La Gazzetta di Itaca

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La Gazzetta Mensile d’informazione delle Cooperative Itaca, L’Agorà e La Piazzetta - n°10 - Ottobre 2010

Contro riforma della 180

La scorciatoia del controllo sociale va respinta “Anatomia di un quartiere” a Villanova e Borgomeduna Orchestrazione 18 - Sofferenze e piaceri Portogruaro 16-24 ottobre

L’Agorà vuole essere territorio


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articolo di fondo

Una volta mangiavamo i bambini adesso solo qualche prete ogni tanto alle sagre Pordenone “Una volta mangiavamo i bambini adesso solo qualche prete ogni tanto alle sagre”, dice l’uomo seduto su una sedia battendosi compiaciuto una mano sulla pancia. Non è una frase tratta da un racconto di Giovannino Guareschi in cui Peppone fa il gradasso davanti ai suoi ‘compagni’ alludendo a Don Camillo. è Roberto Mainardi, presidente della cooperativa ambra di Reggio Emilia, che si presenta così ai lavoratori della Casa per Anziani di Valvasone, dopo essersi appena aggiudicato la gara d’appalto per i prossimi tre anni. Forse pensava di essere spiritoso, ma nessuno dei presenti ha accennato ad una risata; forse voleva far capire che la sua è una cooperativa ‘schierata’, ma questo già lo sapevano i presenti. Il pubblico in questione è composto dai Soci-lavoratori (ancora per pochi giorni) della nostra Cooperativa, la stessa che nel 1993 è stata chiamata dall’allora Presidente Bertoia a condividere una scommessa. Quella di avviare una comunità per Anziani auto sufficienti o parzialmente tali, in una piccola cittadina medievale,

Valvasone appunto. Non una comune ‘Casa di Riposo’, bensì una comunità accogliente, una Casa dei Nonni come ama definirla l’attuale Presidente Montico, che di questa gara d’appalto ne avrebbe fatto volentieri a meno. La scommessa l’abbiamo vinta e a distanza di anni la Casa dei Nonni è diventata una struttura di eccellenza, una casa dove gli Anziani coltivano il loro orto rialzato, dove insieme alle cuoche decidono se mangiare il baccalà o il bollito, una comunità dove alcuni anziani hanno deciso, insieme al coordinatore, che era giunta l’ora di vedere (per la prima volta in vita loro) com’era fatto un casinò e di andarci a giocare. Adesso davanti a loro c’è questo pseudo-Peppone che li vuole convincere che la sua cooperativa, dopo aver vinto meritatamente la gara, farà di meglio. Quello che cambierà il coordinatore Giovanni Marando perché così va fatto. Quello che a domanda: ‘qual è il senso ed il valore aggiunto che si ha a diventare soci di ambra?’, risponde ‘noi ogni anno estraiamo a sorte un socio che vince un viaggio a Barcellona’… (cos’è, mutualità low cost?) Li vedo i tuoi occhi strabuzzare Doris! sì li immagino e

SOMMARIO Dialogo tra generazioni con “Genius Loci”

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Orchestrazione numero diciotto

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Riparte il Tempo per la famiglia L’Agorà si racconta nel Bilancio sociale

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Giù le mani dalla 180

10 - 13

Formazione gratuita per assistenti familiari

14 - 15

Legacoopsociali Fvg in assemblea

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Sicurezza e salute sul lavoro

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Quattro figlie ebbe e ciascuna regina

30 - 33

Gli Opg sono “disumani” (2)

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articolo di fondo me li vedo davanti. Tu che il 29 giugno di diciotto anni fa eri dal notaio a far nascere Itaca. Immagino la tua rabbia e la solitudine che tu e gli altri colleghi avete potuto provare! Man mano che mi racconti di quella riunione mi appare sempre più chiaro il faccione dello stesso uomo che, tre anni fa, si era presentato in Itaca facendo proposte inaccettabili su come partecipare insieme ad una gara d’appalto (cosa che ovviamente non abbiamo fatto). Allora l’esordio fu: “Tomarchio… noi siamo figli di brazzanti (braccianti ndr) e ci piacciono le cose concrete…”

Ho già scritto altre volte della sciagura ambra/mainardi in Friuli, ma forse è bene rinfrescarci la memoria e quindi mi ripeterò con una breve sintesi. Nel 1995 vince l’appalto, che tutt’ora gestisce, per i servizi di assistenza ed alberghieri presso la Casa per Anziani Daniele Moro di Morsano al Tagliamento, gara vinta sul solo prezzo (molto basso) e subito si capisce come il ‘figlio di brazzanti’ fa quadrare i conti. Semplice: ci sono anche collaboratori coordinati e continuativi tra i lavoratori impiegati nell’appalto, lavoratori che costano molto poco, lavorano come gli altri e però godono di pochi diritti (ferie, malattia, pensione…) e retribuzione. La cosa non è rimasta una semplice macchia nel curriculum di ambra, o un errore di gioventù, tre anni fa, infatti, quando siamo subentrati loro in un appalto, abbiamo trovato alcuni lavoratori regolarmente inseriti in turno, con un contratto di lavoro a progetto (?). Il lupo perde il pelo… Voglio precisare che più volte abbiamo denunciato alle autorità competenti tali irregolarità, ma tant’è… Il Friuli avrebbe fatto volentieri a meno di questa gente, la cooperazione locale ne è convinta. Ma ambra si è aggiudicata via via un discreto numero di appalti (che

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ci sia stata una metamorfosi da figlio di braccianti a latifondista nel frattempo?) e la piaga persiste. A parte le amare ironie vorrei dire alcune cose ai nostri Soci di Valvasone. Io, a nome della Cooperativa Itaca tutta, vi ringrazio di cuore per il grande lavoro che avete fin’ora svolto. Per la passione ed abnegazione con cui vi siete adoperati a far sì che la scommessa avesse un esito positivo. Vi ringrazio per tutte le volte che avete organizzato feste, rinfreschi, pranzi e cene di Natale. Vi ringrazio per l’amore con cui trattate gli anziani Ospiti della Casa. Sono convinto che continuerete a lavorare così, perché così deve essere ed è quello che abbiamo sempre condiviso. Ringrazio Giovanni per l’ottimo coordinamento di questi anni e Luciana per avergli consentito di concentrarsi sul lavoro esterno occupandosi spesso lei di quello interno. Ringrazio il Presidente della Fondazione Colledani Bullian, Luigi Montico, per la grande disponibilità e collaborazione di questi anni, lo ringrazio anche per la sua semplice e grande signorilità. Montico è un uomo a cui non si può mancare di rispetto (solo uno stupido od un ignorante lo farebbe) e sarà sempre un piacere incontrarlo per bere un caffè e fare una chiacchierata. A tutti voglio dire arrivederci e grazie ancora. Il presidente Leo TOMARCHIO p.s. l’uso del maiuscolo/minuscolo potrà apparire inconsueto ma, credetemi, ha un senso.

RICERCA INTERNA Ricerchiamo per Uffici Interni sede Itaca Pordenone

Un Addetta/o al centralino Si richiede: Diploma generico; attitudine alla relazione col pubblico e conoscenza e pratica nell’uso del PC (programmi microsoft office word, excel e internet); patente B; esperienza minima nel front office. Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.


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IN PRIMO PIANO

Incontro, scambio e socializzazione grazie a “Genius Loci”

Dialogo tra generazioni a Villanova e Borgomeduna “Anatomia di un quartiere” ai nastri di partenza Pordenone Valorizzare le competenze di una comunità per creare spazi di incontro, scambio e socializzazione. E’ quanto sta accadendo nei due quartieri pordenonesi di Villanova e Borgomeduna grazie al progetto sperimentale a durata triennale “Genius Loci”, attivato dal tavolo interservizi composto da Comune di Pordenone, Provincia, Azienda sanitaria n.6 Friuli Occidentale, Cooperative sociali Acli, Fai e Itaca. L’idea è quella di incrementare e rivitalizzare il dialogo tra le generazioni ma anche tra istituzioni e cittadini, sapendo leggere i bisogni ed avviando percorsi concreti in risposta alle necessità individuate. Il percorso viene attuato da due anni a questa parte da un ampio partenariato che vede coinvolti in prima linea la rivista Ippogrifo, la Provincia di Pordenone e l’Ass6, e che si propone l’organizzazione ed erogazione di tutta una serie di servizi alla cittadinanza. Obiettivo più generale lo sviluppo di comunità sane attraverso proposte operative, per azioni di dialogo e attivazione della comunità, rivolte a quattro ambiti specifici della Città sul Noncello: architettura, animazione, cultura e progettazione. Nei mesi di ottobre e novembre sarà attivato “Anatomia di un quartiere”, un laboratorio composto da giovani, adulti e anziani e coordinato da due animatrici per produrre foto, video e testi a partire dal proprio quartiere. La fase iniziale, avviata a marzo del 2010, ha visto l’attivazione del tavolo interservizi (composto da Comune, Provincia, Ass6, Acli, Fai, Itaca) con funzione di programmazione e monitoraggio dello stato di avanzamento del progetto e connessione con i diversi servizi. In primo piano anche l’incontro con i protagonisti della vita sociale di due quartieri di Pordenone, Villanova e Borgomeduna, al fine di favorire una condivisione della filosofia di fondo oltre al loro pieno coinvolgimento, a livello sia di progettazione delle iniziative sia nell’operatività successiva. Tra i punti focali del tavolo la sinergia con altri importanti progetti già avviati sul territorio, tra cui Microwin e Meeting (scuola e territorio). Nei mesi scorsi alcuni componenti del tavolo “hanno incontrato i rappresentati delle varie associazioni dei due quartieri, i quali - spiega Laura Lionetti dell’Ippogrifo - hanno con piacere sottolineato che, per la prima volta, i protagonisti della vita sociale di quel quartiere si ritrovavano ad uno stesso tavolo”. Sia a Villanova sia a Borgomeduna, aree della Città sul Noncello piuttosto vivaci quanto a iniziative sociali, si è riscontrata pur con sfumature diverse una “piena condivisione della filosofia di fondo del progetto, ovvero la valorizzazione delle competenze di una comunità ai fini della creazione di spazi di incontro, scambio e socializzazione, nonché della necessità di lavorare insie-

me partendo da piccole iniziative pilota, capaci però di coinvolgere persone di generazioni diverse”. Il primo passo concordato con i rappresentati dei due quartieri sarà “Anatomia di un quartiere”, un laboratorio composto da una decina di persone (giovani, adulti e anziani, esempio pieno di operatività intergenerazionale) e coordinato da due animatrici. Da ottobre a novembre tale gruppo di lavoro avrà il compito - previa la condivisione del senso del percorso più generale, di cui costituisce l’incipit - di produrre del materiale documentario: foto, video e testi scritti capaci di cogliere per immagini e osservazioni il visibile e l’invisibile, i punti di forza e quelli critici, le bellezze e le brutture del proprio quartiere. Seguirà una fase di restituzione che consentirà alla commissione, composta ad hoc in ogni quartiere dai tecnici e dalle associazioni, di dare forma al percorso sull’intergenerazionalità per il quale è stata ipotizzata una durata triennale. Da qui prenderanno avvio altre iniziative di più ampio respiro, che vedranno il coinvolgimento dei due quartieri di Villanova e Borgomeduna a partire da temi via via definiti e affrontati secondo modalità discusse e condivise da tutti i partecipanti. Il progetto “Genius Loci” parte da lontano. Nel 2008 un ampio partenariato composto dalla rivista Ippogrifo, con il sostegno della Provincia di Pordenone e in collaborazione con l’Azienda sanitaria n.6 Friuli Occidentale e il Comune di Pordenone, le Coop sociali Acli, Fai, Itaca ed il Liceo Leopardi-Majorana, aveva organizzato i Seminari trasversali sul tema “La realtà e le prospettive del lavoro in rete”, rivolti a chi opera nella scuola, nei campi della salute e dell’assistenza, nella progettazione e amministrazione pubblica, percorso conclusosi poi con un convegno e la pubblicazione di un numero dedicato del periodico. La proposta era di mettere in atto un dispositivo trasversale, a partire da una leadership più presente, che responsabilizzasse, monitorandone poi gli sviluppi, alcuni gruppi di operatori chiamati ad avviare percorsi di lettura del bisogno e di risposta alla domanda, definiti quali operatori “di collegamento”. L’ottica si è successivamente ampliata fino a comprendere la questione dell’inter-generazionalità. Un transfert che si è concretizzato attraverso l’incontro di pensieri, attraverso il fatto che i Piani di Zona tacciono, focalizzando infine quell’area dove forse è più visibile la difficoltà dell’incontro e quindi del collegamento: quell’area che è il dialogo tra le generazioni. “E’ ben noto, peraltro, che in realtà il discorso è molto più complesso. La società contemporanea è composta da sistemi chiusi - servizi, generazioni, abitazioni, individui -, sistemi che convivono numerosi e i cui codici non entrano mai in comunicazione e non si capiscono. Ma ci deve pur essere una strada verso il cambiamento – afferma ancora Lionetti -, almeno un sentiero che


IN PRIMO PIANO conduca al tentativo di una trasformazione”. La riflessione del gruppo di lavoro si è così approfondita nelle tre giornate di eventi, convegni, iniziative, film denominata “Non è un paese per vecchi ? Il dialogo (interrotto) tra le generazioni”, realizzate a Pordenone a gennaio 2010. La prospettiva dell’empowerment è stata il passo successivo da declinarsi nello sviluppo di comunità, in quel processo per cui si supportano le persone nel miglioramento delle loro comunità attraverso azioni collettive. “Tale lavoro si fonda sul riconoscere che la presenza di comunità sane non soltanto migliora la qualità della vita di chi ne fa parte, ma facilita anche l’erogazione dei servizi che, in mancanza di un’adeguata organizzazione comunitaria, non risulterebbero altrettanto efficaci. Quindi - secondo Lionetti - l’incontro tra le generazioni, che poi è anche incontro tra le istituzioni e in fondo incontro tra persone, ci è parso il terreno su cui focalizzare la riflessione e le proposte operative di azioni di dialogo e attivazione della comunità”. Architettura, animazione, cultura, progettazione sono i quattro ambiti potenzialmente evolutivi di una metodologia sociale che ponga la cultura dell’arco di vita, con la sua visione multigenerazionale, al centro della propria operatività. “Partendo dall’analisi di quanto

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fino ad ora realizzato, nasce l’esigenza di definire una cornice metodologica condivisa, nella quale si declinino con senso le diverse progettualità. Cornice e azioni nelle quali si concretizzino i valori fondanti dell’essere operatori sociali, valori come il rispetto”. Rispetto significa “ guardare di nuovo, dare tempo e attenzione. Rvalore all’esperienza e alla dipendenza, vuol dire costruire luoghi all’interno dei quali rideterminare il senso attraverso un agire comune. Il dialogo intergenerazionale costruisce senso se connette affetto e società, intimità e socialità, rapporti caldi e impersonalità, memoria e rispetto, ossia se pensa e progetta la città futura e le sue istituzioni”. “Genius Loci” mira all’incremento e alla rivitalizzazione del dialogo intergenerazionale, risorsa prima di una comunità, tramite iniziative concordate con le associazioni presenti nei quartieri individuati per la sperimentazione. Tali azioni non devono risolversi in eventi isolati, per quanto di momentaneo forte impatto e richiamo, ma devono di volta in volta rappresentare l’esito di un percorso di analisi delle problematiche esistenti per prodursi poi secondo una logica di condivisione e continuità nel tempo.

Portogruaro 16-24 ottobre

Orchestrazione numero diciotto Sofferenze e piaceri

Galleria ai Molini e dintorni Sede del Porto dei Benandanti Studio Arkema Lanterna musicocktailsnackbar Portogruaro Orchestrazione diventa maggiorenne. Edizione numero 18 per la fortunatissima manifestazione tra i fiori all’occhiello dell’attività artistico-culturale dell’associazione Porto dei Benandanti di Portogruaro. Al via l’edizione della maturità, seppur giovanile, che anche quest’anno vede coinvolto un consolidato partenariato che, oltre agli amici Benandanti, conta su Comune di Portogruaro, Multimediart e Cooperativa sociale Itaca. Per chi non ne avesse mai sentito parlare, giova ricordare che “ orchestrazioni” sono esperienze artistiche coordinate, concentrate in brevi ambiti di tempo e spazio, con svariati e successivi eventi culturali, installazioni, esposizioni e performances. Assaggi di potenzialità espressive che compaiono in attimi e fuggono solo nella memoria visiva. L’edizione 2010 è dedicata a “Sofferenze e di piaceri”.

