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NOTE
Introduzione LE VIE DELLO SPAZIO LITURGICO Paolo Piva
1 M.A. LAVIN, The Place of Narrative. Mural Decoration in Italian Churches, 431-1600, ChicagoLondon 1990, p. 15. 2 Cfr. ora: J. GOLL, M. EXNER, S. HIRSCH, Müstair. Le pitture parietali medievali nella chiesa dell’abbazia, Müstair 2007. 3 P. PIVA, San Pietro al monte di Civate: una lettura iconografica in chiave contestuale, in Pittura murale del Medioevo lombardo. Ricerche iconografiche. L’alta Lombardia (secoli XI-XII), a cura di P. PIVA, Milano 2006, pp. 87-96, 145-151. 4 Cfr. M. ROSSI, Galliano: pieve millenaria, Lyasis, Sondrio 2008. 5 Cfr. Gli affreschi di San Pietro in Valle a Ferentillo, a cura di G. TAMANTI, Napoli 2003. 6 W. JACOBSEN, Der St. Galler Klosterplan – 300 Jahre Forschung,in Studien zum St. Galler Klosterplan II, ed. P. Ochsenbein, K. Schmuki,St. Gallen 2002, pp. 13-56. 7 M. ANGHEBEN, Les chapiteaux romans de Bourgogne. Thèmes et programmes, Turnhout 2003. 8 Il soggetto dell’Ingresso in Gerusalemme fu spesso collocato in facciata (con riferimento alla processione della Domenica delle Palme, che coinvolgeva il vestibolo della chiesa e il tema simbolico dell’ingresso nella chiesa come regno celeste): cfr. ad esempio il rilievo di Saint-Paul a Cormery (E. VERGNOLLE, L’art roman en France,Paris 1994, p. 121, fig. 140), e le pitture in controfacciata a Castel Appiano e Bominaco. 9 Menziono solo:W. JACOBSEN, Der Klosterplan von St. Gallen und die karolingische Architektur, Berlin 1992, purtroppo mai tradotto in italiano. 10 Non è però da sottovalutare il fatto che i «frazionamenti» ebbero origine dall’interposizione del coro fra altare maggiore e fedeli proprio sulla base di presupposti romani: cfr. P. PIVA, Metz: un gruppo episcopale alla svolta dei tempi (secoli IV-IX), «Antiquité Tardive», 8 (2000), pp. 237-264. 11 Fra le monografie e i saggi di Baschet essenziali in questo senso: Lieu sacré, lieu d’images. Les fresques de Bominaco (Abruzzes, 1263). Thèmes, parcours, fonctions, Paris-Roma 1991; Les justices de l’au-delà, Roma 1993 (École Française); L’iconographie médiévale, Paris 2008. 12 Baschet ha usato di recente, per contestare questo ‘mito’, l’energica espressione: «Pour en finir (vraiment) avec la bible des illettrés» (J. BASCHET, L’iconographie médiévale, Paris 2008, p. 26). Cfr. anche E. PALAZZO, Liturgie et société au Moyen Age, Paris 2000, pp. 150-176. 13 Tradotti in italiano in H. TOUBERT, Un’arte orientata. Riforma gregoriana e iconografia, Milano 2001 (Paris 1990). 14 Per l’altare della Croce a Saint-Savin, in possibile rapporto con il falso arco trasversale dipinto: J. BASCHET, Ornementation et structure narrative dans les peintures de la nef de Saint-Savin, in Le rôle de l’ornement dans la peinture murale du Moyen Age, CESCM, Poitiers 1997, pp. 165-176. 15 H. TOUBERT, Un’arte orientata. Riforma gregoriana e iconografia, Milano 2001, pp. 103-141. 16 Si veda ora P.K. KLEIN, in M. ANGHEBEN (ET AL.), Alfa e Omega. Il Giudizio Universale fra Oriente e Occidente, ed. V. Pace, Milano-Castel Bolognese 2006, pp. 43-44. Stessa tradizione iconografica ad Acquanegra sul Chiese: monografia in corso di elaborazione curata da chi scrive. 17 Sull’iconografia dei capitelli in relazione agli spazi liturgici (santuari/cori e navate) e all’esegesi lo studioso ha pubblicato un volume metodologicamente esemplare: Les chapiteaux romans de Bourgogne. Thèmes et programmes, Turnhout 2003. 18 Cfr. P. PIVA, Lo spazio liturgico,in L’arte medievale nel contesto, Milano 2006, pp. 140-180. 19 Cfr. ora gli studi sui «cori liturgici» raccolti in Cinquante années d’études médiévales à la confluence de nos disciplines, Actes du Colloque CESCM (Poitiers 1-4 sept. 2003), Turnhout 2005, per esempio: C. ANDRAULT-SCHMITT, Rupture archéologique, rupture liturgique: des indices concordantes, pp. 275-283. 20 BOERNER ha già edito un’importante ricerca sui portali «del Giudizio», in questo caso centrata sui presupposti teologico/filosofici: Par caritas, par meritum. Studien zur Theologie des gotischen Weltgerichtsportals in Frankreich, Freiburg 1998. 21 In questo senso era già prima orientata la ricerca di W. SAUERLÄNDER, Reliquien, Altäre und Portale, in Kunst und Liturgie im Mittelalter, Akten des internationalen Kongresses der Bibliotheca Hertziana und des Nederlands Instituut te Rome, München 2000, pp. 121-134. 22 Per i percorsi orazionali agli altari e alle imagines di età carolingia vale ovviamente il caso documentato del Saint-Riquier a Centula (dalla ricca ma contrastante bibliografia). Per la processionetipo festiva dei monasteri il riferimento esemplare è Cluny: la processione toccava il coro minore di Santa Maria, il chiostro, la galilea (vestibolo) e l’altare della Croce, prima di rientrare in coro. Per le relazioni simboliche e funzionali fra processioni e galilea cluniacense si veda ora K. KRÜGER, Die romanische Westbauten in Burgund und Cluny, Berlin 2002. 23 M.A. LAVIN, The Place of Narrative. Mural Decoration in Italian Churches, 431-1600, ChicagoLondon 1990. Cfr. ora anche il saggio pieno di suggestioni di H.L. KESSLER, Storie sacre e spazi consacrati…, in L’arte medievale nel contesto, Milano 2006, pp. 435-462.
IN VISTA DELLA LUCE
UNPRINCIPIODIMENTICATO NELL’ORIENTAMENTODELL’EDIFICIO DICULTOPALEOCRISTIANO
Sible de Blaauw
1 Il presente contributo si basa sulla prolusione tenuta dal sottoscritto nel 1997 presso la RadboudUniversiteit di Nijmegen, in forma estesa apparsa con il titolo Met het oog op het licht: Een vergeten principe in de oriëntatie van het vroegchristelijk kerkgebouw, «Nijmeegse Kunsthistorische Cahiers», 2, Nijmegen 2000. Per la presentazione in lingua italiana il testo è stato aggiornato e provvisto, ove necessario, di rimandi a letteratura più recente. In particolare, la sezione riguardante il tardo Medioevo e il Rinascimento appare qui in forma sintetica rispetto alla versione originale, giacché un adattamento di questa è stato frattanto pubblicato nell’ambito di un articolo dedicato all’argomento:
DE BLAAUW 2006. 2 DÖLGER 1925 e WALLRAFF 2001.
3 WALLRAFF 2000. 4 Una panoramica delle tradizioni antiche e cristiane in materia di orientamento nel culto e nell’architettura: PODOSSINOV 1991, con rimandi alla letteratura precedente. 5 WALLRAFF 2001; LANG 2003; Spazio liturgico 2007.
6 NUSSBAUM 1965. 7 Critiche a Nussbaum figurano in: METZGER 1971; GAMBER 1972 e GAMBER 1976, pp. 7-27. Si veda più di recente GERHARDS 2001. 8 BRAUN 1924, I, pp. 412-416; cfr. pp. 540-541. 9 NUSSBAUM 1965, pp. 408-421. 10 ANDRIEU 1931-1961, II, p. 55. 11 ANDRIEU 1931-1961, II, p. 144. 12 Per esempio DUVAL 1993, p. 25 («L’orientation de l’église n’entre en rien dans ces préférences...»); DUVAL 1994, pp. 170, 177, 203. Si veda CAILLET 2005, p. 145. 13 HERBERT 1984, pp. 31-34. 14 VITRUVIUS, De architectura 4.5 e 4.9, ed. Fensterbusch1964, pp. 188-190, p. 200. 15 LANDSBERGER 1957, 181-203; WILKINSON 1984; LEVINE 2000, in particolare pp. 302-306. 16 DE BLAAUW 2007, pp. 256-261. 17 Per esempio, per le città dell’Italia settentrionale: GEROLA 1936 e ROMANO 1985. Per la teoria cosmologica dell’orientamento e le sue premesse storico-culturali si veda NISSEN 1906-1910. Cfr.
ECKSTEIN 1990. 18 I dati di seguito citati riguardo ai monumenti di Roma sono tratti da KRAUTHEIMER 1937-1977. 19 Le piante (figg. 7-8-9-11-12-13) fanno riferimento sotto il profilo topografico a REEKMANS 1989. Non sono state riportate le chiese risalenti ai periodi in questione quando non sia nota la direzione dell’asse. 20 FILIPPI-DE BLAAUW 2000, pp. 7-8. 21 DE BLAAUW 1994 (Pantheon); MATHEWS 1971, p. 64 (senza l’aspetto dell’orientamento). 22 Per esempio DUVAL 1989, pp. 2755-2757. 23 JACOBSEN 1992, pp. 243-258. 24 TOSCO 1991-1992, p. 232; PIVA (in corso di stampa). 25 Vita Gebehardi Constantiensis, si veda JACOBSEN 1992, p. 247.
26 VIEILLARD, TROIEKOUROFFETAL.1960, p. 81; per la cattedrale di Nevers del primo Medioevo: DUVAL 1996, p. 154. 27 Concisa e puntuale introduzione all’orientamento nell’interazione tra edificio di culto e liturgia: VOGEL 1960; cfr. VOGEL 1962 e 1964. Per gli aspetti liturgici anche: SUNTRUP 1976, pp. 130-187 e MAURMANN 1976. Nuova sintesi:LANG 2003. 28 VOGEL 1960, p. 454. 29 VOGEL 1960. 30 Si veda HEITZ 1987, pp. 611-617. 31 AMALARIUS SYMPHOSIUS, Liber officialis 3.9, ed. Hanssens1948-1950, II, pp. 288-290. 32 DURANDUS, Rationale 5. 2. 57, ed. Davril-Thibodeau1995-2000, II, pp. 42-45. 33 DE BLAAUW 1994, Cultus et decor, pp. 530-534;
EMERICK 2000. 34 SUNTRUP 1978, p. 238. 35 CECCHELLI 1995 (con correzione della vecchia ipotesi di Krautheimer, secondo la quale la chiesa venne ‘ri-orientata’ due volte).
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36 Liber Pontificalis 103 c. 32, ed. Duchesne II, p. 80. 37 DE BLAAUW 2005. 38 Per il Cerimoniale della curia del 1400 circa: DYKMANS 1977-1985 III, pp. 158-159. 39 Per il Cerimoniale di Stefaneschi: DYKMANS 1977-1985 II, p. 470. 40 DUVAL 1981, pp. 185-186. 41 DUVAL 1971-1973 II, pp. 350-351. 42 MAZZOTTI 1956, p. 213. 43 Per esempioDONCEEL-VOÛTE 1988, p. 508; CHEVALIER 2005, p. 76. Si confrontino pure le rappresentazioni del sacramentarium di Drogone (figg. 20-21). 44 ANDRIEU 1931-1961 II, p. 145. 45 PAULINUS NOLANUS, Epistola 32 c. 13. 46 PEETERS 1969, pp. 218-219; LEHMANN 1996,p. 351; LEHMANN 2004, pp. 175-178. 47 LANDSBERGER 1957, p. 184, parte dal presupposto che in questi casi solo l’officiante si volgesse verso Gerusalemme. 48 A proposito di Agostino: DUVAL 1998, 1989; KLÖCKENER 1998, pp. 153-154. 49 LEO MAGNUS, Sermo 27.4, ed. Chavasse, pp. 135-136. 50 Per esempio WEIGAND 1922; VOELKL 1949, pp. 169-170; WALLRAFF 2004, p. 123. 51 TERTULLIANUS, Adversus Valentinianos 3.1, ed. Fredouille, Paris 1980, pp. 82-84. 52 EUSEBIUS PAMPHILI, Historia ecclesiastica 10.4.38/41, ed. Bardy1967, pp. 92-96. 53 DE BLAAUW 2007, pp. 256-261. 54 PIVA (in corso di stampa). 55 PIVA 2000; PIVA 2001. 56 Per esempio nelle iscrizioni architettoniche: AGNELLUS 50, 1996, p. 242 (Sant’Andrea in Ravenna, ca. 500); DE ROSSI 1857-1888 II, p. 53 (San Pietro a Roma, 500-514). Per il simbolismo bizantino della luce: ONASCH 1993. Per la liturgia della consacrazione di una chiesa: SPEER 1997. 57 GÜNTER 1968; KÖHLER 1990; EDER 1990. 58 WALLRAFF 2001, pp. 156-157. 59 Per esempioDE ROSSI 1857-1888 II, pp. 53, 78, 123, 144-145. 60 PRUDENTIUS, Peristefanon 12.45-54, Turnhout 1966. 61 PAULUS SILENTIARIUS, Ekphrasis naou 398-410, ed. Veh 1977, p. 327. 62 ONASCH 1993; FAENSEN 1985, pp. 87-88. 63 WALAHFRIDUS, De exordiis 4, ed. Harting-Correa 1994, p. 58. 64 Si veda la tradizione ebraica secondo Daniele 6, 11; LANDSBERGER 1957, pp. 182-183. 65 ORIGENES, De oratione 32, ed. Koetschau 18991941 II, p. 400. Si vedaDÖLGER 1925, pp. 120-121. 66 GÜNTER 1968, pp. 60-61. 67 WALAHFRIDUS, De exordiis 6, ed. Harting-Correa 1994, p. 66. 68 Onasch definisce l’abside una mistica «cavità di luce»: FAENSEN 1985, p. 97 n. 3. 69 DURANDUS, Rationale 5. 2. 57, Turnhout19952000, II, pp. 42-45. 70 ADAMNANUS, De locis 1. 1. 4, ed. Bieler 1965. 71 WALAHFRIDUS, De exordiis 4, ed. Harting-Correa 1994, p. 60. 72 Rassegna della letteratura recente: FUCHSS 1999. 73 DE BLAAUW 2006, Innovazioni, p. 34. 74 Per esempio il maestro delle cerimonie Johannes Burckardnella sua Ordo Missae (1501), in J. WICKHAM LEGG 1904, p. 142. 75 Per esempio LUDOVICUS CICONIOLANUS, Directorium divinorum officiorum iuxta Romanae Curiae ritum 1539 in: J. WICHKAM LEGG 1904, p. 202; LE VERT 1709-1713, IV, pp. 68-77. Si veda NUSSBAUM 1971, pp. 161-162. 76 BILLI, ed. Benedettucci 1991, pp. 135-136. 77 BARILI 1938, pp. 23-27; DALLAJ 1990. 78 BURCKARDT, ed. Celani1907-1913 II, p. 504; DE BLAAUW 1999-2000, pp. 279-283; si veda su Pio V DE BLAAUW 2006 (Pio V), pp. 96-97. 79 LARA 1994, p. 219. 80 SERLIO 1584, V, p. 202; Palladio, a cura di MA-
GAGNATO/MARINI 1980, IV,1. 81 TAFT 2007. 82 Pontificale Romanum sec. XII-XVII, 18-20, ed. Andrieu 1938-1941, I, p. 180. 83 Pontificale Romanum 1595-1596, ed. Sodi/Triacca 1997, pp. 313-315 (formulazione tratta dal pontificale di Patrizi e Burckardt del 1488, edizione 1510). 84 ROETTGEN 1996-1997, II, pp. 398-399. 85 MÂLE 1942, pp. 65-67. 86 ONASCH 1993, p. 47. 87 DE BLAAUW 1999-2000, pp. 283-286. 88 DE BLAAUW 2000, pp. 49-50. 89 Vita di Giovanni Severano inedita, autore Paolo Aringhi [?]: «...volendo far trasferire l’altar maggiore nel muro della tribuna (come si costuma) fù da lui persuaso à lasciarlo nella positura, che stà, rivolto all’oriente». La trascrizione, destinata ad una futura pubblicazione, è del professor Ingo Herklotz, che ringrazio sentitamente per l’informazione. 90 Per esempio Castiglione Olona, Chiesa di Villa nel 1747: altare maggiore «more basilicarum almae Urbis» negli Atti della visita pastorale del Cardinal Pozzobonelli, in DALLAJ 1990, p. 584 n. 20. 91 Per questo aspetto rinvio al testo originario: DE BLAAUW 2000, pp. 55-58.
