La Gazzetta
Mensile d’informazione delle Cooperative Itaca, L’Agorà e La Piazzetta - n°1 - Gennaio 2011
Speciale Amori boliviani
Itaca 10 anni di comunicazione sociale Legacoop Pn: Bilancio di un anno difficile Valori e comportamenti per il “territoriale anziani”
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La Gazzetta | Gennaio 2011
articolo di fondo
L’informazione di Itaca compie 10 anni (2001-2011)
Una favola di comunicazione
Ovverossia come, a suon di far esplodere gli alambicchi, alla fine la si imbrocca giusta Pordenone Spesso le scelte innovative nascono un po’ per caso. Ad esempio - ab origine - quando un apprendista storico finisce per necessità (dopo aver fatto l’insegnante di musica, il postino, il commesso dell’Inail, l’operaio vetraio, il bigliettaio di Cinemazero, il rilevatore statistico per la Cgil - in nero! - il correttore di bozze per una casa editrice, l’animatore di centri estivi... ed un sacco di altre cose agratis, per la causa: rispetto a Bohumil Hrabal mi mancava solo l’aver fatto l’assicuratore ed essere iscritto al Partito Comunista Cecoslovacco) a fare il cooperatore sociale, non scordando la passione giovanile per i volantinaggi e la coscienza che, se non si spiega cosa si fa, gli altri non capiscono e pensano (nell’ordine): che “fai volontariato”; che “sei una Dama di San Vincenzo”; che “tieni una massa di smandruppati in un salone a rigirarsi le dita”; che “tanto è impossibile che facciate un cazzo di utile”; che “metti i «matti» a gestire gli asili nido”; che “sbatti chi non sta in piedi su per le armature di un cantiere”, che “nelle tue mani non metterò mai mia madre”, che “tanto voi non avete la professionalità”, che... boh?
E così, tra una vagonata di taniche di detersivo, l’aggiustamento di una monospazzola, l’impostazione dei primi servizi assistenziali (“tanto già ci pulite la scuola e la casa di riposo, potete pure assumerci il personale assistenziale o queste specie di bidelli che fanno assistenza ai bambini handicappati”); gli incontri con il sindacalista cui poni il problema delle educatrici (le famose “bidelle specializzate”!) e questo non capisce come possa incastrarle tra pulitrici e manutentori; la nuova genialata di dividere la coop sociale tra A e B; ecc. ecc., ogni tanto continui a scrivere manifestini, ad ideare giornaletti, a sentirti dire che si potrebbe fare di meglio (e poi c’è la “Qualità”!)... e tu a rimuginare: “Bravi, e quando?”. E poi (siamo sempre nella Coop Unificata, la Grande Noncello degli anni ’90, la più grande d’Italia anzi diceva l’avvocato Comis che andò fino a Quebec per parlarne, visto che lui sa le lingue e noi a stento il Taliano - probabilmente pure del Mondo Capitalistico… che la Cina non si conosce bene e comunque là sarebbe tutto enormemente più grraaande) si iniziano a scrivere dei bollettini interni, da distribuire almeno ai soci, anzi… alle socie ed ai soci, che loro (lis feminis) qui da noi sono molto di più della metà
SOMMARIO Una favola di comunicazione
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Governi, follie e delinquenza
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Legacoop Pn: Bilancio di un anno difficile
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Valori e comportamenti per il “territoriale anziani”
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Lavoro sociale e Legge 180 in pericolo
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Speciale Amori boliviani
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Benandanti, corregionali in giro per il mondo
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“Tempo Libero” riparte con rinnovato slancio
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Il Comune di Prata lancia la “Banca del tempo”
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“Promuovere la partecipazione della comunità locale”
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articolo di fondo del mondo. Bollettini redatti a singhiozzo, che escono quando si può, anzi quando gli operatori che metti a fare animazione e comunicazione ed a scrivere (così tu finalmente puoi rilassarti – si fa così per dire – in altre cose) non vengono trasferiti, mobbizzati, delocalizzati nella neocostituita coop A… via di qui, che qui si lavora, e non c’è tempo per le cazzate! (ed infatti, di economicismo in produttivismo, qualche genio nel frattempo si è mangiato tutto il capitale della “casa madre”, e per fortuna che le socie ed i soci poi ogni tanto continuano ad agitarsi ed a rivoluzionarsi ed a cacciare presidenti e loro accoliti). E così si finisce per comunicare poco, per alimentarsi di leggende urbane e radio-gavetta, per staccare il mito dalla realtà, fino a fare uno splendido film su una realtà che non c’era più (ed ora, dopo l’ultima rivoluzione, ricomincia ad esserci: la speranza è veramente l’ultima a morire, e comunque è meglio essere diretti dalle proprie utopie che da Ingegneri e Bocconiani). Finché un giorno, dopo che hai dovuto (tu, figlio di sindacalista!) diventare il Capo del Personale (pardon, Responsabile delle RU is better), per tappare i buchi di chi gestiva prima il settore allineando sulla scaffale manuali di qualità, marketing, business, fitness, human relations, gardening, packaging, (censura) … , guadagnandoti una fama di cattivissimo perché i casini – a non gestirli – si aggrovigliano fuori di maniera e poi tocca tagliare i nodi incarogniti, invece di scioglierli… beh, un giorno qualcuno ti manda per un provvedimento disciplinare un socio. [Breve digressione: visto che il capo del personale, da piccolo, ha iniziato a leggere alternando i fumetti di Atomino su “l’Unità” della domenica – anche se il papà era socialista di sinistra – a quelli sul supplemento de “il Giorno” del giovedì – erano i tempi di Italo Pietra e dell’Eni di Enrico Mattei, che pagava il più bel giornale italiano dell’epoca – e quelli di Pfeiffer, non ancora su “Linus”, ma su “Rassegna Sindacale” della Cgil, talvolta i provvedimenti disciplinari li ho fatti nei confronti dei capi che li avevano richiesti nei confronti dei soci. Ognuno combatte la lotta di classe dov’è, con i mezzi che ha.] Beh, insomma, il problema del Nostro – a parte l’essere capellone che eranocazzisuoi e comunque l’unica osservazione era che non-erano-più-gli-anni-’70, ma comunque era una valutazione estetica e, morti Zdanov e Togliatti, ognuno si acconciasse come vuole – era che avrebbe mandato a quel paese un’assistente sociale coordinatrice di Ambito Socio-Assistenziale. Roba da medaglia: praticamente una prova rituale di superamento dell’adolescenza, che neanche i riti delle tribù indoamericane delle Grandi Praterie. Investigando un po’, ho verificato che il Nostro era pure un recidivo, avendo scacciato tempo addietro il GigiDiMeoCheNonSeiAltro da un centro estivo, mancando il suddetto mezzobusto-tuttorazzista delle debite liberatorie dei genitori per la ripresa delle immagini dei bambini. Anche in questo caso, più che valutare
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la serietà del comportamento, diciamocelo pure, “me rideva anca el cul”. Scopro infine che il Suddetto (il socio, non il nazileghista padano-terrone D. M. Guardascione) è pure assessore comunale, e per di più alle Politiche Giovanili, anche se la cooperativa – nel solito impeto di correttezza – lo ha mandato a lavorare al di fuori non solo del “suo” comune, ma perfino – la cautela non è mai troppa – dell’intero Ambito Socio-Assistenziale di residenza. [Però: in un’epoca in cui il sindaco di Roma ha assunto parenti amici e conoscenti tra comune e municipalizzate, esistono ancora cooperative che sono così rigoriste e trasparenti: E SIAMO NOI!!!]. Ed a questo punto esco per i corridoi bestemmiando in modo colorito, a testimonianza del fatto che, anche se da tre generazioni la mia famiglia è dedita ad attività industriali o di servizio, i bisnonni erano contadini (e non urlavano perché fossero ineducati – che anzi erano cattolicissimi, almeno loro – ma perché provate voi a dire alla Celestina che tira l’aratro che deve girare a destra, sottovoce e con parole dolci, che sennò ti sradica la vigna). “Perdincibacco, ma da noi gli assessori, invece che fargli le marchette, li licenziamo pure? Ma qualcuno, qui, li legge i giornali e guarda la Tv? Ma lo sapete che, fuori di questa cooperativa-nella-quale-abbiamorealizzato-il-Socialismo-e/o-il-ParadisoTerrestre, c’è tutto un mondo con valori, discussioni, modi di vivere, relazioni, ecc. ecc.???”. Insomma, visto che il Nostro è lì disponibile e - almeno lui, che a me mancava ancora qualche migliaio di pagine per finire la tesi - si era laureato in Stregoneria dell’Età Moderna, il primo allievo del
Gian Luigi Bettoli e Fabio Della Pietra
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articolo di fondo
Grande Andrea Del Col esperto italiano di Inquisizione, Eresie ed altri Stragi Cattoliche, lo nomino sul campo Addetto Stampa (ovviamente part-time , che soldi non ce n’è mai). Che poi non si sapeva che cosa fosse, se non mettersi a scrivere tutto quello che bisognava scrivere come cooperativa, senza sapere esattamente come. Visti i titoli acquisiti con la cacciata dai nostri paraggi del Di Meo G., stabilire le relazioni con il vasto mondo della Stampa e dei Mass-Media è stato il primo passo. Fu così che nacque il mito di FDP, il Primo Addetto Stampa della Cooperazione Sociale Italiana. E, per fare confusione, ci è arrivato pure dalla psichiatria il Maestro José Alberto Chicayban Monteiro de Castro, musicista bilaureato, implacabile critico delle ingenuità del primo Levy-Strauss, correttore di tre passaggi dell’armonizzazione del motivetto di uno sconosciuto operaio autodidatta belga, tale Pierre Degeyter (“L’Internazionale”) e fondatore del PéTé di Lula (pure lui, a dispetto dei giornalisti italiani, che a chiamarli giornalisti viene la pelle d’oca, con un nome da nobile: Luiz Inácio da Silva. Lula è il nome di battaglia che si è guadagnato sul campo, guidando gli scioperi degli anni ’80 degli operai metalmeccanici del triangolo industriale “ABC” di São Paulo do Brazil, mettendo in crisi la dittatura militare). Praticamente, tra i culti afrocubani cari al nostro etnomusicologo brasiliano, le stregonerie di Fabio ed il mio socialcomunismo, l’ufficio – nel frattempo catalogato dagli EDQ (= esperti di qualità) come “Risorse umane e comunicazione” – era diventato una specie di corte dei miracoli dedita a pratiche e riti eterodossi sempre più esclusivi. Per fortuna che poi ci hanno messo insieme l’Emanuele Ceschin, coi suoi Tomi Sociologici Tridentini ed il rude buonsenso di chi sa mescolare la malta, che sennò chissà dove finivamo. Lasciamo da parte Albertinho, spedito – novello Pifferaio di Hamelin – a Stimolare Musicalmente le più diverse contrade, ridando l’udito ai sordi e le gambe ai vetusti ballerini di un tempo, oltre che a replicare i Tambours du Bronx ad Udine ed altre mirabilia ancora, per concentrarci sull’Ufficio Stampa. Che ormai produce da un decennio un giornale che oggi diffonde un migliaio e mezzo di copie ogni mese (praticamente, credo, le vendite del “Gazzettino” in provincia di Udine e quelle del “Messaggero Veneto” in provincia di Pordenone. Il che poi è anche troppo, per un giornale che si ostina a chiamarsi “Veneto” in una Regione Autonoma che si chiama “Friuli Venezia Giulia” dai tempi della Costituzione Repubblicana scritta nel 1947). Il Nostro pure tempesta un indirizzario di “qualche” migliaio di recapiti di posta elettronica, vastità che molte altre agenzie informative ci invidiano. E che è costato una fatica immensa per mettere insieme i dati, aggiornarli, sistematizzarli, organizzarli in liste di distribuzione (con la complicazione eterna che,
ogni volta che pensi sia finita e si avvicini la meta, arrivano quei demoni degli informatici a dirti che “si cambia programma”: e poi dicono che gli stregoni erano proiezioni paranoiche degli inquisitori…). Così si è arrivati a risultati che, nella carriera di un giornalista (pagato da cooperatore sociale: praticamente oggi solo i giornalisti de “il manifesto” sono così – diciamo - egualitari), sono delle belle tappe. Tipo: essere il primo cooperatore sociale-giornalista assunto (precarissimamente) da un quotidiano, invece che il contrario; finire agratis, senza nessun pagamento come-fan-tutti-gli-operatori-del-settore, fra i titoli delle notizie delle Tv, anche dell’ufficioso e blindato GR regionale; diventare la “bestia nera” della signora Burani-Procaccini e del suo psicologo-psicoterapeuta-clericale (cioè l’indirizzo cui gli autori della più famosa proposta di controriforma psichiatrica prima del Cicciòli-psichiatra-di-cortedel-Berluska inviavano i loro messaggi-civetta). E poi una miriade di notizie e notiziole che appaiono qua e là nei vari organi di informazione, grazie alla riproduzione circolare dei comunicati stampa. E che contribuiscono a quel fenomeno tutto pordenonese per cui, se uno ti cerca e non sa la strada, dopo un po’ gli rispondono: “vada a destra, poi a sinistra, poi – sa – dove c’è Itaca, dovrebbe essere là nei paraggi”. Per cui ogni iniziativa delle cooperativa diventa notizia, e spesso quello che ci diciamo tra di noi diventa dibattito ed opinione pubblica. Sempre poco, rispetto a quello cui ambiremmo di arrivare. Sempre di più di tutto quanto produca il settore cooperativo sociale nel suo insieme, come dimostrano le statistiche diligentemente realizzate dalla nostra Amministrazione Provinciale. Fino alla costituzione di un consorzio regionale di coop sociali di inserimento lavorativo che non fa pulizie, non fa manutenzioni, non scarica camion, ma fa: comunicazione. Il Consorzio Hand, di cui Itaca fa parte, grazie proprio all’esperienza del suo ufficio stampa e che, pur non avendo oggi di fatto ancora una vera e propria struttura organizzativa, ha già capitalizzato, nel corso del 2010 e grazie alla collaborazione con Cosm ed Astercoop, un bel fatturato con l’appalto degli stampati della sanità regionale. Alla data attuale attorno al milione e mezzo, realizzato da cooperative piccole, se non microbiche. Che poi non ci si venga a dire che l’immateriale è un lusso e non produce lavoro. Gian Luigi BETTOLI Presidente di Legacoopsociali Fvg
Post scriptum Per chi non lo sapesse, Gian Luigi Bettoli, all’epoca dei fatti (gennaio 2001), era presidente di Itaca, incarico che ha ricoperto ininterrottamente dal 1992 al 2001 (ndr).
