La Gazzetta della Cooperativa Sociale Itaca

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La Gazzetta

Mensile d’informazione delle Cooperative Itaca, L’Agorà e La piazzetta - n°5 - Maggio 2011

“Sistema Itaca” in crescita

Il fatturato segna 31,4 milioni di euro Ricavi +12% Occupazione +3%

“Villa Sartorio” protagonista nell’inclusione Torna il Camp estivo all’ex Fiera Premio a Itaca che valorizza le donne


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ARTICOLO DI FONDO

I ricavi superano i 31 milioni, occupazione a +3%

Il “sistema Itaca” è in crescita L’Assemblea dei soci approva il bilancio 2010

Pordenone Itaca si avvicina al Ventennale con un bilancio che, per la prima volta in diciannove anni di vita, sfonda i 30 milioni di euro. I ricavi 2010 per prestazioni rese su servizi alla persona segnano un +12% e sfiorano i 31 milioni e mezzo di euro, attestandosi precisamente a 31 milioni 466 mila 450 euro. I conti si chiudono in positivo registrando un avanzo di gestione di quasi 400 mila euro al netto di un accantonamento effettuato prudenzialmente per adeguare il fondo stanziato per il rinnovo del Contratto di lavoro. Ben 265 milioni di euro il fatturato dal 1992 al 2010. L’esercizio 2010 si chiude al 31 dicembre con un’occupazione superiore ai 1200 lavoratori, in aumento del 3% rispetto all’anno precedente, l’82% dei quali donne e l’82% soci lavoratori. Il 92% degli occupati è assunto con un contratto a tempo indeterminato, 125 i lavoratori di origine non italiana in rappresentanza di tutti e 4 i continenti, l’età media degli occupati è di 38,2 anni, le ore lavorate nell’anno sono state 1 milione 671 mila 311 Sono i dati principali emersi nel corso dell’Assemblea generale dei soci della Cooperativa Itaca che lo scorso

7 maggio si è tenuta nei locali della Fiera di Pordenone e che ha visto la presentazione dei risultati della gestione 2010. Risultati oggettivamente positivi che ottengono maggiore risalto in quanto collocati nell’attuale e difficile contesto socio-economico generale, in particolare se confrontati con le evidenze di una crisi massiccia da cui derivano perdite di posti di lavoro e chiusura di molte imprese.

SOMMARIO 2011: La fine del Welfare “Villa Sartorio” protagonista nell’inclusione

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Torna il Camp estivo all’ex Fiera

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Parola Nel Mondo (19-24 maggio)

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“Pionieri nella valorizzazione del capitale umano femminile”

15 - 17

Campagna nazionale “Stop Opg”

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“Impazzire si può” (22-24 giugno)

20 - 21

Il 38° Congresso nazionale di Legacoop

21 - 23

L’obbligo del dubbio

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Casa Carli: la storia di un dono che si ripete

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Primavera sul Livenza

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ARTICOLO DI FONDO Il contesto generale

Tuttavia non è ancora tempo di cantar vittoria dal momento che la crisi economica, annunciata da molti come in fase conclusiva, non pare né interrotta tantomeno definitivamente superata. La disoccupazione è in crescita in tutto il Paese, le imprese sono in crisi, il welfare è in fortissima sofferenza, i consumi diminuiscono. Ciò non bastasse si segnalano difficoltà nell’accesso al credito, risorse e servizi pubblici sono decimati, insomma lo stato sociale è in decadimento. Peraltro, alla crisi globale l’Italia – che recentemente ha celebrato i suoi 150 anni dall’Unità – aggiunge altri mali come l’evasione fiscale a livelli elevatissimi, il dualismo territoriale e sociale su economia, servizi, legalità, redditi. Sono davvero queste le condizioni giuste su cui impiantare il federalismo per raggiungere gli obiettivi di armonizzazione della spesa pubblica, accesso ai servizi, condizioni di sviluppo, garanzie sociali con pari offerte di istruzione, educazione, assistenza, legalità, cittadinanza? Non appare invece all’orizzonte il rischio di ulteriori frammentazioni, in cui i tanti soggetti pubblici cercheranno di conservare i loro specifici interessi – non solo economici - vitali senza riuscire più a vedere il quadro complessivo, e quindi i costi, i vantaggi, e soprattutto gli effetti delle loro azioni? Invece il contenimento della spesa pubblica viene attuato irresponsabilmente tagliando la spesa sociale, con effetti a catena devastanti: compressione dei redditi da lavoro, precariato, minori incassi pubblici, minore capacità di spesa, perdita di lavoro e impoverimento delle famiglie. Un saccheggio metodico. Tutto in barba e disconoscendo esplicitamente la Risoluzione Europea 2008/2250 che invitava a sostenere l’economia sociale, riconoscendole un ruolo chiave non solo nel superamento della crisi, ma anche nella creazione di un modello di sviluppo sostenibile che ha già dimostrato di poter incidere nel rafforzamento della coesione sociale, economica e territoriale. Il “sistema cooperativa” infatti, complessivamente, sta rispondendo meglio alla crisi rispetto alle imprese tradizionali proprio in relazione al fatto che i nostri valori fondanti – la partecipazione, il profitto come strumento di consolidamento, lo sviluppo sostenibile - sono la nuova chiave di lettura del modello d’impresa e di sviluppo socio economico. Fotogrammi 2010 dai servizi di Itaca in ordine sparso

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ARTICOLO DI FONDO Il contesto specifico

In Friuli Venezia Giulia vi sono circa 200 cooperative sociali che danno lavoro a circa 10 mila persone di cui circa 2000 in condizioni di svantaggio. La Cooperazione sociale in regione esprime una grande eccellenza soprattutto per la spinta unitaria al dialogo e alla costruzione di obiettivi comuni, anche nel confronto con le Amministrazioni pubbliche locali sui temi riferiti proprio al welfare. Itaca è stata ed è protagonista nella sperimentazione di molte aggregazioni, anche consortili, che evitano il rischio di cannibalismo tra pari e consentono lo sviluppo; sebbene la fase sperimentale non sia superata, Welcoop, il consorzio regionale unitario delle Cooperative sociali di tipo A, ha dimostrato di essere uno strumento necessario al dialogo, confronto e progettazione di servizi innovativi. L’evidenza di ciò è nell’incremento (anche nel bilancio 2010) del fatturato realizzato attraverso raggruppamenti di impresa o reti consortili che raggiunge circa il 60% del fatturato complessivo. Resta la presenza di cooperative ‘d’assalto’ – che di cooperazione e di sociale hanno davvero poco - provenienti da fuori regione che, pur di conquistare quote di mercato, contribuiscono all’inquinamento dello stesso aggiudicandosi appalti con prezzi che non possono consentire un’adeguata e corretta remunerazione del lavoro.

La gestione

Il valore della produzione è cresciuto del 12% arrivando a sfiorare i 31,5 milioni di euro. A tale incremento hanno contribuito nuove aggiudicazioni tra cui i servizi domiciliari presso l’Ambito di Sacile (Pn), la gestione dei servizi socio assistenziali presso la Casa di riposo di Puos d’Alpago (Bl) e l’avvio della Comunità residenziale per disabili a Begliano (Go). Inoltre rivestono un ruolo significativo molti servizi svolti in aree innovative, quali l’erogazione


ARTICOLO DI FONDO di formazione alle assistenti familiari, la progettazione e gestione di servizi rivolti alla conciliazione e alla costruzione di un’alleanza educativa di comunità. Rilevante la crescita qualitativa e quantitativa dei servizi residenziali agli anziani che hanno avuto un incremento di attività superiore al 20%. Il rispetto della politica della qualità, che sintetizza i principi che ispirano le nostre azioni, può essere grossolanamente sintetizzato nelle quasi raddoppiate (da 21 a 39) gare a cui Itaca ha responsabilmente deciso di non partecipare perché non garantivano il rispetto di standard di qualità e, soprattutto, delle corrette condizioni di lavoro stabilite contrattualmente. Si è concretizzato l’obiettivo di recupero di marginalità, l’utile del 2010 è pari a 398 mila 332 euro (rispetto ai 261 mila 923 dell’anno precedente), al netto di due accantonamenti effettuati per complessivi 190 mila euro: l’uno derivante dal procedimento deliberato dall’Assemblea di un istituto contrattuale inerente l’erogazione dell’indennità festiva non sostituiva di altre indennità, che abbiamo sospeso in attesa di chiarimenti che non sono ancora pervenuti; l’altro effettuato per adeguare il fondo oneri contrattuali a fronte del fatto che il Ccnl è scaduto il 3112-2009 e nel corso del 2010 le trattative sono rimaste ferme per riprendere solo nelle ultime settimane. La crescita del personale mediamente impiegato nell’anno è stata del 3% (rispetto ad un incremento del costo del lavoro del 10,4%), si continua a garantire la continuità occupazionale di soci e dipendenti (992 gli uni, 213 gli altri), considerato che quasi il 92% dei lavoratori è assunto con un contratto a tempo indeterminato. L’attività formativa con l’obiettivo di aumentare le competenze professionali ha visto l’organizzazione di 1326 ore di attività distribuita su 151 corsi, cui si aggiunge la formazione specifica obbligatoria in materia di sicurezza con 84 corsi partecipati da 906 lavoratori complessivi. La mutualità che Itaca rivolge ai propri soci è pari a 0,5 milioni di euro prevalentemente per istituti retributivi – ad esempio, inquadramenti migliorativi, maternità al 100% - non previsti dal Contratto di lavoro ma inseriti nel Regolamento interno valido per tutti i soci. Tratto dalla Relazione del Consiglio di Amministrazione sulla gestione 2010 della Cooperativa sociale Itaca

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ARTICOLO DI FONDO

2010 numeri in libertà 7640 170

I fruitori dei servizi gestiti in un solo anno, a cui si aggiungono le famiglie e la rete sociale I servizi gestiti, di cui 23 stagionali

1253

I lavoratori mediamente occupati di cui 1000 soci e 253 dipendenti

1205

I lavoratori presenti al 31 dicembre, di cui:

992

I soci lavoratori attivi

995

Le donne lavoratrici presenti al 31 dicembre, di cui:

812

Le socie

82,6% 143

La presenza femminile in Cooperativa Le lavoratrici che hanno usufruito della maternità di cui:

89

Maternità obbligatoria per un valore di 64830 ore

69

Maternità facoltativa per un valore di 24172 ore

36

Permessi allattamento per un valore di 2739 ore

125 4 50 38,2

Il personale non italiano presente al 31 dicembre I continenti da cui provengono i lavoratori della Cooperativa Euro il valore di un’azione della Cooperativa Itaca per diventare socio volontario Anni l’età media dei lavoratori della Cooperativa

8,9

% il turn over delle/i socie/i della Cooperativa

28,5

% di lavoratori in Cooperativa da più di 7 anni

1326 1.671.311

21.496 1019 69 265 32 26.317.981 5,340 23 1

Le ore di formazione erogate direttamente dalla Cooperativa Le ore lavorate nell’anno Le ore retribuite ai lavoratori per congedi matrimoniali, permessi sindacali, benefici L.104 : Le persone che sono state iscritte al nostro libro soci dal ‘92 al 31 dicembre 2010 I soci che al 31 dicembre hanno attivato il prestito sociale I milioni di euro di fatturato realizzato dal 1992 al 2010 I milioni di euro di ricavi delle vendite registrate di euro la ricchezza distribuita ai lavoratori dei quali euro 20.438.751 ai soci lavoratori e euro 4.405.104 ai dipendenti I milioni di euro all’Inps e all'Inail per oneri sociali sulle retribuzioni I soci che hanno chiesto ed ottenuto l'anticipo del Tfr

L’impianto fotovoltaico del “Farfabruco”

125

I Pc operanti in Cooperativa + 107 gli apparati ausiliari (stampanti, Nas, router,…)

105

I veicoli della Cooperativa a disposizione dei servizi e degli uffici

9 3317

I veicoli a Gpl Le domande di lavoro pervenute

7,309

I milioni di euro di investimenti dal 1995 ad oggi

2,642

In milioni di euro il valore netto degli immobili di cui Itaca è proprietaria e che lascerà ai soci che verranno

8 14.400

Volte dalla terra alla Luna, tanti sono i Km percorsi per svolgere i nostri servizi Circa le copie distribuite de “La Gazzetta” a soci e stakeholders


EDITORIALE

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Mobilitazione nazionale a Napoli Roma e Genova

2011: La fine del Welfare Allarme anche in Friuli Venezia Giulia

Napoli Roma Genova Mutande vecchie da consegnare a Tremonti e Berlusconi, “ovvero a chi ha lasciato in mutande non solo gli operatori sociali, ma anche migliaia di anziani, disabili, bambini, immigrati rimasti privi di assistenza”. Lo ha affermato Sergio d’Angelo, portavoce della pacifica protesta del movimento “Il welfare non è un lusso” che ha promosso lo scorso 27 aprile mobilitazioni a Napoli, Roma e Genova per chiedere al Governo il ripristino delle risorse economiche necessarie al settore. A Napoli 5 mila operatori sociali e cittadini in corteo, nella Capitale in 2 mila alla manifestazione promossa dal coordinamento Roma Social Pride, il portavoce De Angelis: “Tutto torna centralizzato e appaltato a macrostrutture. Così spariscono la persona e il servizio. E’ la vittoria della logica del risparmio”. Millecinquecento in piazza anche a Genova. Intanto i Comuni affidano i servizi alle associazioni e/o puntano sul lavoro flessibile. Sta accadendo anche in Friuli Venezia Giulia e c’è da chiedersi, in alcuni e non pochi casi, quali saranno le professionalità messe in campo, come le associazioni garantiranno la qualità del servizio, quale sarà la procedura di eventuale assunzione, contratto e retribuzione. E tanti altri i nodi da sciogliere. Le macchie di leopardo, sino a qualche anno fa questa era una delle metafore utilizzate per descrivere la geografia della (non) applicazione della Legge 180 nella nostra penisola. Ma oggi calza a pennello per definire un sistema di welfare che si sta modificando con intensità diverse, sia in relazione a zone geografiche che a specifici settori. Con alcune macchie che restano lì, come punti fermi: l’incremento della domanda e la diminuzione delle risorse. Secondo un’indagine dell’Auser – il Rapporto nazionale sulla relazione fra Enti locali e Terzo settore - nel 2011 sono previsti per le Pubbliche amministrazioni circa 2 miliardi di euro di entrate in meno. Così gli Enti locali scelgono di esternalizzare i servizi per il 48,5% del-

la spesa comunale ma la nuova tendenza è, appunto, alle associazioni. Ed il fenomeno è in crescita: dal 44,5% nel 2007 al 48,5% nel 2009. “I tagli inferti dai trasferimenti statali ai Comuni, la progressiva riduzione dei Fondi sociali, le nuove misure restrittive introdotte nel pubblico impiego, il dimagrimento degli organici pubblici imposto dal patto di stabilità, stanno provocando conseguenze devastanti nel sistema dei servizi sociali del nostro Paese” – si legge nel Rapporto. E il 2011 non sarà certo un anno roseo, tutt’altro: “Si va verso un impoverimento dei servizi pubblici dei Comuni o l’innalzamento delle tariffe dei servizi. Con i Comuni che puntano sempre di più sull’affidamento all’esterno dei servizi socio assistenziali, soprattutto alle associazioni, allo scopo di abbassare i costi con il ricorso al volontariato”. Alcuni dati: il 48,5% della spesa comunale per i servizi sociali, nei Comuni con più di 50.000 abitanti, è impiegata per affidare all’esterno, imprese sociali ed associazioni, la gestione di interventi e servizi sociali. Quali servizi? Strutture residenziali e ricoveri per anziani, assistenza, servizi per l’infanzia e gli asili nido. “Tagli, esternalizzazioni, riduzioni, snellimenti, ridimensionamenti sono parole che si rincorrono sempre di più ed a farne le spese sono i terminali di questa filiera: i cittadini che possono contare sempre meno su una efficace rete di servizi socio-assistenziali pubblici e locali”. I Fondi nazionali per gli interventi sociali compreso il Fondo per le Politiche sociali – Fnps - hanno perduto circa il 63% dei 1472 milioni stanziati nel 2010. “La manovra della scorsa estate ha tagliato risorse agli Enti Locali per 14,8 miliardi di euro per gli anni 2011 e 2012 ed una nuova scure si abbatterà nuovamente”. Nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2010 e il 31 marzo 2011, le assunzioni di lavoratori per l’erogazione di servizi socio-assistenziali attivate dai Comuni con più di 5 mila abitanti, dunque tenuti all’applicazione del patto di stabilità, “si sono indirizzate sempre più verso forme ‘flessibili’ di prestazioni occasionali: tempo determinato, collaborazioni coordinate e continuative, con-


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tratti di somministrazione di manodopera e altre forme ‘anomale’. Su 186 assunzioni esaminate riguardanti il settore dei Servizi Sociali – afferma Auser -, solo in 24 casi si trattava di assunzione a tempo indeterminato, 53 a tempo determinato, 112 nella forma co.co.co”. Insomma la “flessibilizzazione” del lavoro pubblico negli Enti locali pare essere divenuta una forma conclamata oltre che una realtà ampiamente consolidata. Ma sono soprattutto le procedure di gara utilizzate dalle Pubbliche amministrazioni per l’affidamento dei servizi socio assistenziali ed educativi, i cosiddetti servizi alla persona, a palesare l’approssimarsi del welfare verso il collasso. Si ricorre “sempre più al volontariato”. Nella Relazione sono state esaminate 112 procedure di gara pubblicate dai Comuni per il periodo settembre 2010 marzo 2011, per l’affidamento esterno - imprese sociali, cooperative, associazioni di volontariato - dei servizi di assistenza domiciliare ed educativa, asilo nido, mensa e via dicendo, per una spesa totale di 6,5 milioni di euro. “Gli stanziamenti di spesa risultano assai frammentati con una forte variabilità territoriale. Particolarmente significativo è il numero degli affidamenti “diretti”, pari a 88 (per un importo medio di circa 8.100 euro ciascuno), di cui ben 64 sono rivolti alle associazioni di volontariato per la gestione di servizi sociali cosiddetti integrativi. Negli ultimi mesi è cresciuto in modo considerevole il ricorso alle organizzazioni di volontariato da parte delle amministrazioni pubbliche locali. Ciò probabilmente allo scopo di contenere la spesa sociale a fronte della progressiva riduzione delle risorse pubbliche, tenuto conto

Mutande stese in piazza del Plebiscito a Napoli

che le associazioni si avvalgono di norma di prestazioni volontarie e gratuite dei propri soci; mentre, come è noto, le cooperative sociali e le imprese profit utilizzano manodopera retribuita” (sic!). Altro dato significativo quel 15% delle gare indette sulla base massimo ribasso, prassi “adottata ancora dai Comuni nonostante che la legge 328/2000 e le norme regionali di settore sollecitino, ormai da anni, le amministrazioni pubbliche ad abbandonarla. Va sottolineato che il fenomeno risulta molto più consistente al Sud. La legge di riforma dell’assistenza (328/2000) risulta largamente inapplicata, la co-progettazione e le capacità progettuali del Terzo Settore sono mortificate”. In base a queste premesse, ben si comprende la valenza della mobilitazione nazionale per le politiche sociali partita da Napoli grazie al comitato “Il welfare non è un lusso”, movimento di operatori sociali sorto nei mesi scorsi che si è fatto nazionale coinvolgendo altre realtà sociali in tutta Italia con le quali è stata organizzata lo scorso 27 aprile una manifestazione nazionale in contemporanea a Napoli, Roma e Genova, con in altre piazze italiane sit in di protesta davanti alle sedi delle Prefetture. In un documento comune promosso da diversi network sociali (tra cui Roma Social Pride, Fish, Legacoopsociali Campania, Auser e il cartello di associazioni I diritti alzano la voce) le organizzazioni chiedono al Governo anche di introdurre misure di contrasto alla povertà e di tornare a investire sulle politiche sociali, per un welfare che sia volano dello sviluppo.


