La Gazzetta Mensile d’informazione sociale della Cooperativa Itaca - n°2 - Febbraio 2012
Genius Loci socializza la città A Monfalcone e Tarcento badanti a domicilio Itaca presenta la “Cesare Pozzo” Udine e Trieste puntano sulla Cooperazione sociale
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ARTICOLO DI FONDO
Dove luogo, uomo e identità interagiscono
Genius Loci socializza la città
Villanova e Borgomeduna traggono un bilancio del progetto
Pordenone Il 2011 è stato un anno ricco e per alcuni versi sorprendente. Il progetto Genius Loci è nato a Pordenone “dal basso” grazie alla volontà di alcuni operatori delle istituzioni e della cooperazione sociale tra cui che vede assieme Comune di Pordenone, Provincia, Ass6, Cooperative sociali Acli, Fai e Itaca, L’Arlecchino Errante, Deposito Giordani, Scuola primaria De Amicis, Il Giardino delle Sorprese e Parrocchia di San Giuseppe. Genius Loci è cresciuto e si è arricchito grazie ad una progettualità comunitaria che ha portato alla realizzazione di iniziative e momenti di scambio collettivo, tesi a favorire la valorizzazione e l’identificazione col luogo di vita. Il risultato più importante è stato sicuramente quello di veder riunite persone di diversa età e di diversa provenienza che insieme hanno pensato a come rendere la vita del proprio quartiere più ricca nei termini dello scambio e dell’incontro. Non è stato facile arrivare a questo. Alla fine del 2010, quando parlare di Genius Loci nei territori era come nominare qualche pianta strana, le persone si avvicinavano al progetto in maniera sospettosa e diffidente. Proporre un tipo di intervento senza alcuno schema preconfezionato è stata la difficoltà maggiore. Chiedere alle persone di riflettere e di costruire insieme un cammino da intraprendere non è cosa facile, tantomeno assimilabile in maniera così spontanea. Con molta fatica le associazioni e i cittadini dei quartieri di Villanova e Borgomeduna hanno iniziato a far propria l’idea
di fondo di Genius Loci, investendo energia e coltivando aspettative, strutturando spazi di incontro, momenti di riflessione e proposte progettuali, con una partecipazione che ha richiesto costanti stimoli e sollecitazioni ma che si è rivelata costante e attiva durante tutto il periodo, rivelando la necessità e la volontà di possedere questo spazio comunitario nel lungo termine.
Un anno a Villanova
Dalle assemblee di quartiere a cadenza mensile in cui si sono riuniti i protagonisti naturali della vita di quartiere, le istituzioni e la cooperazione sociale è nata una progettualità che ha portato alla realizzazione di diverse ed interessanti iniziative. Prima fra tutte il laboratorio “Anatomia di un quartiere”, un percorso di fotografia partecipativa con incontri settimanali da ottobre 2010 a maggio 2011, attraverso il quale un gruppo composto da cittadini di diverse età ha tracciato una descrizione di Villanova. Utilizzando varie forme espressive quali interviste, fotografie, disegni e video sono emersi interessanti spaccati di quotidianità, diversi modi di vivere e vedere il quartiere. Il materiale raccolto ha portato alla realizzazione di un video e all’allestimento di una mostra fotografica itinerante. Allestita durante la “Festa in Piassa”, attualmente è a disposizione della cittadinanza per essere proposta in altri contesti. Proprio durante la “Festa in Piassa” ad agosto, è stata anche organizzata una serata-dibattito in quartiere incentrata sui suoi protagonisti, durante la quale alcuni esponenti di Villanova e delle sue principali realtà sono stati scherzosamente intervistati dai “Papu”.
ARTICOLO DI FONDO A fine primavera si è creato un comitato organizzativo che, attraverso una serie di incontri, ha portato alla realizzazione di una giornata di festa in quartiere. Si è organizzato il mercatino dell’usato “Tutto per tutti”, nome scelto dai bambini delle scuole elementari “A. Rosmini”, che ha riscontrato un’ampia partecipazione della gente di Villanova. All’interno dell’evento si è svolta l’animazione da parte del gruppo di danza folklorica di Bagnarola, che ha permesso a generazioni ed etnie diverse di ballare e divertirsi assieme. Per “Villanoviamoci” infine è arrivata la prima edizione. Un giornale di e per il quartiere che ha rappresentato una sorta di piazza virtuale in cui varie persone si sono raccontate. Nato per essere un ulteriore strumento per favorire l’incontro, lo scambio e il confronto, dispone oggi di un gruppo di redazione stabile che si occuperà della realizzazione dei prossimi numeri.
Un anno a Borgomeduna
Anche a Borgomeduna a partire da ottobre 2010 si è creata l’abitudine delle assemblee di quartiere a cadenza mensile. Così come a Villanova, il laboratorio d’esordio è stato “Anatomia di un quartiere” grazie al laboratorio di fotografia partecipativa. Le peculiarità del territorio però hanno da subito portato a scegliere una progettualità ad hoc, marcando la differenza e la forte caratterizzazione locale, evidenziando quanto il progetto Genius Loci si dovesse plasmare sulle esigenze e sulle richieste captate. A marzo 2011 si è creato il comitato di redazione per il foglio di quartiere “SpiazzaBorgo”, uno spazio fatto di carta, arricchito da pensieri prima condivisi poi scritti, che aspira ad essere di tutti attraverso l’interazione occasionale, il passaparola spontaneo e l’impegno di
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un intero quartiere. Contemporaneamente si è creato il blog in cui, oltre a poter scaricare il giornalino, si possono ricevere aggiornamenti, riflessioni e proposte (http://borgomeduna.blogspot.com). A giugno c’è stata la partecipazione a “Borgomeduna in festa”, all’interno della manifestazione è stata allestita una mostra fotografica ed è stato distribuito il primo numero del periodico. Ottobre ha visto la costituzione di un “Comitato Orto”, ovvero un gruppo di cittadini provenienti dalla Caritas parrocchiale, dal Giardino delle Sorprese, dall’Opera Sacra Famiglia e dagli Orti sociali che attualmente sta lavorando alla creazione di nuove collaborazioni in quartiere per offrire prodotti freschi (pane e verdure) all’interno delle borse spesa. A lungo termine si vorrebbero creare spazi di incontro comunitari (laboratori culinari e momenti di consulenza tecnica, ad esempio) per coinvolgere maggiormente la popolazione e per stimolare la partecipazione da parte di chi coltiva orti sul territorio. A novembre 2011, grazie a “La strada bianca”, spettacolo di teatro popolare della Compagnia Settimo Cielo di Roviano (Roma), ospitato dal teatro parrocchiale di Borgomeduna, si è avviato il progetto teatrale di comunità a cura dell’Arlecchino Errante “Ieri, oggi, domani: raccontare la memoria, la realtà e la speranza”. Il percorso, condotto in collaborazione con la scuola elementare De Amicis, il Deposito Giordani e con la Parrocchia San Giuseppe, si propone di mettere in scena la storia collettiva di Borgomeduna. Attualmente sono attivi tre laboratori, suddivisi per fasce d’età, che stanno elaborando memorie, speranze e ricordi in attesa di andare in scena. Chiara BUONO
SOMMARIO Genius Loci socializza la città
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Nullus locus sine Genio
4-6
Formazione 2011: bilancio di un anno
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Itaca presenta la “Cesare Pozzo”: domande e risposte
9 - 10
A Udine atto d’indirizzo a favore delle Coop sociali
10 - 11
A Trieste il Comune apre alla Cooperazione sociale
11 - 12
Casa Carli 5 anni a Carnevale Formazione a domicilio per badanti a Monfalcone e Tarcento Legami sostenibili insostenibili con l’Ippogrifo
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Le politiche regionali per la non autosufficienza
16 - 20
Letti per voi
33 - 34
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EDITORIALE
Al servizio della città grazie all’ascolto
Nullus locus sine Genio La rigenerazione delle reti si fa modello
Pordenone
L’idea di base
I servizi che si occupano di salute, assistenza ed educazione sono consapevoli di quanto riduttive e solo relativamente efficaci siano oggi le risposte di tipo specialistico, qualora esse non riescano a coinvolgere il tessuto comunitario che è all’orizzonte della vita dei singoli e delle famiglie. Questo significa che, davanti alle manifestazioni del disagio moderno, si possono fornire prestazioni intelligenti ed efficaci (anche in termini di costi/benefici) solo occupandosi contemporaneamente della qualità dell’“agio”, cioè della qualità della vita sociale di quella data area della città. In sostanza le istituzioni devono prioritariamente porsi il problema di come contribuire alla creazione o alla buona “manutenzione” delle condizioni per cui i cittadini acquisiscano o incrementino le proprie risorse di ascolto, comprensione, solidarietà, nonché di “complicità” con le istituzioni: in una parola, le proprie competenze sociali. Se da un lato il tessuto comunitario si presenta oggi particolarmente sfilacciato – per quanto attraversato da contraddizioni epocali che richiederebbero invece una forte coesione tra i protagonisti della vita naturale dei quartieri -, dall’altro non si può allo stesso modo non rilevare come la crisi di autorevolezza e di valori si rifletta anche all’interno delle istituzioni stes-
se (eccessiva burocratizzazione delle organizzazioni, evanescenza delle classi dirigenti, demotivazione degli operatori, parcellizzazione degli interventi, adozione di criteri di valutazione dei progetti puramente meccanicistici e in ciò incapaci di considerare la complessità dell’esperienza umana, singola e collettiva). Bisogna dunque adoperarsi affinché i servizi sappiano favorire la rigenerazione delle reti comunitarie e possano, in particolare, autorizzarsi a sostenere l’idea, vincente, di sussidiarietà, cioè la responsabilizzazione in prima persona delle istanze associative presenti nel sociale, delle reti naturali, a fianco dei servizi. Si tratta di rilanciare con i cittadini una negoziazione sui principi che regolano il benessere sociale, chiedendo loro di essere meno passivi nelle richieste di aiuto e più competenti nelle richieste che fanno alle istituzioni (ovviamente essere più attivi prevede che si sia capaci di fare richieste congrue alla luce della volontà di assumersi la corresponsabilità della salute della comunità). In quest’ottica cambiano il livello e il tono delle aspettative rivolte alle istituzioni, prende forma una maggiore consapevolezza delle proprie risorse da parte delle comunità, a fronte, logicamente, di una maggiore disponibilità e competenza delle istituzioni stesse di fare e mantenere degli accordi con la comunità.
EDITORIALE Il modello Genius Loci
Si tratta di un dispositivo semplice, per quanto necessiti di un’articolazione a più livelli in considerazione dei vari protagonisti implicati nel progetto: l’idea, in sostanza, è di dotare ogni quartiere della presenza reale e continuativa (15 ore alla settimana) di un operatore di collegamento (se si vuole, a mo’ di sportello, ma naturalmente agita con stile non troppo istituzionale) le cui funzioni sono così riassumibili Anzitutto ascoltare e raccogliere i bisogni e le questioni che emergono in quella zona della città (problemi di convivenza o comunque relativi alla qualità della vita della comunità, emergenze di tipo sanitario o assistenziale, dissapori con le istituzioni pubbliche. In secondo luogo, attivare di conseguenza la rete dei servizi (rappresentata dal Tavolo interservizi che si riunisce ogni mese) al fine di studiare la situazione e proporre delle risposte. Contemporaneamente, coinvolgere la rete naturale, cioè i cittadini protagonisti della vita di quartiere, nell’analisi della situazione e nella ricerca degli interventi necessari (a questo scopo sono già operative le Assemblee di quartiere a cadenza mensile. Quarto, tenere aperti, in ogni quartiere, laboratori intergenerazionali e interetnici.
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sposte ai bisogni del territorio seguendo, come detto, una logica di co-responsabilizzazione tra istituzioni e cittadini; il Tavolo tecnico-operativo: un gruppo inter– istituzionale più ristretto che ragiona e condivide le scelte sulle tattiche, sull’operatività a breve e medio termine (vi partecipano le operatrici di collegamento – dipendenti delle cooperative sociali Fai e Itaca - che stazionano per 15 ore alla settimana nei quartieri, un rappresentante per ciascuna delle altre istituzioni, il coordinatore del progetto); Momenti seminariali di formazione “autogestita”, al fine di dare uno spessore culturale e teorico all’operatività concreta (si tratta di momenti che si stanno rivelando importanti per creare uno spirito di squadra, per porre rimedio al senso di isolamento in cui ciascun operatore o ciascun servizio tende oggi a viversi, per rimotivare tutti al senso civico del lavoro di comunità); infine, il Tavolo di verifica del progetto, nel quale il coordinatore di Genius loci fornisce – circa due volte all’anno - una restituzione dell’esperienza ai dirigenti apicali di Ass6, Comune, Provincia.
L’operatività
Più nello specifico, il progetto (che, ricordiamo, è un’iniziativa nata dalla “base”, cioè da una sinergia di pensiero tra alcuni operatori del territorio pordenonese facenti capo a Provincia, Comune, Azienda sanitaria, Cooperazione sociale) si concretizza quindi come segue: 1) La presenza di operatori dei servizi nei quartieri prescelti per la sperimentazione. Tutto questo a più livelli: Assemblee a cadenza mensile che vedono riuniti tutti i protagonisti naturali della vita di quartiere (parrocchia e altre chiese, associazioni, scuola) per discutere di questioni legate al proprio territorio, compresa la relazione coi vari servizi socio-assistenziali cittadini; avvio di Laboratori – di natura intergenerazionale e interetnica - con piccoli gruppi di cittadini su temi o problematiche di comune interesse, capaci di offrire al quartiere iniziative e momenti di scambio collettivo tesi a favorire il clima comunitario e l’identificazione col luogo di vita (mercatini, mostre, teatro di quartiere, orti sociali, giornale di quartiere, riscoperta – a livello ambientale e storico - del proprio territorio, dibattiti pubblici) tramite il coinvolgimento non solo degli adulti ma anche dei bambini delle scuole. 2) Sensibilizzazione al lavoro di équipe allargata e relativo coinvolgimento nel progetto delle varie realtà socio-assistenziali che si muovono in città. Anche qui, a più livelli: Tavolo interservizi (Dsm, SerT, Npi, Distretto, Consultorio, Ufficio Promozione alla salute dell’Ass6; Progetto giovani e operatori di strada del Comune di Pordenone e dell’Ambito; Progetto giovani della Provincia; Coop sociali Acli, Fai e Itaca, Giardino delle Sorprese, Ragazzi della Panchina): è una sorta di cabina di regia che, fra le altre cose, si interroga su quale sia il modo migliore di essere “al servizio” della città grazie all’ascolto e alla costruzione di ri-
Risultati fin qui ottenuti
Se l’obiettivo primo di tale progetto ancora ai suoi albori è quello del rilancio o del buon mantenimento del tessuto comunitario interno alla città tramite l’operatività di quartiere, obiettivi intermedi sono: garantire una presenza credibile e costante delle istituzioni pubbliche nei quartieri, e favorire, in via preliminare ma anche nell’effettivo svolgersi dell’operatività, una convinta sinergia operativa e di pensiero tra enti e operatori pubblici e del Privato sociale. Allo stato attuale, a quasi un anno dall’avvio della sperimentazione, possiamo evincere che: a)Grazie al fatto – per nulla scontato – che le operatrici di collegamento (cooperazione sociale) hanno saputo guadagnarsi la fiducia delle persone che promuovono la vita sociale, religiosa e scolastica dei quartieri scelti per una prima sperimentazione (Villanova e Borgomeduna), si è ottenuta la partecipazione alle Assemblee di quartiere di tutte le realtà ivi presenti, le quali per la prima volta si sono poste in sinergia reciproca, trovando nella rete delle istituzioni un partner più credibile di quanto possono esserlo i singoli servizi specialistici, e
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individuando in essa il vettore primo per iniziare a “fare sistema”. Questo passo preliminare crea le condizioni indispensabili a che le comunità possano, nel tempo e in collegamento con le istituzioni, costruire risposte condivise per affrontare le varie forme di disagio che nel tempo le attraversano. b)Sono stati avviate, in accordo coi cittadini, concrete iniziative di quartiere e altre sono allo studio (mercatini, foglio di quartiere, teatro sociale, mostre...). c)Si è per la prima volta superata la cortina che divide tra loro i vari servizi cittadini, arrivando a pensare, almeno potenzialmente, di poter contare su Genius Loci non solo come un progetto di sviluppo di comunità finora limitato a due quartieri, ma come il contenitore di tutte le esperienze di socializzazione della città. Un fatto che rimotiva gli operatori perché rompe l’isolamento di cui soffrono e contribuisce a che la pratica quotidiana trovi un orizzonte culturale più ampio, offrendo tra l’altro importanti momenti formativi alla pratica di comunità.
Criticità
Il fattore che ha rappresentato il punto di forza iniziale, e cioè la partenza dal “basso” del progetto, si rivela a questo punto anche il suo possibile punto critico. La scarsa valenza istituzionale, la formalizzazione ancora troppo incerta di Genius Loci rischiano infatti di veder relegato il progetto a un certo pericoloso spontaneismo. Se la motivazione, la spinta culturale proveniente da un gruppo di operatori hanno fatto indubbiamente decollare una serie di iniziative (e questo è stato indispensabile per mantenere nel tempo le spinte ideali e lo spirito di gruppo che sono la forza prima, la conditio
sine qua non, dei progetti di comunità), tuttavia si rivela ora necessario giungere a un più deciso riconoscimento formale, come pure sostanziale, di Genius Loci da parte dei vertici delle istituzioni coinvolte. In pratica, riteniamo indispensabile la sottoscrizione di un preciso accordo di comuni intenti tra Provincia, Comune e Ass6, un documento che contempli anche la relativa suddivisione dei fondi da impegnare (anche se ci sta muovendo per reperire fondi pure da altre agenzie, private, del territorio). Una maggior forza istituzionale del progetto può in sostanza, prevenendo il rischio di una deriva eccessivamente spontaneistica e come tale foriera di poca chiarezza, garantire il futuro di questa iniziativa.
