La Gazzetta di Itaca

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La Gazzetta Mensile d’informazione delle Cooperative Itaca, L’Agorà e La Piazzetta - n°12 - Dicembre 2010

Politiche di conciliazione e crisi economica sono compatibili? Fossalato chiama, Itaca risponde Io sto con la legge 180 del 1978 La nuova Biblioteca virtuale


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articolo di fondo

Forse dobbiamo cominciare anche noi a salire sui tetti Pordenone Questo articolo nasceva decisamente più lungo ed articolato e con presupposti diversi ma, per ragioni di opportunità e per non rischiare di danneggiare terzi incolpevoli, ho deciso di autocensurarmelo, ripromettendomi di pubblicarlo integralmente nei prossimi mesi, quando le ragioni che oggi mi inducono a farlo, mi auguro, non vi saranno più. Inizio quindi riportando una buona notizia che, pur non riguardandoci direttamente ora, non può che renderci felici.

Due morti e 60 intossicati Tutti assolti per Casa Bartoli

il Piccolo — 12 novembre 2010 TRIESTE I vertici e due dipendenti della Cooperativa lavoratori uniti ”Franco Basaglia” sono stati assolti con formula piena dall’accusa di omicidio colposo di due anziani ospiti di Casa Bartoli, struttura comunale, morti nell’aprile del 2008 per un’intossicazione alimentare. L’assoluzione è arrivata anche per l’accusa di avere causato un’epidemia che aveva colpito altri sessanta degenti della struttura. La la responsabilità dell’intossicazione è da riferirsi all’acqua contaminata uscita dalle tubazioni in quei giorni e non al sugo di seppie. … e ricomincio da qui un po’ monco! Non è la prima volta che affermo che le Cooperative ed i loro soci sono carne da macello. Magari con toni e linguaggi più morbidi, ma l’ho già detto in più sedi. Ciò che oggi mi porta a riaffermarlo è il rilevare che, nonostante il tempo trascorra, i servizi evolvano e le Cooperative crescano, la cosa non cambia affatto. Le Cooperative sono e restano soggetti di cui ci si serve finché non diventano scomodi. Spesso sono

capri espiatori. Spesso sono oggetti di vendette o di favori politici. E la rabbia sale. Sale perché vorremmo essere altro, anzi di fatto siamo altro. Il primario del Dipartimento di Salute Mentale di Pordenone, Angelo Cassin, lo ha dichiarato in un convegno pubblico: “senza le Cooperative sociali pordenonesi, il Dipartimento non sarebbe stato in grado di gestire – con le proprie risorse - alcuni casi molti gravi che oggi sono inseriti in strutture residenziali, e non, della Cooperazione sociale locale”.

SOMMARIO Forse dobbiamo cominciare anche noi a salire sui tetti

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Io sto con la legge 180 del 1978

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Speciale conciliazione Ccnl: Trattativa impantanata

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La vostra nuova Biblioteca virtuale!

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A cosa serve il metodo Feuerstein

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Da Casa Carli i campioni delle bocce

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I Ragazzi della Panchina a “Tv7”

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“Il Coro degli Angeli” dell’Arca di Noè

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Inaugurata la nuova ala di Casa Charitas

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Il Sad alla “Festa della castagna”

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Rischio stress in ambito lavorativo

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Ricette immorali

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articolo di fondo Tuttavia, sovente, le cose vanno diversamente. Recentemente abbiamo perso un servizio che gestivamo da più di 15 anni e c’entrava prepotentemente la cattiva politica. Ho visto l’ultima puntata della bella trasmissione di Saviano e Fazio; una delle cose che mi ha colpito di più è stato il passaggio in cui Saviano diceva: “da destra mi accusano di essere di sinistra e da sinistra mi accusano di essere di destra…”. Condivido con lui che la giustizia e la legalità non possono avere colore politico, così come l’onestà e la perizia con cui si deve amministrare la cosa pubblica. Ci saranno strade da percorrere basate sulla serietà e professionalità, sullo studio delle problematiche sociali e l’individuazione di percorsi innovativi, sul credere e promuovere un modello mutualistico quale antagonista di quello speculativo? Salire sui tetti a protestare non è la mia strada perché sono troppo vecchio (e un po’ sovrappeso); inoltre l’eventuale solidarietà del Bersani di turno rappresenterebbe un elemento fortemente pregiudizievole per la sicurezza e c’è un’ampia produzione scientifica che lo dimostra: io sicuramente cadrei dal tetto! Ma motivo di maggiore amarezza per me, è la constatazione che, spesso, la nuova classe politica assomiglia alla vecchia: ho le prove! Parlo di gruppi di potere incapaci di rinnovamento, privi di consistenza perché impegnano tutte le energie a mantenere le vecchie posizioni. Peggio di tutti quando alcuni di questi ti entrano in casa, nella Cooperazione intendo, e così succede che per noi cooperatori di Itaca finisce come per Saviano: trattati come rossi dalla destra e traditori dalla sinistra. Tra qualche mese ci saranno i congressi regionale e nazionale della nostra associazione di categoria, Legacoop. Io vorrei che ci presentassimo in molti, anche per ribadire che non ne possiamo più dei politici trombati riciclati all’interno di aziende facenti capo al movimento. Gli stessi che, quando potevano e dovevano, non sono stati capaci di sostenere e promuovere il movimento cooperativo come un modello alternativo di sviluppo della società. Vorrei che il congresso divenisse momento sostanziale e non una messinscena che tiene conto “del mantenimento degli equilibri” attraverso compromessi che – come dimostrato da un recente passato - portano svantaggio alla Cooperazione. Di esempi ne abbiamo. La travagliata vicenda della Coopservice di Reggio Emilia (per approfondimenti, su Google, è possibile usare le parole chiave ‘Coopservice servizi Italia Lussemburgo plusvalenze’), scoppiata dopo un anno dal ciclone Unipol, ha portato un ulteriore e complessivo discredito (per usare un eufemismo) su tutta la cooperazione. E ogni volta che riaffermiamo l’onestà e la bontà del modello cooperativo lo facciamo anche a nome di costoro. Questo ci darebbe il diritto di sa-

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pere come è andata a finire, di pretendere chiarezza e trasparenza sulla recente conclusione di “rimpasto fatto in casa”. Un altro esempio tocca la cooperativa reggiana Ambra che ho contrastato, e continuerò a farlo, perché nel nostro territorio sono arrivati da conquistatori con prezzi bassi che potevano permettersi a danno dei lavoratori. Ecco, non credo di essere l’unico ad essere scandalizzato, ma la cosa che scandalizza di più è il silenzio con cui queste vicende passano all’interno della nostra organizzazione, mentre gli attori siedono ancora tranquillamente nelle nostre varie direzioni regionali e nazionali. Come noi cooperatori stiamo rinnovando ed innovando qualità dei servizi offerti alla comunità, chiedo al nostro presidente regionale di Legacoopsociali, Gian Luigi Bettoli, sul quale so di poter contare sempre, e al presidente regionale di Legacoop, Renzo Marinig, prima di andare in pensione, di sostenere e promuovere il rinnovamento della nostra associazione per renderla più moderna e credibile, anche attraverso azioni forti e innovative, dove a prevalere dovranno essere l’etica ed i principi fondanti che devono, e non dovrebbero, caratterizzare il movimento cooperativo tutto. è troppo? Il presidente Leo TOMARCHIO


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articolo di fondo

Assolta con formula piena la Clu Franco Basaglia Trieste

Vi giro con grande soddisfazione la notizia, tratta dal quotidiano triestino, dell’assoluzione con formula piena dei colleghi della Cooperativa Lavoratori Uniti “Franco Basaglia”, nel processo per le intossicazioni di molti anziani presso una struttura residenziale della città. Ne viene riscattato l’onore della primaCcooperativa sociale italiana di inserimento lavorativo, che ha patito in questi anni un ingiusto danno d’immagine ed un non meno grave danno economico. Gian Luigi Bettoli Presidente Legacoopsociali Fvg Il Piccolo, venerdì, 12 novembre 2010 Pagina 17 - Trieste

L’intossicazione mandò all’ospedale 60 ospiti della struttura La ricostruzione

Il giudice ha accolto la tesi dei difensori: colpa dell’acqua contaminata che uscì dalle tubature. Non fu il cibo a stroncare i due anziani: scagionati vertici e due dipendenti della coop.

Morti a Casa Bartoli, assolta la ”Basaglia” di Corrado Barbacini I vertici e due dipendenti della Cooperativa lavoratori uniti ”Franco Basaglia” sono stati assolti con formula piena dall’accusa, fatta dal pm Maddalena Chergia, di omicidio colposo di due anziani ospiti di Casa Bartoli, struttura comunale, morti nell’aprile del 2008 per un’intossicazione alimentare. L’assoluzione - a vario titolo - è arrivata anche per l’accusa di avere causato un’epidemia che aveva colpito altri sessanta degenti della struttura. La ”Basaglia” gestiva la cucina della struttura. Il giudice Guido Patriarchi, che ha presieduto l’udienza celebrata con rito abbreviato, ha fatto propria la ricostruzione dei difensori che negli scorsi mesi avevano svolto un’indagine parallela a quella della Procura: indagine parallela secondo la quale la respon-

sabilità dell’intossicazione è da riferirsi all’acqua contaminata uscita dalle tubazioni in quei giorni e non al sugo di seppie riscaldato a bagnomaria. Sugo che peraltro non era nemmeno stato mangiato da buona parte di coloro i quali poi si erano sentiti male. Insomma, nessun nesso di causalità. Nessun collegamento tra il sugo ritenuto, secondo l’accusa, alterato dalla presenza del batterio Clostridium e la morte di Andrea Trapella e Sergio Trussini. E nemmeno emerge alcun collegamento con i sessanta casi di tossinfezione alimentare che erano esplosi in quei giorni. Il killer è stata l’acqua. Il pm Chergia aveva chiesto per ciascun imputato una condanna a un anno e 2 mesi. Le indagini erano iniziate all’indomani della morte dei due anziani. Sotto accusa erano finiti l’allora presidente della cooperativa Roberto Colapietro, la sua vice e responsabile del settore produzione Claudia Mandelli, il referente del settore mense, Lorenzo Stok, la capocuoca di Casa Bartoli Annamaria Mandelli e la cuoca Marina Malossi. Tutti erano difesi da un nutrito gruppo di avvocati tra cui Giovanni Borgna, Riccardo Seibold, Claudio Vergine, Guido Fabbretti e Stefano e Massimiliano Blasone. Il killer di casa Bartoli era stato individuato in tempi stretti dalle analisi di laboratorio disposte dall’Azienda sanitaria nell’organismo degli anziani intossicati. Il batterio letale era noto da tempo, ma erano stati necessari parecchi mesi alla Procura e ai Nas dei carabinieri per ipotizzare il modo in cui si era infiltrato subdolamente nell’organismo di tanti, ma non di tutti gli ospiti della casa di riposo comunale. Gli ospiti, va ricordato, erano più di 200, ma solo una settantina erano stati preda della devastante diarrea. E ora, dopo l’assoluzione, acquista ulteriori elementi a sostegno la causa civile tra la cooperativa Basaglia e il Comune che subito dopo gli episodi di casa Bartoli aveva risolto il contratto con un accordo contestuale con la coop. Qualche mese fa l’avvocato Orio De Marchi per conto della cooperativa aveva trascinato davanti al giudice il Comune chiedendo che l’amministrazione stessa fosse condannata al pagamento di 563mila euro per le prestazioni rese nell’ambito dell’appalto per i servizi integrati di assistenza diretta nelle strutture residenziali gestite dal Comune.

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Il termine ultimo per il numero di gennaio è

lunedì 20 dicembre alle ore 9.

Ricordo a tutti/e che le immagini a corredo dei vostri articoli NON vanno impaginate all’interno del file word, ma devono essere inviate in allegato jpg (via mail) o consegnate a mano.


EDITORIALE

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Io sto con la legge 180 del 1978 «Io ho detto che non so che cosa sia la follia. Può essere tutto o niente. è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia. Invece questa società riconosce la follia come parte della ragione, e la riduce alla ragione nel momento in cui esiste una scienza che si incarica di eliminarla. Il manicomio ha la sua ragione di essere, perché fa diventare razionale l’irrazionale. Quando qualcuno è folle ed entra in un manicomio, smette di essere folle per trasformarsi in malato. Diventa razionale in quanto malato. Il problema è come sciogliere questo nodo, superare la follia istituzionale e riconoscere la follia là dove essa ha origine, come dire, nella vita» (Franco Basaglia, Conferenze brasiliane, 1979) Immagini tratte da: deistituzionalizzazione-trieste.it

Pordenone Sono già sette gli incontri del Comitato Ristretto della Commissione Affari sociali della Camera sulla proposta di legge Ciccioli ed altri - “Disposizioni in materia di assistenza psichiatrica” (2065) -, testo unificato che comprende quelli presentati sinora alla Camera, altri ve ne sono al Senato (una decina in tutto le pdl, tutte del cento destra), per la contro riforma della Legge Basaglia. Incontri di cui non sappiamo nulla. Nel frattempo tra Puglia e Sicilia solo oggi, a 32 anni dall’approvazione della legge 180/1978, chiudono gli ultimi tre manicomi in Italia. Sempre nel frattempo, anche l’Argentina è arrivata a fine novembre ad approvare una legge che chiude i manicomi pubblici e privati, restituendo così i diritti alle persone con sofferenza mentale. Lo racconta il Corriere del Mezzogiorno: Dopo 32 anni dalla legge Basaglia l’Italia dice definitivamente addio ai manicomi. Ultimi a chiudere i battenti, tre ex ospedali psichiatrici del Sud, due in Puglia e uno in Sicilia, istituti privati accreditati che hanno trasferito i loro ospiti (quasi 300), in strutture residenziali che adesso dovranno essere nuovamente accreditate dalle Regioni. Non citiamo, in questo caso, volutamente, la complessa questione degli Opg, gli Ospedali psichiatrici giudiziari, cui stiamo dedicando da qualche mese un approfondimento proprio su queste pagine. Nonostante la chiusura dei manicomi fosse già prevista dalla legge 180, infatti, il percorso per arrivare alla presa in carico sul territorio dei pazienti psichiatrici è stato lento – usa davvero un eufemismo il Corriere del Mezzogiorno. La macchia di leopardo che non si smacchia. La chiusura degli ex ospedali psichiatrici pubblici (75 ancora in vita al censimento del 1996) si era conclusa

nel 2005, mentre a quella data (cui risale anche l’ultima relazione del ministero) erano ancora funzionanti quattro strutture private, quella di San Colombano al Lambro (che ha concluso la fase di passaggio degli ultimi 69 pazienti alle strutture residenziali accreditate nel 2007), quello di Santa Maria di Foggia, il Don Uva di Bisceglie e il Villa Stagno di Palermo. Ora anche i malati (117 al S. Maria e 158 al Don Uva in Puglia e 18 a Palermo, tutti classificati come «non psichiatrici») sono stati trasferiti in strutture residenziali interne agli istituti. Rincara la dose statoquotidiano.it: la legge 180, che prevedeva la rapida chiusura degli ospedali psichiatrici, ha assunto in Puglia un iter scandalosamente lento. Le motivazioni ufficiali presentate dalle Regioni sotto accusa sono state di aver incontrato “grosse difficoltà soprattutto nel reperimento del personale e nell’organizzazione di nuove strutture residenziali per i pazienti psichiatrici.” Che, in concreto, significa una maggiore priorità di fondi verso altri indirizzi, ben più vantaggiosi in termini di immagine e di voti. Tutto questo mentre la Puglia riusciva, comunque, a incrementare il deficit nel bilancio nella Sanità, ponendosi al quint’ultimo posto su scala nazionale. Peraltro, dallo scorso 29 ottobre 2010, è stato approvato e reso operativo dal Governo il Decreto del Ministro della Salute, che istituisce il “Sistema informativo per la salute mentale”, un sistema ad hoc per la rilevazione di dati sulle attività assistenziali dei Dipartimenti di salute mentale, che mira alla piena condivisione delle informazioni tra Aziende sanitarie, Regioni o Province autonome e amministrazioni centrali. Il sistema, così come illustrato in una nota del Ministero, nel rispetto della privacy del cittadino, costituisce un database inte-


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grato, da cui rilevare informazioni relative all’assistenza a persone con problemi psichiatrici che dovrà essere adottato, nei prossimi mesi, da tutte le regioni italiane. Lo scopo, dicono, è quello di monitorare le attività dei servizi “con analisi del volume di prestazioni e valutazioni epidemiologiche sulle caratteristiche dell’utenza e sui pattern di trattamento”. Vale a dire un maggior controllo telematico su sprechi o eventuali disservizi. Afferma Massimo Cozza, segretario della Cgil Medici – prosegue statoquotidiano.it - , che partecipò all’osservatorio sul superamento dei manicomi, costituito nel ’95: ”possiamo dire che finalmente anche gli ulti- Dario Fo e Franco Basaglia mi manicomi sono chiusi. E’ una buona notizia”. Ma la partita non sarà completamente ”vinta” fino a quando non si risolverà la questione degli Ospedali psichiatrici giudiziari ”ex manicomi criminali ancora vivi e vegeti, con più di 1000 pazienti (sic!) ancora tenuti in condizioni disumane, come hanno dimostrato le indagini della commissione d’inchiesta guidata da Ignazio Marino” (cfr. questo e gli ultimi numeri della Gazzetta che riportano i verbali di tali indagini). “Senza contare – aggiunge – che non è ancora concluso in modo adeguato il percorso di costruzione della rete dei Dipartimenti di salute mentale sul territorio per tentare di dare risposte esaurienti ed adeguate ai bisogni di salute mentale”. Qualcosa, intanto, si sta muovendo nell’associazionismo, cooperativismo, terzo settore legati alla sofferenza mentale, come dimostrano due prese di posizione delle quali desidero citare alcuni ampi stralci e/o suggestioni. Partiamo dalla Campania, dove da Napoli mi ha contattato Carlo Falcone, che deve aver letto o ricevuto uno degli ultimi lanci (comunicati) che ho fatto per aprire la nostra (di Itaca) nuova stagio- artemusicaecaffe.com ne di campagna “Giù le mani dalla 180”. Falcone è presidente di Arte Musica e Caffè (www.artemusicaecaffe.com) e ha avuto la mia mail da Anna Ceprano, responsabile Settore Cultura e Media di Legacoop Campania (a dimostrazione, se ancora ve ne fosse bisogno, che la rete di contatti che abbiamo costruito in questi ormai dieci anni di attività di comunicazione sociale con l’ufficio stampa di Itaca è solida). La sua è una cooperativa sociale che si occupa di inserimento lavorativo di persone con sofferenza mentale. Falcone ci informa che, consultando il sito del Forum Salute Mentale è venuto a conoscenza della riforma del deputato Ciccioli (sic!), attivandosi così per una raccolta firme per sensibilizzare con i pochi mezzi in mio possesso l’opinione pubblica dalle mie parti. Cosa molto

difficile perché, a volte, sono proprio le famiglie quelle che più ti fanno ostruzionismo. Comunque ho raccolto circa 800 firme anche attraverso Facebook. La petizione è così stata inviata al sindaco di Napoli, al presidente della Provincia di Napoli, al presidente della Regione Campania, al presidente della Conferenza delle Regioni, al presidente della Commissione Igiene e Sanità, al presidente della Commissione Affari Sociali, al presidente della Commissione per la tutela e la promozione dei diritti umani, al ministro della Salute e al presidente della Repubblica. Perché è anche con le iniziative che partono dal basso, come questa di Napoli, che si lotta contro questi presunti riformatori. La pdl Ciccioli (ora in realtà il testo unificato in discussione al Comitato Ristretto della XII Commissione Affari Sociali della Camera), come sostiene Falcone - citando uno stralcio dell’articolo di Loredana Biffo della nuovasocieta.it - ha l’obiettivo di rivoluzionare la legge Basaglia, una legge unica al mondo – la 180 – che ci è invidiata da tutti all’estero. Si pensi che nella prima Repubblica, i ministri della sanità democristiani o liberali, mentre in Italia assecondavano i lamenti di alcune famiglie che volevano cambiare la legge, quando si recavano all’estero, erano costretti ad ascoltare i colleghi ministri che si complimentavano per la qualità della legge italiana. La novità del testo Ciccioli starebbe nel tentativo di “eliminare” il disagio psichico attraverso il Trattamento sanitario obbligatorio, che passa da sette giorni a trenta, con la possibilità di “Tsop” Ttrattamento sanitario obbligatorio prolungato). Ma il clou della proposta di legge, è che durante il ricovero coatto, il paziente accetti di firmare un “contratto terapeutico vincolante”. Contratto che secondo l’illuminato Ciccioli, sarebbe come il “contratto di Ulisse”, che egli cita nella sua proposta. Cioè, il paziente (proprio come Ulisse che si fa legare all’albero della nave nell’episodio delle sirene), “decide” di seguire le cure che vengono imposte dallo psichiatra, anche qualora cambiasse idea. Se la proposta dovesse essere approvata, sostiene Falcone (ma non è il solo), determinerebbe scenari spaventosi, ritornerebbe il paradigma dell’internamento a vita per motivi psichiatrici, consentirebbe di effettuare trattamenti sanitari obbligatori nelle abitazioni dei familiari o anche all’interno di strutture private, che diverrebbero così vere e proprie “carceri private”. Come molti cittadini e associazioni di familiari – affermano gli amici della Cooperativa sociale campana Arte musica caffè -, pensiamo che il trattamento sanitario obbligatorio non va bene, al contrario è necessario un


