La Gazzetta Mensile d’informazione sociale della Cooperativa Itaca - n°1 - Gennaio 2012
COMUNITÀ, DIRITTI E DIVERSITÀ
La Catena della cittadinanza ASSISTENZA SANITARIA INTEGRATIVA
Convenzione Itaca-Cesare Pozzo Adesioni entro il 29 febbraio 2012 CCNL COOP SOCIALI
Siglato il rinnovo del Contratto THE VILLAGE
Formazione dal 27 gennaio a Pordenone Il Villaggio alla Sarcinelli di Cervignano
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ARTICOLO DI FONDO
Auguri, speranze, certezze, propositi Il messaggio per il 2012 del presidente Leo Tomarchio
Pordenone Auguri, speranze, certezze, propositi. Non scrivo mai molto, ma all’inizio di un nuovo anno sento doveroso farlo. Inizio quindi con gli auguri. Auguri che rivolgo a tutti noi, soci e non, che in questa Cooperativa lavoriamo e magari crediamo anche. Auguri di avere tanta salute, serenità e leggerezza d’animo con cui poter affrontare un altro anno di lavoro e di impegni familiari. La speranza è quella di superarlo indenni quest’anno e che a fine 2012 si possa ricominciare a vedere l’uscita da quell’interminabile tunnel che è la crisi. Crisi economica sì, ma anche di valori; della politica, anzi per meglio dire, dei politici che non ci rappresentano (quasi tutti), delle istituzioni che vacillano. Speranza di non dover assistere più alle brutture morali ed estetiche degli ultimi anni. Speranza che col nuovo anno non si confermi che saremo solo noi, lavoratori dipendenti, a dover contribuire a risolvere questa crisi economica. Speranza che le persone riscoprano il piacere della solidarietà e non la solitudine dell’egoismo. Speranza che l’Udinese ce la faccia a vincere ‘sto benedetto scudetto (tra il serio ed il faceto, così… per sdrammatizzare un po’).
Ma speranza anche che i soldi recuperati dall’evasione fiscale (perché ce l’hanno promesso che si farà la lotta all’evasione fiscale) possano dare più risorse per i servizi agli anziani, ai minori in difficoltà, alle persone con sofferenza psichica, ai disabili ed a tutte le fasce deboli e bisognose. Speranza che non si debba arrivare più alla fine del mese con l’acqua alla gola. Speranza che la Cooperazione sociale venga valorizzata per quello che veramente è, e non per quello che fa comodo pensare che sia. Speranza che si svuotino le carceri, non per un nuovo indulto, ma perché la gente non ha più bisogno di rubare e speranza che gli ex carcerati si reinseriscano velocemente nella società e nel mondo del lavoro (magari anche attraverso le Cooperative sociali). Certezze… Poche ed alcune dolorose. La crisi ci farà soffrire. I nostri redditi varranno di meno. L’Iva, l’Imu, l’aumento dei ticket sanitari e della benzina si faranno sentire e ci faranno spendere di più. Berlusconi e Bersani continueranno a litigare su chi dovrà essere l’erede di Monti. Bossi continuerà a fare il talebano fino al prossimo apparentamento di comodo e Di Pietro continuerà ad ululare alla luna o al vento. Andremo in pensione più tardi e costringeremo i nostri giovani colleghi a sopportarci anche dopo i 65 anni. Una piccola certezza positiva è che finalmente ci hanno rinnovato il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro; non grandi cose, ma guadagneremo un po’ di più.
SOMMARIO Il messaggio per il 2012 del presidente Leo Tomarchio
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Diritti umani uguali per tutti
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CCNL rinnovato il Contratto delle Cooperative sociali
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Convenzione Itaca-Cesare Pozzo
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The Village: formazione a Pordenone dal 27 gennaio
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Il Villaggio entra alla Sarcinelli di Cervignano
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I Ragazzi della Panchina cercano una sede
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Comunità, Diritti e Diversità a Udine
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“Gli animali del bosco di San Francesco” sull’Arca di Noè
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“Mostra itinerante” per i 5 anni di Casa Carli
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Letti per voi
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ARTICOLO DI FONDO
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non ci siamo possono decidere quello che vogliono. Chi? L’assemblea del condominio, l’assemblea dei soci della cooperativa, il consiglio di quartiere, il consiglio di classe, i partiti. Sento sempre dire (e qualche volta sono tentato anch’io di farlo) che la politica fa schifo, che è una cosa da non praticare bensì da evitare. Dobbiamo, invece, riappropriarcene, a tutti i livelli. Dobbiamo partecipare attivamente alle scelte politiche. E, soprattutto, non dobbiamo perdere la capacità e il diritto di scandalizzarci e, sempre in modo non violento, di ribellarci quando è necessario. Non stanchiamoci mai di chiedere conto dell’operato delle perIl presidente di Itaca, Leo Tomarchio Il primo proposito che dobbiamo darci sone cui deleghiamo l’amministrazione è di continuare a voler bene a noi stessi come persone. di una cosa che ci appartiene, sia essa la Cooperativa o Questo potrà aiutarci a resistere e a fare rete, ad innelo Stato, perché, se dimostrano di farlo in maniera poco scare circoli virtuosi che ci aiutino a superare il momento adeguata o troppo spregiudicata o, peggio, arbitraria, difficile. La Cooperativa è di per sé un circolo virtuoso, dobbiamo rivendicare il diritto di revoca della delega. Esè nata per esserlo. Ne è uno straordinario esempio non sendo convinti che il bene comune venga prima di quello fosse altro perché, guardando noi, siamo gli unici che anpersonale, anzi, che il primo sia propedeutico al seconcora assumono lavoratori anche a tempo indeterminato. do, dobbiamo impegnarci, essere presenti e attivi. Ecco, in tempi in cui il neo-liberismo spregiudicato vacilla Con l’auspicio che le speranze ed i propositi un giorno e dimostra tutti i suoi limiti, ritengo sia giusto proporsi di diventino certezze, auguro a tutti un BUON 2012. valorizzare e socializzare il modello mutualistico. Un altro proposito: la partecipazione responsabile alla Leo TOMARCHIO vita sociale e civile. Credo sia uno strumento quanto Presidente (pro tempore) mai necessario soprattutto oggi. Giorgio Gaber cantava libertà è partecipazione. Teniamolo sempre a mente. Se della Cooperativa sociale Itaca Itaca continuerà a lavorare sulla mutualità rivolta ai propri soci e con l’inizio di quest’anno potremo avere la sanità integrativa ad un costo molto conveniente. Ancora, Itaca ha chiuso un altro bilancio con segno positivo ed ha messo da parte il necessario a poter onorare i propri impegni verso i lavoratori e soci. Giorgio Bocca non c’è più e sono sempre meno i “custodi del fuoco” della democrazia in Italia. Roberto Benigni ha portato al Parlamento Europeo una testimonianza diversa di come sono gli Italiani e del loro livello culturale, morale e intellettivo.
“Natale insieme...”: Un caro saluto dalle Comunità Cjase Nestre e Calicantus e tanti auguri di Buon Anno a tutti!
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Per condividere l’accoglienza degli esclusi
Diritti umani uguali per tutti
Valori universali nella Lettera di Natale 2011 dei “preti di frontiera” Udine
Come da qualche anno a questa parte, i cosiddetti “preti di frontiera” hanno presentato anche quest’anno la “Lettera di Natale 2011”. Dopo la lettera di Natale 2009 su “Il Dio in cui crediamo e il Dio in cui non crediamo” e quella del 2010 “Chi dite che io sia?” su Gesù di Nazaret, la lettera di quest’anno riguarda “La Chiesa del Vangelo e del Concilio Vaticano II con le porte sempre aperte”. I temi trattati sono quanto mai attuali, contingenti, allarmanti, condivisibili e andrebbero condivisi non solo da chi crede, da chi (si) è convertito, ma anche da chi la fede in Cristo non ce l’ha e crede semplicemente e laicamente nei diritti (umani) uguali per tutti. Temi che riguardano non solo le dimensioni più profonde e coinvolgenti dell’appartenenza alla Chiesa ma anche le questioni più difficili e discusse: la Chiesa di Gesù di Nazaret, segno di salvezza, profondamente umana, senza ricchezze, privilegi, titoli onorifici; la Chiesa dei diversi ministeri e carismi, partecipata e democratica con preti celibi, sposati e donne preti; la Chiesa povera e che sceglie i poveri, i deboli, gli esclusi; la Chiesa che può ispirare l’impegno politico, ma mai compromessa con il potere; la Chiesa dell’accoglienza di tutte le persone, della condivisione e della festa. A seguire il testo in versione integrale sottoscritto da tra cui Pierluigi Di Piazza e Albino Bizzotto. Dopo la lettera di Natale del 2009 riguardo al Dio in cui non crediamo e al Dio in cui crediamo, dopo quella del 2010 su Gesù di Nazareth, avvertiamo il desiderio di comunicare le nostre esperienze e sofferenze, le nostre convinzioni e speranze riguardo alla Chiesa, guidata dallo Spirito di verità e libertà. Siamo preti convinti e desiderosi sempre più di testimoniare il Vangelo in questa Chiesa cattolica; ad essa siamo profondamente grati per la fede ricevuta e nutrita; per le testimonianze di fedeltà e coerenza al Vangelo di tante donne e tanti uomini, a cominciare dalle nostre famiglie; per la Parola che continuamente ci provoca e consola; per i sacramenti celebrati con le comunità che serviamo, soprattutto per l’Eucaristia; per la ricchezza spirituale, culturale, umana sperimentata; per lo straordinario patrimonio di profeti e martiri a cui attingiamo luce e sostegno nel nostro cammino. È questa profonda gratitudine che ci sostiene fortemente nel considerare le ombre e i tradimenti al Vangelo di cui la cronaca è cruda testimone e nell’affrontare la complessità della situazione presente. Chiedendo coerenza prima di tutto a noi stessi, spesso ci interroghiamo sul rapporto fra la storia in generale, le storie delle persone che incontriamo e la dottrina della Chiesa, che spesso avvertiamo come un mondo lontano, a se stante.
La Chiesa di Gesù di Nazareth, sacramento di salvezza
Ci riconosciamo preti nella Chiesa comunità di fede, che fa scaturire e motivare la sua presenza e la sua azione nella storia da Gesù di Nazareth ucciso-risorto e dal suo Vangelo. Troviamo conferme importanti per questa appartenenza nella tradizione viva dei martiri, dei profeti e dei santi e delle sante e, ultimamente, nella Chiesa del Concilio ecumenico Vaticano II, a nostro giudizio troppe volte ignorato o male interpretato. Quando si parla della Chiesa, comunemente ci si riferisce alla gerarchia: papa, cardinali, vescovi, preti, diaconi... Sono solo una parte di essa, che invece è composta da tutti coloro che – grazie al Battesimo che hanno ricevuto – sono diventati in Cristo “sacerdoti, re e profeti”, segno visibile dell’amore di Dio che fa di tutti gli esseri umani il “popolo di Dio”. La Chiesa vissuta, quindi, nel suo insieme non come fine, ma segno, “sacramento di salvezza” nella storia, nella misura in cui, guidata dalla forza dello Spirito, riesce ad essere fedele al Dio di Gesù e al Vangelo. Il fine è il Regno di Dio, ‘il sogno’ di Dio sull’umanità: la giustizia, l’uguaglianza, l’accoglienza, il perdono, la pace, il bene... Un sogno che troverà compimento nel mistero di Dio e sarà realizzato nella forza del suo Spirito, ma che riguarda pienamente la storia dell’umanità, senza alcun alibi e rimando; perché esso si realizzi, chiede a tutti impegno, fedeltà e perseveranza. Spesso risuonano in noi, anche perché suggerite da incontri con le storie di tante persone, le parole con cui inizia il documento Gaudium et Spes del Concilio ecumenico Vaticano II: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”. La Chiesa è nello stesso tempo “santa e peccatrice”, sempre da “convertire”, perché formata da uomini e donne con le loro fragilità, perché istituzione storica segnata da condizionamenti, parzialità, errori. Il suo fondamento costitutivo è il Vangelo di Gesù Cristo. Quando da esso si allontana al punto di smentirlo o tradirlo in maniera sistematica, diventa una istituzione di potere fra le altre, con l’aggravante e la copertura di pretendere il suggello divino di custode della verità. Crediamo la Chiesa profetica, coraggiosa nell’annuncio del Vangelo, fedele e coerente nella testimonianza, con scelte chiare, da tutti leggibili, che sa dire: “ sì, sì; no, no”.
Contro ogni privilegio
Quando la Chiesa riceve dal potere - economico, politico e militare- finanziamenti, vantaggi, privilegi e onori perde la forza profetica di denunciare con libertà la corruzione, l’illegalità, l’ingiustizia, l’immoralità, le
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www.centrobalducci.org
guerre, il razzismo, nella nostra Regione manifestato anche a livello politico e legislativo. Così è avvenuto e continua ad avvenire in ogni parte del mondo, con la drammatica conseguenza che il potere si sente in questo modo legittimato, difeso, compiaciuto, incoraggiato e sostenuto. Possiamo esemplificare con due situazioni: L’insegnamento della religione cattolica nella scuola Sarebbe, a nostro avviso, importante che Stato e Chiesa riconsiderassero l’ora di religione cattolica nella scuola. In una società sempre più multietnica, multiculturale e plurireligiosa l’insegnamento della religione dovrebbe essere concepito e proposto come insegnamento del fenomeno religioso sotto tutti i suoi aspetti, come conoscenza, obbligatoria per tutti, delle diverse religioni. Risulterebbe conseguente che la scelta degli insegnanti e la loro formazione dovrebbero seguire le modalità comuni a tutti gli altri, con titoli di studio e abilitazioni professionali di competenza dello Stato, senza la necessità di “idoneità” da parte di un’autorità religiosa. Non quindi un’ora di religione cattolica che esclude e separa, ma un’ora di insegnamento delle religioni che unisce e arricchisce. I Cappellani militari Avvertiamo inoltre l’urgenza grave di ripensare la presenza dei Cappellani militari nell’esercito, e la loro collocazione come graduati con stipendio corrispondente
e privilegi annessi e connessi. Presenza sempre più discutibile in un esercito ora professionale, ma che, al massimo, potrebbe avere un senso come servizio di vicinanza umile e disinteressata alle persone, senza assumere una funzione strutturale e gerarchica all’interno dell’esercito. Rimane infatti aperta la grave questione del rapporto fra il Vangelo e le armi e su questo, in modo particolare, la nostra Chiesa dovrebbe dire una parola inequivocabilmente chiara, seguendo il Vangelo della non violenza e della costruzione della pace.
La Chiesa dei diversi ministeri e carismi
Nella Chiesa ci sono varietà di presenze, compiti, ministeri. Con evidenza vanno riconosciuti i diversi ruoli e ministeri, tra essi anche quelli specifici del magistero e dei teologi. Il primo svolge il servizio di custodire e annunciare la fede, di testimoniarla con fedeltà e coerenza, attento costantemente al “sensus fidei” del popolo. È importante anche il compito dei teologi che devono favorire l’approfondimento delle grandi questioni nel rapporto tra fede, ragione e storia; è tanto più significativo tale compito quanto più la riflessione parte dalla realtà, non quando si svolge solo in modo teorico; quando è libero nell’approfondimento e nella proposta. La teologia della liberazione resta un esempio eloquente.
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Avvertiamo con particolare urgenza la necessità di privilegiare la testimonianza e la coerenza rispetto all’ortodossia e alla disciplina: sempre e prima di tutto obbedienti al Vangelo. Alla richiesta di una maggiore democrazia nella Chiesa, si risponde solitamente che la Chiesa è molto di più della democrazia, è comunione. In realtà, per esserlo, la Chiesa dovrebbe promuovere partecipazione e corresponsabilità. Di fatto la rinuncia alla prassi democratica nel confronto, nelle decisioni, nelle scelte e nell’obbedienza, riduce e spesso vanifica la comunione; essa infatti, non può essere invocata per coprire la mancanza di democrazia. Riteniamo che si debba aprire un dialogo sereno su quelli che vengono chiamati, ormai in maniera sempre più stanca e rituale, “valori non negoziabili”: famiglia, matrimonio, concepimento, conclusione della vita... Siamo convinti che tali problemi sempre più in grado di coinvolgere profondamente la coscienza e la sensibilità delle persone non debbano mai diventare oggetto di trattativa ideologico-politica. Non si dovrà certo percorrere la strada del relativismo etico, bensì riaffermare l’opzione etica di fondo, che accoglie le sofferenze e le speranze di tutti, che si lascia provocare dalla complessità della vita, con il fine costante di contribuire all’accoglienza, al sostegno, all’incoraggiamento, alla serenità e al bene delle persone. Crediamo la Chiesa come luogo del perdono, dedita a prendersi cura delle situazioni di difficoltà, fragilità, smarrimento, in cui ogni servizio all’uomo possa essere riconosciuto come servizio evangelico. Tra essi c’è anche il ministero sacerdotale che riteniamo possa essere svolto - con pari dignità - da uomini celibi e sposati e da donne prete; la riconsiderazione della legge del celibato potrà finalmente affermare la libertà e con una speciale attenzione valutare positivamente la disponibilità al servizio dei preti sposati che, per l’attuale disciplina, sono stati costretti a lasciare il ministero. Crediamo si debba ripensare il ruolo della donna, simile e complementare a quello dell’uomo, anche riguardo ai ministeri ordinati. Per quanto riguarda questa questione siamo convinti che non sussistano motivi biblici e teologici decisivi di contrarietà; del resto non si tratterebbe di una scontata rivendicazione di parità dei diritti, ma molto più profondamente, di coinvolgere la ricchezza e la diversità di genere, liberando così la Chiesa da un maschilismo di fatto che ha conseguenze non di poco conto nelle decisioni dottrinali ed etiche. Riteniamo che nell’ambito della riflessione sui ministeri sia necessario considerare con particolare attenzione le dimensioni dell’affettività, dell’amore, della sessualità, anche attraverso la convocazione di un Sinodo mondiale e allo stesso tempo di incontri nelle comunità parrocchiali e nelle Diocesi, per ricostruire una vera e propria teologia dell’affettività e della sessualità, esaminando serenamente alla luce del Vangelo, e con il contributo delle donne e degli uomini di scienza e di esperienza, le diverse situazioni e implicanze. Questa riflessione induce a chiedere perdono a tutte le vittime della pedofilia, per la violenza e le sofferenze inflitte,
per i silenzi e le coperture; e ancora alle persone omosessuali per l’esclusione nei loro confronti.