Ulteriori risorse
Un ultimo punto concerne il finanziamento del progetto. Sarebbe importante – proprio per la vocazione di comunità dell’iniziativa – poter contare, oltre che su stanziamenti provenienti dagli enti pubblici, su risorse messe a disposizione da agenzie private (Fondazioni, Banche, Aziende, etc.) presenti nel territorio e sensibili alle problematiche che da esso emergono. Eventualmente, esse sarebbero coinvolte nel progetto non semplicemente in qualità di sponsor esterni, ma a tutti gli effetti come partner che si confrontano e si relazionano costantemente coi cittadini e le istituzioni coinvolte nel progetto. Francesco STOPPA Coordinatore di Genius loci
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Valorizzare e sviluppare le risorse umane
Formazione 2011: bilancio di un anno Oltre 200 le iniziative formative, coinvolti più di 2600 partecipanti
Pordenone La formazione rappresenta per Itaca un’importante politica di sviluppo aziendale, e costituisce uno strumento strategico di valorizzazione e sviluppo delle risorse umane. Con le nostre azioni, cerchiamo di tendere all’arricchimento delle competenze e delle professionalità dei soci lavoratori, orientandole in funzione dei bisogni propri, dell’utenza e delle esigenze del servizio. Nei servizi alla persona è infatti fondamentale lavorare in termini formativi sulla centralità dell’utente e sulla relazione d’aiuto che si realizza nella pratica quotidiana. Per questo motivo cerchiamo di contestualizzare la pratica formativa alla situazione concreta e all’esperienza di chi opera all’interno del servizio. Definiamo così come obiettivo della formazione lo sviluppo delle risorse umane, attraverso la promozione delle conoscenze e delle abilità degli operatori, in linea con la mission del servizio, per una gestione improntata al miglioramento continuo. Con l’acquisizione, da parte dei lavoratori, di competenze tecnico professionali, relazionali e gestionali, garantiamo il miglioramento continuo del servizio erogato. La formazione erogata dalla Cooperativa Itaca risponde a precisi indirizzi dettati dalle esigenze formative che trovano una felice sintesi finale nel piano formativo annuale, risultato della sinergia fra le diverse figure impegnate nella costruzione dell’offerta formativa. Lungi dall’essere un documento statico, dovendo anzi lo stesso rispondere ad esigenze che, l’esperienza insegna, possono essere mutevoli nel tempo, il piano formativo annuale si caratterizza come strumento agile ed “aperto” a nuove necessità che dovessero emergere nel corso della sua realizzazione. I canali di finanziamento ai quali abbiamo avuto accesso nel 2011 sono legati ai finanziamenti pubblici del Fondo Sociale Europeo (i corsi di Competenze minime), della Lg. 236/93 (cinque corsi) e il Fondo Interprofessionale per la Formazione Continua Fon. Coop. (quattro interventi formativi). Abbiamo inoltre gestito un corso di formazione esterna finanziato dal Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di Paesi Terzi rivolto alle assistenti
familiari dell’Ambito di Sacile. La maggior parte dei corsi, comunque, è stata organizzata utilizzando risorse investite direttamente dalla Cooperativa. Ampio spazio è stato dato ai corsi obbligatori afferenti all’area sicurezza e all’area Haccp. In linea con le previsioni di inizio anno, siamo riusciti a soddisfare i fabbisogni formativi rilevati, riconoscendo l’importanza di una formazione tecnica di base che trasmetta la capacità di gestire un’emergenza, e l’attenzione nel rispettare le prassi che ne possano prevenire l’insorgenza. Oltre dieci le edizioni del corso di formazione per addetti al settore alimentare e una dedicata alla formazione del Responsabile dell’elaborazione, gestione e applicazione della procedura Haccp (quest’ultima figura operante nella sola regione Friuli Venezia Giulia) per complessivi 200 lavoratori formati, di cui l’88% di genere femminile; numerose le ore dedicate alla formazione per l’area sicurezza per un totale di oltre 800 persone coinvolte, di cui circa l’84% di genere femminile. La formazione erogata in tema di sicurezza vede la collaborazione della Cooperativa con enti di formazione qualificati in materia e soggetti pubblici (Vigili del Fuoco) e risponde in primis al soddisfacimento degli adempimenti previsti dal T.U. 81/2008 senza trascurare l’aspetto qualitativo che ogni proposta formativa porta con sé; da questo punto di vista l’orientamento della Cooperativa Itaca favorisce al massimo l’instaurarsi di una vera e propria cultura della sicurezza fra i lavoratori, che devono prima di tutto essere consapevoli dei rischi della propria attività e al contempo disporre delle informazioni utili ad affrontare le situazioni di pericolo.
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Una decina i corsi dedicati alle figure quadro della Cooperativa, in riferimento a tematiche legate alla comunicazione, alla valutazione del personale, alla gestione delle risorse umane in un’ottica di genere. Diverse le iniziative legate all’area educativa, alcune delle quali innovative come il Laboratorio di Ludopedagogia svoltosi a Barcis. Altre tematiche attuali e d’interesse sono state quelle che hanno riguardato i corsi grazie ai quali abbiamo sottolineato l’importanza di una progettazione partecipata e uno sviluppo di comunità. Tematiche interessanti anche quelle più tecniche, legate ai disturbi specifici dell’apprendimento, il rapporto con la famiglia dell’utente, i contesti di protezione e tutela del minore, durante i quali si è cercato di concentrare l’attenzione principalmente sul ruolo dell’educatore. Oltre ai cinque corsi di competenze minime da 200 ore, nel 2011 la Cooperativa ha gestito diversi aggiornamenti legati all’attività assistenziale, all’arte della cura, all’approccio all’utente anziano, o al disabile anziano, trattando sia questioni operative, come la gestione delle demenze, sia nuove problematiche, come l’approccio all’anziano che presenta patologie psichiatriche o la gestione della sessualità nella terza e quarta età, sempre in un’ottica di lavoro di rete integrato con i ruoli di altre figure professionali. In fase d’opera tre edizioni del corso “Competenze minime nei processi di assistenza alla persona” che permetteranno a circa 60 soci di acquisire nel 2012 un credito formativo che garantirà l’accesso alle “Misure compensative per il conseguimento della qualifica di Oss”. Dal 2005 ad oggi la cooperativa ha promosso l’avvio di 16 corsi di questo genere, garantendo la formazione a 314 persone (di cui 263 di genere femminile). Oltre trenta gli interventi organizzati insieme a Codess Fvg nei territori in cui operiamo in Ati. Tra gli obiettivi centrati dall’ufficio Formazione nell’anno 2011, si segnala l’accreditamento di Itaca come ente ospitante e di coordinamento di attività di Volontariato Europeo previste dal programma “Gioventù in azione - Azione 2” promosso dall’Unione Europea. Lo scopo delle attività inerenti al Servizio Volontario Europeo è quello di promuovere quei principi cardine attraverso i quali fondare un’Unione Europea intesa come legame virtuoso tra popoli e non solo come mera unione economica e istituzionale. Infatti è solo tramite il sostegno e la diffusione dei principi di solidarietà, cittadinanza attiva e comprensione reciproca tra i giovani che si può formare e cementare l’idea di un’identità europea e di una convivenza pacifica e proficua tra i popoli del vecchio continente. La Cooperativa Itaca nel corso del 2012 ospiterà presso la struttura di via Ricchieri a Pordenone due giovani provenienti da un Paese europeo, permettendo loro di impegnarsi nel volontariato e di acquisire nuove capacità, di conoscere una nuova lingua e di entrare in contatto con la cultura italiana. Sono già arrivate parecchie richieste da giovani e istituzioni di origine
polacca, russa, spagnola, armena e turca, segno di come la nostra Cooperativa, ma anche il Pordenonese, rappresentino delle realtà attraenti dal punto di vista culturale, organizzativo e geografico. Con i suoi servizi, diversi per tipologia e dislocazione geografica, Itaca costituisce una realtà di primo livello ed un formidabile banco di prova anche per tutti coloro che, freschi di studi o alla ricerca di un primo impiego, si affacciano a vario titolo e in alcuni casi per la prima volta al mondo del lavoro. Dagli Istituti superiori alle Università, dalle Aziende sanitarie agli Enti di formazione, questi sono solo alcuni degli organismi che hanno trovato in Itaca un partner affidabile e competente per l’attivazione di tirocini ed altre esperienze di primo approccio (o di reinserimento) alla realtà socioeducativa ed assistenziale. L’anno 2011 si chiude con circa 80 fra tirocini di varia provenienza e borse lavoro ospitati, segnale questo della costante attenzione che la Cooperativa riscuote nel mondo della formazione nel senso più ampio del termine. Aggiornamento delle competenze, addestramento, confronto e condivisione, formazione continua, educazione, sviluppo, accompagnamento, orientamento: sono queste parole chiave che identificano l’attività formativa in Itaca. Nel 2011 si contano oltre 200 iniziative che hanno coinvolto più di 2600 partecipanti (alcuni soci hanno sicuramente preso parte a più di un intervento), a cui vanno aggiunte le attività di supervisione. Questo è il linea con i dati rilevati dall’Agenzia Regionale del Lavoro, che rileva come il Friuli Venezia Giulia, con il 52,2%, risulti essere tra le regioni in cui il tasso di partecipazione alle attività formative è più elevato. Negli ultimi anni una pluralità di soggetti del privato sociale sono coinvolti nella realizzazione di un vero e proprio sistema di formazione permanente, in linea con quanto stabilito nel campo dell’educazione degli adulti dalla Conferenza unificata Stato, Regioni e Autonomie locali (Accordo del 2 marzo 2000) nel quadro dei processi di decentramento delle competenze. Tra gli obiettivi vi sono quelli relativi alla riconoscibilità delle competenze comunque e dovunque acquisite (nei percorsi di educazione degli adulti, nel lavoro, in altri contesti). Per quanto riguarda in particolare la formazione continua, che nell’ottica della strutturazione del sistema nazionale di Lifelong Learning assume un’importanza fondamentale, alle attività tradizionali finanziate dal Fse, dalle legge 236/93 e dalla legge 53/00, si aggiungono le attività formative organizzate e finanziate dai nuovi Fondi Paritetici Interprofessionali, a cui Itaca accede dal 2009 gestendo in autonomia le procedure previste a livello nazionale. Lo sforzo per il futuro sarà quello di sviluppare nuove tipologie di offerta formativa, in linea con le indicazioni regionali, sia nell’ambito dell’istruzione e della formazione professionale, sia in quello della promozione e dell’accrescimento culturale. Ufficio Formazione
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Fondo sanitario integrativo (1)
Itaca presenta la “Cesare Pozzo”
Oltre 20 incontri sul territorio, prime adesioni entro il 29 febbraio 2012 Pordenone
dell’intervento per un massimo di 1.000 euro; g) esami diagnostici, esami di laboratorio, visite specialistiche, fisioterapie, acquisto e noleggio protesi, nei 120 gg. successivi per un massimo di 1.000 euro; h) prelievo di organi o parte di essi, ricoveri relativi al donatore vivente, accertamenti diagnostici, assistenza medica e infermieristica, intervento chirurgico di espianto da donatore vivente, cure, medicinali e rette di degenza per il donatore vivente; i) spese di trasporto con mezzo sanitario (in Italia e all’estero) o spese di rimpatrio della salma per decesso dovuto a grande intervento chirurgico all’estero, per un massimo di 3.000 euro. Nel caso in cui si utilizzano solo i punti f), g), h), i), Sussidio di assistenza di ricovero ospedaliero: • 40 euro al giorno per ricoveri in Italia fino a un massimo di 10 giorni; • 60 euro al giorno per ricoveri all’estero fino a un massimo di 10 giorni.
INTERVENTI PER NEONATO
È prevista la tutela del neonato per gli interventi sostenuti nel primo anno di vita per la correzione di malformazioni congenite per un massimale ad intervento di 10.000 euro.
AREA ASSISTENZA SANITARIA
ASSISTENZA DOMICILIARE SANITARIA
Sussidio del 50% del documento fiscale, comunque fino ad un massimo di 1.000 euro per anno solare, per terapie mediche, assistenza specialistica, medicazioni, riabilitazioni, prelievi (interventi sanitari a domicilio) effettuate da medico o infermiere o fisioterapista abilitato.
A seguire le date delle assemblee di zona in scadenza: data
sede
16/02/2012
Itaca
16/02/2012
Itaca
17/02/2012
Casa di Riposo
21/02/2012
10
6 7 8
20,00
San Leonardo
15,00
Pordenone
15,30
Pordenone San Vito Auronzo
19,00 18,30 15,00
Cimolais
15,00
Itaca
Latisana
16,00
22/02/2012
Itaca
Latisana
19,30
11
22/02/2012
Casa di Riposo
Fogliano
14,30
12
22/02/2012
Casa Basaglia
Merano
16,30
13
22/02/2012
Villa Sartorio Trieste
13,00
14
23/02/2012
Itaca
Fiumicello
14,15
15
23/02/2012
Casa di Riposo
Sacile
14,00
9
A cura di Fabio DELLA PIETRA
AREA GRAVIDANZA
Itaca
Spilimbergo
GRAVIDANZA
16/02/2012
5
19,00
• fino a un massimo di 700 euro per gravidanza
Itaca
Rimborso delle spese per le visite, le ecografie e le analisi clinico-chimiche effettuate in gravidanza.
15/02/2012
4
Pordenone
AREA ODONTOIATRICA
Casa di Riposo
PREVENZIONE
15/02/2012
3
• presso Studi dentistici convenzionati e per spesa ticket SSN
Itaca
100% delle spese sostenute per l’igiene orale (detartasi) una sola volta nell’anno solare per piano sanitario sottoscritto.
15/02/2012
CURE ODONTOIATRICHE A SEGUITO DI INFORTUNIO
Itaca
AREA TERAPIE
15/02/2012
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ora inizio
luogo • fino a un massimo di 1.000 euro nell’anno solare e per infortunio Con presentazione del certificato di Pronto Soccorso
100% della spesa per ticket; 50% della spesa in regime privato.
CICLI DI TERAPIE A SEGUITO DI INFORTUNIO
• fino a un massimo di 600 euro nell’anno solare
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100% della spesa per ticket; 100% della spesa con un minimo non sussidiabile di 50 euro per ciclo di terapia.
Il Consiglio di amministrazione della Cooperativa Itaca annuncia 24 speciali assemblee di zona con i soci per presentare nel dettaglio il “Fondo integrativo sanitario Coop Itaca”, 24 date in tutto il Nordest in cui approfondire i contenuti della convenzione e raccogliere le adesioni, per le quali la prima deadline è fissata al 29 febbraio. Sono partiti i focus con i soci riguardanti la convenzione sottoscritta nelle scorse settimane tra la Società di Mutuo Soccorso “Cesare Pozzo” e la Cooperativa sociale Itaca di Pordenone. Per un mese - dal 23 gennaio al 23 febbraio –, il Consiglio di amministrazione e la Direzione della Coop friulana si recheranno sul territorio incontrando soci e socie dei servizi. Grazie al Fondo integrativo sanitario Coop Itaca sottoscritto con la Cesare Pozzo, gli oltre 1000 soci lavoratori della Cooperativa pordenonese potranno usufruire di una serie di vantaggi in deroga a quanto previsto dal Regolamento applicativo. Anzitutto, il diritto al sussidio che compete anche quando la causa che ha determinato la richiesta sia conseguente a patologie o infortuni, fatti o eventi preesistenti alla data della domanda di ammissione se inerenti direttamente al socio. Inoltre, per ogni socio sono azzerati i periodi di carenza per l’acquisizione del diritto ai sussidi previsti nella forma di assistenza base sopra menzionata. In terzo luogo, le quote di adesione per i familiari sono a carico del socio lavoratore e anch’esse possono essere versate in rate mensili con la trattenuta sul cedolino. Cinque le sezioni del Fondo integrativo sanitario Coop Itaca: area Ricovero, area Assistenziale sanitaria, area Specialistica, area Socio-sanitaria e area Odontoiatrica. Il contratto sottoscritto tra Itaca e Cesare Pozzo prevede che la Cooperativa compartecipi al pagamento del contributo associativo annuo - pari ad € 102,00 -, nei limiti del 50% (ovvero € 51), a favore di ogni proprio socio lavoratore che aderirà volontariamente compilando la domanda di adesione entro i termini prestabiliti. Prima scadenza per l’adesione quella del 29 febbraio 2012, per i soci lavoratori che sceglieranno di sottoscrivere il fondo entro tale data la decorrenza della copertura sarà retroattiva ovvero dal primo gennaio 2012. Chi dovesse maturare la decisione di aderire una volta scaduto tale termine, dovrà attendere la riapertura delle iscrizioni, ovvero dall’1 al 31 luglio 2012 con copertura attiva dal primo luglio 2012. La Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo, fondata nel 1877, è la più grande società di mutuo soccorso italiana che opera nel campo della mutualità integrativa sanitaria. Comprendendo anche i familiari dei suoi oltre 80 mila soci, sono circa 250 mila in tutta Italia le persone assistite con le forme di assistenza di Cesare Pozzo. Il contratto è stato firmato a fine anno,
nella sede legale di vicolo Selvatico a Pordenone, dal presidente di Itaca, Leo Tomarchio, e dal vice presiFONDO INTEGR dente nazionale della Cesare Pozzo, Diego Lo Presti. L’azione attivata da Itaca anticipa di un anno quanto stabilito dal CCNL delle Coop sociali siglato a metà dicembre, che prevede dal 2013 l’introduzione dell’assistenza sanitaria integrativa. La tutela della salute, l’effettuazione di visite mediche e accertamenti diagnostici sono sempre più a carico della famiglia italiana. Nel 2009 l’importo medio portato in detrazione con il mod. 730/2010 è stato di € 895,00 con un incremento del 4,5% rispetto all’anno precedente (fonte: Università Bocconi, Novembre 2010). La famiglia italiana sostiene direttamente il 23% della spesa sanitaria italiana (25 miliardi di euro su complessivi 107 miliardi) per l’effettuazione di visite mediche specialistiche, acquisto medicinali, cure odontoiatriche, accertamenti diagnostici e analisi cliniche.
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IN PRIMO PIANO Fondo sanitario integrativo (2)
Domande e risposte In caso di presenza di coniuge/convivente e/o figli è obbligatorio fare aderire anche tutti i familiari o è possibile aderire anche solo individualmente? Il socio della Cooperativa Itaca può aderire anche individualmente versando una quota pari a 51,00 euro in quanto la rimanenza viene versata dalla Cooperativa. Il socio può aderire alle aggiuntive per i familiari versando 102,00 euro per ogni copertura; quindi 102,00 euro per il coniuge/convivente more uxorio e 102,00 euro per uno o più figli (totale 204,00 euro). In caso di presenza di coniuge/more uxorio e/o figli nel nucleo familiare, è obbligatorio far aderire tutti i familiari aventi diritto con la sola eccezione nel caso in cui il coniuge sia già coperto da un altro Fondo Sanitario. Il socio della Cooperativa Itaca può aderire anche individualmente versando una quota pari a 51,00 euro (in quanto la rimanenza viene versata dalla Cooperativa), anche in caso di presenza di coniuge/more uxorio e/o figli nel nucleo familiare che non vorrebbe far aderire al Fondo? Sì, il socio, anche in presenza di un nucleo familiare, può aderire individualmente versando 51,00 euro. Se marito e moglie sono soci lavoratori di Itaca ed entrambi aderiscono al Fondo pagando 51,00 euro (con 51,00 euro a carico di Itaca) e hanno una figlia, è possibile non fare aderire la figlia? Anche questo caso è possibile in quanto i soci non sono obbligati a far aderire i familiari.
