Non possiamo separare il tema dell’ecologia da una decisa difesa della vita e dalla giusta ripartizione dei beni per tutti.
GIUSTIZIA, PACE E INTEGRITÀ DEL CREATO
JPIC.GIUSTIZIA, PACE E INTEGRITÀ DEL CREATO
LABORATORIO INTERNAZIONALE ROMA ABRIL 2015
PASSIO PER LA VITA, PER LA TERRA
JPIC PASSIONISTI SEMINARIO LABORATORIO INTERNAZIONALE SULLA GIUSTIZIA, PACE E INTEGRITÀ DEL CREATO ROMA, APRILE 2015
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 5 Il 46° Capitolo Generale (2012) della Congregazione Passionista ha proposto che la dimensione della Giustizia, Pace ed Integrità del Creato (JPIC) sia considerata un aspetto importante della missione internazionale della Congregazione. Dichiara:
GIUSTIZIA, PACE E INTEGRITÀ DEL CREATO
L A NOSTRA VOCAZIONE PASSIONISTA È UNA
JOACHIM REGO
Superiore Generale dei Passionisti.
CHIAMATA A CONTEMPLARE E PROCLAMARE GESÙ CROCIFISSO CON LE PAROLE E LE OPERE DI GIUSTIZIA E DI PACE, IN SOLIDARIETÀ CON I CROCIFISSI DI OGGI… NOI PASSIONISTI ABBIAMO SENTITO IL GRIDO DEI BAMBINI, DEGLI ANZIANI, DEI POVERI E DEGLI ABBANDONATI. ABBIAMO SENTITO IL GRIDO DELLA TERRA. ABBIAMO VISTO IL VOLTO DEI SOFFERENTI. L A PASSIONE DI CRISTO CONTINUA NELLA PASSIONE DEI CROCIFISSI DI OGGI. L’AVER VISSUTO QUESTA ESPERIENZA CAMBIA IL NOSTRO CUORE, ANIMA LA NOSTRA VITA COMUNITARIA ED È LA SPINTA PER LA NOSTRA MISSIONE.
In risposta a questo appello, P. Jesús María Aristín CP, Segretario Generale della Solidarietà e Missione, ha preso l’iniziativa di organizzare un Seminario Laboratorio per la Giustizia, Pace e Integrità del Creato, che si è tenuto ai SS. Giovanni e Paolo, in Roma, dal 13 al 19 Aprile 2015. Il Seminario Laboratorio ha radunato insieme i coordinatori JPIC della Famiglia Passionista da tutta la Congregazione. Il suo scopo è stato quello di dare l’opportunità per un ascolto reciproco e una reciproca condivisione delle esperienze, per coordinate le iniziative e fornire un’ulteriore formazione. Inoltre sono stati invitati dei relatori eminenti per fama che hanno animato e guidato i partecipanti nell’approfondimento della loro conoscenza e riflessione su quest’area di vitale importanza per la nostra spiritualità cristiana. Senza dubbio è stata una grande benedizione avere a disposizione una così ampia varietà di interlocutori, che hanno rappresentato i molti doni dello Spirito: la sapienza, la conoscenza, la guarigione, la profezia, il discernimento, la predicazione, l’insegnamento, la carità, la non-violenza (cf. 1Cor 12, 4-11). Ciò che essi son stati in grado di offrire non è stata solo la loro scienza, ma anche l’essere un esempio di testimonianza in prima linea nell’appello per la giustizia e per la pace.
In quanto Passionisti, siamo convinti che Gesù è morto per la causa della giustizia e del diritto. Sono valori di cui Cristo è stato fautore nella sua proclamazione del Regno, del regnare, della sovranità di Dio – un Regno di giustizia, di pace e di amore. Con le sue azioni e con le sue relazioni che guarivano, donavano il perdono, la misericordia, la comprensione e il rispetto, e con la sua condanna delle strutture ingiuste e del potere oppressivo, Gesù stesso si è posto sulla “linea di fuoco” di coloro che si sentivano minacciati dalla sfida a convertirsi (metanoia) e ad assumere un nuovo stile di vita: lo stile di un Dio che è giusto, misericordioso e ama. Il nostro fondatore S. Paolo della Croce, di cui noi oggi continuiamo a vivere l’intuizione carismatica, vide nella Passione e Morte di Gesù “la più grande e stupenda opera dell’amore di Dio”. In quanto Passionisti siamo chiamati a conservare viva la memoria della Passione di Gesù che è ancora reale e continua tutt’oggi nella umanità e nella terra crocifissa e sofferente: “… condividiamo le gioie e i dolori dei nostri contemporanei nel nostro viaggio incontro al nostro Dio. Desideriamo condividere le angosce di tutti, specialmente dei poveri e rifiutati, cerchiamo di offrire loro conforto e sollievo dal peso del loro dolore” (Cost. 3). Nel programmare la nostra missione oggi una priorità è questa: “In gioiosa speranza, facciamo nostra la Passione di Cristo per i crocifissi e per la terra”. Questo deriva dal nostro impegno a seguire Cristo e a “predicare Cristo Crocifisso” (1Cor 1, 23), un impegno che riteniamo sia particolarmente significativo e rilevante per il mondo di oggi … anzi di ogni tempo. Le nostre Costituzioni ce lo ricordano:
“LA PASSIONE E MORTE DI GESÙ NON SONO SEMPLICEMENTE EVENTI STORICI DEL PASSATO. SONO REALTÀ PRESENTE NELLA VITA DEGLI UOMINI DEL MONDO DI OGGI CHE “SONO CROCIFISSI” DALL’INGIUSTIZIA, DALLA MANCANZA DEL SENSO PROFONDO DELL’ESISTENZA UMANA E DALLA FAME DI PACE, DI VERITÀ E DI PIENEZZA DI VITA” (N.65) Spero vivamente che il contributo, la partecipazione e le esperienze condivise nel cor-
so di questo Seminario Laboratorio rappresenteranno per noi una sfida, specialmente dentro la nostra Famiglia Passionista, ad esser voce per coloro che non hanno voce e a portare alla luce le ingiustizie, le discriminazioni, gli abusi di potere, la violenza, l’avidità e le paure che opprimono la gente e distruggono il nostro pianeta e l’ambiente per il vantaggio di pochi potenti, ostacolando in questo modo un futuro di pace, armonia e prosperità per tutti. Guardiamo all’opportunità di unire le nostre forze con quelle degli uomini di buona volontà che pensano come noi, in modo che si possa prestare attenzione alle sofferenze ingiuste di coloro che si sentono ridotti all’impotenza e abbandonati e si possa realizzare la loro aspirazione ad un futuro migliore. Soprattutto, ci sia concesso attraverso la contemplazione del Crocifisso di formarci un cuore compassionevole verso queste persone, queste situazioni e perfino questo creato, che sono “crocefissi” oggi:
“LA COMPASSIONE CI CHIEDE DI ANDARE LADDOVE SI PROVA DOLORE, DI ENTRARE IN QUEI LUOGHI DI SOFFERENZA, DI CONDIVIDERE GLI ABBATTIMENTI, LE PAURE, LE CONFUSIONI, LE ANGOSCE. LA COMPASSIONE CI COSTRINGE AD ALZARE LA VOCE CON COLORO CHE SONO NELLA MISERIA, A GEMERE CON CHI È SOLO, A PIANGERE CON CHI PIANGE. LA COMPASSIONE ESIGE CHE SIAMO DEBOLI COI DEBOLI, VULNERABILI CON I VULNERABILI E IMPOTENTI CON CHI È IMPOTENTE”. MCNEILL, MORRISON & NOUWEN
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 7
GIUSTIZIA, PACE E INTEGRITÀ DEL CREATO
Il Laboratorio seminariale su JPIC tenutosi a Roma dal 13 al 19 aprile 2015 ha rivolto l’attenzione ai seguenti temi: il Volontariato, le ONG e l’Ecologia. Esso ha rappresentato un’eccellente opportunità per una conoscenza reciproca, per fare domande, per elaborare e condividere risposte. Il seguente libro raccoglie i principali contributi di coloro che vi hanno partecipato e mi auguro sia fonte di future e nuove riflessioni.
JESÚS Mª ARISTÍN
Segretario Generale della Solidarietà e Missione
Il nostro ultimo Capitolo generale, nel segnalare gli “aspetti della missione internazionale” della Congregazione passionista, dopo aver indicato come punto di partenza la testimonianza carismatica della comunità passionista, ha messo in secondo luogo in gioiosa speranza facciamo nostra la passione che Cristo ha per i crocifissi e la terra. Questo Laboratorio seminariale è parte di quelle idee e azioni proposte dal Capitolo. “Comunità passionista” e “passione per i crocifissi” sono due elementi che camminano insieme. Lo ricordano anche le nostre Costituzioni:
CI DISPONIAMO AD ANNUNZIARE CON SPIRITO DI
FEDE E DI CARITÀ LA SUA PASSIONE E MORTE NON SOLO COME EVENTO STORICO DEL PASSATO, MA COME REALTÀ PRESENTE NELLA VITA DEGLI UOMINI CHE SONO CROCIFISSI OGGI DALL’INGIUSTIZIA, DALLA MANCANZA DEL SENSO PROFONDO DELL’ESISTENZA UMANA E DALLA FAME DI PACE, DI VERITÀ E DI VITA (65). LA NOSTRA ATTIVITÀ È UNA ESPRESSIONE DELLA VITA COMUNITARIA (67).
Spesso, quando si tratta di questioni relative a JPIC e i “crocifissi”, non andiamo aldilà di discussioni sterili su ciò che fece o non fece san Paolo della Croce circa 300 anni fa, quando fondò la nostra Congregazione. Non voglio entrare in questa discussione, ma sono sicuro che ciò che farebbe oggi Paolo della Croce sarebbe ascoltare la voce dei pastori della Chiesa, soprattutto quella di Papa Francesco, il quale, nel capitolo quarto della Evangelii gaudium, “La dimensione sociale dell’evangelizzazione”, scrive: Nel seguito cercherò di concentrarmi su due grandi questioni che mi sembrano fondamentali in questo momento della storia. Le svilupperò con una certa ampiezza perché considero che determineranno il futuro dell’umanità. Si tratta, in primo luogo, della inclusione sociale dei
poveri e, inoltre, della pace e del dialogo sociale” (EG 185). Non riesco a pensare alla possibilità che quanto il Papa considera come “fondamentale in questo momento storico” sia qualcosa che non abbia niente da fare con la nostra famiglia passionista. Come lo stesso Papa afferma, nessuna ermeneutica ecclesiale ha il diritto di relativizzarlo [questo messaggio] (EG 194); Qualsiasi comunità della Chiesa, nella misura in cui pretenda di stare tranquilla senza occuparsi creativamente e cooperare con efficacia affinché i poveri vivano con dignità e per l’inclusione di tutti, correrà anche il rischio della dissoluzione, benché parli di temi sociali o critichi i governi. Facilmente finirà per essere sommersa dalla mondanità spirituale, dissimulata con pratiche religiose, con riunioni infeconde o con discorsi vuoti (EG 207). Questo tema è stato presente nel magistero del nostro superiore generale, padre Joachim Rego. Sebbene non vi abbia dedicato una specifica Circolare, è un tema che ha avuto presente nelle sue diverse Lettere e Interventi. Ad esempio:
SAN PAOLO DELLA CROCE CI INCORAGGIA A
COME PASSIONISTI, SIAMO STATI CHIAMATI A VIVERE IL LUTTO PER LA PASSIONE…CHE
CONTINUA ANCORA OGGI NELLA STORIA DI OGNI GIORNO: GUERRE E LOTTE, RAZZISMO E ODIO, SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE UMANE E NATURALI, ABUSO DI POTERE, POVERTÀ E INGIUSTIZIA. NON DOBBIAMO GUARDARE MOLTO LONTANO PER TROVARE QUESTE REALTÀ… SONO INTORNO A NOI. PER QUESTO MI CHIEDO: COME VIVIAMO IL LUTTO (CI SENTIAMO AFFLITTI), NOI PASSIONISTI, PER QUESTE PERSONE O SITUAZIONI?...VIVIAMO IN SOLIDARIETÀ CON “I CROCIFISSI”, DANDO LORO IL NOSTRO PICCOLO APPOGGIO? (19-10-2014).
LA MIA RIFLESSIONE PER QUESTO NATALE SI ISPIRA ALLA DICHIARAZIONE DI PAPA FRANCESCO E 12 ALTRI LEADER RELIGIOSI CONTRO LA SCHIAVITÙ MODERNA (NATALE 2014).
La celebrazione di questo “Laboratorio seminariale per la Giustizia e la Pace” nell’ambito dell’ “Anno della vita consacrata” offre una buona opportunità per ravvivare in noi tutto ciò che ci aiuta a raggiungere gli obiettivi che Papa Francesco indica per questo anno: guardare il passato con gratitudine, vivere il presente con passione e abbracciare il futuro con speranza.
NON LASCIARCI PARALIZZARE DALLA PAURA (1910-2012).
SIAMO “PARTE DE” E NON “OLTRE A” LA CHIESA, PER LA QUALE ESISTIAMO E LAVORIAMO…SIAMO UNITI IN PREGHIERA IN ATTESA DELLA ELEZIONE DEL NOSTRO NUOVO PAPA, AL QUALE PROMETTIAMO IL NOSTRO SOSTEGNO E OBBEDIENZA, COME FECE SAN PAOLO DELLA CROCE (PASQUA 2013). IL “FACCIAMO TRE TENDE” CI FA SENTIRE CO-
MODI E TRANQUILLI E NON CI FA PREOCCUPARE DEI BISOGNI ALTRUI (AI GIOVANI PASSIONISTI, PONTA GROSSA, 21-07-2013).
ANDIAMO VERSO “LE PERIFERIE”, DOVE INCONTREREMO IL MISTERO DEL PECCATO, LA SOFFERENZA, L’INGIUSTIZIA, L’IGNORANZA, L’AGIRE SENZA RELIGIONE, VERSO LE PERIFERIE DEL PENSIERO DI TUTTE LE MISERIE UMANE (AI GIOVANI DELLA FAMIGLIA PASSIONISTA,
RIO DE JANEIRO, 24-07-2013).
CHE IL SIGNORE CI CONCEDA LA GRAZIA DI
ESSERE AGENTI DI RICONCILIAZIONE E DI PACE (19-10-2013).
Chiedo al Signore, alla Vergine Addolorata, nostra patrona, e a san Paolo della Croce, che ci aiutino a realizzare la quarta speranza che il Papa ha per questo “Anno della Vita Consacrata”:
ATTENDO ANCORA DA VOI QUELLO CHE CHIEDO A TUTTI I MEMBRI DELLA CHIESA: USCIRE DA SÉ STESSI PER ANDARE NELLE PERIFERIE ESISTENZIALI. «ANDATE IN TUTTO IL MONDO» FU L’ULTIMA PAROLA CHE GESÙ RIVOLSE AI SUOI E CHE CONTINUA A RIVOLGERE OGGI A TUTTI NOI (CFR. MC 16,15). C’È UN’UMANITÀ INTERA CHE ASPETTA: PERSONE CHE HANNO PERDUTO OGNI SPERANZA, FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ, BAMBINI ABBANDONATI, GIOVANI AI QUALI È PRECLUSO OGNI FUTURO, AMMALATI E VECCHI ABBANDONATI, RICCHI SAZI DI BENI E CON IL VUOTO NEL CUORE, UOMINI E DONNE IN CERCA DEL SENSO DELLA VITA, ASSETATI DI DIVINO… NON RIPIEGATEVI SU VOI STESSI, NON LASCIATEVI ASFISSIARE DALLE PICCOLE BEGHE DI CASA, NON RIMANETE PRIGIONIERI DEI VOSTRI PROBLEMI. QUESTI SI RISOLVERANNO SE ANDRETE FUORI AD AIUTARE GLI ALTRI A RISOLVERE I LORO PROBLEMI
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 9 E AD ANNUNCIARE LA BUONA NOVELLA. TROVERETE LA VITA DANDO LA VITA, LA SPERANZA DANDO SPERANZA, L’AMORE AMANDO. ASPETTO DA VOI GESTI CONCRETI DI ACCOGLIENZA DEI RIFUGIATI, DI VICINANZA AI POVERI, DI CREATIVITÀ NELLA CATECHESI, NELL’ANNUNCIO DEL VANGELO, NELL’INIZIAZIONE ALLA VITA DI PREGHIERA. DI CONSEGUENZA AUSPICO LO SNELLIMENTO DELLE STRUTTURE, IL RIUTILIZZO DELLE GRANDI CASE IN FAVORE DI OPERE PIÙ RISPONDENTI ALLE ATTUALI ESIGENZE DELL’EVANGELIZZAZIONE E DELLA CARITÀ, L’ADEGUAMENTO DELLE OPERE AI NUOVI BISOGNI (LETTERA AI CONSACRATI
- II. LE ATTESE PER L’ANNO DELLA VITA CONSACRATA, N. 4).
Nell’incontro con i Superiori generali (novembre 2013), il Papa ha affermato che il carisma non è una bottiglia di acqua distillata, e in diverse occasioni, tanto nella Evangelii gaudium come in altri interventi, ha detto che non dobbiamo aver paura di sporcarci, camminare, anche se ci potranno essere fallimenti; e la paura che le cose non possano andare bene non deve paralizzarci. Il mio augurio è che il materiale contenuto in questo libretto e il lavoro svolto durante il Seminario ci aiuti a camminare lungo questa direzione, affinché possiamo incontrare le ‘maremme’ di oggi, dove Paolo della Croce ci attende per rivitalizzare la vita e la missione della nostra famiglia passionista. Il titolo che abbiamo scelto evidenzia l’intrinseca unità che esiste tra la Passione di Cristo e la nostra passione per la vita e la terra. Sono parti dello stesso mistero di salvezza redentrice, che suppone la morte e risurrezione di Cristo.
PASSIONE PER LA VITA
Cristo ha dato la sua vita per noi, perché ci amava appassionatamente. E noi dobbiamo dare la nostra vita per coloro che amiamo, che sono tutti nostri fratelli; tutti siamo fratelli. Passione per la vita è difendere tutta la vita, ogni vita: umana, animale e vegetale. La vita umana vale senz’altro di più, ma questa e quella animale e vegetale sono interconnesse. Tutto è interconnesso. Abbiamo bisogno degli animali e delle piante per vivere; possiamo, quindi, distruggerle o difenderle. Il nostro compito è difendere “appassionatamente” ogni forma di vita: umana, animale o vegetale. Bisogna rispettare l’ordine naturale, per questo diciamo che abbiamo una “passione per la vita”.
PASSIONE PER LA TERRA
La Passione, per noi passionisti, è una parola molto accattivante, molto nostra, molto passionista. È evidente che la terra soffre la sua passione, la stiamo crocifiggendo con inquinamenti e abusi….non ci prendiamo cura, ma la maltrattiamo. Per questo, la migliore risposta alla passione della terra è la passione per la terra: prendiamo la difesa della terra e dell’ecologia in modo serio. Vogliamo vivere con passione (in modo appassionato) il nostro impegno di proteggere e difendere la terra. La terra soffre, è evidente, e non possiamo chiudere gli occhi davanti a questa cruda realtà. La nostra risposta, la migliore risposta, è la nostra passione per la terra. “Non vendiamo nostra madre terra. Non facciamo come quelle persone che non hanno sentimenti, che vendono la propria madre; non cediamo alla tentazione di vendere la madre terra”, ha detto il vescovo di Roma. In riferimento a questo tema, siamo in attesa della Enciclica che Papa Francesco ha annunciato per il prossimo mese di giugno. Sappiamo che non resteremo delusi!
VITE ESEMPLARI
Da bambino mi piaceva leggere quei fumetti che raccontavano la vita dei santi e dei personaggi emblematici della storia e si chiamavano “Vite esemplari”. Vite esemplari che hanno modellato il nostro cuore e la nostra mente e ci hanno trasmesso valori per vivere la vita. Persone memorabili, che non possiamo dimenticare. Dimmi che modello stai presentando ai giovani e ti dirò che educazione gli stai offrendo. Alla fine questo “Laboratorio seminariale” vuole essere un omaggio e un profondo ringraziamento ai tanti missionari e missionarie passionisti che hanno dato la vita per il Vangelo. Abbiamo molti nomi in mente, vogliamo soltanto ricordare p. Carl Schmitz, assassinato nelle Filippine, p. Mario Bartolini, che continua a lottare per la difesa della terra delle popolazioni amazzoniche e p. Thomas Berry, che, con le sue riflessioni, ha educato la nostra coscienza ecologica e ci ha insegnato a prenderci cura e a proteggere la creazione.
004 006 034 040
Prefazione Introduzione Lettera alle generazioni future [Adolfo Pérez Esquivel] Cronaca del Seminario Laboratorio
CONFERENZE 072 080 084
Martin Newell, CP José Antonio Osaba Joseph Mitchell, CP
ESPERIENZE PASSIONISTE 098 100 106 110 112 114 116 120 124 126 128 134 136 140 144 © PASSIONISTI EDIZIONE: SEGRETERIA GENERALE PER LA SOLIDARIETÀ E MISSIONE. Testi e coordinamento a cura di Jesús María Aristín CP. Un riconoscimento speciale a Marina Llorente per l’elaborazione della pagina web: www.jpicpassionist.org e a Gorka Méndez per il suo aiuto. Con riconoscenza a Antonio María Munduate per la sua valida collaborazione, sia nella preparazione del Laboratorio, sia nella celebrazione del medesimo. Disegno D.Is. Impresión Gambón S.A. Fotografie dell’Archivio Passionista e dello stock fotografico.
148 152 156 160 164 176 182 184 188 192
Adeco [Milagros Domínguez] Argentina [Carlos Saracini] Brasile [Gabriele Cipriani] Brasile, Esaltazione [Eraldo Furtado] Bulgaria [Anna Santarelli] Colombia [Tarcisio Gaitán] Cuba [Evelio Rodríguez] Filippine [Rey Ondap] Formazione Passionista [Martin Coffey] Indonesia [Sabinus Lohin] Inghilterra [Catholic Worker] Kenya [Peter Ochieng] Lagun Artean [Oscar Arias] Papua Nuova Guinea [Kevin Dance] Parrocchia di Bilbao [Román Elexpuru] Passionists International [Miroslaw Lesiecki] Perù [Mario Bartolini] Portogallo [Rosto Solidario] RD Congo [Vital Otshudialokoka] Tanzania [Priscus Massawe, Roberto Dal Corso y Oscaro Biferi] Thomas Berry [John Kathoka Muthengi] USA: Passionist Volunteers International [Brendan O`Leary] Ecuador [David Benito] Messico [Francisco Pereyra] America centrale [Carlos San Martín]
ALLEGATI 201 202 206
Valutazione Omelie Biografia di Thomas Berry
ESSERE PAROLA E AZIONE CHE PROMUOVANO LA GIUSTIZIA
.DICHIARAZIONE DI. .INTENTI LABORATORIO. .INTERNAZIONALE.
E denuncino la disuguaglianza, per suscitare la cultura della solidarietà e il senso comunitario dei nostri popoli, negli ambenti dove viviamo.
PROMUOVERE LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI
Individuali e collettivi, alla luce del Vangelo. Insistere, in modo particolare, nelle comunità religiose.
FAR CONOSCERE E VALORIZZARE I DIRITTI DELLA MADRE TERRA
Anche con gesti concreti (manifestazioni, marce, attività, ecc.) DIRITTO DEI POPOLI INDIGENI
DIRITTO ALLA TERRA DIRITTO ALL’ACQUA DIRITTO AL FOCOLARE…
VOGLIAMO
ATTUALIZZARE I VECCHI SCHEMI DELLA VITA RELIGIOSA
Per favorire il nuovo paradigma di GPIC e rendere credibile il lavoro in favore della giustizia e la dignità della persona. GPIC deve essere TRASVERSALE, deve essere presente in tutte le dimensioni della nostra vita e nelle nostre azioni. GPIC è il nuovo modo di esprimere il nostro CARISMA. È il nuovo paradigma della vita passionista. La FORMAZIONE GPIC deve essere presente nella formazione iniziale e permanente.
.DICHIARAZIONE DI. .INTENTI LABORATORIO. .INTERNAZIONALE.
VOGLIAMO NON VIOLENZA CREDIAMO NELLA PACE
E riteniamo necessario conseguirla mediante obiettivi, azioni concrete, intorno a noi, consapevoli che SENZA GIUSTIZIA NON VI È PACE.
CONSERVARE UNA LOTTA ATTIVA PER LA PACE
Senza sostenere coloro che creano un sistema violento che genera povertà e ingiustizia.
PROMUOVERE UNA SOCIETÀ EGUALITARIA
Dove la donna non sia sottomessa, maltrattata e violentata.
PERSUADERE CHE LA NON VIOLENZA
È uno stile di vita; formare su questo aspetto le coscienze, educando il modo di pensare delle persone. OPTARE PER GLI ENTI BANCARI E FINANZIARI che non mantengono, né appoggiano le guerre e la violenza. Promuovere uno stile di vita sobrio.
..DICHIARAZIONE DICHIARAZIONE DI. DI. ..INTENTI INTENTI LABORATORIO LABORATORIO.. ..INTERNAZIONALE. INTERNAZIONALE.. INTERNAZIONALE
CAMBIARE IL NOSTRO MODO DI PENSARE
In relazione alla cura della creazione. Per raggiungere questo obiettivo, proponiamo:
PROGRAMMARE UN ANNO SPECIALE
DEDICATO A TEMI COME LA PASSIONE PER LA TERRA e preparare materiale
adeguato per quest’attività. È necessario tener presente la madre terra e capire che siamo suoi figli.
VOGLIAMO PRENDERCI CURA DEL CREATO
REALIZZARE UNA REVISIONE VERDE Personale e comunitaria, nelle nostre case e nelle Province.
THOMAS BERRY
Promuovere e FAR CONOSCERE IL LAVORO REALIZZATO DA THOMAS BERRY, CP. Il suo approccio al tema della creazione è valido per i credenti e i non credenti.
Tentare, in ambito liturgico e negli Uffici propri, una RILETTURA A PARTIRE DALLE PREOCCUPAZIONI PER LA TERRA E LA GIUSTIZIA. Lo stesso
per le altre forme di preghiera e le devozioni, come la via crucis, ecc. In ogni incontro inserire un riferimento a GPIC.
VOGLIAMO DIGNITA COSCIENZE
Educare e FORMARE LE COSCIENZE, soprattutto in termini di relazione tra i poveri e la terra.
COINVOLGERE
Fare in modo che le NOSTRE CASE SI CONVERTANO SEMPRE PIÙ IN LUOGHI DI ACCOGLIENZA, e
aprire i nostri locali a gruppi che lavorano per le persone bisognose, la giustizia ecc.
AVVIARE L’UFFICIO DI GPIC
Presso quegli enti giuridici dove ancora non è presente.
ESSERE SOLIDALI
nei diversi modi possibili. OFFRIRCI COME VOLONTARI.
.DICHIARAZIONE DI. .INTENTI LABORATORIO. .INTERNAZIONALE.
VOGLIAMO UN BENE DI TUTTI
L’acqua non deve essere proprietà di pochi. In tutte le nostre case, dove sia possibile, bisognerebbe consumare l’acqua del rubinetto e non usare le bottiglie di acqua minerale.
CONOSCERE
.DICHIARAZIONE DI. .INTENTI LABORATORIO. .INTERNAZIONALE. Diciamo innanzitutto che è un DONO DI DIO e, come tale, va rispettato. Ma è anche un bene primario di utilità mondiale, quindi bisogna:
SENSIBILIZZARE
Lavorare per sensibilizzare le coscienze, mediante campagne sociali dedicate al tema dell’acqua e concretamente si propone un impegno nella costruzione di pozzi nelle missioni.
Le FONTI DI ACQUA DOLCE NEL PAESE e nelle zone dove viviamo. Conoscere i potenziali conflitti intorno alle fonti d’acqua: l’abuso delle colture, la contaminazione mineraria, i vari interessi e alzare la voce per denunciare e proteggere questa risorsa per le generazioni future.
PROMUOVERE CAMPAGNE
Di difesa dei diritti umani, attraverso un’analisi delle cause e una denuncia delle leggi che violano il diritto all’acqua e FARE PETIZIONI a enti come www.avaaz. org ed altri che svolgono questo servizio di denuncia.
CONSAPEVOLEZZA
Rendere consapevoli della cura delle risorse idriche, BENE E DIRITTO COMUNE, mediante piccole azioni concrete. RISPARMIARE ED EVITARE SPRECHI.
DOBBIAMO .DICHIARAZIONE DI. .INTENTI LABORATORIO. .INTERNAZIONALE.
Far valere i DIRITTI DEI RIFUGIATI, accompagnarli e aiutarli a recuperare una vita degna e inserirli nella società.
DENUNCIARE LA TRATTA DELLE PERSONE
Come nuova forma di schiavitù. Lasciarsi coinvolgere nella ricerca di soluzioni e collaborare con gruppi, come Talita kum della UISG…
OFFRIRE SOLIDARIETÀ
Ai rifugiati, perché possano inserirsi nella società e offrire loro: Accoglienza nelle case religiose. Aiuti nella pratiche burocratiche. Corsi di lingua del paese dove si trovano, da tenere nelle nostre case.
INVESTIRE GIUDIZIOSAMENTE
Investire il nostro denaro IN PROGETTI DI SVILUPPO E CRESCITA DEI PAESI PIÙ POVERI; invitare i Responsabili delle
Banche a spiegarci quali sono i criteri e le vie con cui essi investono il nostro denaro. Valutare le possibili
SCELTE DI RISPARMIO E DI RISPETTO DEI BENI PRIMARI, favorendo l’acquisto
Assumere l’impegno di VERIFICARE L’ETICITÀ DELLA BANCA dove le nostre comunità hanno i soldi in deposito: spiegare ai responsabili delle Banche che noi non siamo favorevoli a guadagnare il più possibile dai nostri depositi, favorendo così la speculazione.
.DICHIARAZIONE DI. .INTENTI LABORATORIO. .INTERNAZIONALE.
VOGLIAMO ECONOMIA SOLIDALE
di prodotti alimentari che evitano il consumo esagerato per l’imballaggio e promuovono il riciclo dei recipienti.
AZIONI DI SOLIDARIETÀ
Accompagnare i nostri fratelli poveri che incontriamo nelle missioni attraverso azioni solidali, che PROMUOVANO LA LORO INDIPENDENZA, IL LORO ATTRAVERSO AZIONI SOLIDALI MIRATE A PROMUOVERE LA LORO INDIPENDENZA, SVILUPPANDO LE LORO CAPACITÀ
SVILUPPARE PROGETTI
Che aiutino la gente povera a sentirsi capace di gestire i propri prodotti, senza bisogno di intermediari, e avere la possibilità di comprare quelli di cui possono aver bisogno. PROMUOVERE LA BANCA ETICA FAVORIRE LE DONNE, CHE NEL SETTORE ECONOMICO SONO PIÙ INTRAPRENDENTI, ED ANCHE RESPONSABILI NEL SETTORE ECONOMICO.
ALIMENTI
VOGLIAMO UN MONDO DI SOLIDARIETÀ
.DICHIARAZIONE DI. .INTENTI LABORATORIO. .INTERNAZIONALE.
Apertura delle nostre comunità (e case) a persone e gruppi che hanno bisogno. (…Bisogno di essere amati, riconosciuti e integrati)
PROMOZIONE SOCIALE
Lavorare a favore deve prevalere sull’ansia di avere entrate sufficienti per il nostro mantenimento.
PROGETTI IN STRUTTURE
Trasformare i nostri progetti in strutture solidali, dove la gente attorno a noi non sia solo “la forza lavoro”, ma i beneficiari del prodotto del nostro lavoro. Crediamo che questo aiuti a creare una sorta di apertura della nostra comunità-casa alle persone e favorisca l’idea di una comunità aperta. I nostri progetti devono essere una forza per trasformare le strutture ingiuste.
Favorire PROGETTI DI PRODUZIONE DI di materie prime o derivati (farina, olio, latte, uova, pane, pesce, carne…) e la possibilità di accedere a questi beni, evitando la tentazione di esportare altrove o fuori il nostro prodotto, solo per avere un guadagno maggiore. ALIMENTI
AVVICINARE
Favorire LE NOSTRE COMUNITÀ AL MONDO DEI BISOGNOSI, per vedere,
sentire e sperimentare la realtà della sofferenza che è attorno a noi, senza che passi inosservata.
PENSARE AD UNO STUDIO ATTENTO E PRECISO, CAPACE DI RENDERE LE NOSTRE STRUTTURE ADATTE AD UNA GIUSTA E CORRETTA ACCOGLIENZA DI QUESTI POVERI E DISAGIATI. PER FARE QUESTO, DOBBIAMO LAVORARE IN RETE CON ALTRE REALTÀ CHE SONO GIÀ OPERATIVE SUL CAMPO DELL’ASSISTENZA AI POVERI, PER POTER CONDIVIDERE LA NOSTRA POSSIBILITÀ, IN CONTATTO CON QUANTO GIÀ VIENE FATTO PER QUESTO SCOPO SUL NOSTRO TERRITORIO.
.DICHIARAZIONE DI. .INTENTI LABORATORIO. .INTERNAZIONALE.
Consapevoli del dolore di tanti cuori feriti, vogliamo:
LAVORO DI FRONTIERA
VOGLIAMO APRIRE I NOSTRI CUORI
Offrire possibilità durante la formazione, perché si entri in contatto con le realtà dei crocifissi; esperienze sistematiche, contatti con le comunità che svolgono questo tipo di attività.
FACILITARE IL VOLONTARIATO
Essere più sensibili e ATTENTI AI BISOGNI DELLE PERSONE FERITE dalla vita o che sono
in difficoltà a causa dei loro errori: sempre dobbiamo far prevalere l’accoglienza sul giudizio (compassione).
ACCOMPAGNARE COLORO CHE SOFFRONO
Essere presenti nelle periferie. Uscire da noi stessi.
Lavorare con altre Congregazioni e gruppi….come già avviene con la USG, UISG, ONU, FAO…
PROPOSTE
LAVORO IN RETE GRUPPO DI AZIONE
Che continui il lavoro di questo Seminario, che mantenga i contatti, condivida i problemi, i lavori di GPIC, attraverso la posta elettronica e altri strumenti informatici.
Dalla segreteria di GPIC sostenere le proposte di altri gruppi per RACCOGLIERE FIRME E APPOGGI
alle diverse attività che fanno riferimento a GPIC: difesa dei diritti ecc.
INFORMARE
DIFFONDERE IL SERVIZIO DI GPIC NELLE COMUNITÀ locali delle nostre congregazioni. Creare un LOGO
per identificare e dare visibilità a questo lavoro. Includere GPIC nei nostri web, nei nostri gruppi, nelle comunità di base. REALIZZARE SEMINARI COME QUESTO A LIVELLO LOCALE.
.DICHIARAZIONE DI. .INTENTI LABORATORIO. .INTERNAZIONALE.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA
SEMINARIO ROME APRILE 2015
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 35 con l’espressione “bisogna bere nel proprio pozzo”, ossia attingere alla nostra vita interiore, al Vangelo e alla “madre terra”, che riceve con gratitudine il seme che darà buon frutto.
LETTERA ALLE GENERAZIONI FUTURE APRIRE LE PORTE ALLA SPERANZA ADOLFO PÉREZ ESQUIVEL
Premio Nobel per la Pace 1980
Nel corso della vita ogni persona vive esperienze a livello personale e collettivo, in base alle proprie radici e cultura, spiritualità, condizioni di vita sociale, politica ed economica. Sono esperienze che arricchiscono e si incrociano con altre culture, persone e storie; la grande ricchezza dei popoli è la diversità, ed è questa che preserva l’identità stessa di un popolo. La vita attuale spinge a percorrere nuove strade e ad aprire le porte con la speranza di costruire nuovi orizzonti. Ho la certezza che ciò avverrà con chi ha la capacità di sognare e generare nuove utopie, con chi conserva una coscienza critica e si rende protagonista della propria vita e costruttore della propria storia. Ogni vita ha segreti insondabili, a ogni creatura Dio ha donato la libertà per discernere la strada da percorrere e, in questo camminare, la possibilità di poter condividere il pane e la libertà, come le esperienze e la conoscenza che i nostri predecessori ci hanno lasciato in eredità. Desidero condividere alcune esperienze spirituali, quelle che Gustavo Gutiérrez segnala
Dobbiamo proteggere i beni della creazione in un momento in cui sono a rischio la biodiversità e la ricchezza della “madre terra”, spesso violata dallo sfruttamento irrazionale, come la distruzione delle foreste, i disastri ambientali, la speculazione finanziaria, le conseguenze dell’inquinamento dei mari e dei fiumi, la follia della guerra, il saccheggio e la distruzione dei beni della creazione, la violenza che ha piantato la zizzania nel cuore e le viscere della terra che gridano il loro dolore. Il nostro fratello, il Papa Francesco, ha ben presente i beni della creazione e ci invita ad un impegno nella fede per proteggere i doni che Dio ci ha dato, di cui noi stessi siamo parte. Un fratello indigeno diceva che “tutto ciò che facciamo alla madre terra, la nostra Pachamama, ha conseguenze nell’oggi e nel futuro…, ci sono figli che vendono la madre e le fanno del male, ogni cosa ha il suo effetto; il padre sole che sa tutto castigherà”. La vita ti offre i suoi doni e molte volte guardiamo senza vedere, sentiamo senza ascoltare; ciascuno deve scoprire i cammini e bere alla propria fonte. Da bambino ho avuto la grazia di avere al mio fianco una donna indigena, che mi ha cresciuto ed educato, mia nonna, che mi ha insegnato ad ascoltare il silenzio di Dio e le voci del silenzio che dicono qualcosa ad ognuno. Era un’anziana illetterata, che parlava il guaranì mischiato allo spagnolo; al suo fianco imparai a conoscere, amare e rispettare la “madre terra”; mi insegnò che, prima di piantare o di tagliare un fiore, abbattere un albero o seminare, dobbiamo chiedere il permesso alla madre, all’albero e al roseto, per vivere l’ equilibrio interiore e rispettare la creazione. Sono esseri viventi che appartengono a Dio e che ti offrono tutto, solo ti chiedono rispetto. Mia nonna aveva capito il linguaggio degli uccelli e il segreto del loro volo; molte volte parlava con le piante e gli animali, sapeva ascoltare il silenzio e benedire le vite e
onorare la memoria dei suoi antenati, coloro che le avevano insegnato l’antica saggezza del popolo Guaraní, i loro segreti, incantesimi e rituali per onorare gli antenati e salvare la memoria con il passare del tempo. Questa è una storia non scritta, ma profondamente vissuta dal popolo nella sua continua ricerca della “terra senza il male”. L’antico popolo guaranì parla della ricerca della “terra senza male”: è la terra promessa, come possiamo comprendere dalle Sacre Scritture - Libro della Genesi -, l’ansia incessante di libertà, il diritto all’uguaglianza per tutti, la possibilità di nutrirsi della propria cultura, dei propri sforzi e speranze. È la storia che si trasmette oralmente: bocca a bocca, sguardo a sguardo, di generazione in generazione. Rispetto al tempo trascorso, la memoria è il presente tra molte lune e soli, che segnano il cammino della vita, dove il passato si rende presente e contribuisce a costruire il futuro.
LA MEMORIA È LA STORIA DELLA VITA
Un giorno, parlando con la nonna, mentre eravamo seduti in giardino, circondati da piante e animali, le chiesi: “nonna, cosa accadrà quando sarò grande? – Il suo volto scuro di carnagione, segnato da profonde rughe, si illuminò con un profondo sorriso e restò in silenzio, con gli occhi chiusi, guardando dentro di sé e poi disse: “figlio mio…….quando sarò grande, racconterò la storia del mio popolo disperso sui monti, la selva e i nostri anziani che andarono lontano…lontano…per non tornare. Senza memoria i popoli muoiono lentamente”. Rimase a guardare il campo e il giardino ascoltando l’armonia del tramonto. Io sapevo che in questi momenti la nonna passava la frontiera del presente per incontrarsi con gli antenati. Erano momenti di profonda comunione.
ESSENDO UN BAMBINO NON CAPIVO MOLTE COSE, MA LE PERCEPIVO; RESTAVO IMMOBILE, PER GODERE DI QUEL MOMENTO COSÌ MISTERIOSO.
