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JENIS NEJ

J E N I S

ISNEJ

J E N JENNIFER LASTELLA CENTRO STUDI CASNATI GIUSEPPE TERRAGNI - LICEO ARTISTICO ANNO 2017/2018 WWW.JENNIFERLASTELLA.COM JENNIFERLASTELLA99@GMAIL.COM


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Canzone all’entrata Avrai ragione tu (ritratto) Mica Van Gogh Non me lo posso permettere Figli d’arte Comunque Dada Giotto Beat Cover China Town Canzoni a metA’ Teste di Modi Argenti vive Compro horror IO VENGO DALLA LUNA Troppo politico Sfogati Fai da tela (feat. Diego Perrone) e’ tardi (feat. Michael Franti) Canzone all’uscita


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canzone all’entrata Anno di uscita: 2014 Genere: Rap alternativo

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Questa tesina sottoforma di album discografico si articola partendo dal famoso album di successo “Museica” di Michele Salvemini, in arte Caparezza, del 2014. La tesina è strutturata in modo da ricreare parte dei brani dell’album, come se fossero singole canzoni analizzandole e mettendole a confronto con i temi trattati di ambito scolastico. La decisione di voler analizzare “Museica” è partita dalla mia grande passione per l’artista. Fu il mio primo concerto, Caparezza era ancora in tournée dopo un anno e mezzo dall’uscita dell’album quando potei ascoltarlo. Fui folgorata dalle sue parole, di fatti lui è sempre stato un cantante d’impatto per i suoi testi, non tanto per la produzione musicale, con la sua voce acuta e forse troppo particolare. Mi innamorai delle sue canzoni, come successe a molti altri ragazzi che come me rimasero folgorati da “Museica”, un viaggio attraverso l’arte dove ci si ritrova a parlare di temi e problematiche del tutto contemporanee che criticano e denunciano la società odierna. In questa tesina oltre alla mia tesi scritta è presente una canzone sulla quale elaborai un progetto fotografico esposto alla chiesa sconsacrata di San Francesco a Como, invece un altro brano lo ho dedicato al video di presentazione. L’introduzione stessa fa parte di “Canzone all’entrata” dove Caparezza invita gli spettatori ad entrare alla sua mostra, come allegoria dei suoi brani a delle opere d’arte, io stessa invito voi spettatori ad essere intrattenuti nella lettura la mia tesina, una sorta di resoconto di quella mostra proposta dall’artista.

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avrai ragione tu (ritratto) Anno di uscita: 2014 Genere: Rap alternativo

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“ Capasound

con la rabbia che c’è nell’aria tipo Hey io ho la maglia di Che Guevara e vado a Casapound”

Questa canzone è un inno di protesta contro l’ipocrisia di oggi, si ha la speculazione politica con la figura del Che*, talmente ipocrita che gli ex comunisti si riversano addirittura nei pensieri di Casapound o comunque in una società talmente allo sfascio dove i due opposti trovano punti in comune e si mescolano tra loro. La società moderna che nel discorso comune non ascolta, come cinghiali, si limitano a sfogarsi sui più deboli. Capaci solo di giudica, senza provare ad immedesimarsi nella vita altrui prima di accusare. In questo testo si torna nel passato dei russi comunisti, riportandolo all’attualità si potrebbe immaginare un riferimento alla sinistra che si sta borghesizzando, zittendo la sua parte rivoluzionaria. Questo concetto viene più volte ripreso come una costante.

* Ernesto Rafael Guevara De la Serna, conosciuto come Che Guevara. è spesso ritratto in magliette e accessori accompagnato dalla scritta “Hasta la victoria siemore” sta sottolineare che i comunisti acquistano un prodotto capitalista raffigurante il comunismo.

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“Comportarmi da adulto,

fossi matto vieni con me spacchiamo tutto a Seattle”

Il mondo degli adulti è falso e pieno di ipocriti, per l’artista è meglio rimanere bambini e sinceri. Citando Seattle, vuole sottolineare il luogo dove ebbe inizio il movimento No Global*, riferimento all’affermazione del genere Grunge e soprattutto dei Nirvana sulla scena musicale di inizio anni novanta. Il gruppo nelle sue canzoni tratta la mancanza di punti di riferimento e l’ipocrisia della società americana, e il difficile tema passaggio dall’infanzia all’età adulta, è uno dei temi principali, anche in relazione alla mancanza di identità della cosiddetta Generazione X. Inoltre fa riferimento al movimento delle Pussy Riot per denunciare quelli che sono i “falsi buoni”, come ad esempio la chiesa che si professa come buona e misericordiosa davanti a tutti, quando la stessa va contro ai principi omosessuali oppure che destina più soldi alla magnificenza che alla misericordia. Non risparmia la Russia di Putin, che si professa vicino al popolo, per poi essere pronta a colpire come in Crimea e alle parate di Piazza Rossa a Mosca. È una critica al comunismo che prometteva uguaglianza a tutti, ma come successe alle Pussy Riot, le speranze vennero represse e rinchiuse dominate da un comunismo simile ad una vera e propria dittatura. * Il 30 Novembre 1999 nasce a Seattle il movimento “popolo di Seattle”, ovvero un movimento di protesta civile internazionale. I membri di questo movimento sono tutti uniti dalla comune volontà di contrastare la mondializzazione senza regole, l’omologazione culturale che non riconosce la dignità delle minoranze e dei popoli più deboli.