E’ sempre necessaria la comunicazione preventiva al Fondo in merito alla prescrizione del medico e del centro diagnostico prescelto? E’ necessaria la comunicazione alla sede regionale di appartenenza prima dell’appuntamento dell’esame diagnostico strumentale e alta specializzazione (allegato B) solo se viene effettuato in una delle nostre strutture convenzionate usufruendo la convenzione diretta (pagando una franchigia di 30,00 euro). In tutti gli altri casi è sufficiente allegare i documenti alla richiesta di sussidio per ottenere il successivo rimborso. La copia della prescrizione medica è sempre necessaria. In caso di visite in regime di libera professione è comunque necessaria la prescrizione medica ed è riconosciuta qualche forma di rimborso? Nel Fondo non sono previsti sussidi per visite effettuate in regime privato ma solo tramite il SSN, quindi pagando il ticket. In caso di gravidanza, è possibile chiedere il rimborso di prestazioni a pagamento e di visite ginecologiche e ecografie effettuate in regime di libera professione? Sì, la socia può chiedere il rimborso di visite, ecografie ed analisi cliniche in caso di gravidanza. Il massimale per il rimborso è pari ad euro 700,00. E’ indispensabile la presentazione della copia della prescrizione medica. Se il socio è un uomo, può ricevere questo tipo di sussidio solamente se ha aderito alla copertura per la coniuge/convivente more uxorio.
Affidamento forniture di beni e servizi
Atto d’indirizzo a favore delle Coop sociali La Provincia di Udine riserva il 10% degli appalti alle Coop B
Udine Con delibera n° 2012/14 la giunta provinciale di Udine, relatore l’assessore alle politiche sociali, Adriano Piuzzi, ha approvato l’“Atto di indirizzo per l’affidamento di forniture di beni e servizi con riserva alle Cooperative sociali di tipo B”. Si tratta di un’importantissima iniziativa - cui hanno collaborato le associazioni della Cooperazione sociale - che si aggiunge all’Atto di indirizzo regionale approvato pochi mesi or sono, ed all’iniziativa del Consiglio comunale aperto di Trieste, che ha portato ad analoghe iniziative. “La percentuale di appalti riservati, pari al 10%, è la più alta finora indicata a livello nazionale – ha commentato il presidente di Legacoopsociali Fvg, Gian Luigi Bettoli -, e tiene realisticamente conto della forza e della storia dell’esperienza di inserimento lavorativo realizzata dalla Cooperazione sociale friulana e giuliana”.
“Come Legacoopsociali Fvg – ha precisato Bettoli - ringraziamo in primo luogo l’assessore Piuzzi e lo staff di funzionari e consulenti che hanno lavorato approfonditamente per arrivare a questo risultato, che costituisce un nuovo punto di riferimento, regionale e nazionale, per le politiche di sviluppo della Cooperazione sociale”. La vicepresidente di Legacoopsociali Fvg, Michela Vogrig, che ha partecipato al processo di elaborazione della delibera in quanto rappresentante dell’associazione presso la Provincia di Udine, ha sottolineato come “sia stato raggiunto un importante risultato, maturato e condiviso con l’Amministrazione provinciale, che ha portato ad un riconoscimento importante del ruolo della cooperazione di inserimento lavorativo del territorio”. A tal proposito appare significativo evidenziare alcuni aspetti che hanno portato alla sottoscrizione del documento. Anzitutto “la scelta di sviluppare un percorso condiviso in tutte le sue fasi con le Centrali cooperati-
IN PRIMO PIANO ve, che sono state fattivamente coinvolte nella stesura dell’atto, come anche – ha proseguito Vogrig - la scelta di allargare, oltre ai servizi classici (ad esempio, le pulizie), la tipologia dei servizi in regime di riserva con l’inserimento di attività, quali la fornitura di stampati e la gestione del catering e di eventi culturali, riconoscendo in modo esplicito le potenzialità che la Cooperazione sociale di inserimento lavorativo può esprimere in diversi e differenziati settori di intervento”. L’atto approvato dalla Provincia di Udine risponde inoltre ad esigenze di chiarezza e facile applicabilità, “definendo in modo esplicito criteri di valutazione del progetto sociale - condivisi con i rappresentanti delle Centrali cooperative - che garantiscano una efficace valutazione, sia delle modalità di inserimento lavorativo, sia dei risultati in termini di stabilizzazione lavorativa delle persone in condizione di svantaggio”. Peraltro da elogiare “la scelta di un’articolazione in termini di punteggio per procedure ad offerta economicamente vantaggiosa, con un parametro di 70 punti /100 attribuito all’offerta tecnica, di cui al progetto sociale possono essere attribuiti fino a 40 punti”. “Credo sia importante riconoscere all’Amministrazione Provinciale il significativo impegno profuso per la predisposizione di questo atto di indirizzo – ha concluso Vogrig - che, a maggior ragione in una fase come quella che stiamo attraversando, si configura come esempio di buone prassi, non solo nei contenuti, ma anche nelle modalità adottate, caratterizzate da un fattivo confronto con i rappresentanti del mondo della Cooperazione”.
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Grazie a questo documento si potrà inserire, tra le condizioni di affidamento dei contratti, la cosiddetta “clausola sociale” al fine di far prevalere il valore della socialità rispetto a quello dell’economicità favorendo, dunque, l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Come ha spiegato l’assessore Piuzzi, “la Provincia ha sempre attuato politiche orientate alla promozione e al sostegno della Cooperazione sociale attuando, in particolare, riserve di affidamenti a favore della Cooperazione sociale. Con questo atto l’amministrazione intende non solo consolidare e sviluppare i livelli di protezione sociale fin qui attuati, ma caratterizzare il proprio impegno per realizzare quanto previsto dalla vigente normativa in materia, sviluppando il principio di sussidiarietà, mediante l’accelerazione dei processi di integrazione delle persone fragili e disagiate”. “In questo contesto – ha proseguito Piuzzi – stante l’esperienza fatta finora, cogliendo altresì le istanze espresse dal mondo della Cooperazione sociale espresse attraverso le associazioni di categoria, abbiamo deciso di procedere all’adozione di modalità all’avanguardia in merito all’affidamento di lavori, servizi e forniture che privilegino l’esigenza di creare opportunità di lavoro, quali proficue occasioni di reinserimento sociale per persone appartenenti a categorie svantaggiate. In quest’ambito le Cooperative sociali di categoria B rappresentano lo strumento idoneo per l’impiego e l’inclusione sociale di queste persone”. A cura di Fabio Della PIETRA
Bettoli: “Sbriglia il nuovo Basaglia”
Il Comune apre alla Cooperazione sociale Audizione in Consiglio a Trieste: 57 imprese e oltre 56 milioni di fatturato
Trieste Anche l’antico imperial regio porto asburgico si avvia a sedere tra le grandi amministrazioni metropolitane (Torino e Roma innanzitutto) che hanno intrapreso la via della regolamentazione generale delle relazioni con la Cooperazione sociale, con protocolli d’intesa, deliberequadro ed obiettivi di affidamento in percentuale sugli appalti pubblici affidati. Il tutto è avvenuto a Trieste con una solenne seduta del Consiglio comunale, auspici la presidente della I Commissione consiliare, la psichiatra Maria Grazia Cogliati Dezza, storica protagonista dell’esperienza basagliana triestina, ed il presidente del Consiglio comunale, Iztok Furlanic. Ospiti dell’emiciclo, hanno parlato ben nove esponenti della Cooperazione sociale ed i rappresentanti di Cgil-Cisl-Uil. Ma quello che ha forse stupito tutti è stata l’unanime condivisione dell’esperienza della Cooperazione sociale da parte di tutti i gruppi consiliari, sia della maggioranza di centrosinistra che della minoranza di centrodestra, a conferma di un sostegno condiviso della comunità regionale già assodato in più occasioni ma forse inatteso
con tanta convinzione nella città capoluogo. Riporto di seguito l’articolo apparso sul quotidiano locale Il Piccolo. Spontaneo ed un po’ “colorato”, com’è giusto per un giornalista - come l’autore Fabio Dorigo - che per un periodo ha “bagnato le lenzuola in Arno” facendo per alcuni anni l’operatore della salute mentale in una cooperativa friulgiuliana. Gian Luigi BETTOLI Presidente Legacoopsociali Fvg
Il Piccolo Martedì, 10 gennaio 2012 Pagina 22 - Cronaca Trieste «Non capita tutti i giorni che un’amministrazione comunale si interessi di cooperazione sociale. Raramente capita che a farlo sia una grande città. Praticamente mai succede che si convochi un Consiglio comunale aperto». Ieri sera è successo a Trieste, nella storica aula di Palazzo Cheba con sei interventi del mondo cooperativo e 2 di quello sindacale (Cisl e Cgil). Un miracolo come
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lasciava intendere nell’invito Gigi Bettoli, presidente del Comitato paritetico regionale per la cooperazione sociale. La giunta quasi al completo. E quasi tutti i consiglieri presenti. Si notava persino il deputato Roberto Antonione, ormai dato per disperso da tutti. E soprattutto un tutto esaurito di pubblico con molta gente rimasta fuori dal Palazzo, in piazza Unità d’Italia. Di buon auspicio in vista dell’approvazione nei mesi prossimi di alcuni documenti di indirizzo per gli appalti riservate e le clausole sociali pro cooperazione sociale. I numeri sono numeri importanti come ha elencato in apertura Max Capitanio a nome delle tre centrali cooperative sociali di Trieste: oltre 56 milioni di euro di fatturato annuo, 57 imprese, 1457 occupati nelle coop di tipo A e 669 in quelle di tipo B (249 dei quali svantaggiati, praticamente il 36%). Tutte piccole cooperative con grande radicamento al territorio: solo due superano i 400 soci. E non lavorano solo negli ambiti tradizionali dei servizi socio-assistenziali o in quelli dei lavori. A Trieste gestiscono il Bar del Teatro Verdi (entrato nella guida dell’Espresso), l’Hotel
Tritone (segnalato dal Touring) e persino lo storico Bagno Ausonia. Ma anche la gestione dei musei. «Trieste è la culla della cooperazione sociale. Il Faro mondiale» spiega Claudia Rolando, presidente della Cooperativa lavoratori uniti Franco Basaglia, nata per prima nel 1972, 40 anni fa all’interno dell’Opp di San Giovanni. Da qui, in effetti, è partito tutto. C’è anche la Cooperativa Germano nata dal volontariato per opera della Comunità di San Martino al campo di don Mario Vatta, che dal 1983 lavora nell’ambito del caffè. Ci sono poi le Duemilauno AgenziA sociale e la Quercia con quasi mille soci (oltre il 75% donne), tra i 20 e i 40 anni, molte laureate. Ma c’è anche la cooperativa sociale “Bread & Bar” nata all’interno del carcere per iniziativa del direttore Enrico Sbriglia, ex assessore e segretario provinciale di Futuro e Libertà. «Un innovatore al pari di Franco Basaglia» azzarda durante il suo intervento il “comunista” Bettoli. E mai nessuno all’interno del Consiglio comunale si era mai spinto a tanto. Fabio DORIGO
Fino al 12 marzo mostra fotografica in “Cheba”
Casa Carli 5 anni a Carnevale Seconda tappa del tour alla Casa della gioventù
Maniago Casa della Gioventù di Maniago, dal 12 febbraio al 12 marzo, venerdì sabato e domenica in orario 1720, la domenica anche 10-12.30. Sono gli orari di apertura della Mostra fotografica dedicata ai 5 anni di vita di Casa Carli che, come annunciato nella scorsa Gazzetta, diventa ora itinerante. L’inaugurazione, tenutasi il 12 febbraio, si inserisce all’interno del programma del Carnevale dei ragazzi di Maniago, organizzato dall’omonimo Comitato, che culminerà con la tradizionale sfilata dei carri allegorici di domenica 19 febbraio, che si concluderà in piazza Italia che nella notte di sabato 18 febbraio si trasformerà magicamente in “C’era una volta… Carosello”, tema dell’edizione 2012. Le iniziative carnevalesche di quest’anno in realtà sono iniziate domenica 12 febbraio, con “Aspettando il Carnevale… Bimbi in Cantiere!”, una divertente mattinata tra colori e pennelli, in cui è stato proposto ai bambini di preparare semplici elementi scenografici, che poi gli stessi potranno riconoscere nell’allestimento della piazza. Sempre alla Casa della Gioventù alle 15 ha avuto inizio la tradizionale Festa di Carnevale, organizzata dalla Lega Handicap. In concomitanza con questa festa, negli stessi spazi, è stata anche inaugurata la prima tappa della mostra fotografica itinerante “5° compleanno di Casa Carli: un cammino insieme”. L’iniziativa della comunità
maniaghese per disabili adulti, gestita dalla Cooperativa Itaca, si propone di continuare a lavorare positivamente al rapporto con il territorio e salutare così amici, commercianti, baristi, associazioni, insomma tutti coloro che continuano a dimostrare nei confronti degli ospiti di Casa Carli, un’accoglienza amichevole. Dopo la tappa inaugurale alla Casa della Gioventù, la mostra si sposterà presso altri esercizi commerciali o spazi associativi che la ospiteranno. Dopo il successo dell’esposizione tenutasi nei locali del Centro di assistenza anziani di Maniago, la mostra, come annunciato, ha iniziato il tour. Strutturata in 18 pannelli, descrive vari momenti della vita a Casa Carli, dalle mansioni quotidiane, come le pulizie o la gestione della cucina, passando per il lavoro, senza trascurare le gite, i soggiorni estivi e le feste. L’ultima sezione si compone di una carrellata di foto degli “Amici”: associazioni, bar, negozi, panifici, parrucchiere, una parte di comunità con cui i residenti della Casa entrano quotidianamente in relazione e da cui sono accolti e ben voluti. Grazie alla loro struttura solida e leggera, i pannelli ben si prestano ad essere ospitati temporaneamente nei vari luoghi frequentati dai ragazzi, in un calendario che saluterà e ringrazierà tutti gli esercenti e i commercianti della città delle coltellerie, tutte le associazioni e le istituzioni con cui Casa Carli ha stretto e stringe relazioni. Ilaria BOMBEN e Fabio DELLA PIETRA
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Lavoro domestico e di cura in famiglia
Formazione a domicilio per assistenti familiari Quindici partecipanti al corso in partenza nell’Ambito di Monfalcone
Monfalcone Formazione delle badanti direttamente al domicilio della persona assistita, in partenza il 15 febbraio un corso riservato ai lavoratori extraeuropei residenti nell’Ambito di Monfalcone. Il corso, organizzato dalla Cooperativa sociale Itaca in collaborazione con l’Ambito distrettuale di Monfalcone e inserito all’interno del progetto pilota “Formazione in situazione, lavoro domestico e di cura in famiglia”, conterà 15 partecipanti (su 15 posti disponibili) di provenienza extraeuropea. L’innovazione del percorso, la cui conclusione è prevista ad aprile 2012, sta nella possibilità di formare le corsiste direttamente a domicilio per tutti i moduli che prevedono una sorta intervento a casa della persona accudita. Per i moduli pratici, infatti, ogni assistente sarà affiancata da un operatore qualificato nel settore. Il corso è già stato sperimentato nell’Ambito 6.1 composto dai Comuni di Aviano, Brugnera, Budoia, Caneva, Fontanafredda, Polcenigo e Sacile (ente capofila). Da un lato c’è stata la risposta positiva delle partecipanti al corso, con le loro diverse culture e le loro particolari necessità, dall’altro ci siamo trovati di fronte a realtà a volte difficili che ci hanno portato a riflettere e a considerare la loro vita in modo particolare. Le lezioni, specie quelle a domicilio, sono state accolte, a volte, con poca convinzione in particolare da qualche datore di lavoro. In alcuni casi non è stata ben compresa la potenzialità di una formazione direttamente sul luogo di lavoro, mentre, per quanto riguarda Itaca, vi è stata l’occasione di sperimentarsi in un campo oltremodo delicato. Nonostante le valutazioni dubbiose di qualcuno, le considerazioni positive ricevute sono state in maggior numero, e non solo dalle assistenti ma anche da molte famiglie. Diversi familiari ci hanno infatti ringraziato per i moduli formativi proposti, nonché per la professionalità e competenza dei docenti individuati dal nostro ufficio formazione, che da anni si occupa in diversi ambiti dei percorsi formativi, non solo del nostro personale interno. Questo ci ha fornito la spinta e la motivazione necessarie per predisporre nuovi corsi che saranno attivati a breve nel territorio di Monfalcone e Tarcento. Il progetto più in generale - cofinanziato dal Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di Paesi Terzi (Fei) 2007-2013 e dal Ministero dell’Interno - nasce in risposta all’aumento, sempre maggiore negli anni, dell’età media di vita, che ha portato ad una significativa crescita della popolazione anziana e quindi di coloro che pre-
sentano caratteristiche di non autosufficienza totale o parziale. A tale fenomeno si è di conseguenza aggiunto quello della crescente richiesta di assistenti familiari da parte delle famiglie che hanno sempre più difficoltà ad accudire i propri cari, al fine di evitare o procrastinare al massimo il ricovero in strutture socio assistenziali e sanitarie. Peraltro sempre più spesso vengono impiegate nell’attività di cura persone che, oltre ad essere straniere, la maggior parte delle volte non hanno le competenze necessarie per il lavoro di cura. La Cooperativa Itaca, che da anni opera nel settore dei servizi socio assistenziali e sanitari, ha ritenuto di poter offrire una risposta adeguata a tale situazione di bisogno attraverso il percorso di formazione per assistenti familiari. L’esperienza dei soggetti proponenti rivela infatti, come una delle maggiori criticità, l’impreparazione delle lavoratrici dal punto di vista professionale, provenienti spesso oltre che da Paesi diversi anche da percorsi lavorativi e scolastici differenti rispetto al settore dell’attuale impiego. Il corso è un’opportunità per acquisire conoscenze e suggerimenti pratici, interagire con esperti, scambiare esperienze e condividere percorsi. Servirà inoltre per migliorare e perfezionare le competenze professionali e linguistiche. L’obiettivo è quello di formare le assistenti familiari presenti sul territorio, dando la garanzia di una maggiore tutela per l’assistito in virtù delle competenze maturate dall’assistente familiare. Nelle 40 ore di formazione previste ci si pone tra i tanti obiettivi quelli di incentivare la permanenza nella propria casa delle persone non autosufficienti attraverso un servizio di cura di qualità, ma anche di favorire l’integrazione dei cittadini extracomunitari in un quadro di legalità e coesione sociale, mantenere e/o recuperare il benessere psicofisico dell’utente, cercando di ridurre i rischi di emarginazione ed isolamento. Attraverso i moduli formativi si propone inoltre di far acquisire alle partecipanti la capacità di identificazione dei bisogni e delle problematiche fisiche, psicologiche, assistenziali e curative delle persone anziane, migliorare le loro abilità comunicative, relazionali e sociali in modo da consentire un adeguato rapporto interpersonale con l’utente e, dove presente, con il nucleo familiare. Migliorare le loro abilità legate alla cura e igiene della persona e dell’ambiente approfondendo la loro conoscenza dei principi di educazione alimentare, nozioni di igiene personale e ambientale, elementi di pronto soccorso. Stefania DE MARCO
Il 23 gennaio alle 21.58 è nato Alessandro, figlio del socio Giuseppe Orlandi. Pesa 3,140 Kg, sta benissimo e la mamma Alida anche. Benvenuto Alessandro!