Passarono molte lune e molti soli, inverni e primavere, e in giardino crebbero i fiori e gli alberi estesero i loro rami fino al cielo. In
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LETTERA ALLE GENERAZIONI FUTURE
questi anni ho imparato che la sapienza è un dono per la vita, per comprendere la sua essenza, per condividere la capacità di vivere la speranza e costruire insieme nuovi inizi, per trasmettere e offrire semi di vita. l secolo XX ha visto molte sfide per l’umanità. Il XXI deve aprire le porte della speranza. Ciascuno, dal proprio posto, deve fare memoria e dare il proprio contributo per rendere il mondo un posto migliore per tutti. Quello che oggi avremo il coraggio di seminare, raccoglieremo. Tutti abbiamo una storia e sogni da realizzare. In questo cammino è necessario guardarsi dentro, ossia dentro di noi, dentro la cultura del nostro popolo, i suoi valori spirituali, e cercare nella memoria il modo per re-incontrarci con noi stessi e i nostri simili. Se diamo uno sguardo al secolo XX, ci rendiamo conto che è stato un tempo carico di violenza, di progresso tecnologico e scientifico, di luce ed ombra in cui l’umanità si è trovata immersa. Come ha affermato l’ex Segretario dell’ONU, Uth Than, dobbiamo deciderci per la co-esistenza o la non-esistenza. L’orizzonte di vita del genere umano si trova ad affrontare sfide che dobbiamo assumere dai luoghi in cui ci troviamo; la cosiddetta globalizzazione è il controllo delle popolazioni, un sistema sempre più ferreo di dominazione e sottomissione per molti esseri umani. Si sono generati meccanismi di dominazione sui Paesi in via di sviluppo, come il Debito Estero, che io chiamo il Debito Eterno, che esclude e condanna i due terzi della popolazione mondiale alla povertà, alla dipendenza, all’esclusione sociale, e causa la mancanza di risorse per soddisfare le necessità fondamentali dei popoli. Il potere economico e politico privilegia i propri interessi a danno dei popoli, realizzando società consumiste e politiche di mercato che causano l’individualismo a danno di quei principi di solidarietà propri di una società. All’interno delle società vi è un disordine strutturale, dove l’essere umano da soggetto attivo è diventato oggetto, confondendo così lo sviluppo con lo sfruttamento. Luci ed ombre dominano la scena internazionale e ci interpellano sul presente e il futuro della vita dei popoli. Le generazioni future saranno i protagonisti del XXI secolo e coloro che
precedono devono preparare un cammino di speranza. Non tutto è perduto; possiamo ancora costruire nuovi spazi di libertà, valori, identità e spiritualità per ogni popolo e sviluppare una Cultura della Pace, presente nelle coscienze e messa in pratica nella vita di ogni giorno. Abbiamo imparato che nessuno può seminare con i pugni chiusi; per seminare bisogna aprire la mano. Nel granaio della vita vi sono semi di solidarietà, che devono dare frutti di verità e giustizia. Dipenderà dai seminatori e dalle seminatrici e da coloro che si occuperanno del raccolto; i frutti si raccoglieranno in base all’amore che è stato messo. In qualità di educatore, gli obiettivi e i fini dell’educazione sono sempre stati al centro dei miei interessi. Il grande pedagogista brasiliano, Paulo Freire, parlava di Educazione come pratica della libertà, e del ruolo dell’educatore-educando e dell’educando-educatore. In altri termini, vi è una mutua e fraterna reciprocità nell’educazione. Questo esercizio è necessario per sradicare l’autoritarismo dall’ABC dell’educazione. Educare significa far sì che ogni persona abbia una coscienza critica per discernere correttamente i veri valori, significa svegliare le coscienze di uomini e donne in nome della libertà. Solo se siamo uomini e donne liberi possiamo amare in pienezza. È necessario fare memoria e scoprire nei valori di ogni popolo ciò che i nostri predecessori ci hanno lasciato, non per restare ancorati al passato, ma perché ci possano aiutare a capire il presente e poter costruire il futuro. Siamo artefici del nostro destino. IL’UNESCO ha affermato che la pace nasce nella mente degli uomini e delle donne ed è proprio lì che bisogna costruire i baluardi della Pace. In questo senso, vorrei condividere alcune riflessioni che possano contribuire a trovare alcune piste di fronte alle sfide del nuovo millennio. Innanzitutto, bisogna ottenere spazi di libertà per il bene dell’umanità. Mi riferisco a quei milioni di volti dei nostri fratelli e sorelle nel mondo, dai bambini ai giovani, gli anziani, le donne, indigeni, negri, mulatti, coloro che professano differenti fedi, che credono in Dio, qualunque sia il nome, il Datore della vita
dell’umanità e dell’universo. Questi volti ci interpellano, reclamano un posto nella vita, il diritto di vivere con dignità. A milioni di loro la speranza di una vita è stata tolta e in cambio sono stati avvolti nella povertà ed esclusi dalla vita della società. Sono stati sottomessi alla violenza della fame, una bomba silenziosa che ammazza più della guerra. È necessario tener sempre presente questi fratelli e sorelle che reclamano il diritto a una vita degna, dove venga anteposto il diritto di uguaglianza. Si dice che i popoli vivano in democrazia, in realtà ciò che sta aumentando è la disuguaglianza sociale. Dietro le statistiche, il bilancio finanziario, i discorsi politici, se non c’è coerenza tra il dire e il fare, si cade nel vuoto; dietro i programmi che si pubblicizzano e non si compiono vi sono i volti che reclamano un aiuto fraterno e solidale. Milioni di fratelli e sorelle chiedono amore e solidarietà, il grande messaggio di Gesù Cristo: “ama il tuo prossimo come te stesso”.
È POSSIBILE? – O È SOLTANTO UN SOGNO IMPOSSIBILE DA REALIZZARE? O COME DICEVA IL POETA: “I SOGNI SONO SOGNI”. Nella mitologia greca vi è la figura di Sìsifo, un dio dell’Olimpo il quale soffre il castigo di portare sulle spalle un’ enorme pietra che deve porre sulla cima della montagna, ma nella misura in cui sale il peso aumenta, fino a quando la pietra gli cade e torna ai piedi della montagna. Ostinato, riprende la pietra e tenta di nuovo di salire fino alla cima. Il suo castigo consiste nell’essere “l’eroe inutile” per tutta l’eternità. Quanti Sìsifo vi sono al giorno d’oggi che soffrono per un presente che si ripete? Forse dovremmo pensare all’angustia esistenziale di Sìsifo e a quella della nostra civilizzazione. C’è un punto chiave, impenetrabile per molti, circa l’angustia esistenziale di Sìsifo e dei Sìsifo attuali: i pensieri, i sentimenti, i desideri, la rassegnazione, la capitolazione; oppure l’ansia di libertà e la ribellione, la non rassegnazione a seguire con il peso della rassegnazione. Cosa pensa
quando prende sulle spalle la pietra e cerca di portarla in cima? Cosa gli passa per la mente quando la pietra gli cade, quando esaurisce le energie e tutto sembra inutile? Sìsifo vede la pietra di nuovo ai piedi della montagna, scende e così ricomincia il suo dramma. Ostinazione, ribellione, impotenza di sapere che ogni sforzo non produce risultati si riflette nel peso senza destino della sua eroicità inutile. Il fatalismo storico finisce per annientare la sua volontà e si giunge così alla fine della storia. Ma sono i popoli che scrivono la storia ed è una storia non scritta, ma profondamente vissuta alla ricerca della “terra senza male”. I popoli sono stati forgiati alla resistenza e alla lotta per la libertà, per la difesa dei Diritti Umani e a salvaguardare valori che gli hanno dato vitalità e gli hanno permesso di crescere sotto la protezione di una speranza trasmessa dai loro predecessori. Il XXI secolo sarà il risultato degli sforzi e dei progressi per una cultura della pace e della comprensione tra individui e popoli. Bisogna rompere la spirale di violenza con nuove alternative basate sul rispetto e la convivenza, che permettano la crescita di una coscienza collettiva e dei valori della Pace e della non violenza. I Diritti Umani sono indivisibili e necessari per una vera democrazia e un cammino di liberazione degli individui e dei popoli. Ogni persona che ama la libertà, il diritto e l’uguaglianza, deve farsi difensore della legge. Come afferma Henry Thoreau, la legge è necessaria per la vita e la convivenza tra le persone e i popoli, ma è anche necessario conservare una coscienza critica e una responsabilità in ambito sociale. Non tutta la legge è giusta; bisogna opporre resistenza alle leggi ingiuste fino alla loro abrogazione.
CIÒ CHE È LEGALE NON È SEMPRE GIUSTO
Oggi vi sono molte leggi ingiuste e situazioni che danneggiano il genere umano, che dovranno essere assunte dalle generazioni future. Ne indicherò alcune che attengono alla dimensione internazionale e locale. Il Debito Estero, un debito immorale e ingiusto che tiene in scacco i due terzi della popolazione mondiale, è generatore di
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 39 fame, disoccupazione, mancanza di mezzi per l’educazione, la salute, la qualità della vita e dell’ambiente, ed è causa dello sfruttamento delle popolazioni più povere. I veri vincitori delle guerre e dei conflitti armati, le dittature che colpiscono i popoli nelle diverse parti del mondo, con l’intera sequela di morti, scomparsi, incarcerati, torturati, sono i trafficanti di morte e i fabbricanti di armi, non i popoli. Vi è il rischio che si ripeta la storia dell’eroe inutile, l’angustia esistenziale condannata alla terribile spirale di violenza, senza possibilità di superarla per l’inerzia di non voler cambiare il corso della storia e non assumere la sfida di costruire nuove possibilità di vita. Un vero cambiamento sarà possibile se avremo presente i volti di questi milioni di fratelli e sorelle che reclamano un posto nella vita, il diritto alla dignità. Essi sono i protagonisti della loro vita e i costruttori della loro storia. Gli orizzonti incendiati di morte che hanno caratterizzato il XX secolo devono essere superati da orizzonti di vita. Bisogna costruire un nuovo edificio dove, tra luce e spazi di vita e speranza, l’habitat sia in funzione dell’essere umano. Nel maggio del ’68, a Parigi, gli studenti sollevarono bandiere di resistenza e creatività con scritto: “siamo realisti, chiediamo l’impossibile”. Una bella sfida di vita, dove l’impossibile diventa possibile. Ottenerlo dipende da ciascuno di noi. Alfred Einstein diceva che “nei momenti di crisi, la creatività è più importante della conoscenza”. Concludo questa condivisione, con l’invito a cominciare ad unire i sogni di ciascuno per costruire il sogno di tutti e renderlo reale.
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CRONACA DEL SEMINARIO LABORATORIO SU JPIC ANTONIO Mª MUNDUATE Consultore Generale
LUNEDÌ, 13 APRILE
Alle ore 8.45 del mattino, con un breve momento di preghiera, è iniziato, presso la Casa Generale dei Passionisti a Roma, il Laboratorio seminariale su Giustizia, Pace e Integrità del Creato. L’organizzazione per il Seminario ha mobilitato, nei vari servizi logistici – traduttori, relatori e assistenti – circa 90 persone provenienti da 24 paesi. La quasi totalità dei partecipanti sono membri della Famiglia passionista: la Congregazione della Passione di Gesù Cristo, le Sorelle della Santissima croce e passione, le Figlie della Passione e dei dolori di Maria, le Sorelle passioniste di San Paolo della Croce e alcuni laici. L’obiettivo del Laboratorio seminariale è stato la formazione di coloro che lavorano in questo campo e la condivisione delle esperienze relative alle attività che si svolgono nei diversi luoghi del mondo. Il lavoro della giornata è stato moderato da Padre Giuseppe Adobati. La prima riflessione è stata guidata da Giovanni La Manna, sacerdote gesuita, Rettore dell’Istituto M.
Massimo di Roma, membro della Commissione di Asilo politico di Roma e presidente della Fondazione Astalli. Padre Giovanni, partendo dalla frase di papa Francesco “i rifugiati sono la carne di Cristo”, ha condiviso la propria esperienza in questo ambito pastorale. Riportiamo alcune riflessioni: Il punto di partenza per il lavoro con i rifugiati – e con tutti i bisognosi – è l’accoglienza fraterna. Bisogna salvaguardare la loro dignità. Essere dei rifugiati, scappare dal proprio paese, lasciare la famiglia, il lavoro non è, nella maggior parte dei casi, una scelta voluta. Si parla sempre di essere uniti, di mettere al centro le persone, ma questo continua ad essere un sogno. L’emigrante, il rifugiato, è visto come un nemico. In realtà, non andiamo oltre una condivisione materiale, mentre la persona resta al margine. È quello che accade alla mercanzia, che viene spostata da una parte all’altra del mondo senza problemi. Concedere un permesso di soggiorno comporta molte formalità e una complessa documentazione, nonostante esistano numerose leggi a favore dell’accoglienza e della difesa dei diritti delle persone. Viviamo una continua incoerenza e schizofrenia. La nostra maggiore povertà è quella culturale: disinformazione, disinteresse. Oltre a lavorare con le persone direttamente colpite, bisogna moltiplicare il lavoro di informazione e sensibilizzazione della società. La seconda riflessione del mattino è stata guidata da mons. Marco Gnavi, parroco di santa Maria in Trastevere, dove la comunità s. Egidio ha un centro operativo. Membro di diverse commissioni e gruppi di impegno ecumenico, mons. Marco, partendo da numerosi esempi concreti, ha presentato il lavoro che realizza la comunità di s. Egidio, oltre alla sua esperienza personale. Di seguito, alcune sollecitazioni: I poveri sono “alter Christus”; questo deve essere il nostro punto di partenza. I poveri non possono ridursi a utenti di un servizio caritatevole, essi sono nostri fratelli, membri della comunità. La separazione tra fede e carità ha avuto degli effetti negativi nella
chiesa stessa, come anche l’assenza dei poveri dalle celebrazioni liturgiche. Ha sottolineato l’importanza della preghiera personale e comunitaria, per essere forti e svolgere un lavoro che esige tanto. Bisogna inoltre pregare con i poveri, perché la loro preghiera è come uno scudo protettivo. L’incontro con i poveri ci conduce dall’esperienza del venerdì santo alla Pasqua. Ci ha, inoltre, invitato a riflettere sulla nostra realtà personale: siamo parte di un mistero di disuguaglianza: perché a me non è mancato nulla, mentre altri sono carenti di tutto? In questo contesto ha ricordato i Padri della chiesa, per i quali l’elemosina e l’esercizio della carità erano un’opportunità che si dava per compensare, in parte, questa disuguaglianza. A prescindere dai 2000 e più anni di cristianesimo, abbiamo da poco cominciato un cammino…sono i primi passi di un cristianesimo che è chiamato a brillare nel mondo. Ciò che cambia con il tempo non è il Vangelo o il cristianesimo: siamo noi a cambiare e lo rendiamo più comprensibile. Quanto alla sua personale esperienza, ha ricordato i tanti casi di persecuzione e martirio, perché il male non sopporta il bene… e ci ha lanciato una sfida. Nella città di Roma vi sono circa 6.000 indigenti e, nello stesso tempo, vi sono più di 600 Curie generali e più di 26.000 religiosi. Se i religiosi prendessero sul serio questa problematica, potrebbero risolverla velocemente, dando una grande testimonianza alla chiesa e al mondo. Se ogni Curia generale realizzasse un gesto concreto di accoglienza, questo si moltiplicherebbe in tutte le comunità del mondo. Il lavoro del pomeriggio è consistito nella condivisione delle attività che si realizzano nelle diverse parti del mondo. Sono molte quelle che realizziamo nel campo della Giustizia, Pace e Integrità del Creato, ma non le conosciamo. Oggi abbiamo avuto l’opportunità di conoscere: Il progetto di sviluppo agricolo e zootecnico
JUSTICIA, PAZ E INTEGRIDAD DE LA CREACIÓN
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 43 in Tanzania, presentato da Padre Roberto dal Corso. Inizialmente pensato per affrontare i problemi economici dei missionari passionisti, si è poi capito che non aveva senso cercare solo un proprio sviluppo se non si fossero tenute presente le strutture intorno ai religiosi. Questo progetto ruota attorno a tre principi: 1_Ciò che si produce può essere consumato sul proprio territorio, 2_La vita sobria dei religiosi, 3_Il miglioramento graduale di quegli aspetti che giovano alla popolazione. Con grande sforzo il progetto va avanti e si sta aprendo a nuove realtà: corsi di preparazione nel lavoro agricolo e zootecnico e, presto, si lavorerà nel settore della sanità. In relazione a questo progetto, i giovani del Centro vocazionale del Santuario di san Gabriele, in Italia, hanno svolto attività di volontariato: durante l’anno, oltre alla formazione, si svolgono diverse attività per raccogliere fondi e, in estate, si va in Tanzania partecipando alle varie attività. Lo stesso gruppo giovanile sviluppa altre attività con i religiosi e le religiose passioniste che lavorano in Bulgaria, accompagnando durante un mese estivo le attività di un orfanotrofio. Per quest’anno si spera che viaggino 20 giovani in Tanzania e 10 in Bulgaria.
È parsa significativa, e in parte ancora da comprendere meglio, la connessione che i due relatori hanno espresso, circa il lavorare con/per i poveri e la necessità della preghiera (come fondamento del loro impegno di soccorso e aiuto concreto); Si è sottolineato che (come anche accennato dai relatori) sarebbe opportuno un maggiore coinvolgimento di tutte le Comunità Religiose nel soccorso/risposta ai poveri, perché il loro impegno ed esempio, è un traino per molti laici nel coinvolgersi in questo servizio; Si è messo in evidenza anche la complessità dei significati della povertà: è diverso parlare di povertà qui in Europa (avendo davanti uno o più poveri o disadattati soccorso), e parlare invece della povertà che si vive nei paesi poveri, dove i nostri missionari, nonostante il loro impegno a favore della gente e dei poveri, e tutta la loro sobrietà, rinuncia e povertà, non saranno mai considerati dalla gente “poveri”, perché visti sempre più ricchi e capaci della popolazione indigena.
LINGUA ITALIANA [1]
Si è ricordato che, non si può parlare di povertà senza parlare delle sue conseguenze e anche delle sue cause: le persone povere, emarginate e in difficoltà, sono il prodotto di un sistema che produce povertà; il sistema, che è la causa di povertà, è fatto da persone e gruppi di potere, economico, politico, sociale, che decidono e scelgono per realizzare i loro interessi, e non riconoscono la dignità di ogni persona, non tengono conto e non riconoscono le conseguenze di queste scelte; per questo, a noi non basta domandarsi che cosa possiamo fare per aiutare le persone povere del mondo (che sono la conseguenza o il frutto del sistema ingiusto), ma dobbiamo anche domandarci che cosa possiamo fare, per cambiare le persone che sono nella struttura di potere (che è la causa di povertà) come possiamo aiutarli, magari annunciando loro in Vangelo perché capiscano e cambino;
CESSITÀ DI AVERE UN APPROCCIO CONCRETO VERSO LE PERSONE CHE VIVONO NELLA POVERTÀ E DIFFICOLTÀ, RICORDANDOCI CHE “I POVERI LI AVRETE SEMPRE CON VOI”.
Anche il nostro soccorrere i poveri che incontriamo per strada non può limitarsi ad una soluzione di emergenza (un pasto, un letto, un aiuto…) si deve pensare e studiare una soluzione globale che aiuti le persone a sentirsi accolte e poter ritrovare la forza di vivere con la propria storia e dignità; dalle
Infine, P. Rey Calvin Ondap, delle Filippine, ha spiegato il processo di formazione dell’Ufficio provinciale di Giustizia, Pace e Integrità del Creato e le attività e i progetti sui quali hanno iniziato a lavorare. Nell’ultima sessione pomeridiana si è dialogato nei gruppi sulla prima giornata di lavoro. La giornata si è conclusa con la celebrazione eucaristica, presieduta da padre Jesús María Aristín, segretario generale per la Solidarietà e la Missione. CONTRIBUTI DEI GRUPPI
RISONANZE E SCAMBI DOPO IL LAVORO DEL PRIMO GIORNO LE TESTIMONIANZE DELLA MATTINA SONO STATE MOLTO APPREZZATE, PERCHÉ HANNO MESSO IN EVIDENZA LA NE-
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 45 testimonianze presentate nel pomeriggio è emersa l’importanza dell’azione, della comunicazione e della informazione: viviamo in un mondo che ci fa vedere e capire quello che qualcuno vuole, ma non c’è una vera e ampia informazione su quanto accade nel mondo; il nostro primo impegno è quindi di informarsi e di cercare tutte le vie per conoscere ciò che accade, superando i silenzi e le reticenze che i mass-media producono; nei racconti presentati è emersa la forza della condivisione con la gente del posto dove si lavora ed opera: non importa chi sei o che cosa fai, ma è importante che tu decida di accogliere l’altro come una con cui condividere la tua voglia di umanità; anche noi, cadiamo nel rischio di vivere la globalizzazione dell’indifferenza, con l’abitudine a stare, pensare e giudicare in superficie e senza passione; solo attraverso una vicinanza alle persone e al loro disagio, possiamo guarda-
[I
L LATTE DELLE VACCHE DI ZENNETI MIGLIORANO L’ALIMENTAZIONE DELL’INFANZIA ED AIUTANO L’ECONOMIA FAMILIARE.
re il mondo vicino e lontano in maniera autentica e interessata. CONTRIBUTI DEI GRUPPI
GRUPPO DI LINGUA SPAGNOLA [1]
PERCHÉ NOI CRISTIANI DOBBIAMO RISOLVE-
RE I PROBLEMI E NON LOTTIAMO CONTRO LE CAUSE CHE LI ORIGINANO?
Nella sessione pomeridiana si è condiviso sui due modi di agire: risolvere i problemi e lottare contro le cause.
Fino a dove possiamo arrivare? Sappiamo fin dove arrivare con l’azione, ma fino a dove con la protesta e la denuncia? A volte siamo funzionari di un sistema che uccide. Se una persona muore di fame è chiaro che siamo capaci e dobbiamo darle da mangiare, ma siamo in grado di trovare le cause che originano la sua fame? È necessario organizzarci, unirci con altre persone per questo lavoro e in questa lotta. È una lotta contro il sistema che deve partire dall’unione della chiesa con le sue comunità. La povertà deve lasciare che tutti si interroghino, non solo i cristiani, anche se i credenti hanno una ragione in più per interrogarsi su questa realtà. C’è gente che soffre per il sistema che stiamo appoggiando con la nostra vita. Il sistema neocapitalista liberale (e patriarcale) è il più ateo del mondo. Fino a quando si considera valido questo sistema non verrà meno la disuguaglianza, né la povertà. È un sistema che sta danneggiando anche la religione. Ci ha comprato il cervello. Quanto cervello mi resta? Ci vendono cose e ci suscitano bisogni. In questo modo, diventiamo complici del sistema. Le due conferenze hanno dato molti suggerimenti, manifestando una dimensione profetica e critica, unita sempre alla preghiera. La prima ci ha fatto scoprire un mondo dalla povertà estrema che vive dietro edifici di bell’aspetto: ci commuove ciò che vediamo in televisione e ci spaventa ciò che vediamo nelle strade. Questa riflessione ci ha condotti all’incontro con noi stessi, fino alle nostre comodità. Peccato che a causa del tempo non abbiamo potuto dialogare con il primo relatore. La seconda ci ha dato degli orientamenti e abbiamo potuto fare domande. Ci ha sorpreso ascoltare come la povertà sia una realtà che ci sarà sempre, come qualcosa di inevitabile. I bisogni economici generano solidarietà. Si fa l’esempio di Cuba, dove la chiesa cresce in prestigio di fronte ad un governo screditato. La chiesa ha ottenuto questo rispetto grazie al suo senso di offerta disinteressata. Come affrontare le realtà della povertà e la disuguaglianza senza cadere nell’assisten-
zialismo? Abbiamo nella chiesa l’esperienza di andare insieme verso qualcosa? Ciò è rimasto un’utopia?Non possiamo sacralizzare la povertà economica. Aiutiamo le persone perché si pongano delle domande. Spesso, in questo campo, cancelliamo con il gomito quello che abbiamo scritto con la mano. CONTRIBUTI DEI GRUPPI
GRUPPO DI LINGUA INGLESE
SI VALUTA POSITIVAMENTE L’APPORTO DEI
PASSIONISTI NEL PROMUOVERE UNA LEADERSHIP DI GIOVANI LAICI.
L’ufficio di JPIC della Congregazione non deve restare ad un livello teorico, ma deve passare ad uno pratico. Promuovere il lavoro in rete. Condividere i lavori e le responsabilità. Che si crei una commissione di redazione per le pagine web della Congregazione, capace di preparare le traduzioni per i diversi gruppi. JPIC diventi parte del processo di formazione ad ogni livello, con incontri personali. Formare e informare. Apprezziamo sinceramente l’opportunità che ci offre questo incontro; ci incoraggia ed è uno stimolo per il nostro lavoro. Proponiamo che il prossimo Sinodo riveda la dimensione etica dei nostri investimenti e che questa informazione venga condivisa come un cammino di trasparenza con i nostri fratelli donatori. Un elemento molto importante da tener presente in tutte le nostre decisioni è l’impatto ecologico delle stesse. Queste decisioni devono essere regolarmente riviste. Il consumismo è l’impero finanziario che ci schiavizza; dobbiamo rispondere a questa sfida come popolo del Vangelo. Essere “battezzati” dai poveri dovrebbe essere un aspetto della nostra formazione; deve essere parte integrante. Dove i poveri muoiono di fame noi dobbiamo stare con il piede di guerra insieme ai crocifissi.
l’immagine di Dio che si usa per giustificare e legittimare le azioni di conquista nel corso della storia è ancora oggi presente e una lettura dell’Antico Testamento che sembra presentare Dio come colui che protegge a chi crede in lui e maledice colui che non è dalla sua parte continua ad essere motivo di esclusione, di allontanamento, di rifiuto al dialogo. Siamo tutti fratelli e così dobbiamo guardarci gli uni gli altri, soprattutto i poveri. Se non cresciamo insieme non vale la pena farlo. Bisogna riprendere e approfondire la riflessione sulle cause della povertà. La maggior parte degli scienziati accetta i segnali di Dio, ma rifiuta la religione; spesso ci perdiamo a causa della nostra visione di Dio, dei poveri e del mondo. Le provocazioni di papa Francesco sui poveri sono una continua sfida. Spesso ci riferiamo ai poveri come a un’unica realtà, mentre la realtà è che la povertà ha molti volti e forme. Le esperienze di volontariato sono molto diverse e rappresentano una sfida. È necessaria una dinamica organizzativa seria per andare in profondità; un’organizzazione che accompagni i processi prima, durante e dopo la missione. Non perdiamo la dimensione mistica e così ridurci ad una ONG, come ci ricorda papa Francesco. È necessario incontrare, promuove e trasformare. Molte persone entrano nel mondo della criminalità perché non hanno altre opportunità nella vita. Aumenta il numero dei poveri in Europa, in Italia. Che risposta può dare la vita consacrata? Cosa stiamo facendo? Una chiesa, una vita consacrata in uscita: uscire per incontrare le persone. Siamo abituati a restare in chiesa, accogliendo coloro che ci cercano. Come stabilire un incontro con i lontani, con coloro che non vengono nelle nostre chiese?
CONTRIBUTI DEI GRUPPI
CRONACA DEL GIORNO
PARLIAMO MOLTO DEI POVERI E I DOCUMENTI UFFICIALI CONFERMANO LA NOSTRA PREOCCUPAZIONE, MA FACCIAMO POCO.
Abbiamo cominciato la giornata pregando nella cappella della casa di esercizi. Il lavoro, come ieri, è stato moderato da padre Giuseppe Adobati. La riflessione è stata guidata, per entrambe le sessioni, da padre Alex
GRUPPO DI LINGUA PORTOGHESE
La situazione di violenza, i gruppi terroristi:
MARTEDÌ, 14 APRILE
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JUSTICIA, PAZ E INTEGRIDAD DE LA CREACIÓN
Zanotelli, missionario comboniano. Direttore per alcuni anni della Rivista comboniana in Italia (Negrizia) e missionario nella periferia di Nairobi (Kenya), attualmente vive in una delle zone più difficili di Napoli dove, attraverso la sua testimonianza, conferenze, scritti e coinvolgimento in alcune problematiche sociali, promuove una nuova forma di guardare, pensare e vivere. Ha iniziato invitandoci ad essere consapevoli delle potenzialità che abbiamo noi religiosi e coloro che lavorano con noi, per portare dei cambiamenti nella società. Zanotelli si è dichiarato un “convertito” dai poveri, nel momento in cui in Kenya decise non solo di lavorare per i poveri o con i poveri, ma di vivere con essi e soffrire la loro stessa morte, per comprendere meglio la loro realtà. Partendo dal lemma del nostro Laboratorio seminariale, Passione per la vita, passione per la terra, ci ha ricordato che, come passionisti, dobbiamo anteporre la “passione per i crocifissi”. Ha poi ricordato con gratitudine gli insegnamenti di p. Thomas Berry (+), uno dei pochi teologi che si è avvicinato con profondità al tema della creazione. La sua riflessione è stata sviluppata in tre punti: 1_La Parola, 2_Come leggere il sistema nel quale viviamo, 3_Cosa si può fare per cambiare questo sistema. Perché il discorso non resti un’ideologia o sociologia è necessario partire dalla Parola. La prima parola di Dio è la creazione: ogni essere vivente, ogni albero, ogni foglia è un miracolo della creazione. Ha ricordato la Lettera ai Romani e s. Agostino: la prima bibbia che Dio ha dato all’uomo è la creazione. E poi la parola scritta, la Bibbia: più di 1500 anni di esperienza ebrea, l’esperienza di Gesù e quella delle prime comunità cristiane. Zanotelli si è soffermato sul Libro dell’Esodo e sui Profeti. Ci ha invitato a rileggere l’esperienza dell’Esodo come il movimento di un piccolo gruppo umano che non vuole essere schiavo e cerca la sua libertà, attraverso l’esperienza con un Dio che non sta dalla parte dell’imperatore, del faraone, ma del popolo. A partire da questa esperienza il popolo si mette in cammino per realizzare questo sogno. Dal canto loro, i profeti, nel corso della storia, critica-
no il popolo che dimentica di realizzare il sogno e così tornano ad essere schiavi del sistema, dell’impero. Come leggere il sistema nel quale viviamo? La realtà dell’impero sopravvive ed è basata su tre pilastri: A) l’economia in mano a pochi. Durante l’impero romano i potenti erano un 5%, gli espropriati un 95%; oggi queste percentuali sono cambiate di poco: 10% / 90%. B) una politica di oppressione, le armi, perché questa maggioranza lavori per la minoranza. C) una religione imperiale che aiuti a sopportare lo stato di indigenza e alimenti la speranza di un paradiso futuro. L’esperienza dell’esodo implica la rottura con l’impero. Una economia distributiva, che porta a non accumulare, simbolizzata nella manna che si condivide nella misura in cui ve n’è bisogno; una vita in comunione e in fraternità, senza oppressione e un Dio totalmente altro, trascendente, libero. Gesù nasce nel più grande degli imperi ed invita i suoi concittadini a prendere coscienza di quella realtà: il sogno di Dio rimane. Gesù si mette contro l’impero e per questo viene crocifisso. La sua risurrezione ci dice che il sogno rimane. Padre Alex segnala la ripetuta frazione del pane, tanto nei miracoli come nell’ultima cena. Citando un importante moralista italiano, ricorda i due comandamenti in cui può riassumersi l’insegnamento di Gesù rispetto al denaro: non arricchirti e se hai è per condividere. Conclude la riflessione ricordando un altro autore: la nostra disgrazia è che i cristiani leggono il Vangelo come se non avessero soldi e usano il denaro come se non conoscessero il Vangelo. Con molti esempi e dati di enti internazionali padre Alex ci ha aiutato a comprendere e leggere la realtà del sistema in cui viviamo. L’attuale sistema è un impero. Si basa sulla economia e, ancora peggio, sulla finanza e la speculazione. I dati della recente conferenza di DAVOS (Svizzera) indicavano che nel 2016 l’1% delle persone avrà maggiore ricchezza della somma del restante 99%. Esiste una dinamica di oppressione: pochi consumano quasi tutto e la maggioranza sopporta; sono le armi, soprattutto le nucleari, quelle che frenano qualsiasi rivoluzione. Come tan-
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 49 te volte ci ricorda papa Francesco, il sistema economico attuale è un sistema iniquo, che uccide. Uccide di fame, uccide con la guerra e uccide la natura. Nella sua riflessione insiste sul cambiamento climatico che subirà il nostro pianeta fra qualche anno: restiamo in una economia neocapitalista e liberale che uccide e distrugge o facciamo qualcosa per cambiare il sistema nei pochi anni che abbiamo davanti a noi. Il cambiamento climatico imminente cambierà tutto; abbiamo ancora la possibilità di fare qualcosa. Il terzo aspetto della riflessione ci presenta i passi che possiamo dare per cambiare questo sistema. La sfida è sempre quella della conversione, per vedere la realtà in
Cosa possiamo fare? C’è un timore che invita all’azione, ad uscire, a mettersi in cammino, perché si intravede una meta, una speranza, un sogno. Ma quando manca un obiettivo resta una paura che paralizza. Nella parte finale della riflessione Alex Zanotelli ci ha invitato ad incontrarci con noi stessi attraverso quelle cose che riguardano la nostra vita personale, le nostre comunità e istituzioni: Di fronte alla dittatura delle banche pubbliche propone la proibizione etica della speculazione. Bisogna toccare il sistema dove gli si può far male, ossia ritirando i fondi, cercando banche etiche, esigendo informazioni circa l’uso del nostro denaro. Dobbiamo avere valori per non chiudere gli occhi e chiederci sinceramente, come religiosi: dov’è il nostro denaro? Di fronte all’attuale sistema finanziario dobbiamo essere consapevoli che stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità. Bisogna tornare alla sobrietà, all’esempio di vita. La nostra alimentazione, mezzi di comunicazione, stili di vita ecc. Le materie prime, il petrolio, il carbone devono restare dove sono. Bisogna ritirare i fondi da quelle banche che investono nelle grandi imprese minerarie e che trafficano con questi beni a danno dei poveri e con tante guerre.
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EL 2016 L’1% DELLE PERSONE AVRÀ MAGGIORE RICCHEZZA DELLA SOMMA DEL RESTANTE 99%.
modo nuovo. Tradizionalmente abbiamo ridotto la chiamata alla conversione a qualcosa di personale: cambia la tua vita, così cambierà il mondo. Siamo consapevoli che non è così: venti secoli di conversione personale non ha portato ad un cambiamento delle strutture. L’altro atteggiamento (marxista) era: cambia le strutture e così cambieranno le persone. Nemmeno questo è accaduto. Molti degli attuali capitalisti si trovano in quei paesi dove è stata imposta una struttura socialista. Bisogna senz’altro partire dalla conversione personale, ma bisogna lavorare per trasmettere questi valori alla società nella quale viviamo. Il bene non si può imporre.
Di fronte alla guerra, la non violenza attiva. Gandhi l’ha imparato da Gesù, noi non ci fermiamo per riflettere su di essa. Sono molte le iniziative di non violenza attiva spiegata in diversi manuali. Mettiamola in pratica.
gelica e da quella dei nostri fondatori, ha perso la sua forza profetica ed è poco quello che possiamo dire al mondo se non avviene un cambiamento radicale in noi. A conclusione ha ricordato varie frasi di papa Francesco dove siamo invitati a darci da fare contro questo sistema di male; non è un problema di ateismo, ma antropologico: l’essere umano è stato ridotto ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo. Nella sessione pomeridiana Paulo Costa ha presentato il lavoro che l’associazione “Volto solidale” – Portogallo - svolge in favore della presenza passionista in Angola. Padre Gabriele Cipriani, dal canto suo, ci ha informato sul Movimento di educazione di base della Conferenza episcopale brasiliana. Il lavoro si è concluso condividendo dapprima nei gruppi l’esperienza della giornata, a cui è seguita la celebrazione eucaristica presieduta da padre Rey Carvyn Ondap, filippino. CONTRIBUTI DEI GRUPPI
LINGUA ITALIANA [1]
RISONANZE AL TERMINE DELLA GIORNATA LA TESTIMONIANZA E LA PROPOSTA DI P. ALEX ZANOTTELLI HANNO OFFERTO A TUTTI UN’OCCASIONE PER RIFLETTERE SULLA REALTÀ CHE STIAMO VIVENDO NEL NOSTRO MONDO;
Bisogna informarsi. Il sistema sa tutto di noi e noi non sappiamo nulla del sistema. Meno televisione e più informazione critica e studio serio.
LA SUA PROPOSTA DI LETTURA DELLA REALTÀ E LA SUA RIFLESSIONE SULLE POSSIBILI AZIONI DA INTRAPRENDERE, APPAIONO COME UN INVITO A CONOSCERE DI PIÙ, E MEGLIO, LE RAGIONI DEL MALE DEL MONDO IN CUI VIVIAMO; IMPORTANTE È ANCHE LA SUA LETTURA DELLA PRESENZA ODIERNA DI IMPERI (O POTERI FORTI) CHE DOMINANO IL MONDO, TOGLIENDO RISORSE ALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DELLA POPOLAZIONE;
Ha concluso l’intervento ricordando di nuovo il grande valore della testimonianza della vita consacrata per creare piccole comunità, piccoli gruppi che, incontrandosi intorno alla Parola e alla realtà, possano cambiare la loro vita; organizzarsi e lavorare in rete. Il problema è che anche la vita consacrata è lontana dal sogno di Dio, dal sogno di Gesù. La nostra vita è lontana dalla radicalità evan-
La sua proposta ha aperto diversi interrogativi sull’azione di alcuni progetti che sono in atto nelle nostre missioni africane, dove, in mezzo ai poveri e per i poveri, si cerca di promuovere una crescita socio-economica, che però, prima, richiede della capacità (di fare e progettare) e delle ricchezze da investire; ci si domanda, allora, come si può tener insieme un progetto economico
(fatto di produzione e di vendita) per l’auto-sostentamento per noi missionari, per la nostra presenza e per le nostre attività a favore dei poveri (secondo gli orientamenti di alcune zone e diocesi dell’Africa), e la proposta (di P. Alex) di rinunciare a logiche economiche fondate su un sistema iniquo e ingiusto, che va solo combattuto e da cui si deve uscire; come si può aiutare i poveri facendosi poveri e rinunciando ad essere imprenditori di un’azione economica e sociale? La nostra esperienza ci porta a “vivere da poveri” (anche se non a livello della gente locale), per creare un sufficiente profitto da usare a favore di tutti; ma, per fare questo, si deve ricorrere a mezzi che non sono poveri, perché fondati sulla ricchezza, sulle possibilità, sull’investimento, sulla produzione e sul guadagno (seppur equo e solidale); Dalla presentazione di P. Alex sul dominio degli imperi finanziari (che hanno dato in mano al 1% della popolazione mondiale il 90% delle ricchezze) emerge anche la domanda su come conciliare l’azione di resistenza passiva e di lotta contro il potere forte dell’economia dei potenti, e il lavoro per la promozione sociale nelle diverse piccole realtà locali? Mentre l’azione di resistenza e la lotta contro i poteri forti del mondo, che sono globalizzati, richiede un grande movimento e un grande impatto pubblicitario e di informazione (manifestazioni, conferenze, libri, incontri…), perché deve essere vista e comunicata (maggiore è la circolarità delle informazioni e maggiore è l’efficacia dell’azione di coinvolgimento della gente) e condivisa da molti (deve usare tutti gli strumenti per creare comunicazione e connettere in rete), e inoltre, non ha tempo da perdere (si deve agire presto e subito, perché il mondo si sta rapidamente deteriorando, e dobbiamo reagire insieme al più presto), invece, ogni azione di promozione sociale (educazione umana, scolastica, lavorativa, economica) che è una per una realtà locale, molto concentrata su un territorio (un luogo, una popolazione) ha poche risorse, non fa clamore e non fa pubblicità, e ha bisogno di molto tempo e di pazienza per vedere dei reali frutti. Come si può tenere insieme una lotta contro i poteri forti, e un impegno per la promozione sociale, nelle sue varie sfaccettature? Qual è la più
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CRONACA DEL SEMINARIO LABORATORIO SU JPIC
urgente delle due azioni? Qual è la più connessa all’annuncio del Vangelo? Dobbiamo ricordare che la povertà non è un valore, non lo è mai stato per nessuno! Tanto meno per il cristianesimo! Non possiamo cercare la povertà per se stessa. Nessuno vuole essere povero. P. Alex ha vissuto la sua esperienza di povertà per poter capire che cosa significa essere l’ultimo. Questa esperienza va rispettata e accettata. Ma noi ci domandiamo: dopo l’esperienza da povero in mezzo ai poveri, lui che cosa ha fatto per loro? Il problema della povertà resta più grande e più complesso di quanto possiamo capire. Anche altri missionari, hanno tentato di fare una simile esperienza di vita in mezzi ai poveri, in altri paesi dell’Africa. In un’esperienza simile in Costa d’Avorio, i poveri non hanno accettato che i missionari facessero la loro vita da poveri, e li hanno invitati a non fare questa esperienza. Non capivano a che cosa servisse che loro, che erano missionari (e avevano il compito di dare speranza alla gente, di aiutarla a uscire dalla povertà), si mettessero a vivere come i poveri. Non era questo che loro dovevano fare. Non ha senso vivere la povertà, se non per portare fuori i poveri dalla stessa. Noi dobbiamo combattere con tutte le nostre forze per uscire dalla povertà, per liberare la gente dalla povertà. Questa è la via di tanti nostri piccoli progetti di promozione sociale, che vogliono aiutare la gente a uscire dalla povertà. Le provocazioni di P. Alex invitano a pensare in maniera diversa e anche ad agire in maniera più consapevole e attenta. La testimonianza di P. Alex che si è fatto battezzare dai poveri di Korogocho (Nairobi/Kenya), esprime l’impegno che lui ha assunto di vivere ed essere povero. Essa esprime il suo impegno a lasciarsi educare dai poveri, dalla loro povertà, ad imparare a vivere in maniera sobria e libera, crescendo nella solidarietà. Questa provocazione fa bene anche a noi, che siamo in occidente, dove lo stile di vita è comunque non povero e soprattutto, non siamo sempre pronti a rinunciare a questo stile, per essere più poveri e più sobri. Per questo è necessario un percorso di formazione alla sobrietà e alla povertà, particolarmente per i giovani, ma
non solo. Questo vale per tutti noi religiosi/e che siamo chiamati, per un voto religioso, a vivere e testimoniare un distacco dai beni. Dobbiamo vincere l’idolatria del denaro, che può intaccare anche la nostra vita di religiosi. Dobbiamo conoscere di più dell’ingiustizia presente nel mondo, per essere liberi dalla ricerca di sicurezze economiche che sono ancora e sempre condizionate da questo sistema malato e ingiusto. Dobbiamo cercare e applicare dei nuovi criteri per la gestione dei beni ecclesiastici, che la Santa Sede e il Magistero della Chiesa sta progressivamente presentando.
rivi qualcuno dall’estero a risolvere i nostri problemi, ma dobbiamo spingere la gente a mettere in circolo quello che ha ricevuto e appreso.
Si è sottolineato che, quanto affermato da P. Alex, circa la possibilità di vita per tutti sul nostro pianeta, sono affermazioni vere: nel mondo ci sono risorse e possibilità per tutti, ma solo dobbiamo vincere l’egoismo e permettere la loro ridistribuzione. Non è vero che siamo troppi sulla terra; non è vero che non potremo mantenerci nel futuro. Il vero problema è chi gestisce le risorse e chi decide la sorte della vita di tutti. Questi sono i poteri forti, posti nelle mani di pochi. È vero, che se non c’è una solidarietà, le grandi risorse non basteranno neanche per i pochi. Chi ha il potere vuole concentrare tutto il movimento dei popoli attorno ad una unica risorsa (petrolio, gas, carbone, acqua…), prendere il sopravvento sulla proprietà della medesima, per controllare, creare dipendenza e poter trattenere tutto attorno a se.
