RASSEGNA STAMPA 19 SETTEMBRE 2019

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Primo Piano

M

inistro Guerini, Renzi se n’è andato. «Sono molto dispiaciuto e molto amareggiato. Ogni volta che una comunità politica subisce una scissione, è una comunità che rischia di indebolirsi. Penso che militanti ed elettori siano disorientati di fronte a questa scelta che io trovo sbagliata. Ma ora dobbiamo affrontare la situazione con responsabilità, intelligenza e senza isteria». Forse anche con qualche respiro di sollievo? Renzi dice di essere sempre stato considerato un corpo estraneo. «Con Matteo ho condiviso le primarie del 2012 e gli anni in cui è stato segretario, sono stato suo vice. Dunque se lui era considerato un corpo estraneo, lo sarei stato pure io. Ma nel Pd mi sono sempre sentito parte di questa bella e grande comunità. E gli elettori e i militanti del Pd hanno dato tanto a Renzi, come lui ha dato tanto a loro». Lei era un suo amico: ha provato a farlo desistere? «Penso di poter dire di essere ancora un suo amico. Per questo gli ho parlato più volte, spiegandogli che non vedevo la ragione della scissione e di un’ulteriore divisione del centrosinistra. Senza contare che le scissioni non hanno mai portato grande fortuna a chi le ha fatte. Il riformismo ha grande impatto quando può far leva su una forza politica importante, rappresentativa, presente e radicata nella società, altrimenti rischia di essere solo sterile testimonianza e di non contribuire a risolvere i problemi dei cittadini». Sono tanti i renziani storici, compresi Lotti, Nardella e Gori che non hanno seguito Renzi. «Anche sui territori in molti hanno ritenuto di continuare la battaglia dentro il Pd. Probabilmente questa scelta appare più un’operazione parlamentare che politica. E’ una scelta che rispetto ma non condivido. Noi di Base riformista andiamo avanti a far il nostro lavoro dentro al Partito democratico». Come si spiega la decisione di Renzi? Con la voglia di contare, di sedersi al tavolo del governo con le proprie bandiere e identità? Di poter dire la sua sulle nomine e sui dossier importanti? «Mi auguro che chi aveva l’ambizione di cambiare il Paese,

Mercoledì 18 Settembre 2019 www.gazzettino.it

Il futuro dei rosso-gialli L’intervista Lorenzo Guerini

«Ho provato a convincerlo: così rafforza i sovranisti» `

Il ministro della Difesa: «Resto amico di Renzi `«Ogni volta che ci si divide si ridà ossigeno ma le scissioni non hanno mai portato fortuna» agli avversari e si indebolisce il nostro fronte» «Vedremo quale legge elettorale si farà, il tema va ancora affrontato. Se si dovesse scegliere il proporzionale, in ogni caso dovrà essere fissata una soglia di sbarramento significativa per evitare la polverizzazione del sistema politico. Ciò detto, la vocazione maggioritaria di un partito non può essere legata solo al sistema elettorale, ma all’ambizione di parlare in modo convincente a tutto il Paese, senza confinarsi nella rappresentanza di una parte di esso». Conte ha stigmatizzato la decisione di Renzi, ha detto che

ora non abbia ripiegato sulla voglia di cambiare i consigli di amministrazione. Sono però certo che non sia così. Battute a parte, il Pd in questo ultimo passaggio ha affrontato la crisi di governo in modo unito e cogliendo anche le indicazioni che Renzi ha dato, tant’è che è stato uno dei protagonisti di questa svolta. Ed è per questo che, a maggior ragione, ritengo che la scissione sia ancora meno comprensibile». Grillo ha detto che l’ha fatto per narcisismo, finendo però per fare «una minchiata al pa-

Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini (foto ANSA)

MI AUGURO CHE CHI AVEVA L’AMBIZIONE DI CAMBIARE IL PAESE NON ABBIA RIPIEGATO SUL VOLER CAMBIARE I CDA...

