La Gazzetta di Itaca

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La Gazzetta Mensile d’informazione sociale della Cooperativa Itaca - n°7 - Luglio 2011

Il residenziale anziani raccoglie i frutti Attività in aumento di oltre il 20%

L’attesa

Portogruaro 21 e 23 luglio: notturni di_versi

Roberto Durkovic e i Fantasisti del Metrò

Pordenone 21 luglio: Itaca a Folkest per la salute mentale

Folkest adotta gli “Amori boliviani”

Tutte le novità (programma completo all’interno)


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ARTICOLO DI FONDO

Aumento di oltre il 20% nelle attività

I servizi residenziali agli anziani crescono Itaca sviluppa e consolida l’attenzione alla terza e quarta età

Pordenone Il fatturato dell’area “residenziale anziani” cresce considerevolmente nel 2010 attestandosi a 7 milioni 182 mila 331 euro, aumentando di ben un milione 277 mila euro e rotti e si riavvicinandosi a quello del 2008 (circa 7,7 milioni di euro). Nello scorso numero de La Gazzetta riportavamo la notizia circa l’aumento di oltre il 20% nell’attività dei servizi residenziali anziani riconducibile al nuovo territorio del Bellunese. Da dove nasce questo importante risultato e come ciò viene reso possibile ogni giorno? A seguire un approfondimento sul servizio e la sua organizzazione e gestione. Non prima, però, di aver evidenziato che il dato si inserisce all’interno di un trend più ampio che ha portato Itaca nel 2010 a segnare quasi 32 milioni di euro di fatturato, con oltre 31,4 milioni di euro di ricavi (+ 12%). Un’occupazione al +3%, un avanzo di gestione di quasi 400 mila euro e 265 milioni di euro di fatturato dal 1992 al

2010 completano il quadro della Cooperativa Itaca, aggiornato al 31 dicembre 2010. Tornando al residenziale anziani, il primo aspetto che certamente merita di essere evidenziato riguarda un punto fermo che per alcuni può essere scontato, ma che non va mai considerato come tale: la persona anziana, da sempre, viene posta al centro del servizio per quanto attiene la metodologia di lavoro attuata dalla Cooperativa sociale Itaca di Pordenone, sia nei servizi a carattere residenziale sia sul territorio. La valorizzazione della persona è un comune denominatore imprescindibile, tanto che la persona va sostenuta nel soddisfacimento di Immagini da Aviano quelli che sono i suoi bisogni primari, rendendola protagonista di iniziative e di attenzione. Nessun segreto particolare ma una serie di punti fermi quelli sì, quali, tanto per citarne alcuni, il rispetto e l’accoglienza della persona, la personalizzazione dell’intervento, il rispetto della riservatezza. Una metodologia per progetti da realizzarsi attraverso il lavoro in équipe

SOMMARIO I servizi residenziali agli anziani crescono di oltre il 20%

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Ludo ergo Sum: “Giochintavola” a Barcis

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“Notturni di_versi” a Portogruaro: L’attesa

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Panopticon: l’arte si fa espressione sociale

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Sicurezza accessibile e disabilità visiva: accorgimenti e strategie

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CjargnAlive incorona i No More di Tolmezzo Itaca a Folkest per la salute mentale Folkest adotta gli “Amori boliviani” I giovani unificano l’Italia... un’altra volta! La magia dei Confinandanti a Pordenone Imprese pubbliche & autogestite

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ARTICOLO DI FONDO Fogliano

multiprofessionale, ed utilizzando strumenti di valutazione multidimensionale, un coordinamento globale, l’attenzione alla qualità dei servizi in un’ottica di miglioramento continuo. Ancora la valorizzazione delle risorse umane formazione e aggiornamento continui. Senza dimenticare il fatto che la promozione dei servizi agli anziani è un luogo (non solamente fisico) d’interconnessioni con il territorio, la rete familiare e di vicinato. Del resto ciascuna persona ha un carattere di unicità ed è dovere degli operatori di Itaca assicurare e garantire il diritto alla dignità e al rispetto, all’autodeterminazione, all’informazione, alla parità di trattamento, il diritto a prestazioni di servizio qualificate. Alcuni dati (tutte le informazioni di questo articolo sono tratte dal Bilancio sociale 2010). Nell’area produttiva al 31 dicembre 2010 operavano 275 addetti, pari al 22,8% dei lavoratori della Cooperativa, delle quali 259 donne e 16 uomini. La presenza femminile nell’area è non solo preponderante ma anche socialmente significativa: qui le donne rivestono ruoli di responsabilità, direzione e coordinamento. Il personale dell’area per il 78,8% è composto da addette all’assistenza, delle quali il 68,9% è qualificato. Dieci i servizi nelle province di Cimolais

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Pordenone, Udine, Gorizia e Belluno; 5 i Comuni, 2 le Asp; 609 gli utenti totali, 138 gli autosufficienti, 461 i non autosufficienti. L’area è guidata dalla responsabile Anna La Diega, sua vice Ivana Basso. Ricette misteriose, si diceva, non ce ne sono, ma ingredienti sapientemente utilizzati quelli sì. Tanto per non tradire il tocco della chef eccone alcuni: implementazione delle competenze tecniche delle animatrici, valorizzazione delle potenzialità interne (supervisione, co-progettazione, dialogo tra generazioni e tra aree), tavoli di miglioramento (buone prassi, progetti sperimentali). Più che soddisfacenti i risultati se si considera che il 100% degli utenti ha avuto nel corso del 2010 un progetto individualizzato, costantemente verificato e adeguato al mutamento delle situazioni personali. Inoltre nel 100% dei servizi ove Itaca gestisce anche gli spazi, si è confermata la possibilità per gli ospiti di personalizzare i propri di spazi. Ancora nel 100% dei servizi in cui Itaca si occupa anche delle procedure d’ingresso vi è la possibilità per gli ospiti di effettuare nelle strutture di accoglienza visite preingresso e il loro inserimento è individualizzato. Significativi di una gestione ottimale i risultati dei questionari sulla soddisfazione di utenti, soci e committenti. Partiamo dagli anziani beneficiari dei servizi. molto alta la soddisfazione degli utenti dei 6 servizi dell’area campionati con una media di 8,99 punti (in una scala da 1 a 10). In particolare l’utenza ha evidenziato alto gradimento per la possibilità di ricevere visite in struttura e di mantenere legami sociali e familiari. La maggiore soddisfazione (9,39) la esprimono gli ospiti della casa albergo a gestione propria di Cimolais, la minore (8,26), ma comunque molto alta, gli ospiti della casa di soggiorno di Sacile, struttura in appalto (le altre, ovvero


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ARTICOLO DI FONDO

Andreis, Il Pellegrin, De Gressi a Fogliano-Redipuglia e Casa Caritas a Lamon sono ugualmente alte). La soddisfazione dei soci, in una scala da 1 a 4, risulta parimenti eccellente la media generale è di 3,43 (scala da 1 a 4). Nell’analisi per genere le socie dell’area hanno un grado di soddisfazione generale pari a 3,44 e i soci pari a 3,31. Elevata inoltre la soddisfazione dei committenti che si attesta a una media complessiva di 8,54 (in una scala da 1 a 10). Per i committenti il punto di forza dei servizi dell’area consiste nella “qualità dei rapporti con la Cooperativa” con la media più alta (9,13), mentre “professionalità del personale” fa registrare il picco più basso (7,9) ma comunque positivo. Il picco massimo di soddisfazione lo tocca la Cdr De Gressi con 9,4. Per quanto concerne l’utenza servita, rispetto all’anno precedente vi è un aumento dovuto all’acquisizione di un nuovo appalto nel corso dell’anno, da 571 a 609. In relazione al genere nel 2010 sono stati rilevati 453 utenti di sesso femminile (75,6%) e 146 di sesso maschile (24,4%). L’area è composta essenzialmente da personale di genere femminile (96,5% nel 2009, 94,2% nel 2010. Tra i fiori all’occhiello del residenziale anziani certamente la supervisione all’interno dei gruppi di operatori dell’area. Partita in via del tutto sperimentale nel 2003, è lentamente cresciuta arrivando oggi a coinvolgere un gruppo di 6 psicologi della Cooperativa Itaca impegnati come conduttori e recorder di vari gruppi di discussio-

Lamon

ne. L’incontro mensile di equipe permette un continuo scambio di vissuti ed esperienze necessario all’elaborazione dei percorsi gruppali e consente una progettazione del lavoro sempre più articolata e complessa. All’inizio di tale percorso la supervisione si rivolgeva esclusivamente agli operatori di strutture residenziali per anziani ma la versatilità dello strumento e la bontà dei risultati raggiunti ha permesso di coinvolgere negli anni anche i servizi domiciliari e i centri diurni fino ad arrivare agli animatori degli stessi centri. Dalle riflessioni emerse da questo importante lavoro si sono concretizzati anche percorsi in gruppi paralleli a quelli di supervisione che vedono gli stessi ospiti delle strutture partecipare attivamente a gruppi di parole condotti da psicologo e recorder. Va citata a questo proposito la pubblicazione sulla rivista “Prospettive sociali” dell’articolo “ I vecchi pensano… ma cosa pensano?” che è il risultato del gruppo di parola con gli ospiti della Casa Albergo Colledani Bullian di Valvasone. Si va arricchendo ed esplorando sempre di più all’interno delle aree dei servizi agli anziani una cultura dove il gruppo comprende - nell’etimo “prende insieme” - e riflette. Da qui l’importanza nel personale di assistenza dei sentimenti di appartenenza, di identificazione e condivisione. La discussione in gruppo centrata sulla persona permette di reinvestire di senso vitale l’intervento assistenziale e il suo soggetto nel suo contesto attuale, a partire dal livello di collaborazione di cui è capace. A cura di Anna LA DIEGA


EDITORIALE

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Ludo ergo Sum Pordenone Il gioco è sinonimico di passatempo, divertimento e spargimento. Il gioco, in premessa, è un’attività necessaria per gli esseri umani. È indispensabile per lo sviluppo psicomotorio, intellettuale, affettivo e sociale, poiché con esso durante l’infanzia s’imparano a rispettare norme e ad avere mete e obiettivi. È una manifestazione che ha finalità in se stessa, è gratuita e disinteressata. Il gioco rimane pur sempre l’esperienza più significativa e coinvolgente che fa quotidianamente il bambino. Riuscendo a stimolare l’immaginazione del bambino, l’esperienza ludica è capace di trasmettergli emozioni fin dalla più tenera età, un’occasione di crescita personale e di socializzazione. Anche gli adulti giocano per gli stessi motivi e se non lo fanno, poveri loro, poi ci sono anLa Guerra Italo-Turca o Guerra di Libia: combattimenti tra le forze dell’ Italia dell’Impero che progetti pedagogici che promuovono ottomano tra il 28 settembre 1911 e il 18 ottobre 1912, per la conquista della Tripolitania e la Cirenaica. Fonte: www.giochidelloca.it tale pratica, vedasi la Ludopedagogia. Il gioco inoltre educa alla convivenza, regole che chiede di essere rispettato, in cui è lecito alla differenza, alla curiosità. Il gioco fa anche sbagliare. Un gioco viene scelto, e non si può capire il significato del rischio, fa imparare a vincer e a essere costretti a giocare. Il gioco ammette che si coperdere, ma anche a cooperare. Il gioco pretende delle struiscano nuove regole, che si inventino nuovi giochi. regole e il loro rispetto. Consente anche la trasgresIl gioco è un luogo di esplorazione e scoperta, è un amsione consapevole. Il gioco è, per tutti questi motivi, biente di apprendimento. Il gioco permette di esplorare concretamente, portatore di pace. il mondo e le sue possibilità, il sé e le sue potenzialità. Il gioco è un’attività naturale delle donne e degli uoIl gioco aiuta ad apprendere e a imparare, e perciò mini, preziosissima e insostituibile a qualsiasi età: seè un potente strumento educativo, anche quando non condo le parole di un poeta e filosofo è ciò che “rende dichiara di esserlo esplicitamente. Il gioco permette ai l’uomo veramente umano” (Schiller). Il gioco migliora giocatori di inventare e di fare cose nuove. Il gioco aiula qualità della vita dell’individuo e quindi rende la cota a scoprire il bello. munità più bella. Il gioco spesso è semplice: non richiede esperti o aniOgni età si riconosce in giochi diversi, e con essi crematori. E’ utile però che vi sia chi studia, chi conosce i sce. Ogni cultura sviluppa e coltiva giochi coerenti con meccanismi del gioco, chi sceglie il gioco come lavoro. il proprio ambiente e la propria visione della vita. Ogni È importante diffondere una conoscenza e una cultura persona con le sue particolari abilità trova giochi diverdel gioco che permettano di esprimere giudizi critici sui samente interessanti. Il gioco è plurale. giochi e sui loro usi. Il gioco è un mondo di libertà. Il gioco è un sistema di In Germania e nei paesi di lingua tedesca, ad esempio, www.zioblog.it la cultura del gioco da tavolo è molto più diffusa che in Italia. Non a caso proprio la Germania ospita il premio Spiel des Jahres (gioco dell’anno), che è il più importante del mondo. La varietà di giochi esistente è infinita ma in Italia se ne conosce una minima parte. Considerata l’enorme varietà di giochi significa che esistono sicuramente giochi adatti a tutti i gusti e capacità. Nel gioco troviamo tutti le componenti di avventure, rischi, competizione, trionfi e fallimenti che cerchiamo nei nostri sogni, però dentro la cornice di una “realtà protetta” che ci permette di rischiare e metterci in discussione, sviluppando capacità di diverso tipo inconsciamente. Quante volte sogniamo cose impossibili? Comandare un esercito e conquistare il mondo... essere pilota di


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formula 1, entrare nello spionaggio internazionale, condividere una corsa di cavalli, trasformarci in milionari, amministrare il petrolio di oriente, dirigere un paese, o magari sposarci con una ricca ereditiera... Come ai ragazzi, ci piace immaginarci e simulare quelle situazioni. Allora giochiamo.

EDITORIALE carte, di miniature e qualsiasi altra tipologia in grado di stimolare fantasia, divertimento e intelligenza.

Obiettivo del progetto certamente la socializzazione ed integrazione. Proprio perché il gioco è in grado di parlare a chiunque, indipendentemente da cultura, competenze, appartenenza sociale, età, è un mezzo Attraverso il progetto “Ludo ergo che favorisce l’incontro, lo scambio Sum” ci proponiamo introdurre la e la comunicazione. La proposta è cultura del gioco per adulti in Itafinalizzata a stimolare la curiosità, www.museodelgiocattolodinapoli.it ca, sviluppare la creatività dei soci la creatività e la socializzazione ate lavoratori, offrire un gioco per traverso esperienze di gruppo. ogni sogno. Ma anche la valorizzazione dell’individuo, dal momento L’associazione ludico-culturale Coccinelle rosa propone che l’approccio ludico sensibilizza la persona e aiuta a una serata (con pernottamento) di gioco a Barcis, preliberare le emozioni più profonde, ad esprimersi con vista il prossimo 10 settembre, nella sede della Casa per i mezzi non necessariamente verbali. Esistono esempi ferie San Giovanni, una semplice occasione per giocare concreti di eventi ed attività destinate alle politiche gioa un gioco nuovo o riscoprire giochi vecchi, o per sfidavanili contro il disagio sociale, o aziende internazionali re qualcuno in particolare con l’obiettivo di promuovere che usano il gioco da tavola per sviluppare strategie la cultura del gioco intelligente che offre molte possibicreative (leggansi Fiat, Shell, Pepsi, Unilever, Kodak, lità: apprendimento, comunicazione e socializzazione Visa, ecc.). Da un ricco “menù” di giochi da tavola viene fuori la La ludoteca dell’associazione Coccinelle rosa è comprennotevole importanza del gioco come intrattenimento siva di più di 50 giochi selezionati per l’evento, menù per tutti, specialmente per quelli che si prestano a esvari per la consultazione, cartelloni riportanti elenco dei sere giocati a tutte le età; ma non mancano giochi che giochi a disposizione e ludotecari. Tra le risorse Itaca richiedono un ragionamento attento e approfondito, coinvolte, soci a titolo volontario per l’organizzazione e passando per varie ambientazioni. la struttura di Barcis per trascorrere un fine settimana A proporre i giochi adatti ad ognuno o ai gruppi ci sarà tra tutti quelli che decidono partecipare. l’esperto, che tenterà di soddisfare anche i gusti dei più pretenziosi giocatori. L’esperto è un appassionato del Walter MATTIUSSI gioco nelle sue più varie forme: di ruolo, da tavolo, di Roberto PESTRIN

Casa per ferie San Giovanni - 10 settembre

“Giochintavola” a Barcis

Incontro ludico-creativo tra i soci Itaca Puoi conoscere meglio una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione (Platone) Barcis la cultura del gioco. Perché? Perché il gioco è una cosa seria! Preparatevi a cooperare per salvare il mondo dalle I motivi per cui è importante “continuare a giocare” malattie, a tradire nel momento opportuno, vivere sono i più disparati, non preoccupatevi se pensate nel selvaggio West, coltivare campi, guidare una forche “a voi i giochi da tavola non piacciono”. Esiste una mula 1, gridare di gioia “Tokio Train”, prendere a clatale varietà di giochi (ogni anno ne escono centinavate in testa i vostri colleghi (sul serio!) ecc. ecc. ia) che sicuramente esisterà un gioco adatto a voi... L’associazione ludico culturale Coccinelle rosa in colperché non esistono persone inadatte a giocare ma laborazione con la Cooperativa Itaca, il giorno 10 esistono giochi adatti ad ogni persona, si tratta solo settembre organizzano una notte di giochi in quel di individuare il gioco giusto e le giuste condizioni. di Barcis. L’associazione metterà a disposizione una cinquantina di giochi da tavola per tutti i palati. Per La quota di iscrizione, comprensiva di cena e colazioscegliere e giocare si potrà consultare il menù oppune, è di 10 euro. re farsi consigliare dai vari ludotecari presenti. Il cui compito sarà anche quello di mettere i giocatori o Info, iscrizioni e curiosità: Roberto Pestrin 340 aspiranti tali nelle condizioni di cominciare a giocare 2928187 robopao@libero.it e Walter Mattiussi 340 e divertirsi nel più breve tempo possibile. L’obiettivo 00288 88 w.mattiussi@itaca.coopsoc.it. principale di questa esperienza è trascorrere del temSi avverte che le iscrizioni sono a numero chiuso in po piacevole e spensierato scoprendo o riscoprendo funzione dei posti letto.