La riflessione, sebbene non nuova, ha la sua forza nella testimonianza e ci porta alla stessa conclusione: “è impossibile che qualcosa cambi se pensi che questo sistema sia valido”. Le proposte fatte sono pensate per l’occidente. Nei paesi in via di sviluppo il lavoro dovrebbe essere più in linea con la resistenza attiva.
Viene anche ricordato che le diverse ONG dei paesi occidentali, stanno facendo molto per aiutare la promozione sociale e umana nei paesi più poveri (progetti di lavoro, progetti educativi, progetti di salute). Ma sembra sempre prevalere il movimento dai paesi ricchi verso i paesi poveri: non c’è ancora un movimento di solidarietà interno ai paesi stessi che ricevono questi aiuti dall’esterno. Si deve fare di più per promuovere e per spingere coloro che ricevono gli aiuti dalle ONG esterne a promuovere un’azione verso i propri fratelli, partendo dalle proprie forse interne. Questa è una questione soprattutto di valorizzazione del dono ricevuto e di crescita verso l’indipendenza e non verso l’attesa che qualcuno, da fuori, sempre ci aiuti. Non dobbiamo lasciare che la gente si faccia l’idea che basta attendere che ar-
CONTRIBUTI DEI GRUPPI
LINGUA SPAGNOLA
Senza mezzi non si posso portare avanti le idee. Si segnalano i problemi con il volontariato, tanto in Brasile come in Argentina. Bisogna formare il volontariato perché possa agire per dare un contributo al cambiamento sociale.
Una chiave è l’educazione. Una educazione critica, che formi persone con coscienza critica, che sappiano vedere l’ingiustizia del nostro mondo. Una qualsiasi forma di educazione non genera cambiamenti. Come e dove mi colloco io? Assito come spettatore o prendo una posizione critica che mi porta a lottare contro il sistema? Il cambiamento deve essere in sintonia con il Vangelo, altrimenti non ha senso. Ogni cambiamento passa per la dimensione spirituale. Crediamo o non crediamo in Gesù? Non si tratta di pensare in un paradiso perduto, ma in un Padre che ci accoglie. Ci è stata presentata una visione della Parola di Dio rivelatrice. In un sistema malvagio vi sono sempre semi di speranza e di amore. Bisogna scoprire l’importanza delle cose semplici e il valore di quelle piccole in un mondo nel quale tanto la società come la chiesa cercano il successo e il numero.
DETTO PADRE ALEX: IL PROBLEMA È L’ACCUMULO DELLE RICCHEZZE IN MANO A POCHI; QUESTA NON È UNA NOVITÀ PER L’AMERICA LATINA. NON È UN’IDEOLOGIA; DA TEMPO QUESTA DENUNCIA È STATA FATTA DALLA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE; PURTROPPO, QUESTA TEOLOGIA È STATA PERCEPITA COME UNA MINACCIA PER COLORO CHE DETENGONO IL POTERE, COLORO CHE HANNO APPROVATO TUTTE LE STRATEGIE PER COMBATTERLA E PER TOGLIERE PRESTIGIO AI VARI LEADER E AI MOVIMENTI POPOLARI. QUESTE CAMPAGNE HANNO AVUTO UN’ECO ALL’INTERNO DELLA CHIESA.
Papa Francesco sta incontrando grande accoglienza tra la gente; anche i non credenti si sentono attratti dal suo modo di proporre l’azione missionaria della chiesa. Le resistenze sorgono da parte di coloro che non vogliono cambiare. Alcune vocazioni vivono preoccupandosi per gli aspetti liturgici, gli abiti, l’aspetto esteriore… dobbiamo interrogarci sulla formazione che viene offerta nei seminari e nelle case religiose. La chiesa che si limita a lavorare con “coloro che vengono” non risponde agli impulsi attuali della evangelizzazione. Bisogna andare verso i lontani, stabilire nuove relazioni. Bisogna intuire le necessità della gente e dare una riposta a partire dal Vangelo. Non si può ripetere l’esperienza degli anni ’70; il mondo è cambiato e vi sono nuove sfide: ecologia, ecumenismo… bisogna riscattare i valori della teologia della liberazione che possano essere validi oggi.
LINGUA PORTOGHESE
Oltre alla celebrazione liturgica, la gente ha bisogno del contatto personale con i sacerdoti e le persone consacrate, non solo, quindi un aiuto materiale. Il Papa ci ricorda che non siamo una ONG; bisogna rispondere a questa necessità, accogliere, conoscere, ascoltare. Il “povero” deve trovare posto nei nostri pensieri, nella nostra spiritualità, nel nostro cuore. La conversione di padre Alex è stata possibile grazie a questo incontro personale: l’esperienza diretta ci converte.
COLORO CHE CONDIVIDONO QUANTO HA
Non è possibile fare le stesse esperienze e
CONTRIBUTI DEI GRUPPI
RISONANZE SULLA GIORNATA: MOLTI SONO
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 53 meno voler lavorare da soli. Bisogna accogliere la diversità, condividere le esperienze, imparare gli uni dagli altri, riconoscendo a ciascuno la propria competenza. Quanto al lavoro per la difesa della vita, bisogna costruire ponti e dialogare con le altre chiese. Ammettere umilmente i nostri limiti, perché non possiamo risolvere tutti i problemi. CRONACA DEL GIORNO
MERCOLEDÌ 15 APRILE
Abbiamo iniziato questo giorno di lavoro con la preghiera. Padre Martin Newell ci ha invitato a riflettere sulla non violenza attiva. Il lavoro è stato moderato da padre Augusto Canali. Padre Martin era un sacerdote diocesano ed è entrato nella nostra Congregazione nel 2004. Attualmente è il primo consultore della Provincia di san Giuseppe (Inghilterra, Galles, Scozia), membro dei “lavoratori cattolici” e fautore della non violenza. Il testo del suo intervento verrà inserito e pubblicato negli Acta di questo Laboratorio seminariale. Nella prima parte del suo intervento, padre Martin ha condiviso la sua esperienza personale, vissuta in particolari circostanze (Londra, Inghilterra), nella consapevolezza che molte delle realtà vissute dai partecipanti a questo Laboratorio seminariale differiscono notevolmente dalla sua. Ha spiegato che la ragione del suo esistere e operare parte da un’esperienza di fede: seguire Cristo. La scelta di Cristo è stata la non violenza e così hanno fatto anche le prime comunità cristiane. Nei film, nei cartoni animati e nelle vignette viene trasmessa l’idea secondo la quale i problemi si risolvono con la violenza. Non è questa la scelta giusta; non è la violenza che salva, ma la sofferenza redentrice del Signore. Abbiamo l’esempio di Gesù, il quale non rimase passivo davanti alla realtà del suo tempo. Purtroppo, a volte, a causa anche di una cattiva traduzione della Bibbia, viene trasmessa l’idea secondo la quale la non resistenza di Gesù, il porgere l’altra guancia, sia stato un atteggiamento passivo. Quello che invece Gesù ha proposto è la non resistenza con violenza.
Le azioni concrete di non violenza, come le manifestazioni, l’incatenarsi davanti agli edifici del Governo ed altre forme di protesta hanno condotto padre Martin più di venti volte in carcere, per un totale di circa otto mesi trascorsi in prigione. Il cammino della nostra società è sempre lo stesso: si inizia con l’oppressione, si passa alla ribellione e alla fine la violenza. Bisogna reagire subito dinanzi all’oppressione. La violenza, come altre realtà, è qualcosa di globalizzato. I conflitti possono essere lontani da noi, ma quella impresa che sembra lontana e che promuove la violenza, in realtà ha una succursale o una delegazione commerciale in altre zone (almeno a Londra accade così); è qui che dobbiamo manifestare la nostra reazione non violenta e la nostra protesta. Dapprima la non violenza si limitava a non svolgere il servizio militare. Oggi la non violenza si manifesta si manifesta in altri modi. Dobbiamo ragionare con la nostra testa e non permettere che i mezzi di comunicazione sociale ci distraggano. I grandi eventi della storia sono iniziati con piccole azioni di non violenza: l’indipendenza dell’India, il riconoscimento dei diritti della donna o dei neri, la fine della segregazione razziale. Ogni piccola battaglia che si vince nel campo della non violenza ci avvicina alla vittoria finale. A volte i risultati sono buoni, altre volte un fallimento. Si percorre questo cammino convinti che si tratta di una scelta di Cristo. Questo gruppo è stato fondato da Dorothy Day, obl s.b. insieme a Peter Maurin (Francia, 1877 – USA, 1949). Dorothy è nata in una famiglia protestante, a Brooklyn, l’8 novembre 1897 ed è morta a New York il 29 novembre 1980. Divorziata, abortì per la paura di essere abbandonata dal suo amante; giornalista, attivista sociale, oblata benedettina, anarchica cristiana e membro fedele della chiesa cattolica. Si è fatta conoscere soprattutto per le campagne a favore della giustizia sociale, in difesa dei poveri, e del movimento antinucleare, contro il reclutamento per la guerra in Vietnam, ecc. è la fondatrice del movimento dei “lavoratori cattolici” nel 1933. Nel marzo del 2000 l’Arcidiocesi di New York ha dato inizio al processo di canonizzazione. Questa la preghiera per chiede-
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 55 re la sua canonizzazione: Dio misericordioso, hai chiamato la tua serva Dorothy Day per mostrarci la presenza di Gesù tra i poveri e gli abbandonati. Mediante il costante lavoro delle opere di misericordia, lei ha abbracciato la povertà e ha dato una testimonianza categorica sulla giustizia e la pace. Annoverala tra i tuoi santi e guidaci ad essere amici dei poveri della terra, e a riconoscere Te in essi. Te lo chiediamo per Tuo Figlio Gesù Cristo, messaggero della buona novella per i poveri. Amen. Martin definisce i “lavoratori cattolici” come le comunità di base nell’ambito della cultura anglosassone. Sono persone che pregano insieme, lavorano insieme e vivono animate da una forte spiritualità. Spesso, religiosi
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OME PASSIONISTI, ANCORA OGGI IL NOSTRO POSTO È STARE ACCANTO ALLA CROCE.
di varie congregazioni condividono questa esperienza, arricchendo il proprio carisma. Le azioni di questo movimento, a prescindere dall’efficacia, cercano di essere significative. Con una serie di diapositive ha mostrato alcune delle attività che i lavoratori cattolici realizzano, molte di queste seguono l’andamento dell’anno liturgico ed avvengono nei parchi, davanti agli edifici governativi, carceri, stazioni della metropolitana ecc.; in alcune occasioni vi sono azioni a livello ecumenico. Gli obiettivi e il lavoro di questo Movimento sono segnati da tre aspetti: il sevizio, l’ospitalità e la continuità. Vi sono diverse
case che svolgono un servizio di accoglienza per rifugiati e altre persone che non godono dell’attenzione governativa. Con la frase evangelica: “lo avete fatto a me” (Mt 25), Martin riassume la spiritualità e l’azione di questo gruppo. Ciò che vuole dire è che, come passionista, ancora oggi il nostro posto è lo stare accanto alla croce, una croce, un vangelo che sempre è stato qualcosa di rivoluzionario. A prescindere dall’essere un’attività non ben compresa, mai è mancato l’appoggio del Vescovo quando era sacerdote diocesano, né dei Superiori ora che è passionista. Durante il dialogo sono state manifestate alcune inquietudini: la realtà delle armi come giochi per i bambini, il senso di una celebrazione che ricordi i 100 anni trascorsi dalla prima guerra mondiale o l’anniversario di altri eventi bellici, le forme attuali di violenza: mafia, tratta delle bianche, guerriglie, l’educazione, il rischio di cadere in queste opzioni, in atteggiamenti ideologici ecc. Nel pomeriggio, prima del lavoro in gruppo, sono stati condivisi diversi progetti che la Provincia del Sacro Cuore sta portando avanti: Federazione ADECO (P. Julio César Rivera), ADECO Euskadi e Asturias, in Spagna (Mila Domínguez), ADECO Messico (P. Juan Francisco Pereyra), Servizio Sociale Passionista, El Salvador (P. Carlos San Martín), LAGUN ARTEAN a Bilbao – Spagna (Óscar Arias), Passionisti in Ecuador/Panamá (P. David Benito), Passionisti a Cuba (P. Evelio Rodríguez) e Passionisti in Bolivia (P. Pedro Fuentes y Fernando Beltrán). L’Eucaristia, presieduta da padre Juan Ignacio Villar, è stata il coronamento della nostra giornata. CONTRIBUTI DEI GRUPPI
LINGUA ITALIANA [1]
RISONANZE AL TERMINE DELLA GIORNATA: L’ESPERIENZA DI P. MARTIN NEWELL APPARE CHIARAMENTE IL FRUTTO DI UN SUO PERSONALE PERCORSO DI CRESCITA E DISCERNIMENTO DELLA FEDE IN GESÙ CRISTO. PER
QUESTA RAGIONE VA ACCOLTA E RISPETTATA NELLA SUA UNICITÀ, ANCHE SE NON È IN TUTTO COMPRENSIBILE. PER CHI È FUORI DAL SUO CONTESTO, DI VITA E DI ATTIVITÀ (CHE È
IL CONTESTO SOCIALE, POLITICO, ECONOMICO, ED ECCLESIALE DELL’INGHILTERRA E DEL REGNO UNITO), APPARE DIFFICILE COGLIERE CON PRECISIONE LE SFUMATURE DELLE SUE AZIONI CONCRETE.
Più chiari appaiono i principi teorici e teologici, a cui lui si ispira, principi che, pur non apparendo in tutto condivisibili, offrono uno spunto interessante per riflettere sui diversi significati e obiettivi dell’annuncio e dell’apostolato di Gesù, nel suo tempo e nell’oggi. Alla luce della presentazione delle diverse azioni di “non violenza attiva” promosse da P. Martin Newell, negli ultimi anni, in collaborazione con il Movimento Catholic Worker, pur consapevoli di dover ancora approfondire il valore e il significato di quest’attività. L’impressione è che le azioni promosse da P. Martin, e dai suoi associati, siano state fatte in piccoli gruppi, senza una vera e propria manifestazione popolare, con grande adesione di gente e, quindi, una reale risonanza mediatica. Ci domandiamo: come queste azioni hanno toccato il cuore e la mente della gente? Vale la pena rischiare il carcere per esprimere questa opposizione personale, chiara, ma inerme e simbolica, contro il potere e le scelte del governo britannico? Non ci sono altre vie per contestare, o provocare, e soprattutto fare riflettere la gente? È e resta solo una questione di coerenza personale? (poiché io mi oppongo a questo sistema, allora obietto e boicotto!) È piaciuto il riferimento di P. Martin Newell al carisma passionista, e anche alla scelta del giovane Paolo Danei di rinunciare alla Crociata contro i turchi per aprirsi ad un›altra azione di annuncio del Vangelo non violenta. Ci è parso interessante l’utilizzo, nelle varie azioni di provocazione e protesta, di citazioni bibliche, segni/simboli e contenuti spirituali, come pure il riferimento alle ricorrenze liturgiche, e i contenuti e i metodi di preghiera, come pure i rituali simbolici, attinti dalla tradizione ecclesiale. Tutto questo certamente è stata una provocazione, ricca della tradizione cristiana per invitare a riflettere sulle scelte politiche/economiche alla luce della verità di Dio. Ma comunicare la fede oggi è sempre vittima di fraintendimenti. Perciò ci domandiamo: Quanto e come queste azio-
ni hanno trasmesso realmente il valore della fede che volevano portare in sé? Non c’è il rischio che queste azioni siano una realtà fine a se stessa, senza una reale risonanza (o clamore) a livello di informazione o di riflessione della gente? Un altro elemento che ci pare da chiarire, è il apporto dell’esperienza di P. Martin con la sua comunità passionista. Spesso nelle nostre realtà religiose, emerge qualche religioso/a che sente e inizia un progetto di apostolato specifico, suscitando, in parte consenso, e in parte incomprensione, da parte di tutti gli altri confratelli/sorelle. In questi casi di progetti personali, non è facile discernere il meglio, ma l’esperienza generale ci dice che sono da preferire i progetti condivisi e comunitari, o d’altra parte, far sì che un progetto personale trovi supporto e condivisione da parte degli altri. Ci domandiamo perciò, a riguardo dell’azione e dell’esperienza di P. Martin: è, il suo agire, una reale espressione della sua comunità e Provincia passionista? In che misura la sua non è un’esperienza solitaria e singola? Come sta coniugando l’appartenenza alla comunità passionista con la sua precedente e attuale appartenenza al Movimento Catholic Worker? Ci sembra di ritrovare nell’azione di P. Martin, qualcosa delle manifestazioni a favore della pace (o della vita o del rispetto) che anche noi Missionari facciamo in occasione di predicazioni o missioni, cercando di coinvolgere tutta la gente, e di passare per le strade delle città per essere un segno e un invito alla riflessione. La sua proposta appare come una testimonianza di chi sfida il potere per ricordare a tutti i potenti le loro responsabilità. Per quanto riguarda ai progetti della Provincia Sacro Cuore presentate nel pomeriggio, si è convenuti nel sottolinearne la reale vicinanza e contatto con la vita della gente. Tutte le varie iniziative missionarie lavorano con la gente che ha bisogno di vari aiuti e soccorsi. Questo coinvolgimento diretto con i bisogni della gente, affascina e attira, perché noi in Italia dobbiamo esercitare un servizio di aiuto alla gente sempre sottostando a molte leg-
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 57 gi e protocolli, che effettivamente, rallentano e allontanano. Appare come una vera e propria “forza” quella del rispondere ai bisogni concreti della gente, in prima persona, con i propri mezzi e limiti, ma con la convinzione che il nostro apporto è insostituibile. È emersa però la domanda su come rendere stabili queste azioni di aiuto per le necessità della gente? Come garantire il necessario, dal punto di vista economico e gestionale?
Le nuove esperienze necessitano di un accompagnamento da parte della comunità; non risultano produttivi gli atteggiamenti di rigidità e difesa a oltranza di ciò che si è sempre fatto. Manca accoglienza e apertura nelle nostre comunità. Questo non significa che dobbiamo tutti fare le stesse cose, ma che siamo coraggiosi per aprirci a nuove realtà e appoggiare coloro che lavorano in esse.
Dai contesti socio-politici descritti nei vari interventi, emerge la consapevolezza che i paesi dove operano i nostri confratelli in America Latina, sono molto segnati dalla violenza e dal conflitto. Risalta così, la necessità di lavorare per creare pace in un “mondo arrabbiato” e in continuo conflitto, facendo questo servizio sempre con pochi mezzi e con molte opposizioni. Anche qui emerge la domanda se e come, ci si può preparare a stare in un contesto di grande violenza e tensione: siamo tutti pronti a starci con la necessaria fiducia, speranza e pazienza? Come vivere questo servizio nella semplicità e nella normalità, senza montarsi la testa pensando di poter/dover cambiare la storia di quei popoli? Come garantire che tutto questo venga fatto a livello comunitario e collettivo, e non di singoli intraprendenti missionari solisti?
Ci è piaciuto il suo modo di attualizzare la Liturgia; ci ha fatto pensare a come possiamo fare memoria della Passione nelle nuove realtà in cui viviamo, come superare la routine liturgica svincolata dalla vita, priva di connessione con la gente.
In definitiva, si evidenzia il grande sacrificio che la vita missionaria in questi paesi dell’America Latina richiede a tutti coloro che accettano di vivere questa esperienza. Per questa ragione si considera una buona opportunità, offrire ai nostri giovani in formazione, di potersi formare, per qualche tempo, in queste realtà di fatica e povertà, per apprendere la passione missionaria e innamorarsi dell’umanità da salvare con l’annuncio della salvezza di Cristo. CONTRIBUTI DEI GRUPPI
LINGUA PORTOGHESE
RISONANZE SUL LAVORO DELLA GIORNATA L’ESPERIENZA DI PADRE MARTIN CI HA SPIN-
TO A RIFLETTERE SULLA NECESSITÀ DELLA CHIESA E DELLA NOSTRA CONGREGAZIONE DI ESSERE PRESENTE NEI NUOVI AMBITI DELLA SOCIETÀ. ABBIAMO BISOGNO DI MOLTO SENSO CRITICO.
Si rende di nuovo manifesta la necessità di un lavoro in rete come Famiglia Passionista, per conoscere le esperienze dei vari gruppi, per condividere lavori e iniziative. Cosa fare per far arrivare l’eco di questo Laboratorio seminariale nell’ambito delle nostre comunità locali? Ogni realtà nella quale viviamo è uno spazio nel quale sono possibili numerose azioni e iniziative, ma questo comporta l’uscire da noi stessi per entrare in contatto con la realtà, prendere decisioni che siano coerenti con il contesto nel quale viviamo. È necessario diffondere le informazioni per garantire l’unità e crescere nella identità. I progetti non possono limitarsi a iniziative puntuali, bisogna avere una visione più ampia che assicuri continuità. CRONACA DEL GIORNO
GIOVEDÌ 16 APRILE
Dopo la preghiera e la colazione, abbiamo cominciato questo giorno di lavoro. Padre Augusto Canali è stato il moderatore. D. José Antonio Osaba ha condiviso con noi la sua esperienza e le motivazioni del suo lavoro a progetti per lo sviluppo. José Antonio è licenziato in Diritto e scienze sociali all’Università di Deusto, retta dai gesuiti (Bilbao/ Spagna) e lavora da più di trent’anni a progetti di sviluppo e azione sociale. Membro della ONG “Foro rurale mondiale”, è stato il coordinatore dell’Anno internazionale
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 59
CRONACA DEL SEMINARIO LABORATORIO SU JPIC
dell’agricoltura familiare, che la FAO ha dichiarato nel 2014. Ha iniziato ricordando ciò che lo unisce alla Famiglia passionista: come membro del Governo basco ha collaborato con la ONG ADECO, dei passionisti, dalla sua fondazione (1991). Ha conservato anche i contatti che le Suore passioniste di san Paolo della croce, in Congo, e, negli ultimi anni, con la comunità dei santi Giovanni e Paolo (Roma), che lo accoglie quando, per lavoro, deve presentarsi alla FAO. La comunità ha anche accolto numerosi gruppi di partecipanti al Foro mondiale dell’agricoltura lo scorso anno. Nella prima parte del suo intervento José Antonio ci ha presentato alcune esperienze personali, grazie alle quali oggi realizza il lavoro a favore dei poveri. Nato a Cuba, figlio di emigranti spagnoli, torna in Spagna per completare gli studi. Durante la partecipazione agli esercizi ignaziani, insieme ad altri studenti, si domanda: “che cosa posso fare per i poveri?” Comincia a lavorare alla periferia di Bilbao, che in quegli anni (1960) stava vivendo un grande sviluppo industriale, ragion per cui arrivavano tanti immigrati da altre parti della Spagna in cerca di lavoro. Così, viene formata una piccola comunità di studenti e creata una cooperativa per rispondere alle necessità di questa gente. Davanti all’obbligo di prestare servizio militare si appella all’obiezione di coscienza in quanto cubano. Tuttavia, per continuare a risiedere in Spagna deve avere un contratto di lavoro, così, mette da parte i titoli accademici per iniziare a lavorare come operaio. Poco dopo, a causa della dittatura, lascia la Spagna e va in Francia. Questo viaggio ha rappresentato l’inizio di nuove conoscenze della realtà del mondo. Ha vissuto i sogni rivoluzionari del 1968 a Parigi, in condizioni di clandestino, motivo per cui ha avuto sempre dei lavori precari. Andando in Messico, un amico lo invita a sostituirlo nel suo lavoro a Parigi, che consisteva nel vagliare le domande di aiuto per i progetti di cooperazione che giungono da tutto il mondo. Inizia a viaggiare per il mondo, cominciando dai paesi asiatici. Le realtà vietnamite e cambogiane rappresentano per José la
“caduta da cavallo”, come per l’apostolo Paolo. Il sistema comunista rappresenta per lui la fine del sogno di gioventù: la trasformazione del mondo. Questa situazione e l’incontro con la chiesa vietnamita, che in mezzo agli attacchi e alle persecuzioni era intenta ad occuparsi dei poveri, lo conduce ad una nuova visione del mondo e a decidersi per i poveri. Dopo la condivisione di queste esperienze è stato dato spazio ad un momento di dialogo e confronto su alcune tematiche: la manipolazione del problema dei poveri, la validità dei piccoli progetti di sviluppo, il problema del latifondismo, il rischio di limitarsi a parlare, il ruolo delle organizzazioni internazionali (ONU, FAO…) al servizio dei potenti, il Fondo monetario internazionale, l’organizzazione mondiale del commercio… Le riflessioni e le domande hanno dato la possibilità a José Antonio di chiarire e concretizzare alcuni aspetti: Ricordare le parole di Gesù: “i poveri li avrete sempre on voi” non è una manipolazione. Si tratta di essere realisti, sebbene faccia male: non si possono risolvere i grandi problemi della terra: la fame, la pace ecc. Che la povertà non possa essere eliminata non significa che non si debba lavorare in favore di essa. Bisogna accettare che non si può restituire il sole (la luce) a un mondo che è nelle tenebre, ma abbiamo l’obbligo di essere un piccolo cero, una candela che schiarisce e illumina dove si trova, ossia nella realtà concreta dove viviamo. Dalla sua ONG (Foro rurale mondiale) vengono svolte molte attività a favore della famiglia contadina, perché il problema della fame non si risolve con le attività della FAO (molte volte manipolata dai grandi interessi economici), ma dando la possibilità affinché ogni famiglia contadina - che sono quelle che maggiormente soffrono la fame – abbia la possibilità di produrre e coltivare i propri alimenti. È facile criticare, a ragione, le grandi istitu-
zioni e gli organismi mondiali. Ma ci manca un po’ di autocritica e questo riguarda anche le Congregazioni religiose, vista la loro incapacità a lavorare insieme, addirittura all’interno di una stessa Congregazione (lo afferma in base alla sua esperienza di lavoro con alcune congregazioni). Corriamo il rischio di restare in una ideologia intrastorica, dimenticando che il messaggio evangelico è trascendente. C’è la resurrezione, c’è la vita eterna. Dobbiamo essere convinti di ciò quando facciamo il nostro lavoro. Bisogna valorizzare i nostri piccoli lavori, questo piccolo cero che unito ad altri potranno fare una grande luce. Parliamo dei grandi problemi, ad esempio, il problema dei bambini, di milioni di bambini…ma quando ci domandiamo “da dove cominciamo?” restiamo in silenzio. Bisogna cominciare da qualcosa di concreto, per capire cosa è nelle nostre possibilità. Essere questa piccola parabola del Regno dove siamo: cominciare a essere luce. I religiosi devono far conoscere le opere, il lavoro che svolgono. Che la gente, nel conoscere il nostro lavoro possa dire: vale la pena aiutare i passionisti! E inoltre, vale la pena essere passionista! Il volontariato è fonte di vocazione alla vita consacrata. Che il nostro lavoro appaia come lavoro della famiglia passionista. Nella seconda parte della mattinata vi è stato un cambiamento di programma. Sono stati presentati diverse progetti: Presenza dei Passionisti nella Amazzonia peruviana (P. Mario Bartolini); La nostra presenza alle Nazioni Unite: ‘Passionist International’ (P. Miroslaw Lesiecki); JPIC nella formazione Passionista (P. Martin Coffey, segretario generale per la formazione); Progetti delle Figlie della Passione e della Croce in Argentina (suor Angélica Algorta); Nel pomeriggio abbiamo assistito ad una videoconferenza tenuta dal premio Nobel per la Pace, Adolfo Pérez Esquivel. Era prevista
la sua presenza al Laboratorio seminariale, ma dal momento che Esquivel sarà a Roma i primi di maggio – dimorerà ai ss. Giovanni e Paolo – per incontrare Papa Francesco, a causa della sua età e salute non poteva affrontare due viaggi in così breve tempo. Per questo motivo, superando alcune difficoltà tecniche, abbiamo assistito alla videoconferenza grazie alla nostra comunità di Buenos Aires, dove si trovava Adolfo. In una breve biografia letta su Wikipedia si legge che Adolfo Pérez Esquivel (Buenos Aires, Argentina 26 novembre 1931) è un argentino attivista difensore di spicco dei diritti dell’uomo e il diritto di autodeterminazione dei popoli; sostenitore della non-violenza e lotta pacifica per la giustizia e la libertà, e fautore della teologia della liberazione. Nel 1980 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace per il suo impegno per la difesa della democrazia e dei diritti umani con mezzi non violenti contro le dittature militari in America Latina. Nel suo discorso di ringraziamento, ha detto al mondo che non assume un onore personale, ma “a nome del popolo dell’America Latina, e soprattutto per i miei fratelli più poveri e piccoli, perché sono i più amati da Dio; in nome loro, i miei fratelli indiani, contadini, operai, giovani, migliaia di religiosi e uomini di buona volontà che rinunciano ai loro privilegi e condividono la vita e il cammino dei poveri e che lottano per costruire una nuova società”. Nella sua presentazione Adolfo è partito dalla situazione complessa nella quale ci troviamo, ma nello stesso tempo con possibilità di nuove aperture. Ha presentato la speranza come la benzina per il motore: senza non si cammina. Nella sua esposizione ha messo al centro la diversità. L’unico mondo che abbiamo è la terra che bisogna amare e proteggere. E ciò di cui ci parla la terra è la diversità. La creazione parla di diversità e da essa dobbiamo imparare. Bisogna promuovere la cultura dell’accoglienza, del dialogo e della filosofia nella diversità. Quando le vite umane si uniformano, quando diventano una monocoltura che porta alla massificazione, sempre la reazione è la violenza. Lavorare per la pace non è lavorare per l’assenza di conflitti;
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 61 è lavorare per disarmare le coscienze armate: una dimensione fondamentale in questo lavoro è l’educazione. Questa, come pratica della libertà, è insostituibile. Un altro aspetto è la differenza tra i diritti e i servizi. L’acqua è un diritto, che poi arrivi al rubinetto di casa è un servizio, e i servizi hanno un prezzo. Bisogna chiarire ciò che è un diritto e ciò che è un servizio; questo è causa di conflitti. Come strumenti per costruire la pace ha indicato l’amore e la gioia. Bisogna trasformare le situazioni di ingiustizia in cammino di giustizia. Molte volte ci chiediamo se è possibile la pace nel mondo; bisogna rispondere al fatalismo storico con amore e gioia. Alla domanda su come concretizzare tutto ciò, la risposta è stata: la volontà politica. La pace non si conquista, si costruisce. Come
[S
CUOLA INFANTILE DI VEYULA (TANZANIA): UNA MOSTRA DEI TANTI PROGETTI REALIZZATI PER I NOSTRI MISSIONARI.
esempio ci ha ricordato il lavoro di Gesù, che ha costruito una comunità, unendo le forze in un progetto di trasformazione della realtà che continua ancora oggi. Un compito difficile, ma appassionante. Rispondendo ad alcune domande circa la situazione dell’America latina, ha detto che un cambiamento significativo è iniziato dopo gli incontri tra i diversi paesi. Ciò ha fatto sì che gli USA hanno dovuto rivedere la loro posizione circa le basi militari nei diversi paesi.
Alla fine, per la nostra personale riflessione ci ha lasciato una domanda e un adagio: la domanda: dove stiamo andando? L’adagio: se non sai dove stai andando, ritorna. Con l’Eucaristia, presieduta da padre Miroslaw Lesiecki, rappresentante di “Passionist International” all’ONU, abbiamo terminato il quarto giorno del Laboratorio seminario di JPIC. Abbiamo ancora le forze necessarie per continuare. CONTRIBUTI DEI GRUPPI
LINGUA ITALIANA [1]
RISONANZE AL TERMINE DELLA GIORNATA. DOPO AVER ASCOLTATO LE TESTIMONIANZE DI OGGI, SI È RIMASTI CONFORTATI DAL VEDERE CHE CI SONO MOLTI CAMPI D’AZIONI E DIVERSI PROGETTI DI PROMOZIONE MISSIONARIA E SOCIALE, SOSTENUTI DAI NOSTRI RELIGIOSI E DALLE PERSONE CHE AD ESSI SI ISPIRANO. CI CONFORTA ED INCORAGGIA VEDERE E SENTIRE QUANTO BENE SI STA FACENDO NEL MONDO, RAGGIUNGENDO PERSONE CHE VIVONO LUOGHI DISPERSI E LONTANI, NONOSTANTE I TANTI PROBLEMI PRESENTI NELLE PERSONE, NELLE STRUTTURE E NELLA DEBOLEZZA DI CIASCUNO DI NOI.
Ha impressionato positivamente la testimonianza di José Antonio Osaba, soprattutto per il suo percorso umano, complesso e sofferto, ma anche molto ricco, con momenti difficili vissuti con spirito di ricerca e di speranza. Anche la testimonianza del servizio sociale delle Suore in Argentina è parsa un grande atto di speranza, una scommessa sull’umanità delle persone, specie dei giovani della strada, per i quali ci si sta impegnando ad offrire un percorso di recupero e di crescita umana nella condivisione. Ogni persona è un tesoro prezioso da ripulire e valorizzare perché possa splendere nella sua ricchezza. La testimonianza di P. Mario è parsa tra le “più forti”, perché espressione di un’appartenenza e identificazione con un popolo oppresso, di cui lui è diventato leader, grazie alla sua passione, alla sua fedeltà e al suo coraggio. La sua presenza in quella missione amazzonica per quasi 40 anni è certamente il segreto della sua passione e del suo coraggio. Resta però, la domanda, di come
la sua azione possa continuare dopo di lui, poiché lui l’ha portata avanti da solo. Se molto, o tutto, dipende dal suo carisma, e se il suo progetto e azione non è sostenuta e vissuta da una comunità religiosa, come potrà continuare questa sua azione missionaria? Come poter rendere il suo patrimonio esperienziale un tesoro comune di tutti noi? L’azione di denuncia e di protesta a favore dei diritti dei popoli e degli oppressi, è certamente importante, ma non è sufficiente. Oggi non basta più denunciare e reclamare un mondo più giusto, perché le dinamiche e le forze in campo, sono cambiate rispetto a 40 anni fa. Non crediamo che l’unico nemico dell’America Latina sia il potere politico ed economico degli USA! Oggi non si può più parlare solo di “un grande nemico”, ma si deve parlare di molti nemici, che possono essere le nazioni potenti, le multinazionali, la malavita il terrorismo, i governanti corrotti. La realtà globalizzata del mondo di oggi è molto complessa e, per certi aspetti, il male e le sue strategie, appaiono invincibili da ogni tentativo di bene. Perciò non è questa l’unica via per combatterli. La vera forza è la via del bene, dell’amore concreto, che passa dalle persone e dalla loro crescita: il valore di ogni bene, piccolo o grande, che viene fatto in tanti luoghi, in maniere diverse, non va perso ma prima o poi matura, e questa è la realtà più significativa e incisiva. Dalle nostre esperienze missionarie (Congo, Haiti, Tanzania) emerge con chiarezza la consapevolezza che il vero potere oggi è quello economico. Per questo, se una volta c’era la contrapposizione militare tra i due blocchi, orientale ed occidentale, oggi tutto è più confuso e sfumato, determinato solo da logiche di interessi e investimenti economici. E così, i veri poteri oggi sono le potenze economiche nuove e vecchie, che trovano nei paesi poveri e in sviluppo, un’occasione per fare affari, e diventare padroni a basso costo. Che siano (aziende e prodotti de) la Cina, o l’India, o la Corea, o il Brasile, tutto è legato a logiche di guadagno. In Africa risalta la presenza delle compagnie cinesi che stanno prendendo in mano tutte le principali attività commerciali e non solo. Facendo degli accordi di comodo con i governi, queste imprese cinesi, ottengono campo
libero per entrare nei paesi poveri, comprare, valorizzare e poi rivendere facendoci guadagni. Non sempre però la loro azione è considerata negativa da parte della gente. I prodotti cinesi in Africa spesso sono considerati una buona soluzione a basso costo, che favorisce la vita della gente, la quale sa che la qualità di questi prodotti non è molto alta, ma preferisce spendere meno che cercare prodotti di qualità che non si possono permettere. Sostenere un’azione di denuncia e protesta come quella di P. Mario non pare ovunque possibile, sia perché i potenti non attenderebbero molto ad eliminare senza scrupoli chi denuncia (cosa non accaduta finora a P. Mario), sia perché la denuncia non avrebbe valore, se non coordinata con altre voci del mondo ecclesiale. In Congo, per esempio, dove la Chiesa cattolica ha una chiara e forte posizione di fronte alla gente e al governo, i Vescovi non permettono ai Religiosi/e (e neanche alla loro organizzazione nazionale) di prendere ufficialmente posizione su questioni di vita socio-politica del paese. Quindi un’azione come quella di P. Mario, sarebbe osteggiata al di fuori della Chiesa, ma anche al di dentro, perché solo i Vescovi vogliono avere voce di fronte al governo e alle varie istituzioni di potere socio-politico-economico. Inoltre, in diversi paesi dell’Africa come anche ad Haiti, c’è una crescente tensione a causa dei governanti che non accettano la democrazia e diventano sempre più minacciosi e tirannici, gestendo i fondi per i propri interessi, non accettando il processo di cambio con elezioni, creando e favorendo di nascosto fenomeni di terrorismo, con furti, rapine e violenze per suscitare timore e invitare al silenzio (come successo in Burundi lo scorso anno con “l’omicidio inspiegabile” delle suore italiane, che si è poi scoperto essere stato organizzato dal governo; come anche sta succedendo in Haiti, con una serie di rapine e violenze a danno di comunità religiose cattoliche, per spingerle a lasciare il paese). La presentazione di Passionist International all’ONU ha suscitato interesse e domande sulla sua attività ed efficacia: qual è il sen-
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 63 so concreto dell’agire di questa presenza: serve a incidere nelle decisioni prese dai diplomatici dei diversi paesi all’ONU, oppure serve a sensibilizzare i religiosi/e e i laici sui problemi del mondo? Quali i segni di questa efficacia? Come aiutare e sostenere questa presenza e servizio? CONTRIBUTI DEI GRUPPI
LINGUA SPAGNOLA [1]
Dal momento che la maggior parte dei membri di questo gruppo provengono dalla Provincia del Sacro Cuore (SCOR), ne hanno approfittato per riunirsi i giorni 16, 17 e 18 per programmare le attività della Provincia nell’ambito di JPIC.
entrare in contatto con le esperienze di servizio che si svolgono in alcune comunità. Al di là dell’aspetto tradizionale della formazione vi è il bisogno di fare esperienze concrete. L’esperienza di formazione non deve essere chiusa. È necessario comprendere la proposta evangelica diretta ai poveri. Una lettura superficiale può condurre a conclusioni sbagliate e non ci coinvolge nel lavoro con i bisognosi. Non dobbiamo nemmeno illuderci di poter eliminare la povertà, ma nemmeno possiamo accettare che i poveri vengano sfruttati. Il servizio della chiesa in ambito educativo deve andare oltre ciò che si fa nelle scuole o nelle università cattoliche; ogni aspetto nell’ambito della evangelizzazione ha una dimensione educativa. Le esperienze dei collegi religiosi sono contraddittorie. Da un lato i valori che si cercano di trasmettere, dall’altro il compimento delle norme e delle esigenze legali e i costi. Non deve mai perdersi il senso del collegio religioso come luogo di evangelizzazione. CONTRIBUTI DEI GRUPPI
LINGUA INGLESE [GIORNI 14, 15 16]
È necessario lavorare per scoprire altre alternative alla violenza. Le ingiuste strutture finanziarie creano e conservano la povertà. Non dobbiamo mai dimenticare le cause della povertà.
[
IL “CENTRO DI SPIRITUALITÀ GOLGOTA”, SULLE RIVE DEL LAGO VITTORIA, ANNUNCIA IL VANGELO DELLA CROCE.
CONTRIBUTI DEI GRUPPI
LINGUA PORTOGHESE
RISONANZE AL TERMINE DELLA GIORNATA: BISOGNA FAR CONOSCERE LA NOSTRA PRESENZA ALL’ONU. ATTRAVERSO LA RETE SI POSSONO INFORMARE LE COMUNITÀ, IN MODO DA APPOGGIARE QUESTA PRESENZA. Informare sulle campagne a favore della vita che si realizzano attraverso internet. Non è stata prevista nel Laboratorio seminariale la possibilità di condividere le riflessioni che sorgono all’interno dei gruppi. Durante il tempo della formazione i giovani devono
Le diverse situazioni richiedono altrettante risposte, sia in ambito personale che collettivo. Si è constatato una grande varietà di talenti tra di noi. È dispiaciuto il non aver dato più tempo alla relazione del rappresentante di Passionist International all’ONU e al lavoro di JPIC nelle Filippine.
opporci”, ma verso ciò che “possiamo fare”: ambiente naturale, donne, infanzia… Più incontri in futuro. Questo Laboratorio seminariale è stato un passo importante per la nostra Congregazione nei riguardi di JPIC. È un grande segno di speranza per il futuro. Bisognerebbe contattare degli specialisti per sapere ciò che è meglio per partecipare ad incontri internazionali e come raggiungere in modo più efficiente gli obiettivi che ci proponiamo. Nel processo di formazione l’ “inserimento” è la parola chiave; uscire e andare verso i poveri e le periferie, come ci chiede papa Francesco. Reinterpretare la dimensione della contemplazione; per Thomas Berry la contemplazione consisteva nel guardare e leggere la creazione da una nuova visione cosmologica. Sorge la domanda su quale sia il prossimo passo da dare in questo processo per noi qui riuniti in questa settimana.
