La Gazzetta
Mensile d’informazione delle Cooperative Itaca, L’Agorà e La Piazzetta - n°11 - Novembre 2010
Politiche di conciliazione in Assemblea Tavola rotonda con le consigliere di parità Cordenons 27 novembre
Produzione lavoro: quale futuro per le Coop sociali? Il disagio è una risorsa lavorativa e sociale
2
La Gazzetta | Novembre 2010
articolo di fondo
Senza deviazione non è possibile il progresso Pordenone Il primo ottobre ho avuto il piacere di partecipare all’assemblea pubblica per la presentazione del Bilancio Sociale della Cooperativa L’Agorà dal titolo Voler essere territorio. Una cooperativa sociale pordenonese si racconta. L’Agorà è una Cooperativa sociale di tipo “B” – altrimenti detta di produzione lavoro o di inserimento lavorativo – che, come stabilito dalla legge 381/1991 e più recentemente dalla legge regionale 20/2006, reinserisce nel mondo del lavoro persone svantaggiate, disabili, in difficoltà o in situazioni di marginalità e fragilità. Cito, per una migliore comprensione, l’articolo 4 della succitata legge 381 che ben definisce quella che deve essere ed è la mission della Cooperazione sociale di tipo B.
Art. 4. Persone svantaggiate. Nelle cooperative che svolgono le attività di cui all’articolo 1, comma 1, lettera b), si considerano persone svantaggiate gli invalidi fisici, psichici e sensoriali, gli ex degenti di istituti psichiatrici, i soggetti in trattamento psichiatrico, i tossicodipendenti, gli alcolisti, i minori in età lavorativa in situazioni di difficoltà familiare, i condannati ammessi alle misure alternative alla detenzione
SOMMARIO Cooperazione Sociale B: C’è veramente futuro?
2-5
Cordenons 27 novembre: Itaca in assemblea
6
Il Regolamento interno sarà rivisto 6 - 7 Rinnovo Ccnl: I sindacati interrompono la trattativa L’Oss e i crediti formativi
7
8 - 10
Ape donato a Coop di Rom: polemica 10 - 11 Il catalogo della “mini-formazione” 12 - 14 Inserto assistenza
15 - 18
A contatto protetto con Video Box 21 Il “Tempo Libero” fa gruppo
- 22
26 - 27
previste dagli articoli 47, 47-bis, 47-ter e 48 della legge 26 luglio 1975, n. 354, come modificati dalla legge 10 ottobre 1986, n. 663. Si considerano inoltre persone svantaggiate i soggetti indicati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro della sanità, con il Ministro dell’interno e con il Ministro per gli affari sociali, sentita la commissione centrale per le cooperative istituita dall’articolo 18 del citato decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 14 dicembre 1947, n. 1577, e successive modificazioni. (…) Le prime cooperative di inserimento lavorativo in Italia sono nate ben prima dell’emanazione della legge che le avrebbe poi regolamentate. Infatti, nel 1972 a Trieste nasceva la Cooperativa Lavoratori Uniti Franco Basaglia con l’intento di far diventare soci-lavoratori i pazienti che fino ad allora avevano svolto attività di pulizie all’interno dell’ospedale psichiatrico. Il grande salto di qualità che avvenne con questa iniziativa fu, prima di tutto, quello di far emergere il fenomeno dello sfruttamento dei pazienti, i quali, svolgendo ufficialmente attività di ‘ergoterapia’, di fatto erano invece dei lavoratori a costo zero! Con l’acquisizione dello status di soci-lavoratori, contestualmente all’avvio del processo di de istituzionalizzazione manicomiale strettamente legato al lavoro di Franco Basaglia e della Legge 180, si avviò anche un processo di ri-acquisizione dei diritti civili e di cittadinanza. In modo che il lavoro non venisse considerato come strumento di (improbabile) cura, bensì come opportunità di reddito, autonomia ed emancipazione sociale. Anche a Pordenone nel 1981, per volontà dei servizi psichiatrici territoriali, nacque una realtà molto importante per l’inserimento lavorativo. Si trattava della Coop Service Noncello. La stessa, a cavallo fra gli anni ‘80 e ’90, diventò la più grande Cooperativa sociale di tipo B d’Europa e fu anche oggetto di studio in diversi Paesi europei, in quanto ritenuta realtà di eccellenza e strumento ottimale ed esportabile per il reinserimento nella società di persone svantaggiate. All’art. 5 della legge 381, dove si parla di convenzioni, leggiamo: Comma 1. Gli enti pubblici, compresi quelli economici, e le società di capitali a partecipazione pubblica, anche in deroga alla disciplina in materia di contratti della pubblica amministrazione, possono stipulare convenzioni con le cooperative che svolgono le attività di cui all’articolo 1, comma 1, lettera b), ovvero con analoghi organismi aventi sede negli altri Stati membri della Comunità europea, per la fornitura di beni e servizi diversi da quelli socio-sanitari ed educativi il cui importo stimato al netto dell’Iva sia inferiore agli importi stabiliti dalle direttive comunitarie in materia di appalti pubblici, purché tali convenzioni siano finalizzate a creare opportunità di lavoro per le persone svantaggiate di cui
articolo di fondo all’articolo 4, comma 1. Comma 2. Per la stipula delle convenzioni di cui al comma 1 le cooperative sociali debbono risultare iscritte all’albo regionale di cui all’articolo 9, comma 1. Gli analoghi organismi aventi sede negli altri Stati membri della Comunità europea debbono essere in possesso di requisiti equivalenti a quelli richiesti per l’iscrizione a tale albo e risultare iscritti nelle liste regionali di cui al comma 3, ovvero dare dimostrazione con idonea documentazione del possesso dei requisiti stessi. Una rivoluzione si potrebbe dire. Viene riconosciuta la meritoria funzione sociale al punto di poter affidare, senza gara d’appalto, servizi alle cooperative d’inserimento lavorativo, a patto che queste rispettino le percentuali di persone svantaggiate impiegate nei servizi. Un esempio di ciò che questo può significare lo ricordo nei primi anni ’90 in un paese della nostra provincia, dove c’era un assessore all’assistenza (mio caro amico d’infanzia) che era insofferente al concetto di elemosina, di carità. Quella che i cittadini meno abbienti andavano a chiedere al suo assessorato. Essendo stato lui stesso molto povero in gioventù, ricordava con amarezza ed umiliazione i periodi in cui le ‘Dame di S. Vincenzo’ gli portavano i pacchi con i viveri ed il vestiario destinati ai poveri. Ed in virtù di questa triste esperienza decise di non concedere più sussidi ma di creare opportunità. Convocò l’allora direttore della Coop Service Noncello e si accordò con lui per un convenzionamento diretto con la stessa per i servizi di manutenzione del verde e pulizia degli edifici comunali. Tutto ciò a patto che la Coop provvedesse ad impiegare in tali servizi gli utenti svantaggiati che andavano a battere cassa al suo assessorato. La cosa durò per parecchi anni e diede una svolta ai destini di diversi cittadini. Fin qui un po’ di storia, ma adesso? Adesso le parole d’ordine sono efficienza, qualità, professionalità, certificazione Iso, abbattimento dei costi, economie di scala. Tutti elementi ai quali le Cooperative sociali si sono adeguate, ma ciò non è sufficiente. Le Coop sociali si portano dietro il pregiudizio incollato come un francobollo sulle persone svantaggiate, pregiudizio che supera di gran lunga la funzione sociale intrinseca della Coop. Non bastano neanche i tanti studi effettuati dalle varie Facoltà di Economia sociale (uno per tutti quella di Trento) che dimostrano che, per ogni ora lavorata da un lavoratore svantaggiato inserito da una Cooperativa, la comunità ha un risparmio misurabile in cifre molto significative. Lasciando da parte per un attimo il valore etico, che non per tutti potrebbe essere significativo, va evidenziata la persistenza dell’at-
La Gazzetta | Novembre 2010
3
teggiamento miope da parte di chi sceglie di non utilizzare questo prezioso strumento sociale e, al momento attuale, questo tipo di economie non sono tenute in considerazione, utilizzando un eufemismo non sono esteticamente rilevanti. Ciò perché le pubbliche amministrazioni preferiscono affidarsi a grosse società, cooperative e non, spesso multinazionali, che a dir loro offrono maggiori garanzie di efficienza ed economicità. Che fare allora per garantire un futuro alla Cooperazione di inserimento lavorativo? Come prima contromisura a questa tendenza, occorre dotarsi di strumenti di marketing sociale. Rispolverare tutti gli studi economici a suo tempo prodotti e ricordarli agli amministratori, ai politici, ai tecnici. Dobbiamo riattivare il confronto, a tappeto. Dobbiamo, anche nella redazione del Bilancio sociale, evidenziare il costo a carico della comunità per ogni soggetto svantaggiato sprovvisto di attività lavorativa, che magari, anche in virtù di ciò, è maggiormente esposto a ricoveri ospedalieri per episodi depressivi. Quanto costa una settimana di ricovero al Servizio Ospedaliero di Diagnosi e Cura? Molto più di un mese di stipendio comprensivo di oneri sociali! Quanto costa un ciclo di visite domiciliari a cura del Dipartimento di Salute Mentale… mi fermo qui, anche se gli esempi sarebbero molti di più. Per dirla con un gioco di parole, per ‘essere territorio’ dobbiamo fare in modo che il territorio senta l’esigenza che lo siamo, che faccia proprie le nostre imprese sociali. L’inserimento lavorativo non può continuare ad essere un problema delle sole Cooperative sociali e dei vari Sil (Servizi per l’Inserimento Lavorativo). I Sil esistono perché il problema esiste, ma Sil e Coop non lo possono risolvere da soli! Dobbiamo, infine, metterci tutti in moto per compiere un altro passo fondamentale: trovare le capacità per uscire dai mercati tradizionali che ci hanno visti fino ad ora impegnati. Forse lo sfalcio del verde possiamo anche continuare a farlo, così come le pulizie, ma dobbiamo dimostrare che sappiamo svolgere con qualità, competenza e successo anche servizi più complessi ed innovativi. Dobbiamo sforzarci di entrare con professionalità in nuovi rami di attività, anche per dimostrare che la sofferenza e il disagio non sono antagonisti dell’imprenditorialità. Come sosteneva il grande Frank Zappa, senza deviazione non è possibile il progresso, chiunque devia dalla norma, quindi, viene considerato pazzo. E noi dobbiamo e vogliamo propendere verso il progresso! Il presidente Leo TOMARCHIO
4
La Gazzetta | Novembre 2010
EDITORIALE
Impresa sociale: prospettiva o deriva? Aquileia Dopo il seminario tenutosi a Roma sull’impresa sociale abbiamo sviluppato una serie di riflessioni che vorremmo condividere a livello nazionale. Da tempo, su questi temi esiste un confronto tra le Cooperative sociali di inserimento lavorativo del Friuli Venezia Giulia. Riteniamo di un certo rilievo gli argomenti ed i quesiti trattati all’interno di questo dibattito. Nelle varie discussioni a cui abbiamo partecipato, fino ad oggi, sul tema della legge sull’impresa sociale, abbiamo assistito ad un grande scambio di opinioni sui temi, le modalità, le prospettive sulla gestione dei servizi alle persone. L’impressione è che l’oggetto reale del ragionamento sia il rapporto riforma/contro-riforma del modello di impresa del soggetto gestore dei servizi socio-sanitari-educativi. Di fatto un tentativo di ampliare gli strumenti già previsti dalla legge 381/91 attraverso la definizione di nuova soggettività, partendo dal presupposto implicito che il soggetto impresa cooperativa sociale stia diventando obsoleto nello scenario della riforma del welfare. È molto probabile che nel prossimo futuro assisteremo ad un ulteriore scorporo di servizi sanitari-assistenzialieducativi dal sistema a gestione pubblica diretta, anche attraverso la ricerca di nuove modalità di relazione pubblico-privato. Sempre più si andrà verso un’offerta di servizi mista, che diminuirà le distanze tra pubblico e privato nella gestione del welfare o, se preferiamo, nella coproduzione dei servizi alla persona. È ovvio che l’ampliamento previsto sia determinato anche dalla necessità di acquisire risorse dal privato, per realizzare ciò che il pubblico non può più realizzare solo con le proprie forze. Il mondo della Cooperazione sociale rappresenta sicuramente, in questo scenario, una risorsa importante, per la sua presenza capillare nei territori, per i rapporti consolidati con le amministrazioni pubbliche e la cittadinanza sociale attiva, etc. Sicuramente tutto questo non è sufficiente. Si intravede, nelle pieghe di questa vicenda, la necessità di riarticolare e ridefinire il soggetto privato eleggibile nel futuro rapporto di mix. Detto soggetto dovrà essere in grado di fornire in proprio le risorse economiche e finanziarie nonché gli strumenti tecnici necessari per promuovere ed attivare in autonomia processi per l’economia sociale, seguendo le linee guida indicate dall’ente pubblico. Dovrà inoltre garantire credibilità non soltanto nelle proprie capacità tecniche ma anche nella solidità patrimoniale e nella stabilità e controllo della governance. Nella condivisione di questo ragionamento, prende corpo la consapevolezza del deficit che ci riguarda. Ed è questo
ciò su cui vogliamo porre maggiormente l’attenzione. Tutto questo ragionamento ruota intorno ad un unico asse. Quello della gestione di porzioni di welfare o ,come alcuni sostengono, della gestione di bene comune. Senza alcuna critica a questo livello di processo, nella piena condivisione dell’idea che l’accesso ai servizi per il cittadino è bene comune da tutelare e attualizzare, abbiamo attraversato con leggerezza la questione della progressiva diminuzione delle risorse pubbliche. In altre parole si è ritenuto che le tecniche di reengineering economico-finanziario e la ridefinizione/ri-articolazione del soggetto gestore, siano soluzioni adeguate e sufficienti per fronteggiare la riduzione delle risorse nel mantenimento degli attuali standard di servizio offerti ai cittadini, con diritto di accesso per tutti. Purtroppo, in tutto ciò, abbiamo elegantemente glissato sui processi di coinvolgimento e protagonizzazione della cittadinanza attiva e dei fruitori dei servizi, potenziali attori-risorsa della/nella trasformazione. Fino ad oggi i portatori di interessi a cui riconoscere un ruolo prioritario, venivano individuati nelle reti comunitarie/ territoriali tra le associazioni di volontariato e advocacy dei soggetti svantaggiati e dei cittadini, le organizzazioni mutualistiche, gli enti pubblici, le imprese radicate nel territorio, che esprimendo istanze etiche ed interesse, sceglievano di partecipare al progetto cooperazione sociale. L’innovazione proposta, nel tentativo di costruire nuovi strumenti, sembrerebbe indurre alla partecipazione a nuove tipologie di stakehoders, più orientati a dinamiche economiche remunerative, piuttosto che ad una evoluzione/articolazione del mutualismo verso economia sociale comunitaria con la finalità di portare a valore il rapporto tra qualità del prodotto (o servizio) e bene relazionale. Nel citare definizioni quali “economia sociale comunitaria”, non intendiamo collocare questa riflessione nel campo dell’utopia, ma semmai proporre pratiche concrete di ricerca e sperimentazione sensata per attribuire alla comunità ruolo di soggetto attivo e dialogante, nel processo di gestione dei propri bisogni. E ciò non necessariamente attraverso l’esclusione tout court del capitale privato. Il semplice fatto che la legge sull’impresa sociale sia stata calata dall’alto che costruita dal basso , nei termini di integrazione o riforma della 381/91, la dice lunga. Nella fase di analisi ed elaborazione del disegno di legge, il legislatore avrebbe potuto coinvolgere/ consultare la cooperazione sociale, ma ciò non è avvenuto, generando così un’idea dell’impresa sociale che sembra, per alcuni aspetti, avulsa dalla realtà. E noi
EDITORIALE oggi costruiamo elaborazioni sul tema partendo da una legge già approvata e avulsa. Inoltre il dibattito tardivo (5 anni) sul rapporto Cooperative sociali / Impresa sociale sembra tutto orientato sulla gestione dei servizi, quindi argomenti per le Cooperative sociali di tipo A. E la Cooperazione sociale di tipo B dov’è finita? O meglio dove finirà? Per il momento sembra inerme ed esclusa dal dibattito. Non tanto che qualcuno abbia posto il veto alle cooperative B di partecipare, ma l’oggetto del dibattito ha semmai attratto prioritariamente l’attenzione delle cooperative sociali di tipo A. La crisi che il comparto B sta attraversando ha prodotto sicuramente smarrimento e forse anche un po’ di miopia, schiacciando le cooperative B in una progettualità con scarse prospettive tra “resistenza passiva pessimismo generalizzato”. In quest’ultimo periodo abbiamo perso l’occasione di elaborare la crisi in atto per comprendere quali siano le nuove linee guida per la tenuta e l’evoluzione del comparto. La crisi a cui ci riferiamo è oggetto molto concreto e si identifica in: riduzione dei contratti nel mercato pubblico protetto (gare riservate e convezioni dirette); aumento della difficoltà di mantenere un livello di concorrenzialità nel settore privato (verso clienti privati o negli appalti pubblici aperti); aumento dell’aggressività sul mercato degli appalti delle cooperative multiservizi. La caduta dei ricavi delle Cooperative sociali B comporta la riduzione delle opportunità offerte nei territori a favore delle fasce vulnerabili. Dette opportunità consentivano l’attivazione di progetti abilitativi per cittadini svantaggiati finalizzati all’assunzione di autonomia. In questo modo vengono attivati e sostenuti i processi di uscita (anche parziale) di gruppi di persone dalle situazioni generate da risposte assistenziali passivizzanti totalmente a carico dei bilanci pubblici e delle famiglie. Quanto sta accadendo, non può essere oggetto di semplificazione. Risulta piuttosto necessaria una analisi per comprenderne le cause e gli effetti nel breve medio periodo. Dobbiamo anche aprire una riflessione articolata sulla trasformazione del soggetto organizzazione mutualistica cooperativa sociale B nella crisi epocale che stiamo attraversando. Ad oggi esistono segnali precisi che crescita economica, aumento dei consumi, società della massima occupazione e welfare state “categorie” che hanno disegnato e strutturato quel modello economico/sociale nel quale si è sviluppata la Cooperazione sociale B, ma che oggi sono fortemente in crisi. Il lavoro vivo sta diminuendo con una progressione inarrestabile e l’economia della gestione dei servizi, pur non potendo sopperire al calo della produzione, funge da area pseudo-ammortizzatore dell’occupazione senza controlli, le conseguenze di un aumento della concorrenza e diminuzione della contrattualità (delle imprese e dei lavoratori). Il nostro approccio deve evidenziare le criticità su tutti i livelli per un’analisi oggettiva della fase attuale, al fine di individuare e definire nuovi modelli economici di economia sostenibile, capaci di mixare proventi del mercato tradizionale con quelli che sono, o saranno,