EDITORIALE Tuttavia in questi mesi di mobilitazione l’unico spiraglio concreto alla crisi del welfare è arrivato dalle banche, che hanno accolto l’appello lanciato dal comitato napoletano affinché si trovasse una soluzione per far fronte ai costi di gestione dei servizi socio-assitenziali, in attesa dei pagamenti da parte delle Pubbliche amministrazioni (i ritardi superano anche i 3 anni nel caso del Comune di Napoli). Grazie alla mediazione di alcuni rappresentanti del comitato insieme a Confidi Italia (Legacoop, Confcooperative e Agc) è stato sottoscritto a Milano a fine marzo un accordo - detto “Salvastipendi” - con Banca Prossima e Cooperfidi che permette alle imprese sociali di godere del credito bancario per pagare gli stipendi ai propri operatori, in attesa dei pagamenti dei crediti vantati presso le Pubbliche amministrazioni. “Chiediamo al governo e questa volta con una sola voce a livello nazionale – afferma Sergio D’Angelo, portavoce del movimento, da www.ilfattoquotidiano.it – di ripristinare i fondi nazionali tagliati, che sono stati ridotti di oltre l’80%, passando dai due miliardi 527 milioni del 2008 ai poco più di 545 milioni previsti per il 2011, ma anche di introdurre misure di contrasto alla povertà e di definire una volta per tutte i livelli essenziali di assistenza”. La denuncia riguarda anche il fatto che il governo ha completamente cancellato i fondi per l’inclusione degli immigrati, per i non autosufficienti e per l’infanzia. E anche la Regione Campania ci ha messo del suo, si è passati da un investimento nelle politiche sociali di 110 milioni di euro nel 2010 ad una previsione di spesa

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per il 2011 di 13 milioni di euro. La vertenza riguarda circa 20 mila operatori sociali in Campania, 250 mila in Italia. “L’impatto occupazionale che si determina in questo settore è significativo. Il nostro lavoro – prosegue D’Angelo – non serve solo alle famiglie degli operatori, ma soprattutto alle persone più esposte al rischio di esclusione sociale nel nostro Paese. Tagliare non significa risparmiare. Lasciare solo un anziano sul territorio non significa spendere meno, quella persona ricorrerà alle uniche risposte possibili, come ad un ricovero ospedaliero inappropriato, che costa allo stato più dei servizi erogati dalle Cooperative”. Tutto ciò “proprio nel momento in cui i cittadini dovrebbero poter contare sulle istituzioni per superare le gravi difficoltà provocate dalla crisi economica”, ecco che “lo Stato batte in ritirata, lascia completamente sole le persone e le famiglie. Siamo al collasso. Saranno le persone più a rischio di emarginazione a pagare queste sciagurate scelte politiche” – sottolinea ancora D’Angelo questa volta dal portale Unimondo. “C’è un disinteresse per i diritti sociali da parte della politica nazionale e locale che sta raggiungendo livelli particolarmente gravi – gli ha fatto eco Lucio Babolin, portavoce della campagna ‘I Diritti alzano la voce’ -. Dinanzi a servizi che chiudono, bisogni fondamentali che non trovano risposta, organizzazioni sociali al collasso, non possiamo limitarci a esprimere una generica insoddisfazione. È necessario e urgente far sentire forte la propria voce. Vanno trovate risorse economiche significative per la tutela dei diritti sociali, definiti i livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale, varato un piano contro la povertà, introducendo quel reddito minimo di inserimento di cui si è persa ogni traccia nel nostro Paese. La carità e il dono non bastano e non sono la risposta più adeguata a questioni che rimandano a ben precisi diritti, costituzionalmente sanciti”. “Quella del welfare sta diventando una questione di ordine pubblico – ha chiosato Sergio D’Angelo -. Molti servizi stanno andando avanti solo per la buona volontà degli operatori, che hanno deciso di portarli avanti anche senza ricevere lo stipendio da mesi. Nessuno dei rappresentanti istituzionali, né locali né nazionali, si è reso conto di che cosa stiamo parlando: non si tratta di qualche progetto che rischia di saltare, ma della capacità pubblica, vale a dire dello Stato e delle amministrazioni locali, di dare risposte adeguate ai bisogni delle persone”. Ecco quindi che da una parte “la nostra responsabilità sociale pretende il mantenimento di servizi essenziali finanziati dallo Stato per garantire i diritti delle persone deboli – come si legge nella Relazione del Consiglio di Amministrazione sulla gestione 2010 della Cooperativa sociale Itaca-, dall’altra la garanzia di una minima qualità occupazionale senza la quale non avrebbe più senso il nostro fare cooperativa”. Rispetto al primo punto - il mantenimento dei servizi essenziali -, “siamo consapevoli che il nuovo welfare tiene solo in ragione della presenza delle famiglie, del-


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le badanti, dell’associazionismo, della comunità locale”. Ed ecco che nelle attività dell’anno 2010 di Itaca infatti vi sono “la formazione delle assistenti familiari, la progettazione e gestione di servizi di conciliazione, il gruppo di lavoro del progetto Genius Loci” sull’intergenerazionalità di comunità, “la formazione sui percorsi di rete per il benessere dei genitori (scuola per famiglie), il progetto di cooperazione internazionale Kuna Shule con cui abbiamo contribuito alla realizzazione di una scuola in Kenia per i giovani rifugiati, un rilancio della collaborazione con la Cooperazione di tipo B più orientata alla costruzione di una progettazione globale e in rete, l’incremento delle risposte alla domanda privata. Attività che sul piano meramente numerico non sono particolarmente rilevanti, meno ancora sul piano reddituale, ma che sono strumenti essenziali con cui conseguiamo gli obiettivi”.

Rispetto al secondo aspetto - la qualità occupazionale -, “è sempre utile evidenziare che dentro i nostri servizi operano soggetti con una elevatissima motivazione e alla quale non possiamo più chiedere ulteriore flessibilità e condizioni al limite della civiltà in cambio di un’ulteriore svalutazione dei salari e perdite di tutele contrattuali”. Ecco perché, conclude il Consiglio di Amministrazione di Itaca, “le scommesse future saranno vinte solo se riusciamo – e non da soli – a combinare responsabilmente un sistema integrato all’interno del quale vi siano diritti minimi garantiti sia da parte di chi li eroga, sia da parte di chi li riceve”.

Immagini grazie a “Il welfare non è un lusso”

A cura di Fabio DELLA PIETRA


in primo piano

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Protocollo d’intesa con l’Aism

“Villa Sartorio” protagonista nell’inclusione Dal 1° aprile Itaca gestisce Comunità e Centro diurno

Trieste Dal 1° aprile Itaca è affidataria dei servizi presso la Comunità e il Centro diurno “Villa Sartorio” * a Trieste. La proprietà fu acquistata nel 1911 dal Comune di Trieste e adibita a preventorio antitubercolare. Da otto anni l’associazione italiana Sclerosi Multipla gestisce il Centro di Villa Sartorio sulla base di una convenzione con il Comune (referente per i Comuni di Duino Aurisina, Muggia, San Dorligo della Valle, Monrupino e Sgonico). Attualmente sono ospitate persone adulte in regime residenziale e semiresidenziale. Nel 2010 in un’ottica di partnership l’Aism e la nostra Cooperativa hanno stilato un protocollo d’intesa riconoscendo il valore e la qualità delle reciproche organizzazioni e individuando gli ambiti elettivi di potenziale collaborazione. Successivamente si è arrivati all’aggiudicazione tramite procedura ad evidenza pubblica. Da subito abbiamo compreso di trovarci di fronte ad un’ulteriore scommessa, o meglio, si è palesata chiaramente la filosofia di questo servizio: l’ospite è una persona adulta e, come tale, riconosciuta non solo come “oggetto” di attenzione del sistema dei servizi, ma soprattutto come soggetto che, assieme alla sua famiglia, collabora e sceglie il proprio processo di partecipazione sociale, anche laddove la gravità della compromissione del quadro clinico o comportamentale è di notevole entità. Alla base delle pratiche operative, soprattutto grazie all’importante contributo portato dall’Aism la convinzione che le persone - anche se in situazione di disagio - possano essere protagoniste attive del proprio percorso evolutivo, capaci di vivere e contribuire a trasformare i contesti sociali in un’ottica di contrasto dei processi di cronicizzazione, istituzionalizzazione ed esclusione sociale. Pertanto l’azione del “prendersi cura” è tradotta, dall’equipe di lavoro presente, in un progetto teso a migliorare la qualità di vita della persona disabile, promuovendo una stretta connessione tra casa, rete sociale e lavoro (per le persone per le quali ciò è possibile) attraverso una trama articolata dalle diverse forze chiamate in causa in questo processo.

E’ vero comunque che siamo solo all’inizio di un nuovo ambizioso proponimento, atto a favorire il superamento della cronicità e nel contempo teso al superamento della separazione di ambiti e risorse: si tratta di agire coerentemente nelle diverse aree che delineano lo spazio vitale di un individuo, aprendo scambi negoziali per la persona con disabilità, per la famiglia, per la comunità circostante e per i servizi che della persona si occupano. Una curiosità: la prima cosa che mi ha colpito, girovagando nel giardino della Villa, sono state le due statue collocate all’ingresso del portone principale. Insolitamente danno le spalle a chi entra guardando all’interno; è come se ammonissero a concentrarsi sui dettagli, sulle sfumature… e così abbiamo fatto durante questo primo mese. Caterina BORIA

* Quello che oggi è il giardino di Villa Sartorio, situato a Trieste in strada di Fiume, è stato un tempo il parco della residenza estiva della famiglia Sartorio, mentre la residenza cittadina, splendidamente restaurata e trasformata in museo, è situata, ora come allora, in largo Papa Giovanni XXIII. I Sartorio, sanremesi d’origine, arrivarono a Trieste nel 1755 e qui posero le basi per aprire una filiale della loro azienda, che commerciava in granaglie. Il loro arrivo, come quello di molti altri commercianti, si deve all’emanazione per Trieste e Fiume della “patente di Porto Franco” voluta da Carlo VI d’Austria nel 1719. Il grande parco venne realizzato nel 1807 da Pietro Sartorio, che assieme alla moglie Giuseppina Fontana fu, per così dire, il capostipite del ramo triestino della famiglia. Il barone volle dare al luogo l’aspetto del giardino veneto: per questo vi fece costruire un grande portale d’ingresso in ferro battuto, una scala monumentale, ed acquistò, pare senza badare a spese, diverse sculture ad opera di Francesco di Giovanni Bonazza da Verona, uno dei maestri del grande Canova. Cristina Degrassi, Vita Nuova Trieste, 2009.


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in primo piano

Estate da batticuore al “Triangolo delle Bermuda”

Torna il Camp estivo all’ex Fiera Inedita la sinergia tra Itaca e Gymnasium

Pordenone Sarà un’estate da batticuore quella che attende poco meno di un centinaio di bambini e ragazzi tra i 6 e i 14 anni che frequenteranno il “Triangolo delle Bermuda”, l’unico Centro estivo organizzato in centro città a Pordenone. Dopo diversi anni di assenza, torna il Camp estivo alla ex Fiera grazie alla sinergia tra Cooperativa sociale Itaca e Associazione sportiva Gymnasium. Aperto ogni giorno dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 17.30, dal 4 al 29 luglio, il “Triangolo delle Bermuda” apre le iscrizioni da giovedì 5 maggio sino ad esaurimento dei 90 posti a disposizione. Per meglio venire incontro alle esigenze delle famiglie il Camp sarà organizzato in quattro turni di una settimana ciascuno e saranno pertanto quattro le settimane possibili di frequenza: 4-8 luglio, 11-15 luglio, 18-22 luglio e 25-29 luglio. La retta varierà in base al numero di settimane di frequenza: una settimana 90 euro, due settimane 170 euro, tre settimane 245 euro, quattro settimane 320 euro. Cui va sommata l’opzione pasto dal momento che le famiglie potranno scegliere se far consumare il pranzo ai bambini all’interno del Camp o meno. Via Molinari, via Turati e via San Valentino saranno così i tre poli di un gradito ritorno per l’estate pordenonese, inseriti all’interno di una collaborazione tra due entità saldamente radicate nel territorio – Itaca e Gymnasium-, entrambe forti della conoscenza maturata in anni e anni di attività circa i bisogni dei minori e delle famiglie. Una sinergia nella prospettiva di “una attiva collaborazione e condivisione degli obiettivi del servizio, inteso come opportunità di scoperte ed esperienze – fanno sapere Itaca e Gymnasium -, divertimento ed incontri da rivolgere a bambini e ragazzi di Pordenone”. Il Punto verde all’ex Fiera si svolgerà dal 4 al 29 luglio, dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 16.30. Il numero massimo di partecipanti previsto è pari a 90, come da normativa vigente il rapporto numerico animatorebambino è 1/15. Per venire incontro alle esigenze di conciliazione dei tempi famiglia/lavoro proprie della comunità locale, Itaca e Gymnasium hanno inteso garantire l’estensione dell’orario in entrata ed uscita, in modo tale da assicurare la possibilità di frequentare il servizio a partire dalle 7.30 e sino alle 17.30. Tale servizio aggiuntivo sarà messo a disposizione dagli enti gestori per tutte le famiglie che sceglieranno di beneficiare di quest’opportunità, senza prevedere alcun onere ulteriore rispetto alla retta prevista per il Punto verde. Itaca e Gymnasium prevedono una rotazione dei gruppi di bambini, in base alle attività proposte, che coinvolgerà l’utilizzo anche di altre sedi: la struttura base dedicata all’accoglienza, alle attività ludiche e di laboratorio sarà il complesso dell’ex Fiera situato in via Molinari; le strutture in uso per lo svolgimento delle attività spor-

tive saranno invece la piscina Gymnasium di via Turati ed il Parco di San Valentino sito nella via omonima. Una soluzione ottimale dal momento che tutte le strutture si trovano nella zona del “centro studi” nel cuore della città, sono a distanza ravvicinata l’una dall’altra e facilmente raggiungibili a piedi. La giornata tipo al “Triangolo delle Bermuda” prevede la suddivisione dei partecipanti in due gruppi, per garantire un efficace ed attento affiancamento da parte degli animatori ed istruttori. Quattro le aree di attività previste nel Punto verde: i laboratori di creatività consentiranno di sviluppare l’arte della manualità come la costruzione di scenografie e strumenti musicali, e ancora attività teatrali, musicali, pittura, canto e scultura; l’area esplorativa si svilupperà in gite, uscite nel territorio circostante, conoscenza e collaborazione con le associazioni locali; l’area eventi si concentrerà su feste, festine e festoni; mentre quella motoria vedrà nuoto, basket, uni hockey e pallamano. Il Centro estivo prevede la possibilità del rientro a casa per il pranzo con uscita dalle 12.30 e rientro alle 13.30-13.45, bambini e ragazzi saranno accompagnati all’uscita del Punto verde dagli educatori di Itaca e Gymnasium e affidati ai genitori o familiari autorizzati, mentre al rientro dopo il pasto da un familiare o un adulto sempre autorizzato dai genitori. Per i bambini che frequenteranno il Punto verde per l’intera giornata è prevista la possibilità di consumare il pranzo. La retta di frequenza per una settimana è pari a 90 euro senza pasto, 90 euro + 27,50 euro con pasto; la retta per due settimane è di 170 euro senza pasto, 170 euro + 55 euro con pasto; la retta per tre settimane è di 245 euro senza pasto, 245 euro + 82,50 euro con pasto; la retta per quattro settimane assomma a 320 euro senza pasto, 320 euro + 110 euro con pasto. Itaca e Gymnasium hanno inoltre previsto una serie di agevolazioni per le famiglie, chi iscriverà due figli corrisponderà: per una settimana 180 euro senza pasto e 180 euro + 55 euro con pasto; per due settimane 320 euro e 320 euro + 110 euro con pasto; per tre settimane 475 euro e 475 euro + 165 euro con pasto; per quattro settimane 620 euro e 620 euro + 220 euro con pasto. Chi è in possesso della “Carta famiglia” può richiedere ulteriori agevolazioni al Comune di Pordenone. La retta non comprende eventuali costi per il noleggio pullman, ingressi presso i luoghi meta di eventuali gite e il costo dei pasti. I moduli d’iscrizione sono reperibili presso la sede centrale della Cooperativa Itaca in Vicolo Selvatico 16 a Pordenone, scaricabili dal sito internet www.itaca.coopsoc.it ed inoltre presso le strutture in gestione dell’Associazione


in primo piano sportiva Gymnasium. Le iscrizioni potranno essere effettuate, sino ad esaurimento dei 90 posti disponibili, presso la sede centrale della Cooperativa Itaca sita in Vicolo Selvatico 16 a Pordenone a partire da giovedì 5 maggio fino a venerdì 27 maggio nelle seguenti giornate: martedì e mercoledì ore 12.30-19, giovedì ore 9.30-12.30 e 17-19. Il modulo di iscrizione potrà anche essere compilato ed inviato via mail, con allegata ricevuta di pagamento,

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all’indirizzo bermuda@itaca.coopsoc.it. La causale per il versamento è “Centro estivo Bermuda Pordenone”. Le coordinate da utilizzare per i pagamenti sono: Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia IBAN IT41E063401250107404054359A; BancoPosta IBAN IT49D0760112500000048064521 Info: Cooperativa Itaca – Ufficio Minori - 0434 366064 (Greta Ippoliti).

