take-a-seat-03

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take a seat mag azine 03 aprile 2012


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on stage

TRENDS

12.04.2012 Paola Treppo

10.04.2012 Design Team Fabrica

INTERSTATE STUDIO 270 INTERSTATE STUDIO 270

designers in solitude designers in solitude

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14.04.2012 rosalba tello

18.04.2012 Design Team Fabrica

IL DISTRETTO DELLA SEDIA AL SALONE DEL MOBILE DI MILANO THE ITALIAN CHAIR DISTRICT AT THE SALONE DEL MOBILE IN MILAN

KHAYZARAN: RICORDI D’INFANZIA KHAYZARAN: A CHILDHOOD MEMORY

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28.04.2012 NICOLA PRESSI

IFTTT: PUT THE INTERNET TO WORK FOR YOU IFTTT: PUT THE INTERNET TO WORK FOR YOU

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Direttore Responsabile Rosalba Tello Direttore Editoriale Carlo Piemonte Periodico online registrato presso il Tribunale di Udine il 28 gennaio 2012 n° 1. E' consentita la diffusione on line del Periodico ed è consentito l'utilizzo dei testi contenuti nel magazine citando i riferimenti dell'autore con link all'articolo di riferimento sul sito www.italian-chair-district.it. E' vietata la riproduzione in forma cartacea del "Take a Seat" Magazine.

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DESIGN

30.04.2012 PAOLO CAPIZZI

20.04.2012 FABIO DI BARTOLOMEI

MAKERS 3D MAKERS 3D

IL MODUS ITALIANO THE ITALIAN WAY

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27.04.2012 Design Team Fabrica

LA SEDIA VIAGGIATRICE DI ANGELO CAMPIGLIO THE TRAVELING CHAIR OF ANGELO CAMPIGLIO

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ARCHITECTURE

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16.04.2012 giovanni corbellini

DISSOLVENZA - CZ STUDIO, TENUTA A BONASSOLA FADING OUT - CZ STUDIO, ESTATE IN BONASSOLA

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26.04.2012 ANTONIO RAVALLI

SUPPOSE DESIGN OFFICE SCACCO MATTO IN UNA MOSSA SUPPOSE DESIGN OFFICE CHECKMATE IN ONE MOVE

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29.04.2012 MARCO RAGONESE

AAA PANCHINA CERCASI AAA BENCH WANTED

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on stage PAOLA TREPPO 12.04.2012

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INTERSTATE STUDIO 270

INTERSTATE STUDIO 270

Nel cuore della Città del mobile friulana nasce uno spazio d’arte e tendenza pensato a 360 gradi. Da anni Tricesimo, cittadina friulana in provincia di Udine nota in tutta Europa per la sua eccezionale concentrazione di aziende attive in area mobile e arredo, cerca di far fronte comune e realizzare un marchio immediatamente riconoscibile per chi ama l’habitat domestico confortevole, sia in Italia che nel mondo. Si tratti di tradizione o di progetti futuristici. Le eccellenze, del resto, non mancano. Basta pensare alla Moroso o alla Walcher. Così come non manca la clientela d’elite della Penisola e d’oltre confine, capace di apprezzare lo stile Made in Italy condito da fresche innovazioni e vivacemente contaminato da spunti internazionali. È qui, nel cuore del Friuli Venezia Giulia, a metà tra la collina e l’hinterland udinese, lungo la storica arteria diretta al Norico, che è sorto uno spazio creativo nuovo. Ha poche settimane di vita ma è già diventato una location cult, un circolo di incontro che fa tendenza. Capace di intersecarsi, inserirsi e anche stravolgere le direzioni infinite della moda, dell’arte in generale e della musica in particolare. Il tutto in un accattivante ambiente salotto, sia per la sensazione di accoglienza che di benessere percepita a pelle varcando la soglia. Si chiama “Interstate Studio 270”. Nasce come sala di registrazione, concert hall, luogo di incontro per creare sinergia tra chi ama godere dell’espressione artistica, nel senso più ampio e concepibile. Innovativo per la parte tecnologica e new business sviluppata al suo interno, mette in interazione diversi professionisti provenienti

A fully-designed space for art and trends is born in the heart of the Friulian furniture city. For years, Tricesimo, a Friulian country town in Udine Province known in all Europe for its exceptional concentration of active companies in furniture and furnishings, is seeking to make a common front and create a trademark that is immediately recognisable to those that love a comfortable domestic habitat, both in Italy and in the world. It deals with tradition and futuristic projects. Excellence, moreover, is not lacking. It is sufficient to think of Moroso or Walcher. Likewise the elite clientele from the Peninsula or overseas that are able to appreciate the “Made in Italy” style, led by fresh innovations and quickly influenced by international cues, is not lacking. And it is here, in the heart of Friuli Venezia Giulia, mid-way between hill and the Udine hinterland along the historic artery towards Noriker, that a new creative space has arisen. It has existed for only a few weeks, but it has already become a cult location, a meeting ground that sets a trend. Able to intersect, enter into and even upset the infinite directions of fashion, art in general and music in particular. All in a winning lounge setting, both for its welcoming sensation and perceived feeling of wellbeing on crossing the threshold. It is called “Interstate Studio 270”. It has been created like a recording studio, concert hall and meeting place for creating synergy between those who love to enjoy artistic expression in its widest and most imaginative sense. Innovative in its technology and new business developed within, it provides interaction between various professionals coming

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da vari settori: dalla musica all’arte figurativa, dalla fotografia al cinema, dalla letteratura ai foodevents. Il global 270, insomma, è un nuovo universo musicale aereo, che si propone idealmente come spazio dove poter “sorseggiare l’idromele sui triclini della storia antica” e, di fatto, dove poter star bene ascoltando buona musica. La sala, impostata come loft, è divisa in spazi differenti e multiuso. A far da diaframma tende insonorizzante. Il 270 si compone di zona ghost, con limbo e sfondo infinito, per scatti fotografici e riprese video, di zona relax con salottino e di zona the, drink e comodo aperitivo. Si aggiunge un’area kitchen/bar e main stage con 32 m2 di palco scenico per riprese audio ed esibizioni live. “Nel creare gli Interstate studios - spiegano i fantasiosi ideatori, Filippo, Giovanni, Riccardo e Stefano - abbiamo dato alta priorità al concetto di design. Abbiamo voluto dar forma concreta, pur mantenendo tutte le funzionalità di uno studio di registrazione, a uno spazio dove i colori, le sedute, la zona food&photos, e lo stesso ingresso, fossero parte integrante del momento ‘recording’: non più stanze divise da pareti insonorizzante, costringendo gli ambienti a restare circoscritti, ma facendo diventare tutta la struttura, oggetti e arredo inclusi, parte integrante delle note musicali”. Un arioso salotto sonoro, quindi, dove l’ispirazione non può che farla da padrone. “In questa nuova realtà, l’espressione artistica è la portata principale e non si limita solo alle performance musicali: comprende vernissage, letture e recitazioni. Tutte, ovviamente, con la possibilità di essere audio e video registrate; insomma il benessere è il main target”. Non resta che fargli visita; 270 si trova in via Costantini, a Tricesimo (Udine) dietro allo storico mobilificio Walcher.