VENERDÌ 17 APRILE
Modera il lavoro padre Martin Coffey. Prima di cominciare il lavoro previsto in questa giornata, viene presentato uno schema per l’elaborazione di una Dichiarazione alla fine di questo Laboratorio seminariale su JPIC. La Dichiarazione ruota attorno a dieci parole:
DICHIARAZIONE DI INTENTI – LABORATORIO SEMINARIALE DI JPIC 1_Vogliamo essere parola che promuova la GIUSTIZIA e denunci la disuguaglianza… 2_Crediamo nella PACE e, attraverso piccoli obiettivi, vogliamo realizzarla intorno a noi… Puntiamo sulla NON VIOLENZA, come espressione del Vangelo.
Che si utilizzi il lavoro in rete per la presentazione dei progetti. È necessario avere degli esperti per la presentazione di progetti e la raccolta di fondi.
3_Riteniamo utile cambiare il nostro modo di considerare la TERRA che abitiamo… PRENDIAMOCI CURA DELLA CREAZIONE.
Bisogna essere positivi e orientare le forze e le azioni non tanto verso ciò a cui “possiamo
4_Rivendichiamo l’amore per i POVERI per “andare via da dove stiamo bene”.
5_Desideriamo che le future generazioni possano attingere ACQUA dalle sorgenti e dai pozzi. Dobbiamo difenderli per loro. 6_Crediamo necessario denunciare alle istituzioni la realtà dei RIFUGIATI. 7_Progettiamo azioni di ECONOMIA SOLIDALE (Commercio equo e banca etica) nel quotidiano, con l’intenzione di… 8_Apriamo le nostre COMUNITA’ E CASE ad altre realtà: gruppi e/o persone che hanno bisogno di essere amate, riconosciute, integrate. 9_Entriamo sinceramente in sintonia con il CUORE FERITO. 10_Cresciamo convinti che il nostro modo di COMUNICARE IN RETE. Seguendo il programma di questo Laboratorio seminariale, le ultime due giornate sono dedicate ai temi dell’ecologia, l’ambiente naturale e la creazione. Prende la parola padre Joseph Mitchell. Nato il 15 agosto 1950, è entrato in Congregazione (Provincia della Santa croce – USA) il 29 dicembre 1976, è B.A. Psychology, M. Div., M.A. Philosophy, Cosmology & Consciousness. Attualmente dirige il Centro passionista “Terra e spirito”. Ha presentato la figura e il pensiero di padre Thomas Berry, cp (1914-2009), della provincia di san Paolo della croce (USA). Ha innanzitutto detto che la figura di padre Thomas è stata spesso fraintesa e, in un certo senso, messa da parte, a causa della novità del suo pensiero, anche dalla Congregazione. Senza alcun dubbio, se Thomas avesse potuto partecipare a questo Laboratorio seminariale sarebbe stato a suo agio. Nella sua esposizione (il testo della conferenza verrà pubblicato nel documento finale) padre Mitchell ha presentato le osservazioni e le intuizioni di Thomas Berry, idee che aprono il campo alla riflessione nell’attuale situazione di crisi, che è ecologica, culturale e spirituale. Berry ha proposto un cammino per andare incontro ad un futuro possibile nel quale si affermi la dimensione sacra della creazione. La sua esposizione ha occupato
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 65 entrambe le sessioni della mattina ed è stata così divisa: 1) una grande storia (il cosmo), 2) un grande lavoro da svolgere (noi con il cosmo). Di seguito lo schema:
DOVE SIAMO?
La nostra attuale situazione. Che idee abbiamo del mondo naturale? La visione moderna del mondo: le nostre idee sul mondo naturale. Qual è la situazione attuale della vita del pianeta?
COME SIAMO ARRIVATI A QUESTO PUNTO?
Crisi e sviluppo della cosmologia. Cosa conosciamo della natura dell’universo? Qual è la storia dell’universo e qual è la storia umana?
CHE POSSIBILITÀ ABBIAMO PER IL FUTURO?
L’era ecozoica: la giusta relazione con il mondo. A partire da quale idea siamo in relazione con il mondo? L’essere umano possibile. Alienazione e rinnovamento Gli essere umani si sono convertiti in una presenza planetaria: sfruttamento, tecnologia, abitudini di consumo. La fine dell’era cenozoica L’era tecnozoica: condizione per entrare nell’era ecozoica. Qual è il nostro ruolo come essere umani all’interno della comunità terrena? A partire da qui, dove andiamo? La grande opera. Orientamento di questo grande lavoro che ci aspetta. Una spiritualità della terra. Valori morali cristiani per l’era ecozoica. Cosa si richiede per essere benedizione per tutti gli esseri viventi? Come possiamo progredire verso un futuro praticabile e speranzoso?
Conclusa l’esposizione, abbiamo avuto un tempo per condividere in aula e fare delle domande al relatore. Il lavoro del pomeriggio ha visto la presentazione di diversi progetti e realtà dove stiamo lavorando: Progetto Provincia dell’Esaltazione (P. Eraldo Furtado); Progetto Suore Passioniste di San Paolo della Croce (suor Emanuela Oretti); Progetto Centro Terra e spirito, Stati Uniti (P. Joseph Mitchell);
Progetto Vicariato Carlos Lwanga, Kenya (P. Peter Ochieng); Progetto Viceprovincia del Salvador, R.D. Congo (P. Vital Otshudialokoka) Progetto e lavoro ad Haiti (P. Enzo del Brocco). La giornata si è conclusa con uno scambio di opinioni, reazioni e risonanze nei gruppi, soprattutto sulla Dichiarazione di intenti. L’Eucaristia è stata presieduta da padre Tarcisio Gaitán, passionista colombiano. CONTRIBUTI DEI GRUPPI
LINGUA ITALIANA [1]
Dichiarazione di intenti – Laboratorio seminariale JPIC. Spunti di azione e di impegno possibili e praticabili per noi:
NUMERO 7: ECONOMIA SOLIDALE – COMMERCIO EQUO E SOLIDALE
Assumere l’impegno di verificare l’eticità della Banca dove le nostre comunità hanno i soldi in deposito: spiegare ai responsabili delle Banche che noi non siamo favorevoli a guadagnare il più possibile dai nostri depositi (favorendo così la speculazione), se il nostro denaro non è investito a servizio dello sviluppo e della crescita dei paesi più poveri; invitare i Responsabili delle Banche a spiegarci quali sono i criteri e le vie con cui esse investono il nostro denaro; Valutare le possibili scelte di risparmio e di rispetto dei beni primari, favorendo l’acquisto di alimenti che evitano un esagerato (consumo per) l’imballaggio e al tempo stesso favorire quelli che promuovono il riciclo dei recipienti. Possiamo studiare le modalità per evitare lo spreco e consumare di più l’acqua dell’acquedotto, rinunciando a comprare quella imbottigliata… per evitare lo sfruttamento delle sorgenti per fini di interesse economico. Nelle nostre esperienze di missione è importante aiutare la gente povera a sentirsi capace di promuovere se stessa con la
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 67 propria intraprendenza e impegno. Non è giusta e corretta una carità che crea dipendenza; è sempre meglio che (salvo i casi di primo soccorso o di emergenza) passi il messaggio che il nostro aiuto è per favorire una capacità nelle persone di guadagnare ciò che serve per mantenere la propria vita, attraverso una loro azione di mercato o di lavoro. Così si cercano progetti in cui la gente possa accedere ai beni primari ed essenziali, (cibo, acqua, medicine, vestiti) ma sempre con un loro contributo, piccolo o grande, ma importante. Loro possono diventare i primi rivenditori del loro/nostro prodotto, e al tempo stesso raggiungere gli altri in maniera equa.
NUMERO 8: APERTURA DELLE NOSTRE COMUNITÀ (E CASE) A PERSONE E GRUPPI CHE HANNO BISOGNO
Nelle nostre presenze missionarie è importante che il lavoro, a favore della promozio-
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AFTING SUL FIUME RIO DELLE AMAZZONI. UN TIPO DI TRASPORTO FLUVIALE TRA I PIÙ ANTICHI.
ne sociale, prevalga sull’ansia di avere entrate sufficienti per il nostro mantenimento; dobbiamo trasformare i nostri progetti, non solo in occasioni di guadagno per noi (e anche per chi con noi e per noi lavora), ma anche far sì che l’esperienza del lavoro insieme possa creare una ricchezza (di sapere, di saper fare e di beni materiali) condivisa con tutta la gente che sta attorno a noi; che la gente attorno a noi, non sia solo “la forza lavoro” per produrre un bene che poi è rivenduto ad altri, ma che la gente
attorno a noi sia la prima a beneficiare del prodotto del nostro lavoro. Crediamo che questo aiuti a creare una sorta di apertura della nostra comunità-casa alla popolazione che favorisca l’idea di un villaggio aperto e condiviso. Nei progetti di produzione di alimenti di materie prime o derivati (farina, olio, latte, uova, olio, pane, pesce, carne…) dobbiamo sempre favorire il popolo e la sua possibilità di accedere a questi beni, evitando la tentazione di esportare altrove o fuori il nostro prodotto, solo per avere un guadagno maggiore. Questo è il tempo in cui le urgenze della società, e anche i messaggi interni ed esterni alla Chiesa, ci spingono a fare qualcosa per approcciare il mondo dei poveri che è vicinissimo a noi, ma che noi come Religiosi Passionisti sentiamo come una realtà che non ci riguarda direttamente o specificamente. Dobbiamo innanzitutto lavorare per una nostra mentalizzazione, che ci permetta di sentire e vedere la presenza della realtà di sofferenza e disagio attorno a noi, come “qualcosa che ci riguarda”. I nostri conventi in passato sono sempre stati luoghi dove il povero e il disagiato trovava un accoglienza, o di passaggio o di primo soccorso… nelle foresterie delle nostre case. Oggi abbiamo la paradossale situazione di avere case troppo grandi per il nostro utilizzo e potremmo certamente pensare di utilizzarne una parte per l’accoglienza dei disagiati. Ovviamente questa idea richiede uno studio attento e preciso, capace di rendere le nostre strutture e noi stessi, capaci di fare la giusta e corretta accoglienza a questi poveri e disagiati. Per fare questo, dobbiamo lavorare in rete con altre realtà che sono già operative sul campo dell’assistenza ai poveri, per poter condividere la nostra possibilità, in contatto con quanto già viene fatto per questo scopo sul nostro territorio. Possiamo essere più sensibili e attenti ai bisogni delle persone che sono ferite dalla vita o che sono in difficoltà a causa dei loro errori: sempre dobbiamo far prevalere l’accoglienza sul giudizio.
CONTRIBUTI DEI GRUPPI
CONTRIBUTI DEI GRUPPI
NUMERO 5: L’ACQUA
NUMERO 9: CUORI FERITI
Fare petizioni, analizzare cause, denunciare le leggi che violano il diritto all’acqua, collaborazioni con enti come “change.org” o “avoaz.org” o altre che svolgono un servizio di denuncia.
NUMERO 10: COMUNICAZIONE IN RETE
LINGUA SPAGNOLA [2] Dobbiamo conoscere le fonti di acqua dolce nel paese e nella zona dove viviamo e conoscere anche i potenziali conflitti intorno ad esse: l’abuso delle colture, la contaminazione mineraria, i vari interessi….e alzare la voce per denunciare e proteggere questa risorsa per le generazioni future.
Rendere consapevoli della cura delle risorse mediante piccole azioni concrete.
NUMERO 6: I RIFUGIATI
Far valere i diritti dei rifugiati, accompagnandoli, aiutandoli a recuperare una vita degna e a reinserirsi nella società. Denunciare la tratta delle persone, che è una nuova forma di schiavitù.
LINGUA PORTOGHESE
Offrire possibilità durante la formazione, perché si entri in contatto con le realtà dei crocifissi; esperienze sistematiche, contatti con le comunità che svolgono questo tipo di attività. Proporre esperienze missionarie nelle realtà difficili durante il tempo della formazione. Creare un gruppo che continui il lavoro di questo Seminario, che mantenga i contatti, condivida i problemi, i lavori di JPIC, attraverso la posta elettronica e altri strumenti informatici. Realizzare Seminari come questo a livello locale. Dalla segreteria di JPIC appoggiare le proposte di altri gruppi per raccogliere firme e appoggi alle diverse attività che fanno riferimento a JPIC: difesa dei diritti ecc. Informare, divulgare il servizio di JPIC nelle comunità locali della nostra Congregazione; creare un logo per dare visibilità al lavoro.
Argentina e Cile non abbiamo, in questo momento, una realtà difficile quanto ai rifugiati. CONTRIBUTI DEI GRUPPI
LINGUA INGLESE CONTRIBUTI DEI GRUPPI
LINGUA ITALIANA (2) NUMERO 5: L’ACQUA
Diciamo innanzitutto che è un dono di Dio e, come tale, va rispettato. Ma è anche un bene primario di utilità mondiale. Questo deve spingerci a risparmiare ed evitare sprechi. La nostra proposta è lavorare per sensibilizzare le coscienze mediante campagne sociali dedicate al tema dell’acqua e concretamente si propone un impegno nella costruzione di pozzi nelle missioni.
NUMERO 6: I RIFUGIATI
Solidarietà ai rifugiati, perché possano inserirsi nella società e offrire loro: Servizi di accoglienza nelle case religiose. Aiuti nelle pratiche burocratiche. Corsi di lingua italiana nelle nostre case. In entrambi (acqua e rifugiati) è imprescindibile un lavoro in rete.
NUMERI 3 E 4: CURA DELLA CREAZIONE E POVERI
Formare coscienze, specialmente in termini di relazione tra i poveri e la terra. La liturgia, gli uffici propri….una rilettura dalla preoccupazione per la terra e per la giustizia. Lo stesso con altre forme di preghiera e devozioni: la via crucis ecc. Dal momento che siamo una Congregazione internazionale, sviluppare un Anno speciale dedicato a temi come la “passione per la terra”, preparando adeguato materiale. Riavviare colloqui e azioni invitando tutti coloro che lavorano in questa area di JPIC ad assumere queste nuove azioni. Proibire l’uso di bottiglie di acqua minerale in tutte le nostre case.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 69 Realizzare una ‘revisione verde’ personale e comunitaria, nelle nostre case e nelle province.
dicata a san Paolo della croce alle ore 8.00; seguirà la colazione e poi ci si ritroverà per la sessione conclusiva.
Presentare l’Ufficio di JPIC a quegli enti dove ancora non è presente.
Dato che la relatrice di questa mattina, suor Antonietta Potente, non potrà arrivare prima di mezzogiorno, iniziamo il lavoro condividendo le riflessioni dei gruppi e le proposte da includere nella Dichiarazione finale; per conoscenza, rimettiamo i contributi dei gruppi negli Acta di ieri. Successivamente sono stati presentati ulteriori progetti e attività di JPIC della famiglia passionista:
Che le nostre case si convertano sempre più in luoghi di accoglienza, aprendo i nostri locali ai gruppi che lavorano per le persone bisognose, la giustizia ecc. Praticare la solidarietà in modi differenti. Offrirci come volontari. Promuove e far conoscere il lavoro di Thomas Berry. Il suo approccio al tema della creazione è valido per i credenti e i non credenti.
‘Passionist Volonteers’, Provincia San Paolo della Croce (USA) (Brendan O’Leary); Passionisti in Colombia (P. Tarcisio Gaitán);
Cercare strade per il lavoro pastorale in rete per sostenere i nostri religiosi e collaboratori. Usare i mezzi di comunicazione sociale e il web.
Passionisti in Papua Nuova Guinea (P. Kevin Dance); Figlie della Passione de Gesù Cristo e di Maria Addolorata (suor Lucila Elizalde); Suore Passioniste di S. Paolo della Croce in Congo (suor Augustine Kasuku); ‘Solidarietà Passionista’, Italia (Franco Nicolò).
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CUOLA DI TAGLIO E SARTORIA IN ODJA (REP. DEM. DEL CONGO).
SABATO 18 APRILE
Modera il lavoro padre Martin Coffey. Jesús Aristín ha consegnato un foglio ai presenti, perché possano esprimere una valutazione sul Convegno (il positivo, cosa migliorare, proposte, suggerimenti) e li invita a consegnare il foglio entro la fine della giornata; è stato anche comunicato che domani, domenica, si celebra l’Eucaristia nella cappella de-
Nel pomeriggio è stata con noi suor Antonietta Potente (Loano, Italia, 1958), domenicana di san Tommaso d’Aquino, dottore in teologia morale. Ha insegnato all’Angelicum (Roma) e presso la Facoltà teologica dell’Italia centrale. Dal 1994 vive in Bolivia, dapprima a Santa Cruz de la Sierra e poi a Cochabamba. Ha sviluppato una nuova forma di vita comunitaria insieme ad indigene aymare. È stata membro della Commissione teologica della Conferenza latinoamericana dei religiosi (2000-2004). Attualmente insegna teologia presso l’Università cattolica di Cochabamba e collabora con l’Istituto di Teologia andina de La Paz. Attualmente è in Italia, per motivi di salute. Inizia la sua riflessione con una poesia di Charles Baudelaire (Francia, 1821-1867), per fermare l’attenzione sul linguaggio della poesia, che è il più adeguato per parlare della natura, perché è il linguaggio più profondo
ed è quello che converte tutti gli elementi in “soggetti”. Sono validi anche il linguaggio dell’agricoltore e di chi vive sempre in relazione con la terra. Inoltre, la stessa profondità è presente in coloro che soffrono la fame e la sete, a causa delle violenze della guerra che si riversano sull’ambiente naturale, non permettendo la coltivazione della terra. Un secondo aspetto della sua riflessione, che segnala come premessa, è la problematica relazione tra l’umanità e l’ecosistema; è una relazione che difficilmente entra nel pensiero della chiesa, nonostante sia una relazione che richiama il mistero. Nella chiesa è presente il commento dei testi biblici che fanno riferimento alla natura, ma nient’altro. Il problema è che la nostra formazione è antropocentrica (o, ancora peggio, maschiocentrica). La centralità dell’essere umano e, nello stesso tempo, la paura di avere a che fare con culture primitive e popoli indigeni che possano introdurre elementi relativi agli idoli, ha limitato questa relazione. Ci preoccupiamo della nostra salvezza, ma non integriamo in essa la natura, l’ecosistema. Altra premessa, è una domanda su ciò che cerchiamo: cosa significa per una Congregazione interessarsi alla natura e all’ecosistema? È la moda del momento? È paura per la situazione in cui si trova il mondo? È importante tener presente che all’origine della spiritualità giudeo-cristiana ciò che appare all’inizio non è umano: il cielo, la terra, gli abissi, la luce, l’acqua, gli animali….e alla fine l’uomo. Da notare come la traduzione di Gn 1,6 parla di separare le acque superiori dalle inferiori, ma il testo in originale dice “facciamo un tetto”, ossia l’idea della creazione è l’idea di costruire una casa con tutto ciò che serve all’uomo, perché possa abitarvi; questa casa è l’ecosistema. Per incontrare Dio dobbiamo attraversare questa biodiversità. Più ci allontaniamo dalla natura, più lo facciamo da noi stessi e da Dio. Questo deve essere il vero interesse del nostro avvicinamento alla diversità: avvicinarci a noi stessi e così a Dio: ecco la spiritualità. Dopo il riferimento alla poesia ed alcune premesse, la riflessione ha riguardato ciò che suor Antonietta chiama “il nostro con-
testo”. L’esserci allontanati dalla natura, dove esiste la diversità, ha avuto come conseguenza il caos della divisione e della separazione; abbiamo isolato l’essere umano dalla natura, dal cosmo, dalla creazione. Se non siamo capaci di ricostruire questo mondo di relazioni con il nostro habitat, non riusciremo ad avere relazioni tra noi essere umani e, quindi con Dio. Se non abbiamo una relazione giusta con la natura, non potremo avere una relazione giusta tra di noi e con il mistero. Ciò che manca in occidente è proprio questa relazione. È necessario avere un giusto rapporto con l’ecosistema, per comprendere meglio il mistero. Questo deve essere l’interesse di una famiglia religiosa: poter conoscere meglio il mistero di Dio, che è l’essere umano, inserito nell’ecosistema. L’acqua, la terra, i boschi…sono argomenti che sembrano lontani e addirittura ci scandalizziamo quando se ne parla, come se tutto ciò non avesse a che fare con la chiesa. Suor Antonietta riprende il tema del linguaggio. Come punto di partenza afferma che a lei non piace parlare di creazione (vocabolo valido tra i credenti), perché la creazione ci porta, senza volerlo, a una realtà che è fuori di noi e che è opera di Dio creatore. Preferisce parlare di biodiversità cosmica: biodiversità perché fa riferimento a un elemento fondamentale della creazione: la diversità; cosmica, perché è qualcosa che ci supera infinitamente. Siamo un granello di polvere nel cosmo. Inoltre questo cambiamento di linguaggio permette un avvicinamento e un dialogo con i non credenti. In questo cambiamento bisogna introdurre la parola umiltà. Pensare che non siamo gli unici che si preoccupano di sanare, di prendersi cura della creazione, ma al contrario, abbiamo bisogno che la biodiversità si prenda cura di noi. Nel capitolo 6 del vangelo di Luca Gesù mette al centro la vita. Dice che non dobbiamo preoccuparci di cosa mangiamo, di cosa indosseremo… sono nostri diritti di cui si preoccupa Dio. In cambio ci chiede di uscire da noi stessi e di preoccuparci della vita. La vita è al centro. Questo è il punto di partenza della spiritualità: uscire da noi stesi è un atto mistico. Spesso pensiamo di salvare la nostra storia,
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 71 il nostro carisma… a cosa serve voler salvare, dare la vita, se non siamo capaci di uscire da noi stessi? L’ecosistema si preoccupa di noi, ci dà da mangiare e da bere, ci dà anche la casa (gli indigeni si prendono cura della terra, gli alberi e poi la terra e le foglie gli fanno da casa). Continuando la lettura della capitolo sesto del vangelo di Luca, Antonietta fa notare che il mangiare e il vestire sono in relazione con la giustizia. In questo contesto Antonietta fa una digressione leggendo i voti in dalla prospettiva dell’ecosistema e lancia la proposta di fare un nuovo voto ecologico, il voto di vivere un’adeguata relazione con la terra e con l’universo. Pensiamo e preghiamo con i salmi, che ci parlano della natura, della terra, dell’acqua, delle piogge…ma tutto ciò che evochiamo con le parole non diventa una scelta. Presenta la difficoltà di fare dei passi in questo campo dalle nostre realtà: viviamo in grandi conventi lontani dalla realtà; bisogna andare verso le periferie e uscire disarmati. Le periferie fanno riferimento al quarto canto del servo di Yahweh: coloro che non hanno volto, né apparenza. Incontrarli e restituire loro un volto, la bellezza che è stata loro rubata; l’incontro con la creazione restituisce questa bellezza. Ci invita a rileggere e meditare il testo di Michea (6,8): imparare a camminare in un altro modo e quindi tradurre in modo nuovo la nostra spiritualità. Ci invita a rileggere il nostro emblema passionista: al centro la croce, l’albero della vita. Sarebbe bello fare una rilettura del carisma e della spiritualità passionista dalla croce, non tanto come albero del sacrificio, ma come albero della vita, dell’abbondanza. Anche il cuore come simbolo della vita, della passione intesa non solo come sentimento. E ciò che è importante, fare questa rilettura insieme ad altri che sono in cammino, al di là del nostro carisma o Congregazione. Importante è il tema della formazione. Sebbene se ne parli e si scriva tanto, gli schemi formativi non cambiano. Resta una formazione realizzata isolandoci dalla realtà. Stiamo formando gente che porterà al mondo
ciò di cui il mondo non ha bisogno. La società ha bisogno di gente normale. Nel dialogo finale, ci propone una rilettura , per il nostro carisma, di Rm 8: la creazione geme…..vivere la morte come una realtà di silenzioso abbandono, perché di essa non sappiamo nulla. Soffermarci sulla fatica del vivere, questa è stata la passione di Cristo, non tanto la croce, ma la fatica del vivere. La sua morte è iniziata quando è entrato in questo mondo. L’Eucaristia, presieduta oggi da padre Kevin Dance, segna la fine del nostro lavoro di oggi e del Laboratorio seminariale.
DOMENICA 19 APRILE
Modera il lavoro padre Augusto Canali. La giornata è iniziata - terza Domenica di Pasqua - con la celebrazione dell’Eucaristia nella cappella di san Paolo della Croce, guidata da P. Joachim Rego, Superiore Generale. Alle 9.45 è iniziata la sessione conclusiva del Laboratorio seminariale con l’approvazione della Dichiarazione finale. Il testo, preparato con le integrazioni proposte dai gruppi, è stato letto e corretto. Non si tratta di un documento giuridico, ma di un documento conclusivo di questo Laboratorio seminariale su JPIC, che raccoglie il lavoro realizzato e indica il cammino da percorrere. In seguito c’è stato un momento durante il quale sono state espresse della valutazioni sul Seminario: aspetti positivi, cose da migliorare e suggerimenti per il futuro. Il testo completo della valutazione finale sarà allegato agli Acta. Con soddisfazione generale di tutti i presenti, alle 11.35 del mattino il Seminario è terminato.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 73
L’AZIONE NON VIOLENTA, OGGI CONFERENZA 1 MARTIN NEWELL Pacifista attivo
RACCONTERÒ LA MIA ESPERIENZA E LE MIE MOTIVAZIONI. LA BASE PRINCIPALE SU CUI SI
POGGIA LA MIA MOTIVAZIONE È LA MIA FEDE, LA CONVINZIONE CHE GESÙ È UN PACIFISTA, UN NON VIOLENTO. QUESTO SI EVINCE DAI SUOI INSEGNAMENTI E IN MODO PIÙ DECISIVO NELLA PASSIONE, DOVE GESÙ RIVELA ALMENO DUE ASPETTI CHE SONO IN RAPPORTO CON IL TEMA DELLA NON VIOLENZA: IL PRIMO, CHE IL MITO DELLA SOFFERENZA REDENTRICE È VERO, AL CONTRARIO DELLA VIOLENZA REDENTRICE. IL SECONDO, CHE L’AMORE DI DIO È UN AMORE NON VIOLENTO, COME LO STESSO GESÙ FECE NOTARE QUANDO DISSE CHE DIO FA PIOVERE SUI GIUSTI E SUGLI INGIUSTI.
Il secondo aspetto della mia motivazione è la convinzione che Gesù non ha assunto un atteggiamento passivo. Durante la sua vita ha combattuto contro l’ingiustizia e i potenti. E addirittura ha spezzato la “Legge”, così come era interpretata a suo tempo. Ad esempio, difese i discepoli, i quali raccoglievano e mangiavano spighe il sabato. Sceglieva di curare le persone il sabato (si veda nel vangelo di Marco la guarigione
dell’uomo con la mano inaridita), nella Sinagoga, davanti alla comunità riunita con i capi del posto. Avrebbe potuto anche attendere, d’altra parte, nessuno glielo aveva chiesto. In altre occasioni, poi, erano le persone a chiedergli di guarirle. Questo modo di leggere la Scrittura mi incoraggia e mi ispira a seguire l’esempio di Gesù, - il quale affronta le autorità e i potenti - a farlo nel mio tempo, mediante un’azione diretta, non violenta, e di disobbedienza civile. [se volete, potrei aggiungere altro…] In un contesto attuale, sono state le testimonianze e l’esempio dei Lavoratori cattolici e delle persone che ho incontrato grazie a questo Movimento che mi hanno spinto ad un agire concreto. La conseguenza è che sono stato arrestato 15 o 20 volte, trascorrendo circa 8 mesi in carcere. Il periodo più lungo è stato nel 2000/2001, quando sono stato in carcere per circa 6 mesi. I problemi che abbiamo affrontato con le nostre azioni hanno riguardato la guerra e i suoi preparativi: l’Iraq, l’invasione dell’Afghanistan, la liberazione di Timor Est , le armi nucleari britanniche, il commercio delle armi, i veicoli aerei senza equipaggio per scopi militari e, in generale, il reclutamento militare. Sono stato anche associato a proteste non violente contro le politiche sull’ immigrazione e in materia di asilo, i salari minimi e il cambiamento climatico. Nel Regno Unito è considerato un crimine aiutare le persone indigenti che chiedono asilo dopo aver ricevuto un ordine di deportazione, sebbene non conosca nessuno che sia stato perseguitato per questo. L’azione diretta non violenta più spettacolare alla quale ho partecipato è stata il “Giubileo dei vomeri del 2000”, che si è tenuto nel novembre del 2000 e che è parte della tradizione del “Movimento dei vomeri” e della campagna britannica “I vomeri Trident”. Abbiamo assaltato un convoglio di armi nucleari e lo abbiamo messo fuori combattimento per 6 mesi; la conseguenza è stato il carcere per altrettanto tempo. Ad un’analisi corrente, la mia principale motivazione si basa sul fatto che, come bri-
tannico, come europeo occidentale, come “persona del primo mondo”, apparteniamo ad una classe privilegiata su scala mondiale. Ciò che riguarda gli armamenti e le guerre serve per mantenere i nostri privilegi, le nostre ricchezze e comodità a danno delle vite e dell’impoverimento di altre persone. È la controparte dell’affermazione di Paolo VI “se vuoi la pace, lavora per la giustizia”, ossia: “se vuoi prepararti per la giustizia e la violenza preparati per la guerra”. Questo corrisponde a verità, incluso per le armi che non sono di fuoco, ad esempio le armi nucleari. Come in un assalto a mano armata, dove basta la semplice minaccia. La verità di questa analisi è che la pace e la giustizia sono due facce della stessa medaglia, come lo sono la violenza e l’ingiustizia; ciò mi risulta particolarmente evidente nel caso di Timor Est. Si trattava dell’invasione e oppressione di un paese piccolo e debole da parte dell’Indonesia, il vicino grande e potente: una vera ingiustizia. Senza dubbio, nel Regno Unito, quando ho iniziato a lavorare con i Lavoratori cattolici di Liverpool e con i rifugiati di Timor Est che vivevano lì, mi resi conto che io stesso stavo collaborando in una fabbrica aerospaziale britannica dove si costruivano aerei a reazione Hawk che si esportavano in Indonesia e si usavano contro Timor Est. Era una questione di commercio di armi. Naturalmente, il paese più grande e potente doveva prepararsi per questa guerra, come per ogni altra. E sono i grandi, i ricchi e i potenti quelli che vincono, in quanto hanno le risorse necessarie per alzare il livello di violenza. I militari degli Stati Uniti hanno perfino nella loro dottrina militare un nome “escalation di potere” per designare questo processo, il cui livello più alto è, chiaramente, l’opzione nucleare. È ciò che fecero i romani con la rivolta dei giudei: alzarono il livello di violenza e rasero al suolo Gerusalemme e l’intera nazione.
I CRISTIANI E L’IMPERO, OGGI
Si sa che Gesù nacque nella periferia di un piccolo paese che, a sua volta, era nella periferia di un grande impero. Ai suoi discepoli insegnò a conservare la loro dignità e libertà, di fronte a quello che si presumeva fosse una inesorabile oppressione del suo
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 75 popolo. L’unica speranza che si intravedeva era che Dio gli inviasse un Messia che potesse cambiare l’ordine stabilito e li collocasse in una situazione di vantaggio. Ma il Messia non era così.
dini romani, è relativamente facile porre domande. Ma ai margini dell’impero, i poveri continuano ad essere persone “uso e getta” e coloro che si oppongono al sistema dei perseguitati.
ghilterra, Pax Christi ha pubblicato un opuscolo dal titolo “Non violence works! – 60 nonviolent victories of the Past Century (La non violenza funziona: 60 vittorie non violente del secolo scorso).
Cosa avrebbe dovuto dire Gesù ai discepoli che vivevano a Roma ed erano cittadini romani? Come san Paolo, che ha trascorso la maggior parte del suo tempo in carcere prima di essere giustiziato e molti altri cristiani. Tutto ha a che fare con la mia situazione e quella di milioni di cristiani che vivono nei paesi del primo mondo; è una situazione particolarmente importante e delicata nell’occidente post-cristiano o della cultura cristiana.
Un aspetto della realtà contemporanea occidentale è che a causa dei progressi della tecnologia non si ha più bisogno dei nostri giovani (uomini o donne) per combattere le guerre. Ciò di cui ha bisogno è il nostro silenzio e le nostre tasse. Per questo la “non violenza” deve prendere l’iniziativa, dobbiamo mettere i nostri corpi davanti alle macchine belliche e a quella imprenditoriale, dobbiamo essere disposti a pagare il prezzo delle nostre convinzioni. Questo è qualcosa che la gente può considerare autentico, non un discorso di parole inefficaci come molte volte si attribuisce alla chiesa. Dobbiamo rieducarci per apprendere a vivere con semplicità, a vivere volontariamente la povertà tenendo presente le condizioni dei poveri e non le comodità, le amnesie e i sedativi dell’industria dello spettacolo. Dobbiamo evitare di essere come Pietro nell’atrio del palazzo, riscaldandosi le mani con il fuoco dei privilegi effimeri dell’impero, mentre nelle retrovie possono ascoltarsi le grida di Cristo.
È necessario parlare della non violenza attiva, se non altro per evitare la confusione tra pacifismo e passivismo. Come cristiani non possiamo rinunciare alle nostre responsabilità nel mondo; siamo invitati ad agire in modo preventivo o, almeno, ad opporre resistenza. Non possiamo essere passivi. D’altro canto, non è nostro compito salvare il mondo, perché Dio già lo ha fatto. La nostra vocazione consiste nell’essere fedeli alla chiamata di Dio, essere noi stessi, pienamente umani, come lo è stato Gesù, essere quello per cui siamo chiamati, ossia figli di Dio, per poter riflettere fedelmente il volto di Dio, a cui immagine siamo stati tutti creati.
Noi siamo chiam ti, come diceva Daniel Berrigan, a una prassi e ad una teologia della “resistenza all’impero”. Siamo chiamati a vivere in solidarietà con i poveri e i crocifissi
[V
IVERE IN SOLIDARIETÀ CON I POVERI E I CROCIFISSI NELLE PERIFERIE DELL’IMPERO”
che sono ai margini dell’impero, con i poveri e i dimenticati, e con coloro che sono moralmente crocifissi. Noi godiamo di una libertà uguale a quella dei cittadini romani: anche loro votavano, per lo meno alcuni. Siamo chiamati ad opporci alla pratica politica di sfruttamento e oppressione delle corporazioni e dei governi presenti nei nostri paesi. Siamo chiamati a fare tutto ciò con spirito di sacrificio, a seguire Gesù lungo la sua via crucis, a metterci in cammino, a lasciare le nostre comodità. Per noi, come per i citta-
Andiamo a vivere con i poveri, a promuovere campagne, a protestare e a fare ostruzione, a manifestare davanti agli uffici o alle fabbriche delle imprese mondiali, ad organizzare parate, a sederci sui tetti: tutto ciò che non sia violento e legittimo e allo stesso tempo inaccettabile per gli schemi abituali, al sistema corrotto e al disordine stabilito. Potrebbe sembrare che nulla possa cambiare, ma l’impero romano è scomparso da molto tempo e la nostra fede in Gesù Cristo rimane. Sappiamo che le cose cambiano. Parafrasando uno dei mie professori del seminario diocesano “se non ti lavi, sarai sempre più sporco”.
STORIA DELLA NON VIOLENZA ATTIVA
Per incontrare una storia completa in un piccolo volume, almeno in inglese, raccomando il libro “Non-violence – The history of a dangerous idea (La non violenza – Storia di un’idea pericolosa), di Mark Kurlansky. In In-
Coloro che ci invitano alla guerra, coloro che “suonano i tamburi di guerra” sono soliti presentare la situazione in termini apocalittici, parlando di calamità imminenti. Se “non facciamo qualcosa”, arriverà la fine del mondo, almeno di quel mondo che conosciamo. E questo “qualcosa” è l’invito all’azione più drastica: la violenza, la guerra. Guerra e violenza sono considerate efficaci. È certo che a volte funzionano, almeno a breve termine. Chiaramente la violenza funziona per coloro che sono potenti – in termini umani – per coloro che sono ricchi e comandano. “Non funziona” per i poveri e gli impotenti, perché non hanno risorse sufficienti, non hanno abbastanza potere. Ci diranno anche che la non violenza non funziona, ma la storia dimostra il contrario. Il XX secolo è stato un tempo di guerre e violenza, ma anche di non violenza. La non violenza è potente, le lotte non violente hanno cambiato il mondo. In Occidente, il movimento a favore del voto universale ha ottenuto che le donne potessero votare. La non violenza di Gandhi ha ottenuto l’indipendenza dell’India e ha indebolito l’atteggiamento giustificatorio degli imperi. La non violenza di Martin Luther-King ha conquistato i diritti civili per le persone di colore degli Stati Uniti. I movimenti di resistenza non violenta sono stati un fattore chiave per la
eliminazione dell’apartheid in Sudafrica, del comunismo in Russia e in Europa orientale e del regime di Marcos nelle Filippine. I movimenti di resistenza non violenta hanno avuto un ruolo fondamentale per l’indipendenza di Timor Est. Ne sono certo, perché ho fatto la mia piccola parte per questo processo. I “vomeri Trident” e Faslane 365, l’ala di azione diretta non violenta del movimento antinucleare britannico, hanno avuto un ruolo importante nell’indirizzare il Regno Unito verso disarmo nucleare. Anche in questo ho avuto un piccolo coinvolgimento. E so che ci sono state e ci sono molte altre azioni non violente in tutto il mondo. Non si vuole dire che la non violenza “funzionerà” sempre. Umanamente parlando, niente funziona sempre. Spesso le forze che si oppongono sono troppo forti. Walter Wink affermava che i movimenti di resistenza non violenta somigliano in qualche modo ai movimenti di resistenza violenta: si combatte una guerriglia non violenta, nella quale la cosa più importante non è vincere una battaglia particolare, ma sopravvivere oggi per continuare a combattere domani. Nel suo libro “Engaging the Powers” (Coinvolgere i poteri [della non violenza]) Wink esamina come agisce la non violenza. Da un lato, la fede in Dio o nella natura umana porta a credere che la verità e l’amore parlano profondamente al cuore dell’uomo e che l’agire dell’ ingiustizia e la violenza, alla luce della verità, non durano a lungo. Nello stesso tempo, osservando il tutto da un punto di vista psicologico, Wink afferma che è impossibile che una persona sperimenti allo stesso tempo odio e ammirazione. Quest’ultima, alla luce della verità, può prendere il sopravvento. Cita due casi. Il primo, di una signora che una notte si è svegliata e si è trovata in casa un uomo che la minacciava. A prescindere dalla paura, cominciò a parlare con lo sconosciuto e con il passare del tempo si rese conto che l’estraneo si stava rilassando ed era entrato in relazione con la donna; quest’ultima, quindi, lo invitò ad andarsene. Lui le rispose che non sapeva dove andare. Con calma la donna gli rispose che poteva restare, che gli avrebbe dato una
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L’AZIONE NON VIOLENTA, OGGI
coperta e che poteva dormire sul divano e il mattino seguente gli avrebbe preparato la colazione. La donna non riuscì a dormire quella notte; al mattino seguente lo sconosciuto era andato via. Nel secondo, una religiosa che viveva in una zona pericolosa di una città, una sera, mentre rientrava a casa, si accorse che qualcuno la seguiva. Si girò e vide un uomo. Senza perdere la calma gli chiese di aiutarla a portare le borse della spesa. L’uomo, confuso, accettò l’invito e l’accompagnò fino a casa. [Una annotazione: credo che l’ammirazione sia un’esperienza chiave in tutti i casi di capovolgimento positivo. Citando Dostoevskij, Dorothy Day affermava che “la bellezza salverà il mondo”, intendendo per bellezza non solo quella fisica, ma anche quella morale e spirituale. Le stesso vale per le azioni, le parole e lo spirito della gente. E forse proprio queste forme di bellezza possono suscitare l’ammirazione e una profonda ponderazione che ci consenta di scoprire un luogo di cui non sapevamo l’esistenza. Una verità che i cattolici dovrebbero conoscere è che la chiesa ha sempre confidato nel potere della bellezza, come lo dimostra l’architettura delle chiese, l’arte sacra e la stessa liturgia. Grace era una donna dello Zimbabwe che qualche anno fa era con noi presso la sede dei Lavoratori cattolici di Londra. Frequentava la chiesa Pentecostale e, a volte, quella cattolica. Una volta le chiesi cosa ne pensava della chiesa cattolica. Mi rispose che riscontrava in essa una grande “bellezza e dignità”. L’ammirazione di fronte a questa bellezza è ciò che ha determinato la conversione di Dorothy Day al cattolicesimo. Credi realmente che la bellezza, in tutte le sue forme, possa ispirarci valori e desideri nobili, al contrario di altre cose, come la predica e l’oratoria appassionata che possono ispirare la gente a fare tante cose, anche le più indegne. In cambio, la vera bellezza può solo ispirare ciò che è buono, bello e vero] Con questa nota ho solo voluto indicare che in un certo senso la fiducia nell’ammirazione forma parte integrante della nostra fede cattolica. Personalmente, ho fatto alcune esperien-
ze non solo di compromesso sociale per la non violenza nel contesto della protesta politica e della testimonianza della fede, ma anche in un contesto in un certo senso più personale e altrettanto vulnerabile, di vita e di lavoro, tra i crocifissi. Qualche anno fa, quando vivevo presso la sede dei Lavoratori cattolici, fui aggredito. La formazione a controllare l’istinto mi aiutò a minimizzare il danno personale e a non dare agli aggressori quello che cercavano (al buio, vicino a un canale, un gruppo di adolescenti mi aveva aggredito per prendere il cellulare). Per una questione di principio non chiamai la polizia, perché non credevo fosse il modo di rompere il ciclo della violenza. Tuttavia, ebbi un momento di cedimento e aggredì verbalmente gli assalitori quando sembrò che stessero rinunciando al loro intento. Questo complicò la situazione per un po’. In un’altra occasione ho fatto da mediatore tra due ospiti della mensa dei poveri dei Lavoratori cattolici che stavano per giungere alle mani ed uno aveva un coltello. Conoscevo entrambi, quindi chiesi al primo: “Dean, aggrediresti anche me?” “Certo che no” mi rispose. La risposta mi diede coraggio per continuare a mediare. Non ci si poteva spostare altrove e non era possibile chiedere aiuto. Né volevo chiamare la polizia e, in ogni modo, sarebbe arrivata tardi. Io stesso riuscii a portare un po’ di calma. Rimasi impressionato da questa situazione, ma la stessa relazione con questi due uomini ne uscì rafforzata. Dopo questo episodio, la presenza di entrambi si fece più discreta alla mensa. In passato, erano tra i “clienti” più difficili. Una volta, alla mensa dei poveri, un ragazzo polacco forte e robusto, di nome Alex, mi affrontò con i pugni sollevati, mentre io cercavo di fargli lasciare la mensa. Si fermò di fronte e mi sfidava. Mantenni la calma e lo osservai. Alla fine cedette e se ne andò. Qualche giorno dopo sentii che diceva ad un altro ospite “Martin è un ragazzo in gamba”. In questi anni abbiamo gestito un bar comunitario, il Caffè Peters, presso la cripta della chiesa anglicana di san Pietro. C’era un cliente o ospite, simile a quello descritto
prima. Era molto aggressivo ed aveva l’abitudine di usare un linguaggio poco rispettoso verso le donne; creava un clima ostile e sgradevole, soprattutto per le donne. Poi scomparve per un anno o forse due; quando tornò aveva sempre lo stesso atteggiamento. Lo richiamai, forse non nel migliore dei modi. Lui cominciò a gridare ed io gli intimai di andarsene. All’improvviso fui aggredito, messo contro un muro, mentre mi diceva con tono minaccioso: “me ne andrò se starai zitto”. Lo feci. Se ne andò e non è più tornato. Non chiamai la polizia. Ovviamente non accettai il suo atteggiamento violento, ma non volli ricorrere alla violenza perché se ne andasse. Non c’è dubbio che avrei potuto gestire meglio la situazione, ma credo che sia stato importante l’aver mantenuto la calma e controllato la collera. In tutte queste situazioni ho raggiunto il mio obiettivo: evitare la violenza, proteggere i vulnerabili, liberare il locale senza ricorrere alla violenza e alla forza (ad esempio, chiamando la polizia). Tanto la violenza come il fatto di chiamare la polizia avrebbero avuto gravi conseguenze per l’impegno con la mensa dei poveri per diverse ragioni (tra le tante, perché la mensa funzionava in una chiesa della URC – chiese unite riformate -, che doveva tener presente i suoi vicini e alcuni usurai). Sarebbe stato pregiudizievole per la stessa attività del caffè. Credo, inoltre, che abbia avuto un effetto positivo, ossia di conversione, per i tre che lavoravano presso la mensa. In seguito abbiamo avuto meno problemi con loro, i quali hanno iniziato a ad avere rispetto per coloro che erano incaricati della mensa. Gli episodi hanno permesso di creare un clima di rispetto e fiducia che ci ha permesso di continuare a restare aperti tutte le domeniche per un gruppo di persone che avrebbero potuto chiamarsi la “avanguardia” o “murder mile” (zona omicidi), in un quartiere molto pericoloso di Hackney in una zona all’estremo est di Londra. Non voglio dire che fu tutto un successo. Qualche anno dopo Dean morì pugnalato lontano dal nostro ambiente. Alex, invece, mi sembra che continui a lavorare presso la mensa. Winston, il terzo, fu arrestato dopo i disordini a Londra del 2010 (?) e quando uscì di prigio-
ne sembrava un uomo distrutto. Aveva perso la voglia di lottare e chissà se questo non sia stato una cosa buona per lui. Non sono uno specialista. Non sono un teorico della non violenza. Ho delle idee su come comportarmi con la gente in situazioni difficili, sia personali che politiche, ma non le ho elaborate sistematicamente. Ho acquisito una certa esperienza che mi permette di muovermi con sicurezza, fiducioso sempre di più che agisco in conformità dell’insegnamento evangelico, con un attenzione particolare alla Passione di Gesù Cristo. Sono avvenimenti che si sommano a episodi che avvengono in tutto il mondo.
