogadiscio sulla linea tra due culture (italiana ed etiope, quindi europea e africana), orgogliosa di portarle entrambe sulla pancia, domenica sera ha conquistato piazza XX Settembre a Pordenone col suo concerto, realizzato in collaborazione tra Folkest, l’amministrazione comunale e la Cooperativa Itaca. Tre album all’attivo, l’ultimo è di quest’anno, Life Changanyisha, registrato in Tanzania e cantato in swahili con la collaborazione anche di alcuni musicisti locali e con i Gogol Bordello. Una serata di grande valore culturale per la sua ricerca tra storie, suoni e voci d'Africa (di artisti, ma anche di gente comune) che la cantante ha portato con sè come piccoli cimeli, ma anche politico. Un messaggio forte e limpido declinato in inglese, somalo, amarico, swahili e italiano,

con due interventi alla fisarmonica di Fabio Barovero coautore dei brani, in difesa dell'acqua (che è anche amore), delle donne (il cui amore è zucchero e veleno), dei sogni per una vita migliore, della pace. Il viaggio nel quale accompagna il pubblico non è solo geografico, ma soprattutto spirituale. I ritmi sono coinvolgenti e la sua voce sa giocare con le sfumature. Dalla preghiera alla madre terra al ritmo dei tamburi si arriva alla vorticosa Gibuti road per concludere con un brano che invita ad abbandonare le poltrone (il cui attaccamento da parte di una elite assetata di potere causa tante sofferenze al resto della popolazione in Africa e non solo). Il pubblico non solo si alza ma si riversa spontaneamente sotto il palco per vivere insieme i due acclamati bis che la cantante concede.

olimPiadi dei disabili a bagNarola speciAle “mAdrinA” lA cAmpionessA mondiAle JUniores di sAlto in Alto, AlessiA trost

Clelia Delponte Fonte: Gazzettino 26 Luglio 2012 Pordenone Pagina: 29

Sesto al Reghena

tomarchio (itaca): «No ai reciNti saNitari» pienone per il VentennAle dellA coop Pordenone «E’ una scelta sbagliata e calata dall’alto, quella di spostare il dipartimento di salute mentale nell’ospedale civile a Pordenone». I recinti sanitari psichiatrici stanno stretti a Rosario Tomarchio, presidente di “Itaca”, in festa ieri al Palatenda di Villanova per i primi 20 anni della coop sociale. «Diamo voce ai diritti dei malati psichici – ha continuato vicino alla la direttrice Orietta Antonini, Simone Ciprian e altri 300 soci nel pranzo sociale -. Le parole chiave sono territorialità, inserimento, inclusione e diciamo no all’ospedalizzazione». Tira aria di controriforma sulla rivoluzione dell’anti-psichiatria, dicono i soci

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che hanno come stella polare l’eredità di Basaglia e della legge 180, quella che ha chiuso l’era dei manicomi. «C’è un tam-tam critico molto forte a Pordenone – hanno continuato da “Itaca” -. Noi facciamo la nostra parte, operando con le fasce deboli sociali dal 1992 sul territorio, nelle case, con le famiglie». I numeri di “Itaca”, a 20 anni dalla scissione dalla Coop Noncello, di cui è una costola, parlano di 400 soci-operatori nel Pordenonese e 100 “clienti” speciali, una realtà pari al 25 per cento della cooperativa che opera in Veneto e Alto Adige. «Lavoriamo in case di riposo, centri di riabilitazione – hanno spiegato nella festa di compleanno a due passi dalla cambusa dei volontari della Festa

in piassa -, centri diurni e a domicilio. Il nuovo progetto in cantiere è Fab, cioè Faber academy box, un incubatore sociale per disoccupati e fragilità lavorativa. Realizzeremo i loro progetti-impresa: tutti i dettagli nel sito www.i-fab.it». Chiara Benotti Fonte: messaggero Veneto 22-07-12, 20 Pordenone

Si è conclusa l’attività del Centro estivo “Le nostre olimpiadi” presso il Campo di atletica di Bagnarola, messo a disposizione dalla polisportiva Libertas Albatros di Bagnarola con il patrocinio del Comune di Sesto al Reghena, assessorato allo Sport. Insieme al coordinatore Vincenzo Morgante, alcuni educatori della Cooperativa Itaca hanno contribuito a creare un’esperienza umana prima che sportiva di cui ai ragazzi partecipi rimarrà, come ricordo positivo, il superamento delle proprie barriere mentali e la conquista di nuove amicizie. Gli educatori che hanno affiancano i ragazzi durante questo percorso sono Alessandro Trevisan, Alessandro Bonaciti, Gianluigi Olivetto, Lucia D’Andrea, Valentina Bagnarol, Francesca De Grandis, Patrizia Albano, Stefano Zollo. Il Centro estivo si è concluso venerdì 27 luglio, giovedì 26 si è svolta la festa conclusiva delle attività con la partecipazione di tutti i ragazzi, ge-

nitori, autorità e di chi ha collaborato per la realizzazione del punto verde. Un grazie particolare ad Alessia Trost, campionessa mondiale di salto in alto, che ci ha deliziato con la sua presenza in qualità di madrina della manifestazione. Nella prima parte della mattina, i 14 ragazzi si sono cimentati in molte delle discipline sportive dell’atletica come salto in lungo, getto del peso, lancio del disco, vortex, velocità 20-40 metri. Hanno dimostrato impegno, curiosità e partecipazione per tutte e due le settimane. Nella seconda parte della mattinata i ragazzi hanno avuto modo poi di vedere filmati di gare di atletica, conoscersi attraverso giochi di società e varie attività ludiche organizzate dagli stessi educatori. Tra le attività svolte all’interno del Centro estivo, durante queste due settimane, si è distinta l’attività informatica svolta da Chiara De Bortoli e Marica De Lorenzi che hanno realizzato le schede tecniche, foto, video ed interviste agli atleti. Insieme a tutte queste attività i ragazzi si sono impegnati nella realizzazione di un tavolo da ping pong che ha richiesto tanta pazienza e tanto colore. 08/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 15


Attualità

Il Liga è stato qui Storia di un incontro tra palco e realtà

Si ringrazia per la disponibilità il presidente della polisportiva Albatros, Antonello Bernard, e i giovani atleti che gentilmente si sono offerti in qualità di giudici di gara, il presidente dell’Asd di Sesto-Bagnarola Calcio, Daniele Gerolin, il presidente del Tennis Club di San Vito, Michele Zannier, il Conad Superstore di Azzano Decimo e Jafet di San Vito al Tagliamento, l’Ambito Sud di Azzano X e l’Ambito Est di San Vito al Tagliamento. Ringraziamo tutti i ragazzi che hanno partecipato alle nostre Olimpiadi e che hanno dimostrato solidarietà fra di loro in particolari verso chi aveva maggiori difficoltà. Un grazie particolare quindi a Giulia Colautti per la tenacia, Marica De Lorenzi per la tecnica, Dott. Gabriele per la simpatia, Giacomo Antonniolli per la prestanza, Josè Antonniolli per la corsa alla merenda, Devis Ferizoviku per l’assistenza tecnica, Andrea Moro perché corre sempre, Andrea Gobbo e il suo motto Just do it, Harrison d’Itria per la prontezza di riflessi, Elenoire D’Itria per lo spirito artistico oltre che sportivo, Chiara De Bortoli per la prestanza informatica, Enrico Zucchet per la simpatia nelle chiacchiere, Francesco Menzaghi vocal dj, il suo slogan è “Le mie Olimpiadi”, Luca Lazzari per l’impegno e la responsabilità.

Cividale del Friuli

Alessandro Trevisan A destra, Alessia Trost

Vuoi contribuire a IT La Gazzetta di Itaca? Invia il tuo articolo, meglio se corredato da immagini in allegato jpg, a: f.dellapietra@itaca.coopsoc.it oppure al fax 0434 253266. Per informazioni ed eventuali proroghe chiama il 348 8721497. Il termine ultimo per il numero di settembre è venerdì 24 agosto alle ore 12. Ricordo a tutti/e che le immagini a corredo dei vostri articoli NON vanno impaginate all’interno del file word, ma devono essere inviate in allegato jpg (via mail) o consegnate a mano.

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I primi comunicati stampa sull’avvenimento dell’anno erano apparsi prima di Natale e anche alla trasmissione “Che tempo che fa”, in cui si affermava che nel 2012 avrebbe fatto pochi concerti ma in luoghi solitamente non utilizzati per certi tipi di spettacoli… se vi chiedete di chi stiamo parlando non siete suoi fans, ma vi aiuto, è un emiliano (di Correggio per la precisione), canta, suona, scrive libri, fa il regista... e si chiama Luciano… Il 7 luglio al Parco della Lesa (a Carraria di Cividale) ecco uno dei 5 concerti del 2012 di Luciano Ligabue (Liga per noi), lo spettacolo “Sotto Bombardamento rock 2012”, volutamente fatto in un posto particolare e come ha detto lui stesso all’estremo Nordest, a confine, accanto al Natisone ed in un parco, per l’appunto, trasformato in un super palco per la musica. Quello che per noi di Itaca era una esclusiva era il fatto che il palco veniva costruito a confine con il giardino della comunità Villa Carraria e del