EDILIZIA CULTUALE DELL’ALTO MEDIOEVO
CONTESTISTORICIEPERCORSILITURGICI
Werner Jacobsen
1 Hans Erich Kubach (1972) si è occupato di tali ramificazioni regionali, e in particolare dell’architettura romanica. 2 Questi edifici, compresa l’Italia, oggi sono registrati abbastanza bene nei cataloghi, e precisamente per i paesi di lingua tedesca: Vorromanische Kirchenbauten ed. 1966-1971, con appendice 1991; di recente completato da H.R. SENNHAUSER (ed.): Frühe Kirchen im östlichen Alpengebiet 2003; per la Francia: Les premiers monuments chrétiens de la France 1995-1998, edito da Noël Duval e altri; per la Spagna e il Portogallo: SCHLUNK, HAUSCHILD 1978; ARBEITER, NOACK-HALEY 1999; per le isole britanniche: H.M. TAYLOR, J. TAYLOR 1965/1978. Per l’Italia, fino ad ora soltanto il superato corpus di Verzone 1942. 3 L’esigenza qui espressa di una riflessione «nei confini storici» è stata fino ad ora avvertita solo nel catalogo Vorromanische Kirchenbauten, non nelle compilazioni parallele italiane e francesi. In futuro essa dovrebbe, tuttavia, rappresentare l’obiettivo di tutti gli studiosi. 4 KRAUTHEIMER 1937-1977 (Corpus basilicarum christianarum Romae,5 voll.). 5 Come chiese di questo periodo sono note finora solo: Sant’Agata dei Goti (piccola costruzione ariana sotto Flavio Ricimero, 470 ca.), Sant’Andrea in Cata Barbara (chiesa, sotto Simplicio, 468483, costruita dentro il palazzo urbano di Giunio Basso), San Giovanni a Porta Latina (piccola costruzione, probabilmente ariana, sotto Teodorico, 495-526: timbro su mattone), Santa Maria Antiqua (ricavata in una sala profana del Palatino all’inizio del VI secolo), Santi Cosma e Damiano (sotto papa Felice IV, nel 527 inclusa in uno spazio profano del forum), Santi Quirico e Giulitta (sotto papa Vigilio, 537-555, inserita nel foro di Nerva), Santa Maria Rotonda (trasformazione del Pantheon in una chiesa nel 608), Sant’Adriano (Curia del Forum Romanum ricostruita come chiesa, intorno al 630). Si veda tra l’altra letteratura: KRAUTHEIMER 1937-1977, I, pp. 1-12, 62s., pp. 137-143, 304319, II, pp. 249-268, IV, pp. 37-50; BRANDENBURG 2004, pp. 218-234. 6 Esplorazioni sotto la confessione di San Pietro 1951, I, pp. 173-193. 7 DUCHESNE (ed.), Le Liber Pontificalis,3 voll., Paris 1886-1892-1957 (ried. Paris 1981), I, p. 312. 8 Si veda, riguardo ai «tipici» allestimenti liturgici, l’articolo diMATHEWS 1962. Nel presente volume si veda anche il contributo di DE BLAAUW.
9 TOLOTTI 1983; FILIPPI, DE BLAAUW 2000. 10 Questo era stato già il risultato dello studio comparato archeologico e storico-liturgico di Nussbaum, rilevante soprattutto per l’Italia: NUS-
SBAUM 1965. 11 Letteratura specializzata: KRAUTHEIMER 19371977, I, pp. 14-38; II, 1-144; BRANDENBURG 2004, pp. 236-248. 12 Nessuna ricostruzione simile seguì per San Sebastiano e Santi Marcellino e Pietro; lì continuarono ad esistere le originali strutture del IV secolo: KRAUTHEIMER 1937-1977, II, pp. 191-204, IV, pp. 99-147. 13 Ordo I: ANDRIEU (ed.), Les ordines Romani du Haut Moyen Age, 5 voll., Löwen 1931-1961 (ried. Löwen 1965), II, pp. 67-108; gli altri Ordines sono pubblicati di seguito. 14 Si vedano inoltre i saggi di MATHEWS 1962; GUIDOBALDI 2001a, 2003. Di questi dispositivi liturgici, con la corrispondente posizione del presbiterio dietro l’altare, ne conosciamo in gran quantità nell’edilizia cultuale orientale paleocristiana; così ci immaginiamo anche i primi edifici di culto a Roma, e a questo ‘quadro ideale’ l’attuale chiesa cattolica ha conformato il suo concetto del dispositivo delle chiese a partire dal Concilio Vaticano II. 15 Il venir meno di misure architettoniche a Roma è stato illustrato in modo efficace da Federico Guidobaldi basandosi su studi statistici: 2001b.
16 PIVA 1990; CANTINO WATAGHIN 1996. 17 MIRABELLA ROBERTI 1950; BRAVAR 1961/62; CUSCITO 1967, 1995. 18 Come postulò per primo DUCHESNE 19255 (18891), pp. 93-99.
19 CECCHELLI 1959, II; CECCHELLI, BERTELLI 1989; BUDRIESI 1990. 20 Riguardo a Santo Spirito si veda FARIOLI 1961, pp. 61-66; DEICHMANN 1969-1989, I (1969), pp. 207-212, 320-324; II/1 (1974), pp. 241-255, 307; BOVINI 1970, pp. 1-40; per Sant’Apollinare Nuovo si veda FARIOLI 1961, pp. 52-61; DEICHMANN 1969-1989, I (1969), pp. 171-200, 303-317; II/1 (1974), pp. 125-189; BOVINI 1970, pp. 55-145. 21 Secondo la più tarda indicazione della cronaca vescovile di Eichstätt (XI secolo): in basilica sanctae Mariae, ad similitudinem Romanae Pantheon formata (ANONYMUS HASERENSIS, De episcopis Eichstetensibus, MGHSS 7, c. 41, 266). 22 Per Santa Maria Maggiore si veda FARIOLI 1961, pp. 71-74; DEICHMANN 1969-1989, II/2 (1976), pp. 343-348; BOVINI 1970, pp. 183-186; Per San Vitale si veda FARIOLI 1961, pp. 5-14; DEICHMANN 1969-1989, I (1969), pp. 226-256/325-338; II/2 (1976), pp. 47-230; BOVINI 1970, pp. 213-262; per Sant’Apollinare in Classe si veda MAZZOTTI 1954; BOVINI 1969, pp. 51-92; DEICHMANN 1969-1989, II/2 (1976), pp. 257-277/338-344.
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23 AGNELLO DI RAVENNA, Liber Pontificalis–Bischofsbuch, 2 voll., Freiburg i. Br. 1996, cap. 39, I, pp. 202-204. 24 Ibid., cap. 85-86, I, pp. 338-344.
25 MIRABELLA ROBERTI 1962; RUSSO 1983; JÄGGI 1998; RUSCONI 1967a. 26 PANTONI 1980, in particolare pp. 123-135. 27 Riguardo ai primi monasteri di Roma si veda ANTONELLI 1928; FERRARI 1957. Per San Saba si veda: KRAUTHEIMER 1937-1977, IV (1970), pp. 5171; PREUSSKER 2000. 28 PAOLO DIACONO, Hist. Langob., IV/42, MGHSS rer. Merov., 197. 29 Fino ad ora l’edilizia cultuale longobarda è stata analizzata in modo piuttosto incompleto; essa compare negli importanti lavori preliminari di Mario Salmi, e in seguito, solo in tempi recentissimi, è stata posta al centro della ricerca soprattutto da Adriano Peroni e Mario Rotili. Come sintesi attuale può servire il catalogo della mostra: I Longobardi (catalogo mostra, Cividale 1990), edito da Gian Carlo Menis, Milano 1990 (ristampa 1992): all’interno, il contributo di G. PAVAN, Architettura del periodo longobardo (con catalogo degli edifici più importanti), pp. 236-298; Il Futuro dei Longobardi 2000. 30 Questa osservazione ha valore indipendentemente dal problema di datazione che ancora oggi abbiamo con Castelseprio. Ancora fondamentali le ricerche architettoniche di BOGNETTI, CHIERICI, DE CAPITANID’ARZAGO 1948. Per la datazione, il più recente LEVETO-JABR 1987. 31 Riguardo a Trezzo d’Adda: LUSUARDI SIENA 1997; sul monastero di Garbagnate: SANNAZARO 1994. Tuttavia, negli edifici di culto di allora, difficilmente si rinunciava ad altari separati, come si nota spesso a nord delle Alpi durante il periodo merovingico. 32 Per la cattedrale di Aosta sono documentati archeologicamente particolarmente bene, in più fasi di costruzione, i cambiamenti dell’arredo liturgico e la posizione dell’altare: BONNET 1989, II, pp. 1418-1426, in particolare p. 1422. 33 PAOLO DIACONO, Hist. Langob. IV/42, MGHSS rer. Merov., 197. 34 Per Milano: DE CAPITANID’ARZAGO 1944; per San Michele: PERONI 1972; per Brescia, San Salvatore, oggi come ieri si rivela fondamentale lo studio di Panazza e Peroni: PANAZZA 1962; PERONI 1962. 35 SENNHAUSER 2003a, pp. 9-42, in particolare pp. 18ss., con fig. 8, e con il catalogo allegato pp. 43-221. 36 Si veda SENNHAUSER 2003b, pp. 919-980, in particolare alle pp. 943-945. 37 KRÜGER 1971, pp. 346-365. Per la datazione si veda BULLOUGH 1966, pp. 82-130, in particolare pp. 123ss. 38 VERZONE 1942, pp. 105-107; ALBERTINI OTTOLENGHI 1968/69; TOLOMELLI, La chiesa di Santa Maria alle Pertiche, in Il Futurodei Longobardi 2000, I, pp. 240-242, 248. 39 Riguardo a Santa Sofia si veda in particolare: RUSCONI 1967b; BELTING 1968, pp. 42-53. La chiesa era già costruita nel 768, quando le reliquie di san Mercurio furono traslate a Benevento e vennero deposte davanti all’altare della nuova chiesa: ante sanctorum aram duodecim fratrum et ceterorum (Translatio sancti Mercurii, MGHSS rer. Langob., cap. 4, 578). 40 Chronica Sancti Benedicti Casinensis: Arechis ... fecit duo palatia, unum in Benevento et alium in Salerno, et Sanctam Sofiam edificavit in Benevento (MGHSS rer. Langob., 487). 41 Si veda sopra. 42 Per l’istituzione del collegio canonicale a Benevento si veda BELTING 1962, pp. 175-193, in particolare 185ss.; per la fondazione canonicale ad Aquisgrana si veda FALKENSTEIN 1981. 43 Si veda BELTING 1962, pp. 180-182; 1968, p. 42. 44 Ho già preso in esame e mostrato in dettaglio questa circostanza alcuni anni fa in JACOBSEN 2003. 45 Così racconta PAOLO DIACONO, IV/19, MGHSS rer. Langob., 123. 46 Ricordato già da FILLITZ 1973. In questa direzione procedono soprattutto le più recenti pubblicazioni, in particolare: Il Futuro dei Longobardi 2000. Riguardo all’arte nel ducato di Benevento, John Mitchell cita soprattutto la basilica di Gisulfo a San Vincenzo al Volturno, accanto alla quale serve tuttavia anche il rimando all’iscrizione un tempo relativa alla cappella del palazzo di Arechi a Salerno, con lettere di bronzo placcate in oro, in capitalis antiqua, incisa su lastre di marmo: PEDUTOETAL.1988. Riguardo ad Arechi in generale:
MITCHELL 1995. 47 Complessivamente, il gruppo cattedrale di Treviri, come insieme di edifici, è analogo ad Aquileia, solo che è molto più grande (Aquileia: ampiezza della navata centrale della chiesa nord 4,80 m, della chiesa a sud 6,50 m; Treviri: chiesa nord 17,50 m, chiesa sud 11,60 m). Lo stesso discorso vale per una doppia cattedrale costituita da una basilica orientale e da una occidentale (questa più tarda), disposte assialmente e con un atrio di collegamento: Gerasa. 48 Gli archeologi di Treviri mettono in relazione queste aggiunte con il documentato restauro della cattedrale dell’arcivescovo Nicetius (525-566). Nello stesso periodo fu costruita una solea identica anche in St. Maximin a Treviri. Ulteriori soleae di questo tipo sono anche a Colonia, Boppard, Ginevra e Vienna. Si veda in sintesi ultimamente RISTOW 2004. Resta del tutto incerto se le fondamenta poste più tardi davanti al lato occidentale possano aver indicato un’aggiunta successiva di gradini; potrebbe essersi trattato anche di sostruzioni per dei lettorini, quindi non di una posteriore possibilità di accesso nel senso delle soleae italiane ma, al contrario, di un’accentuazione della chiusura. 49 Una rassegna complessiva dei materiali in JACOBSEN 1997; per San Martino, in particolare pp. 1108ss. 50 Riguardo al Duomo di Worms (612/640?) e alla chiesa dell’abbazia di Nivelles (tra il 640 e il 652) si veda Vorromanische Kirchenbauten, I, 238/378ss.; per la cattedrale di Santo Stefano a Parigi (VI sec.?) si veda, ultimamente, in sintesi, Les premiers monuments chrétiens III, pp. 151-158 (Patrick Périn). La basilica a colonne, molto simile, di Saint-Denis probabilmente era già stata edificata sotto Genoveffa, intorno al 475; qui Dagoberto fondò verso il 630 un monastero regolare (da ultimo, in sintesi, PÉRIN in ibid., III, pp. 209-218: «Deuxième église»). 51 Riguardo a Reichenau si veda Vorromanische Kirchenbauten, I, pp. 278-282; riguardo a Eichstätt ibid., I, p. 67; II, pp. 107-110; per Fulda ibid., I, pp. 84-87; II, pp. 132ss. 52 KLAUSER 1933; VOGEL 1965-1968. 53 Gli esiti degli scavi sono pubblicati da CROSBY 1987, pp. 51-83. 54 Si veda in sintesi Vorromanische Kirchenbauten, con la letteratura specifica. 55 Grazie alle misurazioni che si erano fatte effettuare a Roma e si erano trasmesse per lettera, come era in grado di evidenziare giàKRAUTHEIMER 1942, p. 11, nota 83. 56 Fonti raccolte in RICHTER 1905. Per le fonti del mos Romanus carolingio si veda HEITZ 1976; JACOBSEN 1992, pp. 247-258.