IN PRIMO PIANO

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notturni di_versi – piccolo festival della poesia e delle arti notturne

L’ATTESA

2.8. 9.21.23 luglio > Portogruaro(Ve) 28 giugno > Fossalta Di Portogruaro (Ve) Portogruaro Il narratore, saggista nonché curatore di Pordenonelegge.it, Alberto Garlini, lo spettacolo Tempeste con Stefano Rota, l’esposizione di libri di_versi presso la Galleria “Ai Molini” con artisti provenienti da tre Continenti, il reading Voci con alcuni tra i giovani poeti più interessanti del panorama nazionale, sono solo alcune tra le proposte del nutrito programma della settima edizione di “notturni di_versi - piccolo festival della poesia e delle arti notturne”. La manifestazione, organizzata dall’associazione culturale Porto dei Benandanti e con il sostegno dei Comuni di Portogruaro, Fossalta di Portogruaro e della Cooperativa sociale Itaca, è previsto dal 28 giugno al 23 luglio tra Portogruaro e Fossalta di Portogruaro. Nel corso degli anni la kermesse si è consolidata come uno degli appuntamenti più significativi tra le proposte culturali estive del territorio. Notturni di_versi si propone come luogo e laboratorio di ricerca per comprendere, percorrere e sfumare i confini tra la poesia e le altre forme di espressione artistica. E si articolerà in un ricco programma di readings, presentazioni di libri, incontri con gli autori, installazioni, mostre, concerti e performances teatrali.

Il tema portante per l’edizione 2011 di notturni di_versi è L’ATTESA come condizione di attivazione verso ciò che può avvenire. Su questo tema sono chiamati a lavorare gli artisti partecipanti. L’Attesa può intendersi a partire da due diverse prospettive, una di chiusura nella difesa delle proprie convinzioni, l’altra aperta verso un orizzonte nel quale il futuro possa trovare spazio. L’incontro tra musica e poesia è stato protagonista della serata del 28 giugno al Cortino del Castello di Fratta con Sbizza e la MicrOrchestra e Le Cose Sicure che hanno presentato rispettivamente l’album Tinamo e il libro di Piero Simon Ostan Pieghevole per pendolare precario. In alternanza numerosi readings poetici tra i quali l’appuntamento presso il Vivaio Bejaflor con il Festival Itinerante internazionale “Acque di Acqua” con Tomislav Vrecar e Roberto Cescon e la lettura sulle acque del Lemene dei poeti partecipanti all’esposizione di Libri di_versi. Infine il tradizionale Voi ch’ascoltate nel Parco della Pace a chiudere la kermesse. Info e contatti: info@notturnidiversi.net www.notturnidiversi.net - www.portodeibenandanti.org + 39 3403022429

Attesa

[at-té-sa] s.f. • 1 Lasso di tempo che intercorre tra il preannuncio di un evento e il suo verificarsi: a. di una notizia; stato d’animo di chi aspetta: a. penosa || sala d’a., sala d’aspetto • 2 (spec. pl.) Ciò che ci si attende SIN speranze, aspettative: le vostre a. sono andate deluse Il tema di notturni di_versi 2011 è l’attesa. Ma cos’hanno a che fare la poesia, e l’arte in generale, con l’attesa? Ben poco se la intendiamo nel senso di uno stato di passiva inattività, molto se invece l’assumiamo come un tendere a..., come una condizione di attivazione protesa verso ciò che può avvenire. L’attesa si può infatti intendere a partire da due diverse prospettive, una di chiusura nella difesa della proprie posizioni consolidate, si tratta in tal caso di un’attesa che ci consuma, come quella del Tenente Dogo nella fortezza Bastiani, e l’altra invece protesa verso la creazione di un orizzonte da tenere aperto e nel quale ciò o colui che sta per venire possa trovare spazio. L’attesa implica quindi un lavoro cronologicamente orientato verso il futuro. È in tal senso che si parla di attesa in ambito religioso ma che intendiamo anche la maternità come un’attesa. L’attesa allora non va disgiunta da un concetto che apparentemente le si oppone, quello di sorpresa. Già Eraclito affermava che “chi non si aspetta l’inaspettato non scoprirà la verità”, questo perché anche il sorprendente deve trovare uno spazio in cui possa presentarsi a noi, e senza una tale disposizione passerebbe inosservato. A nostro avviso quindi il ruolo della poesia e dell’arte sta proprio nel tenere aperto questo orizzonte di attesa in cui anche l’inatteso possa darsi.


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IN PRIMO PIANO Notturni di_versi 2011

Programma

(Poichè La Gazzetta esce il 15 luglio vengono riportati solo gli eventi calendarizzati dopo tale data)

Giovedì 21 luglio

Sabato 23 luglio

Ore 21.30 INCONTRI L’attesa Incontro con Alberto Garlini

Ore 21.30 TEATRALITà «Tempeste» con Stefano Rota dell’associazione teatrale Kairos tratto da La tempesta di Shakespeare

Portogruaro (VE) – Parco della Pace

Portogruaro (VE) – Parco della Pace

Ore 22.15 READING Voci Reading poetico con Guido Cupani, Alessandra Frison, Giulia Rusconi, Anna Toscano a cura di Piero Simon Ostan e Roberto Cescon Ore 23.00 MUSICHE Jumbo Geisha in concerto In serata: NUTRI_MENTI Rinfresco e degustazione vini - Azienda Agricola Piccinin di Belfiore di Pramaggiore

Ore 23.00 READING Voi ch’ascoltate - Reading poetico - 8a edizione«L’attesa» Presenta Renzo Cevro-Vukovic – musiche a cura del Porto dei Benandanti In serata: NUTRI_MENTI Rinfresco e degustazione vini - Azienda Tomasella di Pramaggiore

Apertura esposizioni Dal 9 luglio al 23 luglio: Libri di_versi 3 poeti e artisti espongono libri oggetto Dal 8 luglio al 7 agosto: Personale di Tizzi da Gorizzo presso Studio Arkema

Guida agli eventi Giovedì 21 luglio Portogruaro (VE) – Parco della Pace Alberto Garlini Alberto Garlini nato a Parma nel 1969, vive a Pordenone. Collabora alle pagine culturali del Messaggero Veneto e del Gazzettino. Ha pubblicato Friulani Brava gente (Biblioteca dell’Immagine), Le cose che dico adesso (nuovadimensione), Una timida santità e Fútbol bailado per Sironi Editore. È tra i curatori della manifestazione culturale Pordenonelegge. VOCI – Reading poetico Nonostante la banalità mediatica che ci circonda, nonostante le distrazioni quotidiane, nonostante chi grida che la poesia è inutile, la poesia in verità va avanti, si muove, indica percorsi di riflessione a chi sa ascoltare. Ciò che è straordinario è il fatto che essa continui a pulsare nelle voci di questi poeti: Guido Cupani, Alessandra Frison, Giulia Rusconi, Anna Toscano. Diversi come stile e contenuti, ma unificati nell’obiettivo di dare il giusto peso alle parole, rivitalizzandole sul piano espressivo. Guido Cupani è nato nel 1981. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Astronomia. Le Felicità è il titolo del suo primo libro di poesia pubblicato per Samuele Editore. Alessandra Frison è nata a Zevio, in provincia di Verona, nel 1985, attualmente studia Lettere moderne

all’Università degli Studi di Milano. Una scelta di suoi testi poetici è apparsa nell’Almanacco dello Specchio (Mondadori, 2008). Un suo racconto è uscito nell’antologia Bloggirls, voci femminili dalla rete (Mondadori, 2009). Giulia Rusconi è nata a Venezia nel 1984. Dal 2006 si occupa di poesia contemporanea e organizza laboratori e incontri con alcune tra le voci più significative dell’orizzonte poetico odierno. Suoi testi sono apparsi in alcune riviste come ClanDestino e L’immaginazione, e in altre online tra cui UnoNove, Ulisse e AbsoluteVille. Anna Toscano vive a Venezia, dove insegna Lingua Italiana all’Università Ca’ Foscari. Giornalista per il Sole24ore e altre testate, promuove iniziative culturali legate a letteratura e poesia. Nel 2011 è uscito il quaderno only distance, preceduto dalla raccolta All’ora dei pasti, 2007, e Controsole, 2004; gli ultimi inediti poetici sono apparsi nell’antologia Orchestra a cura di Guido Oldani, 2010; liriche, racconti e saggi sono rintracciabili in molte riviste e diverse antologie. Jumbo Gheisha Iniziato come alternativa e sfogo creativo a diversi progetti musicali intrapresi una decina di anni fa, Jumbo Geisha è rimasto quiescente. Durante questo periodo metabolizza dunque un decennio di musica ascoltata e composta. Da allora ha atteso il giusto momento per manifestarsi; si è guardato in giro, ha conosciuto musicisti, poeti, artisti, vite difficili e facili, ma è solo l’incon-


IN PRIMO PIANO tro con Canti Neri che gli ha dato il nutrimento di cui necessitava: una cruda, scarna, sintetica realtà narrata con i toni violenti del rock e la cinica melanconia del blues: poesia di vita vissuta a pieno. JG è pronto e si propone. Per JG questo è solo l’inizio.

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spondano alla nostra esigenza di cucirci addosso contenuti, parole, personaggi) e quella estetica (attraverso lo studio della contaminazione tra i linguaggi: tra parola, movimento, musica e materiali presenti in scena). Gli artisti impegnati in questa produzione sono attori professionisti veneti, attivi da anni in produzioni di qualità. Provengono da esperienze diverse a cavallo tra teatro in lingua veneta e teatro di ricerca, tra teatro di parola e teatro fisico, e hanno rafforzato il loro sodalizio artistico durante la preparazione e la tournée de Il servitore in prova, tratto da Carlo Goldoni. Tempeste si rivolge sia ad adulti che a bambini e ragazzi, perché si intende cercare un linguaggio universale, nella convinzione che i più giovani siano pronti ad ascoltare e comprendere anche contenuti complessi e gli adulti abbiano ancora voglia di ascoltare favole che spalanchino davanti ai loro occhi mondi magici. Voi ch’ascoltate Il 22 luglio 2004, per ricordare la nascita di Francesco Petrarca, il Porto dei Benandanti organizzava al Parco della Pace il reading poetico VOI CH’ASCOLTATE. È da questo evento che nasce il festival notturni di_versi. Quest’anno sotto la luce della luna di luglio una dozzina di poeti, provenienti da tutt’Italia, saranno chiamati mettere in versi il tema portante dell’edizione 2011: l’attesa.

Sabato 23 luglio Portogruaro (VE) – Parco della Pace Tempeste Tempeste è la sesta produzione di Kairós, compagnia e scuola di danza e teatro, attiva da dieci anni a Venezia. Il lavoro artistico di Kairós vuole approfondire la ricerca in due direzioni: quella tematica (attraverso testi che ri-

L’evento sarà presentato da Renzo Cevro-Vukovic e le musiche saranno a cura del Porto dei Benandanti. Questi i poeti che leggeranno: Francesco Perin, Alessandro Bazzana, Luigina Lorenzini, Erika Crosara, Enzo Comin, Velvet Afri, Leonardo Bazzo, Salvatore Siddi, Luciano Nota, Jacopo Garimberti, Alberto Sonego, Andrea Comina, Alessandra Grifalconi.

Vuoi contribuire a La Gazzetta? Invia il tuo articolo, meglio se corredato da immagini in allegato jpg, a: f.dellapietra@itaca.coopsoc.it oppure al fax 0434 253266. Per informazioni chiama il 348 8721497.

Il termine ultimo per il numero di agosto è lunedì 25 luglio alle ore 9.

Ricordo a tutti/e che le immagini a corredo dei vostri articoli NON vanno impaginate all’interno del file word, ma devono essere inviate in allegato jpg (via mail) o consegnate a mano.

Il 23 aprile è arrivata Miriam, la bimba della socia Chiara Bettin. Congratulazioni alle ragazze e anche a papà Graziano. Benvenuta Miriam! Il 26 aprile alle 23.12 è nato Mattia, felicitazioni alla mamma Francesca Pitteri e al papà Marco. Benvenuto Mattia! Il 15 giugno alle 19.35 è venuta alla luce Eleonora, tanti auguri a papà Alessandro Vacanti e alla mamma Sara. E benvenuta ad Eleonora! Papà Marco ha contribuito, mamma Cristiana ha fatto la maggior parte, Andrea è arrivato in quel di Gemona. Iris è contenta e bravissima. Auguri a tutti. Benvenuto Andrea!


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IN PRIMO PIANO

Immagini, testi, suoni, voce e spazio

Panopticon: l’arte si fa espressione sociale Chiusa con successo l’esposizione al Parco culturale San Giovanni

Trieste Immagini, testi, suoni, voce e spazio in una relazione condizionante in cui ogni elemento interagisce ed influisce sull’altro. È “Panopticon”, l’installazione in mostra a Trieste dal 23 giugno al 1° luglio presso lo Spazio Rosa, nel Parco Culturale di San Giovanni, inserita all’interno della seconda edizione di “Impazzire si può”. L’opera proposta dal gruppo Kant machine nasce come sperimentazione creativa all’interno di una cornice più ampia, il progetto nazionale di facilitazione sociale realizzato dal 2006 in tutta Italia con i Circoli di Ascolto organizzativo. Visitando Panopticon, lo spettatore non è confinato in un ruolo di contemplazione passiva, ma invitato a partecipare emotivamente e criticamente in una dimensione immersiva ed esperienziale. Attraverso sistemi di rilevamento acustico e ambientale lo spettatore, compiendo semplici azioni all’interno dello spazio, può partecipare alla costruzione del senso dell’opera in tempo reale. Panopticon è costruito con una struttura modulare che si adatta di volta in volta allo spazio, alle occasioni e alle risorse che trova, creando così una relazione unica con ogni città e con la sua capacità di installare il Panopticon come esperienza viva e vitale di scambio e di riflessione all’interno della comunità sociale. “Kant machine è un gruppo di ricerca e ricognizione che, attraverso la riflessione filosofica e la sperimentazione artistica costruisce messaggi, immagini e progetti di sviluppo delle comunità sociali – spiega Alessandro Rinaldi che con Leo Kopacin ha fondato il gruppo -. Il progetto fonde l’esperienza di due soggetti attivi da molti anni in tutta Italia su percorsi di eccellenza: Dof Consulting, gruppo di ricerca sulla facilitazione sociale ed Ezzthetic, studio di produzione visuale e musicale. Il gruppo basa la sua esperienza su percorsi e progetti realizzati in diversi mondi: dalla ricerca scientifica alla sperimentazione artistica, dall’industria alla sanità, dalla pubblica amministrazione alla cooperazione sociale”. L’installazione a Trieste ha rappresentato un vero e proprio atto di fondazione di un’opera che sarà ora portata in altre città italiane ed europee ma che rivendica una paternità triestina. Per questa importante anteprima nazionale Kant machine ha ottenuto il Patrocinio della Provincia di Trieste e la collaborazione del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste, di Area Science Park e dell’as-

sociazione culturale Nadirpro. Inoltre diverse ed eterogenee realtà di eccellenza di Trieste e del Friuli Venezia Giulia hanno voluto sostenere il progetto in termini di investimento culturale, sociale ed economico: il Consorzio Interland, Wartsila Italia, la Cooperativa sociale Itaca di Pordenone e Zidarich, il noto produttore di vini del Carso. Il “concetto” Panopticon di Kant machine [Panottico]: ciò che è visibile in ogni sua parte attraverso un unico sguardo. Il Panopticon è l’edificio progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham, una visione al contempo di assoluta bellezza e di estrema dominanza. Questo edificio a forma radiocentrica doveva realizzare la visione onnisciente del potere: controllare contemporaneamente i prigionieri di un istituto di detenzione attraverso lo sguardo di un solo guardiano. Alla visione del Panopticon si ispira l’installazione ideata da Kant machine. La costruzione di uno spazio panottico diventa il punto di partenza per evocare la testimonianza immaginaria di due figure capaci di proporre una riflessione radicale e seminale sul tema della libertà e del rapporto tra individuo e istituzione: lo psichiatra Franco Basaglia ed il pensatore Ivan Illich. Il riconoscimento del valore terapeutico della libertà e la possibilità di costruire e curare attraverso la relazione e non attraverso la detenzione, l’idea di trasmissione del sapere in un contesto conviviale piuttosto che nell’ angusto ambito istituzionale, rendono il pensiero di Basaglia ed Illich di assoluta attualità. Le diverse prospettive si affiancano in ogni angolo dell’installazione. Noi siamo posti esattamente in mezzo, all’interno di un ambiente che ci porta a riflettere sulla nostra percezione immergendoci in un gioco di specchi. Mentre le parole di Basaglia ed Illich e lo sguardo di Bentham si inseguono in un vertiginoso parallelismo, la responsabilità dell’esperienza è tutta nostra, immersi contemporaneamente nella posizione dello spettatore, del guardiano, del convitato, del detenuto, del malato, dell’uomo liberato. www.kantmachine.com www.dofcounseling.com www.ezzthetic.com


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Buone prassi, consigli per le emergenze e percorsi innovativi

Sicurezza accessibile e disabilità visiva Accorgimenti e strategie

Udine

«È tutto a norma! Abbiamo terminato la ristrutturazione due anni fa!». Questa frase si sente purtroppo ripetere spesso, certamente in piena buona fede, come se in un edificio appena ristrutturato, o peggio, di nuova realizzazione, sia scontato che tutto sia stato realizzato a regola d’arte. C’è la convinzione che sia chi ha progettato, sia chi ha collaudato, abbia rispettato tutte le normative vigenti. La realtà purtroppo ci insegna che spesso non è così. In molti casi le “dimenticanze” interessano proprio degli aspetti che coinvolgono, o meglio escludono, le persone con una qualche disabilità visiva, negando loro la possibilità di accedere e frequentare in autonomia e sicurezza un edificio. (Giorgio Sclip, Sicurezza accessibile. Disabilità visiva: accorgimenti e strategie per migliorare la leggibilità e la comunicabilità ambientale)

dente della Cooperativa sociale Itaca e rappresentante di Ottima Senior, Tomaso Bulligan, Docente a contratto “laboratorio di ipovisione e cecità”, Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Udine, Stefano Carlutti, Tecnico, esperto in barriere architettoniche, nominato in rappresentanza della Consulta disabili FVG all’interno della Commissione Edilizia del Comune di Udine, Michele Franz, Centro Regionale di Informazione e Formazione sulle Barriere Architettoniche CRIBA. Giorgio Sclip si è laureato in Ingegneria all’Università di Trieste, dove lavora attualmente come Responsabile del Servizio Prevenzione, Protezione e Disabilità. È membro del Coordinamento Nazionale dei Servizi Prevenzione e Protezione delle Università e degli Enti di Ricerca, del quale è anche rappresentante presso il Focal Point italiano dell’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro. Da anni collabora con la rivista “ISL Igiene & Sicurezza del Lavoro” su cui ha pubblicato numerosi contributi dedicati al tema della sicurezza in relazione alla disabilità.