Una Chiesa povera
Riteniamo che la Chiesa debba farsi carico con maggiore limpidezza e credibilità, di una più autentica e forte testimonianza del Vangelo riguardo al denaro, ai beni, alle strutture, e in genere allo stile di vita. Crediamo la Chiesa povera, umile, sobria, essenziale, libera da ogni avidità riguardo al possesso dei beni. Ricordiamo che proprio Gesù di Nazareth ci ha consegnato il vero modello di povertà evangelica quando “da ricco che era si fece povero per arricchirci con la sua povertà” (2Cor.8,9). La Chiesa utilizzi quindi sempre con trasparenza il denaro, i beni, le strutture, rendendo conto pubblicamente di tutto. Sia sempre chiaro il fine a servizio delle comunità e della promozione della persona con una reale opzione dei poveri vicini e solo geograficamente lontani. Non ci si preoccupi, quindi, di diventare più ricchi per aiutare di più, ma ci sia l’impegno ad imparare, sull’esempio di Cristo, a stare accanto ai più piccoli anche con la propria povertà. La Chiesa quindi, paghi doverosamente le tasse riguardo a quei beni che non sono in modo chiaro ed evidente finalizzati alla solidarietà, alla promozione culturale, al bene comune. Le donne e gli uomini che osano chiamarsi cristiani, vivano in modo dignitoso, semplice e sobrio, senza accumulare e ostentare, a cominciare dal Papa, dai vescovi, dai preti, dagli ordini religiosi maschili e femminili. Siamo convinti che la Chiesa debba scegliere una volta per sempre di liberarsi dai ridicoli titoli nobiliari e onorifici quali Sua Santità. Eminenza, Eccellenza, Monsignore, Reverendo..., perché a questo ci richiama espressamente il Vangelo oltre che il buon senso. Anche a chi svolge perciò i doverosi compiti di guida e di responsabilità ci si possa, quindi, rivolgere in modo semplice, fraterno, filiale. Riteniamo anche che la Chiesa debba fare uno sforzo decisivo per liberarsi dai vestiti e paludamenti clericali che appartengono ad altri tempi e mentalità. Essi tendono a sottolineare distanze e dipendenze di cui non troviamo traccia nel Vangelo. Crediamo la Chiesa dell’accoglienza, delle porte aperte, senza pregiudizio o giudizio, tanto meno rifiuto: prima l’accoglienza, l’ascolto, la comprensione, l’attenzione poi il dialogo, il confronto, il sostegno. Crediamo la Chiesa, che accompagna negli interrogativi e nella ricerca di risposte, che sa ascoltare e imparare prima di esprimersi ed insegnare. Crediamo la Chiesa che si apre all’incontro, al dialogo, alla conoscenza, alla preghiera, e condivide, con donne e uomini di altre fedi religiose, con tutte le donne e tutti gli uomini di buona volontà, la responsabilità per la giustizia, la pace, la salvaguardia del creato. Ricordiamo che “la regola d’oro” “Fai agli altri ciò che vuoi gli altri facciano a te”, è egualmente presente, solo con qualche piccola varietà verbale, in tutte le più grandi tradizioni religiose dell’umanità.
EDITORIALE Una Chiesa che può ispirare l’impegno politico, ma mai compromessa con il potere
In questo periodo la Chiesa Italiana ripropone un rinnovato impegno politico dei cattolici e ribadisce che la fede non può essere rinchiusa in una dimensione individuale, privatistica. Riteniamo che si debba particolarmente avvertire questa urgenza nell’attuale momento storico. Nella crisi epocale in corso, che sempre più vede l’aumento endemico delle disuguaglianze, lo scandalo della fame con il crescente numero di poveri, l’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo con ricorrenti crisi finanziarie di vaste proporzioni, conflitti tra culture, religioni e identità diverse, la Chiesa è impegnata a richiamare i cristiani alla loro responsabilità di collaborare alla gestazione di un mondo più giusto e fraterno. Una Chiesa che tace o rimane insensibile di fronte alle tragedie del mondo contemporaneo è distante anni luce dall’eredità di Gesù e dal suo annuncio di liberazione. Sono quindi doverose la riflessione e la proposta continua di una società e di un mondo riconoscibili per la giustizia, l’uguaglianza, i diritti umani uguali per tutti; e questo nella nostra società e nell’intero pianeta sempre più interdipendente. La crisi attuale è etica e culturale, ancor prima che economica. Ribadiamo l’importanza della laicità della politica. Se è vero che le donne e gli uomini credenti devono cercare nella loro fede ispirazione e forza per dare il proprio contributo alla costruzione della società degli uomini, è anche vero che tale contributo non può prescindere da un confronto anche dialettico che tenga realisticamente conto del possibile più che di salvaguardare affermazioni di principio. Nell’aula dei Consigli di rappresentanza (comunali, provinciali, regionali, nazionali o sovranazionali), nel partecipare ad una commissione, nel preparare una legge, nel votare una scelta, ciascuno esprimerà il suo patrimonio spirituale ed etico. Non servono dichiarazioni preventive facendone un blocco di ideologia religiosa o specularmente laicista, Non è pensabile quindi un partito di cattolici. Essi si esprimano nella laicità della politica e delle istituzioni. Ci si chiede: le perso-
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ne impegnate in politica e che si dichiarano cattoliche partecipano a una comunità, alla celebrazione dell’eucarestia? Da dove traggono l’ispirazione?
La Chiesa dell’accoglienza, della condivisione e della festa
Crediamo la Chiesa che vive la liturgia, la celebrazione dell’Eucaristia e degli altri sacramenti con intensità e semplicità, in modo responsabile, partecipato e diretto, celebrando per vivere l’incontro fra noi e Dio, fra storia e trascendenza, fra concretezza e mistero, fra spiritualità e materialità, fra memoria, presente e futuro: fra il già e il non ancora. Sentiamo disagio per le liturgie contrassegnate dal protagonismo del clero, a cui il popolo assiste con distacco. Crediamo la liturgia che celebra la benevolenza di Dio e la nostra vita che a Lui si ricollega nelle esperienze più diverse: la nascita, la morte, l’amore, il lavoro, le scelte più importanti, il dolore, la speranza. Se l’accoglienza è decisiva, come crediamo, per la nostra testimonianza di fede, ci permettiamo di indicare una possibilità: che ogni comunità cristiana accolga una persona, o una famiglia, con particolare attenzione a chi vive nel territorio: la disponibilità di una stanza o un appartamento per l’accoglienza di un italiano o di uno straniero, di un malato o di un ex carcerato... e questo come comunità. Emergono spesso dal nostro profondo le parole di Bonhoeffer, grande teologo martire del nazismo: “Viene un tempo nel quale ci restano due scelte: pregare e operare per la giustizia”. Una Chiesa che preghi e operi per la giustizia. Da qui ripartiamo e qui ritorniamo. Sottoscrivono i preti: Pierluigi DI PIAZZA (Udine); Franco SACCAVINI (Udine); Mario VATTA (Trieste); Giacomo TOLOT (Pordenone); Piergiorgio RIGOLO (Pordenone); Alberto DE NADAI (Gorizia); Andrea BELLAVITE (Gorizia); Luigi FONTANOT (Gorizia); Albino BIZZOTTO (Padova); Antonio SANTINI (Vicenza)
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IN PRIMO PIANO CCNL Cooperative sociali (1)
Siglato il rinnovo del Contratto
Senza arretrati ed una tantum, tre tranches la prima a gennaio Roma “Firmato il Contratto! Senza arretrati ed una tantum. Con tre tranches 30-20-20 dal primo gennaio, primo ottobre e nel 2013”. Con queste poche parole via sms Gian Luigi Bettoli, presidente di Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia, ci ha informato alle 18.13 del 16 dicembre scorso che era stato siglato il rinnovo del Contratto collettivo nazionale delle Cooperative sociali. “Un grande senso di responsabilità, a fronte della crisi che investe il Paese, ha condotto le parti a trovare un accordo per le lavoratrici e i lavoratori che operano nel settore della cooperazione sociale e le loro famiglie”. Questo il commento al termine della lunga trattativa che ha portato all’accordo tra Legacoopsociali, Federsolidarietà – Confcooperative, Agci Solidarietà e le quattro organizzazioni sindacali (FP Cgil, FPS Cisl, Fisascat Cisl
e Uil FPL) per il rinnovo del Ccnl delle coop sociali. L’accordo prevede alcune innovazioni sulla parte normativa che ne fanno uno strumento aggiornato alle novità del mondo del lavoro che si sono susseguite sul versante della struttura della contrattazione. “E’ importante sottolineare - concordano le parti che hanno firmato l’accordo - che si tratta del primo Ccnl che prevede l’istituto dell’apprendistato aggiornato al nuovo Testo Unico”. Gli aumenti retributivi a regime ammonteranno a 70 euro medi mensili e sono articolati in tre tranche: gennaio e ottobre 2012 e marzo 2013”. “I termini dell’accordo - aggiungono i rappresentanti delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali - potranno permettere alla cooperazione sociale di salvaguardare l’occupazione e in particolare di continuare a scommettere sul futuro occupazionale dei giovani”. (FDP)
CCNL Cooperative sociali (2)
Non è un gran Contratto per i lavoratori Dal 2013 è prevista l’introduzione dell’assistenza sanitaria integrativa
Udine Quando ormai non ce l’aspettavamo, dopo due anni di trattative kafkiane (perché ci mettono tanto? che senso ha perdere tutto questo tempo con un sindacato che dorme, fa finta di battere i pugni sul tavolo, non consulta né mobilita i lavoratori? ...una vera simulazione di rappresentanza dei lavoratori) abbiamo finalmente avuto il “regalo di Natale” del nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Valutazioni generali Non è un gran contratto per i lavoratori - 70 euro lorde complessive, parametrate sul livello C1, pari al 5,4% di aumento a regime, nel marzo 2013, al momento dell’ultima delle tre tranches, la prima delle quali scatta all’1.1.2012 - ma è pur sempre un aumento realistico, in tempi in cui in altri paesi ormai le paghe vengono tagliate a colpi di decine di punti in percentuale, ed in Grecia si annunciano 150.000 licenziamenti di fine anno per i lavoratori del pubblico impiego (settore di cui oggettivamente facciamo parte pure noi). Ed inoltre, avere ancora un CCNL in una fase politica in cui Pdl e pezzi importanti del Pd-l delirano di demolire le regole generali del mondo del lavoro, conquistate con decenni di sacrifici dai nostri padri e nonni, è comunque un bel risultato. Rimane comunque il fatto che l’indice di riferimento per gli aumenti contrattuali non è più l’Istat, ma l’Ipca, creatura degli “accordi separati” dell’era Berlusconi+Cisl+Uil, sistema di calcolo che si tiene al di sotto dell’inflazione, per cui il valore reale del salario diminuisce inesorabilmente e non viene recupe-
rato in sede contrattuale. Questo per quanto riguarda i soci lavoratori, che scontano il fatto di avere dei sindacati generalmente “distratti” da altre cose. D’altronde bisogna capirli: visto che sono i sindacati dei dipendenti pubblici, hanno da reggere le botte che gli arrivano dai vari governi localiregionali-nazionali-europeo-Fmi-Bm-G8+20... Soci che scontano pure il fatto di avere a che fare con settori del nostro movimento - intere strutture regionali di Legacoopsociali, che hanno fatto ostruzionismo in questi due anni di trattative: e ci limitiamo a parlare di casa nostra, per questioni di garbo - e che forse hanno ormai scambiato il fatto di essere cooperatori con quello di essere padroncini. Qualche fatto positivo c’è anche come cooperative: come il fatto che il CCNL non preveda né arretrati né una tantum per il 2010 ed il 2011. Quello che è una perdita per il singolo socio, è una sicurezza per la cooperativa di cui il socio è comproprietario. Chi ci avrebbe dato gli arretrati, i comuni ridotti quasi sul lastrico dalle varie manovre e dal “patto di stabilità”? Gli arretrati avrebbero avuto solo l’effetto di massacrare i bilanci delle coop, costringendo i soci a restituire (con allegati aggravi dovuti agli oneri previdenziali) quote per ripianare i deficit creati dall’esborso salariale straordinario. Inoltre, il fatto di avere un CCNL entro la fine dell’anno è un elemento di riferimento per cercare di chiedere un po’ di revisioni prezzi. Certo, se il CCNL fosse stato firmato qualche mese prima, si sarebbero potute opporre nuove tabelle ministeriali del costo del lavoro in sede di gare d’appalto, dove conosce una nuova stagione il “massimo ribasso” (A proposito, le nuove tabelle del
IN PRIMO PIANO costo del lavoro saranno elaborate entro l’anno, anche se si prevede che, tra presentazione al Ministero del Lavoro e pubblicazione, passeranno alcuni mesi: vedremo se la nuova ministra sarà veloce, tra una lacrimuccia di coccodrillo e l’altra...). Qualche appunto sintetico di analisi del CCNL Non è passata la banca delle ore in CCNL per la richiesta (che giudico assurda) delle parti cooperative di prevedere anche l’eventualità che il socio potesse trovarsi in situazioni di “debito” verso la cooperativa. Ciò significa che ancora per i prossimi anni si andrà avanti con la stipulazione di accordi sindacali in sede aziendale: dove non ci sono, è il caso di farli presto. E’ stato regolamentato l’apprendistato secondo le nuove norme legislative. Ciò apre due prospettive. Una positiva: cioè la possibilità di definire percorsi formativi che - attraverso una trattativa con la Regione - possano portare almeno a dei “crediti formativi” per ottenere le qualifiche. Ed una negativa: la possibilità di vederci arrivare concorrenti che propongono prezzi ribassati grazie all’assunzione di una marea di apprendisti. Ma c’è un dato in controtendenza, cioè un rafforzamento della norma sui cambi di gestione, che per la prima volta prevede la tutela dei “diritti acquisiti”. Noi in Fvg,
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con l’accordo regionale del 2005, lo facciamo già. Dal 2013 è prevista l’introduzione dell’assistenza sanitaria integrativa. Sempre dal 2013 è prevista una nuova fase di contrattazione di II livello (regionale), nella quale è previsto uno “zoccolo duro” di Ert - elemento retributivo territoriale, aggiuntivo alla retribuzione ex CCNL - chiamato “elemento di garanzia retributiva” di 110 euro lordi una tantum, da remunerare comunque nel maggio 2013 se non fosse concordata una quota superiore. Cosa quest’ultima che direi difficile, visti i tempi che corrono. Infine è prevista una procedura per i “piani di crisi” nelle situazioni aziendali di difficoltà: anche in questo caso nulla di nuovo in Friuli Venezia Giulia, dove i piani di crisi vengono visti periodicamente in sede di Comitato Paritetico Regionale, e condivisi con grande senso di responsabilità dalle organizzazioni sindacali. In Regione c’è semmai da stupirsi che i piani di crisi li presentino quasi solo le cooperative aderenti a Legacoopsociali, il che fa temere che esistano altre forme di piani di crisi “casalinghi”. Gian Luigi BETTOLI Presidente di Legacoopsociali Fvg
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Itaca ha sottoscritto la convenzione con la Cesare Pozzo Termine per l’adesione il 29 febbraio 2012
Pordenone Assistenza sanitaria integrativa per i soci lavoratori, il 19 dicembre scorso il Consiglio di amministrazione di Itaca ha dato il via libera alla sottoscrizione della convenzione tra la Cooperativa e la Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo. Il contratto è stato firmato il 28 dicembre 2011, nella sede legale di vicolo Selvatico a Pordenone, dal presidente di Itaca, Leo Tomarchio, e dal vice presidente nazionale della Cesare Pozzo, Diego Lo Presti (nella foto). Prima scadenza per l’adesione quella del 29 febbraio 2012, per chi sottoscriverà entro tale data la decorrenza della copertura sarà retroattiva ovvero dal primo gennaio 2012. Chi dovesse maturare la decisione di aderire una volta scaduto tale termine, dovrà attendere la riapertura delle iscrizioni, ovvero dall’1 al 31 luglio 2012 con copertura attiva dal primo luglio 2012. La tutela della salute, l’effettuazione di visite mediche e accertamenti diagnostici, è sempre più a carico della
famiglia italiana. Nel 2009 l’importo medio portato in detrazione con il mod. 730/2010 è stato di € 895,00 con un incremento del 4,5% rispetto all’anno precedente (fonte: Università Bocconi, Novembre 2010). La famiglia italiana sostiene direttamente il 23% della spesa sanitaria italiana (25 miliardi di euro su complessivi 107 miliardi) per l’effettuazione di visite mediche specialistiche, acquisto medicinali, cure odontoiatriche, accertamenti diagnostici e
analisi cliniche. Il ricorso a forme di tutela è sempre più necessario per non rinunciare a curarsi e/o prevenire situazioni patologiche più gravi. Anche in tempi di crisi economica e di incertezze sul futuro bisogna evitare di risparmiare sulla prevenzione e sulla cura della salute. I costi per la sanità e l’accesso alle cure sempre più generano pertanto difficoltà e preoccupazioni, sia per la facilità di accesso ai servizi essenziali sia per i continui tagli alla sanità. Itaca si è lasciata interrogare nei mesi scorsi da alcune sollecitazioni giunte dai soci per valutare come affrontare insieme bisogni e problematiche
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sempre più frequenti e che, sommati alle difficoltà economiche di questi tempi, possono trasformarsi in macigni per le famiglie. Con l’obiettivo di trovare una possibile risposta per contenere i bisogni, Itaca ha così focalizzato l’attenzione sui principali attori di sanità integrativa che meglio potessero rispondere alle esigenze della categoria della Cooperazione sociale. In questa ottica è stata individuata la Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo, una mutua sanitaria italiana, con la quale Itaca ha così concordato una specifica convenzione riservata agli associati in via esclusiva e per tutta Italia. Chi è la Cesare Pozzo La Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo, fondata nel 1877, è la più grande società di mutuo soccorso italiana che opera nel campo della mutualità integrativa sanitaria. Comprendendo anche i familiari dei suoi oltre 80 mila soci, sono circa 250 mila in tutta Italia le persone assistite con le forme di assistenza di Cesare Pozzo. Nata originariamente come Mutua categoriale dei ferrovieri, ha allargato il suo corpo sociale a tutte le altre categorie di lavoratori e della società civile. Nel corso degli anni, facendo tesoro dell’esperienza accumulata, ha migliorato i servizi, concentrandosi sempre di più sulla sfera sanitaria. La mutua sanitaria Cesare Pozzo offre oggi una vasta gamma di tutele e sussidi, tra i quali i rimborsi sanitari per esami effettuati a scopo preventivo, per le visite specialistiche, per la cura della malattia e dell’infortunio, per i grandi interventi, per l’assistenza socio sanitaria e altro ancora, come, ad esempio, gli incentivi allo studio per i figli dei soci. Nel 2010 l’incidenza economica dell’attività caratteristica in favore dei soci ha raggiunto il 63% delle quote versate, lasciando ai fondi di riserva a tutela delle attività societarie il margine mutualistico conseguito, permettendo così alla Cesare Pozzo di mantenere una posizio-
ne privilegiata nel panorama della mutualità integrativa sanitaria. Cesare Pozzo vuole costruire insieme con le imprese e gli assistiti un nuovo polo mutualistico nazionale, scommettendo sui valori della mutualità, della coesione sociale, della rete di relazioni. Cesare Pozzo non ha fini di lucro, grazie alla stabilità economica raggiunta può offrire, a costi molto vantaggiosi, una vasta gamma di soluzioni, servizi e prestazioni in grado di alleggerire il peso delle spese sanitarie di tutta la famiglia. La continua ricerca di servizi di qualità, sempre più rispondenti ai bisogni emergenti dalle trasformazioni sociali ed economiche di questi anni, consentono a Cesare Pozzo di proporre soluzioni adeguate e non onerose sia ai singoli soggetti, sia alla collettività. E tutto ciò, non in sostituzione, bensì ad integrazione del sistema sanitario nazionale pubblico. Cesare Pozzo, al fine di offrire ulteriori servizi e agevolazioni economiche a soci e familiari aventi diritto, ha stipulato accordi con strutture sanitarie a livello nazionale e regionale. Il socio e gli aventi diritto possono accedere alle strutture sanitarie convenzionate presenti su tutto il territorio nazionale, indipendentemente dalla regione di appartenenza, semplicemente esibendo la tessera sociale. Autorizzazione alla gestione di fondi integrativi sanitari Cesare Pozzo può costituire e gestire fondi sanitari integrativi al Servizio Sanitario Nazionale in conformità alle leggi in materia: dal 23 aprile 2010 è iscritta all’Anagrafe dei Fondi integrativi sanitari presso il Ministero della Salute e delle Politiche Sociali al n. 0040534-05/12/2011-DGPROG-DGPROG-UFFV-P. Entro il 31 Luglio di ogni anno la Società invia al Siaf (Sanità Integrativa Anagrafe Fondi) i documenti necessari per le verifiche da parte del Ministero e per il mantenimento dell’iscrizione. Per questo tipo di fondi sono previsti notevoli agevolazioni fiscali, sia per i lavoratori, sia per le aziende.