from several sectors: from music to figurative art, from photography to cinema, from literature to food events. The global 270, in short, is a new aerial musical universe that ideally sets itself out as a space where one can “sip the hydromel on the triclinic of ancient history” and, in fact, where you can feel well listening to good music. The room, set up as a loft, is split into different spaces and multi-uses, made from soundproof curtain partitioning. The 270 is made up of a ghost zone, with oblivion and endless backdrops for taking photographs and filming videos and a relaxation area with a sitting-room and area for tea, drinks and convenient aperitifs. Alongside is a kitchen/bar area and main stage with 32 m2 of stage for audio recording and live shows. “In creating the Interstate studios – explain the imaginative creators, Filippo, Giovanni, Riccardo and Stefano – we gave high priority to the concept of design. We wanted to give it a concrete form, whilst maintaining all the functionality of a recording studio, as a space where the colours, the seating, the food and photos area and its entrance hall were an integral part of the ‘recording’ moment: no longer rooms divided by soundproof walls restricting the settings to remaining clearly-defined, but making the whole structure, objects and furnishings included, become an integral part of the musical sounds”. An airy sound room, therefore, where inspiration can only be the master. “In this new setup, artistic expression is the main course and is not limited to only musical performances: it includes inaugurations, readings and drama. All, obviously, with the ability to be audio and video recorded; in short wellbeing is the main target”. There only remain the visits: 270 can be found in Via Costantini, in Tricesimo (Udine) behind the historic Walcher furniture factory.


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on stage ROSALBA TELLO 14.04.2012

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Fabrica feat. Italian Chair District

IL DISTRETTO DELLA SEDIA AL SALONE DEL MOBILE DI MILANO

THE ITALIAN CHAIR DISTRICT AT THE SALONE DEL MOBILE IN MILAN

Al “Fuorisalone” le 12 originali sedute ideate dai creativi di Fabrica, frutto del tour nel Distretto dei giovani designer del centro di ricerca sulla comunicazione del Gruppo Benetton. Sinergia anche con la Camera di Commercio 13 mila guide saranno distribuite alla fiera con il marchio internazionale Italian Chair District. Il Distretto della Sedia esibisce i suoi prodotti di alto design al Fuorisalone di Milano con Italian Chair District, il marchio internazionale che sta veicolando all’estero la nuova immagine del Distretto tramite l’Asdi Sedia. Dopo il forte interesse dimostrato dalle aziende del territorio alla Guida ICD al Salone della scorsa edizione, anche per il 2012 ICD ha realizzato una Guida, che sarà distribuita a Milano in 13mila copie da giovani vestiti di bianco e riconoscibili dal logo ICD; un catalogo ricco di immagini e informazioni utili, come eventuali certificazioni aziendali o la possibilità di scaricare i prodotti dalla sezione 3D del nuovo sito http://www.italian-chair-district.it/it/3d-elements. Ma quello che qualifica ulteriormente la presenza di Italian Chair District al Fuorisalone di Milano è la collaborazione avviata con il gruppo di giovani designer di Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione del Gruppo Benetton, in un workshop che ha fruttato Searching for Cassiopeia , una collezione di 12 esclusive sedute (progettate ad hoc per ICD) in esposizione dal 17 al 22 aprile al “MOST”,

At the “Fuorisalone” the 12 original chairs designed by the creative minds of Fabrica, being the fruit of a tour in the district by young designers from the Communications Research Centre of the Benetton Group. Synergy also with the Chamber of Commerce 13 thousand guidebooks will be distributed at the fair bearing the international trademark “Italian Chair District”. The Chair District exhibits its designer products at the Fuorisalone in Milan with “Italian Chair District”, the international trademark that communicates the new image of the district abroad through Asdi Sedia. After the strong interest demonstrated by the firms of the territory in the ICD Guidebook at the Salone of last year’s edition, a 2012 ICD guidebook has been produced once again, 13 thousand copies of which will be distributed in Milan by young people dressed in white and recognisable by their ICD logo; this catalogue is rich with images and useful information, such as company certifications or the possibility to download the products from the 3D section of the new website: http://www.italian-chair-district.it/ it/3d-elements. But what further qualifies the presence of the Italian Chair District at the Fuorisalone in Milan is the collaboration begun with a group of young designers from Fabrica, the Communications Research Centre of the Benetton Group, through a workshop that has produced

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il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia curato da Tom Dixon. I prodotti di Fabrica saranno affiancati, in uno spazio di 150 mq, dall’esposizione allestita dalla Camera di Commercio di Udine, composta da prototipi particolari “per sottolineare le tendenze future del design delle sedie - anticipa il Presidente Cciaa Giovanni Da Pozzo - attraverso la presentazione della storia, con i modelli rappresentativi di 15 edizioni del Premio Cajazza riservato ai giovani designer di tutto il mondo, tra cui spiccano in anteprima i tre dell’edizione 2011”. “è importante presentare il Distretto della Sedia in una unica location- aggiunge il presidente dell’Asdi Sedia Giusto Maurig - unendo le forze per promuovere al massimo il nostro comparto “Oltre che con la collezione ideata dai creativi di Fabrica, pezzi unici che combinano tecniche e materiali diversi, ICD sarà presente anche a Villa Necchi, splendida dimora del FAI, con un prodotto disegnato da Fabrica appositamente per l’iniziativa portata avanti dal Fondo Ambiente Italiano. “I progetti con Fabrica sono stati studiati - spiega Giusto Maurig - per promuovere e comunicare al mondo la capacità produttiva delle aziende del nostro territorio, e Milano è solo la prima tappa di un tour che Italian Chiar District farà in Europa; dopo aver studiato il Distretto, i creativi di Fabrica hanno infatti ideato delle sedute così origiali e spettacolari che porteranno certamente luce alle nostre imprese, sempre più orientate a un elevato design. E ci sono già giunte richieste da parte di prestigiosi musei”. Il Distretto della Sedia si sta infatti ritagliando un importante spazio a livello internazionale grazie alla qualità dei prodotti, attestata anche da certificazioni come Iso9001 e Fsc ottenute tramite l’Asdi in “forma aggregata”, al rinnovo proprio a fine mese. Da Milano e dal Fuorisalone ora ci si attende, dopo il forte interesse dimostrato alla Fiera di Colonia, che l’attenzione per il Distretto friulano cresca ulteriormente e che la vetrina milanese porti importanti contatti alle aziende; “Italian Chair District – conclude Maurig – offre un valore aggiunto alle imprese che possono fregiarsi di tale marchio. La guida distribuita a Milano costituirà poi un utile strumento anche una volta tornati in Friuli: le aziende del nostro territorio, infatti, credono nella necessità della promozione e stanno investendo con coraggio e convinzione”.