Csre (che Itaca gestisce in appalto con l’Azienda sanitaria n.4 Medio Friuli) e che di certo era, sia per lui che per noi, un privilegio. Forse nessuno glielo aveva detto che accanto a dove avrebbe cantato, e dove avrebbe parcheggiato l’auto, c’era una comunità per persone disabili, ma la tenacia delle assistenti e degli educatori della comunità ha fatto sì che le guardie del corpo glielo spiegassero e che lo accompagnassero, al termine delle prove tecniche del venerdì, proprio in comunità a dare un saluto tutti gli ospiti presenti (le foto comprovano). Poiché crediamo che tutte le “strade portano” a Itaca, non poteva sottrarsi, poiché le nostre socie lo sanno bene che “vogliono volere”, che “il campo della...” comunità non era gratis, che se “si viene e si va” senza salutare non è bello, che (vogliamo immaginare) da “adesso in poi” un po’ ci conosce, che diremo “…il Liga è stato qui”, che per un po’ ha spalancato “la porta dei sogni”, che per qualche istante in comunità ha “perso le parole”, che “certe notti” rimarranno nella memoria, che per tutti “sarà

un bel souvenir”, che abbiamo “messo via” le foto, che “erano tutti bellissimi”, che tra “palco e realtà” c’erano le persone della comunità e del centro, che “almeno credo” nella sua sensibilità e nell’accoglienza della comunità, che “certe notti” non si dimenticano, che è stato anche “leggero” e che soprattutto “le donne lo sanno…” un incontro cercato ma anche un’po’ inaspettato. Si sa gli artisti, anche i migliori, alle volte faticano a partecipare ad incontri non programmati. Invece Liga ha varcato il cancello ed è “stato dei nostri”. E durante il concerto la solita energia, canta e suona innanzi a 35 mila persone, senza nemmeno una pausa se non nei momenti strumentali, uno show tra rock & roll e qualche romanticismo. Le nuove canzoni, anche se scritte tempo fa come per l’appunto quella che da il nome al tour “Sotto bombardamento” e “M’abituerò” si alternano a vecchi successi intramontabili. Non c’è bisogno che ci chieda di cantare, tutti lo facciamo, canzone dopo canzone e senza sbagliare nemmeno una parola. Poi ognuno si ritrova nella “propria” canzone e per un istante si può pensare che sia anche dedicata… Una dedica alla sua terra terremotata che paragona per voglia di rialzarsi al Friuli e le dedica “Il giorno di dolore che uno ha”, poi “Ti vengo a prendere” e “Walter il mago” (che, per chi non lo sa, il trucco più riuscito è fare comparire una donna…), “Miss mondo ‘99”e ancora altro… “Piccola stella senza cielo”, “Miss mondo”, “Happy hour”… A differenza di altre volte fa introduzioni lunghe anche su canzoni “romantiche”, magari è innamorato… o è stata l’aria di Cividale. E per concludere una citazione alla band, tutti bravi come sempre e all’altezza della situazione. E ancora a tutta la Comunità che ha comunque sopportato operai, guardie del corpo, strumentisti, un po’ di rumore e tanta folla. Grazie a tutti. Enrichetta Zamò

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ATTUALITà

Attualità

Nove fiabe per far rivivere gli Sbilfs

L'Orcolàt

Un fanciullo tra orchi, agane, lupi e volpi Ravascletto La Carnia, oltre alle affascinanti storie legate al passaggio dei Celti sul suo territorio, è ricchissima di leggende. Una di esse narra che questa terra sia abitata dagli Sbilfs, folletti dei boschi, indiscussi protagonisti dell'immaginario locale e dei racconti tramandati oralmente da padre in figlio. Gli Sbilfs coabitano con gli uomini da sempre: sono nelle nostre vecchie case, nelle stalle e nei fienili. Si nascondono negli anfratti, nelle ceppaie, nelle profondità dei boschi o si mimetizzano perfettamente con il terreno. Sono inafferrabili e intelligenti, nervosi, scattanti, agili o grassottelli, sempre bizzarri e burloni. Benèfici o diabolici, contemplativi o aggressivi, ma sempre giocherelloni… Questi esseri fantastici ora non si vedono più tanto in giro; fino a pochi decenni fa erano di casa nelle nostre campagne e boschi, riempivano la notte di stupore e di racconti al riverbero del fuoco. Regolavano la vita civile soprattutto quando il giorno aveva fatto posto all’incertezza della notte e il buio rendeva tutto più confuso e terribilmente dubbio. Questi esseri vivono nel meraviglioso costruito sul cupo della notte o delle viscere della terra, in contrapposizione e conflitto con la banalità del quotidiano. Forse se ne stanno alla larga perché siamo noi che non li vogliamo, abbiamo decretato che non servono più alla nostra società. Che sono fuori moda. Che possiamo tranquillamente fare a meno di tutto questo vecchiume, che siamo sufficientemente sazi di ciò che trasmette la televisione e che è troppo faticoso mettersi a raccontare storie. Loro ne hanno preso atto e sono fuggiti dal nostro mondo, in attesa che a qualcuno di noi ritorni la voglia di narrare e ad altri quella di ascoltare con stupore. Questo desiderio Gigi Fasolino e Sara Burba, operatori di Itaca, l'hanno avuto fin da subito, quando un anno fa il Comune di Ravascletto propose loro di dar vita ad un percorso nel bosco già strutturato su nove postazioni con le statue lignee di altrettanti personaggi mitici. L'idea è stata quella di legare questi personaggi in una storia unica impostata su nove racconti e 18 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 08/2012

Sara Burba e Gigi Fasolino

giochi interattivi, destinati ad esempio a gruppi di ragazzi che volessero trascorre una giornata a contatto con la natura e la fantasia! La forma narrativa utilizzata è la fiaba, con però delle sostanziali differenze rispetto ai canoni della favola classica: le tappe del percorso racconteranno tutte la medesima storia utilizzando il punto di vista del personaggio scolpito nel legno e protagonista della tappa intermedia; è stata riproposta dunque per nove volte la medesima trama, con protagonisti sempre diversi. A chiudere il percorso la statua del bimbo, che si rivelerà agli astanti quale il narratore finale, colui che ha visto e potuto raccontare il Tutto. L'“intervento” del fanciullo sarà, inoltre, l'occasione per inserire la morale, il senso della storia, facendo rientrare così le nove brevi novelle

in unicum fiabesco. Infatti il 16 luglio scorso i bambini del centro vacanze di Comeglians sono stati accompagnati dai due educatori dell'area Benessere del Servizio sociale dei Comuni della Carnia in questo percorso affascinante di storie e giochi cooperativi. Ad attendere i passanti sul ciglio del sentiero, si alternavano un Orco, diversi Sbilfs tutti diversi tra loro, un'Agana, un Lupo e una Volpe. Il tutto è stato arricchito dai disegni di Giovanni Di Qual, che ha dato la sua visione straordinaria dei personaggi disegnandoli sui pannelli dove sono state scolpite le storie e spiegati i giochi. A seguire pubblichiamo la fiaba dell’Orcolàt. I prossimi numeri di IT La Gazzetta ospiteranno di volta in volta i racconti sopra citati.

C'era una volta e per fortuna c'è ancora, una piccola zona della Carnia così diversa dalle altre, da essere battezzata “Val Calda”. Il suo clima era più mite rispetto a quello delle altre vallate carniche e questo la rendeva ambita da tutti, uomini e animali, piccoli insetti e folletti... Eh già, folletti. Di tutti i tipi: alti, magri, bassi, grassi, belli bellissimi e brutti da far paura. Tutti vivevano in armonia i prati verdi da pascolo e i fitti boschi, ricchi di funghi e misteri. E le persone erano felici, avevano tutto ciò che la terra avrebbe potuto dar loro, e si volevano bene... C'era però tra tutti, un essere considerato malefico e dispettoso, certo non bello e grandissimo: l'Orcolàt; un gigante solitario che si divertiva a disturbare la quiete armoniosa di quella valle. Pensate, era così grande da poter camminare sui tetti delle case, che certamente gli sarebbero andate bene come calzature per i suoi sporchi piedi puzzolenti. Ogni tanto, inciampando, distruggeva orti e stalle; i cortili dopo il suo passaggio sembravano non essere mai esistiti. E poi era ghiotto di mucche: aveva la bocca così grande da poterne mangiare una in un sol boccone. Ma non era cattivo, aveva solo fame. E voleva giocare. Ma soprattutto metteva alla prova tutti gli abitanti del luogo: esigeva che tutti gli volessero bene come se ne volevano tra di loro. Purtroppo per lui, dal basso della loro paura, nessuno lo capiva, tutt'altro: accadde così che gli abitanti di quel piccolo paradiso, un bel giorno si organizzarono. Tutti insieme riuscirono a progettare un tranello perché le scorribande dell'Orcolàt finissero una volta per tutte. L'Orcolàt, inconsapevole, scese una sera dai verdi pascoli del Crostis; il suo passo era così pesante da far sussultare soprammobili e cianfrusaglie nelle case, quand'ancora era lontano dal paese. Sorridendo sotto i baffi putridi si apprestava, come sempre, a passeggiare tra i tetti spaventando i cuori e assaggiando vacche. Tutto nella normalità, insomma. Finché avvertì che qualcosa gli si strinse alle caviglie, bloccandogli la corsa e facendolo ruzzolare come un sacco ai piedi del pendio, ad un soffio dalle case. Il tonfo fu così forte che ad Avoltri credettero che fosse crollata Sappada. Il buio fece il resto, il silenzio ritornò a risuonare nell'aria, ma era un silenzio diverso, contemplativo, come quello che si avverte mentre nevica. Dall'Orcolàt nessun lamento. Il mattino

seguente gli uomini tutti si recarono verso il luogo in cui immaginavano fosse caduto il loro presunto nemico, ma di lui nemmeno l'ombra: ciò che videro fu un laghetto delizioso. La voragine che la sua mole pesante, cadendo, creò, si era riempita d'acqua. Dell'Orcolàt, da quel giorno, non se ne ebbe notizia. Più che il dolore per la caduta, forse, lo allontanò il rendersi conto che là, in quella valle, nessuno gli voleva bene.