LA SACRA SCRITTURA: PACIFISMO E NON VIOLENZA ATTIVA NELLA VITA, INSEGNAMENTO E PASSIONE DI GESÙ
Mi piacerebbe iniziare con un brano del vangelo di Luca, con l’aiuto del libro di Albert Nolan “Jesus before Christianity” (Gesù prima del cristianesimo), scritto durante l’apartheid in Sudafrica. In Lc 13,1-5, si legge che alcuni avevano riferito a Gesù “di quei galilei che Pilato aveva fatto uccidere mentre stavano offrendo i loro sacrifici”. Gesù gli rispose che quei galilei non erano certo più peccatori di tutti gli altri galilei, così come non lo erano quei diciotto schiacciati sotto la torre di Siloe. E aggiunse: “se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo”. Perché ho scelto un brano così oscuro? Da un lato, proprio per la sua oscurità. Quando ho letto il libro di Nolan e il passo in questione nel Nuovo commentario biblico di san Girolamo ho compreso il significato di questo brano. Nel commentario di san Girolamo si legge che la torre di Siloe “era possibilmente un acquedotto che trasportava l’acqua fino a Gerusalemme o una parte della fortezza” e viene fatto osservare che “Gesù si riferisce alla giustizia secondo gli zeloti”. La storia dei galilei, il cui sangue Pilato mischiò con quello dei sacrifici evoca i massacri dei giudei da parte di Pilato, perché si erano ribellati all’occupazione romana (si è a conoscenza di questi episodi da altre fonti). Per quale altro motivo lo avrebbe
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L’AZIONE NON VIOLENTA, OGGI
fatto? Si può dedurre, pertanto che queste morti erano il risultato di alcune azioni zelote contro l’occupazione romana, tanto nel caso dell’incidente della torre di Siloe, come del sangue dei galilei mischiato con quello dei sacrifici. Questo brano oscuro ha molto più senso secondo l’interpretazione di Nolan, il quale ritiene che Gesù aveva previsto la distruzione di Gerusalemme. Non in forma magica, ma nello stesso modo in cui noi possiamo prevedere il cambiamento climatico e il surriscaldamento globale se non cambiamo il nostro stile di vita, o nella forma in cui gli attivisti antinucleari degli anni ’50 poterono prevedere la guerra nucleare e la distruzione mondiale se non si fosse prodotto un cambio di cuore, ossia il pentimento. La conseguenza era che i suoi ascoltatori sarebbero morti se non si fossero pentiti dell’odio che nutrivano nei loro cuori contro i romani e non cercassero forme non violente per opporsi all’ingiustizia e alla oppressione della occupazione romana. Sarebbero morti, come di fatto è accaduto, quando vi fu la ribellione dei giudei subito soffocata dai romani, distruggendo Gerusalemme e i suoi abitanti. Fu l’eruzione finale del comprensibile odio e risentimento dei giudei contro i romani a provocare la loro stessa fine. Questo era l’elemento centrale dell’invito a pentirsi che Gesù aveva diretto alla gente del suo tempo. Quando nel vangelo di Luca Gesù pianse su Gerusalemme, disse: “se avessi compreso anche tu oggi quello che occorre alla tua pace!” (Lc 19,41) e immediatamente dopo predice la distruzione di Gerusalemme. Nei vangeli vi sono molti riferimenti a Gesù che predice la distruzione di Gerusalemme. Per esempio, è evidente nel capitolo 21 di Luca, quando dice “non resterà pietra su pietra”. E “quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non abbiate paura…. vi arresteranno e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni…. allora avrete occasione di dare testimonianza…..quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti”.
Alcuni studiosi sostengono che questi versi siano stati aggiunti successivamente, dopo la rivolta dei giudei e la distruzione di Gerusalemme. Altri, invece, suppongono che Gesù conoscesse queste cose a causa della sua natura divina, che gli permetteva di vedere il futuro in una forma non accessibile agli altri. Ma nei vangeli si legge che bisogna leggere i segni dei tempi. Gesù, dopo aver predetto la distruzione, aggiunge: “guardate il fico e le altre piante. Quando vedete che già germogliano, capite che ormai l’estate è vicina” (Lc 21,29-30). Pertanto, Gesù sta invitando a cambiare il cuore, a pentirsi dell’odio contro i romani. Sta invitando il popolo a desistere dalla lotta per la liberazione di fronte all’oppressione straniera? Questo significa non violenza? Walter Wink esamina attentamente i testi fondamentali del Sermone della Montagna, nel quale Gesù dice: “amate i vostri nemici….pregate per coloro che vi perseguitano….porgete l’altra guancia….se ti tolgono la tunica, lascia anche il mantello….se ti obbligano a fare un miglio, fanne due….”. Analizza il significato di questi comandamenti, contestualizzandoli. Sono tutte situazioni nelle quali la persona oppressa non ha alcun potere e Gesù sta offrendo ai suoi ascoltatori un modo per affermare la propria dignità e libertà nella situazione di impotenza e lasciare confuso il proprio oppressore. Questo è ciò che ha fatto Gesù durante la sua passione, quando è giudicato davanti al Sinedrio e a Pilato. In generale rifiuta di rispondere alle domande che gli rivolgono. Ma quando parla, il più delle volte chiede: “se ho parlato male, dimostra dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti? Dici questo da te oppure altri ti hanno parlato di me? Con il suo silenzio e le sue parole rifiuta di accettare il diritto e il potere dei suoi persecutori che tentano di definire la sua situazione, mentre con il suo atteggiamento cerca di venirne fuori. Matteo scrive che Pilato “era molto meravigliato” (Mt 27,14). Anche durante la via crucis e poi in croce, Gesù pratica l’amore ai nemici: parla con
gentilezza alle donne di Gerusalemme, non si lamenta, e prega per coloro che lo stanno per giustiziare: “Padre, perdona loro perché non sanno quel che fanno”. E conserva la sua dignità, anche nei momenti di maggiore disperazione, quando cita la Scrittura: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”. Gesù sta propugnando una forma di resistenza non violenta verso l’ingiustizia e la violenza. I tre suggerimenti del Sermone sono qualcosa da compiere ciecamente, senza scolpirli sulla pietra. Gesù stesso condusse un teatro ambulante non violento con l’ingresso a Gerusalemme la Domenica delle Palme, quando entrò in città sopra un asino (non su un cavallo, che era un animale militare paragonabile ad un carro armato ed era il modo abituale con cui entravano i re nelle città), imitando il re Salomone e dichiarandosi portatore di un regno di pace in terra. In altri termini, come un Messia non violento. Anche la Purificazione del Tempio fu un atto simbolico diretto contro il sistema del Tempio, che era il cuore della collaborazione giudea con i romani, e il luogo dove l’elite locale aveva la sua base dalla quale sfruttava il popolo. Ad esempio, durante la rivolta giudea, una delle prime cose che fecero i ribelli fu bruciare i registri dei debiti che si conservavano nel Tempio, dal momento che l’accumulazione di debiti insieme al pagamento delle imposte era il modo in cui si toglieva ai contadini la terra dei loro antenati, per ridurli a lavoratori senza terra. Nello stesso tempo, quando il centurione romano gli chiede di guarire il figlio (suppostamente giudeo?), Gesù non lo aggredisce, ma si rende disposto ad aiutarlo. Se oggi nel Regno Unito, e sono sicuro che anche altrove, si suggerisce ad un soldato di abbandonare il servizio militare, ciò verrebbe considerato una grave offesa, “un incitamento alla disaffezione”. Gesù sceglie dei momenti per attaccare l’ingiustizia nelle sue diverse forme, né più né meno di come farebbe oggi chiunque lotti per un cambiamento sociale radicale. Questo però non era il momento per la contrapposizione, ma per la costruzione di ponti e lo stabilizzarsi di legami con un membro del gruppo nemico, che
aveva preso in simpatia il popolo giudeo ed era aperto alla sua sapienza e alla sua fede.
CONCLUSIONE
Non sono uno specialista. Non sono un teorico della non violenza. Ho delle idee su come comportarmi con la gente in situazioni difficili, sia personali che politiche, ma non le ho elaborate sistematicamente. Ho acquisito una certa esperienza che mi permette di muovermi con sicurezza, fiducioso sempre più perché agisco in conformità all’insegnamento evangelico con un attenzione particolare alla Passione di Gesù Cristo. Pertanto, una dimensione chiave della “memoria passionis” per il nostro tempo consiste nel rivivere la realtà della passione, conferendo potere all’amore attivo non violento. Walter Wink ha trascorso molto tempo in Sudafrica durante l’aparthied. È stato per lui un periodo fondamentale. Racconta che una volta, in una riunione parrocchiale, propose una sfida alla comunità. “Smettetela di parlare di non violenza, disse, dal momento che nessuno opta per una lotta violenta. In cambio, non vi è nulla da obiettare circa l’uso di metodi non violenti. Smettetela di teorizzare e optate per una lotta non violenta a favore della liberazione e la giustizia”. Credo che in questo siamo pienamente d’accordo.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 81 ingiustizie, alle sofferenze di intere popolazioni, è opportuno essere consapevoli della impossibilità di risolvere tutti i problemi del mondo, per vincere almeno il problema del sottosviluppo.
COME LAVORARE OGGI A PROGETTI DI SVILUPPO?
Dopo aver “girato più volte il mondo” alla ricerca di quei processi salvifici globali e definitivi, sono caduto da cavallo nel vedere lo strepitoso fracasso dei processi rivoluzionari nei quali avevo creduto. I poveri, che sono miliardi, continuano e continueranno ad essere in mezzo a noi.
CONFERENZA 2 JOSÉ ANTONIO OSABA
Consulente per lo Sviluppo Sostenibile
Per molto tempo mi sono sentito a disagio con la frase di Gesù “i poveri li avrete sempre con voi”. Per questo motivo, per tanto tempo sono stato eccessivamente egoista e poco maturo dal punto di vista esperienziale. Le conseguenze sono state un radicalismo sociale, la pretesa di dar vita a rivoluzioni che potessero trasformare le relazioni sociali per porre fine allo sfruttamento, alla miseria, insomma alla povertà. Uno sguardo sereno alla realtà del mondo di oggi e di sempre, ci mostra con forza la verità delle parole di Gesù.
DESIDERO CONDIVIDERE LA SEGUENTE
RIFLESSIONE CON I RELIGIOSI PASSIONISTI, SOPRATTUTTO CON COLORO CHE SVOLGONO IL MINISTERO NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO E CHE QUOTIDIANAMENTE DEVONO CONFRONTARSI CON LE DEVASTAZIONI DEL SOTTOSVILUPPO, DELLA FAME, DELLA MALNUTRIZIONE ECC.
Papa Francesco, in diverse occasioni, ha affermato che la chiesa non è una ONG. Questa osservazione ci aiuterà ad addentrarci nel titolo a punto di domanda della nostra riflessione, per comprendere il lavoro sociale proprio di un religioso e di una religiosa. Vorrei anche chiarire che desidero condividere queste riflessioni in uno spirito di riconoscimento di una pluralità di approcci, sensibilità, esperienze, che devono essere accolte con atteggiamento di ascolto, dialogo fraterno in vista di un reciproco arricchimento. Come in altri ambiti, non esistono verità univoche, né modelli esclusivi.
IDEE CENTRALI
Sebbene siamo tentati di assumere atteggiamenti radicali davanti alla gravità delle
Questa scoperta essenziale mi ha insegnato alcune cose fondamentali: Il messaggio cristiano, sebbene da prospettive diverse, non contempla un ritorno al paradiso terrestre, ma un duro pellegrinaggio, costoso, fino all’incontro con Dio nella eternità del Suo Amore. Sono consapevole che si può discutere sul significato del Regno di Dio e della Sua giustizia e spero che potremo farlo. Desidero aggiungere, come ulteriore chiarimento del mio approccio, una considerazione del filosofo polacco Leszek Kolakowski, estrapolata da un suo articolo “La crisi del cristianesimo”: il cristianesimo non può liberarsi della tensione che proviene dalla natura stessa del suo compito: comunicare in questo mondo visibile e attraverso i suoi strumenti valori che non sono di questo mondo. Non si può sopprimere questa tensione, se non eliminando uno dei suoi termini: ossia, come i radicali della Riforma cercarono di fare, liberando il cristianesimo dalle sue relazioni con la materia, il corpo, il qui-sotto, e la vita sociale (negando, così, di fatto, l’opera dell’Incarnazione) o, come
fanno molti progressisti contemporanei, riducendo il cristianesimo a un programma politico, privandolo delle sue radici religiose (ciò che conduce comunque a negare l’Incarnazione). In realtà, il cristianesimo è una credenza secondo la quale Dio si è fatto carne e questo non è “un giorno qualunque da qualche parte” nella vaga oscurità di un tempo preistorico, ma un luogo e un momento ben determinato (il cristianesimo). Di conseguenza, si presuppone che la corporeità non può essere esclusivamente cattiva, che i valori invisibili possono rivestire una forma visibile, che la storia profana può essere lo strumento attraverso il quale la storia santa, la storia della redenzione raggiunge la sua espressione. Questo mi aiuta a comprendere che, sebbene le nostre limitazioni al momento di voler trasformare il mondo siano così evidenti, l’azione sociale dei cristiani (l’opzione preferenziale verso i poveri?) si inserisce nella prospettiva essenziale della salvezza, nei valori del vangelo. Messo da parte gli irraggiungibili cambi globali, nelle azioni e progetti di sviluppo bisogna dare priorità a ciò che è concreto, locale, a ciò che è nelle nostre possibilità, nelle nostre azioni. Quando si tratta di attuazioni di tipo economico-sociale, di creazione di impiego, conviene formare previamente laici (donne e uomini), affinché possano farsi carico delle azioni di sviluppo, senza sovraccaricare gli impegni pastorali dei religiosi e delle religiose. Tutto ciò tenendo in conto i diversi carismi, in molti dei quali l’aspetto sociale e religioso, in gran parte, si sovrappongono (insegnamento, salute ecc.) Bisogna evitare di lanciarsi in progetti che non presentano possibilità di rendersi autosufficienti dal punto di vista economico, dal momento che è sconsigliabile mantenere dette iniziative attraverso interminabili sovvenzioni che le tengano “artificialmente” in funzione. Questo principio può avere eccezioni quando si tratta di iniziative di carattere educativo e sanitario tra le popolazioni molto povere, dal momento che sarà un compito molto difficile far sì che la popolazione beneficiaria possa autofinanziarsi. All’inizio dobbiamo tener presente che le iniziative
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 83 di sviluppo delle congregazioni religiose devono avere come destinatari innanzitutto i settori sociali più emarginati; credo, tuttavia, sia sconsigliabile essere molto rigidi ed includere dimensioni che sono necessarie per lo sviluppo di una determinata società: università, centri di ricerca ecc. Questi e altri criteri saranno oggetto di dialogo e dibattito durante l’incontro a Roma.
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THOMAS BERRY: LA STORIA DELLA TERRA E IL GRANDE LAVORO CONFERENZA 3 JOSEPH MITCHELL
Presidente del Centro Passionista Terra e Spirito
P. JOSEPH MITCHELL, CP È IL PRESIDENTE DI PASSIONIST EARTH & SPIRIT CENTER (CENTRO PASSIONISTA TERRA & SPIRITO) A LOUISVILLE, NEL KENTUCKY (PROVINCIA HOLY CROSS). IL FINE DEL CENTRO TERRA & SPIRITO È DI AIUTARE A RESTAURARE LA CONNESSIONE SACRA TRA LA TERRA E LA SUA POPOLAZIONE. E’ ISPIRATO DALLA VISIONE DI THOMAS BERRY, CP: “LA COMUNITÀ UMANA E IL MONDO NATURALE COSTITUISCONO UN’UNICA COMUNITÀ SACRA.”
La missione del Centro Passionista Terra & Spirito è di ispirare, educare e mobilitare le istituzioni religiose e le persone di fede a assumere un ruolo attivo nell’avere cura della creazione di Dio, nell’abbracciare la giustizia evangelica e nel coltivare una sapienza spirituale.
THOMAS BERRY, CP
Thomas Berry (9 Novembre 2014 – 1 Giugno 2009) è stato sacerdote Passionista, storico culturale, professore, autore, studioso della Terra e geologo. E’ stato una voce originale e profetica per
la comunità della Terra. Come conferenziere carismatico, pensatore originale e maestro entusiasmante, Berry rimodellò il nostro pensare le relazioni Umani-Terra. Attingendo alla sua vasta conoscenza delle religioni mondiali e al suo profondo sentire il cammino dell’universo, ha identificato “la storia” come un mezzo per guidare gli Umani nel futuro. “Thomas Berry è stata la prima e più importante voce a descrivere la profonda importanza della dissociazione tra gli Umani e il mondo naturale, e che cosa ciò poteva significare per il futuro della nostra specie.” – Richard Louv, New York Times William Nathan Berry era nato a Greensboro, North Carolina il 9 Novembre 1914. E’ entrato nella Comunità Passionista nel 1924 ed è stato ordinato nel 1942. E’ stato missionario in Cina, dove ha imparato la cultura e le lingue cinesi, come anche il Sanskrit, nel 1948-1949. Nel 1951, ha conseguito il Dottorato in Storia Intellettuale Europea dalla Catholic University of America. Nel 1951-1954 è stato cappellano dell’esercito degli Stati Uniti in Germania. Nel 1975-1987 è stato Presidente dell’Associazione americana Teilhard. E’ stato professore di studi asiatici alle università Seton Hall e St. John (1956-1965), e direttore del programma di laurea in Storia delle Religioni alla Fordham University, New York (1966-1979). E’ stato il fondatore e direttore del Riverdale Center of Religious Research(Centro di ricerca religiosa) a Riverdale, New York (1970-1995). Nel 1995 si è ritirato a Greensboro, North Carolina. Il 1 giugno 2009 è morto all’età di 94 anni ed è sepolto nel Green Mountain Monastery a Greensboro, nel Vermont. Le sue principali pubblicazioni sono: The Dream of the Earth [il sogno della Terra] (1988), The Universe Story [la Storia dell’Universo](scritta con il fisico Brian Swimme; 1992), The Great Work: Our Way Into the Future [Il Grande Lavoro: il nostro cammino nel Futuro(1999), Evening Thoughts: Reflection on the Earth as Sacred Community [Pensieri della sera: Riflessione sulla Terra come Sacra Comunità ](2006), The Christian Future and
the Fate of Earth [il Futuro cristiano e il Destino della Terra](2009), e Sacred Universe: Earth, Spirituality, and Religion in the 21st Century [Universo Sacro: Terra, Spiritualità e Religione nel secolo 21°] (2009).
SINOSSI
Questa presentazione si focalizzerà sugli argomenti di JPIC chiedendo: come possiamo portare avanti una presenza umana sul pianeta che sia ambientalmente sostenibile, socialmente giusta e spiritualmente realizzante? Viviamo un momento straordinario in cui la tradizionale cornice concettuale del nostro mondo è sfidata e nuove percezioni di cosa significhi essere umano stanno emergendo. Recenti scoperte scientifiche ci hanno risvegliati alla straordinaria e stupenda creatività del nostro pianeta come sistema vivente. L’esposizione presenterà le osservazioni e le intuizioni di Thomas Berry. Le sue idee sollecitano una riflessione dalle molte sfaccettature sulle nostre attuali crisi, ecologica culturale e spirituale. Mentre le liste delle crisi nel nostro mondo si moltiplicano, Berry offre una strada per avanzare in un futuro praticabile affermando profondamente la qualità sacra della creazione.
1_DOVE SIAMO? La nostra attuale situazione
Quali sono le nostre concezioni attuali sul mondo naturale? Qual è la presente situazione della vita sul pianeta?
2_COME
SIAMO GIUNTI A QUESTO PUNTO?
Crisi della Cosmologia. Cosa conosciamo della natura dell’Universo? Qual è la storia dell’Universo e la storia dell’Umano?
3_COSA È POSSIBILE PER IL FUTURO? L’ERA ECOZOICA Come ci orientiamo verso il mondo in cui viviamo? Qual è il nostro ruolo come Umani dentro la comunità della Terra?
4_DOVE ANDIAMO DA QUI? IL GRANDE LAVORO Cosa si richiede perché diventiamo
una benedizione per tutte le vite? Come possiamo progredire in un futuro praticabile e promettente?
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 87
DEDICA: “AI BAMBINI” DI THOMAS BERRY AI BAMBINI. A
AI BAMBINI CHE NUOTANO AL DI SOTTO DELLE ONDE DEL MARE || A QUELLI CHE VIVONO NEI SUOLI DELLA TERRA || AI BAMBINI DEI FIORI NEI PRATI E DEGLI ALBERI NELLA FORESTA || A TUTTI QUEI BAMBINI CHE VAGANO SULLA TERRA, E A QUELLI ALATI CHE VOLANO CON IL VENTO. ANCHE AI BAMBINI UMANI || CHE TUTTI I BAMBINI POSSANO ANDARE INSIEME NEL FUTURO COME UN’UNICA COMUNITÀ SACRA. TUTTI I BAMBINI ||
DOVE SIAMO?
La nostra attuale situazione Quali sono le nostre concezioni attuali sul mondo naturale? Qual è la presente situazione della vita sul pianeta?
“Il nostro progresso come civilizzazione è stato direttamente proporzionale alla nostra diminuzione dei sistemi di vita del pianeta.”–Thomas Berry
LA SITUAZIONE ATTUALE
“E’ tutto una questione di storia. Abbiamo dei problemi ora perché non abbiamo una buona storia. Noi siamo tra due storie. La Vecchia Storia, il racconto di come il mondo venne ad esserci e di come ci ambientiamo in esso, non è più efficace. Ma non abbiamo imparato una Nuova Storia.” – Thomas Berry, CP in “The New Story”[La Nuova Storia] (1978) La Terra sta diventando contaminata nella sua atmosfera, tossica nelle sue acque, trasformata nella sua struttura fisica, diminuita nella fertilità del suo terreno, esaurita nella perdita delle sue foreste, desolata nella perdita di specie, e minacciata con scorie nucleari senza mezzi sicuri per disporne. C’è un forte senso di disconnessione tra il mondo umano e quello naturale. Nessuna generazione ha conosciuto così tanto della Terra. E nessuna generazione è stata così alienata dalla Terra. Involontariamente abbiamo messo in moto industrie imponenti che stanno alterando i sistemi della Terra, che hanno mantenuto questo pianeta ospitale alla vita per 4.5 miliardi di anni.
[ “C
HE TUTTI I BAMBINI POSSANO CAMMINARE INSIEME VERSO IL FUTURO COME UNA COMUNITÀ SACRA”.
LA VISIONE MODERNA DEL MONDO: LE NOSTRE CONCEZIONI SUL MONDO NATURALE Si pensa che la Terra sia: Lo sfondo in cui viviamo la nostra vita. Una risorsa per fini economici. Un oggetto di ricerca scientifica Abbiamo perso il senso di intimità con il mondo naturale. “La nostra difficoltà è che siamo diventati autistici. Noi parliamo solo a noi stessi. Non parliamo ai fiumi, non ascoltiamo il vento e le stelle. Abbiamo interrotto la grande conversazione. Interrompendo quella conversazione abbiamo frantumato l’universo.”–Thomas Berry
Trasformando la struttura fisica del pianeta Alterando i sistemi biologici del pianeta Cambiando la chimica del pianeta
COME SIAMO GIUNTI A QUESTO PUNTO?
Crisi della Cosmologia. Come comprendiamo il mondo in cui viviamo? Qual è la storia dell’Universo e la storia dell’Umano? “E’ tutto una questione di storia. Abbiamo dei problemi ora perché non abbiamo una buona storia. Noi siamo tra due storie. La Vecchia Storia, il racconto di come il mondo venne ad esserci e di come ci ambientiamo in esso, non è più efficace. Ma non abbiamo imparato una Nuova Storia.” – Thomas Berry, CP in “The New Story”[La Nuova Storia] (1978)
Lo scopo è leggere la storia che avviene tutt’intorno a noi. La nuova Cosmologia. Cosmogenesi: una comprensione evolutiva dell’Universo. A_LA CRISI DELLA COSMOLOGIA Cosmologia: il concetto che un popolo(cultura) ha del mondo(tempo e spazio) e del proprio posto in esso. Cosmologia scientifica: un ramo dell’astrofisica e dell’astronomia. Cosmologia culturale: un concetto che abbiamo del mondo e del nostro posto in esso. Una cosmologia viene dall’osservazione. Sempre da quando gli Umani hanno sviluppato la capacità di pensare e riflettere – spaventati dalla stupenda bellezza del mondo attorno ad essi, atterriti dalle forze della natura più forte di loro – essi pensano, “da dove veniamo?” e domandano “qual è il nostro ruolo?” B_SVILUPPO DELLE COSMOLOGIE 30,000 anni fa: emergenza della auto-coscienza consapevole. 5500 anni fa: la prima cosmologia scritta. La Terra come piatta, ferma, centro dell’Universo. 1900 anni fa: Tolomeo. Il primo trattato astronomico COSMOLOGIA MODERNA 1543_NICOLÒ COPERNICO Il suo libro epocale, De Revolutionibus Orbium Coelestium (delle Rivoluzioni delle Sfere Celesti), è una pietra miliare della storia della scienza e ci si rifà ad esso come alla Rivoluzione Copernicana. Ha rimosso la Terra da centro dell’universo. 1609_GALILEO GALILEI Galileo è stato chiamato il “padre della astronomia osservazionale moderna.” Nel 1609, il suo sviluppo del telescopio confermò le teorie di Copernico. 1678_ISAAC NEWTON Nel 1678 Newton pubblicò Philosophiæ Naturalis Principia Mathematica (Principi Matematici di Filosofia naturale) e presentò una visione del mondo meccanicistica.
di Copernico e Galileo. La gente è confusa. Una nuova visione del mondo sta emergendo dall’informazione raccolta da sofisticati telescopi e microscopi. E’ un altro terremoto culturale. 1905_ALBERT EINSTEIN Teoria Speciale della Relatività. E=mc2 – energia e massa sono due dimensioni di una realtà. La Luce viaggia a 186,00 m/p/sec (5.8 trilioni per anno) (297,600 km per sec). 1924_EDWIN HUBBLE Scoperta della galassia Andromeda. Scoperta delle galassie – un sistema stellare separato. Andromeda è una stella lontana approssimativamente 2.6 milioni di anni luce Le scoperte di Hubble hanno cambiato fondamentalmente la visione scientifica dell’Universo. 1929_HUBBLE Un Universo in espansione. Le Galassie al di là del nostro gruppo locale si allontanano da noi a velocità proporzionali a questa distanza da noi. Questa scoperta è stata la prima osservazione a sostegno della teoria del Big Bang che era stata proposta da Georges Lemaître nel 1927. Lemaître, un prete e fisico Belga Cattolico, pubblicò uno scritto in un oscuro giornale belga, Annales de la Societè Scientifique de Bruxelles. In quello scritto, egli mostrò che i dati raccolti da Hubble e due altri astronomi fino ad allora erano sufficienti per dedurre una relazione lineare velocità-distanza tra le galassie, e che questo sosteneva un modello di un Universo in espansione basato sulle equazioni della Relatività Generale di Einstein. Ogni scienziato nel mondo moderno, incluso Einstein, pensava che l’Universo fosse pervenuto bello completo. La supposizione che la Terra era stata creata il 23 Ottobre 4004 a.C. era predicata dal Rev. James Ussher, un Arcivescovo Anglicano, e citata in una introduzione della King James Bible. Nel 1915, Einstein, nella sua Teoria della Relatività Generale aveva predetto un Universo in espansione, ma ritrattò.
COSMOLOGIA POST-MODERNA Viviamo in un tempo paragonabile a quello
1968_LA TERRA VISTA DALLO SPAZIO Il programma spaziale Apollo. Una prospet-
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 89 tiva totalmente nuova del nostro pianeta 1995_IL PROFONDO CAMPO DI HUBBLE Noi ora sappiamo che l’Universo ha più di 200 miliardi di galassie.
THOMAS BERRY: LA STORIA DELLA TERRA E IL GRANDE LAVORO
2013_LE NUOVE INFORMAZIONI CONTINUANO Possiamo guardare all’indietro più di 13 miliardi di anni fino al tempo d’infanzia dell’Universo. Abbiamo un’immagine dell’Universo vecchio 370,000 anni. LA GRANDE STORIA “Sia l’istruzione che la religione devono avere il loro fondamento nella Storia dell’Universo come la conosciamo ora attraverso la conoscenza empirica. In questa cosmologia funzionale, possiamo superare la nostra alienazione e cominciare il rinnovamento della vita su una base sostenibile. Questa storia è una storia divina rivelatrice che potrebbe evocare la visione e l’energia richieste per portare non solo noi ma l’intero pianeta in un nuovo ordine di splendore.” Thomas Berry, CP Fino al secolo 20° non c’era virtualmente nessuna informazione sicura circa l’Universo come un tutto. Ora questo è cambiato. E la maggior parte di noi non sa che cosa fare con quella informazione. Ci sono voluti milioni di scienziati, con una ricerca scrupolosa, che raccogliessero e analizzassero i dati, e sviluppassero formule matematiche per costruire una storia globale del nostro Universo. La sfida davanti a noi è identificare il significato e la connessione della Grande Storia e integrarla.
THOMAS BERRY, CP. LA STORIA DELLA TERRA E IL GRANDE LAVORO IL NOSTRO CAMMINO IN UN FUTURO PRATICABILE E PROMETTENTE
“Se il supremo disastro nella storia globale della Terra è il nostro attuale far finire i maggiori sistemi di vita del pianeta, allora la suprema necessità dei nostri tempi è guarire la Terra con una presenza umana che migliori vicendevolmente la comunità della Terra.” Thomas Berry, CP
COSA È POSSIBILE PER IL FUTURO? L’ ERA ECOZOICA Come ci orientiamo verso il mondo in cui viviamo? Qual è il nostro ruolo come Umani nella comunità della Terra?
“Essendo la specie dominante, gli umani sono diventati sempre più esperti nell’adattarsi alla Terra. Improvvisamente dobbiamo confrontarci con una nuova dinamica – una in cui la sopravvivenza della specie e di interi ecosistemi dipendono primariamente dall’attività umana e dalle scelte che gli Umani fanno.” Thomas Berry, CP
LA GIUSTA RELAZIONE CON IL MONDO “Potremmo riassumere la nostra attuale situazione umana con la semplice affermazione: nel secolo 20°, la Gloria dell’Umano è diventata la desolazione della Terra e ora la desolazione della Terra diventa il destino dell’Umano.” Thomas Berry. CP “Da qui in avanti, il giudizio primario di ogni istituzione, professione, programma e attività umani sarà determinato dalla misura del loro impedire, ignorare o favorire una mutua migliorativa relazione Umano-Terra.” Thomas Berry, CP A_L’UMANO PRATICABILE “Dobbiamo passare dalla nostra norma di realtà e valore Umano-centrica a una Terra-centrica. Solo in questo modo possiamo adempiere il nostro ruolo umano nel funzionamento del pianeta su cui viviamo.” Thomas Berry, CP La Terra è primaria; l’Umano è derivato. Alienazione e Rinnovamento. Superare gli errati concetti della moderna visione del mondo: 1_Gli Umani sono un inserimento nel pianeta. 2_Sfidato dalla scoperta di un Universo che evolve. Il nostro benessere viene dal consumo. I pericoli di una economia estrattiva. Il Sacro risiede in un regno trascendente. Thomas Sprat (1635-1713), storico della Royal Society Isaac Newton (1642-1727) – il paradigma di un Universo perfetto. B_GLI UMANI SONO DIVENTATI UNA PRESENZA PLANETARIA “Noi in questo tempo partecipiamo a un cambiamento senza pari nella situazione Umano-Terra. Il pianeta che ha governato se stesso direttamente nei passati millenni ora determina grandemente il suo futuro attraverso la decisione umana.” Thomas Berry, CP
Negli ultimi 70 anni, gli Umani hanno sperimentato un improvviso cambiamento nella propria presenza sul pianeta. Popolazione umana. Tecnologia umana. Abitudini umane di consumo. Gli Umani sono diventati un nuovo tipo di forza. Nessun’altra specie è stata capace di alterare l’aspetto biologico, chimico e fisico del pianeta come noi. Il grado e la misura dell’impatto degli Umani è differente in rapporto a come era solo 100 anni fa. 1_POPOLAZIONE UMANA 1800-meno di un miliardo. 1900-1.6 miliardi. 2011-7 miliardi. Quanto è 7 miliardi? Prenderebbe 200 anni contare fino a 7 miliardi. 7 miliardi di passi vi farebbero fare il giro del globo 133 volte. Nel 1800, la popolazione mondiale era 1 miliardo. All’incirca ogni 5 secondi nascono 5 persone; 2 persone muoiono. Quasi ovunque gli Umani vivono più a lungo. Nel 2010, la persona media viveva 69 anni. Nel 1960, la persona media viveva 53 anni. Tutti questi Umani mettono pressione al pianeta. Vogliono cibo, legname e mattoni per le case, energia, acqua, computers, tagliaerba, auto, cucchiai, bastoncini per il cibo e oggettini (gadgets).
Chad, Cameron, Niger, Nigeria. Si è ritirato del 90% dal 1960 a causa della riduzione delle piogge, della costruzione di dighe lungo i suoi affluenti (per produrre elettricità), e dell’aumento dell’irrigazione. 2_TECNOLOGIA UMANA Stiamo alterando il mondo con la nostra abilità tecnologica. Ogni specie altera il suo ambiente. Ma la tecnologia umana ha amplificato l’impatto umano sul mondo naturale. 12,000 anni fa si è sviluppata l’agricoltura ed è cominciato l’addomesticamento di piante e animali. 5, 000 anni fa in Egitto furono costruiti sistemi d’irrigazione. Negli ultimi 100 anni gli Umani sono diventati una presenza di alterazione planetaria. Rimozione della cima dei monti. Si è sviluppata negli anni 1980. 470 montagne sono state spianate Distrugge il suolo in cima, le foreste, l’habitat degli animali selvaggi, l’inizio dei corsi d’acqua. Costruzione di dighe sui fiumi Rilascio di sostanze chimiche nell’atmosfera Alterazione dei corsi d’acqua del pianeta (dati di Norton’s History of Chemistry[Storia della chimica di Norton]). Gli oceani sono cambiati in modo definitivo e non saranno più gli stessi. Nel 1940, 500,000 tonnellate di sostanze chimiche industriali sono state diffuse nel pianeta. Nel 2000, 200,000,000 di tonnellate sono state diffuse nel pianeta. Nel Golfo del Messico c’è una zona morta grande come il Massachusett, dove nessuna forma maggiore di vita sopravvive. La causa sono il nitrogeno e i fosfati usati nella tecnologia industriale agricola presenti nei corsi d’acqua a monte. 3_CONSUMO UMANO Estrazione di risorse. Produzione industriale. Smaltimento dei rifiuti.
Cibo – Per soddisfare la nostra crescente domanda di consumo di carne, il 30% del suolo sulla superficie della Terra è ora usato per animali da pascolo. Il 18% dei gas-serra (causa del cambiamento del clima globale) proviene dal metano rilasciato dalle mucche.
Gli Umani hanno un vorace appetito di consumare le risorse del pianeta. Il secolo 20° ha visto un cambiamento da una economia organica sempre rinnovantesi a una economia estrattiva basata sul petrolio. Una economia estrattiva è una economia terminale.
Acqua – Il Lago Chad, un tempo uno dei più grandi laghi africani di acqua dolce, fornisce acqua a circa 30 milioni di persone in
Economia basata sul petrolio. Nel 1848, il primo pozzo di petrolio veniva perforato in Russia. Nel 1859, il primo pozzo di petrolio
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 91
THOMAS BERRY: LA STORIA DELLA TERRA E IL GRANDE LAVORO
veniva perforato negli U.S.A in Pennsylvania. Siamo ora così condizionati dalla nostra dipendenza dal petrolio e dai suoi vantaggi che possiamo difficilmente immaginare la vita senza di essi. Il petrolio è la base dei nostri sistemi di cibo, del sistema dei trasporti(auto, aerei),energia, vestiti(fibre artificiali), plastica (giocattoli, utensili da cucina, mobilio), procedure mediche, contenitori, IPhone, e l’onnipresente sacchetto in plastica. Costruzione di Case. Nel 1950, la grandezza media di una casa nuova negli U.S.A era di 980 sq feet (298 m2). Nel 1970, la grandezza media di una casa nuova negli U.S.A era di 1500 sq feet (457 m2). Nel 2010, la grandezza media di una casa nuova negli U.S.A era di 2480 square feet (755 m2). Impatto globale. Se la bio-massa della Terra fosse divisa equamente tra i 7 miliardi di esseri umani, ogni persona avrebbe diritto a 1.8 ettari (4.5 acri). E’ possibile calcolare l’impatto ecologico di una famiglia, di una società o di una nazione. I Dati si ottengono da www.globalfootprint.org. Smaltimento dei rifiuti. Nell’ Oceano Pacifico c’è un’isola di rifiuti della dimensione dello Stato del Texas. Estinzione di Specie. Ogni anno perdiamo pianeti e animali in numero crescente. La perdita di specie è una esperienza profonda. Una volta che una specie è sparita, è sparita per sempre. Nessuna generazione precedente ha mai avuto a che fare con questa esperienza. Tommaso d’Aquino domandò: Perché ci sono così tante cose differenti nell’Universo? La sua risposta: “Perché il Divino non poté fare la sua immagine in ogni essere, creò una grande diversità di cose in modo che quello che mancava in uno potesse essere fornito dagli altri e l’intero Universo insieme avrebbe partecipato al Divino e manifestato il Divino più di ogni singolo essere.”