ri di Salvini». Concorda? «Di narcisismo Grillo se ne intende, ma mettere sullo stesso piano Renzi e Salvini mi pare questa sì, per usare le parole di Grillo, una minchiata». Renzi pensa con il suo partito di coprire lo spazio al centro. Non crede che diversificare l’offerta politica, intercettando gli elettori moderati, possa essere utile al centrosinistra? «L’ambizione dei riformatori è

parlare a tutti. L’idea di dividersi il lavoro, con qualcuno che parla ai moderati e qualcun altro alla sinistra, si è già dimostrata fallimentare per il centrosinistra. Il Pd si propone di parlare a tutti gli italiani, rafforzando e rilanciando la sua vocazione maggioritaria». Per esaltare la vocazione maggioritaria servirebbe il maggioritario, invece si vira verso il proporzionale puro. O no?

LEGGE ELETTORALE: SE SI FARÀ IL PROPORZIONALE SERVIRÀ UNA SOGLIA DI SBARRAMENTO SIGNIFICATIVA

doveva dirlo prima. Pensa che la scissione rappresenti una minaccia per il governo? «Mi auguro di no. Ma ogni volta che si introduce un elemento di divisione si rischia di indebolire il fronte contro il sovranismo e la destra». Il quadro dell’esecutivo e della maggioranza muta radicalmente: prima eravate in due, voi e M5S, adesso si è aggiunto Renzi. Sarà la terza gamba del governo? «Concretamente sarà un altro gruppo parlamentare che agisce nell’ambito della maggioranza. Dopodiché oggi l’urgenza è occuparsi dell’Italia, delle sfide che l’attendono, e della vita concreta degli italiani». Per affermare il suo nuovo partito, per marcarne l’identità, Renzi dovrà dire la sua su tutti i dossier. A cominciare dalla legge di bilancio. Rischia di essere un elemento destabilizzante? «Credo che debba stare a cuore a tutti dare stabilità e forza al governo. Guardiamo al lavoro impegnativo e serio che dobbiamo fare». Renzi adesso avrà insegne e titolo per far cadere il governo. Lei lo conosce: lo farà? O attenderà l’elezione del nuovo capo dello Stato nel 2022? «Sto agli enunciati. Renzi garantisce che non intende colpire l’esecutivo». Franceschini parla di «grande problema» e ricorda le divisioni di liberali, cattolici e socialisti che all’inizio degli anni Venti spianarono la strada a Mussolini. Il non detto: ciò che è accaduto dà più forza a Salvini. E’ d’accordo? «Le scissioni rafforzano gli avversari. In questo caso un avversario in debito di ossigeno. Ma se il governo lavorerà bene, come sono sicuro, questo rischio non c’è». E cosa accade al Pd dopo questa scissione? «E’ evidente che già con l’avvio di questo governo il Partito democratico è entrato in fase politica nuova che ha superato le dinamiche uscite dal congresso. Per questo è necessario che tutti contribuiscano a dare ancora più forza al nostro partito, sia nel sostegno al governo sia nel suo radicamento tra le persone, intensificando la sua vocazione riformatrice. Base riformista non si tirerà certo indietro». Alberto Gentili © RIPRODUZIONE RISERVATA

Veneto, anche Zan molla l’ex premier Ma si “avvicinano” Ferrazzi e Moretto LE SCELTE VENEZIA Gli otto consiglieri regionali veneti del Pd restano nel Pd. Il deputato padovano Alessandro Zan, l’unico dato veramente in partenza verso il “giglio magico” di Matteo Renzi, resta nel Pd. Idem il coordinatore dei parlamentari veneti Roger De Menech. Come Gianni Dal Moro, Nicola Pellicani, Diego Zardini e tutti gli altri. Gli unici a non aver ancora deciso cosa conviene fare, sono i veneziani Andrea Ferrazzi (già dato in uscita) e Sara Moretto. I due si sono attaccati al telefono per consultare le rispettive “basi”: «Ritengo giusto confrontarmi e decidere con le donne e gli uomini che mi hanno sostenuto e non fare dichiarazioni pubbliche prima di questo confronto per rispetto nei loro confronti», ha detto Ferrazzi, annunciando comunque per oggi una «dichiarazione». Tutto qua? Tutto qua. Con le uniche incognite di Ferrazzi e Moretto, i big veneti del Partito