Dunque: gli abitanti di Monai erano riusciti a scacciare l'orco, e l'orco era fuggito chissà dove, nel buio della sua solitudine. Come si sarà sentito? Lui, così grande da non poter condividere la quotidianità con gli altri uomini e con il loro mondo. Come avrebbe mai potuto andare a bere il tè o a mangiare la polenta a casa di qualcuno di loro?! Ve lo immaginate con il suo mignolo incastrato nel cjalderuc? Noooo. Ma torniamo ai fatti: Questa storia cambia e si arricchisce per ogni abitante che l'ha vissuta. E gli abitanti che stiamo per incontrare sono molto più simili all'orco che agli uomini e ai loro animali. Eh sì, l'orco non era l'unico abitante della valle a non essere umano! La valle, ed il bosco in particolare, erano ricchi di personaggi quantomeno particolari, e se avrete pazienza, in questa passeggiata, li scoprirete tutti. A cura di Sara Burba e Gigi Fasolino

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ATTUALITà

Attualità

“Le tracce dei bambini”

Spending review e sanità, mantenete il diritto alla salute

Percorsi di pedagogia ricognitiva e nuove esperienze educative nei servizi per la prima infanzia

Pordenone “Le tracce dei bambini” è un testo scritto da Stefano Fregonese, psicoterapeuta psicoanalitico, che raccoglie il lavoro svolto dalla Coop Spaziopensiero onlus di Milano nei servizi alla prima infanzia. La Cooperativa, oltre ad alcuni nidi d’infanzia privati e comunali, gestisce la “Stanza dei Giochi e Pensieri”, servizio di accoglienza e preparazione psicologica all’intervento chirurgico, attivo presso l’Ospedale dei Bambini Buzzi di Milano, lo Spazioclinico servizio di psicoterapia psicoanalitica infantile, “Prima del Tempo”, servizio di accoglienza e sostegno ai bambini prematuri e ai loro genitori, e “Spazioformazione” servizio di formazione, consulenza e project planning per l’infanzia. Il libro rientra tra le pubblicazioni fatte dalla rivista Ippogrifo nata nel 1998, diretta da Francesco Stoppa, e volta a dar vita ad uno spazio di confronto e di dibattito tra le istituzioni, la cooperazione sociale e le realtà culturali del territorio. Nel primo capitolo del libro molte sono le provocazioni che nascono dal confronto tra ciò che è pubblico e ciò che è privato, riguardo l’offerta educativa e formativa che i vari servizi rivolgono alla prima infanzia. L’autore riporta il dibattito sugli aspetti pedagogici e organizzativi di garanzia di qualità dei servizi, riporta l’attenzione sulla cura e sulla lettura del bisogno del bambino, contrapponendo queste istanze a quelle manageriali, che offuscano il concetto di qualità di un servizio connettendolo alla sua redditività. Il testo procede poi ponendo l’accento sulla relazione educativa intesa come processo bidirezionale che coinvolge reciprocamente entrambi gli attori, genitore e bambino, educatore e allievo, operatore e genitore. Tutti sono coinvolti in un percorso evolutivo congiunto in quanto la relazione educativa produce cambiamenti in chi vi partecipa, sia nell’assetto emotivo, sia nell’assetto cognitivo. L’analisi di tali cambiamenti permette di valutare la qualità della relazione a 20 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 08/2012

livello individuale, di èquipe ed istituzionale. Altro aspetto evidenziato è il forte intreccio tra nido e famiglia che si concretizza attraverso un’attenzione particolare riservata ai bisogni dei bambini e ai bisogni dei genitori. Nel capitolo “sistema nido” viene approfondito tale intreccio evidenziando il modello di lavoro sviluppato, nell’arco di una decina d’anni, da Spaziopensiero secondo il quale il nido è “il servizio di partenza, il tronco da cui si diramano altri ambiti di intervento”: l’Opb, osservazione psicoanalitica del bambino, che si configura come attività di prevenzione nei confronti della relazione con il bambino e del bambino stesso, e attività di formazione all’interno di un lavoro di supervisione; il Servizio Zerocinque che presta attenzione alle situazioni di disagio precoce - legato a disturbi della relazione primaria, a stati sindromici del bambino, condizioni di sofferenza materna -, offrendo un intervento di prevenzione e di cura; il programma “Genitori per esperienza” a sostegno della genitorialità. L’autore introduce il concetto di pedagogica ricognitiva che consiste in un’insieme di azioni e metodi operativi volti ad attribuire senso all’esperienza educativa una volta che essa ha avuto luogo, a ricostruire il sentiero percorso come le tracce meno battute al fine di ridefinire gli ambienti di apprendimento e favorire maggior coerenza tra azione educativa, compito educativo e compito evolutivo del bambino. Leggendo i capitoli di questo libro sono rimasta piacevolmente colpita nel trovare molti punti di comunanza tra il modello “milanese” ed il modello educativo pedagogico condiviso nei servizi della microarea prima infanzia, interni alla nostra Cooperativa. Primo fra tutti vi è l’intenzionalità di Itaca di concepire il nido d’infanzia come un servizio aperto alla famiglia, che diventa per essa un’opportunità di scambio rispetto al benessere del proprio figlio, di comprensione e di alleanza educativa. Questa attenzione alle famiglie si è tradotta, negli ultimi anni, in attenzione per il territorio come conte-

La presidente di Legacoopsociali invita a una riflessione sui tagli al settore sanitario Roma

sto di vita e di partecipazione comunitaria, da cui attingere come risorsa ma al quale, anche, offrire occasioni di riflessione e promozione di un “pensiero sul bambino”. Secondo punto in comune è l’importanza riservata all´attività di supervisione e di formazione come momenti che accompagnano il lavoro delle educatrici del nido: uno spazio-tempo dove, in sospensione di giudizio, l’equipe può riflettere sugli obiettivi del servizio, sull’efficacia delle proprie scelte operative; uno spazio dove cogliere e ri-leggere insieme le situazioni problematiche, al fine di comprendere il fenomeno educativo e di rispondervi in maniera adeguata. Terzo punto in comune riguarda l’attenzione prestata a cogliere tempestivamente situazioni problematiche per offrire un aiuto precoce alla famiglia e al bambino, attraverso azioni di prevenzione e mediazione con i servizi specialistici del territorio. La Cooperativa Itaca si trova dunque in sintonia rispetto all’esperienza raccontata nel testo, sostenendo anch’essa la prospettiva che il nido d’infanzia insieme ai servizi integrativi si configurano oggi sempre più come servizi educativi polifunzionali di interesse pubblico, attenti ai bisogni e ai diritti fondamentali del bambino e capaci di dare risposte diversificate rispetto ai bisogni dei genitori. Laura Fornasier

“Per il diritto alla Salute: colpire gli sprechi, spendere meglio ma fermare i tagli.” Questo il titolo dell’appello lanciato una decina di giorni fa dalle organizzazioni del terzo settore, preoccupate per il decreto sulla spending review delineato dal Governo. Per approfondire l’argomento abbiamo rivolto qualche domanda a Paola Menetti, Presidente di Legacoopsociali e firmataria anch’essa dell’appello. Dott.ssa Menetti, quale il giudizio di Legacoopsociali sul decreto spending review? Abbiamo delle preoccupazioni che riguardano, innanzitutto, alcuni dei servizi fondamentali che lo Stato rende ai cittadini e che, non va dimenticato, rispondono a diritti riconosciuti dalla Costituzione, in primis il diritto alla salute. Ora, siamo consapevoli dell’importanza di politiche volte ad affrontare le aree di spreco, e in questo Paese senza dubbio ve ne sono anche in sanità: ci preoccupa però che si parli di revisione della spesa quando in realtà si fanno solo delle ipotesi di riduzione della spesa uguali per tutti e che non tengono conto delle specifiche realtà. Delle ipotesi, quindi, che di fatto si limitano a ridurre seccamente la possibilità di erogare servizi ai cittadini. Il tutto in una situazione che ha già diversi problemi, perché è noto come il servizio sanitario italiano, in alcune Regioni del Paese, non sia adeguato agli standard di risposta a un diritto fondamentale. Detto questo, ci sono poi altri elementi più specifici contenuti nel decreto e che preoccupano… Per esempio? Uno degli elementi messi sotto esame riguarda la spesa per l’acquisizione di beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni: rispetto a questo si fa un’ipotesi di riduzione dei corrispettivi economici intorno al 5%. Noi non dubitiamo che esistano dei settori in cui sia possibile andare a ridurre la spesa, tanto

più che questo è un Paese in cui nel rapporto fra pubblico e fornitori privati ci sono stati e ci sono innumerevoli casi di rendite di posizione clientelari e corruzione. L’esperienza ci ha però insegnato che procedendo in questo modo, alla fine, il rischio è quello di colpire soprattutto i soggetti più trasparenti, e certamente la cooperazione sociale è fra questi. Come soggetti del terzo settore, inoltre, ci preoccupa anche che il decreto preveda l’eliminazione di una quantità di importanti strumenti di partecipazione, osservatori e consulte. Dove e come agire per attuare una “buona” revisione della spesa sanitaria? Sarebbero necessari degli interventi più mirati. Per fare questo, naturalmente, bisogna che ciascuno sia disposto a mettere in gioco i suoi status quo. Perché se la logica è “entriamo nel merito però il mio non lo toccate”, è del tutto evidente che non si va da nessuna parte. Noi siamo disponibili a mettere in gioco le cose che facciamo, però ci vuole responsabilità da parte di tutti. E, cosa decisiva, ci vuole una chiara volontà politica: le risorse per garantire il diritto costituzionale alla salute devono essere trovate. Non siamo disponibili a considerare accettabile l’idea che a pagare il conto della crisi siano sempre e solo i più deboli.