57 FISCHER, OSWALD 1968. 58 Vorromanische Kirchenbauten, II, pp. 81-84, 323ss.; LOBBEDEY 1977; Die Ausgrabungen im Dom zu Paderborn 1978/80 und 1983,4 voll., Bonn 1986. 59 Vorromanische Kirchenbauten, I, pp. 309-311, 320-322; II, pp. 382ss., 399. Un tentativo di spiegazione di queste circostanze sorprendenti in JA-
COBSEN 1988. 60 Primi esempi ad Hildesheim (cattedrale, 852872), Colonia (cattedrale, periodo VII, probabilmente 857-870), Zurigo (Fraumünster, consacrata nell’874), Vreden (Chiesa collegiata, seconda metà del IX secolo) e Wetzlar (cattedrale, consacrata nell’897). Tuttavia, per questo gruppo di edifici non vi è ancora uno studio specifico. 61 È stato Carol Heitz a richiamare l’attenzione su questo argomento e in particolare: HEITZ 1968, p. 107; 1976, p. 29. 62 Riguardo a San Crisogono, Krautheimer sostiene che la cripta semianulare (scavata) potrebbe essere stata costruita al tempo della documentata riparazione della copertura da parte di Gregorio III (731-741): KRAUTHEIMER 1937-1977, I (1937), pp. 144-163. I pochi edifici nuovi di questo periodo restano del tutto problematici: Stefano II (752757) fece edificare nel Porticus Octaviae la sua mal riuscita chiesa di Sant’Angelo in Pescheria; Paolo I (757-767), il monastero di San Silvestro in Capite nella casa dei suoi genitori. Si veda, riguardo a Sant’Angelo in Pescheria, KRAUTHEIMER 19371977, I (1937), pp. 64-74; riguardo a San Silvestro in Capite ibid., IV (1970), pp. 148-162. Di Sant’Angelo in Pescheria è stata scavata solo la terminazione a tre absidi e la sottostante cripta a due sostegni; i ritrovamenti di scavo di San Silvestro mostrano una sostanza muraria evoluta, che difficilmente può essere situata nell’VIII secolo. 63 Ibid., II (1959/62), pp. 277-307. 64 BELTING 1978; riguardo all’Aula Regia di Carlo ad Aquisgrana: HUGOT 1965, 1965-1968; si veda anche BINDING 1996, pp. 89-92. 65 KRAUTHEIMER 1937-1977, IV (1970), pp. 178198. Per la datazione attribuita si veda GEERTMAN 1975, pp. 7-80. 66 Riguardo a Santa Susanna si veda KRAUTHEIMER 1937-1977, IV (1970), pp. 254-278; per i Santi Nereo e Achilleo ibid., III (1967), pp. 135-152. 67 Ibid., III (1967), pp. 232-259. 68 Per Santa Cecilia e Santa Maria in Domnica ibid., I (1937), pp. 94-111; II (1959/62), pp. 269s. 69 Per San Marco (833 circa) ibid., II (1959/62), pp. 216-247. 70 Per San Martino ai Monti (iniziata intorno al 845, conclusa sotto Leone IV) ibid., III (1967), pp. 87-124. 71 Riguardo a Santa Maria Nova (oggi Santa Francesca Romana) e ai Santi Quattro Coronati ibid., I (1937), 220-243; IV (1970), pp. 1-36. 72 Ad eccezione di San Bartolomeo all’Isola (fondazione dell’imperatore Ottone III, verso il 1000), che tuttavia è poco studiata, ma forse la cripta a sala risale ancora all’edificio originario: REICHE 2002, pp. 351-384, in part. p. 381. 73 SCHNITZLER 1964; GRABAR 1954. Probabilmente erano all’opera gli stessi mosaicisti. 74 FERRUAETAL.1951; PANTONI 1973. Le pareti laterali furono completamente demolite e utilizzate come fondazioni per la nuova costruzione. 75 La tomba non era tuttavia più intatta dopo che i monaci franchi, verso il 653, avevano sottratto le ossa di san Benedetto sul monte abbandonato (intorno al 577 i monaci erano fuggiti dai Longobardi che sopraggiungevano e avevano lasciato l’abbazia
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come campo di saccheggio), portandole a Fleury (Saint-Bênoit-sur-Loire): P. DIACONO, Historia Langobardorum, VI/2, MGHSS rer. Langob., 165. 76 Ad esempio a Saint-Denis o a St. Emmeram a Regensburg, ma naturalmente non dovunque allo stesso modo, come nel caso di San Martino di Tours. Uno spostamento simile della chiesa abbaziale sulla tomba del santo locale, come a Montecassino, lo riscontriamo anche nell’abbazia di Santa Gertrude a Nivelles, nell’VIII secolo.
77 HODGES, MITCHELL 1996. 78 MCCLENDON 1987. Cfr. però ora la diversa interpretazione: GILKES, MITCHELL 1995. 79 PANAZZA 1962; PERONI 1962. 80 ANDERSON 1976; PERONI 1983; in questa direzione va anche l’amichevole comunicazione di M. EXNER, München. 81 JACOBSEN 1985. Ultimamente Brogiolo, con argomentazioni archeologiche, ha sostenuto di nuovo una datazione precoce della basilica (edificio II), nel periodo della fondazione del monastero, intorno al 760: BROGIOLO 1999; STRADIOTTI (ed.) 2001. Riguardo agli argomenti per una datazione alla metà del IX secolo si veda JACOBSEN 2003, pp. 260-264. 82 BECHER 1983, pp. 299-392, in particolare pp. 308, 310ss., 318. 83 Dopo Müstair, Reichenau, Sandau, addirittura fino a Werden (St. Clemens), per citare solo alcuni esempi. Si veda Vorromanische Kirchenbauten, I, 227ss. (Müstair), I, 278 (Reichenau-Mittelzell); II, 360 (Sandau); II, 455 (Werden St. Clemens). 84 A Luni, probabilmente dopo l’incursione dei Saraceni, nell’849, a Ravenna con la traslazione delle ossa di sant’Apollinare da Classe, intorno all’856, a Santa Maria di Vescovio con il restauro dopo l’incursione saracena dell’876-881; la cripta semianulare in Classe è stata eretta probabilmente già nell’VIII secolo (BOVINI 1970, p. 66). 85 Questi edifici sono al meglio raccolti in VENDITTI 1969. 86 Tra le numerose pubblicazioni riguardo a questo edificio è da evidenziare lo studio di BERTELLI 1994. 87 In sintesi: GABRIELI 1936; DELL’AQUILA, MESSINA 1998. 88 In ultimo: JACOBSEN 2004b.
89 SIMI VARANELLI 1992. 90 Riguardo alle cripte italiane è sempre essenziale lo studio diMAGNI 1979. 91 Come primi esempi sono qui da evidenziare: Speyer am Oberrhein (Spira; dal 1025), Tournus in Borgogna (secondo nuovi riscontri iniziata negli anni venti dell’XI secolo) e Cardona in Spagna. In generale si veda ora lo studio di HOHMANN 1999. 92 Le Pontifical romano-germanique du dixième siècle, 1963-1972. 93 BRAUN 1924, II, pp. 540-542.
L’AMBULACRO E I «TRAGITTI» DI PELLEGRINAGGIO NELLE CHIESE D’OCCIDENTE
SECOLIX-XII
Paolo Piva
1 Mi sono servito delle seguenti edizioni e/o tradu-
zioni: VIELLIARD 1984, CAUCCI VON SAUCKEN 1989, The Pilgrim’s Guide 1998 (ed. P. Gerson). 2 BRENK stesso (2002, p. 135, nota 38) menziona un testo del 1214 relativo al deambulatorio della cattedrale (gotica) di Bourges: «cum cantatur majore missa in choro, nullomodo celebretur in circuitu» («quando si celebra la messa maggiore nel santuario, in nessun modo si celebri nel deambulatorio», cioè agli altari delle cappelle radiali). 3 HUBERT 1959, p. 45, scrisse: «On n’a point découvert de texte ou de chronique attestant que l’on ait construit en France des routes ou des chemins pour le seul usage des pèlerins». 4 Cfr. ad esempio MORALEJO ALVAREZ 1985, pp. 45-47. 5 Cfr. VOGEL 1964. La penitenza era impartita privatamente, oppure pubblicamente – per gravi delitti ‘pubblici’ –, e quest’ultima in forma solenne, presso la cattedrale, o non solenne, come nel caso del pellegrinaggio. 6 Cfr. BANGO TORVISO 1994. 7 Si veda il saggio illuminante di SCHENKLUHN 2006.
8 LAMBERT 1956. 9 Cfr. WILLIAMS 1984, p. 272, il quale crede plausibile solo a Santiago l’accesso dei pellegrini alle tribune, ma per ragioni logistiche (di alloggiamento) e non certo cultuali, vista la poca funzionalità. 10 KLUKAS 1978. 11 LYMAN 1977. 12 PIVA 2006a. 13 LYMAN 1971. 14 Cfr. già BRENK 2002.
15 SAUERLÄNDER 2000. 16 Cfr. BRENK 2002. 17 Cfr. FRUGONI 1999, PIVA 2007b. 18 BRENK 2002, p. 128. 19 CORBO 1981. 20 BRENK 2005, pp. 132-133. 21 Cfr. BIDDLE 1999 e 2000. 22 Sulle cosiddette ‘copie’ del Santo Sepolcro:
KRAUTHEIMER 1942, BRESC-BAUTIER 1974, OUSTERHOUT 1990, PIVA 2000, TOSCO 2005 (con ampia bibl.). 23 Le cappelle radiali dei deambulatori romanici (anche quando in numero di tre) non sono esattamente quelle assiali dell’Anastasis. Tuttavia non si può escludere che il numero di tre cappelle possa dipendere in qualche caso dalla Rotonda di Gerusalemme. 24 Cfr. BRESC-BAUTIER 1974; OUSTERHOUT 1990, pp. 118-119. 25 Si vedano ad esempio i casi novaresi di San Lorenzo di Gozzano e San Vittore di Sizzano (PEJRA-
NI BARICCO, in PANTÒ, PEJRANI BARICCO 2001, pp. 40-48; PEJRANI BARICCO 2003), senza citare quelli ben noti delle Alpi orientali (Frühe Kirchen 2003;
NOTHDURFTER 2003). La CANTINO WATAGHIN (2006, p. 327) ritiene che, dal punto di vista funzionale, il confine fra ambulacro «strutturale» e ambulacro «di fatto» sia «assai esiguo». In realtà, ove esiste un banco presbiteriale concentrico ma non addossato all’unica abside «strutturale», difficilmente si può pensare a un ambulacro «di pellegrinaggio», ma forse solo «di servizio», oppure «funerario». 26 LEHMANN 2003; Ecclesiae Urbis 2002, pp. 12511262; HOLLOWAY 2004, p. 114; BRANDENBURG 2004, p. 90. 27 Cfr. Ecclesiae Urbis 2002, pp. 1251-1262. 28 La scoperta di un triconco al di sotto del ‘mausoleo di Costantina’ ha fatto supporre allo STANLEY (1993, 1996) che il triconco fosse una «memoria» dedicata a sant’Agnese, mentre il sacello absidato centrale fosse il mausoleo di Costantina. Queste ipotesi non sembrano molto plausibili (cfr. MACKIE 1997; HOLLOWAY 2004, pp. 93-104;
RASCH, ARBEITER 2007). 29 KRAUTHEIMER 1960 (1969, p. 52). 30 BRANDENBURG 2004, p. 90. 31 HOLLOWAY 2004, pp. 114-115. 32 Cfr. DE BLAAUW 2007, coll. 311-315: lo studioso considera questo gruppo di edifici come chiese «cimiteriali» e non «martiriali». 33 KRAUTHEIMER 1960 (1969, p. 52). 34 Su Siagu cfr. DUVAL 1985; CANTINO WATAGHIN 2006, pp. 316-319. 35 A torto si è pensato che il luogo di conservazione delle reliquie fosse il deambulatorio stesso: ad es. PIUSSI 1978, BERTACCHI 1980, p. 261. Giuste invece le considerazioni di CANTINO WATAGHIN 1989, p. 79; 2006, p. 315. 36 Erano a favore di tale identificazione il Paschini, la Bertacchi, la Forlati Tamaro, il Mirabella Roberti, il Tavano e il Piussi. Cfr. BERTACCHI 1980, pp. 245-261. 37 La datazione alla seconda metà del IV secolo dei pannelli musivi dell’ambulacro è stata avanzata dalla Bertacchi (1980) e ribadita anche recentemente da J.-P. CAILLET (1993, p. 157; 2006, pp. 522-525). Lo spostamento alla metà del V secolo riproposto dalla CANTINO WATAGHIN (1989; 2006, p. 314), basato su ragioni stilistiche, non convince fino in fondo, e va di pari passo con la prospettiva di far cadere l’identificazione con la basilica Apostolorum. 38 La proposta, della CANTINO WATAGHIN (1989), è oggi dalla stessa studiosa ritenuta una semplice ipotesi (2006, pp. 315-316). È dunque singolare che il VILLA (2003, p. 513) la definisca «convincente». 39 GLASER 1997, p. 67. GLASER 2003, p. 878, parla invece ormai solo di «finestre», concepite non per il pellegrinaggio, ma per mettere in ‘relazione’ lo spazio della chiesa con la tomba del martire. 40 Cfr. HELLENKEMPER 1994, pp. 231-237; HILL 1996, pp. 68, 85-88; MIETKE 1999. 41 Una situazione non del tutto analoga si registra nella più tarda Santa Maria delle Grazie a Grado (BERTACCHI 1980, pp. 295-298) ove in prima fase (fine V-inizi VI secolo) il vano retrostante l’abside, a chiusura rettilinea, era in comunicazione visiva tramite una bifora con l’interno dell’abside stessa (cui furono addossati in seguito un banco e una cattedra vescovile). Si veda l’ottimo contributo di
CORTELLETTI 2006. 42 CANTINO WATAGHIN 2006, p. 308. 43 Cfr. ANTONINI 2002; BONNET, PERINETTI 2004, p. 194; CANTINO WATAGHIN 2006, pp. 321-322. 44 BONNET, PERINETTI 2004, pp. 169, 182-187, 194. La cattedrale di Luni, infine, è stata dotata presuntivamente di un ambulacro nel VI secolo, aggiungendo un muro semicircolare all’interno dell’abside (LUSUARDI SIENA 1987, pp. 300-301). 45 DE BLAAUW 1994, pp. 530-566. Cfr. anche PIVA 2000b, 2006a. 46 È stato tuttavia proposto che già in età costantiniana, a San Lorenzo fuori le mura, un’aula di culto fosse dotata di una cripta anulare ante litteram, con scale descensionis et ascensionis (cfr. GEERTMAN 1995). 47 BRENK 1995 (2005, pp. 122-125). Cfr. anche DE BLAAUW 1994, pp. 493-495. 48 BRENK 1994 (2005) e 2002, pp. 128-129. 49 BRENK 1994 e 1996, p. 35. 50 Mi sembra molto dubbio che si tratti di un personaggio santo, come vuole HODGES 1993, p. 180. 51 HODGES 1993, p. 181. 52 HODGES 1993, p. 183. 53 BELTING (1968, pp. 64-65) data la struttura al IX secolo, sulla base di un lacerto pittorico con testa d’angelo. 54 HODGES 1993, p. 181. 55 PAVAN 1990, pp. 291-294 (con bibl.). 56 JACOBSEN 1997, pp. 1109-1110, 1126. 57 Si potrebbe cogliere un’eco di questa soluzione
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in quella adottata in Santa Gertrude a Nivelles nel X secolo (JACOBSEN 1997, p. 1141 e fig. 39), ma qui ormai il vano per i pellegrini dietro l’altare conteneva la stessa tomba santa.