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“intervento personalizzato adeguato”, che implica “l’incure. C’è da dire, peraltro, che in psichiatria c’è molto vestire in risorse umane e finanziarie adeguate”, per ancora da fare anche nella nostra regione, dove, però, costruire un percorso in grado di dare alla persona le la creazione regionale del Fondo per l’Autonomia Posrisposte di cui ha bisogno rispetto alla malattia. sibile psichiatrica (Fap) e la formazione dei medici di Invece, il tentativo di conto rimedicina generale per accostaforma della 180 che si sta cerre il disagio mentale alle cure cando di portare avanti con la primarie, in collaborazione con pdl Ciccioli, falcia tutte le conla specializzazione psichiatrica, quiste sui diritti umani, faticoassieme a molte buone pratiche samente ottenute – sottolinea svolte in tutti i Dsm regionali Falcone -, nel tentativo di riporcon l’apporto della cooperaziotare la salute mentale indietro ne sociale ed il sostegno dell’asverso la psichiatria, sul versante sociazionismo dedicato, portano del controllo, della reclusione di la nostra regione comunque ciò che è scomodo e di farne un all’avanguardia in tale settore. grande business di cliniche acLo stesso Ciccioli, durante un creditate. Sono atti dettati dagli incontro in Commissione parlainteressi economici e di potere Giù i cancelli di San Giovanni a Trieste mentare, disse, con toni molto che fanno leva sull’ignoranza, il privilegio e la paura. duri, ai nostri rappresentanti, che lui avrebbe portato avanti, a tutti i costi, la sua proposta di legge. Il secondo intervento, ricchissimo anch’esso di suggeNell’Isontino abbiamo inoltrato una lettera aperta alla stioni, che desidero riportare arriva dalla nostra regioDirezione generale dei Servizi sanitari e socio sanitari ne. Mi scrive Gabriella De Simon, presidente di URASaM ed a tutti gli Amministratori pubblici, dai Comuni alla Friuli Venezia Giulia di Gorizia ( Unione Regionale delle Regione, per salvaguardare la salute mentale del terAssociazioni per la Salute Mentale). Che in realtà scrive ritorio, ridiscutendo il valore di “area vasta”, che non a Sergio Della Valle, presidente della Cooperativa sodeve rappresentare un depotenziamento ma un arricciale L’Agorà di Pordenone, la cui presa di posizione ho chimento negli scambi delle esperienze di tutti i Dsm divulgato in tutta Italia qualche settimana fa (era stata della regione, potenziando servizi utili (Csm 24 h, Fap, pubblicata anche sulla nostra Gazzetta nel numero di residenze riabilitative, appalti alle cooperative sociali, ottobre). accordi Ater/Ass, ecc.) e concentrando servizi speciaLa premessa di De Simon parte dal convegno realizzato listici (Spdc). a Roma dall’associazione nazionale UNASaM nel magLegacoopsociali ed Airsam stanno intanto organizzando gio scorso che aveva visto la partecipazione di oltre un seminario per venerdì 21 gennaio a Roma su Coo500 delegati delle associate italiane. Seppur invitato, perazione sociale e salute mentale. Temi più che mai il ministro Fazio aveva preferito inviare un suo delegato, però molto contestato da alcuni dei nostri del sud attuali quelli all’ordine del giorno: per la sessione matItalia perché il ministro aveva partecipato, alcuni giorni tutina L’attuazione della 180 a trent’anni dalla riforma, tra tentativi controriformistici e contrastanti esperienze prima, ad un analogo convegno promosso frettolosaregionali; per quella pomeridiana Le cooperative sociamente dall’on. Ciccioli, che in quell’occasione contestò li nella Salute Mentale, tra subalternità e creazione di vergognosamente la parola del ministro, il quale sostenuovi servizi. Relazioni con i vari portatori di interessi e neva la salvaguardia dei principi della legge 180. partecipazione ai Dsm. Ciccioli, psichiatra di vecchia concezione ragiona in termini di consensi (taglio alle spese ed alle opinioni Fabio DELLA PIETRA contrarie) e di cure medico-ambulatoriali, non di giuste Marco Cavallo esce dall’ex manicomio di San Giovanni

Vittorio Basaglia a... Cavallo


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speciale conciliazione Buone pratiche e criticità

Politiche di conciliazione e crisi economica sono compatibili? Pubblico e privato sociale a confronto

Cordenons “Politiche di conciliazione e crisi economica sono compatibili?”. Alla domanda hanno cercato di rispondere alcune protagoniste femminili, a livello regionale e provinciale, nel corso della tavola rotonda organizzata dalla Cooperativa sociale Itaca e svoltasi lo scorso 27 novembre al Centro culturale Aldo Moro di Cordenons, all’interno della sessione pubblica dell’Assemblea generale dei soci. I lavori sono stati introdotti dalle due vice presidenti, Laura Lionettied Enrichetta Zamò, nonché della referente Pari Opportunità per la Cooperativa, Chiara Stabile. Alla tavola rotonda “Politiche di conciliazione e crisi economica sono compatibili?” sono intervenute Chiara Cristini, responsabile Pari Opportunità Agenzia del lavoro Regione Friuli Venezia Giulia, Santina Zannier, presidente Commissione Pari Opportunità Regione Friuli Venezia Giulia, Flavia Maraston, consigliera di parità Provincia di Pordenone, Elisabetta Basso, consigliera di Parità Provincia di Udine, Laura Sartori, assessore Politiche sociali Città di Cordenons e Orietta Antonini, direttore Cooperativa Itaca. A moderare il vertice tutto al femminile Antonella Santarelli, giornalista del Gazzettino. Il percorso di Itaca tra le politiche di conciliazione parte da un punto fermo, come hanno evidenziato le tre rappresentanti della Coop intervenute in apertura, ovvero le potenzialità derivanti dalla massiccia presenza femminile (83% le donne, su 1200 lavoratori) a tutti i livelli organizzativi e decisionali, nonché dalle attività che Itaca mette quotidianamente in pratica per agevolare le proprie socie e i propri soci nell’ottica delle pari opportunità tra uomini e donne. Un percorso virtuoso ancor più importante se si tiene conto che, in provincia di Pordenone, Itaca è la seconda azienda (dopo la Zanussi) per maggior numero di persone occupate, e la prima tra le Cooperative sociali. Direzione e Consiglio di amministrazione hanno così stabilito di aprire una riflessione più ampia sul tema, presentando ufficialmente il cammino intrapreso al fine anche di approfondire quanto si muove all’interno delle istituzioni provinciali e regionali. Di qui la tavola rotonda che aveva il senso di condividere quanto sinora messo in pratica, da Itaca in primis ma non soltanto,

in particolare nelle politiche di conciliazione, quanto in fase di progettazione e quanto emerso dal percorso formativo sulle differenze di genere recentemente conclusosi per le socie dello staff della Coop pordenonese, all’interno di un più ampio percorso promosso da Legacoop. Quanto alla presenza della presidente della Commissione regionale Pari Opportunità e delle consigliere di parità, hanno dato maggiore luce al ruolo tecnico e operativo delle prime, ed a quello strategico-politico della seconda. A seguire gli stralci più significativi degli interventi, mantenuti nella successione temporale originaria. La tavola rotonda si è aperta con l’intervento dell’assessore alle politiche sociali del Comune di Cordenons, Laura Sartori, che ha evidenziato come quella contingente sia una fase critica ma anche molto importante per le donne, e come per questo la scelta di Itaca sia stata indovinata in quanto il momento è strategico per discutere, in un tempo di crisi, di lavoro e pari opportunità. “Sappiamo tutti che in questi momenti le donne sono le prime ad essere rimandate a casa dai loro posti di lavoro per gestire i figli, i genitori anziani. E la casa è un luogo dove le pari opportunità non ci sono”. Che Itaca sia pressoché una mosca bianca, avendo portato avanti in tempi non sospetti non solo politiche più generali ma anche azioni concrete per il sostegno alle donne, è un dato di fatto. Come ha spiegato nel suo intervento Chiara Stabile, la Coop pordenonese ha aderito al progetto della Commissione Pari Opportunità di Legacoop, che prevedeva un percorso formativo per alcuni membri dello staff, volto a comprendere cosa sia l’approccio di genere, quale valore aggiunto possa portare all’impresa, come si possa integrare all’interno dei processi aziendali, in particolare quelli relativi alle risorse umane, e come sia possibile formalizzare una politica volta alla valorizzazione delle differenze di genere intese come ricchezza. Uno degli obiettivi che Itaca sta perseguendo è infatti, come ha avuto modo di accennare anche Orietta Antonini, quello di integrare il sistema di gestione della qualità con le politiche relative alle pari opportunità e certificarlo tramite un ente esterno.


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Le partecipanti alla tavola rotonda, da sin.: Antonini, Maraston, Zannier, Santarelli, Sartori, Basso e Cristini

Detto ciò, aggiunge Stabile a margine della tavola rotonda, appare opportuno in primis definire cosa sia l’approccio di genere. Dagli esperti del settore viene detto Gender mainstreaming, ovvero l’adeguata considerazione delle differenze tra situazioni di vita, esigenze ed interessi degli uomini e delle donne in tutti i programmi ed interventi economici e sociali. C’è un verso di una canzone di Gaber, “Il Dio bambino”, che può esprimere la visione di Itaca a proposito delle politiche di genere: “All’universo non gliene importa niente dei popoli e delle nazioni. L’universo sa soltanto che senza due corpi e due pensieri differenti non c’è futuro”. Tornando alla tavola rotonda, Stabile ha fatto cenno inoltre ad una iniziativa in divenire, il progetto che presentato in Regione e di cui si sta attendendo l’eventuale approvazione. Al momento si può dire che lo stesso prevede due azioni, l’allestimento di work and conference room edil “progetto Buon rientro”, per l’attivazione di un percorso di accompagnamento alla ripresa del lavoro al rientro dal periodo di maternità. Ancora Itaca ha iniziato a progettare servizi specifici in materia in risposta alle esigenze dei committenti quali “Condivitempo” (Ambito di Tarcento), che si è occupato di trovare e attivare in un intero territorio una rete per la gestione dei servizi leggeri (supporto famiglia, ludoteche, doposcuola, centri estivi, laboratori, pedibus…) e lo Sportello donna a Prata di Pordenone denominato “Filo di Arianna”, rivolto sia all’orientamento al lavoro ma anche con valenza formativa perle don-

ne al rientro da periodi di astensione dal lavoro. Ma sono anche altri gli impegni assunti da Itaca a favore delle politiche di conciliazione e delle pari opportunità come la copertura del 100% della maternità, il rientro dalla maternità concordato, la concessione del part-time. Ancora la riserva di posti presso alcuni asili nido gestiti dalla Coop friulana (Farfabruco di Pordenone e Arca di Noè di Gorgo di Latisana) ad un costo minore per i figli dei soci che rientrano in una graduatoria stilata tenendo presenti alcuni indicatori. L’Agenzia regionale del lavoro è chiamata a fornire un supporto tecnico scientifico alle strutture regionali e provinciali che si occupano di lavoro, come ha spiegato Chiara Cristini, sviluppando rilevazioni statistiche e studi sul mercato del lavoro regionale. Ciò con attenzione a particolari situazioni di crisi o di difficoltà lavorative, svolgendo anche un’attività informativa e divulgativa, valutando l’efficacia delle politiche in tema di lavoro. Rispondendo alla sollecitazione della moderatrice Antonella Santarelli, se Itaca sia o meno una mosca bianca nel panorama regionale in termini di politiche di conciliazione, Cristini ha affermato che, se non proprio bianca, grigia lo è, dal momento che sono ancora poche le realtà in Friuli Venezia Giulia con buone prassi da osservare. La Regione, dal canto suo, ha attuato una sperimentazione attraverso il Fondo sociale europeo cercando di creare terreno favorevole per l’attenzione alla cultura


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speciale conciliazione

di genere. Un lavoro comunque difficoltoso quello di portare nelle imprese l’impegno al riconoscimento e valorizzazione della diversità di genere, ha proseguito Cristini, in quanto trattasi di azioni che non danno immediato riscontro. Dal punto di vista statistico, peraltro, sebbene vi siano sperimentazioni in atto, a disposizione attualmente vi è soltanto il rapporto biennale delle consigliere di parità su aziende con più di cento dipendenti. In generale, però, va segnalata una scarsa cultura ed una scarsa attenzione a tali problematiche. E’ una questione di gap culturale, come nel sociale, dove se manca la figura maschile non è per una mera questione di abilità o competenze. Sulla necessità che il giro di vite debba essere, oggi più che, mai un elemento culturale si è soffermata Santina Zannier. A partire dall’infanzia. La donna dà tanto alla società e non si può più pensare che non si possa incidere da una prospettiva culturale in un paese dove i pregiudizi sono ancora duri a morire. E’ necessario intervenire sin dall’inizio, già nella cultura delle famiglie. In Norvegia, ad esempio, nessuno lavora dopo le 17, da noi invece non è così, basti pensare alla politica che qui si fa dopo cena. Il mondo del lavoro chiede oggi una preparazione tecnologica e non solo culturale. La Commissione Pari Opportunità della Regione Friuli Venezia Giulia sta lavorando con le scuole, il progetto “Libera di scegliere”, ad esempio, intende mandare un messaggio chiaro alle ragazze: l’indipendenza economica è un aspetto che oggi va considerato. Tuttavia talvolta il lavoro femminile viene ostacolato nelle aziende, ha evidenziato Santarelli, da pregiudizi e discriminazione. Manca però un osservatorio strutturato che raccolta anche soltanto la casistica delle problematiche. Un discreto numero di persone, comunque in crescendo, si è rivolto allo sportello pari opportunità, interviene Flavia Maraston. Il ruolo della consigliera di parità è infatti una figura istituzionale che rappresenta un punto di riferimento sia per le lavoratrici e per i lavoratori, cui offre consulenza in caso di discriminazione, sia per le imprese, delle quali promuove i progetti di azione po-

sitiva. Le consigliere di parità, sia regionale che provinciali, nell’esercizio delle proprie funzioni sono pubblico ufficiale e hanno l’obbligo di segnalazione all’autorità giudiziaria per i reati di cui vengono a conoscenza. Sono pertanto le persone che possono avere una visione più concreta delle problematiche più diffuse nel tessuto sociale del Friuli Venezia Giulia in tema di discriminazioni di genere, in particolare sul posto di lavoro. L’incremento nel numero di chi accede allo sportello è verosimilmente legato al contingente momento di crisi. Quanto alle tipologie di discriminazione nell’ambito del lavoro, avvengono a tutti i livelli, in particolare, evidenzia Maraston, nei rientri post maternità di donne altamente qualificate. Va detto tuttavia che, prima di pretendere dalle aziende, le donne dovrebbero pretendere dal proprio compagno una corretta conciliazione degli impegni di casa, lavoro, famiglia e tempo libero. La negoziazione dovrebbe partire dalla coppia. Il lavoro di cura è un lavoro femminile – ha sottolineato Orietta Antonini -, “noi puntiamo sulla professionalità del lavoro sociale”. L’imprenditoria femminile, tuttavia, va promossa non solo nel lavoro di cura ma anche per fare eccellenza, anche se servono allora risorse, affiancamento, studi. Dovremo riuscire a misurare, è una ulteriore suggestione, cosa costi l’ingresso in cooperativa nel tempo, reinvestendo risorse in politiche di conciliazione. Prendendo spunto dai numeri di Itaca (a partire dal fatto che la Coop friulana sia composta per l’83% da donne su circa 1200 lavoratori complessivi, o che su una 70ina di coordinatori 54 siano donne e solo 16 uomini, o ancora che gli organi dirigenziali e politici siano composti per la maggior parte da donne), Santarelli nota come sia significativo che la Coop friulana predisponga degli studi a tavolino mentre a livello regionale gli stessi siano carenti se non addirittura mancanti. E suggerisce che la buona volontà del singolo – in questo caso di Itaca, che ha attivato un processo di “certificazione rosa” – potrebbe diventare un protocollo esportabile. Sul fatto che vi sono azioni, la discriminazione di ge-


speciale conciliazione nere non per forza di cose è sempre femminile, che poi si rivolgono sul piano giudiziario ha posto l’accento Elisabetta Basso. Quello delle consigliere di parità è un ruolo di accompagnamento e di aiuto per i lavoratori e le lavoratrici che si sentono discriminati. La Regione, ad esempio, sta puntando sulla valorizzazione delle differenze grazie ad un progetto che si chiama “Family friendly”, la prima edizione ha visto la partecipazione di 30 imprese (350 mila euro il fondo regionale messo a disposizione). Un successo tanto che è già in previsione una seconda edizione, con tanto di campagna informativa. Tornando ai dati, non mancano laddove è possibile raccoglierli, ha evidenziato Cristini, vengono pubblicati ogni tre anni in un volume e sono scaricabili dal sito della Regione (peccato che il sito regionali sulle Pari Opportunità sia sovente, come in questo caso, non disponibile, ndc). Le azioni poste in essere a livello regionale sono anche altre, la diffusione delle buone prassi, il premio sicurezza Inail Fvg (assegnato qualche anno fa anche a Itaca). Quanto alla crisi da subito si è presentata come diversa da quelle precedenti, segnali evidenti vi erano stati già nel 2008. Non venivano espulse per prime le donne e il terziario è stato l’ultimo dei settori colpiti. L’impatto è stato differenziato per genere. Essendo le donne più interessate dal lavoro a tempo determinato, una volta chiuso il contratto la difficoltà di reinserimento è stata notevole, per questo il piano anticrisi della Regione ha cercato di incentivare le assunzioni. Un indirizzo seguito anche dalla Provincia di Udine, che con il primo dicembre ha attivato il bando “Welfare tuo” rivolto alle donne che non hanno aiuti nel reinserimento lavorativo. La richiesta dati all’Ispettorato del lavoro, ha sottolineato Maraston, è una nota dolente, la stessa cosa vale per il Tribunale di Pordenone, nonostante esistano protocolli sottoscritti con gli Ispettorati nelle singole province. Un elemento significativo che si ricava dalla casistica degli infortuni sul lavoro dice che sono prevalentemente maschili perché maschili sono i lavori più pesanti. Mentre in itinere, specialmente nel tragitto casa – scuola – lavoro, sono prevalentemente femminili perché appannaggio delle donne. Le azioni attivate sul territorio sono diverse. Alcuni altri esempi li cita la Zannier. Il prossimo anno Regione e ospedale Burlo Garofolo di Trieste attiveranno il progetto “Medicine di genere”, perché un bambino e una bambina, da quando crescono, non hanno le stesse

