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Nordest
EDILIZIA, RECUPERO DELLE MANSARDE Via libera della Regione Veneto al recupero a fini abitativi di sottotetti e mansarde nel rispetto delle norme igienico-sanitarie
Venerdì 20 Settembre 2019 www.gazzettino.it
«Vaia, la tempesta può ripetersi» Il professor Cavalli, consulente della Regione Veneto e tra `«Serve una Protezione civile specializzata per i boschi» i massimi esperti internazionali: «Qui fenomeni tropicali» L’assessore Bottacin: «Entro l’anno partono mille cantieri» `
L’ALLARME
Gli alloggi Ater
BELLUNO «Eventi come Vaia potrebbero ripetersi». Il professor Raffaele Cavalli, direttore del Dipartimento Territorio e sistemi agro-forestali, consulente della Regione per il ripristino boschivo post Vaia, tra i massimi esperti del panorama internazionale in materia di “ambiente naturale”. Con chiarezza didascalica elenca i segnali che devono portare ad un’accelerazione nella coscienza della montagna.
Case popolari, Zaia annuncia: «A ottobre modifiche alla legge»
IL CONTESTO «Il bacino del Mediterraneo si sta surriscaldando generando dei fenomeni ciclonici riconducibili alla tropicalizzazione. Sulla base delle informazioni dei meteorologi emerge quindi la possibilità che si verifichino di nuovo eventi di questa portata e che la neutralità del meteo non sarà ripristinata». Una consapevolezza non distante da quella maturata dopo la drammatica alluvione del 1966. «Nel 1966 però non c’era il vento che ha invece fatto la differenza con Vaia. Quello che è successo lo scorso ottobre è stato un campanello d’allarme che non va sottovalutato. A differenza di un terremoto, pur essendo un evento repentino, il meteo consente di mettere in sicurezza le persone, come è stato fatto. Discorso a parte va fatto per le cose».
DISASTRO Il paesaggio “lunare” della val Visdende con milioni di alberi abbattuti dalla tempesta Vaia un anno fa
UNA CERTEZZA, TANTE DOMANDE Se c’è una probabilità (più o meno elevata potrà dirlo solo il tempo) che eventi simili si ripetano, quello che serve chiedersi è se la montagna sia preparata o meno a fronteggiare un nuovo evento della portata di Vaia. «Dobbiamo chiederci - riprende Cavalli - se abbiamo imparato qualcosa. Ci sono questioni tecniche legate per esempio alla viabilità forestale che non si è rivelata idonea. Su questo punto dobbiamo intervenire. Dove i boschi di protezione sono stati schiantati c’è anche il capitolo dei para massi e para valanghe.
ESPERTO Raffaele Cavalli
«LA NEVE NELLE AREE SENZA PIÙ ALBERI PUÒ INCREMENTARE IL RISCHIO VALANGHE, PER QUESTO I TRONCHI NON SONO STATI RIMOSSI»
Tutto però passa attraverso il personale preparato. Se è indispensabile l’opera della protezione civile è emerso che serve anche una protezione civile dei boschi. Un’entità tecnica forestale e amministrativa che si metta subito al lavoro prendendo le redini e governando, da subito, l’emergenza. Avere persone preparate permetterebbe di fare la differenza». Proprio nei mesi scorsi la Regione ha già avviato, attraverso il dipartimento della protezione civile, una ricognizione sulle competenze da riunire in un’unità che possa occuparsene affiancando, quando è utile, i forestali.
VALANGHE Nelle aree in cui sono avvenuti gli schianti le abbondanti precipitazioni potrebbero incrementare il rischio valanghe. «Un pericolo che è diventato di nuovo concreto - spiega Cavalli -
per esempio sull’Altopiano di Asiago dove dalla prima guerra mondiale non veniva più considerato». La Regione ha già un Piano, saranno i sindaci a monitorare previsioni e precipitazioni nevose e nel caso in cui si superano le soglie di pericolo a dare l’allarme. Proprio questa è anche la ragione per cui in alcune zone non sono stati rimossi gli alberi precipitati: fino a una certa quota servono a evitare le valanghe.