Democratico del Veneto hanno deciso di non seguire l’ex premier. Per qualcuno dire no a Renzi forse è stato sofferto, se non altro per una questione di amicizia personale, ma a prevalere alla fine è stato il rispetto nei confronti degli elettori. Come ha dimostrato l’onorevole Zan: «Confermo, resto nel Pd, sono l’unico parlamentare padovano quindi ho una responsabilità pesante nei confronti della mia comunità. Chiedo che il nostro partito diventi plurale e aperto a tutte le sensibilità». Nel padovano l’unico a essere tentato dalle sirene della Leopolda è l’ex sindaco di Este Giancarlo Piva: «Se lascio il Pd? Ci

IL SEGRETARIO BISATO: «MA RESTIAMO RIFORMISTI» AUGURI DI BRUGNARO: «MATTEO? SIMPATICO ARROGANTE»

sto pensando, prenderò una decisione definitiva dopo la Leopolda». A Treviso c’è curiosità sulle scelte dell’ex sindaco Giovanni Manildo, che quando era a Ca’ Sugana era in grande sintonia con l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi. Non ha voluto entrare in argomento e, a dirla tutta, sembra da tempo piuttosto poco interessato alle dinamiche della politica cittadina. Poi ci sono i cosiddetti fedelissimi come Marco Michelini di Mogliano, coordinatore del comitato Renzi; oppure il castellano Roberto Stortolani, in assemblea Nazionale o il vittoriese Marco Dus. Ma c’è chi dice: «Il movimento di Renzi pescherà fuori». E quindi spuntano i nomi di Maria Gomierato, ex sindaco a Castelfranco ma di centrodestra. E si guarda con curiosità anche a Carola Arena, ex sindaco di Mogliano. A Renzi anche il Polesine risponde con freddezza, con l’eccezione di Giacomo Bovolenta, consigliere di maggioranza di

CONSULTAZIONI Sara Moretto e Andrea Ferrazzi: i due parlamentari veneziani stanno consultando le rispettive “basi” per decidere se mollare il Pd e seguire Matteo Renzi

Stretta in Vigilanza Rai, arriva il codice per i post sui social La social policy da introdurre nel codice etico della Rai per evitare nuovi casi Sanfilippo, il caporedattore di Radiorai autore di un post contro l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, spacca la nuova maggioranza in commissione di Vigilanza. Mentre il Pd si schiera insieme a FI, Lega e Fdi per l’approvazione «a stretto giro» di una risoluzione e atto d’indirizzo sul tema, il M5S non vota in seduta plenaria, lasciando il giudizio sospeso. Tra i punti della risoluzione della Vigilanza, che dovrebbe essere approvata mercoledì 25 settembre, l’indicazione a dipendenti e collaboratori a specificare che i propri profili social hanno carattere «privato» e a non usare il logo della Rai per evitare equivoci.

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Porto Tolle («Aspettavo questo momento da anni») e l’ex assessore e presidente del consiglio provinciale Federico Frigato («Questa fuga in avanti solletica e sollecita»).

IL MONITO Il segretario regionale veneto del Pd, Alessandro Bisato, contesta la scelta di Renzi: «Uscire dal partito è un errore». Ma lancia un monito al segretario nazionale Zingaretti: «Il Pd potrà anche guardare più a sinistra, ma non deve uscire dal recinto del

riformismo, deve essere punto di riferimento per cattolici e liberali democratici».