EDITORIALE
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Governi, follie e delinquenza Pordenone Il panorama economico non è dei migliori, il welfare è ormai agli sgoccioli. La sanità rischia il collasso. Sono stati tagliati addirittura gli assegni di accompagnamento per i disabili. Scuole, università, ricerca, cultura, tutto brucia nel falò della così detta crisi. Una Finanziaria pesantissima taglia l’essenziale. Nonostante ciò, lo Stato Italiano si appresta ad acquistare dagli Stati Uniti 131 caccia bombardieri F-35 fantascientifici Joint Strike Fighter ad un costo di 15 miliardi di euro. Contento il ministro della Difesa berlusconiano, La Russa (autore peraltro di un progetto pacifista che consiste nel vestire le scolaresche in maniera militare, portarle in caserma a provare il brivido di sparare ai bersagli – il così detto Progetto Balilla). Paradossalmente contento anche l’ex ministro della Difesa, Parisi, alla così detta opposizione: - “L’Italia deve onorare gli impegni internazionali”. Insomma, tutti felici con l’arrivo di questi giocattoli bellici di alta tecnologia. Infatti, l’Italia è stata uno dei finanziatori del “Progetto F-35”: “oltre agli Stati Uniti, il principale cliente e finanziatore, hanno contribuito anche Inghilterra, Paesi Bassi, Canada, Turchia, Australia, Norvegia e Danimarca con un totale di 4375 miliardi di dollari nella fase di sviluppo. Le nove nazioni partner principali prevedono di acquistare più di 3100 esemplari entro il 2035” (i cacciatori di “bufale” sono pregati caldamente di rivolgersi alla pagina di Wikipedia per verificare l’informazione: http://it.wikipedia.org/wiki/ Lockheed_Martin_F-35_Lightning_II). Solo il governo nord americano intende acquistare un totale di 2443 aerei per un costo di 323 bilioni di dollari, rendendolo il programma della difesa più costoso di sempre. Nel mese di giugno 2010 i costi del Progetto F-35 sono lievitati del 65%. Il costo medio di ogni aereo è aumentato dell’81%, da 62 miliardi di dollari a 112,4 mettendo insieme ricerca, sviluppo e produzione. Riguardo l’ultima voce, il costo è lievitato dell’85% passando da 50 a 92,3 miliardi di dollari per ogni giocatolo. Viva la crisi! Non avevano concesso un Nobel della Pace al presidente Obama o mi sbaglio? A cosa può servire un caccia F-35 Joint Strike Fighter? Serve a tre finalità, nessuna delle tre c’entra con altri scopi oltre la distruzione sistematica di bersagli strategici: “supporto aereo ravvicinato, bombardamento tattico e missioni di superiorità aerea” (vedere la scheda in Wikipedia relativa al Lockheed Martin F-35). Considerando il sistema integrato dei “finanziatori” con gli Stati Uniti, sicuramente saranno utilizzati per dare supporto alle operazioni di conquista e occupazione militare di paesi come l’Iran (nitido bersaglio di turno, il nuovo Iraq da devastare per l’appropriazione del petrolio e altre risorse). Insomma, i 131 caccia bombardieri F-35 sono una spe-
sa importantissima per l’Italia, che non può rimanere al di fuori delle follie. Era a quello che il “dotto” Parisi si riferiva quando diceva che l’Italia deve onorare i suoi impegni. Possono raccontare storielle a chi vogliono, ma diventa difficile trovare una scusa per l’acquisto di 131 caccia bombardieri in un periodo come quello nel quale viviamo. Sul sito di Virgilio (fatto, in verità, alquanto esotico se pensiamo all’atteggiamento filo berlusconiano dei ragazzi di Tim, proprietaria di Virgilio), troviamo un interessante confronto di costi e impariamo che i 15 miliardi di euro per l’acquisto dei 131 F-35 potrebbero finanziare le seguenti azioni… Equivalente di 15 miliardi di euro complessivi del progetto F-35: 1. Apertura di 3000 asili nido - 1 miliardo - 50000 famiglie - posti di lavoro creati: 20000; 2. Messa in sicurezza di 1000 scuole - 3 miliardi 380000 studenti - posti di lavoro creati: 15000; 3. Installazione di 10 milioni di pannelli solari - 8,5 miliardi - 300000 famiglie - posti di lavoro creati: 80000; 4. Indennità di 700 euro per sei mesi ai precari con reddito inferiore ai 20000 euro che perdono il lavoro -2,5 miliardi - 800000 persone; o in alternativa a quest’ultima... Ricostruzione dell’Aquila (centro storico, 5000 case, ospedale e casa dello studente) - 2,5 miliardi - 30000 persone - posti di lavoro creati: 2000! Un unico aereo F-35 Joint Strike Fighter costa l’equivalente di 20 treni o 5 Canadair per il servizio antincendio! Ai tempi della presidenza di Gerald Ford (quello che si diceva sarebbe stato il predecessore di Lassie al governo degli Stati Uniti perché peggio sarebbe impossibile – tuttavia abbiamo dovuto ricrederci perché poi è arrivato Reagan, con il cervello certamente meno brillante del simpatico cagnolino), una tale aveva cercato di sparargli ed era stata bloccata da un esercito di membri del servizio segreto della sicurezza presidenziale. Ricordo che mentre la polizia trascinava l’improvvisata attentatrice (seguace di Charles Manson, l’assassino di Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski), la stampa aveva sentito urlare la povera donna: - Il Governo è il crimine organizzato! Se pensiamo alle azioni degli Stati Uniti, alle ultime faccende di Wikileaks e alle ultime notizie relative alla compra-vendita di politici al Parlamento Italiano durante l’episodio della fiducia al governo Berlusconi, risulta difficile non credere alla perfetta salute mentale di quella tizia, nonostante tutto. Alberto CHICAYBAN
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Legacoop in provincia di Pordenone
Bilancio di un anno difficile Ma non inutile per la cooperazione
Udine
territorio – hanno sede legale nelle province limitrofe, ma La cooperazione non vive di fondi sede operativa fondamentale in pubblici (per altro ormai ridotti al quella di Pordenone. Pensiamo solo intervento – minimo anch’esalla Coop Consumatori Nordest, so – a favore della cooperazione nata da un processo di unificasociale) ma trova la sua ragione zione nato attorno alla Cooped’esistere in una rapporto – rinrativa Operaia di Borgomeduna novato ogni giorno – tra la cree ad altre coop friulane; oppuatività prodotta dall’autogestione re alle Coop Operaie di Trieste, DEL FVenezia RIULI VENEZIAGiulia GIULIA dell’impresa da parte dei suoi che hanno aggregato storiche Friuli lavoratori-soci ed il mercato in cooperative come La Vittoria di cui le cooperative operano come Aviano e quella di Consumo di DINE soggetti attivi. Roveredo in Piano. Oppure alle cooperative di servizi In periodi di recessione, le cooperative risentono sorte all’interno degli stabilimenti dell’Electrolux e di alSALAcome CONFERENZE DEL tutte le altre aziende dei colpi della crisi. Ma utilizzano tre industrie, poi confluite in Aster Coop e Coopservice, DIPARTIMENTO MENTALEcon la Camst. Si tratta di processi di anche questi momenti difficili per differenziare, speri-DI SoALUTE la ristorazione mentare nuove attività, affrontare esperienze in nuoconsolidamento VENERDÌ 5 GIUGNO 2009 che hanno rafforzato la cooperazione vi settori. Ciò anche dando risposte ai lavoratori delle del territorio, mantenendovi solide radici. Il numero dei aziende in crisi, grazie alla promozione di nuova coolavoratori e dei soci è equivalente, se non superiore, perazione. alle altre associazioni cooperative: 4190 lavoratori ocECONDO ONGRESSO E’ una logica conseguenza del mutualismo intrinseco cupati e circa 65000 soci. all’azienda cooperativa, il fatto che questo settore regAlcune cooperative pordenonesi (pensiamo alla CooEGIONALE ga meglio di altri nei momenti di regressione econoperativa Itaca) sono seconde, per numero di occupati, mica, riuscendo talvolta a trasformare la debolezza in solo alla unità locale della multinazionale Electrolux. forza. Ma, particolare non secondario, tutto ciò AlcuneGIAN cooperative RELAZIONE DELavviene PRESIDENTE USCENTE LUIGI BETTOLIsono realtà primarie del mercato a senza toccare i diritti e le retribuzioni dei lavoratori. livello mondiale (pensiamo al mondo dell’agroalimentaSarebbe infatti contrario all’etica ed alla missione sore, con aziende come la Cantina Sociale di Casarsa delciale della cooperazione – nata per tutelare il lavoro la Delizia), altre sono oggetto di continua e crescente ed il consumo dei ceti subalterni – lo scaricare la crisi attenzione del mondo della cultura e dello spettacolo: attraverso un peggioramento delle condizioni dei propri ci permettiamo a titolo di esempio di citare il film dedisoci lavoratori. cato alla Coop Noncello, “Si può fare”, che continua ad essere rappresentato in ogni parte d’Italia, proprio per I contratti collettivi di lavoro sono il riferimento retriil suo valore esemplare. butivo e normativo minimo per i soci che, giustamenComplessivamente, se i colpi della crisi hanno rallentate, debbono veder retribuito in qualche modo il rischio to il ritmo espansivo della cooperazione, non ne hand’impresa che sommano alla loro attività lavorativa. no però ridotto la dimensione economica e sociale, e Inoltre dal 2008 la cooperazione (che dal 2001 ha otla stanno stimolando ad operare in nuovi settori: ad tenuto una legge - la 142 a tutela dei diritti dei soci esempio la logistica e la produzione degli stampati dellavoratori), può usufruire – finalmente - non solo della le aziende sanitarie, le nuove frontiere delle energie CIG (cassa integrazione, ndr) per le aziende del settore alternative, oppure le filiere agroalimentari – anche a manifatturiero, ma anche dei cosiddetti “ammortizzato“chilometro zero” e nel campo del biologico – come il ri atipici” per i lavoratori del settore dei servizi. recente “Progetto Pane” che ha portato la produzione Grazie a questo intervento è stato possibile - nel solo degli agricoltori soci del Consorzio Agrario e dei forni 2010 - mettere in “cassa integrazione” per brevi periodelle Cooperative Agricole di Castions di Zoppola e di di circa 150 lavoratori delle cooperative in provincia di altre cooperative di panificazione (una sociale) nei suPordenone: in gran parte in conseguenza della gestione permercati Coop. Recentemente le cooperative agricole della logistica dei grandi stabilimenti industriali in crisi. e sociali di Legacoop hanno presentato un loro progetNel caso della crisi aziendale di una cooperativa sociale, to di gestione del Parco di San Floriano di Polcenigo che ha visto coinvolti 42 lavoratori, è significativo che all’Amministrazione Provinciale di Pordenone. in “cassa integrazione” siano stati messi soprattutto impiegati e quadri, salvaguardando innanzitutto l’orario di lavoro degli operai. Renzo MARINIG Presidente Legacoop Fvg Legacoop in provincia di Pordenone non conta in cifra assoluta molte aziende aderenti: sono 39 le cooperatiGian Luigi Bettoli ve aderenti, tra quelle aventi sede legale in provincia Presidente Legacoopsociali Fvg e quelle che – essendosi unificate con altre realtà del
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L’area Anziani “territoriale” presenta
La Carta dei Valori e dei Comportamenti Il settore alla ricerca della propria identità
Pordenone L’anno 2010 ha visto l’area territoriale anziani impegnarsi nella ricerca di una identità specifica dopo la separazione dall’area residenziale anziani. Questo lavoro ha visto tutto lo staff impegnarsi in una riflessione rispetto al senso del lavoro di cura, che si svolge quasi sempre all’interno delle abitazioni delle persone. Una specificità questa che rende fondamentalmente unico questo lavoro. E la casa è il luogo di cura per eccellenza, il luogo dove i ricordi vengono mantenuti, le abitudini consolidate, dove tutto è conosciuto, dove ogni angolo, anche il più umile, rappresenta un pezzetto di vita trascorsa. Il luogo che nessuno vorrebbe mai abbandonare. Il luogo dove tutti vorrebbero concludere il viaggio in questa vita. Ed è in questi luoghi che gli operatori entrano, chiedendo permesso, bussano a una porta, con il rispetto di chi entra in casa altrui. L’importanza delle riflessioni sopra espresse, hanno portato a pensare che era importante partire dalle basi che orientano il lavoro di tutti. Ne è nato un lavoro comune che si era posto come obiettivo la stesura della “CARTA dei VALORI”. IL METODO Le osservazioni raccolte sul territorio dalla responsabile di area produttiva, hanno evidenziato la necessità di sviluppare un modo comune di intendere il lavoro di assistenza e cura rivolto all’anziano nel variegato settore sociale dell’assistenza domiciliare. Si è reso quindi necessario lo sviluppo, partendo dai valori, di una consapevolezza maggiore rispetto al ruolo dei servizi territoriali rivolti agli anziani.
Da sin.: Leopoldina Teston, Enrichetta Zamò e Laura Lionetti
Preso atto di questa situazione, si è lavorato dando vita ad un percorso denominato Tavolo di miglioramento avente come obiettivi la condivisione di buone prassi, lo sviluppo di un modello di lavoro centrato sulla connessione tra azione e pensiero, la condivisione di progetti sperimentali. La proposta operativa riguardava un percorso di formazione e sviluppo, rivolto a tutto lo staff dell’area, che portasse all’elaborazione di una carta dei valori e dei relativi comportamenti dell’area produttiva Anziani domiciliare. Il settore con il supporto di Battistutta ha elaborato la Carta dei Valori e dei Comportamenti, mentre con la collaborazione di Lionetti ha dato il proprio contributo per la creazione del Quaderno di servizio. Il percorso si è concluso con la giornata di settore dedicata ai Valori nei servizi di assistenza domiciliare svoltasi martedì 30 novembre, presso una delle sale di Villa Muciana a Muzzana del Turgnano. L’evento ha coinvolto tutti i servizi territoriali dell’area anziani ed alla giornata sono intervenuti molti degli operatori presenti sul territorio. I lavori sono stati coordinati dalle vicepresidenti Enrichetta Zamò e Laura Lionetti. Durante la presentazione sono stati affrontati diversi temi, è stata illustrata la Carta dei Valori, frutto di un intenso lavoro condiviso dai coordinatori dei diversi servizi. Dopo la lettura del documento, è stato proposto ai partecipanti di creare tre gruppi misti e di rileggere assieme il testo proposto, al fine di poter avere una condivisione più globale, che accorpasse ai valori già riportati anche il contributo degli operatori che vivono tali valori da un punto di vista diverso, più calato sulla realtà territoriale a livello operativo.
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La Carta dei Valori e dei Comportamenti Valori
Comportamenti
Comunicazione
Riconoscere e affrontare i feedback emersi in maniera costruttiva Fare attenzione costantemente alla qualità della relazione Manifestare accoglienza nei confronti dell’altro (collega, utente, committente) Saper sdrammatizzare e comunicare con leggerezza Basare la comunicazione su elementi oggettivi Saper riconoscere e gestire le emozioni che emergono durante la relazione Far circolare le informazioni con puntualità
Rispetto
Accettare l’altro e le sue opinioni (collega, utente, committente) Mettere al centro la persona e la sua dignità Manifestare affidabilità negli impegni presi Avere un comportamento equo nei confronti dell’alto (collega, utente, committente) Non approfittare della propria posizione per interessi personali Essere obiettivi nell’analizzare i fatti e nel saperli riportare Manifestare il senso di responsabilità negli impegni presi
Disponibilità
Collaborare in modo propositivo alle attività del settore / servizio Manifestare flessibilità nella gestione e nell’organizzazione del lavoro Dimostrare pazienza nella relazione con l’altro (collega, utente, committente) Saper individuare le priorità e saper dire di no motivando le scelte Riconoscere e valorizzare le diversità
Professionalità/Umiltà
Analizzare le proprie competenze con senso critico Riconoscere i preconcetti Essere disponibile a mettersi in gioco (crescere professionalmente) Saper fare e saper accettare critiche costruttive Saper chiedere aiuto quando si incontrano difficoltà Conoscere i propri diritti e i propri doveri
Su questo documento sono stati avviati i lavori di gruppo dei quali presentiamo la sintesi.
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IL LAVORO DEL PRIMO GRUPPO Il primo gruppo, rappresentato da Dacia Padovan, ha lavorato tenendo fermo come primo punto l’invito espresso dalla vicepresidente Zamò, che ha suggerito di considerare la Carta un documento mai ultimato e di tenere presente che la stessa è in continua evoluzione e che può essere continuamente modificata ed integrata. Nel gruppo si è subito creato un clima di collaborazione, ascolto e condivisione reciproca dei vari punti di vista e rileggendo i valori proposti sono emerse alcune considerazioni riguardanti i comportamenti che, a parere del gruppo, ne integrano la sostanza.
- Valore della comunicazione La comunicazione non è fatta di sole parole ma rappresenta anche l’ascolto La comunicazione è anche silenzio, saper cogliere tutti i segnali La comunicazione non è mai su un binario unico, saper riconoscere non solo il nostro punto di vista Comunicare richiede la capacità di saper anche dichiarare la propria difficoltà facendola emergere chiaramente, al fine di evitare la compressione delle emozioni e il conseguente blocco comunicativo - Valore del rispetto È stata inserita la puntualità, essere puntuali è una dimostrazione di rispetto nei confronti dell’altro - Valore della disponibilità Disponibilità intesa come umiltà negli atteggiamenti. Essere umili non significa essere accondiscendenti e servizievoli o sottomessi all’altro, ma bensì l’atteggiamento umile è quello di chi sa riconoscere il bisogno dell’altro. L’essere umile richiede di non sminuire le esigenze dei valori per ridurli alla propria portata e di non accontentarsi di svolgere in modo monotono il proprio lavoro. L’atteggiamento umile non equivale a farsi paladini dei valori diventandone controllori, ma bensì richiede di viverli in prima persona, riconoscendo sempre il mondo dell’altro avendo una mentalità aperta nei confronti dell’altro. Una riflessione particolare del gruppo è stata fatta rispetto alla professionalità come aspetto che riguarda un comportamento, ma che potrebbe essere considerato anche un valore. La professionalità considerata come capacità professionale, competenza, serietà e rigore nell’esercitare un’attività è certamente attribuibile alla colonna dei comportamenti. Il gruppo è stato portato a questa riflessione mantenendo al centro della discussione la relazione, in quanto il nostro lavoro è costituito in realtà da relazioni interpersonali. Ogni giorno costruiamo rapporti e relazioni con le persone e questo ci ha portato a considerare la nostra professionalità come un valore in quanto, secondo il gruppo, nel momento in cui noi condividiamo i valori della carta e dei comportamenti e li facciamo nostri nello stile, allora la stessa ha un valore aggiunto. Non è più uno svolgere una mansione ma un manifestare concretamente nelle nostre azioni un valore condiviso.
IL LAVORO DEL SECONDO GRUPPO Il secondo gruppo, rappresentato dalla coordinatrice Cristina Mazzilis, ha evidenziato alcuni aspetti molto importanti che fanno capire come le persone che svolgono il servizio di assistenza domiciliare diano molto valore al lavoro che svolgono e lo rendano diverso a seconda dei territori nei quali operano.
- Valore della comunicazione Il gruppo ritiene la comunicazione il valore principale, quello su cui si basa la qualità del servizio nel suo complesso e che comprende sia gli utenti e i familiari sia i colleghi. Ci si sofferma a lungo su quest’ultimo aspetto evidenziando l’importanza di uno scambio di informazioni puntuale ed esaustivo tra persone che lavorano con e per uno stesso utente. L’efficacia e l’efficienza di una comunicazione richiede necessariamente anche un tempo congruo e/o la presenza di strumenti utili in tal senso. Gli operatori propongono, cosa già presente in alcuni territori, un quaderno o diario delle consegne in cui inserire tutte le informazioni che possono essere utili. - Valore del rispetto Il gruppo ritiene necessario educare le famiglie e gli utenti (e spesso anche i servizi) nella comprensione del lavoro domiciliare e delle necessità e complessità che questo comporta. Gli esempi espressi dagli operatori evidenziano la necessità di far riflettere le persone e fornire loro informazioni sulle modalità di procedere nel caso di bisogno e su tutti quegli elementi (ausili,...) che possono rendere il lavoro e la conseguente condizione di vita loro e della persona bisognosa di maggiore qualità. E’ necessario pertanto cercare di superare le resistenze ed educare al rispetto di tutti gli attori coinvolti nel processo di assistenza e dal cui benessere deriva necessariamente il benessere dell’altro. A questo si collega il rispetto dei tempi dell’altro; l’accettazione di una determinata condizione e del conseguente bisogno di aiuto da parte di una persona con
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problematiche e della sua famiglia può essere più o meno immediata; inoltre, ogni operatore e ogni utente, essendo persone diverse, hanno non solo modi ma anche tempi diversi e questo spesso contrasta con i tempi standard che vengono stabiliti per l’espletamento di un determinato servizio. Confrontando le varie esperienze e le diverse modalità di lavoro nonché di organizzazione del servizio territoriale, si evince la necessità di conoscere oltre che analizzare le proprie competenze e i limiti che queste comportano nell’operatività quotidiana. Il riuscire a dare valore e maggiore qualità al proprio ruolo, più volte espresso nel corso del lavoro di gruppo come bisogno di riconoscimento, passa anche attraverso la consapevolezza di se stessi, del proprio ruolo, dei diritti e dei doveri che questo comporta.