Concretamente, cosa si potrebbe fare? Stiamo parlando di questioni complicate e per le quali nessuno ha delle ricette magiche. Premesso questo, oltre che a intervenire sugli sprechi si possono fare altre cose. Innanzitutto sarebbe importante definire i famosi livelli essenziali: quali sono le prestazioni che in una fase di crisi come quella che stiamo vivendo il nostro Paese è in grado di erogare, e che non può non finanziare con la fiscalità generale. Da questo punto di vista, ovviamente, c’è un tema di riduzione dell’evasione fiscale che non può non essere affrontato. Secondo, per rendere più efficiente la spesa bisognerebbe partire dalla realtà dei singoli territori, esaminando le specifiche situazioni servizio per servizio e cercando di capire come ciascuna di esse possa essere adeguata in modo da recuperare efficienza. Terzo, è sullo sviluppo di un’asse di integrazione vera tra sociale e sanitario che potrebbero essere recuperate importanti risorse. Oggi i grandi problemi sono quelli della non autosufficienza, delle cronicità, delle cure a lungo termine: tutte questioni che non si risolvono solo con l’ospedale ma che hanno invece bisogno di un’attenta articolazione dei servizi sul territorio, in un’integrazione fra risposta sociale e sanitaria. Andrea Passoni Fonte: www.corrierenazionale.it

Terremoto: un’ora vale due Di fronte alla gravissima situazione provocata dal terremoto che in maggio ha colpito molte zone dell’Emilia Romagna, nonché di Lombardia e Veneto, le associazioni cooperative dell’Alleanza Cooperative Italiane e le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, hanno sottoscritto un accordo dove si invitano i lavoratori a destinare, su base volontaria, almeno un’ora di stipendio o importo equivalente. L’intesa prevede che le cooperative integrino tale importo con una donazione almeno equivalente. La raccolta Fondi proseguirà fino al 31 dicembre del 2012 e la destinazione dei contributi, raccolti in un apposito Fondo, sarà resa nota attraverso una rendicontazione periodica pubblica. Per destinare almeno un'ora di lavoro o importo equivalente è indispensabile che la lavoratrice / il lavoratore sottoscriva un'apposita delega come allegata nella busta paga.

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Ginnastica alla portata di tutti Com’è dolce l’animazione nei Centri sociali del Sanvitese San Vito al Tagliamento Come ogni anno la Cooperativa Itaca ci dà la possibilità di frequentare dei corsi di formazione specifici. Quest’anno per il gruppo animatrici dell’area territoriale anziani del Sanvitese si è pensato ad un corso di ginnastica dolce. Forse non tutti sanno che nei Centri sociali noi animatrici, chi settimanalmente chi addirittura giornalmente, proponiamo a tutto il gruppo anziani l’attività di ginnastica dolce. Questa attività risulta molto gradita ed in alcuni centri i minuti dedicati sono addirittura 45 Spesso e volentieri gli stimoli provengono proprio dai nostri anziani che, nonostante la loro età, chiedono di variare spesso, di proporre nuovi esercizi permettendo così all’attività di cambiare e non essere monotona. C’e chi è addirittura

arrivato a chiedere un insegnante di balli latinoamericani. Spinte da queste curiose richieste e supportate dalla tempestiva risposta di Itaca, ci siamo ritrovate con tutto il gruppo animatrici nelle giornate del 13 e 22 giugno a partecipare ad un corso di ginnastica dolce condotto dalla fisioterapista Cristina Dori. Inizialmente, pensando di ritrovarci al solito corso dove c’è tanta teoria e poca pratica, siamo invece finite a provare su noi stesse gli esercizi. L’insegnante, facendoci capire che per poter proporre gli esercizi bisogna prima capirli, interiorizzarli e farli nostri, non ci ha pensato due volte e tappetino alla mano siamo state noi i suoi anziani, è stato così semplice trasformare il corso in un piacevole insegnamento che ha finito per divertire tutte noi. Siamo partite con il pensare degli esercizi adatti ai nostri anziani per finire a sistemare e correggere i nostri acciacchi, il tutto è stato divertentissimo ma molto istruttivo, di sicuro, ne siamo uscite con uno spirito nuovo ed un bagaglio orientato al fare e fare bene, avendo in primis rispetto e cura del nostro corpo. Un ringraziamento speciale va all’insegnante Cristina Dori e a tutto il gruppo animatrici: Marta, Anna, Chiara, Vanessa, Francesca G., Flavia, Francesca J., Lena). Sara China

Una candela alla Madonna dei Miracoli La Casa di riposo di Sacile in gita a Motta di Livenza Sacile La partenza è prevista per le ore 9.15. Arrivo in Casa di riposo alle 8 e i nonni sono già tutti pronti: cappellino, borsetta e maglioncino sulle spalle, manca solo la corriera. Mi rendo subito conto che l’eccitazione è tanta, i sorrisi sui loro volti fanno ben intuire la voglia di un giorno che scandisca il tempo in modo diverso. Mi giro ancora un po’ ed ecco operatrici, volontari e parenti… risulta davvero difficile capire dai loro visi chi siano gli ospiti e chi gli accompagnatori. Oggi siamo tutti lì per un unico obiettivo: una giornata di divertimento! Con calma saliamo in corriera, qualcuno è un po’ impaurito ma la gioia è troppa per farsi prendere dallo sconforto e così, in pochi minuti, siamo tutti su. La corriera è piena e si respira una grande aria di festa. La nostra destinazione è

Motta di Livenza, scelta gradita da tutti i residenti (e non) per il legame che unisce la Casa di riposo di Sacile alla statua della Madonna, che nel novembre del 2007 venne stata portata in processione nella realtà di Sacile proprio presso la nostra struttura. L’arrivo presso il santuario è previsto per le 10 in modo tale da poter prendere parte alla funzione religiosa appositamente per gli anziani di Sacile. Così, arrivati, partecipiamo alla messa e, una volta terminata, procediamo ad una visita dei locali annessi (dove sono raccolte le testimonianze di fede e le notizie delle grazie ricevute) dove ogni anziano, assieme al suo accompagnatore, accende una candela. Appagato lo spirito, è giunto il momento di appagare la pancia che inizia a brontolare. Risaliamo così in corriera e tra un canto e l’altro arriviamo all’agriturismo. Il pranzo diventa un’occasione per offrire stimoli diversi e richiamare alla mente dei nostri anziani abitudini, consuetudini e storie di vita personali. Antipasto, primi, secondi, contorni, dolci e caffè, non manca veramente nulla. E così, tra una chiacchiera e una mangiata, la giornata è già terminata, stanchi ma ancora pieni di grinta, troviamo ancora energia per i nostri canti finali. Arriviamo in Casa di riposo per ora di cena, fame ne è rimasta davvero poca, di voglia di vivere e sorridere invece ce n’è ancora tanta. Eluana De Marco

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NotiziE dal CDA

NotiziE dal CDA

Carta dei valori del Cda Responsabilità e … Pordenone Come preannunciato nello scorso numero di IT La Gazzetta, proseguiamo la condivisione di quanto indicato nella Carta dei Valori del Consiglio di Amministrazione, richiamando valori e comportamenti sia individuali sia organizzativi che il Consiglio di Itaca intende condividere con tutti i soci e i futuri consiglieri. La Responsabilità Che cosa significa? “Essere consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni e delle proprie condotte e sapere che le nostre azioni avranno ricadute anche per il futuro”. Con il supporto della Direzione e della Tecnostruttura il Cda elabora quelle che sono le strategie e i progetti di sviluppo della Cooperativa. Periodicamente verifica che gli

obiettivi siano stati raggiunti ed eventualmente analizza e modifica le linee di intervento nel caso in cui siano mutate le situazioni che avevano portato alla stesura degli obiettivi. Il Consiglio deve promuovere e favorire la partecipazione dei consiglieri a percorsi formativi, sia interni che esterni atti ad aumentare le conoscenze giuridiche ed economiche che favoriscano e supportino i consiglieri nel loro operato di scelta strategica e di tutela della cooperativa. Individualmente il consigliere è tenuto ad esercitare il proprio ruolo con onestà intellettuale e deve sapere di agire in quello che è l’interesse di tutti i soci. Per quanto riguarda gli argomenti trattati durante le sedute del consiglio ogni componente si impegna a prendere visione del materiale informativo come pure a fornire con congruo

anticipo i documenti che vuole condividere con gli altri componenti. Riteniamo che il tempo del mandato sia importante perché permette al socioconsigliere di avere la possibilità crescere ed acquisire sempre maggiori competenze al fine di aumentare la propria professionalità ed esercitare il ruolo nel modo più professionale possibile. Comportamenti individuali 1) Il Consigliere esercita il proprio ruolo con onestà intellettuale e agisce nell’interesse collettivo. 2) Il Consigliere si impegna ad approfondire le questioni tecniche sulle quali è chiamato ad esprimere il proprio parere e a deliberare. 3) Il Consigliere si impegna a portare istanze con adeguata programmazione e corredato da materiale informativo da far recapitare con congruo anticipo. 4) Il Consigliere si impegna ad accrescere ad acquisire competenze per aumentare la professionalità necessaria al ruolo Enrichetta Zamò

Agevolazioni ai soci

Versione del 11/07/2012

La Cooperativa Itaca, al fine di facilitare la conciliazione dei tempi della famiglia e dei tempi di lavoro, riserva alle proprie socie ed ai propri soci, a condizioni economiche di favore, 4 posti all’interno dei due nidi da essa gestiti. Il presente Regolamento disciplina le condizioni e le modalità di accesso a tali agevolazioni.

SERVIZI IN CUI È POSSIBILE FRUIRE DELLE AGEVOLAZIONI

( OVVERO I SERVIZI “CONVENZIONATI”) Per l’anno scolastico 2012-2013, vengono riservati alle socie ed ai soci della Cooperativa Itaca n. 4 posti, di cui n. 2 all’interno del nido d’infanzia “Farfabruco” di Pordenone (Viale Treviso, 4B) e n. 2 presso il nido d’infanzia “Arca di Noè” di Gorgo di Latisana (via D. Manin, 33), di cui uno riservato ai residenti nel comune di Latisana.

MODALITÀ E TEMPI DI PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA

Approvato il regolamento per la frequenza nei Nidi gestiti da Itaca

Pordenone Anche per il periodo agosto 2012 - giugno 2013 il Consiglio di Amministrazione ha approvato il “Regolamento per la fruizione dei servizi di cura ai minori a favore delle socie della Cooperativa Itaca”, che ha lo scopo di porre a condizioni economiche favorevoli 4 posti all’interno dei nidi a gestione propria, e più specificatamente il Farfabruco di Pordenone e l’Arca di Noè di Gorgo di Latisana. Il testo del regolamenti è, rispetto a quello dello scorso anno, modificato nella parte che indica il termine per la presentazione della domanda e nella specifica che indica che le agevolazioni cui fa riferimento non sono cumulabili con quelle riportate nel Regolamento per la fruizione dei servizi di conciliazione. 24 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 08/2012

REGOLAMENTO PER LA FRUIZIONE DEI SERVIZI DI CURA AI MINORI A FAVORE DELLE SOCIE E DEI SOCI DELLA COOPERATIVA ITACA

Per poter concorrere alla assegnazione dei posti riservati ai soci è necessario far pervenire, entro e non oltre il 15 agosto dell’anno in corso, apposita domanda presso la sede centrale della Cooperativa Itaca (vicolo Selvatico, 16; fax 0434 -253 266; mail sportellosoci@itaca.coopsoc.it ). I moduli potranno essere ritirati nelle varie sedi della Cooperativa Itaca o scaricati dal sito www.itaca.coopsoc.it nella sezione “politiche di conciliazione”.