Searching for Cassiopeia, a collection of 12 exclusive chairs (designed ad hoc for ICD) on display from 17 to 22 April at the “MOST” the National Museum of Science and Technology and directed by Tom Dixon. The Fabrica products shown there, in a space of 150 square metres, will be joined by an exhibit organised by the Udine Chamber of Commerce, made up of special prototypes “to emphasise the future tendencies of chair design” – as explained by Chamber of Commerce President Giovanni Da Pozzo – through a presentation of its history, with representative models from the 15 editions of the Cajazza Award dedicated to young designers from around the world, among whom there appears prominently a preview of the three from the 2011 edition. “It is important to present the Italian Chair District in a single location” - adds President of Asdi Sedia Giusto Maurig - “combining forces to promote our sector in the best way.” In addition to the collection produced by the creative minds of Fabrica, unique pieces that combine special techniques and different materials, ICD will also present in Villa Necchi, the splendid residence of the FAI, a product designed by Fabrica especially for the initiative brought forward by the Italian Environmental Fund. “The projects with Fabrica have been carefully studied” – explains Giusto Maurig – “to promote and communicate to the world the production capabilities of the firms from our territory, and Milan is only the first leg of a tour the Italian Chair District will make in Europe; after having studied the District, the creative minds of Fabrica have in fact dreamt up such spectacular and original chairs that they will certainly bring the spotlights to our firms, more and more oriented toward high fashion. And we have already received requests from prestigious museums.” The Italian Chair District is in fact earning for itself an important place at the international level thanks to the quality of its products, attested to by certifications such as ISO 9001 and FSC obtained through Asdi in an “aggregate form”, to be renewed at the end of the month. From Milan and from the FSC they now expect, after the strong interest demonstrated at the Cologne Trade Fair, that attention on the Friulian District has further increased and that the Milan exhibit leads to important contacts for the firms; “Italian Chair District” – concludes Maurig – “offers added value to our firms that bear this trademark. The guidebook distributed in Milan will constitute a useful instrument also after having returned to Friuli: the firms of our territory believe in the necessity of promotion and are investing with courage and conviction.”

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trends design team fabrica 10.04.2012

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photo credits: courtesy of © Kirsty Minns

DESIGNERS IN SOLITUDE

DESIGNERS IN SOLITUDE

Il mondo è pieno di sedie e molte di esse hanno fatto la storia del design. Alcune esistono grazie alla loro comodità, altre per la trasportabilità. Ci sono quelle che ci hanno letteralmente cambiato la vita, altre che esistono semplicemente per motivi estetici e altre ancora che sono diventate un’icona grazie al nome del loro designer. Non si può prescindere dall’importanza che questo oggetto ha nelle nostre vite e in quelle di molti designer della nostra generazione. E’ per questa ragione che progettare una sedia non è un compito facile. Vico Magistretti (1920-2006), designer italiano di fama internazionale, parlando dell’Italia disse che “in nessun altro paese c’è una così intensa e leale collaborazione tra produttori e designer” e noi a Fabrica abbiamo avuto il piacere di mettere in atto questa citazione. Infatti, siamo stati invitati dall’Italian Chair District a partecipare ad un workshop di ricerca di una settimana durante il quale, oltre a conoscere le incredibili capacità del distretto, abbiamo anche ricevuto cenni storici e culturali della zona. Come punto di partenza, abbiamo deciso di esplorare il concetto del “sedersi”, domandandoci prima di tutto che cos’è una sedia, quali sono le varie tipologie e i limiti. L’idea era quella di disegnare una collezione di 12 sedie studiando la funzionalità, lo stile e l’ergonomia; è stato un confronto continuo con i produttori per disegnare gli oggetti nel modo più giusto e corretto. Questo processo ha aiutato sia noi designer che i produttori a scoprire nuovi

The world is full of chairs; many of them make up the history of design. Some exist for comfort, some for transportation, some are life changing, some only exist for aesthetic reasons, and some become new icons simply because of the people who designed them. In whatever form, no one is isolated from the importance this object has in our lives and also in the lives of many of today’s generation of designers. It is for this reason that designing a chair today is not an easy task. Internationally renowned Italian designer Vico Magistretti (1920-2006) said about Italy that “in no other country there is a such an intense and fruitful interaction between manufactures and designers” and we here at Fabrica had the pleasure to put this quote to the test. We were invited by the Italian Chair District for a weeklong research workshop where we were shown many of the incredible skills belonging to the Italian Chair District, as well having an insight into the history and culture of the area. We chose to explore the theme of ‘ways of sitting’ to begin to question the notion of what a chair is, its typologies, and its limits. The brief was to design 12 concept chairs: from this starting point we developed our ideas, dealing with the functionality, styling, the ergonomics; it was a continuous discussion with the producer to find the right way to design the object. This process helped both the designer and the manufacture to discover new ways of seeing, and new avenues for the future. Vico Magistretti also said that being

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punti di vista e tecniche produttive, con una visione al futuro. Vico Magistretti ha dichiarato inoltre che” essere designer non è una professione che si può svolgere da soli ma piuttosto è un dialogo continuo tra il creativo e il produttore, nessuna delle due parti può esistere in solitudine.” Il workshop con l’Italian Chair District è una testimonianza di questa affermazione. L’Italian Chair District presenterà le 12 sedie disegnate da Fabrica da martedì 17 a sabato 22 Aprile presso MOST 2012 in Via Olona 6B a Milano. MOST è una destinazione nuova e importante voluta da Tom Dixon, che trasformerà il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano in un ambizioso spazio dedicato all’innovazione e alla cultura.

a designer is not a profession that can be done alon. It is a dialogue between the designer and the manufacture, neither party can exist in solitude. For us the workshop really began to uncover the truth of this statement. The Italian Chair district will be presenting the 12 Chairs by Fabrica at MOST from Tuesday 17 – Sunday 22 April 2012. MOST is a new and important destination instigated by Tom Dixon which will turn the National Museum of Science and Technology of Milan into an ambitious environment for innovation and culture.


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trends design team fabrica 18.04.2012

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Old Lebanese House, Mar Mickael, Beirut

Kayzaran chair by Samer Al Ameen, (2012) Gallery: SMOGALLERY | Beirut photo credits: www.smogallery.com

KHAYZARAN: RICORDI D’INFANZIA

KHAYZARAN: A CHILDHOOD MEMORY

La versione orientale della Thonet

The oriental version of the Thonet

Nata tra il 1890 e il 1900, la sedia Khayzaran è costruita con legno di faggio e vimini e trova ispirazione nella famosa sedia francese, la Thonet. Con una forma più geometrica e volumetrica, questa sedia ha trovato facilmente il suo posto tra i Libanesi che, grazie alla sua comodità, possono rimanerci seduti per tutto il giorno. Ispirandosi agli stessi criteri della sua sorella maggiore, la Khayzaran è diventata l’archetipo della sedia nella cultura Libanese. Oggigiorno la sedia Khayzaran ci fa rivivere il passato, facendoci ricordare i viaggi dei nostri avi, o i vecchi signori seduti nei bar di Beirut; Khayzaran inoltre è da sempre la sedia di emergenza da aggiungere a tavola per accogliere un ospite inatteso. In poche parole, questa sedia ha scalato la sua strada per divenire la tradizionale seduta libanese. Oggi Khayzaram sta tornando in auge grazie ad una sua versione più moderna che, utilizzando nuovi materiali e tecniche produttive, combina presente e passato.

Born between 1890 and 1900, the Khayzaran chair is made from beech wood and wicker and it took inspiration from the famous French chair, the Thonet. Having a more geometric and volumetric form, the Khayzaran chair could easily find its place within the Lebanese culture: in fact, people could sit on it all day long because of her comfort. Keeping the same criterias as its big sister, the Khayzaran became the archetypal chair of the Lebanese community, “The Chair” in some ways. Nowadays the Khaizaran chair becomes the trigger of flashbacks to our oldest memories. It brings back souvenirs of trips to our grandmothers, of old man sitting on it in the cafes of Beirut; it was the added chair of a dining room during a big lunch. In a nutshell, the chair has climbed its way into becoming THE traditional Lebanese seating. Today, the Khayzaram chair is coming back in the scene with a trendier aspect. Through the use of new materials and techniques, it gains a new meaning, combining the past and the present.