IL LAVORO DEL TERZO GRUPPO All’interno dell’ultimo gruppo, esposto dalla coordinatrice Stefania De Marco, tutti i valori riportati nella Carta sono stati condivisi, ad ognuno di loro però sono state apportate delle modifiche.
- Valore della comunicazione In riferimento a questo valore è stata aggiunta l’empatia che si crea tra utenti ed operatori, e tra colleghi di lavoro. Empatia come comunicazione, valore che deve far comprendere il bisogno dell’altro come fosse nostro ma avendo ben presenti i limiti professionali. - Valore del rispetto All’interno di questo valore è stato aggiunto il saper dimostrare pazienza nella relazione con l’altro e il saper riconoscere e valorizzare le diversità. Affrontando questo valore, ci siamo soffermate su due termini in particolare, l’affidabilità e la responsabilità. Abbiamo inoltre aggiunto due comportamenti per noi fondamentali ovvero il rispetto per noi stessi, in tutti i nostri tempi e nelle diverse situazioni, e il rispetto per i valori e la mission della cooperativa. Valore della disponibilità e dell’umiltà Condiviso in tutti i suoi punti.
Nell’analizzare la Carta dei Valori è stato sottolineata l’importanza di vivere, di mettere in pratica i valori, di farli nostri. Accettare la Carta equivale ad accettare e condividere i valori riportati in essa, in ogni servizio per ciò che ogni servizio crede sia più giusto. Importante è stato l’intervento della direttrice Orietta Antonini che ha sottolineato l’importanza dell’umiltà intesa come professionalità e non come azione mutualistica e puramente solidale. CONCLUSIONI Nell’esprimere un grande ringraziamento per la partecipazione e per la qualità del lavoro svolto dallo staff di area e dagli operatori che hanno partecipato alla tavola rotonda, non posso che manifestare il piacere professionale e umano che ho vissuto quel pomeriggio. Ho trovato e ritrovato un gruppo di lavoro sano, che i valori non li ha certo dimenticati. Ho sentito che esiste ancora, alta, la percezione del senso del lavoro quotidiano. Ho visto un gruppo coeso, che ha lavorato con il piacere di lavorare, approfittando dell’opportunità data di farlo assieme e di conoscersi fra servizi diversi e spesso lontani. L’impegno sarà di implementare la Carta dei Valori presentata con le riflessioni che i gruppi hanno stimolato e proposto. Ringrazio infine le vicepresidenti Enrichetta Zamò e Laura Lionetti che sono state presenti e hanno coordinato i lavori; grazie anche alla presenza della direttrice Orietta Antonini e del consigliere di amministrazione Simone Ciprian. Naturalmente il tutto si è concluso a tarallucci e vino. Arrivederci al prossimo anno. Leopoldina TESTON Responsabile area produttiva
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Lavoro sociale e Legge 180 in pericolo
Chiudono i servizi, riaprono i manicomi Occupato l’ex opp Leonardo Bianchi
Napoli
L’azione di occupare l’ex opp di Napoli - da parte dei centri gestiti in in“Sono mesi che più di 150 organiztegrazione con le cooperative sociali zazioni di terzo settore della nostra e le associazioni riunite nel comitato Il welfare non è un lusso – è partita a regione, riunite nel Comitato Il Welcausa del mancato rispetto di quanfare non è un lusso, denunciano lo stato di crisi nel quale sta definitito sottoscritto lo scorso 8 novembre vamente sprofondando il welfare dal commissario straordinario della pubblico in Campania: vi sono state Asl Napoli 1 Centro, Achille Copponumerose manifestazioni nelle quali la, e della manifesta volontà della Asl ci siamo mobilitati proponendo una Napoli 1 di un pesante ridimensionaFoto: il Mattino piattaforma di rilancio dell’intero simento del sistema dei servizi che si stema di servizi sociali, sanitari ed educativi chiedendo era costruito in questi anni. Il commissario si era imun maggior investimento da parte del Governo naziopegnato a tutelare il lavoro delle organizzazioni sociali nale e delle istituzioni locali e la valorizzazione del lavomesso a rischio dai ritardi di oltre 17 mesi nei pagaro sociale e del ruolo del terzo settore”. menti della Asl - fa sapere Gesco - e non solo non ha A parlare è Sergio D’Angelo, di Gesco - Consorzio di firmato le lettere di certificazione del credito così come cooperative sociali della città partenopea, già vicepresiaveva assicurato (documenti che avrebbero permesso dente nazionale Legacoopsociali, che ai primi di dicemalle cooperative di accedere ai prestiti bancari per cobre ha denunciato lo stato di collasso generale del terprire almeno in parte le spese di gestione) ma anzi ha zo settore nel napoletano. Il gruppo di imprese sociali deciso, oltre i termini previsti e senza alcun accordo Gesco, si occupa di assicurare servizi socio-sanitari alle con le organizzazioni sociali, di concedere una proroga persone con sofferenza psichica, ai tossicodipendenti, dei servizi di appena 40 giorni, impedendo, di fatto, alle agli anziani e ai disabili. Si tratta di esperienze nate a cooperative di mantenere gli attuali livelli occupazionali partire dal lungo processo di dismissione degli ospedali e di stabilizzare i servizi. psichiatrici avviato negli anni ‘80 a seguito della LegMettendo di fatto a rischio i servizi per 900 utenti. Tutti ge Basaglia e dalle prime innovative realtà promosse i servizi, non solo della salute mentale, in convenzione nell’ambito dei servizi per la lotta alla tossicodipendencon la cooperazione sociale, sono stati interrotti. “Come za e dell’integrazione delle persone disabili, che hanno in un tragico gioco dell’oca siamo oggi ritornati nella consentito di ampliare e rafforzare il sistema territoriale casella di partenza – ha evidenziato il portavoce del di offerta pubblica. comitato, Sergio D’Angelo - Occupiamo l’ospedale psi“Da stamattina (9 dicembre, ndr) 300 operatori e fachiatrico Leonardo Bianchi non per asserragliarci denmiliari degli utenti dei centri di salute mentale della Asl tro ma per riaprire nuovamente la struttura alla città Napoli 1 hanno occupato l’ex ospedale psichiatrico Leoricordando a tutti da dove si era partiti e come vada nardo Bianchi di Napoli a causa della manifesta volontà sprecato lo straordinario patrimonio di servizi che si era della Regione Campania e dell’Asl Napoli 1 di operare un costruito in questi anni. Andrà persa un’idea di sanità, pesante ridimensionamento del sistema dei servizi codi salute e di prendersi cura delle persone realizzata in struito in questi anni, oltreché del mancato pagamento questi quindici anni. degli operatori da più di 17 mesi. Occupiamo l’ospedaDiverse le attestazioni di solidarietà e le prese di posile psichiatrico Leonardo Bianchi non per asserragliarci zione contro il pesante ridimensionamento dell’ex opp dentro, ma per riaprire nuovamente la struttura alla citnapoletano, a partire dall’Associazione italiana residentà – ha affermato Sergio D’Angelo - ricordando a tutti ze per la salute mentale – Airsam. “Riconosciamo nella da dove siamo partiti e come vada sprecato lo straorvostra realtà una importante esperienza di welfare lodinario patrimonio di servizi che abbiamo contribuito a cale sia per quanto di innovativo ha prodotto in quecostruire in questa regione. Gli utenti, soprattutto quelli sti anni (a partire dal superamento dell’Ospedale Psidella salute mentale, ritorneranno in parte nelle prochiatrico) che dalle pratiche di integrazione fra servizio prie famiglie d’origine, che si ritroveranno nuovamente pubblico e privato sociale intesa come costante ricerca sole; altri verranno abbandonati a se stessi; altri ancora e sinergia nelle azioni. Solidarizziamo con voi – hanno ritorneranno a ricevere risposte solo medicalizzanti”. affermato isegretario nazionale Giuseppe Salluce ed il “Poiché siamo certi che ciò che si è contribuito a copresidente Marco D’Alema - il rilancio di un welfare terstruire sia e debba restare un patrimonio pubblico e per ritoriale irrinunciabile per le persone e le famiglie degli non restare soli in questa difficile battaglia, facciamo utenti e più in generale delle comunità. Sosteniamo la appello alle tante esperienze nazionali ed alla solidariecausa del diritto al lavoro per i tanti cooperatori impetà di quanti hanno contribuito con il proprio lavoro alla gnati nel settore”. realizzazione, in questi 20 anni, di un sistema di welfare Dopo aver fatto da cornice a spettacoli, laboratori di più dignitoso che oggi rischia di essere definitivamente arti espressive, convegni e mostre, il Bianchi (presso il cancellato”.
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suo salone) ha visto il 18 dicembre alternarsi per tutta la giornata artisti, musicisti, attori, giornalisti, giuristi, intellettuali, psichiatri, in una staffetta di solidarietà in lotta contro i mancati pagamenti dell’Asl e i tagli al welfare. Con l’iniziativa “Chiudono i servizi, riaprono i manicomi” le organizzazioni sociali hanno intenso denunciare la perdita dell’idea di sanità e di salute vicina alle persone nei luoghi abituali di vita. “Napoli è una grande Città. Il calore umano della sua gente, le meraviglie dei paesaggi, la cultura millenaria, le sue canzoni l’hanno resa famosa in tutto il mondo. L’inerzia di alcuni e la potenza criminale di altri continuano a deturpare irrimediabilmente l’immagine di Napoli, a devastare il territorio, a demolire le strutture portanti della Comunità campana. Tuttavia, come ai
tempi delle cinque giornate, il popolo di Napoli è insorto per rivendicare il diritto dei propri figli alla salute e a un avvenire dignitoso”. Lo ha sottolineato Tommaso Mola, presidente di Città solidale di Latiano secondo cui “è in tale contesto di rinascita civile che la vostra lotta si colloca – ha detto rivolgendosi agli occupanti -, a difesa dei diritti sacrosanti delle persone più fragili, del lavoro, della sicurezza sociale della Comunità”. I lavoratori e gli utenti di Città Solidale e delle cooperative ad essa integrate di inserimento lavorativo dei disagiati psichici “sono al vostro fianco in questo momento difficile. Essi vi esprimono piena e convinta solidarietà. Tenete duro, uniti si vince. Se vi sarà la necessità, una nostra nutrita delegazione vi raggiungerà”. (FDP)
(R)Esisterà la Cooperazione sociale nell’era di “Blade runner”?
Alle operatrici, operatori, familiari e utenti che stanno occupando l’ex manicomio “Bianchi” di Napoli Come… lacrime… nella pioggia… È tempo… di morire… ». Nel dubbio, meglio - come avete fatto voi occupando un vecchio manicomio - cercare di fermarsi prima Carissime colleghe e carissimi colleghi, [… ma cosa sto scrivendo? Se ogni parola ha il suo che sia troppo tardi. Denunciando lo scandalo della senso, “colleghe e colleghi” è termine adeguato quandistruzione del sistema di protezione sociale italiano do si ricevono regolarmente gli stipendi, quando si (mai giunto alla maturità di un moderno Welfare), naviene curati tempestivamente, quando vengono forniti scosta alla vista dell’opinione pubblica da una politica servizi sociali puntuali ed adeguati, quando si vive in occupata in tutt’altre cose. Mettendo il dito sulla piaga un mondo civile. Quando gli enti che ti affidano i serdi una regressione sociale sminuzzata, parcellizzata, vizi non ti pagano anni ed anni dopo. Non lo è invece in cui ognuno di noi viene sconfitto singolarmente, quando si è costretti a rioccupare un vecchio manimentre gli altri sono ancora distratti perché si sentono comio, per denunciare situazioni estreme. E quindi, estranei. ricominciando a scrivere la lettera, con un linguaggio Ve lo dico da cooperatore di una regione dove la crisi consono ed adeguato alla situazione odierna:] sembra colpire meno duramente e c’è ancora spazio per la progettazione sociale: i colpi Care compagne e compagni ocdi maglio della restaurazione neocupanti, quanto stiamo vivendo in liberista che risuonano in Grecia, quest’epoca di decadenza assomiIrlanda e Portogallo preannunciaglia troppo ai film di fantascienza no il nostro destino comune. Chi si della nostra gioventù. Con l’unica vede ancora pagare le fatture nei differenza che non ci hanno ancora mesi successivi al lavoro, chi riesce fornito le utilitarie volanti per solancora a sopravvivere usando con care le vie aeree dei nuovi ghetti moderazione gli ammortizzatori soin cui chi nasce non avrà speranciali, sarà la vittima certa di domaza di un lavoro, chi lavora non ha ni. prospettive di sicurezza, regolarità Decenni di riforme vengono smanFoto: la Repubblica contrattuale e previdenza per una tellati in nome di un presunto riformaternità od una malattia; in cui la pensione diventa mismo. I diritti tornano a diventare privilegi e lo Stauna prospettiva da ricchi; dove – come diceva il dittato - se non ancora “minimo” certo in via di riduzione tore di un tempo – “chi si ferma è perduto” e può solo estrema – sembra ritornato alla vocazione originaria sperare in un annullamento morbido, che lo sottragga di puro gendarme e repressore della disperazione soall’inedia di giornate prive di prospettive. ciale. E’ stato giusto assumere come obiettivo uno dei Non so se riusciremo, come Rutger Hauer, a pronunvecchi monumenti all’internamento istituzionale di miciare le fatidiche parole negli ultimi momenti di r/esigliaia di sofferenti ed esclusi. Io ne ho... viste cose che voi umani non postenza: « Puntando il dito non solo su politiche scandalose e treste immaginarvi… Navi da combattimento in fiamsulla omologazione e subalternità di chi dovrebbe me al largo dei bastioni di Orione… E ho visto i raggi avversarle, ma sul pericolo che una delle poche riB balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser… voluzioni accadute in Italia (e so di usare un termiE tutti quei… momenti andranno perduti nel tempo… ne serio - come Rivoluzione - parlando ai cittadini di Udine
ATTUALITà quella Napoli, che fu l’epicentro dei sommovimenti euromediterranei della metà del XVII secolo) venga annullata da un giorno all’altro, a causa del convergere alchemico dei bisogni securitari del leader politico del momento, e delle fumisterie repressorie e reazionarie del suo psichiatra favorito. Carissime/i, con la Vostra provocazione avete mosso le acque stagnanti di una situazione assurda. Quella in cui teorici del sociale, invece di guardare alla realtà e denunciarla, hanno delirato per mesi su una “open society” inesistente: quella del conservatore Cameron che sta distruggendo il più antico e glorioso Welfare europeo. Quella in cui certi esponenti del “terzo settore” passano le giornate a pietire la carità di un 5 per mille, proprio da chi ha deciso di far fare un balzo di secolo all’indietro alla storia italiana. Quella di politici trasversalmente succubi dei poteri forti, ed incapaci di costruire od almeno difendere modelli alternativi. Prima di tornare ad emigrare, come i nostri avi, ver-
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so quell’America Latina dove oggi si ripubblicizzano le pensioni e si allarga l’offerta di servizi sociali; prima di dover sfuggire alle povertà vecchie e nuove oltre Atlantico, è giusto almeno accettare la sfida della Resistenza a questo sfacelo. Noi, friulani e giuliani, proprio un anno fa sfidammo la politica regionale per opporci all’attacco al nostro diritto a vivere, lavorare e godere di servizi. Voi, oggi, in una situazione così diversa e così comune, indicate la strada della costruzione di un movimento nazionale. Arrivederci a Napoli presto, ed il 14 e 15 gennaio ad Aversa al Forum per la Salute Mentale, per ricordare all’Italia che esistono ancora non solo manicomi da rioccupare, ma anche quelli giudiziari da disoccupare. Gian Luigi BETTOLI presidente di Legacoopsociali del Friuli Venezia Giulia e responsabile del Gruppo di lavoro sulla Salute Mentale di Legacoopsociali nazionale
La crisi del settore sociale in Campania
Una battaglia di democrazia e civiltà L’appello di Legacoopsociali
Napoli, 17-12-2010 E’ ormai quasi una settimana che 20 operatori del Terzo Settore campano, dirigenti di cooperative sociali (tra cui Sergio D’Angelo, Luca Sorrentino ed altri presidenti di cooperative aderenti alla Lega) e di organizzazioni del privato sociale, stanno facendo lo sciopero della fame. Un gesto estremo e pesante, perché estremi e pesanti sono gli attacchi al settore delle politiche sociali in Campania. Non solo ritardi nei pagamenti oramai insostenibili, ma soprattutto seri segnali che mettono in discussione nella sostanza il lavoro di tante operatrici ed operatori sociali. Quaranta servizi socio- sanitari della Asl Napoli 1 sono già chiusi, quelli del comune di Napoli sono senza copertura finanziaria, le comunità di accoglienza per minori (quelle che accolgono minori di Napoli) sono costretti, loro malgrado, a dimettere i loro ospiti riconsegnandoli alla responsabilità del sindaco, tanti Piani di Zona Sociale non hanno la disponibilità di risorse per programmare, già dal 2011, i servizi sul territorio. Il settore in Campania è in mobilitazione da più di 2 mesi: incontri, sit- in, cortei e presidi non sono serviti, né riusciti, a portare alla luce il grave, serio e reale rischio di chiusura di tante esperienze importanti, che lasceranno decine di migliaia di persone senza servizi e soprattutto migliaia di lavoratrici e lavoratori, senza lavoro. Neanche l’occupazione, tuttora in corso dell’ex ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi, sta sortendo gli effetti sperati: la Asl dimostra indifferenza ed anzi continua sulla strada del superamento dell’esperienza innovativa dei servizi territoriali, verso una nuova politica di internamento e istituzionalizzazione del disagio. Le scelte politiche del governo nazionale e di quelli locali, nei fatti, stanno determinando un sostanziale passo indietro, da un lato con la chiusura e la messa
in discussione di tanti servizi ed esperienze di lavoro sociale e dall’altro ricollocando il disagio e la differenza in istituzioni totali, con o senza muri: dietro l’alibi della scarsità di risorse, viene minata nel profondo la sostenibilità dei servizi sociali universali e soprattutto la loro funzione pubblica. Una situazione che in Campania si somma e “confonde” con le numerose emergenze che quotidianamente minano la vivibilità delle nostre città. Anche per questo, la questione deve diventare situazione nazionale. L’attacco è diretto alla cooperazione sociale ed al suo modello organizzativo, è rivolto ai servizi ed alla loro funzione pubblica, è rivolto al lavoro sociale. E’ fondamentale che la questione sociale diventi una battaglia di democrazia e civiltà, capace di attraversare le coscienze e le sensibilità aldilà di logiche di settore e corporazione. Ed è oltremodo importante che ciò parta dal Sud dove le condizioni politiche, economiche e sociali vanno sempre di più deteriorandosi, ma che tuttavia può rappresentare il luogo, anche simbolico, nel quale individuare gli elementi concreti ed efficaci su cui costruire le solide basi di una ripresa strutturale che parta dalle persone, dalle comunità, dalla società civile. L’invito è quindi a riflettere sulle questioni, ad aiutarci a darne diffusione e, magari, ad esprimere sostegno e solidarietà alle tante cooperatrici e cooperatori in lotta (sono importanti anche attestati di vicinanza, all’indirizzo s-dangelo@libero.it), nella speranza di riuscire, nel breve periodo, ad organizzare un momento di confronto collettivo. Giacomo SMARRAZZO responsabile regionale Legacoopsociali Campania Presidenza nazionale Legacoopsociali
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Ex opp Leonardo Bianchi
Fumata nera dal vertice in Prefettura Tutto rinviato a un ulteriore tavolo interistituzionale