Accorgimenti e strategie per la disabilità visiva, buone prassi per la vita di ogni giorno e per le situazioni di emergenze, ma anche per indicare percorsi inEdizioni novativi da percorrere, tenuto conto che “legUniversità di Trieste gibilità e comunicabilità ambientali possono facilitare l’immediata comprensione dello spazio grazie a una segnaletica anche non testuapresentazione del volume EUT Edizioni Università di Trieste le”. A spiegarlo è Giorgio Sclip, responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione Disabilità dell’Università di Trieste, che lo scorso Sicurezza accessibile. 22 giugno nella Residenza protetta per gravi Disabilità visiva: accorgimenti e strategie e gravissimi di via Gervasutta 69/70 a Udine ha presentato il libro (edito dalla casa editrice per migliorare la leggibilità Eut - Edizioni Università di Trieste) “Sicurezza e la comunicabilità ambientale accessibile. Disabilità visiva: accorgimenti e strategie per migliorare la leggibilità e la coa cura di Giorgio Sclip municabilità ambientale” di cui è curatore. L’importanza di leggibilità e comunicabilità ambientali “è vitale per le persone che soffrono mercoledì 22 giugno 2011, ore 17.30 di difficoltà visive e decisiva nelle situazioni di Residenza protetta per gravi e gravissimi, emergenza. Questo volume – prosegue Sclip via Gervasutta 69/70, Udine intende presentare una serie di pratiche e di esempi che propongono soluzioni e indicano strade da percorrere, dalla progettazione degli presenteranno il libro ambienti alla gestione della sicurezza”. Paolo Alessi Delegato del Rettore per la disabilità, Università degli Studi di Trieste L’evento, che godeva del patrocinio della ProPaola Pascoli vincia di Trieste e del Comune di Trieste, è Centro Regionale di Informazione e Formazione sulle Barriere Architettoniche CRIBA Laura Lionetti stato organizzato da Università degli studi di Vicepresidente della cooperativa Itaca e rappresentante di Ottima Senior Trieste e Edizioni Università di Trieste in colTomaso Bulligan Docente a contratto “laboratorio di ipovisione e cecità”, laborazione con Cooperativa sociale Itaca, Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Udine Gruppo Ottima Senior, Ass. n.4 Medio Friuli, Stefano Carlutti Anfamiv e Criba. Tecnico, esperto in barriere architettoniche, nominato in rappresentanzadella Consulta disabili FVG all’interno della Commissione Edilizia del Comune di Udine A presentare il libro Paolo Alessi, delegato del Michele Franz Rettore per la disabilità Università degli Studi Centro Regionale di Informazione e Formazione sulle Barriere Architettoniche CRIBA di Trieste, Paola Pascoli, Centro Regionale di in collaborazione con Informazione e Formazione sulle Barriere Ar- con il patrocinio di chitettoniche CRIBA, Laura Lionetti, Vicepresicomune di trieste


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in primo piano CjargnAlive è realtà

I No More di Tolmezzo si aggiudicano il concorso

Tolmezzo Il 25 giugno “CjargnAlive” è finalmente diventato realtà, o meglio, si è manifestato con tutta la sua forza e magia. Infatti, fin dalla sua nascita, CjargnAlive è realtà per la partecipazione continua e costante di una parte della comunità tolmezzina che, attorno al gruppo Econoise, ideatore e promotore dell’evento, si è riunita per collaborare con idee, sostegno e proposte. Sono state quelle idee a trasformarsi dalla carta in luoghi di incontro originali e creativi, fatti di giochi e percorsi ludico-sensoriali per bambini di tutte le età. Tutto questo ha fatto da cornice al grande concorso musicale CjargnAlive 2011, che ha visto gareggiare undici band regionali, perlopiù carniche, per aggiudicarsi il primo e ambitissimo premio consistente nella registrazione di un album inedito presso lo studio G&B di Sostasio, partner dell’evento. Alla fine della lunghissima maratona musicale, durata dalle 17 all’1.30 circa, sono stati i No More di Tolmezzo a vedersi assegnata la targa dei vincitori dalla giuria di qualità, composta, tra gli altri, da Sara Burba, consigliere d’amministrazione della Cooperativa sociale Itaca e coordinatrice del servizio Area Benessere per la Carnia. Secondi classificati i Borderline mentre terzi sono arrivati gli Almanegra, tutti di Tolmezzo. Non solo gruppi in gara però: ospiti della serata i Mig29 Over Disneyland, una delle band carniche che più si sta mettendo in mostra nell’affollato scenario della musica punk-rock, mentre ad aprire le danze ci ha pensato il gruppo di percussionisti della Comunità di Rinascita. Anche la Bande Eletriche ha gareggiato fuori concorso, per non aver inviato il testo nei termini fissati, ma la loro grande passione li ha spinti a partecipare comunque, deliziando con la loro musicalità originale e i loro testi (davvero dissacranti e rivelatori del popolo carnico) il folto pubblico e la giuria stessa, che ha tributato

loro un encomio speciale. Oltre a loro Terenzio One Man Band, un uomo solo che pareva un’orchestra per il coinvolgimento e la partecipazione (a suoni di clap hand) ottenuta; i Brainless, di Sacile, carichi di una forza sovrumana e catalizzatori dei battiti di piedi di tutto il pubblico presente; Ulisseeiciclopi, di Mortegliano, altro cantore in solo con testi a raccontare pregi e difetti di un Friuli moderno ma ancora così ancorato alle sue tradizioni; i Nobody’s Puppets, formazione tra le più giovani in concorso ma che ha saputo dimostrare una grande capacità di tenuta del palco, forse uno dei concerti più emozionanti. Gli Alter Eco, di Treppo Carnico, alla loro prima esperienza live, con testi e musiche così introspettive da ricordare (senza plagi) gli Afterhours; Tobias Fior, terzo e ultimo one man e nemmeno per scelta, a causa di un incidente al braccio accaduto al suo accompagnatore: forse il più deluso tra tutti, ma ha saputo dimostrare grande coraggio nell’affrontare le circa trecento persone presenti, con cover di band come i Rem; i G.B.U. (the Good, the Bad & the Ugly), portatori di una ventilata di freschezza con un sound così originale e variopinto da rendere difficile una classificazione tra i generi; gli Anonima, gruppo punkarnico fino al midollo, che con un repertorio d’altri tempi ha fatto ballare la folla che riempiva gli spazi davanti al palco; infine i Waityng for Delivery, ennesima band di Tolmezzo (che vede in questi anni una ricchezza musicale davvero invidiabile), il gruppo più metal tra tutti quelli in gara e che ha saputo riproporre brani di Metallica e altre storiche band metal, con una tecnica ed una pulizia incredibile. Questo il lunghissimo elenco delle giovani band che hanno partecipato a CjargnAlive e che ancora oggi scrivono, raccontano e polemizzano (trattandosi di gara, era inevitabile...) su Facebook, tributando alla manifestazione il successo che ha meritato. Le esibizioni dei loro brani in concorso verranno inserite nella pri-


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ma compilation “CjargnAlive”, che avrà come copertina il disegno di Martika Vuerli, risultata vincitrice nell’elezione aperta a tutti i partecipanti alla festa. Ma, come anticipato, CjargnAlive ha avuto una cornice unica, che avrebbe potuto vivere di vita propria, con i giochi e le animazioni organizzate dalle associazioni in collaborazione con i ragazzi: partite di scacchi e dama; laboratori di teatro, di mosaico; i percorsi sensoriali tra i profumi della ricchissima Carnia (anche se qualcuno si ostina a dire sia povera); un memorabile torneo di calcetto sotto i colori di squadre professionistiche boliviane; i rompicapo sfidati (e che spesso hanno vinto) da tantissimi partecipanti. Unica nota stonata la difficoltà nel trovare sovventori, enti pubblici e privati Carnici che partecipassero per aiutare i ragazzi a organizzare questo grande evento. Perciò risulta ancora più importante l’impegno della Cooperativa Itaca in questo senso. E non si può non sottolineare il patrocinio dato dalla Città di Tolmezzo, presente alla manifestazione con l’assessore Cristiana Gallizia. Fondamentale è stato, inoltre, l’apporto dato dai Servizi Sociali della Carnia, soprattutto nella persona di Gaia Pecile, educatrice del servizio, che ha seguito il gruppo organizzativo in tutta la fase gestionale e collaborato alla costruzione della rete di tutte le associazioni coinvolte. Queste, insieme ai ragazzi del gruppo Volontariamente/Econoise, sono le artefici dell’evento, che hanno portato la loro esperienza al servizio dei ragazzi stessi. Immagini tratte da Cjargna Alive (Facebook)

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Proprio per questo, chi scrive, ritiene importante ricordarle. Guidato da A.S.S. n.3 “Alto Friuli”, ente gestore del Servizio sociale dei Comuni della Carnia, in particolare dall’Unità Funzionale Socio Educativa, e dalla Cooperativa sociale Itaca, il partenariato ha visto protagonisti anche altri attori del territorio: gruppo EcoNoise, Anffas Alto Friuli, Dum – Dinsi Une Man, Comunità di Rinascita, Legambiente Carnia, “Pais dal Mont” Bottega del Mondo di Tolmezzo, Centro di Salute Mentale di Tolmezzo, Centro don Onelio, Polisportiva Pallacanestro, La Via dei Matti, Polisportiva Betania, Associazione Caneva, Acat, CSV, “La palla nel pozzo”, ADMO, Associazione culturale X Regio, Circolo damistico “Bruno Marini”, Consulta Giovani Tolmezzo con il sostegno esterno dell’associazione culturale Giorgio Ferigo ed il patrocinio del Comune di Tolmezzo e della Provincia di Udine. Infine, le fondamenta di tutto, i reali promotori e realizzatori dell’evento: il gruppo Econoise, che da tre anni dedica il suo tempo alla comunità con varie e innumerevoli attività, delle quali CjargnAlive è soltanto la punta dell’iceberg: Mirco, Giulia, Andrea, Michele, Luca, Francesca, Arianna, Vincenzo, Greta, Jessica, Virginia, Teonas, Nicola, Fabio e Betta. Alice e Gigi sono gli educatori della Cooperativa che hanno la fortuna di averli accompagnati fino a qui. See you in Cjargnalive 2012… Gigi FASOLINO


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Pordenone 21 luglio Piazza XX Settembre ore 21.15

Itaca a Folkest per la salute mentale Roberto Durkovic e i Fantasisti del Metrò (Italia/Romania)

Assessorato alla Cultura

Pordenone Sono undici gli anni trascorsi da quel primo incontro tra Itaca e Folkest avvenuto forse un po’ per caso. Alle soglie dei vent’anni di età (“Venti di Itaca” saranno celebrati nel 2012), ben undici le stagioni che Itaca e Folkest hanno percorso insieme, condividendo un cammino ed un progetto comune per promuovere il lavoro di rete e di incontri. Anche quest’anno ci piace ricordare che Cooperativa sociale Itaca e Folkest vogliono promuovere e sostenere valori quanto mai attuali come la vicinanza, la fratellanza, l’aiuto reciproco al di là di ogni confine etnico, stigmatico, religioso, fisico o di qualsiasi altro genere. Prosegue a Pordenone il progetto “Itaca a Folkest per la salute mentale”, collaborazione storica tra Edit Eventi e Cooperativa Itaca giunta all’edizione numero 11 e diventata un punto fermo nel panorama del Festival, una sorta di finestra aperta sul sociale. Solida peraltro anche la sinergia con il Comune di Pordenone, giunta al settimo anno, che il 21 luglio grazie all’Assessorato alla Cultura ospiterà in piazza XX Settembre il concerto (ingresso libero) di Roberto Durkovic e i Fantasisti del Metrò (Italia/Romania). Il focus del progetto è rivolto all’attenzione alle persone con sofferenza mentale, all’accoglienza, al rispetto di tutte le individualità, ma anche alla salvaguardia del diritto di cittadinanza, al potenziamento dell’autonomia

ed alla valorizzazione di tutte le abilità. Come ci ha insegnato Franco Basaglia, padre della Legge 180 che chiuse i manicomi tracciando la strada di un’esperienza poi esportata in tutto il mondo, crediamo che solo partendo da questi principi si possa migliorare la qualità della vita delle persone con sofferenza mentale e di chi sta loro attorno, a partire dalle famiglie, dalla società. Una strada che Itaca e Folkest percorrono insieme da undici anni: Concordia Sagittaria (2001 e 2002), Latisana (2003), Venzone (2004), Pordenone (2005), Maniago e Pordenone (2006), Pordenone e Portogruaro (2007), San Donà di Piave e Pordenone (2008). San Donà di Piave e Pordenone (2009), Pordenone, Udine e Maniago (2010). Sul palco naturale della centralissima e suggestiva piazza XX Settembre di Pordenone il 21 luglio alle 21.15 arriva il progetto artistico di Roberto Durkovic con la musica allegra dei Rom, dove le culture etniche hanno amalgamato i colori della rumba e la magia del flamenco con il tango argentino in onore del grande maestro Piazzolla. Con una dedica particolare al maestro e ispiratore Guccini. Una delle più belle novità tra i cantautori italiani degli ultimi anni che Itaca, Folkest e Comune offrono alla città. DURKOVIC E I FANTASISTI DEL METRO’ (Italia/Romania) Roberto Durkovic, italiano di nascita, figlio di un praghese è nato nella ex Cecoslovacchia in una città che risveglia l’amore più nascosto in chiunque ci trascorra anche solo un giorno. I musicisti tzigani, incontrati nei vagoni della metropolitana di Milano hanno fatto concretizzare il progetto artistico di Roberto Durkovic con la musica allegra dei Rom, ma in questo album c’è molto di più perché le culture etniche hanno amalgamato i colori della rumba e la magia del flamenco con il tango argentino in onore del grande maestro Astor Piazzolla, con una dedica particolare al maestro e ispiratore Francesco Guccini. Una delle più belle novità tra i cantautori italiani degli ultimi anni.

FORMAZIONE: Roberto Durkovic (chitarra e voce); Ion Bosnea (clarinetto); Massimiliano Alloisio (chitarra); Florian Albert Mihai (fisarmonica); Davide Marzagalli (batteria e percussioni); George Bosnea (violoncello); Minel Lupu (contrabbasso); Ugo Begliomini (basso elettrico); Emilio Rossi (tastiere).


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“Amori boliviani” a Folkest

OCCHI DENTRO OCCHI Spilimbergo 2 luglio – 1 agosto

Spilimbergo

“Occhi dentro occhi e prova a dirmi se / un po’ mi riconosci o in fondo un altro c’è sulla faccia mia / che non pensi possa assomigliarmi un po’”. Parole dei Negramaro (Quel posto che non c’è), scelte perché sentite immediatamente e dolcemente consonanti, pienamente e poeticamente in armonia con gli “Amori boliviani”. L’eco che risuona ancora dentro è vibrante “emozione”. Come una cantilena. La stessa provata – quell’emozione di pancia, che non dimentichi facilmente e non cancelli, e soprattutto non controlli – quando ho avuto modo di fermarmi ad osservare – estraniato da tutto – le immagini della mostra La sonrisa de un niño. Lasciandomi avvolgere senza opporre resistenza. E partecipando, di getto e da dentro, alle parole interiori poi sgorgate da quegli occhi e da quella pancia. Immaginandole rivolte da un padre o una madre a un figlio o a una figlia. Arrivato grande. L’associazione Braccia Aperte, in prima linea in questo splendido progetto di solidarietà internazionale che si chiama “Amori boliviani”, promosso dalla Cooperativa sociale Itaca e ora adottato anche da Folkest, ha iniziato nel 1995 proprio da qui. Dall’adozione da parte di sei famiglie (primo amore boliviano) di bambini abbandonati, orfani e soli. Quando un gruppo di amici, uniti da questa comune esperienza, ha deciso di costituirsi in associazione con il semplice intento di poter creare solidarietà nei confronti delle persone più deboli ed emarginate della Bolivia. “Mani dentro mani e prova a stringere / tutto quello che non trovi / negli altri ma in me”. Sono tante le mani che in questi mesi hanno stretto gli “Amori boliviani”, a partire da quelle di Letterio Scopelliti, scrittore e giornalista, oltre che – prima di tutto – amico. Elettivo, di quelli che si scelgono, e che ti scelgono. Mani, quelle di Letterio, che in 24 notti insonni guidate dal cuore hanno concepito oltre 26 mila parole, 2 mila frasi, 130 mila caratteri che costituiscono le 136 pagine di “Amori boliviani. Vola dove il cielo abbraccia la Madre Terra”, il suo ultimo lavoro edito da Bracciaaperte.it, il cui ricavato andrà direttamente al progetto Monteagudo per il completamento della costruzione

di una scuola per i bambini orfani, abbandonati e soli della cittadina nel sud-est della Bolivia. Mani che gli amici di Braccia Aperte stringono da 13 anni e che Letterio ha avuto il cuore (il coraggio e la generosità) di sfiorare, toccare, afferrare, stringere, ascoltare, comprendere. Mani alle quali ha dato voce con le sue parole. Perché è il cuore che governa il libro di Letterio Scopelliti.