IV Festival Internazionale di Poesia

Parola Nel Mondo

19-24 maggio: Diamo un’opportunità alla Pace 20/5 FOSSALATO DI PORTOGRUARO (Ve) ore 20.30 Reading poetico Cornice sonora Marco Pasian (chitarra) e Paolo Mazzoleni (contrabbasso) (duo jazz) e Ulisse e i Ciclopi (furlan rock) Centro polifunzionale psichiatrico di Portogruaro Via Fossalato 2 in collaborazione con ITACA, U.O. CSM di Portogruaro, AITSaM di Portogruaro 21/5 KOLOVRAT ore/ob 15.00 reading poetico plurilingue / Večjezično branje na Kolovratu da Istituto per la cultura slovena

Codroipo Fossalato di Portogruaro Kolovrat (Slovenia) Cormons Trieste San Pietro al Natisone San Daniele del Friuli Pordenone Vorto en la mondo, Palavra no mundo, Parola nel Mondo, Worte in der Welt, Rimayninchi llapan llaqtapi, Paraula in su Mundu, Cuvânt în Lume, Parole dans le Monde, Ordet i verden, Word in the world, Palabra no mundo, Ñe fê arapýre, Paraula en el Món, Chuyma Aru, Koze nan lemond, Kelma fid-dinja, ‫םלועב הלימ‬ (milá baolam), Nagmapu che dungu, Tlajtoli ipan tlaltikpaktli, ‫( טלעו ןיא טרוו‬Vort in Velt), ‫ – ملاعلا يف ةملك‬Palabra en el mundo

Diamo un opportunità alla Pace Il Festival parte dal Sud America e abbraccia con parole di pace molte città del mondo Appuntamenti in Friuli Venezia Giulia e nel Veneto Orientale

EVENTI Dal 19/05 al 05/06/2011 CODROIPO - Biblioteca Civica Don Gilberto Pressacco - Via XIX ottobre – Mostra itinerante Libri di_versi Il Porto dei Benandanti propone una mostra di libri fuori dall’ordinario. Si tratta delle opere che 15 artisti visivi hanno creato a partire dai testi di altrettanti poeti. Una re-invenzione dell’oggetto libro che potrà anche ricorrere a materiali inusuali e assumere forme inaspettate. Il libro non inteso quindi come semplice supporto della poesia ma come opera/oggetto che nasce da un rapporto di confronto, dialogo con la parola poetica e che il pubblico sarà chiamato a leggere, “sfogliare”, manipolare. L’esposizione è realizzata in collaborazione con il Comune di Codroipo – Assessorato alla Cultura.

22/05 CORMONS ore 17,30 monte Quarin – Fieste de Viarte reading poetico sul monte Quarin – “Camminando, camminando” un mondo di pace con poesia e musica coordinato da Cultura Globale Cormòns e associazione Equilibri 23/05 TRIESTE ore 18.30 - Sopra l’autobus la capra recita pillole di poesia. Vi invitiamo a salire sugli autobus per recitare un testo breve, oppure per accompagnare i testi con qualche strumento musicale. Il punto d’incontro sarà la fontana di Piazza Goldoni, alla fine di corso Italia. Inoltre si può partecipare con una o due poesie di una cartella, in lingua italiana, dialetto o qualsiasi altra lingua (da inviare entro 01/05 all’indirizzo mail: m.sanchezpuyade@gmail.com). Le poesie verranno stampate e distribuite sugli autobus. Coordinato da Maria Sanchez Puyade e Velvet Afri.

SCUOLE Dal 11/04 al 09/05 - Laboratorio di scrittura creativa nel Dopo scuola del quadrilatero di Melara, a Trieste, con lo scopo di produrre un testo di 160 caratteri (come un Sms), registrarlo e inviarlo in radio.


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Dal/od 19 al/do 24/5 SAN PIETRO AL NATISONE/ špietar Centro culturale sloveno/slovenski kulturni center esposizione delle poesie degli alunni della scuola statale bilingue/razstava pesmi učencev državne dvojezične osnovne šole 19/05 Scuola elementare di SAN DANIELE in orario scolastico – Installazione Troi di pâs – Verrà posto un sentiero che conduce all’orto scolastico con sassi decorati a colori e parole di pace dagli alunni delle classi terze – Coordinato da Lussia di Uanis 22/05 e 23/05 in orario scolastico invasione poetica in alcune classi degli Istituti: Liceo Scientifico XXV Aprile PORTOGRUARO - Ipsia D’Alessi di PORTOGRUARO - Liceo Scientifico Leopardi Majorana di PORDENONE - Coordinata da Piero Simon Ostan e Roberto Cescon

RADIO Dal/od 19 al/do 24/5 su/na Radio Onde Furlane (Friuli) e Primorski Val (Slovenia) “3 za/par/per 1” - lettura di tre poesie/branje treh pesmi - poesie

La gravità della soglia divora nel sangue l’istinto maroso gettarsi in avanti come un migrante perché c’era sempre qualcosa, avere periodi, le mezze misure, la paura di spingersi più in là, persino dell’endecasillabo, ma dovremmo essere un’altra generazione, invece ci hanno insegnato a pensarci neutrini senza saperlo.

da inviare entro il 30 aprile in formato Mp3/Prosim, da nam posljete vaše poezije do 30.aprila v formatu Mp3 - isk.benecija@yahoo.it- Coordinato da Istituto per la cultura slovena Dal 19 al 24 maggio Radio Onde Furlane (Friuli) e Radio Fragola (Trieste) trasmetteranno “Pirulis di poesie- Pillole di poesia” – Aspettiamo anche le tue parole di pace, inviale in file Mp3 con dicitura Pillole di Poesia e il tuo nome a: comunicazion@ondefurlane.eu oppure a ermacora@radiofragola.com Le poesie inviate verranno anche trasmesse dal 19 al 24 maggio nello spazio acustico della Coop Consumatori di Codroipo. Tutti gli eventi sono tutti organizzati in forma di volontariato, l’organizzazione ringrazia tutti coloro i quali si sono prestati o hanno prestato la loro voce, il tempo o le parole affinché questo Festival tocchi con la sua voce anche la nostra terra. Info http://parolanelmondo.blogspot.com/ http://palabraenelmundo.blogspot.com/

La distanza del diventare è vivere o scrivere tutti quei passi e, mentre ti volti, già sei entrato in un destino, come i mughetti che fanno profumi senza saperlo. E allora far la pace con gli anni basta solo ricordarsi e sperare con le immagini che sanno qualcosa

Roberto CESCON Da La gravità della soglia (Samuele Editore, 2010)

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Invia il tuo articolo, meglio se corredato da immagini in allegato jpg, a: f.dellapietra@itaca.coopsoc.it oppure al fax 0434 253266. Per informazioni chiama il 348 8721497. Il termine ultimo per il numero di giugno è giovedì 26 maggio alle ore 12. Ricordo a tutti/e che le immagini a corredo dei vostri articoli NON vanno impaginate all’interno del file word, ma devono essere inviate in allegato jpg (via mail) o consegnate a mano.

Il personale della Casa di riposo di Sacile dà il benvenuto ad Alessia, nata lo scorso 16 aprile! Tanti auguri alla mamma Chiara Polese.


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Riconoscimento Legacoop a Itaca

Ottica di genere: la qualità nelle risorse umane “Pionieri nella valorizzazione del capitale umano femminile”

Roma

temi della crescita e valorizzazione dell’occupazioLa premessa, tratta dalne femminile. Diverse le la Relazione sulla gestioaree toccate dal progetne 2010 del bilancio della to: dalla ricostruzione del nostra Cooperativa, è una quadro quali-quantitativo mera questione di linguagdella presenza femminile gio. “Itaca nel rispetto e maschile nella struttura della parità di genere, ha aziendale all’analisi delsempre declinato qualsiasi la cultura e del sistema elemento del discorso sia organizzativo aziendale al maschile che al femmiin ottica di genere; danile in tutti i documenti gli interventi seminariali ufficiali della Cooperativa. destinati al management Da quest’anno, per rendeper la diffusione di culre più leggibile e fluido il tura alle modalità orgatesto, declineremo tutto nizzative e strumenti di al genere maschile (come lavoro in ottica di genere; prassi nella lingua italiadalla realizzazione di mona): quindi, con i sostanmenti di formazione per tivi lavoratori, soci, ecc. si l’empowerment femminile vuole fare riferimento sia all’individuazione di interagli operatori di genere venti per l’introduzione di maschile che femminile. migliori standard di vita/ La Cooperativa Itaca, colavoro di donne e uomini; munque, vuole anche in per arrivare alla preparaquesta sede rimarcare la zione alla certificazione di propria attenzione per la genere. Da sin. in primo piano: E. Bonino, O. Antonini e G. Poletti questione della parità di Fortemente personalizzato genere”. sulle singole cooperative, Non è invece questione di forma, ma lo è di sostanil progetto è arrivato a diversi stadi di implementazioza, il fatto che nel corso dei lavori dell’ultimo Conne e avrà durata diversificata da impresa ad impresa. gresso nazionale, tenutosi dal 6 all’8 aprile a Roma, Legacoop intende riconoscere alle imprese cooperaLegacoop abbia attribuito alle Cooperative che hanno tive associate che hanno intrapreso questo percorso aderito al progetto sulla qualità nella gestione delle una attestazione di qualità nella gestione delle risorse umane in ottica di genere. Le imprese coinvolte risorse umane in un’ottica di genere il riconoscimenhanno avuto il merito di aver messo in discussione to di “Pionieri nella valorizzazione del capitale umano femminile”. A comunicarlo erano state la presidenza la propria cultura organizzativa nella consapevolezza dell’associazione e la commissione Pari Opportunità, che l’equilibrato contributo di genere è fattore critico in occasione della festa dell’8 marzo. Tra le imprese di successo per la competitività. Fungendo peraltro sociali premiate anche la Cooperativa sociale Itaca, da esempio positivo per altre imprese, innescando il direttore Orietta Antonini ha ritirato la targa di riquindi un circolo virtuoso. conoscimento direttamente dalle mani dell’on. Emma Così, la giornata inaugurale del 38° Congresso naBonino, vice presidente del Senato. zionale di Legacoop ha avuto un focus sulle Pari OpLa qualità nella gestione delle risorse umane in ottica portunità, o meglio sul “capitale umano femminile di genere è garanzia di valorizzazione di tutto il cainteso quale risorsa strategica nelle cooperative di pitale umano presente nelle imprese e nelle organizLegacoop”. A consegnare i riconoscimenti alle Coozazioni. La commissione Pari Opportunità di Legacoperative che si sono distinte nelle best practices per op, con la collaborazione di Progetto Donna (società la gestione delle risorse umane in ottica di genere per la ricerca e sviluppo nelle Pari Opportunità), ha Emma Bonino, vice presidente del Senato e testimopromosso un progetto finalizzato alla rivisitazione dei ne dell’impegno per l’emancipazione delle donne in processi organizzativi in ottica di genere, alla comututto il mondo, assieme a lei il presidente di Leganicazione delle buone pratiche già in essere, alla elacoop, Giuliano Poletti, e la presidente della Commisborazione di piani di miglioramento. sione nazionale Pari Opportunità di Legacoop, Dora Il progetto ha interessato un piccolo ma significativo Iacobelli. gruppo di imprese cooperative, tra le più sensibili ai


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Il progetto ha interessato un piccolo ma significativo gruppo di imprese: 17 le Cooperative in tutta Italia che hanno intrapreso il percorso previsto ed alle quali è stato assegnato il riconoscimento di “Pionieri nella valorizzazione del capitale umano femminile”. Si tratta di 5 Cooperative di consumatori, Coop Adriatica, Coop Lombardia, Coop Liguria, Coop Nordest, Unicoop Tirreno, con un fatturato complessivo di circa 5 mila 400 milioni di Euro, un’occupazione rappresentata da 27 mila 246 addetti (di cui il 71% circa donne), circa 3,8 milioni di soci (di cui il 57% donne) e una presenza femminile nei Consigli di amministrazione media di circa il 33% rispetto al totale dei componenti. Altrettante le Cooperative sociali di tipo A che operano nei servizi socio sanitario assistenziali rivolti a diverse tipologie di utenti, si tratta di Cadiai, Coopselios, Cooperativa Di Vittorio, Cooperativa Itaca e Cooperativa Koinè con un fatturato complessivo di circa 198 milioni di euro, 6 mila 949 addetti (di cui l’86% donne), 5 mila 145 soci (di cui circa l’88% donne) ed una presenza di donne nei CdA pari al 62% del totale dei componenti. Ancora 3 Cooperative sociali di tipo B di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, ossia Cooperativa 29 Giugno, Cooperativa l’Obiettivo e Cooperativa Volontà di sapere con un fatturato di circa 17,6 milioni di euro, 475 occupati (di cui circa il 44% donne), 272 soci (di cui il 40% donne) ed una presenza femminile nei CdA pari a circa il 42%. Due le Cooperative di servizi, Formula Servizi e Mediagroup98: la prima, attiva per lo più nei servizi integrati di igiene e sanificazione; la seconda, nei servizi di comunicazione integrata d’impresa, progettazione e gestione di eventi. Il fatturato complessivo delle due Cooperative è di circa 56 milioni di euro, occupazione 1930 addetti (di cui circa l’84% donne), 1175 soci (di cui quasi il 90% donne) ed una percentuale di donne nei CdA pari al 65%. Infine un Consorzio ed una Cooperativa del settore delle costruzioni, il Ccc ed Unieco, fatturato complessivo 1332 di euro, 803 occupati (di cui il 25% donne). Un esempio positivo per le altre imprese cooperative. “Queste imprese - come ha illustrato la presidente della Commissione Pari Opportunità di Legacoop, Dora Iacobelli - hanno il merito di essersi rese disponibili a rivedere la propria cultura organizzativa, nella consapevolezza che l’equilibrato contributo di genere è fattore di successo; le aziende

segnalate sono perciò un esempio positivo e propositivo per le altre imprese cooperative”. Diverse le aree toccate dal progetto: dalla analisi della struttura aziendale sotto il profilo della presenza qualitativa e quantitativa (femminile e maschile), della cultura e del sistema organizzativo; agli interventi seminariali destinati al management; alla formazione per l’empowerment femminile, all’individuazione di interventi per l’introduzione di migliori standard di vita/lavoro, di donne e uomini. Nelle Cooperative Legacoop le donne rappresentano il 54,1% dei soci ed il 60,1% degli occupati. Sulla base delle ultime rilevazioni del Centro studi di Legacoop - aggiornate al 31 dicembre 2010 -le socie donne sono 4 milioni 746 mila 400 sul totale dei soci Legacoop di 8 milioni 778 mila 327; le donne occupate, nell’insieme delle Cooperative associate a Legacoop, sono 282 mila 200 su un totale di occupati pari a 469 mila 847. “Se le imprese cooperative fossero rappresentative di tutta la situazione italiana - ha proseguito Iacobelli – l’Italia sarebbe più vicina agli obiettivi programmatici fissati a Lisbona per il 2010 che indicano, tra l’altro, un tasso di occupazione femminile pari al 60%. E invece, in Italia il tasso di occupazione femminile e ancora al livello del 46,1%, (dati Istat 2010). Le ragioni di questo ‘valore aggiunto’ delle imprese cooperative sono, evidentemente, nei principi di fondo su cui nascono le Cooperative che sono, innanzitutto, imprese di persone e pertanto attente ai bisogni, ai valori della partecipazione e della promozione del lavoro dei soci”. Inoltre come emerge da ricerche condotte da Legacoop su campioni di aziende associate, “le Cooperative, rispetto ad altre forme di impresa, garantiscono maggiore continuità, consentono l’ingresso delle donne in azienda lungo tutto l’arco della loro vita


in primo piano attiva e, nel complesso – afferma Iacobelli -, dimostrano più attenzione alle necessita femminili di conciliazione del lavoro con le esigenze familiari”. Il problema della conciliazione vita-lavoro è d’altronde evidenziato dai dati della rilevazione che dimostrano un’alta incidenza del lavoro part-time fra le donne. E, sempre in tema di strumenti di conciliazione, si osservano in molte Cooperative esperienze di eccellenza: in particolare, per quanto riguarda la flessibilità negli orari e nelle modalità di lavoro, la disponibilità di servizi di assistenza all’infanzia, agli anziani, ai disabili: ambiti di cura che vengono classicamente coperti dalle donne. Tuttavia, nonostante gli aspetti positivi, “anche nel nostro universo imprenditoriale molto resta ancora da fare: occorre - spiega la presidente Iacobelli - una maggiore diffusione delle politiche di conciliazione che sono uno strumento indispensabile per la valorizzazione del lavoro femminile”. Inoltre nel movimento cooperativo permane uno squilibrio fra il numero di donne socie ed occupate e la loro presenza ai livelli più alti della gestione aziendale. Nelle imprese di Legacoop, infatti, le donne nei Consigli di Amministrazione sono, ad oggi, ancora il 23,9%, in questo senso Itaca è una mosca bianca raggiungendo il 60%. Eppure, come risulta dalla rilevazione per campione della Commissione Pari Opportunità, il livello della

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scolarizzazione delle donne risulta generalmente più elevato, ma le donne sono prevalenti nei ruoli impiegatizi mentre nei livelli più alti (dirigenti e quadri) prevalgono gli uomini. La senatrice Emma Bonino ha espresso apprezzamento per l’iniziativa: “spero che possa rappresentare un’esperienza che si diffonda con un effetto a macchia d’olio –ha affermato – perché promuovere la dignità femminile fa bene non solo alle donne, ma a tutto il Paese. Voi avete fatto la vostra parte e questo vi rende credibili”. A tale proposito Bonino ha richiamato il ritardo e la difficoltà che si frappongono in Italia, rispetto alla media degli altri Paesi europei, nella valorizzazione delle competenze femminili e la sorta di “muro di cemento” che ne ostacola l’accesso ai posti di vertice di responsabilità. Ma ha anche ricordato il ritardo, nel Paese, nella disponibilità di quei servizi di welfare che rendono possibile alle donne la conciliazione fra il lavoro e la cura familiare che su di loro, prevalentemente, ricade. “Negli ultimi tempi - ha concluso la vice presidente del Senato -, abbiamo assistito invece anche ad un peggioramento culturale della rappresentazione delle donne e all’affermarsi di stereotipi che, spero, non siano affatto rappresentativi delle donne italiane le quali esprimono una grande molteplicità e ricchezza di rappresentazioni e di talenti, ma questi messaggi colpiscono l’attenzione dei più giovani con un messaggio deleterio”.