58 JACOBSEN 1997. 59 Cfr. TAYLOR 1968; CROOK 2000. 60 A Steinbach e a Werden esistono ingressi alla cripta non solo all’interno della chiesa ma anche all’esterno: cfr. TAYLOR 1968. 61 L’ipotesi è di TOLOTTI 1983, ma cfr. DOCCI 2006, p. 70. 62 Cfr. CROOK 2000. 63 Cfr. HEITZ 1980, pp. 161-165; CAILLET 2005, pp. 61-67; Vorromanische Kirchenbauten II (1991), pp. 81-84, 160-163. 64 JACOBSEN 1997, p. 1141, avverte che il percorso era troppo spazioso per essere un corridoio di cripta, ma poteva avere copertura piana o essere anche scoperto. 65 Cfr. SAPIN 1986; SAPIN (a cura di) 2000. 66 Cfr. Vorromanische Kirchenbauten 1990-1991; ROSNER 1991; LEOPOLD 1998; LOBBEDEY 1998. Per le cripte a sala meridionali: RUTISHAUSER 1993. 67 Cfr. LOBBEDEY 1998, pp. 100-101. 68 Va citata anche la cripta (975?) della cattedrale di Ravenna, per l’evidente analogia con quella di Santo Stefano a Verona (cfr. VERZONE 1942, p. 146), ma l’incerta documentazione consiglia cautela: cfr. NOVARA 1997, pp. 82-90. Anche in questo caso sopravvivono due fenestellae nell’abside interna. 69 Cfr. VERZONE 1942, pp. 20-24 (fase paleocristiana) e 137-145 (fase ottoniana). 70 VERZONE 1942, p. 140. 71 Cfr. LECLERCQ-MARX 2007, p. 460. 72 CAILLET 2001, pl. 43. 73 VERZONE 1942, p. 142. 74 Scrive giustamenteVALENZANO (2004, p. 242): «La presenza da secoli della cattedra episcopale si può forse spiegare con il fatto che l’antica pieve era stazione liturgica del vescovo nei riti officiati durante la settimana santa, secondo un uso documentato a partire dal XV secolo». L’ipotesi del ‘coro alto’ è stata formulata da Fulvio Zuliani (comunicazione orale).
75 Cfr. PEJRANI BARICCO 2002. 76 Cfr. PERONI 1991, p. 268. Sulla figura di Warmondo si veda ora: MARIAUX 2002. 77 Cfr. VERGNOLLE 1994, pp. 52-81. Di altra natura sono le cripte delle cattedrali di Chartres e Rouen, che si riducono agli ambulacri, ma le cui cappelle radiali diventano quasi aule di culto a sé stanti. 78 SAPIN 1995, p. 224, ha dubbi sulla precocità del chevet (ante 1019), voluta da Henriet, e afferma che più prudentemente occorre non includere entro date troppo precise questa campagna di lavori; accetta invece l’esistenza di un originario transetto, terminato prima del 1028. Il transetto fu rifatto a all’inizio del XII secolo, e il santuario è il prodotto del restauro del Questel nel 1845/46. 79 Seguo le cronologie di J. HENRIET 1990, 1992. 80 SAPIN 2006, pp. 40-47 (42). 81 SAPIN 1995, p. 217. 82 HENRIET 1990,p. 244; JACOBSEN 2000, p. 283, fig. 50. 83 SAPIN 1995, p. 219. 84 JACOBSEN 2000, pp. 72-73. 85 CHEVALIER 2001. Cfr. la cronologia già proposta da SAPIN 1995, p. 221. 86 CHEVALIER 2001, p. 133. 87 CHEVALIER 2001, p. 145. 88 VERGNOLLE 1985, pp. 141-149; MARTIN 1999, p. 57. 89 Le quattro colonne orientali della ‘sala’ vennero inglobate in pilastri per problemi statici, probabilmente già in corso di costruzione. Cfr. ROUSSEAU 1975, p. 459. 90 Cfr. BERLAND 1980, pp. 170-171. 91 MARTIN 2001, pp. 45, 55, sospetta che il portale servisse ai sacrestani per prelevare le reliquie o i reliquiari in occasione di processioni o nei giorni delle solennità. 92 VERGNOLLE 1985, p. 171; MARTIN 2001, p. 46. 93 VERGNOLLE 1985, pp. 141-149 (142), e nota 429 a p. 303. 94 MARTIN 1999, p. 69. 95 MARTIN 2001 collocherebbe invece ambedue gli altari di saint-Aignan nella chiesa superiore. Tutto dipende dalla lettura del testo di HELGAUDDE FLEURY (ed. 1965, pp. 108-109), il quale dichiara che l’altar maggiore era dedicato ai santi Pietro e Paolo, mentre due erano gli altari intitolati a saint-Aignan: ad caput, sancti Aniani, unum, ad pedes, aliud. 96 VERGNOLLE 1994, pp. 80-81. 97 STEGEMAN 1993, p. 6. 98 Nel terrapieno è ricavata la c.d. «cripta SaintLubin», che si ritiene di origine carolingia. Per il problema delle preesistenze nella cripta attuale: STEGEMAN 1993 e 1997; MARTIN 2001, pp. 186188, dubita che la cripta Saint-Lubin sia carolingia, per i pilastri in moyen appareil (età di Fulberto?). 99 ERLANDE-BRANDENBURG 1989, pp. 137-140; 1996. 100 STEGEMAN 1993, pp. 24-29. 101 ERLANDE-BRANDENBURG 1989, pp. 137-140. 102 BUGSLAG 2005, pp. 151 e 166, nota 114. 103 BUGSLAG 2005, p. 154. 104 BUGSLAG 2005, pp. 143, 182. 105 RIOU 1992 offre le vedute est e ovest della cripta (p. 23) e tutti gli affreschi relativi (pp. 61-64). 106 RIOU, CAMUS 1999, pp. 49-50; DANGAS 1999, p. 166. 107 FAVREAU 1976, p. 22, avverte giustamente che non ne abbiamo la prova. 108 LABANDE-MAILFERT 1974. Cfr. anche KOMM 1990, pp. 18-19. 109 FAVREAU 1976, p. 25. 110 Mi riferirò in primo luogo alla trascrizione di fonti e all’indagine esemplare di VERGNOLLE 1985. 111 Cfr. BERLAND 1980, p. 138. 112 BERLAND 1975, p. 389. 113 Per il rapporto fra la cripta di Fleury e la cripta semianulare romana cfr. VINKEN 1997, pp. 175177, il quale collocherebbe un altare nella campata fra il pilastro/reliquiario centrale e la parete ovest della cripta. 114 Cfr. VINKEN 1997, p. 175. 115 VERGNOLLE 1985, p. 220. 116 BERLAND 1980, p. 138, reputa che l’accesso nord alla cripta fosse per i pellegrini, quello sud per i monaci. 117 ERLANDE-BRANDENBURG 1999, p. 157 (e fig. 31, pp. 163-164); 2005. 118 Cfr. SAUERLÄNDER 1972, p. 102. La cronologia di Sauerländer è più plausibile (per ragioni stilistiche) di quella alla metà del XII (ERLANDE-BRANDENBURG 1999, p. 157) oppure al 1170-1180, dopo Senlis (PECHEUR 1997, p. 129). Anche VERDIER 1977, pp. 151-153, propone la datazione di fine XII (il portale è legato col perimetrale nord, costruito nella fase successiva a un incendio: 1179 o 1184). 119 VERGNOLLE 1985, p. 204; la finestra fu distrutta nel 1865: fig. 210 a p. 209.
120 GARLAND 1998. 121 Le trésor de Conques 2001, pp. 18-29. 122 FRICKE 2007, pp. 46-54, propone che la statua fosse un busto-reliquiario, e fosse trasformata in una figura intera verso l’anno 1000. 123 Cfr. SIRE 2000, p. 404. 124 Cfr. FAU 1981, pp. 20, 22; FAU 1990, pp. 133134, 141-142; DURLIAT 1990, p. 51. 125 FRICKE 2007, pp. 55-56. 126 Cfr. LELONG 1986, 1988. Grandi incertezze regnano ancora sulla datazione del santuario martiniano ad ambulacro, anche dopo le essenziali precisazioni di Lelong (che pure ha ondeggiato fra post 1096 e 1070-1080). Cfr. MARTIN 2001. È significativo comunque che il ‘concetto’ del deambulatorio fosse stato anticipato dall’atrio ‘notturno’ della chiesa del 471 (con probabile fenestella verso la tomba): JACOBSEN 1997 e 2000, pp. 67-73 e fig. 3. 127 Incerte sono le notizie su Limoges, ma nel Plan Legros (1784) la «cripta saint-Martial» si trova proprio dietro il santuario, a chiudere l’abside interna (la situazione è tarda). Cfr. ANDRAULT-SCHMITT 2007. 128 HEARN 1994, fig. 38, p. 46. 129 Cfr. JACOBSEN 2002. 130 Cfr. SCHENKLUHN 2003, pp. 71-81. 131 Cfr. DURLIAT 1986, p. 73. 132 LYMAN 1971, p. 22, vede invece i due leoni come riferibili alle vicine tombe reali e anche al martyrium del Santo: sarebbero i leoni apotropaici, araldici e funerari di portici, troni e tombe (divoratori di carne=sarco-fagi), ma anche simboli di resurrezione, come nel Physiologus, visto che sono in opera in una chiesa cimiteriale e di pellegrinaggio. 133 Papa Urbano II (1088-1099) nel 1096 consacrò l’altare e dedicò la chiesa, che dunque doveva essere a uno stato avanzato di costruzione. Il testo per la verità dice: Consecravit ecclesiam ... et altare (CABAU 1998, pp. 52-53), ma per CABAU ciò corrisponde di fatto a una dedicazione (p. 32). Due documenti del 1083 circa rivelano che la opera ecclesiae era avviata, oppure solo imminente: il secondo documento parla di ecclesia construenda. Il corpo delle cinque navate fu poi comunque continuato per tutto il XII secolo. 134 ROCACHER 1993, p. 40, l’attribuisce tuttavia al XIV secolo avanzato. 135 ROCACHER 1990, p. 89; 1993, pp. 37, 119. 136 DURLIAT 1982, p. 56, obiettava che la fenestella avrebbe dovuto forare un doppio strato absidale, dubitando giustamente della funzione proposta. Riteneva poi che le aperture più grandi servissero per vedere l’altare sopraelevato: anche la sua ricostruzione suscita tuttavia molte perplessità. 137 DURLIAT 1986, p. 127. 138 VIELLIARD 1984, pp. 94-95. 139 È piuttosto interessante che l’aula preromanica demolita dal vescovo Gelmirez verso il 1105 evidenziasse corridoi angolari attorno alla cappella/mausoleo (cfr. HAUSCHILD 1992, che la data fine IX o fine X secolo): ciò fa pensare a una ‘continuità’ funzionale del deambulatorio, come luogo di scorrimento e visita. Hauschild, in effetti, scrive che la tomba non fu situata all’incrocio, ma fu racchiusa dal ‘coro’ (p. 90). È probabile che nella parete est ci fosse un’apertura che consentisse di vedere la camera funeraria (p. 93). 140 VIELLIARD 1984, p. 109.
141 CARRERO SANTAMARIA 2007. 142 CASTIÑEIRAS GONZÁLEZ 2003, pp. 33-34; 2005, p. 217. Ringrazio lo studioso per le precisazioni che mi ha fornito. Altri studiosi negano invece l’esistenza di una camera sotto l’altare (fino a CAR-
RERO SANTAMARIA 2007). 143 CASTIÑEIRAS GONZÁLEZ 2003, pp. 28-29; CARRERO SANTAMARIA 2007, p. 303. 144 Cfr. PERONI 1967. 145 Cfr. VALENZANO 1991. 146 Cfr. PIVA 2000c.
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147 Cfr. SEGAGNI MALACART 2004. 148 PIVA 2007a. 149 La campata-baldacchino per le reliquie deve essere ritenuta uno sviluppo della Ziboriencrypta. Cfr. il caso delle chiese dell’Auvergne: VINKEN 1997, pp. 179-187. 150 Questa soluzione consentiva di sopralzare l’intero chevet della chiesa, permettendo così a monaci e canonici di accedere al coro dall’esterno, restando alla quota alta. 151 TREVISAN 2004a, 2004b, 2008a. Cfr. anche
SCHALLER 1994. 152 Cfr. CODEN 1997; TREVISAN 2008b. 153 CAMUS 1996, pp. 119-133. Il testo fondamentale su Charroux resta: SCHWERING-ILLERT 1963. 154 Per queste conclusioni si veda CAMUS 1996. 155 Cfr. CABANOT 1981, pp. 103-123. 156 FAVREAU, CAMUS 1989, p. 18. 157 UNTERMANN 1989, pp. 72-77. Si possono menzionare anche i casi di Montmorillon e Tomar. L’oratorio di San Michele nel cimitero dell’abbazia carolingia di Fulda (una rotonda sovrapposta a una cripta) – ristrutturato in età romanica – è da considerare un «presupposto» di età carolingia di questa categoria di edifici.