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“Hanno sconfitto Napoleone, capite hanno sconfitto Hitler, e a me? Dicono che devo calmarmi e respirare un po’ di piu’. Dicono che devo staccare il cane da quell’auto blu. Dicono che gli uomini del calcio Balilla a testa in giu’ non vanno bene va bene, va bene, ma poi dicono che non devo accomunare fede e schiavitu’. Dicono che dovrei baciarvi a stampo come le t.A.T.u. Dicono che mi spediranno in cielo come un Sojuz. Ok va bene, va bene, va bene avrai ragione tu.” 12


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I russi hanno sconfitto i più forti demoni dell’età contemporanea, ma hanno paura della libertà d’espressione. Utilizzano la dittatura come controllo della mente, senza sfociare necessariamente nelle armi. Si ridicolizza Caparezza e chi ha posizioni molto critiche, si dice di calmarsi, ma ciò è assurdo. Si ha paura di ciò la gente pensa. Il terrore di non mandare soldati per sconfiggere un eventuale nuovo Napoleone. La classe politica vuole che la gente rimanga stupida. Il rispetto per i privilegi, la sinistra oggi al governo ha ancora tutti i privilegi della casta, come le auto blu. Dicono di lavorare per il popolo, ma in realtà i primi ad essere aiutati, a dismisura, sono loro stessi. Allo stesso tempo dicono di volere l’ordine, di non esagerare nelle proteste come ad esempio chi fa campagna elettorale contro i privilegi, per la stampa è una persona di poca rilevanza, la gente ci crede e infine viene ridicolizzato. Di nuovo, i comunisti nella testa di Caparezza, la sinistra, dicono che ci vuole ordine, non esiste più un’idea di rivoluzione, di cambiamento del sistema, si professa il rispetto dello status quo da parte dei potenti. Però per liberarsi di Mussolini c’è stato bisogno di sovvertire le regole mettendo Mussolini, profeta dei balilla, a testa in giù, così come quando si sovvertono le regole nel calcio balilla facendo rullare i giocatori. Aggiunge che chi segue la chiesa ne è schiavo, non ne vede tutte le contraddizioni ed è la medesima che ha vantaggi e privilegi. Dovrebbe fare come i russi che danno i baci alla sovietica, come il falso duo omosessuale t.A.T.u. che spopolò in Occidente nel 1999 come gruppo musicale. Ma si scoprì poi che le t.A.T.u. facevano solo finta di essere lesbiche, era un’operazione commerciale. Con questo paradosso Caparezza smonta il ragionamento e lascia intendere di non credere affatto in quelli che “dicono che..”

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Bacio fraterno “Dio mi aiuti a sopravvivere a questa storia d’amore mortale” È il bacio piu’ famoso di Berlino immortalato siu resti del muro alla East Side Gallery, lungo la Sprea. La dicitura satirica incarna tutto il mondo comunista e divenne simbolo della guerra fredda. L’opera pittorica dell’artista Dmitri Vrubel, immortala il bacio fraterno socialista*5 che si scambiarono il segretario del Pcus Leonid Breznev e il segretario generale del Comitato Centrale della DDR, Erich Honecker, nel 1979. Questo dipinto venne realizzato quando ancora le due Germanie non erano state ufficialmente riunificate. È considerato un’ allegoria politica degli ultimi 25 anni di regime comunista tuttavia nel profondo racconta il disagio personale dell’artista e le sue relazioni con le donne L’opera d’arte di Vrubel deriva dalla foto del bacio fraterno socialista fatta da Regis Bossu durante i festeggiamenti del 30° anniversario della Repubblica democratica tedesca della Germania Est nel 1979. Dopo che la fotografia fu scattata ebbe diffusione mondiale come raffigurazione del mondo comunista. Dmitry Vrubel afferma: “L’opera è associata ad alcune esperienze personali con ragazze. Ma è dedicata all’amore, l’amore...all’immagine dell’amore. Possiamo ritrovarci in diverse situazioni quotidiane ci possiamo trovare bloccati fra le labbra di questo genere di mostri. All’epoca questa era la rappresentazione delle mie difficoltà personali”. *5 Il bacio fraterno socialista consiste in un abbraccio e un bacio reciproco sulle guance o in casi più rari alla bocca. L’origine di questo rito deriva dai riti della Chiesa ortodossa. Tra i leader politici comunisti era visto come una questione di formalità.

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“E’ tutta colpa di ragazzi troppo vari

cercavo spazio e mi mandavano a Gagarin. Con la voglia di saltare su tutti i palchi, in questa gabbia di matti, son tutti falchi e ricevono gli applausi, si, ma imbarazzanti come quelli dopo gli atterraggi.”