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attualità

Un cartello di associazioni insieme per fermare la barbarie

“Stop Opg”

Campagna nazionale per l’abolizione degli Ospedali psichiatrici giudiziari Trieste Nei sei Ospedali psichiatrici giudiziari italiani ‘soggiornano’ 1419 internati, 350 dei quali “dimissibili da domani”, il numero delle persone recluse negli Opg negli ultimi anni è aumentato dell’11,5%, passando da 1272 del 2007 alle oltre 1400 attuali. E’ la fotografia fatta da 20 organizzazioni che nelle scorse settimane hanno lanciato la campagna nazionale “StopOpg” per l’abolizione degli Ospedali psichiatrici giudiziari in Italia. Quella degli Opg è del resto una storia di ritardi da parte delle Regioni nel recepimento di un decreto del Presidente del Consiglio del 2008, che prevede “il trasferimento delle competenze sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse e delle attrezzature dalla sanità penitenziaria al Servizio sanitario nazionale”. A questo si aggiungono - come riferisce l’Ansa - due sentenze della Corte costituzionale che prevedono la possibilità di “trattamenti alternativi all’Opg in ogni fase”. Il passaggio formale delle competenze è avvenuto in tutte le Regioni tranne che in Sicilia, dove c’è l’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) che ospita 349 internati su una capienza fissata per 194 persone. Lettere sono state inviate ai ministri della giustizia, Angelino Alfano, e della Salute, Ferruccio Fazio, e al presidente della Conferenza Stato-Regioni, Vasco Errani, per avviare un confronto. E sarà sollecitata una collaborazione con la Commissione parlamentare di inchiesta presieduta da Ignazio Marino per proporre un monitoraggio sulle norme nelle Regioni. Le organizzazioni che aderiscono alla campagna sono: Fp Cgil nazionale, Forum Salute Mentale, Forum per il diritto alla salute in carcere, Cgil nazionale, Antigone, Centro Basaglia, Conferenza permanente per la salute mentale nel mondo F. Basaglia, A buon diritto, Fondazione Franco e Franca Basaglia, Forum Droghe, Psichiatria Democratica, Unasam, Società della Regione, Sos Sanità, Coordinamento garanti territoriali dei detenuti, Cittadinanzattiva, Gruppo Abele, Grusol, Cnca, Fondazione Zancan. Del resto “la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”, lo afferma l’articolo 32 della nostra Costituzione, sempre più spesso esautorata e svilita. Di qui l’appello di un cartello di associazioni, dopo che a metà aprile un uomo di 58 anni, rinchiuso nell’Opg di Aversa (Caserta), si è tolto la vita impiccandosi nel bagno della propria cella dopo otto anni di reclusione. “Sembra che l’uomo – riferisce Quotidianosanità.it - abbia preso la decisione di uccidersi dopo aver ricevuto la notizia di un’ulteriore proroga della pena, nonostante fosse stato riconosciuto non più socialmente pericoloso”. Era, infatti, uno di quei 350 detenuti, su oltre 1400 ancora internati negli Opg italiani, individuati come pronti ad uscire subito perché non più pericolosi per la

collettività in quanto hanno concluso il loro percorso”. Si tratta di istituti che “rappresentano – sostengono le 20 associazioni – un vero e proprio oltraggio alla coscienza civile del nostro Paese, per le condizioni aberranti in cui versano 1419 persone (di cui 96 donne), 350 dei quali potrebbero uscirne fin da ora. L’Ospedale psichiatrico giudiziario è istituto inaccettabile per la sua natura, per il suo mandato, per la incongrua legislazione che lo sostiene, per le sue modalità di funzionamento, le sue regole organizzative, la sua gestione. La sua persistenza è frutto di obsolete concezioni della malattia mentale e del sapere psichiatrico, ma soprattutto di una catena di pratiche omissive, mancate assunzioni di responsabilità e inappropriati comportamenti a differenti livelli”. La campagna nazionale “Stop Opg” si fonda su otto punti in cui si chiede al Governo di “rispettare gli impegni per passaggio della medicina penitenziaria al servizio sanitario nazionale e assicurare il finanziamento previsto dal patto per la salute” e alle regioni di “assumere l’onere dei trattamenti, delle cure, del reinserimento, attribuendo ai Dipartimenti di salute mentale (Dsm) le necessarie risorse se carenti”. Ma si prevede anche la presa in carico degli internati da parte dei Dsm che “deve avvenire attraverso progetti individualizzati di cura e reinclusione”, va previsto “un meccanismo di incentivazione o di sanzione – da definire al tavolo Stato Regioni – per favorire la piena applicazione del Dpcm 2008 (il decreto che prevedeva il trasferimento della sanità penitenziaria dalla Giustizia alla Salute)”. Alla magistratura si chiede la cessazione dell’utilizzo dell’Opg “per interventi diversi da quelli previsti per le misure di sicurezza per rei prosciolti”, si sollevano “dubbi sulla costituzionalità di un sistema che consente misure repressive assolutamente sproporzionate al reato, come esemplificato da innumerevoli episodi di internamento infinito, a seguito di reati di scarso rilievo”. La piattaforma si chiude con una richiesta affinché il Governo “finanzi i 350 budget di salute/progetti terapeutico riabilitativi individualizzati per la dimissioni degli internati riconosciuti come dimissibili, impegnando attivamente le Regioni a farsene carico”. “Gli Opg rappresentano un vero e proprio oltraggio alla coscienza civile del nostro Paese, per le condizioni aberranti in cui versano 1500 nostri concittadini, 350 dei quali potrebbero uscirne fin da ora. L’Ospedale psichiatrico Giudiziario è istituto inaccettabile per la sua natura, per il suo mandato, per la incongrua legislazione che lo sostiene, per le sue modalità di funzionamento, le sue regole organizzative, la sua gestione. La sua persistenza è frutto di obsolete concezioni della malattia mentale e del sapere psichiatrico, ma soprattutto di una catena di pratiche omissive, mancate assunzioni di responsabilità e inappropriati comportamenti a differenti livelli”.


attualità Lo sottolineano il cartello di enti promotori e sostenitori della campagna nazionale “Stop Opg” e lo stesso Forum Salute Mentale nel corso della cui 6^ edizione ad Aversa in gennaio erano state denunciate le omissioni e la mancata assunzione di responsabilità da parte dei decisori politici (Governo e Regioni) delle Aziende sanitarie locali e di molti Dipartimenti di salute mentale. Rilevato peraltro il grande divario tra le Regioni rispetto al numero di internati negli Opg. In una media nazionale di internamento (per centomila abitanti) pari al 2,3, si va dallo 0,7 di cittadini internati del Friuli Venezia Giulia a cifre intorno al 4 per centomila abitanti per la Liguria, l’Abruzzo e la Puglia. Peraltro ci sono Dipartimenti “virtuosi” che non hanno attualmente alcun cittadino internato in Opg. I tagli decisi dal Governo per sanità e sociale rendono sempre più difficile operare, mentre i modelli e le risorse regionali messe in campo sono differenti, come deriva dalla titolarità delle Regioni in materia sanitaria. Il passaggio “formale” degli Opg ai Dsm è avvenuto in tutte le Regioni nel quali questi insistono, tranne che per l’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto (la Sicilia non ha ancora recepito il Dpcm; questo rischia di determinare un aumento del già preoccupante sovraffollamento in questo istituto). “Riteniamo sia improcrastinabile porre fine allo scandalo degli Opg – affermano dal Forum - e che sia possibile farlo all’interno dell’attuale normativa”. Queste le azioni da mettere in campo: • Il Governo deve rispettare gli impegni per il passaggio della medicina penitenziaria al servizio sanitario nazionale e assicurare il finanziamento previsto dal Patto per la Salute; • Le Regioni devono assumere l’onere dei trattamenti, delle cure, del reinserimento, attribuendo ai Dsm le necessarie risorse se carenti; • La presa in carico degli internati da parte dei Dsm deve avvenire attraverso progetti individualizzati di cura e reinclusione, ma altresì i dipartimenti devono attuare interventi preventivi e di assistenza adeguata negli istituti; • Va previsto un meccanismo di incentivazione o di sanzione - da definire al tavolo Stato Regioni - per favorire la piena applicazione del Dpcm 2008. Devono essere messe a punto iniziative incentivanti nei confronti delle Regioni con il relativo monitoraggio degli effetti da parte dello Stato e meccanismi di incentivi nei confronti dei Dsm con il monitoraggio rigoroso degli effetti da parte delle Regioni; • La magistratura di sorveglianza deve cessare, nel riesame della pericolosità sociale al termine della misura di sicurezza, di valutare in maniera prevalente le condizioni socioeconomiche della persona. Se l’intervento sulle stesse è dovuto – e va ricercato il loro miglioramento – la carenza non può in alcun modo giustificare la continuazione dell’internamento. Cosa accadrebbe se

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analoga prassi venisse seguita per il carcere?; • La magistratura deve cessare di utilizzare l’Opg per interventi diversi da quelli previsti per le misure di sicurezza per rei prosciolti (gli interventi cioè di cui agli artt: 212 c.p.p. e 312 c.p.p. 148 c.p.219 c.p.). Si sono sollevati inoltre molti dubbi sulla costituzionalità di un sistema che consente misure repressive assolutamente sproporzionate al reato, come esemplificato da innumerevoli episodi di internamento infinito, a seguito di reati di scarso rilievo; • La magistratura di sorveglianza non può confermare la pericolosità sociale di un internato perché manca il consenso da parte del Dsm di competenza di farsi carico dello stesso. Misure che devono essere messe in atto con urgenza e sollecitudine, contrastando con l’ipotesi che il superamento degli Opg venga immaginato come frutto di una improbabile nuova legislazione. Al contrario proprio la attuazione delle misure sopradescritte potrà dare stimolo reale a una nuova legislazione, da considerare assolutamente auspicabile perché solo essa può porre definitivamente fine all’Opg. Quest’ultima dovrebbe fondarsi sulla consapevolezza sempre più diffusa tra gli psichiatri e gli operatori del diritto che la incapacità totale di intendere e volere è evento talmente eccezionale da non giustificare affatto la esistenza di una istituzione da essa fattispecie motivata, essendo di norma il disturbo mentale, anche grave e gravissimo, non in grado di spegnere completamente la capacità della persona di aver coscienza di star commettendo un reato. Riduzione della pena commisurata alla gravità del disturbo mentale, misure sanitarie di accompagnamento, fine dell’istituzione deputata, dovrebbero essere i cardini di una nuova legislazione che vada a completare il percorso che auspichiamo e siamo impegnati a promuovere. Fonte: www.forumsalutementale.it


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ATTuALITà

Itaca aderisce alla 2^ edizione di “Impazzire si può”

Viaggio nelle possibilità di guarigione Trieste, Parco San Giovanni, 22-24 giugno

Trieste

Se le leggi sono le stesse, perché i servizi sono così diversi da regione a regione? È economicamente vantaggioso per la società favorire l’inserimento lavorativo delle persone con l’esperienza del disagio mentale. Perché allora si continuano a mettere in atto scelte di assistenzialismo e non di inclusione sociale? Chi vive l’esperienza del disturbo mentale, anche il più difficile da dire, resta una persona, un individuo, un cittadino. Perché deve essere ancora tollerato il linguaggio stigmatizzante e offensivo di tanti giornali e altri mezzi di comunicazione? Ognuno è la sua storia. Narrarsi è riappropriarsi, riprendersi, rivedere il proprio futuro. Ci racconti la tua storia? Continua il percorso di “Impazzire si può”, giunto quest’anno alla seconda edizione. Un cammino compiuto da persone con esperienza diretta del disagio mentale che porti dalla consapevolezza al protagonismo. Un viaggio compiuto insieme agli operatori, professionali e volontari, ai familiari e a quanti attraversano i territori della salute mentale, dei diritti e delle diversità. Lo scorso anno sono stati molti i contributi che hanno fatto luce sui meccanismi virtuosi che favoriscono la consapevolezza, la partecipazione e, infine, la guarigione. O, viceversa, sui circoli viziosi che limitano, escludono e che sono incapaci di uscire dalla inutile dialettica tra farmaco e contenzione, in una logica astratta incentrata sulla malattia e non sulla persona. Nell’ultimo decennio sono state sempre più numerose le testimonianze delle persone con l’esperienza del disagio che hanno trovato il coraggio e l’opportunità di raccontarsi facendo emergere con chiarezza che non si possono sviluppare percorsi di guarigione senza il supporto di buoni servizi e di contesti capaci di sviluppare e garantire diritti, dignità e rispetto delle differenze. Quest’anno la proposta riguarda un viaggio che metta in relazione la salute mentale con le scelte amministrative, culturali, etiche ed economiche per sviluppare buoni servizi e buone pratiche con il lavoro, con la cooperazione sociale, col fare testimonianza, col narrare, con l’informazione. Il viaggio inizierà esplorando la dimensione del racconto,

della narrazione, della scrittura nei valori della consapevolezza, del confronto e della testimonianza. Le persone che vivono l’esperienza, proprio in ragione degli scambi e dei confronti avvenuti lo scorso anno, denunciano differenze non più tollerabili tra le diverse regioni e, nell’ambito delle diverse regioni, tra i diversi dipartimenti. Affronteremo questo tema cercando di comprendere cosa siano i servizi orientati alla guarigione. Ci porremo la domanda: “Perché se le leggi sono le stesse, le possibilità sono così diverse?”. Ma le leggi, pur indicando scelte di campo, sono solo enunciati teorici che, per essere messi in pratica, hanno bisogno di atti amministrativi. I percorsi di guarigione, tanto singolari che molteplici, contengono un elemento comune: la costruzione di identità differenti che aiutano ad allontanare l’identità piatta della malattia mentale. Il lavoro, la formazione sono vissuti come strumenti che possono sostenere nel tempo la persistenza nella dimensione sociale. Di questo parleremo e vorremmo scambiare esperienze e progetti. Un’ultima tappa del viaggio riguarderà la Carta di Trieste, un codice etico per gli operatori dell’informazione che promuove un linguaggio più attento nei confronti della dignità delle persone che affrontano l’esperienza del disagio mentale. La Carta, presentata a Trieste lo scorso anno, è stata approvata dalla Federazione Nazionale della Stampa e sta per essere adottata dall’Ordine dei Giornalisti che ne farà materia di studio per gli esami di ammissione all’Ordine. Nel secondo incontro di “Impazzire si può” vogliamo collegare le consapevolezze emerse in una rete di persone e associazioni che acquisti sempre più forza per dare impulso al miglioramento della qualità dei servizi e che conduca alla possibilità di rappresentanza formale negli ambiti delle aziende sanitarie locali, presso gli enti locali, nelle politiche per la salute e per la cittadinanza. L’incontro si svolgerà in una sorta di assemblea generale dove il confronto prenderà una dimensione nella quale tutti potranno dire la loro e potranno rivolgere domande ad interlocutori provenienti da diversi ambiti della società: giornalisti, politici ed imprenditori che speriamo di avere numerosi con noi. Sebbene il programma sia ancora in fase di composizione, di seguito alcune anticipazioni sulle sessioni con


attualità indicati gli ospiti “illustri”, sulla cui presenza tuttavia l’organizzazione è ancora in attesa di conferma: Mercoledì 22 , ore 11, apertura convegno con Massimo Cirri che andrà in onda da Trieste su Radio Fragola con l’ultima puntata di “La Terra è Blu” Pomeriggio: • Ognuno è la sua storia. Narrarsi è riappropriarsi, riprendersi, rivedere il proprio futuro. Ci racconti la tua storia? (Lella Costa) Giovedì 23, mattino: • È economicamente vantaggioso per la società favorire l’inserimento lavorativo delle persone con l’esperienza del disagio mentale. Perché allora si continuano a mettere in atto scelte di assistenzialismo e non di inclusione sociale? (Cgil Nazionale, Imprenditoria sociale, e altri) Contemporanea: Raduno nazionale Radio per la Salute Mentale