158 DÉCRÉAUX 1985. 159 Cfr. anche Le Tombeau 1985. 160 SEREXHE 1991; BERRY 2000, 2003, 2004; ROLLIER 2000, 2003; SAPIN 2006, pp. 203-204. 161 La fondazione del sacello ha incorporato la substruttura del probabile altare originario (quello della consacrazione del 1130). Inoltre, i dati stratigrafici indicano il mausoleo eretto dopo la traslazione delle reliquie (1146). Dunque sarebbe stata prodotta in seguito una versione più clamorosa di un monumento anteriore (altare-reliquiario?). 162 MAURICE-CHABARD 2003, p. 78. 163 TRAVIS (2005, pp. 205-208) ha osservato che diverse figure nei capitelli del santuario alludono al viaggio e muovono da sinistra a destra (Magi, Fuga in Egitto, Viaggio a Emmaus): «le figure viaggiano, e noi siamo invitati a muoverci con loro» (p. 205). È plausibile che si riferiscano ai pellegrini alla tomba di Lazzaro (cfr. già, ma con meno efficacia, SEIDEL 1999, pp. 33-61, 117). 164 JACOBSEN 1997, p. 1137 e figg. 29-30. 165 Per la documentazione degli scavi: MARINO MALONE 1980 e 2008. 166 MALONE 2002, p. 429.
167 SAPIN, MARINO MALONE 2004. 168 MARINO MALONE 2008, p. 47. 169 MARINO MALONE 2008, pp. 57-58.
170 CHEVALIER 2004; CHEVALIER, MAQUET 2004. 171 MAQUET 2004. 172 GAUTIER 2004a e b. 173 EYGUN 1979, p. 45. 174 VERGNOLLE 1994, pp. 174-176. 175 Si veda la sezione longitudinale restituita in EYGUN 1979, pp. 42-43. 176 Dietro l’altare fu trovato un sarcofago con l’iscrizione Eutropius: cfr. VINKEN 1997, p. 159, nota 565. 177 Cfr. VINKEN 1997, pp. 159ss. (per la Francia). In Italia si possono ricordare i casi di San Miniato a Firenze e San Geminiano a Modena (cattedrale, in cui però il prospetto della cripta è di restauro).
178 Cfr. LORENZONI, VALENZANO 2000. 179 Cfr. ERLANDE-BRANDENBURG 1989, pp. 134135, 141-143. 180 VERGNOLLE 1994, pp. 311-312, e planimetria a p. 148, fig. 183. 181 BARRAL iALTET 2000, pp. 165, 182-184. 182 PIVA 2001 (2006b). 183 PIVA 2006c.
184 PIVA 2003. 185 Tornerò sul problema in altra sede, con alcune ipotesi. 186 Cfr. BRENK 2005, pp. 126-128. 187 La basilica degli Apostoli 1969, pp. 81-95 (85-87). 188 Ibid., p. 85; Ambrogio 1986, p. 271.
189 Cfr.CATTANEO 1984, RIGHETTI TOSTI-CROCE 1984. 190 ARSLAN 1954, pp. 449-450, aveva già negato due fasi. 191 MCKINNE 1985, pp. 308-319. 192 SPREAFICO 1976, p. 125; MATALON 1984, pp. 126-128. 193 L’uso di connotare la posizione delle reliquie con un capitello scolpito con la figura del santo è registrato anche altrove: come a Saint-Hilaire-leGrand a Poitiers (MALLET, PERRY 1998, p. 117). 194 Per l’analisi delle numerose fonti (e per posizioni diverse di fronte ad esse) si vedano: GEARY 1988, SZABÓ 2004. Robert de Torigni (morto nel 1186) scrive che, poco dopo il 1158, le reliquie dei Magi erano state trovate in quidam veteri capella presso la città di Milano, e portate in città per timore del Barbarossa. 195 È Robert de Torigni a raccontare l’aneddoto di Eustorgio che trasferisce a Milano i corpi in quodam vehiculo parvo, quod duo vaccae divina virtute et voluntate trahebant. Cfr. GEARY 1988, il quale tende a considerare la leggenda un’invenzione di Rainaldo di Dassel (cfr. infra), che solo più tardi avrebbe attecchito a Milano: la teoria tuttavia non appare convincente, e sarebbe smentita dallo stesso capitello scolpito. 196 Ringrazio il prof. Fabrizio Slavazzi, dell’Università degli Studi di Milano, per queste indicazioni. 197 CATTANEO 1984, p. 22, scrive che Landolfo Seniore, verso il 1085, non fa cenno al culto dei Magi e parlando dell’arca la considera il sepolcro di sant’Eustorgio. L’autore milanese delle Gesta Frederici I afferma invece che tre corpi furono trovati in un’arca della chiesa di Sant’Eustorgio (SZABÓ 2004, p. 167) e che dicebantur esse Magorum trium. 198 LASKO 1994, pp. 263-266. 199 KOSCH 2000, pp. 14-15. 200 Cfr. ALCE 1972 (tav. 15). 201 Cfr. BROOKE 2006, pp. 70-73. 202 PIVA 2001 (2006b). 203 Si veda ora: FILIPPI-DE BLAAUW 2000. 204 ERLANDE-BRANDENBURG 2004, pp. 129-130. 205 BRENK 1995 (2005), pp. 125-126. 206 ERLANDE-BRANDENBURG 2004, pp. 126, 129130. Cfr. anche DOCCI 2006, p. 70. 207 BAUD 2003, pp. 174-177. 208 PIVA 1980, p. 112; 2007c, p. 64. Il passo delle Consuetudini polironiane (ms. 959 della Biblioteca Universitaria di Padova, f. 43r) è desunto dalle Consuetudini di Cluny (testo di Bernardo, edito in HERRGOTT, Vetus disciplina monastica, Parigi 1726, p. 317, e di cui è imminente una riedizione critica). 209 Cfr. GOUGAUD 1925. A questo proposito, la lettura dei testi editi (ad esempio nel Corpus Consuetudinum Monasticarum iniziato da dom Kassius Hallinger) delle consuetudini liturgiche europee fornirebbe molti dati.
SCULTURA ROMANICA E LITURGIA Marcello Angheben
1 La scultura gotica si è diffusa in periodi diversi a seconda delle regioni, per cui la scultura definita romanica, nella sua straordinaria diversità, si è sviluppata fin verso la metà del XIII secolo. A ciò si aggiunga che i rapporti tra scultura e liturgia non hanno conosciuto un cambiamento radicale e immediato con l’arrivo del gotico. Per questi motivi il presente saggio comprende anche l’intero XII secolo. 2 VERGNOLLE 1985, pp. 62-138. 3 Alle sorgenti, pp. 36-43, 58-63, 80-86. 4 I portali occidentali di Jaca e Charlieu possono essere datati tra il 1090 e il 1100 (MORALEJO 1979, pp. 79-85; HAMANN 2000, II, p. 97). La Porta Miégeville di Saint-Sernin di Tolosa e la Porta degli Orefici di Santiago di Compostela si situano probabilmente verso il 1110 (DURLIAT 1990, pp. 352, 401; PRADALIER 2002, p. 279, ha invece proposto per la Porta Miégeville una datazione di poco precedente la consacrazione del 1096). Occorre ancora precisare che la figurazione è apparsa prima sul portale del transetto occidentale di Sankt Emmeram di Regensburg (verso il 1050 secondo DURLIAT 1990, p. 102; e KENDALL 1998, p. 54) e sulla Porta dei Conti di Saint-Sernin a Tolosa (verso il 1080 per DURLIAT 1990, p. 100; verso il 1065-1070 per PRADALIER 2002, p. 274). La cronologia dei portali di Modena e Bari è stata ampiamente dibattuta e qui mi limito a qualche riferimento: GANDOLFO 1978, p. 76; SCHETTINI 1967, p. 72; BELLID’ELIA 1984, p. 26. Per i rapporti tra Modena e Bari, mi permetto di rimandare ad ANGHEBEN 2002a, pp. 97-98. 5 L’uso del termine «profano» è molto delicato, perché alcune rappresentazioni apparentemente profane sono investite di un senso religioso. Si noterà altresì che temi ‘profani’ possono apparire anche nella pittura monumentale, occupandone però solitamente i margini. 6 In particolare per le «lotte ad armi pari», cfr. BESSON 1987. 7 L’ideazione è presumibilmente il risultato degli apporti di tutti coloro che sono stati coinvolti nell’opera: quando penso agli «ideatori» considero ogni persona che abbia preso parte alla concezione o alla fase ideativa – il committente, lo stesso scultore, un membro dell’istituzione per la quale l’opera è stata realizzata, o anche una persona ad essa estranea. 8 Definisco approccio «sintattico» uno studio che prenda in considerazione tutte le diverse componenti di un’insieme, la loro posizione all’interno dell’edificio e gli eventuali rapporti reciproci: simmetria, opposizione, complementarità, ecc. Lo studio più approfondito sui rapporti tra Eucaristia e arte romanica è quello di SAXON 2006, che però riguarda la sola Francia. L’autore, tuttavia, ha privilegiato la dimensione teologica dei temi eucaristici a scapito del loro valore liturgico, e soprattutto ha applicato il senso primo dei testi trascurando spesso la polisemia dei temi e i programmi iconografici nei quali si inseriscono. In una simile analisi le immagini diventano semplici illustrazioni dei testi teologici e conseguentemente non di rado sono sovrainterpretate. 9 Per quel che riguarda i chiostri, la ricchezza dell’attuale ricerca si riflette relativamente bene negli atti del colloquio organizzato nel 1999 daKLEIN (Der Mittelalterliche Kreuzgang). A questi bisogna senz’altro aggiungere i notevoli studi di Immaculada Lorés i Otzet sui chiostri catalani (in particolare LORÉS 2002). 10 PIVA 2006, pp. 150-160. 11 ANGHEBEN 2003, p. 21. 12 Ringrazio vivamente Claude Andrault-Schmitt per avermi segnalato svariati esempi da lei studiati: l’abbaziale di Tulle, le collegiali di Lesterps e di Chinon, la chiesa parrocchiale di Saint-Germain sur Vienne e Notre-Dame-la-Grande di Poitiers (Notre-Dame-la-Grande de Poitiers, pp. 159-186).
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13 SALET 1995, pp. 18-23; DURLIAT 1990, pp. 352353, 393-397; PRADALIER 2002, pp. 282-283. 14 ANGHEBEN 2003, pp. 403-404. 15 WERNER 1979; LACOSTE 1998, pp. 73-85. 16 Per la questione delle botteghe, cfr. VWIECHOWSKI 1973, pp. 341-378. Per i programmi, cfr. VWIECHOWSKI 1973, pp. 35-153; BERTOLINO 2006. 17 Per l’attribuzione delle sculture della chiesa a una sola bottega, cfr. BARBIER 1990, pp. 36-37.
18 HONORIUS AUGUSTODUNENSIS, Gemma animae, I, 140; PL 172, 588 A: Cancelli in quibus [duo chori] stant, multa mansiones in domo Patris designant; SICARDODI CREMONA, Mitrale, I, 4; PL 213, 21 C. Si veda anche ANGHEBEN 2003, pp. 21-28. 19 IHM 1960, pp. 130-132; CHRISTE 1996, pp. 87-88. 20 Der vergrabene Engel 1995. 21 A Bari, i due angeli di destra tengono un libro aperto e quelli di sinistra un disco crucisignato, presumibilmente un pane eucaristico, cfr. SCHETTINI 1967, pp. 75-76. Per Ripoll, si veda BARRAL i ALTET 1973, pp. 321 e 326-329. A Compostela, quattro angeli suonavano la tromba e altri quattro erano seduti alla sommità del ciborio, cfr. MORALEJO 1980, pp. 210-221. 22 Il fregio con gli angeli si trova sul pilastro settentrionale del rond-point mentre, sulla mensa d’altare, gli angeli occupano la parte anteriore, dove compongono un altro fregio. 23 A Orcival, due angeli armati stanno all’ingresso del presbiterio, cfr. VWIECHOWSKI 1973, p. 34. A Santiago de Compostela, due coppie di angeli si trovano all’ingresso della cappella assiale (n. 168 e n. 176). Affiancano rispettivamente il re Alfonso VI e il vescovo Diego Peláez, e srotolano un filatterio che richiama l’attività costruttiva di questi personaggi storici. La dimensione celeste che questi angeli sembrano introdurre è tuttavia perturbata dalla presenza al loro fianco di una sirena e di una specie di «maestro degli animali» (n. 175 e n. 171), cfr. DURLIAT 1990, pp. 209-210. 24 ANGHEBEN 2003, pp. 39-45. 25 I fiumi del Paradiso si trovano anche a Damery, nell’incrocio del transetto, ma non si iscrivono in quel caso in un contesto altrettanto esplicito, cfr. ANGHEBEN 2003, p. 41, nota 57. A L’Île-Bouchard, il tema potrebbe essere stato affrontato su un capitello del deambulatorio ma l’identificazione resta incerta. 26 Le transenne sono databili all’XI secolo ma si troverebbero nella posizione attuale solo dal XV secolo, cfr. POLACCO 1984, pp. 30-31. 27 DURLIAT 1957; GRABAR 1978; CHATEL 1982;
MEZOUGHI 1982; DOURTHE 1995. 28 ANGHEBEN 2003, pp. 79-95.
29 ANGHEBEN 2003. 30 Tra le eccezioni, possiamo ricordare gli amboni di Moscufo, Rosciolo e Cugnoli di cui si parlerà più oltre (cfr. AVENTIN 2003) e un capitello dell’antica collegiata Saint-Maurice de Saint-Dié (attualmente cattedrale) sui quali un grande calice è rappresentato davanti al petto di un sacerdote orante affiancato da un diacono turiferario. 31 GLASS 1991, pp. 220-221. È possibile che su alcuni capitelli della navata di Saint-Germain-desPrés fossero rappresentate scene liturgiche, ma le mutilazioni che hanno subìto ne rendono l’interpretazione estremamente difficile, cfr. SANDRON 1995. 32 MEYER 1952; CLOSE-DEHIN 1983; SCILLIA 1988; ANGHEBEN 2003, pp. 33-38. 33 Per le teofanie orientali, si veda VANDER MEER 1938, pp. 255-271; JOLIVET-LÉVY 1993, pp. 335340; IACOBINI 2000. Per le teofanie occidentali, si veda SINDING-LARSEN 1984; NILGEN 2000; SKUBI-
SZEWSKI 2005. 34 CHRISTE 1996. 35 Vere dignum et iustum est aequum et salutare, nos tibi semper et ubique gratias agere, domine sancte pater omnipotens aeternae deus per christum dominum nostrum. Per quem maiestatem tuam laudant angeli, adorant dominationes, tremunt potestates, caeli caelorumque virtutes ac beata seraphin socia exultatione concelebrant. Sacramentario gregoriano, Ordo, I, 3.
36 ANGHEBEN 2008. 37 Cfr. per esempio TAGLIAFERRI 1990, p. 362. 38 GABORIT-CHOPIN 1991, pp. 49-50. 39 BUDDE 1998; FAVREAU 2003, pp. 334-335. 40 PIJOÁN, GUDIOL RICART 1948, pp. 140-141; SUREDA 1989, pp. 276-277.