Fondo sanitario integrativo (2)
Le prestazioni offerte
Itaca partecipa al 50% al pagamento del contributo associativo Pordenone Il contratto sottoscritto tra Itaca e Cesare Pozzo prevede che la Cooperativa partecipi al pagamento del contributo associativo annuo - pari ad € 102,00 -, nei limiti del 50% (ovvero € 51), a favore di ogni proprio socio lavoratore che aderirà volontariamente compilando la domanda di adesione entro i termini prestabiliti. Grazie all’accordo con Cesare Pozzo, i soci lavoratori di Itaca potranno usufruire dei seguenti vantaggi in deroga a quanto previsto dal Regolamento applicativo: • Il diritto al sussidio compete anche quando la causa che ha determinato la richiesta sia conseguente a patologie o infortuni, fatti o eventi preesistenti alla data della domanda di ammissione
se inerenti direttamente al socio; • Per ogni socio i periodi di carenza, per l’acquisizione del diritto ai sussidi previsti nella forma di assistenza base sopra menzionata, sono azzerati; • Le quote di adesione per i familiari sono a carico del socio lavoratore: anch’esse possono essere versate in rate mensili con la trattenuta sul cedolino. Il Fondo integrativo sanitario Coop Itaca si articola in 5 sezioni descritte nella scheda tecnica: • area Ricovero • area Assistenziale sanitaria • area Specialistica • area Socio-sanitaria • area Odontoiatrica
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Contributo associativo annuo: 102 euro (beneficiario il lavoratore) Estensioni per i familiari: • Coniuge o convivente more-uxorio: 102 euro (a carico del lavoratore con trattenuta mensile in busta paga) • Figli: 102 euro (a carico del lavoratore con trattenuta mensile in busta paga) Sono tutelati tutti i figli aventi diritto.
FONDO INTEGRATIVO SANITARIO COOP ITACA
In caso di presenza di coniuge/convivente more-uxorio e/o figli nel nucleo familiare è obbligatorio fare aderire tutti i familiari aventi diritto.
AREA RICOVERO GRANDI INTERVENTI CHIRURGICI
(per interventi compresi nell’allegato A) • 100% rimborso per interventi in strutture convenzionate con rimborso diretto • 80% rimborso per interventi in cui si utilizzano i punti a), b), c), d), e) • 100% rimborso per interventi in cui si utilizzano solo i punti f), g), h), i)
AREA SPECIALISTICA VISITE SPECIALISTICHE, ESAMI DIAGNOSTICI, ESAMI DI LABORATORIO, ACCESSO PRONTO SOCCORSO 100% della spesa per ticket.
Il sussidio spetta per gli interventi elencati nell’allegato A fino alla somma massima prevista (8.000 euro per tutti gli interventi, 50.000 euro per trapianti, 90.000 euro per interventi in strutture convenzionale con la Società)
PREVENZIONE / CONTROLLI
Sussidio spese sanitarie secondo tariffario relative a: a) onorari dei professionisti; b) diritti di sala operatoria; c) materiali di intervento ed eventuali apparecchi protesici; d) retta di degenza; e) assistenza medica, infermieristica, accertamenti diagnostici, trattamenti fisioterapici e rieducativi effettuati durante il periodo di ricovero relativo all’intervento subito; f) assistenza medica e infermieristica, accertamenti diagnostici, esami di laboratorio, visite specialistiche eseguiti nei 120 gg. prima dell’intervento per un massimo di 1.000 euro; g) esami diagnostici, esami di laboratorio, visite specialistiche, fisioterapie, acquisto e noleggio protesi, nei 120 gg. successivi per un massimo di 1.000 euro; h) prelievo di organi o parte di essi, ricoveri relativi al donatore vivente, accertamenti diagnostici, assistenza medica e infermieristica, intervento chirurgico di espianto da donatore vivente, cure, medicinali e rette di degenza per il donatore vivente; i) spese di trasporto con mezzo sanitario (in Italia e all’estero) o spese di rimpatrio della salma per decesso dovuto a grande intervento chirurgico all’estero, per un massimo di 3.000 euro. Nel caso in cui si utilizzano solo i punti f), g), h), i), Sussidio di assistenza di ricovero ospedaliero: • 40 euro al giorno per ricoveri in Italia fino a un massimo di 10 giorni; • 60 euro al giorno per ricoveri all’estero fino a un massimo di 10 giorni.
ALTA DIAGNOSTICA STRUMENTALE E ALTA SPECIALIZZAZIONE
INTERVENTI PER NEONATO È prevista la tutela del neonato per gli interventi sostenuti nel primo anno di vita per la correzione di malformazioni congenite per un massimale ad intervento di 10.000 euro.
100% ticket per visite specialistiche, esami diagnostici e/o di laboratorio eseguiti anche a solo scopo di prevenzione. (per esami compresi nell’allegato B) Anche per prevenzione (con prescrizione medica)
100% della spesa sostenuta presso le strutture convenzionate in forma diretta con un costo di 30 euro per esame a carico del socio; 50% della spesa sostenuta in regime privato o intramurale, con un massimo rimborsabile di 40 euro per esame.
Massimale per anno solare per l’Area specialistica 7.000 euro.
AREA GRAVIDANZA GRAVIDANZA
• fino a un massimo di 700 euro per gravidanza Rimborso delle spese per le visite, le ecografie e le analisi clinico-chimiche effettuate in gravidanza.
AREA ODONTOIATRICA PREVENZIONE
• presso Studi dentistici convenzionati e per spesa ticket SSN 100% delle spese sostenute per l’igiene orale (detartasi) una sola volta nell’anno solare per piano sanitario sottoscritto.
CURE ODONTOIATRICHE A SEGUITO DI INFORTUNIO
• fino a un massimo di 1.000 euro nell’anno solare e per infortunio Con presentazione del certificato di Pronto Soccorso 100% della spesa per ticket; 50% della spesa in regime privato.
AREA ASSISTENZA SANITARIA
AREA TERAPIE
ASSISTENZA DOMICILIARE SANITARIA
CICLI DI TERAPIE A SEGUITO DI INFORTUNIO
Sussidio del 50% del documento fiscale, comunque fino ad un massimo di 1.000 euro per anno solare, per terapie mediche, assistenza specialistica, medicazioni, riabilitazioni, prelievi (interventi sanitari a domicilio) effettuate da medico o infermiere o fisioterapista abilitato.
100% della spesa per ticket; 100% della spesa con un minimo non sussidiabile di 50 euro per ciclo di terapia.
• fino a un massimo di 600 euro nell’anno solare
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Come chiedere un rimborso Richiesta di rimborso
Il socio, raccolte le spese sanitarie sostenute o la documentazione attestante ricovero, convalescenza etc., può consegnare o spedire la domanda di richiesta di sussidio alla propria sede regionale. La domanda va presentata compilando il modulo apposito e allegando i documenti previsti dal Regolamento della forma di assistenza scelta. Tutti i sussidi vengono erogati esclusivamente su richiesta del socio, che deve pervenire alla Società nel termine di 365 giorni dalla fine dell’evento che da diritto alla richiesta del sussidio.
Richiesta prestazioni sanitarie e socio-sanitarie
Il contatto telefonico con la sola sede regionale è necessario nel caso in cui si voglia ricorrere a strutture convenzionate e ai servizi socio sanitari.
Documenti da allegare
Nel regolamento della forma di assistenza scelta sono
indicati i documenti da allegare e da inviare in caso di richiesta di sussidio.
Modalità pagamento sussidi
Il pagamento dei sussidi verrà erogato con accredito sul conto corrente bancario o postale che verrà indicato dal socio nell’apposito modulo di richiesta sussidi. Richiesta informazioni sul Fondo integrativo sanitario Coop Itaca Per maggiori informazioni, dettagli e modalità di adesione è possibile contattare la sede regionale del Friuli Venezia Giulia: Via Giustiniano, 8 – 34133 Trieste Tel. 040-367811 – Fax 040-3726001 friuli@mutuacesarepozzo.it Orari di apertura al pubblico: lunedì, 9.00 – 12.30 e 15.00 – 18.30 martedì, mercoledì e venerdì, 9.00 – 12.30 giovedì, 15.00 – 18.30
Convenzioni sanitarie con Mu.Sa. e Cesare Pozzo Il rapporto di convenzionamento in forma diretta con i numerosi centri sanitari convenzionati è organizzato da Cesare Pozzo insieme con il Consorzio Mu.Sa. (Mutue Sanitarie), struttura di rete a cui partecipano anche altre mutue sanitarie. L’elenco si trova sul sito www.mutuacesarepozzo.org alla voce strutture sanitarie convenzionate, ed è in continuo aggiornamento.
Convenzioni in forma diretta
I beneficiari e i propri familiari aventi diritto possono accedere in regime di convenzione diretta per esami ed accertamenti di Alta diagnostica ed Alta Specializzazione A titoli di esempio: • Radiologia convenzionale (con e senza contrasto) • Alta diagnostica per immagini • Ecocolordopplergrafia • Tomografia computerizzata • Risonanza magnetica • Pet • Diagnostica strumentale Per attivare tale procedura è necessario che il socio comunichi le prestazioni da prendere in carico alla sede regionale di sua competenza. Cesare Pozzo è a disposizione per verificare che nella struttura convenzionata sia presente la prestazione richiesta dal socio e i documenti necessari per attivare la presa in carico. Il socio farà quindi pervenire, via fax o via mail, alla sede regionale di sua competenza la prescrizione del medico e l’indicazione del centro diagnostico prescelto, del giorno e dell’ora dell’appuntamento, con almeno
2 giorni di anticipo rispetto alla data desiderata di effettuazione della prestazione. Successivamente l’operatrice di sede provvederà all’invio di un fax di presa in carico al centro diagnostico interessato. Successivamente il socio si recherà all’appuntamento pagando il costo previsto a suo carico, mentre la restante parte verrà saldata dalla Cesare Pozzo direttamente al centro diagnostico. Si rammenta che gli operatori di sede non fanno servizio prenotazioni presso i centri medici: gli appuntamenti sono concordati direttamente dal socio con il centro medico indicato.
Convenzioni in forma indiretta
I soci della Mutua Cesare Pozzo possono altresì avvalersi di numerose altre convenzioni in forma indiretta stipulate con laboratori, studi medici, medici specialisti e cooperative sociali. L’elenco aggiornato e completo per l’intero territorio nazionale è consultabile sul sito www.fimiv.it di Fimiv (Federazione Italiana della Mutualità Integrativa Volontaria) alla quale la Mutua Cesare Pozzo aderisce. L’accesso si ottiene “cliccando” su Carta Sanitaria. Le convenzioni in forma indiretta permettono di usufruire di tariffari scontati per il socio e i suoi familiari aventi diritto, previa esibizione della tessera sociale. Il socio pagherà la prestazione scontata e potrà eventualmente ricevere il rimborso dalla Cesare Pozzo, dopo aver compilato la richiesta di sussidio, se la prestazione è prevista nella forma di assistenza a cui aderisce il socio.
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Percorsi formativi al via dal 27 gennaio
Apre a Pordenone il primo spazio “The Village” A febbraio in partenza il Master di specializzazione
Pordenone Sarà inaugurato a Pordenone con il nuovo anno il primo spazio “The Village” del Friuli Venezia Giulia, a partire da gennaio 2012 via San Francesco 1/C ospiterà i percorsi formativi, gli eventi culturali e la collezione di Digital Art dedicata agli abitanti del villaggio. Cooperativa Itaca e Dof Consulting annunciano la prosecuzione del progetto e l’avvio il 27 gennaio nella città sul Noncello dei primi percorsi formativi dedicati al gioco sociale. Terza tappa per The Village, dopo il grande evento di presentazione del 26 novembre scorso. Oltre 400 erano state le presenze complessive nel Palazzo dei Congressi della Stazione Marittima di Trieste, dove erano convenuti spettatori incuriositi, operatori del sociale, amministratori, giornalisti, artisti per la pre-
sentazione in anteprima nazionale del gioco per lo sviluppo delle competenze sociali. Tra gli ospiti Roberto Cosolini, per un giorno sindaco di The Village, Maria Sole Mansutti, attrice, Federica Manzon, scrittrice, e Mike Sponza, musicista. Sono già aperte le iscrizioni per entrare nel mondo di The Village. Si possono seguire strade diverse, ma tutte rappresentano una garanzia ulteriore per accedere al Villaggio dalla porta giusta. La nuova iniziativa lanciata dalla cordata composta da Itaca e Dof riguarda due percorsi formativi in avvio con l’anno nuovo a Pordenone, all’interno della vecchia sede legale della Coop friulana in via San Francesco 1/C (immediatamente dietro l’omonimo ex convento). Il primo, il percorso introduttivo, permetterà di raggiungere il Villaggio, incontrarne gli abitanti e iniziare a fare con loro qualche chiacchierata. “Benvenuti nel Villaggio” – due le date previste, il 27 gennaio e il 3 febbraio - è un’opportunità per chi desidera avvicinarsi al gioco, conoscere le carte, utilizzare la plancia di gioco e iniziare a sperimentare su di sé la metafora del villaggio come chiave di riflessione sullo sviluppo personale. Il secondo sentiero, il percorso di specializzazione, prevede il “Master The Village” – articolato in sei giornate - per lo sviluppo personale, ed è rivolto a quanti desiderino conoscere e approfondire le potenzialità dello strumento per supportare processi di consapevolezza e crescita delle competenze sociali, in se stessi e in altre persone. Destinatari del Master sono i formatori, coach, coordinatori, responsabili Hr, addetti alla selezione, le persone interessate ad approfondire il tema dello sviluppo delle competenze sociali più in generale. Il percorso è propedeutico al master per la facilitazione dei gruppi previsto tra febbraio ed aprile 2012 sempre nello spazio The Village di Pordenone. La seconda tappa del progetto sinergico targato Itaca e Dof aveva avuto luogo lo scorso 20 dicembre con l’inaugurazione alle 18.30 della mostra “L’arte di The Village” aperta nella Sala comunale d’arte Arturo Fittke in piazza Piccola 3 a Trieste. L’esposizione era rimasta aperta il 21, 22 e 23 dicembre. Info e iscrizioni www.insidethevillage.org info@insidethevillage.org Fabio DELLA PIETRA
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Migliorare il rapporto tra anziani residenti e operatori
“The Village” entra alla Sarcinelli
La prima applicazione pratica del gioco sociale aggiudicata a Cervignano Cervignano del Friuli Migliorare il rapporto tra il personale e gli anziani ospiti, il social game “The Village” entrerà ufficialmente nel 2012 nella Casa anziani Sarcinelli di Cervignano del Friuli. Lo hanno annunciato l’assessore alle politiche sociali del Comune di Cervignano del Friuli, Federica Puglisi, e il direttore della Casa anziani, Tamico Nonino. “La dimensione ludica – hanno affermato - è di fondamentale importanza nel lavoro con le persone, nella cosiddetta relazione di aiuto. È risaputo quanto sia psicologicamente pesante ed emotivamente molto coinvolgente lavorare con persone in stato di bisogno, come, ad esempio, gli anziani ospiti della nostra casa di riposo. Il gioco sarà quindi un validissimo aiuto per gli operatori”. Va peraltro sottolineato che “chi lavora con le persone e con i gruppi sa bene quanto sia importante avere a disposizione strumenti che aiutino, quotidianamente, a cogliere le potenzialità di ciascuno, in un’ottica di crescita personale e di gruppo” – ha precisato Puglisi. La Cooperativa Itaca e Dof Consulting si sono chieste come affrontare una tematica così importante come la capacità di relazionarsi in un modo che sia al contempo efficace, innovativo e coinvolgente. La risposta è staImmagini The Village di Francesca D’Anna
ta “The Village”, un gioco da tavolo sulle competenze relazionali che aiuterà a parlare del proprio modo di rapportarsi in modo serio e divertente al tempo stesso. Previste delle giornate formative guidate da un facilitatore esperto, che guiderà le equipe di lavoro in un percorso di consapevolezza all’interno di The Village sulle proprie risorse personali all’interno del contesto professionale. Il progetto ha una forte componente innovativa e scientifica e per questo motivo sono stati coinvolti anche l’Ente nazionale di ricerca Area Science Park di Trieste, l’Università di Udine (facoltà di Scienze della formazione) e l’Associazione italiana per la promozione della cultura della cooperazione e del no profit (Aiccon). Per questo “la Casa di riposo Sarcinelli, da sempre attenta all’innovazione e al benessere delle persone, ha colto questa sfida – ha fatto sapere l’assessore Puglisi -. Nel 2012 “The Village” entrerà nella struttura. Tutto il personale assistenziale sarà coinvolto in questo gioco, così, attraverso l’approccio ludico, potrà riflettere in modo nuovo sul proprio lavoro. I risultati saranno sicuramente interessanti”. A cura di Fabio DELLA PIETRA
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attualità L’approfondimento
La Panka cerca una sede
Ragazzi della Panchina sfrattati a fine anno da viale Grigoletti Pordenone
Altro che auguri di Buona fine e miglior principio. Per i Ragazzi della Panchina il 2011 non è finito certo bene e il 2012 è iniziato con una certa ansia. Sfrattati a fine dicembre dalla storica e più che decennale sede di viale Grigoletti – l’ente proprietario, l’Opera Sacra Famiglia, ha venduto ad un privato e non ne ha voluto sapere di alcuna proroga ulteriore -, La Panka sta infatti cercando ora una nuova casa. Possibilmente nel medesimo quartiere, per non gettare al vento non solo il lavoro fatto in tutti questi anni ma soprattutto le relazioni, le conoscenze, le amicizie, la rete con il territorio e con le persone. Nel frattempo, gli operatori ed i responsabili dell’associazione guidata dalla presidente Ada Moznich hanno trovato ospitalità temporanea in Itaca in vicolo Selvatico 16 a Pordenone. Ripercorriamo qui di seguito quanto accaduto a fine dicembre attraverso alcuni articoli usciti sulle pagine di Gazzettino e Messaggero Veneto. (fdp) Messaggero Veneto 14-12-11, 24 Pordenone