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Pomeriggio: • Chi vive l’esperienza del disturbo mentale, anche la più difficile da dire, resta una persona, un individuo, un cittadino. Perché deve essere ancora tollerato il linguaggio stigmatizzante e perfino offensivo di tanti giornali e altri mezzi di comunicazione? ( Ordine nazionale dei Giornalisti, Sindacato nazionale dei giornalisti, diversi giornalisti nazionali, Riccardo Iacona) Venerdì 24 • Se le leggi sono le stesse, perché i servizi sono così diversi da regione a regione? (sen. Ignazio Marino e sen Michele Saccomanno, Commissione d’inchiesta del Senato sull’efficacia ed efficienza del Servizio sanitario nazionale) Forum Salute Mentale - Trieste forumsegreteria@yahoo.it 040 3997353

Legacoop Friuli Venezia Giulia

Firmato l’accordo per detassare il salario sugli incrementi di produttività

Lo annunciano i rappresentanti delle tre centrali cooperative regionali Udine Anche per i lavoratori delle cooperative del Friuli Venezia Giulia si applicherà l’aliquota fiscale ridotta al 10% per la parte di retribuzione corrisposta in relazione a incrementi di produttività, qualità, redditività, innovazione ed efficienza organizzativa. Lo ha sancito l’accordo firmato dal direttore di Legacoop Fvg, Daniele Casotto, da quello di Confcooperative Fvg, Nicola Galluà, e dal presidente di Agci Fvg, Adino Cisilino, e dalle sigle sindacali rappresentate da Abdou Faye per Cgil, Iris Morassi per Cisl e Fernando Della Ricca per Uil. L’intesa, prevista dalle legge 220 del 2010, prevede infatti la parziale detassazione degli emolumenti legati alla produttività e all’efficienza organizzativa, pari al 10%, e interesserà i circa 30 mila lavoratori impiegati

nelle 1200 cooperative nel Friuli Venezia Giulia aderenti alle tre Centrali cooperative, indipendentemente dal Contratto collettivo applicato allo specifico settore di riferimento o dalle intese aziendali. “Il mondo cooperativo – hanno dichiarato congiuntamente i rappresentanti delle tre Centrali – è impegnato in prima linea per valorizzare un mercato del lavoro corretto e trasparente, che rafforzi l’associazionismo tra i lavoratori, e per combattere il lavoro sommerso. L’intesa rappresenta un ulteriore passo avanti in questa direzione e avrà positivi riflessi sia per i lavoratori, cui si applicherà il regime fiscale agevolato, sia per le imprese cooperative più virtuose. Particolare rilievo è stato dato alla detassazione del lavoro straordinario e notturno anche in considerazione dell’elevato numero di coop sociali presenti sul territorio”.

Il 38° Congresso nazionale di Legacoop (1)

Cooperazione protagonista del rilancio

Più qualità cooperativa, più qualità imprenditoriale e più qualità associativa Roma Più qualità cooperativa, più qualità imprenditoriale e più qualità associativa. Sono le linee guida approvate dalle Cooperative aderenti nel corso del 38° Congresso nazionale della Lega delle Cooperative e Mutue che ha ratificato (6-7-8 aprile 2011)la relazione del presidente Giuliano Poletti, facendo proprio il documento preparatorio presentato dalla Direzione nazionale

uscente con le integrazioni contenute nel Documento di indirizzo approvato nella seduta pomeridiana dello scorso 7 aprile. La crisi del biennio 2008-2009, la peggiore dal dopoguerra in avanti, ha segnato la rottura di un modello di sviluppo – caratterizzato dal primato della finanza sulla produzione, e della rendita e della speculazione sul lavoro - che si è dimostrato tanto inadeguato quanto ingiusto, perché ha ampliato le sperequazioni


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attualità

e la frammentazione sociale. Per superarla veramente, occorre pensare e realizzare un nuovo modello di sviluppo, fondato sul protagonismo delle persone e delle comunità. Serve un nuovo protagonismo sociale. La crescita deve essere indirizzata verso la creazione di una società più unita, più giusta ed inclusiva, deve essere fondata sull’aumento dell’occupazione ed offrire prospettive vere alle giovani generazioni. E’ necessario che il Governo attivi politiche di interesse pubblico per sviluppare la competitività e la produttività del sistema economico, per rilanciare gli investimenti produttivi, per garantire livelli adeguati ed omogenei di protezione sociale in tutte le aree del Paese, per assicurare una maggiore equità fiscale,contrastando l’evasione e riequilibrando la pressione dalle imprese e dal lavoro alle rendite e ai patrimoni non tassati. Il rigore nella gestione dei conti pubblici non deve costituire un alibi per bloccare gli investimenti che rafforzano la competitività del sistema economico, la mobilità sociale, e la coesione nazionale e sociale. La cooperazione intende essere protagonista di questo nuovo paradigma di sviluppo, superando ogni residua visione minoritaria ed affermandosi come l’infrastruttura societaria diffusa a disposizione dei cittadini e delle comunità per risolvere bisogni e perseguire prospettive di crescita sostenibile e di lunga durata, e di equità. La costituzione dell’Alleanza delle Cooperative Italiane risponde a questa prospettiva e la rafforza.

Più qualità cooperativa

Le cooperative sono imprese di persone, nate per risolvere in forma imprenditoriale bisogni dei soci e delle comunità, caratterizzate dalla visione di lungo periodo, dalla finalità intergenerazionale, e dal radicamento nel territorio. La cooperazione vuole essere protagonista di un equilibrato sviluppo nazionale. Bisogna rilanciare, anche attraverso l’attività dell’Osservatorio per il Sud e con il coinvolgimento delle strutture regionali e settoriali, le azioni per favorire lo sviluppo delle imprese cooperative nel Mezzogiorno. Le cooperative sono luoghi di eguaglianza, di democrazia, di inclusione. Questi elementi devono essere particolarmente rafforzati in direzione dell’inclusione delle fasce deboli della società e del mercato del lavoro. Bisogna rafforzare ed estendere le politiche e gli strumenti per le pari opportunità di genere, garantendo la formazione dirigenziale e manageriale delle donne, e favorire il loro accesso ai posti di comando nelle strutture associative e nelle cooperative aderenti. Agevolare l’inserimento e la valorizzazione dei giovani nel mondo del lavoro è una priorità della nostra società. Nella cooperazione la presenza attiva dei giovani garantisce la salvaguardia e la continuità di lungo periodo della finalità intergenerazionale tipica del modello societario cooperativo. Per rafforzare la presenza e il ruolo dei giovani cooperatori i nuovi organi dirigenti di Legacoop dovranno promuovere la costituzione di una associazione fra i giovani cooperatori col compito di formulare proposte e suggerire politiche adeguate.

Parimenti dovranno essere curate la promozione di iniziative e di proposte a sostegno dei valori cooperativi nonché l’individuazione e la diffusione delle buone pratiche, sollecitando in tal senso le cooperative aderenti. Si dovranno rafforzare la azioni di contrasto alle forme di lavoro irregolare, al dumping contrattuale, alle false cooperative e alle forme spurie di mutualità integrativa. Finalità mutualistica, democrazia partecipativa, apertura delle basi sociali, salvaguardia dei patrimoni intergenerazionali sono caratteri identitari della cooperazione. La cooperazione si rinnova attraverso la capacità della forma societaria cooperativa di dare risposte efficaci ai nuovi bisogni che via via emergono nella società. L’allargamento delle aree di intervento costituisce dunque una evidenza decisiva del valore e dell’utilità sociale della cooperazione. Gli organi dirigenti di Legacoop dovranno garantire la continuità dei progetti già attivati in questa direzione: il “Progetto Housing sociale”, il “Progetto Salute”, per creare reti tra i vari soggetti cooperativi e mutualistici operanti nel welfare in modo da ampliarne le aree di intervento, il “Progetto Mille Cooperative in tre anni”, il “Progetto cooperative del sapere”, il “Progetto Cooperative di comunità”, il Progetto “Cooperambiente” per rafforzare la presenza della cooperazione nella green economy, il progetto per l’innovazione “Coopernova”; e definire proposte imprenditoriali innovative per stimolare il protagonismo dei cittadini e delle comunità nella gestione delle utilities.

Più qualità imprenditoriale

Legalità, buona regolamentazione dei mercati, libertà ed equità della competizione sono condizioni essenziali per lo sviluppo sostenibile dell’economia e della società. Il tasso di illegalità e di irregolarità in Italia è significativamente alto. Si dovranno intensificare le iniziative per l’affermazione della legalità e della buona regolamentazione dei mercati, rafforzare le iniziative per promuovere efficaci politiche di liberalizzazioni al fine di liberare il mercato da protezionismi che pesano sulle imprese e sui cittadini, in particolare nei settori dei servizi pubblici locali, nella distribuzione commerciale, eliminando barriere regolamentari improprie, nel’esercizio delle professioni. Norme efficaci e comportamenti coerenti che rafforzano la trasparenza negli appalti, e la regolarità nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni sono condizioni importanti per il buon funzionamento dei mercati, incentivano la buona competizione e favoriscono lo sviluppo delle imprese. In questo senso è auspicabile il superamento del massimo ribasso. L’impegno per ottenerle è una priorità per Legacoop. In ampie aree del Paese la presenza della criminalità organizzata costituisce un freno allo sviluppo e una minaccia alla libertà. Il contrasto alla criminalità organizzata spetta in primo luogo agli organi dello Stato, ma costituisce un dovere per tutte le imprese sane e per le loro rappresentanze associative. Il Congresso conferma l’impegno di tutti i livelli associativi in questa


attualità direzione, e, a partire dall’esperienza dell’Agenzia Cooperare per Libera Terra, indica una specifica direttrice di lavoro nel riutilizzo in forma cooperativa dei beni e delle imprese confiscati alla criminalità organizzata.

Più qualità associativa

Il Congresso impegna gli organi dirigenti a tutti i livelli a realizzare con puntualità le tappe della costruzione dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, secondo le fasi previste dal Patto sottoscritto con Agci e Confcooperative, nonché ad operare per rendere convergenti i modelli organizzativi delle tre associazioni, come anche a promuovere strumenti di supporto comuni. Deve essere aumentato il protagonismo delle cooperative nella vita associativa, secondo le linee indicate dai documenti congressuali. Deve essere completata l’attuazione del complesso delle regole di governance associativa elaborate lungo tutto il corso del precedente mandato.

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Devono essere rafforzate le modalità del lavoro in rete tra i diversi livelli associativi, settoriali e territoriali, a partire dalla positiva esperienza della Rete nazionale dei Servizi. Deve essere formalizzata la “Carta dei servizi”, che individua le prestazioni associative da garantire ad ogni cooperativa aderente. Deve essere sviluppato a tutti i livelli associativi il lavoro per progetti, con verifica periodica dei risultati. Deve essere rafforzata l’informazione e la comunicazione per promuovere nuova cooperazione e per attrarre l’adesione di cooperative non aderenti, in regola con i requisiti di correttezza che Legacoop richiede alle proprie associate. E devono essere progettati servizi specificamente indirizzati alle nuove associate. Fonte: www.legacoop.it

Il 38° Congresso nazionale di Legacoop (2)

Confermato Poletti alla presidenza E Orietta Antonini nella Direzione nazionale

Roma Si sono conclusi con la conferma di Giuliano Poletti a presidente e di Giorgio Bertinelli a vice presidente vicario i lavori del 38° Congresso nazionale di Legacoop. I vertici dell’organizzazione sono stati eletti all’unanimità dalla nuova Direzione Nazionale, organismo cui spetta il “governo” di Legacoop, composta di 155 persone (erano 186 nella precedente) e che vede crescere la rappresentanza delle imprese cooperative (passano dal 60 a quasi il 73% del totale dei componenti) e, in coerenza con l’attenzione agli equilibri di genere, delle donne (dal 28 al 31%). Nelle conclusioni, Poletti ha ribadito la necessità di affermare un nuovo paradigma di società, un nuovo protagonismo sociale fondato sulla disponibilità dei cittadini a mettersi in gioco, ad organizzarsi per dare risposte ai propri bisogni. Sulla spinta di un valore essenziale: “la condivisione, che - ha sottolineato“significa costruire insieme il proprio futuro, costruire il bene comune che non può essere la somma di interessi individuali, ma solo il prodotto di un agire comune, dove, appunto, si condividono impegno e responsabilità”. È una prospettiva che, ha sottolineato il presidente riconfermato di Legacoop, trova un sostegno indispensabile nell’Alleanza delle Cooperative Italiane, l’avvio di un percorso che “dovrà portarci alla costituzione di un’unica ed unitaria organizzazione di rappresentanza della Cooperazione italiana”. Un percorso che, inevitabilmente, modificherà ed amplierà il campo delle alleanze del movimento cooperativo. “Da ora in poi - ha aggiunto Poletti - sarà nostro alleato chi condividerà il nostro modo di essere”.

Un riferimento, infine, al rapporto con le organizzazioni sindacali. “La divisione sindacale” - ha detto Poletti - per noi è un problema in più, ma deve essere chiaro che non accetteremo che diventi un alibi per fare delle cooperative il campo per sperimentazioni più o meno fantasiose”. A seguire i rappresentanti delle Cooperative sociali all’interno della Direzione nazionale: Orietta Antonini Coop Itaca Pordenone, Massimo Ascari Gulliver Coop. Sociale Modena, Rosanna Bacci Coop Il Ginepro Reggio Emilia, Sabina Bellione Consorzio sociale Light Lombardia, Maria Francesca Chessa Coop. Coopas Sardegna, Monica Ciavatta Coop Cento Fiori Rimini, Eva Coccolo La Nuova cooperativa Torino, Sergio D’Angelo Gesco Napoli, Amedeo Duranti Cooss Marche Ancona, Grazia Faltoni Koinè Arezzo, Gianluca Faraone Placido Rizzotto Libera Terra, Valentina Fiore Placido Rizzotto Libera Terra, Margherita Floris Cooperativa CoAgi Sardegna, Franca Guglielmetti Cadiai Bologna, Maurizio Marotta Capodarco Roma, Paola Menetti Legacoopsociali nazionale, Antonella Oronte Di Vittorio Firenze, Antonella Pan Cooperativa Volontà di sapere Roma, Angela Peruca Resp.le coop.ne Sociale Sicilia, Elisabetta Profumo Coop sociale Saba Genova, Felice Romeo Crm coop. Sociale Milano, Guido Saccardi Coopselios Reggio Emilia, Lorenzo Sibio Sociale Futura Calabria, Eleonora Vanni Resp.le coop.ne Sociale Toscana, Idanna Matteotti Coop Giostra Lombardia, Paolo Petrucci Coop Valdocco Piemonte, Laura Baldo Libertà Coop Sociale Veneto, Alberto Alberani Resp.le Coop. ne Sociale Emilia Romagna.