41 SKUBISZEWSKI 1982. 42 Hessisches Landesmuseum: Colonia, seconda metà dell’XI secolo, cfr. BUDDE 1998, I, pp. 120-125. 43 Bamberga o Fulda, prima del 1024/1025, cfr. BUDDE 1998, I, pp. 79-84. 44 Domschatzkammer und Diözesanmuseum, osso di balena della seconda metà dell’XI secolo, altare del 1220-1225, cfr. BUDDE 1998, I, pp. 139-142. 45 Staatliche Museen Preußischer Kulturbesitz, Kunstgewerbemuseum, terzo quarto del XII secolo, cfr. BUDDE 1998, I, pp. 243-247. 46 Propstei und Münsterkirche, Sankt Vitus, Münsterschatzkammer, verso il 1160, cfr. BUDDE 1998, II, pp. 12-22. 47 Schnütgen-Museum, (proveniente da St. Maria im Kapitol, Colonia), verso 1160-1180, cfr. BUDDE 1998, II, pp. 44-51. 48 Diözesanmuseum, terzo quarto del XII secolo, cfr. BUDDE 1998, II, pp. 81-87. 49 Bruxelles, Musées Royaux d’Art et d’Histoire, verso 1140-1165, cfr. BUDDE 1998, II, pp. 127-143. 50 Quando la composizione comporta i quattro Viventi senza Cristo, ciò significa molto probabilmente che Gesù è evocato dalla pietra dell’altare, cfr. BUDDE 1998, particolarmente I, p. 244. 51 Dom und Diözesanmuseum, terzo quarto del XII secolo, cfr. BUDDE 1998, I, pp. 236-239. 52 IACOBINI 2000, p. 57. 53 JOLIVET-LÉVY 1993, pp. 335-340; SKUBISZEWSKI 2005, pp. 326-329. 54 NEUSS 1912, pp. 169-170. Per l’insieme dei dipinti, cfr. Santa Maria Antiqua 2004. 55 Pitture eseguite sotto il pontificato di Giovanni VIII (872-882), cfr. LAFONTAINE 1959, pp. 48-49, pp. 77-79. 56 L’elenco che segue è tutt’altro che esaustivo: la cattedrale Saint-Pierre a Nevers, Saint-Nicolas a Tavant (Indre-et-Loire), Saint-Silvain a ChalivoyMilon (Cher), Notre-Dame a Charly (Cher), SaintPierre a Méobecq (Indre), Saint-Laurent a Primelle (Cher), Saint-Martin a Vicq (Indre), Notre-Dame a Broc (Maine-et-Loire), Maderuelo (Segovia), San Juan Bautista de Ruesta (Saragozza), San Vicente Mártir de Vió (Huesca), San Clemente di Segovia e San Pietro ad Oratorium a Capestrano (L’Aquila).
57 BOUSQUET 1974. 58 I diversi incensamenti hanno luogo durante i riti d’ingresso, ma solo per le messe solenni, alla proclamazione del Vangelo – sul libro, prima e dopo la lettura, così come sull’officiante e i fedeli, –all’offertorio – sulle oblate, l’altare e i fedeli –, e durante il canone eucaristico, ma solo in alcune chiese, cfr. JUNGMANN 1956-1958, II, p. 69, II, pp. 221-223, II, pp. 347-353, III, p. 50. 59 Sacramentario gregoriano, Ordo, I, 12 e 13. Quest’ipotesi è stata magistralmente argomentata da FRANZÉ 2007, pp. 484-485. Per il tema dell’angelo del sacrificio, cfr. BOTTE 1929. 60 Un legame con il dogma della presenza reale è stato postulato per i dipinti della sala capitolare di Vendôme (TOUBERT 1990, pp. 365-402), le pitture del catino absidale di Saint-Nicolas di Tavant (FRANZÉ 2007, pp. 484-485) e per numerose sculture romaniche (SAXON 2006). 61 POILPRÉ 2005 ha sistematicamente proposto questa interpretazione sebbene né i programmi né i testi forniscano argomenti decisivi. 62 BYNUM 2006 ha ben mostrato che, ove si volesse stabilire una relazione con il dogma della transustanziazione, particolarmente nelle rappresentazioni della messa di san Gregorio, le immagini dovrebbero presentare caratteristiche iconografiche molto precise, come la figura di Cristo in un calice, il che è estremamente raro. Se ci si basa sui criteri giustamente adottati dall’autore, si può dedurre che per le immagini romaniche molto meno esplicite l’ipotesi è ancora più difficile da convalidare. 63 LYMAN 1982. L’ipotesi di Lyman è stata ripresa da PRADALIER 2002, p. 276; SKUBISZEWSKI 2005, pp. 343-344. 64 JUNGMANN 1956-1958, II, p. 123.
65 CARRERO 2008. 66 PONSICH 1985; 1987. 67 Per la sistemazione di questo rilievo e della Deposizione scolpita da Benedetto Antelami, cfr. in particolare SAUERLÄNDER 1995, pp. 9-21; CALZONA 2000. 68 Si vedano a questo proposito gli esempi citati più oltre a proposito della liturgia della parola. All’elenco si può senz’altro aggiungere l’esempio del duomo di Fidenza dove i grandi rilievi rappresentano Cristo, i Viventi e due angeli, inseriti nelle volte a ogiva dell’abside, che sembrano provenire da un ambone distrutto nel XVI secolo, cfr. TASSI 1973, pp. 126-127; KOJIMA 2006, pp. 34-36. 69 Nelle Bibbie e negli Evangeliari le teofanie non sembrano rivestite di un particolare significato eucaristico. Per il ciborio di Civate, cfr. in particolare GATTI 1980, pp. 32-37; PIVA 2001, pp. 78-81. 70 A Vigeois il tema si trova nella parte settentrionale del coro, di fronte a un capitello dedicato alla parabola del buon Samaritano, cfr. PROUST 2004, pp. 342-343. Troviamo anche una teofania – probabilmente un’Ascensione – a Saint-Sernin di Toulouse, ma si trova nella tribuna del braccio sud del transetto (n. 236), cfr. DURLIAT 1990, p. 113. 71 Esempi sono stati studiati da SAXON 2006, pp. 180-192. 72 Sacramentario gregoriano, Ordo, I, 12. Per uno studio di questa orazione, cfr. JUNGMANN 19561958, II, pp. 145-151. Per un approccio più completo di testi e rappresentazioni relativi a questi sacrifici biblici, si veda SUNTRUP 1984. 73 BRENK 1975, pp. 53-61. 74 DEICHMANN 1969, pp. 234-256. 75 Si ritrova il tema anche a Genneteil (Maine-etLoire), ma sull’arco che collega la campata antistante l’abside alla cappella nord, cfr. DAVY 1999, pp. 208-214. 76 GRAU LOBO 1996, pp. 131-134, 145. 77 A Conques i capitelli del rond-point sono perduti, ma i superstiti capitelli del coro non contengono alcun tema in contraddizione con la dimensione eucaristica del sacrificio di Abramo (n. 83, secondo pilastro meridionale del coro, lato deambulatorio), cfr. DURLIAT 1990, pp. 62-63. Lo stesso vale per Saint-Benoît-sur-Loire dove l’episodio fronteggia il Peccato Originale, anche se questo confronto può essere interpretato in vari modi, cfr. VERGNOLLE 1985, pp. 253-254. 78 ROUX 2004, p. 281; RICO CAMPS 2002, p. 96. 79 ANGHEBEN 2003, p. 191.
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80 DOBERER 1982, p. 393. 81 SUNTRUP 1984, pp. 470-472. 82 HARTOG 1999 ha proposto una lettura molto diversa di questo programma. Tra gli episodi raffigurati sul capitello di Giacobbe, quello della visione della scala può essere collegato alla liturgia perché costituisce il paradigma della fondazione dell’altare cristiano. Questo tema potenzialmente eucaristico resta tuttavia isolato in un ciclo narrativo relativamente ‘classico’. 83 Su un capitello di Aulnay compaiono sia il sacrificio di Abele che la sua uccisione, ma esso si trova nel braccio sud del transetto, e soprattutto vi sono, all’ingresso del coro, temi che contraddicono la valenza paradisiaca dello spazio della liturgia –teste di animali che divorano uomini e grifoni opposti a demoni. 84 Per le interpretazioni dogmatiche delle rappresentazioni degli episodi della Passione, cfr. SAXON 2006, pp. 212-217. 85 Nelle sale capitolari, la Crocifissione si collega al tema penitenziale e quando si trova nell’incrocio del transetto si può supporre che faccia riferimento alla forma dell’edificio, alla presenza molto diffusa di un altare dedicato alla Santa Croce, o anche all’Eucaristia. In particolare, NILSÉN 2003, pp. 141-230. 86 DEICHMANN 1969, pp. 177, 183, 190. Esattamente di fronte si trovava un altro episodio «eucaristico», il miracolo di Cana, reso irriconoscibile da errati restauri ottocenteschi (N.D.T.). 87 NILGEN 2004. 88 DAVY, JUHEL, PAOLETTI 1997, pp. 148-162. 89 KUPFER 1993, pp. 136-137; FAVREAU 1999, pp. 109-116 (contributo di Yves Christe); LAINÉ, DAVY 2002, pp. 47; MUNTEANU 1977 (che ha proposto un’interpretazione molto diversa della Deposizione).
90 NAGATSUKA 1979. 91 TRIVELLONE 2002, pp. 156-157.
92 DOBERER 1982. 93 PIVA 2006, p. 158. 94 CALZONA 2000 ha richiamato le differenti interpretazioni proposte per quest’opera e proposto una lettura legata agli eventi politici che sconvolsero l’Italia del Nord negli anni che precedettero il 1178. DOBERER 1982, pp. 395-396, ha supposto che i cicli della Passione di Saint-Gilles-du-Gard e di Beaucaire appartenessero inizialmente al parapetto di un pulpitum. 95 Questa ipotetica dimensione eucaristica è rafforzata dalla presenza di un Agnello dipinto al centro della cupola. 96 VWIECHOWSKI 1973, pp. 38-75. 97 VWIECHOWSKI 1973, pp. 75-109. 98 PROUST 2004, p. 287; SAXON 2006, pp. 215-216. 99 La Crocifissione compare anche sulle arcate cieche del coro di Saint-Benoît-sur-Loire, dove si affianca ad altri temi che possono essere interpretati in senso eucaristico o per lo meno essere correlati al tema della Passione (le Marie al sepolcro, Sansone e il leone, Sansone che scardina le porte di Gaza), ma l’insieme resta molto disparato, cfr. VERGNOLLE 1985, p. 254. 100 ÉTIENNEDE BÂGÉ, Tractatus de sacramento altaris; PL 172, 1273-1308, e in particolare 1303 A, per il riferimento ai discepoli di Emmaus. ANGHEBEN 2003, p. 110. 101 SAXON 2006, pp. 87-92, 165-170, ha letto diverse rappresentazioni del ciclo dell’Infanzia in senso eucaristico, trascurando però spesso il contesto o le altre possibili interpretazioni. 102 BARBIER 1990, p. 24. 103 Potrebbe sembrare azzardato tradurre queste immagini in termini tanto precisi, ma il loro significato non deve probabilmente essere tanto diverso. 104 A Compostela, due grifoni affrontati a un calice si trovano alla ricaduta meridionale dell’arco absidale della cappella d’asse (n. 172) e fronteggiano un personaggio che tiene due uccelli per il collo (n. 171), cfr. DURLIAT 1990, p. 212. 105 Questo soggetto è particolarmente ricorrente in Alvernia ma occorrerebbe censire sistematicamente la posizione e il contesto nel quale si integra: Biozat, Montfermy, Ennezat, Saint-Myon, Bulhon, Plauzat, Saint-Saturnin, Mailhat, Chambron-sur-Lac, Brousse, Courpière, cfr. VWIECHOWSKI 1973, p. 325. A Mozac, comunque, il tema compare nella navata (n. 10), cfr. VWIECHOWSKI 1973, p. 325. Anche nel Pantheon dei re di León il tema occupa un luogo che apparentemente non sembra essere legato alla presenza di un altare. 106 Per le coppie e in particolare le coppie simmetriche, si veda ANGHEBEN 2003, pp. 47-58. Nell’absidiola assiale di Notre-Dame-la-Grande (Poitiers) non si è applicato il principio delle coppie simmetriche, contrariamente a quanto si è fatto nella navata centrale del coro. 107 SAINT-JEAN 1975, p. 164; BASCHET 1991, pp. 20. 108 Per Modena e Lincoln, cfr. FRUGONI 1993. 109 VERZÀR BORNSTEIN 1988, p. 148. 110 Degli atlanti figurano in effetti sulle mensole che sostengono l’architrave del portale e sui capitelli posti alla ricaduta dell’arco absidale, cfr. ANGHEBEN 2003, pp. 68-78. 111 Per i dipinti scomparsi di Saint-Loup-deNaud, cfr. ROBLOT-DELONDRE 1913, pp. 127-135. 112 BONNE 1984, p. 63. 113 PIVA 2001, pp. 78-81. 114 SCHETTINI 1967, p 74-77.
115 VERDIER 1970. 116 Si vedano a questo proposito le sintesi o studi d’insieme proposti da KENDALL 1998; VERZÀR
BORNSTEIN 2004; GANDOLFO 2006. 117 FAVREAU 1991. 118 Si veda il portale di Vandeins di cui si parlerà più avanti e anche quello di Bourg-Argental (Forez) la cui iscrizione è più ambigua, ma la cui dimensione eucaristica sembra confermata dalla presenza di due angeli turiferari. Si veda BASCHET 2008, pp. 230-247.
119 GREGORIO MAGNO, Homilia XXIX. 120 Gli angeli che circondano Cristo possiedono con ogni evidenza solo cinque ali, ma si può supporre che siano stati concepiti come serafini a sei ali, o come serafino accompagnato da un cherubino come nelle absidi catalane e sui rilievi scultorei di Saint-Sernin. Per l’iconografia della teofania di Moissac, cfr. in particolare MEZOUGHI 1978. 121 A Charlieu, il cherubino e il serafino sono identificabili solo grazie alle iscrizioni, cfr. Corpus des inscriptions 18, pp. 60-61. 122 VWIECHOWSKI 1973, pp. 111-123. 123 Il tema, prima di svilupparsi sui portali di questa regione, era comparso sul portale de l’Abbayeaux-Dames di Saintes. 124 A Pont-l’Abbé-d’Arnoult, gli angeli portano un turibolo, un calice e un candelabro, cfr. TCHERIKOVER 1997, p. 154, che giustamente attribuisce una valenza liturgica all’Agnello dei portali di questa serie. A Fenioux gli angeli sul terzo archivolto agitano un turibolo.