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Fabio DELLA PIETRA


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IN PRIMO PIANO

Eventi Orchestrazione 18 Orari

Sabato 16 ottobre

18.00

Fulvia Spizzo – “Pagine di musica iterativa” Edito da Wcomix ed Ernest presentazione libro a cura di Paola Bristot Presso studio Arkema

Venerdì 22 ottobre Sabato 23 ottobre Gruppo percussioni Tamboleros Performance musicale

18.45

19.00

“E adesso dove, spogliato delle ombre, dove?” Tullio Vietri – Gian Mario Villalta Edizioni Liberinto Presentazione libro

Inaugurazione mostra Personale di Roberto Cantarutti Presso Bar Lanterna

19.30

Microsolchi Performance musicale

20.00

Nutri_menti risi e patate della nona Cuta

21.00

Presentazione ORK 18 “piaceri e sofferenze” a cura del Porto dei Benandanti

21.15

Suoni Slegati Performance musicale

22.00

Piccoli Viaggiatori - “Tutto Scorre” Performance teatrale

Lapin - “In cuniculum” La Carmelina edizioni/linea bn Presentazione libro

22.30

incastRIMEtrici Vol.2 a cura di Marco Borroni Presentazione libro e reading poetico

Denso – “Plugged” Performance musicale

Durante la serata

Sabina Romanin performance

Sabina Romanin Performance

Artisti presenti

Marco Arreghini Simone Artico Gaetano De Faveri Simone Santilli Manuela Toselli Roberto Cantarutti Lorenzo Vale Ennio Malisan Tizzi da Gorizzo Nicola Santellani Luca Zaro Marco Ceccotto Catia Liani Sabina Romanin Renzo Cevro-Vukovic Sandro & Silvia

Videodrome Rassegna video

Orchestrina Orchestrazione “STANNO TUTTI DORMENDO“ Performance musicale

Federico Franzin Alessandro Visentin Tommaso Vidus Rosin Giuliana Zigante Elena Grimaz Simone Simon Ostan Fulvia Spizzo Pasotti Gianni Marisa Bidese Mauro Gentile Flavio Di Nardo Stefania De Maria Liuba Giro Roberto Davide Valerio Monica Ferro Valeria Boscariol Chiara Tesser


IN PRIMO PIANO

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Orchestrazione 18 presenta:

incastRI MEtrici vol. 2

Poesia contemporanea e rap in fase di avvicinamento Portogruaro Un esempio di collaborazione creativa tra una Milano sana e rivolta al futuro e il Porto dei Benandanti di Portogruaro. A partire dal 20 aprile è finalmente disponibile incastRIMEtrici Vol.2, la nuova antologia di Poetry Slam e Rap a cura di Marco Borroni. Il progetto si presenta come lo sviluppo, la concretizzazione e l’affermazione di un’intuizione letteraria avuta dall’autore circa dieci anni fa, e riunisce i due tratti distintivi dei precedenti lavori: l’aspetto saggistico-didattico di Rime di Sfida e la poetica di incastRIMEtrici Vol.1. La parte introduttiva viene affidata alle parole di quattro protagonisti nazionali ed internazionali della scena, quali Dome Bulfaro, Natalia Molebatsi, Alejandro De Luna e Marco Martinelli (in arte Rise) intervistati con lo scopo di approfondire le peculiarità del Poetry Slam, dello spoken word e della sempre più entusiasmante disciplina del beat boxing. Il nucleo centrale, invece, lascia spazio ai testi di quarantotto artisti (suddivisi come in un cd tra rappers e poeti) tra cui si segnalano le presenze di Kaos One, Lugi, Clementino, Ghemon, Vaitea, Carlo Molinaro, Pa-

olo Agrati, Adriano Padua e Angelo Zabaglio. Pagina dopo pagina, vi sembrerà di essere condotti per mano all’interno di un libro che è film, poesia ed energia Hip Hop. Perché Marco Borroni è in questo terreno che affonda i suoi strumenti di ricerca mettendosi in gioco – ancora una volta – per avvicinare poesia contemporanea e rap, due facce di un’identica medaglia contraddistinte da specifiche connotazioni artistiche e sociali. Il concetto viene espresso chiaramente già dalla copertina (realizzata da Blazer) che nella perfetta unione di fronte e retro trova la sua ragion d’essere. Come in un puzzle, l’autore incastra minuziosamente rime e citazioni sin dall’exergo, portando il lettore a comporre il quadro generale solo in conclusione. In questo lavoro dettato dalla passione e portato avanti con estrema professionalità nulla è lasciato al caso, dalla contaminazione di stili alla vicinanza di tematiche, dalle interviste raccolte alla eterogeneità dei registri linguistici, dalle citazioni di storici brani rap (come Strategie dell’Universo – Neffa feat. Radical Stuff & Alien Army) alla trascrizione di dialoghi tratti dal film Seven (Arnold Kopelson Production).

Al Nido di Gorgo cresce la rete sociale

Riparte il Tempo per la famiglia Luogo d’incontro per bambini e non solo

Latisana L’assessorato alle Politiche sociali di Latisana con il suo assessore Ezio Simonin ripropone anche per quest’anno il servizio “Tempo per la Famiglia”. I bambini e i loro genitori hanno potuto sperimentare, già in occasione del settembre latisanese, nel pomeriggio dedicato ai bambini, la partecipazione ad un laboratorio ludicomanuale organizzato dalla Cooperativa Itaca su mandato dell’Amministrazione comunale. Descrivere in poche parole cosa sia il Tempo per la Famiglia non è semplice. Trattasi di un servizio rivolto ai bambini dai 0 a 3 anni e alle persone che si occupano di loro: mamme, papà, nonni, baby sitter. Un progetto che in questi anni si è diffuso in diversi Comuni dell’Ambito socio assistenziale di Latisana, tra cui Muzzana, Teor, Rivignano e Latisan stessa. Quanto al territorio di Latisana, il servizio si svolge il sabato mattina presso l’asilo nido della Cooperativa Itaca Arca di Noè a Gorgo. Queste due ore a cadenza settimanale sono molto intense sia per i bambini che per gli adulti ed il genitore ha modo di dedicare del tempo

esclusivo al suo piccolo: può giocarci assieme, coinvolgersi in attività proposte dalle educatrici e studiate in base all’età del bimbo, confrontarsi con altri genitori sui problemi di ogni giorno. Periodicamente è a disposizione una pedagogista che si reca in asilo per rispondere alle domande dei genitori sullo sviluppo e l’educazione dei loro figli. In uno spazio completamente dedicato a loro i bambini sperimentano le prime relazioni con i pari età e con adulti sconosciuti, un primo passo verso quello che sarà l’ingresso alla scuola dell’infanzia. Ma il “Tempo per la Famiglia” è soprattutto un luogo di incontro, di aggregazione e di socializzazione. In un’epoca in cui è difficile creare una rete sociale e dove spesso le neo mamme si trovano isolate, il servizio è uno spazio dove far nascere nuove conoscenze. In questi anni sono infatti nate diverse amicizie tra i genitori, che hanno permesso di creare quella rete sociale di sostegno tra famiglie con bambini piccoli. Le educatrici Veronika DE MONTE Mascia PRATAVIERA


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IN PRIMO PIANO

La Coop sociale L’Agorà si racconta nel Bilancio sociale

Voler essere territorio

Quando l’inclusione è un valore aggiunto Pordenone

con l’obiettivo di consentire loro di integrare e condividere informazioni e conoscenze che riguardano la Cooperazione sociale. Ma anche per approfondire - sottolinea - la mission e la cultura che animano e motivano le Cooperative sociali come la nostra e le persone che, come noi, con orgoglio e convinzione ne fanno parte”. Di qui il titolo scelto per la presentazione pubblica. “Voler essere territorio. Una cooperativa sociale pordenonese si racconta” vuole essere l’inizio di un dialogo e di un confronto, anche sullo stato dell’arte del mondo della Cooperazione sociale.

“Voler essere territorio. Una cooperativa sociale pordenonese si racconta” è il titolo dell’incontro pubblico tenutosi lo scorso 1° ottobre nella saletta incontri in vicolo San Francesco a Pordenone. Dialogo e confronto sono state le due parole chiave dell’appuntamento che la Cooperativa sociale L’Agorà ha scelto quest’anno per presentare il proprio BiScorci dell’incontro lancio sociale. L’obiettivo è di portare a conoscenza della cittadinanza non solo la quotidianità del lavoro svolto dalla Coop pordenonese, ma soprattutto il “valore aggiunto” costituito dall’inclusio“Abbiamo scelto come ne lavorativa di persone focus del Bilancio sociale svantaggiate. quello di mettere in eviL’Agorà è una Cooperadenza e far conoscere tiva sociale di tipo “B” la cultura che motiva le – altrimenti detta di propersone appartenenti alla duzione lavoro o di inseCooperativa. Conseguenrimento lavorativo – che, temente – prosegue Della come stabilito dalla legge Valle - abbiamo deciso di 381/1991 e più recenteconcentrare l’attenzione mente dalla legge regiosui portatori di interesse nale 20/2006, reinserisce interni a L’Agorà, ossia alle nel mondo del lavoro persone che con il loro lapersone svantaggiate, voro quotidiano contridisabili, in difficoltà o in buiscono a realizzare la situazioni di marginalità mission dell’inclusione e e fragilità. Nata nel 1998 dell’attivazione di diritti di da una costola della Coocittadinanza”. perativa Itaca, L’Agorà ha La fotografia scattata al oggi sede nella Città sul 31 dicembre 2009 vede Noncello ed opera in par58 lavoratori complessivi, ticolare nel territorio della di cui 34 soci lavoratori provincia e nel comune di e 24 lavoratori non soci. Pordenone, collaborando I lavoratori svantaggiastrettamente con i Servizi ti sono 17 di cui 13 soci sociali e sanitari. (46,5%). Rispetto all’anno “Il Bilancio sociale è il precedente si è visto un mezzo previsto, anche incremento dei soci lavoistituzionalmente, per ratori, un segnale positivo dare evidenza alle attività che ogni giorno i nostri soci nonostante la difficile situazione di crisi del mercato lavoratori svolgono nel territorio” – spiega il presidente del lavoro, 7 le persone assunte. La compagine sociale Sergio Della Valle. Uno strumento che “abbiamo interisulta composta da 40 soggetti, 11 maschi e 29 femso presentare alle istituzioni ma soprattutto ai cittadini, mine, 32 sono di nazionalità italiana, 4 del Ghana, uno


IN PRIMO PIANO ciascuno provengono da Costa d’Avorio, Ucraina, Albania e Romania. I valori fondanti della Cooperazione sociale di tipo B si concretizzano quotidianamente, per L’Agorà, nella gestione di attività e servizi diversi che sono il mezzo per realizzare l’inclusione lavorativa di persone svantaggiate, attraverso il loro inserimento in squadre di lavoro, attivando percorsi di crescita ed autonomia, condivisi con i Servizi socio sanitari invianti. “Gli interventi in questo ambito sono finalizzati alla costruzione di una piena cittadinanza - prosegue Della Valle - che si esprima attraverso l’aumento della capacità e possibilità di scelta e del potere contrattuale, l’entrata nel circuito produttivo, la costruzione del reddito, il raggiungimento di una integrazione sociale e di una sempre maggiore indipendenza dal circuito assistenziale”. Attraverso strumenti quali, ad esempio, le borse di formazione al lavoro, la Cooperativa sociale L’Agorà attiva percorsi mirati per arrivare, quando possibile, all’assunzione, continuando a perseguire l’obiettivo dell’accesso ai diritti, al conseguente miglioramento della qualità della vita, all’attivazione di percorsi abilitativi ed emancipativi. Sotto l’aspetto economico il 2009 si è rilevato un anno difficile, nel corso del quale la cooperativa ha sofferto l’andamento ostico del mercato ed è riuscita a rispondere solo in parte alle difficoltà emergenti. A dimostrazione di ciò i risultati di bilancio, dove il valore della produzione complessivo della cooperativa, in costan-

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te crescita negli ultimi due esercizi trascorsi, diminuisce di circa il 5% rispetto a quello registrato l’anno precedente. Inoltre i costi di produzione rilevano una diminuzione del 2% facendo registrare una differenza negativa. Il fatturato si attesta a 718 mila 661 euro. Dall’analisi della distribuzione della ricchezza prodotta (il valore aggiunto) si riscontra che nel 2009 il 96,33% è la ricchezza distribuita ai soci lavoratori e dipendenti, l’1,22% quella distribuita ad altre categorie, il 2,55% quella ad altri stakeholders. Fabio DELLA PIETRA I “DuediNote” hanno allietato la serata


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EDITORIALE

Tra vecchie e nuove proposte di riforma della 180

La scorciatoia del controllo sociale va respinta Perché la Legge Basaglia non va toccata

triestesalutementale.it

Pordenone Approfitto dell’invito di Fabio a dire la mia sulle diverse proposte di riforma della Legge 180, per tentare di spiegare i motivi per cui ritengo la Legge 180 importante e perché, quindi, sono contrario a qualsiasi delle attuali proposte di revisione o abrogazione. Innanzitutto. La legge in questione consta di 11 articoli. È facile da leggere e, soprattutto, semplice e trasparente nelle sue linee di indirizzo. Questo, di per sé, forse non la rende una buona legge ma è comunque un buon punto di partenza. Poi. L’articolo uno e l’articolo due spiegano che gli accertamenti ed i trattamenti sanitari sono di norma volontari e regolamentano i casi in cui questi possono essere obbligatori. Sono articoli necessari, semplici e rivoluzionari. Sono importanti, non solo in relazione al passato, perché spingono a superare la cultura “custodialistica e segregatrice”1 del manicomio, ma anche in una visione prospettica, perché propongono una cultura della cura “nel rispetto della dignità della persona e dei diritti civili 1 Maria Urpino Badell, Luciano Damiani, Alfonso Gaglio, Giancarlo Postiglione, Enzo Sarli, Gianfranco Virgilio, Contraddizioni e prospettive di uno strumento di emancipazione, in Enzo Sarli, Scritti ed interventi 1973-1986, Pordenone, Istituto Gramsci, 1987.

e politici garantiti dalla Costituzione”.2 È una legge moderna, che fa propri presupposti quali la dignità della persona, il diritto di scelta rispetto alla cura. Una legge che ripristina anche i diritti civili per le persone che prima erano definite come alienati.3 Di importanza fondamentale il richiamo al ruolo del sindaco che, in qualità di autorità sanitaria locale, convalida la proposta del medico di un eventuale trattamento obbligatorio. Questo punto ha più importanza di quel che forse può sembrare. Dice che l’autorità massima non è quella tecnica del medico ma quella civile di chi rappresenta i cittadini. Anche il cittadino per il quale, in un dato momento, viene chiesto un Tso. È una garanzia per tutti, non solo una formalità burocratica. Alcune proposte di modifica o abrogazione della 180 tentano di scardinare proprio questa impostazione. Ripropongono un modello obbligatorio di cura che, facendo leva sui concetti mediatici di sicurezza ed allarme sociale, perde di vista uno dei meriti maggiori della Legge 180, quello della promozione al rapporto di fiducia fra chi sta male, chi ci 2 LEGGE 13 Maggio 1978, n° 180 Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori Art. 1. 3 LEGGE 13 Maggio 1978, n° 180 Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori Art. 11.


EDITORIALE vive assieme, l’equipe multi professionale del servizio territoriale e la rete sociale di sostegno ed inclusione.4 Il lavoro quotidiano non è esente da errori e, sicuramente, tante cose possono essere modificate e cambiate. È anche vero che ancora oggi, l’applicazione della legge non è uniforme. In troppe zone d’Italia si riscontrano problemi nel garantire la qualità delle relazioni, dei servizi e dei trattamenti, così come il rispetto dei diritti di cittadinanza. Ciò deve spingere a riflettere, a mio avviso, almeno in due direzioni. Da un lato occorre una seria valutazione sull’assegnazione e sulla gestione di risorse per la salute mentale, dall’altro diviene sempre più necessaria una azione formativa per gli operatori che a vario titolo interagiscono con le persone che soffrono. Se si ritiene che le persone che soffrono non smettano per questo di essere cittadini titolari di diritti, fra cui il diritto alla salute, è necessario allora che la cura non si riduca a specifici trattamenti. Occorre prendersi cura della persona tenendo conto dei suoi problemi, ma anche delle sue risorse. Per questo ritengo sia necessario offrire agli operatori strumenti importanti di conoscenza e di relazione. Ed offrire alle persone sofferenti opportunità ed occasioni di riconoscimento della loro dignità. Per fare questo non serve cambiare la Legge 180. Serve, casomai, applicarla. Applicarla non solo lì dove non è arrivata, dove la contenzione e la segregazione sono ancora realtà. Occorre sempre tenere conto dei cambiamenti della società, dei cambiamenti anche delle forme di sofferenza mentale. Occorre soprattutto evitare il riproporsi di vecchi schemi mascherati da parole d’ordine, quali “sicurezza” e “pericolosità sociale”. Orientamenti preoccupanti che, come afferma lo psichiatra Luigi Benevelli, rischiano di indurre una deriva dei servizi di salute mentale in direzione di una “psichiatria difensiva” (rispetto ai rischi della relazione con chi sta male e fa fatica a vivere), che porta ad abdicare alla funzione di cura in favore di una visione della psichiatria come braccio della magistratura o della polizia. Oggi, nel mio lavoro in Cooperativa, incontro la sofferenza mentale nei percorsi e nei progetti di inclusione lavorativa. Le persone che si presentano o che sono proposte dai Centri di salute mentale sono tante e diverse. Diverse per età, per esigenze espresse, per ambizioni, per grado di scolarizzazione. Spesso ciò che hanno in comune sono esperienze di lavoro lontane e vissute come fallimenti, e la difficoltà a percepirsi ed a proporsi come persone in grado di offrire qualcosa in termini di competenze e capacità di lavoro. Il lavoro di inclusione richiede un confronto ed una collaborazione organica con i servizi territoriali in una logica di flessibilità, in modo da differenziare l’intervento in funzione delle caratteristiche della persona , individuando percorsi, metodologie e strumenti che devono essere personalizzati. Tutto questo richiede un impegno non facile e non semplice da parte degli operatori, che sono chiamati a coniugare l’attenzione alla persona con il rispetto dei tempi e 4 Cfr: Luigi Benevelli (a cura di), I progetti parlamentari di riforma della legge 180/78, http://www.psychiatryonline.it/ital/20090401NT.htm.