“Potessi trattenere il fiato prima di parlare / avessi le parole quelle giuste per poterti raccontare”. Più volte inviato all’estero e in particolare in America, Australia, Russia, Europa e Balcani, Letterio Scopelliti ha viaggiato in Africa, Medio Oriente e America Latina. Giornalista, scrittore e saggista, di Letterio mi piace ricordare (per non citare I ragazzi della panchina, di metà anni ’80), “Manicomio addio. Storie di “matti”, chiude uno degli ospedali psichiatrici d’Italia (1997) e “Bosnia dimenticata, crimine di pace” (2003). Scopelliti ha ricevuto diversi riconoscimenti e premi (Unicef), alcuni suoi libri sono diventati film o rappresentazioni teatrali. Giornalista come pochi ne sono rimasti, di quelli che il territorio lo presidiano e lo fanno presidiare, Letterio è autore tanto lontano dai grandi circuiti commerciali tradizionali quanto sincero, appassionato, sensibile e professionale nelle sue indagini. Giornalista a tutto tondo, usa le parole scritte e le immagini fondendo con sapienza le une alle altre. In “Amori boliviani” non adopera mani e cervello ma cuore, delicatezza e eleganza. Anche nel linguaggio. E utilizza le parole giuste per raccontare la Bolivia di ieri e quella di oggi. “Bambini”, dopo Bolivia, è la voce più diffusa nel libro. I bambini sono i veri protagonisti


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non solo del libro “Amori boliviani” e della mostra fotografica, ma dell’intero progetto adottato da Itaca e Folkest. Le oltre 100 immagini de La sonrisa de un niño sono dello stesso Letterio e di Antonio Ferronato, coordinatore del progetto Monteagudo per Braccia Aperte. Volontario salesiano in Bolivia a 21 anni, Antonio è ambasciatore della Bolivia in Italia, spirito rivoluzionario autentico e generoso nel suo darsi agli altri, gratuitamente. La sua storia, e non solo la sua, è raccontata nel libro di Letterio. I nostri occhi si rispecchiano, se sappiamo guardare oltre, negli occhi dei bambini boliviani. Occhi dentro occhi… - dicevamo all’inizio con i Negramaro - dentro ai quali, se vogliamo, come insegnano Letterio e Antonio, ci possiamo anche rispecchiare. Occhi che non parlano soltanto della condizione dell’infanzia in Bolivia, ma anche di noi. Perché la fotografia è l’immagine di un’idea. Fotografare non è solo semplice e asettica riproduzione della realtà, ma anche dare una propria interpretazione del mondo che ci circonda. Cogliere un istante. E lasciare agli altri la visione soggettiva di un frammento di vita. In questo caso emozione pura. Che non sempre consente di “trattenere il fiato prima di pensare”. E’ quell’emozione che ti sgorga da dentro, erompe come un fiume in piena, un’onda che scaturisce dall’intimo più intimo e che non pensavi di avere dentro. Tanto che dopo i fiotti sei costretto a riflettere sulla sua origine. E “bocca dentro bocca” non puoi “non chiederti perché” , perché tanto “tutto poi ritorna” . Le parole scritte da Letterio, quelle condivise in questi mesi, le sue immagini e quelle di Antonio sono capaci di toccare corde profonde. Emozioni. Come quelle di un padre e un figlio, una madre e un figlio che si incontrano per la prima volta. Persone – in questo le parole dei Negramaro bene sintetizzano lo spirito di Braccia Aperte - una di fronte all’altra. Si guardano negli occhi, avvicinano le mani, si stringono, si riconoscono.

“Ognuno di noi da solo non vale niente” (…) per questo dovete “sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo: è la qualità più bella di un rivoluzionario”. (Ernesto “Che” Guevara nella Lettera ai figli) I temi affrontati e indagati da Letterio Scopelliti nel suo libro, con ricchezza di voci e informazioni, sono ricchi e si intersecano. A partire dai numeri dell’infanzia boliviana, tragicamente dolorosi: come Letterio ricorda sono 1,6 milioni i bambini che lavorano (1/5 dei bambini tra 5-14 anni), 9 bambini su 10 sono maltrattati, 2 milioni sono i bambini che vivono sotto la soglia della povertà (il 20% della popolazione della Bolivia), il 35% dei bambini non viene pagato per il lavoro che comunque svolgono. I numeri della Bolivia non sono da meno: il 60% della popolazione vive come meno di 2 dollari al giorno, il 70% vive sotto la soglia di povertà.

Un’eco che costringe il lettore ad affrontare il libro in religioso silenzio. Che pareggia con l’assenza di rumore della spesso affollata Bolivia, e si scontra con il frastuono incredibile, il brulichio, la musica, i canti e i balli della manifestazione annuale per la Vergine di Copacabana, la Santa Patrona della Bolivia. Il ruolo della Chiesa, e dei Padri salesiani in particolare, in Bolivia si è rivelato fondamentale. A partire dal progetto Don Bosco, avviato 20 anni fa con la trasformazione degli orfanotrofi di Santa Cruz in case (Hogar) per bambini abbandonati, maltrattati e malati. I salesiani – come bene evidenzia Vittorio Pierobon, vice direttore del Gazzettino nella prefazione al libro di Letterio – sono i veri pilastri, la loro presenza capillare ha supplito alle colpevoli carenze di uno stato che non c’era. Grazie anche al ruolo dei volontari, altre figure fondamentali che hanno consentito alla Bolivia di rialzare la testa. Tralascerò il come e perché Letterio sia arrivato fino in Bolivia, come non dirò nulla del matrimonio del giovane Antonio con Valeria, e del viaggio nel viaggio successivo. E, nemmeno dirò alcunché dell’assenza di spirito cooperativistico nelle cooperative boliviane, della speculazione sui lavoratori (spesso bambini), dei padri che sfruttano i figli. San Ernesto de La Higuera. Ecco di lui avrei voluto dire di più. Scopelliti dedica un intero capitolo, l’ultimo, alla figura del guerrigliero, rivoluzionario e medico argentino assassinato in Bolivia nel 1967. Letterio lo sa, ma dopo la descrizione del nonno dal poncho bianco non ho resistito e mi sono immerso. Volevo sapere, volevo vedere attraverso la sua lente, Che Guevara ed i suoi luoghi. Tra sacro e profano, lo sguardo coglie una Bolivia sincretica, a migliaia di metri sulle Ande, restituendo oggi un quadro inedito e straordinariamente originale. La trasformazione di un mito, anche mediatico, in liturgia. E turismo. Sulla Ruta del Che, progetto del presidente Evo Morales, che prevede di costruire 800 chilometri di itinerari culturali, tra storia e ricordo. In anteprima assoluta per Folkest, la mostra “La sonrisa de un niño” si è arricchita di altre 12 immagini straordinarie ed inedite come le precedenti 100. Si tratta de “La ventana del Che” (da un’idea dell’amico e collega Alberto Chicayban), con fotogrammi che ripercorrono le ultime tappe del Comandante Guevara: dalla lettera-testamento a la Higuera, Vallegrande, …

Occhi dentro occhi (…) Mani dentro mani (…) Bocca dentro bocca (…) Si cercano, si aspettano, si incontrano, si riconoscono. E iniziano un cammino insieme, per la vita. Una madre, un padre e un figlio abbracciati costruiscono una nuova famiglia, si accolgono, si raccontano, si scoprono e si guardano, giorno dopo giorno. Come gli amici di Braccia Aperte con i loro figli della Bolivia, come Antonio, e come Letterio che le “parole quelle giuste (…) quelle grandi” le ha trovate. Fabio DELLA PIETRA


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Presentato al teatro Miotto l’ultimo libro di Letterio Scopelliti

Folkest adotta gli “Amori boliviani”

La mostra fotografica La sonrisa de un niño aperta sino al 1° agosto Spilimbergo

Un vero e proprio “Festival nel Festival” quello previsto nella Città del Mosaico dal 2 luglio al 1° agosto. Il 2 luglio, come accennato, il Teatro Miotto ha ospitato “Amori boliviani. Vola dove il cielo abbraccia la Madre Terra”, la presentazione dell’ultimo libro di Letterio Scopelliti, il cui ricavato dalla vendita sarà interamente devoluto al progetto Monteagudo, assieme all’inaugurazione della mostra fotografica “La sonrisa de un niño”, 110 foto inedite della Bolivia di ieri e oggi scattate da Letterio Scopelliti e Antonio Ferronato. In esclusiva per Folkest, la mostra si è arricchita di un angolo speciale - “La ventana del Che”, dedicato al comandante Ernesto Guevara. Ad ingresso libero, la mostra fotografica resterà aperta al Teatro Miotto sino all’1 agosto con i seguenti orari: 9.30-12.30 e 14.30-18.30 tutti i giorni feriali. Ma la kermesse ha in calendario anche altri appuntamenti, il 29 e 30 luglio dai palchi della città “Bolivia amore mio”, Carlo Pontesilli racconta gli Amori boliviani con tre spettacoli esclusivi (e gratuiti) previsti il 29 luglio alle 21.15 in piazza Duomo e alle 22.15 in piazza Garibaldi, il 30 luglio alle 22.15 in piazza Garibaldi. Con lui sul palco una presenza straordinaria, quella della danzatrice Zoraide Sabrina Corrente. Sabato 30 luglio dalle 11 alle 13 musica boliviana itinerante lungo le vie del centro storico con Sangre Andina ed Expresion, i due gruppi culturali arrivano da Bergamo e saranno protagonisti dalle 18 alle 20 in piazza Duomo della “Festa dell’Indipendenza di Bolivia e Perù”, colori, sapori e ritualità. Atteso gran finale con il concerto ad ingresso libero “Amori bolivariani”, previsto il 30 luglio alle 22.15 in piazza Duomo, sul palco di Folkest Alberto Chicayban e Taller Experimental de Musica Andina. Nel corso della giornata le associazioni che sostengono gli Amori boliviani – Braccia Aperte, Casa dei boliviani, Red Intercultural Madre Tierra, Due Mondi e Amici della Bolivia - saranno presenti con stand di prodotti tipici d’artigianato e alimentari, sarà presentato anche il progetto “Miti boliviani” che proporrà la visita, durante il mese di luglio, in alcuni Centri estivi gestiti da Itaca da parte di persone esperte in tradizioni, miti e leggende della Bolivia. (fdp)

Il Presidente Leo Tomarchio alla presentazione

Raccontare e far conoscere il cuore della Bolivia, la sua cultura traboccante di colori, suoni ed emozioni. Gustosa anteprima tutta internazionale quella proposta da Folkest e tenutasi sabato 2 luglio al Teatro Miotto di Spilimbergo, che ha ospitato la presentazione di “Amori boliviani” - l’ultimo libro del giornalista e scrittore Letterio Scopelliti – unitamente all’inaugurazione della mostra fotografica “La sonrisa de un niño” – oltre 100 foto inedite del Paese andino di oggi scattate da Antonio Ferronato e dallo stesso Scopelliti. L’edizione 2011 di quello che a pieno titolo può essere considerato come il più importante Folk Festival europeo punta con sempre maggiore consapevolezza verso il sociale e la solidarietà. Grazie al partenariato con la Cooperativa Itaca – giunto all’11° anno consecutivo –, che quest’anno vede assieme anche l’associazione Braccia Aperte onlus, l’obiettivo è molto concreto: raccogliere fondi per il “Progetto Monteagudo” volto a completare la costruzione di una scuola per bambini poveri, orfani e abbandonati nel sud-est della Bolivia. Progetto speciale di Folkest, “Amori boliviani” mette in comunicazione il continente europeo e quello sudamericano ed è, tra i progetti dell’edizione 2011 del Festival, quello con maggior respiro internazionale. Ulteriormente impreziosito da una perla straordinaria, il patrocinio concesso da parte dell’Università salesiana della Bolivia di La Paz alla manifestazione. Dopo lo straordinario successo registrato a Pordenone, inatteso nei numeri e nell’entusiasmo (1000 visitatori in due settimane, oltre 2 mila le notizie sugli Amori boliviani recensite da Google, il più cliccato motore di ricerca al mondo) -, gli “Amori boliviani” si sono già trasferiti a Spilimbergo all’interno del più importante Folk Festival d’Europa. A dimostrare l’interesse suscitato dalla manifestazione dedicata alla Bolivia, la compattezza del partenariato guidato da Cooperativa sociale Itaca, associazione Braccia Aperte onlus e Folkest e che coinvolge anche Università salesiana della Bolivia, Casa dei Boliviani, Red Intercultural Madre Tierra, Sangre Andina, Expresion, Due Mondi, Amici della Bolivia, Donando, Il Caseificio, Perù Hermanos e Circolo della Stampa di Pordenone.

www.amoriboliviani.wordpress.com


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speciale itaca a folkest Toccante cerimonia al teatro Miotto

Intitolata a Giuseppe La Spada la Biblioteca di Monteagudo Il figlio Giovanni ha restituito la targa ad Antonio Ferronato

Spilimbergo Un sorriso caldo come un raggio di sole illumina il volto di Folkest, intitolata alla memoria di Giuseppe La Spada la Biblioteca della scuola per bambini orfani, abbandonati e soli di Monteagudo, la cittadina nel sud-est della Bolivia che ha dato il nome al progetto adottato dagli “Amori boliviani”. Una scelta, quella dell’associazione Braccia Aperte, che vuole ringraziare con il cuore colui che per primo si era adoperato perché la città di Pordenone dedicasse due intere settimane al libro, alla mostra e gli altri eventi. Come è stato lo scorso aprile. Giuseppe La Spada: un uomo colto, di particolare spessore interiore, stimato professionista, avvocato acuto e lungimirante, marito e padre affettuoso. Giuseppe si è spento improvvisamente il 26 marzo scorso all’età di 49 anni, stroncato da un arresto cardiaco, lasciando la moglie Laureen e il figlio Giovanni di 12 anni. Era un uomo sensibile e tenace che sapeva affrontare la vita con determinazione e grazie al suo lavoro aveva imparato a conoscere a fondo la natura umana. Amava il raccoglimento, l’andare in profondità nelle riflessioni, l’esprimere il proprio pensiero, sempre. Con lui nessuna conversazione era mai banale. Era anche un uomo che si sapeva attivare e spendere con impegno per ciò in cui credeva. E Giuseppe credeva nella solidarietà come uno dei valori fondamentali della

nostra società e di questo tempo. Aveva seguito sin dal principio gli Amori boliviani e per primo si era adoperato affinché la città di Pordenone dedicasse due intere settimane a progetto composto dall’omonimo libro, la mostra fotografica e gli eventi correlati, il cui ricavato avrebbe contribuito alla costruzione di una scuola per i bambini campesinos di Monteagudo, in Bolivia. Così è avvenuto la prima metà di aprile a Pordenone. E’ per questo motivo che l’associazione Braccia Aperte onlus, condividendo la scelta coi molti volontari che si sono adoperati all’iniziativa, ha deciso di dedicare a Giuseppe La Spada, con il suo nome inciso su una targa, la Biblioteca della scuola di Monteagudo in Bolivia. A Pordenone, il 13 aprile scorso, la targa era stata consegnata nelle mani del figlio Giovanni da Sergio Bonato, presidente di Braccia Aperte. Il 2 luglio, al Teatro Miotto di Spilimbergo, Giovanni l’ha riconsegnata – nel corso di una semplice ma toccante cerimonia - al coordinatore del Progetto Monteagudo, Antonio Ferrronato, che personalmente la porterà in Bolivia a testimonianza dell’impegno di Giuseppe e di tanti a favore di una solidarietà concreta, che crede nell’istruzione come fattore determinante per l’emancipazione culturale di un popolo. Proprio in quella scuola per bambini orfani, poveri e abbandonati. La Biblioteca di quell’istituto, che accoglierà quasi 900 ragazzi, porterà il suo nome: Giuseppe La Spada.

Sino all’1 agosto al Miotto “La sonrisa de un niño”

“La ventana del Che” anteprima per Folkest Un ritratto di Ernesto Guevara e dei luoghi boliviani

Spilimbergo fino all’1 agosto Teatro Miotto (ingresso libero) 9.30-12.30 e 14.30-18.30 tutti i giorni feriali Spilimbergo (FDP) Oltre 110 foto inedite della Bolivia di ieri e oggi scattate da Letterio Scopelliti e Antonio Ferronato. In esclusiva per Folkest, la mostra “La sonrisa de un niño” si arricchisce di un angolo speciale di 12 immagini - “La ventana del Che” – un ritratto da un’altra prospettiva di Ernesto “Che” Guevara, il medico e rivoluzionario argentino ucciso proprio in Bolivia. “La ventana del Che” comprende 12 fotografie che ripercorrono le tre tappe fondamentali della morte del Comandante Guevara, ucciso a La Higuera il 9 ottobre 1967. L’8 ottobre Guevara venne ferito e catturato da un reparto anti-guerriglia dell’esercito boliviano - assistito da forze speciali statunitensi costituite da agenti speciali della Cia - a La Higuera, nella provincia di Vallegrande

(dipartimento di Santa Cruz). Il giorno successivo venne ucciso e mutilato ai polsi e caviglie nella scuola del villaggio. Il suo cadavere - dopo essere stato esposto al pubblico a Vallegrande - fu sepolto in un luogo segreto e ritrovato da una missione di antropologi forensi argentini e cubani, autorizzata dal governo boliviano di Sanchez de Lozada, nel 1997. Da allora i suoi resti si trovano nel Mausoleo di Santa Clara di Cuba. “La ventana del Che”, attualmente esposta al Teatro Miotto di Spilimbergo, impreziosisce la già esistente “La sonrisa de un niño” e si apre con la lettera-testamento di Ernesto Guevara indirizzata alla moglie e ai figli. Queste nuove foto valorizzano ancor di più sia la mostra sia il libro di Letterio Scopelliti, andando a completare il capitolo dedicato al Comandante. Seguono la Ruta del Che, con nella prima parte il piccolo paesino de la Higuera, dove Guevara venne catturato e ucciso, poi la città di Vallegrande, l’ospedale dove fu trasportato in elicottero il corpo del “Che” per essere sistemato, lavato nella lavanderia e mostrato alla stampa.


speciale itaca a folkest Questo angolo guevariano si conclude con le foto del cimitero dove il corpo del Comandante è stato trovato assieme a quello di altri sei combattenti cubani. Le sue spoglie riposano ora Al Mausoleo costruito appositamente nella città di Santa Clara a Ciuba, dove trentanove anni prima aveva vinto quella che era stata ritenuta la battaglia decisiva della rivoluzione cubana. Il monumento è corredato da una grande statua con la scritta “Hasta la victoria siempre” e da una lapide recante la parte iniziale del testo del famoso ordine di servizio firmato da Fidel Castro il 21 agosto 1958, con cui venivano comunicate le istruzioni operative per la colonna numero 8, comandata da Guevara: “Se asigna al comandante Ernesto Guevara la misión de conducir desde la Sierra Maestra hasta la provincias de Las Villas una Columna rebelde y operar en dicho territorio de acuerdo con el plan estratégico del Ejército rebelde”. Le immagini - tutte inedite – che compongono La sonrisa de un niño vengono proposte in un percorso all’interno del Teatro Miotto Due totem affiancano la mostra. Uno con mappamondo, bandiere e cartine geografiche

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per orientare i visitatori nel Paese, cuore dell’America Latina. L’altro con un grande schermo televisivo per trasmettere ininterrottamente filmati inediti con sottofondo di musica andina di vita boliviana. Le fotografie sono state scattate a La Paz, Santa Cruz e Monteagudo tra settembre e ottobre del 2010 da Antonio Ferronato e Letterio Scopelliti, mentre i filmati sono a cura di Mauro Trapani. Molti i ritratti di bambine e bambini boliviani. Non mancano scene di vita (famiglia e lavoro) tra altopiano e foresta amazzonica. I colori della Bolivia emergono tra gli sguardi di bambini che sostengono la speranza di vita con i loro sorrisi. Molte le immagini di donne con i classici capelli acconciati in due lunghe trecce, legate con un fiocco di lana nera chiamato pocacha, in uno spettacolo ancora di colori a 4 mila metri di cultura. Un viaggio con gli occhi negli Amori boliviani. In esclusiva per Folkest, alle 100 foto della mostra si aggiungerà un angolo speciale di 10 immagini - “La ventana del Che” – un ritratto da un’altra prospettiva di Ernesto “Che” Guevara.