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in primo piano
Lavoro domestico e di cura in famiglia
Formazione a domicilio per assistenti familiari (2) Partirà a marzo il corso nell’Ambito di Tarcento
Tarcento L’Ambito socio assistenziale di Tarcento, in collaborazione con le Cooperative sociali Itaca, Lybra, Codess Fvg e La Quercia, informa che sono aperte le iscrizioni al corso “Formazione in situazione: lavoro domestico e di cura in famiglia”. Il percorso, che partirà a Tarcento nella prima metà di marzo, si affianca ai due percorsi precedentemente organizzati, uno per il territorio di Sacile - che si è da poco concluso con successo - ed uno per quello di Monfalcone. Il corso tarcentino, completamente gratuito e rivolto ai cittadini extraeuropei regolarmente assunti come assistenti familiari, nasce dall’esigenza di migliorare il grado di integrazione nel territorio delle donne straniere impiegate nel settore dell’assistenza alle persone non autosufficienti. Tra gli obiettivi il miglioramento
delle competenze professionali e linguistiche, nonché il potenziamento del grado di conoscenza della rete territoriale dei servizi. Il progetto, cofinanziato dal Fondo Europeo per l’integrazione dei cittadini di Paesi terzi e dal Ministero dell’Interno, prevede una formazione in situazione in base alla quale ogni assistente familiare sarà affiancato, per i moduli di pratica professionale, da un operatore qualificato nel settore dell’assistenza, ovvero assistenti domiciliari, Oss, infermieri, psicologi. Per informazioni ed iscrizioni è possibile contattare la sede dell’Ambito socio assistenziale di Tarcento, con sede in via Frangipane n. 1, ai seguenti recapiti: tel. 0432 783468 – fax. 0432 794794 – e-mail ambito@ com-tarcento.regione.fvg.it. Le iscrizioni potranno essere presentare entro il 20 febbraio 2012. (SDM)
Il Terzo settore diventa media
Giornale Radio Sociale
Editore è il Forum nazionale del Terzo settore Roma Un giornale radio e un primo grande esperimento di comunicazione del Terzo settore. Questa è la sintesi del Giornale Radio Sociale, un canale radiofonico che si addiziona agli altri canali di comunicazione sociale nel nostro paese, dalla carta stampata alle agenzie ai siti web. Eppure c’è un valore in più. L’editore è il Forum nazionale del Terzo settore e la redazione è composta dagli uffici stampa delle organizzazioni del Coordinamento. Per la prima volta si sviluppa un percorso di lavoro che mette in rete i “comunicatori” del no profit: un confronto di idee ed esperienze per costruire l’informazione dal nostro punto di vista. La grande sfida, però, è quella di non lamentarsi più, di non recriminare l’assenza dai grandi media: l’obiettivo adesso è farsi Media per fare informazione. La redazione, coordinata da Ivano Maiorella, è composto da sei gruppi: Società, Diritti, Economia, Internazionale, Cultura e Sport. Insieme ai redattori collabora Stefano Milano, giornalista di Radio Articolo 1, l’emittente web che collabora alla realizzazione e diffusione del notiziario. L’obiettivo è non fare solo da megafono alle rispettive organizzazioni, errore spesso compiuto dalle nostre attività d’informazione. Si vuole, invece, costruire un prodotto in cui sia sociale il punto di vista sui grandi temi e sulle questioni che emergono dai territori. Proprio dalle regioni insiste quel bacino quotidiano di fatti e vita reale che non trova un canale nella stampa e l’obiettivo sarà quello dar voce a questa realtà. Ecco come ha spiegato Andrea Olivero, portavoce na-
zionale del Forum, il senso di questa scelta: “Perché il mondo associativo rappresenta, nel suo complesso, una soggettività e una riconoscibilità che chiede di avere voce oltre i classici canali di stampa - afferma -. Abbiamo scelto il mezzo radiofonico perché, per versatilità, immediatezza e infinite possibilità di diffusione, costituisce uno strumento innovativo per il nostro settore, in grado di dare nuova voce alla comunicazione sociale”. “Si tratta - prosegue Olivero - di una nuova opportunità di comunicazione che vede protagonisti i comunicatori e i giornalisti sociali che collaborano nelle nostre organizzazioni, sia nazionali sia locali. Una redazione che si propone di trasformare in notizie i tantissimi fatti di cui il Terzo settore, ogni giorno, è protagonista”. La prossima tappa si chiama FM. Infatti, entro il mese di febbraio il progetto punta a una diffusione via etere con almeno una emittente in ogni regione. E dalle stesse regioni, dalle associazioni e dalle cooperative chiediamo dare un contributo alla diffusione e allo sviluppo di questo nuovo strumento. Per seguire il notiziario è facile: basta collegarsi a www.giornaleradiosociale.it a partire dalle 15 o cliccare “mi piace” sulla pagina Facebook “Giornale Radio Sociale”. Inoltre, il banner con il player è sulla homepage del sito www.legacoopsociali.it. Sul sito del Grs, infine, tutti i contatti mail della redazione a cui inviare comunicati, appuntamenti e news. È ora che il Sociale diventi Media e noi ci stiamo provando. Giuseppe MANZO Ufficio stampa Legacoopsociali
ATTUALITà
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Il nuovo numero de L’Ippogrifo
Legami sostenibili insostenibili La Terra vista dalla Luna
Pordenone Il nuovo numero de L’Ippogrifo – rivista promossa dall’Associazione Enzo Sarli e edita grazie anche al sostegno della Cooperativa Itaca - parla di legami, di ciò che di più invisibile, sottile e presente ci sia. Come i fili di una ragnatela, che tessuti con perizia, secondo una forma precisa, per alcuni sono trappola e per alcuni vita. Energia, complessità, forma, trasformazione. Legame come connessione che si crea tra le persone, con i luoghi, con il trascendente. Mai come in questo numero è stato arduo spiegare agli autori di che cosa raccontare. Perché dentro al concetto di legami sembra ci stia tutto, sembra ci possiamo far stare tutto. Come a scuola, quando capitava il tema libero e al primo momento pareva una fortuna, ma poi la vastità era troppo grande. Legami sostenibili / insostenibili. Legame come relazione e, scomodando Freud, la prima forma di legame è il pensiero, verso un altro, verso un luogo, verso le istituzioni. Il numero si suddivide in quattro sezioni. Sospinti leggeri, come quando da bambini giocavamo con i soffioni nei campi, partiamo da Il gioco dei legami, dove incontriamo un gioco di società in cui il villaggio è metafora dei legami di una comunità; il racconto a più voci di una compagnia di teatro che, equilibrando ogni giorno artigianato e fede, metterà in scena l’Edipo Re; la Ludopedagogia, ovvero il gioco come rivoluzione. Arriviamo poi ai Legami locali, dove nella nostra terra di confine la scienza è cultura e costruisce legami tra i saperi; dove viviamo con una base militare accanto così enorme da dimenticarcene; dove la scuola può diventare un teatro dell’assurdo in cui i partecipanti decidono di abdicare al proprio ruolo per assumere quello di un altro; dove la storia rende i legami complessi, non semplificabili, se non al prezzo di renderli ancora più deboli. Ci addentriamo poi nei Legami insostenibili, quelle zone più al limite di altre, camminiamo sapendo che la casa è il punto da cui si parte, che quella casa in un attimo potrebbe non esserci più, che è possibile logorare i nodi troppo stretti anziché tirarli facendoli diventare più forti. E ci accomodiamo nei Legami più che umani, dove un luogo di preghiera è stato creato per ringraziare, dove un padre attraversa il tempo e il dolore per incontrare la figlia, dove impariamo le regole di un galateo speciale. Troviamo dunque in questo numero alcune delle idee sognate e dei progetti attivati dagli abitanti di Itaca. Manolo Battistutta e Alessandro Rinaldi approfondiscono The Village: come nasce una chiave di lettura per legare gioco, racconto e sviluppo delle comunità sociali;
Ariel Castelo e Valentina Pescetti in Senza nessuna certezza raccontano come è nata la Ludopedagogia; Francesco Stoppa nella rubrica Doveri di cittadinanza illustra La cura della comunità, ovvero il progetto Genius Loci a Pordenone. Come di consueto, trovate le copie della rivista nella sede Itaca di Pordenone, presso l’ufficio Salute mentale e l’intera collana nella nostra biblioteca. La rivista Ippogrifo nasce nella primavera del 1998, con il gruppo di Villa Bisutti, struttura diurna del Dipartimento di Salute mentale dell’Ass6 di Pordenone. Operatori del servizio pubblico e della cooperazione sociale volevano dar vita ad uno spazio di confronto e dibattito tra le istituzioni, connettendo le realtà culturali del territorio. Pordenone è infatti una piccola città particolarmente ricca di iniziative speciali, basti pensare ad esempio alla storia delle Cooperative sociali, a Cinemazero, alla Casa dello studente, all’Arlecchino errante, per citarne solo alcune. Realtà che si intersecano e si connettono però raramente, perdendo così di incisività e di possibilità di dare un senso globale alla nostra città. L’Ippogrifo, approfondendo in ogni numero un tema specifico, da Come il rock ci ha salvato la vita a Non è un paese per vecchi ?, interroga di volta in volta i protagonisti delle iniziative come i singoli cittadini sulle diverse questioni. Come si legge nel sito www.ippogriforivista.it, pregio di queste pagine è che vi scrivono Emanuele Severino e l’allieva della II Elementare di Cordenons, l’importante è che entrambi dicano cose intelligenti e in un buon italiano. La rivista è promossa dall’Associazione Enzo Sarli, edita dalla Libreria al Segno Editrice, ed esce con il sostegno dell’Azienda per i Servizi Sanitari n. 6 “Friuli Occidentale” e Dipartimento di Salute Mentale di Pordenone, Comune di Pordenone, Amministrazione Provinciale di Pordenone, Coop Acli, Coop Fai, Coop Itaca, Coop Service Noncello, Licei riuniti “Leopardi-Majorana”. L’irrimediabile condizione dilettantistica della sua redazione composta da Maria Vittoria Aucone, Piervincenzo Di Terlizzi, Fabio Fedrigo, Giovanni Gustinelli, Laura Lionetti, Roberto Muzzin, Andrea Satta, Carmen Chiara Schifilliti, Francesco Stoppa, Silvana Widmann, Patrizia Zanet, è supportata dal nuovo direttore Gabriele Giuga… che ancora non ha idea in che pasticcio si è messo. Chi ha voglia di scrivere di come si sopravvive nelle istituzioni, nelle città, nello svolgere i propri compiti, senza esprimersi come vittime o additare altrui omissioni, ma con il piacere di raccontare ad altri ciò che si pensa o si fa,… contatti info@ippogriforivista.it. Laura LIONETTI
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attualità
Dall’assistenza domiciliare al sistema domiciliarità
Le politiche regionali per la non autosufficienza Atti del convegno - Sacile 28 ottobre 2011
Sacile
I bisogni del territorio
I bisogni che costringono il sistema dei servizi sociali e sociosanitari a riorganizzare la propria rete. • Dinamiche demografiche (progressivo invecchiamento della popolazione, allungamento della vita media, tendenza a non fare figli e conseguente denatalità, processi immigratori) • Cambiamenti nelle forme di convivenza (diminuzione dei matrimoni, aumento dei divorzi e delle separazioni, pluralità delle forme familiari) • Trasformazioni del sistema produttivo (flessibilità con alto rischio di precarietà) • Crisi produttiva e occupazionale • Diminuzione del numero di potenziali caregivers, con conseguenti problemi di sostenibilità della rete di assistenza informale, soprattutto per quella di tipo familiare • Incremento atteso nei costi per l’acquisto e la gestione di tecnologie e farmaci innovativi;
I problemi e le sfide che ci troviamo ad affrontare Le sfide: • Perseguire la sostenibilità nel tempo dell’equilibrio tra l’inevitabile limite del possibile prelievo fiscale e la crescente domanda di servizi e relativi costi. • Comprendere come meglio affrontare, in una condizione di sostenibilità e di equilibrio, la sfida del rinnovamento e dell’innovazione dei servizi.
Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi anni
• Gli ospedali hanno ridotto la propria capacità ricettiva (da 8.434 a 5.390 p.l.) a seguito della politica di revisione della rete ospedaliera (L.R. n. 13/95). • Il tasso di ospedalizzazione si è ridotto (160 ricoveri su 1000 abitanti). • I posti letto delle residenze per anziani è aumentato: oltre 10.400 posti letto di cui circa 6.800 per non autosufficienti convenzionati con le ASS). • Si è consolidato il ruolo del distretto sanitario pur rimanendo il consolidamento ancora un obiettivo da perseguire compiutamente. • Si è rafforzato il ruolo del MMG nell’ambito delle cure domiciliari. • Le leggi regionali negli ultimi anni hanno delineato un modello di sistema integrato di interventi e servizi sociali rafforzando il ruolo della gestione associata delle funzioni sociali da parte dei Comuni. • L’esercizio associato delle funzioni e dei servizi sociali da parte dei Comuni (Servizi Sociali dei Comuni) nel 2010 ha preso in carico oltre 48.700 persone di cui il 90% con presa in carico complessa.
• Si è consolidato l’approccio operativo che valorizza percorsi di integrazione tra Servizi Sociali Comunali e Distretti sanitari • Si è consolidato il modello operativo: valutazione multidimensionale e multiprofessionale – definizione del progetto personalizzato – presa in carico integrata. Punto che rimane ancora un obiettivo da perseguire compiutamente. • I Servizi Sociali dei Comuni e i distretti sanitari hanno avuto modo di sviluppare la propria programmazione sociosanitaria integrata con l’elaborazione del PAT e del PdZ: documenti che orientano a livello locale il sistema salute e protezione sociale. Si sono sviluppati nuovi strumenti di sostegno alla domiciliarità: • Fondo regionale a sostegno dell’autonomia possibile. Nel 2010 oltre 5.700 le persone non autosufficienti con un beneficio medio di € 5.536 anno. • Fondo per il sostegno a domicilio di persone in situazione di bisogno assistenziale ad elevatissima gravità. Nel 2010, prese in carico 334 persone gravissime con un beneficio medio di € 10.479 anno. • Centri diurni per anziani non autosufficienti - introduzione contributo giornaliero destinato all’abbattimento della retta giornaliera (posti diurni attivi n. 411). Sono stati potenziati i servizi a favore delle persone disabili attraverso: • L’aumento delle risorse a favore degli enti gestori dei servizi semiresidenziali e residenziali che ospitano oltre 1800 persone • La definizione di progetti realizzati attraverso le Province finalizzati alla sperimentazione di modelli organizzativi innovativi degli interventi e dei servizi di rete rivolti alle persone disabili • L’avvio di attività di studio e sviluppo delle fattorie sociali quale affermazione del welfare comunitario Molti anziani e persone disabili vivono nel proprio domicilio con impegni dei servizi sociosanitari e soprattutto delle famiglie. • Oltre 34.200 persone oggi ricevono assistenza infermieristica a domicilio e oltre 11.000 assistenza riabilitativa a domicilio. • Oltre 31.700 accessi di MMG in assistenza domiciliare integrata. • Oltre 7.000 persone usufruiscono del Servizio sociale di assistenza domiciliare. • Oltre 15.000 badanti sono impegnate nell’assistenza di persone non autosufficienti. • Si sono sviluppate le cure intermedie, anche attra-
attualità verso il potenziamento della residenzialità temporanea presso le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). Oggi si contano 792 p.l. di RSA. Nel 2009 sono state accolte 9.836 persone con una permanenza media di 24,2 giorni. • Più recentemente (2010) si è introdotto un aumento della quota di abbattimento retta nelle strutture per non autosufficienti convenzionate (n. 84) legato al reddito della persona (su € 45.000.000 di abbattimento retta, circa 8.500.000 sono riconosciuti secondo criteri di reddito) . Si è avviato un percorso di riqualificazione delle strutture residenziali per anziani che troverà conclusione entro il 2012 finalizzato a superare le criticità dell’attuale sistema di offerta residenziale per garantire: • un’offerta residenziale corrispondente a determinati requisiti • equità di accesso • personalizzazione del processo di cura • livelli assistenziali correlati ai bisogni espressi • adeguato presidio tecnico - clinico – assistenziale • l’implementazione di interventi e strumenti volti a migliorare la capacità di • governo e la qualità dell’assistenza nel sistema residenziale • qualificazione del personale Analogamente è previsto un percorso di qualificazione dei servizi residenziali e semiresidenziali per persone disabili finalizzato a: • ridefinire le modalità di accesso in relazione allo sviluppo dei progetti personalizzati • definizione di nuove modalità di finanziamento • l’implementazione di interventi e strumenti volti a migliorare la capacità di governo e la qualità dell’assistenza nel sistema residenziale • qualificazione del personale Innovazione nell’ambito della domiciliarità • Art. 3, LR n. 1/2005 L’abitare possibile quale nuova forma di domiciliarità alternativa alle strutture residenziali per l’accoglimento di anziani parzialmente o totalmente non autosufficienti. • Art. 22, LR n. 26/2005 Disciplina generale in materia di innovazione, ricerca scientifica e sviluppo tecnologico
Sperimentazione Abitare possibile
La sperimentazione Abitare Possibile (strategia di domiciliarità avanzata) ha coinvolto 10 Comuni del territorio regionale e si è concentrata nella realizzazione di contesti abitativi in grado di sostenere l’integrazione sociale delle persone anziane con il territorio e il contesto di riferimento. Tra gli obiettivi della sperimentazione si evidenzia la volontà di sperimentare modelli gestionali ed organiz-
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zativi per le soluzioni abitative e/o per servizi diurni in grado di coinvolgere in modo integrato i servizi sociali dei comuni, i servizi sanitari e socio-sanitari e a promuovere la partecipazione attiva delle famiglie, del privato sociale e delle imprese di un territorio
Legge regionale n. 26 /2005 “ Disciplina generale in materia di innovazione, ricerca scientifica e sviluppo tecnologico”
La L.R. n. 26 del 10/11/2005 “Disciplina generale in materia di innovazione, ricerca scientifica e sviluppo tecnologico” art. 22 (Interventi a favore dell’innovazione nel settore del welfare) finanzia progetti di innovazione e ricerca riguardanti: • processi e modalità di erogazione dei servizi; • introduzione di tecnologie innovative qualora di interesse generale; • trasferimento delle conoscenze e delle competenze nel sistema sanitario e sociale in cui trovino attuazione i principi ispiratori della politica regionale in tema di innovazione, nel caso specifico il principio di sussidiarietà orizzontale volto al perseguimento di un’efficace logica sistemica atta a favorire la collaborazione tra i diversi soggetti interessati al trasferimento di conoscenze e competenze innovative, l’uso sinergico delle risorse, la valorizzazione del potenziale di ricerca e sviluppo diffuso in regione, il perseguimento di obiettivi di complementarietà e di specializzazione.