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modalità di lavoro. Aiutare la persona ad avere fiducia nelle proprie capacità, prendere consapevolezza dei diritti sociali, uscire da isolamento e auto-esclusione per far emergere le proprie abilità e competenze sociali e lavorative, è un lavoro che trova necessaria motivazione proprio negli stessi presupposti caratterizzanti la 180. Spesso le critiche alla 180, anche quelle più forti, denunciano in realtà inefficienze derivate da una cattiva o nulla applicazione della legge. Cito dal sito della Associazione Vittime della 180 alcune domande : “Avete sperimentato il menefreghismo delle strutture, quando vostro figlio entrava in crisi? Vi siete sentiti rispondere, alle vostre disperate richieste di aiuto, “Se lui non vuole, non possiamo fare niente?”, oppure “Ditegli di venire qui”, magari con un appuntamento dopo un mese?”.5 Sono domande che denunciano atteggiamenti non corretti, che mostrano il punto di vista di chi non vede riconosciuta né ascoltata la propria angoscia, la propria paura. Sono domande legittime che non vanno sottovalutate ma comprese. Occorre “una riflessione sincera su esperienze e rapporto con le famiglie. Non può esserci alleanza con il malato se non c’è alleanza con le famiglie, e non ci possono essere successo e guarigione se non si crea un’alleanza tra famiglie, persone e struttura che si occupa della salute mentale”.6 La più volte denunciata incompleta applicazione della Legge 180 lascia sole molte persone, molte famiglie, e contribuisce, insieme all’atteggiamento irresponsabile e sensazionalistico di alcuni media, a creare un senso di paura, insicurezza e rabbia. Gli strumenti che servono per evitare questo e per applicare diffusamente, invece che cestinare, una legge che l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Unione Europea indicano come modello da seguire, sono certamente culturali. Una riforma (in questo tutte le proposte attuali sono accomunate) che abbia come fulcro l’aspetto del controllo sociale rappresenta una scorciatoia solo apparentemente facile che, rispetto alla sofferenza mentale, può avere come effetto unicamente quello di nascondere la polvere sotto il tappeto. Chiudo domandandomi, piuttosto, che tipo di impostazione rispetto ai diritti ed al diritto alla salute in particolare, prefiguri il decreto legge n. 78 del 31/5/2010 “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica” (Gazzetta Ufficiale n. 125 del 315-2010 - Supplemento Ordinario n. 114) che, tra l’altro, nel diminuire i trasferimenti alle Regioni per 10 miliardi di euro nei prossimi 24 mesi –, pare, toglierà 10 milioni di euro ai Servizi di Salute Mentale e ai Servizi sociali. Sergio DELLA VALLE Presidente Cooperativa sociale L’Agorà 5 Cfr: http://www.vittimedella180.org/index.php?option=com_content&view=ar ticle&id=77&Itemid=59. 6 Peppe Dell’Acqua, Fuori come va? Famiglie e persone con schizofrenia, Editori Riuniti, 2005 .


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giù le mani dalla 180 Mantenere viva la mobilitazione

Proposta di legge unificata del centro destra Note sul testo unificato del relatore Ciccioli

Quando giro l’invito a Sergio Della Valle per un articolo sul tentativo – l’ennesimo – di contro riformare la Legge Basaglia, nessuno di noi sa ancora, lo sapremo tempo dopo grazie a Gigi Bettoli, che la maggioranza di governo ha fatto un passo ulteriore, presentando la proposta di testo unificato “Disposizioni in materia di assistenza psichiatrica”. Come ben detto da Bettoli, “a dispetto della dissociazione da queste proposte del ministro Fazio e dello stesso Silvio Berlusconi”, bisogna comunque “mantenere una certa mobilitazione al riguardo. Senza ansia, ma non è il caso di abbassare la guardia”. Qui di seguito il commento sull’ultima pdl di Luigi Benevelli. Membro del Forum Salute Mentale lombardo, Benevelli è medico psichiatra e pubblicista, da deputato della Repubblica (1983-1992, per il Pci) si è occupato in particolare dell’attuazione della riforma sanitaria. Fin dall’inizio della torrenziale produzione di proposte controriformistiche in questa legislatura, ha puntualmente commentato i vari testi, contribuendo alla loro analisi critica. Mantova Il 28 settembre il Comitato ristretto della XII Commissione Affari Sociali della Camera ha iniziato a discutere il testo “Disposizioni in materia di assistenza psichiatrica” elaborato dal relatore, l’on. Ciccioli, alla fine dell’estate alla conclusione delle audizioni. Al termine dei lavori del Comitato ristretto, il testo verrà sottoposto al vaglio e all’approvazione della XII Commissione, previi i pareri delle Commissioni Affari Costituzionali, Bilancio e Giustizia per approdare poi all’Aula. A meno che nella XII Commissione non si registri un consenso tale, praticamente l’unanimità, da consentirne l’approvazione in Commissione in sede legislativa, senza passare dall’Aula.

Il testo si compone di 10 articoli: L’articolo 1 contiene dettagliate prescrizioni alle Regioni circa l’organizzazione dei servizi (ai Dipartimenti di salute mentale sono fatti afferire gli ambiti della Neuropsichiatria infantile, della Psicogeriatria, della psicologia, dei Sert) che ogni Regione dovrebbe adottare. Ancora, in ogni Regione gli Assessorati alla salute (questa la nuova denominazione per tutti) insieme a quelli al lavoro e alla previdenza sociale dovrebbero istituire una Agenzia per “la prevenzione e la programmazione socio-sanitaria, per il coordinamento e il monitoraggio delle attività dei Dsm” ai cui lavori dovrebbero partecipare associazioni dei famigliari ed esperti.

L’articolo 2 descrive le attività di prevenzione da condurre nelle scuole, negli ambienti di lavoro e in ogni altra “situazione socio-ambientale a rischio psicopatologico”. Agli assessori alla salute è affidato il compito di predisporre “appositi protocolli delle attività di prevenzione e di assistenza”. L’articolo 3 si occupa delle attività di cura che si svolgono in ambito ospedaliero, territoriale, residenziale e semiresidenziale; esse devono occuparsi anche delle cosiddette “doppie diagnosi” (persone con diagnosi psichiatrica più diagnosi di disabilità psichica o di dipendenza patologica) e delle psicopatologie di persone “appartenenti ad altri contesti etnici” (sic!). E’ affermata la libertà di scelta dello psichiatra, dell’operatore sanitario e del luogo di cura, ma limitatamente alle Aziende sanitarie confinanti. Gli ospedali con Spdc devono avere servizi di emergenza operanti 24 ore su 24 con équipe mobili che intervengono anche al domicilio del paziente. La relazione terapeutica è fatta basare sul cosiddetto “contratto terapeutico” tra lo psichiatra e il paziente o il suo rappresentante legale o i suoi famigliari. Il rispetto del contratto terapeutico ha valore vincolante per il proseguimento delle cure. Si propone che il Tso cambi denominazione e diventi Tsn (n = necessario), che duri 21 giorni e che possa avere luogo negli Spdc, nelle strutture residenziali di riabilitazione delle Asl di nuova istituzione (v. infra), al domicilio. È introdotto il Tsnep (trattamento sanitario necessari extraospedaliero prolungato) da tenersi in luoghi ad hoc con almeno 1 posto letto ogni 20.000 abitanti, della durata di 6 mesi, proposto dallo psichiatra, disposto dal Sindaco, approvato dal Giudice Tutelare. Il paziente sottoposto a Tsnep deve obbligatoriamente essere seguito da un Amministratore di sostegno. L’articolo 4 descrive le attività di riabilitazione che possono svolgersi in strutture ambulatoriali, al domicilio, strutture residenziali diurne e a ciclo continuo, comprese le Rsa, in strutture residenziali o semiresidenziali a carattere socio-assistenziale. L’articolo 5 si occupa dei rapporti fra Dsm e Università. L’articolo 6 tratta dell’assistenza ai detenuti. È prevista l’opera di una équipe del Dsm per garantire l’assistenza in regime ambulatoriale, semiresidenziale e residenziale nelle carceri che devono dotarsi di “spazi adeguati”. Per quanto riguarda gli ospedali psichiatrici giudiziari e il loro il superamento, si dice che rimar-


giù le mani dalla 180 ranno in funzione finché non ci saranno alternative agli stessi “sia nella fase del giudizio che in quella dell’esecuzione della pena”. L’articolo 7 prescrive l’obbligo a recarsi al domicilio da parte del medico del servizio pubblico su segnalazione dei famigliari e se il paziente diserta gli appuntamenti. L’articolo 8 (diritti dei famigliari) sancisce il diritto all’informazione sulla malattia e a collocazioni abitative del paziente lontano dalla famiglia. L’articolo 9 fissa nel 7% la quota dei fondi per i Livelli essenziali di assistenza (Lea) da destinarsi al finanziamento del complesso delle attività. L’articolo 10 prevede il commissariamento delle Regioni inadempienti.

Commento Il testo unificato del relatore Ciccioli si compone di due parti: la prima contenente prescrizioni organizzative tendenti a omogeneizzare l’offerta e l’assetto dei servizi di assistenza psichiatrica su tutto il territorio nazionale, la seconda contenente prescrizioni di profonda modifica degli articoli della legge 833778 che hanno recepito la 180. Del titolo va segnalato l’abbandono del termine “salute mentale” e la reintroduzione di quello di “assistenza psichiatrica”, che la dicono lunga sulle culture professionali di cui il relatore è espressione, tutte centrate sui modelli biomedici. La prima parte nasconde un giudizio molto negativo sull’esperienza di governo della materia da parte delle Regioni italiane, riferito quantomeno agli ultimi 16 anni, cioè al dopo progetto obiettivo salute mentale del 1994. Tuttavia la via seguita da Ciccioli (v. articoli 1, 2, 3, 4, 5) non può portare lontano perché va in rotta di collisione con gli orientamenti del cosiddetto federalismo che riconoscono alle Regioni una orgogliosa, fortissima autonomia, certamente in tema di organizzazione dei servizi sanitari, ma non solo: su questo punto non conviene quindi nemmeno dilungarsi. Glisso sull’enfasi posta all’organizzazione di servizi autonomi di emergenza, per annotare come la proposta di modifica della legge in vigore si incentri sulla sostituzione dell’aggettivo “obbligatorio” (riferito al Tso) con “necessario”. “Obbligatorio” descrive propriamente l’azione di coercizione del paziente supposto tale e ne fa conseguire i percorsi e le procedure a tutela dello stesso che lo Stato deve garantire sempre. “Necessario”, “in quanto senza

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consenso” dice Ciccioli, fa riferimento a un punto di vista diverso, quello del medico psichiatra o del famigliare o dell’Amministratore di sostegno, che sanno, loro sì, quando è ora di intervenire, proprio perché il paziente non dà il consenso. Al riguardo non è quindi casuale che Ciccioli reintroduca l’antica locuzione “non coscienza di malattia” largamente in uso nella psichiatria manicomiale, a giustificazione dell’internamento (e della pericolosità sociale). Dal “necessario” discendono il “contratto terapeutico vincolante”, una condizione di coercizione potenzialmente a vita e la riduzione a Tutore della figura dell’Amministratore di sostegno nata invece come appoggio responsabile e competente ai percorsi di empowerment e di recovery , cioè ai percorsi di ristabilimento e di guarigione. A legittimazione dei desiderati nuovi lunghi internamenti che dovrebbero essere organizzati prevalentemente, pare di capire, nelle cliniche private, Ciccioli propone l’introduzione del Tsnep. Si parla dei diritti delle famiglie, ma non si parla dei diritti dei cittadini con disturbo mentale, specie quando è grave, quindi si tace della dolorosa, aspra questione dei trattamenti disumani e delle contenzioni. Non sono mai citate le associazioni dei cittadini con disturbo mentale, né è prevista la presenza di utenti negli organismi consultivi. Un aspetto interessante che merita di essere approfondito è quello dei servizi di salute mentale in carcere e del superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari: Ciccioli ipotizza all’articolo 6 un assetto delle carceri, pare di capire soprattutto le Case Circondariali, che dovrebbero disporre di spazi e tempi dedicati al “trattamento ambulatoriale, semiresidenziale e residenziale dei malati di mente autori di reato che, per la persistenza della pericolosità sociale, non possono essere trattati all’esterno del luogo di detenzione, ovvero che permangono in stato di detenzione perché imputabili”. Qui il testo non è (volutamente?) chiaro, ma lascia intravedere la disponibilità del relatore a superare il Codice Penale in vigore nella direzione di riconoscere l’imputabilità al “reo folle”. Sarebbe opportuno che chiarisse il suo pensiero, anche se, va ricordato, le modifiche del Codice Penale non possono passare dalla Commissione Affari Sociali. Ciccioli propone poi di riservare il 7% dei Lea a finanziare un complesso di servizi che comprendono, ricordiamo, i Dsm così ridisegnati, servizi per disabili, dipendenze patologiche, psicologia, neuropsichiatria infantile, psicogeriatria, “doppie diagnosi”, nuova psichiatria penitenziaria: pare davvero assai poco anche in riferimento ai grandi investimenti in operatori e strutture. Non ci sono i fichi secchi, ma nemmeno le nozze. Luigi BENEVELLI Forum Salute Mentale Lombardia Mantova, 28 settembre 2010


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Anziani e non autosufficienti a domicilio (1)

Formazione gratuita per assistenti familiari Tre corsi gratuiti di 20 ore a Zoppola, Azzano e Pasiano

Azzano Decimo Assistere a casa una persona anziana può divenire un onere piuttosto pesante quando, come in diversi casi può avvenire, chi se ne vorrebbe prendere cura si trova in una situazione di difficoltà, vuoi per l’età, vuoi per qualche acciacco fisico, vuoi per altri e concomitanti impegni lavorativi e/o familiari. Vuoi, più in generale e per tutta una serie di motivi anche più disparati, per la non idoneità a rispondere in maniera adeguata alle necessità della persona che necessita di sostegno. Medesimo discorso può valere per l’assistenza a domicilio di persone disabili. Denominatore comune è, generalmente, il grado di non autosufficienza delle persone che necessitano di assistenza quotidiana, in alcuni casi sulle ventiquattro ore. L’Ambito distrettuale Sud 6.3 – Servizio sociale dei Comuni, composto dalle Amministrazioni di Azzano Decimo, Chions, Fiume Veneto, Pasiano di Pordenone, Prata di Pordenone, Pravisdomini e Zoppola, ha inteso intervenire proprio sull’aspetto della competenza e preparazione delle cosiddette assistenti familiari, generalmente persone di sesso femminile perché, si sa, i temi del sociale sono da sempre appannaggio della componente maggiormente accogliente della società. A tal fine l’Ambito 6.3, attraverso un’intesa sottoscritta con la Cooperativa sociale Itaca, ha

attivato la formazione gratuita per le assistenti familiari (iscrizioni entro il 30 settembre). Si tratta di un progetto finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia che vede la collaborazione dell’Istituto regionale per gli studi di Servizio sociale (Irsses). Ad Itaca l’onere dell’organizzazione di tre corsi gratuiti da 20 ore l’uno programmati a Zoppola (con inizio il 5 sottobre e conclusione il 16 novembre), Azzano Decimo (6 ottobre – 17 novembre) e Pasiano di Pordenone (7 ottobre – 18 novembre). Diversi i temi che saranno affrontati nel corso delle lezioni (le iscrizioni sono aperte) a partire dalla rete dei Servizi sociali e socio sanitari del territorio e dall’introduzione alla famiglia friulana intesa come cultura, antropologia e tradizione culinaria. Altri argomenti saranno la relazione e comunicazione, i rapporti con persone affette da demenza e/o Alzheimer, mobilità e trasporto, la sicurezza in casa e ancora l’igiene della persona. Il progetto prevede un servizio di trasporto dei partecipanti per alcuni casi vagliati dai Servizi sociali del Comune di riferimento. La partecipazione delle assistenti familiari è gratuita e al termine del corso sarà rilasciato un attestato di partecipazione. Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi al Servizio sociale del Comune di riferimento oppure all’Ambito distrettuale sud 6.3 (0434-954811).