Napoli Nessuna risposta concreta questa mattina (20 dicembre, ndr) in Prefettura all’incontro convocato dal prefetto di Napoli con i referenti di Regione Campania, Comune di Napoli, Asl Napoli 1 e del comitato Il welfare non è un lusso, per definire una soluzione alla vertenza. C’è stato solo un rinvio a un ulteriore tavolo interistituzionale da tenersi prima della pausa natalizia presso la sede della Regione Campania. Al tavolo di questa mattina, oltre alla delegazione del comitato – rappresentata dal portavoce Sergio D’Angelo, da Pasquale Calemme del Cnca Campania, Fedele Salvatore del Corcof e da Gianni Manzo del collettivo degli operatori – hanno partecipato l’assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli, Giulio Riccio, un funzionario dell’assessorato all’assistenza sociale della Regione Campania, Raffaele Scognamiglio, e – a due ore dall’inizio della riunione – il direttore del Dipartimento degli Affari generali della Asl Napoli 1 Centro Domenico Concilio. I rappresentanti delle organizzazioni hanno chiesto oltre al tavolo di confronto interistituzionale, al Comune di Napoli la deroga al cosiddetto meccanismo del “cronologico” del Comune di Napoli affinché si inseriscano i servizi sociali e socio-assistenziali tra quelli indispensabili e quindi da pagare prioritariamente. Alla Asl Napoli 1 centro le certificazioni del debito e una proroga di almeno sei mesi in attesa una stabilizzazione dei servizi socio-sanitari. L’assessore Riccio ha chiesto alla Regione di farsi da garante presso le banche affinché concedano al Comune il credito necessario per coprire almeno in parte il debito verso cooperative e associazioni, e lo sblocco dei fondi della legge 328 (quelli nazionali destinati ai Comuni per i servizi socio-assistenziali) al momento fermi per una questione burocratica di
mancata rendicontazione. Complessivamente si tratterebbe di uno sblocco di fondi sui 42 milioni di euro (34 con credito bancario e 8 sulla 328). L’assessore Riccio e i rappresentanti del comitato hanno, inoltre, chiesto alla Regione di sbloccare i fondi europei del Por Campania previsti nell’ambito del protocollo sul welfare sottoscritto da Regione e Comune di Napoli: altri 50 milioni di euro che darebbero una boccata d’ossigeno alle organizzazioni sociali. Infine il prefetto di Napoli Andrea De Martino ha chiesto ai rappresentanti di Regione e Comune di Napoli di convocare entro 72 ore un tavolo interistituzionale per trovare una soluzione concreta alla vertenza delle associazioni e delle cooperative sociali. Ha invitato la Asl Napoli 1 Centro a ripristinare i servizi interrotti che hanno causato nei giorni scorsi l’abbandono a se stessi di centinaia di utenti. A fine riunione la delegazione del comitato si è convocata d’urgenza ed è stato deciso che da domani altre cento persone cominceranno lo sciopero della fame, aggiungendosi ai ventuno presidenti e responsabili di cooperative e associazioni che stanno scioperando da oltre una settimana e che prosegue anche l’occupazione dell’ex ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi, da parte di 300 operatori socio-sanitari per i quali è stata già avviato l’iter di licenziamento collettivo, dopo la decisione dell’Asl Napoli 1 Centro di non sostenere più l’attività di 46 servizi per sofferenti psichici, disabili, anziani e tossicodipendenti, garantiti dal lavoro delle organizzazioni sociali. «Non abbiamo più tempo per discutere – afferma il portavoce del comitato, Sergio D’Angelo – sospenderemo la vertenza solo se sarà convocato il tavolo in Regione entro giovedì». www.marigliano.net
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speciale amori boliviani
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Presentato in anteprima
Amori boliviani
Vola dove il cielo abbraccia la Madre Terra Treviso
Amori boliviani Vola dove il cielo abbraccia la Madre Terra
Presentato in anteprima il 16 dicembre a Treviso nella prestigiosa sede di Palazzo Giacomelli, alla presenza dell’ambasciatore della Bolivia in Italia, “Amori boliviani, Vola dove il cielo abbraccia la Madre Terra”, l’ultimo lavoro del giornalista e scrittore Letterio Scopelliti. «Questo libro, scritto con il cuore, rappresenta un importante mattone nella costruzione della nuova Bolivia. Una testimonianza d’amore» scrive Vittorio Pierobon, vice direttore del quotidiano Il Gazzettino nella prefazione. «è la Bolivia dei nostri giorni, nella sua magia e bellezza. Pagine ricche di umanità, dove il lettore rimane senza fiato a 4mila metri di cultura». Così Ph.D. Thelìan Argeo Corona Cortès sdb, Rettore
dell’Università Salesiana della Bolivia nella presentazione e introduzione al libro edito da www.bracciaaperte.it. Il libro – il cui intero ricavato sarà devoluto al “Progetto Monteagudo” per la costruzione di una scuola destinata ai bambini poveri, abbandonati e orfani della Bolivia - racconta la vita di oggi nelle strade, famiglie e scuole del Paese più povero dell’America Latina. Dai luoghi ricchi di storia di Tiwanacu e Copacabana alle miniere, dal narcotraffico allo sfruttamento dei bambini e al loro recupero in centri e case di accoglienza. Uno dei sei capitoli è dedicato a Ernesto Che Guevara, diventato un santo e resuscitato dal presidente Evo Morales.Un libro che racconta, dà voce ai colori, sorrisi e alla dignità dei boliviani. Info: www.bracciaaperte.it.
Invito
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speciale amori boliviani In esclusiva dal primo capitolo
“Il nonno dal poncho bianco”
Tratto da Amori boliviani. Vola dove il cielo abbraccia la madre terra Per gentile concessione di Letterio Scopelliti, che ringraziamo.
praticano ancora oggi il culto del ringraziamento alla Pachamama, restituendole il nutrimento che essa fornisce loro. «Viene scavato un fosso, un’enorme buca nella quale Le cime dei monti sono i suoi seni, i fiumi il suo latsono riposti alimenti, che vengono cucinati appositate di vita e i campi il suo fertile grembo. Pachamama, mente. Ognuno versa una porzione di cibo, ringrazianin lingua quechua. Madre nutriente che dà la vita. È do la Madre Terra. Al termine la buca viene completaun’esperienza straordinaria volare dove il cielo abbracmente ricoperta e ogni abitante depone una pietra. Si cia la Madre Terra. Può mostrare però anche il suo lato forma una vera e propria montagnola di sassi. E’ chiacrudele, quando produce mata Apachete. Solitamente terremoti, per ricordare ai si sceglie sempre il luogo più suoi figli che devono semin alto per far sì che sia il più pre onorarla. possibile vicino al Sole». Un tramonto caldo e lenUna lacrima scende dagli to colora di rosa e arancio occhi grandi di Antonio. La Tiwanaku, patrimonio del moglie non c’è. Si chiama mondo. Lama, zigomi andiValeria e lei quella storia la ni e case rosse di mattoni, conosce bene, sin da bamstesso colore della terra inbina. Hanno due figlie e torno. Gli occhi si riempiono un figlio, lavorano in Italia, di queste immagini a 4000 dall’altra parte del mondo. E metri di cultura. Risplenlì, in un paese tra Treviso e dono davanti alla Porta del Venezia dove è nato, vive la Sole, unico blocco di pietra sua famiglia. In “piscina” di 100 tonnellate. A sud del Antonio oggi ha 68 anni. lago Titicaca, una settantiValeria 57. Lei è boliviana. na di chilometri da La Paz, Il suo paese d’origine è al anticamente Nostra Signora confine con il Paraguay, una della Pace. sessantina di chilometri da Tiwanaku era Chucara. Una Monteagudo, nella Ruta del città completamente sotter“Che”. All’età di 11 anni era ranea. In superficie il canfinita in un orfanotrofio. E’ tiere per tagliare le pietre e il 1964, l’anno del colpo di il villaggio degli operai. La Stato militare che portò alla città continua a conservapresidenza il generale Barre il suo mistero e nasconrientos Ortuno. Fu durante de ancora oggi la chiave di il suo governo che s’infiamuna straordinaria civiltà che mò la guerriglia del “Che” risale a tempi lontanissimi. nel dipartimento di Santa Tiwanaku una macchina per Le immagini di questo “Speciale” sono di Letterio Scopelliti Cruz. E fu lui a dare l’ordine misurare il tempo dalla precidi assassinare Ernesto “Che” sione spaventosa, in grado di regolare la vita agricola e Guevara il 9 ottobre del 1967. religiosa dei suoi abitanti. Sorse in una notte, costruita Antonio a Tiwanaku è di casa. Aveva 21 anni la prima da un popolo di giganti. Forse ispirati dal cielo delle volta che arrivò in Bolivia come volontario salesiano. Ande. Su un territorio che si estendeva lungo le attuali Dopo aver frequentato un paio di anni la scuola di Don frontiere di Cile, Perù e Bolivia. Bosco a Torino e imparato il mestiere di tipografo, gli Nella mente e negli occhi di Antonio ritornano le letture venne proposto di andare a La Paz. A quell’età e in quei di bambino, quando Maya, Incas e Aztechi erano favotempi una scommessa sulla vita. Una sfida che raccolse le, leggende di sangue e astronomia. Sogni di viaggio. subito. Anni difficilissimi in America Latina governata Ancora immagina, rivivendo quelle pagine d’infanzia, dai militari. Colpi di stato uno dietro l’altro da destra e gli stessi spagnoli, affamati d’oro una volta saziati di da sinistra. sangue, trascinarsi fin quassù, bollendo dentro le peAd un tratto fra enormi pietre, là in alto sulla punta di santi armature, in cerca della ricchezza e con l’illusione quella roccia rossa, sembra di vedere per un attimo, di trovare il mitico Eldorado. un vecchio Inca. Forse un sacerdote che a occhi chiusi, Le stelle sono vicine, il silenzio è totale. Pachamama come in trance, prega offrendo piccoli animali a Inti, era venerata dagli Inca, ora dagli abitanti dell’altopiail dio sole, a suo fratello vento e alla Pachamama, la no andino, Aymara e Quechua. Le popolazioni andine, natura madre dolce e generosa. E canta nenie imper-
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cettibili dondolandosi avanti e indietro. e sprofonda nel sonno. E di nuovo quando ti aggrada tu «I boliviani sono cattolici, ma la religione è fortemenmandi innanzi la lieta luce del giorno e doni nutrimento te contaminata da credenze tradizionali indiane. Come alla vita con la tua eterna promessa. E quando lo spirito l’adorazione del Sole, della Luna e della Terra. E’ questo dell’uomo trapassa è a te che ritorna. A buon diritto che bisogna saper anche cogliere in questi luoghi» dice invero tu sei detta Grande Madre degli Dei. Vittoria è Antonio. il tuo nome divino. Tu sei possente, Regina degli Dei. Siamo qui, sbarcati dopo un viaggio di 27 ore da VeneO Dea io ti adoro come divina, io invoco il tuo nome, zia, e la magia di questi luoghi ti rapisce senza che ti degnati di concedermi ciò che ti chiedo, in modo ch’io accorgi di nulla. possa in cambio colmare di grazie la tua divinità, con la Oggi è il 21 giugno del 2010. Primo giorno d’inverno in fede che ti è dovuta». Bolivia, primo giorno d’estate in Italia. Migliaia di persoGli occhi di Antonio diventato rossi. Scende una seconne hanno accolto a Tiwanacu l’inizio dell’anno 5518 del da lacrima. calendario aymara. C’è anche il presidente della Bolivia, «La terra è nostra madre, ha un’anima. Quella preghieEvo Morales. Questa mattira è conservata all’erbario na ha chiesto la benedizione inglese del XII secolo del della Madre Terra e del Padre British Museum. Tutti gli Sole per tutti i popoli andini. esseri umani, a partire dai Davanti al tempietto di Kalagoverni nazionali, devono sasaya seguo i riti con Antorispettare la terra. I diritti nio. E’ un ampio cortile, oltre della Madre Terra sono più trecento metri di lunghezza. importanti di qualsiasi altro Ci mescoliamo tra i mallkuse diritto umano, perché riamateus, i capi e saggi indispettarla significa difendere geni. Hanno atteso tutti con l’intera umanità. La terra e le mani in alto i primi raggi i suoi prodotti non devono del sole, per potere percepiessere convertiti in merce. re la sua forza ed energia. Tutti siamo suoi figli. Se la Durante uno dei riti, gli amapercezione del pianeta non Accanto alla sala dove hanno tagliato le mani al Che teus hanno sacrificato alcuni cambierà nessuno si salvelama. Hanno versato il loro rà, nemmeno chi possiede sangue sulla terra, insieme a mezzi e ricchezza». foglie di coca e alcol. E inE’ l’inizio di un viaggio. Amovocato la fertilità per l’agriri boliviani per questa terra. coltura e i ringraziamenti per E anche l’inizio di un viaggio i doni ricevuti. Il 21 giugno, dentro un altro viaggio. Una qui, è festa nazionale. E si sfida nata da un desiderio beve come non mai in tutd’amore che vive: scoprire to l’altopiano. Il consumo di le origini della moglie Valealcol non è gestibile, anche ria. perchè serve per combattePaesaggi montani si alterre il freddo. Si commemora nano a foreste floride. Il il solstizio d’inverno. È conocaldo amazzonico al freddo sciuto con il nome di Willagelido. Il deserto alle palukakuti nella zona andina e di di. Il vento all’arsura. La caLa Higuera: dove hanno ucciso il Che, oggi museo Yasitata Guasù nella pianura. oticità della città al silenzio Siamo davanti alla Porta del Sole. L’architrave è scoldella natura incontaminata. La Bolivia è terra di profonpito con 48 effigi alate ciascuna in una piazza, 32 con di contrasti. volti umani e 16 con le teste di condor. Tutti guardano Prima di sera dobbiamo raggiungere l’Università salealla figura centrale, ma la sua identità ancora oggi è siana di La Paz. Un percorso di 72 chilometri. Quasi un’enigma. Il condor delle Ande, uno degli uccelli più tre ore, tra queste strade. Siamo ospiti di Padre Argeo grandi del mondo con un’apertura alare di tre metri, Corona, rettore, amico da tanti anni di Antonio. può trasportare senza sforzo carcasse anche di venti Un vecchio mezzo ci attende. E’ un bus dai poco rassichili. E lo fa ancora oggi. curanti rumori metallici e i vetri incrinati che si arrampiE’ la prima volta a Tiwanaku per me. Chiudo gli occhi. ca tenace sulle ripide curve nell’immenso canyon dalle E le parole, tra migliaia di andini, diventano silenzio. pareti aspre. Favolosa montagna dai contorni frastaAntonio mi sussurra all’orecchio una preghiera. Parole gliati e aguzzi, dalle rocce ora rosse, ora bianchissime, che dondolano ancora. ora grigie, viola, nere e persino azzurre o quasi verdi. «Terra, Dea divina, Madre Natura, che generi ogni cosa Tra le strade, con gli occhi appiccicati ai finestrini, tute sempre fai riapparire il sole di cui hai fatto dono alle to sembra muoversi con lentezza, e senza un rumore. genti. Guardiana del cielo, del mare e di tutti gli Dei e Perfino un affollato mercato dell’Alto dove donne, con delle potenze, per il tuo influsso tutta la natura si quieta gonne larghe e colorate e la pelle rugosa dura come il
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cuoio, ruminano fra i pochi denti foglie di coca. L’autodall’alto vedi brillare migliaia di luci intorno a te. Come bus si ferma. Qualcuno scende e acquista qualche sacse ti avvolgessero in un caldissimo abbraccio. Antonio chetto di quelle foglie verdi. Il costo? Solo un euro. La ricorda ancora quell’emozione indescrivibile di qualche valuta è il pesos boliviano. Un euro sono circa 10 pesos anno prima. Quando sorvolò su un piccolo aereo la cae non hanno valore fuori dal Paese. pitale. La Paz, un cielo capovolto. Si avvicinano due donne con quel caratteristico abito «.... ah ma non era un taxi? Ci è venuto da dire così con imposto alle indigene della Bolivia dal re di Spagna nel due amici quando siamo scesi, tra montagne maestose diciottesimo secolo. Hanno i capelli acconciati in due e bellissime. E atterrare su un prato verde circondati lunghe trecce, legate con un fiocco di lana nera chiadalla bellezza amazzonica». mato pocachae una scriminatura al centro della testa. C’è un’altra immagine che riaffiora tra i suoi ricordi. E’ La gonna, pollera, è cucita raccogliendo la stoffa in una quella di una delle magie più grandi della Bolivia, dove serie di pieghe verticali ed è indossata sopra numetra qualche giorno saremo anche noi. rosi strati di sottogonne. Per tradizione solo le donne Il Salar de Uyuni. Una distesa di sale, bianca e infisposate possono indossare nita. Dove lo sguardo spauna gonna di questa foggia, zia, dove si ritorna bambimentre le sottane delle nuni. Dove tutto è concesso. bili non sono pieghettate. Le Dove il sorriso si dipinge pollerashanno colori vivaci. sul viso dei turisti, ancoLoro portano una camicetta e ra non molti nel Paese più una champa, un maglioncino povero dell’America Latina. di lana, una corta giacchetta. Eppoi le lagune colorate, Un grembiule di cotone. E indove il rosso, il verde, il fine lo scialle, la manta. Sulla nero, l’azzurro, il bianco di schiena, uno dei simboli della quelle acque, sovrastate Bolivia, un aguayoo ahuayo. da fenicotteri rosa, creano E’ un rettangolo di stoffa tesun contrasto con la terra. suta artigianalmente, decoCentinaia di aristocratici ferata da coloratissimi motivi a nicotteri dal collo sinuoso e In una casa di accoglienza strisce orizzontali, che viene dalle zampe lunghe e sottili, usato come un fagotto per stazionano nelle acque poco trasportare un po’ di tutto profonde alimentandosi di dalle foglie di coca alle verdualghe e minuscoli molluschi re, compresi i figlioletti. Queche filtrano con i loro grandi ste donne indossano i loro becchi. Magiche emozioni. costumi cholacon dignità e il Natura incontaminata. sorriso sulle labbra. Tessuti La Bolivia non avendo accesboliviani realizzati secondo so al mare è forse il Paese una varietà di disegni e copiù isolato, ma certamente lori che rivela una tradizione uno dei più vergini. Chiuso millenaria. tra la Cordigliera Andina da Nel silenzio si sale dolcemenun lato e l’Amazzonia dall’alte, la strada sempre più lontro. Dal blu del lago Titicatana. Nulla si muove, nemca al giallo della steppa, dal La lavanderia dove hanno mostrato al mondo meno gli insetti, e le foglie bianco accecante delle saliil corpo del Che morto di arbusti sono aghi troppo ne ai colori delle centinaia di sottili per farsi scuotere del vento. Ed ecco che, forse lagune e delle cime innevate dei vulcani. La Bolivia è travolto dall’entusiasmo della giornata, Antonio capisce soprattutto colore. Anzi colori. La notte è buio vero qui, che Inti vuole fargli un altro regalo: un tramonto caldo senza illuminazione nelle stradine. e lento che si colora di rosa e arancio prima di tornare Al nono piano dell’Università salesiana di La Paz, oltre alla città. all’appartamento del rettore ci sono quelli degli ospiti. La Paz è magica. Piena di vita. E’ un gigantesco imAntonio ed io non siamo gli unici. C’è Ingrid, docente di buto naturale. E’ la capitale più alta del mondo. Contedesco, che è arrivata dall’Austria con due studentestrariamente alla maggioranza delle altre città i poveri se. E c’è un’altra italiana, la grintosa Federica, anche lei vivono in El Alto, i ricchi e i turisti stranieri in basso, veneta come Antonio. Sta preparando uno studio per dove c’è più ossigeno. La Paz ha un panorama spetuna Università toscana: il contributo del pedagogista tacolare, dominato sullo sfondo dalla Cordillera Real e clinico negli orfanotrofi di La Paz e Santa Cruz. E’ di dalle tre cime dell’Illimani, che gli indigeni chiamano queste professioni che la Bolivia, oggi, ha soprattutto affettuosamente Abuelo de poncho blanco, il “Nonno bisogno per uscire dalla povertà culturale che affligge dal ponchobianco”. le famiglie. Immersa in una valle, che ti mozza il fiato ogni volta A tavola con il rettore, questa sera, però si parla degli che lanci uno sguardo verso il basso. Ogni volta che indios.