Elementi di cambiamento nell’assistenza in FVG negli ultimi anni
In via prioritaria (2008 e 2009) la Regione ha finanziato progetti che prevedono azioni di promozione attiva della domiciliarità per le persone non autosufficienti attraverso: • attività di sviluppo di comunità (Presto a casa; Condominio solidale); • l’utilizzo di tecnologie per la domiciliarità (LADI: “Laboratorio regionale in tema di accessibilità, domotica e innovazione”); • l’impiego di modelli gestionali dei servizi (Fondazione di partecipazione).
REDES – Rete regionale disabilità estreme
Progetto finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali attraverso le risorse del Fondo Non Autosufficienze anno 2010. Durata 18 mesi, costo complessivo del progetto € 1.602.925,73 e co-finanziamento regionale € 320.585,15. La proposta progettuale si fonda sul riconoscimento del valore e del diritto di tutte le persone, anche nel momento in cui presentano una condizione di disabilità, di continuare a vivere nella propria casa e partecipare
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attualità
attivamente alla vita della comunità, sostenute da una Rete di servizi in grado di garantire una presa in carico integrata adeguata ai loro specifici bisogni. Obiettivo generale: contribuire al miglioramento della presa in carico domiciliare delle persone in condizione di “disabilità estrema”
Elementi che comportano criticità nel sistema attuale
I fondi sociali destinati agli anziani non autosufficienti per l’abbattimento delle rette per l’accoglienza in casa di riposo superano quelli destinati al supporto della domiciliarità. I servizi territoriali (servizi infermieristici – SID/SRD e di assistenza domiciliare sociale - SAD) in alcune aree territoriali stentano ancora a consolidarsi. Si registra ancora una carenza nella funzione di regia e di responsabilità nel garantire l’erogazione integrata degli interventi sanitari e sociali. Carenze in alcune aree territoriali di posti letto in RSA. Il clima culturale sembrerebbe ancora orientato troppo verso la decisione del ricovero in struttura residenziale (protettivo, cautelativo inevitabile?).
Impegni attuali e per il prossimo futuro (PSSR 2010 – 2012)
Scelta strategica del PSSR: nel confermare gli obblighi di attività previsti dalle pianificazioni e/o indirizzi vigenti il PSSR 2010-2012 pone la lente di ingrandimento sulla presa in carico integrata delle persone con malattie croniche e con disabilità.
Le persone con malattie croniche e con disabilità
Perché l’attenzione a questa popolazione? • Sono numericamente tante persone • Richiedono assistenza e cure continuative sia sanitarie sia sociali • Chiedono particolare attenzione rispetto all’inclusione sociale • L’incidenza della non autosufficienza è fortemente correlata all’età e tenderà ad aumentare con l’invecchiamento della popolazione • La quota maggiore di risorse pubbliche assistenziali viene utilizzata da questo aggregato di persone • Impegnano significative quote di professionisti sanitari e sociali • Le persone con malattie croniche e con disabilità e le loro famiglie concorrono economicamente in modo significativo alla propria cura Di quante persone si tratta? Il numero delle pensioni per invalidità civile in FVG sono oltre 54.000. Oltre 43.000 persone oggi hanno riconosciuta l’invalidità civile al 100% e hanno diritto all’indennità di accompagnamento. Di queste più delle metà sono femmine. Verosimilmente, circa 6.000 sono ospiti di case di riposo per non autosufficienti. (Si evidenzia che altre 4.500
persone circa sono ospiti di strutture residenziali per anziani variamente denominate). Delle 32.500 verosimilmente non istituzionalizzate, oltre 4.000 fruiscono del Fondo per l’autonomia possibile e 170 del Fondo per le persone con necessità assistenziali di elevatissima intensità. Oltre 1.200 giovani e adulti disabili sono accolti in centri diurni e oltre 600 in comunità alloggio e altri servizi residenziali. Da calcoli effettuati sulla base di dati disponibili nel Sistema informativo sociosanitario regionale, circa il 15% (pari a circa 5.500) hanno avuto due accessi al Servizio Infermieristico Domiciliare nel corso di un anno, indicandone una forma di presa in carico. Della rimanente parte oggi vi è difficoltà a ricostruire gli eventuali interventi del sistema sociosanitario.(Tale difficoltà rappresenta un problema cruciale che richiede un intervento specifico a livello di sistema informativo).
Impegni attuali e per il prossimo futuro (PSSR 2010 – 2012)
Azioni di revisione/miglioramento dei percorsi di presa in carico integrata della persona con malattie croniche e con disabilità e dei processi di gestione delle attività. La chiave della revisione non sta solo negli attori (in chi fa che cosa) e nei beni in gioco (risorse disponibili), ma anche nelle pratiche, nel come i servizi funzionano e nel che cosa producono; tutti elementi imprescindibili per ri-costruire e ripensare le politiche sociosanitarie. Azioni previste dal PSSR 2010 – 2012 orientate a migliorare/potenziare/implementare/completare: • Il sistema di accesso ai servizi (funzione di informazione, orientamento • e accompagnamento ai servizi) • L’adozione di nuovi sistemi di valutazione del funzionamento della persona con malattie croniche con disabilità • Il progetto personalizzato e il fascicolo elettronico personale • La presa in carico integrata e definizione delle responsabilità • Il raccordo dei percorsi di valutazione e presa in carico delle persone con disabilità con i percorsi di accertamento delle condizioni di invalidità civile, sordità, cecità, handicap e disabile ai fini dell’inserimento lavorativo • Un catalogo dei servizi sociosanitari con standard e costi, individuando i livelli essenziali che la Regione intende garantire • Nuovi meccanismi di accreditamento dei servizi • Un fondo regionale per la non autosufficienza che permetta la ricomposizione delle risorse pubbliche regionali destinate a finanziamento, oggi frammentate per le molteplici categorie di disabilità, rendendole disponibili in modo unitario e coerente, l’ottimizzazione delle stesse e il recupero di efficienza nel sistema • La revisione e potenziamento del sistema regionale informativo sociosanitario e sociale riconducendo
attualità informazioni oggi frammentarie e non sistematiche in un unico punto di raccolta. • La sperimentazione e lo sviluppo di forme di gestione unitaria del sistema integrato dei servizi sociosanitari in favore delle persone con disabilità che superino le distinzioni e le separatezze istituzionali attuali (Fondazioni di partecipazione) • Completamento dell’iter di riqualificazione delle strutture residenziali per anziani (tipologia di unità di offerta, standard strutturali e organizzativi, requisiti per l’autorizzazione e per l’accreditamento). • Le strutture residenziali per anziani non autosufficienti saranno inserite nella rete dei servizi in una logica di integrazione tra i percorsi della residenzialità e della domiciliarità e a caratterizzarsi sempre più come centri di servizi capaci di assicurare con formule temporali diverse processi integrati per l’accoglienza di persone con diversi profili di autosufficienza. Nel 2012 è prevista la ripresa della predisposizione del Piano di Zona, nell’ottica di una programmazione locali integrata in materia sociosanitaria la Regione provvederà a attribuire alle ASS e ai Servizi Sociali dei Comuni molti degli obiettivi definiti dal PSSR
Quali ulteriori percorsi per il futuro?
L’attuale quadro finanziario generale, che richiede pesanti azioni di contenimento, e l’andamento socio demografico che ci prospetta un incremento di domanda assistenziale, ci spingono verso una revisione: • degli attuali assetti organizzativi di erogazione dei servizi sanitari e sociali per mezzo della quale si ritiene possibile un significativo recupero di risorse da reinvestire in settori strategici dell’assistenza; • degli attuali modelli di finanziamento per la non autosufficienza anche esplorando la possibilità, come già avviene in altri paesi, che accanto all’intervento pubblico si possano affiancare forme di assicurazione sociale quale riconoscimento del rischio sociale della non autosufficienza.
Quali percorsi possibili?
E’ necessario: • Considerare la famiglia quale nucleo primario intorno al quale si addensano la vita sociale, i legami di solidarietà. Famiglia come nucleo primario di qualunque Welfare, in grado di tutelare i deboli e di scambiare protezione e cura. • Adottare un approccio trasversale che interessa molti settori dell’amministrazione pubblica (sanità, sociale, lavoro, casa, trasporti, formazione, ecc.); • Porre maggiore attenzione alle condizioni favorenti l’invecchiamento attivo e in buona salute. L’anziano è risorsa all’interno delle nostre comunità. • Sostenere lo sviluppo di comunità solidali: una rete fatta di persone, famiglie, piccole comunità, associazioni, imprese profittevoli e non, volontariato, cooperative che alimenta il senso di responsabilità civile, la fiducia e la solidarietà reciproca.
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• Sostenere lo sviluppo di comunità accessibili: case, edifici pubblici, servizi, trasporti, … • Investire in tecnologie di supporto all’autonomia e alla vita. • Innovare il tradizionale sistema dei servizi socio-sanitari in un’ottica di appropriatezza e di sostenibilità e in un contesto di sviluppo di nuove economie.
Nel futuro: affermarsi della residenzialità o della domiciliarità?
L’aumento della presenza di anziani non autosufficienti non si dovrebbe trasformare automaticamente in un aumento della domanda di ricovero in strutture residenziali, ma la crescita di questo tipo di servizi o l’affermarsi di interventi a supporto della domiciliarità dipende da un insieme complesso di fattori: • organizzazione e costo dei servizi; • livelli diversi di complessità della condizione di salute dell’anziano; • presenza di reti familiari caratterizzate da modelli culturali che vivono la gestione dell’anziano come un elemento della propria funzione nel sistema sociale; • la cultura del sistema dei servizi e il prevalere di un impianto che cerca di rivitalizzare e sostenere le funzioni della famiglia piuttosto che sostituirsi ad essa; • sviluppo tecnologico (presenza di tecnologia applicata alla domotica); • tipo e qualità dell’abitazione (presenza o meno di barriere architettoniche); • il modello culturale, gli obiettivi e i valori perseguiti dal sistema di welfare, e grado di valorizzazione del ruolo sociale dell’anziano (promozione di un invecchiamento attivo) • la presenza di supporti alla funzione di caregiver capaci di sostenere il lavoro di cura reperibili ad un costo relativamente basso;
Alcune considerazione conclusive: La “qualità anziani” condizione favorevole L’aumento della domanda di cure formali può essere contrastata da un aumento della “qualità anziani” nel prossimo futuro: –Maggiore capitale umano: istruzione (nel 1983 ottantenni senza titolo di studio: 51%; nel 2003: 31%; nel 1983 quelli con titolo medio-alto: 5%; nel 2003: 9%; in futuro ci si attende un significativo aumento. Ritardo insorgenza disabilità, almeno quella grave (Matthers e Robine, 1997); più anni liberi da disabilità.
Possiamo “comprimere la comorbilità”?
L’auspicata compressione della morbilità è un sogno? – Accreditati studi internazionali hanno effettuato una stima quantitativa dell’impatto di alcuni fattori sulla longevità delle comunità, utilizzata come indicatore indiretto dello stato di salute (Cfr. Documenti OMS sulla promozione della salute):
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– i fattori socio-economici e gli stili di vita, contribuiscono per il 40-50%; – lo stato e le condizioni dell’ambiente per il 20-30%; – l’eredità genetica per un altro 20-30% ; – i servizi socio-sanitari per il 10-15%. E’ vero che sono molti i determinanti, ma alcuni di questi, certamente fondamentali, sono legati agli stili di vita sui quali si può certamente intervenire. La soglia dell’età anziana così come viene definita (i 65 anni) non ha più alcun senso, la vita attiva si prolunga ben oltre. All’allungamento della vita dovrebbe essere associata una promozione della qualità della vita, una politica per l’invecchiamento attivo. Socialità, contrasto alla solitudine, valorizzazione dell’esperienza, impegno in attività, corretto uso dei farmaci, buone abitudine alimentari, attività fisica, prevenzione degli incidenti domestici, … aiutiamoci prima di tutto a invecchiare bene!
Sostegno alle famiglie e investire in comunità solidali
Considerare sempre la famiglia quale nucleo primario intorno al quale si addensano la vita sociale, i legami di solidarietà. Famiglia come nucleo primario di qualunque Welfare, in grado di tutelare i deboli e di scambiare protezione e cura. L’impegno a sostenere lo sviluppo di comunità solidali: una rete fatta di persone, famiglie, piccole comunità, associazioni, imprese profittevoli e non, volontariato, cooperative che alimenta il senso di responsabilità civile, la fiducia e la solidarietà reciproca.
Annalisa FAGGIONATO Area di intervento dei servizi sociali e dell’integrazione sociosanitaria Regione Friuli Venezia Giulia
Poche donne negli organi rappresentativi della società
Petizione per la doppia preferenza di genere Per allargare la rappresentanza femminile in Consiglio regionale
Pordenone Perché non ci sono donne negli organi rappresentativi della nostra società? Perché “devono” gestire la famiglia e non hanno tempo per farlo, perché “preferiscono” gestire la famiglia, perché sono meno portate o meno capaci degli uomini, o forse perché non gli interessa.… E se qualcuna fosse interessata ma per come sono strutturate oggi le dinamiche politiche dovrebbe impegnarsi molto di più degli uomini? Anche se la donna in questione non fosse la più valida (come dovrebbe essere per essere accettata in particolare dalle donne) perché è considerata sempre meno capace di un uomo altrettanto non valido? Vi propongo una petizione della Commissione delle pari opportunità regionale per inserire la doppia preferenza di genere nel Regolamento elettorale del Consiglio regionale (al momento è possibile esprimere una sola preferenza, così sarebbe possibile esprimerne due purchè siano una per genere). Attualmente nel Consiglio sono presenti 59 uomini e 3 donne, vuol dire che in tutta la Regione non ci sono più di 3 donne interessate a questo ruolo e abba-
stanza capaci da poterlo sostenere? La popolazione femminile in Friuli è il 52%. La Campania ha inserito questo strumento nel suo Regolamento e ha moltiplicato la presenza femminile nel Consiglio, mentre la Corte costituzionale ha deliberato che non è fondata la questione di legittimità costituzionale, sollevata dagli oppositori, in quanto la doppia preferenza rimane facoltativa. Sostiene che non altera artificiosamente la composizione della rappresentanza consiliare, pertanto, non vi sono candidati più favoriti o più svantaggiati, ma solo una eguaglianza di opportunità particolarmente rafforzata da una norma che promuove il riequilibrio di genere nella rappresentanza consiliare. I moduli per la raccolta delle firme e il materiale informativo sono a disposizione nei servizi ed uffici della Cooperativa Itaca, nonché sul sito ufficiale www.itaca.coopsoc.it e sullo speciale blog dedicato alle Pari opportunità e Politiche di conciliazione di Itaca http://politichediconciliazione.wordpress.com. “Firma per migliorare la rappresentanza delle donne, firma per migliorare la democrazia”. Chiara STABILE
Il 30 gennaio è nato Andrea: 2,9 kg di gioia per 49 cm di felicità! Congratulazioni alla mamma, socia Chiara Firman, ed al papà e benvenuto Andrea da parte di tutti i colleghi e le colleghe dell’equipe minori di Cervignano!