Caparezza da la colpa alla società di oggi, menefreghista, capitalista. Sembra dire ” volevo essere comunista, ma mi hanno mandato via perchè troppo buono”, via come Jurij Gagarin nel 1961, primo uomo nello spazio, il quale fu mandato dai russi stessi nella missione spaziale Vostok 1, spendendo soldi per la corsa allo spazio e non per la gente, smaschera ancora così l’ipocrisia del comunismo, dei potenti. Il riferimento ai falchi è un collegamento al film “Uccellacci ed uccellini” di Pasolini del 1966, dove gli uccellacci, ovvero le classi agiate, sopraffecero gli uccellini, le classi deboli, ma ogni classe è uccellaccio di un’altra classe. In questa gabbia, questa realtà ognuno è uccellaccio col più debole, atteggiamento tipico del falco. Il paradosso dell’essere spregevoli uccellacci, nel caso della classe politica verso il popolo debole, è che vengono applauditi i politici stessi, in modo imbarazzante dati i loro pessimi risultati sotto gli occhi di tutti. Come un pessimo atterraggio. Si pensa Napolitano, nel giorno del suo secondo insediamento, critica i politici per la loro irresponsabilità, ma i politici stessi lo applaudono.

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“ E tu mi chiedi fammi i nomi, si bravo

il Dottor Zivago mi ha detto sii vago. E ora mi ritrovo gli elettrodi sul capo, i russi che urlano su bravo. Ritratta la tue idee!”

Riferimento al dottor Zivago, romanzo della lotta comunista, il quale dice di non confessare, è comunista e non è disposto a collaborare col regime comunista. E’ più giusto disobbedire alle regole per preservarne i valori. Non confessare pur di farsi elettrizzare, così come è lui con i suoi capelli elettrizzati costantemente. Subisce elettroshock costantemente ma non si arrende al regime, i suoi capelli ne sono un simbolo.

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comunque dada Anno di uscita: 2014 Genere: Rap alternativo


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“ Scoppia la guerra, io me ne scappo, ma quale patria, io me ne sbatto, tu mi imponi le divise, io me le strappo, ho due bottiglie tu combatti, io me le stappo”

Caparezza mette subito in luce il background socio-politico da cui ha origine il movimento dadaista e il suo scopo embrionale: protestare contro la barbarie della Prima Guerra Mondiale. Il movimento fu infatti fondato da artisti stranieri rifugiatisi nella neutrale Svizzera, a Zurigo nel 1916, nel Cabaret Voltaire. Uno dei fondatori e degli esponenti principali, Tristan Tzara, ha chiarito durante un’intervista nel 1950 le circostanze che portarono alla nascita del movimento Dada in cui la Grande Guerra giocò un ruolo decisivo:

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Per comprendere come è nato Dada è necessario immaginarsi, da una parte, lo stato d’animo di un gruppo di giovani in quella prigione che era la Svizzera all’epoca della prima guerra mondiale e, dall’altra, il livello intellettuale dell’arte e della letteratura a quel tempo. Certo la guerra doveva aver fine e dopo noi ne avremmo viste delle altre. Tutto ciò è caduto in quel semioblio che l’abitudine chiama storia. Ma verso il 19161917, la guerra sembrava che non dovesse più finire. In più, da lontano, sia per me che per i miei amici, essa prendeva delle proporzioni falsate da una prospettiva troppo larga. Di qui il disgusto e la rivolta. Noi eravamo risolutamente contro la guerra, senza perciò cadere nelle facili pieghe del pacifismo utopistico. Noi sapevamo che non si poteva sopprimere la guerra se non estirpandone le radici. L’impazienza di vivere era grande, il disgusto si applicava a tutte le forme della civilizzazione cosiddetta moderna, alle sue stesse basi, alla logica, al linguaggio, e la rivolta assumeva dei modi in cui il grottesco e l’assurdo superavano di gran lunga i valori estetici. Non bisogna dimenticare che in letteratura un invadente sentimentalismo mascherava l’umano e che il cattivo gusto con pretese di elevatezza si accampava in tutti i settori dell’arte, caratterizzando la forza della borghesia in tutto ciò che essa aveva di più odioso… »

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Il dadaista è pacifista, fugge dalla guerra e non è per nulla patriottico. L’ambizione dei Dada è quella di riscattare l’umanità dalla follia che l’ha portata alla guerra. Mentre i soldati combattono, lui beve e si strappa la divisa. Non è solo una reazione artistica, ma a tutto campo si scaglia contro la società indicata come produttrice della guerra: “Non ci convinceranno a mangiare il pasticcio putrefatto di carne umana che ci offrono”. La guerra viene giustificata da valori, ideali e dalla tradizione, i quali personaggi si definiscono logici e nel giusto, ma hanno prodotto lo scontro, quindi i dadaisti vogliono essere a – logici, contro essi, anarchici e non c’è nulla che possa portarli a giustificare e comprendere quell’esito. C’è quindi una reazione al passatismo come per i futuristi, che volevano distruggere per costruire una società volta al progresso che sostiene la guerra e non tiene contro il valore della vita umana, mentre loro sono pacifisti e anarchici, vogliono distruggere la società che ha prodotto dolore e metterla di fronte al delirio che la costituisce. Quando si porranno il problema di ricostruire la società dopo averla distrutta nei suoi valori più intimi.

Il cabaret Voltaire è un locale d’intrattenimento con intenzioni artistiche e politiche sperimentali, fondato a Zurigo il 5 febbraio 1916 dal regista teatrale Hugo Ball e da Emmy Hennings. È considerato universalmente la culla del dadaismo, movimento di rottura e rinnovamento delle logiche artistiche tradizionali, fra i cui membri figurano Marcel Janco, Richard Huelsenbeck, Tristan Tzara e Hans Arp.