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trends NICOLA PRESSI 28.04.2012

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IFTTT: PUT THE INTERNET TO WORK FOR YOU

IFTTT: PUT THE INTERNET TO WORK FOR YOU

“Put the internet to work for you.” Questo è lo slogan del servizio “ifttt” che permette di automatizzare un sacco di operazioni noiose, e talvolta non così banali, che normalmente facciamo su internet. Partiamo dal nome: ifttt significa “if this, then that”, tradotto “se questo, allora quello”, ed è esattamente quello che fa. Registrandosi gratuitamente al servizio online abbiamo la possibilità di associarlo con tutti i nostri account social per poter automatizzare l’interazione tra di essi. Facciamo finta di voler cambiare la nostra foto profilo su Facebook e volerla cambiare anche su Twitter. Lasciamolo fare ad ifttt! Impostiamo una regola (o un “task” come viene chiamato sul sito) per dirgli che: ogni volta che viene cambiata l’immagine del profilo su Facebook questa dovrà essere cambiata anche su Twitter. Ma questo è solo l’inizio. Prendiamo un social molto in voga negli ultimi tempi: Instagram. Ora vogliamo che ogni foto scattata (e postata) su Instagram vada a finire in un determinato set su Flickr. Niente di più banale. Con poco più di un paio di click il gioco è fatto. Oppure vogliamo fare in modo che ogni volta che scrivo qualcosa sul mio account di Tumblr venga inviato un Tweet per avvisare tutti i miei follower. Fatto! Abbiamo a disposizione una marea di servizi e un’infinità di combinazioni per poter piegare internet al nostro servizio. In questo modo la gestione dei nostri account social

“Put the internet to work for you.” This is the slogan of the “ifttt” service that permits the automatisation of a lot of boring operations, and even those that are not so banal, which we normally do on the internet. Let’s start with the name: ifttt means “If this, then that” which is exactly what the service does. By registering free of charge for the online service we have the possibility of associating this to all our social accounts to be able to automatise the interaction between them. Let’s pretend we wish to change our profile photo on Facebook and change it also on Twitter. Let ifttt do it for you! We set a rule (or “task” as it is called on the site) to say that: each time the profile image on Facebook is changed this should be changed also on Twitter. And that is only the beginning... Let’s take a social network much in vogue recently: Instagram. We would like that each photo taken (and posted) on Instagram goes into a particular set on Flickr. Too simple. With just a few clicks everything is over. Or perhaps we would like to set it so that each time I write something on my Tumblr account a Tweet is sent to notify all my followers. Done! A lot of services are available with an infinite number of combinations to make internet serve us. In this way the management of our social accounts or even a campaign of Social Media Marketing becomes a walk in the park. Be careful not to exaggerate though!

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oppure di una campagna di Social Media Marketing può diventare una passeggiata. Attenzione a non esagerare però! I vostri cari follower non vorranno certo essere inondati dalle segnalazioni che la vostra foto è stata postata su Flickr, su Facebook, su Instagram, su LinkedIn e su Twitter... Una volta capito bene come funziona basta utilizzare un po’ di buon senso ed il gioco è fatto!

Your dear followers will not appreciate being flooded with messages saying that your photo has been posted on Flickr, Facebook, Instagram, LinkedIn and Twitter... Once you understand how this functions, just use a bit of good sense and you are on your way!


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trends PAOLO CAPIZZI 30.04.2012

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photo credits: www.arduino.cc

MAKERS 3D

MAKERS 3D

“Se fai design in questo secolo devi trasformare il web in cose”, sottolinea Massimo Banzi, uno degli inventori di Arduino (che prende il nome dal bar di Ivrea dove il gruppo di lavoro si incontrava per l’aperitivo) usato dal Mit di Boston, ma anche da Apple, Panasonic e Google, solo per citare alcuni colossi. Si può “produrre con un click”, e lo si fa attraverso una stampante 3D che ti permette di trasformare le idee direttamente in oggetti grazie ad un pc, un software open source collegato a stampanti che modellano oggetti come una fresa o li costruiscono a strati, come un telaio. E’ quello che in gergo viene chiamato ‘l’internet delle cose. All’ultimo CES di Las Vegas queste stampanti hanno fatto la parte del leone con una protagonista indiscussa : la MakerBot Replicator, che prende il nome dalla tecnologia fantascientifica di Star Trek, può stampare oggetti di 22,6cm x 14.5cm x 15cm circa. Il Replicator viene prodotto in due modelli, quello da $2000 ha il doppio colore, mentre quella ad ugello singolo per una normale stampa “monocromatica” e costa $1800. Entrambi i modelli utilizzano per le stampe sia l’Acrilonitrile butadiene stirene (ABS), Polietilene ad alta densità che plastiche di Acido polilattico (PLA). La possibilità di stampare in due colori contemporaneamente, ad esempio, è forse la più accattivante tra le nuove funzioni, facilitata da una tecnologia che chiamano “dualstrusion”, le testine

“If you are a designer in this century you must transform the web into things”, emphasises Massimo Banzi, one of the inventors of Arduino (which takes its name from the bar in Ivrea where the working group used to meet for an aperitif) used by MIT of Boston, but also by Apple, Panasonic and Google, just to mention a few big names. It is possible to “produce with a click” and it is done with a 3D printer that permits you to transform ideas directly into objects thanks to a pc and open source software linked to printers that shape objects like a milling cutter or build them in layers like a loom. This is what is called in the jargon “the internet of things”. At the last CES in Las Vegas these printers dominated the scene with an undisputed star: the MakerBot Replicator, which takes its name from the science fiction technology of Star Trek, can print objects with dimensions of about 22.6cm x 14.5cm x 15cm. The Replicator is produced in two models; one for $2000 offering two colours, while the model with a single jet featuring normal “monochromatic” print costs $1800. Both models use Acrylonitrile Butadiene Styrene (ABS), high-density Polyethylene and Polylactic Acid (PLA) plastics to print. The possibility of printing in two colours at the same time, for example, is perhaps the most captivating of the new functions, facilitated by a technology called “dualstrusion”, where the printing heads extract the raw plastic from a set of spindles located at the back of the printer. MakerBot has

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di stampa prelevano la plastica grezza da un set di mandrini posti sul retro della stampante. MakerBot ha anche rinnovato in meglio l’interfaccia del proprio sito di sharing Thingiverse, una community/archivio di design che contiene più di 15.000 progetti open source e modificabili da dove gli utenti possono importare i modelli 3D sul proprio computer e poi spedirli alla stampante. Replicator é frutto della mente di Bre Pettis 38 anni, hacker con la passione dei robot, co-fondatore e CEO di Industries MakerBot , video blogger e multi-artista. Il suo sogno era quello di produrre una stampante 3D a basso costo e ci è riuscito. Si dice che questa dei “maker” sarà la nuova rivoluzione industriale. Il primo a intuirlo è stato il direttore del magazine Wired, Chris Anderson, che nel 2010 intitolò un suo saggio: “Gli atomi sono i nuovi bits”, prendendo spunto dal nome di un laboratorio aperto al Mit di Boston “Center for bits and atoms”, luogo dove si può produrre quasi qualsiasi cosa. Con questo passaggio si chiude il cerchio e si ritorna alla auto-produzione delle cose, naturalmente utilizzando conoscenze e risorse digitali.

also improved the interface of its sharing site Thingiverse, a design community/archive that contains more than 15,000 open source projects that can be modified from which users can import 3D models to their computer and then send them to the printer. Replicator is a product of the mind of Bre Pettis, 38 years old, a hacker with a passion for robots, co-founder and CEO of MakerBot Industries, and a video blogger/multi-artist. His dream was to produce a low-cost 3D printer and he did it. They say that this “maker” will be the new industrial revolution. The first to realise this was the director of the magazine Wired, Chris Anderson, who in 2010 entitled one of his essays: “Atoms are the new bits”, taking his inspiration from the name of a laboratory opened up at MIT in Boston called the “Center for bits and atoms” - a place where almost anything can be produced. With this passage a circle is closed and we return to the self-production of things, utilising naturally digital know-how and resources.