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attualità

25 aprile, Roma lager come Auschwitz Roma Avevo pensato di utilizzare quanto ‘accaduto’, e la tentazione è stata forte, come spunto per un editoriale circa la incapacità, assenza di volontà e disinteresse della casta mediatica italiana a fare quello che un giornalista dovrebbe sempre fare, di default oserei dire, ovvero approfondire, verificare, chiedersi il perché, insomma scavare... Invece – e quanto riportato dalla più parte dei media sulla questione ne è una dimostrazione - è più semplice e veloce e costa meno fatica, anche cerebrale, l’arte del copia-incolla. Per fortuna che da qualche parte, qualche ‘giornalista’ esiste ancora, come dimostra in maniera ottima il sempre più ottimo Fatto quotidiano. Leggere per credere. (fdp) E’ un artista precario del Pigneto l’autore della scritta “neonazista”. Da destra a sinistra tutti condannano il gesto. La Digos indaga, ma il ragazzo ha deciso che ndrà di sua volontà dai carabinieri per raccontare tutto. “Ma quale apologia di Olocausto? Non scherziamo. Se c’è uno che odia il nazismo sono io. Ho deciso di parlare per questo. Sono un artista che ha voluto aprire un dibattito, non posso e non voglio essere confuso con teppisti o fanatici”. L’uomo che ha costruito il cancello di ferro che ha fatto esplodere la paura di un rigurgito neonazista (e gridare allo scandalo i politici di ogni segno e colore) è seduto di fronte a noi. Ha 32 anni, è lucano, è un precario: insegna Grafica e fa corsi di formazione ai disoccupati. È insieme alla sua fidanzata (anche lei storica dell’arte, anche lei precaria). Ha lavorato una notte, sulla ferrovia del Pigneto, per montare la sua installazione. In quelle stesse ore, poco distante dal luogo incriminato, è stato persino fermato dai carabinieri (che però non hanno collegato la sua presenza al cancello). Lo chiameremo “Domenico”, ma la sua identità, almeno per oggi, non si può rivelare. Ha appena deciso, infatti, che oggi andrà di sua volontà presso una stazione dei carabinieri per raccontare la sua versione dei fatti. Domenico, ti rendi conto che questa tua installazione ha ferito tutti coloro che sono stati colpiti dall’Olocausto? Sapevo che si trattava di un gesto duro, una provocazione. Ma non volevo minimamente che l’effetto fosse questo, anzi, se ho colpito le vittime o i loro familiari sono mortificato. Sapevi benissimo che l’effetto sarebbe stato questo. Per nulla. Io volevo che guardando questo cancello, installato in una periferia, abitata da giovani precari ed

extracomunitari oggi diventati clandestini, tutti riflettessero sul fatto che un pezzo di lager è nelle nostre città, mentre noi ce ne passeggiamo spensierati.

internato nel campo…

C’era bisogno del cancello di Auschwitz, per dirlo? Intanto vi voglio dire che il mio richiamo è innegabile. Ma che, volutamente, la mia installazione è diversa: ho studiato la storia di quel terribile manufatto, commissionato dalle SS e costruito da un fabbro ebreo

E questo che c’entra? Il materiale che ho usato è diverso: quello era ferro battuto, questi sono tubi industriali. E poi? I caratteri delle lettere sono diversi! Questo è un font moderno, sia chiama Sugo. Anche la scritta l’ho fatta in inglese, perché doveva essere compresa dagli immigrati. Ho voluto dare corpo a un pezzo di sterminio e deportazione che esiste nelle nostre città, anche se non si vede. Quello dei diritti. Volevi farti pubblicità? Scherzate? Io lavoro da anni nelle periferie, vado e installo le mie creazioni senza rivelarmi. Per decine di volte nessuno si è accorto di nulla. Sapevi che se ne sarebbe discusso! A dire il vero, se non fossi stato inseguito da un sospetto così infamante, non avrei mai parlato: ho un sito in cui non metto nemmeno la mia foto, lavoro nei luoghi dimenticati dalla città, figuratevi se cercavo notorietà. La denuncia contro la precarietà non è un alibi? Al contrario. Vivo in questo quartiere. L’idea mi è venuta passeggiando su quel ponticello, un anno fa. Ho pensato che l’ironia sprezzante e oscena delle SS si prestava bene per raccontare anche un frammento dei tempi che stiamo vivendo. La scritta era la stessa. Ma in un’altra lingua, e per di più rielaborata: costruendo questo arco avevo in mente le insegne dei luna park anni Sessanta. Era una contaminazione. Chi l’ha costruito? Io, con le mie mani, in un laboratorio di amici. Che impressione ti ha fatto il coro dei politici? Non vorrei commentarlo, tranne che per questo para-


attualità dosso. Il sindaco che ha deportato i romeni, e ha diviso i padri dai figli, è lo stesso che rilascia dichiarazioni indignate contro il neonazismo e mette al primo posto le politiche per la famiglia. Chi sbaglia, io o lui?

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fendere nessuno. Se l’ho fatto, mi scuso. Luca TELESE, David PERLUIGI e Rosita ROSA www.ilfattoquotidiano.it

L’Olocausto è un orrore difficilmente comparabile alle parole di un sindaco. Adorno ha detto che dopo Auschwitz fare arte è diventato impossibile. Volevo esprimere questo sentimento di ironia amara e disperata, anche estrema, per far riflettere sulle condizioni di schiavitù e privazione dei diritti che abbiamo accettato come inevitabili. Sapevi che avresti potuto offendere qualcuno, però. L’arte, per come la penso io, ha il dovere di sollevare problemi e suscitare dibattiti. Volevo questo, senza of-

L’obbligo del dubbio Roma Se ha un merito, Domenico (l’artista provocatore che ha montato l’insegna “neonazista” sul ponticello della ferrovia fra il vecchio e il nuovo Pigneto, proprio dove inizia la periferia a Roma) è quello di averci mandato (e mi riferisco soprattutto ai media, ma non solo) in cortocircuito. E’ andato in tilt, ancora una volta, il riflesso condizionato, l’associazione di idee scontata, l’automatismo del sistema informativo. Se provate a fare una ricerca su Google, trovate trecento notizie, che derivano dalla stessa Ansa, che ripetono tutte la stessa cosa: “Scritta nazista al Pigneto”. E dire che una cantonata era stata presa, nello stesso quartiere, proprio due anni fa, ed esattamente seguendo lo stesso schema: si era parlato di raid nazista contro un negozio di immigrati in via Macerata, e invece – ad assaltare il negozio – era stato un simpatico coatto con tanto di Che Guevara tatuato. Che rivendicava il suo assalto con motivazioni di sinistra, essendo intervenuto per vendicare un borseggio contro una signora del quartiere. Il cliché – poi – era sbagliato anche per le presunte vittime, visto che davanti a quell’alimentari si riuniva una simpatica comitiva di spacciatori. Africani, certo. Ma sempre spacciatori. Nulla è come sembra, dunque, e mai come oggi, il verosimile (prima legge di Tetris) prevale sempre sul reale: la visione manichea impone l’idea che ci siano buoni e cattivi, e un cattivo nazista è perfetto, al punto che il sindaco di destra e la presidentessa della Regione di destra, devono condannare con foga dieci volte superiore al dovuto, altrimenti saranno sospettati di connivenza con gli antisemiti. Gesto non del tutto privo di motivazioni, da parte loro, se è vero che leggevo in rete commenti che dicevano: “Hanno potuto montarlo, quel cancello, perché sono stati ‘protetti’ dalla giunta, perché ci sono delle connivenze, perché adesso il neonazismo è più tollerato”. Ma come si poteva pensare che per montare un cancello alle quattro del mattino, in un quartiere di periferia occorra una politica? E allora ecco che cosa vi dico. Io considero Auschwitz

un luogo di culto, di memoria, e persino sacro, ci sono stato quattro volte, ne ho scritto. Ritengo che qualsiasi tentativo di revisionismosull’Olocausto vada condannato, soprattutto quando è mosso da un intento politico e speculativo. Però devo anche dire che la beffa di Domenico secondo me non può rientrare in questa casistica: ci ha spiazzati, e ci ha costretti a riconsiderare le nostre certezze. Ci ha fatto pensare, magari, che in questa città siamo buoni e accoglienti come pensiamo essere, nei giorni in cui si sgombravano i Rom dalla basilica di San Paolo. Ci ha costretto a notare che poi quel cancello era diverso da quello del lager, anche se per i media era troppo facile, quindi comodo, dire che era “identico”. Ci ha costretti a capire che poteva esserci un’idea diversa da quella che, ragionando in modo pigro, ci veniva in testa. Mi ha fatto scoprire, guardando indietro, che il cronista di Repubblica.it, diversamente dalle agenzie, andando sul posto qualcosa aveva fiutato (non ha firmato il suo pezzo, spero che legga questo articolo): infatti riportava dei commenti in cui persone non certo sospette di simpatie naziste consideravano quel gesto “geniale”(oserei dire: aveva capito, ma se avesse dubitato, i suoi capi cosa avrebbero detto?). Io spero che Domenico, ragazzo fuori sede, precario, lucano, trentenne, figlio di operai, che fa l’artista nelle periferie e si guadagna la vita facendo corsi di grafica con i disoccupati, non finisca in carcere per questa provocazione. Gli basta la paura che si è preso, vedendosi imputato per apologia di Olocausto e simili amenità. E se merita una punizione, dopotutto, la meritiamo pure noi, che ormai sembriamo di ragionareal di fuori del congegno micidiale dell’emotività televisiva, e della ricerca continua del cattivo sociale. In altri tempi mi sarei incazzato molto di più con lui. In questi tempi, nell’epoca del falso industriale e delle manipolazioni istituzionali, mi viene quasi da essergli grato per averci ricordato l’obbligo del dubbio. Luca TELESE www.ilfattoquotidiano.it


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eventi La storia di un dono che si ripete

Pasquetta pro Casa Carli

La comunità ringrazia la pasticceria Giacomello Maniago Un dono inaspettato ma quanto mai gradito, interpretato come segno di sensibilità ed attenzione nei confronti di un servizio divenuto, oramai, parte della comunità stessa di Maniago. Il primo contatto è di qualche mese fa. Da qualche anno la pasticceria Giacomello, con sede a Maniago in via Colle, ha la generosa e sensibile consuetudine di destinare l’intero incasso della mattinata di Pasquetta al sociale attraverso un gratuito gesto di attenzione e beneficenza. La scelta quest’anno è ricaduta su Casa Carli dal momento che i titolari hanno espresso la volontà di dimostrare la loro vicinanza al territorio di Maniago. Ed a Casa Carli in particolare, in maniera mirata. Avvisati per tempo dell’intento, a Casa Carli operatori e residenti si sono così attivati per semplificare le operazioni e mettere in condizione la pasticceria Giacomello e la clientela di dare visibilità all’iniziativa di solidarietà prevista per la mattinata di Pasquetta. Casa Carli ha così predisposto e realizzato un cartellone, poi esposto sulla vetrina del negozio, che spiegava la nascita e le finalità della comunità di via della Repubblica. Una storia legata al sentimento (oltre che all’atto) del dono fin dalle origini, essendo Casa Carli frutto del dono dei coniugi Carli. Casa Carli è una struttura che ospita 10 persone diversamente abili che si sono trovate nella necessità (o volon-

tà) di sperimentarsi in una casa che fosse “loro”, dove vivere una “normale quotidianità”. In essa le persone che vi risiedono possono vivere una dimensione familiare e quotidiana a misura delle loro “speciali necessità”. Nata nel 2006 da un atto di “speciale” semplicità, Casa Carli riceve ogni giorno doni importanti, dal saluto del vicino al sorriso del commerciante che accoglie i ragazzi con incredibile pazienza. Sorta da una prima grande donazione - che rappresenta l’espressione di un alto senso civico e sociale -, Casa Carli esprime fortemente la capacità di accoglienza e attenzione alla alterità con un forte senso di co responsabilità che il donatore prima, l’Amministrazione comunale poi e la comunità maniaghese ogni giorno dimostrano. Ultimi in ordini di tempo, ma non nell’attenzione che sempre hanno mostrato per i residenti di Casa Carli, Cristian e Letizia, amici e titolari della pasticceria Giacomello di Maniago. All’interno della loro tradizione che li porta a devolvere tutto il ricavato della vendita nel giorno di Pasquetta a fini benefici, quest’anno hanno deciso di rivolgere la loro generosa scelta ai ragazzi di Casa Carli che potranno così godere il piacere di un gazebo acquistato attraverso la donazione ricevuta di 600 euro. Pertanto è con un caloroso abbraccio che tutti i beneficiari di Casa Carli ringraziano Cristian e Letizia del “dolce” pensiero ricevuto. Leila RUMIATO e Fabio DELLA PIETRA

Colori, profumi e sapori antichi

Primavera sul Livenza

L’assistenza domiciliare passeggia in centro Sacile Lo scorso 10 aprile si è svolta nel centro storico di Sacile l’antica Fiera primaverile, giunta alla sua 65^ edizione. Si tratta di una fiera regionale di carattere prettamente agricolo e zootecnico, che per due giorni ha trasformato il centro storico della città sul Livenza in un giardino a cielo aperto traboccante di fiori, gorgheggi e visitatori curiosi. Tra quei visitatori c’ero anche io, insieme alle mie operatrici e a tredici utenti del servizio di assistenza domiciliare dell’Ambito distrettuale 6.1 di Sacile. Partiti dal punto di ritrovo per immergerci in un fiume di persone che passeggiavano tra le vie del centro, tra una chiacchiera ed un sorriso siamo andati ad osservare, curiosi, i ragazzi che sulle sponde del Livenza hanno partecipato alla manifestazione “Matite sul Livenza”. Accompagnati da una giornata primaverile veramente piacevole, abbiamo continuato il nostro “tour” tra

le bancarelle fermandoci solo un attimo per bere un caffè tutti insieme. Abbiamo passato diverse ore immersi in una Sacile colorata e profumata, tra bancarelle di fiori e piante, e assaggi di formaggi tipici, fragole e asparagi. Molti degli anziani che abbiamo accompagnato hanno portato a casa vasi di piante e fiori, e prodotti tipici del nostro paese, ma sicuramente il regalo più bello che abbiamo ricevuto quel giorno è stato il loro sorriso unitamente ai loro ringraziamenti per avergli fatto trascorrere una mattina diversa dal solito, in compagnia di altre persone. Mi unisco anch’io ai loro ringraziamenti e, a mia volta, ringrazio i miei operatori che con professionalità e pazienza hanno fatto sì che la giornata si svolgesse in un clima di leggerezza e, è proprio il caso di dirlo, felicità. Stefania DE MARCO


eventi

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Anziani e bimbi, binomio vincente Sacile Sinergia riuscita, tra le Case di riposo di Sacile e Pasiano (Casa Lucia) e il Cro di Aviano uniti in un innovativo progetto transgenerazionale tra anziani e bambini. «Per la prima volta quest’anno – commenta il direttore della Casa di riposo di Sacile, Rossano Maset – è stata portata a termine una sperimentazione che, in un’ottica di apertura al territorio, ha visto coinvolte le due Case di riposo in un progetto di collaborazione con il Cro. Le educatrici della due strutture, Marta Bressaglia, Rossella Dal Mas, Mara De Murtas (dipendenti della cooperativa Itaca e Kcs Caregiver) nello specifico hanno partecipato all’allestimento del mercatino natalizio organizzato dall’Istituto oncologico utilizzando esclusivamente oggetti realizzati dagli anziani ospiti. Anziani che hanno lavorato per diversi mesi consapevoli che i loro lavori sarebbero stati proposti e/o utilizzati per fini non solo espositivi, ma anche per essere donati ai bambini degenti al Cro di Aviano». Tutte le creazioni degli anziani sono state infatti realizzate per abbellire le stanze, accompagnare e supportare i bambini durante il loro viaggio terapeutico. Ad ogni bimbo è stata data la possibilità di scegliere, a suo piacimento, un giocattolo da portare con sé nella sua difficile avventura. Sono stati proposti ani-

mali di pezza, origami costruiti con asciugamani, orologi di cartapesta, giochi da tavolo e giochi di società utilizzando materiali diversi e reinventando anche forme nuove. I giochi, inoltre, sono stati costruiti con materiale riciclato e riciclabile (carta, lana, cotone) e tutti quei materiali che trasmettono calore al contatto, e non un senso di freddezza come avviene nel caso della plastica. «I nonni – sottolinea Maset – con questa iniziativa hanno voluto essere presenti in un abbraccio congiunto con i piccoli che la vita ha chiamato ad affrontare una dura prova, perché anche nella terza e quarta età c’è ancora voglia di sentirsi utili e di dare agli altri e ancor più ai bambini». L’iniziativa delle educatrici è stata supportata dalla direzione della Casa di riposo di Sacile e dal sindaco Roberto Ceraolo e dal presidente dell’Asp “Casa Lucia”, Dino Carniello. Il direttore del personale infermieristico del Cro di Aviano, Roberto Biancat, dal canto suo ha seguito il progetto dopo aver accolto con entusiasmo la proposta di questo percorso, avviato nella logica della sinergia tra enti diversi che si ritroveranno a breve per celebrare la riuscita della sperimentazione. (m.mo.) Messaggero Veneto 15-03-11, 13 Pordenone

Asilo nido più ampio nelle ex elementari di Gorgo Latisana Novità per l’edilizia scolastica di Latisana. L’anno appena iniziato porterà ampliamenti e ammodernamenti in quasi tutti gli edifici scolastici del territorio comunale e anche l’avvio di un importante progetto di potenziamento del servizio offerto dall’asilo nido di Gorgo. L’ultimo consiglio comunale ha infatti approvato, oltre al bilancio di previsione, anche il prospetto delle aree comunali da mettere in vendita e fra queste l’ex scuola elementare di Gorgo fino a qualche tempo fa occupata dagli uffici dell’Arpa che si è trasferita in località Crosere. L’edifico ha attirato l’interesse della cooperativa Itaca che ha sin dalla sua istituzione in gestione l’asilo nido l’Arca di Noè, attraverso un’apposita convenzione con il Comune che entro l’anno potrebbe venire rivisitata per essere integrata con un’importante novità. Se il progetto troverà l’apposita copertura finanziaria, è intenzione della cooperativa acquisire anche i locali dell’ex scuola elementare che una volta ristrutturati permetteranno l’ampliamento dell’asilo nido (oggi sofferente di una lunga lista d’attesa per mancanza di spazi) e l’istituzione di un’apposita sezione per i bambini sotto l’anno d’età.