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necessità ma invece hanno le stesse medicine. In tal senso è in corso uno studio genetico per mettere a disposizione un farmaco “asessuato”. Il progetto “Costruiamo la nostra città” è partito dalla prima necessità della vita quotidiana per le donne, ovvero conciliare vita e lavoro. Sei i Comuni coinvolti, Tolmezzo, Monfalcone, Udine, Trieste, Gorizia e Pordenone, per ognuno dei quali il sindaco si è assunto uno o due impegni significativi. Per Trieste è emerso che è una città sporca, per Pordenone che la mobilità urbana non è buona. Ma sono indicazioni. Anche perché la consapevolezza sui tempi di conciliazione non può riguardare solo le donne ma tutta la società, la flessibilità, per contro, può essere utile alle donne ma anche alle aziende. Per il presente ed il futuro si rende quanto mai necessaria la collaborazione tra le varie Commissioni pari opportunità, laddove ci sono, perché ogni territorio ha le sue esigenze. La tutela dell’occupazione femminile è cosa diversa dalla sua valorizzazione, ha precisato Antonini. Quanto alla tutela, Itaca come tutta la cooperazione, è al 63.8 % per l’occupazione femminile, il dato nazionale per la presenza delle donne all’interno dei Consigli di amministrazione è del 22%. Itaca fa meglio. Molti studi dimostrano il fattore ‘d’, un esempio nostrano è quello di Pordenonelegge, rivolta al 65% di pubblico femminile, anche se trattasi di dato da interpretare dal punto di vista commerciale. La difficoltà della misurazione resta comunque un dato di fatto. Anche se, comunque, non va fatta confusione tra politiche di conciliazione con politiche di sostegno al reddito. Conciliazione è sostenere il lavoro delle donne, sostenere il reddito è un’altra cosa. Siamo il 52% della popolazione italiana, ha evidenziato Zannier concordando con Antonini. Le politiche di conciliazione non si possono confondere con il sostegno alla famiglia. L’incontro si è concluso con l’intervento di Sartori che ha così chiuso il cerchio. Il dato culturale (e di fatto) è che l’Italia è un paese arretrato in termini di politiche di conciliazione e di pari opportunità. Bisogna legiferare con una modalità che non vada contro le donne, per questo perché non prendere esempio dalla Norvegia, che mette sullo stesso piano uomini e donne decidendo in base alle competenze. Manca ancora una legislazione che sia di supporto non solo alla donna ma, più in generale, alla famiglia, in grado di sviluppare manodopera in particolare femminile. A cura di Fabio DELLA PIETRA


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Psiche Friuli denuncia un ‘problema’ emergente

Troppe donne nei servizi Solo un tabù di genere?

Palmanova Incredibile ma vero: noi paladini della più grande battaglia contro lo stigma, l’emarginazione e quant’altro, ci troviamo in una situazione a dir poco imbarazzante. Dobbiamo farci carico di gravosi problemi di relazioni “disattese” o “inevase” dalla carenza di interscambiabilità di genere tra gli operatori disponibili sulla piazza. Intanto sgombriamo il campo da ogni equivoco, nessuno dovrà permettersi di strumentalizzare politicamente o demagogicamente questa nostra denuncia, che si basa inequivocabilmente su “fallimenti” rilevati sul campo dall’utenza dei servizi stessi. Nel nostro difficile “mondo del disagio”, riteniamo non sia trascurabile l’aspetto, che invece si è rivelato determinante, dell’approccio con il genere femminile/maschile degli operatori destinati dal sistema scolastico/politico alla cura dell’igiene mentale: siano essi psicologhe/ psicologi, psichiatre/psichiatri, infermiere/infermieri. Sono sottili equilibri, delicatissimi presupposti, quelli che portano alla richiesta d’aiuto o la compromettono, e tra questi, importantissimo è l’incontro/scontro fra i generi. Riflettiamo sulle seguenti constatazioni: 1- La “femminilizzazione” dei servizi operanti nella “gestione della salute mentale” nel nostro territorio, supera ormai in molti casi il 90%. Un’inversione di tendenza che si è verificata in questi ultimi tre decenni, dalla chiusura dei manicomi in poi. Ma non è questa la sede per cercare la causa sociologica del fatto, né produrre qui un giudizio politico rischiando scalpori e suscettibilità femministe o meno; è vero, del resto, che “i capi” rimangono per lo più di genere maschile, mentre chi “si sporca le mani” sono sempre più donne che uomini… Si vuole qui prescindere da qualsiasi presupposto demagogico, come da qualsiasi pregiudizio, ma sappiamo che le condizioni culturali nel territorio, molte volte, prescindono dal genere per molte variabili storiche e retoriche. Ora non ci interessa il perché. Sappiamo solo che se ci si ammala è anche perché non ci si adegua alla “modernizzazione” forzata. 2- Rimangono da capire dati di fatto sconcertanti, cronache di stragi quotidiane perpetrate in famiglie “normali” per lo più da uomini “normali”. Allarmante segno di uno straripante “disagio di genere” maturato in una gabbia di ruoli forzati e, forse, mai confessato o mal affrontato. Probabilmente il primo passo verso i servizi, da parte di

questo potenziale omicida, non è mai stato sufficientemente accompagnato. 3- Evidenziamo, come già fatto in molte occasioni, che la domanda d’aiuto è il primo imprescindibile passo che deve saper compiere il malato, come è giusto che si torni a definire una persona afflitta dal male, così come è importante riconoscere di essere malato. Inoltre ci insegnano che tutta la storia della ricerca psicoanalitica, da Freud in poi, non può prescindere dalla constatazione che il disturbo mentale parte, proprio in molti casi, da un tabù sessuale, quindi di adeguamento al genere. La nostra tesi. La domanda d’aiuto in molti casi è, dunque, condizionata o compromessa dal fortuito incontro con l’interlocutore di genere più o meno “adeguato”, in quella prima delicatissima fase di transito del paziente verso una possibile guarigione. Noi ci limitiamo, da sentinelle, a rilevare un problema di relazione, a spostare il riflettore dei Forum sulla salute mentale anche su questo aspetto di inadeguatezza del sistema, che riteniamo essere un’emergenza reale. Nei servizi manca un’interfaccia di generi misti. Psiche Friuli ha il compito volontario di favorire il passaggio dalle relazioni alle realizzazioni di progetti per le persone e i familiari vittime del disagio mentale. Questa non è una malattia dove è sufficiente dare un servizio, fare il proprio dovere, giustificare uno stipendio. A tutta la buona volontà, che non manca, occorre aggiungere la sana volontà di una sensibilità superiore che non può prescindere dal genere… di approccio, soprattutto nella fase iniziale del primo ascolto della domanda d’aiuto. Azione, come premesso, attualmente non è fattibile per mancanza di operatori di sesso maschile, che “si sporchino le mani” e che si limitano a dirigere le strutture. Noi associati di famiglie utenti dei servizi siamo chiamati a fare la nostra parte nel favorire le condizioni dell’incontro del nostro malato e delle famiglie con i servizi che possono davvero aiutarli a superare il disagio, anche attraverso una più reperibile interscambiabilità e confronto tra gli operatori di entrambi i sessi nei servizi stessi. Valter MENEGANZIN Presidente di Psiche Friuli onlus Lori CASSINA – Relazioni esterne

A pochi giorni di distanza la Carnia festeggia la nascita di due maschietti. Il primo fiocco azzurro è per Mattia, di ben 4,3 kg, che è nato il 29 ottobre 2010 ed è il bimbo della nostra socia Valentina Tonello. Tantissimi complimenti alla mamma e a papà Stefano e un abbraccio affettuoso di benvenuto al piccolo!


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Rinnovo Ccnl Coop sociali

Trattativa impantanata Welfare in Fvg a rischio

Cordenons Nel corso dell’Assemblea del 27 novembre scorso, Emanuele Ceschin, responsabile Risorse umane, ha informato i presenti della situazione attuale. A fronte di un Contratto scaduto da quasi un anno, per la precisione il 31 dicembre 2009, le trattative erano partite in netto anticipo rispetto la tradizione del rinnovo del comparto. Lo scorso ottobre, tuttavia, la trattativa si è interrotta e la delegazione sindacale ha abbandonato il tavolo intraprendendo una consultazione territoriale. Un atteggiamento strano quello delle organizzazioni sindacali, giustificato col fatto che le controproposte delle Coop erano di molto inferiori alle aspettative dei sindacati. E che di solito porta se non a scioperi a manifestazioni pubbliche dopo le quali le parti si ritrovano al tavolo. Ed una manifestazione (non sciopero) è stata successivamente annunciata per il 3 dicembre a Udine da Cgil Fvg, Cisl Fp Fvg, Cisl Fisascat Fvg, Cisl pensionati Fnp Fvg, Uil Fpl Fvg. “Credo vadano innanzitutto colti due aspetti positivi della vicenda – ha fatto sapere il presidente di Legacoopsiociali Fvg, Gian Luigi Bettoli -: le organizzazioni sindacali non si sono dimenticate che esiste anche la cooperazione sociale, fatto positivo, visto che, dopo lunghe settimane di loro assenza dallo scenario, avevamo cominciato a pensare ci trascurassero; la protesta e la rivendicazione dei sindacati in regione viene rivolta verso i veri “padroni” del settore, cioè gli Enti pubblici. Non possiamo che essere d’accordo: io stesso ho provveduto a spostare un appuntamento, per essere presente il 3 mattina in piazza XX Settembre a Udine”. Lo stesso Bettoli era intervenuto nel corso dell’Assemblea di Itaca sul rinnovo del Ccnl. “Continuiamo a vivere una situazione kafkiana, condannati a vivere situazioni sempre esageratamente sperimentali – aveva affermato -. Dal punto di vista puramente contrattuale, non si capisce perché tali vicende siano gestite ai limiti dell’incredibile. Per la prima volta nella storia, la trattativa era partita prima della scadenza, dopo di che è trascorso un anno senza nessuna conclusione. I sindacati si sono alzati dal tavolo della trattativa, sono spariti per due mesi stabilendo poi una giornata di mobilitazione per il 3 dicembre senza dare informazione alcuna (solo il primo dicembre Bettoli riceverà dettagli, ndr). Sono dipendenti pubblici e noi veniamo continuamente percepiti come una forma di precariato”.

Un’altra questione affrontata dal presidente di Legacoopsociali Fvg nel corso dell’Assemblea di Itaca ha riguardato “le vicende della prima infanzia, con la Regione che ha tagliato tutti i fondi alle Cooperative per la gestione dei nidi, decidendo per nessun accreditamento alle strutture, ma tutto spostato sul babysitteraggio. Tutti i soldi vanno alle famiglie, alle lobby delle famiglie clericali, occorre dirlo. Abbiamo oggi un problema di tenuta del settore, che è un problema di tenuta del welfare. Anche perché se dovesse sparire la Cooperazione sociale in Italia, di welfare allora ne resterebbe molto poco. In Friuli Venezia Giulia la Cooperazione sociale copre il 40% di tutto il settore sanitario, il precariato aumenta ed è sempre più esteso”. Nelle scorse settimane, intanto, il Tribunale di Torino - Sezione Lavoro ha emanato una sentenza destinata certamente a fare storia in una materia spinosa, quella dell’unicità del Ccnl di riferimento nel caso di lavoratori degli appalti pubblici (e non solo). A segnalarlo lo stesso Bettoli: “in tal modo si dichiarano a tutti gli effetti fuorilegge alcuni “Ccnl gialli”, elaborati da associazioni cooperative e sindacati non rappresentativi, e finalizzati a realizzare condizioni di concorrenza sleale tra aziende cooperative e, soprattutto, le loro lavoratrici e lavoratori”. Ne risultano così rafforzati il disposto delle normative vigenti, tutte basantesi sulla norma dell’articolo 36 della Costituzione:

“1. Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. 2. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. 3. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.” “E’ inoltre implicito – ha chiosato Bettoli - come tale principio non possa che ricomprendere anche quelle forme retributive “aziendali” che non siano strettamente basate sul rispetto dei Ccnl di competenza, oppure su appositi (ed eccezionali) piani di crisi sottoscritti dalle parti sociali”. (fdp)

E un altro Mattia è nato il 4 novembre 2010. Questa volta si tratta del terzogenito della nostra socia Katia Di Vora. Congratulazioni per il lieto evento alla mamma, ma anche a papà Marcello e ai suoi due fratelli, Luca ed Elisa


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Verso nuove proposte e collaborazioni

Fossalato chiama, Itaca risponde Consolidata la rete per la salute mentale

Portogruaro Quando abbiamo vinto l’appalto di Concordia, una decina d’anni fa, è stata un po’ una sorpresa. All’epoca non eravamo presenti nel territorio, ed alla gara avevamo partecipato noi ed il consorzio locale, ideato e sostenuto, tra gli altri, dal Centro di salute mentale. Recentemente, l’allora primario del Dipartimento di salute mentale ha detto che Itaca vinse per la sua capacità propositiva ed organizzativa. L’inizio non fu certo facile, eravamo comunque visti come i cattivi, i grandi, che arrivavano a colonizzare con l’intenzione di negare i piccoli locali autoctoni. Credo che Gaetano e Katia ben si ricordino ancora la prima riunione infuocata con il Csm, la diffidenza incontrata … la scommessa fatta. Pian piano abbiamo cominciato a tessere una tela di relazioni e proposte, fondata, nel nostro stile, sul rispetto e sulla valorizzazione di tutto e di tutti, oltre che, è giusto dirlo, sulla nostra competenza. Un po’ alla volta l’atteggiamento è cambiato, si sono avviati veri processi di interrelazione, compartecipazione, pur sempre nel classico quadro di dinamiche che si instaurano all’interno dei rapporti d’appalto. Da lì è venuto Fossalato, sfida che all’epoca abbiamo accettato, ormai in un’ottica di collaborazione e partecipazione diretta nel consorzio. Accettato con l’ambizioso obbiettivo, o semplicemente la speranza, di poter un giorno andare a lavorare su “Fossalaz” (come lo chiamavamo, viste le sue caratteristiche architettoniche), per trasformare quello che da gioiellino all’avanguardia (ai tempi in cui era stato pensato), era visto all’epoca quale peso inutile e quasi monumento della cronicità, in un futuro concreto polo di attività a dimensione umana. Poi è venuto Jesolo, poi i tempi ed i venti sono cambiati e Jesolo è tornato via. Ma nel frattempo il Porto dei Benandanti, primo investimento e prima scommessa di presenza sul territorio, è

diventato realtà. Oggi sommerge di e mail, di iniziative, oggi è punto noto e fermo della comunità portogruarese. E nel frattempo sono diventati realtà gli appartamenti dell’abitare sociale, case dove persone con sofferenze in parte superate riescono, con un supporto minimo, nostro e del Csm, a realizzare la propria vita. E poi siamo arrivati al 2010, le due nuove gare d’appalto che riguardano la risposta residenziale (ma non solo) a persone con sofferenza psichica del territorio. La nostra è stata una partecipazione con tanti dubbi e tante paure, ma anche per questo, nel fare il progetto, nell’evidenziare la rete che avevamo creato, nell’immaginare e tessere nuove proposte e nuove collaborazioni, nel persistere nei colloqui con il servizio pubblico, ce l’abbiamo messa tutta. A fasi alterne abbiamo passato periodi di speranza e di depressione. Personalmente, come sempre, non ho mai fatto pronostici, dicendo che si festeggia, o si ricomincia da capo, solo dopo avere un dato certo. Ora quel dato ce lo abbiamo. E non creda Cristina che quando me l’ha detto non fossi contenta perché ci sarà tanto lavoro da fare…, non è vero, è scaramanzia ed un po’ ce ne vuole. Ma con il lavoro di tutti, come abbiamo fatto fino ad adesso, ce la faremo. Ringrazio tutti proprio perché sono convinta che nessuno, da solo, ce l’avrebbe fatta. Questa, credo, è la nostra formula vincente, la nostra “magia”. Certo che sono anche un po’ preoccupata, perché Portogruaro vuole una bella risposta, e gli ospiti che accogliamo, gli operatori che impieghiamo, i colleghi del servizio pubblico, la vogliono. Perché il servizio ed il territorio se la aspettano. Ma sono anche certa che, se continueremo con lo spirito che abbiamo dimostrato (Fabiana, Massimo … ci siete?), ce la faremo. PS: i nomi indicati sono solo alcuni tra i tanti… Ardea MORETTI