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DESIGN FABIO DI BARTOLOMEI 20.04.2012

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Tonon Sedia NINE EIGHTEEN, design Fabio Di Bartolomei

Sedia-selene, design Vico Magistretti

IL MODUS ITALIANO

THE ITALIAN WAY

Italiani, popolo di santi, poeti e navigatori. Questa è una definizione che spesso ci siamo sentiti dire. Santi a parte, in effetti l’italiano si è sempre distinto per la sua creatività e per il suo desiderio di conoscenza, tutto ciò fa parte del lato artistico insito nel nostro DNA, in quanto è proprio la curiosità che ci spinge a voler conoscere e che ci ha portato a scoprire non solo mondi nuovi, ma anche a concepire invenzioni straordinarie a supporto di tutti i campi compreso quello importantissimo della medicina. È passato molto tempo da quando la definizione è stata coniata e naturalmente grande e vario è stato il percorso che nei secoli il mondo ha avuto. In Italia, con lo sviluppo industriale post-bellico, questa evoluzione è stata accelerata permettendo di compiere passi enormi in tempi relativamente brevi rispetto a quelli fatti in precedenza. Il cambiamento si è evidenziato soprattutto nel modo di vivere delle persone e di interpretare la vita; ciò si è manifestato all’inizio in modo non così eclatante per poi conseguire una sempre maggiore velocità. Esso si è attuato essendo favorito da un modo nuovo di concepire la produzione e al crearsi di una vera cultura industriale. Questa nuova cultura ha portato alla crescita del progetto industriale e quindi allo sviluppo del design italiano; quest’ultimo ha percorso il XX secolo lasciando un’impronta indelebile sul modo in cui la forma degli oggetti di uso quotidiano viene percepita nella società industriale

Italians, population of saints, poets and navigators. This is a definition that we often hear. Saints aside, in effect Italians are always distinguished by their creativity and their desire for understanding, all this is part of the artistic side inserted in our DNA in that it is really curiosity that has brought us to discover not only new worlds, but also to conceive extraordinary inventions in support of all fields including the important medical ones. A long time has passed since the definition was coined and the course of the world through the centuries has naturally been great and varied. In Italy, with its post–war industrial development, this evolution has been accelerated to allow enormous steps over a relatively brief time compared with those made before. The change is evident above all from the way people live and interpret life; it started at first in a less striking way to then gain ever more momentum. It came to pass by being assisted by a new way of thinking about production and creating a real industrial culture. This new culture has brought about a growth in industrial projects and therefore in the development of Italian design; the latter covered the 20th century leaving an indelible mark on the way in which the shape of everyday objects was perceived by contemporary industrial society. Thanks to this “Italian way”, industry has also innovated technologically developing an independent and many-sided design culture that married rich the craft traditions of the country with the desire

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Poltrona Sanluca di Achille e Piergiacomo Castiglioni

Maui, di V. Magistretti per Kartell

contemporanea. Grazie a questo “modus italiano” l’industria si è innovata anche tecnologicamente sviluppando una cultura del design indipendente e pluriforme, che è ha sposato la ricca tradizione artigianale del paese con il desiderio di modernità con al suo interno una vivace propensione alla sperimentazione. In questo senso il design italiano è il fenomeno culturale che ha coniugato le sinergie tra la sperimentazione artistica e il design innovativo che ha caratterizzato tutto il XX secolo. Per fare degli esempi concreti, basta ricordare i nomi di alcuni professionisti che hanno fatto la nostra storia del design come Castiglioni, Mendini, Magistretti, De Lucchi, Scarpa, Sottsass, e molti altri, i quali hanno spesso lavorato in stretto collegamento con alcune aziende per lo sviluppo specifico di prodotti innovativi. Da queste collaborazioni sono nati progetti ancor’oggi riconosciuti per la loro valenza. Il tema dell’innovazione e della sperimentazione è oggi un tema più che mai importante in quanto la chiave del successo per le imprese risiede sempre meno nel controllo delle tecnologie produttive, ma sempre di più sulla capacità di creare valore attraverso gli aspetti innovativi. L’innovazione del prodotto, non solo tecnologica ma anche stilistica, formale, concettuale, è infatti oggi l’elemento riconosciuto che da maggiore risultato anche in senso commerciale. Perciò il design in questo momento storico ha un’importanza determinante non solamente nei risultati che produce

for modernity along with a lively bent for experimentation. In this sense Italian design is the cultural phenomenon that has combined the synergies between artistic experimentation and innovative design that characterised all of the 20th century. To have concrete examples, it is enough to remember the names of some professionals that have created our design history, like Castiglioni, Mendini, Magistretti, De Lucchi, Scarpa, Sottsass and many others, who often worked with close links to other businesses for the specific development of innovative products. Projects that are still recognised for their value were born from these collaborations. The topic of innovation and experimentation is today a subject that is ever more important in that the key to success for the enterprises resides ever less in the control of production technologies, but always more in the capacity to create value through innovative aspects. Product innovation, not only technical but also stylistic, formal, conceptual, is in fact today the element recognised as providing greater results in commercial terms. Therefore, design at this historic time has a decisive importance not only in the results it produces in product terms, but also in the formation of business strategy. With the progressive extension of their own abilities from the field of industrial products to those of publicity, infrastructure and services, designers find themselves facing, even in these new sectors, the problem of the synthesis between function and


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DESIGN FABIO DI BARTOLOMEI 20.04.2012

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AC01 di A. Castiglioni per Alessi

IL MODUS ITALIANO

THE ITALIAN WAY

in termini di prodotto, ma anche nella formazione della strategia di impresa. Con il progressivo estendersi delle proprie competenze dall’ambito dei prodotti industriali a quello della comunicazione, delle infrastrutture e dei servizi, il designer si è trovato ad affrontare, anche in questi nuovi settori, il problema della sintesi tra funzione ed estetica da sempre caratteristica intrinseca e riconosciuta del prodotto “Made in Italy”. Il Design italiano ha un’affermazione, come sappiamo, riconosciuta a livello internazionale. Per ciò questo interesse ha di fatto creato la necessità d’istituire una articolata struttura per la ricerca, la sperimentazione e la formazione che coinvolge le Università con dipartimenti, facoltà, corsi di laurea, di specializzazione e master dedicati al design. Questa propensione culturale per il design è prettamente italiana e non riscontrabile per le caratteristiche di specializzazione ai diversi livelli e per la sua articolazione “disciplinare” in altri contesti europei o mondiali e questo è dimostrato dalla presenza crescente di migliaia di studenti dall’Italia e da tutto il mondo all’interno degli atenei specializzati. Con una realtà così importante tale da sviluppare in molte regioni delle facoltà considerate storiche nelle discipline del design, le quali rappresentano un faro che si evidenzia a livello internazionale, mi chiedo: “Perché non creare allora un importante polo di riferimento relativo al design anche in Friuli-Venezia Giulia?”