eventi
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Un servizio che accoglie
Via German comunità aperta
Conquistato il 3° premio al Concorso dei Presepi (Grande Formato) Tarcento Il percorso che la struttura di Via German a Tarcento sta compiendo è in continua evoluzione. Siamo una comunità aperta. Le feste che abbiamo organizzato, partendo dal bisogno degli ospiti di creare delle relazioni con i vicini di casa e con la comunità territoriale in generale, hanno portato a un riconoscimento importante per le persone che vivono qui. I vicini di casa vengono spesso a trovarci e per strada gli ospiti della struttura vengono fermati per saluti e chiacchiere. Abbiamo così approfittato delle feste natalizie per organizzare altri momenti d’incontro e il 20 dicembre 2011 gli ospiti hanno offerto una piccola merenda di Natale. Sono stati invitati tutti i vicini di casa e tutte le persone che in qualche modo afferiscono alla comunità, per mangiare una fetta di panettone e bere una bibita insieme, ma sopratutto per scambiarci gli auguri di Natale e di Buon Anno nuovo. La partecipazione è stata molto numerosa e la festicciola è stata un’occasione di serenità e di scambio molto intensa perché gli ospiti ormai si sentono a loro agio e accolti come persone. A tutto questo si aggiunge la partecipazione al Concorso dei Presepi. Come due anni fa anche quest’anno gli ospiti hanno voluto partecipare al concorso organizzato dalla Parrocchia di San Giovanni Battista di Cassacco. Dal mese di novembre, insieme agli operatori e con la collaborazione del Csm di Tarcento, hanno ideato e realizzato un presepe. L’idea iniziale era quella di utilizzare tutti i materiali di recupero e così è nata la scelta di fare una grotta con le bottiglie di plastica, di utilizzare le cassette della frutta per fare la base, mentre lo sfondo è stato fatto con le canne di bambù che di solito si usano nell’orto. Anche la copertura è molto semplice: carta dipinta con le tempere, mentre la base è stata ricoperta
di foglie di gelso cadute a terra nelle strade circostanti. I personaggi in legno sono stati realizzati degli operatori del Csm. Infine le stelle sono state costruite con dei fondi di bottiglia di plastica tagliati, dipinti e poi appesi con filo invisibile. Il presepe, in sé molto caratteristico, era posizionato all’esterno della struttura visibile da tutti i passanti, vicini di casa, persone che passavano di lì occasionalmente, insomma da tutta la comunità. Spesso capitava che qualcuno si fermasse a farci i complimenti o a chiederci come l’avevamo realizzato. Una bella soddisfazione. Proprio perché così visibile alla comunità anche la Parrocchia di Tarcento ha voluto che partecipassimo al concorso dei presepi. Lo scopo del nostro fare è stato raggiunto, ora non resta che continuare. Noi eravamo già soddisfatti così, ma anche un riconoscimento in più non fa mai male. Ci ha fatto molto piacere essere invitati, ospiti e operatori, a ritirare l’Attestato di Partecipazione al Concorso di Tarcento il 6 Gennaio 2012, e lo stesso giorno recarci anche nella Parrocchia di Cassacco a ritirare il 3° premio del Concorso dei Presepi per il Grande Formato. Non nascondo la grande soddisfazione di tutti gli ospiti della struttura, ma soprattutto in chi di loro aveva lavorato impegnandosi nel portare a termine l’opera, nel veder riconosciuto il lavoro con la vittoria del premio. Abbiamo accolto nella nostra comunità e siamo stati accolti all’esterno con grande gioia e piacere nell’incontrarsi. Colgo l’occasione per ringraziare la coordinatrice uscente di Via German, Simona Del Coco. Ringraziamento che viene dagli ospiti e dagli operatori per la sua passione e la sua energia per tutto il lavoro svolto finora nel porre le basi per la realizzazione di questi progetti. Cristina ZOMERO
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eventi
L’intreccio tra Comunità e Csre di Esemon
Un pezzo a quattro mani
Il segreto nello scambio e pianificazione del lavoro fra i due servizi Enemonzo Ciao, siamo Snjezana e Sara e ci occupiamo rispettivamente della Comunità residenziale e del Csre. di Esemon, due servizi diversi e complementari che sono accolti all’interno della stessa struttura, e che quindi si trovano a condividere spazi, attrezzature e metodologie di lavoro. La convivenza fra due realtà non sempre è cosa facile, ed ancor più difficile è far sì che i servizi rappresentino una risorsa e un punto di forza l’uno per l’altro. Il nostro gruppo è composto complessivamente da tredici persone (suddivise tra personale educativo ed assistenziale) e, con il prezioso aiuto della nostra coordinatrice e di numerosi collaboratori (quelli che noi chiamiamo i jolly), ha voluto raccogliere questa sfida e provare a costruire un metodo di lavoro basato sulla collaborazione e sullo scambio continuo di risorse e di informazioni. Dividere e condividere gli spazi è venuto abbastanza naturale, anche se è stato necessario darsi delle regole e creare piani di lavoro condivisi. L’ottica con cui ognuno di noi agisce nello svolgere le proprie mansioni è la volontà di agevolare il lavoro dell’operatore del turno successivo (essendo la struttura aperta 24 ore su 24 il personale si alterna su turni mensili). Proprio per questo lo scambio e la pianificazione del lavoro fra i due servizi è da ritenersi indissolubilmente legata: il Csre supporta la Comunità in alcune mansioni difficilmente svolgibili durante l’orario pomeridiano (ad esempio, accompagnamenti per visite mediche o la collaborazione nelle pulizie), al pari la Comunità provvede a conciliare le necessità del diurno anticipando o portando a termine lavori iniziati nella mattinata: stendere una lavatrice che non ha terminato il ciclo, preparare il
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the per la merenda delle 11, ecc. Inoltre, occorre considerare come lavorare in questa maniera ci dia la possibilità di condividere scelte e linee educative, e di garantire una continuità metodologica a beneficio soprattutto degli utenti inseriti in regime comunitario, malgrado la turnazione degli operatori. In realtà noi ci troviamo raramente a lavorare fianco a fianco poiché una lavora solo nella mattinata, mentre l’altra svolge prevalentemente il turno pomeridiano: spesso capita di incrociarci per pochi minuti (al cambio del turno) durante i quali provvediamo al passaggio di tutte le consegne (quelle di routine ma anche quelle extra), altre volte siamo costrette a comunicarci le cose per iscritto o via telefono (la continua comunicazione ed il contatto costante sono elementi basilare del nostro lavoro). Non è sempre facile tenere insieme tutte le parti e seguire le fila di un lavoro così complesso, noi ci proviamo quotidianamente con la massima attenzione, cercando di non tralasciare nulla. Spesso ci riusciamo, ogni tanto capita invece di dimenticare qualcosa ma prontamente cerchiamo di rimediare e di fare tesoro degli errori commessi. Concludendo, si può dire che ci piace paragonare i nostri servizi a due pianisti che suonano un pezzo a quattro mani: nell’esecuzione ci deve essere perfetto accordo ed armonia, l’errore di uno dei due (basta una stonatura o una dissonanza) si ripercuote sulla perfetta riuscita del brano. Ciò non vuol dire che si vada sempre tutti d’amore e d’accordo. Anzi, spesso capita di discutere o scontrarsi, ma sappiamo che alcune volte dalle controversie nascono buone idee che ci fanno ritrovare nel reciproco rispetto l’armonia e la voglia di fare.
Invia il tuo articolo, meglio se corredato da immagini in allegato jpg, a: f.dellapietra@itaca.coopsoc.it oppure al fax 0434 253266. Per informazioni ed eventuali proroghe chiama il 348 8721497. Il termine ultimo per il numero di marzo è lunedì 27 febbraio alle ore 9. Ricordo a tutti/e che le immagini a corredo dei vostri articoli NON vanno impaginate all’interno del file word, ma devono essere inviate in allegato jpg (via mail) o consegnate a mano.
Snjezana RADOLOVIC e Sara RICCHETTI
Nulla Tra le pareti dell’ignoto si rincorrono imponenti rintocchi quando una piuma come gracile foglia volteggia nell’oscuro nulla Alessandra
eventi
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Formazione in situazione a Sacile
Corso badanti verso la conclusione L’intervento personalizzato può risultare più efficace
Sacile Il 21 novembre scorso è iniziato a Sacile il corso “Formazione in situazione: lavoro domestico e di cura in famiglia” rivolto ad assistenti familiari di origine extraeuropea dell’Ambito 6.1. Un corso di 40 ore, suddivise in 25 in aula e 15 in situazione. La particolarità di questa iniziativa sta proprio in queste 15 ore da svolgere direttamente nel luogo di lavoro in presenza dell’assistito. Il mio compito è stato quello di tutor delle attività formative con l’incarico di curare l’organizzazione dei corsi, la preparazione del materiale didattico, la gestione delle presenze, l’elaborazione delle relazioni intermedie e finali sullo svolgimento dei corsi e di gestire i rapporti con i docenti e con le famiglie e rendicontare l´attività svolta. E’ stato certamente impegnativo ma molto arricchente gestire i rapporti con le assistenti familiari e i loro datori di lavoro ed organizzare le lezioni a domicilio. L’incontro con culture diverse, necessità particolari, situazioni difficili, induce a riflettere e a considerare la vita in modo diverso da quanto siamo abituati a fare e restituisce uno spessore esperienziale costruttivo impareggiabile. L’impegno e la dedizione si sono concentrati nel non dare niente per scontato, sia nelle relazioni sia nella promozione della formazione. E’ stato a volte difficile far comprendere i lati positivi del progetto, dal momen-
to che la proposta pone la condizione di varcare la soglia delle case delle persone, sfiorando un ambito intimo e privato. E non tutti si sono dimostrati d’accordo nell’aprire la porta a persone estranee, per quanto professionali e dotate di buoni propositi. Le esperienze vivibili e vissute sono le più varie: alcune volte ti fanno accomodare, e si fa lezione serenamente e magari di fronte a una tazza di the, altre volte ti cacciano in malo modo. L’importante è riuscire a trovare le strategie giuste per superare gli ostacoli: è questa la parte creativa e interessante che induce a credere in quello che si fa. Io ho creduto e credo ancora che la formazione in situazione sia vantaggiosa, perché calata sul caso e studiata per quella determinata persona. La personalizzazione dell’intervento può consentire di risolvere i problemi in modo più efficace soprattutto se a fianco dell’operatore vi è una persona preparata e professionale che ne supervisiona l’operato. L’analisi oggettiva di un docente probabilmente trova soluzioni che talvolta si fatica ad evidenziare a causa del coinvolgimento. L’esperienza sta per finire, ma ne cominceranno altre due, a Monfalcone e Tarcento. Non mi resta che augurare buon lavoro alle colleghe che proseguiranno il mio lavoro con le quali il confronto sarà dovuto. Buon lavoro. Elena MARCUZZI
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Bilancio ricco e variegato di attività e progetti
Dodici mesi di animazione al Cisi Se il 2011 è stato così, immaginiamo il 2012
Gorizia Le esperienze proposte agli ospiti dal gruppo di animatori della Residenza protetta del Cisi di Gorizia, durante l’arco di un intero anno, sono scandite da appuntamenti fissi ed occasionali, tutti densi di esperienze ed incontri calorosi e significativi. Così il 2011 è scivolato via tra balli di gruppo domenicali con il nostro infaticabile maestro Stefano Frison che è riuscito a trascinare tutti a ritmo di salsa e bachata, anche i più reticenti, l’attività motoria individuale e di gruppo seguita dall’esperta fisioterapista Fabiana Alt. I momenti d’allegria trascorsi con feste a tema, dalla Crostolata per Carnevale, alla Castagnata autunnale passando per l’Anguriata e le gustose grigliate durante il periodo estivo, con le famiglie degli ospiti, nello splendido parco della villa che ospita la Residenza, allietate dalle canzoni di “Cjadena” o degli “Amici della Musica”, gruppo musicale organizzato dal signor Franco Hassek, consigliere comunale, che è sempre presente in struttura con il suo buon umore e le frasi per ogni occasione. Gli ospiti vengono coinvolti in canti e balli dal sapore malinconico degli anni Sessanta e delle canzoni popolari dove spesso scappa una lacrima, ricordando episodi ed avvenimenti personali, o grasse risate, dopo l’ennesima richiesta di cantare “Rose Rosse” o “Madonnina del Mare”. La bella stagione si apre con alcuni appuntamenti fissi che gli ospiti attendono con trepidazione, a maggio il “Gfi” (Gruppo Fuoristrada Isontino) offre un’avventura automobilistica: attraversando torrenti e scalando collinette, percorrendo strade sterrate e sentieri di campagna con le Jeep, per concludere la lieta giornata in un agriturismo della zona raccontando le imprese affrontate, come grandi esploratori. Sempre a maggio comincia l’attività motoria a cavallo per gli ospiti della Residenza protetta, accompagnati dall’educatrice del Cisi Marianna Ferrari e da un animatore, al maneggio “Horse Club - La Remuda” all’interno del Parco Piuma; sono molti anni che alcuni ospiti della comunità sono coinvolti in questo tipo di attività, dimostrando abilità e costanza nell’apprendere le tecniche e gli esercizi proposti, con pazienza infinita, dall’istruttrice Barbara Brandolin. L’appuntamento settimanale si protrae fino ad
ottobre, concludendosi con un saggio dimostrativo presentato ad amici e familiari. Nello stesso periodo parte anche il progetto Aipa (Associazione Isontina Protezione Animali), le visite al canile di Gorizia avvicinano gli ospiti alla natura e alla cura degli animali, accompagnati dalla collega Samantha Godino e da un operatore, portando a spasso i cagnolini senza padrone. Ogni venerdì ci aspettavano Nelson, Lilli e altri compagni di passeggiate. A conclusione di questo percorso, l’annuale apertura alla cittadinanza del giardino della Residenza Protetta per la “Benedizione degli animali”, la prima domenica d’ottobre, qui gli animali sono i protagonisti, sfilando per il concorso organizzato dall’Aipa e per ricevere la benedizione di un padre cappuccino, in occasione della festività di San Francesco d’Assisi. Il 2 giugno ormai è sinonimo del giro sul Carso con il trattore “Agribus” della fattoria didattica delle Alture di Polazzo, dove il proprietario, signor Samsa e famiglia, ci accoglie come vecchi amici, così come le mucche e le loro lunghe lingue che ad ogni occasione tentano l’assalto alle scarpe e alle maglie di tutti. L’estate trascorre serenamente in giardino, trasformato per l’occasione in una località balneare, con piscina, dondoli all’ombra dei grandi alberi e lettini per prendere il sole, così ci vuole un attimo ad accendere la radio ed organizzare un po’ di aquagym o semplicemente cercare refrigerio nell’acqua, tra schizzi e musica, giochi col pallone o a tennis con racchettoni e volano. È già il terzo anno che le attività estive iniziano sotto il segno dei violini tzigani, con un evento organizzato da Cooperativa Itaca e Cisi, assieme all’associazione Ge.Co. con il patrocinio del Comune di Gorizia, presso l’Auditorium della Cultura Friulana, il concerto della Scuola di Musica Suzuki, dove gli allievi si cimentano in un programma di coinvolgenti brani di musica popolare; molto sentito è il ringraziamento a chi, davanti o dietro le quinte, ha dato un contributo ad organizzare questa manifestazione: i volontari per l’allestimento del rinfresco (offerto dal supermercato Conad) nel giardino della Prefettura, il prefetto e le autorità del Comune, della Provincia, i dirigenti del Cisi presenti e tutti i familiari dei piccoli musicisti. Ma non mancano le gite organizzate per conoscere ed apprezzare appuntamenti e momenti d’incontro anche
eventi più lontani dal goriziano, Cividale e il “Palio di San Donato” e Cormons con la festa medievale che appassiona sempre tutti, Paluzza e la sagra delle “Cjarugioles”, nonché una giornata al mare alla baia di Sistiana, sotto gli alberi della Caravella. Immancabili i soggiorni estivi a Grado, ospiti a Villa Ostende, gestita dalla associazione di volontariato “Listuzzi” di Udine, nei mesi di luglio e agosto, dove ormai gli ospiti sono come a casa, vivendo una vacanza speciale tra mare, passeggiate tra i negozietti di souvenirs e gustosi gelati. Il 2011 è stato graziato da una lunga estate e il caldo si è prolungato fin oltre il dovuto e, approfittando di questa occasione meteorologica da non perdere, le gite si sono protratte ben oltre i canonici mesi estivi. L’Orto Botanico “La Carsiana” a Sgonico, gestito dalla Cooperativa “Curiosi di Natura” di Trieste, è stato davvero una scoperta: la dolina su cui sorge il giardino è dedicata alla flora e agli ambienti del Carso, riproduce le caratteristiche naturali del territorio carsico, in un allestimento facilmente visitabile e di grande impatto visivo. La “Sagra de le Raze” a Staranzano che ospita il “Festival dei buskers”, gli affascinanti artisti di strada che coinvolgono tutti con le loro spettacolari esibizioni, è stato un appuntamento imperdibile; così come la mostra “Espressionismo” a Villa Manin di Passariano, entrando, così, in contatto con un’esposizione ricca di spunti e di colori. Gorizia è una città che offre molteplici occasioni culturali tutto l’anno, i Musei di Borgo Castello con mostre stabili sulla Grande Guerra e quelle occasionali sul costume e società, oltre a concerti di musica da camera nei pomeriggi d’inverno; a Palazzo Attems, un progetto espositivo intitolato “L’albero della vita” ci ha raccontato la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin, dando la possibilità di assaporare un’esistenza molto lontana con la vita dei dinosauri e il successivo progresso dell’Uomo, attraverso l’uso di computer interattivi. La Fondazione Ca.Ri.Go, ha proposto una mostra completa con scritti e dipinti sulla vita e le opere di un giovane filosofo goriziano dei primi del novecento, Carlo Michelstaedter, di cui nel 2010 si è festeggiato il centenario della nascita, le celebrazioni sono durate anche l’anno successivo. Ultima scoperta di questa città ricca di arte e di storia è il nuovo Museo di “Santa Chiara” con una pinacoteca molto ampia rivolta al territorio isontino. Non è mancata la possibilità di conoscere la vita medievale anche presso il Castello di Gorizia e il suo borgo, infatti in numerose occasioni le sfilate con figuranti, sbandieratori e duelli sono state un vero è proprio invito a provare a mettersi nei panni di castellani di epoche lontane. La città, che apparentemente appare sonnolenta, offre importanti avvenimenti legati alla sua speciale collocazione territoriale, in occasione del Genetliaco imperiale, Gorizia offre la cornice ideale per la “Festa dei Popoli del-
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la Mitteleuropa”, con sfilate per le vie del centro storico dei gruppi nei costumi tradizionali dei vari Paesi e regioni centro-europei. Non dimenticando di avere la verdeggiante Slovenia vicina, con i paesi che circondando la città di Gorizia e offrono possibilità di passeggiate e visite oltre confine, anche nel Centro commerciale (dal nome molto curioso… ma il lettore dovrà scoprirlo da solo!) a pochi minuti da Gorizia. Come non citare le occasioni d’incontro con la Parrocchia di San Rocco, il suo parroco don Ruggero Di Piazza e i volontari che ogni domenica accompagnano gli ospiti alla Santa Messa assieme agli animatori, per concludere con un momento di aggregazione con i parrocchiani, sul sagrato della chiesa dopo la funzione religiosa, scambiando quattro chiacchiere e un bicchiere di the caldo, nonché gli immancabili pranzi offerti per Pasqua, la festa patronale di San Rocco e Natale, che si concludono cantando a squarciagola e mangiando a sazietà. L’autunno porta sempre qualche novità e la conoscenza della Società Agricola “Primo Campo” di Aiello del Friuli, con i suoi asini ne è gradita prova. La fattoria didattica, un ambiente bucolico, dove oche e conigli scorrazzano liberamente e una ventina di asinelli ci accolgono con i loro sonori ragli di benvenuto, pronti per essere puliti e accarezzati, sono appuntamenti rivolti in special modo ad alcuni ospiti, ma l’esperienza è poi allargata ad un gruppo più vasto. I freddi e piovosi pomeriggi dei fine settimana sono stati allietati dal progetto di animazione musicale del collega Ivan Semenzato, che con la sua chitarra classica ha dapprima incuriosito e poi affascinato grazie alle sue melodie. Le visite degli scout del gruppo Gorizia 2 portano sempre una ventata di vitalità, armati di chitarra e ugole potenti hanno fatto vibrare le mura della comunità con canzoni e allegria. La tombola nel periodo natalizio ha fatto uscire la “vena del giocatore” negli ospiti e negli operatori, creando un ambiente sereno e divertente, tirando fuori anche una certa dose di agonismo inaspettata. Ebbene tante sono state le idee e i progetti portati avanti dal gruppo di animatori in questo 2011, momenti intensi e faticosi, con risultati a volte esaltanti e a volte meno, ma sempre spinti dalla voglia di fare bene le cose, per dare la possibilità agli ospiti della Residenza Protetta di vivere esperienze vere ed arricchenti. Volevamo ringraziare tutti, le operatrici e gli operatori, sempre pronti nell’organizzare le uscite in modo che non “manchi niente”, le cuoche e il coordinatore Pasquale Ascone per la disponibilità e i suggerimenti, nonché tutte le persone che quotidianamente danno la possibilità agli ospiti del Cisi di essere sempre protagonisti della scena. Francesca LA BIANCA
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Casa Charitas ringrazia i tanti volontari
La Festa del Volontariato a Lamon Diecimila i Km percorsi in un anno per i trasporti
Lamon Lo scorso 29 si è tenuta presso la Casa di Riposo “Casa Charitas” di Lamon la prima Festa del Volontariato. L’iniziativa è stata estesa a tutte le associazioni, istituzioni scolastiche e figure che a titolo gratuito collaborano con la struttura. Scopo e prerogativa della manifestazione è stato quello di creare un momento di aggregazione tra i sodalizi che collaborano con il Centro servizi per persone anziane di Lamon al fine di promuovere la cultura del volontariato e dell’impegno sociale in un clima festoso, all’insegna dello stare insieme, della solidarietà, amicizia e apertura verso tutti. L’esibizione del gruppo degli Sbandieratori di Feltre ha dato inizio alla manifestazione, a seguire il discorso ufficiale del presidente della Casa di riposo, Moreno Maccagnan, insieme al sindaco di Lamon, Vania Malacarne, che hanno voluto sottolineare l’importanza del volontariato come risorsa fondamentale per il miglioramento della qualità della vita delle persone ospitate, per favorire l’integrazione dell’anziano con la rete sociale e per realizzare molte iniziative e momenti ludici sottesi a favorire il benessere psicofisico dei residenti in Casa di riposo. Durante il suo discorso, il presidente Maccagnan ha quantificato in termini orari l’operato del volontariato nel corso dell’ultimo anno, rilevando complessivamente 5 mila ore complessive per le attività di animazione: feste di compleanno, tombola, castagnata, Festa di Natale, Festa di Carnevale, Lotteria, Mercatini di Natale, pranzi in luoghi tipici lamonesi o presso il giardino della struttura, mercato settimanale e uscite a tema. Inoltre, i volontari sono stati coinvolti anche in iniziative che hanno richiesto un impegno per più giorni, come le Olimpiadi dell’Anziano e il soggiorno marino. Naturalmente non è stato dimenticato il prezioso contributo che essi offrono per il trasporto e accompagnamento degli ospiti, in totale più di 10 mila chilometri percorsi in un anno, nonché quello dedicato all’aiuto nell’assunzione del pasto per le persone con difficoltà.