Quella del nido non è l’unica novità programmata per il triennio 2011-2013: oltre alla palestra di prossima costruzione in ampliamento alla scuola primaria del capoluogo l’amministrazione comunale ha inserito nel bilancio di previsione, sulla base di quanto disposto dal piano struttura, un intervento di ampliamento e ammodernamento della scuola per l’infanzia di Gorgo per 800 mila euro e due importanti interventi alla scuola primaria di Pertegada, in ampliamento alla mensa per una spesa di 550 mila euro e per ingrandire il corpo che ospita le aule per un altro milione di euro di spesa. Interventi programmati – precisa la relazione che accompagna il bilancio – unitamente all’adeguamento antisismico degli edifici in questione e che comunque rimangono un’ipotesi in assenza della dovuta copertura finanziaria. Nel corso del 2011 saranno invece realizzati dei lavori di manutenzione straordinaria all’edificio della scuola media e dell’annessa palestra principalmente in relazione all’adeguamento dei locali in materia di sicurezza e al superamento delle barriere architettoniche. Paola Mauro Messaggero Veneto 05-03-11, 14 Udine


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FORMAZIONE

Maggio e giugno formazione in più sedi

Sicurezza e igiene alimentare Aggiornamenti di primo soccorso e corsi Haccp

Pordenone CORSI DI AGGIORNAMENTO DI PRIMO SOCCORSO L’attestato di primo soccorso ha validità di tre anni, trascorsi i quali va effettuato l’aggiornamento di 4 ore. Il corso di aggiornamento è riservato a personale con attestato di primo soccorso in scadenza (con 8 mesi di periodo “finestra” dalla data di scadenza), e si terrà in diverse edizioni: • Sede di Udine presso Lega Cooperative Fvg via Cernazai 8: - mercoledì 18 maggio dalle ore 14.30 alle ore 18.30 - martedì 21 giugno dalle ore 9.30 alle ore 13.30 • Sede di Pordenone presso Coop Itaca vicolo Selvatico 16: - lunedì 23 maggio dalle ore 14.00 alle ore 18.00 - mercoledì 22 giugno dalle ore 14.00 alle ore 18.00 • Sede di Fiumicello presso Coop Itaca via Libertà 23: mercoledì 15 giugno dalle ore 15.00 alle ore 19.00

CORSO PER ADDETTI AL SETTORE ALIMENTARE (SISTEMA HACCP) Il corso, della durata di 3 ore, si rivolge agli operatori che debbano conseguire ex novo o debbano aggiornare l’attestato di addetto al settore alimentare. Per le edizioni che coinvolgono operatori che lavorano in Veneto, segnalare i nominativi all’ufficio formazione almeno con un mese di anticipo. • Sede di Fiumicello presso Coop Itaca via Libertà 23: - giovedì 19 maggio dalle ore 15.00 alle ore 18.00 • Sede di Portogruaro presso Porto dei Benandanti piazzetta S. Andrea 2: - lunedì 20 giugno dalle ore 15.00 alle ore 18.00 Per segnalare nominativi o fare richieste contattare l’ufficio formazione in sede a Pordenone o inviare una mail a: formazione@itaca.coopsoc.it Ufficio formazione

Pubblicità ingannevole a Padova Super multa all’Istituto Cortivo

Le informazioni su internet e giornali promettevano corsi di formazione professionale con titolo legalmente riconosciuto, ma in realtà la scuola non è parificata. La stangata dell’Autorità: 55 mila euro Padova Facendo seguito ad alcune richieste di chiarimento riguardanti i corsi per “operatore socio sanitario”, “operatore socio assistenziale”, “operatore prima infanzia” ed altri, tenuti dall’Istituto Cortivo e dall’Istituto Superiore per la Formazione, si precisa che (come chiarito dalla Direzione Centrale Istruzione, Formazione e Cultura con lettera prot. 10819/13.1.1-2009), pur trattandosi di legittima e consentita formazione ad iniziativa privata a pagamento, i titoli rilasciati dai citati Istituti non sono validi ai fini dell’inserimento lavorativo, così come previsto dalla normativa vigente. A tal fine sono infatti valide le qualifiche e gli attestati di frequenza ai corsi rilasciati dalle Regioni ai sensi dell’art. 14 della Legge 845/1978 (Legge quadro in materia di formazione professionale) o ai sensi delle corrispondenti normative regionali. Nello specifico, l’ordinamento della formazione professionale nella Regione FVG è disciplinato dalla Legge 76 d.d. 16 novembre 1982.

Occorre inoltre fare attenzione agli attestati di “operatore socio sanitario” conseguiti presso altri istituti e/o associazioni private (caso recente dell’Associazione Asso di Eboli) che, oltre a non riportare timbri e riferimenti a normative regionali, non hanno appunto riferimenti o richiami alla Legge quadro in materia di formazione professionale (L. n° 845/1978, la cui dicitura dovrebbe sempre comparire nei titoli formativi validi sul territorio nazionale). In questi casi è consigliale chiedere sempre alle persone che ci inviano il proprio curriculum e i propri attestati, le integrazioni dovute alle documentazioni incomplete. Di seguito l’articolo pubblicato sul Mattino di Padova. (Chiara Pizzato) L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha comminato all’Istituto Cortivo Spa una multa di 55 mila euro per pubblicità ingannevole. Ha rilevato «l’ingannevolezza delle informazioni fornite ai consumatori attraverso il sito www.cortivo.it, organi di stampa e specifici opuscoli divulgativi». In sostanza, prometteva ciò che in realtà non poteva in alcun modo mantenere. La notizia è stata data solo ieri dal segretario provinciale dell’Adiconsum-Cisl, Roberto Nardo. La sanzione vera e propria decisa dal Garante, dopo aver acquisito una valanga di documentazione, risale a due mesi fa. Due sono i motivi essenziali per cui si è arrivati alla pesante sanzione.


SICUREZZA Primo: molti studenti avevano aderito ai corsi di formazione professionale organizzati dall’Istituto Cortivo «nell’erroneo convincimento di poter conseguire un titolo finale legalmente riconosciuto e spendibile nel settore pubblico dell’assistenza socio-sanitaria, senza specificare, però, che il titolo rilasciato ha mera valenza privata e non ha nessun tipo di rilievo nelle strutture pubbliche dal momento che l’istituto padovano non è riconosciuto o accreditato presso alcuna Regione». Secondo: nei documenti pubblicitari era scritto che i corsisti avrebbero anche partecipato a tirocini o stage non retribuiti in enti pubblici o privati. Le informazioni fornite dal Cortivo si sono rivelate «ingannevoli» perché il tirocinio, nella maggioranza delle situazioni, veniva demandato alla singola iniziativa degli studenti. L’Istituto Cortivo è una scuola privata conosciuta da anni in tutta la città. La sede nazionale è a Padova, ma l’istituto è rappresentato in tutta la penisola con varie filiali. Da pochi anni gli amministratori hanno insediato la sede centrale all’interno della prestigiosa villa Ottoboni,

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a Montà, in via padre Ezechiele Ramin 1. Una scuola di formazione professionale: dopo tre anni rilascia la qualifica di operatore socio-sanitario, operatore turistico, operatore per le dipendenze e i disabili. A livello nazionale è strutturata con due direzioni. Una didattica e una amministrativa. Si avvale anche di un comitato scientifico, presidente è Umberto Curi, professore di Filosofia, con altri intellettuali tra cui Filippo Calamoneri, Dino Rizzi, Rosario Drago, Anna Zanardi, Giuseppe Zuccalà, Anna Fabrizi, Luciano Galliani e Federica Giardini. «Sono molto soddisfatto della decisione presa dal Garante - commenta Roberto Nardo - Negli ultimi anni decine di studenti e genitori avevano segnalato le anomalie dell’Istituto Cortivo. Finalmente giustizia è fatta. Speriamo che questo sia solo il primo segnale per tutte le altre scuole private che non rispettano le regole». Fonte: Il Mattino di Padova 16 marzo 2010

Le 5 regole per rendere il lavoro in ufficio più eco-sostenibile Pordenone Credete forse che riciclare i rifiuti sul posto di lavoro sia poi così diverso dal riciclaggio domestico? Spesso si pensa erroneamente che il riciclaggio sul posto di lavoro sia sempre responsabilità di qualcun’altro. Tuttavia, se alcuni compiti sono degli addetti alle pulizie, ci sono molte altre cose che ognuno di noi può fare per aiutare l’ambiente negli uffici e nei luoghi di lavoro che frequentiamo ogni giorno, contribuendo così a renderli sempre più posti efficienti anche dal punto di vista ambientale. La maggior parte delle persone trascorre in ufficio dalle 6 alle 10 ore al giorno: un ottimo motivo per desiderare di farne un luogo vivibile, sano e green. Come? Seguendo alcuni accorgimenti semplici ma essenziali, che ci aiutano a rispettare e tutelare l’ambiente migliorando, nello stesso tempo, la qualità della nostra vita. Per venirvi incontro, abbiamo riassunto in 5 punti i comportamenti eco-sostenibili che possiamo mettere quotidianamente in campo per coniugare lavoro, benessere personale ed ecosostenibilità: 1. La prima regola, com’è prevedibile, riguarda uno dei tasti più dolenti del lavoro di ufficio: lo spreco smodato e irrazionale di carta. Basti pensare alla miriade di stampe inutili che vengono prodotte ogni giorno e che troppo spesso sono da imputare alla nostra pigrizia: nella maggior parte dei casi, infatti, basterebbe prendersi qualche minuto per rileggere i documenti scritti al computer (i programmi di scrittura comunemente in uso comprendono anche l’apposita funzione Anteprima di stampa, per controllare contenuti e impaginazione), invece

di stamparli frettolosamente, per poi gettarli via non appena ci si accorge di imperfezioni, errori e refusi. La prima cosa da fare per risparmiare carta, quindi, è essere volenterosi e pazienti. Tra gli altri accorgimenti utili, poi, ci sono la sostituzione degli archivi cartacei con quelli elettronici; la stampa fronte-retro dei propri documenti; l’impiego del lato pulito dei fogli già stampati come carta per appunti e, infine, l’utilizzo di soluzioni intelligenti e innovative come Posta Pronta, il servizio di Poste Italiane che permette di inviare lettere e raccomandate a emissioni zero, attraverso il computer. 2. La tecnologia ci permette di risparmiare moltissimo, ma può essere anche fonte di sprechi. Basti pensare ai computer e a tutti gli strumenti elettronici che i nostri uffici hanno in dotazione. Per evitare un consumo smodato di energia e utilizzare in modo corretto i dispositivi elettronici che usiamo ogni giorno dobbiamo ricordarci, in prima battuta, di non lasciarli accesi inutilmente: ad esempio, è sempre buona norma spegnere il monitor del computer durante le pause di lavoro prolungate e ricordarsi di spegnere monitor, computer, stampanti e fotocopiatrici ogni sera prima di tornare a casa. Evitare gli sprechi significa anche non lasciare luci accese inutilmente e preferire, tutte le volte in cui è possibile, l’illuminazione naturale. È infine buona norma non esagerare con i condizionatori in estate e con il riscaldamento in inverno: tenete presente che non è necessario portare la temperatura interna a 30° in gennaio e a 16° in luglio! 3. La riduzione degli sprechi e l’ecosostenibilità passano anche per l’utilizzo di prodotti e risorse ecocompatibili. Basta fare un po’ di attenzione e sce-


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SICUREZZA

gliere carta certificata o riciclata sia per la stampa dei propri documenti che per i propri quaderni e bloc-notes. E’ inoltre possibile ridurre il consumo d’inchiostro utilizzando la stampa in Bozza per tutti i documenti di uso interno. A questo punto, tenere presente che esistono delle stampanti ecologiche che permettono di risparmiare sia sulla carta che sul toner, ad esempio utilizzando inchiostro solido o cartucce ad alto rendimento. Infine, è possibile trovare in commercio oggetti e prodotti di cancelleria utili ed ecofriendly, come, ad esempio, le matite, penne ecologiche oppure usa e getta in mater-bi. 4. Riutilizzare, riciclare, differenziare può sembrare una regola banale, eppure in moltissimi uffici vige ancora la pratica dell’usa e getta a volte per pigrizia, per noncuranza, per superficialità. L’alibi dietro cui ci nascondiamo è sempre il “che vuoi che sia” o il “figuriamoci se sono io a fare la differenza” e invece il segreto di un futuro più sostenibile e greenè proprio nei gesti dei singoli. Per questo, oltre a cercare di recuperare e riutilizzare tutto quello

che può essere riutilizzato, a partire dalla carta, è molto importante convincere tutti i propri colleghi a fare la raccolta differenziata, separando carta, plastica, lattine, vetro, toner, pile e destinando al riciclo tutti i scarti “recuperabili”. 5. Spostarsi in modo sostenibile, l’ultima regola consiste nel raggiungere il proprio luogo di lavoro senza gravare troppo sull’ambiente e sullo stato del traffico cittadino, utilizzando preferibilmente i mezzi pubblici, oppure se l’ufficio non è troppo lontano, le proprie gambe. Lo stesso principio di mobilità sostenibile dovrebbe ispirare tutti gli spostamenti relativi al lavoro. Provate ad applicare queste regole nella vita quotidiana e vi accorgerete che, anche se c’è bisogno di qualche piccolo sforzo e di un po’ d’impegno, non si tratta di un’impresa da titani. E’ bello arrivare alla fine della giornata consapevoli di aver fatto la nostra parte non solo negli impegni lavorativi ma anche nella tutela dell’ambiente! Ufficio sicurezza

Le 12 cose che mai avresti pensato di non poter riciclare Pordenone In Italia, quando si parla di raccolta differenziata e riciclo di alluminio, carta, plastica e vetro le regole cambiano tra regioni, città, comuni e quartieri diversi. A Roma, ad esempio, vetro, plastica e alluminio possono tranquillamente finire nello stesso cassonetto, cosa che non vale per Udine. Esistono delle regole fondamentali, però, che dalle Alpi al Salento valgono per tutti. Sono degli accorgimenti che contribuiscono all’efficacia della differenziata nella vostra città, perché non tutto può essere riciclato, anche tra gli oggetti di uso più comune. Stoviglie di cristallo, pentole e utensili in pirex, lampadine e tubi al neon, ad esempio, non sono riciclabili. Quindi anche se la lampadina, fatta di vetro, vi sembra che possa rientrare nella categoria, ricordatevi che non è così. Anche la plastica ha i suoi limiti, posate e piatti usa e getta non vanno con le bottiglie e, gli stessi tappi non andrebbero nel cassonetto dedicato, così come le penne biro. La carta non è da meno e vuole le sue regole, scontrini fiscali, biglietti dell’autobus e ricevute delle carte di credito non sono riciclabili. Nel cassonetto della carta: NO a fazzoletti usati, tovaglioli sporchi, scontrini fiscali, biglietti dell’autobus, cartone della pizza e carta bagnata. Tutta la carta sporca, oleata o contaminata da cibo può essere un problema per il processo di riciclo della cellulosa. Se per plastica e vetro le fasi di lavorazione dei materiali sono procedute da un lavaggio con acqua ad alte temperature capace di sgrassare ed eliminare

eventuali residui, per la carta il processo è diverso. Grassi e oli non sono di facile eliminazione e possono inquinare il prodotto finale. Per questo il cartone della pizza non va buttato nel cassonetto della carta, così come i tovaglioli e i fazzoletti usati. Anche gli scontrini fiscali e i biglietti dell’autobus possono essere un problema. Scontrini e ricevute delle carte di credito non contengono solo cellulosa ma sono fatte con carta termica, non riciclabile, e possono avere una parte magnetica a sua volta non adatta al riciclo. La carta bagnata, invece, ha fibre più corte e mono resistenti che potrebbe compromettere la qualità della carta riciclata a fine lavorazione. Discorso molto simile per i cartoncini intensamente colorati, magari quelli delle cartelline. Accertatevi che i colori usati siano naturali, altrimenti è meglio non buttarli con la carta. In ogni caso, nel momento dell’acquisto, preferite tinte tenui perché gli stessi colori possono vanificare il lavoro di recupero della carta, conferendo strane tonalità al prodotto finito. I giornali sono realizzati con un materiale cartaceo e inchiostro diverso dai fogli A4 per la stampa. Per un corretto riciclaggio si dovrebbero separare i due materiali. Nel cassonetto della plastica: NO a biro, tappi di plastica, stoviglie usa e getta. Dovete sapere che esistono moltissimi tipi diversi di plastiche che possono essere divisi in due macro aree principali: le termoplastiche e le termoindurenti. Se le prime, sottoposte a calore, sono perfette per il riciclo le seconde, più resistenti, non possono essere lavorate nuovamente e quindi non si prestano al riciclo. Biro, tappi e posate rientrano in quest’ultima categoria. A differenza dei tappi, nelle bottiglie è possibile ri-


SICUREZZA ciclare il PET, ovvero il corpo della stessa. E se per ogni chilogrammo di plastica vergine, servono due chilogrammi di petrolio, allora ben venga il riciclo delle bottiglie che permette un notevole risparmio in termini di risorse ed estrazione. Nel cassonetto del vetro: NO agli specchi, in quanto hanno proprietà molto diverse dal vetro e non sono riciclabili perché derivano dalla somma di materiali diversi. Meglio buttarli nell’indifferenziato o portarli in apposite isole ecologiche. Con l’alluminio, NO agli appendiabiti metallici. Non si prestano al riciclo ma sono sicuramente molto utili alla lavanderia vicino a casa. Niente ceramica nel riciclabile, è un materiale molto difficile da riciclare. Gettatela con i rifiuti non riciclabili o meglio ancora, portatela direttamente in apposite isole ecologiche. Uno scarto sbagliato può vanificare lo sforzo di chi differenzia correttamente. Per questo un’adeguata educazione ambientale, magari pianificata e fornita dagli

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organi cittadini competenti può fare la differenza. Le aziende del confezionamento dovrebbero ridurre all’osso imballaggi e confezioni. Semplicità ed efficacia in questo caso sono direttamente proporzionali. Riciclare le cartucce della stampante è un altro modo per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente. Le cartucce usate vengono ricaricate d’inchiostro e rese disponibili per un nuovo utilizzo, oltre a tantissime novità sulle stampanti ecologiche. La maggior parte delle imprese del 21° secolo per funzionare hanno bisogno di impianti elettrici e dispositivi tecnologici. Come risposta ai continui avanzamenti della tecnologia, molte attrezzature elettriche e non solo, ormai vecchie e in disuso, vengono accantonate e abbandonate in qualche magazzino. I produttori di computer e altri apparecchi elettrici sono obbligati per legge a fornire questo servizio di riciclaggio secondo il sistema Raee. Spero che questi suggerimenti possano essere utili per scegliere il bidone giusto dove riporre i nostri rifiuti. Nadia LORENZON

Quiz aprile 2011

Valuta le tue conoscenze ...e verifica le risposte

1) Quale è secondo lei lo scopo fondamentale della sicurezza sul lavoro (dare una sola risposta)? A. tenere sotto controllo i rischi derivanti dall’utilizzo di macchine, attrezzature, agenti chimici, ecc. B. eliminare i rischi per la salute e la sicurezza o, dove non è tecnicamente possibile, ridurli al minimo C. rendere gli ambienti di lavoro ergonomici e conformi alle normative di legge

4) Per essere considerati dispositivo di protezione individuale-DPI i guanti devono (dare una sola risposta): A. essere muniti di marchio “CE” (dichiarazione di conformità alle norme da parte del fabbricante) B. riportare la dicitura “DPI conforme al D.Lgs. 626/94” C. riportare il marchio di qualità

2) Indichi quali delle seguenti figure sono nominate dal Datore di lavoro:

5) Secondo il D.lgs 81/08 quale tra le seguenti, non è una misura generale per la protezione della salute per la sicurezza dei lavoratori?