La Gazzetta | Novembre 2010
5
i supporti pubblici (defiscalizzazioni, decontribuzioni, start-up, una tantum, voucher, budget di salute, etc.). Dobbiamo modificare la nostra metodologia di lavoro, spesso eccessivamente statica, per collocarci nell’ambito della progettualità sociale/dinamica dal basso, per uscire da quel vicolo cieco dell’imprenditorialità sociale del presente assoluto. Per fare un esempio concreto, in questi giorni con alcuni colleghi si dialogava rispetto al project financing per la costruzione di un nuovo carcere. Ci chiedevamo e discutevamo se avesse senso, e se fosse opportuno, che, in qualche forma, la Cooperazione sociale partecipasse alle cordate imprenditoriali in concorso. Ovviamente, come possiamo immaginare, di fronte a tale quesito hanno preso forma due correnti di pensiero oltranziste, di segno opposto: Certo che sì, solo se partecipiamo possiamo esserci e continuare a fare intervento sociale; Certo che no, la gestione del sistema carcerario è fuori dal territorio sociale e spetta agli apparati repressivi dello Stato, noi non possiamo commistionarci. La via di mezzo sembra non esistere. Rompere gli schemi sembra impresa impossibile. Forse è questa, invece, l’impresa sociale che stiamo provando a delineare. Che in qualche modo proponga in questa dinamica, un piano di evasione dagli schemi reclusivi. Possibile che in un proiect financing per un carcere non possiamo proporre degli investimenti per strutture e azioni oltre il carcere, finalizzate ad offrire opportunità (casa, lavoro, attività,...) affinché la fruizione delle misure alternative possa essere estesa a molti più carcerati. Ma in questo modo non si tenta di costruire accesso al diritto di cittadinanza diminuendo la spesa pubblica? Questo modus operandi con tutte le sue mediazioni e contraddizioni è un generatore di ricchezza e trasformazioni e colloca l’impresa sociale nel tessuto comunitario in cui le stesse organizzazioni autogestite dovrebbero essere considerate bene comune. Nel dibattito su l’impresa sociale sarebbe interessante aggregare alle buone di pratiche di gestione dei servizi le pratiche di integrazione sociale. Con questo non intendiamo assolutamente escludere, anzi, la dialettica sostenibile con le normali imprese “for profit”, al fine di generare nuove propulsioni di una vera economia sociale di mix. Crediamo che queste argomentazioni dovrebbero aprirsi a un dibattito serrato, intenso ed urgente, tra le Cooperative di tipo B e, quanto prima, promuovere un confronto costruttivo con le Cooperative di tipo A. Stefano MANTOVANI presidente Cooperativa sociale Noncello - Pordenone Sergio DELLA VALLE presidente Cooperativa sociale L’Agorà - Pordenone Michela VOGRIG presidente Consorzio COSM – Udine * Documento presentato il 22-10-2010 ad Aquileia all’Assemblea regionale di Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia
6
La Gazzetta | Novembre 2010
IN PRIMO PIANO
Incontro con le consigliere di parità di Provincia e Regione
Focus sulle pari opportunità
Se ne parlerà nel corso dell’Assemblea dei soci del 27 novembre Pordenone Ci siamo lasciati con un articolo, di qualche Gazzetta fa, in cui ci interrogavamo sulle potenzialità derivanti dalla grande presenza femminile, a tutti i livelli organizzativi e decisionali di Itaca, e dalle attività che Itaca mette in pratica per agevolare i propri soci nell’ottica delle pari opportunità tra uomini e donne. Ora la Direzione ha deciso di presentare ufficialmente a tutti i soci il percorso intrapreso e di approfondire quanto si muove all’interno delle istituzioni provinciali e regionali sull’argomento, dedicando una parte dell’Assemblea dei soci del prossimo 27 novembre (prevista al Centro Aldo Moro di Cordenons) proprio alle “politiche sulle pari opportunità”. Lo scopo è quello di condividere quanto messo in pratica da Itaca su questo versante, in particolare sulle politiche di conciliazione, quanto in fase di progettazione e quanto emerso dal percorso formativo sulle differenze di genere. Questo momento sarà aperto al pubblico, in modo da presentare quanto sopra anche all’esterno. Con l’intento di apprendere come la Regione Friuli Venezia Giulia si occupa dell’argomento e quali sono le attività messe in atto, è stato deciso di invitare all’assemblea le consigliere di parità provinciali e quella regionale Gina Fasan, nonché la presidente della Commissione regio-
nale Santina Zannier. Le prime hanno un ruolo tecnico e operativo, la seconda, assieme alle componenti della Commissione, un ruolo strategico-politico. La consigliera di parità è una figura istituzionale che rappresenta un punto di riferimento sia per lavoratrici e lavoratori, cui offre consulenza in caso di discriminazione, sia per le imprese, delle quali promuove i progetti di azione positiva. Le consigliere di parità, sia regionale che provinciali, nell’esercizio delle proprie funzioni sono pubblico ufficiale e hanno l’obbligo di segnalazione all’autorità giudiziaria per i reati di cui vengono a conoscenza. Sono pertanto le persone che dovrebbero avere la visione più concreta di quali siano le problematiche più diffuse nel tessuto sociale della nostra regione in tema di discriminazioni di genere, in particolare sul posto di lavoro. Lo spazio dedicato alle consigliere è stato pensato come una tavola rotonda durante la quale ci informeranno sulla loro esperienza e l’attività che svolgono e apprenderanno quale è la visione di Itaca. Interverranno anche gli esperti sul tema che hanno affiancato Itaca durante la progettazione di alcuni servizi volti alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, e che hanno gestito dei seminari informativi sull’argomento, i quali porteranno una visione più tecnica ed aggiornata sui progetti applicabili da una realtà come la nostra. Chiara STABILE
Calendario Assemblee di Zona Data 15/11/2010 16/11/2010 16/11/2010 17/11/2010 11/11/2010 18/11/2010
Luogo Cervignano Tolmezzo 1 Spilimbergo Latisana Auronzo Pordenone Merano
Indirizzo Asilo Nido - via C. Dardi sede Itaca - via della Cooperativa, 10 Casa dello studente - via Udine sede Itaca - Piazza Duomo sede Itaca - Piazzale Osterra, 7 sede Itaca - vicolo Selvatico, 16 Data da definire in concomitanza con altre riunioni
Orario 18.30 17.00 19.00 19.00 14.30 20.00
Un gruppo di lavoro all’opera per l’Assemblea di primavera
Il Regolamento interno sarà rivisto Verso la nascita di tre distinti documenti
Pordenone Il Consiglio di Amministrazione ha dato il via libera, nel corso dell’ultima seduta, all’ipotesi di rivisitazione del Regolamento interno della Cooperativa Itaca così come richiesto dall’ufficio Risorse umane. Come proposto dal responsabile, Emanuele Ceschin, la riflessione porterà nel medio periodo alla redazione di un Regolamento interno, un Regolamento organizzativo ed una Guida per il lavoratore. I tre documenti dovranno essere approvati, nell’ordine, da Direzione, CdA e Assemblea dei soci. Della questione si sta occupando un gruppo di lavoro ad hoc costituito.
Il Regolamento interno attualmente in vigore contiene infatti elementi propri dei regolamenti ex l. n. 142/2001, ovvero peculiarità che riguardano i soli soci lavoratori e non gli altri dipendenti, estratti dal Ccnl delle Cooperative sociali e, quindi, vincolanti per tutti i lavoratori, e contiene anche direttive vigenti per tutti i lavoratori, tra cui il Codice disciplinare all’art.19 e la codificazione dei compiti e delle responsabilità dei coordinatori di struttura. Al fine di un migliore funzionamento dell’organizzazione nel suo insieme, il Consiglio di Amministrazione ha deliberato all’unanimità di accogliere la richiesta volta ad una rivisitazione globale del Regolamento citato, ciò
IN PRIMO PIANO con l’obiettivo di differenziare le questioni inerenti i soli soci da quelle riguardanti invece tutti i lavoratori. I tre documenti saranno così composti: un Regolamento interno ex l. n.142/2001 dove inserire i trattamenti migliorativi per i soli soci e quanto espressamente richiesto dall’art.6 della legge stessa; un Regolamento organizzativo in cui raccogliere tutte le direttive vigenti in Itaca valevoli e vincolanti per tutti i lavoratori, siano essi soci o dipendenti; una Guida per il lavoratore in cui dovranno trovare spazio le principali questioni di interesse per il lavoratore. La Guida sarà una sorta di vademecum in cui richiamare elementi del Regolamento, dell’organizzazione della Cooperativa, del Ccnl e delle leggi vigenti nell’ambito del lavoro. Della questione si sta occupando un apposito gruppo di
La Gazzetta | Novembre 2010
7
lavoro formato, oltre che dal responsabile delle Risorse Umane, Emanuele Ceschin (coordinatore delle attività del gruppo di lavoro), da Alessia Tomada, responsabile ufficio Paghe, Paolo Castagna, responsabile amministrativo, e dai consiglieri di amministrazione Elisa Bassi e Simone Ciprian. La redazione dei tre documenti sarà certamente l’occasione propizia non soltanto per sistematizzare quanto già esistente, ma anche per proporre ipotesi di modifica e migliorie. In base alla tempistica prevista, il gruppo di lavoro elaborerà entro i primi due mesi del 2011 le proposte di rivisitazione del Regolamento interno e degli strumenti di azione della mutualità, in maniera tale da portare il tutto all’approvazione dell’Assemblea dei soci la prossima primavera. (fdp)
Ccnl (1)
“Dai sindacati grave atto di irresponsabilità, sganciato dalla realtà” Le tre Centrali cooperative accusano
Roma, 5 ottobre 2010 “Consideriamo un grave atto di irresponsabilità, completamente sganciato dalla difficile realtà vissuta dal Paese e dal settore, il comportamento assunto dalle Organizzazioni sindacali, che hanno abbandonato il tavolo delle trattative di rinnovo del Ccnl delle cooperative sociali dichiarando ripetutamente che “La crisi è un problema di tutto il Paese, ma non può e non deve incidere sulla dinamica contrattuale”. Così Eugenio De Crescenzo, presidente di - Solidarietà, Giuseppe, presidente di à - Confcooperative e Paola,
presidente di hanno commentato l’abbandono delle trattative di rinnovo del Ccnl di settore da parte di Cgil, Fisascat - Cisl, Cisl Fp, Uil Fpl. “Ribadiamo con forza – hanno concluso i presidenti che il contratto di lavoro rientra a pieno titolo tra gli strumenti da utilizzare per fronteggiare una crisi economico - occupazionale profonda e duratura qual è quella che stiamo vivendo”. Agci-Solidarietà Federsolidarietà-Confcooperative Legacoopsociali
Ccnl (2)
Dignità al salario, al lavoro, ai servizi I sindacati puntano il dito
Roma, 12 ottobre 2010 Dopo 15 mesi di confronto e 14 incontri con le rappresentanze delle Cooperative Sociali, Fp – Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl e Uil Fpl, prendendo atto delle indisponibilità delle Cooperative Sociali di avviare seriamente il confronto sul rinnovo contrattuale, hanno deciso di interrompere il tavolo negoziale. Le risposte chiare che avevamo chiesto alle controparti non ci sono state! Il 3% di incremento (pari a 38 euro circa per la categoria C1, la più numerosa), che Federsolidarietà, Legacoopsociali e Agci-Solidarietà hanno messo a disposizione del negoziato, è incongruente e mortificante per la dignità, la professionalità e la serietà di tutti i lavoratori del settore. Il sindacato, che da sempre ha affrontato con serietà e responsabilità i problemi del settore e che, fin dalla definizione della piattaforma e nel confronto negoziale, ha dimostrato di volersi far carico delle difficoltà prodotte dalla crisi economica, non può accettare una proposta
che non garantisce ai lavoratori neanche la difesa del potere d’acquisto. Cgil Cisl Uil rivendicano il riconoscimento della dignità del lavoro, e dunque della dignità del salario, e la salvaguardia del settore come uno dei pilastri dell’attività di assistenza per la quale metteranno in campo tutte le iniziative utili per contrastare politiche di riduzione di servizi ai cittadini, per garantire il mantenimento della qualità delle prestazioni e dei livelli occupazionali. Cgil Cisl Uil sono impegnate a realizzare fin da queste ore una campagna capillare di informazione nelle assemblee, nei luoghi di lavoro, a definire nei territori iniziative di coinvolgimento degli utenti, delle famiglie e delle istituzioni. Cgil Cisl Uil chiedono a tutti i lavoratori il massimo impegno nel partecipare alle iniziative per dire NO ad un sistema che vuole continuare a scaricare solo sui lavoratori gli effetti durissimi della crisi economica. Segreterie Nazionali
8
La Gazzetta | Novembre 2010
attualità
Formazione gratuita nel Basso Isontino
Assistenti familiari imparano a “saper ascoltare” Come cogliere i bisogni degli assistiti e darvi risposta
Monfalcone Su iniziativa dell’Ambito Basso Isontino, in collaborazione coi Servizi sociali dei Comuni del territorio e l’ente formativo IRSSeS, la Cooperativa Itaca sta curando l’organizzazione del progetto di formazione per assistenti familiari che si occupano di persone non autosufficienti a domicilio, replicato in quattro sedi distinte, ovvero Monfalcone, Staranzano, Ronchi dei Legionari, San Canzian d’Isonzo. Obiettivo del progetto è offrire un percorso di incontri informativi per confrontarsi e acquisire conoscenze, tecniche di supporto alle attività assistenziali e di cura, consentendo di acquisire un “saper fare” e un “saper essere” appropriato al lavoro di cura nel contesto domiciliare. La formazione delle assistenti familiari non passa solo attraverso la conoscenza delle modalità di cura, ma anche attraverso la capacità di comunicare. Gli obiettivi generali del corso vogliono infatti permettere all’assistente familiare di riflettere sull’importanza del saper ascoltare e di cogliere i bisogni degli assistiti, di apprendere modalità di rispetto nei confronti dell’utente e della sua famiglia, di acquisire la fiducia da parte del “datore di lavoro”. I corsi, della durata di venti ore ciascuno, sono iniziati il 12 ottobre scorso e proseguiranno sino al 26 novembre. Dopo l’introduzione dell’assistente sociale nella prima giornata, è intervenuta una professionista che ha trattato la normativa sul lavoro e il contratto domestico. Con il modulo sulla relazione e la comunicazione con l’utente affetto da demenza si vuole affrontare il tema della malattia d’Alzheimer, quale frequente forma di demenza nei paesi industrializzati. Purtroppo questa malattia provoca un lento ma progressivo peggioramento delle capacità cognitive e funzionali
dell’anziano, come la perdita della memoria, della capacità di ragionare, problemi del linguaggio, del senso di orientamento, della capacità di eseguire azioni consuete nella quotidianità come gestire la casa, organizzare la spesa, l’abbigliamento, … Assume particolare importanza, inoltre, saper svolgere il proprio lavoro salvaguardando la propria salute, riducendo il rischio infortuni. Quando si aiuta una persona anziana o disabile a spostarsi dalla carrozzina al letto o dal letto alla carrozzina, o nel bagno, per esempio, spesso si possono compiere sforzi eccessivi sulla colonna vertebrale provocati dall’uso errato del proprio corpo nel muovere gli assistiti. Questi movimenti scorretti sono pericolosi e possono creare patologie. Legato alla “sicurezza in casa” l’approfondimento dei temi legati ai rischi ambientali e loro prevenzione, oltre a cenni in merito alle pulizie domestiche. Le tecniche di assistenza di base per le azioni della vita quotidiana riguarderanno i temi della mobilizzazione e del trasporto, e l’igiene dell’utente. Con l’intervento di un professionista del campo, si vogliono far conoscere alle assistenti familiari le caratteristiche della cultura culinaria italiana, con riferimenti in merito alla conservazione e preparazioni non igieniche dei cibi, e tanti suggerimenti pratici su come eseguire la preparazione dei piatti tipici italiani. In generale, l’intendimento è quello di fare in modo che la badante comprenda l’importanza del sollecitare la massima autonomia nel soggetto anziano o disabile, cercando di incoraggiare l’utente a compiere le operazioni il più possibile autonomamente, anche se ciò dovesse richiedere molto tempo, rispettando i suoi tempi e le sue abitudini. Ufficio Formazione
Formazione Oss in Fvg e Veneto
L’Operatore socio-sanitario e i crediti formativi Attenzione agli enti privati non accreditati
Pordenone L’accordo siglato il 22 febbraio 2001 tra il Ministro della sanità, il Ministro per la solidarietà sociale e le Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano, individua la figura e il relativo profilo professionale dell’Operatore socio-sanitario, figura riconosciuta a livello nazionale, nata dalla sintesi dei distinti profili professionali degli operatori dell’area sociale e di quella sanitaria e che risponde in modo più adeguato all’evoluzione dei servizi alla persona, intesa nella globalità dei suoi bisogni. L’OSS é l’operatore che, a seguito dell’attestato di qualifica conseguito al termi-
ne della specifica formazione professionale di mille ore, svolge attività indirizzata a soddisfare i bisogni primaridella persona, nell’ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario, come anche a il benessere e l’autonomiadell’utente. Le principali attività dell’Oss, che svolge la propria attività in collaborazione con gli altri operatori professionali preposti all’assistenza sanitaria e sociale secondo il criterio del lavoro multi-professionale, riguardano l’assistenza diretta e l’aiuto domestico alberghiero, gli interventi igienico sanitari e di carattere sociale, il supporto gestionale, organizzativo e formativo.