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“ La cadenza e il passo sono demodé, Io la sera me la spasso al Cabaret Voltaire! Comunque vada, comunque Dada, al Cabaret Voltaire!”

La cadenza e il passo sono caratteristiche del ritmo con cui i militari devono battere i piedi quando marciano. Per i dadaisti, che si dedicano all’arte, sono fuori moda. Quindi, in segno di protesta, se ne vanno a divertirsi al Cabaret Voltaire. Inoltre al Cabaret si tenevano mostre d’arte russa e francese, danze, spettacoli provocatori e dissacranti che si trasformavano in autentici “eventi” culturali. Specchiando la situazione generata dalla Prima guerra mondiale, l’arte esibita è caotica e brutale.

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“Ho ancora voglia di irritarti, morso di zanzara, e te lo manifesto Dada, come Tristan Tzara. Sono la negazione, sono irrazionale”

Tristan Tzara nel 1918 scrive il “Manifesto Dada” dove espone i principi teorici e pratici del nuovo movimento “antitutto”. Si scaglia contro tutto ciò che è razionale e logico nella società dell’epoca, è un totale sovvertimento, è il caos imperante ma è anche la corrente del dubbio che insinua il dubbio della società e nulla è più potente del dubbio. Dada non significa nulla, spiega Tzara, riuniti al Cabaret avevano lanciato un dizionario, che si era aperto con una pagina piegata ed era possibile leggere solo Dada. Le opere dadaiste assomigliano all’arte astratta, ma non appartengono a nessuna categoria delle accademie di fine Ottocento ne alle opere delle prime avanguardie. Le loro opere sono un punto di domanda, sono allusive*, un concetto che diventa punto di partenza per una ricerca significativa priva di significato. È una celebrazione del caos, della distruzione, del dubbio e dell’incoerenza, presentate in ripetute forme, mirano alle radici della società, mettendola di fronte ai propri limiti. * Allusivo significa che ha il potere di evocare sentimenti e stati d’animo espressi dall’artista con un linguaggio simbolico, evocativo.

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“Mi interessa l’arte,

ma le emozioni zero, mi ha detto: Capa io canto le mie canzoni fiero! Si, mi ricordano un’opera di Manzoni, credo, e non parlo di Alessandro, ma Manzoni Piero. Questa canzone è ready made, nata già pronta, e suona come fare i baffi con la Gioconda”

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Fare i baffi sulla gioconda è un gesto irrispettoso, irriverente e fastidioso e questa canzone vuole fare lo stesso con l’ascoltatore. Marcel Duchamp, artista di stampo dadaista, nell’opera L.H.O.O.Q. del 1919, conosciuta come la “Gioconda con i baffi” non vuole negare l’arte di Leonardo, ma a suo modo onorarla. Infatti egli mette in ridicolo gli estimatori superficiali, i quali dicono che la “Monna lisa” è straordinariamente bella solo per conformarsi passivamente alla massa. Per fare questo, Duchamp, utilizza un ready-made rettificato, ovvero quando l’artista interviene apportando piccole modifiche ad un oggetto per stravolgerne il significato. Potrebbe essere quello che ha fatto Caparezza prendendo il manifesto Dada e trasformandolo in una canzone. Il termine “ready made” indica un oggetto di uso comune prelevato dal suo contesto quotidiano ed esposto come opera d’arte senza ulteriori interventi da parte dell’artista. Duchamp, utilizzò per primo in ambito artistico il termine ready-made nel 1913, in relazione alla sua opera “Bicycle Wheel”, realizzata al suo approdo a New York. anch’esso è un ready made rettificato e definito un anti–monumento*. È un ossimoro visivo, lo sgabello è fatto per la stasi, il rimanere, la ruota per il movimento, ma è piantata nello sgabello ora non può più andare. L’arte non sta nell’oggetto ma nella scelta dell’autore e nella situazione creata dall’interazione tra oggetto e spettatore. Anticipa anche l’arte dinamica, che prevede non l’immobilità dell’oggetto d’arte ma il suo variare a secondi di differenti movimenti.

* parola che deriva da “Monere” e “Manere” cioè ammonire e rimanere, è fatto di materiali leggeri

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teste di modi Anno di uscita: 2014 Genere: Rap alternativo

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“ Da giorni dragano il fondale del fosso Reale per omaggiare un trofeo italiani”

Correva l’anno 1984, e Livorno si apprestava a celebrare il centenario della nascita di uno dei suoi figli più illustri, Amedeo Modigliani. La mostra però risulta debole sia dal punto di vista artistico che mediatico; la mole al pubblico è davvero esigua e la critica la snobba poiché contiene poche opere, ancor meno quelle più conosciute di Modì. Così, la conservatrice del museo a cui era stata affidata la mostra, Vera Durbé, decide di chiedere al comune un importante finanziamento per un tentativo, a dir poco grossolano, di ridare visibilità all’esposizione: dragare Fosso Reale con impotenti macchinari alla ricerca di tre fantomatiche opere di Modi’. La leggenda narrava che Modigliani, in una fugace e interinale visita a Livorno, quando ormai risiedeva da tempo a Parigi, nel 1909, avesse scolpito tre teste e le avesse portate al Caffè Bardi, un’istituzione a Livorno, per mostrarle ai suoi amici artisti, come Aristide Sommati. Con poco tatto e molta poca lungimiranza gli consigliarono di gettare quei blocchi di pietra che lui considerava arte. Modigliani, a parere di chi lo conosceva, non avrebbe mai compiuto un gesto del genere, per quanto eternamente depresso e incompreso dei suoi contemporanei. Fatto sta che queste opere scomparvero nel nulla senza alcuna traccia di loro. E proprio abboccando a questo mito cittadino che la Durbè e il comune di Livorno cominciarono gli intensivi lavori di ricerca delle opere, nel Luglio del 1984.