Anziani e non autosufficienti a domicilio (2)

Prendersicura fa scuola nel Monfalconese Cinque corsi gratuiti

Monfalcone La Cooperativa Itaca, in collaborazione con l’IRSSeS, su iniziativa promossa dall’Ambito Basso-Isontino, sta organizzando cinque corsi da venti ore per aggiornare le assistenti familiari che operano a domicilio nei comuni di Monfalcone, Staranzano, Ronchi dei Legionari, Doberdò del Lago, San Canzian d’Isonzo, Turriaco, Grado, San Pier d’Isonzo, Fogliano-Redipuglia. Si parte il 12 ottobre, la conclusione è prevista a fine novembre. Grande soddisfazione essere stati prescelti come partner del progetto ed essere stati identificati quali esperti del settore.

Il corso vuole contribuire a rendere visibile, far conoscere e riconoscere il significato del lavoro dell’assistente familiare. Diversi i temi oggetto del percorso formativo, dopo la presentazione dei servizi sociali e socio-sanitari del territorio, sarà dato spazio alla presentazione del contratto nazionale colf e badanti, per poi approfondire il significato di cura e assistenza a domicilio, i valori, i bisogni dell’uomo e i principi etici, i concetti di privacy e di autonomia. Rispetto alle tecniche sarà dato spazio alle pratiche che riguardano l’igiene della persona e l’assistenza all’allettato, spiegando quali sono le posture corrette e come eseguire i trasferimenti posturali (queste attività saranno eseguite con l’ausilio di attrez-


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zatura specifica). Il tema “alimentazione” sarà affrontato con riferimento allo stato nutrizionale e ai principali disturbi della popolazione anziana, dando indicazioni su come aiutare la persona nell’assunzione degli alimenti, con consigli pratici circa l’acquisto, il trasporto, la gestione della dispensa e del frigorifero, la conservazione e la preparazione degli alimenti. Altro argomento importante sarà quello che riguarda la sicurezza in casa, con indicazione di quali siano i rischi ambientali e come prevenire e affrontare gli incidenti domestici più frequenti (traumi, ferite, cadute, intossicazioni, avvelenamenti, ustioni). L’idea sottesa al corso è anche quella di fare chiarezza sulle immagini e credenze che ognuno ha rispetto all’anziano con demenza, facendo riferimento alle implicazioni relazionali e pratiche. Previsto un servizio di trasporto dei partecipanti per alcuni casi vagliati dai servizi sociali del Comune di riferimento per le sedi di Grado, Ronchi dei Legionari e San Canzian d’Isonzo. La partecipazione degli assistenti familiari è gratuita e al termine del corso sarà rilasciato un attestato di partecipazione. Inoltre il servizio sociale offre anche la possibilità di richiedere la presenza di personale qualificato per sostituire la badante che deve recarsi al corso. Milena BERNES

Aquileia 22 ottobre

Legacoopsociali Fvg in assemblea Riforma L. 381 e norme sull’impresa sociale

Udine In seguito ad una serie di problemi organizzativi, la preannunciata Assemblea regionale di Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia, inizialmente programmata per il 23 settembre è slittata a venerdì 22 ottobre. Confermati la sede (ristorante “Terra e laguna” di Aquileia) ed il programma (in mattinata discussione aperta al pubblico su “modifiche alla legge 381 e rapporto tra cooperazione sociale ed il nuovo istituto dell’impresa sociale”; al pomeriggio discussione riservata alle/agli associate/i, oltre che alle/ai componenti della giunta esecutiva di Legacoop regionale, sul congresso di Legacoop). L’assemblea regionale di Legacoopsociali Fvg è stata convocata per il prossimo 22 ottobre ad Aquileia. Invitate tutte le Cooperative e i Consorzi sociali aderenti presso il Terra e Laguna Wine Restaurant in via Minut 1 (iniziativa delle Cooperative Famiglia Cooperativa di Aquileia, Almar di Marano Lagunare, Immaginaria di Latisana). Il programma prevede dalle9.30 alle 13 una prima sessione aperta al pubblico che verterà sulla “Rdella legge 381 ed attuazione delle norme sull’impresa sociale”. Invitati come relatori: Alberto Alberani, responsabile per le tematiche dell’impresa sociale della

Presidenza nazionale di Legacoopsociali (confermato) e Paolo Tomasin, partner E-labora. Seguirà la pausa buffet (13-14,30) terminata la quale i lavori riprenderanno con la seconda sessione dalle 14.30 alle 17 riservata alle Cooperative associate ed ai componenti della presidenza e della giunta esecutiva di Legacoop Fvg. Il tema in calendario riguarda “congresso regionale e nazionale di Legacoop”, verrà altresì presentato il documento elaborato dalla giunta esecutiva regionale di Legacopsociali Fvg. Si prega di confermare la presenza allo 0432.299214 – visentinf@fvg.legacoop.it.


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Via alla 2^ stagione del progetto attivato dal Comune di Maniago

“Sport e disabilità” riparte dalle bocce Un centinaio le persone disabili del mandamento coinvolte

Maniago Dopo la pausa estiva è ripreso nei giorni scorsi al bocciodromo comunale di Maniago il progetto “Sport e disabilità – insieme si può”. Un centinaio i partecipanti, soprattutto ragazzi e ragazze, provenienti non soltanto dalla città delle coltellerie e dai comuni limitrofi, ma anche da Codroipo, Azzano Decimo, Spilimbergo, Istrago, Pordenone. Grazie alla generosità di soci e volontari dell’associazione Bocciofila Violis e dell’intero quartiere di Sud ferrovia, l’iniziativa andrà avanti sino alla vigilia di Natale, tutti i venerdì, dalle 10 alle 11.30, per poi interrompersi brevemente per le festività e ripartire con l’anno nuovo. La Bocciofila Violis accoglierà gli ospiti del Centro diurno di Maniago e della Comunità alloggio Casa Carli per svolgere attività motorie e ricreative, ma non solo. “L’idea di dedicare momenti di solidarietà ai ragazzi e agli adulti diversamente abili, avviata dalla Violis nel 2005, nasce dalla convinzione – afferma il presidente della Bocciofila, Renzo Bolzicco - che le persone disabili possono, se adeguatamente stimolate e istruite, godere dei benefici della pratica di una disciplina sportiva di squadra o individuale”. “Sport e disabilità” è un progetto pilota attivato l’anno scorso dal Comune di Maniago che vede coinvolti assieme l’assessorato alle politiche sociali retto da Ilia Franzin ed il referato allo sport che fa capo a Gianfranco Turatti, e che vede il sostegno del presidente della Provincia di Pordenone, Alessandro Ciriani. Fondamentale per il successo ottenuto il primo anno la preziosa collaborazione di alcune associazioni sportive del territorio: oltre alla citata Violis sono coinvolte a vario titolo Maniago Nuoto, Basket, Arcieri, Jouf ski & Snowboard, Judo, oltre a Lega handicap e Cooperativa sociale Itaca che gestisce Casa Carli. “Attraverso momenti collegiali di allenamento sportivo e di coinvolgimento nelle competizioni, alle persone diversamente abili viene proposta la possibilità di praticare una sana attività fisica attraverso la quale godere dei non rari momenti di incontro e condivisione”. Anche perché la partecipazione, aperta a tutti, non è vincolata ad aspetti economici, così come gli allenamenti e le competizioni si svolgono nelle migliori condizioni ambientali ed organizzative.

“Il gioco delle bocce si è rivelato come attività sportiva idonea a diverse età e livello di disabilità. Pur essendo un programma principalmente sportivo – prosegue Bolzicco -, la Bocciofila Violis Maniago, offre ai 200 ragazzi e ragazze coinvolti nel progetto anche la possibilità di fare esperienze sociali e culturali, occasioni di scambio di opinioni, esperienze ed informazioni tra gli operatori e le famiglie e momenti di socializzazione”. Ogni anno infatti, nel mese di giugno, ottiene sempre maggiore successo e partecipazione la manifestazione “Sport e solidarietà: l’unione che dà forza”, diventata ormai appuntamento fisso, alla quale partecipano finanche gli ospiti dell’Anffas di Pordenone, del Laboratorio socio occupazionale di Barbeano, operatori sanitari e familiari. Va riconosciuto, infine, un particolare merito ai cinque tesserati della Bocciofila Violis Maniago che ogni venerdì offrono gratuitamente e generosamente la loro preziosa collaborazione: Luca Sante Basso, Gianfranco Famea, Lino Perin, Tiziano Pioli e Claudio Rosa Gastaldo. Obiettivo più generale si “Sport e disabilità” è coinvolgere le persone diversamente abili nelle attività sportive, per favorire la socializzazione, l’apprendimento nel rispetto delle regole e per uscire dall’isolamento in cui sovente sono loro malgrado costrette. Lo spirito del progetto è infatti quello di valorizzare l’importanza che lo sport può avere come elemento di crescita personale, cercando di abbattere le barriere mentali e culturali che spesso sorgono, dando l’opportunità di integrarsi nella società. Fabio DELLA PIETRA

Il Fatto Quotidiano 5-10-10 (prima pagina)

Il Veneto disegna una ‘altra’ via

Un modo nuovo di concepire il Welfare Ecco un vero partenariato tra PA e Coop sociali

Legnago Dal Veneto la nuova via del Welfare State: Quando la Pubblica Amministrazione tende la mano al Terzo Settore. Da anni si sta dibattendo su quale possa essere

la formula più adatta per gestire al meglio i servizi del nostro Welfare State. Dai primi anni Novanta il sistema socio sanitario nazionale sembra essere entrato in crisi a causa dei suoi costi esorbitanti e della cattiva gestione del pubblico impiego. Per ottimizzare i prezzi, garan-


attualità tire una maggiore efficienza ed estendere il mercato è stato scelto dai nostri politici di “esternalizzare” molti servizi pubblici ai soggetti privati. Negli ultimi venti anni tuttavia il percorso di riforma del Welfare State è rimasto sospeso tra la voglia di “fare come in America”, delegando il più possibile la gestione delle attività socio-sanitarie al normale mondo profit, e quella di “tornare al passato”, teorizzando, senza molto realismo, il ritorno del pubblico impiego come unico soggetto preposto ad occuparsi di assistenza e salute. All’interno di questo processo, contraddittorio e frammentato, l’universo “Terzo Settore” (cooperative sociali, associazioni, fondazioni, onlus, ecc.) ha svolto un ruolo importante ma non ha ancora trovato il suo opportuno riconoscimento culturale e giuridico. A giudizio di molti esperti viene infatti proprio dal No Profit lo spunto più importante e originale con cui costruire il Welfare del futuro. Le cooperative sociali, in particolare, sembrano essere i soggetti più adatti a svolgere quel ruolo di “imprese sociali” di cui il nostro sistema socio sanitario avrebbe bisogno per esercitare e progettare servizi nell’interesse dei cittadini. Le coop non solo hanno una natura che assicura la preminenza della loro Mission sul semplice arricchimento economico, ma sono anche organizzazioni della società civile che rappresentano, attraverso la loro natura associativa e la loro organizzazione compartecipe, istanze reali e particolari sensibilità. La logica delle esternalizzazioni al ribasso, tanto cara ai pubblici amministratori, ha confuso il mondo profit ed il non profit. La Pubblica Amministrazione non pone la giusta attenzione alla particolarità sociale del Terzo Settore continuando a gestire l’affidamento “esterno” dei servizi socio-sanitari in modo gerarchico, relegando i prestatori d’opera a meri esecutori di logiche ancora troppo spesso concepite dall’alto, in maniera burocratica e poco attenta alle esigenze reali delle persone. Appare innovativo e rilevante al riguardo quanto sta accadendo in Veneto dove la regione ha deciso di sperimentare una forma nuova di cooperazione tra pubblico e “privato sociale”. Pochi giorni fa l’Ulss 21di Legnago, un Azienda sanitaria veneta, ha emanato infatti un bando per “La disponibilità alla coprogettazione ed all’affidamento in partnership della gestione dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali” rivolto alle cooperative sociali. Verrà costruito per la prima volta un vero “partenariato”

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tra Pubblica Amministrazione e cooperative sociali che, sia pure selezionate da uno specifico bando di gara, vedranno riconosciute la loro particolare natura privatistica, capace di associare, prima ancora che lavoratori, cittadini uniti da una Mission e dal desiderio di dar voce ad istanze della società civile. Il direttore generale dell’Ulss 21, Daniela Carraro, spiega: “La gamma dei servizi coinvolti è molto ampia e coinvolge tutti i 25 Comuni della nostra Azienda sanitaria. Oltre a rafforzare il rapporto di collaborazione tra la nostra Ulss ed il mondo delle cooperative sociali e del terzo settore, la programmazione negoziata e partecipata garantirà al territorio un’offerta diversificata e completa di servizi alla persona con particolare interesse per le fasce maggiormente svantaggiate”. Si tratta di un processo sinergico teso più ad unire e far cooperare esperienze con patrimoni diversi, anziché contrapporre meccanicamente e in maniera gerarchica committente e prestatore di servizio. Le cooperative sociali saranno chiamate a gestire e progettare insieme alla Pubblica Amministrazione diversi servizi socio/sanitari: potranno “sedersi allo stesso tavolo - precisano i dirigenti dell’Ulss 21 - anche se, naturalmente, resteranno sempre del servizio pubblico le responsabilità sulla qualità e completezza degli interventi”. In questo modo la funzione di advocacy (tutela di determinate istanze), svolta dalla natura associativa del Terzo Settore, convergerà nella progettazione e nella gestione attiva dei servizi socio sanitari rendendoli più attenti alle esigenze delle persone e maggiormente propensi a valorizzare i legami con la comunità locale e le relazioni sociali. Differenza dei ruoli quindi, ma all’interno di un processo “orizzontale” e comune, anziché semplice subordinazione del privato sociale; chiari meccanismi di governance e controllo concepiti in una logica che coinvolge l’advocacy nell’amministrazione ed ideazione dei servizi, pur senza interamente assorbirla e rispettandone l’autonomia. Questo nuovo modello di esternalizzazione “compartecipe” sarà adottato dal Veneto, una delle regioni più ricche ed avanzate d’Italia; il Lazio, da sempre alla ricerca di formule nuove con cui costruire un sistema di Welfare State economicamente virtuoso e socialmente ricco, potrebbe seguirne l’esempio. Fonte: www.sociale.it

Rapporto sulla non autosufficienza in Italia - 2010

Italia tranciata in due

Il Nord guarda all’Europa, al Centro Sud servizi insufficienti Roma Presentato a Roma il rapporto 2010 sulla non autosufficienza in Italia, il documento si configura come strumento utile al confronto tra Governo, Regioni e organizzazioni sociali con l’obiettivo di promuovere in tutto

il Paese modelli socio-sanitari assistenziali integrati, capaci di coniugare le esigenze di sostenibilità finanziarie con quelle di una più efficace inclusione delle persone non autosufficienti. In Italia ci sono almeno 2,6 milioni di persone non autosufficienti, ossia non autonome nel camminare,


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attualità

mangiare, lavarsi, nello svolgere le normali funzioni quotidiane. La questione riguarda una famiglia su 10 e, inevitabilmente, sarà sempre più rilevante viste le previsioni sul progressivo invecchiamento della popolazione e sul futuro aumento dei costi di assistenza. La spesa pubblica nel 2007 per l’assistenza continuativa a persone non autosufficienti ammontava a 17,3 miliardi di euro, pari a 1,13% del Pil. Se ripartita per componente di spesa, evidenzia un fenomeno di assoluto rilievo, ovvero che la spesa per prestazioni monetarie (indennità di accompagnamento, bonus, voucher) è circa la metà del totale e pari alla somma della spesa per servizi residenziali e domiciliari. È evidente pertanto, come le risorse messe in moto dall’indennità di accompagnamento, dalle assistenti familiari, dalla famiglia e dal volontariato, giochino la partita principale nel governo assistenziale dell’anziano e costituiscano un ammortizzatore sociale straordinario ed efficiente in grado, in talune Regioni, di supplire alla carenza dei servizi pubblici specifici. L’Italia, oltre a presentare una differenza marcata tra Regioni in termini di spesa e di efficacia nell’area sanitaria, registra, probabilmente di conseguenza, una uguale eterogeneità in ambito assistenziale. Il rapporto individua due Italie: il Nord con setting assistenziali che guardano all’Europa e beneficiano della presenza di reti assistenziali integrate, il Lazio e il Sud con servizi presenti in modo sporadico, non strutturati in rete e spesso insufficienti. A supplire alle carenze è la famiglia o ricoveri ospedalieri impropri. Le problematiche relative alla spesa sanitaria e socio-

sanitaria e la necessità di individuare soluzioni al fine di ottimizzare e razionalizzare l’uso delle risorse, pur nell’irrinunciabile rispetto degli obiettivi di equità, efficacia e di tutela della salute dei cittadini, sono da anni al centro del dibattito scientifico e politico, nazionale ed internazionale. In tale contesto, in particolare negli ultimi anni, gran parte del mondo politico e degli studiosi di settore, hanno iniziato a guardare con grande interesse alla materia delle forme integrative di assistenza sanitaria e sociosanitaria. Il problema della non autosufficienza è stato affrontato in alcuni Paesi con l’istituzione di fondi dedicati: in Germania è attivo dal 1995 un fondo obbligatorio basato sui contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro. Nei Paesi Bassi, il Fondo per la non autosufficienza, istituito nel 1968, assiste 588.000 persone, cioè il 3,6% della popolazione. In Francia, è stato introdotto, a partire dal 2002, limitatamente ai cittadini al di sopra del 65° anno di età, finanziato in parte con la fiscalità generale, in parte dai Dipartimenti regionali e che prevede comunque una compartecipazione al costo, proporzionata al reddito, da parte dei cittadini che accedono ai servizi. In Italia, quindi, considerata ancora l’esiguità di risorse pubbliche destinate a sostenere le disabilità e la non autosufficienza, è proprio nel settore del sociale e della non autosufficienza che i fondi integrativi possono svolgere un ruolo determinante. Fonte: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Ministero della Salute