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La scheda del libro Amori boliviani, Vola dove il cielo abbraccia la Madre Terra, di Letterio Scopelliti, edito da www.bracciaaperte.it - euro 15. Il libro è un invito alla Bolivia. Un Paese senza fiato e non solo per la sua altitudine. Un reportage a quattromila metri di cultura raccontato sul filo di amori boliviani. Come quello ambientato tra La Paz e la Rute del Che, nel dipartimento di Santa Cruz, dove il guerrigliero medico argentino venne ucciso. Un viaggio dentro un viaggio compiuto da Antonio, trevigiano oggi in pensione, alla ricerca delle origini della moglie Valeria, boliviana e sin da bambina orfana. E della sua Madre Terra, la Bolivia. Il desiderio nato dopo aver vinto il cancro lo porterà a ricostruire la sua storia d’amore in America Latina. Ci riuscirà e Antonio ritroverà una seconda vita. Si adopererà per la costruzione di una scuola di bambini abbandonati e orfani come Valeria: il “Progetto di Monteagudo”, di cui diventerà il coordinatore. Un filo rosso che continua con altri racconti di bambini incontrati negli orfanotrofi, nei villaggi, sulle strade di Monteagudo e nelle città di Santa Cruz e La Paz. Pagine che racchiudono storie vere e inedite piene di sorrisi e poesie. Il libro racconta la vita di oggi nelle strade, famiglie e scuole del Paese più povero dell’America Latina. Dai luoghi ricchi di storia di Tiwanacu e Copacabana alle miniere,
dal narcotraffico allo sfruttamento dei bambini e al loro recupero in centri e case di accoglienza. Un Paese che offre anche bellezze e avventura, tra le sue contraddizioni, con i suoi magici colori della natura dalla Cordigliera ai laghi salati. Uno dei sei capitoli è dedicato a Ernesto Che Guevara diventato un santo e resuscitato dal presidente Evo Morales. A parlarne da La Higuera, dove venne ammazzato, e Vallegrande, dove fu trasportato all’ospedale e poi segretamente seppellito per trent’anni, chi lo conobbe da vivo e lo vide morto nella barella di tela e legno appoggiata sul marmo della lavanderia. La Paz
Letterio Scopelliti E’ nato a Maniago nel 1958 e risiede a Pordenone. Giornalista professionista è vice capocronista del quotidiano Il Gazzettino. Ha lavorato per diverse testate giornalistiche italiane. E’ stato più volte inviato all’estero e in particolare America, Australia, Russia, Europa e Balcani. Ha viaggiato in Africa, Medio Oriente e America Latina. Scrittore e saggista, alcuni suoi libri sono stati pubblicati con il patrocinio dei ministeri della Solidarietà, Pubblica Istruzione e Sanità. Ha insegnato come libero docente “Laboratorio di giornalismo” all’Università degli Studi di Gorizia. Ha scritto e pubblicato: Droga/ La fatica di essere (1981); Droga/ Occuparsi e non preoccuparsi (1983); Droga / Tossicomanie e comunità di ac-
coglienza (1985); Aids/ I ragazzi della panchina (1986); Scuola / Il diario della panchina (1996); Chiesa / Clausura, i segreti del monastero (1996); Giornalismo / La Stampa minore del Friuli occidentale (1997); Psichiatria / Manicomio addio. Storie di “matti”, chiude uno degli ospedali psichiatrici d’Italia (1997); Scuola & Disagi / Nei giardini che nessuno sa. Esperienze di promozione alla salute (1998 – libro edito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e adottato in tutte le scuole medie superiori d’Italia); Salute / Alzheimer. La mente rubata (1999); Psichiatria / La salute intellettuale e la città. Quali percorsi psicosociali? (2000 – coautore); Guerra / Mai più Dachau, l’ultima bugia. Dal lager nazista alle deportazioni dei kosovari nel Duemila (Premio speciale Unicef 2000); Guerra / Bosnia dimenticata, crimine di pace (2003). Ha ricevuto diversi riconoscimenti e premi. Alcuni suoi libri sono diventati film o rappresentazioni teatrali. E-mail: letterio.s@virgilio.it
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Come ricevere a casa Amori boliviani Il libro viene venduto al costo di euro 15,00 a copia spese di spedizione comprese. Per ordinarlo è necessario spedire una mail all’indirizzo amoriboliviani@ email.it specificando: 1- La quantità delle copie desiderate 2- Nome Cognome e indirizzo completo (è gradito un numero di cellulare per eventuali comunicazioni di servizio) 3- L’attestazione del versamento effettuato (copia del bonifico o del tagliando del versamento postale)
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Ricchezza nella diversità
I Benandanti, corregionali in giro per il mondo Per un’Italia Patria (d’adozione) dei migranti
Mereto di Tomba Presentato il libro “Benandants, coregjonâi dal Friûl Vignesie Julie pal mont” (per i e le non friulanofoni/e: Benandanti, corregionali del Friuli Venezia Giulia per il mondo, ndr), con le mini biografie di 80 personalità di origine friulana o giuliana vissute durante il XX secolo. L’idea nasce come progetto didattico nel settembre del 2008, “Anno Europeo del Dialogo Interculturale”, ed è stato realizzato dall’Associazione culturale Due Mondi, con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia e la collaborazione del Comune di Mereto di Tomba, dell’Efasce e della Cooperativa sociale Itaca. L’impegno è stato motivato dalla necessità di costruire un percorso di ricerca e formazione, per consentire ai bambini partecipanti, figli della realtà che vede oggi il Friuli Venezia Giulia come “terra promessa” per tanti migranti, di sperimentare la raccolta di storie dei corregionali che hanno affrontato percorsi migratori o di “uscita” dalla loro terra d’origine, essendo anche loro portatori di multiculturalità. Nella raccolta delle storie e nei disegni che le accompagnano sono stati coinvolti gli studenti e le studentesse che frequentano le scuole elementari ed i servizi sociali (Tempo integrato, Doposcuola e Ludoteca) dei Comuni di Arzene (Pn), Mereto di Tomba (Ud), Muzzana del Turgnano (Ud), San Vito al Tagliamento (Pn) e Sesto al Reghena (Pn), assieme ai “narratori di storie”, ovvero, anziani, persone autorevoli e ricercatori volontari che hanno raccontato le vite delle personalità presenti nel libro. In molti casi sono stati gli stessi bambini a portare il materiale, dopo aver svolto una ricerca con i loro familiari o sui giornali locali, bollettini parrocchiali, libri, o ancora utilizzando il mare virtuale di internet. Le fonti consultate sono state talmente tante che non è stato possibile citarle tutte, un ringraziamento ed un apprezzamento vanno però a chi ha realizzato i testi originali (sebbene questi siano stati adattati all’età dei bambini). Lavorare con queste biografie ha significato avere a che fare con la “differenza”, una differenza a volte molto lontana, ma mai così lontana da essere incompresa. L’esperienza ci ha aperto una finestra sul passato del Friuli Venezia Giulia, quando il processo migratorio è toccato anche ai corregionali, che partivano per il mondo alla ricerca di una vita migliore. Riprendendo l’idea del poeta-emigrante Leonardo Zanier, i corregionali erano “Libers... di scugnî lâ”. Dalle storie raccolte si dimostra che i nostri emigranti non sono stati migliori degli immigrati attuali che arrivano nelle nostre terre, eliminando così i luoghi comuni ed i pregiudizi. Oggi, trascorso un decennio del secolo XXI,
abbiamo appreso che gli italiani che emigrarono molto tempo fa ed i loro discendenti sono perfettamente inseriti nella vita sociale e culturale della Patria di adozione, come ben succede con tanti immigrati in Friuli Venezia Giulia. L’intreccio delle diverse radici della popolazione opera nel profondo e rende più sicuro il grande albero Italiano. Nel mondo alcuni friulani e giuliani sono diventati famosi, altri hanno contribuito al miglioramento della loro società in modo anonimo, superando l’immagine stereotipata degli emigranti e creando una miscela di religioni, di lingue, di culture, convivendo in pace e rispetto. Anche la lingua è un elemento dell’identità di un popolo, fa parte della cultura. La lingua friulana ha accompagnato gli emigranti anche all’estero. Da ciò deriva la scelta di far esprimere le personalità ricordate in questo lavoro in “Friulano”, nonostante alcuni di loro, nella realtà, non lo parlassero frequentemente. Walter MATTIUSSI
I bambini del doposcuola di Arzene, gestito dalla Coop Itaca, al lavoro nel 2009
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eventi - bassa e carnia
Da gennaio 2011 nuova linfa per il Gruppo latisanese
“Tempo Libero” riparte con rinnovato slancio Formazione e inserimento lavorativo sono i principali obiettivi Latisana
La Gazzetta di un paio di mesi raccontava del progetto “Tempo Libero” riportando anche le voci dirette dei protagonisti. E riportava che l’omonimo Gruppo era nato due anni fa a Latisana da un’idea del Sil (Servizio integrazione lavorativa) per creare uno spazio in cui i ragazzi potessero incontrarsi e fare nuove esperienze insieme. Raggiungendo, era l’auspicio, una maggiore autonomia. Ebbene, l’anno nuovo porterà con sé delle importanti novità, visto che il progetto è stato riconfermato e con gennaio 2011 proseguirà con rinnovato slancio. Il progetto “Tempo Libero” nasce all’interno della progettazione dei Piani di Zona dell’Ambito di Latisana, per condivisione di diversi Servizi, quali Sil, Emt (equipe multidisciplinare territoriale) ed Ambito di Latisana stesso. E’ una delle diverse iniziative promosse e realizzate dal Campp in collaborazione con la Cooperativa Itaca sede di Latisana. In concreto si rivolge al tempo libero di un gruppo di circa otto giovani, che usufruiscono di progetti per la formazione e l’inserimento lavorativo ai sensi delle leggi regionali 41/96 e 18/05. Il principale obiettivo è quello di colmare le necessità di socializzazione dignitosa e autonoma più volte emersa durante gli incontri con gli stessi utenti in carico al Sil. Nell’intento di garantire ad ognuno un progetto di vita, si è provveduto ad organizzare parte della loro giornata attorno a mansioni professionali rispettose delle loro difficoltà. Tali accorgimenti, tuttavia, non sono in grado di garantire una qualità altrettanto positiva della loro vita sociale e del tempo libero, trascorso per lo più in solitudine. Il progetto si propone di intervenire proprio su questo aspetto, favorendo e stimolando l’incontro spontaneo tra
i ragazzi, spronandoli ad utilizzare le risorse presenti sul territorio. Si è così ipotizzato di strutturare degli incontri a cadenza quindicinale, per proporre attività diversificate che possano sviluppare il senso di appartenenza al gruppo, al fine anche di incoraggiare la condivisione ed il confronto reciproco. Aiutare i partecipanti a raggiungere un’adeguata autonomia è una necessità che si concretizza sia negli spostamenti che nell’utilizzazione delle proposte ricreative presenti sul territorio. I ragazzi stessi sono, ad esempio, i principali promotori delle attività svolte, dalla pizza con gli amici alla gita al mare, dalla partecipazione alle varie fiere annuali o semplicemente alla visione di un film in compagnia. In tale prospettiva risulta fondamentale il ruolo degli educatori di Itaca, molto attenti nell’accogliere le proposte, facilitarne l’attuazione concreta e nell’organizzare gli spostamenti tenendo conto delle esigenze di tutti. A riprova di ciò sia il grande entusiasmo dimostrato sempre dai ragazzi partecipanti al Gruppo Tempo Libero sia il fatto che sono loro stessi a richiedere la possibilità di continuare ad incontrarsi. Lo testimoniano le loro parole. “Per me il Tempo Libero è stata un’esperienza utile per stare con i ragazzi, conoscerli e fare delle belle gite. Avere conosciuto facce nuove mi ha giovato molto e vorrei che questa cosa continuasse (Francesco)”. “Al gruppo andiamo alle sagre, a visitare paesi oppure, d’estate, andiamo al mare e d’inverno ci guardiamo qualche film. Con il tempo il rapporto con i miei compagni si è rafforzato sempre di più e ci sentiamo regolarmente anche fuori dal gruppo e qualcuno riesco anche a vederlo. Da quattro mesi ho anche allacciato un legame sentimentale con una delle ragazze. Che dire… grazie al Tempo Libero ho una vita sociale su tutti i fronti!” (Paolo).