I maggiori progressi del Cenozoico ebbero luogo interamente senza alcun intervento umano. Nel futuro, l’Umano avrà un’influenza globale quasi su ogni cosa che capita. “Mentre l’Umano non può creare un filo d’erba, probabilmente non ci sarà un filo d’erba a meno che sia accettato, protetto e curato dall’Umano. Il nostro potere positivo di creatività nei sistemi di vita naturale è minimo, mentre il nostro potere negativo è immenso.” Thomas Berry, CP Sequenza dello sviluppo della vita Storia dell’Universo. 13.7 miliardi di anni. L’Universo è l’unica realtà auto-referenziale nel mondo fenomenico. E’ l’unico testo senza contesto. Ogni altra cosa deve essere nel contesto dell’Universo. Storia della Terra, 4.5 miliardi di anni. Storia della Vita, 3.9 miliardi di anni Era Precambriana, fece finire 542 forme di vita semplice. Era Cambriana, fece finire 443 forme di vita complessa. Era delle creature marine. Era Mesozoica, ne fece finire 65 – era dei rettili. Era Cenozoica, era dei mammiferi. Periodi delle maggiori estinzioni di Massa 542 (N.d.T.: milioni?) anni fa. Più della metà di tutte le specie marine e terrestri furono estinte, apparentemente come risultato del cambiamento climatico. La Terra necessita di 25 milioni di anni per recuperare la sua biodiversità, e molta con nuove creature. 354(milioni?) anni fa. La seconda grande estinzione fu dovuta probabilmente al cambiamento di massa terrestre che creò un mutamento climatico. Il 70% delle specie scompare. Ci vogliono 30 milioni di anni perché la Terra recuperi.
FINE DELL’ERA CENOZOICA
250 (milioni?)anni fa. Avvenne la terza e più grande estinzione alla fine del Permiano. E’ stato stimato che il 90% di tutte le specie marine furono perse e più del 75% di tutti gli animali terrestri si estinsero. La causa probabile è l’attività vulcanica che causa un cambiamento climatico.
“Non stiamo solo entrando in un altro periodo storico o cambiamento culturale. Ma più specificamente, stiamo finendo gli ultimi 65 milioni di anni di sviluppo della vita ” Thomas Berry, CP
206 (milioni?)anni fa. Cambiamento climatico– in particolare un aumento delle precipitazioni piovose – di nuovo sembra essere stata una causa importante. Circa la metà di tutte le specie sono perse, aprendo oppor-
tunità per l’emergere di specie relativamente nuove mentre i dinosauri valutano crescenti dimensioni di grandezza e velocità.
delle nubi di giorno e delle stelle di notte, ci impoveriamo di tutto quello che ci fa Umani.” Thomas Berry, CP
65 (milioni?)anni fa. L’evento prende metà delle specie, inclusi i dinosauri che si estinguono, aprendo nuove possibilità creative per i nostri antenati, i mammiferi. Si sospetta che la causa sia un meteorite gigante che si scontra con la Terra, sconvolgendo grandemente l’ecosistema della Terra. Ci vogliono 30 milioni di anni perché la biodiversità della Terra recuperi.
L’ERA ECOZOICA
Oggi. Sta avvenendo attualmente la sesta estinzione mentre la Terra perde specie al ritmo di 20,000 all’anno. Le cause: i rifiuti che distruggono gli habitats naturali; l’inquinamento dell’aria da parte dell’industria e del trasporto; le aree sovrappopolate si espandono e distruggono l’habitat; l’industria del legname distrugge le foreste; l’introduzione di quantità massicce di sostanze chimiche che modificano le funzioni biologiche. L’ERA TECHNOZOICA Caratteristiche dell’Era Technozoica: Una disconnessione radicale tra il mondo umano e quello naturale. Il saccheggio delle risorse limitate della Terra. Lo sconvolgimento dei sistemi basilari di vita del pianeta. La sovrapposizione di modelli meccanicisti a un sistema vivente. Il mondo esteriore e quello interiore nell’Umano sono interconnessi. “Quello che accade al mondo esteriore accade al mondo interiore. Se il mondo esteriore è diminuito nella sua grandeur allora la vita emotiva, immaginativa, intellettuale e spirituale dell’Umano è diminuita o estinta.” Thomas Berry, CP Noi abbiamo uno stupendo senso del Divino perché viviamo in un mondo così splendido. “Se vivessimo sulla luna, il nostro senso del Divino sarebbe noioso come il paesaggio lunare.” Thomas Berry, CP La nostra ricerca di un mondo fantastico sta creando un mondo-spazzatura. “Senza gli uccelli svolazzanti, le grandi foreste, i suoni e i colori degli insetti, i corsi d’acqua che scorrono liberamente, i campi fioriti, la vista
“Il singolo interrogativo più grande è: in che misura questo contesto tecnologico-industriale-commerciale di funzionamento umano può essere reso compatibile con il funzionamento integrale degli altri sistemi di vita del pianeta? Siamo riluttanti a pensare che le nostre attività siano direttamente incompatibili con il funzionamento integrale dei vari componenti dei sistemi del pianeta. Non è semplicemente questione di cambiare su scala minore i nostri modi di agire riciclando (il che presuppone un ciclo che è devastante nella sua forma originale), diminuendo l’inquinamento, riducendo il nostro consumo di energia, limitando il nostro uso dell’auto, o con progetti meno numerosi di sviluppo. I nostri sforzi saranno vani se il nostro scopo è di rendere accettabile l’attuale sistema industriale. Questi passi devono essere intrapresi, ma secondo la mia definizione dell’Era Ecozoica deve esserci di più: deve anche esserci una nuova era nelle relazioni Umani-Terra.” – Thomas Berry, CP A_CONDIZIONI PER ENTRARE NELL’ERA ECOZOICA L’Universo è una comunione di soggetti, non una collezione di oggetti. La patologia attuale è una relazione autistica degli Umani con il mondo naturale. E’ guarito nelle sue radici più profonde quanto velocemente percepiamo che l’intero Universo è composto di soggetti con cui essere in comunione, non primariamente di oggetti da sfruttare. 1_La Terra esiste, e può sopravvivere, solo nel suo funzionamento integrale. La Terra non può sopravvivere in frammenti non più di quanto ogni organismo possa sopravvivere in frammenti. Ma la Terra non è una uniformità globale. E’ una unità differenziata e deve essere sostenuta nella integrità e nelle interrelazioni dei suoi molti aspetti bioregionali. 2_La Terra è un dono di una volta sola. La Terra è soggetta a danno irreversibile nei maggiori modelli del suo funzionamento.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 93 3_La Terra è primaria e gli Umani sono derivati. L’attuale visione distorta è che gli Umani sono un fattore primario e la Terra e il suo funzionamento integrale solo un fattore secondario - da qui la patologia manifesta nelle nostre varie istituzioni umane. 4_La Terra un’unica comunità. Non c’è qualcosa come una comunità umana separata in qualsiasi modo dalla comunità della Terra. La comunità umana e il mondo naturale andranno nel futuro come una sola comunità integrale o ambedue sperimenteremo un disastro lungo il percorso. Il mondo naturale è la comunità sacra più estesa a cui apparteniamo. Essere estraniati da questa comunità è diventare privi di tutto quanto ci fa Umani.
gio; un linguaggio Ecozoico. Abbiamo bisogno di un linguaggio plurivalente, uno molto più ricco nei significati simbolici che il linguaggio aveva nelle sue più antiche forme quando gli Umani vivevano profondamente nel mondo naturale e nell’intero raggio dei fenomeni della Terra. Abbiamo bisogno di ridefinire parole come “progresso” e “profitto.”
DOVE ANDIAMO DA QUI? IL GRANDE LAVORO Cosa ci è chiesto perché diventiamo una benedizione per ogni vita? Come possiamo avanzare in un futuro praticabile e promettente? “La storia è governata da quei movimenti onnicomprensivi che danno forma e significato alla vita mettendo in relazione l’avventura umana con il più ampio destino dell’Universo. Creare un tale movimento potrebbe esser chiamata la grande opera di un popolo”. Thomas Berry, CP
[ “L’
UNIVERSO È COMPOSTO DA SOGGETTI CON I QUALI POSSIAMO ESSERE IN COMUNIONE”.
Danneggiare questa comunità è impoverire la nostra esistenza. 5_Dobbiamo capire la nuova cosmologia. La nostra più grande e unica necessità è accettare la Storia dell’Universo, come la conosciamo attraverso le prove empiriche, come la nostra Storia Sacra. La Storia dell’Universo è la nostra Storia. Non possiamo conoscere noi stessi in qualunque modo adeguatamente se non attraverso questo racconto della sequenza delle trasformazioni dell’Universo e del pianeta Terra attraverso la quale siamo venuti ad esistere. Potrebbe essere considerata come la Storia più splendida di tutte le Storie della Creazione. 6_Abbiamo bisogno di un nuovo linguag-
La presente situazione può esser descritta in tre frasi: 1_Nel 20° secolo, la gloria dell’umanità è diventata la desolazione della Terra. 2_La desolazione della Terra è diventata il destino dell’umanità. 3_Tutte le istituzioni, professioni, programmi e attività umane dovranno ora venir giudicate primariamente in base alla misura in cui inibiscono, ignorano o incrementano una relazione Uomo-Terra reciprocamente arricchente. La traiettoria della Grande Opera è nel portare avanti la transizione da un periodo di devastazione umana della Terra ad un periodo in cui gli uomini saranno presenti sul pianeta secondo una modalità che rechi un mutuo beneficio. Il nostro immediato ruolo nella Grande Opera è nel far muovere il progetto umano dallo sfruttamento devastante della Terra all’essere una presenza benigna. A. LA GRANDE OPERA. La Grande Opera consiste nel reinventare l’umano a livello della specie, con una riflessione critica, in un contesto di sviluppo temporale, dentro una comunità di sistemi
di vita, con i mezzi delle narrazione e di una esperienza di condivisione di un sogno. 1_Reinventare l’umano. Questo punto suggerisce che la crisi planetaria che stiamo affrontando sembra andare al di là della competenza offerta dalle attuali tradizioni culturali. Nessuna cultura al momento è sufficiente per il compito imminente. Ciò di cui c’è bisogno è qualcosa che va al di là delle tradizioni esistenti. L’aspetto più fondamentale dell’umanità è l’abilità di “dare forma a se stessi”. Alla luce della storia dell’universo, c’è bisogno di apprezzare in modo nuovo la nostra identità cosmocentrica. L’umanità ha portato un intero gruppo di sistemi di vita del pianeta ad una condizioni di impasse. La vitalità della Terra e la vitalità dell’umanità sono ora poste in questione. L’attuale difficoltà consiste nel fatto che noi ci immaginiamo l’universo semplicemente come una realtà fisica. Abbiamo perso la consapevolezza che l’universo sin dall’inizio è stato una realtà altrettanto psichico-spirituale che materiale-fisica. 2_A livello della specie. Questo progetto è al di là delle capacità di ogni nazione o aggregazione di nazioni. Deve essere un progetto planetario. L’intera specie umana è ad un impasse perché abbiamo condotto l’intero gruppo dei sistemi di vita del pianeta ad un impasse. Dobbiamo riconsiderare il come noi comprendiamo il nostro ruolo di esseri umani. Perché siamo qui? Quale è il ruolo della nostra specie? Nessuna cultura mai ha avuto ciò che noi sappiamo dalla scienza: le intuizioni e le nuove informazioni che ora abbiamo sulle origini e sulla natura del mondo in cui viviamo. Ognuna delle nostre maggiori istituzioni umane (economiche, politiche, legali, religiose ed educative) devono trovare delle nuove espressioni culturali. 4_Con riflessione critica. Il reinventare l’umano ha bisogno di esser compiuto con estrema competenza. Abbiamo bisogno di tutta la nostra conoscenza scientifica. Non possiamo abbandonare le nostre tecnologie. Tuttavia dobbiamo assicurarci che le nostre tecnologie sono coerenti con le tecnologie del mondo naturale. La nostra conoscenza ha bisogno di essere una risposta
creativa al mondo naturale piuttosto che un esercitare il dominio sul mondo naturale. La riflessione critica mantiene chiara la motivazione. Questo non è un ritorno donchisciottesco ad una originaria era precedente di innocenza o una attrazione romantica verso il mondo naturale. Nessuna di queste due motivazioni porterebbe mai all’urgenza di ciò di cui ci occupiamo. Il mondo naturale è violento e pericoloso allo stesso tempo che sereno e benigno. La nostra intimità con il mondo naturale non deve nasconderci il fatto che siamo costantemente impegnati in una lotta con le forze della natura. Questa lotta dona sostanza interiore al mondo vivente e produce l’emozione senza fine di trovarci dentro una grande avventura. 4_Dentro una comunità di Sistemi di Vita (Bio-sistemi). Siccome la Terra non viene compresa adeguatamente sia dalle nostre tradizioni spirituali che da quelle scientifiche, l’umano è diventato un’appendice o un intruso. Abbiamo trovato questa situazione di nostro gusto perché ci permette di evitare la problematica di una presenza integrale alla Terra. Quest’atteggiamento ci previene dal considerare la Terra come una unica società con relazioni etiche determinate primariamente dal benessere della comunità Terra totale. Gli umani devono imparare a considerare se stessi come parte della Grande storia: la storia delle galassie, la storia della terra, la storia della vita. 5_In un contesto di sviluppo temporale. Ora noi comprendiamo l’universo e il pianeta Terra non semplicemente come una sequenza che si rinnova continuamente di trasformazioni stagionali, ma come un processo emergente che attraversa una sequenza irreversibile di episodi di trasformazione, muovendosi in genere da una minore ad una maggiore complessità strutturale, da una minore ad una maggiore modalità di coscienza, da una minore ad una maggiore libertà. Questo movimento costituisce quelle che possono esser chiamate le dimensioni cosmologiche del programma che stiamo tracciando qui. La nostra percezione di chi siamo e di quale sia il nostro ruolo inizia laddove inizia l’universo. Con la formazione dell’universo non inizia soltanto la nostra formazione fisica, ma anche quella spirituale e culturale.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 95 6_Per mezzo della Narrazione di Storie. È tutta una questione di narrazione. Ci troviamo in difficoltà proprio ora perché non abbiamo una buona narrazione. Siamo in mezzo a storie. La vecchia storia, il racconto di come il mondo ha iniziato ad essere e di come noi ci inseriamo in esso, ha perso la sua efficacia. La storia dell’universo che conosciamo attraverso l’osservazione empirica è la risorsa più valida per stabilire un modo vitale di essere per la specie umana. Il viaggio dell’universo è il viaggio di ogni singolo essere dentro l’universo. È una storia eccitante e rivelatrice che ci offre la nostra identità e una guida. Questa nuova storia (una storia evolutiva coerente) è la nostra migliore speranza per rompere il modo moderno di vedere, materialista e riduzionista, che ha oggettificato la natura rendendola primariamente una risorsa ad uso dell’umanità. 7_Una esperienza di condivisione di un sogno. Abbiamo bisogno di guida. La nostra tendenza immediata è quella di cercare la guida nelle nostre tradizioni culturali. Ebbene, anche in questo caso, il nostro bisogno di esser guidati va al di là di ciò che le nostre tradizioni culturali sono in grado di darci. E’ necessario rivolgersi alla Terra come la sorgente da cui noi veniamo, e chieder la sua guida, dal momento che la Terra porta la struttura psichica così come la forma fisica di ogni essere vivente sul pianeta. Il nostro codice genetico determina non solo le nostre identità alla nascita; la sua guida continua anche in ogni cellula del nostro corpo… Abbiamo solo bisogno di ascoltare ciò che ci viene detto dalla reale struttura e funzionamento del nostro essere. L’essere umano è meno un essere sulla terra o nell’universo che una dimensione della Terra e, in realtà, dell’universo stesso … Alla fin fine la nostra guida in ogni questione significativa emerge da questa sorgente comprensiva. Come in una grande opera d’arte, attribuiamo la sua grandezza alle capacità immaginative dell’artista. Soltanto per il potere dell’immaginazione ogni grande opera creativa prende forma. Dal momento che l’immaginazione funziona in modo molto più libero nel sognare, tendiamo ad associare la creatività con una esperienza di sogno. In questo contesto potremmo dire: Al principio ci fu un sogno.
Attraverso il sogno tutte le cose furono fatte, e senza il sogno nulla è stato fatto di ciò che è stato fatto. Dobbiamo però anche riconoscere che poche cose son tanto distruttive quanto un sogno o un’estasi che abbia perso l’integrità del proprio significato e sia entrato dentro una manifestazione esagerata o distruttiva. Il “sogno” del mondo moderno ha prodotto la distruzione che sta avvenendo ora nell’estasi della civiltà industriale. Tale estasi deve esser considerata come una profonda patologia culturale. Può esser affrontata solo con una visione creativa che sia capace di far nascere una espressione nuova e più integrale dell’intero processo planetario. ORIENTAMENTO PER LA GRANDE OPERA “Lo stato d’animo basilare del futuro potrebbe benissimo essere quello di una certa fiducia nella continua rivelazione che avviene dentro e attraverso la Terra. Se le dinamiche dell’Universo sin dal principio hanno dato forma al corso dei cieli, anno acceso di luce il Sole e formato la Terra; se lo stesso dinamismo ha fatto nascere i continenti e i mari e l’atmosfera; se ha risvegliato la vita nella cellula primordiale e ha fatto in modo che queste cellule formasse un innumerevole varietà di esseri viventi, e se infine ha portato noi all’esistenza e ci ha guidato al sicuro attraverso secoli turbolenti, c’è ragione di credere che questo stesso processo guida è precisamente ciò che ha risvegliato in noi l’attuale comprensione che abbiamo di noi stessi e della nostra relazione con questo stupendo processo. Sensibilizzati verso una tale guida dalla reale struttura e funzionamento dell’Universo, possiamo confidare in un futuro che già attende l’avventura umana”. Thomas Berry cp. UNA SPIRITUALITÀ DELLA TERRA “La Spiritualità della Terra si riferisce ad una qualità della Terra stessa, non ad una spiritualità umana che faccia un speciale riferimento al pianeta Terra. La terra è il principio materno da cui tutti noi siamo nati e da cui noi deriviamo tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo. Per dirlo in modo semplici, noi siamo Terranei. La Terra è la nostra origine, il nostro nutrimento, la nostra educatrice,
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 97 la nostra guaritrice, il nostro compimento. L’umanità e la Terra son totalmente implicati l’uno nell’altra. Se non c’è una spiritualità nella Terra, allora non c’è alcuna spiritualità in noi stessi”. “La Terra è una comunione di soggetti, non una collezione di oggetti”. La soggettività è in ogni creatura ed ecosistema così come nel pianeta nella sua interezza. Questa soggettività è la dimensione numinosa della Terra che evoca stupore e meraviglia. Teilhard de Chardin osservò che l’Universo dal suo principio ha avuto una componente fisica e una psichica: materia e spirito si stanno evolvendo insieme nell’arco del tempo. Da questa prospettica, la coscienza umana e la spiritualità non sono una aggiunta, ma piuttosto sono in continuità con l’Universo che si sviluppa. Gli esseri umani sono spirituali perché la Terra è spirituale. Ciò che rende gli esseri umani unici non è il fatto che gli umani son spirituali e altre creature terresti non lo sono. Ciò che rende gli umani unici è la loro abilità di celebrare la spiritualità della Terra nella modalità speciale della auto-riflessione cosciente. Non riconoscere la dimensione spirituale della Terra rivela una mancanza radicale di percezione spirituale da parte nostra, non una mancanza di spirito dentro la Terra. Valori morali cristiani per l’Era Ecozoica. Riverenza: una creazione è la prima rivelazione di Dio. Rispetto: per la vita in tutte le sue espressioni. Abbiamo sviluppato una dottrina morale che si preoccupa del suicidio, dell’omicidio e del genocidio, ma non abbiamo sviluppato una dottrina efficace che si preoccupi del biocidio (dell’uccisione dei sistemi vitali della Terra) o del genocidio (uccisione della Terra stessa). Astinenza: dall’eccedere nei consumi. Ridistribuzione: giustizia ed equità. Responsabilità: Dio ha dato all’uomo l’autorità (=dominion, citazione inglese di Genesi N.d.T.), non la supremazia (=domination, nel senso di dominio dispotico, N.d.T.). (* notare che in inglese si tratta di 5 parole che iniziano tutte con la lettera “R”: Reverence, Respect, Restraint, Redistribution; Responsability; ma nelle tra-
duzioni questo effetto mnemonico per forza di cose si perde.)
“POTRÀ ESISTERE IL FUTURO SOLO SE COMPRENDEREMO CHE L’UNIVERSO È
COMPOSTO DA SOGGETTI CON CUI ESSERE IN COMUNIONE E NON DA OGGETTI DA SFRUTTARE”. THOMAS BERRY, CP
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 99 Nei progetti di Educazione, si lavora per mezzo del racconto, del teatro e dei laboratori, cominciando dai più piccoli (educazione infantile) e finendo al liceo.
ADECO(AMICIZIA, SVILUPPO E COOPERAZIONE) ESPERIENZA PASSIONISTA 1 MILA DOMINGUEZ E JULIO RIVERA Responsabili dei Progetti
I DIFFERENTI UFFICI DI ADECO IN SPAGNA (ADECO= AMISTAD, DESARROLLO Y COOPERACIÓN, SECONDO L’ACRONIMO SPAGNOLO) LAVORANO IN DIVERSE REGIONI. ABBIAMO CREATO LA FEDERAZIONE ADECO FORMATA DA: ARAGONA, ASTURIE, CANTABRIA, CATALOGNA, PAESE BASCO, NAVARRA, RIOJA, VALENCIA, MADRID (IN COSTRUZIONE) Adeco Paese basco e Adeco Aragona sono più impegnate nella preparazione dei progetti di sviluppo e nella sensibilizzazione della nostra società. Questi progetti si fanno in collaborazione con altri partner nei paesi in via di sviluppo. Si cerca di riuscire in una trasformazione delle persone che sono beneficiarie dei progetti. Esse lavorano in settori molto differenti: salute, adolescenza, enpowerment delle donne, pacificazione, ecc…, cercando sempre che le persone beneficiarie siano sempre parte attiva, dal diagnostico fino alla valutazione. Adeco Paese basco e Adeco Aragona lavorano nei seguenti paesi: El Salvador, Panama, Repubblica Dominicana, Perù, Puerto Rico, Cuba, Messico, Bolivia, ecc...
I progetti di Educazione si svolgono anche nelle parrocchie e nei posti di educazione non formale. Attraverso momenti di svago e divertimento, si cerca di consolidare una cultura pacifica, equa e di consumo solidale. Egualmente si cerca di lavorare per raggiungere una certa incidenza a livello sia politico che sociale, partecipando a dibattiti, programmi di radio, reti sociali, Facebook, twitter, blog, web... mantenendo un dialogo con le differenti forze politiche e con le istituzioni, con le quali si lavora. Questo lavoro non si realizza in maniera individuale, bensì con le due coordinatrici di ONGD del Paese Basco e dell’Aragona. ADECO Aragona sostiene anche un negozio di Commercio equo che apre le sue porte tutti i fine settimana e con l’aiuto del volontariato cerca di avvicinare alla società, (fiere, scuole, etc...) un’altra forma di consumo più etico e solidale. Negli uffici di ADECO Valencia si lavora con il volontariato e i collaboratori che vanno negli altri paesi. Il suo lavoro è di formazione e di appoggio. In ADECO Catalogna (sede di recente formazione) si stanno lavorando iniziative locali di appoggio a popolazioni marginali che vivono in situazione di estrema povertà a Barcellona. In ADECO Asturias si mantiene durante gli anni l’appoggio alla settimana solidale in Mieres, dove insieme al Comune ed altre organizzazioni si vuole fare arrivare alla società un altro punto di vista di solidarietà. Tutti insieme formiamo la Federazione ADECO, un nuovo modo di unire forze, per vivere la solidarietà in gruppo, aumentando la convinzione che vivere insieme e condividendo lo spirito Passionista è un’altra forma di costruire un mondo migliore. I venticinque anni di vita di ADECO con più
di 200 progetti, sono stati anni di voglia di fare, di lavoro e di successi e soprattutto l’impegno a portare ogni giorno un granellino di sabbia per fare domani una montagna di giustizia sociale.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 101
GIUSTIZIA, PACE E INTEGRITÀ DEL CREATO IN ARGENTINA ESPERIENZA PASSIONISTA 2 CARLOS SARACINI
Superiore Provinciale
CONDIVIDIAMO TRE ESPERIENZE CHE STIAMO INCORAGGIANDO NELLA PROVINCIA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE: I PASSIONISTI E IL MICRO CREDITO SGABELLI PER SEDERSI, SGABELLI PER ALZARSI Da parte dell’equipe di “sgabelli”. Gli sgabelli sono un progetto per il quale i microimprenditori, in situazione di vulnerabilità sociale, hanno accesso a micro crediti e formazione professionale per le proprie iniziative di lavoro. Sono anche uno spazio in cui i legami di integrazione comunitari sono costruiti per affrontare insieme i problemi personali e di quartiere. Nel 2011, un equipe di lavoro della parrocchia Santa Cruz – Buenos Aires -, dove si trovano i religiosi passionisti, ha iniziato l’esperienza degli sgabelli a Campana (70 km a nord della capitale argentina). Lì viveva un passionista, Bernardo Hughes (adesso si trova a Ingeniero Juarez – nord Argentina, dove vi sono le suore passioniste). Nel 2013 abbiamo ripetuto l’esperienza a Santa Cruz e nel 2014 nel sobborgo di Buenos Ai-
res di Boulogne, un altro luogo dove sono presenti i passionisti. Nel 2013 abbiamo avviato tre sgabelli di micro crediti, formazione professionale e organizzazione comunitaria a Campana e nel 2014 siamo arrivati a 13 nei tre territori. Nel 2013, 21 imprenditori hanno ricevuto dei prestiti e una formazione per avviare o migliorare il proprio lavoro a Campana. Al momento sono 120 nei tre territori. Hanno avviato chioschi nelle proprie case, servizi per tagliare il prato, vendita di abbigliamento e preparazione di sandwiches alla milanese. 1_Potrei incrementare il business, 2_Posso comprare di più, 3_Mi è stato di aiuto per mantenere la mia impresa, 4_È un’altra entrata per la mia famiglia, 5_Mi aiuta a lavorare, 6_Ho potuto vendere i prodotti ai miei vicini di casa, 7_Ho potuto iniziare una microimpresa… Sono alcuni dei commenti che abbiamo ricevuto in una recente valutazione del progetto che abbiamo fatto a Campana. Per quanto riguarda gli sgabelli, coloro che approvano o negano la concessione dei crediti ai propri compagni sono dai 5 ai 10 membri del gruppo stesso e sono sempre loro che fanno da garanti in caso di non pagamento da parte di coloro che ricevono il micro credito. I partecipanti non solo ricevono prestiti, ma sono anche padroni degli sgabelli e del capitale ad essi destinato. Questo è uno dei motivi del senso di appartenenza e impegno degli imprenditori con il gruppo. Dei 267 finanziamenti concessi nei tre territori per un totale di 209.700 pesos ($ 24.670), solo in 13 casi si è dovuto eseguire una garanzia in solido, il 4,8% del totale. I gruppi hanno corsi di formazione settimanali o quindicinali. “Scambio idee nella riunione”, “ho nuovi fornitori”, “grazie allo sgabello ho imparato a gestire la mia attività”, “mi fa sentire capace a gestire la mia attività”, “mi sento accompagnato”, “aiutiamo gli altri imprenditori”, “mi serve per non sentirmi sola”, “imparo a riconoscere i costi e a porre i prezzi”; così hanno commentato gli imprenditori a Campana, che abbiamo
visitato e seguito nella loro gestione e nelle difficoltà. Lo sgabello non è solo un banco che presta soldi, ma anche un luogo per imparare, condividere e organizzarsi comunitariamente. Nei gruppi si comincia a tessere legami tra i membri dello stesso quartiere, come a Campana e Boulogne, o di diverse terre, come a Santa Cruz. Sono luoghi di risonanza di problemi personali: dalle malattie alla violenza domestica e all’abuso sessuale, e ai conflitti comunitari. Nel 2014, su iniziativa degli imprenditori di Campana, abbiamo raccolto più di 400 firme dei vicini del quartiere san Gaetano per reclamare all’intendente per la sicurezza la mancanza di luce, problemi con le fognature e autobus, conflitti per la proprietà della terra, le insufficienti raccolte di rifiuti, il servizio elettrico e l’attenzione sanitaria. Senza l’appoggio spirituale ed economico della famiglia Passionista e in particolare la Manzana Santa Cruz e le suore Passioniste non sarebbe stato possibile, nel 2014, lo sviluppo del progetto “sgabelli”. Tantomeno, senza l’appoggio dell’associazione civile “Puertas abiertas al trabajo solidario”, né senza il contributo economico dell’associazione spagnola Achalay, le banche argentine di Valores e Galicia, il produttore di cemento svizzero Holcim e donatori particolari. Nel 2015 continuerà la collaborazione con i passionisti, le suore, l’associazione “Puertas abiertas”. Riceveremo anche donazioni dall’ambasciata norvegese in Argentina, Holcim, la compagnia petrolifera brasiliana Petrobras e la società francese Air Liquide. Il progetto non sarebbe possibile senza un coordinamento con gli enti statali, come asili, scuole, centri di salute e di integrazione comunitaria. Equipe: Valeria, Inés, Alejandro, Lucila, María Isabel e Carmen Gloria. I PASSIONISTI E I DIRITTI UMANI LE MADRI DI PLAZA DE MAYO Una delle esperienze vissute nella Provincia dell’Immacolata durante l’ultima dittatura militare (1976-1983) è stata quella di essere rifugio e ventre delle Madri di Plaza de Mayo. Nel 2009 abbiamo girato un film: “Santa Cruz, rifugio di resistenza”, dove ab-
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 103
Horacio Elbert
Gabriel Horane
Remo Berardo
Raquel Bulit
Julio Fondovilla
Alice Domon
Patricia Oviedo
Esther Careaga
Mary Bianco
Azucena De Vicenti
Leoni Duquet
Angela Audad
biamo raccontato la nostra storia. L’8 dicembre 1977 furono arrestate 12 persone della nostra parrocchia di Santa Cruz a Buenos Aires che cercavano i loro cari scomparsi: le tre fondatrici di Madre di Plaza de Mayo, Esther Careaga, Mary Ponce de Bianco y Azucena Villaflor de De Vicenti, due monache francesi Alice Dumon y Leonie Duquet e altre sette giovani. Si riunivano in parrocchia e si organizzavano per cercare i loro cari. Delle 12, cinque corpi sono ricomparsi dopo essere stati buttati in mare e sotterrati in tombe anonime per 28 anni. Nel luglio 2005, sono stati trovati cinque corpi: Azucena, Esther, Mary, Leonie e Angela… Oggi sono sepolti nel giardino della Chiesa di Santa Cruz. All’indirizzo pelicula-
santacruz.blogspot.com.ar si può trovare il film e vedere come abbiamo vissuto la spiritualità passionista con queste sorelle crocifisse durante la dittatura militare. I PASSIONISTI E I POPOLI INDIGENI Siamo da circa 40 anni nel nord dell’Argentina, nella Provincia di Formosa, dove accompagniamo i popolo indigeni Wichi, Qom e Pilagá. Abbiamo fatto molta strada. Negli ultimi tempi, nel popolo Qom, è emersa la figura di un leader, Félix Diaz, che sta unendo varie forze per una lotta che dura da secoli. Noi Passionisti lo stiamo sostenendo in questo proposito. Il 24 giugno 2013 è stato ricevuto, insieme alla sua sposa Amanda e a padre Francisco Nazar, da Papa Francesco. Insieme ad Adolfo Pérez Esquivel ab-
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 105 biamo unito gli sforzi perché fosse ricevuto, al fine di rendere più visibile questa situazione di ingiustizia. Abbiamo avuto l’onore di alloggiarli presso la nostra Casa dei ss. Giovanni e Paolo. Oggi continuiamo ad accompagnarli. Di seguito il comunicato (“Ci uccidono tutti i giorni”) che si sta diffondendo nell’accampamento formatosi nel centro di Buenos Aires. I Qom dicono: ci uccidono tutti i giorni… e così viene la notte.
La fine immediata della persecuzione dei Qom e di altre comunità di popoli indigeni in tutto il territorio nazionale. La cessazione immediata del saccheggio dei nostri territori. La dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria e abitativa del nostro territorio. Il giudizio e la punizione per i responsabili ideologici ed effettivi delle decine di omicidi - tra i morti Roberto López -, e vittime
Dal sabato 14 febbraio 2015 i fratelli della comunità del popolo Qom sono accampati nella Av. 9 de Julio e Av. De Mayo. La nostra causa è messa continuamente a tacere dai media che sono nelle mani del governo nazionale e, nello stesso tempo, non abbiamo raggiunto una copertura significativa nei media che sono all’opposizione. Il fatto è che, dopo aver vissuto per secoli in una parte di quello che oggi è il territorio argentino, siamo messi con le spalle al muro da una politica di espulsione di massa dalle nostre case. Questa politica ha come obiettivo la distruzione della popolazione indigena, attraverso alcune azioni: abbandono, persecuzione e omicidi. Chiediamo pertanto a tutti voi che abitate il paese e che non sapete ancora nulla, di prendere coscienza di quanto sta succedendo e di aiutarci a resistere di fronte a tale violenza che sta eliminando la nostra comunità. Nella provincia di Formosa, il governatore Gildo Insfran agisce contro di noi impunemente, sapendo che il governo di Cristina sarà complice dei misfatti criminali che si stanno attuando contro le nostre famiglie. La cinica politica ufficiale da un lato ha creato la CNA (Istituto Nazionale per gli Affari Indigeni), tuttavia, non solo non sono state ascoltate le nostre richieste e proposte, detto Istituto travisa sistematicamente le sue funzioni: distribuisce vantaggi personali per dividere e mettere gli uni contro gli altri i fratelli della comunità. Noi pretendiamo:
[I
L PAPA RICEVE IL PREMIO NOBEL PER LA UN LEADER DALLA ETNIA QOM.
PACE E A FELIX DIAZ
dei violenti attacchi di bande in uniforme e civili, al servizio degli interessi dei proprietari terrieri, i quali organizzano il nostro sterminio insieme a Insfran, con la complicità di Cristina.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 107 la finalità di raccogliere fondi, ma sono soprattutto campagne tese a promuovere la trasformazione sociale in vista di una società giusta e solidaria.
GIUSTIZIA, PACE E INTEGRITÀ DEL CREATO IN BRASILE ESPERIENZA PASSIONISTA 3 GABRIELE CIPRIANI C.P.
Segretario esecutivo del MEB
FIN DALL’ANNO 2000, COME CONSIGLIERE DELLA “CONFERÊNCIA NACIONAL DOS BISPOS DO BRASIL – CNBB” E PIÙ TARDI
COME SEGRETARIO ESECUTIVO AGGIUNTO DEL
“CONSELHO NACIONAL DE IGREJAS CRISTÃS DO BRASIL – CONIC”. Ebbi l’opportunità di far parte della Commissione Nazionale di Coordinazione delle Campagne della Fraternità promosse congiuntamente dalle Chiese membri del CONIC. In seguito ho lavorato come presidente e come segretario nell’organizzazione chiamata “Centro di Consulta e Appoggio a Iniziative Sociali – CAIS”. Attualmente lavoro come segretario esecutivo del “Movimento de Educação de Base – MEB”, organismo vincolato alla CNBB. Oltre a questi servizi ho sempre partecipato del servizio pastorale nelle parrocchie. LE CAMPAGNE DELLA FRATERNITÀ ECUMENICHE La Chiesa Cattolica in Brasile, dal 1964, organizza annualmente campagne nazionali chiamate “Campagne della Fraternità”. Sono campagne che non hanno soltanto
Nell’anno 2000, inizio del nuovo millennio e nel contesto del grande Giubileo, fu realizzata la prima Campagna della Fraternità promossa congiuntamente dalle Chiese Cristiane membri del Consiglio Nazionale di Chiese Cristiane del Brasile (CONIC). La Campagna della Fraternità Ecumenica dell’anno 2000 ebbe come tema “Dignità Umana e Pace” e come motto “Nuovo Millennio senza Esclusioni”. Si volle manifestare in queste espressioni il desiderio di giorni migliori nei quali la dignità degli esseri umani sia realmente difesa e rispettata come un diritto inalienabile. Il tema della dignità umana e della pace fu particolarmente appropriato per unire le chiese in azioni comuni a favore delle persone la cui dignità risulta ferita nei meandri oscuri della vita, alla luce del sole e dietro le quinte della politica. La seconda Campagna della Fraternità Ecumenica fu realizzata nel 2005 col tema “Solidarietà e Pace” e il motto “Felici le persone che promuovono la pace”. L’obiettivo fu di contribuire a superare la violenza in Brasile, non per mezzo della repressione poliziesca, ma organizzando gruppi di mediatori di conflitti e di operatori di pace capaci di opporsi alla logica e alle pratiche della violenza, tanto diretta quanto strutturale, e a qualunque forma di esclusione e intolleranza. La terza CF Ecumenica, nel 2010, si occupò più direttamente con questioni economiche che causano ingiustizie, disuguaglianza sociale e conflitti. Il tema della CF fu “Economia e vita” e il motto “Voi non potete servire a Dio e al denaro” (Mt 6,24). Anche in questa campagna si mise in evidenza la preoccupazione per la pace sociale e la dignità della vita di tutte le persone, tanto presente nella Campagne precedenti. Non c’è pace quando gli interessi economici sacrificano le persone e creano disuguaglianze inaccettabili. Vivere la fede significa percepire questo. Chi si conforma con un sistema economico che marginalizza e provoca disperazione per tante persone,
di fatto sta lontano dalla fratellanza cristiana e umana. E’ fondamentale correggere l’attuale sistema che governa le questioni economiche e finanziarie in un paese e nel mondo perché gli esseri umani e il loro diritto a vivere degnamente stia nel centro delle decisioni economiche. La prossima Campagna della Fraternità Ecumenica 2016 avrà come tema “Casa comune, nostra responsabilità” e come motto: “Scorra come acqua il diritto e la giustizia come un torrente perenne” (Amos 5,24). Sono unite qui due dimensioni fondamentali la preservazione della natura e la giustizia. E’ compito dei cristiani difendere e promuovere atteggiamenti e politiche responsabili che garantiscano l’integrità e il futuro della nostra casa comune, il nostro paese e il pianeta Terra. CENTRO DE ASSESSORIA E APOIO A INICIATIVAS SOCIAIS-CAIS Il “Centro di consulta e appoggio a Iniziative Sociali”, é centro che ha come obiettivo l’accompagnamento di progetti diocesani e altri progetti sociali sostenuti dalla Misereor della Germania. Dal 2007 al 2014, mi sono dedicato all’organizzazione di questo Centro, il cui presidente é attualmente il vescovo passionista Mons. Afonso Fioreze, vescovo di Luziania (GO). Esperti di pianificazione, monitoraggio e valutazione del CAIS accompagnano sistematicamente circa 50 progetti sociali finanziati dalla Misereor nelle regioni Nord e Nordest del Brasile, visitando le diocesi più distanti all’interno del paese. MOVIMENTO DE EDUCAÇÃO DE BASE-MEB Il Movimento di Educazione di Base é una organizzazione vincolata alla Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile – CNBB Fu fondato il 21 marzo Del 1961. Realizza azioni dirette di educazione popolare in diverse regioni del Nord e Nordest del Brasile dove gli indicatori sociali rivelano situazioni di estrema povertà. La missione del MEB, definita nel suo statuto è: “Contribuire alla promozione integrale e umana di giovani e adulti, per mezzo di programmi di educazione popolare nella
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 109 perspettiva della formazione ai diritti sociali, procurando tracciare i percorsi della superazione dell’esclusione sociale”. Le azioni di mobilizzazione sociale, di alfabetizzazione di persone giovani e adulte e di formazione all’accesso ai diritti sociali sono responsabilità di gruppi regionali in ciascuna unità della Federazione nella quale il MEB é presente La coordinazione pedagogica, la pianificazione, il controllo amministrativo e la valutazione dei risultati delle attività sono monitorate da un gruppo nazionale che lavora nella sede di Brasilia. Attualmente il MEB esegue progetti di educazione di base e di sviluppo comunitario negli stati di Alagoas , Maranhão, Piauí, Rio Grande do Norte e São Paulo, favorendo un pubblico di 4.700 persone che abitano in accampamenti in condizioni di estrema povertà. Concludendo queste brevi informazioni, trascrivo le parole di Mons. José Vicente Távora, uno dei vescovi fondatori del Movimento di Educazione di Base insieme a Mons. Hélder Camara, “Questa mia ferma posizione di custode e annunziatore Del Vangelo, non mi dà diritto a essere omesso davanti alle ingiustizie sociali, così come non ammetto l’odio tra gli esseri umani e le classi sociali. Penso che tra i maggiori Beni che dobbiamo difendere ci sono la libertà e la persona umana, e dobbiamo farlo non con le parole, ma creando le condizioni perché questi Beni si affermino in una società organizzata e giusta”.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 111 Orientazione accompagnamento e prevenzione: Pastorale dei Bambini, Pastorale dalla Sobrietà, Pastorale Carceraria e Pastorale della Salute.
PROVINCIA DELL’ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE ESPERIENZA PASSIONISTA 4 ERALDO FURTADO
Promotore di JPIC
DALL’UNIONE DEI TRE VICARIATI, CELEBRATA L’ANNO SCORSO IL SIGNORE HA SUSCITATO LA PROVINCIA DELL’ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE DOPO UN PERCORSO DI PREGHIERA, RIFLESSIONE E INCAMMINAMENTI. I SOGNI, SFIDE E CONQUISTE SE UNISCONO PER UN PROGETTO PIÙ GRANDE: EVANGELIZZARE PARTENDO DALLA MEMORIA PASSIONIS. IN QUESTO PERIODO POSSIAMO OSSERVARE I LAVORI REALIZZATI DAI RELIGIOSI NEL CAMPO DALLA JPIC. SONO:
Parrocchie: Religiosi che lavorano direttamente nelle parrocchie accompagnano e incentivano i lavoratori di assistenza ai più poveri con distribuzione di cibo per mezzo delle Pastorali Sociali e movimenti della Chiesa. Assistenza con CIBI, medicine ed altre necessità: pastorale dalla misericordia/ Società San Vicenzo di Paolo/ Dispensario San Paolo dalla Croce: riscuotano e distribuiscono cesto di cibi, fanno catasto e accompagnano le famiglie fino a migliorare la loro situazione economica.