Ricordate infine altre due importanti forme di volontariato: quello offerto dal personale religioso che ogni giorno è presente in struttura nelle varie attività liturgiche (nella recita del rosario e settimanalmente nella messa), come supporto in alcune attività di assistenza; e quello prestato dal personale della struttura che si rende disponibile fuori dall’orario di lavoro per sostenere le varie iniziative promosse. La festa è proseguita con le parole di un ospite, Domenico Maddalozzo, che ha sottolineato come il lavoro dei volontari rappresenti un modo per far sentire gli ospiti ancora parte attiva della società. A seguire, il parroco don Liviano Bernardi ha raccolto i presenti in un momento di riflessione e preghiera e successivamente la festa è proseguita con la premiazione del volontario più anziano, del volontario più giovane e del volontario più presente. Sono state quindi consegnate le cornici a tutti i rappresentanti delle associazioni ed i papiri a tutti i volontari presenti. La manifestazione, alla sua prima edizione, ha visto una cospicua partecipazione ed è continuata fino a tarda sera, allietata dalla musica. Per l’occasione è stato preparato dai cuochi della Casa di riposo uno splendido rinfresco. All’appuntamento erano presenti un gruppo di ragazzi della scuola media di Lamon che, insieme a tutti i bambini presenti, hanno chiuso la manifestazione con il simbolico lancio dei palloncini. Le buone condizioni meteorologiche hanno garantito l’intero svolgimento della manifestazione all’aperto. Sicuramente, senza il contributo congiunto di tutte le associazioni e di tutte le persone che a vario titolo collaborano volontariamente con la Casa, non si sarebbe potuto svolgere il ricco programma di iniziative che ogni anno viene rivolto ai nostri anziani. L’auspicio è quello di mantenere viva la partecipazione del volontariato presso la struttura e di continuare a svolgere numerose iniziative anche in futuro così come è avvenuto fino ad oggi. Cinzia MAGNABOSCO
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Natale a Casa Charitas Lamon I mesi di novembre e dicembre hanno visto impegnati i nostri ospiti nella preparazione dei lavoretti per i Mercatini di Natale, che hanno avuto luogo nella piazza del paese di Lamon in due rispettive date il 15 e il 22 dicembre. L’organizzazione e lo svolgimento hanno visto all’opera in diverse serate alcuni addetti del personale ed un gruppo di volontari. E poi la partecipazione della nostra Casa di riposo al Concorso degli Alberi di Natale, svoltosi presso i Mercatini di Natale a Fiera di Primiero (Tn). L’albero scelto per l’occasione è stato realizzato attraverso la tecnica del pon pon con lane di ogni colore. L’albero contava più di 800 palline di lana, tutte lavorate a mano dagli ospiti. Un lavoro iniziato ancora ad ottobre e protrattosi fino all’inizio di dicembre. Una fatica ben ricompensata, che ha visto l’aggiudicazione del secondo premio nella classifica generale. L’albero, in un secondo momento, è stato impiegato nella Lotteria dell’Epifania. Chi avesse indovinato o si fosse avvicinato di più al numero preciso delle palline dell’albero avrebbe vinto un cesto di prodotti alimentari. Il giorno finale della lotteria, il 5 gennaio 2012, è stata fatta la
conta finale dei pon pon. Il numero preciso era di 827 e il primo premio è andato al cuoco della nostra cucina, che ha detto 830. Le persone votanti sono state ben 250. Il compito di far rispettare le regole del gioco e di far votare i partecipanti è andato a due ospiti della nostra struttura, la signora Palma Dall’Agnol e il signor Carlo Da Rugna, impegnati per una settimana fino al giorno finale della lotteria. Un altro momento da non scordare, è stato quello della Festa di Natale insieme ai familiari, organizzato in collaborazione con l’assistente sociale nel pomeriggio del 23 dicembre, subito dopo l’incontro di fine anno. La festa è stata allietata dalla melodia natalizia e dall’arrivo di Babbo Natale che ha consegnato a tutti i presenti un calendario personalizzato, con la foto del singolo ospite in prima pagina. Prima dello scambio degli auguri e della merenda in compagnia dei familiari e dei conoscenti, è stato mostrato a tutti i presenti un video con i momenti più significativi dell’anno. Così è andato a concludersi un anno ricco di avvenimenti e ricorrenze presso la Casa di riposo Casa Charitas di Lamon. (CM)
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Lettura, recitazione, illustrazione e musica
Fiabe animate alla Sarcinelli Un laboratorio rivolto agli ospiti della Casa
Cervignano del Friuli Riprende l’attesissimo appuntamento con il Laboratorio delle fiabe animate alla Casa di riposo Sarcinelli di Cervignano. L’obiettivo è di stimolare l’attenzione, la partecipazione e il benessere degli ospiti utilizzando come mezzo la lettura, la recitazione, l’illustrazione e la musica. Gli incontri avranno la durata di un’ora circa, ma si terrà conto delle esigenze dei fruitori, degli orari e delle attività della struttura. Ogni fiaba animata sarà quindi composta dal testo, dai suoni, dalle musiche e dalle immagini. Le storie scelte verranno adattate in modo da facilitare l’interesse e la partecipazione degli ospiti. Le musiche di accompagnamento verranno scelte o inventate per creare l’atmosfera, utilizzando gli strumenti musicali o cd. I materiali utilizzati saranno libri, illustrazioni opportunamente create, una chitarra, degli strumenti a percussione, degli accessori e trucchi per
caratterizzare i personaggi di scena. Le letture scelte saranno fiabe e favole classiche. Per preparare l’occorrente verranno coinvolti gli ospiti della Casa con laboratori manuali e creativi ogni martedì mattina, mentre l’ultimo martedì del mese verrà letta la fiaba. Il laboratorio verrà curato da Gianluca Bruno, educatore e animatore della Cooperativa Itaca dal 2000. Cantastorie per vocazione ha già sperimentato con successo, all’interno dei Centri estivi, il recupero della filastrocca per cantare e giocare con i bambini. Il progetto si inserirà in maniera condivisa all’interno della programmazione della Casa di riposo, già curata e gestita dall’animatrice Caren Monte, che parteciperà attivamente e sosterrà Gianluca nel percorso. Il progetto intende favorire peraltro il consolidamento delle relazioni significative in Casa di riposo di un giovane portatore di handicap, che Gianluca segue dal gennaio 2001.
“Qui manca solo la danza del ventre” Il Natale 2011 alla Casa albergo di Cimolais
Cimolais Come ogni anno arriva dicembre e capiamo quanto conta il nostro lavoro per i residenti, perché in questo mese l’atmosfera è diversa. Le feste gli addobbi, l’allegria, tutto questo a volte per qualcuno può essere un’arma a doppio taglio. Per questo motivo noi cerchiamo di sollevare la sofferenza di chi per un motivo o l’altro soffre la mancanza dei propri cari. Qui ci rendiamo conto che per molti di loro noi siamo una famiglia, la seconda famiglia e questo, permettetemi, non è cosa da poco. Da qualche mese nella nostra Casa anziani ha iniziato un percorso, nato da un progetto di assistenza, una ragazza, Roberta, con problemi psicofisici. Lei conosceva già la nostra struttura in quanto assieme ai ragazzi dell’associazione Lago aveva partecipato a dei laboratori per allestire il carnevale. Quella per lei era stata un’esperienza positiva che l’aveva arricchita di entusiasmo e per questo motivo con l’assistente sociale, l’educatrice che la segue e la famiglia hanno deciso di tentare un nuovo percorso di attività. Abbiamo iniziato con la creazione dei manufatti per il mercatino di Natale svoltosi, a Cimolais l’8 dicem-
bre. Creare manufatti per noi non è solo realizzare degli oggetti ma è creare con la fantasia e le capacità di ognuno un qualcosa che lo soddisfi, perché è stato lui stesso a farlo praticamente interamente. La presenza di Roberta ha dato quel qualcosa in più che ci uniti in maniera particolare, è nata una sorta di protezione nei suoi confronti e lei a noi ha portato un’allegria tutta particolare. Il risultato è che anche chi pensa di aver più nulla da dare, invece, si ritrova una ragazzina che non aspetta altro di fare qualcosa assieme, perché è ciò che vuole ed è ciò che la fa stare bene. Così tra una risata e l’altra, tra un canto e l’altro, tra un nervoso e l’altro, perché magari la statuina è venuta un po’ storta, siamo arrivati a giovedì 8 dicembre, il giorno del mercatino. Tanti bambini in piazza ad aspettare San Nicolò con nonni e genitori che si riscaldavano con il vin brulè e i dolci fatti in casa. Ad allietare l’attesa un simpatico giro in paese con l’asinello, tanta gente che ci ha fatto i complimenti e, anche se la crisi si fa sentire, le vendite hanno superato le aspettative. Come ogni anno la Pro loco ci ha regalato i dolci e San Nicolò le caramelle, quindi, come si suol dire dalle no-
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stre parti, siamo tornati a casa belli “pasciutti”. Dopo il mercatino sono iniziati gli addobbi per abbellire e rendere più “natalizia” la nostra casa, l’albero, il presepe, le stelle tutto grazie ai nostri ospiti e a Roberta. In contemporanea si stavano allestendo i preparativi per il Pranzo di Natale programmato il 18 dicembre, dove familiari, conoscenti degli ospiti e autorità sarebbero stati, assieme a loro, i nostri commensali. Non indifferente è stato l’impegno di tutti, anche perché questo evento è davvero molto importante, perché è nato per riunire i nostri ospiti con i propri cari ma anche con quelle figure che, per la loro professione, diventano punti di riferimento per tutti noi. Parlo del medico, della farmacista, del sindaco, dei carabinieri. Per questo evento non deve essere trascurato nulla perché massima vogliamo che sia la soddisfazione e la serenità di tutti i nostri ospiti. Dal menù al colore delle tovaglie, dalla musica ai centro tavola, dagli inviti ai regali tutto deve essere bene organizzato e durante tutto ciò la “baracca” deve andare avanti, tutto come sempre. Capitano anche dei piccoli miracoli grazie ai quali riusciamo a rendere felice qualcuno magari più triste degli altri, regalandogli la presenza di un figlio che non vede da tanto, forse anche troppo tempo. Tutto questo quindi è il pranzo di Natale, il giorno prima il personale, coordinatrice compresa, lavora fino a tardi per sistemare i tavoli e le sedie ed organizzare bene l’equipe. Nel giorno del pranzo, il mattino ha l’oro in bocca in cucina dove le colleghe diventano veri e propri chef e nel contempo l’animatrice e la coordinatrice allestiscono la sala, che lascia sempre a bocca aperta per l’accostamento dei colori e le varie disposizioni. Intanto i nostri residenti sembrano pronti per andare ad un matrimonio, belli come il sole tutti agghindati. Cominciano così ad arrivare i primi parenti e già comincia a sentirsi l’aria della festa, occhi lucidi e abbracci infiniti regalano le prime emozioni. Alle 11,30 ha avuto inizio la Santa Messa celebrata da padre Gianni, che ha fatto una predica molto toccante e ricca di significati, Ospiti e parenti seduti uno vicino all’altro hanno partecipato nelle letture liturgiche. Dopo tutti riuniti per l’aperitivo e subito si sono aperte le porte del soggiorno preparato a sala per accogliere i numerosi commensali, e come sempre il colpo d’occhio ha lasciato sbalorditi per la bellezza dei tavoli preparati nei particolari con i centro tavola fatti a mano utilizzando materiali di riciclo. Una volta fatti accomodare tutti gli ospiti si sono susseguiti i ringraziamenti a coloro i quali hanno partecipato all’allestimento del pranzo, ed il saluto delle autorità che come sempre partecipano all’evento. Il menù prevedeva un antipasto con un nido di polenta e funghi servito
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con scaglie di formaggio Montasio stagionato e speck, poi via con i primi un tris di caramelle tricolore al sugo “mamma Rosa”, lasagne al radicchio di Treviso e fagottini con gorgonzola e noci. Sempre attesa la pausa sgroppino nella quale c’è stato un brindisi collettivo, durante il pranzo l’atmosfera è stata allietata dalla musica del dj Paolo che per l’occasione ha raccolto una serie di canzoni popolari e proprio durante l’attesa per il secondo, si è dato il via al Karaoke dove anche i più timidi, con il microfono in mano si sono lasciati andare e hanno interpretato le varie canzoni in maniera straordinaria. Si sono coinvolti così amici e parenti ed anche le autorità sia pur mantenendo una certa compostezza di ruolo, hanno tenuto il tempo nei vari suoi ritmi. Una volta riaccomodati tutti, cantanti e ballerini provetti, è arrivato il secondo, spalla di vitello arrosto, i contorni prevedevano patate con sorpresa e verdura fresca mista. Per finire le portate è arrivato il dessert, una crema chantilly con macedonia di frutta fresca e meringa, buonissima. A questo punto parenti, ospiti e operatrici erano coinvolti nel Karaoke, chi ballava chi passava il microfono chi cantava. Di questa festa ci sono rimasti tanti bei ricordi, l’allegria le facce sollevate e sorridenti, il buon cibo, la bella musica, il coinvolgimento del personale ma soprattutto le parole dei parenti che nel ringraziarci per il lavoro che facciamo hanno usato parole bellissime che vorrei riportare. “Grazie per quello che fate, siete bravissime, complimenti”, “Erano anni che non sedevo a mangiare vicino a mio fratello come succedeva un tempo in famiglia… erano anni che non ballavo assieme a lui”, “Siete bravissime, complimenti per tutto, è stato un pranzo favoloso”, “Sono contento perché ho visto mia mamma che sta bene…”, “Grazie per la pazienza e per l’aiuto dato a mio padre”, “Ho notato che per molti dei vostri ospiti questa è diventata casa loro perché la sentono tale, quando porto via mio padre, ad esempio, magari per portarlo a casa o a prendere il caffè, lui dopo un po’ dice “su dai porteme a casa”, intendendo appunto la Casa Anziani”. Queste parole per noi sono importanti, perché ci fanno capire che siamo sulla strada giusta e che il nostro lavoro serve e dà i suoi frutti, anche se a volte è difficile, anche se spesso i problemi sono dietro l’angolo riusciamo con l’impegno ad aiutare i nostri ospiti e soddisfare i loro bisogni. Non per ultime volevo riportarvi le parole dei nostri utenti che alla domanda cos’è per voi la Casa albergo Anziani hanno risposto così. Gianfranco dice che “è un posto dove vivere dignitosamente”, Valeria che “è una casa”, Angela “le più belle vacanze che ho passato le ho passate qui”, Cristina “è
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EVENTI
bella e ci sono persone gentili”, Giovanni “è una casa, una famiglia dove si vive tutti uniti”, Annarosa “qui ho trovato i miei amici”, Placido “qui manca solo la danza del ventre”, Gianni “sono contento di stare qui”, Tranquillo “è una casa dove ho trovato una famiglia e tanto affiatamento, ci sono delle operatrici che mi aiutano nelle mie difficoltà”, Annalisa “questa per me è la casa migliore, sono libera di fare ciò che voglio, le operatrici mi aiutano davvero tanto per “tirarmi in qua” e a loro auguro un felice e sereno anno nuovo”. Vorrei terminare questo articolo dicendo grazie a tutti
gli ospiti che a loro modo ci regalano tante emozioni, grazie alle colleghe per il lavoro e l’impegno in tutti i giorni, grazie alla coordinatrice che ci ricorda sempre che l’ospite deve venire prima di tutto, grazie a tutti coloro i quali ci aiutano e sostengono, grazie all’Amministrazione comunale di Cimolais per la considerazione e la partecipazione, grazie alla Pro loco per la collaborazione, grazie a chi ci vuole bene. Concludo dicendo che ci impegneremo - come sempre e ancor di più - per far bene il nostro lavoro! Marilyn DELLA VALENTINA
E’ qui la festa
Natale al Centro diurno di Francenigo Francenigo di Gaiarine Festa è comunicare con il sorriso. Festa è partecipare alla Santa Messa assieme alla comunità. Festa è ritrovarsi per condividere e per scambiarsi gli auguri natalizi. Festa è ascoltare il fantastico coro femminile “S. Lorenzo” di Sacile, rievocando canti e momenti passati. Festa è stare in compagnia e non sentirsi “vecchi”. Festa è provare un’emozione e capire che, chi ti è vicino, l’ha recepita. Festa è intravvedere negli occhi degli anziani un luccichio di gioia, che è un inno alla vita. Tutto questo è stata la Festa di Natale al Centro diurno di Francenigo: un momento intenso, vero e coinvolgente. Erano presenti, oltre al personale del Centro diurno, i familiari degli ospiti, la comunità locale, l’assistente sociale, l’ex sindaco (che ha visto nascere il Centro), i volontari, il parroco don Pietro ed i rappresentanti della nostra Cooperativa. La convinzione, che ogni situazione, fatta col cuore, doni a ciascuno grandi emozioni, è stata confermata dall’atmosfera gioiosa e carica di energia, creatasi in questo frangente. Finita la messa e dopo aver ascoltato le voci angeliche del coro, c’è stata l’inaugurazione del mercatino. Ormai decennale, è un importante stimolo per tutti; infatti nei due mesi precedenti alla sua apertura, gli ospiti e gli operatori si sono attivati quotidianamente per sfornare le loro “creazioni”.