Noi protagonisti…
Ai mercatini di Natale in Austria Cresce il progetto sperimentale dei nostri
Tolmezzo Natale è alle porte, con annessi e connessi. Tra questi ci sono anche i famigerati mercatini natalizi. Potevano i nostri baldi eroi farsi scappare una occasione così ghiotta? Visitare i rinomati mercatini della vicina Austria era un’opportunità più unica che rara. Detto fatto; a tempo di record abbiamo organizzato l’uscita del 5 dicembre. Un’uscita simile rappresenta per molti dei nostri ra-
gazzi un’esperienza unica nel suo genere: passare una giornata in una località diversa dal proprio paese e lontano dai pressanti impegni quotidiani, fuori dall’Italia! Di buon mattino siamo andati a prendere Florin, Iuri, Giulio e Nicola, e anche se ancora un po’ assonnati, ci siamo diretti verso Tarvisio per raggiungere “la ridente cittadina” di Villach. Una breve sosta prima di varcare ciò che rimane del vecchio confine di stato ci ha permesso di verificare la documentazione (c’era anche chi ha esibito con
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orgoglio il proprio passaporto!), ottimizzare i tempi di marcia e ristabilire i livelli glicemici (degli operatori). In tarda mattinata abbiamo parcheggiato i potenti mezzi Itaca in centro Villach tra cumuli di neve fresca che in certi momenti ricordavano vagamente gli iceberg polari. Il clima invece era inequivocabilmente polare poiché si sfioravano i -10°. Il rischio, non tanto remoto, di ibernazione fulminante alle estremità ci spingeva con solerzia teutonica per le vie della città occupate da numerose bancarelle ricche di prodotti gastronomici tipici locali. Non sappiamo per quale oscuro motivo ma i ragazzi erano particolarmente attratti dal “vin brulè” che scorreva copioso tra i numerosi visitatori. La fame cominciò poi a farsi sentire con prepotenza quando davanti al chiosco dei formaggi tutta la compagnia si bloccò in meditazione, rapita da quegli aromi intensi e quanto mai familiari. Il pranzo non poteva che prevedere tipici piatti della tradizione carinziana: crauti, speck, wiener schnitzel, frankfurter und kartofel (la cartufulo carnica, ndr) per tutti (alla birra, per ovvi motivi, abbiamo preferito la coca cola). Una volta soddisfatti i voraci palati, non poteva mancare una bella passeggiata per le ridenti viuzze colme di neve fresca del bel paesino carinziano, e sfiorato nuovamente il congelamento delle estremità, si decide di riprendere la via del ritorno in patria, a dire il vero, con somma soddisfazione di tutti. Questa iniziativa costituisce la premessa per l’organizzazione di un week end sulla neve al di fuori del contesto familiare, che porterà i ragazzi ad affinare e consolidare le dinamiche relazionali interpersonali e testare le proprie capacità di autonomia. Tutto ciò è parte integrante di un progetto - del tutto sperimentale - che vede coinvolti utenti disabili lievi e che ha come macro obiettivo la creazione di un gruppo stabile, solido e coeso che possa affrontare esperienze di vario genere, dalla gita estemporanea fino ad un ipotetico inserimento in una realtà lavorativa.
Favole a Merenda
Mah… che orco?!
Avvicinare i bambini all’ascolto di storie e racconti Ampezzo Il pool di enti organizzatori è una sicurezza di per sé: Servizio sociale dei Comuni della Carnia, Azienda sanitaria n.3 Alto Friuli, Comuni di Ampezzo, Forni di Sopra, Forni di Sotto e Sauris, Itaca. Il nome di Lino Straulino idem, vedasi Wikipedia: nato a Sutrio
il 9 marzo 1961, è un musicista italiano di lingua friulana, ma originario della Carnia (dunque carnico, cjargnel, amico!), è inoltre cantautore, compositore e chitarrista. Dall’inizio degli anni ‘90 è uno dei maggiori esponenti della gnove musiche furlane (nuova musica friulana, sic!). Tale partenariato ha organizzato pomeriggio di ani-
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eventi - udinese
mazione presso la biblioteca di Ampezzo, promosso dal Servizio sociale dei Comuni della Carnia e dalla Cooperativa Itaca, nell’ambito del progetto di lettura animata denominato “Favole a Merenda” che si svolge nei Comuni di Ampezzo, Sauris, Forni di Sopra e Forni di Sotto. L’attività è stata allietata dalla musica e dalla partecipazione di Lino Straulino all’interno di un piccolo spettacolo contenente racconti e effetti grafici con orchi e sbilfs. Il progetto di lettura animata “Favole a Merenda” è attivo dal 2004 nei Comuni dell’Associazione Intercomunale Alta Val Tagliamento, finanziato dagli stessi, e si pone come obiettivo principale quello di avvicinare i bambini della scuola primaria e dell’infanzia al piacere dell’ascolto di storie e racconti abbinati ad una gustosa merenda. Non secondario è il luogo in cui questa attività viene svolta e cioè le piccole biblioteche comunali, che nel corso degli anni hanno messo a disposizione dei bambini un numero sempre maggiore di libri e un angolo morbido a loro dedicati. Per completare il ciclo di incontri, curati dalle due animatrici Romina e Sara, viene aggiunto uno spettacolo che invita tutti i bambini della vallata a ritrovarsi insieme e a festeggiare alla grande. Sara BURBA e Fabio Della Pietra
Oss - Operatore socio sanitario
Misure compensative per il conseguimento della qualifica In arrivo il Corso formativo a cura della Regione
Udine Gli operatori privi di titolo che però hanno già maturato almeno 2 anni di esperienza presso una struttura socio sanitaria e assistenziale, residenziale, semiresidenziale o nei servizi domiciliari, e desiderano conseguire la qualifica di operatore socio sanitario, potranno presto partecipare alle attività formative previste dalla Regione Friuli Venezia Giulia come misura compensativa per il conseguimento della qualifica di operatore socio sanitario. I destinatari sono gli operatori che hanno conseguito già il titolo di Competenze minime nei processi di assistenza alla persona, oppure la qualifica regionale di Assistente domiciliare e servizi tutelari, l’attestato di qualifica di Operatore tecnico addetto all’assistenza, la qualifica professionale di Operatore dei servizi sociali, il diploma di istruzione professionale di Tecnico dei servizi sociali, oppure anche altri titoli conseguiti nel campo dell’assistenza alla persona. In questa fase la Regione, al fine di predisporre i percorsi formativi che tengano conto delle abilità e competenze già acquisite dal personale addetto all’assistenza alla persona, invita tutti gli interessati a compilare in ogni parte la scheda predisposta per la manifestazione di interesse. La dichiarazione di interesse per le “misure compen-
sative” non è vincolante per chi la inoltra, ma aiuta notevolmente il lavoro di programmazione e predisposizione degli interventi formativi da attuare nell’ambito del Piano regionale delle attività formative. Le modalità di compilazione della scheda sono sostanzialmente tre: - ON LINE, ovvero collegandosi al link http://infofse. abclick.it/registrazione_operatori_sanitari.php e compilando in ogni parte il modulo che si aprirà in un’apposita pagina web; - TELEFONICAMENTE, chiamando il numero verde 800 145538 e rispondendo alle domande dell’operatore; - RECANDOSI DI PERSONA presso gli Enti di formazione accreditati dalla Regione Friuli Venezia Giulia. E’ importante che l’interessato: 1. Compili tutti i campi previsti, specialmente quelli relativi all’indirizzo mail e/o al numero di cellulare personale, così da poter facilitare e velocizzare le comunicazioni successive. 2. Perfezioni la manifestazione di interesse stampando il modulo, firmandolo e inviandolo per posta, assieme ad una fotocopia di un documento di identità, all’indirizzo: INFO FSE FVG Via Alcide De Gasperi, 37 33100 Udine (UD)
eventi - pordenonese
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Il Comune di Prata lancia la “Banca del tempo”
La crisi stimola la solidarietà reciproca Rientra tra le azioni dello Sportello donna “Filo d’Arianna”
Prata di Pordenone Nei momenti di difficoltà la solidarietà può fare la differenza, tanto che anche la crisi economica può essere letta in chiave ‘positiva’, se considerata in termini di nuova solidarietà e condivisione. Deve averlo pensato anche il Comune di Prata di Pordenone che sta promuovendo una iniziativa certo non innovativa, ma che in momenti come quello attuale può essere un aiuto per le tante persone in difficoltà, soprattutto anziane e sole, che non riescono ad arrivare e fine mese, o che ci arrivano a fatica. La soluzione non è definitiva, ma può essere un tassello importante. Ovvero una libera associazione tra persone che si auto organizzano e si scambiano tempo per aiutarsi vicendevolmente soprattutto nelle piccole necessità quotidiane, ma non soltanto in quelle. E’ la “Banca del tempo”, progetto che il Comune di Prata di Pordenone, in collaborazione con la Cooperativa sociale Itaca, si appresta a rendere operativo e che è stato presentato pubblicamente alla cittadinanza lo scorso 10 dicembre (una seconda serata è in calendarizzazione e si svolgerà a fine gennaio) nella sede dell’Informagiovani in piazza Meyer, presso la Torre civica. La regola è una e semplice: nessuno scambio di merci o di prestazioni con un valore di mercato valutabile, il tanto vituperato euro, ma solo servizi. Le diverse disponibilità messe in atto da ogni singolo cittadino di Prata dovranno rigorosamente essere a titolo gratuito e si potranno scambiare (senza alcun obbligo) con l’equivalente di altre prestazioni. Un’ora di stiratura o di lavori domestici potrà allora essere convertita in un’ora di riparazioni domestiche o montaggio mobili, mentre un anziano che accudisce i bambini potrà sdebitarsi facendosi accompagnare dal medico o per uffici, in una sorta di circolo intergenerazionale. L’idea al Comune di Prata è venuta da una semplice riflessione, che anche in questo territorio si corre il rischio di perdere quelle buone abitudini di reciproco, scambievole e mutuo aiuto tipiche dei rapporti di buon vicinato di un tempo. Un progetto quello della Banca del tempo che, oggi come oggi, con la crisi perdurante e conclamata che si sta abbattendo sempre di più sulle persone più fragili e marginali, può essere letto non solo come recupero di buone prassi, ma anche come nuovo stimolo a condividere con persone prima sconosciute l’aiuto abituale che, un tempo, ci si scambiava tra appartenenti alla stessa famiglia o ai gruppi di amici. Una sfida che nasce nell’ambito del progetto attivato dal Comune di Prata di Pordenone, con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, sui tempi di conciliazione, e che vede dal gennaio 2010 uno sportello gestito in città dalla Cooperativa Itaca. La Banca del tempo nasce dalla consapevolezza che ciascuno possiede delle conoscenze e delle capacità e ha a sua volta dei bisogni che possono essere risolti attraverso lo scambio. Tutto ciò di cui ognuno è capaci può
essere messo a disposizione degli altri, rinforzando la fiducia e lo spirito di solidarietà. Un progetto che anche a Prata può rappresentare un tassello per una forma di “economia” più solidale, maggiormente attenta ai bisogni delle persone e non solo al profitto. Con l’obiettivo di costruire una rete sempre più grande, sia di individui che di associazioni, che attraverso un coinvolgimento costante possa soddisfare i bisogni di ciascuno, se non completamente almeno in parte. I principi sono semplici e chiari, lo scambio, il valore della prestazione in tempo, la parità tra i soggetti. Ma come funziona la Banca del tempo? In concreto i cittadini di Prata possono mettere a disposizione alcune ore del loro tempo, specificando quali servizi vorrebbero attivare, e contemporaneamente possono richiedere delle ore per delle necessità che hanno bisogno di soddisfare. Alcuni esempi dei servizi che si possono offrire o richiedere possono andare dall’accompagnare le persone in vari uffici, dal medico, al supermercato o accudire i bambini, dal fare compagnia alle persone sole o anziane al sostenere i ragazzi nelle consegne scolastiche. E ancora il taglio dei capelli, le lezioni di computer, danza, musica, fotografia, taglio e cucito, lo stirare o aiutare in piccoli lavori domestici. Per finire con lavori di tinteggiatura o montaggio mobili, piccole riparazioni domestiche, giardinaggio e lezioni di cucina. La Banca del tempo si inserisce all’interno del più ampio progetto dello Sportello donna “Filo d’Arianna”, attivato un anno fa dal Comune di Prata per promuovere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro attraverso l’accoglienza alle donne e alle madri in cerca di occupazione o di reinserimento lavorativo, e della cui gestione si sta occupando Coop Itaca. Una collaborazione, attivata grazie al progetto “Sos Conciliazione in pratica” finanziato dal bando della Regione Friuli Venezia Giulia sulle “Politiche di conciliazione”. Ad oggi lo Sportello ha accolto un centinaio di donne, sia italiane che straniere, la maggior parte delle quali in cerca di occupazione. Parimenti vi è stata anche richiesta di interventi di conciliazione lavoro-famiglia e sono stati messi in atto servizi di tipo educativo o nell’ambito dei trasporti, ma particolare attenzione è stata data anche alla promozione dell’orientamento per chi rientrava nel modo del lavoro, o per chi vi si affacciava per la prima volta. Va detto che quello attuale resta un momento fortemente difficile in ambito occupazionale, come è emerso anche dallo sportello di Prata, indipendentemente dal profilo delle utenti presentatesi. Le donne e/o madri che si rivolgono allo sportello possono comunque trovare informazioni sulle opportunità di lavoro e di formazione forniti dalle agenzie del territorio ma anche sull’organizzazione di servizi di supporto alle donne con figli. Ciò per favorire il loro ingresso nel mondo del lavoro ed implementare le azioni positive atte alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Info: Marina Turchetto (Cooperativa Itaca) al 345 5407328. Marina Turchetto e Fabio DELLA PIETRA
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EVENTI - pordenonese Info per i coordinatori
La scheda del fabbisogno formativo Nuovo piano in approvazione a febbraio Pordenone Cari colleghi coordinatori, avete compilato la “Scheda di rilevazione del fabbisogno formativo del servizio” e l’avete consegnata al vostro responsabile entro il 31 dicembre 2010? Tale scheda raccoglie le esigenze formative del servizio in termini di numero di attività formative, numero di ore per ciascuna attività, motivazione della richiesta, obiettivi formativi e risultati attesi sull’attività, numero operatori da formare, priorità (alta, media, bassa). Nella scheda avete inserito le proposte formative ulteriori rispetto a quelle già previste dal capitolato o dal progetto di gara (a queste ultime viene data priorità insieme a quelle obbligatorie ai sensi della normativa vigente). Il responsabile di area produttiva riporterà nella “Tabella riepilogativa esigenze formative” (precompilata dall’ufficio formazione rispetto alle esigenze previste dal
capitolato o dal progetto di gara) tutte le esigenze formative previste nei servizi di propria pertinenza, tenendo in considerazione le proposte che avete avanzato, mettendo in evidenza quelle che considera come prioritarie. Tale tabella sarà consegnata all’ufficio formazione entro il 25 gennaio. In modo analogo, il responsabile di ciascuna funzione dovrà stilare, sulla medesima tabella, le proposte formative per il personale coordinato, ottenuta sulla scorta di una sua analisi del fabbisogno di formazione in relazione alle tematiche di sua competenza, e la consegnerà all’ufficio formazione entro il 25 gennaio. Tutte queste informazioni saranno elaborate per la predisposizione del piano formativo 2011, che sarà approvato dalla direzione nel prossimo febbraio. Buon lavoro. Ufficio formazione
Calendario corsi informatica ARGOMENTO EXCEL Docente Tiziano (3 lezioni)
DETTAGLI
DATE
Elaborazione ed analisi dati (importazione da files di testo, estrazione dei dati significativi, grafici, tabelle pivot…) Funzioni (come e dove utilizzarle; formattazione condizionale; input guidato) A seconda del livello dei partecipanti e del loro grado di coinvolgimento, potrebbero bastare due lezioni od esserne necessarie tre.
Giovedì 13.01.2011 10.00-13.00
Giovedì 20.01.2011 10.00-13.00
Giovedì 27.01.2011 10.00-13.00
GRUPPO 2
GRUPPO 2
GRUPPO 2
Giovedì 3.02.2011 10.00-13.00
Giovedì 10.02.2011 10.00-13.00
Giovedì 17.02.2011 10.00-13.00
GRUPPO 3
GRUPPO 3
GRUPPO 3
Corso di formazione per animatori di Casa anziani Pordenone Dieci ore di formazione nella sede pordenonese di vicolo Selvatico della Coop Itaca e rivolte agli animatori impegnati della Case anziani. Tre le giornate previste: • Sab 15-01-2011 9.30 - 12.30 Federica Imelio e Michele Moratti • Sab 22-01-2011 9.30 - 13.30 Chiara Buono e Laura Lionetti
• Sab 05-02-2011 9.30 - 12.30 Chiara Buono Tre anche le tematiche trattate, rispettivamente ascolto, partecipazione e competenza-laboratori. Il terzo incontro riguarderà l’area anziani residenziale e domiciliare trasversalmente agli educatori dell’area minori. Al contempo, alcuni animatori dell’area servizi residenziali anziani saranno invitati all’incontro del 25 gennaio, il seminario promosso dall’area sul tema della valutazione degli interventi.
EVENTI - pordenonese
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Seminario, Pordenone 25 gennaio
“Promuovere la partecipazione della comunità locale” Come riappropriarsi dei disagi del territorio
Pordenone Il lavoro sociale è il luogo privilegiato per creare connessioni fra la società e chi non riesce ad avere un percorso regolare, coloro che cercano di uscire da una delle molteplici situazioni di disagio. Tanto che la visione dello stesso quale un piano regolatore su cui poggiare le politiche di una città, rende metaforicamente bene l’idea del lavoro da svolgere. Il tema di un sistema orientato a rendere la tutela della salute, la cura degli anziani, la presa in carico di chi dimostra disagio o di chi non trova una propria collocazione sarà oggetto del seminario “Promuovere la partecipazione della comunità locale” previsto il 25 gennaio a Pordenone. Organizzato dalla Cooperativa Itaca, l’incontro mira a porre l’accento sui problemi della comunità in cui viviamo, sugli obiettivi da perseguire tanto più efficacemente quanto più i diversi attori sono collegati tra di loro positivamente e coinvolti nella costruzione di rappresentazioni nuove di ciò che può essere considerato “bene comune”. In questo processo, che potremmo definire di “riappropriazione”, da parte della comunità, del disagio che essa stessa produce, la persona comune e i servizi svolgono una funzione importantissima: far sì che i problemi diventino problemi di tutti/e, non solo perché è giusto che tutti se ne facciano carico, e, in qualche modo, arrivino a toccare tutti, ma anche perché occorre l’apporto di tutti per riconoscerli, nominarli e gestirli.