CRITERI DI ACCESSO ALLE AGEVOLAZIONI Le agevolazioni sono riservate ai figli delle socie e dei soci della Cooperativa Itaca. Ogni socio può fare domanda in uno dei nidi in cui sono attive le agevolazioni per solo un figlio.

Le agevolazioni previste in questo regolamento non sono cumulabili con quelle riportate nel “Regolamento per la fruizione dei servizi di conciliazione dei tempi di lavoro e dei tempi della famiglia a favore delle socie e dei soci della cooperativa Itaca”, i soci aventi i requisiti dovranno scegliere se presentare domanda per i servizi riportati in uno o nell’altro regolamento. L’accesso alla fruizione delle agevolazioni è basato sui seguenti criteri: 1) l’anzianità associativa con la Cooperativa Itaca (massimo 40 punti); 2) la condizione di unici affidatari del figlio per il quale si presenta domanda (massimo 30 punti); 3) la situazione economica (massimo 30 punti). La determinazione dei punteggi (x) per i 3 criteri avverrà nei seguenti modi: 1) 40 : x = anzianità massima : anzianità socio richiedente “Anzianità massima” tra i richiedenti delle agevolazioni per un determinato nido 2) 30 punti se si è unici affidatari del proprio figlio 3) 30 : x = ISEE minimo : ISEE socio richiedente

nido Farfabruco, che otterranno i punteggi più alti avranno diritto ad usufruire, previa sottoscrizione di specifico contratto con la Cooperativa, della retta agevolata. Il socio che dovesse dimettersi dalla Cooperativa Itaca durante l’anno scolastico, pur mentendo il diritto di lasciare il proprio figlio all’interno del nido, dovrà pagare l’intera somma e non potrà, quindi, più godere della retta agevolata.

QUANTIFICAZIONE SCONTO Lo sconto per i soci è quantificato, rispetto alla retta vigente nel corso dell’anno per il quale si fa domanda, nel seguente modo: 25% per il “Farfabruco” di Pordenone 40% per “L’Arca si Noè” di Gorgo. La differenza di percentuali è dovuta alla differente retta pagata nei due nidi. Per quanto non previsto nel presente regolamento si rimanda al Regolamento dei vari nidi ed alle normative vigenti.

I 4 soci, 2 per il nido L’Arca di Noè e 2 per il

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AREE PRODUTTIVE AL MICROSCOPIO

AREE PRODUTTIVE AL MICROSCOPIO

(Dis)Abilità di soddisfare nuovi bisogni Rimettere in discussione i servizi in direzione dell’innovazione

Nel 2011 al 31 dicembre operavano nell'area Disabilità 206 addetti, pari al 15,6% dei lavoratori della Cooperativa di cui 168 donne e 38 uomini. Il personale dell’area per il 72,8% è composto da addetti all’assistenza dei quali l’86,7% è qualificato: il grafico mostra le qualifiche presenti in termini di percentuali. Sono 20 i servizi afferenti all’area e presenti in tutte e quattro le province del FVG, 14 i coordinatori. Molto alta risulta essere la soddisfazione degli utenti nei servizi campionati con una media di 9,11 punti (in una scala 1 a 10). Per quanto riguarda la soddisfazione dei soci risulta ottima la media generale: 3,4 (scala 1 a 4). Nell’analisi per genere le socie dell’area manifestano un grado di soddisfazione generale alto, pari a 3,42 e i soci un po’ più basso pari a 3,36. Analizzando le medie per le quattro classi in cui è stato suddiviso il questionario, troviamo il livello di soddisfazione massimo per la voce organizzazione (3,47) e minimo per la voce relazione (3,15) che saggia il clima lavorativo, ma comunque un risultato positivo. Alta risulta anche la soddisfazione dei commit-

tenti dei servizi dell’area e si attesta a una media complessiva di 8,68 (in una scala da 1 a 10); per i committenti il punto di forza dei servizi dell’area consiste nella “qualità dei rapporti con la Cooperativa” e “Flessibilità nella gestione del servizio” con la media più alta (9,5), mentre “elementi innovativi offerti” fa registrare il picco più basso (8), ma comunque positivo. Il fatturato dell’area è cresciuto, anche se di poco, dai 4,7 milioni di euro a 5.2 milioni, in particolare per l’acquisizione di nuovi servizi: la Comunità alloggio di Begliano che ci ha permesso un radicamento significativo nell’Isontino e Villa Sartorio a Trieste grazie alla fondamentale collaborazione con l’associazione nazionale Sclerosi Multipla.

1,9%

2,9%

11,0%

7,2%

add. assistenza qualificati add. assistenza non qualificati inf. professionali

9,6%

animatori/educatori 62,2%

ausiliari coordinatrici/ori vari

Abbiamo festeggiato due compleanni importanti nell’anno trascorso: il 25 novembre i 10 anni di Cjase Nestre, il 16 dicembre i 5 anni di Casa Carli. I due traguardi sono indubbiamente significativi dal momento che entrambi i servizi sono caratterizzati per la totale gestione da parte della Cooperativa. La filosofia che accomuna tutti i servizi di Area 1 risiede nel saper tessere reti significative con lo scopo di tutelare gli ospiti ma allo stesso tempo di sostenere ed educare la comunità cittadina nel tentativo di abbattere i pregiudizi e le resistenze. Restare sul mercato è indubbiamente difficile anche se possiamo considerarci “fortunati” quassù al Nord; secondo il rapporto annuale 2012 sulla situazione del Paese redatto dall’Istat, i Comuni italiani spendono in media 2.700 euro l’anno per ogni disabile. Ma per quelli residenti al Sud la cifra è di circa otto volte inferiore a 26 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 08/2012

5,3%

quella del Nord-Est: 667 euro contro 5.438. Inoltre, nel 2009 la cifra complessiva per interventi e servizi sociali ammontava a 7,2 miliardi di euro (lo 0,46% del Pil nazionale), in aumento del 5,1 rispetto al 2008. Tuttavia nel Mezzogiorno la spesa sociale è diminuita dell’1,5%, mentre cresce del 6% al Nord-Est, del 4,2% al Nord-Ovest e del 5% al Centro. In realtà non so se il futuro dell’area debba necessariamente andare verso la creazione di ulteriori strutture, oppure se si debba iniziare a pensare in maniera utopistica a contesti di vita realmente inclusivi, flessibili, laddove sia possibile superare le barriere sociali piuttosto che quelle architettoniche attraverso l’eterna dicotomia tra compassione e battaglia per i diritti. E’ necessario perciò continuare a raccogliere l’urgenza dei familiari che si imbattono nell’esigenza del “dopo di noi”, ma non può e non deve costituire l’alibi per immagi-

nare strutture anche il “durante noi”. Un discorso a parte meritano i servizi destinati ad accogliere persone che necessitano di interventi assistenziali ed educativi costanti ed altamente qualificati. Risulta arduo smontare il paradigma del concetto della disabilità se vi è ancora un’identificazione con la sofferenza che spesso conduce all’infantilizzazione del soggetto, e anche la solidarietà non appare più sufficiente. Dobbiamo parlare ancora e ancora, fino a dare fastidio, di esclusione non per ragioni razziali, politiche, sociali, sessuali etc. ma di una esclusione che ci vuole a confronto con i nostri limiti e quindi con il nostro essere mortali. Nella disabilità vanno riconosciuti i limiti senza avere costantemente la pretesa della conversione alla norma rinnegando le differenze e gli ostacoli; occorre prendersi in carico le anomalie e compensarle attraverso altre cre-

atività. Ad oggi tutte le valutazioni teoriche e operative sull’argomento disabilità abbracciano in maniera molto esaustiva l’età evolutiva. Contestualmente, gli studi più ricchi di interventi a favore dell’inclusione sociale, e quindi all’acquisizione di autonomia, sono riferiti al periodo che precede la maggiore età. Il bisogno di ricevere risposte insorge successivamente, quando la persona disabile esce dal contenitore scuola per iniziare progressivamente un percorso di vita adultizzante. Ed è a questo punto che è necessario risemantizzare il concetto di cura e assistenza non per sottrazione ma stabilendo orizzonti di riferimento che contemplino nuovi bisogni da soddisfare quali il lavoro, la casa, percorsi di studio professionalizzanti al fine di sostenere l’esistenza identitaria e non l’intrattenimento. Gli adulti con disabilità intellettiva non sono Esseri senza età, eterni bambini che passano

dall’infanzia alla vecchiaia spesso considerati come asessuati e quindi non autorizzati a desiderare. Ritengo invece che proprio il mondo variegato dei disabili in età adulta e nella fase di invecchiamento debba mettere profondamente in discussione il nostro tipo di organizzazione, laddove il privato sociale è chiamato a proporre servizi innovativi. Sicuramente non siamo ancora sufficientemente pronti, ma almeno possiamo iniziare a pensare alla differenza che c’è tra la pasta di sale e la pasta senza sale perché ti sei dimenticato di comprarlo. In fondo è questa la vita, quella vera. Caterina Boria

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RICERCA E SVILUPPO

RICERCA E SVILUPPO

Piani di zona per costruire legami significativi Le rappresentanze dei portatori d’interesse tra i nodi da sciogliere

Consultazione quale momento di condivisione delle conoscenze e delle diverse competenze, sempre dei vari soggetti del territorio;

tolmezzo

Co-progettazione quale coinvolgimento di tutti i soggetti impegnati nel sociale.