Ogni giorno c’era chi cuciva, chi dipingeva, chi ritagliava, chi cucinava, chi sferruzzava e chi intratteneva tutti con i suoi appassionanti racconti. Il ricavato delle donazioni verrà utilizzato, come consuetudine, ad abbellire e dare colore alla vita dei nonni del Centro diurno. Un ringraziamento sincero agli ospiti, ai loro familiari, al personale del Centro diurno, alle coordinatrici, a Silvia, a Leopoldina, alla comunità di Francenigo ed a tutti coloro che hanno allietato la festa con la loro presenza. Questo fa pensare che ognuno di noi, giovane o meno giovane che sia, ha bisogno di fare festa, ricreando il clima gioioso delle riunioni delle grandi famiglie patriarcali. E’ indispensabile non perdere il “vizio” di ritrovarci e di ricreare atmosfere cariche di pathos, di unione, di fratellanza, di comprensione e soprattutto d’amore. Vania FABIANI
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Ciao Sara E’ recentemente scomparsa Sara Orlando, qui dentro le acque del Lemene, accanto ai Mulini di Portogruaro, durante le riprese del video promo per notturni di_versi.
Ci hai reso la vita migliore e alleviato sofferenze in tanti momenti vissuti accanto. Avrei voluto fare molto di più per te ma non ci sono riuscito, perché so che non ritornerai. Quello che mi hai lasciato in dono è la gioia di vivere che trasmettevi in ogni momento e in tutte le cose che facevi. Ci sarebbero tante cose da dire, da scrivere… ma ognuno di noi conserverà dentro di sé l’immagine del tuo sorriso… Stefano
Il 13 gennaio scorso a Portogruaro l’ultimo saluto. Così la ricordano gli amici, il Porto dei Benandanti e la Cooperativa Itaca.
Quanta limpidezza d’aria c’è oggi se lo sguardo ha spazio siamo tutti viaggiatori bastano i filari delle viti come rotta e la scia di aerei a sostenere il cielo (Francesco Tomada)
In ricordo di Sara – pensieri dai colleghi Mancherà a tutti la tua gioia di ridere, scherzare ma soprattutto di vivere… anche nei momenti difficili riuscivi ad essere serena e felice di tutto quello che ti circondava. Il pensiero di non rivedere più il tuo sorriso è qualcosa di veramente grande, un singhiozzo che si strozza in gola, un dolore forte che non si può dimenticare… si accantona in una parte del cuore ma rimane sempre vivo e toccante… per me e per chi ti ha conosciuto, anche per poco.
Hai avuto persino la pazienza (e il coraggio ) di farmi scuola guida con il furgone! Questo è il primo nitido ricordo che ho di te, di noi, dei nostri turni insieme. Mi hai insegnato molto di quello che so ora sul nostro lavoro, che tu affrontavi sempre con il sorriso, anche quando risultava proprio difficile tirarlo fuori… ma tu eri così ed è proprio in questo modo che ti voglio immaginare ancora adesso, dovunque tu sia. Sei stata il mio riferimento per tante cose, soprattutto quando ero appena arrivata come work-experience! Resteranno sempre nel mio cuore le nostre chiacchierate al lavoro, gli scambi di opinione, i consigli fra donne, le serate in pizzeria… come rimarrà sempre impresso dentro di me il momento in cui ci hai detto che purtroppo saresti dovuta tornare in malattia perché quel male c’era ancora e lì, per la prima e unica volta, ti ho vista spaventata e vulnerabile, ma in te e soprattutto in noi c’era sempre la speranza che ce l’avresti fatta… non avevamo dubbi… tu però in quel momento ci avevi rivelato, a bassa voce, di aver paura di non riuscire a vincere la tua battaglia per la seconda volta. Per noi tutti tu saresti guarita, saresti uscita vittoriosa dall’ennesimo confronto con il male, perché in te tutto parlava di Vita ed è con queste parole che cercavamo di risollevarti il morale… quelle rare volte in cui non eri tu a risollevare il nostro! Io, a dirti la verità, l’ho pensato fino all’ultimo… si sarebbe trattato di pochi mesi, solo un breve periodo e poi ti avremmo rivisto. Fino alla fine ti ho aspettata, cara Collega. Ho sperato tanto di vederti tornare al lavoro, non vedevo l’ora di condividere di nuovo tutto con te… io e te, ultimamente le uniche operatrici donne dell’équipe! La “buona Sara”, la nostra Sara, la mia Sara. Adesso mi hai lasciata da sola… anche se in realtà non è del tutto vero perché io ti vedo in ogni azione, mia e degli altri, al lavoro… la tua presenza c’è ed è forte, in comunità dove molte cose parlano di te, dove hai lasciato molti segni… uno speciale e indelebile è nel mio cuore. Ti avevamo comprato un bracciale per quando ci saremmo dovuti vedere, aveva pietre di giada, il minerale dell’amicizia, ma non abbiamo avuto il tempo di darte-
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lo… te l’ho messo vicino al braccio quando però ormai era troppo tardi, per tutto. Ora un pezzettino di noi è con te, per sempre. Intanto io sono qui che ti aspetto, per un altro turno insieme. Ti penso e ti dico che mi manchi. Grazie per il tuo tempo e per tutte le risate. Arrivederci, collega mia… Ilenia
In ricordo di Sara – pensieri da Casa e Piazza
Arrivederci, Sara Fiocco di neve t’appoggi sul palmo, in solo un istante tu perdi vigore,
Sul prato in cui sbocci sei fresca e non temi l’offesa che un fiocco subisce dal tempo;
il sole ti guarda ti scioglie e ti prende, perdi la forma, sostanza e il colore,
fiocco poi goccia poi erba poi fiore: ma è pur sempre su te che risplende il sole.
lasci la mano e scivoli altrove; ti adagi sull’erba, sei goccia incolore.
Il vento ti culla ti sfiora e ti parla dell’anima eterna che cambia e non muore;
Ma guarda, io vedo che sale dal suolo – lì dov’è caduto il tuo corpo di giada –
allora tu vivi d’un altro splendore, tu vivi, sei fiore! Tu ora sei fiore!
un vivo colore, che cresce e si muove; il sole t’abbraccia ti scalda, ti nutre,
Elia
allora tu vivi… tu ora sei fiore! Tu ora sei vita d’un altro colore.
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Letti per voi Ve li leggiamo, ve li recensiamo, ve li consigliamo ma soprattutto... ve li compriamo!
di Giovanni Gustinelli e di ottimismo. Un romanzo atipico da cui emergono il L’amore ai tempi del colera gusto intenso per una narrazione corposa e fiabesca, le Gabriel Garcia Marquez Si può essere innamorati di diverse persone per volta, e di tutte con lo stesso dolore, senza tradirne nessuna; il cuore ha più stanze di un bordello. G.G.Marquez-it.paperblog.com
Gabriel Garcia Marquez
Se cercate uno dei più bei romanzi d’amore del 900 andate pure a rovistare sui ripiani della libreria di Itaca. E’ in quel posto li che vi aspetta la storia raccontata da Gabriel Garcia Marquez. Ma non abbiate fretta, non precipitatevi, non scapicollatevi, state attenti a non scivolare, non serve, fate con calma; state attenti a non inciampare (Nadia non ve lo perdonerebbe), dominate la vostra impazienza, perché se Florentino Ariza ha impiegato cinquantun anni, nove mesi e quattro giorni per coronare la sua ossessione d’ amore per Fermina Daza, la più bella ragazza dei Caraibi, senza mai vacillare davanti a nulla, resistendo alle minacce del padre di lei e senza perdere le speranze neppure di fronte al matrimonio di Fermina con il dottor Urbino, voi potete ben attendere i due minuti, non di più, che necessiteranno a Fabiana per recuperarvi il desiderato volume. E se per somma sventura il bramato libro fosse già stato prestato, rallegratevi, non crucciatevi siatene felici perché posticiperete solo cronologicamente il piacere di addentrarvi nei meandri dell’eterno e dell’incrollabile sentimento che Florentino continua a nutrire contro ogni possibilità fino all’inattesa, quasi incredibile, felice conclusione. Una storia d’amore e di speranza con la quale, per una volta, Gabriel García Márquez abbandona la sua abituale inquietudine e il suo continuo impegno di denuncia sociale per raccontare un’epopea di passione
colorate descrizioni dell’assolato Caribe e della sua gente. Un affresco nel quale, non senza ironia, si dipana mezzo secolo di storia, di vita, di mode e abitudini, aggiungendo una nuova folla di protagonisti a una tra le più straordinarie gallerie di personaggi della letteratura contemporanea. Breve bibliografia • Foglie morte • Racconto di un naufrago • La mala ora • Cent’anni di solitudine • L’autunno del patriarca Caraibi – Trinidad – Cuba - dipity.com • Cronaca di una morte annunciata • L’amore ai tempi del colera • Il generale nel suo labirinto • Dell’amore e di altri demoni • Memoria delle mie puttane tristi • Diatriba d’amore contro un uomo seduto • Non sono venuto a far discorsi E come la tradizione impone ecco l’incipit: L’ amore ai tempi del colera (Gabriel Garcia Marquez) Era inevitabile: l’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati. Il dottor Juvenal Urbino lo sentì appena entrato nella casa ancora in penombra, dove era accorso
Javier Bardem - Florentino Ariza
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letti per voi
d’urgenza per occuparsi di un caso che per lui aveva cessato di essere urgente da molti anni. Il rifugiato antillano Jeremiah de Saint-Amour, invalido di guerra, fotografo di bambini e il suo avversario di scacchi più pietoso, si era messo in salvo dai tormenti della memoria con un suffumigio di cianuro di oro. Trovò il cadavere sotto una coperta nella branda da campo dove aveva dormito sempre, vicino a uno sgabello con la bacinella che era servita a vaporizzare il veleno. Per terra, legato a una gamba della branda, c’era il corpo disteso di un gran danese col petto spruzzato di bianco, e vicino a lui c’erano le grucce. La stanza soffocante e confusionata che serviva al tempo stesso da camera da letto e da laboratorio, incominciava appena a illuminarsi col bagliore dell’alba dalla finestra aperta, ma era una luce sufficiente per riconoscere immediatamente l’autorità della morte. Le altre finestre, così come qualsiasi altra fessura della stanza, erano imbavagliate da stracci o sigillate da cartoni neri, e questo ne aumentava la densità oppressiva. C’erano un bancone pieno di flaconi e boccette senza etichetta, e Giovanna Mezzogiorno due bacinelle di peltro corroFermina Daza so sotto un fornello comune coperto di carta rossa. La terza bacinella, quella del fissante, era vicino al cadavere. Dappertutto c’erano riviste e giornali vecchi, pile di negativi su lastre di vetro, mobili rotti, ma tutto era preservato dalla polvere da una mano diligente. Anche se l’aria della finestra aveva purificato l’ambiente, rimaneva ancora, per chi l’avesse saputo riconoscere, il sentore tiepido degli amori disgraziati delle mandorle amare. Il dottor Juvenal Urbino aveva pensato più di una volta, senza animo premonitore, che quello non era un luogo propizio per morire in grazia di Dio. Ma col tempo aveva finito per supporre che il disordine che vi regnava obbedisse a una risoluzione cifrata della Divina Provvidenza. Un commissario di polizia era arrivato prima con uno studente di medicina molto giovane che faceva pratica nell’ambulatorio municipale, erano stati loro a ventilare la stanza e a coprire il cadavere fino all’arrivo del dottor Urbino. Tutti e due lo salutarono con una solennità che questa volta era più di condoglianze che di venerazione, dato che nessuno ignorava il grado di amicizia che aveva per Jeremiah de Saint-Amour. L’eminente maestro strinse loro la mano, come faceva da sempre con tutti i suoi allievi prima di incominciare la lezione quotidiana di clinica medica, poi prese il bordo della coperta con i polpastrelli dell’indice e del pollice, come se fosse un fiore, e scoprì il cadavere poco per volta con una circospezione sacramentale. Era completamente nudo, rigido e ritorto, con gli occhi aperti e il corpo azzurro, e come più vecchio di cinquant’anni rispetto alla notte precedente. Aveva le pupille diafane, la barba e i capelli giallognoli, e il ventre attraversato da una cicatrice di vecchia data cucita con
punti da imballaggio. Il torace e le braccia avevano la larghezza da galeotto per il disagio delle grucce, ma le gambe inermi parevano quelle di un orfano. Il dottor Juvenal Urbino lo contemplò per un attimo con il cuore addolorato come pochissime volte nei lunghi anni della sua contesa sterile contro la morte. «Vigliacco» gli disse. «Il peggio era già passato.» Lo ricoprì e riassunse la sua aria accademica. L’anno prima aveva celebrato gli ottant’anni con un giubileo ufficiale di tre giorni, e nel discorso di ringraziamento aveva resistito ancora una volta alla tentazione di ritirarsi a vita privata. Aveva detto: «Mi avanzerà parecchio tempo per riposare quando sarò morto, ma questa eventualità non rientra ancora nei miei progetti». Anche se sentiva sempre di meno dall’orecchio destro e si appoggiava a un bastone con l’impugnatura d’argento per nascondere l’incertezza dei suoi passi, continuava a indossare con il portamento dei suoi anni giovanili il completo di lino con il gilè attraversato dalla catenella d’oro dell’orologio. La barba alla Pasteur, color madreperla, e i capelli dello stesso colore, con l’abito perfettamente stirato e con la riga netta in mezzo, erano espressioni fedeli del suo carattere. L’erosione della memoria, sempre più inquietante, la compensava fin dove gli era possibile con note scritte frettolosamente su fogliettini scompagnati, che finivano per confondersi in tutte le tasche, proprio come gli strumenti, le boccette di medicine, e tante altre cose disordinate nella valigetta strapiena. Non era solo il medico più vecchio e illustre della città, ma l’uomo più elegante. Tuttavia, il suo scibile troppo ostentato e il modo per nulla ingenuo di usare il potere del suo nome gli avevano procurato meno affetti di quanto meritasse. Le istruzioni al commissario e al praticante furono precise e rapide. Non era necessario fare l’autopsia. L’odore della casa bastava a stabilire che causa della morte erano state le emanazioni del cianuro attivato nella bacinella da qualche acido fotografico, e Jeremiah de Saint-Amour ne sapeva abbastanza per non farlo per caso. Di fronte a un dubbio del commissario, lo parò con una stoccata tipica del suo modo di essere: «Non si dimentichi che sono io a firmare il certificato di morte». Il medico giovane rimase deluso: non aveva mai avuto la possibilità di studiare gli effetti F.Daza-F.Ariza-cinemagora.myblog.it del cianuro di oro su un cadavere. Il dottor Juvenal Urbino era rimasto sorpreso di non averlo visto alla Scuola di Medicina, ma lo capì subito dal suo facile rossore e dalla pronuncia andina: probabilmente era uno arrivato da poco in città. Gli disse: «Non le mancherà qui qualche pazzo d’amore che gliene darà l’occasione, uno di questi giorni». E solo mentre lo diceva si rese conto che fra gli innumerevoli suicidi che ricordava, quello era il primo col cianuro che non fosse provocato da amori disgraziati. Qualcosa nella sua voce allora mutò. «Quando lo troverà, stia molto attento» disse al praticante: «di solito hanno della sabbia nel cuore».
RICERCA PERSONALE AREA TERRITORIALE ANZIANI Ricerchiamo per Servizio di Assistenza Domiciliare Gorizia Addetta all’assistenza
• Si richiede: Qualifica OSS/ADEST/OTA; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.
Ricerchiamo per Centro Diurno Romans D’Isonzo (GO) Addetta/o all’assistenza
• Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza nei servizi di assistenza con Alzheimer; patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.
AREA salute mentale Ricerchiamo per Servizi Domiciliari Faedis (UD) Addetta/o all’assistenza • Si richiede: Qualifica generica; esperienza nei servizi di assistenza con salute mentale; patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.
Ricerchiamo per Servizi Domiciliari Pordenone Educatrice/ore
• Si richiede: Laurea settore socio educativo; esperienza minima nei servizi educativi e assistenziali con salute mentale; patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.
Ricerchiamo per Comunità Psichiatrica Maniago (PN) Addetta/o alle pulizie
• Si richiede: esperienza minima nei servizi di pulizie; patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.
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Addetta/o all’assistenza • Si richiede: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.
Ricerchiamo per Comunità per Disabili Gorizia Addetta/o all’assistenza
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Ricerchiamo per Comunità per Disabili Trieste Addetta/o all’assistenza
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Ricerchiamo per Comunità per Disabili Azzano Decimo Educatrice/ore
• Si richiede: Laurea settore educativo; esperienza minima nei servizi educativi con disabilità; possesso di patente B, auto propria. • Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali. Le domande vanno inviate ad uno dei seguenti recapiti: Cooperativa Itaca - Ufficio Risorse Umane 1. Vicolo Selvatico n. 16 - 33170 Pordenone 2. e-mail: ricerca.personale@itaca.coopsoc.it 3. Telefono: 0434-366064; 4. Fax: 0434-253266
Redazione Fabio Della Pietra - Cooperativa sociale Itaca In copertina Genius Loci Foto di Chiara Buono Impaginazione / Grafica La Piazzetta Cooperativa Sociale - Trieste
AREA disabilità
Stampa Rosso Grafica&Stampa - Gemona del Friuli (Ud)
Ricerchiamo per Comunità per Disabili zona Udine
Numero chiuso il 7 febbraio alle ore 16.30 e stampato in 1250 copie
La rigenerazione delle reti si fa modello Nullus locus sine Genio