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museica Passano giorni, ma di opere modiglianee, nemmeno l’ombra. Cominciarono già ad ombreggiare e a palesarsi le prime denunce all’ennesimo spreco di denaro pubblico, quando, con grande sorpresa di tutti, la benna si scontra con un oggetto: si tratta di tre volti incisi su tre blocchi di pietra. L’opinione pubblica è messa a soqquadro dalla notizia: accorrono appassionati da tutto il mondo, giornalisti e noti critici d’arte giungono nella città labronica per dare testimonianza dello straordinario evento e per valutare l’autenticità delle Teste. Il TG1 realizza un lungo ed entusiasmato servizio. I promotori dei lavori, i fratelli Durbé, sono inequivocabili: le opere sono le originali di Modì; a corroborare la loro tesi i più importanti critici d’arte della storia italiana come Cesare Brandi e Giulio Carlo Argan che afferma: ”Una di esse presenta finezze di taglio che rievocano inequivocabilmente Modigliani”; Cesare Brandi, il quale fu il primo a vedere le teste: ”Sono di Modigliani, hanno una luce interiore. In quelle scabre pietre c’è l’annuncio, c’è la presenza”. Insomma, l’Italia dell’arte è scossa da un tale eccezionale e irripetibile ritrovamento.

Amedeo Modigliani, dettò dai francesi Modì, ovvero “maledetto”, è un pittore livornese nato il 12 Luglio 1884. Nel 1906 si trasferisce a Parigi, dove vede Cezanne, rimanendo impressionato per la sua sintesi significante. Nasce un suo interesse per il primitivismo che condivide con Picasso del periodo nigro, Matisse con i dipinti tahitiani e Gauguin con le sue sculture polinesiane, facendo così parte della scuola di Parigi. È un uomo molto tormentato, un assillo interiore che non gli da tregua. Questo sentire riesce a trascriverlo nei suoi dipinti primitivi in delle forme. La sua passione per la scultura primitiva nasce proprio lì, a Parigi, dove è alla continua ricerca del noumeno attraverso la sintesi. Le sue opere sono caratterizzate da degli occhi vuoti, è una sorta di sguardo introspettivo, per rivelare la psicologia interiore del soggetto ritratto. Le teste sono deformate, sopratutto per quando riguarda la trascrizione della

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MUSEICA museica canna del naso, l’arcata sopraccigliare, diventando una sorta di archetipo iconografico, che porta alla ricerca di una volontaria trascendenza. Le sue teste hanno uno studio che deriva da arti più auliche come quella della cultura greca, arcaica e egiziana, ma sono anche figure toteniche, che traslano l’anima dell’uomo in qualcosa di universale. Nella realtà l’artista, considerando il notevole peso (una sola scultura pesa quasi mezzo quintale) e l’ingombro delle opere che aveva nel suo studio, tali da rendere disagevole e dispendioso il trasporto a Parigi, e contemporaneamente pressato dalla necessità di liberare dalle sue cose il locale preso in affitto, chiese a Roberto Simoncini, un venditore di frutta e verdura che aveva il suo posto di lavoro all’interno del Mercato Centrale, di occuparsi dello sgombero dei locali di via Gherardi del Testa, e di ricoverare presso la sua abitazione le opere. Cosa che Roberto Simoncini fece, portando nella sua casa le cinque sculture e un baule anch’esso abbandonato dall’artista nei locali di via Gherardi del Testa. In tale baule erano contenuti alcuni libri che avvalorano più che mai l’autenticità delle sculture in questione. Difatti in uno di questi libri sono contenute alcune annotazioni scritte di pugno da Modigliani. Si tratta di un’edizione Settecentesca dell’Opera Omnia di Virgilio, che la mano di Amedeo Modigliani ha glossato a margine. Fra questi libri se ne trova poi uno dal titolo “Rettili umani” di Alberto Costa, che appare macchiato in più parti, come se fosse stato sfogliato da chi aveva le mani sporche di colori a olio. In queste si riescono a vedere ad occhio nudo delle impronte digitali e dei capelli. Infine, un album con stampe di opere d’arte. Appare ovvio il fatto che il baule, i libri in esso contenuti, e le sculture, siano rimasti sempre nel medesimo contesto spaziale, posseduti gli uni e le sculture da Simoncini prima e da Carboni poi, presso l’abitazione del primo e in seguito presso i locali in cui il secondo ha esercitato il suo lavoro di carrozziere. *

* l’argomento delle vere teste di Modigliani viene affrontato in modo molto esaustivo nel testo “Pietre d’Inciampo” scritto da Maurizio Bellandi