Sede dei Ragazzi della panchina Negata la proroga allo “sfratto” Quaranta giorni di tempo necessari per concludere i progetti in essere. Li chiede all’Opera Sacra famiglia Ada Moznich, presidente dell’associazione Ragazzi della panchina. All’interno della sede di viale Grigoletti tutto procede normalmente e quindi l’idea del trasloco non è nell’orizzonte di poche ore. Come dire, si resta in sede in attesa di eventi, sapendo che la prospettiva di una nuova casa per l’associazione è dietro l’angolo. «Ci servono poche settimane - afferma la Moznich - per concludere alcuni progetti. Nessuna forzatura, solo l’utilizzo di tempi tecnici». Conferma che non c’è stata la proroga di 15 giorni richiesta Roberta Sabbion, responsabile del Sert. «L’Opera Sacra famiglia - afferma - ci aveva proposto un’alternativa che sarebbe stata comunque temporanea e per questo non l’abbiamo accettata. Ci stiamo muovendo, pur con i tempi della pubblica amministrazione, per una soluzione adeguata. I Ragazzi della panchina continueranno a esistere». Oggi scade il termine dato dall’Opera Sacra famiglia all’Azienda sanitaria, per i Ragazzi della panchina, e alla società Panorama di liberare i locali di viale Grigoletti e non si è trovata ancora un’intesa sulla proroga di un termine che non è comunque ultimativo, ovvero assistito da un provvedimento di sfratto. Il sindaco, Claudio Pedrotti, e l’assessore alle Politiche sociali, Vincenzo Romor, hanno avuto un colloquio telefonico con Adriano Rosset, responsabile dell’istituzione, per concordare un termine di tre mesi per consentire il trasferimento dei sodalizi. Possibilità che non è stata concessa. Il timore della proprietà è che l’acquirente - il rogito è fissato per il 20 dicembre - si spaventi e faccia saltare l’affare. Oggi, in ogni caso, Pedrotti incontrerà Rosset. «Sono disposto - afferma il sindaco - a parlare anche con il nuovo acquirente per dargli la garanzia del Comune che non ci saranno sorprese. Devo dire che in tutta questa vicenda, mi sono sembrati molto responsabili proprio i Ragazzi della panchina che con tranquillità stanno preparando il trasloco». Esclusa, quindi, la possibilità di una soluzione temporanea, messa a disposizione sia dalla stessa Opera Sacra famiglia, sia da Itaca e dal Sert, la nuova sede sarebbe stata già individuata, sempre nell’area di viale Grigoletti, in un immobile al piano terra con giardino che verrebbe acquistato dall’Ass 6. Una vicenda che ha avuto eco anche nel consiglio comunale dell’altra sera. Il Fiume aveva chiesto che venisse discussa urgentemente la mozione sulla vicenda. Una procedura contestata dall’opposizione per il fatto che la richiesta non era stata formalizzata in occasione della riunione dei capigruppo. Per questo motivo quando il presidente del consiglio, Nisco Bernardi, ha avallato la richiesta di discutere il documento le mi-
noranze hanno abbandonato l’aula. Così la mozione, che verrà discussa lunedì prossimo, è stata semplicemente indicata come raccomandazione al sindaco. «Non è accettabile - afferma Giuseppe Pedicini (Pdl) - che il presidente dell’assemblea si pieghi ai voleri della maggioranza. Per questo motivo presenteremo una mozione di censura nei suoi confronti». Di protervia parla senza mezzi termini la consigliere della Lega nord, Isena Peresson, la quale contesta poi nei contenuti la mozione del Fiume. Di tutt’altro avviso la maggioranza. «Per un’asserita ma inesistente irregolarità procedurale - affermano i capigruppo Mario Bianchini, Fausto Tomasello e Roberto Freschi - è stato sconfitto il buon senso. Anche il consiglio di Pordenone si adegua alle modalità della politica nazionale con l’aggravante tra l’altro che il comportamento del presidente del consiglio è stato legittimo. Il centro-destra, Api, Sel, Idv, Il Ponte e Nuova Pordenone hanno deciso di non onorare il loro ruolo sostituendo il dibattito sullo sfratto con una polemica sterile». Stefano POLZOT
Messaggero Veneto 15-12-11, 18 Pordenone
Ragazzi della panchina, al lavoro con Itaca L’Opera Sacra famiglia non intende recedere sulla proroga al trasferimento dei Ragazzi della panchina dalla sede di viale Grigoletti. Ieri il sindaco, Claudio Pedrotti, ha avuto un incontro con Adriano Rosset per cercare di convincerlo a concedere il tempo necessario per poter realizzare senza interruzioni del servizio il trasloco. «Mi ha ribadito - commenta il sindaco - che la cosa non si può fare in quanto il rischio è che il compratore receda dall’acquisto magari ingenerando una causa». Rosset ha ribadito la disponibilità a ospitare i ragazzi, per un periodo temporaneo, nella Casa della fanciulla, operando alcuni interventi di sistemazione al fine di consentire la fruibilità dei locali. Una possibilità che non viene ritenuta percorribile da parte dell’Azienda sanitaria. Ora la strada che Pedrotti intende percorrere è quella della cooperativa Itaca che ha una delle sedi nei pressi dell’immobile di via Grigoletti. «Una ipotesi - afferma Pedrotti - che ritengo percorribile». Oggi avrà un incontro con il presidente della cooperativa per cercare di concludere l’accordo. Una intesa, come accennato, di durata transitoria visto che è stata già individuata la nuova sede che verrà acquisita dall’Azienda sanitaria, ovvero la casa che si trova al civico precedente rispetto a quello attuale procedendo verso la chiesa evangelica. Locali al piano terra con giardino, simili, quindi, a quelli attuali. Dai Ragazzi della panchina, ormai nell’ordine delle idee di uscire dalla casa, viene ribadita la richiesta di avere il tempo necessario per fare il trasloco. Tra i prossimi impegni la distribuzione dell’ultimo numero dell’anno di Ldp. Inoltre si tratta di ultimare il per-
attualità corso di incontri con i bambini e il “progetto povertà” che finirà il 31 dicembre, sostenuto dal Comune, che permette di distribuire borse spesa ai più bisognosi e aiutare le persone che vivono in strada senza fissa dimora. I Ragazzi della panchina, inoltre, intendevano preparare il pranzo di Natale insieme ai cittadini del quartiere «per saldare ulteriormente questo nuovo e straordinario sodalizio e chiudere insieme un anno pieno di significato e impegno. Dove lo faremo in strada? Quaranta giorni ci bastano e poi ce ne andremo e lasceremo la casa al nuovo proprietario». La firma del contratto di compravendita della sede di viale Grigoletti è prevista per il 20 dicembre.
Gazzettino 15 Dicembre 2011 Ed: PORDENONE Pagina: 2
Panchina, al vaglio due sedi per i ragazzi
Una potrebbe essere presa in affitto ed è poco distante rispetto all’attuale. La seconda è sempre nel quartiere Ci ha provato il sindaco ieri per gran parte della giornata, ma non ci sono state risposte. Segno evidente che l’Opera Sacra Famiglia, come del resto era prevedibile, non ha alcuna volontà di concedere alcuna proroga. La sede dei Ragazzi della Panchina, infatti, deve essere lasciata libera il prima possibile. Ieri era l’ultimo giorno, non a caso l’Associazione ha lavorato per riempire gli scatoloni e assemblare tutte le cose. Per andare dove? «Stiamo valutando alcune opportunità - ha spiegato il direttore generale dell’Ass 6, Giuseppe Tonutti - e devo dire che siamo a buon punto. Non voglio svelare tutto, ma credo che siamo molto vicini a trovare una soluzione definitiva. Per quanto ci riguarda - va avanti - abbiamo in cassa i soldi per l’acquisto della sede, ma anche una soluzione di affitto ci potrebbe andare bene. Notizie definitive ancora non ce ne sono, ma sono ottimista e credo che in poco tempo sarà trovata la strada giusta». Due le opzioni sul tavolo, entrambe poco distanti dalla sede attuale che si trova in viale Grigoletti. Una potrebbe essere in affitto. Si tratterebbe di un immobile molto più grande rispetto a quello in cui c’è l’attuale sede. Non a caso oltre ai Ragazzi della Panchina potrebbero trovare sede anche una parte degli ambulatori delle Dipendenze. La soluzione - come detto - è poco distante dall’attuale collocazione e sarebbe gradita anche dai Ragazzi. La seconda ipotesi, invece, è collocata sempre nello stesso quartiere. Si tratterebbe di una villetta più piccola, ma sufficiente per le esigenze dell’Associazione. In questo caso l’Ass 6 potrebbe anche acquistare l’immobile. Nei prossimi giorni la valutazione per prendere la decisione definitiva. Intanto resta da capire dove andranno i ragazzi nell’attesa della nuova sede. Il sindaco Claudio Pedrotti cercherà ancora di contattare Eugenio Rosset per capire se ci sono margini per ottenere la proroga di almeno tre mesi, il tempo necessario per gli adempimenti burocratici necessari a sistemare la nuova sede. Una richiesta che - come detto all’inizio - sembra però già scartata. Due le possibilità temporanee. La prima trovare spazio in alcuni locali messi a disposizione dalla cooperativa Itaca, la seconda fare gruppo in qualche stanza del Servizio per le Dipendenze.
Messaggero Veneto 16-12-11, 27 Pordenone
Ragazzi della panchina sulla strada Nemmeno un giorno in più. L’Opera Sacra famiglia ha intimato ieri ai Ragazzi della panchina di lasciare la sede lunedì e non martedì come avevano previsto. Così, ieri è stata una corsa contro il tempo per inscatolare il materiale in maniera tale da uscire nella giornata odierna dalla sede di viale Grigoletti che
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sarà ceduta, con atto notarile, il 20 dicembre. «Siamo stati buttati fuori - tuona l’associazione nel suo blog - senza un minimo di rispetto, senza dignità. Ci siamo battuti con responsabilità, con intelligenza, senza colpi di testa ma, nonostante tutto, zero sconti. Il geometra Rosset, direttore dell’Opera Sacra famiglia, conosce benissimo il problema, che scaturisce dal fatto che non abbiamo soluzioni alternative definitive, che siamo in strada. E non serve proporci stanze in strutture da loro gestite solo per pulirsi la coscienza, non ce ne facciamo molto di stanze offerte, per poi magari dover leggere sui giornali le sue dichiarazioni sulla bontà del gesto». Così via al trasloco, favorito dalla collaborazione delle coop Itaca e Agorà e da lunedì si apre una nuova fase. Ieri il sindaco, Claudio Pedrotti, ha fatto l’ennesimo tentativo di mediazione con Rosset, che non ha sortito effetti, mentre ha agevolato con Itaca la formalizzazione di una soluzione temporanea, ovvero un ufficio e parte del magazzino della sede di via Selvatico. In attesa, per l’appunto, della nuova “casa”, sempre in zona, per la quale i tempi sono più lunghi. Il problema è che questa accelerazione rischia di bloccare il completamento di alcuni progetti a cui lavorava l’associazione. Stefano POLZOT
Castagnata 2011 al parco di via Cividale
Gazzettino 16 Dicembre 2011 Ed: PORDENONE Pagina: 2
L’Opera: nessuna proroga
Sopralluoghi dell’Azienda sanitaria intenzionata ad acquistare una struttura Ragazzi della panchina, visitate due nuove sedi Era chiaro fin dagli ultimi giorni che ottenere una proroga sarebbe stato quasi impossibile. Ieri mattina anche l’ultimo tentativo del sindaco Claudio Pedrotti è andato a vuoto. Dall’Opera Sacra Famiglia è arrivato il “no” definitivo: non è possibile allungare il periodo di permanenza del gruppo dei Ragazzi della panchina nella sede di viale Grigoletti nemmeno per qualche giorno, cioè fino alla ricerca di una soluzione provvisoria. Insomma, lo “sfratto” è confermato a far data da ieri. «Lasceremo definitivamente la sede all’inizio della prossima settimana», hanno fatto sapere ieri i ragazzi. I prossimi due o tre giorni serviranno infatti per completare il trasloco. L’Opera avrebbe offerto la possibilità di trovare alloggio alla Casa della Fanciulla. Ma pare che il materiale del gruppo venga temporaneamente trasferito nel magazzino della cooperativa Agorà anche con la disponibilità e la collaborazione della Coop Itaca. Intanto, però l’Azienda sanitaria non è stata con le mani in mano. Sarebbero già stati effettuati due sopralluoghi in altrettante case in vendita, sempre nella zona di viale Grigoletti.
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attualità
Sarebbe al vaglio dell’Azienda anche una terza ipotesi: un nuovo sopralluogo potrebbe essere effettuato nei prossimi giorni. Sembra poi che si stia allontanando l’ipotesi di prendere in affitto una sede. Il finanziamento regionale - 350 mila euro per i quali l’Ass 6 ha chiesto una proroga per il 2012 - era stato previsto per l’acquisto della sede attuale. Poi, come si sa, le cose sono andate diversamente. Ma l’utilizzo della somma è vincolato all’acquisto di un nuovo sito. Un’operazione che, comunque, richiederà diverse settimane di tempo. Per questo si sta cercando una soluzione provvisoria che consenta ai Ragazzi della panchina di mantenere l’esperienza e di superare il periodo di emergenza in attese di una sistemazione definitiva. Davide LISETTO
Messaggero Veneto 17-12-11, 27 Pordenone
Spuntano due rifugi per i “Ragazzi della panchina” Nel furgone sono stati caricati non solo oggetti, ma i ricordi, pezzi di una storia che a marzo avrebbe festeggiato i 12 anni. Ci sono anche le foto degli amici che non ci sono più tra gli effetti che i Ragazzi della panchina hanno dovuto portar via ieri dalla sede di proprietà della Fondazione Opera Sacra famiglia. L’ultimo saluto tra torta, aranciata, coca cola e ricordi carichi di commozione. «Non è stato facile – racconta la presidente Ada Moznich –, specialmente quando abbiamo tolto dalle pareti le fotografie dei ragazzi che non ci sono più. In tutta questa storia, però, una cosa buona c’è ed è la solidarietà vera dimostrata da tante persone e associazioni». Una prima risposta vera ieri è arrivata dalla Cooperativa Itaca che ospiterà in questo primo periodo l’ufficio della associazione e da Agorà dove è stato spostato il magazzino. «Ringraziamo Itaca – dice la responsabile del dipartimento delle dipendenze, Roberta Sabbion – e quanti non si sono fermati a valutare l’aspetto economico. Siamo vicini al Natale e dobbiamo guardare al futuro in modo positivo. Si chiude un periodo ma se ne aprirà un altro». L’obiettivo resta comunque quello dell’acquisto di una nuova sede. «Ci stiamo concentrando su due siti che abbiamo visto in questi giorni, sempre nel quartiere in cui siamo stati per anni – spiega la presidente dei Ragazzi –. L’Ass ha comunque richiesto una proroga del finanziamento regionale per cui abbiamo più tempo per scegliere». Tempo che comunque l’associazione non intende sprecare: entro i primi mesi dell’anno arriverà la sede nuova. Le ultime impressioni da viale Grigoletti 11 sono affidate al blog, impressioni dolci-amare che guardano però al domani. «Sarà un’impresa riuscire a rimanere uniti, il periodo dell’anno non permette certo di essere disinvolti e scanzonati nel pensare che il cielo o le nuvole cariche di pioggia diventino il nostro tetto, ma se questo deve essere questo sarà, ne salteremo fuori temprati ed “agonisticamente cattivi”. L’Opera Sacra Famiglia riceverà le nostre chiavi lunedì mattina alle otto, così saranno sollevati per il risultato ottenuto, saranno lieti di poter incassare l’abbondante denaro della vendita e coprire così i “buchetti” che magari in qualche rendicontazione finale avrebbero potuto creare imbarazzi. Fortuna loro che ricevono in donazione case e terreni da disporre a piacimento, beati». Ma sul sarcasmo prevale la speranza «L’idea di una strada nuova non ci spaventa, anzi ci stimola a migliorare lo stato di cose presenti – si legge sull’ultimo post –. L’esempio ce lo stanno dando soprattutto i ragazzi che stanno facendo il trasloco, gli abitanti del quartiere che ci vengono a salutare, che ci trasmettono un messaggio chiaro, quello di continuare, ovunque noi saremo da lunedì. Intanto ci verrà data a disposizione una delle casette per il Natale che si trovano in piazza XX settembre, dove poterci ritrovare, scambiarci gli auguri, bere un the caldo, distribuire la spese del “progetto povertà” e presentare il nuovo numero di LdP. Adesso chiudo varcherò per l’ultima volta il cancelletto, al fianco del quale rimarrà ancora lo striscione e mi
avvierò per la strada con questa frase in testa “da una situazione di crisi nasce sempre una nuova opportunità!”». Martina MILIA
Gazzettino 18 Dicembre 2011 Ed: PORDENONE Pagina: 11
La battaglia per una sede che risollevi dalla panchina La parete sulla quale erano esposti manifesti e locandine di tutte le attività organizzate nel corso degli anni è rimasta desolatamente vuota. Nella villetta di viale Grigoletti con le ringhiere dipinte di verde, le saracinesche sono abbassate e negli scatoloni sparsi per le stanze si cerca di far rientrare oltre dieci anni di vita dell’associazione. Sono i giorni del trasloco per i Ragazzi della panchina, sfrattati dalla storica sede e con il rischio, per quest’anno, di dover rinunciare anche al tradizionale appuntamento del pranzo natalizio. Ma, dopo la rabbia e lo scoramento, spiega la presidente Ada Moznich, per i Ragazzi sono i giorni della speranza: non solo perché - tutti ne sono convinti - una soluzione si troverà, ma anche perché nei giorni più difficili il gruppo ha riscoperto la solidarietà del quartiere e della città. Oggi il gruppo è profondamente legato a questo quartiere, ma come fu l’accoglienza? «In un primo momento ci furono forti pressioni per impedire all’Opera Sacra Famiglia di concederci in uso questa casa. Fu promossa anche una raccolta di firme da consegnare in Comune. Nonostante questo ci trasferimmo e nei primi mesi la reazione prevalente fu di curiosità: la gente passava e si fermava a sbirciare. Abbassammo le saracinesche a metà, ma la curiosità continuava. Allora decidemmo di essere noi per primi a uscire per farci conoscere e così ci mettemmo al lavoro all’esterno a ridipingere di verde la ringhiera. In un primo momento la gente si fermava a guardarci, incredula, poi la titolare di un negozio vicino cominciò a portarci viveri e bevande per rifocillarci mentre lavoravamo. Così la tensione è andata scemando e alla fine i firmatari della petizione si sono ufficialmente scusati con il sindaco per la paura ingiustificata». Quante persone partecipano oggi alle attività dei Ragazzi della panchina? «È difficile dare una cifra: una quarantina sono quelle che fanno riferimento al Sert, il Servizio per le dipendenze dell’Azienda sanitaria; più una ventina “sotto osservazione”. Poi ci sono tutte quelle che gravitano attorno alla realtà: quest’anno circa 250 sono state qui per attività legate al nostro giornale o alle esperienze teatrali. Infine, sono settemila i contatti del sito, tra utenti abituali e occasionali. Abbiamo cominciato da piccole iniziative e nel tempo ci siamo allargati: gli ultimi due-tre anni sono stati molto intensi. La principale attività resta il contatto quotidiano con i ragazzi, ma a questa si aggiungono il giornale, il teatro, gli interventi nelle scuole. È così che nel tempo la città ha cambiato il suo modo di vedere la tossicodipendenza, che non è più considerata una realtà da tenere lontana. Lo spettacolo di venerdì scorso, con l’ex Convento di San Francesco stracolmo, lo ha dimostrato». Che cosa significa a questo punto perdere la sede che vi ospita da oltre dieci anni? «Il problema maggiore sarà quello di essere costretti a interrompere per un periodo le attività quotidiane, con il rischio che il gruppo si disperda e si riformino quei gruppetti che già hanno creato tensioni in alcuni punti della città. Una volta che si potrà ricominciare, sarà difficile andare a cercarli e ricostruire il gruppo. Inoltre, c’è il rischio di non riuscire a portare a termine una serie di progetti, fra i quali il pranzo di Natale e la consegna delle borse spesa. Per questo avevamo chiesto tre mesi di proroga».