GLI AUGURI Intanto il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, fa gli auguri a Renzi: «Gli auguro un bell’in bocca al lupo, perché a me continua a stare simpatico. Un simpatico arrogante. Renzi è coerente con se stesso e ha dimostrato una certa spavalderia. Vediamo poi nei fatti in cosa si tradurrà». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Economia

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H-Campus, parte il polo dell’innovazione `

Primo mattone per realizzare il più grande centro `Il progetto di Donadon finanziato da Cattolica e Cdp di formazione avanzata d’Europa vicino a Venezia ha rischiato lo stop. Zaia: «Non si intralci il privato» L’INIZIATIVA TREVISO Scuola, impresa e innovazione digitale si uniscono nella campagna al confine tra provincie di Treviso e Venezia, per dare vita un polo scolastico “unico in Europa e forse anche nel mondo”. Ne è sicuro Riccardo Donadon, mentre può finalmente tagliare il nastro del cantiere dell’H-Campus, il superprogetto formativo nato in seno ad H-Farm, principale gruppo italiano del digitale. Tra un anno, se tutto procederà secondo i piani, in questo spicchio di terra a ridosso del Sile, ci saranno duemila studenti e un migliaio tra insegnati e addetti, dall’asilo all’università e ai master a studiare le nuove tecnoglie e i loro effetti sull’economia e sulla vita quotidiana, mischiati agli startupper delle nuove società incubate in H-Farm. Il campus, secondo le stime potrebbe generare un indotto da 8,7 milioni di euro annui, ma soprattutto può rappresentare un esempio delle direttrici di sviluppo futuro del Veneto. «Da qui partono iniziative, idee ma soprattutto la promozione della formazione unica – conferma il presidente della Regione Luca, Zaia, venuto a tenere a bat-

tesimo l’inaugurazione, assieme tra gli altri al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro -. In Veneto, l’autonomia ce l’abbiamo nel dna: non aspettiamo l’ente pubblico, come ci insegna Donadon, che ha dato vita ad una realtà di livello internazionale creata tutta con le proprie mani».

fortuna». Anche perché, a Donandon si sono uniti due partner del calibro di Cattolica Assicurazioni (proprietaria dei quasi 2mila ettari della tenuta di Ca’ Tron, in cui è inserito il complesso) e Cassa Depositi e Prestiti.

LABORATORI E CENTRO SPORTIVO

TEMPI LUNGHI La posa della prima pietra, abbinata all’interramento del primo dei 3.500 alberi che costituiranno un parco pubblico da 27 ettari, arriva dopo un iter burocratico allungatosi oltre le previsioni (il progetto è stato presentato a fine 2015, i lavori avrebbero dovuto partire già un anno fa). E, anche se ieri è stata giornata di ringraziamenti per tutti, la scorsa estate il percorso ha subito un brusco rallentamento, in seguito agli ulteriori adeguamenti contro rischi idrogeologici e altre prescrizioni richieste dalla Commissione Via. Lo stesso governatore invoca corsie più spedite per simili iniziative: «Non bisogna fermare l’iniziativa privata: ho l’impressione che la burocrazia nasca dalla volontà di intralciare chi ha più ingegno o voglia di fare. C’era qualcuno che non voleva questo campus e ha cercato di tirare il freno, ma non è bastato: solo i pessimisti non fanno

ALL’AVANGUARDIA Il progetto H-Campus nella tenuta di Ca’Tron

BpVi: il caos della compravendita di azioni IL CRAC VENEZIA In Popolare Vicenza non c’erano procedure informatiche per comprare e vendere le azioni. «Tutto veniva registrato in fogli excel e su carta», ricorda Sergio Romano, ex responsabile della direzione supporto rete e sviluppo di Bpvi nel corso della sua testimonianza al processo sul crac della banca berica. Insomma, Popolare Vicenza nell’era digitale era ancora ferma alla ... carta carbone. Un processo da emanuensi che sicuramente faceva il gioco di più di qualcuno se a inizio del 2015, quando il gigante con i piedi d’argilla del credito veneto stava già vacillando, era scattato l’allarme rosso sulle azioni e sul meccanismo delle baciate. Il direttore generale Sorato «mi diede l’ordine di occultare le domande di vendita fino a marzo 2015, ritengo perché la lunga lista di azioni che non venivano processato fosse un problema». S’erano moltiplicati gli ordini di vendita fermi, che erano arrivati a 350 milioni. «E invece in Bce avevano comuni-