Pordenone

e

Il Piano di Zona (Pdz) è lo strumento attraverso il quale il Servizio Sociale dei Comuni definisce il sistema integrato degli interventi e servizi sociali del territorio e viene disciplinato dall’art 24 della Legge Regionale 6/2006; al suo interno vengono individualizzati obiettivi di programmazione triennale ed annuale che prevedono uno sviluppo integrato, oltre alle politiche che vanno ad impattare sul benessere del singolo e della comunità. Con la delibera del febbraio 2012 la Regione Friuli Venezia Giulia ha definito le Razionalizzare politiche linee guida per la predisposizione servizi sociali di un territorio del piano 2013-2015 con obiettivi agendo per l'aggregazione triennali e del Programma Attuativo Annuale (Paa) che declina per l’anno di riferimento le previsioni del Pdz, ed ha identificato le aree specifiche di intervento quali: Area Minori e Famiglia, Area Anziani, Area Disabilità, Area Dipendenze e Salute Mentale, Area Povertà, Disagio ed Esclusione Sociale ed una ulteriore area individuata a livello locale. Le linee guida indicano anche quelle che dovrebbero essere le principali caratteristiche del percorso che porta al Pdz quali la propositività, il realismo, la completezza, sia la flessibilità che la dinamicità e l’innovazione, e invita a cercare, in quanto documento di consultazione pubblica, una semplicità nella stesura dello stesso. Le linee guida identificano anche i tre step – fasi caratteristiche per la costruzione del welfare di comunità e che si declinano in:

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Concertazione quale atto di condivisione di obiettivi tra sia i soggetti delle istituzioni che tutti gli attori sociali;

I soggetti che vi partecipano sono i Servizi Sociali dei Comuni, le Aziende per i Servizi Sanitari, le Provincie, le Aziende pubbliche dei servizi alla Persona, e tutti i soggetti del terzo settore tra cui le Cooperative, nonché cittadini in forma individuale. I Pdz hanno rappresentato e rappresentano per tutti un’importante occasione di reciproca conoscenza, di condiviso approfondimento tematico, di fattiva corresponsabilità nonché di cooperazione gestionale, consentendo di creare luoghi e momenti di riflessione ed analisi dei servizi in essere, delle corrispondenze con il bisogno reale e delle prospettive di sviluppo qualitativamente e quantitativamente valide.

pordenone

UDINE gorizia

Gli Ambiti, attraverso i Pdz precedenti hanno raggiunto un risultato significativo, compiendo un grosso passo avanti dal punto di vista della razionalizzazione di una politica fino ad oggi disgregata fra le programmazioni dei singoli Comuni e quelle legate a singoli settori e aree di finanziamento.

trieste

Dal punto di vista metodologico si è trattato e si tratta di promuovere progetti e percorsi partecipati dove la messa in comune di risorse ha prodotto modelli di intervento per uscire dalla “settorialità” e dall’”autoreferenzialità” per affrontare i problemi in un’ottica globale, avendo come riferimento una adeguata valutazione dei bisogni, delle opportunità e delle risorse del singolo individuo e/o della collettività.

e avverrà attraverso la lettura del Profilo di Comunità che identifica il reale contesto di riferimento, i bisogni della popolazione, i servizi e le risorse presenti nei singoli territori al fine di costruire in modo partecipato il welfare locale e di comunità.

L'ulteriore risultato significativo che si è raggiunto riguarda la costruzione di legami significativi sul territorio, sia a livello istituzionale che non. Tale percorso è avvenuto

Un aspetto particolarmente critico che la Regione in primis non ha orientato chiaramente in questa triennalità con le nuove Linee Guida riguarda la questione delle

rappresentanze dei portatori di interesse delegando completamente la materia all’Assemblea dei Sindaci e quindi alla Costruire legami libertà dei singoli territori. Da qui un significativi sul territorio diverso modo di coinvolgere anche il non solo a livello istituzionale terzo settore, che per nulla è stato omogeneo, e ha generato confusione nell’idea di concertazione e percorso partecipato. Enrichetta Zamò e Paola Ricchiuti

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informazione

insicurezza

Formazione in materia di sicurezza Le nuove norme in vigore dal 26 gennaio 2012 Pordenone Sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale l’11 gennaio 2012, gli accordi sanciti il 21 dicembre 2011 dalla Conferenza Stato Regioni per la formazione sulla sicurezza dei lavoratori ai sensi dell’articolo 37, comma 2, del decreto legislativo n.81 del 2008. Il presente accordo disciplina la durata, i contenuti minimi e le modalità della formazione, nonché dell’aggiornamento, dei lavoratori e delle lavoratrici, dei preposti e dei dirigenti. I lavoratori dovranno La formazione pregressa essere avviati alla forresta valida se svolta nel rispetto mazione secondo iter formativi che sono di delle norme durata proporzionale al livello di rischio del servizio presso cui sono impiegati. In particolare: • Lavoratori impiegati in settori della classe di rischio basso: 8 ore (4 ore di formazione generale + 4 ore di formazione specifica) • Lavoratori impiegati in settori della classe di rischio medio: 12 ore (4 ore di formazione generale + 8 ore di formazione specifica) • Lavoratori impiegati in settori della classe di rischio elevato: 16 ore (4 ore di formazione generale + 12 ore di formazione specifica) Oltre al modulo di formazione dei lavoratori, i preposti sono destinatari di un ulteriore modulo formativo aggiuntivo, della durata minima di 8 ore, in relazione ai compiti da loro esercitati in materia di salute e sicurezza sul lavoro. L’accordo prevede una formazione specifica per i dirigenti, che non si somma a quella dei lavoratori, con una durata di 16 ore e una suddivisione in 4 moduli formativi: 1.Giuridico-normativo 2.Gestione ed organizzazione della sicurezza 3.Individuazione e valutazione dei rischi 4.Comunicazione, formazione e consultazione dei lavoratori

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Per tutti, lavoratori, preposti e dirigenti è previsto un aggiornamento quinquennale, di durata minima di 6 ore, per tutti e tre i livelli di rischio sopra individuati. L’accordo è entrato in vigore a partire dal 26 gennaio 2012. Da tale data si devono calcolare i 12 mesi nei quali, secondo l’articolo 10 dell’accordo per la formazione dei lavoratori, un eventuale corso di formazione aziendale ai lavoratori determina una esenzione temporanea degli obblighi di loro formazione immediata. È stata quindi inserita la temporanea possibilità di esenzione dal frequentare i “nuovi” corsi di formazione, cioè i corsi realizzati secondo i nuovi criteri e le nuove modalità. I lavoratori, i preposti e i dirigenti possono quindi ancora frequentare i vecchi corsi di formazione a condizione che questi siano già stati organizzati e approvati prima dell’entrata in vigore degli Accordi. Per quanto riguarda la formazione pregressa, essa viene riconosciuta, fermo restando l’obbligo di aggiornamento, se si comprova d’aver svolto, alla data di pubblicazione dell’accordo, una formazione nel rispetto delle previsioni normative e delle indicazioni previste nei contratti collettivi di lavoro per quanto concerne durata, contenuti e modalità di svolgimento dei corsi. Proprio per questo, l’ufficio Sicurezza e l’ufficio Formazione hanno dato vita ad una collaborazione, in sinergia con l’ufficio Edp, nell’intento di creare un documento riassuntivo della formazione in materia di sicurezza erogata, da Itaca o da altri soggetti, negli ultimi cinque anni, a favore dei lavoratori attualmente in forza. Quest’opera di monitoraggio, finalizzata a fotografare lo status quo e, in un’ottica di prospettiva, ad evidenziare il fabbisogno futuro, permetterà di delineare anche il quadro dell’impegno dell’ufficio nell’assicurare ai lavoratori la formazione necessaria. Un lavoro lungo, ma necessario, al fine di adeguarsi a quanto prevede l’accordo Stato-Regioni e garantire la salute e la sicurezza del personale sul posto di lavoro. Elena Marcuzzi

Rischi connessi all’uso del cellulare Dodici precauzioni vivamente consigliate

ne è più dannosa, soprattutto per il cervello, indebolendo la Barriera Emato Encefalica (BBB, Blood-Brain Barrier) e gli organi della riproduzione (ovaio, testicolo) ecc.

Pordenone La nostra società, lo viviamo quotidianamente, non può più fare a meno dei telefoni cellulari, che vengono utilizzati da tutta la popolazione senza distinzioni di età, ceto sociale, provenienza, sia per motivi personali che per motivi lavorativi, quotidianamente. Partiamo da una semplice constatazione: viviamo in un mondo immerso in campi elettromagnetici, sia in ambienti domestici che lavorativi attraversati da reti di telefonia mobile, reti wireless, segnali radio e TV, segnali satellitari, elettrodotti, ecc. Come dobbiamo comportarci? Alla luce dei recenti studi e dei necessari approfondimenti sugli effetti a lungo termine, è opportuno non sottovalutare la correlazione tra salute dei lavoratori e dei cittadini ed esposizione alle onde elettromagnetiche.

4.

5.

Dodici precauzioni basilari per ridurre al minimo l’esposizione 6. alla radiazione durante l’uso del telefono cellulare 1.

2.

3.

Limita l’uso del telefono alle chiamate strettamente necessarie, e contieni la conversazione al massimo di sei minuti, che è il tempo necessario all’organismo per recuperare. Tieni l’apparecchio distante dal corpo più di 20-30 cm al fine di ridurre l’esposizione del tuo organismo alla radiazione. Non portare il telefono direttamente a contatto col tuo corpo, nemmeno se è in stand-by, e non usarlo a meno di un metro di distanza da un’altra persona, al fine di ridurre l’effetto della radiazione “passiva”. Le persone sotto i quindici anni di età non dovrebbero usare per nulla un telefono mobile, perché sono ancora nella fase dello sviluppo. Con il loro basso peso corporeo, la radiazio-

7.

8.