La vostra nuova Biblioteca virtuale! Pordenone Buongiorno a tutti, sono Fabiana, un’utente della Cooperativa Itaca e da febbraio 2010 sto svolgendo qui un percorso formativo. Uno dei due incarichi che mi sono stati assegnati è quello di catalogare in Internet i libri della Biblioteca della Sede centrale. A causa di un guasto tecnico, tutti i dati dei libri già inseriti in precedenza in un Database virtuale sono stati persi e, quindi, si è rivelato necessario trovare un nuovo sito adatto alla catalogazione. Lo scopo di questo articolo è spiegarvi il nuovo metodo e come potete usufruirne, voi soci, in modo semplice ed efficace. A questo fine è stato utilizzato il sito aNobii, un so-

cial network dei libri sviluppato nell’agosto del 2005, nel quale è possibile crearsi la propria biblioteca virtuale semplicemente tramite il codice Isbn del libro (posto nel retro-copertina, sopra il codice a barre) o il titolo del volume stesso. Inoltre, è possibile consultare i giudizi e commenti degli altri utenti sui nostri libri o sui libri che hanno nella loro biblioteca. Per consultare la biblioteca virtuale della Cooperativa è sufficiente andare all’indirizzo: www.anobii.com/bibliotecaitaca/books. Per accedervi non è necessario essere iscritti, ma se doveste decidere di farlo, potrete usufruire di maggiori funzioni e vantaggi, come essere aggiornati automaticamente ad ogni nuovo libro inserito dalla Biblioteca.


in primo piano È possibile visualizzare l’elenco dei libri presenti in diverse modalità: • per Progresso (in base alla data d’inserimento dei libri) • per Autori • per Lingua • per Etichetta Cliccando su una di queste voci, che potrete trovare alla vostra sinistra una volta entrati nel sito, vi si aprirà subito sottostante un menù a tendina, nel quale potrete scegliere la voce desiderata. Ad ogni libro sono state attribuite delle categorie in base alle tematiche trattate nel libro stesso. Queste categorie o tags vengono definite “etichette”, quindi nella visualizzazione “per etichetta” potete trovare tutto l’elenco delle categorie da me inserite e, per ognuna, tutto l’elenco dei libri riguardanti quella stessa tematica. Se avete dei suggerimenti sull’aggiunta o la modifica di alcune etichette, che vi possono essere di maggior aiuto nel vostro lavoro, rimango a vostra disposizione. Nella Biblioteca fisica-reale non è stato possibile suddividere tutti i libri per categorie, perché è stata utilizzata la classificazione Dewey, in uso a livello internazionale nelle biblioteche. Andando a consultare il sito di aNobii, in ogni libro si trova un codice (composto dal codice Dewey, seguito dalle pri-

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me tre lettere dell’autore e del titolo), il quale serve proprio per cercare e trovare il libro desiderato tra gli scaffali della biblioteca, per consultazione in loco o per richiedere il prestito. Se volete verificare la presenza di un determinato libro nell’elenco virtuale della Biblioteca, basta che scriviate nel riquadro in alto a destra della pagina del sito, dove è disegnata una lente e scritto “Cerca”, il titolo del libro e nel riquadro accanto cambiate “aNobii. com” e clicchiate su “questa libreria”. Ricordo, infine, che per effettuare un prestito, al massimo di quattro libri alla volta, bisogna essere soci della Cooperativa e rivolgersi per ogni richiesta alla persona incaricata, Giada Recchione. Il prestito dura un mese, al termine del quale si può richiedere tranquillamente una proroga o si dovrà riconsegnarlo nelle mani del referente stesso e non ricollocarlo autonomamente negli scaffali. Per eventuali dubbi, richieste e perplessità, potete cercarmi per tutto il mese di dicembre in sede le mattine del martedì, giovedì e venerdì, oppure potete scrivermi una mail a f.pignat@itaca.coopsoc.it. Spero di essere stata sufficientemente chiara e che questo nuovo strumento possa esservi d’aiuto! Fabiana PIGNAT

Calendari corsi informatica Pordenone A seguire il catalogo della “mini-formazione” comprendente i corsi di informatica per i quali molti coordinatori e impiegati già da qualche tempo avevano manifestato interesse e volontà di essere coinvolti. L’elenco è comprensivo di date e orari degli incontri definiti insieme ai colleghi dell’ufficio Edp e stabiliti anche in base alla disponibilità della nostra aula in sede a Pordenone. Il corso di alfabetizzazione informatica per adulti non si ARGOMENTO EXCEL Docente Tiziano (3 lezioni)

ARGOMENTO PROGRAMMI GESTIONALI COOP ITACA Docente Tiziano (1 lezione)

rivolge, come negli altri casi, a coordinatori e impiegati, ma ad operatori, addetti all’assistenza, educatori che vogliano avvicinarsi al mondo del pc per la prima volta. Tutti i corsi sono gratuiti, mentre i soli corsi retribuiti sono quelli sull’utilizzo dei programmi gestionali (per ora promuoviamo soltanto il corso sul nuovo programma di inserimento ore). Trimestralmente il catalogo sarà aggiornato. Le lezioni si tengono nella sede di Pordenone in vicolo selvatico 16. Chiara PIZZATO

DETTAGLI

DATE

Elaborazione ed analisi dati (importazione da files di testo, estrazione dei dati significativi, grafici, tabelle pivot…) Funzioni (come e dove utilizzarle; formattazione condizionale; input guidato) A seconda del livello dei partecipanti e del loro grado di coinvolgimento, potrebbero bastare due lezioni od esserne necessarie tre.

Giovedì 13.01.2011 10.00-13.00 GRUPPO 2

DETTAGLI

Giovedì 20.01.2011 10.00-13.00 GRUPPO 2

Giovedì 27.01.2011 10.00-13.00 GRUPPO 2

DATE

Programma fogli–ora nuova gestione

Giovedì 16.12.2010 10.00-13.00

Programma fogli–ora nuova gestione (per chi ha già partecipato ad una lezione precedente e ha bisogno solo di un ripasso e di imparare le cose nuove che sono state aggiunte nel corso del tempo)

Giovedì 16.12.2010 14.00-16.30


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attualità Presentazione corso Aegis

Alla scoperta dell’intelligenza sociale di un territorio Seminario sulle Politiche Sociali in Friuli Venezia Giulia

Pordenone Il seminario sulle “Politiche sociali in Friuli Venezia Giulia” si è tenuto lo scorso 29 ottobre presso il polo universitario pordenonese di via Prasecco. Per tutta la mattinata, funzionale alla presentazione del corso Aegis 2010-11 si sono alternati relatori d’eccezione tra cui Franco Dalla Mura, avvocato e consulente, e Vittorino Boem, sindaco di Codroipo. A seguire si riportano alcuni tra i passaggi più significativi dei loro interventi. (fdp) Vittorino Boem più volte sottolinea come il Piano socio sanitario regionale sia molto concentrato sul tema della disabilità piuttosto che su altre aree, come quelle degli anziani, minori, disagio adulto, con il rischio di non intervenire sulla disabilità non certificata, molto presente nei bambini in tenera età o nei pre-adolescenti. Infatti, nel Piano viene più volte richiamato il sistema Icf che consente di classificare il tipo di disabilità, ma questo solo nei casi certificati. Altro aspetto che il sindaco di Codroipo evidenzia è stata l’attuale tendenza di erogazione dei servizi da parte delle Amministrazioni locali, dalla fornitura di servizi a formule di sostegno diretto come gli assegni di cura, Fap, risorse per abbattere le rette nelle Case di riposo. Secondo Boem, tali interventi sono necessari ma è importante potenziare i servizi soprattutto coinvolgendo il territorio. Fondamentale è lo sviluppo di comunità, ossia il fatto di portare-accompagnare le istituzioni all’interno del territorio stesso. In tale ottica l’impresa sociale, nel gestire i servizi esternalizzati, deve fare rete e creare un reticolato di relazioni. E Boem usa termini alquanto significativi quali “accompagnamento di comunità” e “intelligenza sociale di un territorio”. E non manca di far una propria analisi sull’efficacia dei Piani di zona, individuando alcune criticità. A partire dall’eccessivo affollamento degli stessi, senza dimenticare la autoreferenzialità di ciascun partecipante al tavolo tematico, nel senso che ognuno esprime la propria opinione con la convinzione che sia quella giusta, senza “ragionare insieme” su come migliorare l’offerta dei servizi. Oggi, accanto al PdZ, si affiancherà anche il Piano Locale della Disabilità, che non comprenderà l’Ambito ma il territorio dell’Azienda sanitaria. Boem sostiene che questa non è una buona soluzione, in quanto ogni territorio rappresenta le proprie specificità e l’area

dell’Azienda sanitaria è troppo estesa per comprendere meglio i bisogni dell’utenza. Franco Dalla Mura parte dal concetto di accreditamento, affermando che, allo stato attuale, vi sono delle difficoltà ad impostare correttamente tale istituto. Conferma che le Amministrazioni locali tendono a sostituire i servizi alla persona con forme di intervento economico e tutto ciò contrasta con quanto esplicitato dalla L. 328/2000, la quale afferma che i sussidi economici devono essere trasformati in servizi e non viceversa (come invece sta accadendo ora). Attualmente il sistema degli appalti pubblici è scisso in due filoni principali, l’assegnazione di appalti pubblici (gara d’appalto) e la co-progettazione dei servizi. Secondo Dalla Mura non ha senso discutere sulla gestione dei servizi se a monte non è stato chiarito il sistema della gestione dei servizi pubblici locali (il Tuel ha cercato di dare una precisazione in merito per mezzo dell’art. 113 e 113 bis). Quanto al Regolamento attuativo dell’art. 23 bis del decreto legge 212/2008 (servizi pubblici locali di rilevanza economica), che regola le modalità di gestione dei servizi pubblici locali, da una prima lettura dello stesso (è entrato in vigore il 27 ottobre), Dalla Mura evince che il legislatore da una parte non dà importanza al fatto se l’affidatario di un servizio sia un Ente Pubblico/Associazione di Volontariato/Cooperativa Sociale/S.p.A., ma, dall’altra tutela le modalità di gestione del servizio affidandosi alla normativa comunitaria. Allo stato attuale, evidenzia Dalla Mura, vi sono due pensieri contraddittori nello stabilire quando un servizio pubblico ha rilevanza economica. La normativa comunitaria sostiene che un servizio pubblico ha rilevanza economica quando vi è un mercato, ossia un cittadino che acquista il servizio. Ciò accade anche quando un servizio viene fornito gratuitamente alla collettività, ma viene precedentemente acquisito dall’Ente locale. Il secondo pensiero afferma che non esiste solo il mercato, ma anche le modalità in cui un Ente pubblico intende elargire dei servizi. Ciò può avvenire con affidamento della titolarità del servizio (accreditamento), o con costituzione di società miste pubbliche e private per la gestione di un servizio pubblico. L’accreditamento favorisce senz’altro l’impresa sociale locale e consente di assicurare l’equilibrio economico. Anna BAGNAROL

A cosa serve il metodo Feuerstein Pordenone “Se usasse di più la sua intelligenza…” è questa l’affermazione che si sente spesso pronunciare da certi genitori, insegnanti e da chi si occupa di minori in genere.

Ci sono degli alunni che possiedono un notevole potenziale intellettivo, ai quali riesce facile apprendere; ce ne sono poi altri che, pur avendo delle buone capacità, faticano a ottenere dei risultati perché “presi” da altri interessi. Infine ci sono ragazzini che necessitano di


attualità strategie ad hoc per apprendere; sono quegli alunni che possono avere una disabilità o un disturbo conclamati, oppure che, per ragioni svariate, si “perdono” nell’apprendimento. L’apprendimento, in una società complessa, è una modalità strutturale della vita, un vero e proprio investimento che non interessa solo la fase iniziale di una attività individuale o collettiva, ma caratterizza l’attività stessa in ogni momento del suo percorso. L’esperienza scolastica, ma anche quella lavorativa, non riguardano solo la semplice esecuzione di uno schema più o meno consolidato di comportamento, ma la gestione di una realtà mutevole che crea continuamente nuovi eventi, siano essi nuovi saperi o nuove abilità. Modificabilità Cognitiva Strutturale L’agire formativamente, secondo complessità, significa sapersi ri-progettare continuamente con una costante attività di costruzione e di conoscenze verso cui il “sapere” rappresenta sempre e solo il punto di partenza e mai il punto di arrivo da conservare o difendere. Se per tanto tempo la società è riuscita a coniugare l’insegnamento con l’apprendimento, all’interno di un sistema di significati condivisi e spendibili, oggi si nota che tutto questo non funziona più perché si sta dissolvendo proprio il sistema di significati sociali su cui poggiava. Sia all’insegnante che deve favorire lo sviluppo cognitivo dell’allievo per avviarlo alla conquista della sua autonomia individuale e sociale, sia allo stesso allievo che su di sé impara pian piano a misurare le capacità cognitive che possiede, serve un modello di funzionamento della mente a cui riferirsi e in cui credere per avere maggiore consapevolezza del proprio comportamento cognitivo nei momenti di successo come in quelli di insuccesso. L’ipotesi centrale espressa nella Teoria della Modificabilità Cognitiva Strutturale (Mcs) è quella della modificabilità dell’essere umano. Su questo postulato che dichiara una visione ottimistica dell’uomo, si basa tutto il sistema teorico ed operativo di Reuven Feuerstein. L’individuo, indipendentemente dall’età e dalle condizioni, può modificare le proprie capacità di apprendere ed adattarsi. Questa convinzione si distingue dalle teorie che presentano una concezione dell’intelligenza statica basata sull’accettazione dei limiti che l’individuo presenta come insuperabili. L’approccio attivo/modificante ritiene che i bambini nascano con un ricco potenziale di risposta, che verrà sviluppato in relazione alle capacità e all’ambiente circostante.

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Un potenziamento sistematico dei processi naturali può avere un effetto altamente benefico allo scopo di compensare deficit dell’organismo, carenze ambientali-sensoriali, condizioni cromosomiche, discontinuità culturali, deprivazioni educative e simili. Si ritiene, quindi, sia possibile intervenire nell’ambito della crescita cognitiva, affettiva-emotiva, sociale-comportamentale e persino neuronale del soggetto, allo scopo di promuoverne lo sviluppo, accelerarne il ritmo o prevenire l’insorgere di carenze. Tali cambiamenti non si estrinsecano solo in un processo di compensazione del tutto esteriore di particolari modificazioni, di singole abilità o di specifiche competenze, ma comportano un intervento diretto di natura strutturale, le cui caratteristiche sono da un lato la capacità di modificare la direzione dello sviluppo mentale e dall’altro, come diretta conseguenza, la stabilità nel tempo. Per Pazzaglia, Moè, Friso e Rizzato (2000) potenziamento cognitivo significa acquisire un senso “personale” di potere, con lo scopo di sentirsi responsabili del proprio apprendimento; ciò significa: • sviluppare la conoscenza, l’automonitoraggio e l’uso autoregolato di strategie di comprensione e studio ; • riconoscere la possibilità di motivarsi anche dopo un insuccesso ; • possedere la percezione di un sé adeguato che sostenga l’intero processo attraverso cui ci si “risolleva” dopo un fallimento . Esistono due aspetti del potenziamento : il primo fa riferimento al fatto che i processi cognitivi e le strategie presenti nel repertorio cognitivo di una persona non sempre vengono sfruttati pienamente: valorizzare il potenziale, significa scoprire la “capacità interna” , fornendo all’individuo delle mediazioni tra risorse interne ed esterne (Fabio e Peraboni, 1992; Fabio, 1999; 2003; Tzuriel, 2000). Il secondo aspetto riguarda la modificabilità: attraverso l’influenza delle condizioni esterne, si evidenziano delle capacità che erano precedentemente inesistenti nel repertorio comportamentale del soggetto. Il prodotto finale, dunque, non è l’acquisizione di abilità scolastiche di base, ma un funzionamento cognitivo autonomo , cioè un corretto orientamento nello spazio e nel tempo, un controllo ricco e completo del linguaggio, la maturazione di abilità sociali e la capacità di progettazione del proprio futuro.


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attualità

L’Apprendimento Mediato Secondo Feuerstein ciò che può far scaturire la modificabilità cognitiva strutturale è l’Esperienza di Apprendimento Mediato (Eam) . “Mediazione” significa che un cambiamento può essere provocato da un altro essere umano che si interpone, grazie alla sua presenza, con un comportamento attivo e con precise intenzioni, fra l’individuo e le fonti di stimolo. Il mediatore agisce in modo che tutte le informazioni divengano conoscenze: ciò significa che offre ai discenti la possibilità di imparare a interpretare, organizzare e strutturare le informazioni ricevute dall’ambiente e, di conseguenza, di rendersi autonomi nell’apprendimento e di adattarsi con flessibilità a tutte le situazioni nuove . Si parte da ciò che già si possiede e si iniziano nuovi modelli di azione, che vengono rinforzati dal mediatore, così che il processo di potenziamento continui e venga mantenuto. Nell’interazione mediata il mediatore rende lo stimolo funzionale a chi sta apprendendo, modifica se stesso per trovare le modalità migliori per entrare in relazione con l’altro, coinvolge l’individuo che apprende nel processo . Nella relazione insegnante-allievo diventa quindi, importante riconoscere la natura il tipo e la quantità del cambiamento che ne segue e che coinvolge sia il comportamento cognitivo e affettivo-relazionale, sia quello del aspetto comportamentale dell’insegnante, sia quello dello stesso ambiente educativo nel suo complesso. I cambiamenti che interessano lo sviluppo di abilità nell’uso di certi dispositivi di pensiero, riguardano la fase di acquisizione delle informazioni e dei dati, il trattamento delle stesse, in cui l’individuo elabora, seleziona, confronta i dati raccolti, elimina quelli non pertinenti, e la

loro comunicazione, in cui il soggetto fornisce il risultato dell’elaborazione centrale e comunica la risposta. È importante porre l’attenzione all’atto mentale, inteso come “cabina di regia” di tutte le interazioni che l’individuo costruisce come organismo umano (scoperta della propria mente e di quella altrui, progettazione e riprogettazione di sé, creazione del mondo…). Nell’acquisizione e nell’applicazione del metodo Feuerstein, e, più in generale, nella pratica professionale inerente percorsi di recupero, riabilitazione, sostegno, motivazione, potenziamento cognitivo si presentano con una certa frequenza esigenze specifiche, quali: 1. l’esigenza di chiarire e approfondire il significato dei termini e dei concetti con i quali si deve operare. In quest’ambito si auspica la piena consapevolezza circa ciò che con l’operare stesso si intende raggiungere e circa tutti gli stadi che, a tal fine, è necessario attraversare. Infatti, si ritiene che solo in questo modo sia possibile predisporre tali stadi, con gli opportuni accessi facilitati; 2. l’esigenza di integrare il metodo che si sta applicando con altri metodi e materiali di lavoro che possano concorrere alla formazione e al consolidamento di determinate abitudini e strategie cognitive, allo sviluppo e al potenziamento di particolari funzioni cognitive; 3. l’esigenza di non rinchiudersi nei confini di un sapere e di un fare eccessivamente specialistici, ossia di confrontarsi non solamente con altri approcci inerenti il proprio settore, ma con discorsi affini condotti in campi più o meno vicini. Così da captare spunti e temi per ulteriori indagini, riflessioni, ricerche teorico-pratiche. Barbara MARSONI Specialista in Psicologia dell’età evolutiva