Amori boliviani

Vola dove il cielo abbraccia la Madre Terra di Letterio Scopelliti

Spilimbergo Il libro è un invito alla Bolivia. Un Paese senza fiato e non solo per la sua altitudine. Un reportage a quattromila metri di cultura raccontato sul filo di amori boliviani. Come quello ambientato tra La Paz e la Rute del Che, nel dipartimento di Santa Cruz, dove il guerrigliero medico argentino venne ucciso. Un viaggio dentro un viaggio compiuto da Antonio, trevigiano oggi in pensione, alla ricerca delle origini della moglie Valeria, boliviana e sin da bambina orfana. E della sua Madre Terra, la Bolivia. Il desiderio nato dopo aver vinto il cancro lo porterà a ricostruire la sua storia d’amore in America Latina. Ci riuscirà e Antonio ritroverà una seconda vita. Si adopererà per la costruzione di una scuola di bambini abbandonati e orfani come Valeria: il “Progetto di Monteagudo”, di cui diventerà il coordinatore. Un filo rosso che continua con altri racconti di bambini incontrati negli orfanotrofi, nei villaggi, sulle strade di Monteagudo e nelle città di Santa Cruz e La Paz. Pagi-

ne che racchiudono storie vere e inedite piene di sorrisi e poesie. Il libro racconta la vita di oggi nelle strade, famiglie e scuole del Paese più povero dell’America Latina. Dai luoghi ricchi di storia di Tiwanacu e Copacabana alle miniere, dal narcotraffico allo sfruttamento dei bambini e al loro recupero in centri e case di accoglienza. Un Paese che offre anche bellezze e avventura, tra le sue contraddizioni, con i suoi magici colori della natura dalla Cordigliera ai laghi salati. Uno dei sei capitoli è dedicato a Ernesto Che Guevara diventato un santo e resuscitato dal presidente Evo Morales. A parlarne da La Higuera, dove venne ammazzato, e Vallegrande, dove fu trasportato all’ospedale e poi segretamente seppellito per trent’anni, chi lo conobbe da vivo e lo vide morto nella barella di tela e legno appoggiata sul marmo della lavanderia. Edito da Braccia Aperte, 15 euro (10 euro per la sola durata di Folkest), l’intero ricavato del libro sarà devoluto al “Progetto Monteagudo” per il completamento della costruzione di una scuola destinata ai bambini poveri, abbandonati e orfani.


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Bolivia amore mio

di Carlo Pontesilli, con Zoraide Sabrina Corrente Spilimbergo 29 luglio piazza Duomo 21.15 Spilimbergo 29 luglio piazza Garibaldi 22.15 Spilimbergo 30 luglio piazza Garibaldi 22.15 “Bolivia amore mio” nasce dopo aver letto il libro “Amori boliviani” di Letterio Scopelliti, narrato come un lungo monologo personale preciso e puntuale come un ottimo giornalista sa fare. Quello di Scopelliti non è solo un resoconto narrativo-giornalistico ma una mappa essenziale del paesaggio o meglio, dei paesaggi che l’occhio dello scrittore ha saputo cogliere, fotografare e fissare nella mente attraverso un’attenta e accurata indagine, durante il suo viaggio in quella terra meravigliosa. Come ogni lettore dell’opera di Scopelliti, anch’io mi sono lasciato trascinare dalle parole misurate, mai troppe e mai troppo poche dove l’essenzialità non ha penalizzato le emozioni che la narrazione sollecita. Le immagini che si formano attraverso la lettura sono quelle che lo scrittore è riuscito a trasmettere con il ritmo del suo cuore e immancabilmente si sono formate dentro di me come figure immense, dove il colore e l’immensità si alternano in un continuum come rondini che giocano nell’aria primaverile. Ho voluto ripercorre quel viaggio assorbendo i palpiti dell’autore e mescolandoli con i miei. Ne è uscito un breve racconto che, nel momento in cui viene messo in scena, non manca di suggestionare lo spettatore per la semplicità dei vari momenti accompagnati dalle bellissime musiche di quelle terre. Ciò che ho voluto riunire in “Bolivia amore mio” è una successione di scene che nel libro di Scopelliti si susseguono con un ritmo calmo, discorsivo, quasi di conversazione con un immaginario uditore. “Bolivia amore mio”, invece, è composta da scene che hanno ritmi diversi all’interno dello schema narrativo in modo da rendere il tutto come un dialogo tra chi è sul palcoscenico e gli spettatori. Il monologante di “Bolivia amore mio” rappresenta l’autore di “Amori boliviani” il quale, dall’interno dell’aereo che lo ha condotto in Bolivia, vede ed ammira dall’alto la stupenda catena montuosa della “Pachamama”. L’aereo è un simbolo e rappresenta un magnifico uccello: il Condor che volteggia sulle alture e nell’immensità. Il monologante è anch’egli un simbolo: rappresenta lo scopritore di luoghi lontani e di tesori inimmaginabili se non li si conosce in prima persona. La Pachamama è un grande simbolo naturale, arcaico: la Sacra Madre Terra, venerata da quelle popolazioni alla quale si rivolgono preghiere e si compiono rituali perché Essa porti fertilità, benessere, felicità e pace. Il monologante atterra quindi all’aeroporto di Santa Cruz , una città viva ed allegra; si compone quindi un primo confronto tra ciò che in natura è immutabile e ciò che nel divenire delle cose ha mutato modo di esprimere la propria gioia. Da una parte c’è il misticismo, l’attaccamento ai valori spirituali antichi e dall’altro c’è la rappresentazione dei nuovi valori che però non sono

in conflitto con quelli antichi. “Bolivia amore mio” fissa questi due importanti momenti iniziali per mostrare come il popolo boliviano sia un popolo che ha tenuto fede ai propri principi, alle proprie idee, non rinnegandoli anche quando la vita attuale ha modificato usanze e costumi nel quotidiano. Nel popolo boliviano convivono due anime, due aspetti fondamentali che lo rendono forte e dignitoso. C’è la storia antica e c’è la storia contemporanea, che sono accompagnate dall’allegria dei canti e delle musiche affascinanti ritmate da strumenti dalla sonorità ancestrale. Il monologante ormai si sente appartenere a quei luoghi, si sente esploratore, si sente antropologo, si sente uno di loro. L’occhio e il cuore registrano sensazioni ed emozioni sin dal primo momento in cui mette piede in terra boliviana. Dall’alto ha ammirato un tramonto mozzafiato: in tutta la sua vastità, l’orizzonte è dipinto di rosa e di arancio e già la metamorfosi ha iniziato il suo corso. È difficile descrivere l’indescrivibile ma Scopelliti vi è riuscito. Ha descritto la “Porta del Sole” attraverso la quale il sacro astro, chiamato Inti, invia i suoi raggi oltrepassando l’arco in certi periodi dell’anno, soprattutto durante il solstizio d’estate. In quel luogo si celebrano i rituali di Ringraziamento alla Sacra Madre Terra con canti, danze e con la partecipazione dei presenti alla funzione. Il monologante si sdoppia e fa intervenire una figura femminile chiamata Zoraide che recita una preghiera al Sacro Inti, offrendogli dei doni propiziatori da condividere assieme alla Grande Pachamama, brindando al mitico Tikki Viracocha, il creatore del mondo il quale ha inviato a Tiwanaca suoi figli mitici Manco Capac e Mama Occlo, i fondatori della stirpe Inca. Dopo questi primi momenti il personaggio monologante continua il suo viaggio descrivendo con precisione i colori delle diverse lagune, colori che vanno dal rosso al verde al nero all’azzurro al bianco immacolato. I suoi occhi fotografano splendidi animali esotici e gli eleganti fenicotteri rosa. Il personaggio si inoltra nei paesaggi andini, nei paesi montani, nella foresta e vive con curiosità e ammirazione gli aspetti di un mondo a volte lontano dalle comodità della città. subisce il caldo soffocante delle temperature amazzoniche e il freddissimo vento notturno, il Surazo, che scende sino a meno trenta gradi. Visita paesi arroccati sulle montagne, paesini con case costruite con mattoni rossi, paesini dove le Cholas patena, le donne con le loro particolari e tipiche gonne plissettate, con il cappello Borsalino in testa, vendono alcuni oggetti, qualche mercanzia e foglie di coca che loro stesse masticano lentamente, succhiandone la linfa ed ingoiandola come una bevanda tonificante. Ciò che colpisce il viaggiatore attento è la grande calma e la compostezza di quelle figure quasi mitiche. Non c’è rassegnazione ma solo il senso dell’accettazione di un


speciale itaca a folkest destino precostituito. Ma tutto si ravviva con i canti e le danze sostenute, ritmate, allegre che parlano d’amore o, a volte, di momenti tristi. Il tramonto colorato si ripete ogni volta che Inti abbandona la Terra ed allora tutti i colori della natura quasi si annullano nel buio profondo dell’altura a delle foreste. In contro canto tutte le città si illuminano e festeggiano la notte con grande allegria. Così è anche per La Paz, la capitale della Bolivia, una città fatta di grandi strade, di bei palazzi, di negozi accoglienti, di ristoranti dove si possono gustare cibi saporiti. A La Paz c’è il lusso, c’è gente dagli abiti moderni; ci sono le banche e i luoghi dove si realizzano i grandi affari. Tutto ciò è tenuto sotto lo sguardo vigile dalla catena montuosa della Cordigliera Real e dalle cime innevate dell’Inti, chiamate affettuosamente dalla gente l’“Abuelo e poncho blanco” cioè, il Nonno dal poncho bianco. Dopo molti chilometri il personaggio giunge alla grande distesa bianca di sale chiamata “Salar de Uyuni”. Tutto è immenso in Bolivia, come la Valle delle Anime e Valle Luna splendide come la Copacabana e il grandissimo sacro lago Titicaca sulle cui rive vivono i mitici Uros, discendenti dagli antichi Incas. Lì c’è la mitica Isola del sole che emerge come punta estrema dalle acque del lago e che è quello che rimane della antichissima città di Tiwanaku, sommersa dalle acque a causa di un terremoto che distrusse la città e la popolazione. Anche questo è la Bolivia: terrore e speranza, sofferenza e gioia di vivere, colori affascinanti e buio estremo, caldo soffocante e freddo gelido ma anche aria temperata, sorpresa e certezza. Un Paese dove le contraddizione e gli opposti si fondono e convivono in un legame inscindibile. È il Paese della natura incontaminata, un Paese pacifico ed accogliente, ricco di antica cultura e composto da genti con sangue amerindo. È anche il Paese della coca, un integratore alimentare dal quale poi si estrae la cocaina. Ma la coca, le foglie di coca sono benefiche perché il loro liquido è ricco di proteine e sali minerali e lenisce molti mali. Inoltre, allevia il male d’altura e la depressione e, cosa di non poco conto, fa svanire la sensazione di appetito ma al contempo rifornisce di energia il corpo. C’è anche un Museo della coca, con all’interno un bar dove si vendono bevande e tisane preparate con le foglie di coca. Il personaggio arriva a Monteagudo, dove c’è una missione di Salesiani che accolgono molti bambini e bambine sofferenti e che stentano a vivere a causa dell’abbandono da parte dei loro genitori. Un’Opera missionaria meritevole di lodi perché promuove la conoscenza e l’istruzione con l’istituzione di scuole e Università, grazie alle offerte della gente. Queste offerte arrivano anche dall’Italia attraverso l’interessamento di associazioni umanitarie. Non lontano da Monteagudo c’è un piccolo paese in mezzo alla foresta, chiamato Pyraicito, luogo dove è nata una bambina dall’incontro di una

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giovane donna ed un giovane abbiente che però era stata messa in un orfanotrofio, perdendo ogni contatto con i suoi genitori. La fanciulla da grande ha incontrato un uomo che l’ha sposata e portata in Italia. Grazie a questo uomo, il quale ha condotto delle indagini per mesi, la donna ha potuto conoscere e abbracciare un fratello del padre ed un suo fratello di cui non sapeva neanche l’esistenza. Questa è una vera favola moderna. C’è un altro aspetto della Bolivia ed è quello delle miniere. Il personaggio ne ha visitata una, quella del paese Potosì ed ha raccolto diverse testimonianze sulla conduzione della miniera, sull’estrazione dei minerali, sull’impiego dei bambini e dei ragazzi. Ha trascritto il lavoro duro sotto terra e le estreme condizioni in cui lavorano i minatori e le conseguenze mortali dovute all’inalazione di miasmi mefitici e velenosi. Un lavoro duro che spezza la schiena e miete molte vite umane per pochi soldi al giorno. Se, come racconta un protagonista di quella difficile vita, non si riesce a trovare un’alternativa, allora la fine è certa, a meno che non si decida o non si sia costretti a rubare o a vendere droga o a prostituirsi. Non ci sono alternative per chi non ha la fortuna di nascere in un altro ambiente, sano, pulito, normale se si intende per normalità l’avere una casa, dei genitori non alcolizzati o socialmente a rischio. L’emarginazione è un fatto reale per moltissimi bambini e ragazzi dagli otto ai quattordici anni. Aspetti terribili questi che ci fanno pensare profondamente all’enorme disparità tra due mondi che convivono in uno stesso Paese. È a questo punto che nasce una poesia per questi bambini, poesia che ha trovato l’ispirazione dalle pagine del libro di Scopelliti, una poesia che ha il senso dell’elevazione dei bambini sofferenti disagi di ogni genere. Disagi come quello di non avere una casa, di non avere più genitori, di non avere di che mangiare, di non avere altro ricovero se non le fogne delle città. Bambini che per sopravvivere sniffano la colla per stordirsi dai barattoli che trovano nei grandi accumuli di immondizia. Questo è anche la Bolivia: una situazione che però va sempre più migliorando, da questo punto di vista, e che un giorno sarà risolto completamente. Un’altra poesia che segue l’ho scritta in onore a tutta la Bolivia, alla sua gente, alla sua natura, ai suoi tramonti, alla sua cultura, alla sua storia antica e a quella recente. “Bolivia amore mio” si chiude riportando l’emozionante saluto a questa terra meravigliosa dell’autore di “Amori boliviani”, Letterio Scopelliti, dove sono narrate altre avvincenti situazioni ed incontri, un libro da leggere più volte dal quale ho tratto alcuni spunti emozionanti per dare brevemente ad un pubblico in questa mia lettura, l’idea di ciò che è, tra colori e suoni, la Bolivia. Carlo PONTESILLI


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Bolivia e Perù celebrano la “Pachamama”

Festa dell’Indipendenza Andina Musica e danze, ritualità, colori e sapori

Spilimbergo 30 luglio vie del centro 11-13 Spilimbergo 30 luglio piazza Duomo 16-18 Spilimbergo Attesa novità che gli “Amori boliviani” presentano a Folkest è quella della “Festa dell’Indipendenza Andina”, grazie alla strettissima collaborazione con due associazioni provenienti da Bergamo, dove risiede la più numerosa comunità boliviana in Italia. Si tratta delle associazioni Red Intercultural Madre Tierra e Casa dei Boliviani, che assieme a Folkest, Itaca e Braccia Aperte il 30 luglio in piazza Duomo a Spilimbergo dalle 18 alle 20 celebreranno contestualmente l’Indipendenza della Bolivia e del Perù (le cui rispettive Feste cadono il 6 agosto e il 28 luglio). Colori, sapori e ritualità con “Sangre Andina”, gruppo folklorico che presenterà danze tradizionali Caporal e Tinku, mentre il gruppo “Expreciòn” si concentrerà su Tarqueada andina e balli tradizionali Jalka. Spettacoli che diventeranno itineranti al mattino sempre del 30 luglio dalle 11 alle 13 nelle vie del centro storico di Spilimbergo. Sono circa 18 mila i boliviani residenti a Bergamo, buona parte provenienti dalla città di Cochabamba, situata in una valle nella cordigliera delle Ande. E’ la comunità boliviana più numerosa in Italia e in proporzione nel mondo, stabilitasi da oltre 10 anni in questa città del nord Italia che supera i 100 mila abitanti. Particolarmente ricco il programma predisposto dalla rappresentativa di Bergamo per sabato 30 luglio.

Mercato in centro storico (ore 11-13)

Ore 11 Tarkeada, una decina i componenti tra tarkeros e danzatrici. Tarkeada è il nome della musica-danza e proviene direttamente dallo strumento denominato tarka, è la interpretazione collettiva e rituale di questo aerofono. La Tarka si presenta fondamentalmente a carnevale e nelle feste o festeggiamenti nel periodo compreso che va da Tutti Santi fino al Carnevale e durante el Jallu Paccha o il tempo delle piogge. Ore 11.15 Gruppo musicale “ Expreciòn”, durata 10 minuti, musica con charango, chitarra, percussioni e fiati. Expresiòn: Gruppo acustico con raggio musicale puntato sul Folklore boliviano tradizionale (afro saya, tinku,caporal, cueca, etc). Tra gli strumenti il charango, strumento tipico andino nato con l’arrivo dei conquistatori spagnoli a fine XV secolo, Bombo (sorta di tamburo), zampogna, quena e tarka (strumenti a fiato autoctoni). Ore 11.25 Los Caporales (danza), una decina i componenti. Sangre Andina: gruppo folklorico sulla breccia dell’onda già da qualche anno a Bergamo, molto affiatato e capace, con le sue danze, di conquistare l’ammirazione

e l’entusiasmo della gente. Vincitore del 2° Tinkunaku Bergamo, concorso di Tinkus che ha visto la partecipazione dei migliori gruppi di Bergamo e Milano. Nel suo repertorio la danze Caporales e Tinkus. Los Caporales, danza di recente creazione che si ispira alla musica dei discendenti degli schiavi africani, attualmente diffusa nella regione calda di Yungas in Bolivia. È così che questa danza con il suo ritmo coinvolgente è diventata un’importante espressione del folklore Boliviano nei nostri giorni. Ore 11.35 Gruppo musicale “ Expreciòn”. Ore 11.45 Los Jalka (danza), tre coppie. Jalkas: questa danza, tipica del nord di Potosì, mostra l’allegria dei contadini nei lavori agricoli dove l’uomo ara la terra e la donna semina i semi che presto daranno buoni frutti. Danzando a passo di Jalkas i contadini vogliono ben augurare che il raccolto sia di gran profitto per la popolazione campesinas. La donna e l’uomo lavorano uniti la terra e tra loro nascono amori veri, Amori boliviani, uniti dalla collaborazione ed il rispetto e la fratellanza. Ore 11.55 Gruppo musicale “ Expreciòn”. Ore 12.05 Tinkus (danza) una decina i componenti. La danza del Tinku ha origine in Bolivia a Potosí, città che nel suo periodo migliore nel XVII secolo fu la città più famosa al mondo per le sue montagne ricchissime di argento e oro. La parola tinku vuol dire incontro, cioè lotta tra le comunità antagoniste, che diventano così protagoniste di questo rituale millenario, che risale al periodo pre-Incaico. La danza del tinku è la rappresentazione del rito del tinku, duelli tipici di questa regione che venivano effettuati soprattutto in venerazione alla dea Pachamama o Madre Terra, che in cambio di doni di prodigalità e abbondanza nel raccolto, richiedeva grandi sacrifici di sangue. Inoltre molti lottavano per simboleggiare il maschilismo, altri in difesa dei propri terreni o per la propria donna. Ore 12.15 Gruppo musicale “ Expreciòn”. Ore 12.25 Tarkeada. Ore 12.40 Tarkeada e musica. Piazza Duomo (ore 18-20) Tarkeada 18 Los Caporales 18.15 Los Jalkas 18.25 Expresiòn 18.35 (concerto) Tinkus 19.15 Tarkeada 19.25 Expresiòn 19.40 A conclusione della Festa dell’Indipendenza Andina, intorno alle 20, il rito della Coa o della ch’alla, un ringraziamento alla Pachamama molto usato in Bolivia. La Challa o coa è un rituale andino in onore della Madre Terra – la cui Festa ricorre proprio il 1° di agosto - per chiedere protezione, un buon raccolto, un buon anno, un buon viaggio.