Fulcro del seminario sarà il concetto di comunità “competente”, fondata sulla convinzione che occorra promuovere la partecipazione attiva di tutte le persone, incoraggiare le esperienze aggregative, assicurare livelli essenziali in tutte le realtà territoriali, valorizzare le esperienze e le risorse esistenti. Diventa pertanto necessario, in un contesto in cui crescono i malesseri, si moltiplicano le richieste d’intervento, si chiede di riparare i danni, si diversificano gli interessi particolari e sfumano gli interessi comuni, riproporre al territorio la possibilità di entrare in un contatto più ravvicinato con il disagio presente nella convivenza quotidiana e cercare di attivare il coinvolgimento e la partecipazione della comunità locale. In questo senso si può affermare che oggi uno dei compiti più delicati, ma anche più cruciali, per i servizi in genere, sia quello di assumere come oggetto di lavoro il problema della coesione sociale. La fase della valutazione degli interventi assume un’importanza fondamentale e critica. Si tratta di orientare il focus dell’azione dalla persona ai gruppi e comunità in generale. Un processo analitico di costruzione di strumenti atti a misurare l’impatto in termini quali-quantitativi, che sappiano restituire in modo chiaro risultati e criticità in itinere. Il seminario si rivolge agli operatori e coordinatori che intendono implementare le proprie conoscenze in merito al tema proposto delle aree produttive della Cooperativa. Tra i relatori Stefano Carbone e Pina De Angelis, formatori e consulenti politiche giovanili e sviluppo di comunità.
Gabriella Girardi festeggia la storica pensione! Pordenone Alessandra, Alessia, Lisa e Roberta ringraziano di cuore Gabriella per il prezioso aiuto che in tutto questo tempo ha dato all’ufficio paghe! “Tutte ora le auguriamo di potersi godere il meritato riposo che dopo tutti questi anni si è guadagnata!”. Itaca tutta si associa nell’augurare “Buona Vita” a Gabriella, ringraziandola per quanto ha fatto per noi. Un forte abbraccio!
Al centro la “festeggiata”
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sicurezza Che ‘genere’ di sicurezza?
Donne e uomini sono esposti a rischi differenti I compiti del datore di lavoro Pordenone Continua l’aggiornamento sui “nuovi rischi” che devono essere analizzati dal datore di lavoro, dopo lo stress lavoro-correlato, approfondiamo la sicurezza dal punto di vista del genere del lavoratore impiegato. Il Testo Unico italiano sulla sicurezza ha recepito dalla normativa europea l’obbligo per le aziende di effettuare appunto anche una valutazione dei rischi riscontrati sul lavoro, con i conseguenti interventi preventivi e protettivi, dal punto di vista del genere del personale. Questo in quanto finalmente anche in Italia ci si è accorti che le diverse esigenze, il diverso approccio al mestiere, le diverse sensibilità delle donne hanno una ricaduta anche sulla sicurezza sul lavoro, ad esempio le donne sono esposte a rischi diversi e a patologie legate al lavoro diverse rispetto agli uomini. Tutto ciò comporta un’attenzione particolare del datore di lavoro nelle attività di formazione, prevenzione e gestione dei rischi. L’inserimento dell’aspetto del genere di una persona all’interno della normativa italiana è dovuto al fatto che il raggiungimento dell’uguaglianza tra uomini e donne in tutti gli aspetti del lavoro rappresenta una realtà irrinunciabile nel panorama europeo, per una questione di diritti ma anche per una questione economica, gli infortuni sul lavoro e le malattie causate o acutizzate dal lavoro causano costi umani ed economici rilevanti. Per Itaca affrontare la sicurezza sul lavoro dal punto di vista del genere è a maggior ragione importante in quanto le lavoratrici costituiscono l’83% del suo personale, mentre lo studio della materia, e quindi gli strumenti e i rimedi proposti dalla normativa e dalla letteratura, si basano sempre sul modello del lavoratore standard: uomo. Nella realtà della cooperativa abbiamo notato che ci sono in particolare tre rischi che necessitano di un approccio differenziato per lavoratrici e lavoratori, situazione che trova riscontro anche nella letteratura disponibile, che sono approfonditi di seguito.
Incidenti stradali
Gli ultimi dati dell’INAIL (2008-2009) dimostrano che le donne si sono infortunate sul lavoro molto meno degli uomini, ma più degli uomini a causa di incidenti stradali in itinere (questi ultimi causano la metà degli infortuni femminili). La prima informazione è dovuta alla percentuale minore di donne occupate rispetto a quella degli uomini (anche se in aumento) e al fatto che le donne lavorano prevalentemente nei servizi (PA, sanità, servizi sociali…), settore tradizionalmente meno pericoloso dell’industria. Ciò non alleggerisce comunque la situazione fotografata nel settore della
sanità e dei servizi sociali dove l’incidenza infortunistica femminile è elevata: 74,5% (il secondo settore economico più colpito dopo quello del personale domestico 89,3%). Itaca che occupa soprattutto donne (svolge per l’appunto servizi di cura, tradizionalmente demandati alla donna) rispecchia la fotografia del fenomeno effettuata dall’Inail, infatti gli infortuni dovuti ad incidenti stradali nel 2009 sono al secondo posto come tipologia di rischio (il 17% del totale degli infortuni) dopo aggressione e scivolamento (entrambe 19% del totale degli infortuni); mentre la percentuale dei giorni di assenza per tipologia di rischio vede al terzo posto le assenze per incidenti stradali (17%), a seguito delle assenze per scivolamento e sforzo. Gli infortuni dovuti ad incidenti stradali hanno coinvolto soltanto donne. Itaca si è interrogata su questo fattore e ha deciso nell’analisi del 2010 di indagare più approfonditamente questa tipologia di infortuni così frequenti con lo scopo di esplorare le cause, in particolare eventuali relazioni con le necessità di conciliazione di tempi di vita e di lavoro, che costituiscono un punto ricorrente di stress per le donne lavoratrici.
Disturbi muscolo scheletrici
Da uno studio dell’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro (“Prospettive di genere applicate alla salute e sicurezza del lavoro”) emerge che nell’ambito scientifico inerente le patologie muscoloscheletriche, nonostante sia diffusa la convinzione che le donne ne siano più colpite rispetto agli uomini, gli studi hanno riguardato soprattutto uomini e che quindi allo stato attuale è difficile verificare questa ipotesi, pertanto sono necessari ulteriori approfondimenti dei fattori prognostici inerenti le lavoratrici. In particolare emerge che un numero maggiore di donne rispetto agli uomini avverte dolori agli arti superiori e che le donne lavorano in circostanze che causano l’insorgere di patologie muscolo scheletriche non solo a causa della movimentazione manuale dei carichi, ma anche di: posture innaturali, mansioni monotone e ripetitive, metodologie operative e organizzazione del lavoro carenti e comunque, molto più spesso di quello che si è portati a pensare, sollevamento carichi (addette all’assistenza anziani e disabili in particolare, addetti assistenza domiciliari, ma anche educatrici nido e parrucchiere, per citare le figure che sono presenti presso i servizi della cooperativa). Il NIOSH (Istituto per la salute e la sicurezza sul lavoro degli Stati Uniti) ha reso noto che tra i lavoratori del settore sanitario il tasso di infortuni subiti a causa di sforzi eccessivi, particolarmente aiutando i pazienti a spostarsi o sorreggendoli mentre stanno per cadere, è pari al doppio della media nazionale, mentre per gli addetti all’assistenza domiciliare è addirittura tre volte superiore.
sicurezza Dall’analisi degli infortuni della cooperativa del 2009 è emerso che gli infortunio avvenuti per sforzo eccessivo sono al terzo posto per numero di eventi, mentre sono al secondo posto per numero di giorni di assenza, ne sono rimaste coinvolti 10 donne ed 1 solo uomo. Il fatto che solo il 9% degli infortuni per sforzo eccessivo sono accaduti a uomini, mentre la composizione del personale maschile è del 17%, ci porta comunque a dire che le donne sono più colpite. Il rischio dovuto alla movimentazione manuale dei pazienti è elevato per un gran numero di lavoratori della cooperativa, sicuramente per molti degli operatori che lavorano con anziani non autosufficienti, disabili, bimbi dai 0 ai 3 anni (settori dove predominano le donne, gli uomini infatti sono presenti in percentuale maggiore nei servizi della salute mentale, dove la movimentazione manuale dei carichi è un’attività molto meno frequente). Le patologie muscolo scheletriche costituiscono il rischio più elevato per Itaca, causano infatti numerose prescrizioni mediche che comportano la riorganizzazione del lavoro di interre equipe e l’impiego di risorse nella ricerca di posti di lavoro con mansioni che non comportino movimentazione manuale dei pazienti. Gli altri strumenti messi in campo per gestire queste patologie sono soprattutto formazione/informazione/ addestramento, dotazione, dove possibile, di ausili e consulenza diretta del fisioterapista.
Stress lavoro-correlato
Come scrivevo sulla Gazzetta scorsa, lo stress rappresenta uno dei principali disturbi di salute sia per gli uomini che per le donne, ma le donne denunciano disturbi dovuti allo stress correlato al lavoro in misura maggiore rispetto agli uomini. E’ stato dimostrato che alcune cause accertate di stress correlato al lavoro sono presenti in molte mansioni effettuate generalmente dalle donne, ad esempio proprio le mansioni collegate al lavoro di cura. Sempre dallo studio dell’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro emerge la necessità di un approfondimento di analisi degli aspetti dell’attività lavorativa che influenzano di più le donne, come le condizioni di lavoro difficilmente compatibili con le responsabilità in ambito familiare ed eventuali discriminazioni.
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L’obbligatorietà della valutazione del rischio stress lavoro-correlato presente nel Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, la cui causa come abbiamo detto per le donne è dovuta spesso alla difficoltà di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, necessita dell’individuazione da parte delle aziende di azioni che facilitino tale conciliazione. Gli interventi messi in pratica da Itaca per la riduzione dei rischi legati allo stress lavoro-correlato, per l’agevolazione delle donne nella conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e l’incentivazione delle pari opportunità, sono i seguenti: • copertura del 100% del periodo di maternità, • rientro dalla maternità e l’orario di lavoro il più possibile concordati, • riserva dei posti con retta agevolata per i figli dei soci della cooperativa nei nidi gestiti direttamente, • organizzazione di un corso per le figure di staff volto all’approccio alle tematiche delle pari opportunità, del gender mainstreaming e delle politiche di conciliazione. Le attività in programma sono invece le seguenti: • percorso strutturato di accompagnamento delle lavoratrici al rientro dalla maternità al fine di agevolarne il reinserimento nei servizi, spesso difficoltoso a causa dei cambiamenti avvenuti durante la loro assenza. • Realizzazione di work and conferenze room per la gestione di riunioni e colloqui a distanza, collegando con strumenti informatici la sede centrale con le sedi periferiche, al fine di diminuire i rischi legati agli spostamenti e agevolare la conciliazione dei tempi con gli impegni familiari. • Integrazione del tema delle pari opportunità a tutti i livelli della cooperativa, nei rapporti interni ed esterni, nei mezzi di comunicazione e soprattutto tramite un approccio per genere all’interno dei processi aziendali, formalizzati nel sistema di gestione per la qualità e del Bilancio sociale annuale, aspirando anche alla certificazione per le pari opportunità. Chiara STABILE
Quiz gennaio 2011
Valuta le tue conoscenze …e controlla le risposte
VALUTA LE TUE CONOSCENZE … e verificale con le risposte che troverai nella prossima “Gazzetta” Se supero di oltre 10 km/h, ma meno di 40 km/h, il limite di velocità, quanti punti perdo? ȿȿ Nessuno
ȿȿ Tre ȿȿ Dieci Se mi fermano mentre guido e alla prova dell’alcool test mi viene rilevato un tasso alcolico superiore ai 1.5 g/l rischio la confisca della vettura che non può in alcun modo essere revocata?
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sicurezza
ȿȿ Si, sempre ȿȿ Si, ma solo se la vettura è intestata a me ȿȿ Si, ma solo se la vettura è intestata a me e non svolgo positivamente lavori socialmente utili al posto della detenzione.
do un ciclomotore? ȿȿ Si, sempre ȿȿ No, mai ȿȿ Si, ma solo se le lenti prescritte sono bifocali
Se in bicicletta transito con il rosso, perdo punti dalla patente? ȿȿ Si, ma solo se sono possessore di patente ȿȿ No, mai ȿȿ Si, ma metà punti rispetto alla guida di un’autovettura
Se un pedone attraversa la strada sulle strisce pedonali, è obbligatorio fermarsi? ȿȿ Si, sempre ȿȿ No, mai ȿȿ Si, ma solo se non ha oltrepassato la metà della strada
E’ consentita la vendita di superalcolici in autostrada? ȿȿ Si, sempree ȿȿ No, mai ȿȿ Soltanto dalle 10.00 alle 22.00
Una donna incinta, deve allacciare le cinture di sicurezza? ȿȿ Si, sempre ȿȿ No, mai ȿȿ No, ma solo con certificato medico di esenzione
E’ sanzionato il rifiuto di soffiare nel “palloncino”? ȿȿ Si ȿȿ No ȿȿ Solo di notte
Sui farmaci che inducono sonnolenza sarà obbligatorio riportare sulla confezione un avviso in tal senso? ȿȿ Si ȿȿ No ȿȿ Si, ma solo sui farmaci da banco
Se ho l’obbligo di lenti, devo usarle anche se gui-
Quiz dicembre 2010
Valuta le tue conoscenze …e controlla le risposte
Individuiamo i pericoli negli edifici: quali di questi sono presenti? ȿȿ Irritazione delle vie respiratorie ȿȿ Lesioni provocate dalla caduta di materiale ȿȿ Fattori di disturbo, rumore, odori, fumo.
Quando è necessaria la formazione e l’istruzione: ȿȿ Per i neo assunti ȿȿ In caso di cambio mansione ȿȿ In caso di cambio mansione e luogo di lavoro/ servizio
In quale luogo o attività di quelle elencate troviamo dei pericoli? ȿȿ Accoglienza clienti, fornitori, attività di sportello ȿȿ Postazioni al videoterminale ȿȿ La presenza di fotocopiatori, stampanti laser
La formazione comprende: ȿȿ Il corso di Primo soccorso ȿȿ L’addestramento ȿȿ Il comportamento in caso d’emergenza
Quali pericoli o rischi nella mansione di parrucchiere? ȿȿ Malattie cutanee ȿȿ Malattie delle vie respiratorie ȿȿ Stress e organizzazione del lavoro
L’istruzione comprende: ȿȿ Processi di lavoro ȿȿ L’addestramento per un nuovo strumento di lavoro ȿȿ Il corso OSS
Quali misure di sicurezza adottare nella mansione di parrucchiere? ȿȿ Togliere anelli e bracciali prima di iniziare a lavorare ȿȿ Fare attenzione ad alternare il lavoro in ambiente umido e asciutto ȿȿ Avere uno spazio adeguato per i momenti di pausa
Quali diritti per il lavoratore? ȿȿ Essere consultati in merito alle questioni della sicurezza ȿȿ Osservare le istruzioni in materia di sicurezza ȿȿ Compromettere l’efficacia delle installazioni di protezione
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Precise Parole di Giovanni Gustinelli
tritato fine salsa Worchester (facoltativa) salsa Ketchup (facoltativa) tabasco (facoltativo)
Capitolo secondo Entrate e uscite Mi si deve concedere quanto m eno il beneficio del dubbio prima di decidere se il titolo di questo capitolo sia una volgarità referenziale o una semplice constatazione: quelli che un tempo si chiamavano entrées o primi piatti sono oggi diventati piatti unici o portate principali, tanto poco mangia l’umanità in questa fine di secondo millennio dell’era cristiana. Se Apicio, il gastronomo romano che diede inizio alla cucina snob e alla cucina erotica, alzasse la testa, verrebbe colpito a morte da un attacco di anemia visiva. Comunque è sempre opportuno ricordare che la cucina strumentalizzata alla sessualità deve avere il suo giusto tempo a tavola, né più né meno. Un lungo incontro a tavola e un dopo tavola lungo allontanano l’oscuro oggetto del desiderio. Ecco perché una delle entrées che propongo spiega come uscire facilDiariocritico.com mente dall’incontro a tavola per incontrarsi a letto, o in qualsiasi luogo o mobile che faccia al caso. Ed è per questo motivo che ho scelto il titolo generico di entrate e uscite, semplicemente. Lascio alle urgenze immaginative della persona più attiva dell’incontro che il piatto prescelto richieda una degustazione lunga (L’Oreiller o guanciale) o una degustazione a pretesto, come per La tentazione di Jansson. A ciascuno il suo.