Calano gli infortuni

Fvg regione “virtuosa” Il rapporto regionale dell’Inail

Udine Il Friuli Venezia Giulia è la seconda regione più virtuosa d’Italia per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro. Nel 2009 le denunce registrano un calo del 14%, a fronte di una media nazionale del 9,7%. Solo il Veneto ha fatto di meglio. In totale sono 22.309 gli infortuni denunciati nel 2009 nella regione e 20 i casi mortali, sei in meno rispetto all’anno precedente. Sono questi i dati più rilevanti del rapporto regionale Inail Friuli Venezia Giulia, presentato nelle scorse settimane nell’ambito del convegno “La prevenzione condivisa: piccole e media impresa e lavoratori”. “Il calo del 14% è un risultato che registriamo con soddisfazione, perché è la più consistente diminuzione percentuale tra le regioni italiane dopo il Veneto, ma non è un punto di arrivo” - ha sottolineato il direttore regionale

Inail, Antonio Trafficante -. Il 2009 è stato l’anno della grave crisi economica che ha colpito l’Italia e quindi la nostra regione. Il nostro compito oggi è impedire che i problemi congiunturali ci spingano a fare passi indietro sulla sicurezza. La sicurezza è una volontà di investimento culturale costruito con l’impegno e il coraggio di non arretrare di fronte alle difficoltà”. Infortuni mortali Dei 20 casi mortali avvenuti solo 13 si sono verificati in ambiente di lavoro ordinario e sette, invece, sono collegati al “rischio strada”. Di questi ultimi quattro casi sono avvenuti in occasione di lavoro o “in itinere” (3 casi). Nel 2009 hanno perso la vita per infortunio 18 lavoratori che operavano nel settore dell’Industria e servizi e due dell’agricoltura. Tra i 20 infortuni con esito mortali verificatesi nel 2009 solo due hanno riguardato lavoratrici.


attualità I dati provinciali Si registra un calo di 3.625 casi di infortuni rispetto all’anno precedente in una situazione di occupazione in calo del -2,6%. L’analisi delle denunce di infortunio indica che la maggior parte ha riguardato il settore dell’industria (20.687 incidenti, -14,8% rispetto l’anno precedente), mentre l’agricoltura ne ha contati 945 (+0,4% rispetto al 2008) e altri 677 hanno colpito dipendenti statali. La consistente diminuzione degli infortuni ha interessato tutte le province della regione, con un calo del 14,9% nella provincia di Udine (meno 1.540 casi), del 4,2% nella provincia di Trieste (meno 209 casi) e del 10,3% nella provincia di Gorizia (meno 382 casi). Pordenone, invece, registra un calo del 21,4% rispetto all’anno precedente (meno 1.494 casi). Infortuni sulla strada Per quanto riguarda il “rischio strada”, con 2.431 casi in tutto, questa tipologia copre quasi l’11% del totale degli infortuni, con una flessione meno marcata rispetto all’andamento generale del -10,8% (156 casi in meno), e riferita essenzialmente agli infortuni stradali in itinere (diminuiti del 9,5%, eccetto che nella provincia di Udine), e non agli infortuni stradali lavorativi, rimasti praticamente costanti. Infortuni per settori Dall’analisi per settore di attività emerge che, nel 2009, il 33,3% degli infortuni (7.436 casi) si è verificato in aziende operanti nel settore dell’industria (che, con circa 173mila lavoratori, ha accolto circa 1/3 degli occupati); il 33,9% degli infortuni (7.557 casi) si è verificato nelle imprese/enti dei servizi (che, con circa 324mila occupati, ha circa il 63% del totale dei lavoratori). Il settore delle costruzioni, che con 2.044 infortuni rappresenta oltre il 9% del totale degli infortuni denunciati, registra nel 2009 un calo medio del 15,7% (meno 380 casi), da valutare alla luce di una crisi occupazionale superiore

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alla media regionale (-4,2% con una perdita di circa 2mila occupati). Il settore registra anche 8 morti sul lavoro. Dai dati disponibili emerge che gli infortuni si distribuiscono equamente tra imprese artigiane (1.028) e non artigiane (1.016). Lavoratori stranieri Già nel 2008 il Friuli Venezia Giulia era stata la regione con la maggior incidenza di infortuni occorsi ai lavoratori stranieri, con picchi massimi nella provincia di Pordenone, dove all’incirca un incidente ogni tre aveva coinvolto un lavoratore immigrato . Anche nel 2009, con 5.144 infortuni su 22.309, l’incidenza media regionale (23%) è superiore alla media nazionale (15%), con un massimo nella provincia di Pordenone (27%) e di Gorizia (24%). Oltre il 97% degli infortuni (4.990 casi) si è verificato nei settori dell’Industria e servizi. L’andamento presenta una flessione infortunistica più marcata: -18,8% rispetto al 2008 (1.193 casi in meno), con picchi di -29% proprio nella provincia di Pordenone. Malattie professionali Nel Friuli Venezia Giulia prevalgono le malattie professionali nell’Industria e servizi (1.140 casi) rispetto all’agricoltura (34 casi) e dipendenti in conto Stato (8 casi). Rispetto al 2008 si è assistito a un leggero calo per l’industria (-10 casi), mentre raddoppiano i casi in agricoltura (18). Nell’ambito delle malattie professionali, viene confermata per il 2009 nella regione Friuli Venezia Giulia, come a livello nazionale, l’assoluta prevalenza delle malattie osteoarticolari da sovraccarico biomeccanico. Confermata anche l’ incidenza della patologie amianto-correlate. Rilevante è, in particolare, il caso delle denunce di tumori professionali correlati all’amianto, che vede la regione al primo posto per il loro riconoscimento. Fonte: www.superabile.it

Soddisfazione di Legacoopsociali

Direttiva Ue sui tempi di pagamento Tempi celeri e chiari per il recepimento

Roma Legacoopsociali esprime soddisfazione per le direttiva approvata recentemente al Parlamento europeo che stabilisce che la Pubblica amministrazione dovrà pagare i suoi fornitori entro 30 giorni, che potranno salire a 60 solo in casi eccezionali. “Si tratta con tutta evidenza di un provvedimento di grande importanza – ha affermato Paola Menetti, presidente di Legacoopsociali -, ora si tratta di continuare il lavoro e l’iniziativa nel nostro Paese perché si arrivi al recepimento in tempi e modi celeri e chiari, cosa certamente non semplice. Tante Cooperative sociali vantano crediti nei confronti delle Pubbliche amministrazioni e in alcuni casi, come nel Mezzogiorno, aspettano fino a oltre da due anni i pagamenti per servizi di assistenza ad anziani, disabili e minori”. Il limite di 60 giorni potrà invece essere applicato “nor-

malmente” nel caso di forniture per il settore sanitario (Asl, ospedali, ecc.) e quando sono interessate imprese controllate da capitale pubblico. “Oggi – aggiunge Menetti - la media italiana dei pagamenti è di 186 giorni, che arrivano anche a 500-600 giorni nella sanità, e, come ben sappiamo, nel nostro settore sono in molte realtà ancora e ben più alti”. Trascorsi i termini previsti dalla direttiva, scatterà automaticamente l’obbligo di pagare interessi di mora dell’8%, maggiorati del tasso di riferimento della Bce. La norma riguarda anche i pagamenti tra imprese private, che dovranno essere effettuati entro 60 giorni salvo diverse intese stipulate tra le parti. “Questi accordi “bilaterali”, secondo la direttiva, non dovranno però in alcun caso essere “iniqui” - conclude la presidente di Legacoopsociali - e gli interessati potranno ricorre in tribunale contro clausole contrattuali ritenute non corrette”.


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eventi - pordenonese

Casa Carli e Centro diurno sugli scudi

Onori ai campioni delle bocce

Risultato straordinario agli Open provinciali per disabili Maniago Festa grande all’area Violis di Maniago dove la omonima Bocciofila, assieme ad alcuni rappresentanti della giunta cittadina, hanno reso gli onori alle sei persone disabili della città delle coltellerie divenute protagoniste assolute nel Campionato provinciale di bocce Fisdir-Cip 2010 “Open per disabili”, svoltosi a Torre di Pordenone. Un successo inatteso anche per gli istruttori dell’associazione sportiva maniaghese, che da tempo seguono i magnifici sei all’interno del progetto “Sport e disabilità – Insieme si può”, che sta dimostrando tutta la sua valenza non solo sul piano sportivo ma anche sociale. In un clima di entusiasmo e grande partecipazione si è svolto il 17 novembre, al Bocciodromo comunale di Torre, il Campionato provinciale Open per disabili, organizzato con successo dall’Anffas “Va e Vieni” di Pordenone. Pur essendo al loro esordio ufficiale in una competizione sportiva i ragazzi del Centro diurno - gestito dall’Ass6 - e di Casa Carli - gestita dalla Cooperativa sociale Itaca -, che rappresentavano la bocciofila Violis Maniago, hanno ottenuto una straordinaria affermazione con due primi posti nelle categorie principianti ed esperti bocciofili. Nella categoria principianti al primo posto si è classificata la coppia composta da Maurizio Bisutti e Nevio Bruna (Centro diurno), mentre in quella esperti la vittoria è andata alla coppia formata da Erika Favretto (Casa Carli) e Alice Massaro (Centro diurno). La vittoria è stata poi impreziosita dal terzo posto nella categoria esperti conquistato dalla coppia Stefano Donolo (Centro diurno) e Giovanni Mella (Casa Carli). Nel corso di una sentita e commovente cerimonia di premiazione, alla quale sono intervenute autorità della Provincia, del Comune di Pordenone e della Federazione italiana Bocce, è stato evidenziato come il gioco delle bocce sia una attività sportiva idonea a diverse età e livello di disabilità che offre anche la possibilità di fare esperienze sociali. Molto graditi i complimenti rivolti alla Bocciofila Violis Maniago, associazione che da anni promuove con successo l’iniziativa “Sport e Disabilità”, accogliendo tutti i venerdì una quindicina di ospiti del Centro diurno e di Casa Carli per svolgere attività motorie e ricreative. Il progetto era nato su proposta dell’equipe del Centro diurno di Maniago – Sud ferrovia in capo all’Azienda sanitaria n.6 Friuli Occidentale, che successivamente aveva coinvolto i ragazzi di Casa Carli, inserendosi in seguito nelle attività di “Sport e disabilità”. Il tutto si è poi consolidato mantenendo nel tempo il suo dinamismo grazie anche alla preziosa opera degli istruttori

della Bocciofila che da anni prestano gratuitamente la loro opera. I protagonisti della bella impresa, in occasione del settimanale allenamento, sono stati successivamente festeggiati da Violis, operatori del Centro diurno e di Casa Carli, nonché dall’assessore allo sport, Gianfranco Turatti, e dall’assessore alle politiche sociali, Ilia Franzin. Ai sei protagonisti, nei giorni precedenti la grande sfida, la Violis aveva consegnato una smagliante maglia messa gentilmente a disposizione dall’imprenditore Franco Moretti di Campagna. Ad accompagnare gli atleti alla gara di Torre sono stati gli operatori del Centro diurno e di Casa Carli mentre, come sempre, è spettato agli istruttori della Bocciofila maniaghese Sante Luca Basso, Gianfranco Famea, Lino Perin, Tiziano Pioli e Claudio Rosa Gastaldo incoraggiarli ed istruirli. Fabio DELLA PIETRA


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Soggiorno residenziale di note e non solo

Big Bang Ba... Rcis

Nuovo tassello nel percorso di autonomia Barcis “Speriamo non piova!”. Questo era quello che si sentiva dire fino ad una settimana prima del soggiorno dai ragazzi della Big Bang Band. Ed è stato fatto di tutto affinché il buon Giove Pluvio non scatenasse sopra Barcis una sorta di diluvio universale parte seconda. Come capita spesso, però, agli dei, soprattutto a Giove impegnato quel giorno di preghiera in chissà quali scappatelle amorose, evidentemente non era in “ufficio” e così il nostro incessante appello non è stato ascoltato. Tant’è che ad un certo punto del week end ci siamo prodigati a costruire una modesta arca de no-jaltri con tanto di animali selvatici al seguito come caprioli, scoiattoli, camosci, cervi... asp... un attimo solo eh... mi dice Martino che i cervi erano di sua competenza e che trovandosi però ad ora di pranzo e con un certo appetito sono finiti al riparo in un “altro luogo non ben identificato”. Bene, tutto questo pò pò (occhio agli accenti) di premessa per dire che il week end residenziale che ha visto i ragazzi della Big Bang Band, più alcuni fans, protagonisti in quel di Barcis, alla Casa vacanze San Giovanni, è stato caratterizzato da un vero e proprio nubifragio che si è abbattuto un po’ su tutta la Val Cellina, con tanto di frana a bloccare la strada. A parte però questi scherzosi aneddoti di stampo fantozziano (alcuni veri ed altri un po’ meno, tipo il cervo di Martino), devo proprio dire che il suddetto week end è stato proprio un successone fra i ragazzi che vi hanno partecipato, nonostante il fatto che i tre educatori accompagnatori (pardon... solito eccesso di maschilismo linguistico, c’era anche una giovane donzella) le/i tre/i educatrici/ori accompagnatrici/ori li abbiano fatto lavorare parecchio: fare il letto, disfare il letto, fare la tavola, disfare la tavola, far da mangiare, disfare il mangiare (leggere: mangiare), fare il bagno, disfare il bagno con l’aiuto di un idraulico etc etc. L’idea di fare una vacanza con scopi educativi con tutto il gruppo musicale è nata ancora nel lontano... maggio 2009, sia per fare un concerto fuori dalle mura amiche di Pordenone sia per passare un po’ di giorni lontano da casa e dai genitori; insomma passare un’esperienza piacevole tutti assieme, imparare o consolidare delle mansioni per la propria autonomia ma soprattutto, vivaggiove, DIVERTIRSI!

E così è stato come ci è sembrato (nel senso di a noi educatrici/ori non nel senso di a me plurale maiestatico... cerco di combattere “l’onnipotenza educativa”) di capire dai commenti entusiastici dei ragazzi che ci sono giunti... mi dicono dalla redazione della Gazzetta che “giunti” non si può dire perché è pubblicità occulta e quindi o ometto il termine o elenco tutte le librerie del mondo per par condicio… opto per quest’ultima ipotesi. Dunque... erm, no... mi dicono sempre dalla redazione che devo stare entro i 6000 caratteri compresi gli spazi e che co’ ‘sta storia delle librerie me ne sono già giocati un bel po’... dove eravamo rimasti?!? ah, sì, i commenti entusiastici che ci sono ARRIVATI: dal Checco, dal Pacca, da Andrea, Luca, Martino, Michele, Cristian, Marco, Monica, insomma un successo da ripetere... magari chiedendo a Itaca di allestire sopra Barcis e dintorni una gigantesca cupola anti pioggia, tipo film dei Simpson, per garantire un minimo di bel tempo. Anche se devo dire che i ragazzi, nonostante il maltempo, hanno saputo spassarsela benissimo fra giochi di società, videogiochi, film e soprattutto... il concertone di sabato sera che ha visto la band impegnata anche al pomeriggio per le prove generali. Concerto come al solito all’altezza delle aspettative con le solite dediche da vero latin lover del nostro frontman Andrea alle/ agli astanti, accorsi in numero discreto dalla pianura; il tutto condito da un attimo post concerto in cui ragazzi, amici e parenti si sono intrattenuti fino a mezzanotte, allietati da buona musica e da un rinfresco predisposto per l’occasione dal gruppo. Che dire ancora? Che il desiderio nostro e dei ragazzi è sicuramente quello di ripetere l’esperienza in un futuro prossimo, magari col caldo, magari aggregandosi alle varie iniziative che la Pro loco locale organizza per il periodo estivo (un concerto in riva al lago di sera sarebbe davvero emozionante!), però mantenendo lo stesso spirito e la stessa voglia di divertirsi. E poi, come si dice in questi casi, “squadra che vince non si cambia”, segno che al di là di tutto il piacere di stare assieme e la complicità che si è creata in questi giorni fra i componenti del gruppo ha permesso agli stessi di portarsi a casa un ricordo di piena soddisfazione. Francesco BAZZO


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La complessità della sofferenza e del disagio oggi

Nuove problematiche nella salute mentale Supporti teorici e metodologici

Pordenone Venerdì 12 novembre, presso la sede di Pordenone della Cooperativa Itaca, con gli esami finali si è conclusa la seconda edizione del corso “Nuove problematiche nel campo della salute mentale”, rivolto a soci e dipendenti della Cooperativa che lavorano nelle strutture legate a tale settore. Con questo progetto, finanziato con i contributi della Regione Friuli Venezia Giulia e coordinato da Fabiana Del Fabbro, si è voluto fornire ai partecipanti un supporto dal punto di vista teorico e metodologico per affrontare al meglio le sfide poste dal lavoro quotidiano in questo ambito, ma si è voluto anche proporre un’esperienza di particolare valore sotto il profilo culturale e stimolante dal punto di vista intellettuale. Grazie a Nicola Bisan sono stati affrontati temi legati agli aspetti storici e organizzativi dei servizi sociosanitari riguardanti l’ambito psichiatrico italiano, con un’attenzione particolare al movimento “anti-psichiatrico” e alla figura di Franco Basaglia, che alla fine degli anni ‘70 si fecero promotori di idee innovative e rivoluzionare per riformare un sistema, allora fondato più su logiche coercitive, stigmatizzanti e di esclusione che su principi e pratiche con finalità terapeutiche. Elisabetta Mauro, psicoterapeuta di formazione transculturale, ha trattato il delicato tema dell’assistenza agli immigrati, delle motivazioni legate al difficile rapporto tra immigrati di prima e seconda generazione, il tutto coinvolgendo i corsisti in importanti riflessioni di gruppo legate alle loro esperienze con tali problematiche. Durante la lezione sono state indagate inizialmente le prospettive teoriche, cliniche e metodologiche che legano le discipline psicologicopsichiatriche al concetto di cultura e si è voluto riflettere sulle difficoltà che si incontrano nel costruire e vivere una relazione di sostegno con chi proviene da un diverso contesto socio culturale spesso radicalmente differente da quello del paese ospitante. La Mauro ha poi spiegato, anche mediante esempi pratici legati alla sua attività di terapeuta, come la cultura offra risposte diverse a problemi costanti e produca svariati valori e modelli di comportamento differenti in relazione alle diverse dimensioni del vivere. Proprio per questo motivo, una valutazione appropriata del rapporto che intercorre tra evento migratorio e disagio mentale dovrebbe precedere ad una riflessione sui possibili approcci di cura e di sostegno. Partendo da esperienze di casi di studio da lei trattati, ha evidenziato come aspetti quali la concezione temporale, spaziale, sociale delle culture tradizionali siano, per noi occidentali, assolutamente inaccettabili, tanto da portarci a pensare che siano frutto di disagio mentale mentre si dovrebbe considerare