attualità La formazione dell’Oss in Friuli Venezia Giulia I corsi di formazione per il conseguimento della qualifica di “Operatore Socio Sanitario (Oss)” promossi dalla Regione hanno una durata massima di 10 mesiper un totale di ore(550 aula e 450 stage) e si rivolgono a disoccupati, lavoratori in cassa integrazione straordinaria o iscritti alle liste di mobilità, residenti o domiciliati in Friuli Venezia Giulia. Non sono ammesse ai corsi le persone già in possesso di un credito formativo per il conseguimento della qualifica di Oss. I corsi sono organizzati da enti formativi accreditati in Fvg quali l’Opera Sacra Famiglia, l’Enaip, la Cooperativa Cramars. È prevista un’indennità di frequenza oraria. Gli occupati privi di qualifica che prestano attività lavorativa presso cooperative sociali operanti nell’ambito dell’assistenza domiciliare, nei presidi residenziali e semiresidenziali, invece, possono frequentare il corso di “Competenze minime nei processi di assistenza alla persona” di 200 ore, realizzato sulla base dell’ordinamento didattico approvato dalla Giunta regionale con deliberazione n. 1232 del 14 maggio 2004, che consente l’acquisizione di alcune essenziali competenze necessarie ad assicurare idonei e qualificati interventi assistenziali nell’ambito delle strutture residenziali, semi-residenziali e nei servizi di assistenza domiciliare della regione. L’attestato di frequenza ottenuto al termine costituisce credito formativo per il successivo conseguimento della qualifica di operatore socio sanitario. Attualmente però la Regione non ha ancora bandito i percorsi successivi. Negli ultimi mesi l’ente regionale sta lavorando per delineare le “Linee Guida” delle misure compensative, con le quali si darà definitiva chiarezza al valore dei crediti formativi posseduti a fronte di attestati diversi dall’Oss ottenuti nel corso degli anni passati. Facendo seguito ad alcune richieste avanzate dai nostri soci, l’ufficio Formazione, presi i contatti coi referenti regionali, ha ricevuto i seguenti pareri rispetto alla possibilità che agli attestati di seguito elencati possa essere riconosciuto un credito formativo utile (ad ogni attestato sarà attribuito un credito formativo sulla base della valutazione di durata e contenuti del singolo percorso):
●● Assistente Domiciliare Polifunzionale, qualifica professionale L.R.FVG 76/82, 500 ore, ente promotore Casa Serena s.m.s.: parere favorevole; l’attestato infatti risulta equipollente a quello di Adest; ●● Operatore Tecnico Addetto all’Assistenza, qualifica Ota, Decreto Ministeriale 295/91, enti promotori Unità Locale Socio Sanitaria della Regione Veneto o della Regione FVG: parere favorevole; ●● Tecniche di aiuto personale nei servizi socio assistenziali (Tapssa), 400 ore, attestato di frequenza ai sensi della L.r. Fvg 76/82, enti promotori Cooperativa Itaca e Associazione Alfa: parere favorevole; ●● Tecniche di assistenza di base (per assistenti alla vita indipendente), 300 ore, attestato di fre-
●● ●●
●● ●●
●●
●●
●●
●●
La Gazzetta | Novembre 2010
9
quenza ai sensi della L.r. Fvg 76/82, ente promotore Ires : parere favorevole; Tecniche di assistenza familiare, 300 ore, attestato di frequenza ai sensi della L.r. Fvg 76/82, ente promotore Civi.Form. Scarl: parere favorevole; Tecniche di assistenza nei servizi alla persona, 220 ore, attestato di frequenza ai sensi della L.r. Fvg 76/82, ente promotore Associazione Alfa: parere favorevole; Tecnico attività sociali specializzazione dirigente di comunità degli Istituti professionali di Stato: parere favorevole; Addetto ai Servizi di Assistenza Familiare e Sociale (Asafs) di durata biennale, organizzato dall’Istituto professionale di Stato: parere favorevole; Assistente Domiciliare Geriatrica ottenuto ai sensi della L.r. Fvg 76/82, della durata di 350 ore, promosso da Casa Serena, risulta equipollente alla qualifica di Assistente Domiciliare e dei Servizi Tutelari (Adest) rilasciato dalla Regione Fvg, e ha quindi valore di credito formativo ai fini dell’accesso ai corsi di misure compensative per il conseguimento della qualifica di operatore socio-sanitario in Fvg; Il corso per Operatore socio-familiare di 700 ore organizzato dal Centro Studi Friulano: parere non favorevole; non rilasciato ai sensi della Legge quadro 845/1978 in materia di Formazione Professionale; Formazione integrata dei profili professionali di Operatore Addetto all’Assistenza (Oaa) e Operatore Tecnico Addetto all’Assistenza (Ota) con un corso di durata pari a 1200 ore complessive, promosso dall’Unità Locale socio-sanitaria della Regione Veneto: la qualifica conseguita è equipollente alla qualifica di Oss; Assistente Familiare, qualifica professionale L.r. Fvg 76/82, 900 ore, ente promotore Associazione Alfa: parere favorevole; il corso è per contenuti e durata equipollente alla qualifica di Adest.
Nel caso in cui soggetti stranieri siano in possesso di titoli dell’area sanitaria conseguiti all’estero, e vogliano richiedere la valutazione del proprio titolo e delle esperienze lavorative pregresse, per il riconoscimento di crediti finalizzati all’accesso di percorsi formativi per il conseguimento della qualifica di Oss, occorre procedere ad una richiesta formale da inoltrare alla Direzione Centrale Salute e Protezione Sociale di Trieste (vedi Dgr 3031 del 07/12/2007), allegando: ●● Copia conforme del titolo di studio in lingua originale e dichiarazione di valore rilasciata dalle competenze autorità consolari; ●● Copia conforme dei contenuti e relative ore del percorso formativo e dichiarazione di valore rilasciata dalle competenze autorità consolari; ●● Dichiarazione e documentazioni su esperienze di lavoro nel paese di provenienza e in Italia con specificazione delle mansioni svolte e della durata del rapporto di lavoro.
10
La Gazzetta | Novembre 2010
attualità
La formazione dell’Oss in Veneto
Il profilo dell’Operatore socio-sanitario è stato recepito dalla Regione del Veneto con Lr 16 agosto 2001, n. 20 (e successive modificazioni). Anche in Veneto i corsi sono organizzati e svolti da organismi di formazione accreditati dalla Regione; in questo caso prevedono una quota di iscrizione che non può essere superiore ai 1600 euro, ma l’accesso al corso è garantito sia agli occupati che ai disoccupati, anche se residenti sul territorio extra-regionale. Inoltre, il Veneto ha determinato quali sono i titoli equipollenti a quello di Operatore Socio sanitario (Dgr 2230 e 3973 del 2002). Per chi fosse già in possesso di altri titoli (stranieri e non) rientranti nell’area socio-sanitaria, al fine di conseguire la qualifica di Oss può chiedere agli organismi di formazione accreditati la quantificazione del credito formativo ai sensi della Dgr 1972 del 2004. Il riconoscimento di un titolo straniero di area sociosanitaria per esercitare in Italia le attività previste per l’Oss va richiesta al Ministero della Salute. La Regione Veneto non riconosce il percorso di Competenze minime di 200 ore approvato dalla Giunta della Regione Fvg con deliberazione n. 1232 del 14 maggio 2004. Tra i servizi di assistenza predisposti dalla Direzione Regionale Formazione è disponibile il Numero Verde 800 998300; è inoltre attivo l’indirizzo mail info.formazione@regione.veneto.it. L’Istituto Cortivo e l’Istituto Superiore per la Formazione La formazione dell’Oss passa quindi attraverso un percorso formativo professionale promosso dalle Regioni, e occorre diffidare di altri percorsi che vengono pubblicizzati con tanta enfasi da enti privati non accreditati. Infatti, i corsi per “operatore socio sanitario”, “operatore socio assistenziale”, “operatore prima infanzia” ed altri, tenuti dall’Istituto Cortivo e dall’Istituto Superiore per la Formazione, pur trattandosi di legittima e consentita formazione ad iniziativa privata a pagamento, non rilasciano titoli validi ai fini dell’inserimento
lavorativo, così come previsto dalla normativa vigente. A tal fine sono infatti valide le qualifiche e gli attestati di frequenza ai corsi rilasciati dalle Regioni ai sensi dell’art. 14 della Legge 845/1978 (Legge quadro in materia di formazione professionale) o ai sensi delle corrispondenti normative regionali. Nello specifico, l’ordinamento della formazione professionale nella Regione FVG è disciplinato dalla Legge 76 d.d. 16 novembre 1982. Occorre inoltre fare attenzione agli attestati di “operatore socio sanitario” conseguiti presso altri istituti e/o associazioni private (caso recente dell’Associazione Asso di Eboli) che, oltre a non riportare timbri regionali, non hanno riferimenti o richiami alla Legge quadro in materia di formazione professionale, L. n° 845/1978, la cui dicitura dovrebbe sempre comparire nei titoli formativi validi sul territorio nazionale. Chiara PIZZATO
Coop Arcobaleno accusata di sperpero di denaro pubblico
Ape donato a Coop di Rom del Montenegro: è polemica Legacoopsociali Fvg: “speculazione giornalistica contro l’intero comparto”
Gorizia Un motocarro Ape donato ad una Cooperativa sociale di Rom del Montenegro fa scattare la polemica. Progetto internazionale ProCoop nel mirino, la Cooperativa sociale arcobaleno di Gorizia accusata di “sperpero di denaro pubblico e non massimizzazione delle spese”, ma l’associazione regionale che riunisce le Coop sociali del Friuli Venezia Giulia insorge. “E’ un esempio scandaloso di disinformazione giornalistica – tuona Gian Luigi Bettoli, presidente di Legacoopsociali Fvg, che accusa -: quella messa in atto dal quotidiano Il Piccolo, edizione di Gorizia, è una campagna scandalistica ingiusta”.
I fatti secondo Bettoli. “Una Cooperativa sociale goriziana - spiega il presidente di Legacoopsociali regionale - dona ad una Cooperativa sociale del Montenegro, costituita da persone di etnia rom, un motocarro Ape, dismesso da un’Azienda pubblica di servizi, la Iris, sempre di Gorizia. Il valore dell’Ape è di poche decine di euro, praticamente ferrovecchio”. Accade così che “la Cooperativa Sociale goriziana lo aggiusti, trasporti e consegni a sue spese, alcune migliaia di euro. Dal nulla risorge, grazie al riciclo, una possibilità operativa da parte di persone svantaggiate in un Paese in via di sviluppo”. Il tutto avviene all’interno di un evento pubblico e “nell’ambito del
attualità progetto internazionale ProCoop, finalizzato al sostegno ed alla riqualificazione del Movimento Cooperativo in vari Paesi balcanici, intra ed extraeuropei”. All’evento partecipa anche “e non certo con funzione secondaria il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo”, che, come ben ricorda Bettoli (che nella Presidenza Nazionale di Legacoopsociali è anche responsabile per la Salute mentale, le Dipendenze e le Nuove marginalità), è “buon conoscitore e sostenitore della Cooperazione, particolarmente di quella sociale”. La Cooperativa sociale in questione è la Arcobaleno di Gorizia, “una realtà storica della Cooperazione sociale friul-giuliana ed italiana, sorta proprio 30 anni fa grazie all’impegno di don Alberto De Nadai, uomo di punta della Arcidiocesi goriziana nel campo della solidarietà”. Lo stesso De Nadai – prosegue il presidente di Legacoopsociali Fvg – “fondatore negli anni successivi di numerose e qualificate altre iniziative a favore dei poveri, dei tossico ed alcool dipendenti, dei carcerati”. A presiedere oggi la Cooperativa sociale Arcobaleno, “fiore all’occhiello di Legacoop in quella provincia”, è Fabrizio Valencic, cooperatore triestino con un lungo passato nella Cooperazione sociale nata dal Movimento di deospedalizzazione psichiatrica e manicomiale promosso da Franco Basaglia grazie anche alla Legge 180. Valencic ha esperienza peraltro anche di Cooperazione internazionale tra Cooperative ed Imprese sociali. Le accuse di Legacoop sociali Fvg contro l’edizione goriziana de Il Piccolo. “Il quotidiano Il Piccolo, edizione goriziana, inizia il 1° ottobre – afferma Bettoli - una campagna scandalistica a proposito dell’iniziativa. Il succo degli articoli è che ci sia stato sperpero di denaro pubblico. Non massimizzazione delle spese utilizzate per convegni ed incontri internazionali già progettati, approvati dalle superiori istanze, e programmati da tempo, ma il contrario. Praticamente una specie di “volo di stato”, di quelli cui ci ha abituato ordinariamente la politica italiana”.
La Gazzetta | Novembre 2010
11
Il risultato di tale posizione del quotidiano goriziano sarebbe, sempre stando alle affermazioni del presidente di Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia, quello “di far apparire con la “c” minuscola un’esperienza storica, che non a caso abbiamo voluto descrivere con singolare sovrabbondanza di maiuscole”. Ma il presidente di Legacoopsociali Fvg va oltre. “Il sospetto è che se non si fosse trattato, come beneficiario, di una Cooperativa sociale di Rom, non ci sarebbe forse stata polemica. Quegli stessi Rom – incalza Gian Luigi Bettoli - che sono stati le vittime delle recenti Guerre Balcaniche, massacrati da ognuna delle parti in conflitto ed assai maltrattati anche dai regimi sorti successivamente. Non a caso masse di Rom sono fuggiti in gran numero nel nostro Paese: si fa un gran parlare di aiutare i migranti nel loro Paese ma poi, se lo si fa sul serio, e per di più con poca spesa, si viene insultati gratuitamente a mezzo stampa”. Bettoli ricorda altresì che Gorizia è stata “l’unica città italiana che ha avuto il raro, e non gradito, “privilegio” di vedere qualche sua piazza attraversata dai proiettili della Guerra di Indipendenza della Slovenia, vista la contiguità tra Gorizia e Nova Gorica, nome della gemella città slovena scritto con diversa grafia ma da leggersi esattamente come il nome italiano, solo senza le seconda “i”!”. Ebbene, prosegue Bettoli, “chiunque fosse stato testimone degli effetti “italiani” della battaglia sul piazzale del posto di confine della Casa Rossa, sarebbe diversamente sensibile ai temi della Cooperazione Internazionale e della stabilizzazione dei Paesi balcanici”. La chiosa di Bettoli sull’informazione locale è amara e riguarda il pericolo della presenza del “germe, da cui, per fortuna, la maggioranza della categoria è vaccinata, del demagogo populista, dedito a fustigare i deboli ed a lasciare indenni i potenti. Questo germe non si chiama “giornalismo”, ma - con termine slavo, per l’appunto – dizinformacija, leggasi: disinformaziia, con la “s” dura”.
Il 5 ottobre è nato Elia, la gioia più grande di mamma Giulia Zotti e papà Paolo. Congratulazioni da tutta l’equipe di Cjase S. Gjal. E benvenuto a Elia!
Vuoi contribuire a La Gazzetta? Invia il tuo articolo, meglio se corredato da immagini in allegato jpg, a: f.dellapietra@itaca.coopsoc.it oppure al fax 0434 253266. Per informazioni chiama il 348 8721497. Il termine ultimo per il numero di dicembre è giovedì 25 novembre alle ore 12. Ricordo a tutti/e che le immagini a corredo dei vostri articoli NON vanno impaginate all’interno del file word, ma devono essere inviate in allegato jpg (via mail) o consegnate a mano.
12
La Gazzetta | Novembre 2010
La bacheca Calendari corsi informatica Pordenone A seguire il catalogo della “mini-formazione” comprendente i corsi di informatica per i quali molti coordinatori e impiegati già da qualche tempo avevano manifestato interesse e volontà di essere coinvolti. L’elenco è comprensivo di date e orari degli incontri definiti insieme ai colleghi dell’ufficio Edp e stabiliti anche in base alla disponibilità della nostra aula in sede a Pordenone. Il corso di alfabetizzazione informatica per adulti non si rivolge, come negli altri casi, a coordinatori e impie-
ARGOMENTO EXCEL Docente Tiziano (3 lezioni)
DETTAGLI Elaborazione ed analisi dati (importazione da files di testo, estrazione dei dati significativi, grafici, tabelle pivot…)
gati, ma ad operatori, addetti all’assistenza, educatori che vogliano avvicinarsi al mondo del pc per la prima volta. Tutti i corsi sono gratuiti, mentre i soli corsi retribuiti sono quelli sull’utilizzo dei programmi gestionali (per ora promuoviamo soltanto il corso sul nuovo programma di inserimento ore). Trimestralmente il catalogo sarà aggiornato. Le lezioni si tengono nella sede di Pordenone in vicolo selvatico 16. Chiara
DATE Giovedì 18.11.2010 10.00-13.00
Giovedì 25.11.2010 10.00-13.00
Giovedì 02.12.2010 10.00-13.00
GRUPPO 1
GRUPPO 1
GRUPPO 1
Funzioni (come e dove utilizzarle; formattazione condizionale; input guidato)
A seconda del livello dei partecipanti e del loro grado di coinvolgimento, potrebbero bastare due lezioni od esserne necessarie tre.
PRE-ISCRITTI GRUPPO 1
PRE-ISCRITTI GRUPPO 2
Arban Alessandra
Antonini Orietta
Artico Giovanna
Castagna Paolo
Basei Marzia
Ceschin Emanuele
Basso Ivana
Corso Silvia
Coan Patrizia
Gasparini Bianca
Corso Silvia
Gretter Christian
De Marco Stefania
Lionetti Laura
Giuseppin Carla
Teston Leopoldina
Gobbetto Veronica Gretter Christian Giovedì 13.01.2011 10.00-13.00
Giovedì 20.01.2011 10.00-13.00
Giovedì 27.01.2011 10.00-13.00
GRUPPO 2
GRUPPO 2
GRUPPO 2
Lionetti Laura Pellizzari Chiara Pestrin Samuel Protti Luciana Rosa Paglia Zamò Enrichetta
la bacheca
ARGOMENTO WORD Docente Sara (1 lezione; da valutare insieme al gruppo se farne una seconda)
DETTAGLI Dalla creazione di un file all’inserimento di una tabella in un documento, gestione paragrafi, caratteri, inserimento elementi (tabelle, immagini), salvataggio del file. Dall’individuazione di uno stile alla creazione di un modello.
Gestione degli stili, dei modelli di documento, elementi di impaginazione, indice evoluto (uso dei segnalibri, etc…)
ARGOMENTO GRAFICA E IMPAGINAZIONE BASE Docente Sara (2 lezioni)
PRE-ISCRITTI GRUPPO 1
DATE Giovedì 25.11.2010 14.00-17.00 GRUPPO 1
Giovedì 02.12.2010 14.00-17.00
Artico Giovanna
Gasparini Bianca
Basei Marzia
Antonini Orietta
Coan Patrizia
Arban Alessandra
Crema Katia
Cruz Lenny
Giuseppin Carla
Gobbetto Veronica
Pestrin Samuel
Gretter Christian
Protti Luciana
Lionetti Lauraa
DATE Mercoledì 24.11.2010 14.00-17.00
PRE-ISCRITTI Mercoledì 01.12.2010 14.00-17.00
Antonini Orietta Ferrero Rossella Gretter Christian Lionetti Laura Comar Marilena
ARGOMENTO PROGRAMMI GESTIONALI COOP ITACA Docente Tiziano (1 lezione)
DETTAGLI Programma fogli–ora nuova gestione
Programma fogli–ora nuova gestione (per chi ha già partecipato ad una lezione precedente e ha bisogno solo di un ripasso e di imparare le cose nuove che sono state aggiunte nel corso del tempo)
13
PRE-ISCRITTI GRUPPO 2
GRUPPO 2
DETTAGLI L’elaborazione delle immagini (la compressione, l’inserimento delle stesse in un documento) e introduzione a Publisher e presentazioni Power Point.