Ogni persona anziana dovrebbe essere scoraggiata dall’impiego del telefono mobile, come chiunque altro sia in condizioni precarie di salute (la radiazione indebolirebbe ulteriormente il suo organismo), e qualunque donna gravida. La radiazione a micro-onde è facilmente assorbita dal liquido amniotico in cui stanno l’embrione e poi il feto. Usa il telefono solo in condizioni di ricezione ottimale: non usarlo in uno spazio confinato, come l’ascensore, un sotterraneo, una stazione sotterranea, un camper, ecc. In queste situazioni, la forza del segnale, sia in uscita, sia in entrata, è molto maggiore, cosicché la radiazione è molto più intensa. Non usare il telefono mobile mentre sei a bordo di un veicolo in movimento, compresi il treno, l’autobus, ecc., poiché la sua antenna è costantemente alla ricerca di un contatto usando la massima forza del segnale, e la radiazione del segnale, sia in uscita, sia in entrata, sarà intensificata. Non usare il telefono mobile mentre sei in un veicolo, nemmeno quando esso è fermo. Un contenitore di metallo produce un effetto di “gabbia di Faraday”, che esalta la nocività della radiazione, riflettendola non solo sul corpo della persona che sta telefonando, ma anche su quello degli altri passeggeri, soprattutto dei bambini. Pertanto è essenziale uscire dal veicolo per fare una chiamata. Non tenere il telefono mobile acceso a lato del letto durante la notte, perché’ anche quando è in stand-by è in contatto con il telefono (ripetitore) più vicino ed emette radiazione ad intervalli regolari.

9.

Fornisciti preferenzialmente di: (a) un telefono mobile con la minima regolazione possibile SAR (Specific Absorpion Rate per la radiazione delle micro-onde per i tessuti del corpo umano). Il limite di regolazione è 1,1 W/kg per l’orbita oculare e per la guancia; (b) un telefono munito con un’antenna esterna, perché, anche se meno elegante, un’antenna omni-direzionale tramette con la massima efficienza e pertanto impiega un segnale più debole di quello dell’antenna incorporata. L’importanza dell’eleganza è un fattore che viene dopo la salute.

10. L’uso di un telefono mobile dovrebbe esse-

re evitato da chiunque avesse oggetti metallici all’interno o vicini al capo, magnetici o amagnetici, come otturazioni odontoiatriche in amalgama e ponti dentali, placche metalliche, viti, ganci, ornamenti del corpo, orecchini, occhiali con montature metalliche. Lo stesso suggerimento vale per coloro che usano mezzi per camminare, sedie a rotelle, stampelle metalliche, con la finalità di evitare un incremento della radiazione attraverso i fenomeni di riflessione, amplificazione, risonanza, ri-emissione passiva ecc.

11. Fa

uso di mezzi protettivi per schermare il tuo organismo contro la radiazione, quali un telefono metallico con involucro, tessuti protettivi o una fodera contro la radiazione, fogli metallici di rivestimento, vernici anti-radiazione, ecc., tutti dispositivi che siano stati collaudati per la loro azione protettiva.

12. Fa il maggior numero possibile di chiamate

telefoniche usando un telefono fisso che non emette radiazione, e che spesso può essere impiegato gratuitamente senza limiti di tempo via Internet, anche per chiamate telefoniche con l’estero.

13. Prediligere l’auricolare (con il filo), vivavoce o sms ogni volta che è possibile.

Chiara Stabile

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inpersonale

Culture

Contratto collettivo nazionale di lavoro

MU SI CA

Differenze fra contrattazione di primo e di secondo livello

Pordenone Chi come il sottoscritto abbia vissuto l’avventura (fortunatamente o meno?) di imbattersi per scelta o meno in un manuale di diritto sindacale, difficilmente potrà cancellare dalla testa alcune nozioni fondamentali che poi si riproporranno fatalmente anni dopo, creando forse panico e scompiglio, nello studente diventato ormai lavoratore. Una di queste è la nozione di “contratto collettivo”: c’è chi lo considera una vera e propria fonte del diritto e chi no, c’è chi spende pagine e pagine di inchiostro a motivare e sostenerne questa o quella funzione, e chi invece se lo ritrova sulla testa ed impara a conoscerlo da lavoratore. Per quello che è il livello di approfondimento che queste righe consentono, interessa qui solo delineare una prima distinzione, quella fra contrattazione di primo e secondo livello ed evidenziarne solo una prima elementare caratteristica. Se entrambe nascono dall’incontro, più spesso scontro, fra la così detta “parte datoriale” ed i lavoratori, diverso è però l’ambito di applicazione delle prima rispetto alla seconda: applicazione nazionale nel caso del Ccnl (1° livello); provinciale, regionale o sub regionale per quella di 2° livello. E’ su quest’ultimo che si colloca la piattaforma per il rinnovo del contratto collettivo presentata il 26 giugno a Trieste da Cgil, Fisascat Cisl, Cisl, Uil che individua come ottimale il livello di contrattazione regionale e mira quindi a garantire l’omogeneità applicativa sull’intero territorio regionale degli istituti demandati alla contrattazione decentrata. Questi alcuni dei punti affrontati e che mi pare interessante illustrare: • 1) Formazione del personale: la formazione viene individuata come elemento cardine per il sostenimento della qualificazione e riqualificazione del personale con immediate ricadute sulla qualità dei servizi erogati. In questo paragrafo, oltre ad auspicarsi “la massima e migliore partecipazione dei lavoratori ai corsi di formazione, riqualificazione e aggiornamento professionale con permessi retribuiti” 32 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 08/2012

viene proposto il riconoscimento dell’orario di frequenza ai corsi ECM come “orario effettivo di lavoro”, alla luce della obbligatorietà degli stessi. Si delinea poi, a mero titolo di ipotesi, la possibilità di costituire un monte ore minimo da garantire in totale e su base individuale attraverso l’individuazione di apposti criteri; opera questa di fatto già attuata dalla Cooperativa nell’anno in corso secondo i limiti dell’art. 68 CCNL, limiti dei quali la piattaforma illustrata auspicherebbe il superamento. • 2) Cambio turno/orario spezzato/pronta disponibilità-reperibilità: sempre nell’ottica del contemperamento delle due esigenze classiche di garantire la performance del lavoratore da un lato e, dall’altro, salvaguardare la conciliazione dei tempi di lavoro- tempi dedicati alla famiglia, si individuano come opportune la costruzione di procedure standard e di turnistiche con programmazione mensile, semestrale ed annuale e l’applicazione dell’istituto della pronta disponibilità con una maggiorazione in caso di modifiche urgenti alla programmazione. • 3) Turni e lavoro notturno: anche qui si evidenzia la necessità di declinare l’istituto in modo tale da poter meglio rispondere alle caratteristiche sia imprenditoriali del territorio che dei servizi erogati al cittadino prevedendo per i lavoratori che si distinguano per disponibilità ed impegno dei riconoscimenti di carattere economico. • 4) Ferie: Si prevede l’introduzione della possibilità per i lavoratori stranieri di cumulare periodi di ferie e permessi entro l’anno di competenza da fruirsi anche in un’unica soluzione al fine di garantire un periodo di assenza prolungata dal posto di lavoro da trascorrere nei rispettivi paese d’origine • 5) Mobilità e trasferimenti: ad integrazione di quanto già statuito dall’art. 36 CCNL, si prevede che mobilità e trasferimenti possano essere attuati, previo accordo con le OO.SS. , solo su richiesta esplicita del lavoratore, per esubero del personale nella struttura di assunzione in cui il lavoratore presta servizio,

su richiesta formale e comprovata di allontanamento formulata dal committente. Da individuare rimangono ancora i criteri ed elementi omogenei che possano garantire trasparenza e non discriminazione per la tutela del lavoratore Alcune considerazioni allora. La prima: lontani da ogni intento autocelebrativo, preme ricordare come molte delle proposte sopra illustrate, così come quelle contenute all’interno dell’accordo del 16 dicembre 2011 per il rinnovo del contratto, trovino già da tempo attuazione pratica per i soci della Cooperativa Itaca. La seconda considerazione riguarda piuttosto la forma del documento esaminato in cui, se si prescinde dalle dichiarazioni di fondo che forniscono un orizzonte programmatico che sembra sempre di là da venire, si fatica ad individuare le proposte nella loro forse cruda ma indispensabile concretezza. Il terzo motivo di riflessione è richiamato dalla presentazione, sempre a cura di Cgil Cisl e Uil e nei giorni subito precedenti a quella di cui sopra, di una seconda piattaforma a carattere provinciale: quale il rapporto intercorrente fra i due documenti? Quali gli sviluppi possibili? A queste ed altre domande proveranno a rispondere i rappresentanti delle tre centrali cooperative che, dopo la pausa estiva, si riuniranno per analizzare le diverse proposte pervenute dalle organizzazioni sindacali. A presto quindi per gli aggiornamenti sull’evoluzione della trattativa.

ci ne ma

Ben Howard Every Kingdom

C’era una volta in Anatolia

Lo scorso autunno è uscito "Every Kingdom", il disco d'esordio del promettente talento inglese Ben Howard. L'album è distribuito dalla Island records e ha raggiunto le prime dieci posizioni della classifica inglese, ottenendo buoni risultati anche negli Usa e nel nord Europa. Non è un caso che proprio questa etichetta abbia una certa sensibilità per i cantautori, basti ricordare "Nick Drake" e "John Martyn" per fare alcuni nomi. Le dieci tracce che compongono “Every Kingdom” sono suggestive come istantanee scattate ad un paesaggio visto dal finestrino del treno in viaggio verso il mare, dove il percorso è interrotto da dieci fermate dove l'ascoltatore riconosce riferimenti classici ed altri completamente originali. Una piacevole sorpresa capace di comunicare calde atmosfere estive con intimi arrangiamenti acustici e soprattutto con testi efficaci. Emozioni che arrivano dirette all'ascoltatore come raggi di sole all'equatore. Le chitarre del disco da lui stesso suonate sono per gran parte realizzate con l'utilizzzo della tecnica fingerpicking ed un preciso utilizzo di accordature molto personali. La voce segue linee melodiche e ritmiche naturali e di sicuro effetto, che catturano in molti brani e lasciano il segno come per esempio in "Old Pine" e in "The Wolves". Nel complesso si ha l'impressione di ascoltare un disco curato e sobrio in tutti gli aspetti fino alla precisione del suono, dove la chitarra acustica guida l'arrangiamento ed è sempre in primo piano e rispetto ad ogni altra voce o strumento viene sommato l'uno dopo l'altro senza snaturarne il soggetto. Un disco che colpisce perchè mette in luce un talento maturo e il carattere sicuro dell'artista, che ha il dono di una ottima vocalità e personalità tale da renderlo immediatamente distinguibile senza essere oscurato da ingombranti paragoni o riferimenti. Tra il surf che si offre da sfondo per "Keep your head up" , passando per la raffinatezza di "Everything" all'ultima traccia che con il coro di "The Promise" chiude questo lavoro vi auguro un buon ascolto. Fatemi sapere che ne pensate.