A. B. C. D.

A. rispettare i principi ergonomici nella concezione dei posti di lavoro B. assicurare una mensa sempre accessibile C. ridurre i rischi alla fonte

Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione Medico competente Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza Lavoratori incaricati per le misure di prevenzione incendi e pronto soccorso

3) Possono essere rimosse o eluse le protezioni installate sulle attrezzature (dare una sola risposta): A. solo se non se ne può proprio fare a meno per eseguire una lavorazione B. sì, basta prestare la massima attenzione nell’esecuzione della lavorazione e usare i DPI C. no, mai

6) Secondo il D.lgs 81/08 il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza A. non può consultare il documento di valutazione dei rischi B. può interrompere le lavorazioni C. può accedere ai luoghi di lavoro


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Precise Parole di Giovanni Gustinelli

LE RICETTE IMMORALI

Capitolo quarto Polpa trita con lo Zenzero Per 2 persone) 230 g di manzo tritato o di avanzi di roastbeef poco cotto 6 scalogni o cipolle piccole ½ cucchiaino di noce moscata fotosearch.it 4 pezzi di zenzero tritato o cristallizzato 30 g di burro 2 cucchiai di salsa di pomodoro riso bollito

Si sbucciano e tagliano gli scalogni. Si scalda il burro in una casseruola a fuoco lento e, quando la metà è fusa, si versano gli scalogni e si lasciano cuocere sempre a fuoco lento per 6 minuti. Si aggiunge lo zenzero, la noce moscata e la salsa di pomodoro e si fa cuocere il tutto per altri sette minuti, dopo aver condito con sale e pepe a piacimento di uno dei commensali o di entrambi. solpiccola.spaces.live.com Si aggiunge il manzo tritato e si cuoce secondo i gusti. Questo piatto si presenta in un vassoio con una guarnizione di riso bollito. Si serve a parte un’insalata verde condita con olio e aceto Esistono amanti scarmigliati che non sanno dove sono andate a finire le pantofole, le mutande, gli slip e che ad ogni momento culminante hanno l’abitudine di domandare: “Che ora è?”, oppure, “Come ti è sembrato Hernàndez Mancha?” (1) Sono amanti dal corpo sformato, ma che ti baciano la terra sotto i piedi e ti serbano nella memoria e persino nel desiderio. Bisogna allora escogitare pranzetti veloci e ringraziarli per non aver scodellato uova sode, tumori bianchi delle galline, o per non averti imposto senza rispetto di andare al frigo “...a prendere una cosa qualsiasi”. Vi prego di notare che il semplice fatto di cucinare carne trita, poco tritata, con lo zenzero, suppone già una certa fantasia, come accadde alla scimmia primitiva quel giorno felice in cui mise insieme due canne per raccogliere una guaiava dalla pianta, dando così origine alla meccanizzazione e alla politica di riconversione industriale del PSOE.(2) È

quindi giusto che lo zenzero, pianta seminata in marzo e raccolta in estate, aromatizzi trucioli di bue, secondo la saggia deduzione di Nostradamus, che lo riteneva un vegetale indicato alle donne che, avendo l’utero freddo, non riuscivano a concepire. Il grande profeta di profezie inutili arrivò a dire: “...è indicato per gli stomaci troppo freddi e le persone anziane che sentono mancare le loro forze naturali. Ma è ancora più utile a quegli uomini che non riescono a compiere il loro dovere di natura”. Uomini o donne, dovete wwwastrologher.com compiere i doveri di natura anche se a tavola vi piacciono poco i trucioli animali. Se c’è lo zenzero vuol dire che sono stati preparati con amore. E se avrete davvero fretta di spogliarvi o di non perdere il treno, vuol dire che sono stati preparati con intelligenza. (1)Uomo politico spagnolo, esponente di Alianza Popular, partito di estrema destra. (2)Partito Socialista Obrero Espanol, Partito socialista operaio spagnolo

La paella dell’autentico gitano Questo piatto corrisponde esattamente al nome che porta, nel senso stretto e letterale. La sua preparazione è un’azione netta, decisa, un atto inequivocabilmente maschile condotto con spalmondodelgusto.it le diritte e lo sguardo fiero privo di tentennamenti, da autentico gitano perlappunto. Se non fosse frainteso come una guapperia, potrebbe essere paragonato ad un colpo di sciabola o ad una rasoiata. Lo zafferano, la paprika e il peperoncino sono il nucleo, il cuore pulsante della portata e il loro equilibrato dosaggio l’enorme difficoltà da superare; le quantità indicate nella ricetta, sono da considerarsi assolutamente indicative. Il segreto della corretta inter-relazione quantitativa tra questi elementi cari a Efesto (Vulcano per gli italici) appartiene solo e soltanto all’estro che in quel momento il creatore, ovvero il cuoco, immagina sarà necessaria


pRECISE pAROLE per rendere perfetto il piatto e dipende essenzialmente da due variabili: l’esperienza stessa del cuoco e la tipologia di femmina chiamata alle consumazioni. L’esperienza non è da intendersi quella strettamente culinaria ma si fa riferimento specificatamente a quella amorosa. Grandissimi chef con scarsa frequentazione femminile naufragano miseramente al cospetto di questo oscuro e complesso piatto e, di controcanto, buoni o addirittura appena discreti chef che hanno si vissuto intensamente e professionalmente la cucina ma dedicato almeno altrettanto tempo e passione alle camere da letto, possono raggiungere vette inaccessibili ai loro più dotati, in campo culinario, colleghi. La donna è chiaramente la variabile principale. Bionda, rossa, mora, nera, gialla sono tutte tipologie cromatiche di cui tener conto ma è il loro temperamento, il loro carattere la caratteristica da considerarsi maggiormente. Una donna tendenzialmente algida, forse nordica, non può essere aggredita da troppi sapori violenti ma cullata da piccole quantità di zafferano e di paprika, rigorosamente dolce, che ne vellichino l’indole e gli istinti. Di peperoncino solo un’idea: esso deve riuscire ad attraversare la bocca per poter accedere allo stomaco e lì svolgere il compito segreto per cui è stato concepito: scaldare! Un eccesso di questa miracolosa spezia infiammerebbe irrimediabilmente le papille alla diafana ed eterea creatura; la farebbe inesorabilmente tossire, lacrimare, gocciolare dal naso e quindi, la Dolce, affermerebbe, appallottolando definitivamente il tovagliolo insieme alla vos tra prospettiva di claudiocapra.ilcannocchiale.it divertimento:«Questo riso è troooppo piccante!». È chiaro come il sole che questo piatto di origine spagnola è nato per essere assaporato con donne mediterranee anche se escluderei, non per motivi di gradimento religiosi o, peggio ancora razziali, le mediterranee di provenienza nord africana. Esse sono più che degne di tutte le attenzioni che meritano di avere ma in tal caso, il cuoco, dovrà impratichirsi con l’utilizzo del cous-cous in sostituzione al riso e ridurre drasticamente la quantità di peperoncino nella pietanza. Se il clima della serata dovesse diventare rovente, non osiamo pensare alle tragiche conseguenze di una urgenza erotica consumata in situ con le dita impregnate dalla diabolica e infernale spezia. In caso di esplorazione vicendevole di luoghi tenebrosi e delicati degni di somma cura e attenzione, la situazione potrebbe incendiarsi. Letteralmente! Quindi misura amici, misura! Il cous cous, visto che si consuma gabrielefrl.spaces.live.com

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senza l’ausilio delle posate, non è da prendere alla leggera. Più adatte alla degustazione di questo piatto particolare e prelibato appaiono le donne mediterranee comprese tra la Sicilia e un’ ideale limite superiore posto intorno a San Benedetto del Tronto, non più a nord. Forse qualche greca e sporadiche turche possono essere assimilate nonsolotigullio.com all’area di elezione. Più a Nord le carni si sbiancano troppo, gli occhi si schiariscono le stature si allungano. Donne di pregio ben inteso, ma non adatte. Necessitano capelli scuri dal castano al nero, stature fino ad un massimo di 170/175 centimetri non oltre. Incarnati non esili o diafani ma rotondi. Più afroditi che silfidi. No, non ci si è dimenticati degli specchi dell’anima. Scuri, dal marrone al nero. Profondi e possibilmente languidi. Denti bianchissimi e sorrisi che richiamano lo spalancarsi al sole delle finestre nelle giornate di festa. Personalità forti con cui una cena e l’eventuale prosecuzione può rischiare di arrivare alla colluttazione, il letto può diventare un terreno di scontro, area di combattimento dove eros e thanatos si affrontano con esiti incerti. Ma ora basta, ai fornelli!

(per 4 persone) 1 cipolla grande 8 gamberoni ½ cuchiaino di peperoncino piccante 4 scampi 10 cucchiai di olio d’oliva extra vergine 500 gr di cozze 400 gr. di riso arborio o originario 500 gr di calamari 200 ml di passata d pomodoro 2 bustine di zafferano 1,2 fumetto di pesce 1 cucchiaino di paprika 2 spicchi d’aglio dolce Aprire le cozze alla fiamma e conservare il liquido fuoriuscito che andrà a sostituire l’equivalente fumetto di pesce. Il rapporto tra riso e liquido è sempre 1:3. Sulla padella (larga e bassa) versare l’olio e far saltare i gamberoni e gli scampi. A mezza cottura toglierli. Tritare la cipolla e l’aglio e metterli a rosolare sull’olio degli scampi e dei gamberoni. Pulire i calamari, tagliarli a tocchetti e cuocerli (a seconda della loro grandezza per 5/10minuti) aggiungendo poco sale. Aggiungere ora il pomodoro e le spezie. Versare i liquidi e portare a bollore. A questo punto versare il riso, mescolare una prima volta e poi non toccare più. 7 minuti a fuoco vivo e 10 a fuoco medio. A 5 minuti dalla fine cottura disporre sulla superficie della paella i gamberoni e gli scampi. Ad 1 minuto le cozze. Spegnere il fuoco, guarnire con le valve delle cozze e dopo 2/4 minuti portare in tavola.


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pRECISE pAROLE

P.S. Se si vogliono introdurre dei piselli il momento giusto è con l’aggiunta dei liquidi. Gli spadoni o taccole vanno aggiunti con i calamari.

Uova bella vita (per 1 persona che ha bisogno di tirarsi su) 1 noce di burro 1 fetta di prosciutto crudo piuttosto dolce 1 grossa cucchiaiata di zucchero caramellato 1 grossa cucchiaiata di aceto 1 cucchiaino di pepe di caienna 3 uova (minimo)

Friggere a fuoco vivo nel burro la fetta di prosciutto; aggiungere subito un cucchiaino di zucchero caramellato e un altro d’aceto, e mettere il tutto su un vassoio da forno. Rompere le uova sugli ingredienti e pepare abbondantemente. Tenere in forno fino alla perfetta cottura delle uova e servire immediatamente Nell’ antichità si credeva che le uova fossero un ricettacolo di virilità e non sono tanto rozzo da parlare dei testicoli, ma delle uova in quanto molecola d’origine della vita. Sia di struzzo che di piccione, l’uovo è apparso tra i piatti arrapanti sin da quando l’uomo, stimolato dalla paura, divenne immaginativo, e trasformò ogni causa in un rimedio, così come un chiodo scaccia un altro chiodo e i veleni ammazzano i veleni. L’uovo, padre della vita, fecondità astratta e insieme concreta, divenne immaginazione sessuale, quello di struzzo come quello di storione. In questa nostra ricetta, il piatto ha il merito di mettere insieme uova e pepe di Caienna senza incorrere nella volgarità delle uova sode con peperoncino che vidi una volta in una stazione dell’entroterra spagnolo. Mi sembrarono uova impotenti e colleriche, come tutte le uova bollite, con il travestimento dell’irritato peperoncino.

La tiella di Achab

1 kg di cozze 300 gr. di riso 1 grossa cipolla pecorino q.b. 700 gr. di patate pan grattato olio extra vergine di oliva prezzemolo sale pomodori ben maturi In una pentola tonda senza appendici di plastica per poter essere messa in forno fare un fondo di olio e cipolla tagliata grossolanamente. Stendere uno strato di patate tagliate sottili circa 5 millimetri. Nel frattem-

po mettere a bagno il riso in acqua fredda. Disporre un po’ di pomodori tagliati a tocchetti sopra le patate, abbondante prezzemolo e pecorino, pepe, poco sale, una spruzzata d’olio. Disporre uno strato di cozze private della valva superiore, (si possono aprire prima a parte e disporle nude). Aggiungere il riso dopo avergli tolto l’acqua e comporre uno strato. Ancora prezzemolo e pecorino, pepe, poco sale, una spruzzata d’olio. Comporre uno strato di patate e sopra ancora prezzemolo e pecorino, pepe, poco sale, una spruzzata d’olio con in più del pan grattato. Aggiungere l’eventuale liquido delle cozze, aggiungere acqua 1 cm sotto il livello dell’ultimo strato. 20/25 minuti a forno ben caldo altri 20 solo con il grill acceso. Hermann Melville

Piatto poverissimo della tradizione pugliese costituito da semplici mate rie prime ma di enorme effetto. In buona sostanza: patate,riso e cozze (necessariamente freschissime perché a Gallipoli e dintorni si è usi gustarle crude). La leggenda narra che quando il mitico Hrt.com capitano Achab si materializzava con la sua andatura sincopata presso Osea Hussey padrone della locanda le Marmitte da Raffineria, lo stringato menù del locale aumentava di una unità la propria selezionata offerta: non solo tellina o merluzzo, ma anche cozza. L’inquietante Capitano invariabilmente sceglieva la terza opzione per cui, dopo che il suo nome divenne famoso a causa dei terribili accadimenti tramandateci da Hermann Melville, il padrone delle Marmitte da Raffineria cercò di sfruttare, esperto in marketing ante litteram, la immensa fama del capitano nominando con il suo nome la ghiotta portata e sperando così di attirare presso il proprio locale frotte di curiosi o di lettori intenti a seguirne le tracce. Le cronache non ci riportano l’esito della iniziativa imprenditoriale ma siamo sicuri che, più che la letteratura, sarà stato il profumo e la fragranza assolutamente sensazionali che si sprigionavano dal forno, quando la cottura era giunta a Gregory Peck-myopera.com buon punto, a riempire i tavoli della locanda. E vi garantisco che avrei dato qualsiasi cosa per avere l’occasione di sedermi al tavolo insieme ad Ismaele, con Fedallah, Queequeg, Tashtego, Deggu, Starbuck, Flask ad ascoltare o a raccontare tutte le storie e tutte le avventure che la caccia alle balene portava con se. … e di come il Pequod stringe il vento di bolina e di quale velocità vertiginosa sia capace al lasco …e di come si affilano gli arpioni …e di tuffarsi nello spermaceti …e delle strappo violento e pericoloso che subisce la lancia trascinata dalla balena arpionata quando inizia la sua drammatica corsa verso la morte…e…


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RICERCA PERSONALE AREA SALUTE MENTALE

Ricerchiamo per Comunità Psichiatrica Auronzo di Cadore (BL)

Ricerchiamo per Casa di Riposo Cervignano del Friuli (UD)

Educatrice/ore • Si richiede: Laurea settore educativo; esperienza minima nella salute mentale; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; part; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.

Infermiera/e professionale • Si richiede: Diploma o laurea scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali. Si valutano liberi professionisti.

AREA DOMICILIARE ANZIANI

AREA disabilità

Addetta/o all’Assistenza • Si richiede: Qualifica settore socio assistenziale; esperienza nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Infermiera/e professionale • Si richiede: Diploma o laurea scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali. Si valutano liberi professionisti.

Ricerchiamo per Servizio di Assistenza Domiciliare Alto Friuli (UD)

AREA RESIDENZIALE ANZIANI Ricerchiamo per Casa di Riposo Aviano (PN)

Addetta/o all’Assistenza • Si richiede: Qualifica settore socio assistenziale; esperienza nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Ricerchiamo per Casa di Riposo Belluno Addetta/o all’Assistenza • Si richiede: Qualifica OSS o iscrizione al corso; esperienza nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; full time su turni notturni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Ricerchiamo per Casa di Riposo Belluno Infermiera/e professionale • Si richiede: Diploma o Laurea Scienze Infermieristiche; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: Contratto a tempo determinato; full time su turni notturni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali. Si valutano liberi professionisti.

Ricerchiamo per Area Disabilità Alto Friuli (UD)

Ricerchiamo per Comunità per Disabili Gorizia Addetta/o all’Assistenza • Si richiede: Qualifica o diploma settore socio assistenziale; esperienza nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali. Le domande di lavoro vanno inviate ad uno dei seguenti recapiti: Cooperativa Itaca - Ufficio Personale 1. 2. 3. 4.

Vicolo Selvatico n. 16 - 33170 Pordenone e-mail: ricerca.personale@itaca.coopsoc.it Telefono: 0434-366064; Fax: 0434-253266

Redazione: Fabio Della Pietra - Cooperativa sociale Itaca In copertina: è Vento Nuovo in gol a Udine Foto di Fabio Della Pietra Impaginazione / Grafica: La Piazzetta Cooperativa Sociale - Trieste Stampa: Rosso Grafica&Stampa - Gemona del Friuli (Ud) Numero chiuso il 5 maggio alle ore 17.30 e stampato in 1150 copie


L’Assemblea dei soci approva il bilancio 2010


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