attualità E dal punto di vista dei rapporti con il territorio? «Spostarci da qui significherebbe dover ricominciare tutto da capo con la gente di un nuovo quartiere e non sarebbe facile. Lo si è visto già tre anni fa, quando per la prima volta si era parlato dell’ipotesi di uno sfratto: allora si delineò la possibilità di un trasferimento in centro, nella zona di via Cavallotti. Ma la gente del quartiere si ribellò, e la proprietaria dell’immobile rinunciò». Quando dovrete lasciare l’immobile di viale Grigoletti? «In realtà dovremmo già essere fuori, ma stiamo ancora finendo di riempire gli scatoloni con tutto il materiale». Dove lo porterete? «La cooperativa Agorà ci metterà a disposizione un piccolo magazzino per conservare il materiale, mentre Itaca offrirà una stanza in centro a Pordenone per consentirci di avere temporaneamente un ufficio. Ma, per quanto riguarda le attività, se non si troverà una soluzione a breve saremo costretti a sospenderle». Quali caratteristiche dovrebbe avere la nuova sede? «Speriamo di poterne trovare una qui vicino, perché non vorremmo spostarci da un quartiere che oramai ci conosce: andare via di qui sarebbe veramente un peccato. Vorremmo restare in zona e, comunque, all’interno della città, in modo da essere visibili e facilmente raggiungibili da tutti. La sede attuale era perfetta e si sarebbe anche prestata a un progetto di ampliamento al quale si stava pensando: una nuova community al piano superiore, in modo da costruire anche dal punto di vista simbolico, con la scala che avrebbe collegato i due spazi, un percorso di crescita». Come hanno reagito i ragazzi allo sfratto? «Sono piuttosto demoralizzati. All’inizio hanno avuto una reazione di rabbia e volevano occupare l’immobile. Poi abbiamo ragionato insieme e deciso di comportarci da persone intelligenti, come abbiamo sempre fatto. Certo, hanno esposto lo striscione perché era il minimo che si potesse fare. Ora sono in trepida attesa di una nuova sede e chiedono ogni giorno se ci sono novità, ma sono anche tranquilli perché sanno che comunque una soluzione si troverà. E sono soddisfatti per la solidarietà che abbiamo trovato da parte della gente: il blog ha enormemente aumentato il numero di contatti, perché in molti vogliono tenersi informati sugli sviluppi della vicenda. Molti hanno mandato mail di solidarietà, altri sono venuti direttamente qua. Questo ci ha rincuorato, perché abbiamo scoperto quanto la gente ci vuole bene e ha anche smorzato la rabbia». Davide LISETTO
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duta e resti a disposizione dei Ragazzi della panchina perché rientra nelle specifiche finalità dell’Opera ed è nello spirito dei soci fondatori. Il vescovo è intervenuto con una lettera nei confronti dell’Opera sacra famiglia affinché non venda». Cosa abbia scritto mons. Pellegrini a Eugenio Rosset non è dato sapere anche se alcune indiscrezioni sono emerse. Il presule avrebbe espresso la sua più viva contrarietà per l’operazione e si sarebbe detto preoccupato, se la vendita dell’immobile dovesse concretizzarsi perché questo fatto minerebbe in maniera definitiva lo spirito per il quale è nata e opera la Fondazione. Mons. Pellegrini nella sua lettera avrebbe inoltre auspicato un ripensamento chiedendo al presidente Rosset di estendere il suo pensiero anche agli altri rappresentanti del Consiglio di amministrazione. Una presa di posizione che ha senza dubbio un peso specifico importante. Difficile dire ora, però, se questo sarà sufficiente a tornare indietro. La villetta di viale Grigoletti è praticamente vuota: oltre ai Ragazzi della panchina se ne sono andati pure i soci della Panorama e - almeno dalle indiscrezioni - oggi dovrebbe esserci la firma del rogito con il nuovo compratore. Resta il fatto che indipendentemente da come sarà risolta questa situazione i rapporti tra il presidente dell’Opera e il capo della diocesi sono già ai ferri corti. Loris DEL FRATE
Festa in Piassa 2011 a Villanova
Messaggero Veneto 21-12-11, 22 Pordenone
Il gruppo conta di restare nel quartiere Gazzettino 20 Dicembre 2011 Ed: PORDENONE
Il vescovo a Rosset: Non vendete la casa Potrebbe esserci il colpo di scena inaspettato sul fronte della sede dei Ragazzi della panchina. In campo sarebbe sceso direttamente il vescovo. C’è subito da dire, per sgombrare il campo da fraintendimenti, che l’associazione ha già liberato i locali dell’immobile di viale Grigoletti dopo l’intimazione ad andarsene arrivata dall’Opera sacra famiglia, fondazione gestita da Eugenio Rosset. Ieri, però, a fianco dei Ragazzi della Panchina si è schierato il vescovo. Non solo. Mons. Giuseppe Pellegrini avrebbe scritto una lettera al presidente dell’Opera sacra famiglia chiedono a lui e al consiglio di amministrazione che ha deliberato la vendita dell’immobile di fare un passo indietro. Insomma di ripensarci e di lasciare la casa di viale Grigoletti a disposizione dei Ragazzi della panchina per gli scopi sociali e di carità. «Siamo venuti a conoscenza dell’intento del vescovo - spiegano dall’associazione - di fare in modo che la casa non venga ven-
«Chiusa una porta si apre un portone» recita un vecchio adagio ed è quel che sembra succedere, per quanto lentamente, all’associazione “I Ragazzi della Panchina”. Sbaraccata, sabato mattina, tutta la loro “roba” dalla storica sede di via Grigoletti, operatori e utenti si sono trasferiti in piazza XX Settembre, nel cuore dei mercatini di Natale ospiti del Comune di Pordenone che ha messo loro a disposizione una casetta. Fino a venerdì informeranno sulle attività che da 15 anni svolgono sul territorio in collaborazione con servizi sociali, Sert e Cooperativa Itaca, ma soprattutto faranno quello che nella sede hanno sempre fatto, ovvero aggregazione tra i loro “utenti” e la città. «Offriamo tè caldo e panettone a tutti coloro che ci vengono a trovare – è l’invito della presidente Ada Moznich – ed entro venerdì distribuiremo anche l’ultimo numero del nostro giornale Ldp, fresco di stampa. Nel frattempo continuiamo a cercare casa». Lunedì in segno di protesta “I Ragazzi” non hanno voluto esserci alla consegna da parte dell’Azienda delle chiavi della casa di viale Grigoletti ad Adriano Rosset, presidente dell’Opera Sacra Famiglia. Rosset ieri ha firmato il rogito per la vendita dell’immobile. Nemmeno l’intervento del vescovo è servito a evitare l’alienazione.
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«Nella vecchia casa – si limita a dire Moznich – abbiamo lasciato solo la cassetta della posta, che ci andremo a riprendere se le catene che oggi (ieri, ndr) abbiamo trovato al cancello di ingresso ce lo consentiranno. Per il resto guadiamo avanti». Per l’immediato futuro c’è l’ipotesi di una sede da prendere in affitto, giusto il tempo per consentire all’Ass 6 di indire un bando europeo per l’acquisto di una casa che faccia da futura sede all’associazione. «L’obbiettivo – dice la presidente – è restare nel quartiere per non disperdere nel nulla tutto il lavoro che in 12 anni siamo riusciti a fare assieme anche ai cittadini». A disposizione l’Ass 6 ha i 300.000 euro di contributo regionale che dovevano servire, se la trattativa fosse andata a buon fine, all’acquisto della casa di viale Grigoletti. Nel frattempo la cooperativa Itaca ha ospitato nei suoi locali l’ufficio dell’associazione.
Messaggero Veneto Giovedì, 22 dicembre 2011 Pagina 21 - Pordenone
Sacra famiglia, la curia ricorre al legale
Sede dei Ragazzi della panchina ceduta per oltre 400 mila euro Traditi spirito dell’Opera e volontà di chi donò lo stabile La casa di viale Grigoletti 11 tornerà a essere una dimora. Ma con l’atto di compravendita che la riporta alle origini, tradendo però lo spirito di chi la donò, non si spengono i riflettori sull’Opera sacra famiglia. E non solo per l’amarezza dei Ragazzi della Panchina e della città, ma perché la diocesi che ha fondato l’Opera e che è stata completamente estromessa dalla sua gestione negli ultimi anni, si è rivolta a un legale. La vendita. A comprare l’abitazione, senza certamente sapere che sarebbe finito nel mezzo di una vicenda di cui – è bene chiarirlo – non ha alcuna responsabilità, è l’imprenditore del mobile Silvio Isola. Titolare dell’azienda Saca di Pasiano, Isola fa sapere attraverso il figlio che ha acquistato l’immobile per farne la propria abitazione. L’acquisto, come confermano anche fonti vicino all’Opera, è stato perfezionato per una cifra superiore ai 400 mila euro. Il testamento. La sede dei Ragazzi torna così a essere una casa. Eppure chi la donò all’Opera, Antonia Delle Vedove originaria di Cordenons – come si evince dal testamento pubblico del 1952 – aveva un’idea ben precisa dell’utilizzo dello stabile. La vedova scelse l’istituto denominato Sacra Famiglia «e più specificamente la sua sede di Pordenone» come erede, «con l’obbligo per essa istituzione di destinare la mia casa di abitazione in Pordenone, viale Grigoletti, a sede di un orfanotrofio femminile che sarà intestato a mio nome». Una finalità sociale dunque. La vedova dava anche obbligo «di promuovere mensilmente un omaggio alla mia memoria inviando all’uopo le giovani ospiti della casa o una rappresentanza di esse a pregare sulla mia tomba». La Diocesi. Mente e cuore dell’Opera è sempre stata la Diocesi. Prova ne è il fatto che nei consigli di amministrazione del passato i sacerdoti erano la maggioranza. Lo statuto, per altro, prevede che tre consiglieri siano nominati dal Vescovo. La rottura. Questo è avvenuto finché, in occasione dell’ultimo rinnovo, monsignor Ovidio Poletto si è rifiutato di nominare i tre rappresentanti del Vescovo per esprimere disappunto nei confronti del corso assunto dall’associazione. L’assemblea di quella che da un anno è una fondazione non ha fatto altro che modificare lo Statuto e nominare tutti e sette i componenti. Lo statuto. Operazione possibile? Proprio su questo punto si è mossa la diocesi che, dopo aver tentato in ogni modo con le buone di far ravvedere i vertici della fondazione – non ultima la lettera del vescovo Giuseppe Pellegrini, alla vigilia del cda che ha determinato la vendita della villa di
viale Grigoletti, lettera nella quale il presule esprimeva viva contrarietà per la scelta e viva preoccupazione per lo snaturarsi dell’Opera –, è passata alle vie legali. L’articolo 3 dello Statuto del ‘52, pietra miliare dell’Opera, recita che «Ogni nuova opera e istituzione di cui al presente articolo deve ottenere l’approvazione dell’Ordinario Diocesano». Ma questa approvazione, né quella riguardante la costituzione della Fondazione né quella sulla cessione del patrimonio, non è mai stata data. Martina MILIA
Messaggero Veneto 22-12-11, 21Pordenone
Bando di gara a gennaio per il nuovo quartier generale «Il bando di gara per l’acquisto di una nuova casa che sarà la futura sede de “I Ragazzi della Panchina” – conferma Roberta Sabbion, dirigente del Sert di Pordenone – sarà pubblicato a gennaio, mentre in questi giorni l’Azienda, assieme all’associazione, ha già visitato alcune case nelle vicinanze della vecchia sede di viale Grigoletti, i cui proprietari si sono detti disponibili a partecipare alla gara. Quanto al passato – dice – intendiamo chiudere il capitolo e guardare avanti». Se tutto va bene, quindi, il sodalizio, che nel giro delle ultime due settimane si era trovato senza fissa dimora a causa della vendita, ufficializzata martedì scorso con la stipula del rogito, da parte dell’Opera Sacra Famiglia dell’immobile di viale Grigoletti (dove aveva sede anche l’associazione Panorama) avrà una nuova casa proprio nello stesso quartiere centrale dove da 12 anni ha operato. «Da ogni male – è la riflessione fatta dal dirigente Sabbion – deriva un bene e quanto successo ai ragazzi ha fatto in modo che Azienda, Comune e cooperativa Itaca unissero più ancora di prima le forze a difesa ed in aiuto di un’esperienza che è prima di tutto umana, oltre che sociale, e che, spiace che non tutti l’abbiano capito, va a vantaggio dell’intera città. Con questo spirito – ha concluso – avvieremo la procedura pubblica per l’acquisto di una nuova e questa volta definitiva sede per l’associazione». La quale alla fine ha trovato, grazie appunto al Comune, una soluzione anche per non rinunciare al tradizionale pranzo di Natale. Domani, infatti, operatori del sodalizio, dei servizi sociali e del Sert assieme ai volontari, ma soprattutto gli utenti e gli amici dell’associazione e agli stessi residenti del quartiere centrale pranzeranno insieme e si scambieranno gli auguri incontrandosi verso mezzogiorno nella sede dei servizi sociali di via San Quirino a Pordenone. Milena BIDINOST Guerrino con il pianista Giovanni Allevi
attualità
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La Panka senza fissa dimora
Le associazioni si sfrattano, le persone restano Ma i ragazzi sono dispersi e non possono permettersi di aspettare
Pordenone
I saluti di Natale nella sede dei Servizi sociali
Lunedì 19 dicembre in mattinata sono state consegnate all’Opera Sacra Famiglia le chiavi della ormai ex sede dell’associazione “I Ragazzi della Panchina” di viale Grigoletti n°11 a Pordenone. Dal sabato precedente, quindi il 17, l’abitazione è stata completamente svuotata del suo contenuto. Una parte, la più grossa, è stata sistemata all’interno dello spazio della Cooperativa sociale L’Agorà, mentre tutto quello che riguardava la sezione ufficio è stata posizionata all’interno degli spazi concessi dalla Cooperativa sociale Itaca. Proprio in vicolo Selvatico al civico 16 e fino al 30 gennaio, l’associazione potrà usufruire di un ufficio dal quale poter continuare le attività tecniche, poi si vedrà. Nell’arco della prima settimana “senza fissa dimora”, dal 19 al 23 dicembre, abbiamo potuto sfruttare lo spazio di una casetta di Natale in piazza XX Settembre a Pordenone. La concessione del Comune ci ha dato la possibilità di poter, da un lato, distribuire volantini e copie del nostro giornale “Libertà di Parola” per comunicare con la città iniziative e stato dell’arte dell’associazione stessa e, dall’altro, d’avere un punto d’incontro con i ragazzi che si sono trovati “in strada” senza spazi a loro dedicati. La prematura e repentina uscita dalla sede ha aperto ad innumerevoli disagi, per i ragazzi in primis, ma anche per la difficoltà di portare a termine in maniera dignitosa progetti ed eventi che ormai erano stati prefissati: distribuzione del giornale, distribuzione delle borse spesa per il progetto povertà finanziato dal Comune di Pordenone, realizzazione del pranzo di Natale con i ragazzi, istituzioni e residenti, corso di formazione per i figli minori dei residenti del quartiere, il progetto del teatro. Appuntamenti importanti, vitali, se si pensa alle borse spesa ad esempio. Per far capire al meglio la gravità della situazione creatasi, l’ultima distribuzione cibo siamo stati costretti a farla all’interno di un parcheggio pubblico, all’aperto, direttamente da un furgone! I ragazzi, maggiormente concentrati sul cibo che sulla situazione, si sono adoperati allo scambio senza troppe rimostranze ma, vista dall’esterno, la fotografia dell’istante era davvero deprimente, la dignità scaraventata al tappeto, l’umiliazione enorme. Il pranzo natalizio si è riusciti a realizzarlo grazie all’intervento dei responsabili dei Servizi Sociali di Pordenone, che ci hanno prenotato la loro sala riunioni all’interno della quale, a buffet, ovviamente non c’era la possibilità di un fornello per fare una pasta ad esempio, così abbiamo mangiato e ci siamo scambiati gli auguri. L’opportunità della stanza è stata importante ed insperata, per cui apprezzata, ed ottimale per poter comunque concludere
l’anno con un gesto conviviale, con degli abbracci e con saluti caldi, al caldo, ormai diventata opportunità per nulla scontata. Finito il pranzo, ci si è riusciti a coordinare con i residenti del quartiere per fare comunque la formazione ai figli, grazie a Chiara Zorzi per l’associazione e Monia Guarino per il Comune. Le prove del tetro continuano, ogni settimana, all’interno della sala convegni del Dipartimento per le Dipendenze a Pordenone. Siamo soddisfatti di noi stessi. Siamo riusciti, nonostante le ferite aperte, a portare a termine tutto quello che ci eravamo prefissati di fare, siamo riusciti nonostante tutto a mantenerci sufficientemente lucidi per continuare a seguire i ragazzi, per dare loro la sensazione di non essere soli, per continuare a ribadire loro il fatto di essere inseriti dentro un processo che li veda protagonisti di un cambiamento, personale e del contesto. Il futuro è certamente complicato da sbrogliare, da intravedere con contorni nitidi, ma la forza non manca, non manca la consapevolezza dell’importanza dell’intero movimento. I ragazzi sono dispersi, questo fa oltremodo male e preoccupa. Preoccupa perché loro no, che non possono permettersi di aspettare, la vita di strada non permette pause ma solo modifiche all’incedere. Il problema è che se questo loro incedere non si confronta in un luogo protetto, le conseguenze diventano le stesse: i tossici, gli sbandati in centro città sono brutti da vedere, sbraitano, gongolano e non fanno nulla. I cittadini lo dicono, le forze dell’ordine di conseguenza si muovono. Si potrebbero ripresentare i problemi da anni superati o quasi, si potrebbero riaprire lacerazioni suturate non da molto e chi paga, chi resta in strada, sono sempre gli stessi. Torneremo più forti e sicuramente più consapevoli, continueremo il lavoro con orgoglio e maggior impeto perché le associazioni si possono sfrattare, ma le persone restano assieme e proseguono. I Ragazzi della Panchina