cato che ammontavano a 100 milioni». Romano non ci sta e dà ordine ai colleghi di non nascondere nulla. Cinque ore sotto il fuoco di fila di giudici e avvocati, Romano, racconta la corsa vertiginosa di una banca che in pochi anni pas-

sa da 70mila a 118mila soci. Troppi per gestire ancora le compravendite con il fondo interno alla banca, usato per anni come bilancino per far quadrare i conti e soddisfare i soci che volevano uscire, soprattutto alcuni di quelli di peso liquidati ancora a inizio

La protesta

Iva al 22%, scuole guida in sciopero ROMA Le autoscuole chiudono oggi per protesta contro l’introduzione dell’Iva al 22% per le patenti e, di conseguenza, salta il 50% degli esami di guida previsti. Le 3.500 autoscuole aderenti a Unasca e Confarca protestano così contro la risoluzione dell’Agenzia delle Entrate del 2 settembre scorso, che, recependo la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 14 marzo 2019, ha introdotto un nuovo regime fiscale per l’insegnamento delle

autoscuole. Non si svolgeranno quindi gli esami di pratica previsti per oggi, mentre nelle altre 3.500 autoscuole non associate le prove di guida dovrebbero tenersi normalmente. «Da Aosta a Siracusa - spiegano Unasca e Confarca - le autoscuole italiane sospenderanno le lezioni e le loro attività per protestare anche contro il recupero retroattivo dell’imposta su tutti corsi per le patenti già svolti sino al 2014». © RIPRODUZIONE RISERVATA

del 2015 quando la massa era ferma al palo. E l’uomo che conosceva a fondo la situazione dei soci era proprio Romano, che per anni aveva cercato di informatizzare il via vai degli azionisti. È lui a raccontare davanti ai giudici di Vicenza dei suoi tentativi di rendere più verificabile tutto il processo di compravendita, senza successo. Fino a che non gli venne chiaramente detto in faccia, che se non la finiva di insistere con l’informatizzazione sarebbe stato licenziato. Ne ha mai parlato con l’ex presidente Gianni Zonin, imputato nel processo sul crac Popolare? «No, in banca c’erano rigidi rapporti gerarchici, io riferivo a Sorato».

IMMOBILI VERSO BAIN Novità dalla liquidazione. Entro settembre potrebbe chiudersi la vendita di Immobiliare Stampa, la società che controlla il patrimonio della Popolare Vicenza in liquidazione. In corsa ci sarebbe solo Bain Capital, il fondo assistito dalla banca d’affari Lazard vuole accaparrarsi palazzi di pregio di BpVi, da quello di Milano in

Per realizzare il campus i tre soggetti hanno costituito un apposito fondo immobiliare da 101 milioni (di cui Cattolica detiene il 56%, Cdp il 40 e H-Farm il 4%), gestito da Finint: 59 milioni l’investimento per le costruzioni, di cui otto in viabilità, opere di urbanizzazione e infrastrutture. Nei 51 ettari complessivi, il progetto prevede 13 nuovi edifici con aule, laboratori e spazi per lo studio. Didattica in inglese, corsi universitari di Ca’ Foscari. Ci saranno anche uno studentato da 244 posti e un centro sportivo con skate-park e pista da atletica. Cuore, la grande “collinetta” biblioteca-auditorium– ristorante, disegnata da Richard Rogers, l’archistar del Centre Pompidou di Parigi. In totale 30mila metri quadrati di superficie coperta, interamente a cubatura zero e in grado di autoprodurre l’85% dell’energia necessaria. Il 90% dell’area, però, resterà a verde. Mattia Zanardo © RIPRODUZIONE RISERVATA