aesthetics that has always been an intrinsic and recognised characteristic of “Made in Italy” products. Italian design, as we know, has had recognised success on the international level. Because of this interest, it has been necessary in fact to create well-constructed research facilities, experiments and training that involves university departments, faculties and courses for first degrees, specialists and masters dedicated to design. This cultural propensity for design is typically Italian for its specialist nature on various levels and its well-structured “disciplines” that are not easily found in other European and world contexts, and this is demonstrated by the growing presence of thousands of students from Italy and all over the world within the specialist academies. With such an important situation that id developing in many areas of the faculties that are considered historic in the discipline of design and represent a beacon that shines on the international level, I wonder: “Why not create now an important reference centre related to design also in Friuli-Venezia Giulia?” This can be done through university courses for achieving a degree in design that are not however only packaged dispensers of theories, even if these are of great importance, but implemented by contacts with industrial reality. It would suffice to involve entrepreneurs and other people who have created contemporary industrial history with their abilities, always reporting on the connection of their company’s

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Questo può essere realizzato mediante corsi universitari per il conseguimento della laurea in design i quali non siano però solo involucri dispensatori di teorie, anche se esse hanno una grande importanza, ma implementati da contatti con le realtà industriali. Basterebbe far intervenire degli imprenditori ed altre persone che con la loro capacità hanno fatto la storia industriale contemporanea mettendo sempre in relazione la produzione della loro azienda con la ricerca nel settore del design. Questo rapporto è importante e necessario per dare allo studente anche un’informazione seria e mirata su ciò che è la realtà del mondo lavorativo per comprenderne le problematiche e quindi potersi porre ad esse con un proprio apporto costruttivo. In questo modo possiamo pensare di sviluppare una nuova figura professionale che esplichi lo specifico ruolo del designer. Ritengo che quanto appena citato, avrebbe dovuto essere messo in atto già da molto tempo per dare ai nostri giovani nuovi sbocchi lavorativi con specifiche competenze nel settore del design estremamente utile per l’evoluzione programmatica del futuro produttivo friulano.

production to research in the design sector. This relationship is important and necessary for also giving serious and targeted information to the student about the situation in the world of work for him to understand its problems and so be able to approach them with his own constructive contribution. In this way we can think of developing a new professional figure to perform the specific role of designer. I consider that, as just mentioned, it should have been already implemented long ago to give our young new work outlets with extremely useful specific skills in the design sector for planning the evolution of the production future of Friuli.


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DESIGN Design Team Fabrica 27.04.2012

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photo credits: courtesy of Alberto Ferretto

LA SEDIA VIAGGIATRICE DI ANGELO CAMPIGLIO

THE TRAVELING CHAIR OF ANGELO CAMPIGLIO

Rannicchiata nel cuore di Milano, a pochi passi dal fermento di Piazza San Babila, troviamo la serenità di Villa Necchi Campiglio. Questa magnifica villa circondata da magnolie è stata l’ambientazione ideale per l’elite milanese degli Anni ‘20. E’ qui che le sorelle Nedda e Gigina Necchi e Angelo Campiglio, il marito di Gigina, hanno vissuto una vita di pura gratificazione, circondate da oggetti pregiati e da buona compagnia. Fabrica è stata invitata ad interpretare lo spirito di questa villa stupenda e dei suoi tre abitanti, come se fosse un museo d’arte. I giovani designer si sono immersi nello stile di vita dei Necchi Campiglio creando una collezione speciale di oggetti ispirati alla villa. In ognuna delle 23 stanze si potrà trovare un oggetto contemporaneo, pensato per essere la controparte all’allestimento vintage degli interni. Uno dei pezzi più peculiari e distintivi è nello studio ed è la sedia da viaggio di Angelo Campiglio. Per capire meglio questa sedia e le motivazioni che hanno portato alla sua realizzazione, bisogna fare un passo indietro nel tempo e focalizzarsi sulla persona per cui è stata disegnata. Angelo Campiglio era l’uomo di casa, il marito di Gigina Necchi e la personificazione del concetto di gentiluomo italiano. La sua vita ha girato attorno al lavoro, la caccia e il divertimento - sia a Villa Necchi che nell’appartamento parigino sempre di sua proprietà. Quando Angelo viaggiava, lo faceva con stile, portando con sé la sua

Nestled in the heart of Milano, three blocks from the bustling Piazza San Babila, we discover the quiet serenity of Villa Necchi Campiglio. This magnificent house, shrouded by magnolia trees, is the quintessential setting for the fashion elite of 1920’s Milan. It is here that the sisters Nedda and Gigina Necchi, together with Angelo Campiglio, (Gigina’s husband) lived a life of pure indulgence, insisting on the finest of things and the best of company. Fabrica was invited to interpret this magnificent villa, and its three inhabitants as an artistic muse. The Fabrica young designers immersed themselves in the Necchi Campiglio lifestyle and created a collection specifically for the house. In each of the twentythree rooms you will find a contemporary object, supposed as a counterpart to the vintage interior. One of the most peculiar and distinctive objects can be found in the study – it is the Traveling Chair of Angelo Campiglio. To understand this chair and the motivations for designing it, we must go back to the setting and the person it was designed for. Angelo Campiglio was the man of the house, the husband of Gigina Necchi and the definition of an Italian gentleman. His life revolved around business, hunting and entertaining – either in the Necchi Villa or in the Parisian apartment he also owned. When Angelo travelled he did so in style, taking with him a mahogany writing desk, which could be ingeniously packed to a movable size. In his home life, Angelo and his desk could be found in the study. The

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scrivania di mogano. All’apparenza classicheggiante, la scrivania nasconde un moderno e complesso meccanismo che consente di chiuderla su se stessa rendendola compatta e pratica da trasportare. La sedia trova collocazione nello studio, la stanza che più si allinea con la sua personalità. Essa è sobria e compatta, con delle pannellature in palissandro che rivestono le pareti, nascondendo una cassaforte e due vani per l’archivio. La “Sedia da Viaggio” è un tributo ai viaggi di Campiglio, immaginata per essere una seduta occasionale pronta per essere piegata ed offerta ad un ospite. La base in legno solido è in tinta con lo studio, mentre la parte soprastante in pelle ci rimanda alle battute di caccia delle sorelle e dà all’oggetto leggerezza e compattezza. Come la scrivania, la sedia si basa su un meccanismo ingegnoso che consente di piegarla. La natura da viaggio è intrinseca alla forma dell’oggetto, con delle maniglie visibili e delle finiture lussureggianti in stile nomade. Chiaramente Angelo ha vissuto una vita molto diversa dalla nostra. Il suo interesse per i viaggi e la sua volontà di trasportare gli oggetti con lui è qualcosa che possiamo facilmente cogliere. La Sedia da Viaggio è una bellissima scusa per portare il romanticismo del passato in un contesto contemporaneo. La Sedia da Viaggio e altri oggetti disegnati da Fabrica saranno presentati nella mostra “Villa Necchi. Dettagli di Vita e Nuove Visioni” che si terrà dal 13 aprile all’8 maggio 2012 presso Villa Necchi Campiglio in Via Mozart 14 a Milano.