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Centro socio culturale Casa dei Boliviani Bergamo

L’Associazione ha sede a Bergamo e persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale nel campo della tutela dei diritti civili, della beneficenza, dell’istruzione e della formazione, nonché dell’integrazione. Senza fini di lucro, l’attività della Casa dei Boliviani consiste principalmente nel promuovere il mutuo apprezzamento dei valori dei diversi popoli, in particolar modo di quello boliviano, per una migliore comprensione e concordia internazionale e a favore di una sempre maggiore integrazione. Diverse sono le iniziative ed i progetti finalizzati ad una maggiore conoscenza delle singole culture portati avanti dal Centro, come

anche l’intenso lavoro per instaurare un rapporto di amichevole rispetto, cooperazione, responsabilità tra le diverse comunità. Particolare interesse viene rivolto al superamento delle discriminazioni tra i gruppi sociali e alla difesa dei diritti dei bambini, bambine e adolescenti. Impegnati nella sensibilizzazione contro ogni forma di discriminazione, la concreta solidarietà, la realizzazione di progetti di sviluppo in zone sottosviluppate della Bolivia, anche attraverso la raccolta fondi, per raggiungere tali molteplici ed articolati obiettivi, la Casa dei Boliviani

Associazione Red Intercultural Madre Tierra Bergamo

L’associazione Madre Tierra nasce nel 2006 con l’intento di promuovere attività di carattere sociale, culturale e ambientale all’interno della folta comunità Boliviana di Bergamo come l’organizzazione della Festa dell’indipendenza 6 agosto, Virgen de urkopina etc. Nel marzo del 2008, sull’ondata della raccolta firme per portare da Torino e Genova a Bergamo il Consolato Boliviano, si costituisce ufficialmente la Red Intercultural Madre Tierra che ha un ruolo fondamentale in questa riuscita iniziativa. Oltre a portare avanti una politica di aggregazione ed integrazione della comunità attraverso le feste nazionali e folkloriche ed attività sportive, si attiva su tematiche sociali di livello locale e nazionale manifestando contro il restrittivo pacchetto sicurezza “reato di clandestinità e denuncia dei medici”, integrandosi al comitato “Bergamo Città Aperta” formato da una varietà di associazioni, movimenti sindacati della realtà bergamasca. Il raggio di azione dell’associazione é quello locale bergamasco, dando comunque con interesse un’occhiata al panorama nazionale, nel quale si impegna in attività sia con altre associazioni boliviane che con associazioni gruppi nazionali.

Dal 2009 il tema ambientale assume un ruolo strategico e si configura come il perno attorno al quale promuovere un processo di integrazione. L’organizzazione del festival “Tinkunaku” (concorso della danza tinku unito a temi ambientali come nucleare e difesa dell’acqua) e le campagne di pulizia (Campagna Limpieza) del Parco del fiume Serio, in collaborazione con Legambiente, per sfatare il luogo comune che vede gli immigrati causa dell’inquinamento, sono le manifestazioni visibili di un lavoro continuativo di riflessione, informazione e sensibilizzazione sul rapporto cultura-natura all’insegna della promozione del concetto di sostenibilità ambientale. Sempre in chiave ambientale da segnalare l’integrazione nel maggio 2011 con Cesvi ong, Celim ong, Casa dei Boliviani e Legambiente per partecipare al bando del Comune di Milano sul Co-sviluppo. L’associazione oltre ad organizzare eventi e feste nazionali, coinvolgendo la realtà folklorica di Bergamo e non solo, ha al suo interno un gruppo Tarkeada (musica autoctona con flauti di legno), Jalka (danza tipica del nord di Sucre) e gruppo musicale Expreciòn (musica tradizionale boliviana, charango, chitarra, percussioni e strumenti a fiato).

Ambasciatori di conoscenza della cultura boliviana

Miti boliviani: il libro dei bambini Intervista all’associazione Due Mondi

Spilimbergo Il 30 luglio in piazza Duomo saranno presenti anche gli stand solidali delle associazioni Braccia Aperte, Casa

dei Boliviani, Madre Tierra e Amici della Bolivia con prodotti tipici d’artigianato e alimentari cui si uniranno gli amici dell’associazione Due Mondi che presenterà il risultato del progetto “Miti boliviani”. Durante tutto


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speciale itaca a folkest

il mese di luglio, in alcuni Centri estivi gestiti dalla Cooperativa Itaca, alcuni esperti in tradizioni, miti e leggende della Bolivia faranno visita ai ragazzi con i quali realizzeranno attività ludiche e didattiche, per far conoscere loro questa realtà sudamericana così lontana da noi. Tutto ciò sarà raccolto in un libro che poi sarà distribuito gratuitamente a tutti i partecipanti che si recheranno sabato 30 luglio in piazza Duomo a Spilimbergo. L’associazione Due Mondi esporrà inoltre i lavori realizzati dai bambini friulani in una sorta di reinterpretazione delle favole tradizionali boliviane, specialmente di quelle inviate dall’Università salesiana della Bolivia di La Paz.

Dopo gli Amori boliviani e quelli bolivariani, ora nascono i “Miti boliviani”. Di cosa si tratta, Walter? “Il progetto Miti boliviani è realizzato dall’associazione Due Mondi di cui sono presidente e si propone di raccogliere dieci miti e leggende della Bolivia e dell’Altipiano sudamericano. Storie provenienti da tempi lontani, quando ancora l’uomo bianco non era arrivato in quelle terre, dove si spiega l’origine del mondo e degli animali insieme a creature fantastiche e leggendarie”. Qual è l’obiettivo del progetto? “L’obiettivo principale del lavoro che si sta realizzando con i bambini dei Punti verdi è la diffusione della cultura e la conoscenza della Bolivia in terra friulana, soprattutto tra i più giovani, che vedono questa realtà andina come qualcosa di misterioso e degno di essere scoperto per diventare “portatori di multiculturalità”. Lavorare con queste storie significa avere a che fare con la “differenza”, una differenza a volte molto lontana ma mai così lontana da essere incompresa”. Saranno coinvolti allora bambini e ragazzi dei Centri estivi… “Sì, saranno coinvolti nel progetto alcuni Centri estivi friulani gestiti dagli animatori della Cooperativa Itaca. Durante il mese di luglio, i bambini riceveranno la visita di persone autorevoli e ricercatori che possano raccontare con dovizia i miti, uniti alle loro esperienze personali vissute in Bolivia. “Cercheremo di riflettere insieme e di conoscere meglio questo popolo, le sue tradizioni ed usanze, il valore di certi comportamenti, ma anche di guardare in modo diverso la natura che ci circonda ed il significato di alcuni suoi aspetti”.

Oltre ad essere pervasi dai racconti boliviani i bambini cosa faranno? “Dal racconto dei miti i ragazzi saranno stimolati a realizzare liberamente e seguendo le proprie emozioni e creatività dei disegni, il che creerà un legame unico tra narrazione scritta e rappresentazione grafica. Si trasformeranno in una sorta di “Ambasciatori di conoscenza” di una cultura che si vuol condividere. Il libro che loro realizzeranno, e che conterrà sia i miti sia le interpretazioni grafiche dei miti sgorgate dalla fantasia dei bambini, diventerà uno strumento per sostenere il dialogo interculturale, per la cooperazione e l’incontro tra culture. Un ruolo, del resto, attribuito dalla stessa Commissione Europea attraverso la programmazione 2007-2013 ed evidenziato nel documento “Cohesion policy and cities: the urban contribution to growth and jobs in the regions”, novembre 2005”.

Miti boliviani, farà concorrenza agli Amori boliviani? “Concorrenza non è certamente il termine né il concetto esatto. Direi piuttosto che i Miti boliviani saranno un ulteriore prodotto nato da tutto il movimento che è sorto e sta sorgendo ogni giorno che passa dagli Amori boliviani. Che è oramai diventato un progetto “palla di neve”, destinato ad ingrossarsi sempre di più e come quantità di iniziative e progetti collaterali, e per lo spessore culturale, didattico e formativo degli stessi. Si pensi al libro di Letterio Scopelliti “Amori boliviani”, alla mostra fotografica “La sonrisa de un niño” ora allargata con “La ventana del Che” Guevara, al concerto degli “Amori bolivariani” con Alberto Chicayban e i Taller Experimental de Musica Andina ora diventato un doppio cd dal vivo, ancora a “Bolivia amore mio” di Carlo Pontesilli interpretazione teatrale degli Amori. Senza citare tutto il lavoro che presenteranno gli amici boliviani provenienti da Bergamo”. Il libro Miti boliviani quando e dove sarà disponibile? Alla fine di luglio sarà pubblicato un libro con la raccolta delle storie pervenute dalla Bolivia ed illustrate dai bambini che vivono in Friuli Venezia Giulia. Libro che sarà consegnato gratuitamente ai piccoli partecipanti che il prossimo 30 luglio si recheranno a Spilimbergo presso lo stand della nostra associazione Due Mondi in piazza Duomo, nel corso della giornata finale dedicata agli Amori boliviani a Folkest. Sarà anche possibile scaricarlo come e-book in formato pdf dal sito www.issuu.com/2mondi. Fabio DELLA PIETRA


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Edoardo De Angelis introduce

AMORI BOLIVARIANI

Musica e Unità nel Continente Sudamericano Spilimbergo 30 luglio piazza Duomo 22.15 Taller Experimental de Musica Andina e Alberto Chicayban (chitarra e voce) Sabato 16 aprile (ingresso libero)

Da sin. Alberto Chicayban e Taller Experimental de Musica Andina

Chi se lo sarebbe mai immaginato che gli “Amori bolivariani” – costola di quelli boliviani – avessero tanti amici? Simbolo del contagio che si diffonde da mesi nel Nordest il regalo che Folkest ha inteso porgere a Itaca, Braccia Aperte ma alla Bolivia più in generale. Ciò grazie ad un nome davvero d’eccezione, un artista che proprio quest’anno e proprio con Folkest celebra “quarant’anni di musica”. Un traguardo importante per un maestro come Edoardo De Angelis, che di canzoni ne ha scritte, cantate, prodotte parecchie. A cominciare da “Lella”, la moje de Projetti er cravattaro , il suo brano d’esordio destinato a un successo – correva il 1971 - davvero insperato. “Lella” sarebbe divenuta una ballata romanesca per eccellenza , una canzone senza tempo, che nel 2011 compie la bellezza di quarant’anni. Edoardo De Angelis ha deciso di raccontare la sua lunga e appassionante esperienza di cantautore ma anche di produttore, manager culturale, scrittore - nel libro + Cd Te la ricordi Lella. Quarant’anni di storie e canzoni , un emozionante diario di viaggio, pieno d’amici e di avventure, e un disco che raccoglie ventuno tra i suoi successi più noti e amati, in

esecuzione inedita voce e chitarra, quindi riletti per questo speciale compleanno. Che sarà presentato sabato 30 luglio alle 21.15 in piazza Duomo a Spilimbergo. Cosa ha a che fare Edoardo De Angelis con gli “Amori bolivariani”? Il fatto che sarà il maestro in persona – assieme ad Andrea Del Favero, direttore artistico di Folkest – a presentare in anteprima il doppio cd dal vivo “Amori bolivariani” registrato al Ridotto del teatro Verdi di Pordenone lo scorso 16 aprile (il ricavato dalla vendita del cd sarà interamente devoluto al progetto Monteagudo). Un imprimatur d’eccezione per Alberto Chicayban e i Taller Experimental de Musica Andina che alle 22.15 saliranno sul palco di piazza Duomo per concludere la grande festa degli Amori boliviani a Folkest. Un concerto da ascoltare e seguire con il cuore. Il repertorio associa, da un lato, musiche appartenenti alla tradizione dei Paesi che si affacciano sulle grandi montagne del Sud America - Perù e Bolivia - e, dall’altro, musiche provenienti da altri Paesi latino americani e in qualche modo legate al sentimento dell’unità del continente in una unica patria solidale sognata da Simón Bolívar. Uno spettacolo concepito e realizzato da Alberto Chicayban e dall’Officina Sperimentale di Musica Andina (Taller Experimental de Musica Andina). Sul palco di piazza Duomo saliranno Braulio Castillo (voce, sikus, percussioni); Carlos Castillo (voce, sikus); Cesar Garcia (charango, chitarra, quena, sikus, percussioni); Edgardo Castillo (voce, sikus, charango, percussioni); Eros Garcia (sikus, flauto dolce, percussioni); Fernando Taiman, (chitarra, percussioni); Manuela Berto (sikus, percussioni); Peter Diaz (bandurria, chitarra, percussioni); Alberto Chicayban (voce, chitarre a 6 e 10 corde, cuatro venezuelano). La gestione tecnica dell’audio del concerto sarà a carico di Alberto Armellini, degli Alarm Studios di Udine. Fabio DELLA PIETRA


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eventi

Il Laboratorio di Cavallino Treporti insieme a scuole, Comune e biblioteca

I giovani unificano l’Italia... un’altra volta! Un puzzle di 24 metri quadrati rappresenta la nazione italiana

Cavallino-Treporti Nella giornata di mercoledì 8 giugno, nel comune di Cavallino-Treporti in provincia di Venezia, è stata riunificata l’Italia. Di nuovo. Non mille volonterosi in camicia rossa, ma gli alunni delle classi della scuola primaria del locale Istituto comprensivo hanno concretizzato il progetto “Puzzle delle Regioni” nato in collaborazione tra assessorato alle Politiche educative, Istituto comprensivo “D. Manin”, Biblioteca comunale e Laboratorio giovani Cooperativa Itaca. Il progetto, inserito negli eventi per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia, aveva lo scopo di far conoscere il nostro Paese ai ragazzi della primaria partendo da un percorso di conoscenza delle singole regioni. In seguito alle lezioni di approfondimento in classe, nelle quali sono state trattate sia le nozioni politiche e geografiche che quelle culturali, gastronomiche e artistiche, alle classi sono stati consegnati i tasselli che avrebbero formato le singole regioni, con il compito di dipingerli, disegnarli e localizzarvi i capoluoghi. Il puzzle, che occupa una superficie di 24 metri quadrati, è stato preparato grazie alla collaborazione di uno studente dell’Istituto d’arte di Venezia, il quale ha tracciato i confini politici della nazione su dei pannelli di polistirolo, poi tagliati dai ragazzi di una classe della scuola secondaria di primo grado con l’utilizzo di strumenti appositi e forniti dai volontari che allestiscono il carro allegorico di una delle Contrade di Cavallino. Il giorno prima della conclusione delle lezioni scolasti-

che, tutte le classi partecipanti al progetto si sono radunate nel palazzetto dello sport per unire le tessere del puzzle. Mentre alcuni si dedicavano alla costruzione, altri hanno illustrato a tutti i presenti - vista la numerosa partecipazione di genitori e curiosi - il lavoro di ricerca fatto sulla regione che intanto prendeva forma. Alcuni hanno spiegato le curiosità della regione, altri hanno narrato filastrocche e proverbi tipici, ed altri ancora hanno accompagnato con coreografie brevi letture, facendo sorridere e ricordando che l’apprendimento può essere effettuato anche divertendosi. In seguito, la classe della secondaria che ha partecipato al taglio dei pannelli, ha preparato un importante contributo all’evento, leggendo una selezione dei primi articoli della Costituzione della Repubblica Italiana: i ragazzi hanno ricostruito l’Italia non solo materialmente, ma anche nei suoi principi costitutivi fondamentali. Dopo aver cantato l’Inno nazionale e la canzone “Sorelle d’Italia”, dedicata alle singole regioni italiane, sono stati ringraziati i numerosi partecipanti al progetto, indispensabili nelle varie fasi di realizzazione. Un evento importante che ha richiesto il lavoro di molti, il coordinamento del lavoro nelle sue varie fasi ed ha portato buoni risultati per tutti i partecipanti. Si intende sia quello del 2011, sia quello del 1861, sia chiaro. Laboratorio Giovani Cavallino-Treporti

Vent’anni di legge 381 in Friuli Venezia Giulia

Il sole sull’inserimento lavorativo e la cooperazione sociale Il Forum salute mentale fa il punto su esperienze, buone prassi e buchi neri

Pordenone A vent’anni dalla Legge 381/91 il Forum Salute Mentale del Friuli Venezia Giulia si interroga sulle esperienze dell’inserimento lavorativo delle persone con sofferenza mentale. L’appuntamento era previsto nella sala conferenze Teresina Degan della Nuova Biblioteca civica di Pordenone, nella centralissima Piazza XX Settembre, giovedì 8 giugno ed è stato organizzato dal Forum regionale per la salute mentale, Ass6 Friuli Occidentale, Aitsam, Confcooperative Pordenone e Legacoopsociali Fvg, con il patrocinio di Comune di Pordenone e Provincia Sono intervenuti i massimi rappresentanti istituzionali della salute mentale friulana. L’incontro, aperto al pubblico, era intitolato “Il sole sull’inserimento lavorativo e la cooperazione sociale” anche se l’intestazione appariva

più che altro come un auspicio, visto il perdurante periodo ombroso – i tagli a livello nazionale e regionale, l’applicazione della Legge Basaglia a macchia di leopardo, ma gli esempi potrebbero essere tanti e altri – vissuto dall’inserimento lavorativo e dalla Cooperazione sociale. Ma anche dal welfare più in generale. Gli operatori dei Dipartimenti di salute mentale della regione e delle Cooperative sociali insieme a utenti, familiari e associazioni di volontariato, Provincia e Comune di Pordenone e Unione industriali Pordenone hanno così proposto un’iniziativa con l’obiettivo di promuovere un dibattito con la cittadinanza sul grande tema lavoro e salute mentale. Ogni percorso di superamento del disagio mentale non può che avvenire in un’ottica di “diritto alla salute” che coinvolge tutta la comunità – hanno spiegato gli organizzatori.