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CURIOSITA’ SUI FALSI MULTIMEDIALI L’influenza dei mass media in quanto falso d’arte e storico, è presenta una categoria cinematografica riconosciuta come Mockumentary, parola inglese che unisce mock “fare il verso” e documentary, documentario. È un genere cinematografico e televisivo nel quale eventi fittizi e di fantasia sono presentati come reali attraverso l’artificio del linguaggio documentaristico. A differenza del documentario, nel quale c’è la necessità di ricostruire in parte o in totalità degli eventi, come nel docu-drama o docu-fiction, il mockumentary ha la volontà di ingannare lo spettatore aggiungendo molta drammaticità alla storia per maggiore coinvolgimento, oppure al fine di far riflettere lo spettatore sul rapporto tra verità e finzione nella comunicazione contemporanea. Ampiamente usato anche da autori di parodie che hanno un tono più satirico e umoristico, inoltre negli ultimi anni hanno ampiamente sfruttato nel genere horror. La tecnica più utilizzata è quella del found footage, il video ritrovato, che a seconda delle esigenze creative può caratterizzare l’intero film o una parte. Un’altra tecnica, meno usata, è quella della realizzazione di articoli di giornale riguardanti fatti e personaggi della trama Tra gli iniziatori del genere è Peter Watkins, che con The War Game del 1965, il quale ha raccontato in stile documentaristico un attacco nu­cleare sull’Inghilterra, aggiudicandosi l’Oscar proprio come miglior documentario. Tra i capolavori umoristici del genere si annoverano il già citato “Zelig” di Woody Allen e “This is Spinal Tap” di Rob Reiner.

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“Perché vedete quelle teste nelle teche sono tre ciofeche fatte da studenti con il Black and Decker!”

Per il 2 Settembre del 1984, è prevista l’inaugurazione dell’esposizione delle Teste di Modì al museo livornese. Una notizia clamorosa però, comincia a circolare a mezzo stampa: tre studenti labronici, Pietro Luridiana, Michele Ghelarducci e Pierfrancesco Ferruci, hanno rilasciato un’intervista a un importante periodico italiano asserendo di essere gli autori della seconda delle tre teste. Hanno usato un banalissimo trapano Black and Decker per incidere il volto sul blocco di arenaria. Niente più di un gioco, una burla ben riuscita, anche grazie alla miopia dei professoroni e luminari. Ma quale Modigliani, i tre ragazzi vengono perfino invitati alla Rai in prima serata davanti a dieci milioni di telespettatori per riprodurre l’opera e per scalfire la tenacia dei due Durbé, che ancora dissimulavano la certezza della non autenticità delle teste. Le altre due teste, invece furono realizzate da Angelo Froglia, discreto artista livornese e abilissimo falsario delle opere di Modigliani. Ora, mentre i tre studenti avevano un intento giocoso e profittavano dell’assurda idea dei Durbé e del Comune, Froglia aveva un intento artistico.

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“Sì

io voglio essere così come i ragazzi delle teste di Modì ed ogni volta che ti metto in crisi con i miei sorrisi puoi chiamarmi testa di! Io voglio essere così come i ragazzi delle teste di Modì prendermi gioco di ogni tua certezza, ma con leggerezza come un Colibrì!”

Caparezza si identifica completamente nei tre ragazzi livornesi. L’artista pugliese vuole sconvolgere i luoghi comuni, prendersi gioco delle certezze del suo pubblico, guru e professorini della primo ora; usare le parole e la musica per rivorticare le convinzioni e i cliché come i ragazzi delle Teste di Modì hanno fatto per sconvolgere il mondo dell’arte. L’arte è convenzione, ma lo è anche la musica, lo è, purtroppo, anche la storia. Tutto cambia se modifichiamo il punto di vista, se sedimentano le convinzioni, se un solo tassello dei nostri eruditi complessi ragionamenti viene meno.

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“Would the real Modigliani head please

stand up! Questi fissano una pietra ed hanno la Stendhal”

Quando parla di “Stendhal”, Salvemini si riferisce alla sindrome di Stendhal, ovvero quella affezione psicosomatica che colpisce i soggetti che rimangono così impressionati dall’osservazione di un’opera d’arte da avere la tachicardia, vertigini o addirittura svenire. Prende il nome da Stendhal, che fu il primo a cristallizzarla in letteratura, narrando dei sintomi che aveva patito dopo la visita di Santa Croce a Firenze. I critici d’arte e i professoroni che giurarono l’autenticità delle Teste di Modì, mancò poco che rivendicassero la Stendhal. Le presunte carte dei fratelli Durbé, a cui si riferisce il cantautore, sarebbero le pagine del libro “Due pietre ritrovate da Amedeo Modigliani”, scritto da Dario Durbé pubblicato a tempo record dopo la scoperta del ritrovamento, con tanto di foto e autorevoli opinioni a favore dell’autenticità raccolte in quei giorni.