Testamento biologico

Liberi di conoscere, liberi di decidere Udine 15 ottobre

Palazzo Kechler - Salone centrale - ore 18 Udine Dopo i clamori del caso Englaro a che punto è in parlamento la legge sul fine vita? Cosa è cambiato per gli operatori della sanità? Ha senso parlare di scontro tra credenti e non credenti sul fine vita? Cosa possono fare i cittadini per garantire il loro diritto alla libera scelta? A queste domande le associazioni Coscioni, Per Eluana e la Chiesa Evangelica Metodista di Udine cercano di dare una risposta nel corso del convegno previsto a Udine il 15 ottobre. L’appuntamento è alle 18 nel Salone centrale di Palazzo Kechler per una serata che vede il contributo della Cooperativa sociale Itaca. L’incontro si propone di approfondire la questione attraverso la partecipazione di personalità che si muovono nell’ambito della politica, della bioetica e della medicina. Dialogheranno fra loro contribuendo a sollecitare il dibattito e l’impegno dei partecipanti. Il diritto all’autodeterminazione è sancito dalla Costituzione italiana. La legislazione nel nostro Paese ancora non ha affermato questo diritto anche per coloro che

sono impossibilitati ad esprimere la propria volontà. Pertanto, la “Dichiarazione di volontà anticipata per i trattamenti sanitari”, in forma scritta e autenticata, diventa strumento indispensabile per fornire maggiori garanzie di rispetto di questa importante prerogativa. Il passo successivo, indispensabile, è quello della costruzione di un registro pubblico dei Testamenti biologici che li custodisca e ne permetta la consultazione, nel rispetto del diritto alla privacy. Ecco quindi che, anche in questo caso, la totale assenza delle istituzioni a tutti i livelli, costringe i cittadini che vedono tradire questo diritto, ad agire e a darsi gli strumenti necessari affinché ciò avvenga. Al termine dell’incontro dibattito verrà distribuito il modulo, fornite le modalità, le date e il luogo al fine di poter formalizzare il documento.

Interventi Maria Antonietta Farina Coscioni, co-Presidente dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, è stata eletta Deputata nel 2008 come radi-


attualità cale nelle liste del Pd. Svolge l’incarico di segretario della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati. E’ tra i soci fondatori nel 2002 della Associazione che porta il nome del marito Luca Coscioni, con cui ha condiviso tutte le fasi della lotta per la libertà di ricerca scientifica, raccogliendone alla morte l’eredità politica. Monica Fabbri, laureata in biologia, ha un dottorato in biochimica e attualmente è ricercatrice di biologia leucocitaria all’Istituto Scientifico San Raffaele di Milano, nel laboratorio di Immunologia Umana. È membro della Chiesa Evangelica Valdese di Milano e della “Commissione bioetica“ per i problemi etici posti dalla scienza della Tavola Valdese dal 2002. Amato De Monte, Direttore della SOC di anestesia e rianimazione I e del Dipartimento di

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anestesia e rianimazione dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Santa Maria della Misericordia Udine. Socio fondatore dell’Associazione Per Eluana. Moderatore: Mauro Tosoni, Direttore del giornale “Il Nuovo”. Come tutte le iniziative dell’associazione Luca Coscioni e Radicali anche questa è totalmente auto finanziata. Un libero contributo sarà gradito e si potrà lasciare al tavolo dell’associazione il giorno del convegno o presso il tavolo che organizzeremo in centro a Udine in via Canciani a partire da sabato 9 ottobre. I contributi raccolti verranno utilizzati per coprire i costi relativi al convegno, alla raccolta e custodia delle dichiarazioni. Per adesioni e informazioni Associazione Luca Coscioni – Udine, via Buttrio 111/3: - 33100 – Udine Luca Osso 347 4475537, luca.osso@agriosso.com Corrado Libra 347 5345408, c.libra@libero.it Lelio Donà 347 6220161, lelio.dona@gmail.com Lelio DONÀ

Vuoi contribuire a La Gazzetta? Invia il tuo articolo, meglio se corredato da immagini in allegato jpg, a: f.dellapietra@itaca.coopsoc.it oppure al fax 0434 253266. Per informazioni chiama il 348 8721497.

Il termine ultimo per il numero di novembre è mercoledì 27 ottobre alle ore 9.

Ricordo a tutti/e che le immagini a corredo dei vostri articoli NON vanno impaginate all’interno del file word, ma devono essere inviate in allegato jpg (via mail) o consegnate a mano.


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eventi

Tra le visite i danzerini del Cile e i bimbi dei Centri estivi

La calda estate in Casa di soggiorno Risate fin alle lacrime coi Papu

Aviano Quest’anno l’estate della Casa di riposo di Aviano si è arricchita di molti eventi. È iniziata piacevolmente, lo scorso 24 giugno, con la graditissima visita dei Papu (Andrea Appi e Ramiro Besa), un duo di friulani conosciutissimo in zona, famosi per le loro scene comiche di quotidianità. In quest’occasione l’allegro duetto, con la sua simpatia, ha donato agli ospiti e a tutti gli operatori un pomeriggio spensierato all’insegna delle risate. Abbiamo approfittato di questa giornata per festeggiare anche i compleanni del mese. È stato allestito un vero e proprio palco con tanto di separé e la Casa di soggiorno si è trasformata in teatro per un giorno. Da parte degli ospiti c’è stata grande partecipazione, si sono divertiti al punto da avere le lacrime agli occhi! Successivamente, ogni lunedì per quattro incontri a partire dal 28 giugno, abbiamo ricevuto la visita dei bambini dei Centri estivi di Aviano, con i quali abbiamo realizzato un torneo di rubabandiera insieme agli ospiti della struttura, che è stato molto gradito sia da parte dei bambini che dagli anziani. Non sono poi mancati diversi gruppi di ballo e danza che si sono esibiti in diverse occasioni, tra questi ricordiamo con piacere il gruppo dei danzerini del Cile che ci ha fatto visita in concomitanza con il Festival internazionale del folklore. Composto da bambini e ragazzi, ha portato un’ora di allegria e colore agli anziani, con danze e costumi tradizionali variopinti. Altre occasioni di svago sono state due gite che siamo riuscite a realizzare. Il 28 luglio è stata un’occasione per pranzare fuori porta, presso l’agriturismo Pian dei Tass in Val Pentina (Barcis). Il 2 settembre invece occasione abbiamo avuto modo di vivere un momento di spiritualità e preghiera presso il Santuario della Madonna del Monte, per la ricorrenza della festa dell’8 settembre e la tradizionale sagra annuale presso la Parrocchia. Le animatrici Chiara BETTIN, Rossella FERRERO e Michela SIRELLI


eventi

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Cjase San Gjâl (1)

La Comunità si apre al territorio Festa con Alpini e Scatola sonora

Ragogna Cjase San Gjâl si apre al territorio e lo fa per consolidare il rapporto con la cittadinanza di Ragogna, grazie alla promozione di una grande festa aperta a tutti che si è tenuta con successo lo scorso 2 ottobre nella sede della comunità in via Farinar. Il programma prevedeva la Santa Messa celebrata da padre Tonin e rallegrata dal Coro degli alpini di Ragogna. A seguire l’esibizione dell’ensemble a plettro “La scatola sonora”. Alla chiusura della manifestazione un piccolo momento conviviale

attraverso il quale stringere ancor di più i legami di amicizia con la cittadinanza. La comunità di Cjase San Gjâl si trova all’interno di una bella costruzione nel comune di Ragogna. Vicina al municipio, poco sotto il polo ambulatoriale, era stata costruita grazie ai fondi raccolti dalla comunità di San Gallo in Svizzera dopo il terremoto del 1976, da cui il nome. Per alcuni anni ha accolto persone anziane, in seguito il Comune di Ragogna, grazie anche ad alcuni contributi regionali, ha provveduto a ristrutturarla e adeguarla per renderla disponibile a persone disabili.

Cjase San Gjâl (2)

Sull’onda dell’entusiasmo Allo zoo di Lignano

Ragogna Ci abbiamo proprio preso gusto! Sull’onda dell’entusiasmo del soggiorno a Barcis, abbiamo pensato di lanciarci in gite giornaliere con gran parte della truppa. Perché non iniziare con l’escursione allo zoo di Lignano? Dopo vari tentavi falliti causa maltempo, siamo finalmente partiti il 2 settembre. La giornata era splendida e gli ospiti si sono divertiti a vedere gli animali esotici anche perché, per tutti loro, era

la prima visita allo zoo. Antonella a fine giornata ha pensato bene di lasciare un piccolo omaggio di ricordo lanciando ai suricati il suo berretto (per chi non sapesse cosa sono i suricati si rimanda alla foto!)… Tutti molto soddisfatti e contenti, tanto che al rientro già qualcuno suggeriva un tour a Venezia!… nel frattempo, per non perdere le buone abitudini, i più agguerriti sono andati a Valvasone alla festa Medioevale… gli sportivi invece allo stadio a vedere l’Udinese!


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eventi

Giulio, Nicola e Iuri hanno apprezzato le bontà ampezzane

Noi, protagonisti a Cortina! In gita per fare gruppo

Cortina Ciao, siamo tre educatori della Carnia (o almeno facciamo di tutto per esserlo). Attraverso questo spazio vogliamo raccontarvi l’ultima nostra avventura a Cortina d’Ampezzo il 1° settembre assieme a tre ragazzi con diversi livelli di disabilità: Giulio, Nicola e Iuri. Siamo partiti con armi e bagagli da Tolmezzo, a bordo del potentissimo Ducato gentilmente prestato dai colleghi di “Villa Veroi”, verso le 8 alla volta di Sappada e quindi verso Cortina. La tabella di marcia prevedeva l’arrivo nel centro ampezzano verso le 12 (soste più o meno fisiologiche comprese) non prima di aver lambito lo splendido Lago di Misurina. Infatti, con precisione quasi svizzera, alle 12.15 stavamo ammirando i magnifici panorami di Cortina; poco dopo iniziava la disperata ricerca di una pizzeria per sfamare le 6 voraci boccucce. Alla fine abbiamo optato per una più funzionale e pratica “amatriciana collettiva”, apprezzata da tutti. Per favorire la digestione, e visto il clima particolarmente estivo (…), era d’obbligo una passeggiata per le vie del centro, come si addice ai perfetti turisti, ammirando le varie vetrine. C’è stato chi, come Nicola, era attratto dalla pasticceria con tutte le prelibatezze in bella mostra; e chi, come Giulio, ha apprezzato maggiormente le “bellezze locali” (naturalmente femminili); Iuri invece era attratto dalle macchine agricole e simili. Vista la vicinanza e l’entusiasmo abbiamo optato per una ulteriore capatina al lago di Misurina per alcune foto di rito per poi, pressati dal tempo che inesorabilmente trascorreva, dirigerci, stanchi ma appagati dalla splendida giornata trascorsa, verso la Carnia con i ragazzi “in religioso silenzio” (incredibile ma vero!).

Questa uscita, per certi versi estemporanea, si è concretizzata dopo una condivisione e un confronto sugli obiettivi che gli educatori si erano prefissati e sul modo più efficace di rendere il nostro lavoro più proficuo. Esperienze di questo tipo gratificano principalmente i ragazzi, che così hanno modo di sentirsi protagonisti assoluti di un’esperienza esclusiva ed appagante. Dal nostro punto di vista, tali iniziative risultano essere molto utili per creare e consolidare un modus operandi di gruppo e per far fronte alla scarsità di stimoli che il nostro territorio, a volte, offre. Il nostro auspicio per il futuro è quello di incrementare il numero di tali uscite magari coinvolgendo altri partecipanti. Concludiamo con i doverosi ringraziamenti alle preziose e instancabili coordinatrici con Enrichetta, che hanno fatto sì che tutto ciò si sia concretizzato. Gabriele, Giona, Thomas

Tutta Fogliano in festa con i nonni

La De Gressi saluta l’estate La banda dei donatori accende la giornata

Fogliano Lo scorso 11 settembre la Casa di riposo De Gressi di Fogliano-Redipuglia ha ospitato la Festa di fine estate, evento tradizionale ogni anno molto atteso da tutti i residenti che hanno contribuito, ognuno in base alle proprie abilità, alla preparazione degli addobbi e dei piccoli pensieri poi donati a tutti i partecipanti. Intorno alle 10 sono arrivati il signor Carmine ed il signor Renato che, oltre a portare la loro allegria, hanno contribuito ad allietare con fisarmonica e chitarra l’intera giornata. In seguito sono sopraggiunti parenti, amici, volontari e una rappresentanza degli ospiti della Casa di riposo Corradini di Ronchi dei Legionari

accompagnati da Federica, che a gran richiesta ci ha onorato delle sue doti canore. E così si è dato inizio ai festeggiamenti. Prima dell’attesissimo pranzo tutti hanno partecipato alla tombola con premi molto graditi e personalizzati; ma il clou della giornata è stato l’arrivo della banda dei donatori di sangue di Villesse supportata dalla sezione locale, nostri sponsor affezionati, trasformando la giornata in una festa di paese, anche perché l’esibizione si è svolta lungo tutto il percorso delle strade di Fogliano fino ad arrivare nel parcheggio antistante la Casa di riposo, dove è stato eseguito un breve concerto in onore dei nostri ospiti. Il tutto si è concluso con un rinfresco allestito dall’as-


eventi sociazione dei donatori di Fogliano e dalla Casa di riposo aperto a tutto il paese. Inoltre, l’intera banda e gli assessori presenti hanno voluto entrare in casa per salutare personalmente i nostri ospiti, che li hanno accolti con un grande applauso. Tutti i presenti hanno apprezzato notevolmente la performance seguita da un ringraziamento caloroso del primo cittadino Antonio Calligaris, dei volontari

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che come ogni anno ci sostengono nella realizzazione della festa e della coordinatrice. Un ringraziamento ed un apprezzamento è andato, come giusto che sia, a tutto il personale che ha contribuito alla buona riuscita di questa giornata. L’animatrice Erika MORETTIN

Cjase Nestre tifa per gli asinelli più piccoli

La Corse dai mus a Feagne Curiosità per la sfilata di Belen

Fagagna Domenica 5 settembre i ragazzi della Comunità Cjase Nestre si sono recati a Fagagna per seguire la ormai famosissima “Corsa degli asini”, giunta oramai alla 120^ edizione. Molte le particolarità che ci hanno fatto ridere a crepapelle. Mamma asinella e figlia si facevano le coccole e non correvano, nonostante i fantini le invitassero in mille modi a partecipare attivamente alla manifestazione. Un’asinella di nome Belen che non correva ma “sfilava” ricordando nelle movenze la nota modella. Introdotti dalle note del complesso bandistico di Fagagna e preceduti dal corteo delle autorità, alle 16,30 sono scesi in campo 25 concorrenti (asinelli) guidati dai loro fantini e da due amazzoni, cinque erano le batterie di qualificazione. Ha vinto l’asinella Beppina della scuderia Zanon/Lavia (Martignacco), condotta in pista dal fantino Nicola Lavia, bissando così il risultato dello scorso anno. Gli ospiti di Cjase Nestre hanno partecipato con entusiasmo, facendo un tifo degno dello stadio San Siro, principalmente per gli asinelli più piccoli. Alla fine della manifestazione non sono

mancate carezze e frasi di complimenti per tutti i partecipanti alla gara, che ragliavano contenti e stanchi. Come tutte le feste che si rispettino, i festeggiamenti si sono trasferiti al Parco del Cjastinar di Fagagna dove all’imbrunire si è tenuto un pic-nic. Manuela FONTANINI