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Dopo il saluto delle autorità, il proAncora la “Presentazione del Protocolgramma ha visto l’intervento introdutlo internazionale Ips per l’inserimento tivo di Angelo Cassin, direttore del Dsm lavorativo di persone con problemi di di Pordenone per l’Ass6 Friuli Occidendisagio psichico” da parte di Angelo tale, poi la presentazione dei primi riFioritti, direttore del Dsm di Bologna. sultati regionali del progetto “Pil - Per Dibattito pubblico e pausa pranzo conuna valutazione dei modelli in uso nei cluderanno la prima fase. Dsm per l’inserimento lavorativo delle I lavori sono proseguiti con l’intervenpersone con problemi di disagio psichito di Flavia Maraston, coordinatrice co” con intervento di Renata Bracco, Comidis Provincia Pordenone, su “OcUno scorcio del pubblico del Dsm di Trieste. A seguire una riflescupazione donne e disabilità nella Prosione pubblica moderata da Margherita Gobbi del Dsm vincia di Pordenone”, e poi col dibattito “A Vent’anni dalla pordenonese sulle “Esperienze di inserimento lavorativo Legge 381/91: Esperienze e prassi di inserimento lavonei Dipartimenti di salute mentale della Regione Fvg e rativo”, modera Paola Camber di Federsolidarietà. Nel nella Cooperazione Sociale”, poi gli interventi dei Dsm Chiostro della Biblioteca “Galleria inclusione lavorativa” regionali, di Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia, Federa cura della Cooperative sociali di tipo B del Friuli Venesolidarietà, Unione industriali Pordenone, Area Welfare zia Giulia”. La segreteria organizzativa è stata curata da dell’Ass 5. Carmen Schifilliti del Dsm pordenonese.

Donne e uomini di Nairobi rivendicano il diritto ad esistere

Pordenone testimonia l’emancipazione del Kenya L’associazionismo kenyano ospite in città col progetto “KunAction”

Pordenone E’ un legame ormai consolidato quello tra il Kenya e il Friuli, che si manifesta periodicamente attraverso lo scambio di buone prassi grazie in particolare al coinvolgimento di diverse realtà pordenonesi. Grazie ai progetti di cooperazione decentrata sviluppati in particolare dal Liceo Leopardi Maiorana e dalla Cooperativa Itaca, in stretta collaborazione con alcune associazioni locali, è stato possibile fondare le basi per un rapporto che non si esaurisce nel tempo. Quella tenutosi il 25 maggio scorso alla Casa del popolo di Torre di Pordenone è stata una serata organizzata a dimostrazione di questo impegno. Un appuntamento di immagini e racconti con Dominic Otieno, direttore di “Whynot”, associazione della baraccopoli di Mathare

(Nairobi, Kenya), una delle maggiori baraccopoli al mondo. E’ in questo “slum” che la cooperazione friulana ha conosciuto la forza dell’emancipazione di tante donne e uomini che combattono ogni giorno per rivendicare il proprio diritto ad esistere. Una preziosa occasione per conoscere una realtà lontana dalla voce diretta di un suo protagonista, rappresentante dell’associazionismo kenyano, motore di un futuro più equo e più dignitoso per le comunità locali. Ma anche per riflettere sulle potenzialità della società civile kenyana, che promuove percorsi di educazione e aggregazione verso uno sviluppo partecipato delle comunità, nonché per conoscere il progetto “KunAction. Training for Empowerment”. Sono intervenuti Dominic Otieno, direttore di Whynot Development Association di Mathare, Nairobi, e Francesco Riedo, vicepresidente di Karibu Afrika onlus.

Le giovani generazioni viste attraverso la lente dell’Ulss 10

Eccoli sono i ragazzi di oggi Prevenzione universale e selettiva

San Donà di Piave Jeans a cavallo basso, scarpe da ginnastica sneakers, zainetti tutti uguali. Eccoli, sono loro, gli adolescenti del 2011, cresciuti sotto l’ombra delle “cinque i” che li descrivono e rivelano oggi come non mai: inavvicinabili, insofferenti, inafferrabili, invidiabili, innamorati. Se ne è parlato il 13 maggio a San Donà di Piave (Ve) – nella sala conferenze del Centro culturale Da Vinci all’interno del convegno “Le dipendenze e l’Azienda sanitaria, prevenzione universale e selettiva nel territorio aziendale”, ovvero uno sguardo alle giovani generazioni attraverso la lente dell’Ulss n.10, del Progetto Minori e della Cooperativa sociale Itaca che costituiscono il parte-

nariato organizzatore dell’evento. Interventi introduttivi di Claudio Beltrame direttore Servizi Social Ulss 10 “Veneto Orientale”, Graziano Teso, presidente della Conferenza dei sindaci del Veneto Orientale, Leo Oliviero, assessore Servizi sociali di San Donà di Piave, e Laura Lionetti, vice presidente di Itaca. Inavvicinabili: che siano in gruppo o in compagnia sono dei loro I-pod. Insofferenti rispetto a qualsiasi regola: sono convinti che il massimo del divertimento sia direttamente proporzionale al massimo della libertà, libertà soprattutto da un mondo adulto verso il quale tendono e contro il quale si ribellano. Inafferrabili: sempre in movimento con mille pensieri e mille umori diversi, con appartenenze plurime e legami deboli. Invidiabili: con tutto


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l’entusiasmo e la voglia di sognare e di pensarsi adulti. Innamorati: di tutte le emozioni nuove che imparano a provare. Sono loro i protagonisti assoluti del loro tempo e della loro età. Ma in questa loro storia che ruolo hanno gli altri personaggi? Quale spazio in questa trama per le principali agenzie, educative e non, che si intrecciano nei loro percorsi? Sono tali agenzie solo una pallida cornice o possono essere delle scenografie interattive che si muovono in sintonia tra loro? L’Ussl 10 “Veneto Orientale”, ormai da diversi anni, ha in mente gli adolescenti del suo territorio, nella convinzione che in questa particolare fascia d’età, in cui spesso si naviga a vista, sia importante avere qualcuno che accenda dei fari. Con l’idea di prevenire situazioni di disagio o promuovere agio il Progetto Minori opera, già dal 1992 in maniera meno strutturata, e poi dal 2007 al 2011 in accordo con la Conferenza dei sindaci nei territori dell’Azienda, che ad oggi coinvolge dieci Comuni, dieci educatori professionali e circa un migliaio di preadolescenti e adolescenti.

Dal 2009 a oggi a portare avanti il progetto sono il Dipartimento per le Dipendenze in collaborazione con la Cooperativa sociale Itaca. Gli educatori professionali, che lavorano nei vari comuni, incontrano i ragazzi, costituiscono o supportano dei gruppi già esistenti allo scopo di formare cittadini consapevoli in grado di prendersi cura della comunità in cui vivono. A tal fine il Progetto Minori ha promosso in questi anni diverse attività: aggregative per giovani e adolescenti con l’apertura di luoghi di incontro; educative con progetti ad hoc pensati per le scuole secondarie di 1° grado; animative con l’organizzazione di centri estivi e/o i Gr.est per supportare le famiglie durante il periodo estivo; formative rivolte ai giovani coinvolti nei centri estivi come aiuto animatori e per i genitori. Così sono state messe in rete diverse realtà territoriali a partire dalla famiglia, la scuola, la parrocchia e le altre associazioni del territorio, dal momento che è solo conoscendo ciò che ci circonda che si può prenderne parte attivamente. Marina TURCHETTO e Tiziano SARTOR

Gemellaggio con il locale Isis D’Aronco

Gemona il Csre “insegna”

Cronaca di due giornate di attività condivise tra ragazzi e studenti Gemona del Friuli Che cosa succede in una mattina di febbraio al Csre di Gemona? Ci sono visite... e che visite... Infatti, come ormai accade da diversi anni, ci troviamo ad accogliere una intera classe dell’Isis D’Aronco. E cosa vengono a fare, questi ragazzi, di prima mattina nel nostro centro? Risposta: passeranno un’intera mattinata con noi… E a fare cosa? Risposta: quest’anno, oltre a fare amicizia e visitare il centro, ad imparare come vengono svolte alcune delle nostre attività... E chi glielo insegna? Risposta: noi... e chi altro... mica gli operatori? Dunque, facciamo presto perché il tempo passa e le cose da fare sono tante. Per prima cosa vogliamo conoscerci un po’, chi siamo, raccontiamo cosa facciamo al centro e via dicendo. Ma siamo anche curiosi di sapere cosa fanno di bello i nostri ospiti, nella loro scuola. Dunque, accontentati… E gli operatori? Sono lì con noi e partecipano assieme agli insegnanti a questo scambio di informazioni e volentieri lasciano che a dare queste indicazioni siamo noi, che tutto sommato siamo a “casa nostra”. E dopo aver cantato tutti assieme per darci la giusta carica, si parte! Mica a casa... iniziano le attività! A questo punto, ci dividiamo in quattro gruppi: qualcuno accompagna alcuni dei nostri ospiti nel laboratorio di falegnameria, qualcuno in quello di ceramica, altri in cucina e un ultimo gruppetto partecipa ad un “assaggio” dell’attività espressiva, e poi? E poi a metà mattinata una rotazione dei gruppi, per fare in modo che i nostri ospiti possano ritornare a casa con un “bis” delle nostre attività, naturalmente, dopo aver fatto un po’ di festa tutti assieme, in conclusione di una bella giornata. Allora via, si parte con lo “smistamento”, e noi con gli

operatori conduciamo i nostri “allievi” nei rispettivi laboratori. Qui, dopo aver descritto brevemente l’attività e alcune sequenze fondamentali per procedere nello svolgimento, ci affianchiamo ai ragazzi e si comincia. C’è chi in falegnameria lavora con la lima e i vari tipi di carta vetrata, seguendo una sequenza ben precisa, e chi in cucina sbuccia, sminuzza o impasta deliziose salse per speciali tramezzini. In ceramica, invece, si modellano o si decorano vari oggettini pronti poi per la cottura, mentre nell’aula magna ci si “confonde” con la musica e il movimento, giungendo ad un primo approccio con l’attività espressiva. E noi? Siamo sempre lì che assieme ai nostri operatori facciamo da “guida” a questi simpatici ospiti, che sembrano proprio seguire alla lettera le istruzioni. Nel frattempo, si approfitta per conoscersi di più e ci scappa, anche qualche risata.


eventi

A metà mattinata, come da programma, si cambia gruppo. Ecco, dunque, che chi prima aveva fatto falegnameria, si trova magari a fare cucina e viceversa, o chi ha fatto le “espressive” fa ceramica ecc. Ma noi siamo sempre ai nostri posti e accogliamo anche i nuovi arrivati con molto entusiasmo e pronti a spiegare di nuovo, come “vanno fatte le cose”. Durante le attività, nei volti dei ragazzi riusciamo a scorgere, oltre ad una iniziale timidezza, anche curiosità, attenzione, ma sopratutto stupore. Tutto questo ci riempie di orgoglio e anche noi siamo un po’ emozionati. È quasi mezzogiorno e come da programma ci avviciniamo ai saluti e sospendiamo a fatica le attività. Peccato, dirà qualcuno... mi stavo così divertendo. Non dimentichiamo però che ci attende ancora un piacevole appuntamento. Infatti, tutti insieme ci intratteniamo per un po’ davanti ad un ricco “buffet”, a base di specialità preparate nel laboratorio di cucina e altre sfiziosità che hanno portato i nostri ospiti. Questo è un bel momento, si parla, ci si scambia impressioni sulla mattinata trascorsa, si ride, si scattano

Gemona del Friuli

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le foto, ma sopratutto e vista l’ora, si mangia. Bene... pronti per la partenza, l’autobus che riporterà a scuola i ragazzi è pronto all’ingresso con il motore acceso e le porte aperte. Inizia il rientro. Giacche, borse, saluti e ringraziamenti… ma sembra proprio che nessuno voglia ritornare a scuola... ed è proprio così. Diranno i nostri nuovi amici: siamo stati così bene! E anche noi siamo d’accordo, è stata proprio una bella mattinata. Prima di andare, ci comunicano che alcuni di questi ragazzi ritorneranno fra breve tempo per un tirocinio di due settimane (questo ormai accade da diversi anni e per noi è un momento molto atteso). Bene per loro dunque!... E anche per noi... E’ sempre bello avere delle persone che vengono nel nostro centro per imparare qualcosa di nuovo. Nel frattempo, non ci dimentichiamo che per il giorno dopo è prevista un’altra giornata come questa... Noi, siamo già pronti! I ragazzi del Csre di Gemona

Animo!

L’8 e il 9 febbraio scorsi, presso il Centro socio riabilitativo educativo di Gemona, si sono svolte due giornate in collaborazione con le classi terze dell’Istituto Isis D’Aronco di Gemona Del Friuli. Gli incontri sono stati individuati e strutturati dagli stessi operatori del Csre e insegnanti dell’istituto. Quest’anno, rispetto ai precedenti, in cui si svolgeva una visita descrittiva del centro, è stato previsto il coinvolgimento e la partecipazione degli stessi studenti all’interno di alcune attività che caratterizzano il Centro. A contraddistinguere questi momenti è stato sicuramente il ruolo rivestito dagli utenti che, supportati dagli stessi operatori, sono stati tra i principali conduttori dei vari laboratori proposti. Questi appuntamenti si sono sviluppati nell’arco delle due mattinate e sono terminati con un momento conviviale e di amicizia tra tutti i partecipanti. Questa iniziativa rientra tra quelle che si possono defini-

re alcune azioni del progetto “Animo!”, che nasce fondamentalmente dall’Ass n° 3 “Alto Friuli” (Csre di Tolmezzo e Gemona) e altre realtà presenti sul territorio, come gli istituti scolastici, le realtà parrocchiali e le associazioni di volontariato. Il punto di partenza consiste nel pensare alle strutture per l’handicap come dei luoghi nei quali possano realizzarsi opportunità di integrazione, formazione, di crescita personale e di sensibilizzazione alla diversità per ragazzi, adolescenti e giovani adulti. Ecco la motivazione del termine “Animo!”, utilizzato per titolare questo progetto, che in lingua friulana rappresenta una forte esortazione ad attivarsi, a muoversi, a scrollarsi di dosso le indolenze, mentre in lingua italiana è la coniugazione della prima persona singolare del verbo “animare” e può rappresentare la scelta di impegnarsi personalmente per svolgere un servizio di animazione nei confronti di altre persone. Il Csre di Gemona del Friuli


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Delegazione di San Gjal a Venezia Ragogna …Ogni promessa è debito! Così eccoci finalmente in gita a Venezia. Gli ospiti partecipanti (tre, vista la ritirata all’ultimo minuto di Fabio) hanno affrontato il lungo viaggio in furgone, attenti a tutti i cartelli dell’autostrada… (Dino non ne ha perso uno!). La fase più critica della giornata è consistita nell’attesa del vaporetto che ha provocato le crisi di pianto di Antonella che per la disperazione si è tolta le scarpe… A parte questo, i gitanti sono stati ineccepibili! Dopo il giro turistico sul vaporetto, abbiamo visitato Piazza San Marco, assolata e gremita di turisti, e ci siamo goduti il pic-nic con sosta ai giardinetti. Dino, che da molto chiedeva di essere accompagnato a Venezia, ha dovuto rinunciare al giro in gondola ma si è concesso un caffè “di lusso” in Piazza San Marco; al rientro al parcheggio ha anche trovato la macchina dei suoi sogni: una limousine candida…

Graziella si è comprata un elegante cappello di paglia per fare pendant con il gondoliere… ora lo sfoggia quotidianamente per il giretto al bar. Sempre bello fare esperienze nuove!

I resoconti non pubblicati questo mese per motivi di spazio usciranno sul numero di agosto de La Gazzetta

Il Buio degli Occhi Adesso che le bussole sono tutte difettose o non le sappiamo più usare l’insegna dei negozi del centro è la stella polare la strada la segnano i neon interni delle vetrine e il buio non viene mai siamo noi gli infagottati di nebbia su tutta la pelle che non sfiora che sbatte solamente, che si sbecca nello scontro. Riverrà un giorno il buio pesto e non sapremo riadattare la pupilla. distinguere l’albero mosso dal maltempo dal legno fatto mobilia a poco prezzo varda fisso dentro, varda il calìgo

el xe tai oci, xe tai oci che no i dise xe dentro tai oci che no i brusa che i se stua i perde el mar fondo che i ga dentro i diventa acqua tùrbia[1] [1] Guarda bene dentro, guarda / la nebbia / è negli occhi / è negli occhi / che non dicono / è dentro negli occhi che non / bruciano che si spengono / perdono il mare profondo che / hanno dentro / diventano / acqua torbida. Piero Simon Ostan, da Pieghevole per pendolare precario (2010) Le Voci Della Luna Edizioni


FORMAZIONE

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Prevenzione e protezione di sé e degli altri

Sapere cosa fare e come L’importanza dei piani di sicurezza integrati

Pordenone L’intervento ha riguardato lo sviluppo di una cultura della sicurezza e della salute che porti il lavoratore a sapere cosa fare e come farlo, in funzione della salute e della sicurezza, propria e degli altri, nel rispetto delle normative: prevenire i rischi, saper gestire le emergenze, ridurre e contenere le conseguenze degli infortuni legati ai rischi sul lavoro.

ma Qualità della cooperativa Itaca (modulo “Reaction”) sono stati valutati i punti di vista dei partecipanti su vari aspetti legati all’attività d’aula su una scala da 1 a 5. Nel grafico seguente sono riportate le medie complessive, tutte superiori al livello di sufficienza pari a 3.