via Turati a quello di Roma in via del Tritone arrivando allo storico palazzo Thiene a Vicenza di Andrea Palladio che era la sede di rappresenzantanza di Popolare Vicenza con k’ex sede berica della Banca d’Italia di palazzo Repeta. In più ci sono filiali, direzioni e agenzie tra veneto, Toscana e Sicilia della banca veneta finita in liquidazione il 25 giugno 2017. Un patrimonio che era valutato anni fa intorno ai 400 milioni ma che ora, dopo la vendita della sede milanese di Fineco in zona piazzale Loreto per 70 milioni e la crisi di questi anni, non si arriverebbe che a 200 milioni, senza contare i debiti di Immobiliare Stampa. L’advisor Vitale & Co sta definendo gli ultimi dettagli della cessione. Immobiliare Stampa ha chiuso il 2017 con ricavi per 25,38 milioni, un ebitda di 19,83 milioni e una perdita di oltre 33 milioni, a fronte di liquidità netta per 19 milioni e un patrimonio netto (quindi il valore di bilancio degli immobili che ne costituiscono gli asset) di 170,9 milioni. La società immobiliare era rimasta esclusa dal perimetro delle attività delle banche venete passate a Intesa Sanpaolo, rimasta con una quota minima della società vicentina. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Cfo compra la boutique finanziaria Alpe Adria ESCE CREDINVEST VENEZIA Tutto in un anno e mezzo: nel febbraio del 2018 era entrata in maggioranza, ieri l’uscita di scena. Credinvest, la banca svizzera che la famiglia De Vido controlla al 45% tramite Sintesi, ha ceduto il 52% di Alpe Adria Gestioni - sede a Pordenone e Milano, boutique finanziaria di grandi famiglie del Nordest a Cfo Sim, società guidata da Andrea Caraceni. Il restante 48% di Alpe Adria Gestioni rimane invece in capo ai fondatori, un gruppo di famiglie imprenditoriali del Nordest come Zoppas, Vecchi, Bottacin e Zanussi, che la crearono nel 1995 per avere un family office dedicato alla gestione dei loro patrimoni. L’acquisizione da parte di Cfo Sim è stata appoggiata da tutti gli azionisti, che l’hanno approvata in assemblea all’unanimità alla presenza del 94% del capitale.

DE VIDO LASCIA SPAZIO Dopo l’uscita di Credinvest, i vecchi fondatori sono tornati ai vertici: Michelangelo Canova nominato presidente, mentre Felice Fort e Umberto Spadotto sono stati designati Ad. Nel cda siedono ora i tre amministratori esecutivi della nuova società controllante: Andrea Caraceni, Massimo Maria Gionso e Corrado Pachera. Con l’unione tra le due società, il gruppo Cfo Sim supera i 2 miliardi di capitale gestito con forte posizionamento nell’area del Nordest. «Questa operazione si inserisce nella nostra linea evolutiva», dice Andrea Caraceni, Ad di Cfo Sim, che non nasconde la volontà di replicare in futuro con altri intermediari la partnership avviata con Alpe Adria Gestioni. Maurizio Crema © RIPRODUZIONE RISERVATA

ANDREA CARACENI Ad di Cfo, Corporate Family Office

La Borsa Prezzo Var. % chiu. pr.chiu.

CAMBI IN EURO Dollaro Usa Yen Giapponese Sterlina Inglese Franco Svizzero Fiorino Ungherese Corona Ceca Zloty Polacco Rand Sudafricano Renminbi Cinese Shekel Israeliano Real Brasiliano

Quotaz.