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eventi

Cjase Nestre scende nel cuore della terra

Fra stalattiti e stalagmiti Neo speleologi nella Grotta Nuova

Villanova In una bella giornata di agosto alcuni ospiti della Comunità alloggio Cjase Nestre con due operatrici si sono recati in Alta Val Torre alla scoperta delle Grotte di Villanova. In una cornice naturale d’ incontaminata bellezza, si trova la Grotta Nuova, scoperta nel 1925 da alcuni appassionati speleologi del posto, fondatori del Gruppo Esploratori e Lavoratori Grotte di Villanova (Gelgv), associazione senza fini di lucro che gestisce le visite turistiche al suo interno. Ben illuminato e provvisto di comodi camminamenti, il percorso turistico attraversa ampie gallerie dalle forme singolari, imponenti saloni e tortuosi cunicoli percorsi dal torrente interno, e conducono i visitatori verso luoghi di incomparabile bellezza come lo spettacolare “Angolo dei Cristalli” e la “Sala del gran Portone”, con il suo maestoso arco naturale che sembra invitare a proseguire verso nuove scoperte. La visita guidata consente di ammirare luoghi molto suggestivi partendo dalla “Sala del Laghetto” verso il “Ramo del Paradiso”, costituito da una breve galleria dalle pareti rivestite da candide concrezioni e terminante in una saletta dalla cui volta pendono esili stalattiti e bianche colate, per proseguire poi verso

la “Sala della Grande Frana” dove è collocata una fedele riproduzione dell’ursus spelaeus (il temibile orso delle caverne). La grotta con i suoi 8 km di sviluppo è la più estesa nel suo genere in Europa e in gran parte del mondo, ed è l’unica ad essere attrezzata per il turismo ipogeo. A seguire alcuni dei commenti dei neo speleologi di Cjase Nestre (….) a me è piaciuto, le stalattiti e anche tutta la grotta, mi sono divertita un mondo. Flavia. (…) oggi mi sono divertita molto a vedere la roccia a forma di “budino”. Roberta. (…) siamo andati dentro le grotte con una maglia sopra, perché li dentro ci sono sempre 11 gradi di temperatura e tantissimi scalini da sorpassare. La cosa che mi è piaciuta di più è la storia dell’orso bruno, tempo fa avevano registrato il suo “muggito” e la gente prendeva paura (….). Mi è anche piaciuto quando tutto a un tratto si è spenta la luce e abbiamo preso paura, ma tutto a posto, qualcuno aveva spento per sbaglio, il signore è andato ad accendere e tutto è tornato come prima(….). E stata una bella gita con molte cose belle e ci ha fatto divertire (.…) Grazie mille. Michela. (…) oggi alle 10.30 siamo andate a fare una bellissima gita con Manuela e Silvana,(…) questa grotta era molto grande (…) c’era un orso imbalsamato che sembrava vero (…) mi sono divertita molto (…) Graziella. (…) c’erano anche altre persone, camminando (…) a un certo punto ci siamo fermati perché il guidatore ci spiegava tante cose belle, c’erano anche dei “laghetti” (…), dentro la grotta c’era una sala dove si facevano matrimoni, battesimi (…) erano come filetti, come “spaghetti” sottili, come sgocciolava l’acqua così formava le “forme”, le colonne (….). Angela. Silvana LATTUCA


EVENTI

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Consolidata la collaborazione con i volontari locali

Estate piena di eventi alla Casa di Lamon Successo per le Olimpiadi dell’Anziano

Lamon I mesi estivi hanno visto impegnati gli ospiti della Casa di riposo di Lamon in una serie di eventi organizzati dalla nostra struttura in collaborazione con alcune associazioni di volontariato del territorio. La stagione era ben iniziata con un invito presso il ristorante “Al Tajol”, situato in alta montagna, in meraviglioso bellavista che offre paesaggi e scenari indimenticabili, laddove è possibile i pregiatissimi narcisi selvatici. Nel corso dell’estate poi sono stati organizzati, da alcune associazioni lamonesi, dei pranzi presso le “Casere” delle frazioni del paese, luoghi suggestivi che portano con sé anni e anni di storia e tradizione. In queste occasioni, a suon di musica, gli ospiti ed anche gli accompagnatori hanno potuto assaporare le specialità tipiche della cucina locale tra le quali la polenta cotta alla vecchia maniera, il formaggio fritto, e i famosissimi “Fagioli di Lamon” assaporati in tutte le salse...

Tra altre varie iniziative, le ormai note Olimpiadi dell’Anziano nel parco delle Cascatelle di Castel Tesino, la giornata presso il parco faunistico di Cartigliano nei pressi di Bassano, e l’uscita trascorsa al laghetto Wesperg in località Val Canali nel Trentino. Tutte le gite previste dal calendario sono state rispettate e realizzate, soprattutto grazie alle buone condizioni meteorologiche. E’ importante però non dimenticare il valoroso aiuto di tutti, a partire dal personale partecipe come accompagnatore volontario, i volontari, i famigliari e le associazioni di volontariato territoriali ed in particolare i servizi di trasporto quali l’Auser di Arsiè, l’Auser di Lamon e l’Auser di Sorriva sempre presenti e disponibili, che hanno permesso la riuscita degli eventi. Un caro saluto da Lamon e arrivederci al prossimo numero nel quale racconteremo l’esperienza al mare. Cinzia


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EVENTI

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Tra bagni al mare e in piscina

La nostra estate a Villa Veroi La voce dei protagonisti

Tricesimo

incontrato Giorgio, ho preso il sole, ho fatto le parole crociate. Mario: mi è piaciuta molto la Sagra del Frico qui a Fraelacco. Non c’ero mai stato. Si mangia molto bene, c’è tanta gente e la musica è bella. si può stare un po’ in compagnia! L’equipe e i ragazzi di Villa Veroi ringraziano tutti coloro che hanno contribuito a quest’estate ricca e divertente.

L’estate 2010 è terminata, i ragazzi di Villa Veroi hanno ripreso a frequentare i Centri diurni. Inevitabilmente il pensiero va alla bella stagione appena trascorsa, i ricordi sono molti e già la nostalgia si fa sentire. Abbiamo proposto loro di raccontarci se il periodo appena trascorso sia stato piacevole… Ecco i loro pensieri. Giorgio G: a me è piaciuto tantissimo il saggio di musica, ho Ferruccio e Consu aspettano la sagra! suonato “La Zorba”, ho cenato con tutti i miei amici, ho cantato e ballato tanto. Giorgio L: io voglio tornare a trovare Willer! Ci ha offerto la merenda, abbiamo visto i lavori del Centro diurno, abbiamo conosciuto i suoi nuovi compagni. Quando torniamo da Willer? Flavio: mi è piaciuto il soggiorno a Lignano, “Alle Vele”. Abbiamo fatto tante cose: abbiamo giocato in acqua, con le bocce, abbia- Lucio e Giorgio in piscina mo mangiato il gelato, abbiamo ballato. Quest’anno è stato un divertimento bellissimo! Dario: a me è piaciuta la piscina. E’ più difficile nuotare in piscina, al mare è più facile. Non sono andato nell’acqua alta ma ho nuotato con la tavoletta. Lucio: bello nuotare in piscina, ero un po’ stanco… Fabiola: è stato bello il mare, ho bagnato i piedi nel mare, ho

Gambi - saggio corso di musica

Soggiorno a Lignano

Casa e Piazza (1)

L’aristocrazia rende liberi Alla ricerca del fresco perduto

Cordenons Un’estate breve, ma intensa. Breve, un po’ per meteorologia, un po’ perché ormai il tempo scorre veloce. E direbbe Pietro che lo sa lui perché: “Perché ci sono troppe macchine, troppe persone... Siamo in sette miliardi… ci sono troppi schiamazzi in Tv. Una volta c’erano meno macchine, meno persone… c’era meno confusione”. E in un’altra stanza Tiziano sosterrebbe che a stare dentro ci si incattivisce e che fa troppo caldo in

pianura. E allora via, via alla ricerca del fresco perduto. E’ il 18 luglio e, se mi ricordo bene, l’unica giornata a rischio pioggia nella parentesi torrida di quel mese. Dalle Grave di Cordenons si vedono le nubi addensarsi sulla Pedemontana. E il ristorante è stato prenotato proprio lì sotto: Al Castello di Montereale. Tuttavia in comunità vocifera un coro. Pietro elenca possibili menù; Fabio chiede: “Andemo al ristorante? Elo vero?”, Pasqualina: “In pizzeria!?!”, Ivano: “Magnin!”;


EVENTI Tiziano seduto con la ventiquattrore sulle ginocchia apprende il programma, abbassa “La Repubblica” ed esclama: “Ma è un lusso!”; un’Antonella si aggira come una trottola e l’altra chiede con garbo londinese l’ora di partenza; Stefano semplicemente se la ride. Quindi fresco sia, anche se a rischio di pioggia. Bravi, devo dire, perché, man mano che le montagne si avvicinano, il cielo qua e là si apre e l’atmosfera si fa leggera come la schiuma di un cappuccino.

Sono convinto che, arrivati al ristorante, tutti si abbia una gran fame eppure, inspiegabilmente, alcuni formano una fila alla toilette e altri si disperdono curiosi per il locale. Quando finalmente ci raccogliamo attorno al tavolo, cade un piccolo silenzio di trepida attesa che Ivano rompe con un secco “Magnin!”. Prima di poterlo convincere ad aspettare, arriva la cameriera coll’antipasto: pitina, cotto alla brace, prosciutto di San Daniele, speck di Sauris. “Ma è un lusso!”. Insomma ci si sente dei signori e Pasqualina fa la principessa e Pietro l’intenditore. Mai vista la comunità così aristocratica.

Gira voce ci sia Carmen Consoli gratis a Piancavallo alle cinque. Che si fa? Si guarda l’orologio. Sono appena le due. Caffè in riva al lago? Yes! E guarda un po’, a Barcis, Fabio incontra Alvise, una sua vecchia conoscenza de L’Agorà, Pasqualina si ingelosisce e al tavolo nasce un dibattito infervorato sull’aurea mediocritas. Le nubi tornano. Si punta lo stesso per Piancavallo? Why not?

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Ci arrampichiamo sulla Panoramica e riaffiorano ricordi: chi pensa ad Arta, chi a Roma, “a Milano ci sei mai stato?”, e c’è chi ascolta e pensa chissà cosa, mentre guarda scorrere il bosco, il torrente, le rocce e infine le malghe.

Si scende in Piancavallo e le nuvole son quasi nere, non si trova parcheggio e c’è più confusione che in pianura. L’orologio riprende a girare veloce e il Consiglio è già d’accordo: A valle! Ma prima un’ultima frenata al tempo, uno sguardo alla pianura dall’alto: chi in compagnia di pensieri rarefatti, chi di un cespuglio appartato. Appagati? L’indomani c’era già chi reclamava un’altra scampagnata con tanto di ristorante, cappuccino e annessi. Ma mica ci si può sempre permettere un lusso. Un pic-nic! Un pic-nic!?! Un pic-nic. Ma questa è un’altra storia.

Marco SPONGA


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SICUREZZA Casa e piazza (2)

Ricordi e saluti

In vacanza alla Foresteria di Barcis Cordenons Gentilissimi lettori della Gazzetta, debutta con questo numero del mensile d’informazione la mia firma. E’ per raccontare la mia edificante esperienza con il gruppo di ospiti e di bravissimi operatori della Comunità Casa e Piazza alla Foresteria San Giovanni di Barcis. La vacanza è durata 4 giorni e tutto si è svolto per il meglio. Il primo giorno, 2 di settembre, abbiamo festeggiato il compleanno dell’operatrice Ilenia. Di mattina e a pranzo, i pasti si svolgevano in sobrietà: panini e bevande; alla sera… cena in ristorante, tutto squisito. Il sabato con alcuni ospiti e l’operatrice Monia abbiamo

partecipato alla Santa Messa ed abbiamo pregato per i soci della Cooperativa Itaca. Indimenticabile è stato il pic nic sulle rive del lago di Barcis. Al ritorno ci siamo fermati per un pasto frugale al parco delta di Aviano e alla sera abbiamo terminato la vacanza con un’ottima pizza. La mia opinione su questo viaggio è senz’altro positiva: le passeggiate per i vicoli di Barcis, il bel tempo ed il panorama interessante che si scorgeva dalla foresteria, hanno reso l’incontro stupendo. Ricordi e saluti. Antonella TONI

Sicurezza e salute sul lavoro

Rischi specifici per i lavoratori La prevenzione delle malattie infettive

Pordenone Oltre a valutare i rischi che coinvolgono tutti i lavoratori, il datore di lavoro è tenuto a prendere in esame i rischi specifici in rapporto alle attività svolte. Si pensi, nel nostro caso, ad esempio, ai rischi dovuti alla movimentazione dei carichi, ai fattori ergonomici, all’utilizzo di videoterminali, ma anche al rischio biologico, fisico, chimico, di organizzazione del lavoro, o ancora a condizioni di lavoro difficili, ai rischi psico/sociali, al lavoro notturno ed ai rischi verso terzi. Obiettivo della valutazione dei rischi è individuare, secondo precisi criteri, le misure che sono effettivamente necessarie e stabilire la priorità degli interventi, ognuno dei quali deve cercare di eliminare o, se non è possibile, ridurre, i rischi alla fonte. E’ perciò necessario dare la precedenza agli interventi di protezione collettiva (DPC), rispetto a quelli di protezione individuale (DPI). Nozioni generali di prevenzione delle malattie infettive La conoscenza delle modalità di trasmissione delle malattie infettive, delle vie di penetrazione e dell’eliminazione degli agenti microbici, delle possibilità di resistenza dei microrganismi nell’ambiente esterno, dei fattori che influenzano il trasformarsi dell’infezione in malattia infettiva, hanno reso possibile l’attuazione di una lotta contro la diffusione delle malattie contagiose. Questa lotta si effettua con l’adozione di misure preventive al cui complesso è stato dato il nome di profilassi generale delle malattie infettive. Si distingue una profilassi diretta, che si prefigge di agire direttamente contro l’agente infettivo, una profilassi indiretta, che agisce sull’ambiente creando difficoltà alla sopravvivenza degli agenti patogeni e, infine, una profilassi immunitaria, che induce una protezione specifica nei confronti dell’agente patogeno quando l’organismo è ancora sano.

Profilassi diretta La profilassi diretta consiste in un insieme di provvedimenti che si prefiggono di colpire l’agente patogeno in modo da impedire la sua diffusione dalla fonte d’infezione all’individuo sano. Questi provvedimenti, regolati da disposizioni legislative sono: la denuncia (o notifica), seguita dall’accertamento, dall’isolamento, la sterilizzazione, la disinfezione e la disinfestazione. La sterilizzazione è l’intervento più radicale in quanto elimina in un determinato ambiente o materiale qualsiasi forma vivente. La disinfezione rappresenta una pratica che ha come fine la distruzione della flora batterica patogena. L’obiettivo è raggiunto generalmente con l’uso di sostanze chimiche quali: • Acqua ossigenata • Ipoclorito di sodio ( varechina) • Cloro e iodio • Alcoli La disinfestazione ha come scopo l’eliminazione dei vettori, che si suddividono in disinfestanti integrali (agiscono sia contro gli insetti sia contro i ratti), insetticidi, ratticidi. Profilassi indiretta Mira ad eliminare tutte le cause che possono facilitare l’insorgenza o la diffusione delle malattie infettive attuando una serie di provvedimenti che hanno come oggetto principale il risanamento ambientale. Alcuni esempi sono rappresentati dalla bonifica del latte mediante la pastorizzazione, la sterilizzazione o bollitura, la raccolta razionale dei rifiuti liquidi o solidi; la potabilizzazione e il controllo della rete di distribuzione dell’acqua; la costruzione d’idonei ambienti di lavoro progettati secondo precisi criteri igienico-sanitari; la sorveglianza sanitaria condotta sia sugli alimenti sia sul


SICUREZZA personale addetto alla loro preparazione, manipolazione, commercio, ecc. Profilassi immunitaria o specifica A differenza delle precedenti forme di profilassi rivolte ad impedire la diffusione degli agenti patogeni, la profilassi specifica mira ad aumentare la resistenza dei soggetti sani verso l’azione nociva dei parassiti. E’ nozione comune che numerose malattie infettive (morbillo, varicella, ecc.) si contraggono una sola volta nel corso della vita. Il fenomeno è dovuto alla produzione da parte dell’organismo di anticorpi capaci di interagire con i parassiti determinandone la distruzione. L’immunità può essere indotta artificialmente con modalità attive o passive: l’immunità artificiale attiva si ottiene mediante i vaccini, l’immunità artificiale passiva si ottiene mediante i sieri immuni. I vaccini hanno lo scopo di determinare in un organismo la stimolazione delle difese immunitarie contro l’agente infettivo; i sieri immuni contengono invece gli anticorpi già