La Gazzetta | Novembre 2010
DATE
PRE-ISCRITTI
Giovedì 16.12.2010 10.00-13.00
Coordinatori
Giovedì 16.12.2010 14.00-16.30
Coordinatori
impiegati
impiegatii
CORSO DI ALFABETIZZAZIONE INFORMATICA PER ADULTI Docente Giuseppe (4 lezioni) OBIETTIVI: Imparare ciò che serve veramente per iniziare da zero ad utilizzare il PC e Internet. DESTINATARI: Operatori, educatori, addetti all’assistenza, …
14
La Gazzetta | Novembre 2010
LEZIONE
la bacheca
TEMA
ARGOMENTO Concetti fondamentali
1ª Lezione 1/12/2010 9.00 – 13.00
2ª Lezione 6/12/2010 10.00 – 13.00
3ª Lezione 13/12/2010 10.00 – 13.00
Hardware
Concetti
Software
Concetti Sistemi Operativi Software di Sistema e Software Applicativi
Interazione Uomo-Macchina
Utilizzo del Mouse e della tastiera Impostazioni e personalizzazioni Uso delle Icone Uso delle finestre
Sistema Operativo
Funzioni, funzionalità e Programmi
Gestione dei File
File e Cartelle Operare con i file Duplicare, spostare Eliminare e ripristinare Ricerca
Gestione della sicurezza dei dati
Cenni sulla tutela della salute e dell’ambiente Gestione dei profili di identità e la sicurezza dei dati Sicurezza nelle reti Privacy Virus e antivirus
Reti
Tipi di Reti Trasferimento di Dati
IT nella vita di tutti i giorni
E-mail E-commerce E-banking E-government E-learning comunità virtuali
Utilità
Gestione dei file di grandi dimensioni Semplice elaborazione del testo Gestione Stampanti/Stampe Manutenzione di un PC
4ª Lezione 20/12/2010 9.00 – 13.00
Competenze minime, partono i corsi Pordenone Partono con il mese di dicembre 2010 i corsi di formazione per le competenze minime nei processi di assistenza alla persona organizzati dalla Cooperativa Itaca per il proprio personale. Il percorso è finalizzato a consentire l’acquisizione di competenze necessarie ad assicurare idonei e qualificati interventi assistenziali, il positivo superamento dell’esame finale determinerà il conseguimento di un attestato di frequenza, costituente credito formativo per l’accesso a successivi percorsi formativi per la qualifica di
Operatore socio-sanitario (Oss). L’edizione di Pordenone si terrà nelle giornate del martedì e venerdì dalle 14.45 alle 18.45, mentre l’edizione di Udine dalle 14.30 alle 18.30 il lunedì e giovedì. I corsi, della durata di 200 ore, termineranno con il mese di giugno 2011. Invitiamo tutti gli interessati ad iscriversi al corso tramite il proprio coordinatore, o a chiedere maggiori informazioni contattando direttamente l’ufficio formazione (Chiara e Renato) allo 0434 366064 entro il 22 novembre 2010.
Sono Caterina Settin e sono nonna! Il 25 ottobre alle 5.15 è nato Federico, Kg 3,100. Mamma Sara e papà Davide, nonni e bisnonne sono felici! Benvenuto Federico!
sicurezza
La Gazzetta | Novembre 2010
15
Rischio biologico e precauzioni universali Pordenone Prosegue con un nuovo contributo la rubrica dedicata alla sicurezza nei luoghi di lavoro, e non solo. L’articolo di questo mese riguarda il rischio biologico e le precauzioni universali ed è tratto dalle dispense della specialista in Medicina del lavoro, Clarissa Guggiana. Che cosa prevedono? • Lavaggio sociale e/o antisettico delle mani; • Adozione di idonee misure di protezione; • Adeguate procedure di decontaminazione, pulizia, disinfezione e/o sterilizzazione di presidi e attrezzature; • Pulizia, sanificazione e disinfezione di superfici e ambienti; • Corretta gestione e trasporto dei campioni di materiale biologico Misure di protezione I guanti riducono l’incidenza di contaminazione delle mani e devono essere sempre indossati nei seguenti casi: • Contatto con sangue od altro liquido biologico; • Esecuzione di prelievi, iniezioni, ecc.; • Quando si maneggiano strumenti appuntiti e taglienti; • Quando la cute delle mani presenta lesioni. Il personale deve indossare guanti di misura adeguata e di tipo idoneo alla prestazione da eseguire: • Guanti monouso sterili per tutte le procedure che determinano il contatto con aree del corpo normalmente sterili; • Guanti monouso non sterile per le procedure assistenziali che non richiedono tecniche asettiche; • Guanti in gomma per uso domestico per le operazioni di pulizia ambientale, per decontaminazione dello strumentario e in caso di incidenti occupazionali a potenziale rischio infettivo. Agenti biologici riconosciuti essere in grado di infettare operatori sanitari in occasione di lavoro: • Tbc • Patogeni per via ematogena (Hbv, Hcv, Hiv) • Meningite • Scabbia Epatite B – Malattia causata da infezione con virus Hbv per via parenterale (punture con aghi infetti, emotrasfusioni, emodialisi, tatuaggi, piercing, agopuntura, sedute odontoiatriche, endoscopie svolte senza adeguate misure igieniche; trasmissione per via sessuale, trasmissione intrafamiliare). Dal punto di vista della prevenzione per gli operatori sanitari, il quadro è drasticamente modificato dall’introduzione della vaccinazione anti Hbv. L’incidenza di malattia nella popolazione generale fra il 1985 ed il 2000 è scesa dal 12/100.000 al 2/100.000. Fra il 1990 ed il 2002 si è osservata una sola siero conversione per
Hvb in un operatore sanitario non vaccinato. La vaccinazione contro l’epatite B è raccomandata e offerta gratuitamente agli operatori sanitari e al personale di assistenza degli ospedali e delle case di cura private, alle persone conviventi con portatori cronici del virus dell’epatite B, a tutte le categorie indicate nel D.M. del 4 ottobre 1991. Epatite C – pur considerando che la prevalenza di malattia è comunque minore fra gli operatori sanitari rispetto alla popolazione generale, la probabilità di siero conversione è legata alle occasioni di infortunio. Dal 1990 ad oggi le siero conversioni documentate in occasione di lavoro sono state circa 20. Hiv (Virus dell’immunodeficienza umana) – da quando è nota la malattia, sono documentati nel mondo circa 200 casi di trasmissione professionale di Hiv ad operatori sanitari, di questi 5 sono italiani. Dal 1996 in Italia, non è stata documentata nessuna nuova siero conversione. Alcol e lavoro Un nuovo rischio da valutare nei luoghi di lavoro. I riferimenti normativi sono la Legge 30 marzo 2001 n. 125 “Legge quadro in materia di alcol e di problemi alcol correlati”, l’Art. 6 Modifiche al codice della strada e l’Art. 15 Disposizioni per la sicurezza sul lavoro. 1. “Nelle attività lavorative che comportano un elevato rischio di infortuni sul lavoro ovvero per la sicurezza, l’incolumità o la salute di terzi … È fatto divieto di assunzione e di somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche”; 2. “Per le finalità previste dal presente articolo, i controlli alcoli metrici nei luoghi di lavoro possono essere effettuati esclusivamente dal medico competente ... Ovvero dai medici del lavoro dei servizi per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro con funzioni competenti per territorio delle Aziende sanitarie locali” L’alcol è il 3° tra i 26 principali fattori di rischio di malattia e morte prematura in Europa. Una unità alcolica (UA) corrisponde a circa 12 grammi di etanolo; una tale quantità è contenuta: • In un bicchiere piccolo (125 ml) di vino di media gradazione • In una lattina di birra (330 ml) di media gradazione • Un aperitivo (80 ml) • Una dose da bar di superalcolico (40 ml) Alcolemia = concentrazione di alcol nel sangue che si misura in grammi di alcol contenuti in un litro di sangue. Nell’ambiente di lavoro un’alcolemia di 0,5 gr/ litro (diminuzione dei freni inibitori) è causa di un calo dell’efficienza lavorativa, una disabilità neuropsicomotorie, riduzione della percezione del rischio, pregiudizio della capacità di critica; la probabilità di avere un infortunio è doppia rispetto alla condizione di non assunzione.
16
La Gazzetta | Novembre 2010
sicurezza Quiz novembre 2010
Valuta le tue conoscenze …e controlla le risposte
I maggior fattori di rischio biologico per gli operatori sono rappresentati da: ȿȿ Tubercolosi ȿȿ Sifilide ȿȿ Tubercolosi, epatite B e C, scabbia ȿȿ Scabbia e tubercolosi La via di trasmissione più frequente di un’infezione tra gli operatori è rappresentata da: ȿȿ Vettori (mosche, scarafaggi, zecche, ecc.) ȿȿ Contatto diretto (cute/cute) ȿȿ Contatti con fluidi biologici ȿȿ Tutte le precedenti A chi devono essere applicate le precauzioni standard universali? ȿȿ A tutti i pazienti, di prassi, indipendentemente dalla diagnosi di ricovero e/o dalle condizioni cliniche apparenti ȿȿ Ai pazienti con diagnosi di epatite virale ȿȿ Ai pazienti con tosse persistente e catarro ȿȿ Solo ai pazienti privi di coscienza Qual è stata la causa determinante della riduzio-
ne del numero di infezioni da epatite B? ȿȿ L’introduzione dell’obbligo dei DPI (dispositivi di protezione individuale) ȿȿ L’introduzione della vaccinazione per gli operatori ȿȿ A e b ȿȿ La riduzione della percentuale di soggetti infetti fra gli ospiti Qual è la modalità principale di diffusione della scabbia? ȿȿ Per contatto diretto ȿȿ Per via aerea ȿȿ Attraverso fluidi biologici ȿȿ Tutte le precedenti Che cosa prevede la normativa sull’alcol e lavoro? ȿȿ Il divieto assoluto di consumo di alcolici durante il lavoro ȿȿ Il divieto assoluto di consumo di alcolici durante e dopo il lavoro ȿȿ Il divieto assoluto di consumo di alcolici solo ai pasti ȿȿ Il divieto assoluto di consumo di alcolici solo nei luoghi di lavoro.
Quiz ottobre 2010
Valuta le tue conoscenze …e controlla le risposte
Evidenziate le risposte esatte Migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro è compito di: ȿȿ Del datore di lavoro ȿȿ Di tutti, dal dirigente al lavoratore ȿȿ Dei Vigili del Fuoco
L’organizzazione e la gestione di un’evacuazione in caso di emergenza, è un compito: ȿȿ Del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza ȿȿ Degli addetti al servizio antincendio e di pronto soccorso ȿȿ Degli addetti al servizio di sicurezza
In un ambiente di lavoro conosciuto, è bene sentirsi: ȿȿ Comunque esposti alla possibilità di incidenti ȿȿ Sempre al sicuro da qualunque incidente ȿȿ Esposti a incidenti solo nelle attività pericolose
Per rendere possibile un’evacuazione durante un’emergenza è bene controllare giornalmente: ȿȿ Lo stato dei dispositivi di protezione personale ȿȿ La visibilità degli estintori ȿȿ La percorribilità delle vie di fuga
Ogni intervento di prevenzione deve cercare di: ȿȿ Ridurre i rischi alla fonte ȿȿ Eliminare i rischi alla fonte ȿȿ Eliminare o, se non è possibile, ridurre i rischi alla fonte Per i lavoratori, la formazione e l’informazione in tema di sicurezza e salute è: ȿȿ Un diritto e un dovere ȿȿ Una scelta facoltativa ȿȿ Un dovere secondo l’attività svolta
Qual è la prima azione da fare quando ci troviamo sulla scena di un infortunio? ȿȿ Cercare di curare l’infortunato ȿȿ Chiamare i soccorsi ȿȿ Non fare nulla per non aggravare la situazione Nella richiesta di aiuto riferite innanzitutto: ȿȿ La gravità degli infortunati ȿȿ Il luogo dell’infortunio e la gravità degli infortunati ȿȿ Il numero di telefono da cui chiamate
INSERTO assistenza
La Gazzetta | Novembre 2010
17
Le corrette posture e le corrette prese nell’aiutare la persona assistita nel movimento INDICE:
Come sostenere ed aiutare l’assistito a camminare
Premessa Rischi e pericoli per chi assiste Consigli pratici per chi assiste Come girare la persona su un fianco Cambio di posizione da sdraiato a seduto Spostamento letto-carrozzina carrozzina-letto Il sollevatore La Relazione Premessa: La prevenzione dei rischi per la salute e la promozione del benessere sul lavoro sono importanti per la qualità del lavoro e della vita di uomini e donne; sono un investimento per le aziende, sviluppano la qualità dei servizi. Il sindacato dei lavoratori ha un ruolo molto importante nella contrattazione, nella salvaguardia della legislazione europea e nazionale, ma soprattutto nella sensibilizzazione sempre maggiore dei lavoratori, delle lavoratrici e dei loro rappresentanti alle tematiche della prevenzione dei rischi e della tutela della salute di uomini e donne. La legislazione esistente in Europa ha caratteristiche ancora troppo “neutre” rispetto al genere e le pratiche esistenti coinvolgono ancora poco Il sollevamento dei pesi: movimento corretto e non corretto lavoratrici e rappresentanti alla sicurezza soprattutto in un settore come quello dei servizi alla persona dove sono occupate al 90% donne. In questo settore infatti i rischi creati sopratutto dal forte coinvolgimento emotivo sono spesso gravi ma sottovalutati.
Rischi e pericoli per chi assiste Quando si aiuta una persona anziana a spostarsi dalla carrozzina al letto o dal letto alla carrozzina o nel bagno, spesso si possono compiere sforzi eccessivi sulla colonna vertebrale, provocati dall’uso sbagliato del proprio corpo nel muovere gli assistiti. Questi movimenti scorretti sono pericolosi e possono creare patologie. I pericoli legati al lavoro di spostamento degli assistiti sono: • Dolori lombari o mal di schiena, • Ernia del disco, • Tendiniti (per esempio, dolore al gomito o al polso), • I dolori cervicali, • I dolori alle spalle, • Prolasso uterino.
Il mal di schiena colpisce l’80% degli adulti ed è il problema maggiore. Le cause del mal di schiena sono dovute generalmente a: • Postura (posizione del corpo) non corretta, • Movimenti del corpo eseguititi in maniera non corretta • Eccessiva tensione muscolare derivante da affaticamento fisico e psicologico, • Sovrappeso. Lo sforzo fisico effettuato nell’aiutare chi non è autonomo nel movimento può essere, se associato a manovre e posture scorrette, causa di infortuni con conseguenze a volte anche gravi in chi assiste. La prevenzione degli infortuni legati alla mobilitazione si basa prevalentemente sull’utilizzo di giuste tecniche,
18
La Gazzetta | Novembre 2010
INSERTO assistenza
comprendenti anche il corretto utilizzo di eventuali ausili oppure aiuto da parte di una seconda persona. Ogni volta che si sta per effettuare la movimentazione manuale (spostamento o sollevamento) della persona assistita fare attenzione a: 1. Rimuovere gli ostacoli (tappeti, lampade a stelo, comodini, ecc..) 2.Avvicinare e frenare la carrozzina prima di effettuare le manovre di spostamento (es. al wc, al letto) 3.Avere spazio sufficiente attorno al letto 4.Regolare l’altezza del letto (circa 60 cm) 5.Controllare che l’assistito abbia calzature chiuse e comode e l’ambiente sia ben illuminato. Dunque, è opportuno: • Valorizzare le capacità residue stimolandolo alla collaborazione, • Valutare il percorso più breve per l’effettuazione della manovra,
Organizzare ambienti e spazi
• Sapere come utilizzare gli ausili in modo corretto, • Valutare se è necessario l’aiuto di un ausilio e/o, se possibile, di un familiare in relazione al peso dell’assistito.
Consigli pratici per una corretta movimentazione Prima di cominciare qualsiasi operazione di spostamento sulla persona assistita ricordare di: Ricercare l’equilibrio del corpo: COME? • Abbassarsi piegando le ginocchia ed allargare la base di appoggio • Allargare i piedi • Se presente, abbassare la sponda del letto dalla parte della manovra • Se occorre, per meglio distribuire lo sforzo fisico appoggiare un ginocchio sul letto o entrambe le gambe al fianco del letto, appoggiare una mano sul piano o sulla testate del letto.
Tecnica corretta per aiutare l’assistito ad alzarsi
Come girare la persona su un fianco Girare la persona verso di sé mettendo la propria mano su una spalla e l’altra sul gluteo.
IMPORTANTE: non trazionare mai braccia e gambe!
Tecnica corretta e posizione sbagliata
Procedura sbagliata e pericolosa
INSERTO assistenza
La Gazzetta | Novembre 2010
19
Come aiutare la persona a spostarsi su un fiaco
Cambio di posizione da sdraiato a seduto Per aiutare la persona anziana a mettersi seduta, effettuare contemporaneamente la presa su spalla e bacino, facendo assumere all’assistito la posizione laterale prima
di passare a quella seduta.
IMPORTANTE: sostenere sempre il dorso della persona posizionando una mano dietro la schiena.
Aiuto nell’assunzione della posizione seduta
Spostamento letto-carrozzina e carrozzina-letto Quando si aiuta la persona assistita a spostarsi dal letto alla carrozzina, effettuare una presa sicura mantenendo la persona vicino al proprio corpo; il movimento deve essere veloce e sicuro per non incorrere in perdite di equilibrio e conseguenti cadute. Mettersi di fronte alla persona assistita ed aiutarla sostenendola con presa al bacino per guidare il suo movimento. Posizionare i piedi dell’assistito con i talloni rivolti verso la carrozzina per evitare distorsioni alla caviglia. Ruotare il corpo verso la sedia e farlo sedere controllando la discesa. Chiedergli di appoggiarsi con le mani al bracciolo, mantenendo il busto inclinato in avanti per non sbilanciarsi indietro e trascinare l’assistente nella discesa. IMPORTANTE: attenzione all’altezza del letto prima di effettuare qualsiasi spostamento, se è troppo alto il rischio di scivolamento dell’assistito risulta elevato! (l’altezza del letto dovrebbe essere lievemente superiore a quella della carrozzina e i piedi del paziente a contatto con i pavimento). L’assistito va aiutato a sedersi verificando innanzi tutto che la carrozzina sia ben frenata. Se necessario per lo spostamento, togliere un bracciolo. È importante controllare che a posizione seduta sia corretta: il bacino deve essere centrato ed indietro, ben appoggiato allo schienale; tutta la coscia deve essere appoggiata così come i piedi ben posizionati sui poggia-piedi. Verificare che la posizione sia confortevole. Se utile, posizionare un cuscino dietro il bacino.
Aiuto nel passaggio dal letto alla carrozzina
Posizione non corretta in carrozzina
Posizione seduta corretta
20
La Gazzetta | Novembre 2010
INSERTO assistenza
Il sollevatore Si utilizza per i trasferimenti letto-carrozzina e viceversa. Può avere imbragature di vario tipo a seconda delle esigenze dell’assistito, in grado di mantenere la persona sospesa in posizione lievemente reclinata, comoda e sicura durante lo spostamento dal letto alla carrozzina. Raramente piace alle persone anziane in quanto possono provare disagio nell’essere sollevati e sospesi in attesa di essere posti nella carrozzina o nella poltrona. Ma la manovra di sollevamento manuale della persona allettata è molto faticosa e rischiosa per la salute della propria schiena.