Sono tantissime azione in quest’ambito di cura con la vita che sarebbe difficile menzionare qui. Abbiamo fatto appena un relato delle principale che sono presente in quasi tutte le parrocchie dove la Congregazione attua in sintonia con ogni Chiesa Particolare. OPERE PASSIONISTE SAN PAOLO DELLA CROCE. Dentro dalla struttura della Provincia esiste un’ONG chiamata OPERE PASSIONISTE SAN PAOLO DELLA CROCE che è una entità filantropica senza fine lucrativo che guarda soltanto accogliere e promuovere bambini, adolescenti e la loro famiglia quando stanno in rischio sociale. Questi lavori vengono amministrati nei Stati dello Spirito Santo e Minas Gerais. È governato dai padri che formano l’amministrazione di questa entità e rispondono in confronto alla Legge ed al Stato Brasiliano. Però tutti i religiosi hanno una partecipazione. I lavori sono così distribuiti: Nello Stato dello Spirito Santo, abbiamo il PROGGETO DOM MAURO, a Ipaù, Vila Velha. Questo progetto esiste da più di 25 anni e negli ultimi anni ha ricevuto questo nome in omaggio al vescovo Passionista Dom José Mauro che è morto in un incidente di auto. Il progetto adesso attende 70 bambini e adolescenti tra 11 e 17 anni. Per stare in questo progetto loro devono essere immatricolati nella scuola. Il progetto offre anche officina di ballo, informatica, musica, sporte, etica e cittadinanza e taekwondo. Questo progetto sopravvive grazie all’economie che le Opere Passioniste riscuota con servizio volontario e con partnership con le aziende che aiutano nei pagamenti ai funzionari. Il lemma è: “Custodire la vita con amore”. Nello Stato di Minas Gerais, abbiamo il PROGETTO DI VITA, a Barbacena. Esiste da 17 anni ed è stato idealizzato dal padre Edmundo de Ciccio, che morì in un incidente automobilistico tre anni dopo l’inizio della costruzione. Il Progetto è stato impiantato
con l’intuito di attendere famiglie di bassa renda. Attualmente è composto per quattro blocchi e funziona tutta la giornata. Anche questo progetto sopravvive grazie all’economia che le Opere Passioniste riscuota con servizio volontario e partnership con le aziende che aiutano nei pagamenti ai funzionari. Così funziona il progetto: Asilo nido, attendendo. Dispensario: distribuzione di cibi e orientamenti alle famiglie di bassa renda. Progetto di vita. Progetto esterno: riscuota, promuove, incentiva ai volontari tra gli altri. Tutto questo significa una somma di 183 bambini e 200 adolescenti, e anche le loro famiglie e altre persone. SCUOLE Le Opere Passioniste amministra anche due scuole: una nella città di Cariacica – ES e altra a Belo Horizonte – MG, con circa di 1.600 studenti di classe media. Non solo offre una educazione di qualità, ma anche rappresentano un’importante campo di evangelizzazione e contribuisce significativamente alla manutenzione economica dei progetti sociali e anche con la struttura della Provincia.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 113 te con il suo entusiasmo e voglia di vivere; i giovani con i loro sogni e progetti.
GIOVANI NELLA MISSIONI IN BULGARIA (ESTATE 2014) ESPERIENZA PASSIONISTA 5 ANNA SANTARELLI Laica Volontaria
È STATO IL TRATTO DISTINTIVO DI QUESTA ESPERIENZA MISSIONARIA IN BULGARIA INIZIATA IL 3 AGOSTO E TERMINATA IL 18 AGOSTO 2014. UN GRUPPO DI GIOVANI E MENO GIOVANI, DOPO UN PERIODO DI
CONDIVISIONE E PREPARAZIONE CON I PADRI E LE SUORE PASSIONISTE DI S. GABRIELE, SI È MESSO IN “CAMMINO” VERSO QUESTA TERRA.
La passione di lasciarci ancora meravigliare, la passione di farci con-taminare, la passione di farci in-culturare, la passione di essere persone vive assieme ad altre persone vive, la passione di volere una vita piena e consapevole, la passione… ci ha disposti a rispondere SI all’azione di Dio. La donazione del e nel SI ha sempre una certa convenienza, la nostra, quella di aver fatto esperienza della gratuità dell’amore nel dare e ricevere. In questi diciotto giorni Dio ci ha amati sempre tramite qualcuno: l’anziano/a con la ricchezza della sua memoria; l’orfano/a con il suo bisogno speciale di amore; il disabile testimonianza concreta di quanto l’essere diversamente abili è un valore aggiunto per tutti noi cosi detti normali abili; l’adolescen-
I luoghi di missione sono stati Malchika, Svishtov, Ruse e Belene; qui abbiamo riso, cantato, giocato, ballato, condiviso, mangiato, parlato e pregato INSIEME. Ci siamo resi disponibili e accoglienti semplicemente con sguardi, abbracci e sorrisi. Abbiamo fatto esperienza viva e concreta di cosa significa essere “INVIATI” nel servire l’altro e nel farci prossimi all’altro senza aspettative, proiezioni e pre-giudizi. Con questo spirito di disponibilità abbiamo vissuto pienamente la dimensione del dono nel servizio, ognuno di noi ha abitato il proprio luogo teologico, dove è stato possibile tramite l’altro e con l’altro fare esperienza di un Cristo vivo e presente nella storia di ogni persona. La missione in terra bulgara è terminata, siamo tutti tornati alle nostre faccende quotidiane ma con qualcosa in più rispetto a quanto siamo partiti: la consapevolezza nel cuore che la missione non ha frontiere, non ha un luogo geografico particolare ma è tra di noi, è intorno a noi ovunque noi siamo.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 115
LAVORI PER JPIC A COLOMBIA ESPERIENZA PASSIONISTA 6 TARCISIO GAITÁN
Promotore di Giustizia e Pace.
I PASSIONISTI SONO PRESENTI IN COLOMBIA DA CIRCA 90 ANNI E SI TROVANO IN 6 LUOGHI DIFFERENTI DEL PAESE. IN ALCUNI DI
QUESTI SVOLGIAMO ATTIVITÀ CHE VOGLIAMO CONDIVIDERE CON I NOSTRI FRATELLI DELLA CONGREGAZIONE.
Colombia (dipartimento di Huila) è un comune situato tra due regioni ed ha una forte presenza delle FARC (forse armate rivoluzionarie della Colombia), che da 50 anni sono in contrasto con la stato colombiano ed oggi sono in dialogo per la pace a L’Avana (Cuba). Dal 2006 i passionisti guidano la parrocchia del centro. Il lavoro pastorale ci coinvolge come attori di pace in questo conflitto armato. Una delle azioni preventive è stata favorire l’educazione dei giovani di strada, mediante la Fondazione “Focolare di passaggio santa Gemma”. Si ospitano dai 20 a i 30 ragazzi che studiano presso il Collegio del comune. Il Focolare è stato fondato dalla Congregazione ed è diretto dagli stessi religiosi che sono in parrocchia. Si sta anche dirigendo un ospizio di proprietà del comune, dove alloggiano 15 anziani e sono assistiti in tutti i loro bisogni.
Il comune ha due parrocchie; da circa due anni il Vescovo ci ha chiesto di amministrare l’altra parrocchia, che è in una zona rurale. Stiamo accompagnando i contadini, mentre il governo centrale ha approvato lo studio per progetti minerari su larga scala. Tutto ciò comporterà gravi conseguenze per gli abitanti. SANTA GEMMA È una parrocchia di ceto medio, che comporta un grande lavoro dal punto di vista pastorale. Si trova a Medellin. Tra gli impegni, la Fondazione “Costruendo il futuro” collabora allo sviluppo socioeconomico delle famiglie più povere di una zona della città. L’obiettivo è quello di dare loro una casa, in sostituzione del tugurio dove vivono. Dal 2008 sono state donate 126 abitazioni ad altrettante famiglie. BOGOTÁ E CAJICÁ Si cerca di aiutare famiglie che versano in una situazione di povertà e di migrazione forzata all’interno dello stesso paese. A Bogotá è stato organizzato un programma di colazione per i bambini che vivono nei pressi della parrocchia. A Cajicá vi è un programma di assistenza alle famiglie economicamente più povere; aiuti per far studiare i bambini, assistenza sanitaria e, in particolare, attività di mercato. PARTECIPAZIONE ALLE COMMISSIONI DI LAVORO PER LA GIUSTIZIA E LA PACE Qualche tempo fa, l’allora Viceprovincia era organicamente vincolata alla Commissione Intercongregazionale per la giustizia e la pace, della Conferenza dei religiosi colombiani. Ciò aveva condotto alla formazione di un’equipe di lavoro formata da diversi religiosi impegnati con il tema “Giustizia e Pace”. Scomparsa la Commissione Intercongregazionale, i passionisti interessati hanno continuato a partecipare a titolo personale e di volontariato a diverse organizzazioni che si occupano della difesa dei diritti umani. Insieme a queste, e sempre lavorando in rete con altre organizzazioni sociali, alcune delle quali cristiane, sono stati sviluppati i seguenti lavori: Sostegno completo alle comunità, famiglie e persone che, in diverse parti del paese
sono state vittime di violazioni di diritti umani o di crimini contro l’umanità. Alcune comunità, sia rurali che cittadine, hanno scelto di opporre resistenza in modo non violento alle aggressioni di gruppi armati. Il sostegno tende a rafforzare i principi e le organizzazioni delle comunità. Una formazione alle “vittime” attraverso una metodologia e una didattica che le aiuti a scoprire gli atteggiamenti del Signore Gesù dinanzi alla morte e al dolore; appropriarsi di tali atteggiamenti per dare un fondamento cristiano ed ecclesiale al lavoro per la giustizia e la difesa dei loro diritti. Partecipazione ad organismi di coordinamento a livello regionale e nazionale, i quali hanno conservato l’opzione per le vittime come soggetti di diritti e decisioni politiche. Partecipazione ad organismi di coordinamento di tipo cristiano (cattolico o meno), in cui si garantisce la pratica della giustizia e della pace come un’esigenza naturale della fede cristiana. Partecipazione attiva in campagne locali di promozione e difesa dei diritti umani insieme ad altre organizzazioni ecclesiali e sociali e con l’Ufficio dell’ONU. In alcune delle nostre case vi sono state aree di accoglienza per le vittime e/o membri delle organizzazioni che si occupano della difesa dei diritti umani. Celebrazione della memoria dei martiri latinoamericani e colombiani che hanno dato la loro vita per la costruzione del Regno della Vita, e commemorazione di fatti orrendi (massacri, assassini, sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali, ecc.) che hanno attentato alle aspirazioni del popolo. Tutto ciò con il fine di rafforzare la speranza e conservare la memoria.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 117 merenda che per molti sarebbe la colazione; a coloro che non hanno da mangiare in casa si fa in modo che al termine dell’incontro portino via qualcosa da mangiare. Si promuove un’educazione sui valori umani che mettano la persona al centro e la facciano sentire protagonista della propria crescita. L’aiuto passa attraverso materiale didattico, giochi, attività ludiche e festive; usiamo anche un parco giochi che abbiamo all’interno della struttura della comunità. L’obiettivo è facilitare la relazione tra i bambini basata sul rispetto e creando spazi per il divertimento e la condivisione.
LAVORI PER JPIC A CUBA
Abbiamo anche una mini biblioteca con libri di varia letteratura specifici per questa età, la cui lettura possa aiutarli nella loro crescita. Sarebbe opportuno acquisire alcuni sussidi didattici che ci permettano di migliorare i metodi di insegnamento, secondo i tempi in cui viviamo; tuttavia, DVD, video, TV, ecc. sono di difficile reperimento.
ESPERIENZA PASSIONISTA 7 EVELIO MIGUEL RODRÍGUEZ SOTO Promotore di JPIC
IN UN CONTESTO DI GRANDE POVERTÀ
MATERIALE E PROFONDA CRISI DI VALORI, LA CHIESA SI È APERTA AI BISOGNI DELL’UOMO, ATTRAVERSO ALCUNE INIZIATIVE CHE CERCANO DI ALLEVIARE LE DIFFICILI CONDIZIONI DI VITA DELLA POPOLAZIONE.
Nella nostra comunità religiosa e parrocchiale di La Habana abbiamo organizzato diverse progetti, che presentiamo: aiutare i bambini, gli anziani, i malati e i prigionieri ed altre categorie di persone che necessitano di un reinserimento nella società: gli alcolisti e i tossicodipendenti.
LA CURA DEI BAMBINI
Abbiamo elaborato un progetto per i bambini denominato “Basi per il futuro” (sviluppato nel settore catechesi per i bambini di un’età tra i 6 e i 14 anni), il cui responsabile è p. Francisco Javier Chamero Bravo cp. Si tratta di un’iniziativa all’interno della catechesi, che è iniziata nel 1980 e conta circa 100 bambini tra maschi e femmine, che ricevono una catechesi adatta alla loro età. I giorni in cui c’è la catechesi si condivide una
LA CURA DELLE PERSONE ANZIANE
Questo progetto lo abbiamo chiamato “Cucina e sala da pranzo in dotazione per gli anziani“ e il responsabile è padre Francisco Javier Chamero Bravo cp. Dal 2000 abbiamo adibito alcuni locali della comunità e della parrocchia a sale da pranzo. Grazie ad un gruppo di volontari riusciamo a dare da mangiare a 140 persone. Nelle sale da pranzo vengono servite 40 persone, tre volte alla settimana; alle altre 100, che sono inferme, portiamo il cibo a casa e spesso sono gli stessi anziani che pranzano nei nostri locali a portare da mangiare a coloro che non possono muoversi. Altri ancora aiutano nella preparazione del pranzo. Nel progetto è anche previsto che gli anziani possano trascorrere del tempo tra loro e con altre persone; si cerca, inoltre, di prendersi cura di necessità di vario tipo: salute fisica e mentale, igiene personale (tagliamo i capelli, le unghie dei piedi, prestiamo cure mediche, li aiutiamo a mantenere puliti gli indumenti ecc.). In estate si organizza un’escursione, con gli anziani che sono autosufficienti, al mare o in
una località turistica; spesso è l’unica volta in tutto l’anno che escono di casa. Inoltre, si tengono presenti quelle date importanti, come i compleanni, il Natale, la festa della mamma e del papà.
LA CURA DEGLI AMMALATI
PASTORALE DELLA SALUTE Dedichiamo molta attenzione agli ammalati della comunità, soprattutto a coloro che non possono partecipare all’Eucaristia. Per questo impegno abbiamo un valido gruppo di “operatori pastorali della salute” e ministri straordinari dell’Eucaristia, che visitano gli ammalati periodicamente, a casa o in ospedale. Il referente per questo impegno ministeriale è uno dei sacerdoti della comunità, il quale riunisce mensilmente gli operatori di questa pastorale per incoraggiarli nel loro impegno, formarli e accompagnarli nelle visite alle case, negli ospedali e ai funerali. FARMACI Abbiamo un ambulatorio di assistenza sanitaria sotto la supervisione di uno dei religiosi della comunità competente in materia e gestito da due volontari medici e una farmacista, membri della comunità parrocchiale. I volontari svolgono con gioia questo servizio, per il quale si sentono riconoscenti alla comunità. Questo progetto è iniziato nella seconda metà degli anni ’90 ed è organizzato nel seguente modo. Dal martedì al venerdì, di mattina, in un locale adibito a tal fine, si ricevono persone (non solo della comunità parrocchiale), che possono aver bisogno di un farmaco o di una visita medica. A volte mancano i farmaci, anche essenziali, come antibiotici e analgesici. Le persone devono solo presentare la ricetta e, se abbiamo il farmaco, lo diamo gratuitamente. Se manca, contattiamo altre parrocchie o comunità religiose che offrono lo stesso servizio. Spesso ci siamo occupati di persone che vivono in zone lontane dalla nostra comunità. Riceviamo farmaci attraverso donazioni private o da parte di religiosi al rientro da viaggi o che vengono a farci visita. Pochi sono i farmaci che hanno un prezzo accessibile; la maggior parte hanno un prezzo alto e si trovano nelle farmacie e negli alberghi.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 119 In alcune occasioni il farmaco (o reagenti per analisi di laboratorio) è prodotto nel paese, ma viene esportato come valuta estera a danno della popolazione. Quando la persona bisognosa non può permettersi l’acquisto di un farmaco che non abbiamo, cerchiamo di provvedere noi.
LA CURA DELLE FAMIGLIE DEI DETENUTI LA PASTORALE CARCERARIA
La particolarità di questa pastorale è che solo i membri nominati dalla Diocesi possono entrare nelle carceri. Il nostro impegno consiste nell’offrire sostegno ai familiari dei detenuti, attraverso incontri periodici nel corso dell’anno in alcune date specifiche: la festa di Nostra Signora della Mercede (patrona dei prigionieri), Natale, la festa della mamma e del papà, i compleanni. Quando è possibile aiutiamo le famiglie anche materialmente, secondo i bisogni dei detenuti o fornendo assistenza legale.
SERVIZIO INDUMENTI
Da molti anni svolgiamo un servizio di distribuzione degli indumenti a coloro che hanno un basso reddito. Una parrocchiana, a titolo di volontariato, è disponibile dal martedì al sabato, al mattino e al pomeriggio. Cerchiamo di andare incontro a tutti coloro che hanno bisogno di un capo di abbigliamento. La parrocchiana che svolge questo servizio cerca di capire se le persone che chiedono indumenti hanno anche altre necessità e, nei limiti del possibile, si cerca di aiutarle. Riceviamo molti indumenti grazie alla generosità dei nostri parrocchiani o di altre persone, le quali, anche se non frequentano la Chiesa, desiderano collaborare a questo tipo di servizio. Molti beneficiano di questa attività caritatevole.
ALTRI SERVIZI
SOSTEGNO ALLE SUORE PASSIONISTE DI SAN PAOLO DELLA CROCE Le nostre consorelle portano avanti progetti con ragazze madri, bambini di famiglie disfunzionali, bambini disabili ecc. Gli incontri e le feste che organizzano si svolgono con il nostro sostegno nelle strutture della comunità e della parrocchia.
ALCOLISTI E TOSSICODIPENDENTI ANONIMI Mettiamo a disposizione gratuitamente i nostri locali ad alcuni gruppi di alcolisti e tossicodipendenti anonimi. Inoltre, offriamo il nostro sostegno quando richiesto. Qualche religioso cerca di essere presente in momenti particolari, ad esempio, in occasione di conferenze (2 o 3 all’anno) si fa in modo da prevedere un intervento del sacerdote. CORSI DI ANTROPOLOGIA E DI DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA Questi corsi si svolgono nei locali della comunità e della parrocchia, ma non sono tenuti da noi. Permettiamo che si tengano, perché è un investimento per la società del futuro che dovrà avere alla base conoscenze cristiane. A nostro avviso, si tratta di una formazione che non si potrebbe ricevere altrove, per quanto elevati possano essere gli studi.
CONCLUSIONE
Portiamo avanti tutta la nostra missione pastorale e sociale tenendo sempre presente le seguenti linee: eliminazione della povertà, sicurezza alimentare, eliminazione della fame, parità di diritti tra uomo e donna, diritti del neonato, rispetto dell’ambiente naturale (ecologia), sviluppo sostenibile, educazione alla giustizia e alla pace, promozione dell’istruzione e salute, garanzia dei diritti sociali, civili di tutti i cittadini.
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CENTRO PASSIONISTA PER GIUSTIZIA, PACE E INTEGRITA’ DEL CREATO FILIPPINE ESPERIENZA PASSIONISTA 8 REY CARVYN ONDAP Promotore di JPIC
L’UFFICIO DI JPIC È UN’ATTUAZIONE DELLA LEGISLAZIONE DEL 2009 DELLA NOSTRA PROVINCIA DELLA PASSIONE DI CRISTO. LEGISLAZIONE AL N. #29 (SULL’APOSTOLATO). “SI DOVRÀ STABILIRE E FONDARE IL CENTRO PER LA GIUSTIZIA, PACE E INTEGRITÀ DEL CREATO. ALMENO
UNA PERSONA DOVRÀ ESSERVI ASSEGNATA A TEMPO PIENO”
CRONOLOGIA
4 Novembre 2009: nominato responsabile per il JPIC. 4 Novembre 2009: Dicembre 2012: JPIC è stato sotto il programma CMIP. 8 Dicembre 2012: si dichiara che JPIC è un ufficio indipendente della Provincia. Gennaio 2013: Elaborazione della “carta delle idee” (concept paper) del JPIC. Maggio 2013: Si opera formalmente come un ministero indipendente. COME LO SI E’ REALIZZATO? Attraverso una Carta delle Idee. NOME UFFICIALE PROPOSTO E APPROVATO: Capitolo Provinciale 21 Maggio 2013. “PASSIONIST CENTER FOR JUSTICE PEACE AND INTEGRITY OF CREATION, INC.” (Centro
Passionista per la Giustizia, Pace e Integrità del Creato Inc.)” INTUIZIONE “Una società giusta e pacifica che preservi l’integrità della creazione alla luce della Spiritualità della Passione” MISSIONE “Proteggere la dignità dei crocefissi di oggi per una auto-determinazione e preservazione ambientale” SCOPO Conservare e render viva la memoria della Passione di Cristo. Come promotori della JPIC ci impegniamo a: Promuovere una cultura della pace e di una società giusta. Liberare i crocefissi di oggi da tutte le forme di oppressione. Proteggere e sviluppare in modo sostenibile l’intera creazione. OBIETTIVI Educare la gente alla spiritualità della JPIC, portandoli a riconoscere come la fede sia sempre a servizio della giustizia e della pace. Guidare esperienze educative e di formazione sui diritti umani basilari portando la gente ad agire in nome della giustizia. Offrire diretta assistenza legale ai casi singoli e alle comunità. Condurre opera di patrocinio che permetta alla gente di mobilitarsi per il conseguimento della JPIC. Collaborare con programmi relativi alla JPIC in tutte le parrocchie, case di formazione, laici e missioni passioniste. Stabilire una rete di contatti forte e solidarietà nel lavoro con altri incaricati per la JPIC in altre Province passioniste, all’ONU, e con quelle agenzie non governative meritevoli che condividano i principi basi della JPIC. SERVIZI 1_Educazione e addestramento: Senza un programma specifico per l’educazione delle comunità sulle problematiche odierne, compresi i loro diritti e doveri (ad es. comunità IP in riferimento alla Legge IPRA, altre leggi esistenti incluse quelle che riguardano gli ultimi contributi nel gestire le risorse naturali) sarà difficile che le comunità si aiutino da sole. Questo punto ci impegnerà in condurre regolarmente degli addestramenti comunitari, scuole sul campo, compresa un
corso sulle tradizioni viventi e altri contributi rilevanti per elevare il grado consapevolezza e il livello di educazione. 2_Campagne e Sponsorizzazioni. Questo punto si riferisce a ogni campagna e patrocinio per i programmi ambientali, di giustizia e di pace. Questo comprenderà la questione delle miniere e delle piante usate per produrre carbone, delle energie rinnovabili, le preoccupazioni per il cambiamento climatico. 3_Organizzazione di Comunità: Questo punto nutrirà il sistema sociale perduto nelle comunità e se necessario lavorerà per facilitare lo stabilirsi di processi e strutture per promuovere la coesione sociale e accrescere l’identità culturale IP delle comunità (IP= Intellectual Property, diritti di proprietà intellettuale) per esempio. 4_Servizi di politica diretta e di consulenza legale: Il Centro forgerà lo spirito di associazione e collaborerà con altre entità con simili mentalità per procurare i necessari servizi legali e politici per i singoli e le comunità che ne siano bisognose. CAMPO D’AZIONE, MODO OPERATIVO E PERSONALE Il Centro servirà le comunità già esistenti dei Passionisti in tutte le Filippine. Sarà composto da un Direttore Esecutivo e da varie persone assegnate ai punti chiave, che possono esser appaltati a partner già esistenti. Dal momento che il Centro è basato sull’attività, il suo budget annuale viene dalla comunità di sostenitori della Congregazione Passionista e da regolari sussidi della Provincia. STRUTTURA ORGANIZZATIVA JPIC è sotto la struttura della Provincia. È sotto la guida del Superiore Provinciale, il suo consiglio e l’intera comunità. L’incaricato per JPIC è la persona diretta che è alla testa di un tale apostolato. Sotto di lui, c’è il personale che attuerà i diversi compiti e programmi. JPIC si compone di educazione e formazione, campagne e sponsorizzazioni, servizi politici e legali, conservazione dei libri, un cassiere e un autista. L’incaricato JPIC di ogni parrocchia, casa di formazione, gruppo laicale e missione avrà
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 123 una collaborazione reciproca con l’incaricato JPIC della Provincia. AZIONI COMPIUTE E ANCORA IN CORSO Acquisto di gadget per JPIC. Identificazione delle questioni sociali da affrontare. Celebrazioni ONU: Giorno della terra, giornata mondiale dell’alimentazione, giornata dei diritti umani, ecc. Seminari sui cambiamenti climatici. Patrocinio e mobilitazione contro l’apertura del pozzo minerario. Battaglia legale e mobilitazioni contro il piano energetico alimentato a carbone. Campagna di informazione ed educazione sul cambiamento climatico. Progetto dei pannelli solari. Piantumazione di alberi. Missione di ricerca dei fatti. Servizi legali assistenza per: 2 casi di violenza sessuale in area di missione. 2 casi di espropriazione di terra – area di missione e parrocchia. 1 caso di detenzione illegale – area di missione. 148 casi di lavoro – parrocchia. 2 casi di Proprietà Intellettuale secondo il Diritto Consuetudinario – area di missione. Risveglio della proprietà intellettuale nelle Leggi Consuetudinarie. Facilitazione del rimpatrio per 43 pescatori filippini abbandonati in Indonesia. Inchiesta Congressuale (Caso Citramina Labor).
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JPIC E LA FORMAZIONE
Segretario Esecutivo per la Formazione
La compassione non è soltanto un sentimento e certamente non è sentimentalismo. È un “soffrire con” che cresce tramite il contatto ravvicinato e la conoscenza della gente che realmente soffre ed è nel bisogno. Vicinanza e solidarietà è l’unico modo per conoscere i poveri. E solo la vera conoscenza può muovere il cuore umano e cambiarci per essere davvero persone che si prendono cura. Compassione ed impegno per i poveri non possono essere imparati sui libri. In tal caso avremmo solo una teoria. L’impegno attivo e l’amore concreo lo si impara nella relazione e nel contatto ravvicinato con la gente reale. “È stato perché ho incontrato Anna e ho conosciuto i suoi figli che mi son sentito mosso ad amarla e a trovare un modo per aiutarla”.
ESPERIENZA PASSIONISTA 9 MARTIN COFFEY
mazione può essere misurata dalla compassione e dalla gentilezza dei nostri giovani. Questo è anche la misura della vera santità. Il frutto di una formazione equilibrata e realistica è una persona nuova e una comunità trasformata.
OFFRO QUESTE POCHE RIFLESSIONI SEMPLICEMENTE PER RIBADIRE L’IMPORTANZA DELLA JPIC PER UNA FORMAZIONE INTEGRALE ALLA VITA PASSIONISTA. Formazione in realtà significa trasformazione in Cristo. È un processo di cambiamento e di crescita in una persona e nella comunità. Attraverso l’azione dello Spirito Santo diventiamo sempre di più come Cristo. Questo significa che giungiamo a condividere nella mente e nel cuore, i valori e gli atteggiamenti di Cristo. Lungo tutto il vangelo Gesù manifesta la compassione di Dio per le persone deboli e più vulnerabili che lo circondavano. Ha incontrato persone che erano povere e affamate. Lo avvicinavano, lo toccavano e lui si avvicinava a loro. Gesù era mosso dalla stessa compassione che mosse il Dio dell’Esodo. Dio sentì il grido del suo popolo, vide le loro sofferenze e venne in loro soccorso per liberarli dalla schiavitù. Formazione significa giungere a condividere la compassione di Gesù. L’efficacia della for-
La compassione è solo un inizio. Ma con essa possiamo procedere nell’opera di cambiamento di quelle strutture ingiuste che perpetuano condizioni di povertà e sofferenza per così tante persone. Lo sfruttamento e l’avidità stanno infliggendo una grande sofferenza in milioni di persone vulnerabili così come, allo stesso tempo, stanno distruggendo la stupenda terra di Dio di cui noi siamo una parte integrante e da cui noi tutti dipendiamo. Questa è una ingiustizia intollerabile che noi stiamo cercando di cambiare. I nostri studenti riceveranno grande beneficio dal lavorare vicino a persone bisognose e conoscendole per nome. Abbiamo bisogno di essere più creativi e energici nel provvedere le opportunità per loro perché spendano del tempo lontano dai loro ambienti familiari e in luoghi di più grande bisogno materiale. Là loro acquisiranno quel genere di conoscenza che li cambierà e li aiuterà nel loro studio e nella loro riflessione. Li spingerà alla ricerca di modi concreti per aiutare la gente che conoscono. Darà loro delle nuove lenti con cui leggere il vangelo e comprendere il messaggio di Gesù. Alla luce della loro esperienza, avranno una
maggiore stima della rilevanza e della necessità della dottrina sociale della Chiesa. È una mia speranza che una formazione integrale della mente e del cuore e dello spirito metterà i nostri giovani nella condizione di ascoltare le parole di Gesù con orecchie nuove e con un grado di compassione nuovo. La proclamazione che il Regno di Dio sta realizzandosi “in terra così come in cielo” sarà allora una Buona Notizia per i poveri che conoscono e amano e in fin dei conti per l’intera creazione.
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COMMISSIONE JPIC IN INDONESIA ESPERIENZA PASSIONISTA 10 SABINUS LOHIN
Consultore Generale
A SUPPORTARE L’ESISTENZA DELLA COMMISSIONE JPIC DELLA NOSTRA CONGREGAZIONE, LA PROVINCIA PASSIONISTA INDONESIANA NEL 2007, HA ISTITUITO UNA COMMISSIONE DELLO STESSO. Come la sua missione primaria per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato, anche in Indonesia la commissione JPIC sta facendo lo stesso. Anche dalla sua costituzione, la commissione ha avviato la cooperazione con il LSM, le istituzioni e gli organizzazioni collegate. Una dalla tale collaborazione è alla ricerca di una serie di informazioni circa l’azienda e l’ambiente insieme al gruppo del PSE e WALHI dell’Arcidiocesi di Pontianak-Borneo. I dati che sono stati raccolti è stata usata come parte di un file che può essere preso dai colleghi in bisogno. Alcuni di questi file sono stati stampati per la preparazione di missioni umane. I nostri colleghi giornalisti sono pronti a collaborare con la nostra commissione JPIC a pubblicare i risultati della ricerca, eventi, caso di accertamento in materia, e altre informazioni.
In Indonesia orientale la nostra commissione JPIC ha costruito rapporti con la JPIC che hanno e stanno combattendo per le persone che stanno nell’ingiustizia. Per esempio, in Flores JPIC dei nostri colleghi Verbiti stanno lottando per difendere le persone che hanno conflitti minerari, pesca con la bomba, i problemi dell’occupazione e dei diritti dei terreni. Nella missione della parrocchia di Tana Rawa due anni fa abbiamo progettato a promuovere il Go Green come piantare alberi, soltanto che non possiamo realizzarlo per causa dei costi. Fin d’ora la nostra commissione JPIC ha fatto collaborazione con la commissione nello svolgimento del lavoro apostolico dei programmi di missione della nostra provincia. Per esempio, nel 2011 la commissione ha
inviato i membri a partecipare alla missione del popolo nella parrocchia del Loncek e Retok Sei Ambawang e nel 2012 a Demit e Sekukun (Sandai), Landau Mentawa-(Nanga Taman), Cenayan (Nanga Mahap), Amak (Sekadau) socializzando l’impatto delle piantagioni di Kelapa Sawit e dei diritti della terra, come il conflitto con la società, l’estrazione illegale, i lavoratori, i diritti umani, diritto fondiario. La risposta alle attività della commissione è buona. Commissione JPIC di noi oggi stanno sperimentando i programmi di protezione e conservazione delle piante nel nostro campo ad Engsalang, Bukit Benuah e il Centro della nostra Spiritualità a Nilo. Per tale commissione sta studiando diversi siti pilota delle foreste protette e della conservazione delle piante rare in alcuni luoghi.
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IL MOVIMENTO OPERAIO CATTOLICO ESPERIENZA PASSIONISTA 11 MARTIN NEWEL Pacifista attivo
IL MOVIMENTO OPERAIO CATTOLICO (CW) DI CUI STO PARLANDO FU INIZIATO DA DOROTHY DAY E PETER MAURIN NEL 1933 NELLA CITTÀ DI NEW YORK, USA. NON SI TRATTA DEL MOVIMENTO INIZIATO DAL CARDINAL CARDIJIN IN BELGIO, FAMOSO PER IL METODO DEL VEDERE – GIUDICARE – AGIRE. Il movimento Operaio Cattolico americano è famoso per le sue case di accoglienza per i poveri e i senzatetto e per la sua opposizione senza compromessi alla guerra e alle ingiustizie in tutte le loro forme. Per esempio, un membro del CW fu la prima persona ad andare in prigione negli USA per bruciare in pubblico una cartolina di precettazione militare durante la guerra del Vietnam. Parlerò della natura e dello sviluppo di questo movimento, e quindi esaminerò il tutto per capire quali lezioni possiamo imparare per la nostra vita personale e per la nostra testimonianza come Passionisti. Quanto dirò viene dalla mia esperienza personale di amicizia, più che ventennale, con il CW in Gran Bretagna ed Europa. Per otto anni in
questo lungo periodo ho svolto la missione di vivere nel Movimento Operaio Cattolico di Londra, rimanendo allo stesso tempo un passionista. Questo movimento in Londra ha la sua base in una casa di ospitalità (che in pratica è una Chiesa parrocchiale in disuso) che offre alloggio a 20 uomini che si son visti rifiutare il diritto di asilo e che, pertanto, sono degli indigenti, perché non hanno il permesso né per lavorare né per richiedere i benefici assistenziali sociali. La Casa porta il nome di Giuseppe Conlon, un cattolico irlandese che venne imprigionato con la falsa accusa di aver preparato una bomba dell’IRA a Londra negli anni ’80 e morì in prigione. Il gruppo gestisce anche una mensa serale per i poveri così come è coinvolto in attività di solidarietà sulle tematiche dei rifugiati e dei richiedenti asilo, e partecipa a proteste contro la guerra.
venne cattolica, si mise in cerca di un modo per mettere in pratica da cattolica le sue convinzioni sociali e politiche. Era in cerca di Santi che potessero cambiare l’ordine (o meglio il disordine) sociale e non soltanto che si prendessero cura delle vittime. Dopo aver effuso il suo cuore e i suoi sentimenti nella preghiera a Dio nel Santuario nazionale in Washington DC, tornò a casa sua a New York per scoprire che l’editore del giornale cattolico “Commonweal” aveva mandato Peter Maurin al suo appartamento. Peter era praticamente un contadino francese senza fissa dimora e un intellettuale. Grazie ad una lunga frequentazione di letture nelle biblioteche pubbliche, aveva sviluppato un apparentemente semplice sintesi delle idee cattoliche per il “rinnovamento dell’ordine sociale” nel contesto della “Grande Depressione” americana.
Le comunità del Movimento Operaio Cattolico son costruite e sono il mettere in pratica le opere di misericordia e le parole di Gesù: “Qualunque cosa fate all’ultimo di questi, lo fate a me”, parole che ci danno, come passionisti, il coraggio di dire che la croce di Cristo continua ad esser sperimentata nella storia. Pertanto le comunità del Movimento Operaio Cattolico son basate su Case di Ospitalità come luoghi dove praticare le opere di misericordia, dar da mangiare agli affamati, ospitare chi è senza casa e gli stranieri, prendersi cura degli ammalati, visitare i prigionieri. Queste Case di Ospitalità son anche luoghi dove organizzare l’opposizione alle opere della guerra e dell’ingiustizia, dal momento che quel “qualunque cosa avete fatto all’ultimo di questi”, quel qualcosa che noi facciamo a Cristo, include anche l’invadere, l’uccidere, il bombardare, l’opprimere, l’impoverire, il disinteressarsi di Lui presente nei poveri e negli oppressi. Ancora una volta, come Passionisti, possiamo vedere in queste realtà un chiaro esempio della crocefissione in mezzo a noi. Il Movimento CW non ha un proprio quartiere generale: ogni casa o comunità è autonoma. Il Movimento CW può essere caratterizzato per essere Cattolico, pacifista, comunitario e anarchico.
Dopo aver speso del tempo per istruire Dorothy con le sue idee, lui le disse di iniziare con un giornale a “far esplodere la dinamite dell’insegnamento sociale cattolico” – in pratica, lui voleva che lei pubblicasse le sue idee. Essendo una giornalista, questo accese l’immaginazione di Dorothy Day. Così loro iniziarono a stampare il giornale “Catholic Worker”, che doveva essere l’equivalente cattolico del comunista “Daily Worker”. Come ovvio, lei non si limitò a stampare ciò che voleva Peter, ma scriveva articoli su tutte le questioni sociali del giorno.
Rileggendo la storia: Dorothy Day, una giornalista anarchico – comunista, quando di-
Però certo il giornale propugnò i capisaldi programmatici dell’impianto di Peter per un rinnovamento dell’ordine sociale: Case di accoglienza, tavole rotonde di discussione per “chiarirsi le idee”, e aziende agricole comunitarie per la promozione di quella che allora veniva chiamata la “Green Revolution” (la rivoluzione verde), un ritorno alla lavorazione della terra. Ad un livello più ampio, la “rivoluzione” che il CW invocava era quella di un “cambiamento del mondo un cuore alla volta, partendo dal nostro stesso cuore”, una “rivoluzione del cuore”. Mentre la circolazione del giornale letteralmente decollò, raggiungendo rapidamente i 180.000 numeri, la gente iniziò ad arrivare in cerca di queste Case di Ospitalità, alcuni perché erano
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IL MOVIMENTO OPERAIO CATTOLICO
bisognosi, altri perché volevano dare una mano. E come ebbe a dire Dorothy: “Noi non potevamo semplicemente dire “andate, siate nutriti”. Così fu aperta la prima Casa di ospitalità, e altri iniziarono i loro gruppi di Operai Cattolici, case e giornali in tutta il paese. Prima della Seconda Guerra Mondiale, c’erano circa 20 Case e comunità del Movimento CW. Peter e Dorothy erano ambedue pacifisti: come risultato il sostegno e il numero di aderenti calò durante la Seconda Guerra mondiale, ma il movimento sopravvisse e tornò a fiorire in seguito. I membri del CW erano in prima linea nelle proteste contro il nucleare dagli anni cinquanta in poi, nelle proteste contro la guerra in Vietnam e altre guerre degli americani, quelle prima e quelle successive, nel movimento del Santuario, dando ospitalità ai rifugiati delle guerre minori condotte dagli americani nell’America Latina, e in molte altri movimenti di protesta e di solidarietà negli USA fino al giorno d’oggi. Amon Hennacy, il sedicente “un uomo - una rivoluzione” fece sì che il pacifismo del movimento passasse all’attacco, e portò i membri degli Operai Cattolici, compresa la stessa Dorothy Day, a finire nelle
rigan, i quali passarono parecchio tempo in prigione per “assalti contro le commissioni di leva”, e dagli anni ’80 in poi per incarnare le profezie di Isaia e di Michea in azioni a “vomere” (= parte dell’aratro che si usa per dissodare la terra), prendendo a martellate e versando sangue su ogive delle testate nucleari e simili.
volte oscurano le motivazioni più profonde che hanno dietro.
Al momento, ci sono all’incirca 200 gruppi degli Operai Cattolici, la maggioranza negli USA, ma anche in Canada, Messico, America Centrale, Europa Occidentale, uno in Africa, Australia e Nuova Zelanda. Dorothy è stata definita “la persona più significativa ed interessante della storia del cattolicesimo americano nel 20° secolo”, e il movimento che ha fondato ha avuto un impatto sproporzionato rispetto le sue dimensioni. Esso è anche stato definito un primo esempio delle “comunità di base” dentro un contesto americano, e i suoi scritti son stati definiti una versione americana della Teologia della Liberazione.
Papa Francesco parla di una fede che evangelizza perché attraente, e il modo in cui si vive in questo movimento davvero appare attraente per un numero significativo di persone tanto che si sentono attratte a entrare nella sua vita, sebbene non ci sia, e davvero per la sua stessa natura non potrebbe esserci, alcuna strategia generale per una tale crescita. C’è un qualcosa della sua stessa natura propria, la sua semplicità, il suo essere diretto, la sua autenticità, che parla all’oggi.
Come Passionisti, discepoli del Signore, cosa possiamo imparare da questo movimento? C’è qualcosa da imparare? Per quali ragioni? Una ragione per cui io credo che possiamo imparare da movimento Operaio Cattolico e che, in base alla mia esperienza, questo movimento ha molte cose simili ad un Ordine Religioso o ad una Congregazione. C’è un carisma chiaro, che viene da un fondatore e con una chiara missione. Ci sono persone che vivono in comunità internazionali con una vita, preghiera e lavoro comune. Si incontrano regolarmente e si visitano a vicenda, e ci son persone che si spostano da una comunità all’altra. C’è uno “spirito di corpo” definito, uno spirito di mutuo sostegno e apprezzamento. Ed è una espressione a suo tempo di una sequela più radicale di Gesù.
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RAFFICO E SOVRAFFOLLAMENTO IN UN VIALE DI SAIGON (VIETNAM).
prigioni Americane, per il rifiuto a partecipare alle esercitazioni per la guerra nucleare. Negli anni ’60, il Movimento Operaio Cattolico era al cuore della sinistra cattolica che comprendeva gente come i fratelli Ber-
Come part di questo spirito, c’è un impegno ad una povertà volontaria e un coinvolgimento con i poveri. Difatti, in un certo senso, vorrei dire che in questo movimento è possibile discernere le realtà spirituali soggiacenti che chiamano gli Ordini Religiosi e le Congregazioni all’esistenza, senza tutte le strutture istituzionali che abbiamo e che a
Un’altra ragione per cui credo che possiamo imparare qualcosa dal movimento Operaio Cristiano è il semplice fatto che sta crescendo. Quanti Ordini Religiosi in “Occidente” stanno crescendo e son pieni di vita?