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formati. Mentre la vaccinazione conferisce un’immunità di lunga durata, la sieroprofilassi determina un’immunità di poche settimane. Precauzioni standard Le precauzioni standard (o precauzioni universali) sono un insieme di norme finalizzate ad evitare il diffondersi e/o la trasmissione d’infezioni e si intendono estese a tutti i momenti dell’attività assistenziali, poiché è frequente non sapere se una persona sia contagiosa o meno (es. i portatori sani). In generale le precauzioni universali prevedono l’uso di misure di barriera che evitano il contatto con materiali biologici potenzialmente infettanti e l’uso di misure tecniche. Le misure di barriera includono l’uso dei dispositivi di protezione individuali (DPI), quali i guanti e i sovra camici, ed il lavaggio delle mani. Nadia LORENZON

Quiz sicurezza

Valuta le tue conoscenze

…le risposte esatte sul prossimo numero de La Gazzetta Migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro è compito di: ȿȿ Del datore di lavoro ȿȿ Di tutti, dal dirigente al lavoratore ȿȿ Dei Vigili del Fuoco

L’organizzazione e la gestione di un’evacuazione in caso di emergenza, è un compito: ȿȿ Del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza ȿȿ Degli addetti al servizio antincendio e di pronto soccorso ȿȿ Degli addetti al servizio di sicurezza

In un ambiente di lavoro conosciuto, è bene sentirsi: ȿȿ Comunque esposti alla possibilità di incidenti ȿȿ Sempre al sicuro da qualunque incidente ȿȿ Esposti a incidenti solo nelle attività pericolose

Per rendere possibile un’evacuazione durante un’emergenza è bene controllare giornalmente: ȿȿ Lo stato dei dispositivi di protezione personale ȿȿ La visibilità degli estintori ȿȿ La percorribilità delle vie di fuga

Ogni intervento di prevenzione deve cercare di: ȿȿ Ridurre i rischi alla fonte ȿȿ Eliminare i rischi alla fonte ȿȿ Eliminare o, se non è possibile, ridurre i rischi alla fonte

Qual è la prima azione da fare quando ci troviamo sulla scena di un infortunio? ȿȿ Cercare di curare l’infortunato ȿȿ Chiamare i soccorsi ȿȿ Non fare nulla per non aggravare la situazione

Per i lavoratori, la formazione e l’informazione in tema di sicurezza e salute è: ȿȿ Un diritto e un dovere ȿȿ Una scelta facoltativa ȿȿ Un dovere secondo l’attività svolta

Nella richiesta di aiuto riferite innanzitutto: ȿȿ La gravità degli infortunati ȿȿ Il luogo dell’infortunio e la gravità degli infortunati ȿȿ Il numero di telefono da cui chiamate NL

Domenica 3 ottobre è nata Margherita, figlia della socia Eleonora, cha lavora nei Gruppi Appartamento di Pordenone, e di papà Tommaso. Congratulazioni ai genitori e benvenuta Margherita!


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Precise Parole di Giovanni Gustinelli Capitolo quarto Quattro figlie ebbe e ciascuna regina La sirena del mezzogiorno, ecco, impazzava e sgrondava giù dalle torri, e dalle grondaie dei tetti: un serpente con lo stomaco vuoto: e lei alta ed enorme davanti il banco senza darsene menomamente per inteso, dura, volitiva, impettita, sfido io!, risentita, nasuta, padrona di sé. Con due anche rotonde e barocche degne di figurare il mappamondo della Giustizia polposa sulla tomba di Carlo IV. «Ma no, diamine!.... ma non è questo che volevo!.... Ma come potete sostenere che i due colori sono eguali?.... Ah, secondo lei queste due tinte sarebbero la stessa cosa?.... Ma non ha gli occhi, lei, scusi tanto?....» E quelli, o quello, pareva supplicare la feroce màntide che gli lasciasse almeno un po’ di vita da arrivare a goder dello strazio, con poveri occhi dal sotto in su velati del velo di tristezza, nell’onta e nella scarogna delle sue 433 lire mensili (al lordo di ricchezza mobile e trattenute di legge), con lo sguardo accorato e umiliato, col fare servizievole, dimesso, e un po’ curvo in avanti, proprio di chi non ha mai assaggiato una bistecca del Troja in sua vita. In tutta la macilenta persona, specie però nel luccicore implorativo degli occhi sopra l’incavo delle gote, un senso di stomaco vuoto, un’idea di spaghetti mancati all’appuntamento della sirena ogni giorno: tutti i giorni: per anni e anni; durante tutto il pallore d’una adolescenza. E la sirena che scodinzola come un furetto a tirar fi nalmente a casa le signore, i signori. Aragoste e tartufi avevano preso una direzione da romanzo: e anche loro gli aspàragi, i bei spargioni verdi, ammollati, annegati nel butirro.... Loro sognavano invece un bel piatto di spaghetti, gli sciagurati del Bondanza, di pastasütta, come la chiamano: anche non venisse fuora dai magazzini di Gragnano e di San Giovanni a Teduccio, barthelby.it dalle miracolose filiere di zite C.E.Gadda con P.P.Pasolini

alla marina di Torre Annunziata, la più esauriente fra tutte le zitelle.... Be', la penna mi ha voluto prender la mano. L'èva, dopo tütt, una donna degna del massimo rispetto: svelta, non ostante la ciccia, risoluta, «energica», ben piantata in terra e ammanigliata anche, per la maniglia delle cresime e dei sacramenti, ad alte protezioni celesti. Una massaia d’oro, poi: conteggiatrice avveduta: oh! quanto a questo.... «A mi me la fan no!» Di proporzioni enormi, purtroppo: ma questo non ne aveva colpa lei, poverina. Sposa e madre esemplare. Ed espertissima allevatrice di pollame: («indispensabile a una famiglia del nostro rango», diceva). Che anche quello, però, finiva senza avvedersene per ridurlo al coma e alla disperazione, una vera e propria psicastenia, complicata di manìa suicida, da tanto che gli misurava il pastocco: «Bisogna tenerli on pô indrée in del mangià», era solita emanare, «se si vuole che siano proprio saporiti, e purgàa come se déef ». I polli, in capponiera a Baggio, non anelavano ad altro se non a troncare una vita divenuta oramai insopportabile.21 Percepivano appena il suo avvicinarsi, ombra immane d’un semovente Ruwenzori, ed ecco resuscitavano dal coma: e letta bentosto sul di lei volto la premeditazione ferale, ecco principiavano a beccarsi l’un l’altro come sparnazzanti rapaci su di una carogna, o più che galli in duello: disputandosi con quelle beccate d’avoltoio l’agognata precedenza: (a farsi tirare il collo). Un lampo sadico accendeva in quei momenti le pupille demoniache di donna Giulia che, ipnotizzando gli stolti, già trangugiava in anticipo la vitalizzante (per lei) saliva

Dottorbau.it Federico Popò Bergeggi, Don Nèspola Paparino Nannuccio Corocòcco ed altri sventurati pennuti


PRECISE PAROLE dello strangolamento. Ella chiamava per nome le sue vittime, uno a uno i suoi tesori: coi nomi più dol ci li chiamava, poveri scheletri! coi più blandamente suasivi: «Federico, Popò, sì, sì, ven kì, poer el me stràsc! toeuh, ven kì, Bergeggi, Don Nèspola, sì sì, anka ti, Paparino. Sì, ho capii, Nannuccio, ho capii che me vorìi ben, che ghe vorìi ben a la vostra sciora, bravi, bravi,.... dèss basta!.... sì, sì, ven kì anka ti in la toa sciora, el me Corocòcco, poer el me nano! cara la mia sciavata früsta! ecc. ecc. ». Le povere bestie, all' udir quella voce ammaliatrice, dopo l'inferno del loro battibecco intestino finivano per entrare in una specie di aura perduta, nel clima petroniano d'una pollarola eutanasìa, presi via nello spiro d'una loro voluttà masochistica: agognando ciascheduno in cuor suo di venir finalmente prescelto al magistrale colpo di cassetto con cui la gentildonna lombarda di squisito sentire poneva fine al lungo digiuno del sacrificando. Tragico e oramai bimensile digiuno. Chiudendogli cioè la testa dentro il cassetto del tavolo di cucina, tatatràk! di colpo: lì a Baggio stesso, dopo d’aver seminato il fondo di quella trappola d’alcuni irresistibili chicchi di granturco. Si trattava di gareggiare in velocità coi riflessi muscolo-motori del collo del pollo, e di approfittare senza esitazione della beccata del secondo chicco. Era tale la pratica, acquisita in un biennio di perfezionamento dopo i pieni voti del diploma, che il cassetto glie lo sparava dietro, al Paparino o al Bergeggi, con una sicurezza assoluta, da far trasecolare gli incompetenti, come la zampata fulminatrice della pantera. Che poi, lì stesso, li dava spennare alla Teresa: cavatogli il sangue seduta stante a mezzo d’un suo temperino (di madreperla), e lasciandone al piatto una specie di migliaccio22 di pan grattato: che in quei tempi era una cosa di nulla, ma davvero. Erano ormai dei càthari, dei mistici, povere bestie! come i monaci della Tebaide spiritualizzati dal digiuno. E anche sot to Natale. Quel ch’è certo, è che l’allevatrice non assomigliava ai pupilli. I di lei fianchi, per testimonianza unanime delle sue mi gliori amiche, le quali lo avevan tenuto dalla discrezione della sua sarta, davan luogo a un circuito di 188 centimetri, cioè quanto i due toraci di due artiglieri da montagna conglobati insieme a costituire un sol globo. I polpacci glieli si potevano ammirare in tram, sia sul 27 che sul 33, data la moda e la mancanza di una automobile propria: ed erano un qualchecosa di certamente autorevole, e cionondimeno ragionevole. Finivano anzi in due caviglie piuttosto graziose, per quanto «energiche», e abbastanza sottili da poterle consentire sui marciapiedi del Mon Napoleone, con l’aiuto dei tacchi, quell’incesso imperatorio e tutto tacco che è una delle preminenti caratteristiche urbane per le nature elevate. Quando, benin­teso, le varie «commissioni» del «centro» non gli abbiano ancora indolenzito i piedi in misura irreparabile. Ed erano appunto queste caviglie, e questi tacchi, unitamente al «velle»(ndr infinito del verbo latino volo, utilizzato con lo stesso significato dell’italiano volontà, volere), che la introducevano come il gastigo di Dio che s’è visto nella depressione ciclonica submeridiana delle Seterie Passamanerie Carugati & Bondanza S.A. Con qual beneficio per l’industria e per il commercio serico

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lombardi, s’è pure constatato in dettaglio. Qualche volta la seta, e altre fibre tessili del resto, lana, lino, cotone, e magari le autarchiche, ebbero motivo di solerte raduno a un suo cenno materno: ogniqualvolta si trattò, cioè, di predisporre un opportuno campo di atterraggio al volo della materna speranza. Pannolini, camicine, braghettine, portacreaturine, con trine, e golfini, e cappuccini di lana; e nastri rosa e azzurri, in attesa che il dilemma della probabilità manifestasse - alla dogliosa e grande uscita - il corno o lo spacco unisenso della realtà. Ma il nastro rosa aveva avuto partita vinta: con la Lola! e ancora una volta! con la Maria Filibertà. Dopo due cavallerizze di quel calibro, dopo anni di un prudente distacco, (quasi a sfatare o a lasciar evaporare la monomania cromatica del destino, che s’era fissato sul rosa),.... be’, pazienza.... ma ora! ora sarebbe proprio la volta del bersagliere, un bel bersaglierone di quattro chili e mezzo, Dio mio! Sì, sì, lo sentiva, «Vi ringrazio, mio Dio!.... Ve ringrazzi propi de coeur! » Lo intuiva: lo presagiva nella fidente certezza dei visceri: l’istinto materno è come la voce dei profeti e delle sibille!.... Sì, sì, ne era proprio sicura.... I due coniugi sognavano già di deambulare nelle corsìe d’un gran negozio di giocattoli, ma de quii chic, ai dì del Natale, per l’acquisto di una trombetta, dello schioppo, del cappello piumato. «Dì on pò, Cipriano, stanòtt me sont insognada ch’el me fioeu el voreva ona tromba.... e che l’aveva pientàa vün de quii caprizzi ma de quii caprizzi! poer strafüi! e che l’èva gemò bon de còr.... e di mettersi dietro a cantare el so inno.... te set.... el so de lor.... che le cantàven in del quatantòtt:23 Bersa-glièr dì gàm-ba buona Marce-rem fin a Ve-rona A tro-vàr l’impè-rator....». E il N.H. Cipriano la guardava commosso, le carezzava (con una carezza non impegnata fino al tatto) i capelli ancor folti, e così giovanili: (per non scompigliarne l’edificio). Due grosse lacrime le scendevano giù per le gote, scarnite e come arrossate dalla gravidanza, al risognare quella chinemàtica annunciazione, un presagio di giovinezza e di corsa, squillo come d’una immortale fanfara. La vita del figlio si sarebbe dunque tramutata in una corsa? Una corsa verso dove?.... In direzione di Verona?,... Sì, sì.... verso Verona!.... verso Venezia, verso il Lido.... Fino alla pensione Mafalda.24 «Cont el so giardinett». Sì, sì! «Gran bei posti!» concludeva levandosi a pena, in un languore, dallo schienale e dai cuscini: e soffiandosi dolcemente il naso. «Sì, sì, l’erede, Dio mio!»: il pollo! «el me püresìn (ndr pulcino) dora!» L’erede, Dio mio.... Non vorrei andar nel difficile: ma con l’andar degli anni e il sopravvenire delle Marie, tanto il N.H. Cipriano che donna Giulia s’eran dovuti ricredere circa l’infallibilità dell’istinto, dei profeti, e delle sibille. Essi anzi, quand’io ebbi l’onore di conoscerli, nel 1927, e subito dopo di imparare a stimarli, avevano più di una buona ragione per supporre che la macchina del destino influenzata da una qualche stella nemica dei blasoni, o almeno dei de’ Marpioni tendesse proprio a fargli trovare in via Spiga una micamal nidiata di sorelle, all’erede, prima di decidersi a scodellarlo lui. Oh, sì, sì: una più


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PRECISE PAROLE

paparino dell’altra. Circolavano già per tutta Milano, in quegli anni, notizie di Pertegati impavidi, di stoici Cazzaniga e Cavallazzi, di eroici Vigoni, che avevano dato opera indefessa alla perpetuazione del rispettivo casato anche dopo otto, dopo dieci, dopo dodici culle filate col nastro rosa! E magari per vedersi andar prete il celeste, e buon tredicesimo! Oh! quanto al prete, il N.H. Cipriano confidava nel tatto di donna Giulia, nella sua chiaroveggenza, nella sua «energia», nel suo «spirito», nell’«alto sentire della donna e della madre». Ma, ma, ma.... quel corridoio benedetto tutto anse e risvolte.... quelle piastrelle esagonali che gli parevano l’aja d’ogni generativa frumentazione quelle piastrelle rosse, lustre.... una dura, una frolla, una sana, una rotta.... no,no, no, pazienza, pazienza.... oramai non riusciva più davvero, per quanto si sforzasse.... per quanto sperasse.... no, non riusciva a immaginarle irrorate da un piccolo bersagliere furibondo.... che andava all’assalto.... sì, all’assalto del proprio naso! contro il trincerone del basello.25 «Savoia!», e patapùnfete! Con puro cuore, e col sommesso abbandono delle anime timorate, egli pensò di affidarsi alla Provvidenza, i cui decreti imperscrutabili sono legge eterna all’evento. E aveva accolto nella gratitudine del cristiano e nella tenerezza del padre la «piccola» Maria Giuseppa, nel ‘20, e la «piccola»26 Maria Ludovica, nel ‘25. E al Fonte, tutt’e due le volte, sembrò che don Rodolfo gli levasse un gran peso di sullo stomaco: quando principiò a lavorar coi diti e a scagliare verso terra delle specie di castagnòle27 simboliche, e intanto seguitava a guardar per terra e andava dietro a mugugnare e a ruggire, ma sottovoce però: «Maledicte, diàbole, maledicte!», quasi a volerlo stanare davvero, il Maligno, di sotto al bacile del Fonte: ch’era il sol posto dove un simile serpente poteva essersi andato ad arrotolare. Fu nel 1928, a primavera inoltrata, che gli nacque il «piccolo» Gilberto Gaudenzio. I due nomi dei due nonni. Era un frugolo, ma un diavolo! da far concorrenza alle sorelle, per battezzate e cresimate che fossero. Non poterono battezzarlo subito perché ammalò. E l'ombra d'un'angoscia senza nome tenne per due settimane filate il cuore dei genitori. Ma il dottor Piva lo salvò. Aveva già tre mesi e georgiamadasplinder. com mezzo: e un C.E.Gadda con Pietro Germi paio di brente28 di latte gli avevano attraversato le budella, quando lo portarono a battezzare a San Bàbila. Sul portainfante, in braccio alla balia, in un tiro a due che gli corsero dietro fino in chiesa tutti quei pochi ragazzi29 della Spiga e del Baguttino, figli delle portinaie per lo più: e le madri, a quello scalpito, si fecero in sulla porta a guardare. Dentro un subisso di trine e di veli che pareva una zan-