Sollevatore
Letto articolato con materasso antidecubito, sponde a trapezio
Relazioni con l’utente Se la persona non autosufficiente è comunque in grado di collaborare in qualche movimento, è molto importante farlo partecipare attivamente, non solo per ridurre lo sforzo fisico dell’operatore ma anche per produrre soddisfazione ed autostima nella persona assistita e ridurre la paura. Per migliorare la vita della persona assistita occorre coinvolgerla e stimolarla ad eseguire i compiti di vita quotidiana che può ancora svolgere. Certo è più veloce vestire una persona con difficoltà motorie o lavarla o trasportarla su una carrozzina piuttosto che aiutarla mentre cerca di vestirsi da sola, lavarsi o di camminare. Questo perché fa resistenza in quanto rassegnata ad essere “gestita” da altri o perché priva di motivazioni rispetto alla giornata che l’aspetta. Solamente la prospettiva di un ruolo sociale, di opportunità di decidere, di affermare la propria identità, il fatto di avere degli obiettivi, dei programmi, possono innescare la motivazione al mantenimento dell’autonomia residua. L’assistente può, quindi, favorire determinati com-
portamenti e abitudini positive. Fra gli obiettivi di chi assiste ricordiamo: Ridurre e ritardare il più possibile la dipendenza nelle attività della vita quotidiana e operare affinché la persona anziana possa esprimerei propri bisogni partecipando alle decisioni che lo riguardano. È importante conoscere le abilità residue: che cosa sa fare,cosa piace fare e cosa può ancora fare la persona assistita. Prendersi cura con gentilezza e riguardo, delicatezza e rispetto quando si entra nell’intimità della persona assistita. Rispettare le credenze e le tradizioni. La conoscenza di questi aspetti della vita della persona anziana, favorisce una relazione positiva fra assistito e assistente. Essere consapevoli che i momenti di contatto fisico fanno parte della comunicazione non verbale: in questi attimi l’assistente impara a percepire e a rendersi conto dell’umore, dello stato d’animo, della potenzialità, della motivazione e dell’impegno che l’assistito mette bello svolgimento delle attività.
eventi
La Gazzetta | Novembre 2010
21
La mia esperienza con L’Agorà
Il disagio è una risorsa lavorativa e sociale “Dedicarsi agli altri senza pretendere nulla in cambio”
Pordenone Mi chiamo Giuseppe e da circa due anni lavoro stabilmente alla Cooperativa L’Agorà grazie ad una borsa lavoro erogatami dal Ser.T di Pordenone. Per problemi di salute mi sono visto costretto ad usufruirne in quanto le mie condizioni non mi permettono di svolgere una normale vita lavorativa. Io nello specifico mi occupo di assemblaggio leggero in un laboratorio de L’Agorà. Oltre a questo la Cooperativa si occupa anche di altri settori tra i quali manutenzione del verde, pulizie uffici, manufatti in plastica, cere aromatizzanti per legno. Il suo organico è composto da 13 soci lavoratori più 4 dipendenti, oltre a vari ragazzi in borsa lavoro. Il mio inserimento è capitato in un momento fortunato, poiché è coinciso con l’inizio di una collaborazione di lavoro tra la Cooperativa e il Mosaico di Spilimbergo, azienda che si occupa di arredamenti murali interni con tessere di vari materiali. Nel mio laboratorio ci occupiamo di campionature per fiere e mostre. È un lavoro abbastanza impegnativo ed importante. L’Agorà è presente nel nostro territorio dal 1998 e si vede impegnata in diverse attività mirate al prosieguo della missione di inserimento lavorativo di persone svantaggiate, diversamente abili e con problemi psicofisici e di dipendenza da sostanze varie. Il tutto seguito da Servizi sociali e sanitari, comunali e del territorio che si occupano anche di persone con programmi di reinserimento lavorativo dal carcere. Il lavoro di cui si occupa è di facile esecuzione, come la preparazione di cestini plasticati, porta pinze per biancheria, il confezionamento di legno profumato per armadi e di resine in vasi di plastica. Questi lavori sono eseguiti dai soci lavoratori e dalle persone in borsa la-
voro sotto la supervisione di responsabili di laboratorio. Questi ultimi riescono a coinvolgere le persone che, nonostante le loro difficoltà, danno il loro fondamentale contributo all’economia della Cooperativa. Le ditte appaltatrici dei lavori sono altamente soddisfatte del lavoro svolto a tal punto che inviano ordini anche nel periodo delle ferie. Penso che nel suo genere la Cooperativa dia un grosso contributo a persone con problemi particolari che in altri contesti, anche vittime di pregiudizi, non troverebbero alcuna collocazione lavorativa. Con un attento lavoro di gruppo L’Agorà riesce a seguire le persone con particolari attenzioni, con la continua supervisione giornaliera di responsabili del laboratorio. Per quanto mi riguarda ho fatto un’esperienza nuova, la condivisione del lavoro con i miei compagni mi ha aiutato a capire altri tipi di disagio, mentali e fisici. Un’esperienza dalla quale ho ricevuto molto e alla quale credo di aver dato altrettanto. Grazie a questi ragazzi che mi hanno aiutato a capire quanto sia importante e piacevole mettere da parte il nostro IO e dedicarsi agli altri senza pretendere nulla in cambio, se non il piacere di un sorriso pulito sul volto di chi è più in difficoltà di te. E grazie ai Ragazzi della Panchina ed a Coop Itaca per avermi dato l’opportunità di scrivere sulla cooperativa sociale L’Agorà e di avere dato un po’ di giusta luce al suo lavoro, che è molto importante nel mondo del disagio e che per questo merita un maggiore sostegno e interessamento in questo periodo particolare di crisi. Perché il disagio non sia considerato come un problema cronico, ma piuttosto una risorsa lavorativa e sociale. Giuseppe MICO
Dipendenze vita pericoli realtà soluzioni
A contatto protetto con Video Box I Ragazzi della Panchina a Festa in Piassa
Villanova di Pordenone Niente cronaca di un evento, questa volta. Piuttosto ho voglia di raccontarvi di come l’idea strampalata che ci è venuta di presenziare, ad agosto, con un nostro stand alla “Festa in Piassa” di Villanova di Pordenone è diventata una straordinaria realtà, presentandovi uno ad uno gli amici grazie ai quali ciò è stato possibile. La squadra dei “Ragazzi della Panchina” è scesa in campo con un livore quasi agonistico, perché “gavemo da farla ben”, si era detto in sede fin da subito. Poco importava il fatto che in realtà nessuno di noi sapesse come tenere un pennello in mano, piuttosto che montare un gazebo. Perché la classe, si sa, non si compra al supermercato e i pankinari, come sempre, alla fine hanno superato ogni difficoltà, con slancio.
Ada: ovvero il coraggio e l’esperienza, la grinta nei “tackle” scivolati e il pragmatismo che si fonde con la lucidità della visione tattica. Bepi: l’onnipresente principesco savoir-faire nel dribblare difensori e le situazioni avverse; mix stupendo di leggiadria e sostanza. Walmi: il genio e la sregolatezza, l’art director nei lavori di pittura e non solo, illumina i compagni pennellando (è il caso di dirlo) illuminanti suggerimenti (credetemi, comunque, che non si è nascosto il pallone sotto la maglia, la sua è pura panza da uomo di sostanza). Stefano: il carattere alla Ringhio Gattuso, testa bassa o occhio lungo a seconda delle necessità; geometrie a centrocampo e la sana giusta scaltrezza del campione consumato. Gigi: qualche infortunio e acciacco per questo campione dalla classe cristallina, ma se gli si propone un suggerimento sottoporta in-
22
La Gazzetta | Novembre 2010
eventi
sacca con una eleganza e perentorietà senza pari; un attaccamento alla maglia che non si vedeva dai tempi dei giocatori-bandiera alla Sandro Mazzola. Gueri: quando non è l’irrefrenabile mediano di spinta è il jolly da mettere in campo per sbrogliare le situazioni più difficili; è insostituibile. Chiara: le sgroppate sulle fasce, con le gambe che si slanciano come mulinelli; freschezza, ma anche le movenze smaliziate di chi sa smarcarsi con mestiere e proporre in profondità. Valentina: la leggerezza della gazzella che sa di poterla fare in barba a tutti i leoni; il sorriso di chi si allena con motivazione e col piacere di farlo. Diego: il Cassano della situazione; bisogna tenerlo d’occhio perché non scappi con qualche avvenente fanciulla, ma indispensabile per mettere ordine nella tre-quarti difensiva; un pezzo di storia che spinge anche nel presente (nel dubbio comunque calcolate 5 minuti di ritardo). Le due Giò: immancabili, insostituibili. Una ha l’eleganza di una dama di campagna (con tanto di ventaglio) nelle sue movenze senza schemi a tutto campo, l’altra ha il sorriso e la gioia che serve al gruppo e l’agilità che le permette di sgusciare via all’avversario e poi chi la prende più. Elena: un carattere e una classe che emerge nel secondo tempo, che stupisce l’attaccante avversario, che pensa di aver compreso il suo modo di muoversi sul campo, con la propria solidità e dei guizzi d’agilità inaspettatamente fantasiosi. In sintesi il tutto si è amalgamato in uno spettacolare calcio-samba alla brasiliana ed efficacissimo catenaccio difensivo alla Nereo Rocco. Aggiungo Luca, penna di questa parte di racconto: nessun cartellino giallo per lui, sempre pacato e gentile, ma fine analista dei ruoli avversari che studia per colpire; non esonda ma scorre sempre. I Ragazzi della Panchina sono così, sono squadra, dalla strada alla sede, dai ragazzi agli operatori, nel bello e nel cattivo tempo. Forse questo modo di porsi non è tra i più economici ma certamente regala: regala opportunità, regala condivisione, regala nuovi luoghi, regala nuovi argomenti, regala reti. In queste reti si è resa possibile la splendida opportunità di collaborare con una formidabile realtà del territorio, l’Associazione della “Festa in Piassa”, di Villanova di Pordenone. Grazie a Nadia della Coop. Itaca e grazie a Michele, che in Itaca lavorava e che è il referente per la Festa in Piassa dell’Area Skate Park e non solo, la contaminazione è risultata ottimale, vincente. L’idea dei Ragazzi della Panchina e della Coop Itaca, che ormai da anni collaborano in sinergia e con intenti comuni, era quella di poter portare, in un quartiere popolare non estraneo ad episodi legati al mondo
dell’utilizzo di sostanze, un modo aperto, sereno, informato, non preconfezionato di parlare di dipendenze, di vita, di pericoli, di realtà, di soluzioni. Sono stati così allestiti in forma permanente nell’arco delle dodici giornate della Festa in Piassa, due stand informativi. Sentire è una cosa, comprendere è tutt’altro e noi eravamo li per far capire e per capire, noi stessi, di quali limiti siamo capaci. Abbiamo distribuito una cosa come 1000 profilattici, circa 400 giornali Libertà di Parola, giornale trimestrale che realizziamo come Ragazzi della Panchina con il contributo del Comune di Pordenone, 1000 volantini e brochure della campagna nazionale sulla prevenzione all’Hiv ed alle malattie sessualmente trasmissibili e soprattutto eravamo presenti, operatori e ragazzi, per condividere con chiunque il vivere, con tutto quello che vivere vuol dire. La grande opera realizzata è stata però lo stand Video Box. Tutti i maggiorenni presenti alla Festa in Piassa che volevano aderire a questa iniziativa, liberamente si sono fatti intervistare di fronte ad una telecamera in un format stile “Iene”. Avevamo preparato una griglia di 24 domande circa, che tra l’ironico e l’impegnato creavano un percorso all’interno del quale l’intervistato o gli intervistati, era possibile infatti partecipare all’intervista anche in più persone simultaneamente, si dovevano confrontare con temi legati alle sostanze, alla sessualità, al vivere in città, a se stessi. E’ risultato questo un modo originale, simpatico, leggero per poter venire a “contatto protetto” tra diversi mondi, luoghi, persone, realtà, che si credono distanti per il semplice fatto che non si sono regalati il tempo, per comodità o per paura, di andare a scoprire il grado di vicinanza. Tutti hanno firmato la delega per farsi riprendere e molti hanno dato anche la disponibilità di far caricare il loro filmato dell’intervista sulla pagina del nostro blog e su YouTube. L’esperimento, se così si può definire, ha avuto un ritorno in termini di visibilità dello stand e di accessi al nostro blog altissimo, che ha dato a tutti la possibilità di incuriosirsi, consapevoli che la curiosità è il mezzo più alto e puro per crescere. Tutte le fasi della nostra presenza alla manifestazione di Villanova, tutti i video realizzati all’interno del Video Box e tutte le giornate all’interno della sede dei Ragazzi della Panchina in Viale Grigoletti, sono visibili e consultabili e commentabili ogni giorno sul nostro blog www.iragazzidellapanchina.it Luca MARIAN Stefano VENUTO
eventi
La Gazzetta | Novembre 2010
23
Strepitoso successo del “Pic nic 2010”
La calda estate di Casa e Piazza Gli spazi aperti creano appetito
Pordenone Pin ic, piche nic,..insomma quella cosa là.. Domanda:”ma cosa si mangia?” Risposta: “insalata di riso, panini, anguria” Domanda: “ ma basta?” Risposta: “ per un esercito” Domanda: “ ma dove mangiamo?” Risposta:” al parco” Domanda.” ma si può stare seduti o bisogna mangiare in piedi?”… Ecco le premesse del Pic Nic 2010 di Casa e Piazza, intrepidi e trepidanti attese, curiosità e incognite. Attese che incominciano a concretizzarsi il giorno prima nella preparazione del riso freddo, dei panini, di mettete in fresco l’anguria più grande che abbiamo trovato. Sabato 21 agosto, partenza… “ma le cicche?, hai preso le cicche?”
chiaccheroso e apprezzato, gli spazi aperti rilassano e creano appetito. Passeggiata? tentennamenti … “meglio un caffè?”, ebbene sì! …via per la seconda tappa,
Bar Municipio a Pordenone… caffè all’aperto nei tavolini in piazza… ce lo meritiamo… un bel modo per concludere il pomeriggio.
Arrivo a Villa Varda, nello spazio attrezzato vicino alla villa; l’originale comitiva in fila indiana con cibo e masserizie si sistema “al massimo” in uno dei tavolini all’ombra… Dimenticavo… una giornata splendida, Fantozzi ci ha graziato della sua nuvoletta. Aperitivo con patatine e coca cola e poi pranzo…
Un altro apprezzato tassello alla “Calda Estate di Casa e Piazza”.
Casa Basaglia Haus racconta
Diario di viaggio a Barcis 06.09.2010 – 11.09.2010 Merano Operatori: Catiuscia Di Falco, Franco Russo, Simona Rodari, Walter Sorrenti e Yusley Ravis. Utenti: Rita S., Marialuzia P., Maria W., Brigitte C., Richard P., Helmut E., Caterina G., Marlies K., Josef P., Franky H., Edwin O. e Dietmar G.
Siamo partiti dalla struttura riabilitativa psichiatrica “Casa Basaglia Haus” a Merano/Sinigo lunedì 6 settembre verso le 9 della mattina. Dopo un viaggio durato circa 4 ore, passando da diverse valli del Trentino, del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, passando dalla diga del Vajont (per la gioia di Rita e di Catiuscia), siamo arrivati a destinazione Barcis, un luogo sperduto che non lo trovano,
24
La Gazzetta | Novembre 2010
eventi
molto probabilmente, neanche i cani da caccia di tutta la Valcellina. Purtroppo il tempo si è mostrato da subito nuvoloso con una leggera pioggia. Siamo stati accolti dalla responsabile della struttura, la quale ci ha mostrato il funzionamento della Casa per ferie San Giovanni e le stanze, situate tutte al I piano, stanzette occupate da 2 e 3 letti. Dopo aver distribuito le stanze agli utenti ed agli operatori (c’è stata la libera scelta per l’occupazione) e sistemati i bagagli, siamo riusciti a mangiare un piatto di pasta (penne alla boscaiola) nell’unico ristorante aperto del paese (da ricordare che in tutta Barcis ci sono 2-3 ristoranti, 3 bar e 2 negozi di alimentari/panifici piccoli ed un negozio con articoli da regalo). Dopo il pranzo abbiamo riposato, mentre 3 operatori andavano nella vicina Maniago per fare scorta di provviste. Gli utenti hanno riposato, dopodiché qualcuno è andato nel paesello per farsi un giro e conoscere il posto. Verso le 18.30 abbiamo incominciato a cucinare, mentre, nel frattempo, si ascoltava un po’ di musica, si ballava (Dietmar) e ci s’iniziava a divertire ed ambientarci, anche se continuava a piovere abbastanza fortemente. Dopo aver consumato la cena, c’è chi è rimasto a guardare la Tv e dopo la terapia i primi hanno incominciato ad andare nelle stanze per dormire. La notte è stata tranquilla, hanno dormito tutti senza la terapia al bisogno (Tab), tranne Walter, che alle 6.30 del mattino seguente ha svegliato la stanza numero 7, occupata dalle operatrici Catiuscia, Simona e Yusley, per riferire che pioveva a dirotto e che sarebbe uscito per comperare pane e latte fresco… (Walter ha rischiato il linciaggio e dopo la colazione ha subito il “cazziatone” da parte di Catiuscia, che si era svegliata con una gran luna storta). Dopo la colazione, verso le 9.30, gli utenti hanno poi assunto la terapia ..mentre fuori continuava a piovere… A causa del maltempo si è deciso di andare a visitare la città di Pordenone, a circa 40 km di distanza. Il viaggio è andato molto bene, abbiamo parcheggiato le vetture nelle vicinanze della sede della Cooperativa Itaca (in via Oberdan), e siamo andati a fare un giro nel centro della città. Gli utenti erano entusiasti (eccezione fatta per Marlies), contenti, e si fermavano a guardare le vetrine ed i palazzi del centro. Abbiamo anche incontrato i dirigenti di Itaca (il presidente Leo Tomarchio, una delle sue vice Enrichetta Zamò, nonché la direttrice Orietta Antonini). Tutti gli utenti si sono presentati, uno ad uno, dando loro la mano. A metà pomeriggio, e dopo aver mangiato dei panini e della frutta preparati al mattino da parte degli operatori, ci si accingeva al rientro a Barcis. Strada facendo abbiamo cercato, nelle vicinanze e per circa 2 ore, una pizzeria per la cena e dopo tante ricerche e richieste agli abitanti del posto, siamo finiti in un ristorante sciccoso (o forse un po’ kitch… mah!) a Montereale Valcellina. La pizza, a dire degli operatori, non era molto buona, ma per gli utenti, si sa... Tutto è buono!