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attualità Festa di Natale in città
“Comunità, Diritti e Diversità”
Riflessione e confronto su accoglienza e inclusione sociale Udine
salute per tutti, è stata poi formata una catena umana riÈ stata una Festa di Natale a nominata la “Catena della cittema quella del Sant’Osvaltadinanza” intorno al palazzo do che per la prima volta si è del Comune di Udine che, sul svolta in città, fuori dalle porterrapieno di piazza Libertà, te aperte da decenni, quelle ha chiuso la manifestazione. dell’ex Opp post rivoluzione “Questo è il vero progresso, basagliana. Nel cuore storico, non soltanto quello tecnoloartistico e sociale di Udine, la gico – ha affermato il sindaco Loggia del Lionello. E’ lì che si Honsell -. La diversità è un vaè tenuta lo scorso 21 dicembre lore importantissimo, perché “Comunità, Diritti e Diversità” combatte l’omologazione. Invila Festa di Natale che ha visto to tutti a conservare la propria presenti le istituzioni, le coospecialità, perché avere più perative, le associazioni, l’unipunti di vista a disposizione è Il coro Nove per caso “lancia” i diritti verso scolastico. Le persone. il modo migliore per superare Tanti i ragazzi e le ragazze. crisi non solo economiche, ma C’erano il sindaco Furio Honanche social. L’amministrasell, il responsabile del Dsm zione comunale s’impegnerà di Udine Mario Novello e don sempre a tutelare ogni tipo di Pierluigi Di Piazza del Balducci. diversità e minoranza, perché Ad organizzare il Dipartimento l’unico modo per far crescere di salute mentale, le Cooperauna società felice è che ogni tive sociali Itaca e Duemilausuo componente sia soddisfatno-Agenzia Sociale, le associato della sua vita”. zioni Arum ed E’ Vento Nuovo, La crisi economica si riflette le tante persone afferenti ai anche sulla salute mentale Servizi, i familiari, gli operatodella popolazione. La perdiri, le realtà che collaborano col ta del lavoro e le difficoltà di Dsm, per festeggiare il Natale reinserimento occupazionale con un momento di incontro e generano sempre più anche di convivialità aperto alla cittaun disagio mentale. Accanto Il sindaco Furio Honsell “abbraccia” la Festa dinanza. alle psicosi, aumentano gli staUna iniziativa organizzata in collaborazione con la 6^ ti di depressione, che si riflettono sulla salute generale Circoscrizione e con il patrocinio del Comune di Udine, delle persone. Anche per tale motivo al Dipartimento hanno aderito anche le associazioni Mu, Libera presidi salute mentale dell’Ass 4 (nel 2011 circa 5 mila sogdio di Udine, Emergency gruppo di Udine, Idealmente getti in cura) è aumentato il numero di utenti che, pur onlus, La Tela. non affetti da una chiara patologia psichiatrica, hanno La giornata, realizzata in strettissima collaborazione bisogno di un aiuto e di un supporto psicologico concon il Centro di accoglienza E. Balducci, è stata un’occreto, per superare momenti difficili. casione di festa ma anche di riflessione e confronto Questo il quadro presentato nel corso della giornata fra comunità, associazioni e cittadini sensibili ai temi dal Mario Novello, direttore del Dsm di Udine dell’integrazione sociale e dei diritti, impegnati nel “Negli ultimi anni abbiamo lavorato molto e siamo prezioso lavoro di valorizzazione di una comunità civile passati da un sistema che escludeva a uno più aperto. pacifica e accogliente, capace di riconoscere, includeQuesta manifestazione è il punto di arrivo di un lunre e sostenere le diversità, le fragilità, le risorse delle go percorso, i malati si presentano alla città e sono persone. parte integrante della comunità”. Sulla stessa scia il Il programma ha visto la presenza non certo simbolica direttore dell’Ass 4, Giorgio Ros: “La salute mentale è ma concreta, viva e dinamica del coro Nove per Caso un punto imprescindibile, i nostri sforzi, se parliamo e gli interventi di persone che a vario titolo frequendi risorse investite, sono notevoli e nostro obiettivo è tano i Servizi della salute mentale, tra cui studenti e recuperare i principi base della riforma Basaglia”. studentesse del Liceo Percoto di Udine. Per suggellare A seguire riportiamo in forma integrale alcuni degli l’evento sono stati distribuiti i braccialetti “abbraccianinterventi di quella giornata. ti” realizzati dal gruppo Cip-Art. Come simbolo del desiderio di diritti, cittadinanza e A cura di Fabio DELLA PIETRA
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Nessuno è inferiore: siamo diversi Udine
dolorose manifestazioni. L’altro, diverso, non deve esistere, deve essere secondo questa logica, disprezzato, colpito emarginato, anche ucciso. E allora, anche ai bambini che nascono figli di immigrati, di rifugiati non si deve riconoscere la cittadinanza italiana, perché la comunità è la nostra e la loro presenza viene ad inquinarla. Di per sé, come sua costituzione intrinseca, la comunità non è tale se qualcuno è considerato cittadino di serie inferiore; non esiste, se non nel riconoscimento di diritti umani uguali per tutti, con attenzione particolare, non pietistica, paternalistica, assistenzialista a chi è più fragile, più debole, a chi fa più fatica… e questo alimentando e diffondendo questa sensibilità, questa cultura e insieme attuando decisioni politiche, istituzionali, legislative adeguate.
Care amiche e cari amici, il mio saluto più cordiale e amichevole a ciascuna/o di voi. Non è né casuale né occasionale la mia presenza e quella del Centro Balducci oggi qui, nel cuore della città di Udine. C’è fra noi e le amiche e gli amici del Dipartimento di salute mentale e delle cooperative un rapporto che si è espresso anche a Natale negli anni scorsi; anche, e non posso non ricordarlo oggi, nel settembre 2009, alla conclusione del Convegno sui diritti, nell’incontro commovente, colorato e festoso nel parco dell’ex-ospedale psichiatrico di Sant’Osvaldo: dopo aver camminato, in una sorta di pellegrinaggio dell’umanità, da Zugliano fino appunto nel parco, accolti sul viale da tante persone che si tenevano per mano in una catena umana, che riproporremo fra Non posso non ricordare anche oggi, al riguardo, lo poco, densa di significato. Siamo nella città, restituiti alle relazioni per comunistraordinario insegnamento di un maestro di tanti di care relazioni e chiedere relazioni. Siamo ancora una noi, don Lorenzo Milani. “I care” sta scritto ancora sul volta grati all’intuizione e alla muro della scuola di Barbiana: pratica di Franco Basaglia mi sta a cuore, non dico mai che ha riconsegnato alle renon mi interessa, non è affar mio, si arrangino, se la vedano lazioni le umanità sofferenti, da soli, è toccato a loro, che ma sempre umane, liberando queste storie umane, queresponsabilità abbiamo noi? sti volti, questi nomi, dalla No, invece: mi stanno a cuore, i miei cari, gli amici, la comunità chiusura, dalla segregazione, in cui vivo, questa città, questo dalla dipendenza, dall’identificazione abbruttente fra softerritorio, con attenzione a tutferenza, luogo di chiusura, te le persone, senza esclusiosvalutazione della persona. ne alcuna, anzi con attenzione Senza quella rivoluzione non preferenziale per chi si sente ai saremmo qui… margini, sospettato, deriso. Ci siamo per ridire tutte e tut“I care” e ancora: le leggi umati insieme alcune parole e per ne sono importanti e vanno riPierluigi Di Piazza proclamare con forza il loro spettate, ma quando ci si acsignificato. corge che sono la forza del potente e del prepotente e Festa di Natale: la festa è dimensione importante, conon la protezione del debole, vanno subito cambiate. stitutiva della nostra vita, ma festa da cui nessuno, per E ancora: ciascuno è responsabile di tutto, essendo nessun motivo sia escluso, dall’attenzione, dall’inconper questo, obiettori di coscienza, disobbedienti a tutte tro, dall’ascolto, dalla tavola, dalla propria vita, da quelquelle situazioni che sono ingiuste, meno umane, anzi la di una città, dall’intera società. disumane. E ancora: non si possono fare parti uguali fra chi parte Comunità: la comunità umana, i percorsi di cittadinanda una posizione di disuguaglianza perché questi deve za riconosciuti sono sempre e costantemente da riafessere posto sul piano della pari dignità. fermare, da costruire. Comunità chiede libertà, democrazia, responsabilità, diritti umani per tutte le persone, Diritti: abbiamo già condiviso l’importanza fondamensenza parentesi e attenuazioni per alcune di loro, per tale dei diritti umani fondamentali uguali per tutti, alinteri gruppi. trimenti non sono più diritti; quello prioritario, è di esNon può esistere una comunità che deriva da identità sere riconosciuti persone umane, con la stessa dignità, chiuse, localiste, di per sé discriminatorie. Si afferma senza deroghe, però, forse, distinguo. A essere trattati troppo spesso: “La nostra comunità, la nostra identità, come esseri umani, a essere accolti, ascoltati; a poter ad esempio di friulani, ma senza attenzione, anzi dando esprimere i propri sogni e ideali; amicizia, amore e teper scontato l’esclusione di chi, ad esempio, si rivolge nerezza, paure, sofferenze, tristezze; a poter comuniai servizi per la salute mentale, di chi è carcerato o excare, relazionarsi, esprimersi nelle proprie possibilità. carcerato, di chi è omosessuale, di chi è immigrato, di Diritto a sentirsi esseri umani. chi è nomade; di chi per qualche motivo è ai margini, Diversità: siamo diversi; tutte e tutti noi oggi rinnoviafa fatica nella vita. mo le nostre convinzioni e il nostro impegno per viI gravi fatti di Firenze, ma anche di Torino ne sono vere e operare in modo tale che nessuna persona sia
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mai considerata inferiore. Dentro a questo aggettivo, ci sono i drammi dell’umanità: il genocidio degli indios, la schiavitù dei neri, Auschwitz e altri; i manicomi, la condizione attuale delle carceri, i centri di identificazione e di espulsione. Nessuno è inferiore: siamo diversi. Dobbiamo liberarci anche dalla pretesa di ridurre secondo i nostri schemi le diversità a uniformità omologando tutti e tutte. Le diversità continueranno ad esistere, ma ci sarà il tentativo di comprimerle, di annullarle, di ignorarle, di segregarle ed emarginarle. C’è un’unica strada degna dell’uomo: riconoscere pari dignità e incontrare le differenze ascoltandole, conoscendole, riconoscendole; ricercare diversità, comunicare diversità diventa un arricchimento umano; nel caso contrario, non incontreremmo e non riconosceremmo se non la nostra chiusura, i nostri egoismi personali e sociali. Quando ho incontrato personalmente, quando a Sant’Osvaldo e al centro Balducci ci siamo incontrati, care amiche e cari amici cittadini che vi rivolgete ai servizi per la salute mentale, ci siamo sempre sentiti arricchiti dalla vostra umanità, dalle vostre parole, dal vostro canto, dalla vostra amicizia, dalla vostra esigenza profonda di riconoscimento. Ricordo con commozione, lo dico sorridendo, la messa di Natale nei due anni passati, per me è stata un momento speciale. Grazie a voi, ho intuito aspetti nuovi e importanti della fede. Vi ricordate, in mezzo ai vostri interventi, così diretti e spontanei, a un certo punto ho fatto una domanda retorica: “Qualcuno dirà dov’è finita la Messa?... Forse questa non è più una messa!”. E invece, lo era più che mai… perché Gesù stava in mezzo alle persone, ascol-
tava, incoraggiava, comunicava serenità. Per chi vive questa dimensione, a Natale, si vive la memoria, per essere memoria, della nascita di un bambino che poi rivelerà la presenza di Dio nella storia. Un bambino piccolo, indifeso, che nasce fuori dai luoghi della religione, del potere, incontrato da alcuni pastori. Il Dio umanissimo di Gesù di Nazaret, uomo ai margini che poi sarà ucciso ancora fuori dalla città, però vivente cammina con noi per comunicarci forza e coraggio per costruire un mondo più umano. Una certa religione era omogenea all’ospedale psichiatrico, è omogenea alle discriminazioni ed esclusioni; la fede vera è sempre di liberazione, è una sensibilità e un’incessante provocazione a costruire comunità, ad affermare e praticare i diritti umani, a riconoscere le differenze perché convivano fra loro. Pierluigi DI PIAZZA Uno scorcio del pubblico presente
Noi Udine Buon giorno e benvenuti alla nostra prima Festa di Natale in piazza. Siamo i promotori di questo evento, siamo operatrici e operatori delle Cooperative sociali Duemilauno Agenzia Sociale e Itaca. Dal ‘96 lavoriamo nei servizi per la salute mentale a Udine e provincia, su mandato del Dipartimento di salute mentale dell’Azienda sanitaria. All’inizio abbiamo contribuito allo smantellamento dell’ospedale psichiatrico e contemporaneamente all’apertura delle prime residenze riabilitative, comunità e servizi sul territorio, in stretta collaborazione con i Centri di salute mentale. Col nostro lavoro sosteniamo, seguiamo, accompagniamo, aiutiamo, stimoliamo persone con sofferenza psichica nei loro percorsi verso autonomie sempre più ampie e più forti e verso l’emancipazione dal disagio, dai pregiudizi e dallo stigma. Verso una vita futura dignitosa, talvolta condizionata da limitazioni gravi, ma che potrebbe essere più ricca con le potenzialità e la capacità che molti riescono a far emergere e a utilizzare nei loro percorsi riabilitativi. Ci prendiamo cura di persone che stanno male, e condi-
vidiamo con loro la quotidianità, le sofferenze, la noia, gli entusiasmi, le speranze, le gioie e le sconfitte perché stiamo loro vicini e con loro tentiamo di costruire relazioni significative basate sulla conoscenza, sul rispetto e sulla fiducia. Lavoriamo in residenze, appartamenti, case, o comunità perché le persone escano da quelle mura e accedano a molte porte aperte per appropriarsi di tutto ciò che sta fuori il circuito assistenziale e di cura, frequentando corsi di formazione, lavorando, andando al cinema, a teatro, in piscina e dappertutto. E in più, nella logica della porta aperta, noi stessi operatori progettiamo e creiamo luoghi di lavoro, di socializzazione e di condivisione, collegando le risorse del territorio con le persone che rischiano l’esclusione. La chiusura del manicomio non avrebbe prodotto un reale processo di trasformazione se non avesse coinvolto e inciso sulla cultura del territorio, che è stato e continua ad essere uno dei protagonisti del cambiamento. E oggi noi stiamo lavorando nella piazza che sta nel cuore di Udine perché solo se la comunità civile e sociale si fa carico di tutti i suoi cittadini, garantendo loro di esercitare i propri diritti di cittadinanza, anche le persone con sofferenza psichica possono stare meglio.
attualità E il nostro lavoro cambia continuamente perché cambiano le persone con le quali lavoriamo e che accompagniamo nei percorsi di emancipazione (oggi sono diverse dai tempi in cui si è aperto il manicomio) e perché cambiano le situazioni politiche, economiche e culturali in cui agiamo. Ma non è cambiata la nostra volontà di metterci in gioco assieme a queste persone, di condividerne i successi e i fallimenti e comunque ricominciare. E non è cambiato il desiderio di contribuire alla costruzione di una comunità civile aperta, accogliente, capace di garantire diritti di cittadinanza per tutti. Dopo questo benvenuto da parte di noi operatori, parleranno alcune persone che frequentano una delle comunità del Dsm, la comunità Nove, poi un socio dell’associazione Arum, il responsabile del dipartimento di salute mentale, il dottor Mario Novello e il dottor Ros, Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria 4 Medio Friuli. Poi ci sarà il contributo di alcuni studenti del Liceo Percoto che con grande entusiasmo e disponibilità ci hanno aiutato a realizzare questa giornata; poi interverrà il Centro di accoglienza Balducci con alcuni ospiti e Pier Luigi Di Piazza, continuando nel solco di una collaborazione che ormai dura da diverso tempo e che per noi è preziosissima. Ci sarà lo spazio per altre persone che vorranno intervenire e concluderà il sindaco di Udine, il professor Honsell. Ai vari interventi si alterneranno i brani cantati dal coro della Comunità Nove. Accompagnati dall’ultima canzone, tutti insieme faremo un girotondo e formeremo una catena umana intorno all’edificio della Loggia, in Al centro, Mario Novello, responsabile del Dsm di Udine
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La “catena della cittadinanza”
un simbolico reciproco abbraccio di tutti noi alla città di Udine e della città di Udine a tutti noi qui presenti oggi in piazza. E alla fine…il buffet nell’antisala Aiace, qui al primo piano. Abbiamo voluto condividere questo momento di incontro e di scambio con più realtà e persone possibili; ringraziamo quindi tutti voi che oggi siete qui e le diverse associazioni che hanno aderito all’iniziativa: Emergency, Libera, Donne in nero, Idealmente onlus, associazione Mu, La Tela, Legambiente circolo di Udine, Anpi Provinciale Udine.