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Riflettendo con raziocinio si può affermare che Modigliani non avrebbe mai gettato le sue opere nel Fosso Reale. La motivazione della critica nel credere ad un fatto simile è collegata al credere che anche in qualcosa di irreale, almeno psicologicamente, più vicina la meta e un po’ meno rarefatto il risultato. Così il mito del ritrovamento diventa realtà nella psiche di chi ha potuto osservare le Teste; credendo ad un mito si potevano venerare tre teste trovate nel fango del Fosso Reale di Livorno. Caparezza racconta di essere rimasto molto colpito dalla storia delle Teste di Modì: l’arte varia dei ragazzi labronici e di Froglia era un super potere molto più importante del poter lanciare ragnatele per il giovanissimo Salvemini. I nuovi eroi per il cantautore e per chiunque creda nella forza straordinaria dell’arte, sono quattro ragazzi. Che con un gesto semplicissimo sono stati capaci di vincere i limiti degli assiomi e delle certezza degli esperti d’arte, per mostrare il trionfo del relativismo e la vaghezza della verità.

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ARGENTI VIVE Anno di uscita: 2014 Genere: Rap alternativo

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A questa canzone è stato da me dedicato il video di presentazione. Caparezza dà voce a Filippo Argenti, contemporaneo di Dante Alighieri messo da quest’ultimo all’inferno nella Divina Commedia; adesso Argenti può rispondere a Dante e raccontare la sua versione dei fatti. Argenti vive è ispirato dall’illustrazione di Gustave Doré Virgil Pushes Filippo Argenti Back into the River Styx:

« Tutti prima o poi ci siamo imbattuti in una illustrazione di Gustave Dorè. Quelle nella Divina Commedia, per esempio, sono le sue ma molti lo ignorano così come ignorano che il vigoroso culturista da lui dipinto nel fiume Stige, sia Filippo Argenti, vicino di casa di Dante. Il sommo poeta distrugge il dirimpettaio con un dissing violentissimo. Ora il microfono passa ad Argenti... » Nel video da me realizzato voglio sottolineare la rabbia degli iracondi, l’ira repressa di Argenti e ricreare l’inferno dantesco nella sua spettralità. Voglio mostrare la rabbia e a forza che non solo Argenti aveva, ma che tutte le persone hanno nascosta, la rabbia e la collera che ci pervade nei momenti di assoluta follia.

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io vengo dalla luna Anno di uscita: 2003 Genere:Rap alternativo

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La luce sul volto simboleggia il riflesso dei raggi solari sulla superficie lunare che illumina il cielo notturno.Il soggetto in alcuni ritratti viene annebbiato da un fumo che ricorda le nubi che mascherano e talvolta coprono la Luna in una notte offuscata; questo elemento vuole evidenziare in maniera ancora più netta la dissociazione dal consorzio umano. Il fumo, il buio, lo spazio, la luce ed il moto stesso sono tutti elementi caratterizzanti di un’alienazione quasi opprimente del soggetto.

“Torna al tuo paese sei diverso

Impossibile vengo dall’universo” Questa serie fotografica è la rappresentazione dei moti lunari, che hanno come soggetto il ritratto di un ragazzo il quale prende il posto della Luna, assumendo così la sua effigie. Questa scelta stilistica è correlata al testo della canzone “Io vengo dalla Luna” tratta dall’album Museica di Caparezza. Il soggetto rappresentato si ritrova in una dimensione atemporale, estraniato volontariamente dalla società moderna, si riconosce unicamente nella sua terra natia.

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By Jennifer Lastella


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ĂŠ tardi Anno di uscita: 2014 Genere: Rap alternativo

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The masterpiece “The persistence of Memoryâ€?, painted by Salvador DalĂŹ is not simply a reference to the time dictated by clocks, the tools we use to measure time and, consequently, our punctuality with appointments of life, coated in an eternal, timeless setting. Time is unchangeable and immanent, and lies in the canvas crushed by the human genius and the nature of things. A time that expands in the persistence of human memory, knowing that the important memories, however vague, will remain in our minds forever. The time passes very fast and makes us look always a bit late, and from Bambi to adulthood, is a blink of an eye. Time is a scam, but a scam which is always too late to invoke justice, and we remain inertly to observe hours, days, and years running quickly without controlling them.

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“Ho pubblicato il primo disco che era già tardi 30 anni quando ho incominciato a chattarvi”

Time, frequently in his relativity, makes us very bad jokes. Caparezza’s career started when he was 30 with “Verità supposte”, when the musicians were generally already considered old. Mr. Caparezza’s career started out late not because of his laziness: the commitment to the music and the quality of composition were evident even in the very “first” Caparezza and, a bit less obvious, even in Mikimix, but because with “Fuori dal tunnel” only. He got famous with his original voice and originality.

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“Troppo tardi per azioni di massa corali,

Passano I Bari, chiusa la cassa, ripassa domani”

The first verse is so ironic about defeatism of people who do not think group actions are achievable, that sometimes change as events or other types of protest, because they are considered completely unnecessary. The second verse however, is like the understandable literal meaning of the words*, it should be appreciated for the use of the semantic field of funeral: “bari” you may very well turn it into “bare” for “poliptoto”, slight morphological variation, becoming, well, a “bisticcio” that binds the coffins, seen as unfair to women, to other coffins “cash” as already “closed”, which refers inevitably to coffin (or coffin, in fact), uses of words that belong to this particular branch of vocabulary, makes me think a reference to the idea of death pressing with the progress of time when, slowly, it becomes later. Finally, the reference to Caravaggio’s painting : “I Bari”.

