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Il Manifesto
1. Direttamente, dalle tavole senza tovagliato del basso impero delle cucine fino alle tavole più blasonate, passando per il ventre molle del provincialismo italiano, il gaudente cerca sempre di godersela tutta.
2. Il gaudente è e deve essere tale anche a dispetto dello status sociale ed economico, perché, come nella Costituzione degli Stati Uniti è contemplato il diritto alla felicità per tutti i cittadini, anche il diritto a essere gaudente deve essere appannaggio di ogni classe sociale.
3. Il gaudente reclama il diritto alla scarpetta e al leccarsi le dita.
4. Il gaudente ribadisce a ogni occasione il diritto/dovere all’orgasmo gastronomico, postulato dal grande Ugo Tognazzi, vero e unico “maître à penser di ogni gaudente che si rispetti”.
5. Il gaudente ama il cibo ed è capace di passare ore a tavola per un piacere così apparentemente effimero come può esserlo un buon pasto.
6. Il gaudente ha il diritto di evitare i menu di percorso.
Come si puntualizza nel Manifesto, “spendere cifre importanti, magari con l’obbligo di viaggio e pernottamento per mangiare certamente bene, ma senza anima e spesso in una atmosfera che ricorda il ricorrente format virato tutto sul chiaro, che sta tra il museale e l’ospedaliero, magari solo per fotografare un piatto da poi condividere, non ci appartiene. Punto. Reclamiamo il diritto a godere a tavola del buon cibo di assoluta qualità, ma senza orpelli, perché tutto merita di essere raccontato, e perché, viste le tribolazioni del mondo contemporaneo, c’è più bisogno che mai di essere gaudenti per rendere la vita un po’ più vissuta e un po’ meno mestamente trascorsa”.
Il debutto a Monza
La presentazione ufficiale è stata l’8 marzo al Ristorante del Centro con la cucina di Mirko e Tiziano Paolucci. I vini naturali in degustazione erano della Cantina Mortola di Sestri Levante (Ge). L’aperitivo è stato proposto da Dot One, fondata da Paolo Mandelli: «Il nostro è un progetto di divulgazione del vino naturale. Selezioniamo piccoli produttori etici che rispettano la terra: niente chimica di sintesi in vigna. E che rispettano le persone: niente chimica in cantina. I vini selezionati e rietichettati con le nostre etichette lasciano la paternità ai vigneron, ma sono riuniti sotto un tetto comune».
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