Operatrici e operatori Duemilauno Agenzia Sociale e Itaca
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Siamo cittadini Udine Siamo cittadini che si rivolgono ai Servizi per la Salute Mentale e abbiamo scelto la piazza come luogo per conoscervi e farci conoscere, confrontare e raccontare le nostre esperienze, riaffermare i nostri diritti, scambiarci gli auguri di Natale. Vogliamo innanzitutto incontrare chi, come noi, si sente a rischio di emarginazione sociale per cause indipendenti dalla propria volontà, perché dovute al disagio, all’essere straniero o diverso, alla mancanza di lavoro o di possibilità economiche. Insieme abbiamo scelto di essere oggi in piazza perché ci sentiamo parte integrante della città che abitiamo e che riconosciamo essere democratica, capace di accoglienza e tolleranza. Come cittadini vogliamo incontrare tutti i cittadini che come noi credono che sia possibile continuare a costruire una città sempre più aperta, luogo di affermazione degli stessi diritti per tutti. Siamo cittadini che si rivolgono ai Servizi per la Salute Mentale. Spesso ci sentiamo vittime di una condizione che ci opprime e che ci fa essere considerati come persone non “giuste”, e il nostro disagio sembra non abbia la stessa dignità delle altre malattie. Condanniamo con forza questa discriminazione: riteniamo che una persona, se malata, abbia diritto a ricevere la giusta cura e non ad essere giudicata negativamente per una situazione che non ha né cercato né causato, ma che gli è semplicemente capitata. Ogni giorno lottiamo contro le nostre difficoltà, oltre che continuare a confrontarci con i pregiudizi ancora esistenti sulla presunta pericolosità di chi soffre di disturbi mentali. Molte volte, se non siamo temuti, veniamo derisi. Sono pregiudizi infondati, che, dove esistono, distruggono i percorsi di riconquista di una socialità normale, che ciascuno di noi quotidianamente e con fatica costruisce e che sono fondamentali per la nostra Le “addette” alla torta di Natale
guarigione. Per questo oggi usciamo dall’anonimato e ci facciamo conoscere più da vicino, consapevoli che la diversità è nell’occhio di chi guarda. Pensiamo di avere notevoli potenzialità da esprimere, perché siamo persone come le altre: svolgiamo diverse attività, studiamo, facciamo corsi professionali, lavoriamo, cerchiamo di essere attivi; spesso chi non lo sa è portato a considerarci come persone di serie B. Frequentiamo i servizi per la salute mentale perché ci danno la possibilità di seguire percorsi riabilitativi che non comprendono solo una cura farmacologica, anzi pensiamo che la migliore terapia sia la possibilità di un lavoro, di vivere o frequentare comunità accoglienti, di fare attività artistiche e sportive, di confrontarci con persone esterne ad un mondo che a volte sembra essere solo nostro. Tutto questo ci aiuta a migliorare. In definitiva siamo persone come le altre, dentro di noi batte un cuore uguale agli altri, siamo uomini e donne che hanno problemi e che cercano di superarli. Come uomini e donne di questo mondo ci riconosciamo titolari dei diritti che spettano ad ogni essere umano: la cura, il benessere, la dignità, la comprensione, la libertà. Ugualmente sappiamo di dover restituire alla società ciò che riceviamo, in termini di responsabilità, accoglienza, rispetto dell’altro e delle sue diversità, favorendo la convivenza, proprio perché proviamo sulla nostra pelle che un mondo in cui questo mancasse, non sarebbe un mondo sano. Sentiamo di avere il forte dovere di partecipare e contribuire attivamente alla costruzione di una città in cui ognuno ha il suo spazio e viene valorizzato. Soprattutto siamo parte di questa cittadinanza e oggi invitiamo tutti voi e tutte voi a conoscerci meglio e incontrarci, facendo insieme a noi le cose che facciamo, oltre che a brindare insieme per augurarci Buon Natale.
Gruppo di attualità e confronto Comunità Nove Studenti del Liceo Percoto di Udine
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Il Nido di Gorgo espone a Villa Manin
“Gli animali di San Francesco” sull’Arca di Noè Si conclude il 21 gennaio la kermesse che sta illuminando la piazza Tonda
Latisana In vista delle festività natalizie, anche quest’anno l’associazione Fra Le Pro loco ha deciso di riproporre a Villa Manin di Passariano una sorta di esposizione a cielo aperto realizzato in stretta collaborazione con le scuole della regione. Presente anche quest’anno il Nido Arca di Noè di Gorgo di Latisana gestito dalla Cooperativa Itaca che non poteva non partecipare al progetto che, per il Natale 2011 è stato dedicato a “Gli animali del bosco di San Francesco”. Sagome a forma di animali, quali pecore, lupi, cinghiali, galline e via dicendo sono andati a rappresentare il profondo rapporto fra il sa1nto di Assisi e tutte le creature della natura, non dimenticando che proprio il presepio, come lo si vede realizzato ancor oggi, ha origine, secondo la tradizione, dal desiderio di Francesco di far rivivere in uno scenario naturale la nascita del Bambino di Betlemme. Una iniziativa ripresentata visto lo straordinario successo riscosso nella precedente edizione da“Il Coro degli angeli”, che aveva animato la piazza Tonda di Villa Manin di Passariano con oltre 800 sagome di legno realizzate dalle Scuole primarie, dell’infanzia e Nidi del Friuli Venezia Giulia. L’equipe del nido di Gorgo di Latisana ha deciso di aderire al progetto realizzando cinque sagome a forma di gallina e di gallo ed una a forma di cane, richiamando la programmazione educativa di quest’anno che si sta articolando attorno all’idea di creare un piccolo orto, coinvolgendo in primis i bambini e le loro famiglie, nonché allargandosi poi alla rete territoriale. I bambini, i nonni, le mamme, i papà, le baby sitter, i fratelli o le sorelle sono così diventati i protagonisti assieme a tutti gli animali da cortile che girano attorno al nido. “L’iniziativa rappresenta una buona occasione per arricchire e dare nuovi spunti alle attività organizzate per i bambini e i genitori” – spiega l’equipe di Itaca che opera al Nido -. I piccoli dell’Arca di Noè “aiutati da noi educatrici, hanno prestato le loro manine per colorare le sagome e hanno
scelto i materiali per le decorazioni. Prezioso è stato l’aiuto da parte delle famiglie per la raccolta dei materiali: piume, foulard, scope vecchie, bottoni, cereali, materiali da imballaggio, sono diventati utili per la vestizione delle sagome”. I bambini si sono dedicati, durante le mattinate di novembre, alla raccolta di foglie, rametti secchi e pigne nel giardino dell’Arca, hanno poi colorato con pennelli e rulli le sagome che lentamente hanno iniziato a prendere forma. Alcune galline sono state vestite di foglie, mollette da bucato e con le piume di pavone sono state dotate di una coda meravigliosa. Un’altra è stata vestita con un pigiamino ed in testa un turbante fatto di calze collant, tra le zampe un pupazzetto…. E in caso di pioggia è stata provvista di ombrello. La sagoma del cane ha richiesto una lavorazione particolare e dopo aver tagliuzzato pezzi di mocio, è stato colorato dai bimbi con la tempera bianca e poi vestito con i ritagli. Arca di Noé
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EVENTI
Misure compensative per gli Oss Pordenone Dopo il seminario regionale dal titolo “Professioni sociali: facciamo il punto” del 20 ottobre scorso, di cui abbiamo scritto nella scorsa Gazzetta, vi aggiorno in merito alle novità degli ultimi due mesi. È stata definita una prima linea di intervento e a metà novembre è uscito il primo avviso. È stato previsto un primo intervento triennale per sostenere la realizzazione di operazioni di carattere formativo che favoriscano il conseguimento della qualifica professionale Oss da parte di personale in possesso di crediti formativi e/o lavorativi. Le candidature per l’affidamento della realizzazione delle operazioni dovrà essere presentata da un raggruppamento composto da non meno di tre enti di formazione (ciò significa che le cooperative non hanno titolo per candidarsi e gestire i corsi). Con questo avviso si intende quindi pervenire all’individuazione di un unico soggetto affidatario per la realizzazione delle operazioni formative nel triennio 2012-2014. Entro il 18 gennaio 2012 la Regione riceverà le varie candidature pervenute da parte di raggruppamenti di enti formativi; a inizio 2012 dovrebbe quindi comunicare quale sarà il soggetto attuatore, prescelto sulla base di una valutazione comparativa di criteri di affidabilità e competenza specifica. Il soggetto selezionato presenterà quindi alla Regione una pianificazione definitiva delle operazioni formative relative all’annualità 2012 (che dovranno coinvolgere almeno 250 allievi). Al soggetto attuatore sarà imposta la promozione e la pubblicizzazione dei corsi, in modo da raggiungere il maggior numero di potenziali fruitori. L’avviso anticipa che i partecipanti dovranno essere in possesso dell’idoneità fisica allo svolgimento delle mansioni previste dall’operatore socio-sanitario. Ai destinatari stranieri sarà richiesta una buona conoscenza della lingua italiana orale e scritta (il livello di conoscenza A2 sarà verificato ex ante dal soggetto attuatore con l’erogazione di un apposito test d’ingresso). È previsto il tirocinio di 120 ore in ospedale (un’esperienza comprensiva dei percorsi puliti/sporchi e delle attività di sterilizzazione). Per quanto riguarda invece il tirocinio di 120 ore presso strutture residenziali – case di riposo per anziani e centri per disabili – o strutture semiresidenziali psichiatriche o servizi domiciliari, potranno essere attuate delle forme di riconoscimento delle competenze attraverso modalità didattiche alternative come, ad esempio, la formula del training on the job per i soggetti occupati presso le medesime strutture o servizi in cui lavorano, mentre saranno considerate valide le esperienze lavorative di assistenza alla persona di almeno 2 anni, certificate da strutture pubbliche e private autorizzate dalla Regione Friuli Venezia Giulia (in possesso di tale certificazione, non sarà necessario svolgere questo secondo tirocinio).
Si prevede l’erogazione di due tipologie di operazioni: • Percorso formativo A - durata del percorso di 252 ore; per gli Adest, Ota, soggetti in possesso di titoli stranieri nell’area sanitaria non riconosciuti equipollenti dal Ministero della Salute alla laurea di infermiere e in possesso della dichiarazione di riconoscimento del credito formativo per l’accesso al corso compensativo, operatori e tecnici dei servizi sociali con 5 anni di esperienza lavorativa; • Percorso formativo B - durata del percorso di 500 ore; per chi in possesso delle competenze minime, operatori e tecnici dei servizi sociali con esperienza lavorativa inferiore ai 5 anni, titoli stranieri ausiliari nell’area socio assistenziale e socio sanitaria. Ai fini dell’accesso alle tipologie di operazioni di cui sopra, la Direzione regionale ha stabilito i seguenti criteri generali di priorità: a) Impiego al momento della presentazione della domanda di partecipazione all’attività formativa presso Rsa e strutture residenziali per anziani non autosufficienti; b) Impiego al momento della presentazione della domanda di partecipazione all’attività formativa presso altri servizi alla persona. Ferme restando le suddette priorità, ai fini dell’inserimento nelle attività formative, l’avviso precisa che avranno priorità di accesso i soggetti con una maggiore anzianità di servizio, documentate alla data di iscrizione al corso. In considerazione della specificità e della durata del programma, la Direzione regionale, però, potrà successivamente stabilire ulteriori modalità e/o requisiti di accesso ai corsi. Come già anticipato all’interno della scorsa Gazzetta, al fine di giungere alla puntuale definizione del fabbisogno formativo degli operatori da qualificare, il Servizio inclusione e professioni area sociale ha realizzato una rilevazione ad hoc con l’utilizzo di modalità on line. A partire da dicembre 2010 è stata resa disponibile sul sito www. regione.fvg.it un’apposita scheda “Manifestazioni di interesse a partecipare ai corsi per il conseguimento della qualifica di Oss”. Grazie a tale strumento gli interessati hanno potuto dare la propria manifestazione di interesse a fornire una serie di informazioni personali utili alla programmazione dei corsi: titolo ed esperienza posseduti, stato occupazionale, sede di lavoro, sede preferita per frequentare il corso di formazione. La rilevazione si è conclusa il 31 maggio 2011. Premesso che il requisito richiesto per poter registrare la propria manifestazione di interesse era quello di avere maturato almeno 2 anni di esperienza lavorativa nell’assistenza alla persona presso servizi e strutture socio assistenziali e sociosanitarie, e di essere in possesso di crediti formativi, i riscontri avuti sono stati i seguenti: - -
1217 persone in possesso delle competenze minime o titolo dichiarato corrispondente 190 persone in possesso del titolo di Adest
EVENTI - - - - - -
35 persone in possesso del titolo di Ota (Dm 295/91) 56 con attestato di qualifica di operatore dei servizi sociali 157 tecnici dei servizi sociali 237 persone senza titolo ma in possesso del solo credito lavorativo 530 persone in possesso di titoli stranieri attinenti 407 persone con titoli non attinenti/dirigenti di comunità/assistenti all’infanzia/diplomi vari
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Per un totale di 2829 domande. La rilevazione del fabbisogno ha inoltre evidenziato le seguenti preferenze rispetto alle fasce orarie di svolgimento della formazione: 31% mattina, 49% pomeriggio, 20% sera. Di queste informazioni terrà conto il soggetto attuatore dei corsi di Misure Compensative per il prossimo triennio. Chiara PIZZATO
L’importanza di una festa
“Mostra itinerante” per i 5 anni di Casa Carli Fino al 16 gennaio la mostra in Casa anziani
Maniago La festa di inaugurazione della mostra che celebra i 5 anni di Casa Carli, apertasi il 16 dicembre scorso nella Casa anziani di Maniago, è stata un grande successo. Un successo confermato dalla partecipazione del sindaco Alessio Belgrado e dell’assessore alle politiche sociali Ilia Franzin, del presidente della Cooperativa Itaca (che gestisce il servizio), Leo Tomarchio, della responsabile dell’area Disabilità di Itaca, Caterina Boria, del sindaco di Andreis, Franca Quas, del presidente della consulta comunale dell’associazionismo, Renzo Bolzicco e di tantissimi altri amici e familiari. Un compleanno importante per ricordare i primi passi di questa avventura, nata grazie al dono generoso del dott. Arnaldo Carli e della consorte, presenti entrambi all’inaugurazione con alcuni dei figli, e per raccontare quanta strada è stata fatta fin ora, attraverso le immagini. Gli amministratori comunali intervenuti, dell’Azienda sanitaria e i responsabili della Cooperativa Itaca, che sostengono con fiducia il lavoro a Casa Carli, hanno sottolineato l’importanza di questo traguardo. Ma questo momento è stato prezioso soprattutto per i ragazzi. Si poteva respirare la loro emozione nel riconoscersi nelle foto, nel rendersi conto che tutte quelle persone erano lì per festeggiarli. Poco importa se, subito dopo, la richiesta di una sigaretta o di un altro bicchiere di aranciata sembrava offuscare quel momento… Da sinistra: Ilia Franzin, Alessio Belgrado, Leo Tomarchio e Caterina Boria
Possiamo pensare che circostanze come questo conservino un grande valore: la consapevolezza di avere – pur nelle difficoltà della vita di ciascuno – un posto da poter chiamare “casa”, con dignità, dove desiderare e impegnarsi a crescere, a sognare il proprio futuro. La mostra, strutturata in 18 pannelli, descrive vari momenti della vita a Casa Carli, dalle mansioni quotidiane, come le pulizie o la gestione della cucina, passando per il lavoro, senza trascurare le gite, i soggiorni estivi e le feste. L’ultima sezione della mostra si compone di una carrellata di foto degli “Amici”. Associazioni, bar, negozi, panifici, parrucchiere: una parte di comunità con cui i residenti della Casa entrano quotidianamente in relazione e da cui sono accolti e ben voluti. Il rapporto con il territorio - come sottolineato dalle parole di Caterina Boria, responsabile dell’Area Disabilità di Itaca – è di fondamentale importanza per il buon funzionamento della comunità alloggio, che si inserisce appunto nella comunità più ampia del paese. Il coordinamento e l’equipe di Casa Carli si sono sempre impegnati a tessere questa rete con lo scopo di tutelare, dove e quanto possibile, gli ospiti, ma anche di sostenere ed “educare” la comunità cittadina, nel tentativo di abbattere i pregiudizi e la paura del diverso. E proprio per coltivare e consolidare il rapporto di amicizia che si è già instaurato con molti, l’equipe di Casa Carli vorrebbe propagare l’“effetto-mostra”, come i Alcuni residenti di Casa Carli tra il pubblico
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cerchi sull’acqua creati da un sasso, ipotizzando una “mostra itinerante”. Grazie alla loro struttura solida e leggera, i pannelli ben si presterebbero infatti ad essere ospitati temporaneamente nei vari luoghi frequentati dai ragazzi, in un calendario che saluterebbe così tutti gli esercenti e i commercianti, le associazioni e le istituzioni con i quali Casa Carli stringe relazioni. Siamo certi che una simile iniziativa verrebbe accolta calorosamente. La mostra è stata anche un’occasione per stringere la collaborazione – attraverso la realizzazione di biglietti d’auguri - con gli altri servizi di Itaca nel maniaghese, ovvero la comunità di “Via Colle”, dove tutti gli utenti residenti hanno accolto con gioia e volontà questo mini progetto e i Servizi Educativi Territoriali, diretti da Chiara Foghin, con la quale in particolare abbiamo da anni un rapporto lavorativo pressoché quotidiano, basato sulla condivisione di operatori ma anche su piccoli progetti di accoglienza diurna di persone disabili del territoriale. I biglietti, che rappresentano queste tre realtà, sono stati regalati come omaggio alla conclusione della presentazione fotografica. La mostra fotografica è rimasta aperta al pubblico per un mese, ovvero per tutte le festività natalizie, di fine e inizio d’anno, Epifania compresa, e si chiuderà il 16 gennaio. Ilaria BOMBEN
Residenti, operatori ed amici alla Festa
I coniugi Carli
Pranzo di Natale a Muggia Muggia Il pranzo di Natale è uno dei più importanti momenti di aggregazione e di socialità all’interno della comunità anziana dell’Ambito 1.3. L’iniziativa vuole offrire a tutti gli anziani che vivono da soli una giornata di festa nel periodo natalizio. E’ un momento di grande impatto sociale che vede tutti coinvolti e in prima linea: Comune di Muggia, Comune di Dolina, Consorzio Welcoop, volontari Croce rossa italiana di Muggia, associazione Merigoraund, Unicef Trieste, associazio-
ne Aida, associazione Astra. Obiettivo stringersi intorno ai nostri amatissimi anziani per fare festa insieme a loro. Il 21 dicembre ci siamo ritrovati presso il ristorante il Lido di Muggia, noto a tutti nella provincia di Trieste, in particolare ai muggesani. Al pranzo hanno partecipato 116 persone di cui 31 persone della Casa di riposo, il resto suddiviso tra anziani di Muggia, di Dolina e di altre case di riposo dell’Ambito 1.3 Muggia-Dolina. Presenti (vedi foto) gli assessori alle politiche sociali di Muggia e Doli-
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na, Giorgio Kosic e Tatiana Turco, la responsabile del Servizio sociale, Isabella Deliso, la direttrice della Casa di riposo di Muggia, Jasna Petaros, l’Azienda sanitaria n.1 con la dottoresse Pianca e D’Ambrosio, per l’Ati che gestisce la Casa di riposo Anna La Diega, Sandro Rumiel e Rosa Paglia. A sorpresa, e ci ha fatto molto piacere la visita seppur breve per motivi di lavoro, il nostro presidente Itaca, Leo Tomarchio e la direttrice Orietta Antonini. Il pranzo e stato allietato dalla musica del maestro Pino Veronese, molto gradito ed applaudito l’arrivo di Babbo Natale che ha distribuito a tutti i presenti regali offerti dal servizio sociale dell’Ambito 1.3 Muggia-Dolina. Antonino FERRARO
Avviso ai soci prestatori Pordenone A seguito delle modifiche introdotte dal recente DL 201/2011, si informa che a far data dal 06.12.2011 è vietato il trasferimento di denaro contante (di libretti di deposito bancari o postali al portatore o di titoli al portatore) effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi quando il valore oggetto di trasferimento è complessivamente pari o superiore a 1.000 euro. Gli assegni bancari di importo superiore a 1.000 euro
saranno emessi con la clausola di non trasferibilità. Parimenti, anche i versamenti di importo superiore a 1.000 euro non potranno essere effettuati in contanti ma esclusivamente tramite assegno bancario non trasferibile, assegno circolare, vaglia postale, bonifico bancario. Si rammenta che la sanzione amministrativa in caso di violazione delle nuove disposizioni è fissata in misura variabile dall’1% al 40% della somma trasferita. Paolo CORAZZA
Variazioni dei limiti relativi all’uso del contante, degli assegni “liberi” e dei libretti al portatore Ambito temporale di riferimento
Soglia
Fino al 29 aprile 2008
12.500 euro
Dal 30 aprile 2008 al 24 giugno 2008
5.000 euro
Dal 25 giugno 2008 al 30 maggio 2010
12.500 euro
Dal 31 maggio 2010 al 12 agosto 2011
5.000 euro
Dal 13 agosto 2011 al 5 dicembre 2011
2.500 euro
Dal 6 dicembre 2011
1.000 euro
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Letti per voi Ve li leggiamo, ve li recensiamo, ve li consigliamo ma soprattutto... ve li compriamo!