*1of the people, “cheaters”, arrived later than the closure of the supermarket and, therefore, encouraged to go over the next day, as the case is already closed.

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“Per trovare lavoro. È tardi,

Per diventare buono, è tardi, Per prenotare un volo, è tardi, Per cambiare città, è tardi, Per finire l’univeristà, è tardi, Per i traguardi… È troppo tardi, ma non mi fermero’ It’ too late, but i won’t stop.”

The picture that emerges from the verses before the chorus is horrifying: man is inert to the passing of time, and in most cases is adapting to the consequences of it’s life.

Caparezza exemplifies the decline of a genre central to the music world, the Metal, in all it’s facets. In our eyes, metal head, or even groups exclusively Metal, will remain always crazy, but maybe times have changed, it’s no longer the time for head bagging in front of the amplifier; electronics and computerization have eradicated the communicative power of the Hard Rock

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The reference is “It’s never too late”, most revolutionary telecast in the history of the small screen. Starting in 1960, as well as eminent pedagogue, Alberto Manzi taught Italian grammar in the early evening on First Channel to millions of illiterate Italians who had passed school age, but had never been able to study. They would have never been able to learn how to read and write. The project was a resounding success, and as well as allowing almost a million Italians to get a primary school degree, launched for the first time a unified language model, which upset the hegemony of the myriad of jargons and dialects present in the country. Peace of Prof. Manzi, illiteracy still exists, is a deep wound in our society, although different in scale and nature from that of the post-war period

“Come al solito è troppo tardi,

Per andare a scuola e alfabetizzarsi, Con buona pace di Alberto Manzi.”

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“Sei

giu’ di morale come l’androide Marvin, Ovunque guardi trovi piu’ bersagli che dardi”

The paranoid android Marvin, the “sad” robot, is a character in the series “The Hitchhiker’s guide to the Galaxy”; Marvin incites his fellow passengers to suicide, complaining of continuous life and it’s conditions. That is not the case of a man in 2018? The same one that sees more opportunities to seize that tools to seize the fly (darts-targets)? The author expresses disapproval of a principle known as proverbial: “Time is money”. Time is a concept as complex as subjective, perfectly relevant, which may include in it’s meaning throughout it’s course (as long story) or one thousandth of a second. Money is something objective, absolute, whose only real meaning is to be the instrument with which we exchange goods and utilities.

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“Scrivo un disco sull’arte con il

rischio di imputtanarmi, Ora che posso farci? È troppo tardi”

When you will be able to listen to this song, according to the singer from Puglia, it will be too late, you will have heard most of my hard about art and I, potentially, will be disgraced.

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canzone all’uscita Anno di uscita: 2014 Genere: Rap alternativo

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Con questo brano Caparezza intrattiene i visitatori verso l’uscita del museo. Secondo le sue stesse parole, il brano svolge «una sorta di riassunto di ciò che hanno visto per inoculare loro la voglia di ritornare in galleria e ricominciare il viaggio». L’artista spera di aver fatto riflettere sui problemi della società, così come lui, io vi invito a riflettere sull’ipocrisia della nostra quotidianità, denunciando questa società fatta di apparenza, dove siamo governati dal perbenismo. In quanto scritto, la mia tesina è una riflessione sulle parole di Caparezza, dove ho cercato di essere impersonale e di contestualizzare i suoi versi in modo da essere inerenti al mio percorso scolastico. Spero che la mia tesina vi sia stata gradita, dal mio canto mi è piaciuto intraprendere questo percorso perché mi ha aperto nuove prospettiva della musica di Caparezza che non conoscevo, ampliando anche quella che considero la mia cultura musicale. Giunti alla fine, vi accompagno “all’uscita” della mia mostra e spero che possiate tornare per poter riassaporare le emozioni della musica del grande Caparezza.

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A.

- https://www.lettera43.it/it/blog/alexanderplatz/2012/07/06/ il-bacio-fraterno/181/ - http://www.storiologia.it/russia/russia20.htm - https://marcocrupifoto.blogspot.com/2016/04/il-bacio-fraterno-socialista-tra-leonid.html - https://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/le_radici_del_movimento_no_global - http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/09/21/cosi-trovai-quei-modi.html - https://www.youtube.com/watch?v=gaV4KmSQ8uI - http://www.treccani.it/vocabolario/clangore/ http://iltirreno.gelocal.it/regione/2017/05/05/news/modi-un-ritratto-e-gli-amici-del-caffe-bardi-1.15294101 - https://www.radioliberatutti.it/musica/artisti/item/791-caparezza-e-tardi-testo-interpretazione - https://www.bitculturali.it/2015/04/mostre-eventi/la-persistenza-della-memoria-di-salvador-dali/ - http://www.inliberta.it/dali-e-gli-orologi-molli-la-vita-in-fuga-il-tempo-che-fugge/ - http://www.francescomorante.it/pag_3/312.htm - http://www.lintellettualedissidente.it/arte/larte-di-ribellarsi-il-dadaismo/ - http://www.arte.rai.it/articoli-programma-puntate/dadaismo/17806/default.aspx - http://www.allaroundkaarl.com/tristan-tzara-larte-non-seria/


JENIS NEJ

ISNEJ

J E NGRAZIE I S J E N




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