quanto l’aggrapparsi alla propria cultura tradizionale, alla propria propria identità, per molti immigrati sia fondamentale per sopravvivere in un ambiente totalmente nuovo e spesso ostile. La possibilità di confondere l’espressione di un attaccamento alla propria identità con un sintomo, un disagio mentale di tipo psicotico, dovrebbe assolutamente essere presa in considerazione nel trattamento di utenti psichiatrici provenienti da altre culture, e dovrebbe portarci a comprendere come le modalità di pensiero e le rappresentazioni di ogni individuo dipendono dall’Io culturale, ovvero il risultato di un processo di costruzione determinato da fattori sociali e familiari che devono essere conosciuti e compresi prima di ogni intervento di sostegno psichiatrico. Marisa Anastasia ha spiegato i concetti di “doppia diagnosi”, il significato del lavoro di rete tra i diversi soggetti implicati nei servizi d’assistenza, nonché gli aspetti etici e di applicazione della legge 104, evidenziandone sia gli aspetti positivi che quelli critici. Particolare attenzione agli aspetti legislativi e alle loro ripercussioni sul sociale, inerenti a situazioni di handicap e disagio mentale. In particolare sono stati analizzati, oltre alla legge 104, la legge 570 del ‘77, la storia dell’handicap in Italia, e il lavoro delle equipe multidisciplinari a favore dell’integrazione. Alfredo Sigismondi si è proposto di ampliare le conoscenze degli operatori in ambito legislativo, su aspetti etici e legali a cui possono andare incontro nel loro lavoro quotidiano. Infine Francesco Stoppa ha illustrato i diversi tipi di patologie che maggiormente impegnano i Servizi per la Salute mentale, apportando esempi di casi clinici coinvolgendo un partecipe gruppo classe. Partendo da una concezione di salute intesa in termini dinamici, ossia come la capacità dell’essere umano di abitare creativamente la propria vita, si è giunti ad un visione delle nevrosi e delle psicosi, come incapacità di far propria la realtà, di sentirsi situati, di trovare un proprio posto nel mondo. La seconda lezione tenuta da Stoppa, in piena conformità con la tematica proposta dal corso, ossia le nuove problematiche nel campo della salute mentale, ha proposto una riflessione di gruppo su quanto l’attuale contesto socio-cultuale influisca sulla patologia borderline. Individuando nel paziente borderline la totale assenza di limiti, dalla riflessione è sorto come nella società odierna, i concetti di tempo e spazio siano relativi, se non addirittura totalmente assenti; considerato questo e alla luce delle pressoché infinite possibilità offerte da internet e dell’invadenza dei mass-media in generale, si è concluso che questi aspetti di una “società deviante” possano essere considerati fattori fondamentali nel favorire l’insorgere della patologia e di uno stato di sofferenza alla quale gli operatori possono dare una risposta solamente in


eventi - pordenonese termini di contenimento. In ultima analisi, la proposta formativa ha riscosso un buon successo in termini di partecipazione e soddisfazione da parte dei corsisti, che hanno potuto assistere a lezioni tenute da importanti esperti del settore pubblico e privato, e goduto della possibilità di confrontare tra loro le proprie esperienze, tanto comuni quanto eterogenee. Proprio questo ultimo pun-

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to può considerarsi in linea con le finalità del corso che ha voluto approfondire e sviluppare le capacità degli operatori di lavorare in équipe multi-professionali ed in rete con il contesto sociale, promuovendo una visione più consapevole ed integrata del lavoro, per l’erogazione di un servizio sempre più completa e di qualità. Maximilian BREMER

Rai 1 approfondisce la storia dell’associazione pordenonese

I Ragazzi della Panchina a “Tv7” Il cameo del poeta Andrea Zanzotto

Anno di festeggiamenti, dunque, questo 2010. Iniziato con lo scampato pericolo della I Ragazzi della Panchina a Tv7 chiusura forzata della sede, si protagonisti dell’approfondiè via via arricchito di iniziatimento di Rai1. Si arricchisce ve importanti (ne citiamo due: di un nuovo capitolo la storia l’antologica di Renzo Quaglia dei Ragazzi della Panchina. al Castello di Torre, la preNelle scorse settimana infatti il sentazione del nostro giornale giornalista della Rai Alessandro Libertà di Parola nella nuova Gaeta e la sua troupe hanno biblioteca civica della città) e puntato i riflettori sull’esperiendi nuovi progetti (la “scrittura za pordenonese, giunta al suo parlata” con Pino Roveredo, quindicesimo anno di vita. Una che porterà ad un nuovo testo settimana a diretto contatto iragazzidellapanchina.wordpress.com teatrale da mettere in scena con l’associazione e con la città l’anno prossimo) a sottolineadi Pordenone. Ne è nato un apre quanto ormai i ragazzi delprofondimento di venti minuti la Panchina siano parte attiva che è andato in onda lo scorso del tessuto sociale cittadino, venerdì 3 dicembre alle 23 su in grado di creare occasioni di Rai1, impreziosito dalla partecidialogo tra esperienze diverse pazione straordinaria del poeta e di arricchirlo con un proprio Andrea Zanzotto. punto di vista originale e perciò Intervistati oltre ai ragazzi anprezioso. che gli educatori della CooperaIn questi quindici anni è stata tiva sociale Itaca che collaborasovente la musica a scandire no con loro seguendone il perle tappe della nostra storia e a corso. Il materiale girato andrà segnarne la continuità. Ad essa poi a costituire l’ossatura di un si accompagnerà per la prima documentario sui Ragazzi della volta nelle nostre iniziative la Panchina che Gaeta vuole realizzare l’anno prossimo. danza, elemento di novità nella continuità, nel connuSi conclude dunque con un appuntamento di straordibio inscindibile e affascinante del tango. Con l’esibizionaria importanza per il gruppo e la città, un anno spene dei musicisti Stefano del Sole, Davide Ragazzoni, ciale, il quindicesimo di vita dei Ragazzi della Panchina Miranda, Francesco Zanetti, Paolo De Col e dei ballerini e il decimo di apertura della loro sede in viale GrigoStefano Amadori, Chiara Bernardi, Luca Patron. letti. Una storia che ha visto i ragazzi e la comunità Volgendo lo sguardo al passato, il percorso fatto sin qui cittadina inizialmente fronteggiarsi, poi reciprocamente è stato frutto di grandi sacrifici. Tante persone si sono conoscersi ed ora stabilmente costruire un percorso cobattute per un’idea, l’hanno protetta per permetterle mune. di crescere, l’hanno tenuta in vita anche in memoria di chi non c’è più. Ora deve spiccare il volo. Il prossimo Quindici anni: un’epoca che a ripercorrerla tutta mette decennio dovrà dare una nuova dimensione all’espei brividi. La paura, la solitudine, le morti della metà derienza, in linea con la grande spinta innovativa che l’ha gli anni novanta hanno lasciato lentamente spazio alla portata fino al traguardo dei quindici anni. Continuerefiducia, la speranza, la voglia di superare l’isolamento mo sulla strada tracciata a sondare territori inesplorati, del nuovo millennio. E a sancire il passaggio, vero e consci che comunque “nessuno potrà mai rubarci i tanproprio spartiacque nella storia del gruppo, l’apertura ghi che abbiamo danzato insieme”. della sede nel marzo 2000. Pordenone


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eventi - udinese

La Panchina ricambia l’affetto della Città

Nuevo Tango Project

Un progetto sperimentale unico tra musica e danza Pordenone Nuova iniziativa per festeggiare i quindici anni dei Ragazzi della Panchina, il 7 dicembre all’Auditorium Concordia di Pordenone si è tenuto lo spettacolo “Nuevo Tango Project”, musica e ballerini sulle note del tango, un evento che l’Associazione ha voluto offrire alla città di Pordenone per consolidare l’affetto dimostrato in tutti questi anni. Un interessantissimo e innovativo esperimento nel mondo del Tango Nuevo quello tenutosi al Concordia. A idearlo, scriverlo e interpretarlo il gruppo “ Nuevo Tango Project” del percussionista e compositore Stefano Del Sole, che ha chiamato attorno a sé alcune delle figure artistiche più importanti del panorama italiano ed internazionale. E’ così nato un progetto articolato e sperimentale in cui musicisti e ballerini si incontrano e si scontrano per affermare la propria identità artistica. La formazione musicale è assolutamente unica nel panorama internazionale, prevedendo l’uso di strumenti come il vibrafono, la marimba, le percussioni, la fisarmonica bajan, la batteria, il basso elettrico, i sassofoni e i suoni elettronici. Altro punto di grande interesse è l’incontro di culture diverse date dalla differente origine geografica degli stessi musicisti: Sud Italia, Nord Italia, Francia. Le atmosfere si rincorrono, cambiando ad ogni brano, per poter esplorare mondi musicali diversi e con-

trastanti, ecco allora comparire la musica popolare, il jazz, il flamenco, la musica contemporanea, la musica classica che si mescolano e a volte si sostituiscono al tipico andamento sincopato del tango, senza però mai dimenticare l’idea originale. La compattezza e l’efficacia di questo esperimento risiede nel virtuosismo degli interpreti, nomi noti del panorama musicale nazionale come Miranda Cortes alla fisarmonica, Davide Ragazzoni alla batteria, Paolo De Col ai sax e alla programmazione elettronica, Francesco Zanetti al basso elettrico e Stefano Del Sole che si divide tra vibrafono, marimba e cajon per regalare a questo repertorio, in modo acustico, tutte le possibilità timbriche esplorabili. Il Nuevo Tango Project si avvale inoltre delle coreografie e dell’interpretazione di due grandi maestri di tango come Stefano Amadori e Silvia Rossato che, calcando il palco in modo originale, offrono una performance ricca di suspance e pathos. Per sottolineare ancor più il taglio contemporaneo di questa produzione si inserisce la ballerina di danza moderna Francesca Foscarini, artefice di una interpretazione sospesa tra il rituale e il provocatorio sulle note suonate. La gran parte di questo repertorio è stata composta da Stefano Del Sole ma solo per questa data il Nuevo Tango Project ha affiancato a questo anche arrangiamenti di pagine musicali della tradizione argentina di illustri maestri e musicisti.

Il nido di Gorgo espone a Villa Manin

“Il Coro degli Angeli” dell’Arca di Noè Fino al 15 gennaio 2011 a Passariano

Latisana Quest’anno l’Associazione fra le Pro Loco del Friuli Venezia Giulia, nella persona di Lucia Castellano, ha proposto al nido “Arca di Noè” di partecipare all’iniziativa denominata “Il Coro degli angeli”. Sulla base di tale progetto ogni scuola che ha aderito all’iniziativa ha avuto a disposizione dieci sagome a forma di Angelo da decorare con i materiali più svariati. Tutte le sagome realizzate costituiranno un maestoso “Coro Angelico” che sarà l’espressione della pace e dell’innocenza attorno al Bambino di Betlemme. Le opere saranno collocate nel giardino antistante Villa Manin di Passariano a Codroipo. L’equipe del nido ha deciso di ade-

rire al progetto realizzando tre sagome che raffigurano la Sacra Famiglia, richiamando la programmazione educativa pensata per quest’anno, che si articolerà attorno all’idea di famiglia. Tale iniziativa, infatti, rappresenta una buona occasione per arricchire e dare nuovi spunti alle attività organizzate per i bambini e i genitori. I bambini del nostro nido, aiutati da noi educatrici, hanno prestato le loro manine per colorare le vesti degli Angeli e hanno scelto i materiali per le decorazioni. Per una settimana la nostra “Arca” si è trasformata in bottega d’artista piena di piccoli apprendisti affaccendati … C’erano colori, nastrini e colla ovunque! Potete immaginare la gioia dei nostri piccoli pit-


eventi - udinese tori nell’affondare le mani nel colore, nel mescolarlo ed infine nel decorare gli Angeli. Lentamente le sagome spoglie si sono trasformate in tre splendide figure che, agli occhi dei bambini, sono apparse gigantesche. Dopo tanta fatica le educatrici e i piccoli artisti hanno posato insieme per una bella foto ricordo. Vi invitiamo tutti a visitare la mostra “Il Coro degli Angeli”, sarà visitabile nel parco di Villa Manin sino a sabato 15 gennaio 2011, così potrete ammirare la nostra me-

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ravigliosa famiglia. Infine, non ci crederete, sarà stato questo clima celestiale, i bambini in questa settimana si sono comportati proprio come dei veri ANGELI! Le educatrici del nido Arca di Noè Caterina, Micaela, Silvia e Marika

Costruire servizi efficaci e flessibili

Lavorare per progetti nell’area Disabilità Formazione integrata per un approccio multidimensionale

Udine L’esigenza dell’area servizi residenziali e semiresidenziali per disabili adulti, che ha promosso l’intervento “Lavorare per progetti nell’area Disabilità”, è stata quella di fornire ai coordinatori, ai vice e agli operatori interessati una formazione integrata che permettesse loro di confrontarsi ed acquisire sia competenze rispetto alle metodologie operative e alla gestione del lavoro d’equipe, che relative ad un approccio multidimensionale attento alla reale utilità della diagnosi funzionale ai fini della costruzione di un buon piano individualizzato, indispensabile per l’erogazione di servizi e di attività efficaci e flessibili. La scelta di far partecipare alla formazione anche i vice coordinatori rientra nella politica della Cooperativa Itaca che promuove la crescita professionale dei suoi soci, offrendo loro delle possibili prospettive di carriera. Il presente progetto è nato quindi dall’esigenza di proporre un percorso di sviluppo nelle competenze del ruolo del coordinatore dell’area, in grado di stimolare nei soci adeguati livelli di consapevolezza e di appropriazione del proprio ruolo professionale, aumentando il livello di identificazione e di partecipazione alla cultura organizzativa della cooperativa. Si sono susseguiti vari docenti, i quali hanno trattato diverse tematiche. È stata presentata la scheda “Job Description” esplicando responsabilità e competenze caratteristiche della figura del coordinatore. Delineata l’importanza dei rapporti tra i soci e gli uffici amministrativi e l’importanza del ruolo del coordina-

tore all’interno dell’ambito lavorativo e della struttura aziendale. È stata esposta la politica per la qualità in Cooperativa Itaca, in merito a diversi aspetti: bisogni dell’utente, accoglienza, personalizzazione dell’intervento, salvaguardia del diritto di cittadinanza, potenziamento dell’autonomia e valorizzazione delle abilità, miglioramento della qualità della vita, pari opportunità tra uomo e donna, creazione e collaborazione alla creazione di reti sociali in grado di contrastare l’esclusione e l’emarginazione, l’importanza di contrastare e denunciare ogni forma di abuso operato nei confronti dei soggetti socialmente e fisicamente più deboli. Successivamente sono stati definiti quali sono gli step necessari alla creazione del progetto individualizzato, espressi i concetti di disabilità e di ritardo mentale. In particolare sono state trattate le classificazioni Icd e Icidh. Esposto anche lo strumento Icf, che racchiude le componenti di salute, disabilità ed abilità. Permette di classificare le funzioni corporee, le attività base della vita e le capacità dell’individuo. Misura le attività svolte e la partecipazione nella vita pubblica e sociale, utilizzando il rapporto tra performance e capacità. Peraltro è stato ricordato il Piano regionale di riabilitazione e mobilità. Grazie ad un lavoro di gruppo, vien compilata la scheda di valutazione dell’handicap: tale scheda si basa sulla valutazione delle attività e della partecipazione in collegamento con i fattori ambientali facilitatori e/o barriere nell’ambiente di vita principale e vengono dedotti gli interventi da effettuare. Ufficio Formazione


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EVENTI - isontino

Bambini e genitori all’“Albero azzurro”

Torna il Centro gioco

Momenti di svago per l’intera famiglia Monfalcone Torna il centro gioco ”Albero Azzurro” rivolto ai bambini dai 15 ai 36 mesi nell’asilo nido di via Tagliamento. I bambini avranno a disposizione un luogo tutto da esplorare per scoprire, osservare e conoscere il mondo che li circonda. Per i genitori sarà un’occasione di incontro e riflessione in relazione alla crescita e allo sviluppo del bambino. Negli incontri le famiglie saranno affiancate da due educatrici della Cooperativa Itaca, che allestiscono gli ambienti, dispongono i giochi, propongono alcuni laboratori facoltativi, lasciando spazio alla coppia bambino-genitore (o nonno) di giocare in modo autonomo. L’edizione di quest’anno propone oltre ai consueti incontri pomeridiani anche due appuntamenti il sabato mattina, dedicati a laboratori musicali e di animazione con l’intento di creare un momento di svago e piacevole ”stare insieme” per tutta la famiglia. Agli incontri del sabato mattina potranno partecipare non a caso

entrambe i genitori. Per il periodo che va da novembre a febbraio il Comune ha programmato due cicli di centro gioco articolati in 2 gruppi di 20 bambini, con la possibilità di partecipare a 14 incontri pomeridiani a frequenza bisettimanale dalle 16.30 alle 18.30 accompagnati da un solo adulto, e a 2 incontri il sabato mattina dalle 10.30 alle 12.30, accompagnati da uno o due adulti. Come nelle passate edizioni, non possono essere accolti bambini di diversa fascia d’età o non iscritti, anche se fratelli. Le iscrizioni al primo ciclo di appuntamenti, che prenderà il via l’8 novembre , sono aperte da venerdì scorso fino a esaurimento dei posti all’Ufficio attività educative in via Ceriani 12 (tel. 0481/494359). La quota di iscrizione individuale a un gruppo di centro gioco è di 41 euro. È prevista la riduzione del 10% della tariffa per l’iscrizione contemporanea di più figli, esclusa quella per il primo figlio iscritto. Fonte: Il Piccolo, 17-10-10, Gorizia

Gradisca. Gestione con Itaca

Disabili, un aiuto alle famiglie con la residenza del Cisi Risposte tempestive anche ad esigenze improvvise

Gradisca d’Isonzo Importantissimo sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia al mondo della disabilità. È stata accolta con grande soddisfazione, da parte del Consorzio Isontino Servizi Integrati (Cisi), la notizia del finanziamento da parte della Fondazione Carigo all’attività di accoglimento temporaneo di persone disabili nella struttura residenziale di Gorizia. “La problematica relativa al “durante e dopo di noi” delle persone disabili si evidenzia sempre di più come una necessità da affrontare attraverso risposte diverse e articolate - spiega la direttrice del Consorzio, Annamaria Orlando - E pertanto la struttura residenziale del Cisi “Mariagrazia Cusma” di via Vittorio Veneto a Gorizia diviene una risorsa strategica in quanto, in questi ultimi anni, emerge sempre più da parte delle famiglie di persone disabili gravi e gravissime, la necessità di usufruire di un momento di “pausa” per chi si occupa del proprio congiunto quotidianamente o di affrontare momenti di emergenza assistenziale che nascono all’interno del nucleo familiare”. Grazie anche al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio, anche quest’anno il Cisi ha potuto progettare ulteriori risposte ai diversi e importanti biso-

gni emersi. La struttura residenziale gestita dal Cisi in collaborazione tramite appalto con la Cooperativa Itaca, attualmente ospita 23 persone a tempo indeterminato, mentre altri due posti sono autorizzati per dare una risposta alle esigenze di residenzialità temporanee, e grazie anche alla collaborazione delle diverse realtà del territorio cerca di realizzare iniziative sia interne che per il tempo libero degli ospiti accolti. “L’obiettivo principale perseguito è stato quello di favorire il benessere di ogni ospite - spiega ancora la dottoressa Orlando - attraverso la creazione di un ambiente sereno e commisurato alle esigenze dei singoli, per far sì che ognuno riconosca nella Residenza Protetta la propria casa. Il progetto, finanziato dalla Fondazione, ha conseguito l’obiettivo di dare una risposta in tempi reali e tempestivi al presentarsi di esigenze di residenzialità improvvise, permettendo di mettere in campo un’organizzazione adeguata e in grado di rispettare le modalità di accoglimento nel rispetto dei bisogni delle persone, e al tempo stesso di garantire il mantenimento delle abitudini della persona disabile”. (l.m.) Fonte: Il Piccolo, 16-11-2010, Gorizia


EVENTI - veneto

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Fondo per l’autonomia possibile

Chi arriva tardi resta fuori Liste d’attesa e risorse limitate

Trieste Esiste un “Fondo per l’autonomia possibile”, ovvero una somma di denaro pubblico a favore delle famiglie che si occupano di congiunti non autosufficienti e intendono assisterli nel proprio ambiente domestico. Le risorse a disposizione sono però limitate e si sono create delle autentiche liste di attesa nelle quali è sufficiente un minuto di ritardo nella presentazione della domanda per restare escluso dai benefici. Se la patologia invalidante si verifica dopo i primi mesi dell’anno, è automatico che il diretto interessato resti fuori dall’elenco. E’ una guerra tra poveri che riguarda anche Pordenone e tutti i Comuni della nostra provincia. I servizi sociali non riescono a far fronte a tutte le richieste, dovendo invitare i singoli pazienti ad attendere che qualche avente diritto passi a miglior vita e avanzare così di grado. “E’ una situazione inaccettabile alla quale

la Regione deve fare fronte con nuovi finanziamenti”, ha detto al proposito il consigliere regionale Luigi Ferone, capogruppo del partito dei pensionati. Ferone ha messo in luce il netto incremento delle istanze in tutti i municipi del Friuli Venezia Giulia e, in particolar modo, nei quattro capoluoghi provinciali. “Quanti hanno avuto modo di proporre la domanda in un certo periodo dell’anno si vedono riconosciuto il contributo, mentre gli altri rimangono senza un euro – ha spiegato Ferone nella propria interrogazione, rivolta al governatore Renzo Tondo e all’assessore alla salute Vladimir Kosic -. E’ triste indurre chi sta male a sperare in una costante liberazione dei posti che lo precedono. Si tratta di malati che chiedono solo di essere assistiti nell’ambiente familiare, senza sradicamenti che non gioverebbero alle loro condizioni e a quelle dei parenti. Le priorità della Regione sono molte ma il sostegno ai più deboli deve essere primario rispetto ad ogni altra esigenza”.