Var.%

1,1026 119,2300 0,8881 1,0966 333,9600 25,9160 4,3416 16,2780 7,8249 3,9227 4,5207

-0,045 0,227 0,342 0,311 0,615 0,131 0,405 0,794 0,375 0,523 0,153

Denaro

Lettera

Campari

41,25 463,35 305,60 242,00

44,25 519,15 335,00 264,00

ORO E MONETE Oro Fino (per Gr.) Argento (per Kg.) Sterlina (post.74) Marengo Italiano

Min. anno

Max anno

Quantità trattate

FTSE MIB A2a

1,597

-0,47

1,435

Atlantia

20,76

1,57

18,115

17,080

1,646 1093493 24,76

388130

0,23

9,455 18,034

98895

6,970

0,43

5,016

6,980

62806

Banco Bpm

1,853

-3,94

1,612

2,142

3138087

Bper Banca

3,502

-3,26

2,945

4,256

609482

Brembo

9,370

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8,202 11,841

50852

19,930

-2,50

14,925

20,64

37170

8,260

1,35

7,347

9,238

220772

Cnh Industrial

9,940

-2,12

7,741 10,135

312060

Enel

6,517

0,54

5,057

Eni

14,152

-1,13

Exor

62,56

-1,11

Azimut H. Banca Mediolanum

Buzzi Unicem

Prezzo Var. % chiu. pr.chiu. Finecobank

9,360

Max anno

Quantità trattate

-4,14

8,589 12,426

Min. anno

396605

Ubi Banca

Prezzo Var. % chiu. pr.chiu. 2,458

-2,96

14,443 17,474

447508

Unicredito

Min. anno 2,103

Max anno

Quantità trattate

2,836 1030964

17,325

-0,29

10,884

-3,34

9,241 12,980

Intesa Sanpaolo

2,125

-0,86

1,819

2,344 12210514

Unipol

4,729

-1,05

3,438

4,793

127175

Italgas

5,706

1,64

5,005

6,234

204773

Unipolsai

2,397

-0,75

1,955

2,465

174596

Leonardo

11,325

-2,96

7,567 11,821

202599

NORDEST

Mediaset

2,736

-1,58

2,566

3,015

208800

Ascopiave

Mediobanca

9,518

-0,42

7,250

9,634

224100

B. Ifis

Moncler

34,13

-0,50

28,13

39,67

65263

Carraro

1,962

-1,01

1,712

2,619

3243

Poste Italiane

9,974

-0,85

6,926 10,165

199171

Cattolica Ass.

7,800

-0,13

7,057

8,891

18824

Prysmian

20,20

-3,81

14,954

20,91

341748

Danieli

15,700

-0,76

14,711 19,467

Recordati

38,85

1,57

29,44

40,66

32031

De’ Longhi

19,140

-1,59

16,557

Generali

2554127

3,835

0,92

2,931

4,243

10577

15,050

-1,89

11,248

20,28

38346

1629

25,71

10570

Saipem

4,468

-4,59

3,225

4,991

1357234

Eurotech

7,120

-2,73

3,284

7,171

169115

6,739

2241503

Snam

4,460

0,41

3,895

4,820

962852

Geox

1,274

-1,55

1,147

1,906

23351

13,054 15,941

1893624

Stmicroelectr.

17,805

-1,38

10,842 18,293

234124

M. Zanetti Beverage

5,860

-1,35

5,565

6,515

1121

64,86

22176

Telecom Italia

0,5080

-1,68 0,4370 0,5655 5589033

Ovs

1,675

-3,35

1,101

1,953

172175

723086

Tenaris

10,320

-1,90

9,316 13,446

572701

Stefanel

0,1100

0,00 0,0780 0,1632

50396

Terna

5,618

0,46

5,026

666584

Zignago Vetro

10,640

-0,93

46,35

Fca-fiat Chrysler A

12,390

-1,53

11,073 13,723

Ferragamo

17,735

-2,07

17,209

21,53

581de53b-8637-4192-8469-59c24c58172f

6,009

8,442 11,230

N.R. 2266


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