Nello specifico l’operatore deve comprendere con cura i fattori di rischio legati allo svolgimento delle proprie mansioni, e accrescere le proprie competenze in caso debba intervenire allorché si verifichino incidenti e infortuni agli utenti, alla sua persona, ai colleghi, agli utenti. Quindi il progetto formativo ha avuto nel complesso l’obiettivo di accrescere la consapevolezza dell’importanza di un approccio adeguato alla prevenzione/protezione nello svolgimento del proprio lavoro. Tale obiettivo assume una declinazione particolare nell’ambito dei servizi alla persona, dove la dimensione prettamente relazionale determina uno stretto legame fra l’operatore e l’utente, fra le azioni che il primo mette in atto e l’inevitabile coinvolgimento del secondo. Ciò accresce ancora di più l’importanza dei piani di sicurezza integrati, come strumenti operativi in cui si incontrano le procedure specifiche della sicurezza con l’apparato organizzativo, con tutto ciò che ne consegue in termini professionali ed operativi. Ecco allora che un lavoratore più consapevole, maggiormente integrato nel progetto organizzativo, perché ne ha saputo e potuto conoscere il profilo ed i contenuti, i tratti distintivi e la cultura di riferimento, diventa egli stesso garanzia di maggior qualità nello svolgimento del servizio e di tutela, sia rispetto a sé che rispetto all’utenza che si ha in carico. Tra i moduli del corso il contratto formativo, il contesto aziendale, la prevenzione dei rischi e la tutela dell’utente, l’assistenza all’utente in caso di emergenze. A Pordenone il corso ha avuto avvio il 10 maggio ed è terminato il 14 giugno, iscritti 21 lavoratori della cooperativa Itaca. A Tolmezzo è partito il 04 maggio per terminare l’8 giugno, 17 i lavoratori Itaca iscritti. Infine a Udine il via è stato dato il 21 aprile e lo stop il 26 maggio, 23 i lavoratori della cooperativa iscritti. In ciascuna sede un iscritto non è stato ammesso all’esame finale. La soddisfazione dei partecipanti (il punteggio di gradimento/interesse va da 1 a 5) Attraverso un questionario di valutazione in uso al Siste-

I risultati dell’esame finale, la partecipazione dei corsisti sempre costante ed interessata alle tematiche trattate ed il buon risultato del questionario di valutazione ci permettono di affermare che i partecipanti al corso hanno raggiunto gli obiettivi prefissati in fase di progettazione e la più che buona riuscita del corso. Chiara PIZZATO


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FORMAZIONE L’Oss questo sconosciuto

Competenze... minime? Conclusa con successo la formazione Fse

Pordenone Si è concluso in un tripudio di festeggiamenti e libagioni il corso di competenze minime che per questi estenuanti mesi ha visto un nutrito e anche simpatico gruppo di socie e soci della Cooperativa Itaca, cimentarsi nei percorsi di alfabetizzazione con gli elementi costituenti della figura dell’Oss: il corso Fse Competenze minime nei processi di assistenza alla persona. Prima di tutto togliamo un dubbio a chi non lo ha ancora frequentato: sì è un corso impegnativo, no non è una passeggiata. Alcune materie affascinano altre sembrano ostiche, si incrociano definizioni e termini desue-

ti, sconosciuti, concetti astrusi, alieni... specie per chi ha ancora poca dimestichezza con l’italiano. Teorie e pratiche che si accavallano: legislazione, pronto soccorso, igiene, sicurezza, movimentazione, e tanto altro ancora. Per fortuna gli incroci, le occasioni, i casi della vita fanno sì che le persone si incontrino e, credeteci (è capitato in questa occasione), ci siamo trovati in un bel gruppo, eterogeneo ma capace di integrarsi, empatia a bizzeffe, ironia, nessuna paura a far valere le proprie ragione, contribuire alle discussioni, porre domande, confrontarci... insomma un arricchimento anche dal punto di vista personale. E tra tutti: Larysa, Carla, Monica, Debora, Alonya, Elisa, Anisoara, Liliana, Alina, Manuela, Maurizio, Stefania, Vincenzo, Niculina, Ivana, Daniela, Domenico un forte incontro sia sul piano degli apprendimenti e sicuramente sul piano delle relazioni. Uno slalom tra esperienze, chiarimenti sui significati, la voglia di studiare insieme, e poi il piacere di trovarci anche al di fuori per una pizza, un caffè... un bilancio e ripetiamoci impegnativo e positivo. Ringraziamenti... eh sì... al tutor Max, Renato e Chiara dell’ufficio formazione della Cooperativa Itaca, ai docenti in genere e specialmente ad Anna che con la sua presenza e i suoi silenzi, ci ha messo a dura prova. Vincenzo BOTTECCHIA

Precise Parole Viaggio in cerca dell’identità tra follia e normalità

La magia dei Confinandanti a Pordenone L’autore Lorenzo Toresini dialoga con il giornalista Letterio Scopelliti

Pordenone Generazioni in movimento, in viaggio tra terre di confine, dove i confini oltre che geografici sono mentali, visibili e invisibili. Come la linea di demarcazione tra veglia e sonno: “ogni notte ci mettiamo in contatto con la nostra follia, con storie mai vissute, sentiamo voci. Tutti abbiamo un mondo magico”. A parlare è Lorenzo Toresini, medico psichiatra d’origini veneziane, residente a Trieste, attualmente primario di psichiatria all’Asl di Merano (Bz), che venerdì 10 giugno a Pordenone ha

presentato il suo romanzo “I Confinandanti”. Nella sala conferenze Teresina Degan della nuova Biblioteca civica, Toresini ha amabilmente dialogato con il giornalista Letterio Scopelliti all’interno di una serata organizzata da Cooperativa sociale Itaca e Comune di Pordenone – Assessorato alla Cultura – che ha concesso anche il suo patrocinio all’iniziativa. “Tutto ciò che apparentemente è folle in realtà ha un senso: la follia in quanto tale non esiste. Non esiste una sragione, ma una serie di ragioni. La follia è una condi-


precise parole

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zione umana. Un viaggio dentro un viaggio magico – così Scopelliti. Un romanzo che invita a riflettere su valori ha esordito Letterio Scopelliti presentando il romanzo di forti, sulla storia di ognuno di noi. Una storia che trova Lorenzo Toresini -. Alla fine di questo libro ci si chiede: le sue radici nel passato, nei genitori che abbiamo avuperché essere normali? Un libro che racconta una vita to, nei ricordi, negli errori compiuti. nella follia, partendo da lontano per dimostrare che siaToresini parla di generazioni in movimento, in viaggio mo un po’ tutti frutto di una dannazione genealogica. tra terre di confine: confini geografici, ma anche men“Normalità e follia convivono in ognuno di noi, dialotali, visibili e invisibili. I protagonisti sono personaggi gano, si specchiano, lottano, ma ci sono. E con queste protesi verso limiti materiali e immateriali, alla ricerca due dimensioni, separate da confini labili, ci dobbiamo di un’identità, una nuova immagine di sé che è tale confrontare ogni giorno. Negare questi limiti, è come solo se colta attraverso il groviglio delle contraddizioni negare noi stessi”. Parola di Lorenzo Toresini. Che i prie costruita grazie alla memoria di un passato lontano. mi passi lo compie al fianco di Franco Basaglia: “era E così si scopre che i confini sono dappertutto. “Una come lavorare con Socrate – ricorda -, nulla veniva confamiglia particolare, un ramo veneziano ed un ramo siderato scontato, tutto veniva messo costantemente in austriaco. Due viaggi paralleli di protagonisti - spiega discussione. Ma questo non ha fatto che arricchirmi a Scopelliti - che non si conoscono, che si incontrano ma livello professionale e umano”. non sanno e non sapranno mai quanto le loro discenDopo una sessantina di pubblicazioni accademiche Toredenze saranno un giorno destinate ed sini ha debuttato con i “Confinandanti”, intrecciarsi. Persone vive che escono per i tipi di Alphabeta Verlag. I confini, dal letargo del passato, si muovo, non solo quelli geografici, ma piuttosto sentono, pulsano, amano, odiano, quelli interiori, sono alla base di questo trasgrediscono”. romanzo dove si intrecciano le storie Racconti narrati nella loro staticità e di due famiglie, una veneziana e l’altra passioni vere. Donne e uomini carataustriaca. Due percorsi paralleli destiterizzati da un aspetto che li accomunati ad unirsi con la nascita di un figlio. na: quello di vivere sempre ai confini. Si inizia con la crisi di Niccolò, il quale, Fra coerenza e fantasia, fra conforminel 1885, decide di lasciare la Palestina smo e irriverenza, fra ragione e follia. per tornare a Venezia. Un personaggio Da sin., Lorenzo Toresini e Letterio Scopelliti Un fluire nel tempo di storie parallele. chiave, lacerato dal bisogno di stabilità “Due rami di famiglie che non si coe desiderio di trasgressione. noscono ma che il destino unirà. Un “Sì, trasgressione. Ho scritto questo coagulo di significati, di aspettative, romanzo - spiega Toresini - anche per di ansie che si incarnano in un essere spiegare un’attrazione inconfessata umano: un bambino. Un destino - evidell’uomo”. Ma poi subentra la crisi. denzia Scopelliti - segnato da annunci “La crisi è la parte più viva noi, quella premonitori: traslochi ripetuti e forieri che ci valorizza, imponendoci ad opedi terremoti interni di ricordi, vissuti ed rare delle scelte”. emozioni. Un misterioso incendio che Cambiare, per prima cosa. “Non è un ripropone la sua evocatività. Storie di percorso facile, richiede un’autoanalisi persone che questo uomo incontrerà profonda, un rigore morale, una discinel suo futuro percorso. Un uomo che plina. Ed è questo il momento cruciavive sempre ai confini. Storie di persole nella vita – afferma Scopelliti - di ne sempre ai limiti”. ognuno di noi. La maggior parte delle Storie di identità diverse, di confini da persone crede di essere la quintessenabbattere per meglio rapportarsi con za della ragione e dell’equilibrio. Nella se stessi e quindi con gli altri. “Il piacerealtà invece siamo pellicole, e poco re della vita, per Lorenzo Toresini, sta basta a lacerarle. Il vero problema è in questo: confrontarsi con le diversità, L’autore, Lorenzo Toresini altrove, è la paura della follia quando da cui c’è sempre molto da imparare. invece questa vive dentro di noi”. I Confinandanti sono degli attraversatori di frontiera – “Il confine tra veglia e sonno ad esempio - incalza Toreafferma Scopelliti -. Gente che va al limite, si scava densini – ,ogni notte ci mettiamo in contatto con la nostra tro attraverso imprese impossibili. I Confinandanti sono follia. Storie mai vissute, sentiamo voci. Tutti abbiamo anche coloro che abitano coscientemente la frontiera tra un mondo magico”. Un mondo folle? “Tutto ciò che apnormalità e follia, tra vita e morte. Sotto l’apparenza di pare folle in realtà ha un senso. La follia in quanto tale un romanzo, il libro rappresenta innanzitutto un saggio non esiste, non esiste una sragione, ma una serie di rasulle identità. Un romanzo-saggio che esplora la quegioni. Anche l’ossessività - nel romanzo rappresentata stione dell’importanza della storia nella formazione di un nella famiglia austriaca -, dimostra alla fine che trae le individuo. E le identità sono definite confini”. sue origini da un profondo equilibrio”. Alla fine si scopre che i confini sono dappertutto. L’AuI Confinandanti, è stato scritto nei ritagli di tempo, dustria-Ungheria, l’Italia-Jugoslavia, l’Alto Adige e il Südtirante le vacanze: 366 pagine, in fondo un trattato psirol, Venezia e la Turchia, la terra e il mare, il sonno e la chiatrico, ma comprensibile a tutti – prosegue ancora veglia, la donna e l’uomo, il restare e il cambiare. “I con-


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PRECISE PAROLE

fini siamo noi, negare i confini significa negare noi stessi. Cambiare per potere capire come eravamo e come veramente siamo. Cambiare per avere nostalgia di come si era prima. Cogliere la vera differenza fra il sé e l’altro da sé. L’altro e la sua sfida. Essere per gli altri e sentirsi voluti dall’altro. Storie comuni – conclude Scopelliti

- come storie tutte eccezionali, nell’assoluta irripetibilità di ciascuno di noi. Mai uguali nel passato e mai più nel futuro. Alla fine siamo tutti dei “Confinandanti” in questa straordinaria metafora che è la vita”. A cura di Fabio DELLA PIETRA

La Cooperazione Sociale nel Friuli Venezia Giulia

Imprese pubbliche & autogestite di Gian Luigi Bettoli

Pordenone “Facciamo un lavoro importante, in primo luogo quello di non lasciarci andare, di continuare a pensare (come gli utopisti di quasi duecento anni fa) che un altro mondo sia ancora possibile.” Intorno a questo pensiero ruota il nuovo libro di Gian Luigi Bettoli che con il titolo: “Imprese Pubbliche & Autogestite” cristallizza in circa 300 pagine un lavoro lungo e certosino di affermazione e attualizzazione di un pensiero alto e senza compromessi di Cooperazione Sociale. Cooperazione quale strumento di partecipazione delle persone agli interessi comunitari e ad una gestione democratica dell’economia, e vero e proprio progetto di democrazia e di partecipazione. Su questa architrave Bettoli apre quindi ad una serie di riflessioni e ragionamenti che affrontano via via - in un continuo rimando tra passato, presente e futuro - temi centrali quali la sussidiarietà, il welfare state, il federalismo e il tema sempre più centrale della partnership con il settore pubblico e delle sue continue lacunose comprensioni. E allora ecco che lungo tutto il testo si parla di “settore pubblico autogestito”, tanto come provocazione e “istigazione” ad un distanziamento dal Terzo Settore in quanto termine che “relega (…) esperienze in una condizione di subalternità e minorità, negandone la centrale funzione di sviluppo della società e dell’economia locale”, quanto di soggetto con il quale andare a costruire alla pari sviluppo di reti relazionali, di rappresentanza e di nuovo capitale sociale comunitario.

Tema della costruzione di relazioni tra pubblico e cooperazione sociale che peraltro diventa asse portante della seconda parte del libro, nella sua declinazione più pratica e concreta della normativa e degli atti che ad oggi possono essere considerati “buona prassi” nella costituzione, appunto, di partnership tra pubblico e privato sociale. Il materiale pubblicato nel libro è il risultato di un lavoro di ricerca e di scrematura di atti, delibere, capitolati… frutto di una costante e davvero instancabile relazione con attori pubblici, cooperative sociali e governi provinciali e regionali, condotta sempre sul filo del rispetto della norma capace di valorizzare progettualità, professionalità, servizio, qualità, … diritto al lavoro. Una compilazione quindi attenta ed esaustiva della normativa comunitaria, nazionale e regionale in vigore in tema di affidamenti di servizi e di buoni esempi di atti amministrativi, ad uso di chiunque se ne voglia appropriare e soprattutto voglia cogliere l’importanza del “senso”, cui non può prescindere l’azione amministrativa nel momento in cui va ad incidere sul sistema dei servizi alla persona. Anima da storico quella di Bettoli, ma anche di “avvocato di strada”, come ultimamente suole qualificarsi, nella più nobile accezione di difensore del rispetto della regola nel momento della sua interpretazione e della sua applicazione, così come della naturale tensione che porta un pensiero a diventare progetto e quindi regola per tutti. La pubblicazione dell’opera è stata realizzata dal Consorzio Hand. Massimo TUZZATO

Nuova convenzione per la fornitura di servizi Manutenzione elettrica e degli elettrodomestici ad uso domestico di alcune strutture gestite da Itaca

Pordenone La Cooperativa Itaca ha sottoscritto una convenzione con la ditta “Romano Elettrica”, con sede in Vallenoncello a Pordenone in via Valle, per la manutenzione elettrica e degli elettrodomestici di uso domestico di alcune strutture gestite dalla Cooperativa. Il contratto, già in vigore, avrà durata annuale. Info Romano Elettrica: 0434 578625 – 347 0833355.


RICERCA PERSONALE

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AREA SALUTE MENTALE

• Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali. Si valutano anche liberi professionisti.

Addetta/o all’Assistenza • Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Ricerchiamo per Casa di Riposo Aviano (PN)

Ricerchiamo per Comunità Psichiatrica Fossalta di Portogruaro (VE)

Ricerchiamo per Comunità Psichiatrica Udine Addetta/o all’Assistenza • Si richiede: Qualifica o diploma settore socio assistenziale; esperienza minima nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

AREA minori

Infermiera/e professionale • Si richiede: Laurea o diploma scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: ontratto a tempo indeterminato; part time su turni diurni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel Contratto Nazionale.

Ricerchiamo per Casa di Riposo Sacile (PN)

Addetta/o all’assistenza • Si richiede: Qualifica o diploma settore socio assistenziale; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time su turn; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Ricerchiamo per Centro Estivo Cavallino Treporti (VE)

AREA disabilità

Educatrice/ore • Si richiede: Diploma o laurea settore socio educativo; esperienza minima nei servizi di animazione minori; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; full time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Infermiera/e professionale • Si richiede: Diploma o laurea scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali. Si valutano liberi professionisti.

AREA DOMICILIARE ANZIANI

Ricerchiamo per Comunità per Disabili Udine

Ricerchiamo per Servizio di Assistenza Domiciliare Portogruaro (VE) Addetta/o all’Assistenza • Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario o equipollenti; esperienza nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Ricerchiamo per Centro Diurno Romans D’Isonzo (GO) Addetta/o all’Assistenza • Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel Contratto Nazionale.

Ricerchiamo per Centro Diurno Romans D’Isonzo (GO) Addetta/o trasporto anziani e pulizie • Si richiede: Esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel Contratto Nazionale.

AREA RESIDENZIALE ANZIANI

Ricerchiamo per Area Disabilità Alto Friuli (UD)

Addetta/o all’Assistenza • Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time su turni diurni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Ricerchiamo per Comunità per Disabili Belluno Fisioterapista • Si richiede: Laurea fisioterapia e iscrizione all’albo; esperienza; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Le domande di lavoro vanno inviate ad uno dei seguenti recapiti: Cooperativa Itaca - Ufficio Personale 1. Vicolo Selvatico n. 16 - 33170 Pordenone 2. e-mail: ricerca.personale@itaca.coopsoc.it 3. Telefono: 0434-366064; 4. Fax: 0434-253266

Redazione: Fabio Della Pietra - Cooperativa sociale Itaca In copertina: Attività alla Casa anziani di Aviano Impaginazione / Grafica: La Piazzetta Cooperativa Sociale - Trieste

Ricerchiamo per Casa di Riposo Muggia (TS)

Stampa: Rosso Grafica&Stampa - Gemona del Friuli (Ud)

Podologa/o • Si richiede: Laurea Podologia; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria.

Numero chiuso il 7 luglio alle ore 18.30 e stampato in 1450 copie


Fotogrammi dalle residenze anziani di Itaca


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