zariera di maremma, potenziata dal blasone. Con due nastri celesti insino a terra, con la cifra dei de’ Marpioni, il portainfante, sormontata dalla coroncina. La ziffra, un meraviglioso lavoro che ci aveva perduto gli occhi la zia Peppa, ma proprio stupendo! l’aveva ricamata in ginocchio, un punto e un’Ave Maria, con tutti gli svolazzi, i cirri, e i viticchi, che il gran caso richiedeva. Appena dentro, in San Bàbila e quando lo tolsero fuora dal portainfante, poi, non parliamone si diede a strillare, a strillare! ma da credere che lo spennassero. E del resto non si contentò di esclusiva emissione della voce. Agitava le gambucce ridivenute grasse, tutte pieghe, manovellando i ginocchi e scagliando via i piedini, strillava e gocciolava a un tal segno, da lasciar dubitare che il Maligno, terrorizzato, si stesse già capofittando in Gehenna per conto proprio, senza aspettar gli effetti della immersione lustrale. Tanto che il «maledicte, diàbole, maledicte! » parve, a un tratto, una maccheronizzazione estemporanea del nostro «maladètt demòni! » e che don Rodolfo glie lo sparasse a lui, questa volta, lui Gilberto Gaudenzio - per quanto sottovoce, ma coi denti strizzati dalla rabbia - anziché a quell’altro fetente, (sbattezzato e cornuto), che sta di casa sottoterra. Per tutta la cerimonia del Battesimo si vide emergere dal collarino e dai pizzi - dai pizzi del gran camice, bianchissimo, dall’oro vecchio della dalmatica - una faccia di don Rodolfo congestionato, con grosse gocciole di sudore alle tempie, giù per il collo; e nemmeno la manovra dell’asperges ebbe virtù di spianare quei sopraccigli, di ridar pace agli occhi: i quali di minuto in minuto volevano spremersi fuora dalle orbite, quasi e’ fussero due palle per conto loro, spiritati come da un centrifugante rivolgimento della personalità e della psiche, o forse anche solo da una turba, da un momentaneo scompiglio del sistema endocrino: avvenimenti che camminano invece di pari passo (e fanno un bel pezzetto di strada assieme) nella disfunzione di Basedow. I sopraccigli, ora, a don Rodolfo, gli incespugliavano la fronte da parer le setole d’un istrice: gli occhi orbitavano verso l’ex-neonato in un turgore sulfureo, lungo il sacro borbottamento della liturgia. «Domine, absolve: ab originali peccato libera, Domine». Fulvi come la voglia di strozzare un qualcheduno, gli uni e gli altri non seppero più mollare un solo istante «il piccolo» Gilbertum Gaudentium,30 «maledicte, diàbole, maledicte»: Gilbertum Gaudentium: quello spaventoso fischio di locomotiva ch’era in procinto di venir tramutato in un cristiano. NOTE 21. «Troncare una vita divenuta ormai insopportabile». Locuzione standard della cronaca giornalistica, fino al 1922, per i casi di suicidio. 22. Migliaccio (Firenze, Pistoia) è forma tonda e piana di sangue di porco rappreso: e, per analogia, frittella tonda e piatta di farina di castagne. 23. «In del quarantòtt». La canzone è del ‘66, ma.... vedi nota. Il signor Quarantotto, in sede massinelliana, funge da antonomastico, e direi eponimo, per tutta la longanimità del Risorgimento.


La Gazzetta | Ottobre 2010 24. «Pensione Mafalda, giardinett.» Vedi nota iniziale. 25. «Basello», da base. Lomb. per gradino o scalino. 26. La «piccola» Maria Giuseppa, ecc. Tra le virgole, inquantoché trasferito di peso dai viglietti di partecipazione delle nascite. Quasi«il piccoletto» Ambrogio, o Carlo, o Emanuele Filiberto, potesse venir fuora, invece, nelle dimensioni di leva. Povera la su’ mamma! In tal caso. 27. Castagnòle e’ son di piccoli involti di cartone impeciato, ri scontro in Fanfani, carichi a polvere, da spararli per allegrezza nelle feste di campagna. Leggi la Festa dell’Uva, di penna dello scrivente. E, del resto, vada per gli involtini: e per le feste di campagna. 28. «Un paio di brente di latte, ecc. ». Brenta o brentina è, in Lom bardia, misura di capacità: litri cinquanta. Ell’è il recipiente di legno, da cinquanta litri, fatto con doghe

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e bandali, a forma di gerla, assai piatta contro al dorso del portatore. E la si adibisce, in campagna, ne’ travasi e trasporti brevi del mosto, del vino, del latte; e talotta a evacuare i pozzi neri, spargendone il tifo sulla cavolaglia. 29. «Quei pochi ragazzi, ecc. ». Il quartiere di Via Spiga, Bagutta, Borgospesso, è de’ tranquilli del «centro» milanese: e sopravvive al tempo consunto in una sua mitezza modesta e giallina, in un tono provinciale, con le fabbriche vecchie: di cui si edilizzò e urbanizzò via via l’antico «guasto torriano». 30. «Gilbertum Gaudentium». Il sacerdote battezzatore, ripren dendo il nome in latino, sembra quasi proferire che la persona e l’anima individua è accolta nella città totale e latina, nel regno latino delle anime.

Arrivederci a tutti Pordenone, 7-9-2010 Eccomi al mio ultimo giorno di lavoro in Itaca, ciò che sento è un gran bisogno di dire grazie a tutti ed in particolare ad alcune persone. Sicuramente a Chiara Pizzato e Renato Esposito, da cui ho imparato tanto lavorando al loro fianco, entrambi sanno fare davvero bene il loro lavoro e mi hanno offerto la possibilità di mettere in pratica, di vivere sul campo l’intero processo formativo dalla progettazione alla rendicontazione, permettendomi di approfondire le mie conoscenze che altrimenti sarebbero rimaste solo accademiche e di acquisire abilità, logiche di pensiero e competenze che sono certo mi serviranno nella vita. Grazie ragazzi, un abbraccio speciale con immenso affetto. Ad Emanuele Ceschin, persona altamente competente e dotata di grandi capacità comunicative, assertive e relazionali. Grazie per aver sempre apprezzato e dato valore al mio lavoro e alle mie idee. A Chiara Nicoletti, mia tutor durante il periodo di tirocinio e preziosa consigliera in quei momenti lavorativi più difficili. Grazie per aver sempre creduto in me, mostrato grande stima e sostenuto. A Daniela Bortolin, con cui ho avuto modo di collaborare anche se per solo pochi mesi. Grazie per il modello di impegno e costanza lavorativa che mi ha offerto e che sarà sempre esempio in ogni attività che affronterò. Grazie all’intera AREA MINORI, con cui non ho mai avuto modo di lavorare, ed è forse questo il mio rammarico più grande oggi che la mia avventura in Itaca è finita. Mi sono sempre sentito da voi apprezzato ed è reciproco il sentimento. Complimenti per l’immagine attiva, dinamica e di grande gruppo che trasmettete. Grazie a voi tutti; Christian un abbraccio speciale a te. A Enrichettà Zamò, che tra una presa in giro e l’altra per il mio accento siculo che tanto “cozzava” con la nordica lingua Carnica, mi ha insegnato l’importanza del ruolo. Grazie perché mi ha sempre bastonato per farmi capire che i sentimenti e le simpatie non devono interferire nelle valutazioni lavorative, porterò

questo insegnamento sempre con me. Grazie a Sabina Capolo e Luciana Visnadi, che mi hanno dato amicizia (ed ho detto tutto). Grazie a Ardea Moretti e Fabiana del Fabbro per l’esperienza lavorativa che mi hanno fatto vivere in “Casa Ricchieri” e per avermi sempre apprezzato e dato fiducia. Grazie anche a tutti gli operatori di “Casa Ricchieri”, ragazzi svegli, capaci e con grande voglia di lavorare, che, anche se mi hanno conosciuto per poco tempo, sin da subito mi hanno mostrato stima e vicinanza. Grazie a tutti gli ospiti della struttura, mi mancheranno i loro sorrisi, il loro apprezzare quella “banale” stretta di mano con cui li salutavo. Grazie a Giada Recchione e Paola Beduz (anche se quest’ultima forse non leggerà questa mail, anzi se qualcuno ha modo di sentirla, gentilmente chiedo di salutarla e ringraziarla da parte mia) per il sorriso con cui ci accolgono ogni mattina, sorriso che spesso non valorizziamo e diamo troppo per scontato. Grazie ad Alberto Chicayban che mi ha fatto capire una cosa: credere sempre nelle proprie idee anche quando agli occhi degli altri sono utopie. Grazie (non elenco tutti ma mi rivolgo proprio ad ognuno di voi singolarmente) a tutti coloro che lavorano all’interno dell’UFFICIO PAGHE e dell’UFFICIO AMMINISTRAZIONE, Nadia Lorenzon e Giuseppe Orlandi, perché ad ogni mia richiesta hanno risposto non solo in maniera competente, ma soprattutto con tanta pazienza e disponibilità qualità preziose e rare in un mondo dove tutti “corrono e non hanno tempo”, che non possono che rendervi persone nobili d’animo. Ringrazio ed affettuosamente saluto tutti i soci, coordinatori, educatori, operatori, che ho avuto modo di conoscere durante i tutoraggi formativi che ho fatto. Grazie per le risate, la stima mostratami, l’apprezzamento e per l’avermi fatto sentire uno di voi. Chiaramente non è stato sempre tutto bello e tutti buoni, ma sono solito cercare di non portare mai nessun rancore, anche perché ritengo che sono io il primo a sbagliare, ad essere permaloso o reagire d’istinto. Quindi così come sono stato apprezzato da


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speciale opg

tanti mi sembrava doveroso SALUTARE altri tanti che non mi hanno apprezzato o a cui posso legittimamente non essere piaciuto e RINGRAZIARLI perché cercherò sempre di averne ricordo, di tenerli come promemoria e modelli per non fare mai certi errori, non essere mai come loro e migliorare con l’età.

Lascio la mia mail: simonerausa@libero.it, il mio cell: 338 76 72 001, e potete trovarmi su Facebook per chiunque avesse il piacere di mantenere i contatti. “Pace e Bene” e Buona Vita a Tutti. Simone RAUSA

Assenti le attività di recupero, pessime le condizioni

Gli Opg sono “disumani” (2)

Sopralluoghi della Commissione parlamentare negli Opg Roma

Pubblichiamo la seconda puntata delle relazioni successive ai sopralluoghi da parte della delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale negli Opg italiani. (fdp) Relazione sui sopralluoghi effettuati in data 11 giugno 2010 presso gli ospedali psichiatrici giudiziari di Aversa (Ce) Una delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale, composta dal Presidente Sen. Ignazio R. Marino, dalla Sen. Donatella Poretti, dal Sen. Michele Saccomanno e dal Sen. Daniele Bosone, assistita dal consigliere parlamentare Dott. Silvio Biancolatte, dal coadiutore parlamentare Sig. Giampiero Bistoncini, dal consulente Dott. Lorenzo Sommella e dai componenti il nucleo di polizia giudiziaria della Commissione Marescialli Capo Claudio Vuolo e Massimo Tolomeo, in data 11 giugno 2010, alla presenza di personale dei N.A.S. Carabinieri di Catania e Caserta, ha effettuato un sopralluogo presso l’OPG (ospedali psichiatrici giudiziari) di Aversa (Ce), nel corso del quale ha constatato quanto segue. OSPEDALE PSICHIATRICO GIUDIZIARIO DI AVERSA (CE) L’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa (Ce), ha sede in via San Francesco snc, all’interno di una struttura la cui costruzione è terminata nell’anno 1898, ed ospita persone di sesso maschile sottoposte a misure di sicurezza. La struttura consta di vari padiglioni, corridoi, viali e spazi aperti. La direttrice riferiva che erano presenti 320 degenti, 1 medico e 2 infermieri. Durante il sopralluogo, veniva ispezionato il padiglione che ospita le sezioni A – B – C – D, dislocate su due piani. Si notava che le celle/stanze, munite di 6 posti letto ed un servizio igienico, versavano tutte in pessime condizioni strutturali ed igienico-sanitarie, con: pavimenti danneggiati in vari punti; soffitti e pareti con intonaco scrostato ed estese macchie di umidità; ovunque cumuli di sporcizia e residui alimentari; letti metallici con vernice scrostata e ruggine; sgradevoli esalazioni di urina; armadietti vetusti; effetti letterecci sporchi, strappati ed evidentemente insufficienti; finestre, anche in corrispondenza di letti, divelte o con

vetri rotti: il tutto in condizioni tali da rendere disumana la permanenza di qualsiasi individuo. In un sottoscala del medesimo padiglione si notava un’area delimitata da armadietti metallici disposti in circolo che, a detta degli astanti, costituiva lo spogliatoio degli infermieri (in assoluta assenza di privacy e riservatezza). Inoltre, all’ingresso del padiglione si notava un quadro elettrico danneggiato, verosimilmente pericoloso per l’incolumità degli ospiti: i presenti riferivano come fosse necessario evitare accuratamente di toccare, in quanto si sarebbe potuto causare un corto circuito e privare l’edificio dell’energia elettrica. Nel contempo non veniva rilevata l’esistenza di idoneo impianto antincendio. Si constatava, altresì, che i padiglioni 8 e 9, sebbene completamente ristrutturati e presumibilmente corrispondenti ai dettami di cui alla normativa vigente, risultavano inutilizzati e, a tale riguardo, veniva rappresentata la mancanza del prescritto certificato di agibilità e del parere tecnico della Asl per il relativo nulla-osta. In generale, anche in questa circostanza emergeva: il sovraffollamento degli ambienti; l’assenza di cure specifiche; l’inesistenza di qualsiasi attività; la sensazione di completo e disumano abbandono del quale gli stessi degenti si lamentavano. I degenti, nella assoluta indifferenza, oltre ad indossare abiti vecchi e sudici, loro malgrado, si presentavano sporchi e maleodoranti. Dalle informazioni rese da alcuni ospiti emergevano casi di misure di sicurezza scadute da oltre 10 anni; oppure di cure mediche negate: come il caso del sig. F., il quale riferiva di aver chiesto invano da mesi di essere trasferito all’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto, presso il quale avrebbe potuto ricevere cure mediche specifiche relative anche ad alcune patologie di cui soffre. Inoltre, durante il sopralluogo venivano rinvenuti buoni di richiesta farmaci a base di sostanze stupefacenti privi del timbro della farmacia, e ricette relative a stupefacenti non regolarmente trascritte sul registro di carico e scarico, in violazione degli artt.60 e ss. del D.P.R. 309/1990. Conclusivamente, va evidenziato che: le carenze e le pessime condizioni strutturali ed igienico sanitarie, riscontrate in entrambe le strutture, unitamente al sovraffollamento ed alla assenza, pressoché totale, di attività di recupero e cure specifiche, oltre ad essere fortemente lesive della dignità personale, appaiono, in alcuni casi, rivestire rilevanza penale. (Segue nel prossimo numero) Fonte: Forum Salute Mentale


La Gazzetta | Ottobre 2010

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RICERCA PERSONALE

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Animatrice/ore Anziani • Si richiede: Laurea scienze dell’educazione; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time ; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Ricerchiamo per Casa di Riposo Aviano (PN) Addetta/o all’assistenza • Si richiede: Diploma o qualifica settore socio assistenziale; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time ; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.

AREA DOMICILIARE ANZIANI Ricerchiamo per Servizio di Assistenza Domiciliare Sacile (PN) Addetta/o all’assistenza • Si richiede: Qualifica o diploma settore socio assistenziale; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel Contratto Nazionale.

AREA disabilità

• Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.

AREA minori Ricerchiamo per Servizi Educativi zona Pordenone Educatore • Si richiede: Laurea in scienze dell’educazione o esperienza nei servizi educativi territoriali con minori; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Ricerchiamo per Asilo Nido Pordenone Addetta all’Assistenza • Si richiede: Qualifica o diploma settore socio assistenziale; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Le domande di lavoro vanno inviate ad uno dei seguenti recapiti: Cooperativa Itaca - Ufficio Personale 1. Vicolo Selvatico n. 16 - 33170 Pordenone 2. e-mail: ricerca.personale@itaca.coopsoc.it 3. Telefono: 0434-366064; Fax: 0434-253266

Ricerchiamo per Comunità Handicap Udine Addette/i all’Assistenza • Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Redazione: Fabio Della Pietra - Cooperativa sociale Itaca

Ricerchiamo per Comunità Handicap Begliano (GO)

Impaginazione / Grafica: La Piazzetta Cooperativa Sociale - Trieste

Addette/i all’Assistenza all’Handicap • Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria.

Stampa: Rosso Grafica&Stampa - Gemona del Friuli (Ud)

In copertina: Cjase San Gjal allo zoo di Lignano foto di Fabio Pittino

Numero chiuso il 6 ottobre alle ore 14.00 e stampato in 1250 copie



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