di Giovanni Gustinelli Il maestro e Margherita - (Мастер и Маргарита) Nella Mosca staliniana popolata di stupidità di burocrati e di privilegiati che della truffa dell’ipocrisia e della delazione hanno fatto la loro seconda natura, giunge Satana in persona, sotto le spoglie di Woland, esperto di magia nera. Da quel momento la città viene sconarcarussa.it volta da bizzarri e tragicomici imprevisti che si abbattono su piccoli funzionari ed esponenti del sottobosco della Mosca letteraria e teatrale. Solo al maestro, un emarginato ed incompreso scrittore a cui critici ed editori hanno rifiutato di pubblicare un romanzo riguardante il dramma di Pilato, ed alla sua infelice amata, Margherita, il diabolico Satana/Woland offrirà, in un incontro dal sapore faustiano, la pace ultraterrena. Questa, per sommi capi, è la trama del Maestro e Margherita il romanzo di Michail Bulgakov, incentrato sull’idea di una visita del diavolo nell’Unione Sovietica atea degli anni trenta. Molti critici considerano, a ragione, quest’opera dallo spiccato contenuto satirico nei confronti dell’immobile realtà sovietica uno dei più grandi capolavori della letteratura russa del XX secolo. Quanto dell’ineguagliabile Chagall (colui che, tra l’altro, ha affrescato il soffitto dell’ Operà di Parigi) saltella e occhieggia tra le righe di questo capolavoro assoluto, quanto del suo senso del fantastico (cosa c’è di più genuinamente chagalliano di una Margherita trasfigurata dalla crema di Asasello che vola a cavallo di una scopa sopra i tetti di Mosca). Il suo rutilante cromatismo sembra colorare e permeare tutte le mirabolanti avventure del valletto Korov’ev, soprannominato Fagotto un ex maestro di cappella sempre vestito con abiti grotteschi, del gatto Behemot, del sicario Asasello, del pallido Abadonna (con il suo sguardo mortale), della strega Hella e del loro signore Woland. L’arrivo di questo sgangherato ma fatale gruppo porte-
rà scompiglio non solo fra i membri di una importante associazione letteraria sovietica, la Massolit (particolarmente feroce risulta la satira nei confronti della presunta élite letteraria dell’epoca, immortalata proprio nei membri di questa associazione, tratteggiati come un gruppo Romeo & Juliet-M.Chagall di poeti mediocri, criangie.twilight.com tici meschini, finti intellettuali pomposi, ipocriti, gaudenti e sicofanti), che ha sede presso la Casa Griboedov luogo di convegno dell’alta società moscovita, ma tale scompiglio coinvolgerà anche il maestro già rassegnato all’oblio, internato in manicomio dove lo scoverà Ivan Nikolaevič Ponyrëv, detto Bezdomnyj scrittore di scarso talento che sarà responsabile in qualche modo nel riportare il maestro dalla sua amata Margherita. Mi risulta oltremodo inutile continuare a raccontare una delle più belle storie del 900 letterario; non vi resta che andare in biblioteca e chiedere a Fabiana di recuperarvi il volume, leggerlo, farvi travolgere dagli avvenimenti quasi fiabeschi e surreali ed infine restituire il libro (senza orecchie; mi raccomando la cura!). Dopo la bibliografia, come consuetudine, un piccolo assaggio. Bibliografia
Behemoth paperstreet.it
• La guardia bianca • Uova fatali e altri racconti • I racconti di un giovane medico • Cuore di cane • Morfina • Lettere a Stalin. Enukidze e Gor’kij • Appunti di un giovane medico. • Appunti sui polsini, Pordenone: Studio tesi, 1991
letti per voi • Racconti fantastici, Milano: Rizzoli, 1991 Contiene Diavoleide, Le avventure di Chichikov, Le uova fatali e Cuore di cane. • Il maestro e Margherita Libro secondo XIX - Margherita Seguimi, lettore! Chi ti ha detto che al mondo non esiste l’amore vero, fedele, autentico. Che sia tagliata la lingua infame del bugiardo! Seguimi, lettore, e segui me soltanto, e io ti mostrerò un simile amore.
Strega dustypagewonderland.blogspot.com
XX - La crema di Azazello Nel limpido cielo della sera la luna pendeva piena, ben visibile attraverso i rami dell’acero. Tigli e acacie arabescavano la terra del giardino con un complicato gioco d’ombre. La finestra a tre battenti del bovindo era aperta, ma velata da tende, e riluceva d’una luce elettrica violenta. Nella camera da letto di Margherita Nikolaevna erano accese tutte le luci e illuminavano l’assoluto disordine della stanza. Sul letto, sopra la coperta, giacevano le camicie, le calze e la biancheria, dell’altra biancheria sgualcita era accatastata direttamente sul pavimento accanto a un pacchetto di sigarette calpestato nell’agitazione. Le scarpe stavano sul comodino accanto a una tazza di caffè semipiena e a un posacenere nel quale fumava un mozzicone. Sullo schienale di una sedia era appeso un abito da sera nero. Nella stanza c’era odore di profumo. Inoltre da qualche parte giungeva un odore di ferro da stiro caldo. Margherita Nikolaevna sedeva di fronte alla specchiera con addosso il solo accappatoio gettato sul corpo nudo, e con un paio di scarpe di camoscio nere. Il braccialetto d’oro con l’orologio giaceva davanti a Margherita Nikolaevna accanto alla scatoletta ricevuta da Azazello, e Behemoth Margherita non staccava semperaugustus.tumbrl.com gli occhi dal quadrante. Di tanto in tanto cominciava ad avere l’impressione che l’orologio si fosse rotto e che le lancette non si muovessero. Ma si muovevano, anche se molto lentamente, come se fossero incollate, e alla fine la lancetta lunga andò a cadere sul ventinovesimo minuto delle nove. Il cuore di Margherita batteva terribilmente, al punto che ella quasi non riuscì ad afferrare la scatoletta. Ripreso il controllo, Margherita l’aprì e vide che la scatoletta
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conteneva una crema grassa, giallastra. Le sembrò persino che emanasse un odore di fango di palude. Con la punta del dito Margherita depose un pochino di crema sul palmo della mano, col che l’odore di erbe palustri e di bosco si fece più forte, e poi col palmo cominciò a stendere la crema sulla fronte e sulle guance. La crema si stendeva con facilità e, a quanto sembrava a Margherita, veniva subito assorbita. Dopo alcuni strofinamenti Margherita lanciò un’occhiata allo specchio e lasciò cadere la scatoletta direttamente sul vetro dell’orologio, che si coprì di incrinature. Margherita chiuse gli occhi, poi lanciò una seconda occhiata, e scoppiò in una risata impetuosa. Le sopracciglia dalle estremità assottigliate con la pinzetta s’erano infoltite, e le nere finzionimagazine.it arcate regolari erano andate a posarsi sugli occhi che stavano diventando verdi. La sottile ruga verticale che le tagliava la radice del naso e che era spuntata in ottobre, quando il Maestro era scomparso, se n’era andata senza lasciar traccia. Erano scomparse le ombre giallastre vicino alle tempie, e due retine appena visibili agli angoli esterni degli occhi. La pelle delle guance s’era soffusa d’un colore rosato e uniforme, la fronte s’era fatta bianca e pura, e la permanente del parrucchiere s’era allentata. Dallo specchio una donna dai ricci naturali, nera di capelli, di vent’anni, fissava (scossa dal riso) Margherita trentenne. Dopo aver riso a sazietà, Margherita schizzò via dall’accappatoio con un solo balzo e attinse abbondantemente alla lieve crema grassa, e a colpi potenti prese a stendersela sulla pelle del corpo. Sull’istante questo divenne roseo e caldo. Poi, istantaneamente, come se le avessero estratto un aghetto dal cervello, le s’acquietò la tempia che per tutta la sera, dopo l’incontro al giardino Aleksandrovskij, le aveva fatto male, i muscoli delle braccia e delle gambe si rinsaldarono, e poi il corpo di Margherita perse peso. Fece un salto e rimase sospesa in aria di poco sopra il tappeto, poi lentamente si sentì attirata verso il basso e planò. «Ah, che crema! Che crema!» cominciò a gridare Margherita, gettandosi sulla poltrona. I massaggi non s’erano limitati a modificarla esteriormente. Ora in lei, in tutte e in ciascuna cellula del suo corpo ribolliva la gioia, che lei avvertiva sotto forma di bollicine che le frizzavano in tutto il corpo. Margherita si sentiva libera, libera da ogni cosa. Oltre a ciò capiva con assoluta chiarezza che era avvenuto proprio quello che ancora al mattino le aveva suggerito il Sopra la città - M. Chagall - romalocale.it
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letti per voi
presentimento, e che avrebbe abbandonato la palazzina e la sua vecchia vita di sempre. Ma da questa vita passata le martellava il pensiero che occorreva eseguire un ultimo obbligo prima dell’inizio di quel qualcosa di nuovo, di insolito, che l’attirava verso l’alto, nell’aria. E lei, nuda com’era, volando effettivamente nell’aria, dalla camera da letto corse allo studio del marito e, accesa la luce, si precipitò alla scrivania. Su di un foglio strappato a un taccuino scrisse un appunto senza cancellature, rapida, in grossi caratteri a matita: «Perdonami e dimenticami il più presto possibile. Ti lascio per sempre. Non cercarmi, sarebbe inutile. Sono diventata una strega per il dolore e le disgrazie che mi hanno annichilita. È giunto il mio momento. Addio. Margherita.» Con l’anima realmente alleggerita Margherita tornò in volo in camera da letto seguita di corsa da Natasha carica di cose. E subito tutte queste cose, una gruccia di legno con un abito, dei fazzoletti di pizzo, delle scarpe di seta azzurra messe in forma e una cinturina, il tutto s’ammassò sul pavimento, e Natasha fece un gesto di meraviglia con le mani liberate. «Allora, sono bella?» gridò forte Margherita Nikolaevna con voce arrochita. «Com’è possibile?» sussurrò Natasha indietreggiando. «Come ha fatto, Margherita Nikolaevna?» «È la crema! La crema, la crema!» rispose Margherita indicando la scatola d’oro luccicante e piroettando davanti allo specchio. (Natasha, dimentica dell’abito sgualcito abbandonato sul pavimento, corse alla specchiera e con gli avidi occhi in fiamme contemplò i resti dell’unguento. Le sue labbra sussurravano qualcosa. Si voltò nuovamente verso Margherita e proferì con una sorta di venerazione: «La pelle, eh? Che pelle! Margherita Nikolaevna, la sua pelle risplende!» Ma a quel punto si ricordò, corse al vestito, lo sollevò e si mise a scuoterlo. «Lasci stare! Lasci stare!» le gridò Margheri- Promenade-Marc Chagall piropiro.org ta. «Che se ne vada al diavolo tutto! Lasci stare! D’altra parte, no, se lo pigli per ricordo. Le sto dicendo di prenderlo per ricordo. Pigli tutto quello che c’è nella stanza!». Come rincretinita l’immobile Natasha rimase a fissare per un po’ di tempo Margherita, poi le si attaccò al collo baciandola e gridando: «Come raso! Risplende! Come raso! E le sopracciglia, le sopracciglia!» «Pigli tutti questi stracci, pigli i profumi e se li metta nel baule, li nasconda,» gridava Margherita «ma non si porti via gli ori, altrimenti l’accuseranno di furto!» Natasha fece un fardello di tutto quel che le capitava sotto mano, vestiti, scarpe, calze e biancheria, e se ne uscì di corsa dalla camera. In quel mentre da qualche parte dall’altro lato del vico-
lo, da una finestra spalancata, si liberò e giunse in volo un fragoroso valzer da virtuoso e s’udì lo sbuffare d’una macchina che si stava avvicinando al portone. «Adesso telefonerà Azazello!» esclamò Margherita ascoltando il valzer che si stava riversando nel vicolo. «Telefonerà! E lo straniero è inoffensivo, sì, adesso capisco che è inoffensivo!» La macchina cominciò a rombare allontanandosi dal portone. Ci fu lo sbattere del cancelletto, e sulle lastre della stradina echeggiarono dei passi. “È Nikolaj Ivanovic, lo riconosco dal passo” pensò Margherita “bisogna fare qualcosa per prendere commiato, qualcosa di buffo e interessante.” Margherita strattonò la tenda da un lato e sedette sul davanzale di fianco, prendendosi un ginocchio tra le mani. Un raggio di luna la lambì sul fianco destro. Margherita sollevò la testa alla luna e fece un viso pensoso e poetico. Ci furono ancora un paio di passi, e poi tacquero improvvisamente. Dopo aver rimirato ancora un poco la luna e dopo aver sospirato per decenza, Margherita volse il capo verso il giardino e vide effettivamente Nikolaj Ivanovic, che abitava al piano inferiore di quella stessa palazzina. La luna si riversava chiara su Nikolaj Ivanovic. Sedeva sulla panchina e tutto stava a dimostrare che ci si era lasciato cadere di schianto. Il pince-nez era sghembo, e tra le mani stringeva la sua cartella. «Ah, salve Nikolaj Ivanovic» disse Margherita con voce triste. «Buona sera! Viene da una riunione?» Nikolaj Ivanovic non le rispose nulla. «Io invece» continuò Margherita sporgendosi di più verso il giardino «me ne sto seduta qua da sola, come può vedere, m’annoio, guardo la luna e ascolto un valzer...» Margherita si passò la mano sinistra su una tempia aggiustandosi una ciocca di capelli, poi disse irritata: «Non è cortese, Nikolaj Ivanovic! Sono pur sempre una donna, dopo tutto! È villano non rispondere quando le si rivolge la parola.» Nikolaj Ivanovic, che alla luce della luna era visibile fino all’ultimo bottone del panciotto, fino all’ultimo pelo della barbetta bionda a pizzo, scoppiò improvvisamente in una risata selvaggia, s’alzò dalla panchina e, evidentemente dimentico di sé per l’imbarazzo, invece di levarsi il cappello si mise ad agitare da un lato la cartella, e a piegare le gambe come se si stesse apprestando a lanciarsi in un ballo alla russa. «Ah, che persona noiosa è lei, Nikolaj Ivanovic!» continuò Margherita. «E in genere m’avete annoiata tutti a tal punto che non posso nemmeno dirvi quanto, e sono così felice di lasciarvi! Andatevene un po’ all’inferno!» In quel mentre alle spalle di Margherita, nella camera da letto, squillò il telefono. Margherita saltò giù dal davanzale e, dimentica di Nikolaj Ivanovic, afferrò la cornetta. «Qui parla Azazello» s’udì nella cornetta. «Caro, caro Azazello» gridò Margherita. Michail Bulgakov @phorism.it «E’ ora. Se ne voli via»...
RICERCA PERSONALE AREA TERRITORIALE ANZIANI Ricerchiamo per Servizio di Assistenza Domiciliare Gorizia Addetta all’assistenza • Si richiede: Qualifica OSS/ADEST/OTA; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.
Ricerchiamo per Centro Diurno Romans D’Isonzo (GO) Infermiera/e professionale • Si richiede: Diploma o laurea scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale. Si valutano liberi professionisti.
AREA RESIDENZIALE ANZIANI Ricerchiamo per Casa Di Riposo Belluno Logopedista • Si richiede: Laurea Logopedia; esperienza minima. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel Contratto Nazionale.
Ricerchiamo per Casa Di Riposo Lamon (BL) Infermieri Professionali • Si richiede: Laurea Scienze infermieristiche, iscrizione IPASVI; esperienza minima. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; full time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel Contratto Nazionale.
AREA disabilità Ricerchiamo per Comunità per Disabili zona Udine Addetta/o all’Assistenza • Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima nei servizi di
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assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.
Ricerchiamo per Comunità per Disabili Gorizia Addetta/o all’Assistenza • Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.
Ricerchiamo per Comunità per Disabili Trieste Addetta/o all’assistenza • Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali. Le domande vanno inviate ad uno dei seguenti recapiti: Cooperativa Itaca - Ufficio Risorse Umane 1. Vicolo Selvatico n. 16 - 33170 Pordenone 2. e-mail: ricerca.personale@itaca.coopsoc.it 3. Telefono: 0434-366064; 4. Fax: 0434-253266
Redazione Fabio Della Pietra - Cooperativa sociale Itaca In copertina Comunità, Diritti, Diversità a Udine Foto di Fabio Della Pietra Impaginazione / Grafica La Piazzetta Cooperativa Sociale - Trieste Stampa Rosso Grafica&Stampa - Gemona del Friuli (Ud) Numero chiuso il 4 gennaio alle ore 15.30 e stampato in 1250 copie
ComunitĂ , Diritti e DiversitĂ a Udine
Accoglienza e inclusione sociale