La scena iniziale del film si apre sulla provincia dell’Anatolia, di notte, con il paesaggio illuminato dai fari di tre auto che transitano in quell’area. L’immagine è suggestiva, i fari mostrano un paesaggio collinare assolutamente affascinante e misterioso. Le auto si fermano, degli uomini scendono e uno di loro è ammanettato. Gli uomini sono un commissario con i suoi poliziotti, un procuratore, un medico legale e un sospettato di omicidio alla ricerca dell’uomo ucciso da quest’ultimo e sepolto da qualche parte nelle steppe anatoliche. Ma l’Anatolia è grande, il paesaggio, nell’oscurità, appare sempre uguale e l’assassino fa fatica a riconoscere il luogo della sepoltura e così inizia un pellegrinaggio all’affannata ricerca del corpo. Non riuscendo a trovarlo, gli uomini decidono di fare una sosta e si fermano a mangiare qualcosa nella casa del sindaco di un paese limitrofo. Da questo viaggio notturno e insolito scaturiscono dei dialoghi tra i protagonisti che, costretti a cercare un cadavere, si confrontano tra loro sugli aspetti della vita. Il commissario evidenza come sia difficile vivere in qui luoghi dimenticati da Dio dove il tempo sembra essersi fermato, il procuratore racconta la vicenda di una donna che ha previsto la sua morte cinque mesi prima ed è morta esattamente nel giorno predetto, il medico che soffre per il fallimento del proprio matrimonio. Solo all’alba il colpevole riuscirà ad individuare il luogo della sepoltura e a ritrovare il cadavere, che si scoprirà essere stato incaprettato. La sceneggiatura del film è semplicemente stupenda, perché mette in evidenza zone di selvaggia bellezza rese per lo più invisibili dalle tenebre, a cui fanno da contrasto i fari delle auto che avanzano nell’oscurità. Il film è piuttosto lungo (dura più di due ore e mezza) e a volte i dialoghi sono prolissi, ma la storia nel suo complesso mette in luce le contraddizioni che segnano l’animo umano (amore, odio, vendetta, solitudine), così come le contraddizioni che caratterizzano la Turchia di oggi, a confine tra modernità e vecchie tradizioni. Anna Bagnarol

Paolo Frigo

Renato Esposito

INVIACI LA TUA RECENSIONE Dal 2001 hai visto un solo film ma ti ha fatto venire la pelle d’oca dall’emozione? Ti sforzi ma non riesci proprio a ricordare la data del concerto-evento di Bobby Solo al quale hai partecipato con tanto trasporto? Il tuo ultimo libro letto per intero giace da anni sotto una consistente coltre di polvere tanto da non distinguerne più i contorni? Non importa. Non fartene un problema. Se nei prossimi mesi ti capiterà di leggere un libro, assistere ad un concerto, vedere un film, una rappresentazione teatrale o una mostra, ascoltare un disco … bene! Raccontacelo! Inviaci una recensione e potrai trovarla pubblicata in Gazzetta! Perché non è mai troppo tardi f.dellapietra@itaca.coopsoc.it

08/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 33


ricerchiamo Per

e20

agosto 2012 15 agosto

Servizio: Comunità alloggio Begliano

FestA Grigliata in giardino con balli di gruppo, karaoke e tornei di giochi con l’acqua. A seguire uscita a Gradisca d'Isonzo per rassegna ornitologica. Presso la comunità

17 agosto

Servizio: Comunità alloggio Begliano

UscitA ore 10.00 Gita a Gradisca d'Isonzo in occasione della prima esposizione canina

18 agosto

Servizio: Comunità alloggio Begliano

20-31 agosto

25 agosto

mostrA itinerAnte

UscitA

presso Gnu bar Maniago

Gita presso la piscina di Staranzano. Al rientro anguriata

21-24 agosto

25 agosto

Servizio: Comunità alloggio Casa Carli Maniago

Servizio: Comunità alloggio Casa Carli Maniago

Servizio: Comunità alloggio Begliano

Servizio: Comunità alloggio Begliano

soggiorno

UscitA

Bibione

In serata uscita presso la Festa dello Sport a Pieris

23 agosto

Servizio: Comunità alloggio Cjase San Gjal

FestA ore 11.00 Presso la comunità Grigliata in giardino

23 agosto

Servizio: Comunità alloggio Begliano

Film e FestA ore 17.30 All'interno del Progetto 'Comunità animata', proiezione del film 'Una magica notte d'estate' e a seguire Festa di fine estate

26 agosto

Servizio: Comunità alloggio Begliano

UscitA Nel pomeriggio partecipazione alla manifestazione Scimmie in gabbia presso il parco festeggiamenti di Ruda

28 agosto

Servizio: Residenze Tre Vie Udine

UscitA in BArcA A VelA

18 agosto

Servizio: Comunità alloggio Begliano

UscitA In serata uscita presso il bowling di Duino-Aurisina

23 agosto - 3 settembre

Servizio: Associazione I ragazzi della panchina Pordenone

pArtecipAzione AllA FestA in piAssA Presso Villanova di Pordenone Allestimento di due stand all’interno dell’area giovani 'Skate Park'.

area territoriale aNZiaNi

casa di riposo Puos d’alpago (bl) addetta/o all’assisteNZa

servizio di assistenza domiciliare sacile (PN) addetta/o all’assisteNZa

SI rICHIEDE: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza nei servizi di assistenza anziani; patente B, auto propria. SI oFFrE: contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

SI rICHIEDE: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza nei servizi di assistenza anziani; patente B, auto propria. SI oFFrE: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

casa di riposo sacile (PN) Parrucchiera/e

area disabilità

SI rICHIEDE: Qualifica parrucchiere; esperienza minima. SI oFFrE: contratto a tempo determinato; part; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Partenza dalla darsena di Lignano con veleggiata nel Golfo di Trieste

casa di riposo cervignano del Friuli (ud) FisioteraPista

29 agosto

SI rICHIEDE: Laurea Fisioterapia; iscrizione all’albbo; esperienza minima; patente B, auto propria. SI oFFrE: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

UscitA Gita presso la piscina di Staranzano. Al rientro anguriata

area resideNZiale aNZiaNi

Servizio: Residenza protetta Gorizia

FestA ore 17.00 Presso il centro Anguriata con le famiglie

casa di riposo maniago (PN) FisioteraPista SI rICHIEDE: Laurea Fisioterapia; iscrizione all’albo; esperienza minima; patente B, auto propria. SI oFFrE: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

vuoi segNalare uN eveNto?

casa di riposo maniago (PN) iNFermiere/i

Nel tuo servizio organizzate iniziative che coinvolgono in qualche modo il territorio? Inviaci le informazioni relative complete di data, ora, luogo, titolo e tipologia (mostra, teatro, festa, ballo, concerto, ecc). Tutti gli eventi verranno inseriti nel box “e20” all’interno dei prossimi numeri di IT La Gazzetta di Itaca. E’ un modo per valorizzare ciò che - come soci di Itaca - con tanta fatica organizzate all’interno dei servizi, ma è anche una testimonianza della vitalità che vi contraddistingue, oltre che un indice della vostra attenzione e vicinanza alle comunità locali. f.dellapietra@itaca.coopsoc.it

SI rICHIEDE: Diploma o laurea scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima; patente B, auto propria. SI oFFrE: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

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comunità per disabili udine addetta/o all’assisteNZa SI rICHIEDE: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima nei servizi con la disabilità; possesso di patente B, auto propria. SI oFFrE: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

comunità per disabili san canzian d’isonzo (go) addetta/o all’assisteNZa SI rICHIEDE: Qualifica settore socio assistenziale; esperienza minima nei servizi con la disabilità; possesso di patente B, auto propria. SI oFFrE: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

area salute meNtale comunità Psichiatrica Pordenone addetta/o all’assisteNZa SI rICHIEDE: Qualifica settore socio sanitario; esperienza minima; patente B, auto propria. SI oFFrE: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

comunità Psichiatrica Portogruaro (ve) iNFermiera/e ProFessioNale SI rICHIEDE: Diploma o laurea scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima; patente B, auto propria. SI oFFrE: contratto a tempo indeterminato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel Contratto Nazionale.

le domaNde vaNNo iNviate a uNo dei segueNti recaPiti: Cooperativa Itaca • Ufficio risorse Umane Vicolo Selvatico 16 • 33170 Pordenone e-mail: ricerca.personale@itaca.coopsoc.it Tel. 0434-366064 • Fax 0434-253266

REDAZIONE Fabio Della Pietra Caterina Boria Simone Ciprian renato Esposito Laura Lionetti Enrichetta Zamò IMPAGINAZIONE La Piazzetta Cooperativa Sociale - Trieste STAMPA Hand Consorzio di comunicazione sociale - Udine Numero chiuso il 3 agosto alle ore 15.30 e stampato in 1350 copie

08/2012 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 35


. E M HO ing H t e som le in litt toWn tHis

PordeNoNe 7 settembre 2012 H 18 | pAlAzzo BAdini piAzzettA cAVoUr

aNtePrima NaZioNale della mostra dedicata al Nuovo lavoro di dmav_social art eNsemble Apertura al pubblico da sabato 8 settembre a sabato 15 settembre 2012 www.dallamascheraalvolto.it


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