Steak tartare (Per persona) 150 g di filetto di manzo macinato 1 tuorlo d’uovo 1 cipolla 1 cucchiaio di capperi 1/2 cucchiaio di senape 1 cucchiaio di olio sale, pepe, paprika 1 cucchiaio di prezzemolo
fotosearch.it
Lo steak tartare è uno dei rarissimi piatti in cui, per assai remoto atavismo, la carne si mangia del tutto cruda. Il modo più diffuso di presentare il manicaretto vuole la carne posta in mezzo al piatto a formare un piccolo turbante, con il tuorlo d’uovo intatto all’interno e le diverse guarnizioni in mucchietti che circondane lo steak. Le salse e i condimenti vanno presentati a parte, e ciascuno se ne servirà a piacimento dopo avere mescolato a dovere tutti gli ingredienti principali. Ecco un piatto di risorsa per furbetti da ristorante, una specie molesta che cerca di sfoggiare la propria sofisticazione. Ma può anche diventare un piatto eccelso a seconda delle proporzioni in cui si combinano gli ingredienti e a seconda della qualità della carne. Perché il sapore della carne deve imporsi brevemente, appena un decimo di secondo nel palato, sugli oceani di salse e spezie. Mangiare carne cruda è stata un’antica consuetudine umana repressa dalla cultura, proprio quando si è cominciato a ingrassare il bestiame con gli ormoni. Mangiare ciò che si ama è un oscuro desiderio talvolta intravisto, come un paesaggio profondo, dalla frontiera dell’allattamento. Orbene, subito dopo l’allattamento, viene lo steak tartare e il tuorlo d’uovo è come una luce che diventa carne, come le parole diventano cose. Il tabasco non è indispensabile, ma poche gocce eccitano il cervello sud del corpo umano La tentazione di Jansson (Per 4/6 persone) 7 patate tagliate a bastoncino da 5 cm di lunghezza e 5 mm di spessore 75 g di burro 2 cucchiai d’olio 2 o 3 cipolle medie, gialle, tagliate a rondelle sottili 16 filetti di acciuga dissalati pepe bianco 2 cucchiai di pane grattato finemente 10 ci di latte 25 ci di panna da cucina densa solpiccola.spaces.live.com
Preriscaldare il forno a 200°. Immergere le patate, ta-
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PRECISE PAROLE
gliate a bastoncino, in acqua fresca perché non anneriscano. In una padella sciogliere 30 g di burro insieme all’olio, aggiungere le cipolle e soffriggerle per 10 minuti, mescolando sino a quando diventano morbide, senza imbiondire. Imburrare una pirofila. Sgocciolare le patate e asciugarle con un panno. Collocare uno strato di patate nella pirofila e su questo alternare strati di cipolle, acciughe e patate, spolverando ogni strato con pepe bianco. L’ultimo strato dev’essere di patate. Si cosparge di pane grattato e si distribuisce il burro rimasto, tagliato a pezzettini. In un pentolino si scaldano il latte e la panna da cucina fino al primo bollore. Si versa quindi lungo i bordi nella pirofila che si lascia al centro del forno per 45 minuti, fino a quando le patate avranno assorbito il liquido. Ignoro chi fosse il Jansson della ricetta, anche se tutto porta a indicare che si trattasse di uno scandinavo, poiché trovo il piatto elencato nel capitolo “Scandinavia” di Foods of the World edito da Time-Life. I portoghesi preparano un piatto assai simile con il baccalà, e qualcosa di analogo ottengono i siciliani con le sardine, ma non è male questa fantasia di pesce salato ideata da un nordico, qualcosa come una camicia da notte gastronomica con finestrino, doppiamente perversa in una terra famosa per aver reso normale la nudità. Non esiste pasto più nudo di un’aringa o un’acciuga salata. Cucinare a loro spese è uno straordinario esercizio di sofisticazione e bisogna immaginare che questo piatto sia nato per tentare Jansson o perché Jansson tenti il prossimo. Pasto invernale da entroterra, dove si sa apprezzare il pesce mummificato e rinato per opera e grazia dell’alchimia culinaria, pur rimanendo assai lontano dallo splendore di quanto si può cucinare a spese del baccalà, pesce due volte morto, re dei mari morti che resuscita nelle pentole con la forza di un
Ciao Sandra La morte è la curva della strada, morire è solo non essere visto. Se ascolto, sento i tuoi passi esistere come io esisto.
Il carnevale è finito the carnival is over annuncio ufficiale! la notizia corre sulla bocca di tutti scivola e s’intrufola dentro le teste di fretta tutti si mangiano le parole per non lasciar tracce
Messia. La tentazione di Jansson vanta a proprio favore il nome, con il significato di filtro amoroso che può eccitare le immaginazioni più marmoree. Raccomandabile per pelli bianche e carni fredde, perché i pesci salati di solito scuriscono i sessi e li rendono salati, senza che nessun endocrinologo, per fortuna, sia mai riuscito a spiegarsi la ragione.
Pane e pomodoro pane pomodori maturi olio sale Fette di pane casereccio, con mollica, del giorno prima. Pomodori maturi tagliati a metà e sfregati sul pane dove lasciano i semi, l’acquetta e la polpa strappata alla pelle dalla ruvidità del pane. Sale ben distribuito: deve essere umido. Un filo d’olio. Prendere ogni fetta di pane con le dita dalla parte della crosta, stringerla e lasciarla poi andare in modo che l’olio si sparga liberamente È indispensabile che tutti gli esseri e tutti i popoli saggi della terra capiscano che pane e pomodoro è un paesaggio fondamentale dell’alimentazione umana. Piatto peccaminoso per eccellenza perché comprende e semplifica il peccato rendendolo accessibile a chiunque. Piatto peccaminoso in quanto può significare un’alternativa a tutto ciò che è trascendente, a tutto ciò che e pericolosamente trascendente, se diventa cultura della negazione. Non fate la guerra ma pane e pomodoro Non votate per la destra ma mangiate pane e pomodoro. No alla nato e sì al pane e pomodoro. Ovunque e sempre Pane. Pomodoro. Olio. Sale. E dopo l’amore, pane e pomodoro e un po’ di salame.
La terra è fatta di cielo. Non ha nido la menzogna. Mai nessuno s’è smarrito. Tutto è verità e passaggio. (Fernando Pessoa) Cate
il carnevale è andato sotto le braghe sotto le ambizioni è andato speak only if it improves upon the silence la festa lascia rottami sbiancati e scarponi con cui possiamo calpestarci con letizia smaniosa tutti parlano con le mani
La Gazzetta | Gennaio 2011 c’è chi pesta il vicino già estinto c’è chi si tocca la bocca ma, miei cari, il carnevale si sta seppellendo con fiori di plastica e preghiere edificate con maledizioni parleremo solo dopo il silenzio per migliorarlo o distruggerlo pienamente con la nostra noiosa smania di sapere sapere che dal barbiere non si tagliano gole sapere che il pensiero è natura anch’esso up to now almeno fino a questo momento… Ruprecht BARDAMU giugno 2010
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Amore Mi sollevasti oltre il cielo di bistro, fra gli astri ad embrione della Via Lattea, e dopo breve oscurità eternata, ritorno deposto da seme d’acqua in un ignoto giardino sinistro. In una dimensione dilatata, cresco nell’ombra di chi non sta qua, ed aspetto sulla nutrice brattea di schiudere questo profondo esilio: posarmi lieve, a te, per un puerperio, con le ali iridescenti da immenso papilio, esaudito del suo ovvio desiderio. […] Mirko
Assenti le attività di recupero, pessime le condizioni
Gli Opg sono “disumani” (5)
Sopralluoghi della Commissione parlamentare negli Opg Roma
Pubblichiamo la quinta ed ultima puntata delle relazioni successive ai sopralluoghi da parte della delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale negli Opg italiani. (fdp) Relazione sui sopralluoghi effettuati in data 23 luglio 2010 presso gli ospedali psichiatri giudiziari di Reggio Emilia e Castiglione delle Stiviere (Mn) Una delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale, composta dal Presidente Sen. Ignazio R. Marino, dalla sen. Albertina Soliani, dalla Sen. Donatella Poretti, dal Sen. Daniele Bosone e dal Sen. Michele Saccomanno, assistita dal consigliere parlamentare Dott. Silvio Biancolatte, dal coadiutore parlamentare sig. Giampiero Bistoncini, dall’assistente Sig.ra Francesca lachetti, dai consulenti Dott. Lorenzo Sommella e Dott. Luca Tarantola, dai componenti il nucleo di polizia giudiziaria della Commissione Lgt. Gaetano Caggiano, Mar. Ca. Claudio Vuolo e Mar. Ca. Massimo Tolomeo, in data 22 luglio 2010, con la collaborazione di personale dei Nuclei Antisofisticazione e Sanità di Parma e Cremona, ha effettuato un sopralluogo presso gli Opg di Reggio Emilia e Castiglione delle Stiviere (Mn). OSPEDALE PSICHIATRICO GIUDIZIARIO DI REGGIO EMILIA L’Opg di Reggio Emilia ha sede nella periferia della città, in via Settembrini n. La struttura, vista dall’esterno,
appare di recente realizzazione ed è disposta su vari livelli collegati tra loro sia da scale che da ascensore, mentre all’interno si presenta in scadenti condizioni strutturali a causa di copiose infiltrazioni e segni di umidità, servizi igienici vecchi ed in cattivo stato di manutenzione, locali doccia sudici, con pavimenti e pareti costantemente bagnati a causa, verosimilmente, della scarsa areazione. L’ospedale consta di 7 sezioni dotate di celle concepite per una, massimo due persone, ma che in alcuni casi, malgrado l’esiguità degli spazi (circa 9 mq.), previa adozione di letti a castello, ospitano anche tre persone. Allo stato, malgrado una capienza ufficiale di 132 persone ed una capienza cd. tollerabile di 254 persone, ospita ben 274 pazienti. Dapprima veniva visitato il secondo piano dove ha sede il reparto denominato “Antares” munito di celle/ camere a due o tre posti letto con servizio igienico e dove veniva notata l’esistenza di un locale doccia in disuso a causa delle forti infiltrazioni che avevano causato una presenza massiva di macchie e muffe, sia alle pareti che al soffitto; nel medesimo reparto si nota una sala per la lettura; una operatrice intenta ad assistere un paziente per l’igiene personale, riferisce che a fronte di 58 ospiti (su quel piano) sono funzionanti soltanto tre impianti doccia; ad una parete del corridoio si nota un cartello riproducente i turni di gioco a carte ed altro. Il sopralluogo veniva esteso al primo piano ove si accertava la presenza di un ufficio di immatricolazione, uno studio per il medico di guardia, un’infermeria, una sala per i medici ed il reparto denominato “Orione” munito di camere con uno o due posti letto e servizio igienico. Sia nell’uno che nell’altro reparto visitati, all’esterno delle camere/celle è riportato il nominativo degli ospiti e costoro partecipano all’esecuzione delle attività di pulizia degli ambienti. Nel corso della verifica è stata inoltre accertata la presenza di un paziente
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in regime di contenzione previa adozione di letto metallico fissato al pavimento ed apposite fasce: quella addominale e quelle atte a tenere pressoché immobili gli arti: in merito si è presa visione del registro delle contenzioni ed è stato accertato trattarsi del sig. G.R., sottoposto a tale regime da 5 giorni essendo autore di atti di violenza che avevano messo a rischio sia esso stesso che operatori della polizia penitenziaria e sanitario. Nella circostanza, è stata accertata l’assenza di un campanello per richiamare l’attenzione degli operatori sanitari che si trovano in una stanza attigua e l’impossibilità di regolare l’inclinazione della testiera del letto. Il controllo veniva esteso ai farmaci che risultavano collocati in appositi armadietti muniti di serratura. I farmaci a base di sostanze stupefacenti, custoditi in cassaforte, risultavano regolarmente registrati. Al termine dell’ispezione, la Commissione interloquiva con i responsabili della struttura e dal colloquio emergeva che la contenzione dei pazienti era ormai una pratica in estinzione, cui si faceva ricorso soltanto nei casi di impossibilità ad intervenire diversamente. L’abbandono quasi totale della pratica di contenzione, a dire degli operatori, è stata possibile soltanto a seguito dell’apertura delle camere/celle, di alcuni reparti, per gran parte della giornata. Inoltre, emergeva che a fronte di 274 pazienti, vi sono 75 tra medici ed infermieri ed 80 appartenenti alla polizia penitenziaria. Nella circostanza, è stata evidenziata l’esistenza di vari spazi che previa autorizzazione potrebbero essere utilizzati per gli ospiti in modo da evitare che alcuni di essi alloggiassero in tre, in camere di soli 9 mq. All’uopo, il Direttore ha riferito che il sovraffollamento della struttura è causato anche dall’assenza di strutture alternative sul territorio. Durante il controllo è stata acquisita copia della seguente documentazione: • elenco riproducente il numero degli internati distinto per categoria • elenco numerico del personale della polizia penitenziaria ed il personale del ruolo civile • registro delle contenzioni
OSPEDALE PSICHIATRICO GIUDIZIARIO DI CASTIGLIONE DELLE STIVIERE L’Opg di Castiglione delle Stiviere è ubicato alla periferia del paese, all’interno di un parco in collina, l’ingresso è recintato e la stazione ferroviaria più vicina è Desenzano sul Garda. La struttura che dal 1990 ospita pazienti donne e dal 1998 anche uomini, risulta essere frutto di una convenzione stipulata tra l’azienda ospedaliera “Carlo Poma” di Mantova ed il Ministero della Giustizia e, pertanto, si configura come struttura essenzialmente sanitaria, senza la presenza costante di personale della polizia penitenziaria.
L’ospedale consta di vari edifici, in condizioni strutturali verosimilmente buone, dislocati in un ampio parco verde recintato, all’interno del quale vi sono alberi ad alto fusto, una piscina ed alcune zone attrezzate con tavoli, sedie, panche, etc.. All’ingresso si nota un grande spazio aerato ed illuminato, con un tavolo ove alcune impiegate svolgono attività di reception e segreteria. I reparti di degenza, denominati “Virgilio”, “Acquarius”, “Morelli” ed “Arcobaleno”, sia per quanto riguarda l’aspetto strutturale che per ciò che attiene quello igienico-sanitario, sono da ritenersi idonei essendo dotati di pareti, soffitti, pavimentazione, infissi ed impianti in buono stato. Sullo stesso piano si trova l’infermeria nella quale sono regolarmente custoditi i farmaci, tutti in corso di validità ed in particolare, quelli a base di sostanze stupefacenti, in cassaforte e corrispondenti ai quantitativi riportati in apposito registro. Il controllo esteso al primo piano presso il reparto denominato “Virgilio” confermava la validità della struttura e la presenza di stanze in ordine con biancheria nuova e pulita (le lenzuola vengono sostituite, a seconda delle esigenze, una volta al giorno oppure due volte alla settimana). All’esterno di tutte le camere si nota un cartellino sul quale sono riportati i nominativi degli ospiti i quali possono spostarsi anche nel corso della notte avendo le porte sempre aperte. Ai degenti non è consentito fumare negli spazi chiusi e comuni ma esiste una stanza apposita dotata di aspiratore. Le camere, tutte con buono standard alberghiero, hanno due o tre posti letto ma, da qualche giorno, in alcune stanze è stato aggiunto un altro posto letto; le porte sono di tipo normale e le uniche grate metalliche sono apposte alle finestre; i degenti possono personalizzare gli arredi della propria stanza. Il personale infermieristico appare motivato e curato sia nella persona che nell’uniforme. In ogni reparto esiste una stanza per l’eventuale contenzione ed all’uopo il direttore riferiva che vi veniva fatto ricorso soltanto sporadicamente, per brevissimi periodi di tempo e solo in caso di mancanza di alternativa. La struttura è dotata, altresì, di porte antincendio dotate di un particolare sistema di sicurezza: sono costantemente chiuse e non possono essere aperte dai degenti ma, in caso di urgenza, vengono tutte automaticamente sbloccate. I pazienti hanno a disposizione la scuola elementare e media, una piscina, una palestra ed una sala per la pittura e possono imparare a rilegare volumi ed a fare il pane. Inoltre, unico caso in Italia, vi è un reparto femminile formato da due sezioni denominate ‘Rosa” e “Mimosa”. Questa parte della struttura, pur essendo alquanto vetusta, si presenta pulita e decorosa; le pazienti possono usufruire di un piccolo bar; gli impianti doccia sono aperti dalle ore 07:00 alle 09:00 e dalle ore 14:00 alle 15:00 di tutti i giorni (alcune pazienti riferivano di aver bisogno di usufruire delle docce anche in altre ore della giornata). Fonte: Forum Salute Mentale
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AREA disabilità
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RICERCA PERSONALE
Ricerchiamo per zona Tolmezzo (UD) Infermiera/e Professionale • Si richiede: Laurea Scienze Infermieristiche, iscrizione IPASVI; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel Contratto Nazionale.
Ricerchiamo per Comunità Handicap Begliano (GO) Operatrice/ore Socio Sanitaria/o • Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel Contratto Nazionale.
AREA minori Ricerchiamo per Servizi Educativi zona Pordenone Educatrice/ore • Si richiede: Laurea in scienze dell’educazione o psicologia, esperienza nei servizi educativi territoriali con minori con disabilità; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.
Ricerchiamo per Servizi Educativi Ambito di Latisana (UD) Educatrice/ore • Si richiede: Laurea Scienze dell’Educazione o Psicologia; esperienza minima nei servizi educativi con i minori; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.
AREA SALUTE MENTALE Ricerchiamo per Comunità Psichiatrica Portogruaro (VE) Operatrice/ore Socio Sanitaria/o • Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario, esperienza minima nella salute mentale; possesso di patente B, auto propria.
• Si offre: contratto a tempo indeterminato; full time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.
Ricerchiamo per Comunità Psichiatrica Portogruaro (VE) Infermiere/i Professionali • Si richiede: Laurea Scienze Infermieristiche o diploma Infermiere Professionale; iscrizione IPASVI, esperienza minima nella salute mentale; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; full time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.
AREA RESIDENZIALE ANZIANI Ricerchiamo per Casa di Riposo Sacile e Aviano Parrucchiera/ere • Si richiede: Diploma di parrucchiera/ere riconosciuto in Italia, esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.
UFFICI ITACA PORDENONE Ricerchiamo Addetta/o all’ufficio paghe • Si richiede: Diploma ragioneria o simili, esperienza nell’elaborazione delle paghe; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; full time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali. Le domande di lavoro vanno inviate ad uno dei seguenti recapiti: Cooperativa Itaca - Ufficio Personale 1. Vicolo Selvatico n. 16 - 33170 Pordenone 2. e-mail: ricerca.personale@itaca.coopsoc.it 3. Telefono: 0434-366064; Fax: 0434-253266 Redazione: Fabio Della Pietra - Cooperativa sociale Itaca In copertina: Foto di Letterio Scopelliti Impaginazione / Grafica: La Piazzetta Cooperativa Sociale - Trieste Stampa: Rosso Piccola Soc.Coop. a r.l - Gemona del Friuli (Ud) Numero chiuso il 27 dicembre alle ore 12.30 e stampato in 1100 copie
Amori boliviani, Vola dove il cielo abbraccia la Madre Terra di Letterio Scopelliti