125 WILLIAMS 1977. 126 Per i portali francesi, si veda in particolare HAMANN 1956, pp. 372-376. La Crocifissione compare anche sull’architrave di San Giovanni in Tumba di Monte Sant’Angelo, ma si tratta con ogni evidenza di un reimpiego. Cfr. PIVA 2006b, per il quale i rilievi del portale verrebbero da un monumento posto all’interno dell’edificio che commemorava il SepulchrumChristi della chiesa dell’Anastasis a Gerusalemme. Trivellone 2002, ha proposto riguardo a questo rilievo un’interpretazione eucaristica fondata sui commentari di Amalarius di Metz e su argomenti visuali sostanziali. 127 MÂLE 1922, pp. 420-424; COLISH 1972; IOGNAPRAT 1998, pp. 119-120. SAXON 2006, pp. 233235, ha rimesso in discussione quest’ipotesi, ritenendo che il programma avesse come bersaglio gli ebrei e i musulmani piuttosto dei petrobrusiani. 128 MÂLE 1922, pp. 422-424. L’idea è stata ripresa in particolare da VERGNOLLE 1994, pp. 331-333. 129 A questo proposito si vedano le riserve espresse da HARTMANN-VIRNICH, HANSEN 2000, p. 286. La Crocifissione è stata richiamata attraverso la Deposizione sulla Porta del Perdono di León databile verso il 1125 (DURLIAT 1990, p. 398) ovvero ben prima che Pietro di Bruis fosse arso a SaintGilles-du-Gard. Anche la Crocefissione di SaintPons-de-Thomières potrebbe essere anteriore all’accadimento, ma le datazioni sono contrastanti: inizi del XII secolo (DURLIAT 1951, p. 285), dopo Saint-Gilles-du-Gard (HAMANN 1956, p. 346). 130 Émile Mâle prese logicamente in considerazione l’interpretazione sacramentale prima di sviluppare l’ipotesi di una correlazione con l’eresia petrobrusiana (MÂLE 1922, p. 420). 131 «Quando il peccatore si accosta alla tavola del Signore, è d’uopo che ripudi i suoi errori con tutto il cuore», cfr. Corpus des inscriptions 17, pp. 2122. L’interpretazione sacramentale è stata formulata da MÂLE 1922, p. 420; e SAXON 2006, p. 70. 132 ZINK 1983. 133 BEAUDEQUIN 1960; GARLAND 1994. 134 KATZENELLENBOGEN 1959, pp. 7-15. 135 Per l’ambone di Cagliari e gli altri esempi toscani, cfr. TIGLER 1999, pp. 93-94. 136 Cristo e i quattro Viventi compaiono sugli amboni di Modena, Moscufo, Rosciolo, Cugnoli, Pianella, e di Fidenza se i rilievi dell’abside appartengono effettivamente a un ambone; l’Agnello e i Viventi figurano a Bazzano, e i soli Viventi sull’ambone di Cagliari. A Salerno, i simboli dei soli evangelisti Matteo e Giovanni appaiono nei ‘pennacchi’ d’angolo. 137 TIGLER 1999, pp. 91-93, ha così interpretato le aquile degli amboni toscani. 138 GLASS 1991, p. 97; PACE 2007, pp. 187-188, 201-202, e figg. 247, 251, 273. L’ambone di Cava dei Tirreni presenta lo stesso tema ma si tratta di un manufatto del XIX secolo, cfr. GLASS 1991, p. 75. 139 A questa scena se ne aggiungono altre due: un turiferario che agita il turibolo e un diacono che porta un calice. Per Aventin 2003, pp. 309-312, queste scene evocano la lettura del vangelo, con il turiferario che accompagna il diacono all’ambone prima della lettura e poi l’offertorio.
140 TCHERIKOVER 1999. 141 GLASS 1991, pp. 211-220. 142 I testi indicano che il corpo era posto nel coro, senza ulteriori precisioni, e a volte che era deposto temporaneamente nel vestibolo. 143 ANGHEBEN 2003, pp. 146-164. 144 KRÜGER 2003, pp. 116-118, 126. 145 Si possono citare gli esempi di San Lorenzo fuori le mura, Saint-Benoît-sur-Loire, Ébreuil, Arles-sur-Tech e Saint-Chef-en-Dauphiné. 146 VOGEL 1966. 147 Più precisamente, il tema compare sui fregi delle facciate occidentali del duomo di Modena e
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della cattedrale di Lincoln, su una colonna del portico del duomo di Lucca, su un capitello del portale occidentale di Lescure, del portale meridionale della cattedrale di Bourges e del portale occidentale di Santa Maria di Tudela, sull’architrave dei portali di Neuilly-en-Donjon e di Andlau, e sulla lunetta del portale sud di Anzy-le-Duc.
148 WERCKMEISTER 1972. 149 Le tombeau de saint Lazare, pp. 11-14 (capitolo a cura di N. STRATFORD).
150 WERCKMEISTER 1982. 151 Per alcuni capitelli di Vézelay è stata proposta un’interpretazione penitenziale da SAZAMA 1995, e da SAXON 2006, pp. 79-86, per il portale di Besse, nel quale l’autore crede di riconoscere la purificazione delle labbra di Isaia e la resurrezione di Lazzaro, anche se difficilmente queste due scene possono essere identificate in questo modo. 152 Per l’interpretazione trinitaria del chrismon, cfr. MORALEJO 1979, p. 93; FAVREAU 1996. 153 MORALEJO 1979, pp. 94-97. Si veda anche CALDWELL 1980; e FAVREAU 1996, p. 537. 154 Ne tradas bestiis animam confitentem tibi, cfr. Ordo romanus, L, XVIII, 20; a cura di ANDRIEU 1931-1961, V, p. 118. Si veda anche ANGHEBEN 2002a, p. 103. 155 MORALEJO 1979, p. 95; FAVREAU 1996, p. 545. 156 L’iconografia di Jaca ha ispirato quella del portale aragonese di San Martin Uncastillo. Per DURLIAT 1990, pp. 228-229, il tema ha conservato il suo significato ma l’uomo dal serpente afferra una delle zampe del leone che lo ha atterrato, lasciando perciò contemplare l’ipotesi di uno scostamento semantico. 157 ANGHEBEN 2002a, pp. 103-104. 158 Per l’iconografia di questi portali, cfr. in particolare CAHN 1965, e ALLARD 1996. 159 MÖBIUS 1979. 160 ANGHEBEN 2003. 161 Per il portale centrale di Vézelay ho preso in analisi con molta circospezione questa possibilità, supponendo che vi si applicassero le consuetudini cluniacensi (ANGHEBEN 2002b). Si tratta comunque di un’ipotesi estremamente fragile e non conosco nessun programma scultoreo per il quale sia certo un legame con le processioni. 162 Ad esempio, per stabilire una corrispondenza con i tropi cantati a Chartres, l’autrice ha interpretato la decorazione sul portale nord come una rappresentazione della venuta di Cristo annunciata dai profeti e non come un’Ascensione, cfr. FA-
SSLER 1993. 163 VERDIER 1977. 164 FAU 2000. 165 Le tombeau de saint Lazare. 166 CHRISTE 1996, p. 149; RICO CAMPS 2002, pp. 291-329. 167 L. BOUSQUET 1948, p. 77; J. BOUSQUET 1971, p. 144; BONNE 1984, pp. 243-251; GARLAND 1998, p. 166. 168 MÂLE 1922, pp. 121-150. 169 MÂLE 1922, p. 149. 170 THOMAS 1951, pp. 41-42. 171 Corpus des inscriptions 1, pp. 22-25; PROUST 2002, pp. 270-272. 172 GLASS 2001. 173 FRUGONI 1996, pp. 34-47. 174 Lo si ritrova su uno degli avori di Salerno, e nei dipinti di Galliano, Muralto, Agliate e Carugo, cfr. ALFANI 2000, pp. 81-83.
175 BOUSQUET 1980. 176 CAOIV, 6537, cfr. HESBERT 1963-1979, p. 136.
177 FORSYTH 1968. 178 MÂLE 1922, pp. 140-141. IL DECORO DIPINTO DEGLI EDIFICI ROMANICI
PERCORSINARRATIVI EDINAMICAASSIALEDELLACHIESA
Jérôme Baschet
1 FOSSIER 1982. In merito alla «spazializzazione» dei rapporti sociali, cfr. GUERREAU 2002, BASCHET 2005b e MORSEL 2007. 2 GUERREAU 1996, pp. 85-101.
3 LAUWERS 2005. 4 Si vedano in particolare HUBERT 1977; KLUKAS
1984; CREISSEN 1999; ERLANDE-BRANDENBURG 1999; PIVA 2006; così come JUNG 2000. 5 È ciò che precisa una delle precoci attestazioni testuali di tale separazione (PIVA 2006, p. 155). Si vedano inoltre l’imponente muro di coro rimesso in luce per l’antica cattedrale di Nizza, databile verso il 1049 (Thirion 1967), e i dispositivi liturgici restituiti da KLUKAS 1984. 6 BASCHET 2005b, cap. III.
7 HONORIUS AUGUSTODUNENSIS, De gemma animae, PL 172, coll. 583-597; SICARDODI CREMONA, Mitrale, PL 213, coll. 13-56. 8 Rationale divinorum officiorum, I, 1, 14, ed. A. Davril, T.M. Thibodeau, CC, CM, 140, Turnhoult 1995, p. 17. 9 Nitida sintesi in CAILLET 2001. 10 SICARDODI CREMONA, Mitrale, PL 213, col. 20. 11 Singolare versione di tale simbolismo, il De cursu spirituali di Otloh di Sankt Emmeram assimila la vita umana a una corsa in uno stadio, intenso movimento suscitato dalla paura del male e dal desiderio di Dio; cfr. LESIEUR 2003, pp. 290-292. 12 GUERREAU 1997: nella Vita Maioli, i due termini più impiegati nel campo semantico relativo allo spazio sono iter e via. 13 Gn 28,17: LAUWERS 2005, p. 67. Le iscrizioni del portale della chiesa riprendono sovente questa formula, talvolta con variazioni significative, come a Saint-Pé de Bigorre: «Est domus hic domini, via caeli»; cfr. FAVREAU 1991, pp. 269-270. 14 Per l’«avant-nef», SAPIN 2002; analisi delle pitture romaniche delle cripte in DALE 1997 e KUPFER 2003. 15 Per tutto ciò che segue, mi permetto di rinviare a BASCHET 1997. 16 Si veda principalmente LABANDE-MAILFERT 1974; FAVREAU 1999 (in particolare YVES CHRISTE, Les peintures murales, pp. 99-145), così come MÉ-
RIMÉE 1845; HENDERSON 1963; MAUPÉOU-CHRISTEN 1976; RIOU 1992. 17 A Saint-Savin bisogna tener conto del polo occidentale, costituito dalla torre-portico e sottolineato dalla ricchezza del suo decoro (in particolare neotestamentario). 18 MÉRIMÉE 1845, p. 22; LABANDE-MAILFERT 1974, p. 382; FAVREAU 1999, p. 139 (in cui è ipotizzata una Maiestas Domini nella campata presbiteriale e una rappresentazione mariana nella conca absidale). 19 De Christen, in FAVREAU 1999, pp. 159-160. Aggiungiamo che a Sant’Angelo in Formis l’Antico Testamento occupa le navatelle e il Nuovo la navata centrale (infra). Infine, ricordiamo la presenza, a Saint-Savin, del Ciclo della Passione nella tribuna occidentale. 20 LABANDE-MAILFERT 1974, pp. 383-384; CHRISTE 1985, p. 227. 21 GRABAR 1949; DEUCHLER 1981. 22 Sorprende leggere GRABAR (1949) affermare che la storia di Noè «va letta in senso bustrofedico». Parimenti, FAVREAU 1999, p. 124. 23 È la combinazione del dispositivo circolare e di quello parallelo a obbligare, per ottenere un legame ottimale, alla «virata» bustrofedica compiuta dal Ciclo di Abramo. 24 Già sottolineata in LABANDE-MAILFERT 1974; in
FAVREAU 1999. 25 HENDERSON 1963, pp. 22-23. 26 LABANDE-MAILFERT 1974, pp. 389-390. 27 LABANDE-MAILFERT 1974, p. 391; FAVREAU 1999, p. 133, contesta tale ipotesi e suggerisce l’episodio della Manna. 28 I dieci profeti (fra cui Giona e Zaccaria) che occupano i pennacchi sopra le colonne forniscono un indice rilevante dell’adeguamento delle pitture all’orientamento della navata. In effetti, i profeti della parte nord dispiegano i loro filatteri dalla mano destra, mentre quelli che hanno di fronte, simmetricamente, dalla mano sinistra: così il messaggio divino è sempre orientato in direzione di chi si trova nella navata.
29 THIBOUT 1945; MAUPÉOU-CHRISTEN 1976; de Christen, in FAVREAU 1999, pp. 160-161. 30 MAUPÉOU-CHRISTEN 1976, p. 46, menziona un secondo falso arco trasversale. De Christen (in FAVREAU 1999, p. 154) afferma che i restauratori non ne hanno trovato traccia. 31 Ibid. 32 LABANDE-MAILFERT 1974, p. 384. 33 KLUKAS 1984; DAVY 1999. 34 Pianta riprodotta in FAVREAU 1999, p. 90. 35 Secondo l’ipotesi di CAMUS 2002, p. 272, le prime tre campate della navata formerebbero una sorta di nartece, sola parte accessibile ai laici, mentre il falso arco trasversale corrisponderebbe alla separazione fra lo spazio dei monaci e quello dei novizi (quanto al portale sud della quarta campata, si tratterebbe di un rimaneggiamento di XVII secolo). 36 «Latitudo charitas est quae dilatato sinu mentis amicos in Deo et inimicos diligit propter Deum», SICARDODI CREMONA, Mitrale, I, 4, col. 20. 37 KUPFER 1993. L’esempio più prossimo è senza dubbio il dispositivo ornamentale cruciforme del soffitto di Zillis: secondo l’analisi di KEMP 1993, è questa figura della Croce che articola lo schema spaziale del mundus (circondato dall’Oceano) e il tempo lineare del saeculum, che conduce dall’Incarnazione alla Passione (da ovest a est). 38 Cfr. PALAZZO 2001; IOGNA-PRAT 2006; MÉHU 2008.
39 In particolare, HONORIUS AUGUSTODUNENSIS, De gemma animae, PL, 172, c. 592. 40 Sulla concezione della persona messa in gioco in tale rappresentazione, BASCHET 2005a. 41 Sermo II de sancta cruce, PL 210, coll. 223-225.
42 In particolare, HONORIUS AUGUSTODUNENSIS, De gemma animae, I, 145, col. 589; SICARDODI CREMONA, Mitrale, VI, 8, col. 279; cfr. BASCHET 1991, pp. 184-187. 43 Per un approccio di insieme del decoro delle chiese e delle sue funzioni, cfr. KESSLER 2004, cap. 5; KESSLER 2006. 44 L’utile sintesi di LAVIN 1990 presenta certe lacune metodologiche che ho tentato di mettere in evidenza in BASCHET 1993b. 45 Riguardo a San Pietro in Vaticano, TRONZO 1985; KESSLER 2002.
46 KESSLER 2002. 47 TAMANTI 2003; ALFANI 2000. 48 TOUBERT 1990, pp. 156-159. 49 KUPFER 1993. 50 Questa lettura si applica bene al caso di San Pellegrino a Bominaco, in cui i ‘percorsi circolari’ narrativi della navata hanno per referente il calendario liturgico dipinto nel santuario (BASCHET 1991). 51 KEMP 1993. 52 ROUX 2004.