EFFETTO PARAURTI «Il fatto che possa succedere una nuova Vaia non è una condizione diversa rispetto a uno o due anni fa - spiega l’assessore regionale alla protezione Civile, Gianpaolo Bottacin - adesso le opere per la sicurezza del territorio sono danneggiate ma entro fine anno facciamo partire oltre mille cantieri, alcuni sono già partiti altri partiranno già
nei prossimi mesi. Il criterio utilizzato è quello della priorità di intervento». Molte opere di sicurezza del territorio funzionano esattamente come il paraurti di una macchina: attutiscono l’impatto e poi necessitano di sostituzione. Per questo è stato stilato un elenco in base al rischio che corrono le persone. «Questa è anche la risposta - prosegue Bottacin - al cittadino che magari non vede iniziare i lavori davanti casa sua. La settimana scorsa quando i soggetti attuatori delle regioni colpite si sono incontrati è emerso che il Veneto ha speso tutto quello che aveva a disposizione. Anzi, se ci arrivassero subito altri 50 milioni di euro oggi potremmo già usarli. Le richieste che scadono il 30 settembre abbiamo visto che ammontano a decine di milioni. Sinonimo che non stiamo correndo ma di più». Andrea Zambenedetti
Ottobre sarà il mese decisivo per la questione affitti Ater. Gli uffici della Regione prenderanno in esame le segnalazioni arrivate, soprattutto quelle riguardanti gli aumenti, e andranno a correggere le eventuali storture del regolamento e della nuova legge che regola l’assegnazione delle case popolari. Lo annuncia il governatore Luca Zaia: «Finito il monitoraggio delle Ater, nella prima quindicina di ottobre faremo degli aggiustamenti alla legge e al regolamento. In questo modo se ci sono state delle ricadute negative rispetto a casi particolari, saremo lì a risolverli. Siamo assolutamente disponibili». La legge, ricorda Zaia, ha avuto tanti risvolti positivi: «Come primo effetto c’è stato l’abbassamento dell’affitto per settemila inquilini su 42mila. Questa legge ha introdotto molti principi come quello della residenza, per ottenere la casa servono almeno 5 anni di residenza in Veneto oltre al principio di dare le case a chi ne ha veramente bisogno. Faccio un esempio: abbiamo 14mila veneti, con famiglia, che hanno redditi veramente molto bassi e bisogno di queste case. E i primi 400 hanno avuto alloggi con un affitto medio di 77 euro al mese. Questo vuol dire che abbiamo centrato l’obiettivo».
Referendum anti-proporzionale, il Veneto vota il 25 LA PROPOSTA VENEZIA Il Veneto è la prima regione a portare in Consiglio il voto sulla proposta di un referendum per abolire la rimanente quota proporzionale nel sistema elettorale della Camera e del Senato, sollecitato a livello nazionale dal leader leghista Matteo Salvini. Ieri la Prima Commissione permanente del Consiglio regionale ha approvato la proposta con i voti della maggioranza di centrodestra; non hanno partecipato alla votazione i consiglieri Piero Ruzzante (LeU) e Patrizia Bartelle (Italia in Comune) e quelli del Movimento 5 Stelle Erika Baldin e Simone Scarabel. Relatore per l’Aula sarà il capogruppo della Lega
Nicola Finco, correlatore il Capogruppo Pd Stefano Fracasso. La richiesta è stata inserita all’ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio regionale, in programma il 24 e 25 settembre prossimi. Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato a lunedì prossimo, 23 settembre. Sulla proposta si è già alzato il muro del PD, con i cinque capi-
LA PROSSIMA SEDUTA DEL CONSIGLIO REGIONALE DECIDERÀ SUL TEMA. SEPARAZIONE DI MESTRE DA VENEZIA, BRUGNARO: «FISSARE SUBITO LA DATA»
gruppo nelle regioni Piemonte, Liguria, Lombardia e il veneto Fracasso oltre al friulano Sergio Bolzonello che contestano il «diktat di Salvini sulle Regioni del Nord, costrette a forzare le procedure per approvare in pochi giorni, senza alcun dibattito, un referendum sulla legge elettorale nazionale. Il quesito che stanno chiedendo di approvare non sta in piedi dal punto di vista giuridico e non ha le condizioni per essere ritenuto ammissibile».
IN LAGUNA
REFERENDUM Una seduta del Consiglio regionale del Veneto
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Ammissibile è stato invece dichiarato un altro referendum, quello sulla separazione tra Venezia e Mestre. E il sindaco lagunare Brugnaro, contrario alla divisione, chiede però alla Regione di «indicare la data quanto prima» e
invita i cittadini «a esercitare il diritto di non andare a votare per l’ennesimo referendum sulla separazione. Per questo motivo, non farò campagna elettorale». Brugnaro ricorda che dopo la decisione del Consiglio di Stato su quello che sarà il quinto referendum separatista «ora spetterà alla Regione Veneto la definizione della data, e credo sia giusto venga celebrato quanto prima. È fondamentale che i cittadini siano consapevoli che la loro scelta, in un senso o nell’altro, avrà conseguenze importanti per la città. Ci sono decisioni che hanno la caratteristica di valere per sempre. Ciascuno di noi ne ha prese, nella vita come nel lavoro. La divisione di Mestre da Venezia è così, non si tornerà più indietro». © RIPRODUZIONE RISERVATA