Siamo rimasti al tavolo per circa un’ora e mezza, e mentre si cenava arrivava, di buon grado, la telefonata del collega Santino (infermiere in Casa Basaglia) il quale si è dovuto sobbarcare i saluti telefonici di metà utenza con auguri di guarigione da parte di tutti (era in convalescenza). Rientrati verso le 21.30, dopo la terapia siamo andati tutti a dormire, stanchi da un lungo viaggio e molteplici avvenimenti diversi. La notte è stata tranquilla. Il giorno seguente (tanto per cambiare piove) dopo avere assunto la terapia abbiamo trascorso la mattinata in struttura: c’è chi è uscito per fare un giro nel paese, c’è chi è rimasto in struttura a riposare. Verso metà mattina poi è addirittura il sole per una mezz’oretta (olè...) e tutti sono improvvisamente usciti dalle “tane” in maniera spontanea per fare un giretto nelle vicinanze del lago. Catiuscia ha accompagnato Edwin a fare una passeggiata attorno al lago. Simona e Franco hanno preparato il pranzo e poi gli utenti hanno dato una mano. Dopo aver pranzato sono andati a farsi una pennichella. Verso le 16 partenza (in colonna come sempre) destinazione Udine, sia per visitare un po il centro della città, sia per cenare all’interno dell’ex manicomio di S. Osvaldo - Al Chiosco-(Sain Svualt). Arrivati a Udine verso le 17.30 abbiamo fatto un giro in centro, i ragazzi hanno apprezzato e guardato le vetrine. Alle 19 siamo andati “Al Chiosco”, un ristorantino gestito da ex utenti psichiatrici all’interno dell’ex manicomio. Abbiamo mangiato tutti il frico con la polenta (formaggio tipico friulano con le patate e sciolto su piastra), verdure grigliate, grigliata mista e patatine fritte. Il cibo è piaciuto a tutti, soprattutto ad Edwin che, di nascosto dagli operatori, si è ingurgitato tutto quello che gli altri avevano lasciato nei piatti, mentre erano usciti all’esterno del ristorante per bere un caffè o per fumare una sigaretta. Brigitte e Maria hanno esternato la loro preoccupazione in quanto avevano “paura” di dovere rimanere lì nell’ex manicomio. Tutti hanno osservato questa enorme area con grandi padiglioni con molto interesse e stupore, soprattutto Rita che parlava continuamente con il barista, chiedendogli come andava la loro attività ed informandosi dei prezzi di vendita delle consumazioni (Rita avora nel bar interno di Casa Basaglia Haus). Verso le 21 di nuovo in auto per rientrare a Barcis, ma, se non fosse stato per il navigatore satellitare in uso sulla macchina di Walter, molto probabilmente saremmo ancora in mezzo alla “pampa friulana”, in quanto non vi erano buone indicazioni stradali. Rientrati alle 22.40 eravamo tutti stanchi ed annoiati dal lungo viaggio, e siamo andati tutti a dormire. La notte è stata serena mentre fuori imperversava un forte temporale con continui lampi e forti tuoni. L’indomani mattina il tempo sembrava averci dato un po’ di tregua e ci siamo svegliati con il sole. Gli utenti, ancora stanchi dal giorno prima, uscivano dalle proprie stanze alla spicciolata, ma visto il bel tempo, ci si affrettava per
EVENTI fare colazione, assumere la terapia, per poi finalmente fare un giro lungo la vecchia strada di Barcis-Maniago, che è percorsa dal torrente Cellina, che con il passare del tempo ha scavato una specie di “canyon” nella roccia. Arrivati all’entrata della strada però abbiamo dovuto (ahimé) constatare, che il percorso, durante il mese di settembre, apriva solo la domenica. In alternativa, e su consiglio del gestore del ristorante adiacente l’entrata, abbiamo intrapreso il sentiero Dint che costeggia la gola dall’alto. Abbiamo passeggiato tra i boschi, ammirando la natura e le rocce calcaree che trovavamo in mezzo al bosco strada facendo. Abbiamo ammirato lo spettacolare panorama sulla gola da degli appositi belvedere (tre in tutto). Dato che il percorso era abbastanza tortuoso, i ragazzi, tra loro, si aiutavano e si sostenevano a vicenda. La camminata è durata circa due ore, intervallata con varie soste di riposo. Arrivati alle vetture siamo rientrati a Barcis per il pranzo. A questa gita non hanno partecipato Maria, Brigitte e Walter… e per noi è stato meglio così… che sono rimasti nella struttura e sono andati in paese. Abbiamo così pranzato, dopo la terapia gli utenti, nonché gli operatori si sono ritirati per riposare ed intanto fuori ricominciava a piovere a dirotto. Durante la mattinata, Catiuscia, dopo essersi informata se vi era una locanda tipica nelle vicinanze, ha prenotato nel paese di Andreis (5 km da Barcis) un tavolo nell’unico ristorante del paese, di fronte alla chiesa. Verso le 18.30 ci siamo avviati, sotto un fortissimo acquazzone. Abbiamo avuto anche il tempo di visitare il piccolo e caratteristico paesello e fare anche una brevissima visita in un centro ornitologico per rapaci feriti. E’ piaciuto a tutti vedere questi poveri volatili, soprattutto l’allocco. Alle ore 19.30 ci siamo accomodati nell’osteria del paese, tra l’altro molto fine ed elegante, dove abbiamo potuto degustare (spendendo pochissimo) dei piatti tipici della zona (l’orzotto alla salsiccia, polenta con formaggio della zona, torta di mele fatta in casa). Purtroppo non a tutti è piaciuta la cena, in special modo a Rita, che si è subito arrabbiata (in modo particolare con Walter) tenendoci il muso per tutta la durata della cena. Il titolare della locanda è stato con noi particolarmente gentile, in quanto ha un parente in cura presso il Csm di Pordenone ed anche perché nel suo locale vengono spesso gruppi della psichiatria. Si è anche molto meravigliato che Itaca fosse presente anche in Alto-Adige, pensando che l’attività della cooperazione fosse solamente operante in Friuli. Abbiamo potuto ammirare anche delle fotografie, esposte nel locale, di un noto pittore della zona, un ex utente psichiatrico di cognome Taviani. Verso le 22.15 siamo rientrati a Barcis dove gli utenti hanno scritto il loro diario di viaggio. Hanno assunto la terapia e sono andati a dormire. La mattina seguente c’era nel gruppo una speciale atmosfera, un senso di euforia generalizzata, in quanto la giornata, finalmente,
La Gazzetta | Novembre 2010
25
si mostrava bella e soleggiata, e perché si partiva direzione mare. Dopo la colazione siamo partiti alla volta di Aquileia per poi proseguire verso Grado. Siamo arrivati nell’antica cittadina romana verso le 11.15 dove, parcheggiate le autovetture, ci siamo addentrati in zona archeologica, nella fattispecie un porto fluviale romano. Dopo aver camminato lungo l’antico porto siamo giunti alla Basilica Patriarcale che, ovviamente, è stata visitata. Queste bellezze archeologiche sono patrimoni umanitari e sotto il patrocinio del Ministero delle Belle Arti nonché dell’Unesco. Verso le 13 siamo ripartiti destinazione Grado (15 km). Ci siamo avviati lungo il mare, facendo sosta in un bar sulla spiaggia per pranzare che, vista la stagione, non era per niente affollato… anzi! Dopo aver mangiato ci siamo divisi in tre gruppi: c’è chi è rimasto ad inspirare l’aria marina dal piccolo bar, un altro gruppo si è avviato a visitare il centro storico di Grado, mentre un ristretto gruppo ha preferito camminare lungo il mare, raccogliendo conchiglie ed osservando le onde del mare. Nel gruppo c’era chi non aveva mai visto il mare, ma mentre Richard era molto interessato a “tanta acqua”, a Marlies non ne poteva fregar di meno, non mostrando alcun interesse all’evento. Dopo avere passato un paio d’ore in totale tranquillità e distensione, tutti erano molto stanchi, e visto e considerato che eravamo nelle vicinanze di Udine, abbiamo telefonato e prenotato nuovamente un tavolo presso “Il Chiosco” di San Osvaldo per una specie di “ultima cena”. Verso le ore 22 siamo rientrati purtroppo a Barcis per l’ultima nottata nella struttura San Giovanni. Sabato mattina, 11 settembre, eravamo tutti leggermente agitati, in quanto ci aspettavano molte ore d’auto. Per il rientro a Casa Basaglia però non abbiamo percorso la stessa strada, cioè le valli Friulane, Venete e Trentine, ma abbiamo preferito l’autostrada da Pordenone direzione Bolzano Sud, anche perché abbiamo lasciato Simona a Pordenone, in quanto il lunedì successivo, 13 settembre, doveva essere comunque in Itaca per il CdA assieme a Walter, il quale però ha dovuto, in qualità di infermiere, riaccompagnare gli utenti in Casa Basaglia. Partiti in colonna da Pordenone verso Portogruaro e poi verso Bolzano, all’altezza di Venezia, Walter ha perso di vista il furgone di Franco, e la Fiat Punto guidata da Yusley. In autostrada c’era molto traffico, specialmente verso la zona di Affi. Walter, dopo una piccolissima sosta in un autogrill, è arrivato a destinazione circa 45 minuti prima di Franco che in ogni modo ha dovuto passare per Lana d’Adige per lasciare scendere Josef. E’ stata un’esperienza per tutti molto impegnativa ma, nello stesso modo, anche molto interessante e proficua, sia per l’utenza a seguito, sia per gli operatori. Stanchi di una settimana “diversa” ma piena di nuove ed emozionanti situazioni di vita, percorrendo assieme 1.280 km a vettura.
26
La Gazzetta | Novembre 2010
EVENTI
Nuovo successo per l’edizione della maggior età
Di Orchestrazione 18 e altre storie Installazioni, eventi, esposizioni e performance
Portogruaro Ogni Orchestrazione è l’ultima. Poi, ogni anno, ri rimette in moto la macchina scenica e aldilà delle altalenanti motivazioni cultural-politico-amministrative, possiamo sempre contare su un manipolo di volontari dell’arte e sul sostegno che Itaca offre al “Porto dei Benandanti”, non è poco. Quest’anno orchestrazione ha compiuto 18 anni, e la maggiore età ci ha indicato un nostro ingresso in società, in una società, a dire il vero, che non ci appartiene, piena di chiasso mediatico e di indifferenza ai valori partecipativi. Noi continuiamo a produrre installazioni, eventi, esposizioni e performance, con un tema da seguire (sofferenze e piaceri) ma anche no, con il pubblico che si fa conduttore dell’intera manifestazione e con la volontà di offrire spunti spuntati di ricerca artistica. E allora non citerò nomi e cognomi, ma la sostanza di alcune storie. Un ragazzo prende il treno da Milano e porta qui la sua sapienza tra rime e hip hop, non chiede nulla, si diverte e vende qualche libro. Un gruppetto
di giovani teatranti si ritrova qui a portare avanti un progetto maturato nel loro corso estivo in Toscana. Un geniale ragazzetto prepara un’installazione collettiva a più mani, con risorse open source, “arduino” e passione, coniuga da solo l’essenza di un operare pop. La rassegna videodrome fa emergere considerevoli prove d’autore, ti incolla alla sedia per oltre due ore, ti fa dimenticare la tv, alcuni fumetti in flash producono risate a denti stretti. Una ricamatrice di ritratti aziona la sua singer per ore ed ore e non si stanca di elargire sorrisi e spiegazioni sul proprio gesto operativo. Un coniglio è arrivato da Ferrara, sta in silenzio, suona divinamente, poi si trattiene oltre, per una pizza collettiva con discussione filosofica. Ogni segno lasciato sulla parete espositiva vale di più del suo valore intrinseco, lascia il posto alla condivisione allo scambio di opinioni, e si ripete la magia dello stare insieme, con un piatto caldo di risi e patate e i Perigeo-portogruaresi in sottofondo. Non è Natale, ma è festa ugualmente. Grazie a tutti, grandi e piccini. Marco PASIAN
Le voci dei protagonisti
Il “Tempo Libero” fa gruppo Nato da un’idea del Sil, punta all’autonomia
Latisana Due anni fa da un’idea del Sil (Servizio integrazione lavorativa) è nato il Gruppo del Tempo Libero con l’obiettivo di creare per i ragazzi uno spazio in cui incontrarsi e fare delle nuove esperienze insieme. E raggiungere una maggiore autonomia, perché si sa, quando si diventa grandi, i genitori preferiamo lasciarli a casa! Sono quindi due anni che, per circa uno o due sabati
al mese, ci incontriamo con 8 ragazzi e facciamo tante belle uscite assieme. Hanno chiesto a noi educatrici di presentare e spiegare che cosa è e cosa si fa al Gruppo del Tempo Libero…. Niente di più difficile, per questo abbiamo scelto di farvelo spiegare dai ragazzi stessi. Durante un incontro, con carta e penna in mano si sono dati tutti da fare, noi abbiamo semplicemente pensato di riportare così come sono stati scritti alcuni loro pensieri.
EVENTI Iniziamo così: Chiara, Fabian, Francesco, Massimiliano, Margherita, Paolo, Valentina, Valentina. Questi sono i ragazzi/e. Chiara: il 24 aprile ho conosciuto delle persone davvero carine e, con loro, adoro vedere i film. Questa esperienza è stata molto bella perché ho trovato una persona molto romantica che mi ama tanto (Chiara e Paolo sono la nostra prima coppietta). Fabian: non è riuscito ad esprimere un pensiero perché è un timidone, ma noi sappiamo (da fonti certe) che il gruppo gli piace, e grazie a questa esperienza ha trovato in Paolo un amico e pure una fidanzatina (Valentina e Fabian sono la seconda nostra coppietta). Francesco: per me il Tempo Libero è stata un’esperienza utile per stare con i ragazzi, conoscerli e fare delle belle gite. Avere conosciuto facce nuove mi ha giovato molto e vorrei che questa cosa continuasse. Massimiliano: è la nostra mascotte, di conseguenza arriva sempre tardi o per l’ora di pranzo! Di sicuro gli amici non gli mancano, in ogni posto si vada lui conosce qualcuno. La sua frase migliore è “se non ci fossi bisognerebbe inventarmi!”. Sappiamo che anche per lui il gruppo è importante e ci tiene ad essere presente e quando non può venire chiama sempre per sapere come è andata. Margherita: per me il gruppo è una cosa bella perché ci si diverte e si sta tutti insieme.
La Gazzetta | Novembre 2010
27
Paolo: al gruppo andiamo alle sagre, a visitare paesi oppure, d’estate, andiamo al mare e d’inverno ci guardiamo qualche film. Con il tempo il rapporto con i miei compagni si è rafforzato sempre di più e ci sentiamo regolarmente anche fuori dal gruppo e qualcuno riesco anche a vederlo. Da quattro mesi ho anche allacciato un legame sentimentale con una delle ragazze. Che dire… grazie al Tempo Libero ho una vita sociale su tutti i fronti! Valentina M.: da subito al Tempo Libero ho fatto amicizia con tutti, ho conosciuto nuove persone della mia età. Questo gruppo per me è un modo di svagarmi e di stare in compagnia. Da poco ho saputo di piacere a Fabian e sono molto felice perché anche lui piace a me! Valentina S.: è tanto bello uscire con il Tempo Libero e mi sono emozionata a conoscere nuovi amici e a rincontrarne di vecchi (Valentina andava a scuola con Chiara e l’altra Valentina). E ora tocca a noi educatrici prendere in mano carta e penna… non possiamo far faticare solo loro! Forse sembrerà banale, ma noi con il gruppo ci divertiamo molto! Incredibile ma vero… non sempre il lavoro è una fatica. Questa è proprio una fortuna… Da questi ragazzi abbiamo imparato che le paure e le difficoltà si possono superare e che l’unione fa la forza! Angela e Chiara
Gita a Cavallino per gli anziani di Lamon
Tutti al mare
Emozionante il viaggio a Venezia Lamon Tra il 13 e il 17 settembre, alcuni ospiti della Casa di riposo di Lamon, muniti di bagagli e ombrelloni, sono partiti in destinazione Cavallino, provincia di Venezia. L’esperienza marina è stata supportata da una compagnia di accompagnatori composta da un gruppo di operatori della struttura, dagli infermieri, da un gruppo di volontari del territorio e da alcuni famigliari, che hanno contribuito in tutto e per tutto all’ottima riuscita dell’iniziativa. Chi si occupava del mangiare chi dell’intrattenimento, chi di distribuire le medicine chi delle faccende quotidiane, insomma ognuno ricopriva un ruolo fondamentale per l’intera organizzazione. Ma non solo, il gruppo Alpini di Lamon ha messo a disposizione il proprio furgone per caricare scatole e scatole di materiali e viveri indispensabili per tutta la settimana. Eravamo in completa autogestione,
sia nella preparazione del cibo che anche nella sistemazione degli alloggi. Questa scelta è stata voluta e condivisa da tutti, proprio per creare un clima quanto più famigliare ed insolito. Siamo partiti lunedì nelle prime ore del mattino, sotto una pioggia incessante, ma una volta arrivati al “Villaggio San Paolo” il cielo si è improvvisamente schiarito e il bel tempo si è prolungato per tutta la settimana. Tutto si è svolto con una totale spontaneità, non ci sono stati programmi particolari. Al mattino colazione, poi tutti in riva la mare, dopo il pranzo ancora al mare e prima e dopo il momento della cena, musica e canti in compagnia. Mercoledì 19 settembre, dopo un pranzo leggero, tutto il gruppo si è spostato verso Punta Sabbioni per montare sul traghetto diretto a Venezia. Una giornata memorabile ed emozionante per tutti, anche per chi c’era già stato. La stanchezza è stata presto dimenticata e ciò che ha preso
28
La Gazzetta | Novembre 2010
EVENTI
il sopravvento è stata la soddisfazione di avercela fatta. Le giornate sono volate nel vero senso della parola, una volta saltati sui pulmini dei nostri affezionatissimi autisti dell’Auser di Arsiè, la pioggia ha ricominciato a cadere. La temperatura della settimana trascorsa è stata ottima-
le e il sole non ci ha mai abbandonato. Cosa si vuole di più dalla vita? Un arrivederci da Lamon e alla prossima puntata. Cinzia
La Carnia colpisce ancora
Noi protagonisti in malga Avrint Dalla gita solo riscontri positivi
Verzegnis Ops! E’ accaduto di nuovo. Eccoci ancora qui per raccontarvi l’ultima impresa che i nostri prodi ragazzi hanno sostenuto. Dopo la “vippissima” Cortina d’Ampezzo abbiamo optato per una più pratica ascesa ad un rifugio sui monti di Verzegnis, con l’obiettivo di passare una giornata alternativa tra le montagne e i colori autunnali dei boschi. Così, in un fresco sabato di fine ottobre, abbiamo radunato i nostri valorosi e altri simpatizzanti (tra questi anche Enrichetta) con tanto di capiente zaino, per incamminarci sull’agile sentiero che in breve ci avrebbe portato a quota 1070 metri alla Casera Avrint. Dopo quasi un’ora di cammino e indicibili sofferenze siamo giunti a destinazione. Qui abbiamo preparato una succulente amatriciana per pranzo, approfittando del fatto che nel gruppo c’è chi studia per diventare un futuro chef. Tutti, nei limiti delle proprie capacità, ma
sempre con inesauribile entusiasmo, hanno collaborato in qualche maniera: sotto la nostra supervisione c’era chi si occupava di apparecchiare la tavola, chi di alimentare il fuoco e chi procurava della legna. E’ stata una bellissima giornata, anche se le nuvole non ci hanno fatto apprezzare il panorama. Un’esperienza unica nel suo genere sia per il livello di coinvolgimento sia per la tipologia di attività proposte; la preparazione del pranzo con tutte le operazioni necessarie, infatti, non era mai stata affrontata in situazioni esterne al contesto familiare. Pensiamo che questi momenti siano molto efficaci per accrescere l’autonomia personale e la fiducia nelle proprie capacità. Alla fine i riscontri dei ragazzi sono stati molto positivi con ulteriori richieste per tali esperienze. Chissà… in futuro magari ci inventeremo qualche altra simpatica “diavoleria educativa”, neve permettendo. Gabriele Giona Thomas
Il 9 ottobre alle 19.14 è nata Camilla, la nipotina di Nadia Lorenzon. Pesa Kg 3,470, la lunghezza è di 52 cm. Mamma Pamela e papà Paolo Borin sono raggianti. Un auguro ai nuovi nonni Nadia a e Paolo. Benvenuta Camilla!