room most aligned to his personality is sober and compact, lined in rosewood partition and housing a concealed safe and storage system. The Traveling Chair design is a tribute to the travels of Campiglio, imagined as an occasional chair to be unfolded and presented to a guest. The rich hardwood base compliments the palette of the study, whilst the leather upper has a suggestion of hunting trips, keeping the object light and compact. Like the desk it relies on a clever folding mechanism to achieve a compact position. Its traveling nature is implied in the form, with visible handles and nomadic yet luxury finishing. Clearly Angelo lived a different life from us, yet his interest in travel and bringing objects along the way is something we can clearly relate to. The Traveling Chair is a wonderful excuse to bring the romanticism of the past into a contemporary context. The Traveling Chair and other objects designed by Fabrica will be part of the exhibition “Villa Necchi Dettagli di Vita e Nuove Visioni” which will take place from 13th April to 8th May 2012 at Villa Necchi Campiglio, Via Mozart, 14 - Milan, Italy.


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Architecture giovanni corbellini 16.04.2012

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CZstudio associati_Paolo Ceccon and Laura Zampieri with Gabriele Pimpini

DISSOLVENZA - CZ STUDIO, TENUTA A BONASSOLA

FADING OUT - CZ STUDIO, ESTATE IN BONASSOLA

Ciò che rende spettacolare questa vasta proprietà affacciata sul Levante ligure è anche parte principale dei suoi problemi. Si tratta infatti di un terreno estremamente scosceso: un rilievo che rende impraticabile il rilievo... Tanto che per rappresentarlo sulla carta è stato necessario interpolare intuitivamente le quote misurate sui ripidi tornanti della strada che lo percorre. Questa conformazione impervia ha determinato la natura del sito, le vicende di uso - e abbandono - che si sono succedute nel tempo, il miscuglio di essenze che vi si è stratificato, la fragilità geologica che lo hanno esposto anche a frane recenti. La strategia proposta è stata tanto delicata quanto pragmatica, tesa a introdurre una prospettiva di cura estesa nel tempo più che nello spazio. A partire dal problema dell’accessibilità, che la situazione morfologica rende fondamentale: non si può infatti pensare di intervenire nel bosco senza poterlo raggiungere. Il progetto delle superfici percorribili sceglie quindi diversi gradi di precisione: disegnato con geometrie più decise e con maggiore uso di materiali vicino alla casa; progressivamente più leggero e “debole” man mano che vi si allontana. Le soluzioni progettuali diventano così una sorta di metodo, disponibile a cogliere le occasioni locali e i mutamenti successivi. Le gradinate vengono semplicemente ottenute infiggendo dove possibile lame verticali in ferro poi riempite in terra o, dove il declivio si fa più esposto al dilavamento, sistemando

What makes spectacular this large property overlooking the Ligurian Riviera is also its main problem. It is indeed an extremely steep terrain, so vertical that it is hard to make a survey: to represent it on paper it was necessary to interpolate intuitively the dimensions measured on the switchbacks of the road that runs through it. This impervious nature of the site determined its story and features, the sequences of use and abandonment that occurred over time, the weird mixture of species that took place, its fragile geological situation which exposed it also to recent landslides. The proposed design strategy has been as delicate as pragmatic, aimed to introduce an attitude of care extended in time rather than in space. Starting from the problem of accessibility, which the morphological situation makes fundamental: it is in fact unthinkable to intervene in these woods without being able to get there. Surfaces of paths and thoroughfares develop therefore different degrees of precision with stricter geometries and a more intensive use of materials closer to the house, becoming gradually lighter and “weaker” as the walk gets farther into the estate. The tiers, where possible, are simply obtained sinking vertical steel blades filled with earth or, where the slopes become more exposed to landslides, by placing detached stairs made of steel and resin. This geometric and material fading out from artificial to natural, works both in plan and in section, in relationship with the

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aeree scale in acciaio con piani in grigliato di resina. Questa dissolvenza geometrica, temporale e materiale dall’artificiale al naturale lavora tanto in pianta quanto in sezione, nel rapporto con il paesaggio. L’eliminazione dei parapetti, di volta in volta dissimulati in una rivisitazione degli ha-ha settecenteschi (quei muri sistemati nei fossati dei giardini romantici a permettere la continuità visiva insieme alla delimitazione della proprietà), trasformati in vasche per le piante, abbassati a indicare solo il salto di livello, ripiegati a formare delle sedute, consente agli sguardi di estendersi verso la baia e, nel controcampo, una più discreta presenza dell’artificio. 2004-07 progetto - 2008 realizzazione | CZstudio associati_Paolo Ceccon e Laura Zampieri, con Gabriele Pimpini | committente: privato | superficie: 16.600 mq.

landscape. The elimination of parapets, concealed in a review of the ha-ha (those walls arranged in ditches to allow sure boundaries and visual continuity in romantic gardens), transformed into pots for plants, lowered to indicate only the change of level, folded in order to form benches, allows the gaze to extend into the bay and, in the reverse view, a more discreet presence of artifice. design 2004-07 - completed 2008 | CZstudio associati_Paolo Ceccon and Laura Zampieri, with Gabriele Pimpini | client: private | surface: 16.600 mq.


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ARCHITECTURE antonio ravalli 26.04.2012

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photo credits: www.dezeen.com

photo credits: www.designboom.com

SUPPOSE DESIGN OFFICE - SCACCO MATTO IN UNA MOSSA

SUPPOSE DESIGN OFFICE - CHECKMATE IN ONE MOVE

“We are always thinking about the border line” con queste parole Makoto Tanijiri, fondatore di Suppose Design Office, definisce l’approccio fondante al proprio lavoro. L’individuazione della linea di confine tra interno ed esterno, nelle infinite sfumature del termine, innesca sempre la mossa di apertura di ogni progetto. Con una declinazione totalmente orientale del senso di abitare, l’architetto giapponese riconosce nel sito il valore aggiunto su cui focalizzare l’attenzione(*). E quando questo non c’è lo inventa, ricreando una natura completamente artificiale. Un microcosmo sintetico che va oltre il semplice patio, giardino, terrazzo. E’ lo stesso processo di artificializzazione di un bonsai applicato al paesaggio: ricreare una natura in miniatura per dare una risposta al senso di abitare. E così un buco nel terreno diventa il modo per moltiplicare all’infinito la dimensione di un giardino “inesistente”, annullando la compressione e la densità di un quartiere residenziale. Un taglio nel tetto diviene il modo per ritrovare nel cielo l’unico elemento di contatto con una natura altrimenti negata in mezzo alle vie di Hiroshima. Una vela inclinata il modo per riappropriarsi di una sottilissima striscia di terreno semi-privata, facendola diventare molto più di un’espansione ma una vera e propria seconda pelle della casa. In questo senso, ogni progetto diventa assolutamente diagrammabile. In un concetto si riassume tutto il lavoro. L’idea stessa condiziona la vita dei clienti, facendo