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53 SAPIN 2002 (in particolare, per la galilea di Vézelay come spazio di transizione, M. ANGHEBEN, Le programme iconographique du rez-de-chaussée de Vézelay: chapiteaux et portails). 54 FAVREAU 1991; ROUX 2004.
55 BASCHET 1991. 56 ANGHEBEN 2001. 57 PIVA 2001 e 2003. 58 KLEIN 1993 e 2002.
59 HONORIUS AUGUSTODUNENSIS, De gemma animae, I, 95 e 129, col. 575 e 586; SICARDODA CREMONA, Mitrale, I, 2, col. 17; JACOPODA VARAGINE, Legenda aurea, cap. La dedicazione delle chiese. 60 KLEIN 2002. 61 BASCHET 1993a. 62 HONORIUS AUGUSTODUNENSIS (De Gemma animae, I, 129, col. 587) associa la porta a Cristo, che si pone da ostacolo ai nemici e lascia entrare gli amici: la formula rende efficacemente conto della relazione fra il Giudizio finale e il portale della chiesa. 63 BASCHET 1991, pp. 184-187. 64 Circa l’opposizione fra teofanie parusiache a ovest e teofanie atemporali a est, cfr. KLEIN 2001.
65 BASCHET 1990. 66 KUPFER 1993. Pare che inizialmente sussistesse la medesima situazione in Saint-Jean-Baptiste de Château-Gontier (DAVY 1999). 67 BASCHET 1991, pp. 156-162; 167-169. 68 La distribuzione dei capitelli può produrre una differenziazione (tendenziale, mai assoluta) fra la navata, votata a paradigma della lotta spirituale, e il santuario, dove dominano i valori di pace e armonia paradisiaca; cfr. ANGHEBEN 2003. 69 KUPFER 1993 (ugualmente a Saint-Martin de Vic).
70 OTTAWAY 1994. 71 BONNE 1999, al pari di PALAZZO 1988; RUSSO 2000. 72 BASCHET 1991, pp. 169-184.
73 CAMUS-ANDRAULT-SCHMITT 2002. 74 Da ultimo, FRANZÉ 2007. 75 SUGER, De administratione, II, 13, Paris 1996, p. 134.
CATTEDRALI GOTICHE E PORTALI SCOLPITI
LECONNESSIONICONTESTUALI DELCULTODELLERELIQUIE
Bruno Boerner
1 NICOLAD’ORESME 1970, p. 303. 2 Cfr. BRÜCKLE 2005, p. 188. 3 Sul rapporto tra l’iconografia della cattedrale e la liturgia cfr. PIVA 2006. 4 Riguardo ai portali di Amiens cfr. MURRAY 1996; SANDRON 2004; SAUERLÄNDER 1970, p. 142. 5 Sul programma del Giudizio finale cfr. BOERNER 2006. 6 Sull’incoronazione di Maria cfr. THEREL 1984;
VERDIER 1980. 7 Cfr. THEREL 1984; VERDIER 1980. 8 SAUERLÄNDER 1970, pp. 90, 91; THEREL 1984, pp. 247ss. 9 Cfr. inoltre BOERNER 2004; SCHMIDT 2006. 10 MURRAY 1996, p. 108. 11 Murray vede nel baldacchino con figure soprattutto un rimando allo scrigno del santo, MURRAY 1996, p. 108. 12 DURAND 1901. 13 Probabilmente si potevano vedere nello zoccolo rilievi con immagini del martirio, che a dire il vero sono mal conservate e da identificare. Cfr. SAUERLÄNDER 1970, p. 146. 14 In seguito, espressamente: ANGENENT 1994. 15 Lo scrigno è stato distrutto durante la Rivoluzione francese. 16 Già Willibald Sauerländer e Stephen Murray hanno richiamato l’attenzione sul rapporto fra il programma del portale e lo scrigno delle reliquie. SAUERLÄNDER 2000, p. 130; MURRAY 1996, p. 109. 17 Willibald Sauerländer ha anche sottolineato con insistenza il rapporto tra la scultura del portale di Amiens e la liturgia. SAUERLÄNDER 2000, p. 130-131. 18 Più puntuali riferimenti alla liturgia si trovano in KNIPPING 2001, p. 67s. Qui la liturgia è messa in relazione soprattutto con i rilievi della recinzione del coro. 19 Liber ordinarius 1934, p. 108, da KNIPPING 2001, p. 73: «Non discooperitur capsula beati Firmini martyris donec incipiatur responsorium Dum aperiretur, tamen tabula altaris er corpora sanctorum discooperiuntur in principio vesperorurn. (…) Discooperitur capsula beati Firmini martyris a duobus canonicis presbyteris capis sericis indutis, quancito incipitur R. Dum aperiretur...». 20 Liber ordinarius, 1934, p. 109, da KNIPPING 2001, p. 73: «exuuntur cape nigre in choro, spargitur edera per sacrarium er chorum, (...) quancito incipitur R. Dum aperiretur: versus dicitur cum Gloria a duobus archidiaconis in capa albis; similiter et choriste capis candidis induuntur; interim fit fumus de incenso post altare». 21 Liber ordinarius, 1934, p. 356, da KNIPPING 2001, p. 68: «Post matutinos a canonicis et clericis chori defertur capsula beati Firmini martyris jam in vespere parata extra chorum in medio ecclesie et ibi ponitur […]». 22 Liber ordinarius, 1934, p. 309, da KNIPPING 2001, p. 74: «Et defertur capsula predicta a militibus extra ecclesiam, per civitatem vero a civibus». 23 Per il portale di Onorato cfr. KIMPEL, SUCKALE 1973; SAUERLÄNDER 1970, pp. 174, 175; MURRAY 1996, pp. 118s. 24 MURRAY 1996, p. 119. 25 SAUERLÄNDER 2000, p. 132. 26 «Se toto corpore inclinavit in partem, qua corpus Sanctissimi ferebatur». Cit. in SAUERLÄNDER 2000, p. 132. 27 Su ciò, più estesamente cfr. MANHES-DEREMBLE 1993.
28 LAUTIER 2003. 29 Atti degli Apostoli 6,12-7,57. 30 Item de lapidibus quibus beatus Stephanus protomartir fuit lapidatus. Inventaire des reliques et joyaux de l’église de Chartres, sans les saintes châsses (1322). Un tempo nella Bibliothèque municipale de Chartres (ms 1008, fol. 84-84v), distrutto nel 1944; cit. in LAUTIER 2003, p. 75. 31 KURMANN-SCHWARZ, KURMANN 2001, pp. 272, 273. 32 LAUTIER 2003, p. 45. 33 LAUTIER 2003, p. 50. 34 LAUTIER 2003, p. 51. 35 Per quanto segue: KURMANN 2001, pp. 246ss.; SAUERLÄNDER 1970, p. 117; HALFEN 2003, pp. 364, 365. 36 HALFEN 2003, p. 365; LAUTIER 2003, p. 45. 37 Ibid. 38 LAUTIER 2003, p. 45. 39 Di Legerius la cattedrale possedeva reliquie, che si trovavano nello scrigno donato da Enrico IV. In ogni caso, tuttavia, non è sicuro che esse si trovassero a Chartres già dall’inizio del XIII secolo. LAUTIER 2003, p. 63. 40 LAUTIER 2003, p. 48. 41 Ibid., pp. 66-67. 42 Per il portale dei Confessori cfr. SAUERLÄNDER 1970, p. 116; HALFEN 2003, pp. 369ss. 43 LAUTIER 2003, p. 41. 44 SAUERLÄNDER 2000, p. 130. 45 Stranamente, Nicola è uno dei pochi santi rappresentati nei rilievi di cui, per quanto ne so, non è documentata alcuna reliquia a Chartres. A lui sono dedicate anche numerose finestre. Nell’XI secolo, a causa dell’invasione turca, le reliquie di Nicola vennero trasportate in nave da Myra, in Asia Minore, a Bari, sulla costa adriatica. Dal momento che, come si mostra nel rilievo, dalle reliquie del santo colava dell’olio miracoloso, queste divennero presto meta di pellegrinaggi. I pellegrini raggiungevano Bari soprattutto dal nord della Francia. Una delle finestre del ‘coro’ di Chartres mostra i pellegrini davanti alla cattedrale di Bari, che vengono benedetti da Nicola. Il rilievo nel portale dei Confessori può essere inteso come esortazione al pellegrinaggio. D’altra parte esso configura in modo generale la virtù prodigiosa delle reliquie, naturalmente anche di quelle della cattedrale di Chartres. 46 Per i portali occidentali cfr. VANDEN BOSSCHE 1997; VANDEN BOSSCHE 2002; BOERNER 2006. 47 In genere, la madre che si lamenta viene messa in relazione tipologicamente con la Rachele dell’Antico Testamento. In Ambrogio, Rachele, in quanto figura della Chiesa, compiange i peccati di chi le è affidato: «Rachel plorans filios suos et noluit consolari, quia non sunt. Rachel ecclesia est, in qua benedicitur plebs dei. Ipsa pro te fleat, ipsa tua peccata deploret […]». AMBROSIUS MEDIOLANENSIS, Explanatio psalmorum XII, CSEL 64, psalmus 37, cap. 10, p. 143. 48 Magi: «Nos sumus quos cernitis reges Tharsis et Arabum et Saba dona offerentes Christo regi nato domino quam stella deducente adorare venimus. Obstetrices: Ecce puer adest quem quaeritis iam properate adorate quia ipse est redemptio mundi. Tunc cantet unus magorum: Salve princeps seculorum. Suscipe rex aurum. Secundus: Tolle thus tu vere deus. Tertius: Myrrham signum sepulturae». Cfr. WALTER 1929. 49 WALTER 1929, p. 47. 50 GREGORIUS MAGNUS, XI homiliarum in euangelia libri duo, cap. 6: «Magi uero aurum, thus et myrrham deferunt. Aurum quippe regi congruit, thus uero in dei sacrificium ponebatur, myrrha autem mortuorum corpora condiuntur. Eum ergo magi quem adorant etiam mysticis muneribus praedicant, auro regem, thure deum, myrrha mortalem. Sunt uero nonnulli haeretici qui hunc deum credunt, sed ubique regnare nequaquam credunt. Hi profecto ei thus offerunt, sed offerre etiam aurum nolunt. Et sunt nonnulli qui hunc regem existimant, sed deum negant». 51 ISACCODE STELLA, Sermones, Sources Chretiennes 339, fr. 1, par. 6: «Obtulerunt ei munera: aurum, thus et myrrham. Aurum regi convenit, thus in sacrificio Deo offertur, myrrha mortuorum corpora condiuntur. Omnia haec veraciter Christo offerre non desinit qui unum eundem que verum Deum, verum regem verum que hominem credit, et vere pro nobis mortuum veraciter recognoscit. Offeramus regi nostro aurum, ut eum ubique regnantem credamus. Offeramus thus, ut eum verum Deum et creatorem omnium sine initio inexistentem confiteamur. Offeramus myrrham, ut propter nostram salutem mortale corpus eum assumpsisse non dubitemus». 52 ISIDORO HISPALENSIS, Allegoriae quaedam sanctae Scripturae uel De nominibus legis et euangelii, PL 83, pp. 97-130. 53 Cfr. VAUCHEZ 1993, p. 81; SCHREINER 1984, p. 289.
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54 Anche Gregorio Magno era a conoscenza di tali significati: «Nato ergo regi aurum offerimus, si in conspectu illius claritate supernae sapientiae resplendemus. Thus offerimus, si cogitationes carnis per sancta orationum studia in ara cordis incendimus, ut suave aliquid deo per caeleste desiderium redolere ualeamus. Myrrham offerimus, si carnis vitia per abstinentiam mortificamus. Per myrrham namque, ut diximus, agitur ne mortua caro putrefiat. Mortuam uero carnem putrescere est hoc mortale corpus fluxui luxuriae deservire, sicut de quibusdam per prophetam dicitur: computruerunt iumenta in stercore suo». Cfr. GREGORIUS MAGNUS, XI homiliarum in euangelia libri duo, hom. 10, cap. 6. 55 Enchiridion symbolorum, 802; cit. in SCHMIDT 1982, p. 614. 56 SCHILLERII, p. 180. 57 BERGMANN 1986, M 12, M 8; SATZINGER, ZIEGELER 1993, p. 258. 58 Qui citato da WALTER 1932, p. 31: «Convenientibus autem omnibus in paradysum imponat cantor ex sua parte Cum rex glorie usque preciperet et altera pars prosequatur Sanctorum populus usque De claustris. Tunc progredientes eadem distinctione, redeant per medium ecclesie usque in chorum simul canentes Te nostra vocabant». Cfr. anche il commento di WALTER, ibid., p. 21. 59 KRÖLL 1994, p. 241. 60 WARNING 1974, p. 110. 61 Ibid., p. 113. 62 Riguardo al collegamento tra la raffigurazione delle vergini sagge e stolte e il ‘gioco recitato’ delle stesse si veda KÖRKEL-HINKFOTH 1994. 63 Willibald Sauerländer ritiene che questa processione avrebbe potuto attraversare il portale di Firmino. Cfr. SAUERLÄNDER 2000, p. 131. 64 WALTER 1932, pp. 20ss. 65 «In parasceve autem, officio peracto et cruce salutata sit sepulchrum paratum, et dum vadunt cum cruce ad locum sepulchri imponat cantor Sicut ovis ad occisionem ductus est cum versu. Imposita autem cruce imponat cantor In pace in idipsum et Caro mea, et presbytero nectente fila prosequatur Sepulto domino cum vespera». Cfr. WALTER 1932, p. 30. 66 «In dominico pasche antequam signum detur ad matutinas, fratres excitati a mansionario veniant ad ecclesiam et elevato pallio quod est supra sepulchrum, dimisso ibi sudario, crucem restituunt in locum suum cantantes antiphonanam Ego dormivi cum psalmo. Deinde det presbyter orationem. Tunc dato signo ad matutinas preparent se duo diaconi, qui a cantore in locum angelorum deputati sunt et tres presbyteri qui in locum mulierum. Antequam campane simul pulsentur, conveniant fratres ad locum sepulchri. Residentibus autem diaconis in soliis suis, illi tres presbyteri accedant cum turibulis et incensu, duobus acolitis precedentibus cum cereis ineundo cantantes responsorium Cum transisset sabbatum cum versu. Astantibus autem eis coram sepulchro, imponant diaconi Quem quaeritis illisecontra respondentibus Jesum Nazarenum; prosequantur diaconi Non est hic, cum antiphona Venite et videte, usque in finem, et abeant. Illi autem ascendentes thurificato sepulchro expandant sudarium inter manus, et venientes ante altare versis vultibus ad populum pronunciant Surrexit Dominus, choro respondente Surrexit Christus, illisiterum respondentibus Surrexit enim usque in finem. Incipiant duo ex clero Alleluia, Christus resurgens. Qua finita dicatur Domine labia mea et sic peragatur matutinale officium». Cfr. WALTER 1932, p. 30.
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