EVENTI
La Gazzetta | Novembre 2010
29
Dire, dare, fare… capacità in gioco
La prima giornata dei talenti di Itaca L’appuntamento sarà bissato il prossimo anno Barcis
Risorse Umane, è stata prima di tutto un piacevole momento di conoscenza reciproca e ha permesso un interessante scambio di idee su progetti e scenari futuri riguardanti la promozione di attività sperimentali riguardanti l’ambito educativo e riabilitativo. La giornata si è conclusa con un piccolo omaggio ai partecipanti ed una pastasciutta mangiata assieme. Le esperienze presentate durante la giornata saranno raccolte dall’ufficio risorse umane e condivise con gli uffici di staff e con le aree produttive: sarà quindi compito di questi ultimi verificare la possibilità di valorizzare le competenze presentate inserendole in progetti specifici. Ai partecipanti alla giornata verrà quindi data una restituzione sulla possibilità di spendere in Itaca le capacità che hanno messo in gioco. L’incontro di Barcis vuole essere il primo di una serie di appuntamenti che verranno replicati a partire dal prossimo anno: invitiamo quindi tutte le socie ed gli soci interessati a presentare la loro candidatura nelle prossime edizioni di “Dire, dare, fare …. capacità in gioco”.
Sabato 9 ottobre si è svolta la prima giornata dei talenti di Itaca, la sede della Casa per ferie di Barcis ha ospitato l’evento che ha visto la partecipazione di una decina di socie e soci della cooperativa. A dare il via alla giornata e ad accogliere le presentazioni dei talenti la presidenza rappresentata dalla vice presidente Enrichetta Zamò, il direttore Orietta Antonini e un gruppo di soci impiegati negli uffici di staff e nelle aree produttive della cooperativa. Durante la giornata sono state presentate una serie di attività e di progetti relativi a diverse aree della cura e del benessere. Variegate le discipline rappresentate dai partecipanti, dall’arte terapia ai giochi da tavolo, dalla riabilitazione con il mulo all’arte della giocoleria, dalla formazione specialistica all’illustrazione, dal counseling al fumetto. Un grazie ai partecipanti che hanno saputo trasferire non solo le proposte e i progetti ma soprattutto la loro passione: Samuel Pestrin, Anna Givani, Claudio Ricci, Sergio Buoro, Roberto Pestrin, Ilaria Bomben, Eliana Picca ed Elisa Villa. L’iniziativa, fortemente voluta dal Consiglio di Amministrazione e organizzata dall’ufficio
Lo Sportello Soci di Itaca
Centri diurni del Sanvitese
Anziani patrimonio dell’umanità In festa al “Curtis Vadi”
San Vito al Tagliamento Anche quest’anno le animatrici (di Itaca e comunali) dei Centri diurni dell’Ambito di San Vito hanno organizzato un momento di festa e un’opportunità di incontro tra i vari utenti, una iniziativa che ha avuto come obiettivo quello di generare divertimento, festa e relazioni. Abbiamo, inoltre, voluto coccolare i nostri anziani tramite del buon cibo e un ambiente elegante e raffinato. Il pranzo di festa si è tenuto martedì 5 ottobre presso il risorante “Curtis Vadi” di Cordovado, dove un ricco
menu dai sapori tipicamente autunnali ha deliziato tutti i palati (anche quelli più esigenti!). A metà pranzo le autorità presenti hanno espresso ognuna il proprio pensiero, sottolineando l’importanza di questi Centri e ringraziando per l’operato delle animatrici ma anche della calorosa partecipazione di tutti i presenti. Particolarmente toccante e commovente è stato il discorso del sindaco di Cordovado, il signor Francesco Toneguzzo il quale, visibilmente emozionato, ha ricordato che gli anziani sono un patrimonio prezioso ed una ricchezza dell’umanità,
30
La Gazzetta | Novembre 2010
EVENTI
soprattutto per le nuove generazioni, perché conservano la memoria culturale di una comunità. Inoltre, il primo cittadino ha augurato una buona riapertura e un buon inizio di attività per tutti i Centri. La giornata è poi proseguita con alcune partite di tombola (l’attività preferita per eccellenza dalla stragrande maggioranza degli anziani) alle quali tutti hanno preso parte con la speranza di vincere i bei premi a base di prodotti mangerecci, precedentemente confezionati ed allestiti in bella vista nel salone. I circa 130 partecipanti si sono dimostrati soddisfatti, anche se la giornata purtroppo era iniziata con la pioggia
(anzi con un vero e proprio diluvio) che poi, fortunatamente, è andato via via attenuandosi, lasciando addirittura intravedere qualche sprazzo di sole e permettendo una maggiore agilità nei trasporti. Per alcuni utenti la giornata è addirittura volata troppo rapidamente tra una risata e l’altra, perché questi tipi di iniziative offrono un’ulteriore occasione per stare assieme e scambiare quattro chiacchiere in compagnia, dando l’opportunità a persone che non si vedevano da tempo di rincontrarsi nuovamente. Flavia CUDINI
Raccontami una storia 2010
Successo per la 4^ e ultima edizione del concorso Premio speciale intitolato a R. L. Pravisani
Ruda Lo scorso 23 ottobre nella sala consiliare del Comune di Ruda si è tenuta la cerimonia conclusiva con tanto di premiazioni della 4^edizione del concorso letterario “Raccontami una storia”, indetto dall’assessorato alla cultura del Comune di Ruda in collaborazione con la Biblioteca comunale “L. Chiozza”. La manifestazione, che ha visto confermati i buoni risultati delle scorse edizioni per la qualità dei manoscritti arrivati da tutte le regioni italiane, si esaurisce con la suddetta premiazione. Nato su temi e tempi che coincidono con l’impegno dell’Amministrazione comunale in carica, il concorso ha raggiunto gli obiettivi di coinvolgimento di giovani, scuole e anche di nuove leve che trovano nella composizione letteraria ragione di emozione e passione. Per quanto riguarda la partecipazione, invece, si sono registrati eccellenti riscontri per le sezioni A e B: la sezione A, con 17 concorrenti (+54% rispetto all’edizione precedente), riguardava la “ narrativa a tema libero”, con la finalità di avvicinare i bambini ed i ragazzi alla narrativa attraverso loro scritti; la sezione B, con 40 selezionati (+21% rispetto all’edizione precedente), riguardava la “narrativa sul tema della solidarietà – premio speciale R. L. Pravisani”, la cui finalità è quella di raccontare storie che mettano in risalto azioni di altruismo, amicizia ed aiuto.
In calo la partecipazione della sezione C che con 2 scuole partecipanti (-60% rispetto all’edizione precedente) riguardava “narrativa a tema libero in lavoro collettivo”, dedicata alle scuole - premio in memoria di Svjetlan Stojanovic. Vincitori di questa 4^ ed ultima edizione del concorso letterario “Raccontami una storia” sono stati per la sezione A, Miriam Santoro di Isola del Liri (Fr) con il racconto dal titolo “Viaggio in una realta’ sconosciuta”; per la sezione B, Manuela Quaranta Spacapan di Udine con il racconto dal titolo “Storia di un amore per sempre”; per la sezione C, la Scuola primaria “Cesare Battisti” di Azzano Decimo (Pn) con il racconto dal titolo “Racconti vari”. Secondi classificati Sara Giaiotti di Sacile per la sezione A, Irina Turcanu di Coli – Perino (Pc) per la sezione B, la Scuola primaria “Valussi” di Talmassons (Ud) per la sezione C. Dopo la cerimonia di premiazione, alla presenza della commissione composta dalla giornalista Rai Marinella Chirico, dallo scrittore Emilio Rigatti, dall’insegnante Maddalena Bonetig e dalla bibliotecaria Federica Marabini, l’imprenditrice Antonella Nonino, figlia di Giannola ideatrice del Premio Nonino che dal 1975 porta in Friuli i più importanti nomi della cultura mondiale, ha spiegato i segreti del successo internazionale del Premio Nonino.
EVENTI
La Gazzetta | Novembre 2010
31
Festa dei compleanni alla Casa anziani
Aviano festeggia la centenaria In nove oltre otto secoli di vita
Aviano (fdp) Festa di compleanno d’eccezione alla casa anziani di Aviano, dove operatrici comunali e della Cooperativa Itaca hanno celebrato i 100 anni di Maria Barzan da Marsure. Attorniata dai figli Teresina e Livio, dai nipoti, pronipoti e parenti tutti, nonna Maria è stata l’indiscussa regina del pomeriggio in musica allietato da un gruppo di volontari. Presenti anche il
donato un mazzo di fiori, la direttrice della struttura e il parroco. La curiosità è però anche un’altra: ben 9 sono stati i compleanni celebrati di altrettanti residenti tutti ottobrini, per ben 809 anni compiuti in totale. Oltre alla nonna centenaria i festeggiati sono stati: Elsa Ciligot 98, Teresa De Piante 90, Italia Mazzega 92, Gemma Basso 96, Pietro BergaIn primo piano, Maria Barzan mo 80, Teresa De Ros 83, Erminia sindaco che la ha Scapolan 87, Giorgio Martinuzzi 83.
Assenti le attività di recupero, pessime le condizioni
Gli Opg sono “disumani” (3)
Sopralluoghi della Commissione parlamentare negli Opg Roma
Pubblichiamo la terza puntata delle relazioni successive ai sopralluoghi da parte della delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale negli Opg italiani. (fdp) Relazione sui sopralluoghi effettuati in data 22 luglio 2010 presso l’ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli Una delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale, composta dal Presidente Sen. Ignazio R. Marino, dalla Sen. Donatella Poretti, dal Sen. Daniele Bosone e dal Sen. Michele Saccomanno, assistita dal consigliere parlamentare Dott. Silvio Biancolatte, dal coadiutore parlamentare sig. Giampiero Bistoncini, dall’assistente Sig.ra Francesca lachetti, dai consulenti Dott. Lorenzo Sommella e Dott. Luca Tarantola, dai componenti il nucleo di polizia giudiziaria della Commissione Lgt. Gaetano Caggiano, Mar. Ca. Claudio Vuolo e Mar. Ca. Massimo Tolomeo, in data 22 luglio 2010, con la collaborazione di personale del N.A.S. Carabinieri di Napoli e Firenze, ha effettuato un sopralluogo presso gli Opg di Napoli. OSPEDALE PSICHIATRICO GIUDIZIARIO DI NAPOLI L’Opg di Napoli è ubicato in corso Secondigliano, all’interno della casa circondariale ed occupa un intero edificio di tre piani, dotato di ampi spazi esterni, costruito negli anni ‘80. Il Direttore dell’Opg, unitamente al Direttore sanitario, ha accompagnato la delegazione durante il sopralluogo. Il personale sanitario viene gestito dall’Asl Na/1. (…) Al momento del controllo, sono ospitate 119 persone di sesso maschile (più uno momentaneamente assente per permesso). Il settore detentivo è composto da 40 stanze di degenza da 1 posto e 20 stanze a
quattro posti, suddivise in quattro sezioni dalla terza alla sesta. Le celle, tutte dotate di cancello blindato e grate alle finestre, sono ad uno o quattro posti letto, comunque piccole ed anguste da apparire sovraffollate; l’arredamento è quello povero tipico di un carcere con letti metallici ed armadietti; molto piccoli anche gli spazi comuni presenti in ogni sezione. Al primo piano trovano sede l’androne, una sala per i colloqui, la Cappella, vari spogliatoi distinti per uomini, donne e personale Ota, una sala per le contenzioni, vari ambulatori e servizi. Tutti gli ambienti si presentano in discrete condizioni igieniche e strutturali. Anche l’aspetto degli internati appariva dignitoso. Il Direttore dell’Opg ha riferito che il 40% degli internati è detenuto “in deroga” con casi eclatanti come il sig. L.M., il quale a fronte di una misura di 2 anni è internato da ben 25 anni. Si riportano altri casi degni di nota: l’internato sig. N.D., nonostante abbia da circa 3 anni ottenuto il parere favorevole dal magistrato, si trova ancora in attesa di trasferimento in una comunità terapeutica. L’internato sig. V.E. aveva un occhio nero ed il sig. M.D.F. aveva ustioni alle mani; per entrambi non era riportato nulla nella storia clinica mentre, per il V.E. risulta un periodo di contenzione avvenuto il 16 luglio c.a.. L’internato G.A. ha un evidente cancrena agli arti inferiori. Durante il sopralluogo è stata acquisita copia della seguente documentazione: • Promemoria circa lo stato generale dell’Opg • Regolamento circa il ricorso alla coercizione fisica degli internati • Richiesta di relazione circa la contenzione del paziente V.E. • Lettera del Direttore dell’Opg al Tribunale di Sorveglianza di Napoli • Facciata della storia clinica di L.M. • Promozione di nuovi modelli assistenziali per l’OPG di Napoli Fonte: Forum Salute Mentale
32
La Gazzetta | Novembre 2010
Precise Parole di Giovanni Gustinelli Avete trascorso una buona estate? Se, ovunque voi siate stati, avete avuto la pazienza e la costanza di leggere l’irresistibile racconto dell’Ingegnere la vostra vacanza sarà risultata senz’altro più Dragonetti.blogspot.com lieta. A posteriori. Carlo Emilio Gadda avrebbe dovuto essere, di diritto, il primo dei mondi letterari visitati da Precise Parole perché una delle caratteristiche peculiari del diabolico narratore è stata senz’altro la precisione lessicale ed espressiva. Non c’è pagina della sua vasta produzione letteraria che non sia stata caratterizzata dalla perfetta scelta delle parole utilizzate, siano esse state adoperate per tratteggiare la splendida figura di donna Giulia nel racconto tratto dall’Adalgisa alle prese con l’allevamento e conseguente esecuzione del malcapitato pollame (quarta puntata nella gazzetta) in una delle più divertenti pagine gaddiane, siano esse state adoperate per la profonda drammaticità ed introspezione de La Cognizione del dolore. Un altro capolavoro da ascrivere all’Ingegnere è senz’altro Quer pasticciaccio brutto de via Merulana giallo senza finale (al Carlo Emilio nazionale non interessavano eccessivamente i finali) scritto mirabilmente in dialetto romanesco che racconta delle avventure e delle riflessioni del commissario Ingravallo e molto altro ancora. Probabilmente al giorno d’oggi un esperimento linguistico di quella portata prodotto da un padano doc come l’ingegnere gli avrebbe procurato non pochi grattacapi, per lo meno un’accusa di eresia con scontato rogo sia del romanzo che del letterato riuniti in un’unica pira davanti a sant’Eustorgio a Milano. Mala tempora currunt. Per abbozzare un esauriente profilo biografico e letterario di C.E. Gadda servirebbero almeno due o tre gazzette complete ma questo toglierebbe spazio alla lettura, infinitamente più interessante, di qualche ingegneresca pagina. Quindi prima di consegnarvi a questo indubbio piacere e risparmiandovi miei ulteriori sproloqui e vaniloqui, vi rendo edotti soltanto di un piccolo e divertente aneddoto raccontato da Ernesto Ferrero che conobbe personalmente Gadda quando lavorava presso Einaudi come capo ufficio stampa. Il Maestro era una persona proverbialmente riservatissi-
ma che provava un sacro terrore di risultare inadeguato in qualsiasi situazione ufficiale provocandogli degli imbarazzi monumentali. Ogni occasione pubblica lo gettava in uno stato di sconforto e di pro- Einaudi.it strazione abissali con accessorio panico da brutte figure. A queste caratteristiche individuali riguardanti la propria personalità, aggiungeva una corposa passione per la buona tavola associata ad un appetito degno di nota. In una riunione a Torino per discutere di questioni letterarie, Ferrero riferisce che l’Ingegnere stava laconicamente sulle sue in un atteggiamento di educata riservatezza. Durante una pausa dei lavori Ferrero si presentò al mostro sacro della letteratura italiana e Gadda sentendo quel cognome gli chiese se per caso non fosse stato parente di un certo ingegner Ferrero degnissima persona e valente tecnico suo collega di lavoro quando prestava servizio in terra di argentina. Ferrero, per impressionare il proprio interlocutore e a suo stesso dire, comportandosi da giovane sciocco asserì che no non era suo parente e che in Piemonte i Ferrero si contavano a migliaia, a centinaia di migliaia e che erano come altrettanti animaletti parassiti o formiche, insomma una piaga regionale da cui non ci si poteva salvare. Stava gaddeggiando e si stava comportando come un teppista. A quel punto vide, a causa dell’immediato imbarazzo, lo spavento dipingersi sul volto di Gadda che balbettò che non sapeva, non voleva, che con quella domanda non intendeva offenderlo… Giunse per fortuna ora di pranzo e vennero tutti condotti in un locale frequentato anche da Pavese (che Gadda considerava un autentico menagramo) e lì il clima si distese. Ferrero racconta che il trattore servì un ottimo risotto con i funghi e che, come consuetudine in quella trattoria, la pentola con il risotto in eccesso venne posta al centro della tavola a disposizione dei ghiottoni. Ferrero osservò che l’Ingegnere mentre mulinava di buona lena la forchetta continuava a lanciare occhiate furtive e concupiscenti alla teglia contenente il riso avanzato ed allora decise, per recuperare dall’azione piratesca di poco prima, di ingraziarselo con una premura e gli chiese se per caso e se aveva ancora appetito ne avesse gradito ancora un po’.. Gadda preso in contropiede come uno scolaro colto in fallo con le dita nella marmellata ma che vede tuttavia spalancarsi davanti una via di insperata salvezza inclinò il busto e, senza guardarlo negli occhi, rispose:«Ella ha interpretato correttamente il mio pensiero».