“We are always thinking about the border line” with these words Makoto Tanijiri, founder of Suppose Design Office, defines the basic approach of his work. The identification of a border line between internal and external, in the infinite nuances of the term, always triggers the opening move of each project. With a totally oriental declination of the sense of living, the Japanese architect recognises in the site the added value on which to focus attention (*). And when there isn’t one, he invents it, recreating a completely artificial nature: a synthetic microcosm that goes beyond the simple patio, garden, terrace. This is the same process of rendering a bonsai artificial applied to the landscape: recreating a miniature nature to give answer to the sense of living. And so, a hole in the ground becomes a way to multiply the dimension of the “non-existent” garden infinitely, cancelling the compression and density of a residential district. A net break becomes the way to rediscover in the sky the only element of contact with a nature that is otherwise negated in the middle of the streets of Hiroshima. A sloped veil being the way to reappropriate a very thin strip of semi-private terrain, making it become much more than an expansion – a true second skin to the house. In this sense, each project becomes absolutely capable of being diagrammed. All the work is summarised in one concept. The idea itself conditions the life of the customers, getting them to recover contact

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photo credits: www.yatzer.com

photo credits: www.dezeen.com

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recuperare loro il contatto con un senso di naturalezza e con il valore del tempo (la variazione sensibile della natura) in una maniera poco convenzionale ma di una ricchezza assolutamente unica. Tutto il resto è secondario: i materiali, sempre semplici ma impeccabilmente utilizzati, diventano tra loro intercambiabili. Un compensato marino può essere utilizzato al posto di una pietra fiammata, un metallo verniciato può essere scelto al posto di un cemento quarzato e viceversa, l’importante è che siano tutti a servizio della mossa iniziale. Antonio Ravalli + Simone Pelliconi (*) “When I always create, I think that I want to find the charm of the plan.” Makoto Tanijiri, tratto da: www.e-architect.co.uk/japan/house_in_saijo.htm

with a sense of naturalness and with the value of time (the sensitive variation of nature) in a way that is hardly conventional but possessed of an absolutely unique wealth. Everything else is secondary: the materials, always simple but utilised impeccably, become interchangeable. Marine plywood may be used in place of a stone blaze, a painted metal may be chosen in place of quartz cement and vice versa; the important point is that everything must be at the service of the initial move. Antonio Ravalli + Simone Pelliconi (*) “When I always create, I think that I want to find the charm of the plan.” Makoto Tanijiri, taken from: www.e-architect.co.uk/japan/house_in_saijo.htm


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ARCHITECTURE MARCO RAGONESE 29.04.2012

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AAA PANCHINA CERCASI

AAA BENCH WANTED

Un pomeriggio di primavera visitando una piacevole città italiana, trovai particolarmente felice la soluzione che per il rinnovamento di una piazza del centro storico era stata utilizzata dai progettisti: delle poltroncine in ghisa non fissate al pavimento così da potere lasciare alle necessità dei fruitori le possibili configurazioni. Il mio accompagnatore mi spiegò che, in realtà, erano state scelte quelle sedute singole per evitare che i barboni potessero dormirci stesi durante la notte. Da quel momento ho prestato attenzione a questo aspetto poco considerato ma che sta causando la sparizione dell’elemento principe del cosiddetto “arredo urbano”: la panchina. L’aumento considerevole di poveri nei centri urbani è innegabile – la caritas segnala incrementi inaspettati nell’utilizzo di mense e dormitori – a causa di fattori economici e sociali complessi che spesso ricevono risposte semplici o, per meglio dire, semplicistiche. Pensare di risolvere il problema dell’accattonaggio o del bivacco eliminando le panchine ricorda le spiegazioni sui sillogismi fatte a scuola. Nella città in cui vivo, qualche tempo fa, è stata fatta una petizione popolare per evitare – inutilmente - che da una piazza venissero eliminate le storiche panchine in legno colpevoli secondo l’amministrazione di allora di attirare barboni e mendicanti. Per lo stesso motivo nella stazione ferroviaria non è più possibile aspettare il treno seduti. Così al supplizio del ritardo ferroviario si somma anche la scomodità. Tornando alle panchine, non di rado

Visiting a pleasant Italian town one afternoon in spring, I found a particularly happy solution that had been used by the designers to renovate a town-centre square: some small cast iron armchairs that were not fixed to the pavement so as to be able to leave their possible configurations to the requirements of the users. My companion explained to me that, in reality, those single chairs had been chosen to avoid vagrants being able to lie asleep during the night. Since then I have paid attention to this little considered aspect which is causing the disappearance of the main element of the so-called “urban furnishings”: the bench. The considerable increase in poor people in urban centres is undeniable – charity work demonstrates an unexpected increase in the use of canteens and dormitories – because of complex economic and social factors that often receive simple responses or, better to say, simplistic. To think of solving the problem of begging or camping out by eliminating the benches brings to mind the explanations on syllogisms given in school. Some time ago in the town where I live a public petition was raised to avoid – uselessly – that the historic wooden benches be eliminated from a square as according to the local administration they were at that time attracting beggars and mendicants. For the same reason, in the railway station it is no longer possible to wait for the train whilst sitting down. So, to the torture of train delays is also added lack of comfort. Returning

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capiterà di osservare la presenza di inusuali braccioli, la mancanza di schienali o altre soluzioni per evitare che un essere umano ci si possa stendere sopra. Al di là di una malinconica visione – cosa sarebbe il romanzo Caos Calmo senza la presenza della panchina? O il film Forrest Gump? bisognerebbe chiedersi se le panchine costituiscano soltanto un elemento di “arredo” o permettano, attraverso un’attenta disposizione, di cogliere scorci nel paesaggio, urbano e non, che altrimenti non potremmo apprezzare. Il posizionamento all’interno di una piazza o lungo un viale definisce i flussi di attraversamento e quelli dello stazionamento, favorisce la visione di questa o quell’architettura (come avviene nei musei in cui le sedute sono poste di fronte a dipinti che richiedono una visione attenta). Nei piccoli centri urbani, in cui lo spazio pubblico costituisce ancora il fulcro della vita sociale, sarebbe impensabile non avere delle panchine. Nella città in cui vivo, sotto il mio studio, c’è una piazza con quattro panchine che, in maniera alternata, vengono abitate da diverse categorie di persone, dall’etilista alla mamma che tenta di fare addormentare il proprio figlio. Credo che senza questa presenza costante di persone, la piazza sarebbe più triste e, molto probabilmente, più facile preda di malintenzionati.

to the benches, it is not rare to see the presence of unusual armrests, missing backs or other solutions to avoid a human being able to lie down on them. Beyond a gloomy vision – what would the novel Caos Calmo be without the presence of a bench? Or the film Forrest Gump? – It would be necessary to ask oneself if benches only constitute a “furnishing” element or allow, through careful arrangement, the catching of glimpses in the landscape, urban or other, that we could not appreciate otherwise. Their positioning in a square or along a boulevard determines the pattern of crossings and waiting and assists the viewing of this or that architecture (like happens in museums in which the seats are placed in front of the pictures that require careful viewing). In the small urban centres where public spaces still constitute the hub of social life, it would be unthinkable to not have benches. In the town where I live, under my studio, there is a square with four benches that, in an alternating way, are inhabited by various categories of people, from the elite to the mother that attempts to get her child to sleep. I believe that without this constant presence of people, the square would be more gloomy and, very probably, easier prey for the ill-intentioned.



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