Cresce la qualità del lavoro in Casa anziani

Inaugurata la nuova ala di Casa Charitas Nuova cucina, sala da pranzo e stanze da letto

Lamon Lo scorso 10 ottobre è stata inaugurata la nuova ala della Casa di riposo “Casa Charitas” di Lamon, che dispone di una nuova cucina, sala da pranzo e di nove stanze da letto. La cerimonia ha preso avvio alle 10 del mattino nella sala principale al pian terreno con la celebrazione della Santa Messa. All’inaugurazione, aperta alla popolazione, erano presenti i famigliari degli ospiti, il personale operante nella struttura ed alcuni rappresentanti delle diverse associazioni di volontariato territoriali che collaborano attivamente con la struttura. Prima del taglio del nastro, il saluto delle autorità. Sono intervenuti l’assessore regionale alle politiche sociali, Remo Sernagiotto, il consigliere regionale Dario Bond, il sindaco di Lamon, Vania Malacarne, il direttore dei Servizi sociali di Feltre, Alessandro Pigatto, il presidente della struttura Moreno Maccagnan e il direttore della Cdr Gian Paolo

Sommariva. Nel corso dell’atteso discorso è stata ribadita l’importanza del ruolo che gli operatori rivestono quotidianamente nell’assistenza degli anziani, un compito fondamentale per il mantenimento del benessere psico-fisico della persona. Evidenziata anche la valenza del volontariato grazie al cui supporto si riesce a fare in modo che si possano realizzare delle importanti iniziative, basilari per l’organizzazione della struttura e per l’ospite stesso. Una cerimonia, quella tenutasi a Casa Charitas, che ha voluto sottolineare l’imprescindibile passaggio di qualità al quale sta andando incontro la struttura, grazie anche all’introduzione di nuove figure professionali, avvenuta proprio in questi ultimi anni. Al termine del discorso, un minuto di silenzio e di raccoglimento è stato dedicato, in segno di cordoglio, alle famiglie degli alpini morti in Afghanistan. A seguire la benedizione da parte di don Liviano Bernardi dei locali della struttura.


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EVENTI - veneto

Dopo il taglio del nastro, nel piazzale adiacente la Casa si è esibito il Gruppo di sbandieratori di Feltre, aprendo così le porte al rinfresco organizzato dal Comitato iniziative Arinese e dal Gruppo degli Alpini di Arina. Una giornata stupenda e memorabile per la storia del-

la Casa di riposo di Lamon, resa possibile grazie alle buone condizioni meteorologiche che hanno caratterizzato l’intera celebrazione. Cinzia MAGNABOSCO

Gita a Sauris

Affumicati dallo speck di Wolf Auronzo ‘sconfina’ in Carnia

Auronzo di Cadore Cari amici di Itaca, noi della comunità di Auronzo di Cadore C.T.R.P. e C.A. abbiamo fatto una particolare esperienza e ci piacerebbe raccontarvela. Siamo partiti verso le otto e mezza circa per Sauris ed è stata un’esperienza diversa dalle solite: infatti siamo andati a visitare il prosciuttificio “Wolf”. E’ stata un’occasione in cui abbiamo avuto modo di allargare le nostre conoscenze e la nostra cultura stando insieme e trascorrendo una giornata diversa rispetto alla solita in comunità. Le foglie ingiallite dell’autunno ci hanno fatto da cornice durante lo svolgimento della nostra mini gita in mezzo a panorami ogni volta diversi. La guida dello stabilimento era molto loquace e precisa nella spiegazione delle lavorazioni dei vari prodotti.

Inoltre è stato un modo molto bello per stare sempre più a contatto con la realtà ed il mondo che ci circonda. Ognuno con le proprie forze ha partecipato facendo domande ed osservazioni al nostro “capitano guida”. Abbiamo apprezzato tutto quello che ci spiegava, in maniera molto esaustiva, dalla lavorazione del prosciutto e dello speck, alla stagionatura e successivamente al prodotto pronto per il commercio. A noi personalmente è rimasta impressa la fase della affumicatura che avviene dentro ad una stanza con delle cappe e dei camini alimentati da legna di faggio. Anche oggi, come la tradizione vuole, il prodotto viene annusato anche se si tratta di una lavorazione a livello industriale. Cari saluti. Tiziana e Donatella

Gemellaggio tra servizi a Francenigo

Il Sad alla “Festa della castagna” Primo di una serie di eventi già in cantiere

Gaiarine Per la prima volta dall’avvio dell’appalto con l’Ambito Distrettuale 6.1 per i servizi di assistenza domiciliare, alcuni degli utenti del Sad (Servizio di assistenza domiciliare) hanno partecipato alla “Festa della castagna” svoltasi il 12 novembre scorso presso il Centro diurno di Francenigo in collaborazione con la coordinatrice della struttura, Caterina Settin, e le sue operatrici. Un incontro voluto anche per organizzare un momento di condivisione tra persone appartenenti a diversi servizi, alla presenza degli operatori, per festeggiare insieme l’arrivo dell’inverno e prepararci al Natale. Il Servizio di assistenza domiciliare completa l’offerta nell’Ambito Distrettuale 6.1 andando incontro alle necessità delle persone che stanno vivendo un particolare momento di


sicurezza fragilità e di disagio, e alle loro famiglie. Era la prima volta che il Sad veniva coinvolto in questo genere di attività ed ha avuto con mia grande gioia un’ottima riuscita. Ora siamo pronti ad organizzare altri eventi, magari qualche gita o altre feste in collaborazione con altre strutture o altri enti. La giornata si è svolta in un clima di gioia e di festa, accompagnato da delle ottime castagne preparate da uno dei volontari presenti sul territorio, e poi ancora torte e pasticcini offerti dalla struttura. Uno dei momenti più coinvolgenti, è stato senza dubbio l’inizio della tombola, che ha coinvolto tutti i partecipanti, nessuno escluso, fino alla chiusura della giornata. Calorosi ringraziamenti vanno alle operatrici della struttura e a quelle dell’Ambito 6.1 che pazientemente e con grande allegria hanno allietato la festa, occupandosi degli ospiti e di tutto ciò che l’organizzazione di un evento del genere comporta. Sono certa che per gli anziani seguiti a domicilio queste siano delle occasioni veramente speciali per interagire

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e conoscere altre persone. Alla prossima festa! Stefania De marco

Prevenzione di patologie stress lavoro-correlate

Rischio stress in ambito lavorativo Lo valuta un questionario (anonimo)

Pordenone Si parla in continuazione di stress, è una parola che ci perseguita, che ci accomuna, una parola spesso abusata, che rischia di perdere significato, se non declinata nelle sue svariate forme: tensione, ansia, stanchezza, malessere diffuso, ecc. Fenomeno affrontato e studiato in numerosi ambiti, da quello filosofico, sociologico a quello medico, è giunto ad essere analizzato anche nell’ambito della sicurezza sul lavoro. In Europa se ne parla già da anni, ma nella normativa italiana è stato inserito solo due anni fa, mentre da dicembre di questo anno scatta l’obbligo per tutti i datori di lavoro di valutare il rischio stress in ambito lavorativo. Questo concetto è stato inserito nel Testo unico sulla sicurezza sul lavoro (D.lgs. 81/’08) in quanto importanti studi a livello internazionale hanno dimostrato che la gravità del fenomeno è tale, sia nell’ambito della salute e sicurezza del singolo lavoratore che della salute delle imprese e del sistema economico internazionale, da richiedere interventi immediati e mirati. Ecco alcuni dati riportati dall’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro (http://osha.europa. eu/topics/stress): • Lo stress è il secondo problema di salute legato all’attività lavorativa riferito più frequentemente; • Lo stress interessa quasi un lavoratore europeo su quattro; • Una percentuale compresa tra il 50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è dovuta allo stress; • Nel 2002 il costo economico dello stress legato all’attività lavorativa nell’UE di 15 stati era di circa 20 miliardi di euro.

Inoltre il numero di persone che soffrono di stress legato all’attività lavorativa è destinato ad aumentare, in quanto i cambiamenti in corso nel mondo del lavoro sottopongono i lavoratori a pressioni sempre maggiori: si pensi al ridimensionamento delle imprese e all’esternalizzazione delle mansioni, al maggior bisogno di flessibilità in termini di impiego e competenze, all’accresciuto ricorso ai contratti a tempo determinato, alla più marcata precarietà del lavoro e all’intensificazione dell’attività lavorativa (con un carico di lavoro più intenso e un aumentato livello di pressione), nonché allo scarso equilibrio tra lavoro e vita privata. Lo stress può essere fonte per le persone di malattia e disagio, in ambito sia lavorativo che familiare. Lo stress, inoltre, può mettere in pericolo la sicurezza sul luogo di lavoro e contribuire all’insorgere di altri problemi di salute legati all’attività lavorativa, quali i disturbi muscolo scheletrici, nonché incidere in misura massiccia sul risultato economico di un’organizzazione. Ridurre lo stress legato all’attività lavorativa e i rischi psicosociali non è solo un imperativo morale, bensì anche un dovere giuridico. Il recente D.lgs. 81/2008 introduce quindi la necessità di considerare anche la dimensione psicosociale della sicurezza sul lavoro. Il modello che la Cooperativa Itaca ha scelto per effettuare la valutazione dello stress lavoro-correlato è quello proposto dall’Ispesl (organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale per quanto riguarda la ricerca). La fase del modello inerente la raccolta dati prevede due fonti: tecniche di valutazione oggettiva (fonti di informazioni e dati già disponibili all’interno dell’azienda) e valutazione soggettiva dello stress


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sicurezza

lavoro-correlato da parte dei lavoratori. La parte “soggettiva” è avvenuta tramite la somministrazione a tutto il personale raggiungibile via mail di un questionario anonimo. Il questionario che Itaca ha proposto al personale è stato redatto sulla base del modello succitato da una laureanda in sociologia, Silvia Martin, che collabora con noi al progetto e dalla sua docente dell’Università Bicocca di Milano. Per la somministrazione on line del questionario ci siamo appoggiati ad una piattaforma esterna Reactweb, per garantire l’anonimato ai compilatori ed essere facilitati nella rilevazione dei dati. Inoltre sono stati selezionati alcuni servizi presso i quali Silvia, dopo essersi accordata con il coordinatore, si è recata personalmente, in modo da riuscire a rilevare un numero più consistente di questionari e darci una

fotografia più precisa di alcuni servizi. Abbiamo cercato di selezionare un campione rappresentativo che coprisse tutto il territorio in cui siamo presenti, tutte le aree produttive e tutte le tipologie (territoriali, residenziali e semiresidenziali). Lo stress collegato al lavoro è un aspetto importante da tenere presente nella gestione dei servizi di cura alla persona, Itaca ne è consapevole da sempre, ma questa indagine fornirà dati certi che permetteranno un’analisi più approfondita del fenomeno, con l’obiettivo di individuare elementi utili alla prevenzione di patologie stress lavoro-correlate ed alla promozione del benessere sul lavoro. Chiara STABILE

Quiz dicembre 2010

Valuta le tue conoscenze …e controlla le risposte

VALUTA LE TUE CONOSCENZE … e verificale con le risposte che troverai nella prossima “Gazzetta”

umido e asciutto ȿȿ Avere uno spazio adeguato per i momenti di pausa

Individuiamo i pericoli negli edifici: quali di questi sono presenti? ȿȿ Irritazione delle vie respiratorie ȿȿ Lesioni provocate dalla caduta di materiale ȿȿ Fattori di disturbo, rumore, odori, fumo.

Quando è necessaria la formazione e l’istruzione: ȿȿ Per i neo assunti ȿȿ In caso di cambio mansione ȿȿ In caso di cambio mansione e luogo di lavoro/ servizio

In quale luogo o attività di quelle elencate troviamo dei pericoli? ȿȿ Accoglienza clienti, fornitori, attività di sportello ȿȿ Postazioni al videoterminale ȿȿ La presenza di fotocopiatori, stampanti laser

La formazione comprende: ȿȿ Il corso di Primo soccorso ȿȿ L’addestramento ȿȿ Il comportamento in caso d’emergenza

Quali pericoli o rischi nella mansione di parrucchiere? ȿȿ Malattie cutanee ȿȿ Malattie delle vie respiratorie ȿȿ Stress e organizzazione del lavoro Quali misure di sicurezza adottare nella mansione di parrucchiere? ȿȿ Togliere anelli e bracciali prima di iniziare a lavorare ȿȿ Fare attenzione ad alternare il lavoro in ambiente

L’istruzione comprende: ȿȿ Processi di lavoro ȿȿ L’addestramento per un nuovo strumento di lavoro ȿȿ Il corso OSS Quali diritti per il lavoratore? ȿȿ Essere consultati in merito alle questioni della sicurezza ȿȿ Osservare le istruzioni in materia di sicurezza ȿȿ Compromettere l’efficacia delle installazioni di protezione

Quiz novembre 2010

Valuta le tue conoscenze …e controlla le risposte

I maggior fattori di rischio biologico per gli operatori sono rappresentati da: ȿȿ Tubercolosi ȿȿ Sifilide ȿȿ Tubercolosi, epatite B e C, scabbia ȿȿ Scabbia e tubercolosi

La via di trasmissione più frequente di un’infezione tra gli operatori è rappresentata da: ȿȿ Vettori (mosche, scarafaggi, zecche, ecc.) ȿȿ Contatto diretto (cute/cute) ȿȿ Contatti con fluidi biologici ȿȿ Tutte le precedenti


PRECISE PAROLE A chi devono essere applicate le precauzioni standard universali? ȿȿ A tutti i pazienti, di prassi, indipendentemente dalla diagnosi di ricovero e/o dalle condizioni cliniche apparenti ȿȿ Ai pazienti con diagnosi di epatite virale ȿȿ Ai pazienti con tosse persistente e catarro ȿȿ Solo ai pazienti privi di coscienza Qual è stata la causa determinante della riduzione del numero di infezioni da epatite B? ȿȿ L’introduzione dell’obbligo dei DPI (dispositivi di protezione individuale) ȿȿ L’introduzione della vaccinazione per gli operatori ȿȿ A e b ȿȿ La riduzione della percentuale di soggetti infetti fra gli ospiti

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Qual è la modalità principale di diffusione della scabbia? ȿȿ Per contatto diretto ȿȿ Per via aerea ȿȿ Attraverso fluidi biologici ȿȿ Tutte le precedenti Che cosa prevede la normativa sull’alcol e lavoro? ȿȿ Il divieto assoluto di consumo di alcolici durante il lavoro ȿȿ Il divieto assoluto di consumo di alcolici durante e dopo il lavoro ȿȿ Il divieto assoluto di consumo di alcolici solo ai pasti ȿȿ Il divieto assoluto di consumo di alcolici solo nei luoghi di lavoro. Evidenziate le risposte esatte …

Precise Parole di Giovanni Gustinelli

Capitolo primo Ma una pennellata di sesso la vogliamo dare? Dovete perdonarmi se cito testualmente Tognazzi da Amici Miei di Mario Monicelli ma ognuno di noi ha i propri riferimenti culturali che è inutile tentare di occultare perché essi affiorano, ineluttabilmente ed inesorabilmente, alla superficie. La lettura che vi propongo in questo numero segue la pista della gola per arrivare fatalmente al sesso. Dalla fantastica ricetta del risotto alla milanese di Carlo Emilio Gadda, ricetta per palati fini sia letterari che da buongustai, a ricette che soddisfano senz’altro le esigenze di palato ma che stabiliscono un rapporto di complicità con il lettore nell’atto “criminoso” della conquista amorosa, perché è li che si vuole andare a parare …non si sa di nessuno che apiedinudi.splinder.com sia riuscito a sedurre con ciò che aveva offerto da mangiare; ma esiste un lungo elenco di coloro che hanno sedotto spiegando quello che si stava per mangiare... La citazione si trova nella quarta di copertina di Ricette immorali (Recetas inmorales) diManuel Vázquez Montalbán (Barcellona, 14 luglio 1939 – Bangkok, 18 ottobre 2003) scrittore di caratura mondiale con qualifica di insigne gastronomo. In qualche occasione sarete senz’altro incappati nella

lettura di qualche singolare avventura di Pepe Carvalho, il personaggio mitico creato dalla penna di Montalban, investigatore privato, colto e libroclasta (brucia i libri nel caminetto di casa), gourmet di gran classe, e acuto solutore di misteri. Consiglio, dello stesso autore, Galindez (imperdibile!) che narra delle vicende di Jesùs de Galindez, rappresentante del partito nazionale basco in esilio, che viene rapito a New York, torturato e infine assassinato per ordine del dittatore di Santo Domingo, Rafael Trujillo. Hado Lyria che ha tradotto e curato il volume definisce il romanzo un disincantato ‘elogio della resistenza’. Da segnalare inoltre: Io, Franco coraggiosa biografia affidata al personaggio Marcial Pombo comunista e appartenente a una famiglia di antifranchisti perseguitati, a cui paradossalmente viene proposto di scrivere la biografia in prima persona del generale Franco. Dopo i primi tentennamenti, lo scrittore accetta e ne approfitta per fare di questa autobiografia un’opera di feroce critica, di riflessione polemica sulla persona e sull’operato del dittatore. Ma torniamo alle ricette che rappresentano il vero focus del nostro interesse. Gustatevi pure la lettura dell’introdutopnews.in zione ma poi… si brandiscano pentole e padelle, sedani e controfiletti, si accendano i fornelli, si triti il prezzemolo si macini il pepe e si indossino i grembiali: spignattate gente, spi-