PRECISE PAROLE In omaggio al Gadda gourmet ecco la sua sensazionale ricetta per cucinare il vero risotto alla milanese: Il risotto alla Milanese L’approntamento di un buon risotto alla milanese domanda riso di qualità, come il tipo Vialone, dal chicco grosso e relativamente più tozzo del chicco tipo Caterina, che ha forma allungata, quasi di fuso. Un riso non interamente « sbramato », cioè non interamente spogliato del pericarpo, incontra il favore degli intendenti piemontesi e lombardi, dei coltivatori diretti, per la loro privata cucina. Il chicco, a guardarlo bene, si palesa qua e là coperto dai residui sbrani d’una pellicola, il pericarpo, come da una lacera veste color noce o color cuoio, ma esilissima: cucinato a regola, dà luogo a risotti eccellenti, nutrienti, ricchi di quelle vitamine che rendono insigni i frumenti teneri, i semi, e le loro bucce velari. Il risotto alla paesana riesce da detti risi particolarmente squisito, ma anche il risotto alla milanese: un po’ più scuro, è vero, dopo l’aurato battesimo dello zafferano. Recipiente classico per la cottura del risotto alla milanese è la casseruola rotonda, ma anche ovale, di rame stagnato, con manico di ferro: la vecchia e pesante casseruola di cui da un certo momento in poi non si sono più avute notizie: prezioso arredo della vecchia, della vasta cucina: faceva parte come numero essenziale del « rame » o dei «rami» di cucina, se un vecchio poeta, il Bussano, non ha trascurato di noverarla nei suoi poetici « interni », ove i lucidi rami più d’una volta figurano sull’ammattonato, a captare e a rimandare un raggio del sole che, digerito il pranzo, culturaitalia.it decade. Rapitoci il vecchio rame, non rimane che aver fede nel sostituto: l’alluminio. La casseruola, tenuta al fuoco pel manico o per una presa di feltro con la sinistra mano, riceva degli spicchi o dei minimi pezzi di cipolla tenera, e un quarto di ramaiolo di brodo, preferibilmente di manzo: e burro lodigiano di classe. Burro, quantum prodest, udito il numero de’ commensali. Al primo soffriggere di codesto modico apporto, butirrosocipollino, per piccoli reiterati versamenti, sarà buttato il riso: a poco a poco, fino a raggiungere un totale di due tre pugni a persona, secondo l’appetito prevedibile degli attavolati: né il poco brodo vorrà dare inizio per sé solo a un processo di bollitura del riso: il mestolo (di legno, ora) ci avrà che fare tuttavia: gira e rigira. I chicchi dovranno pertanto rosolarsi e a momenti indurarsi contro il fondo stagnato, ardente, in codesta fase del rituale, mantenendo ognuno la propria « personalità »: non impastarsi e neppure aggrumarsi. Burro, quantum sufficit, non più, ve ne prego; non deve far bagna, o intingolo sozzo: deve untare ogni chicco, non annegarlo. Il riso ha da indurarsi, ho detto, sul fondo stagnato. Poi a poco a poco si rigonfia, e cuoce, per l’aggiungervi a mano a mano del brodo, in che vorrete esser cauti, e solerti: aggiungete un po’ per volta del brodo, a principiare da due mezze ramaiolate di quello attinto da una scodella « marginale », che avrete in pronto. In essa sarà stato disciolto lo zafferano in polvere, vivace, incomparabile stimolante del gastrico, venutoci dai pistilli
La Gazzetta | Novembre 2010
33
disseccati e poi debitamente macinati del fiore. Per otto persone due cucchiaini da caffè. Il brodo zafferanato dovrà aver attinto un color giallo mandarino: talché il risotto, a cottura perfetta, venti-ventidue minuti, abbia a risultare giallo-arancio: per gli stomaci timorati basterà un po’ meno, due cucchiaini rasi, e non colmi: e ne verrà fuori un giallo chiaro canarino. Quel che più importa è adibire al rito un animo timorato degli dei è reverente del reverendo Esculapio o per dir meglio Asclepio, e immettere nel sacro « risotto alla milanese » ingredienti di prima (qualità): il suddetto Vialone con la suddetta veste lacera, il suddetto Lodi (Laus Pompeia), le suddette cipolline; per il brodo, un lesso di manzo con carote-sedani, venuti tutti e tre dalla pianura padana, non un toro pensionato, di animo e di corna balcaniche: per lo zafferano consiglio Carlo Erba Milano in boccette sigillate: si tratterà di dieci dodici, al massimo quindici, lire a persona: mezza sigaretta. Non ingannare gli dei, non obliare Asclepio, non tradire i familiari, né gli ospiti che Giove Xenio protegge, per contendere alla Carlo Erba il suo ragionevole guadagno. No! Per il burro, in mancanza di Lodi potranno sovvenire Melegnano, Casalbuttano, Soresina, Melzo, Casalpusterlengo, tutta la bassa milanese al disotto della zona delle risorgive, dal Ticino all’Adda e insino a Crema e Cremona. Alla margarina dico no! E al burro che ha il sapore delle saponette: no! Tra le aggiunte pensabili, anzi consigliate o richieste dagli iperintendenti e ipertecnici, figurano le midolle di osso (di bue) previamente accantonate e delicatamente serbate a tanto impiego in altra marginale scodella. Si sogliono deporre sul riso dopo metà cottura all’incirca: una almeno per ogni commensale: e verranno rimestate e travolte dal mestolo (di legno, ora) con cui si adempia all’ultimo ufficio risottiero. Le midolle conferiscono al risotto, non più che il misuratissimo burro, una sobria untuosità: e assecondano, pare, la funzione ematopoietica delle nostre proprie midolle. Due o più cucchiai di vin rosso e corposo (Piemonte) non discendono da prescrizione obbligativa, ma, chi gli piace, conferiranno alla vivanda quel gusto aromatico che ne accelera e ne favorisce la digestione. Il risotto alla milanese non deve essere scotto, ohibò, no! solo un po’ più che al dente sul piatto: il chicco intriso ed enfiato de’ suddetti succhi, ma chicco individuo, non appiccicato ai compagni, non ammollato in una melma, in una bagna che riuscirebbe schifenza. Del parmigiano grattuggiato è ap- Ilbucodellaserratura. blogspot.it pena ammesso, dai buoni risottai; è una banalizzazione della sobrietà e dell’eleganza milanesi. Alle prime acquate di settembre, funghi freschi nella casseruola; o, dopo S. Martino, scaglie asciutte di tartufo dallo speciale arnese affetto-trifole potranno decedere sul piatto, cioè sul risotto servito, a opera di premuroso tavolante, debitamente remunerato a cose fatte, a festa consunta. Né la soluzione funghi, né la soluzione tartufo, arrivano a pervertire il profondo, il vitale, nobile significato del risotto alla milanese.
34
La Gazzetta | Novembre 2010
Una giornata all’Isola dei Cassintegrati Asinara è un mattino caldo di fine agosto, come al solito ventoso ed immerso nel silenzio della paradisiaca Isola dell’Asinara, estremo nord-ovest della Sardegna. Insieme a Francesca, una delle volontarie con cui ho condiviso una splendida settimana di campo di lavoro volontario di Legambiente, saliamo per l’ultima volta a piedi la salita che dall’ostello di Cala d’Oliva sale verso quella che era la Direzione centrale dell’ex carcere di massima sicurezza, passando proprio a fianco alla sezione dove sono stati “ospiti” i boss Totò Riina e Raffaele Cutolo, a cui il cantautore Fabrizio De Andrè dedicò la sua canzone “Don Raffaè”. L’ultimo traghetto per Porto Torres parte alle sei del pomeriggio da Cala Reale, a qualche chilometro distante dal semi disabitato borgo di Cala d’Oliva, dove l’unico abitante rimasto è Enrico Mereu, ex guardia penitenziaria, che ora si dedica alle sculture, di cui alcune sono proprio esposte in una delle stanze del vecchio carcere. Fino a quell’ora l’isola brulica di turisti affascinati, distratti e purtroppo alcuni anche indisciplinati ed arroganti, poi calano le luci del sole che lasciano spazio al silenzio e all’arrivo dei numerosi animali selvaggi che popolano l’Asinara. Arrivati con un passo stanco, ci accolgono Antonio ed Andrea, due dei lavoratori cassintegrati della Vinyls che hanno occupato l’ex carcere dal febbraio scorso, dando vita al presidio meglio conosciuto come “L’Isola dei Cassintegrati”. Nonostante il sole stia picchiando, all’ora di pranzo ecco arrivare le flotte di pulmini e fuoristrada grondanti di turisti: giovani, meno giovani, nostrani e stranieri. Solo alcuni cercano il presidio e non esitano a portare un segno di solidarietà ai ragazzi; alcuni guardano diffidenti, molti forse non se ne accorgono perché troppo presi a visitare in pochi minuti quel luogo storicamente importante ed i soliti, e per fortuna pochi, si lasciano andare a commenti inutili e poco rispettosi verso i nostri amici. Nell’arco della mezzora tutto torna placido come prima ed i ragazzi ci ospitano all’interno del presidio, dove siamo invitati a pranzo. La loro disponibilità a raccontarti la loro avventura è tanta, nonostante la stanchezza e lo stress di oltre sei mesi passati in totale autoreclusione, per usare un lessico carcerario. Infatti, dopo un ottimo pranzo preparato dalle instancabili donne del presidio, Antonio, il più giovane tra i cassintegrati, ci concede una piccola intervista per raccontarci di come un giovane lavoratore abbia deciso di intraprendere una lotta estrema come la loro. Lui lavora come operaio della Vinyls da quasi tre anni, ha abbandonato il lavoro precedente con la speranza di potersi costruire un futuro stabile e dignitoso. “Dopo un anno e mezzo hanno cominciato a mettere i bastoni tra le ruote a me e ad altri colleghi – dichiara Antonio – per-
ché non volevano rinnovarci il contratto”. Insieme agli altri lavoratori hanno così deciso di occupare lo stabilimento per dodici giorni, ottenendo la cassa integrazione e il non licenziamento di alcun lavoratore. Nonostante tutto ciò la permanente crisi dell’azienda non assicurava un futuro certo per i suoi dipendenti, che nel frattempo avevano già tentato l’occupazione della Torre Aragonese di Porto Torres, dove sì era più evidente esporre la propria vertenza alla popolazione locale, ma comunque la situazione lavorativa non migliorava. Dopo aver provato ad occupare aeroporti, porti e depositi di carburante, il 24 febbraio, in occasione dell’inizio del programma “L’Isola dei Famosi”, Antonio ed i suoi colleghi decidono di occupare gli spazi della Direzione Centrale, situata sopra la fantastica baia di Cala d’Oliva e all’omonimo borgo disabitato. Nasce così l’idea di chiamare il presidio con il nome de “L’Isola dei Cassaintegrati”. Nella prima settimana eravamo spaventati – ci racconta Antonio – e poco convinti. Dovevamo cambiare strategia, volevamo autorecluderci in carcere e poi non volevamo arrecare danni alle altre persone come noi, che hanno tanti altri problemi. Pian piano abbiamo ricevuto l’attenzione dell’opinione pubblica, di varie trasmissioni televisive, sindacati, esponenti politici ma la vera forza ci arriva dalla gente comune, anche se poi rimaniamo ancora cassaintegrati”. Alla domanda per quanto tempo rimarrete ancora nell’isola lui ci risponde: “fino ad ottobre sicuramente, visto che per quel mese dovrebbe esserci una risposta al nuovo bando d’acquisto dell’azienda, sempre che si presenti qualcuno e che l’Eni non faccia fuggire” conclude con una battuta Antonio. gIntanto fra di noi si è creata una vera e propria famiglia in cui condividiamo tutto, anche le sensazioni, i progetti ed un’unica comune speranza: il lavoro – ci spiega -. Qui viviamo insieme alle nostre fidanzate, c’è chi è qui con moglie e bambino e chi come me sogna di costruire una famiglia”. I lunghi e duri mesi di lotta hanno messo alla prova la resistenza di ognuno: hanno iniziato la protesta in 120 ed ora sono ridotti a quattro persone sull’isola ed alcuni, trenta circa, a mantenere il presidio della Torre Aragonese di Porto Torres. Lavorano tre giorni al mese, mentre per il resto dei giorni la vita scorre sempre uguale, cosa che ha portato alcuni di loro ad abbandonare l’isola, che, essendo anche Parco Naturale, richiede il rispetto di alcune regole. Antonio ci ricorda di come le prime giornate erano toste perché Pietro (Marongiu, il leader carismatico della lotta), ogni mattina svegliava tutti alle sei e mezzo del mattino, mentre con l’arrivo dei familiari ha dovuto ridimensionare le sue abitudini. Durante il giorno – ci racconta Antonio una specie di
La Gazzetta | Novembre 2010 giornata tipo – spesso riceviamo delle visite, mentre dalle sei in poi, ora di partenza dell’ultimo traghetto che lascia l’isola, cala la pace ed arriva la pausa di riflessione. Il nostro unico strumento di contatto con il mondo è internet, dove abbiamo un sito ed il gruppo su Facebook”. Concludendo l’intervista Antonio ci spiega di come la sua vita, dal momento che è arrivato qui, sia cambiata radicalmente, di come ci si sente spaesati una volta che si mette piede in un’isola in cui le poche persone con cui hanno “convissuto” sono le guardie forestali, i carabinieri ed i vigili. La consapevolezza di aver scelto un paradiso terrestre come luogo di lotta e di isolamento, ma di non riuscire a godersela fino in fondo, perché - ci dice - “è stata una situazione che noi non avremmo mai scelto se non fosse stato per la disperata condizione in cui ci ha messo l’azienda”. La solidarietà dei lavoratori delle altre aziende è stata sporadica, segno che i tempi della solidarietà di classe son cosa d’altri tempi. I sindacati si adoperano per far arrivare nell’isola i beni di prima necessità.
35
Ma le uniche persone da cui ricevono un gesto di solidarietà diretta e che ascoltano la loro storia sono i turisti che arrivano nell’isola, molti vengono appositamente per loro, come degli australiani partiti in barca dall’emisfero sud del pianeta, non appena scoperto che l’isola era una Riserva Naturale. E naturalmente i media: con due giornalisti venuti ad intervistarli, salutiamo i nostri amici, lasciandoci con abbracci e auguri di buona fortuna e ci dirigiamo con Pietro verso il molo da dove partirà Sara G., la nave che ci porterà lontano dall’isola. Solo abbandonandola, con un po’ di magone, ci si rende conto di quanto separata sia dalla civiltà e di come queste persone abbiano scelto con coraggio questa forma di lotta. Le luci del giorno calano, nell’isola cominceranno ad uscire allo scoperto i primi animali selvatici, tra cui Barbarossa, il cinghiale nero che si ciba dei resti del presidio e che non disdegna la presenza dell’uomo. Seguite la loro lotta sul sito: www.isoladeicassintegrati.com Fabio PASSADOR
RICERCA PERSONALE AREA DOMICILIARE ANZIANI Ricerchiamo per Centro Diurno Suzzolins (PN) Animatrice Anziani • Si richiede: Qualifica o diploma generico; esperienza nei servizi animativi per gli anziani; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: ccontratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel Contratto Nazionale.
AREA disabilità Ricerchiamo per Comunità Handicap Begliano (GO) Addette/i all’Assistenza all’Handicap • Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.
AREA minori Ricerchiamo per Servizi Educativi zona Pordenone Educatrice/ore • Si richiede: Laurea in scienze dell’educazione
o esperienza nei servizi educativi territoriali con minori; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.
Ricerchiamo per Servizi Educativi Ambito di Maniago-Spilimbergo (PN) Educatrice/ore • Si richiede: Qualifica o diploma settore socio assistenziale; esperienza minima nei servizi assistenziali all’handicap; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali. Le domande di lavoro vanno inviate ad uno dei seguenti recapiti: Cooperativa Itaca - Ufficio Personale 1. Vicolo Selvatico n. 16 - 33170 Pordenone 2. e-mail: ricerca.personale@itaca.coopsoc.it 3. Telefono: 0434-366064; Fax: 0434-253266 Redazione: Fabio Della Pietra - Cooperativa sociale Itaca In copertina: foto di Fabio Della Pietra (l’opera è dell’artista toscano Giuliano Matelli) Impaginazione / Grafica: La Piazzetta Cooperativa Sociale - Trieste Stampa: Rosso Grafica&Stampa - Gemona del Friuli (Ud) Numero chiuso il 5 novembre alle ore 13.00 e stampato in 1200 copie
Itaca cooperativa sociale onlus Vicolo R. Selvatico, 16 33170 Pordenone
Iscr. Reg. Imprese CCIAA Pordenone
Tel 0434 366064 Fax 0434 253266
Iscr. Reg. Regionale Cooperative n° 3095 Prod Lav. N° 3156 Cooperazione Sociale
www.itaca.coopsoc.it itaca@itacacoopsoc.it
Iscr. Albo Soc. Coop.ve a mutualità prevalente n° A117040 Iscr. Albo Reg.le Coop.ve Sociali n° 38 Sez. A
C.F. e P.IVA n° 01220590937 R.E.A. n° 51044
Pordenone, 3 novembre 2010 Prot. n° 1982
Alle socie ed ai soci della cooperativa Ai componenti il Collegio Sindacale
CONVOCAZIONE ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI La S. V. è invitata all’Assemblea Generale ordinaria dei soci della Cooperativa ITACA società cooperativa sociale Onlus in prima convocazione per il giorno 26 novembre 2010 alle ore 8.00 c/o la sede legale di Vicolo Selvatico n.16 a Pordenone ed in seconda convocazione per
Sabato 27 novembre 2010 alle ore 09.00 c/o il Centro Culturale ‘Aldo Moro’ - Sala Consiliare via Traversagna n. 4
Cordenons (PN)
La seduta verterà sul seguente Ordine del Giorno: 1. Aggiornamento rinnovo Contratto di lavoro Coop. Sociali; 2. Andamento della gestione sociale; 3. Varie ed eventuali. La seconda parte della mattinata sarà aperta al pubblico e vedrà la partecipazione delle Consigliere di Parità Provinciali e Regionale sui temi della sostenibilità di genere nelle politiche di sviluppo e sui progetti di conciliazione vita privata-vita lavorativa sviluppati dalla cooperativa Itaca. Confidando nella Sua partecipazione, La saluto cordialmente. Il Presidente Rosario Tomarchio
AL PRESIDENTE dell’Assemblea dei Soci della Cooperativa ITACA del 27.11.2010 Egregio Presidente, non potendo intervenire personalmente all’Assemblea Ordinaria dei soci del 27.11.2010 presso il Centro Culturale A. Moro di Cordenons (Pn), Le comunico che ho delegato a rappresentarmi il/la Socio/a sig./ra _____________________________________________ (scrivere in stampatello) affidandogli/le i più ampi poteri ed approvando fin d’ora il Suo operato. Distinti saluti.
Nome e Cognome ___________________________ Firma ___________________________