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PRECISE PAROLE

gnattate! Non sono a conoscenza se le ricette funzionano (mento sapendo di mentire) ma credo che valga la pena cimentarsi, perché ricco sarà il conseguente premio e, se per imperizia o per malasorte dovesse andare buca, vi rimarrà una splendida tavola imbandita (non detestabile come consolazione). Prima di consegnarvi alla lettura, una citazione di Isabel Allende mentre dava vita ad Afrodita, storie di incontri -su carta- tra eros e gusto: …Mi pento di tutte le diete, dei piatti deliziosi rifiutati per vanità, così come mi pento di tutte le occasioni di fare l’amore lasciate andare per occuparmi di faccende in sospeso o per virtù puritana… Buona lettura, buon appetito e… Ricette immorali Compilare una serie di ricette e chiamarle immorali richiede qualche spiegazione, non eccessiva, per non mettere il lettore nella scomoda e ingiusta situazione del commensale a cui si offrono masticate persine le immoralità. Potrebbero essere cento, mille, un milione... tutte le ricette possibili. Innanzi tutto bisogna chiarire che la morale non è un valore assoluto bensì relativo e che di conseguenza anch’essa è immorale. Ognuna di queste ricette è una scommessa su un’altra morale possibile, su una morale edonista alla portata di coloro che credono in una felicità immediata, basata sull’uso e persine sull’abuso di saggezze innocenti: saper cucinare, saper mangiare, cercare di imparare ad amare. Ogni ricetta proviene da un’immoralità diversa: alcuni le hanno pensate per quattro persone, altri per sei, altri ancora per otto. È l’ipocrisia della ricetta familiare che può finir sempre con un pizzicotto o una siesta. Ma tutte si possono adattare al numero due. Due commensali, tre al massimo. Da questo numero in poi l’immoralità può diventare una gita in torpedone. Dobbiamo inoltre riflettere sul concetto di piacere. Tutti i piaceri sono goduriosamente immorali, perché solo la sofferenza è morale. Come disse Tommaso da Kempis nella sua Imitazione di Cristo Siamo nati per soffrire E la questione diventa tanto più immorale quando bisogna sommare o combinare due piaceri così definitivi come il mangiar bene e far bene l’amore. Non sto cercando il pelo nell’uovo a una presunta cucina afrodisiaca inesistente, ma di concepire il mangiare in compagnia come una situazione afrodisiaca di per sé, soprattutto quando la buona chimica del cibo coincide con la buona chimica dei commensali. Mangiare bene, e bere ancor meglio, rilassa gli sfinteri dell’anima, sconvolge i punti cardinali della cultura repressiva e prepara alla comparsa di una comunicabilità che non va sprecata. È con questa filosofia che presento le mie ricette immorali, come un pretesto per una nuova situazione liberatoria. In ciascun caso esiste qualche relazione tra la ricetta scelta e la situazione erotica che propongo. Come esistono associazioni di idee, esistono pure le associazioni commestibili tra quanto offre il piatto e quanto offre il letto.

Per esempio, sarebbe del tutto sconsigliabile cercare di mettere insieme una fetta di lonza di maiale impanata servita con le mele e una partner bionda, con carni molli e denti radi. Questo tipo di partner è la fine del mondo con del fegato di pollo gratinato e spinaci mangiati con un po’ di svogliatezza. È possibile notare in questo ricettario commentato che, Rnbjunk.com talvolta, cerco di andare oltre i rapporti maschio-femmina, e non perché non creda nelle donne, ma perché ritengo legittimo supporre altre relazioni, legittimate dalla realtà sociale. Poiché nella società esiste una sessualità omosessuale, sarebbe assurdo supporre che le associazioni gastronomico-sessuali debbano essere solo tra eterosessuali. Ho compiuto un coscienzioso sforzo di immaginazione e di verifica per offrire varianti omosessuali relative a ricette che possono essere specificamente omosessuali. Sarebbe possibile addirittura stilare un elenco dei prodotti più adatti a una cucina omosessuale, e in seguito specificare quali siano più adatti a coppie omosessuali maschili e quali a coppie omosessuali femminili. Ma lascio questo compito agli specialisti dell’anima e del cor po; ogni chiesa ha i suoi dottori, che saranno più bravi di me a capire il loro latino e il loro miserere. Tuttavia sarebbe ingiusto non rendere omaggio agli omosessuali per le battaglie compiute per conquistare l’ingresso degli uomini in cucina. Se è stata eroica la lotta delle donne per diventare comandanti, gendarmi, guardia civil o campionesse di lotta libera, non è stata da meno quella degli uomini per ottenere il permesso di entrata nelle cucine domestiche. Sospetto addirittura che più di un uomo abbia fatto le proprie scelte sessuali, sia per via onanistica che per via gay, allo scopo di diventare il vero padrone della sua cucina. La saggezza popolare femminile ha tratteggiato l’uomo che si caccia in cucina come un essere effeminato e sospetto. Ma sostengo che gran parte della tenerezza culinaria legata alla comunicazione è stata conquistata dagli omosessuali nelle loro cucine. Piatto preferito dei pionieri gay fu la vichyssoise, senza che si conosca del tutto il motivo di questa predilezione per la cosiddetta “regina delle creme fredde”, forse dovuta all’ambiguità fondamentale conCineocchio.altervista.org ferita a questo piatto dal sale di sedano e dal sedano stesso in quanto pene vegetale con lingue protettrici di un cuore intimo e bianco. È ovvio che tutte le ricette che propongo sono arbitrarie, scelte dal mio arbitrario punto di vista: non a caso lo scrittore è un arbitro che decide ossessioni e parole. Molte di queste ricette si possono assaggiare nei ristoranti. Altre appartengono alla storia della gastronomia, più che alla sua realtà attuale, come il Limoso Oreiller de la Belle Aurore, di Brillat-Savarin. Tuttavia, poiché sono un fanatico della “restaurazione” e dei “restauratori”, vorrei inculcare l’abitudine di cucinare per raccogliere in seguito i frutti dell’amore o le sue sessualità, o dell’amore le sue ses-


PRECISE PAROLE sualità, che non è la stessa cosa. Perciò il lettore coglierà di continuo la proposta o la supposizione che debba affaccendarsi tra pentole e tegami prima di farlo tra le lenzuola. Non si tratta soltanto di efficacia persuasiva, pur sapendo che è assai difficile rifiutarsi a chi ha passato quattro ore a spentolare per te, senza esservi costretto dall’epistola di San Paolo Apostolo o dalla divisione del lavoro domestico. Perchè, inoltre, è cucinando l’elisir che si controlla l’intero processo, e il piacere ottenuto al suo compimento sarà senz’altro maggiore. Tenuto conto dell’ondata di conservatorismo morale domi nante mi vedo costretto a dichiarare, e dichiaro, che nessuno di questi piatti è portatore di AIDS, e consiglio quindi di mangiarli senza preservativi spirituali. Sempre a motivo di questa nuova moralizzazione galoppante, tipica di periodi di crisi economiche e paure sociali, è possibile riscontrare in questo libro l’intenzione di fomentare l’adulterio, l’infedeltà e l’aberrazione, ma non è questa la sua intenzione. Si potrà sostenere che non vi appaiono ricette o situazioni che descrivano rapporti amorosi stabili per non dire poi di quelli matrimoniali. Per quanto riguarda le coppie stabili o i coniugi molto convenzionali, sospetto che la loro sessualità sia qualcosa di eccezionalmente ludico legata a periodi o feste di precetto, e di conseguenza li associo quasi per fatalità ai Dessert. I dessert, soprattutto la pasticceria, sono ciò che sessualizza di più, e meglio, le coppie dalla morale irreprensibile, dopo aver esaurito la vecchia risorsa di andare all’estero a vedere un film a luci rosse, esaurita perché i film a luci rosse si possono vedere ormai a qualsiasi ora e ovunque e hanno perso il loro essenziale sapore di frutto di celluloide proibito. Su questa scia sono senz’altro da consigliare le banane, perché in esse il rapporto tra significante e significato, contenitore e contenuto, è direttamente referenziale. Nove mariti su dieci a cui l’onesta moglie ha offerto un dessert di banane flambées hanno colto una diretta provocazione sessuale. Come provano certe statistiche che ho letto una volta, in un certo posto, non so bene quando. Riso con le vongole 1/2 chilo di riso 1/2 chilo di vongole sgusciale 2 spicchi d’aglio 1 peperone verde prezzemolo tritato 1 dl di olio 1 l e 1/2 di brodo di verdure sol piccola.spaces.live.com

Versate l’olio in una casseruola di terracotta, insieme al peperone verde tritato, in modo che si ammorbidisca un po’. Subito dopo aggiungete il trito d’aglio, il riso e le vongole ben lavate. Quando il riso e le vongole cominciano a imbiondire, coprite il tutto con un po’ di brodo. Aggiungete una buona quantità di prezzemolo tritato. Versate il resto del brodo (tre volte la quan­tità del riso), cuocendo il tutto a fuoco vivo per 20 o 30 minuti. Quando il riso è quasi pronto, ritiratelo dal fuoco e lasciatelo riposare per 5 minuti.

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Piatto aromatico a cui poco aggiunge la base neutra del riso e lo scontro ambiguo con le vongole. Ma, che aromi! È un piatto che va annusato in modo profondo, ampiamente, con il naso che volteggia sulla patria biancoverde e morbida del riso e del prezzemolo. Piatto da cena in veranda, quando il crepuscolo affaccia il suo capo bifronte di sole e di luna, “capvestre” (capovespero) lo chiama una lingua civile come il catalano. Da cena in veranda biancomalva con vetrate precise affacciate sul Mare del Nord, o da cena in una veranda liberty aperta in mezzo a un’esplosione di imprecise piastrelle di maiolica che guarda il Mediterraneo. Si può anche fare con le telline, schifosamente piene di sabbia, ma economiche; e consente di apprezzare il naso del partner, appendice, all’apparenza, di scarso rilievo erotico ma che tanto ne ha nella pratica. Spaghetti alla Checca arrabbiata (Per 5 persone) 500 g di spaghetti 1 testa d’aglio 4 o 5 peperoncini secchi piccanti, piccoli 1 pomodoro fresco schiacciato erbe aromatiche, soprattutto origano sale, pepe, formaggio grattugiato olio di oliva

Cuocere gli spaghetti e scolarli. Nel frattempo soffriggere in olio caldo i peperoncini, l’aglio e, molto leggermente, anche il pomodoro, che deve essere poco più che scottato. Condire gli spaghetti con il pepe e le erbe aromatiche. Ricoprirli con la salsa così preparata in una padella molto calda, e mescolare il tutto con un po’ di formaggio grattugiato. È indispensabile che il pomodoro venga appena appena scottato. Questo piatto maschilista, universalizzato da Ugo Tognazzi, non deve venir letto, vale a dire interpretato, come piatto eccitante per via del suo nome, della sua origine o dei suoi legami culturali. A quanto pare fu inventato da un omosessuale incavolato con l’amico, a cui volle far conoscere il fuoco dell’inferno nascosto dagli spaghetti. Può darsi che l’inventore abbia calcato la mano con le dosi di peperoncino, ma la ricetta ingentilita da Tognazzi è diventata una squisita dimostrazione che, con la pasta, qualsiasi ingrediente raggiunge un risultato magico di autentica mutazione qualitativa. Si tratta comunque di un piatto pieno di freschezza (pomodoro quasi crudo, erbe) e di aggressione, come eccitanti morsi al palato (il peperoncino e l’aglio). Delizioso piatto estivo da mangiarsi con pochi indumenti ad dosso. Una di quelle ghiottonerie che gli umani possono mangiare in costume da bagno senza nemmeno la canottiera. Mangiare nudi, tranne alcune eccezioni, è volgarità che andrebbe punita con l’autopsia del trasgressore per mettere allo scoperto i canali segreti attraverso i quali il cibo, da anima, si trasforma in corpo.


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La Gazzetta | Dicembre 2010 Assenti le attività di recupero, pessime le condizioni

Gli Opg sono “disumani” (4)

Sopralluoghi della Commissione parlamentare negli Opg Roma

Pubblichiamo la quarta puntata delle relazioni successive ai sopralluoghi da parte della delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale negli Opg italiani. (fdp) Relazione sul sopralluogo effettuato in data 22 luglio 2010 presso l’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino (Fi) Una delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale, composta dal Presidente Sen. Ignazio R. Marino, dalla Sen. Donatella Poretti, dal Sen. Daniele Bosone e dal Sen. Michele Saccomanno, assistita dal consigliere parlamentare Dott. Silvio Biancolatte, dal coadiutore parlamentare sig. Giampiero Bistoncini, dall’assistente Sig.ra Francesca lachetti, dai consulenti Dott. Lorenzo Sommella e Dott. Luca Tarantola, dai componenti il nucleo di polizia giudiziaria della Commissione Lgt. Gaetano Caggiano, Mar. Ca. Claudio Vuolo e Mar. Ca. Massimo Tolomeo, in data 22 luglio 2010, con la collaborazione di personale del N.A.S. Carabinieri di Napoli e Firenze, ha effettuato un sopralluogo presso gli Opg di Napoli e di Montelupo Fiorentino (Fi). OSPEDALE PSICHIATRICO GIUDIZIARIO DI MONTELUPO FIORENTINO Successivamente, la delegazione della Commissione si è recata presso l’Opg di Montelupo Fiorentino (Fi) con sede in viale Umberto I n.64. L’Opg occupa la Villa Ambrogiana, composta da Villa medicea, adibita a direzione, servizi ed alloggi per la polizia penitenziaria e due padiglioni per la detenzione dei malati psichiatrici, denominati seconda

sezione e terza sezione. Al momento del controllo sono ospitati circa 170 pazienti. I due padiglioni che ospitano gli internati si presentano con evidenti carenze strutturali, documentate anche con riprese fotografiche e filmate, dovute anche alla vetustà degli edifici. Sono state notate estese macchie di umidità a soffitti e pareti, intonaci scrostati e cadenti in vari punti; le celle anguste ed in alcuni casi fatiscenti; i servizi igienici di alcune celle sono risultati sporchi, con urine sul pavimento e cattivo odore. L’edificio denominato terza sezione è parzialmente agibile per lavori di ristrutturazione attualmente in corso. Al piano terra denominato reparto Pesa sono attive tre celle con 11 internati in osservazione più problematici, 6 posti occupati nella prima cella e le altre due celle occupate dagli altri 5. Al primo ed al secondo piano rispettivamente denominati reparto Arno e reparto Torre, sono presenti le camere detentive. Il regime di apertura dalle 08:15 alle 18:00 con chiusura temporanea prevista alle ore 15:30- 16:15. La seconda sezione reparto ambrogiana è caratterizzata da un regime a celle aperte dalle ore 08:30 alle 21:00 ininterrottamente. Gli internati ivi presenti, nel suddetto arco temporale, godono della massima libertà di movimento all’interno ivi compresa la sala ritrovo e il cortile interno. Anche detto padiglione è in fase di ristrutturazione con alcune celle già ultimate. All’interno dell’istituto sono presenti numerosi spazi all’aperto: un campo da calcio, un’area verde. Durante il sopralluogo sono stati controllati gli armadietti farmaceutici compreso i farmaci a base di sostanze stupefacenti e la relativa registrazione: in merito non sono state riscontrate violazioni. Nel corso del controllo è stata acquisita copia del documento riportante l’organizzazione del servizio sanitario datato 21 maggio 2010. Fonte: Forum Salute Mentale

gonews.it


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AREA disabilità

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RICERCA PERSONALE

Ricerchiamo per Comunità Handicap zona Udine Addette/i all’Assistenza all’Handicap • Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

AREA minori Ricerchiamo per Servizi Educativi zona Pordenone Educatrice/ore • Si richiede: Laurea in scienze dell’educazione o psicologia, esperienza nei servizi educativi territoriali con minori con disabilità; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Ricerchiamo per Servizi Educativi Ambito di Latisana (UD) Addetta/o all’Assistenza • Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima nei servizi assistenziali; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.

AREA SALUTE MENTALE Ricerchiamo per Comunità Psichiatriche zona Udine Operatrice/ore Psichiatrica/o • Si richiede: Qualifica, diploma o laurea settore socio assistenziale ed educativo, esperienza minima nella salute mentale; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: ccontratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Ricerchiamo per Comunità Psichiatrica Maniago (PN) Operatore Psichiatrico • Si richiede: Qualifica, diploma o laurea settore socio assistenziale ed educativo, esperienza minima nella salute mentale; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Ricerchiamo per Comunità Psichiatrica Portogruaro (VE) Operatrice/ore Socio Sanitaria/o • Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario, esperienza minima nella salute mentale; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; full time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.

Ricerchiamo per Comunità Psichiatrica Portogruaro (VE) Infermiere/i Professionali • Si richiede: Laurea Scienze Infermieristiche o diploma Infermiere Professionale; iscrizione IPASVI, esperienza minima nella salute mentale; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; full time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale. Le domande di lavoro vanno inviate ad uno dei seguenti recapiti: Cooperativa Itaca - Ufficio Personale 1. 2. 3. 4.

Vicolo Selvatico n. 16 - 33170 Pordenone e-mail: ricerca.personale@itaca.coopsoc.it Telefono: 0434-366064; Fax: 0434-253266

Redazione: Fabio Della Pietra - Cooperativa sociale Itaca Impaginazione / Grafica: La Piazzetta Cooperativa Sociale - Trieste Stampa: Rosso Grafica&Stampa - Gemona del Friuli (Ud) Numero chiuso il 7 dicembre alle ore 12.30 e stampato in 1200 copie


te e a tutti t u t a Felice Natale e Buon Anno Nuovo

I bambini chiedono “pace e fratellanza” Il Coro degli Angeli dell’Arca di Noè


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