Potrei anche sostenere con argomentazioni che possiamo imparare dal movimento CW per la sua preoccupazione per la “fedeltà” più che per il “successo”. Come P. José Orbegozo scrisse in una delle sue lettere quando era Generale, ciò che conta di più è la significatività e non l’efficienza. Questa preoccupazione in realtà la si può trovare nelle comunità CW laddove ci si preoccupa per operazione su piccola scala, per una testimonianza autentica, per una povertà volontaria, rispetto all’aumentare la “produzione” e a programmi per il cambiamento. Per esempio, Dorothy Day rese popolare una parola nuova, “precarietà”, come interpretazione di una povertà volontaria. Lei rifiutò una offerta per una donazione molto grande da parte di una corporazione: infatti, il “Catholic Worker Aims and Means” proibisce di ricevere soldi dal governo o dalle corporazioni, perché effettivamente diventano mezzi di corruzione e controllo, in modo tale che il messaggio ne risulti compromesso al fine di non offendere grandi benefattori, i ricchi e i potenti. Quanto spesso questo accade a tutti i generi di organizzazioni! Le case si mantengono per lo più con cibo, mobili ed equipaggiamenti donati, soprattutto se sono vecchi e di seconda mano. I membri della comunità mangiano lo stesso cibo, indossano gli stessi vestiti, e usano le
stesse strutture usate da coloro con cui condividono la casa, ad imitazione della prassi della “tavola aperta” usata da Gesù quando condivideva i pasti coi poveri, gli emarginati, gli impuri – in pratica con tutti quelli che venivano. Non ci sono i bagni nelle camere, lì! Questo comporta che ci si deve disfare di tutti quelle barriere che proteggono le nostre zone di conforto. Una delle riflessioni che ha prodotto il suo impatto in me recentemente è il capire che nel nostro mondo storicamente prospero e confortevole, in occidente ma anche altrove, la povertà volontaria è virtualmente impossibile. Siamo circondati da una marea di “cose”, al punto che pur confidando solo nella Provvidenza e nelle donazioni noi possiamo, parlando da un punto di vista materiale, avere tutto quello di cui abbiamo bisogno e anche di più. Finiamo con il cercare protezione dietro ad un muro di cose, o forse sarebbe più preciso dire che finiamo ad essere imprigionati da esso, chiudendoci praticamente le porte dietro le spalle. E tutte queste cose sottraggono così tanto dalle nostre preoccupazioni! Ci chiudono fuori dai bisogni reali dell’essere umano, e ci rendono ciechi di fronte alla distruzione della vita sulla terra di Dio. E la reale noiosità di queste zone di conforto ci costringono ad avere una voglia matta di intrattenimento. Un modo per affrontare tutto questo è il rompere quelle barriere, invitare i poveri ad entrare, alla nostra mensa e ad usare i nostri bagni, e ad ascoltare dentro o fuori delle stanze quando preghiamo la realtà dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che si sentono non sicuri dentro i muri decadenti ma pur ancora forti della Vita Religiosa. Io credo che questa sia una verità chiave per noi come religiosi, come Passionisti, nel mondo occidentale. Questo potrebbe non suonare tanto eccezionale per i nostri fratelli nel “sud globale”, ma nell’ “Occidente” penso che lo sia. Come sottolineavo prima, qualcuno ha visto le comunità CW come un primo esempio di “comunità di base”, e gli scritti da loro prodotti come una forma di “teologia della liberazione”. Tuttavia Daniel Berrigan SJ diceva che la teologia della liberazione è venuta da un contesto di oppressione e povertà, da un contesto di lotta per la liberazione. I membri degli Operai Cattolici invece riconosco-
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 133 no che il contesto occidentale, e senz’altro quello degli USA, non è in predominanza un contesto di povertà e oppressione, ma uno di privilegi e potere. Noi occidentali non siamo globalmente degli oppressi, noi siamo gli oppressori. Per questo ciò di cui c’è bisogno non è una teologia della liberazione, ma una teologia, o meglio, prima ancora di questo, una prassi, di pentimento e resistenza: pentimento per i nostri privilegi e resistenza alle ingiustizie e violenze laddove esse hanno inizio, che è “a casa nostra”, nel mio caso in Londra che è stata casa mia per quasi tutta la mia vita, uno dei più grandi centri di potere a livello globale (potere eco-
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“IL PENTIMENTO PER I NOSTRI PRIVILEGI”
nomico, militare, finanziario e politico). E per i Passionisti, seguendo l’esempio dei membri del movimento CW, questo pentimento può facilmente prendere la forma di quelli che, in un altro linguaggio, potrebbero essere chiamati “gesti di penitenza”: azione diretta non violenta, o anche “non violenza attiva”, che ci guida sul sentiero della passione di Gesù, dell’arresto, del processo, della colpevolezza e della condanna. Questo è un buon luogo dove essere: ai margini di una società del potere e della ricchezza. Insieme con una vita che sia intimamente al fianco dei poveri e di coloro che sono dimenticati, questa collocazione sociale è una di quelle realtà vissute che ha aiutato i membri del movimento CW a restare fedeli alla loro vocazione, e consa-
pevoli della vera natura della società che li circondava. E questo è sempre più vero dal momento che la globalizzazione significa che perfino nell’Occidente, i più poveri son sempre più giunti dalle parti più impoverite e afflitte del nostro mondo. In questo modo, la vita tra i più poveri della nostra società ci connette personalmente, in un modo molto reale, con i guai causati dalle politiche e dalle prassi dei nostri governi e delle nostre corporazioni, compiuti apparentemente a nome nostro. Gli Agenti immobiliari dicono che ci sono solo tre cose che contano: la posizione, la posizione, la posizione (in questo caso del bene immobile). Anche per gli Operi Cattolici questo è stato ed è vero. Per noi Passionisti è una verità ugualmente profonda. Se vogliamo contemplare in modo autentico le continue crocefissioni del nostro tempo, dobbiamo posizionarci tra i crocefissi di oggi. Se vogliamo seguire Cristo nella sua Via Crucis, nella solidarietà con i crocefissi come lo fu Lui, abbiamo bisogno che i frutti di questa contemplazione ci guidino e ci rafforzino. Se desideriamo parlare e agire secondo le modalità dell’amore non violento di Dio, della Croce non violenta, abbiamo allo stesso modo esser sicuri di essere dal lato degli oppressi e dei crocefissi e non puramente rafforzare lo status quo ponendo dei limiti alla reazione di chi sta lottando per la giustizia. Come AJ Muste disse “prima di poter essere un pacifista, tu devi essere un rivoluzionario”. A tal proposito, mi ricordo di essermi imbattuto in una frase in uno dei giornali editi dal CW (ce ne sono tanti). Suonava così: “L’Operaio Cattolico non ha paura di parlare il linguaggio della fede per timore di esser ritenuto un reazionario”. E diciamocelo, questo è vero. Fede, Cristianesimo, Cattolicesimo, specialmente nelle sue istituzioni, è spesso, certamente in Occidente, considerato come un essere reazionari. Noi vogliamo essere “reazionari” nel senso che restiamo attaccati alla visione “conservatrice” su ciò che ci riguarda, sulla Chiesa e sul Vangelo. Tuttavia, se siamo convinti che la lotta per la giustizia sociale sia qualcosa di importante – e a dire il vero questo è una verità assodata per la dottrina cattolica odierna (non dovrebbe es-
sere necessario nemmeno chiamarlo “Dottrina Sociale Cattolica”) – allora la situazione cambia. In tal caso, molti di quelli che ora sono nostri alleati equipareranno la parola “reazionario” con qualcosa di cattivo. E anche noi probabilmente lo faremmo. E una delle conseguenze di questo è la responsabilità di aver fatto apparire poco rilevante l’espressione esplicita della nostra fede, per poter essere “accettabili” per la “sinistra” politica. Pertanto la confidenza con coi i membri del movimento usano il linguaggio della fede – della Scrittura, di Gesù e perfino della tradizione cattolica – in modo nuovo, mi cattura, mi dà nuova vita. Ho cercato di imparare questo modo di fare e di trovare strade per approfondirlo. Non posso dirvi in tutto e per tutto di cosa si tratta, dovete scoprirlo da soli, ma l’uso che il CW fa della frase cattolica “le opere di misericordia” e “povertà volontaria”, per esempio, ve ne può già offrire un assaggio. Ma davvero non è tanto difficile rendersene conto quanto si vive quel tipo di vita, mentre si studiano le scritture, si pregano i salmi e si scopre la tradizione radicale del Vangelo. Perché proprio quello è il tipo di contesto da cui i Vangeli e le Scritture nel loro insieme son derivati in primo luogo. Riassumendo, credo che questo tipo di vita possa realizzare queste parole: “Noi Passionisti, in solidarietà con i crocefissi di oggi, apriamo noi stessi alla forza della croce nel confrontare le ingiustizie in modo profetico e nell’annunciare il Dio della vita in modo credibile”. Un altro mondo è possibile, un’altra Chiesa è possibile, un altro modo di essere Passionisti è possibile. [Ricerche di Storia e Spiritualità Passionista, n. 60, “JPIC Passionist”]
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 135 lità a molti rifugiati provenienti dalle nazioni vicine. Accanto a grandi progressi in molte aree che possono essere identificati comparativamente, il Kenya tutt’ora affronta molte sfide interne su questioni concernenti le iniziative di pace in varie aree, i conflitti tribali, terrorismo e minacce, corruzione, violazioni dei diritti umani, oppressione dei poveri, marginalizzazione, discriminazione di genere, alta percentuale di povertà, ingiustizie sociali, frequenti proteste e scioperi, disoccupazione giovanile, degrado ambientale e inquinamento … solo per citare qualcuna di queste sfide.
JPIC IN KENIA ESPERIENZA PASSIONISTA 12 PETER OCHIENG
Promotore di JPIC
LUOGO DELL’UFFICIO E DEL PERSONALE. IL VICARIATO KENIANO DI S. CARLO LWANGA
POSSIEDE QUESTO UFFICIO RESPONSABILE IN MODO SPECIFICO DELLA PROMOZIONE DELLA PACE E DELLA GIUSTIZIA E DI VALORIZZARE L’INTEGRITÀ DEL CREATO. L’UFFICIO PRINCIPALE È SITUATO IN NAIROBI E HA DELLE FILIALI NELLE DIOCESI IN CUI LA CONGREGAZIONE HA LE SUE PARROCCHIE E MISSIONI.
Il coordinatore è P. Peter Ochieng Owino, aiutato da P. Robert Ochieng Odongo. Questi due responsabili lavorano in collaborazione con altri superiori locali nelle differenti istituzioni sociali come le parrocchie, le istituzioni scolastiche come le scuole, i collegi e le università.
LA SITUAZIONE IN KENYA
Il Kenya si trova nella parte orientale dell’Africa. É una delle nazioni dell’Africa in rapido sviluppo. Ha costituito un punto di riferimento per iniziative di pace e di stabilità politica per i governi dei paesi confinanti come il Sud Sudan e la Somalia. Dà ospita-
RISPOSTE DALL’UFFICIO DI JPIC Il nostro ufficio passionista che si occupa della promozione della pace, giustizia e integrità del creato coordina le sue attività e, laddove è possibile, affronta alcune delle summenzionate sfide della società. Lo fa raggiungendo le persone attraverso i responsabili locali nelle parrocchie, nelle scuole, nei collegi e nelle università. L’Ufficio risponde ai bisogni della società organizzando periodicamente giochi ed eventi sportivi per i giovani durante le vacanze scolastiche. Organizza seminari e laboratori per creare consapevolezza, insegnando alle persone i loro diritti umani. Ha iniziato un gruppo di sostegno per aiutare i membri svantaggiati della società, come orfani, vedove, anziani e malati. SFIDE Spesso l’Ufficio trova molti problemi per ciò che riguarda l’economia per facilitare i suoi movimenti amministrativi; finora non ha un mezzo di trasporto ufficiale che possa esser usato da coloro che rivestono questo incarico. Spesso gli mancano i fondi per organizzare effettivamente i suoi seminari e laboratori, e per preparare per gli eventi sportivi per i giovani. Tuttavia l’Ufficio è attivo e sta facendo del suo meglio in mezzo a queste sfide.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 137 MISSIONE Il Centro di Accoglienza Lagun Artean è un’Associazione vincolata alla Caritas Diocesana di Bilbao, la quale si occupa della reintegrazione sociale dei senzatetto e altre persone in situazione di grave esclusione sociale o a rischio di esclusione.
LAGUN ARTEAN
Il nostro impegno consiste nell’accogliere queste persone, offrire un’assistenza sociale, un alloggio e una copertura dei bisogni primari, un intervento educativo nella prospettiva biopsicosociale e la prevenzione, denuncia e sensibilizzazione sociale. La nostra attività si sviluppa a Bilbao, dove abbiamo centri di accoglienza e case popolari. Il nostro intervento consiste nell’agire come referenti per creare un rapporto con gli esclusi, offrendo luoghi di incontro e di relazione. OBIETTIVI GENERALI Essere un luogo d’incontro, di contatto personale che permetta l’inizio di un processo di integrazione.
ESPERIENZA PASSIONISTA 13 OSCAR ARIAS
Responsabile dell’Area Economica di Lagun Artean.
LAGUN ARTEAN (= TRA AMICI) NASCE NELLA PRIMAVERA DEL 1983 COME ASSOCIAZIONE CIVILE PROMOSSA DA UN GRUPPO DI GIOVANI DELLA
PARROCCHIA DELLA PASSIONE, NEL QUARTIERE DI BILBAO A DEUSTO , UN DISTRETTO DELLA CITTÀ DI BILBAO, NEI PAESI BASCHI SPAGNOLI. . DETTI GIOVANI VOLEVANO PORTARE AVANTI IL LORO IMPEGNO ECCLESIALE NELL’AMBITO DELLA GIUSTIZIA SOCIALE, NEI RIGUARDI DEI SENZATETTO. Il primo progetto di Lagun Artean fu un centro diurno di “basso profilo”, sullo stile “caffè e cordialità”, un luogo d’incontro per circa 40 persone di passaggio, gestito interamente da volontari e finanziato dalla Caritas della Passione, la comunità parrocchiale e i passionisti. Il 17 gennaio 1984 si costituisce ufficialmente l’associazione con il nome “Centro di Accoglienza Lagun Artean”. Intorno alla metà dello stesso anno, il Centro da “parrocchiale” divenne “settoriale” e della gestione si incaricò la Caritas delle nove parrocchie di Deusto. Il Centro fu trasferito a Julio Urquijo 9, dove vi è stata l’inaugurazione l’8 dicembre 1984.
Essere un luogo di accompagnamento sociale, igienico-sanitario, che eviti danni e rischi alle persone che vivono in strada e non possono accedere ai servizi socio sanitari: amministrazione dei farmaci, appuntamenti con i medici e i servizi sociali, acquisizione di abitudini in materia di salute e igiene ecc. PROGRAMMI
POSTI
Essere un luogo di riferimento, dove la persona senza referenze sociali possano sviluppare rapporti di amicizia e sentirsi accolta, tra amici, come a casa. Essere un luogo e luogo di appartenenza, una famiglia alternativa, per coloro che l’hanno perduta o non hanno mai avuto vincoli familiari. Essere un luogo di apprendimento, laboratori di vita e di abilità sociali che possano consolidare l’itinerario di reinserimento. Essere un luogo di reinserimento, nel quale ogni persona accede alla normalizzazione della propria situazione sociale, tenendo in conto le sue carenze, debilità, forze e il proprio grado di autonomia. Essere un luogo di prevenzione, per evitare l’esclusione prima che di fatto avvenga: lavoro con immigranti e altre realtà in situazione di alto rischio di esclusione. Essere un luogo di sensibilizzazione, affinché la società riconosca la totale dignità degli esseri umani e conosca la vita indegna che molti devono sopportare, come si genera l’esclusione e come possiamo affrontarla. VALORI I principi che motivano il nostro agire sono i seguenti: Fraternità: L’altro è uguale a me: riconoscimento dei sui diritti e della sua dignità come persona. Atteggiamento basato sul rispetto dell’altro come essere umano uguale a me. Avvicinamento: Il nostro impegno consiste nello stare accanto alle persone, a partire da un’accoglienza incondizionata, ascolto, GRUPPO
ESIGENZA
TERMINE
ACCOGLIENZA CENTRO DIURNO
20
SENZATETTO
MEDIA
SENZA TERMINE
LABORATORI SOCIALI
100
SENZATETTO
MEDIA
SENZA TERMINE
SENZATETTO
MEDIA
SENZA TERMINE
AMBULATORIO/MONITORAGGIO
SERVIZIO RESIDENZIALE CENTRO NOTTURNO – OSTELLO
32
SENZATETTO
BASSA
MEDIO-LUNGO
APPARTAMENTO MENDIGANE
4
TOSSICOMANI
ALTA
LUNGO
APPARTAMENTO LUZARRA EGOITZA
9
SENZATETTO
ALTA
LUNGO
APPARTAMENTO BLAS DE OTERO
4
SENZATETTO
ALTA
LUNGO LUNGO
APPARTAMENTO HEGAZ
4
GIOVANI IMMIGRATI
ALTA
APPARTAMENTO ETXEZURI
9
SENZATETTO
ALTA
LUNGO
APPARTAMENTO BETANIA
7
SENZATETTO
ALTA
LUNGO
APPARTAMENTO MENDIPE
4
SENZATETTO
ALTA
LUNGO
BORGO “AIZE ONAK”
10
IMMIGRANTI
ALTA
LUNGO
APPARTAMENTO BETIRAKO
4
MEDIAZIONE
AUTONOMI
LUNGO
APPARTAMENTO IRUÑA
6
DONNE
ALTA
LUNGO
APPARTAMENTO RAMON E CAJAL
2
DONNE
ALTA
LUNGO
APPARTAMENTO MUGABE
6
DONNE
ALTA
LUNGO
TOTALE POSTI
101
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 139 accompagnamento. Il nostro stile di lavoro e di relazione si caratterizza per questo stare accanto, essere un riferimento e rendere possibile gli incontri.Autonomia. Il nostro intervento persegue lo sviluppo autonomo delle persone nei loro rispettivi contesti (sociale, familiare, lavorativo…), per questo rispettiamo e incitiamo perché siano essi stessi protagonisti nei nostri servizi. Nello svolgimento delle nostre attività, noi che lavoriamo in Lagun Artean cerchiamo un equilibrio tra il lavoro comune e la necessaria autonomia professionale. Personalizzazione e completezza: Diamo un’attenzione personalizzata in base ai bisogni di ciascuna persona. Inoltre, questo intervento ha un carattere esauriente, ossia tende a realizzare un modello globale di benessere che copre, debitamente coordinati tra loro, la salute, l’aspetto psicologico, conviviale, sociale, lavorativo, culturale e così via. Per personalizzare e rendere integrale il nostro intervento, è necessario sviluppare una forte lavoro di squadra e un adeguato coordinamento e collegamento in rete con altri soggetti privati e pubblici. Partecipazione: Perché il nostro intervento possa favorire la partecipazione delle persone nel loro processo di incorporazione sociale e nel funzionamento dei servizi di Lagun Artean. Perché ci serviamo della partecipazione di professionisti e volontari che lavorano per Lagun Artean, così come di soci e altri operatori sociali. Qualità: Conserviamo un atteggiamento critico costruttivo circa il nostro impegno, per migliorare tanto i risultati come le singole fasi del lavoro stesso. Cerchiamo di fare ciò equilibrando i bisogni e le attese di: coloro che aiutiamo, l’amministrazione, in particolare i servizi di responsabilità pubblica, le persone che lavorano per l’organizzazione e altre interessate. LA GIUSTIZIA SOCIALE In base a come vediamo la nostra missione e visione, con Lagun Artean ci impegniamo a rimuovere le cause strutturali che originano l’esclusione sociale e, in base ad esse, sviluppiamo processi di sensibilizzazione e denuncia. CHE SERVIZI OFFRIAMO? Lagun Artean ha iniziato la sua carriera e la sua lotta a favore dei senzatetto nel 1983, nove mesi prima della sua costituzione uf-
ficiale come associazione. Da allora fino ad oggi si è evoluta, adattando le sue attività in base alle esigenze mutevoli che sono stati rilevate, che vanno dall’accoglienza al reinserimento. Nel 2013 abbiamo sviluppato il seguente programma: La nostra offerta di posti residenziali è stabile. Abbiamo 101 posti, come lo scorso anno. Durante un breve periodo del 2012 ne abbiamo provvisoriamente avuti 105, perché Lortu e Betirako – appartamenti di mediazione - sono rimasti aperti per alcuni mesi.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 141
GLI SFORZI PER LA JPIC NELLA PROVINCIA DELLO SPIRITO SANTO: PAPUA NUOVA GUINEA E AUSTRALIA ESPERIENZA PASSIONISTA 14 KEVIN DANCE
Promotore di JPIC
ARIA FRESCA E LA LUCE DEL SOLE SONO
DEI GRANDI RIMEDI PER PREVENIRE CHE LA MUFFA E LE MALATTIA PRENDANO FORZA E DANNEGGINO LA VITA. PAROLE COME “TRASPARENZA” E “RENDICONTAZIONE” SON DIVENTATE POPOLARI NEL MOMENTO IN CUI CERCHIAMO DI RENDERE IL NOSTRO MONDO UNA COMUNITÀ DI NAZIONI UN PO’ PIÙ ONESTA E GIUSTA. TUTTE LE NOSTRE AZIONI – PERSONALI E CORPORATIVE – DOVREBBERO ESSER ACCESSIBILI PER ESSER ESAMINATE DA ALTRI.
Ai tempi in cui si creò il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite nel 2005, iniziò una attività importante conosciuta come la Universal Periodic Review (UPR – in italiano Revisione Periodica Universale). Ogni quattro anni ogni nazione che è stato membro delle Nazioni Unite presenterà una relazione su come si sta lavorando nel rispettare i diritti umani tra i propri cittadini. Questo processo è chiamato una “valutazione dei propri pari” che significa che i dati di una nazione vengono giudicati dalle altre nazioni. Per aiutare perché questo funzioni in modo più onesto e accessibile, insieme alla relazione
della nazione sul proprio comportamento, viene dato spazio a quello che è chiamato un “rapporto ombra”. In questo modo i comuni cittadini possono anch’essi raccogliere informazioni e riferire dati sulla propria nazione per proteggere e promuovere i diritti umani.
PAPUA NUOVA GUINEA
In Papua Nuova Guinea abbiamo assistito ad un brusco aumento della violenza: violenza contro le persone vulnerabili specialmente le donne e i bambini. Troppe persone sono state a torto accusate di stregoneria o magia e spesso hanno sofferto delle morti orribili. Una delle prime responsabilità di un governo è nel proteggere i suoi cittadini. Verso la fine di quest’anno la Papua Nuova Guinea presenterà la sua relazione alla Revisione Periodica Universale del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU. Nella parrocchia di S. Giuseppe di Boroko, che è servita dalla comunità passionista, abbiamo studiato molto la Dottrina Sociale Cattolica e la nostra responsabilità nel rendere la nostra fede una azione pratica. Delle coscienze informate e delle azioni illuminate nel servizio della giustizia dipendono dalla educazione nei principi sociali cattolici. Come risultato pratico di questo, un gruppo pieno di entusiasmo si è radunato per mettere insieme un “Rapporto Ombra” da mandare al Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU. Alcune delle questioni con cui si deve aver con fare sono la brutalità della polizia come una barriera per la sicurezza nazionale; la violenza contro le donne e i bambini con speciale enfasi sulla violenza domestica. La polizia e il sistema legale che fallisce nel proteggere coloro che denunciano una violenza domestica. A motivo di questo fallimento, queste persone divengono vulnerabili ed esposte ad una violenza ancora maggiore. Il Governo ha introdotto l’educazione libera per tutti i bambini. Ma, allo stesso tempo, ha fallito nel provvedere salari per gli insegnanti o nel costruire abbastanza aule scolastiche o a fornire dei bagni igienici sicuri in cui i bambini, specialmente le ragazze, siano
al sicuro dalla minaccia di stupro o di violenza. Siccome queste cose sono carenti, la politica di libera educazione diviene una farsa. In un tentativo di arginare la violenza nel paese, il Governo ha appena introdotto la pena di morte. Questa è fortemente osteggiata da molti, e in particolare dalle Chiese. I nostro contributo al rapporto ombra è un modo con cui stiamo tentando di mostrare come JPIC tocca la vita della gente comune. Ci si potrebbe aspettare che il numero di persone impegnate in questa are della fede-in-azione sia piccolo. Un altro aspetto della giustizia che lentamente sta venendo in primo piano è il bisogno di affrontare le gravi, continuate e sistematiche ingiustizie che sono inflitte alla gente di Papua e di Papua Ovest (la parte occidentale dell’isola che è condivisa con la nazione sovrana della Papua Nuova Guinea). Questo territorio venne occupato dall’Indonesia dopo il cosiddetto “atto di libera scelta” per il territorio di diventare una parte dell’Indonesia dopo la partenza dei colonizzatori olandesi.
AUSTRALIA
In Australia, la commissione JPIC della Provincia sta ugualmente lavorando all’educazione dei confratelli. C’è una chiamata costante a prender sul serio gli inviti rivolti a noi dai Papi che si son susseguiti da Giovanni Paolo II in poi, a sperimentare una conversione ecologica. A questo fine una Assemblea Provinciale è stata dedicata a questo argomento con l’aiuto del teologo P. Denis Edwards, che ha scritto diversi libri su questo tema. Uno dei membri della Provincia ha lavorato per informarci sulla visione di Thomas Berry. Un numero di nostre case si sono impegnate ad una revisione “verde” delle loro case e proprietà per trovare modi migliori per conservare energia, risparmiare gli sprechi e prendersi cura dell’ambiente locale. La parrocchia di Santa Brigida in una parte molto multiculturale di Sydney ha un gran numero di gente mussulmana. In seguito agli orrori degli estremisti islamici, c’è stata una ondata crescente di ostilità e islamofobia che non è stata certo aiutata dalle dichiarazioni piuttosto intemperanti dell’attuale Primo
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 143 Ministro. La nostra parrocchia ha preso il comando nel offrire gesti pratici di amicizia e di sostegno ai loro vicini mussulmani. Un’altra maggior area di interesse in Australia è il sostegno alle persone che richiedono asilo in Australia. Questa gente che fuggono dai pericoli, son spesso dipinti come un pericolo per la sicurezza nazionale e son trattati alla pari di criminali. I passionisti son membri attici dell’associazione Australian Catholic Religious Against Trafficking in Humans (ACRATH) (Religiosi cattolici australiani contro la tratta di esseri umani). Questo gruppo è impegnato nel patrocinare le cause con il Governo Federale ed è diventato abbastanza influente nel moderare alcune delle politiche più draconiane che son state impiegate per proteggere la “sicurezza dei confini”. Si è intrapresa una lotta continua per impedire che i bambini dei genitori che richiedono asilo vengano detenuti in prigione. I passionisti in questi anni hanno avuto un ruolo attivo nell’offrire sostegno pastorale alla gente nei centri di detenzione vicini all’una o all’altra delle nostre comunità.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 145 una cruda realtà: una società che ha bisogno di loro, ma non li accetta perché “tolgono il lavoro ai nostri”. Non hanno un permesso di lavoro, la cultura è diversa e appartengono ad una chiesa con differenti abitudini.
LA CHIESA SAMARITANA. PARROCCHIA DI BILBAO DEVA CURA DEI POVERI CHE SI AVVICINAVANO ALLA PARROCCHIA E LA MAGGIOR PARTE ERANO PERSONE DI NAZIONALITÀ SPAGNOLA, FAMIGLIE SFASCIATE O INDIGENTI CHE VAGANO SENZA UNA MÈTA E DORMIVANO PER STRADA. SI TRATTAVA DI UN PICCOLO NUMERO E CI SI POTEVA PRENDERE CURA DI LORO.
Si sono dovute rompere molte barriere. Sia a livello societario che nella chiesa, si è dovuto lavorare per far accettare il “diverso”, colui che è venuto da fuori. Personalmente ho ricevuto lamentele, perché mi prendevo cura più degli stranieri che di quelli del posto. Ho dovuto spiegare che coloro che più mi cercano sono quelli che hanno più bisogno. La società e la parrocchia hanno accolto, un po’ alla volta, coloro che venivano da fuori, grazie anche ai tanti incontri interculturali e alle celebrazioni in chiesa in alcune particolari occasioni, come il giorno del Migrante.
C’era un forte spirito missionario e, attraverso le missioni passioniste, le ONG, ADECO (Amicizia-Sviluppo-Cooperazione) e MERCADECO (organizzazione non governativa per favorire il commercio equo attraverso il mercato solidale, si è dato aiuto al terzo mondo.
Dopo la crisi del 2008 è aumentata la povertà tra la nostra gente. Molte popolazioni indigene che vivevano bene, si sono ritrovate senza lavoro, con debiti e senza aiuti. Di conseguenza, non soltanto l’immigrante, ma anche il nativo si è convertito in un soggetto che vive in grande povertà.
IMMIGRAZIONE A partire dal 1999 è cominciata la grande immigrazione. Innanzitutto i latinoamericani, dopo gli africani, gli europei dell’est e alcuni asiatici. Sono persone in cerca di lavoro, che fuggono la povertà del loro popolo, persone che hanno sogni…ma si incontrano con
IL NOSTRO LAVORO Che fare davanti a questo panorama? Come ho detto prima, questa parrocchia ha la sua opzione preferenziale per i poveri. Anche dopo l’immigrazione e la crisi sociale, abbiamo cercato di mantenere la stessa linea. Innanzitutto il parroco ha cominciato ad
ESPERIENZA PASSIONISTA 15 ROMÁN ELÉXPURU
Cura Parroco di San Felicísimo
ACCOGLIENZA E SENSIBILIZZAZIONE La comunità passionista e, concretamente, la parrocchia sono state sensibilizzate davanti a questa nuova situazione. Seguendo lo stesso stile di prima, la parrocchia ha cercato di accogliere tutti con affetto e premura, in modo che la parrocchia della Passione del Signore/Santuario di san Felicissimo potesse diventare un punto di riferimento per Bilbao. Sono venuti a chiedere lavoro, alimenti e aiuto economico. I nuovi gruppi culturali che sono sorti hanno cominciato a chiedere di usare i nostri saloni parrocchiali. La parrocchia ha favorito questi incontri culturali e interculturali e, già nel 2000, si è creato un gruppo di immigranti che si riunisce per studiare la Bibbia e per pregare.
I POVERI LI AVRETE SEMPRE CON VOI. QUANDO SONO ARRIVATO NEL 1999 IN QUESTA PARROCCHIA, HO TROVATO UNA COMUNITÀ SENSIBILIZZATA VERSO I POVERI. CI SI PREN-
accogliere coloro che arrivavano presso la nostra Portineria. Di lì a poco hanno iniziato a collaborare altre persone, sempre della parrocchia. Oggi siamo 32 volontari che ci prendiamo cura dei poveri e degli emarginati. Il lavoro consiste: Accoglienza. Cerchiamo di appagare i bisogni di ogni singola persona. Facciamo da ponte tra coloro che cercano il lavoro e quelli che lo offrono (di solito sono lavori in casa). Mettiamo il cuore in ciò che facciamo, perché ciascuna persona si senta importante. Inoltre, li incoraggiamo ad affrontare le loro difficili situazioni. Orientamento. Grazie ad un gruppo di persone qualificate, guidiamo coloro che hanno bisogno di risolvere questioni amministrative con il Governo, le Istituzioni in genere, le ONG e così via. Economia. Nei limiti del possibile, aiutiamo economicamente a pagare l’affitto, la luce, l’acqua, il gas, la scuola, i libri, i viaggi ecc., e lo facciamo partendo sempre dal più bisognoso. Nei riguardi delle istituzioni che chiedono documenti di registrazione, il nostro motto è andare dove gli altri falliscono, perché sono condizionati dalle regole. Il non dover rendere conto che alla comunità dei fedeli, ci spinge ad agire con una certa libertà. Alimentazione. Al momento distribuiamo alimenti a circa 400 famiglie ogni settimana. C’è chi pensa che si tratti di famiglie straniere, ma i dati che abbiamo smentiscono questa idea. Fino ad alcuni anni fa, l’80% erano latinoamericani, ma con l’immigrazione africana e la crisi del 2008, la “mappa degli aiuti” è cambiata. In questo momento il numero maggiore di beneficiari sono gli spagnoli, seguiti dai marocchini. In base ai continenti, il 42% sono africani, il 36% europei (34% spagnoli), il 21% latinoamericani e il resto asiatici. Il lavoro di distribuzione avviene nel corso di tre giorni alla settimana: alimenti deperibili e non il mercoledì e il venerdì, una borsa di alimenti non deperibili il giovedì. L’anno scorso sono stati distribuiti più di 200 tonnellate di alimenti. Quest’anno, essendo aumentate le richieste, ne distribuiremo di più. Da dove provengono questi alimenti? La
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 147 maggior parte dal Banco alimentari. Attraverso questo Banco arrivano gli aiuti dall’Unione europea (tre volte all’anno gli alimenti non deperibili) e soprattutto, settimanalmente, come ho già detto, alimenti deperibili e non. La Parrocchia organizza anche raccolte alimentari per il Natale, la comunità dei fedeli porta qualcosa durante l’anno e, poi, quando manca qualcosa, provvede la parrocchia. Abbiamo anche un magazzino per i capi di abbigliamento. Ciò che riceviamo (e sono molti) lo distribuiamo una volta alla settimana. Il resto viene riciclato.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 149 voli” delle campagne globali, dei laboratori e delle Conferenze organizzate dal DPI.
PASSIONISTS INTERNATIONAL ESPERIENZA PASSIONISTA 16 MIROSLAV LESIECKI
Rappresentante dei Passionisti nelle Nazione Unite.
QUALE È QUELL’UNICO E DISTINTO VALORE (O SERIE DI VALORI) CHE PASSIONISTS INTERNATIONAL (=PI) APPORTA AD UNO SVILUPPO UMANO SOSTENIBILE E CAPACE DI RECUPERO E COME QUESTO POTREBBE CAMBIARE IL FUTURO?
ORIGINE E VALORI CONDIVISI Il Capitolo Generale del 2000 raccomandò che la Congregazione Passionista fosse presente nelle Nazioni Uniti a New York. Pertanto il Consiglio Generale affidò il compito al P. Kevin Dance, il quale fece un lavoro enorme nel dare forma alla nostra presenza e partecipazione all’interno del sistema dell’Onu. Diede forma all’intuizione iniziale e alla definizione della missione, approntò gli obiettivi, il progetto di spesa, le priorità, le competenze richieste e stabilì Passionist International. Nel 2004, Passionist International ottenne l’approvazione e venne aggregato come ONG al Dipartimento di Pubblica Informazione (DPI), che ci permise di avere accesso alle informazioni riguardanti gli ideali e le attività dell’ONU e ci permise di “navigare” del sistema ONU attraverso le “porte gire-
Nel 2009 PI ottenne lo Status di Consulente Speciale per il Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC). Questo status speciale ci permise di esser presenti alle conferenze dell’ONU e agli eventi organizzati dal Presidente della Assemblea Generale. Attraverso i programmi e le iniziative umanitarie dell’ONU, le conferenze, i forum e la presentazione di documenti di lavoro all’ONU, Passionist International era ora in grado di affrontare e alleviare il grido dei poveri, degli oppressi e degli emarginati. Al momento attuale, PI è formato da tre Congregazioni: i Passionisti, le Suore della Croce e Passione (dal 2002) e dalle Figlie della Passione di Gesù Cristo e dell’Addolorata (2010). È una corporazione non-profit, il cui scopo è quello di promuovere a livello internazionale le intuizioni, la passione e l’azione della Famiglia Passionista. La forza unificante della Famiglia Passionista è quella “Passione per la vita” che caratterizza lo spirito e la missione di Paolo della Croce, Elizabeth Prout e Madre Dolores. Vivendo e annunciando l’amore inclusivo di Dio per tutta la creazione e per tutte le persone, specialmente quelle crocefisse a causa della povertà, della violenza e dei cambiamenti climatici, Passionists International si impegna a lavorare per la riconciliazione e la pace, per rafforzare le comunità e la giustizia sociale tra i più emarginati e vulnerabili, le popolazioni indigene, i giovani, gli anziani e i disabili. Passionist International è giunta a credere che il provvedere ai bisogni immediati dei poveri (con la carità e un servizio diretto) non è abbastanza; abbiamo bisogno di muoversi al di là di un servizio di primo soccorso. La fedeltà al vangelo e al nostro carisma di chiede di lavorare per trasformare i sistemi iniqui che perpetuano l’ingiustizia economica e l’esclusione sociale. Pertanto Passionist International organizza, fa approvare e sostiene in e attraverso il sistema delle Nazioni Unite ciò che riguarda i diritti umani e ambientali, le trasformazioni economiche e sociali, lo sviluppo umano.
Un cambio strutturale attraverso una politica di pubblico sostegno è al cuore della missione di PI. Io son appassionato per la giustizia sociale, pertanto io devo esistere! Essendo basato su Congregazioni di religiosi e religiose, PI apporta nel suo lavorare per la giustizia, tre “lenti”: il nostro carisma, le esperienza di vita dei poveri, e la sapienza femminile. Quando la realtà viene letta in questo genere di circolo ermeneutico, provoca una immaginazione lungimirante e apre in fronte a noi un modo nuovo e coraggioso di essere Famiglia Passionista nel mondo. Può continuare ad ispirare nuovi stili di vita e forme di spiritualità e serve da risorsa nella formazione della cultura sociale delle nostre comunità. Ci invita a condurre uno stile di vita semplice per far sì che altri possano semplicemente vivere. Oggi il fatto di condividere le risorse è una esigenza della giustizia e non un atto di carità. STRUTTURE E PERSONALE L’infrastruttura di PI è formata dal Direttore Esecutivo e dal Board (Consiglio di Amministrazione) di 6 persone (due da ognuna delle tre congregazioni). È un piccolo gruppo di persone impegnate e di gente che fa lavoro di squadra che sostengono e danno forma alle priorità, al bilancio e alle linee di condotta di PI. Un grande aiuto a PI viene dalla Sig.na Annemarie O’Connor, che è in qualità di “rappresentante alternativo” è il nostro collegamento con gruppi che promuovono il ruolo e l’uguaglianza delle donne e delle ragazze nella società. Ciò che aggiunge peso alla nostra presenza e missione nelle Nazioni Unite e una infrastruttura ben fondata di Gruppi di JPIC (Giustizia Pace e Integrità del Creato) nella Famiglia Passionista a livello regionale, nazionale e locale (Movimenti laicali, parrocchie, università, biblioteche ecc.…). Per un verso ci aiuta a dare voce a coloro che non hanno voce dentro al dibattito globale e, per l’altro, questo genera idee, legittima politiche, o mette alla prova politiche a livello della base. Tale collaborazione è vitale per generare risorse per perseguire idee, monitorare i progressi nello sviluppo di azioni specifiche e per sviluppare ulteriormente le politiche. Altrimenti, ci sarà nelle ONG solo un sac-
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PASSIONIST INTERNATIONAL
co di terribili frottole fatte di autocompiacimento a riguardo dell’“aiutare la gente a raccontare la propria storia”. LO STILE C’è sempre una tentazione qui, e cioè che Passionist International, così come altre ONG, spenda molto tempo nel tentativo di avere una frase inserita in un punto o una parola cambiata in un altro punto di un Dichiarazione finale, piuttosto che investirlo in modalità di intervento che costringano i Governi a rendere conto degli impegni che prendono. Anche la gente si è stufata di incontri con Organizzazioni Non Governative, a causa delle promesse vuote. Le ONG talvolta ricevono valutazioni diversificate da coloro che vivono a livello della base. Coloro che vivono in povertà vorrebbero che le ONG fossero tenute a render conto a loro. Dobbiamo fare le cose in modo differente per far sì che le persone che diciamo di voler rappresentare si sentano coinvolte. “Essere adatti allo scopo” (“fit-for-purpose”) cambierà il modo di operare di Passionist International. A questo fine, l’integrazio-
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AVORI DI MISSIONE IN AFRICA NERA: UN CONTINENTE DIMENTICATO.
ne dei nostri sforzi e sinergie nella direzione in cui sono stati stabiliti i nostri obiettivi ci farà sbarazzare delle tradizionali divisioni in gruppi che han sempre lavorato in compartimenti stagni.
Migliorare è sempre possibile. E il miglioramento solitamente avviene in modo graduale e non in modo spettacolare. E le persone nuove che iniziano a lavorare si sentono quasi sempre vittime di aspettative che sono esagerate rispetto a quanto son in grado di dare in risposta. La nostra mancanza di risultati significativi ed incisivi non dovrebbe essere una scusa per spingerci all’inazione, poiché la disperazione è una profezia che si compie da sola, quando porta le persone a pensare che ogni azione è futile. Coloro che si impegnano possono essere una potente ispirazione per un possibile cambio, piuttosto che un rassegnarsi all’inevitabile. I ruoli di Passionist International includono il patrocinare, il ricercare, l’analizzare le politiche e la negoziazione. Questi elementi spesso combinano le loro forze per portare avanti nuove informazioni e intuizioni, spingono a nuove politiche, ad un nuovo paradigma di sviluppo e mobilitano l’opinione pubblica sulle deliberazioni e operazioni delle Nazioni Unite, attraverso l’uso dei Mass Media e Internet. Richiede entusiasmo, abilità e l’energia dei giovani. Cambiamenti che una volta sembravano impossibili sono avvenuti in modo sorprendentemente rapido allorché la gente ha riconosciuto l’inadeguatezza dei modelli precedenti e ha afferrato l’intuizione di un futuro alternativo. Miriamo ad informare e a educare i nostri membri e le persone che serviamo sulla storia delle Nazioni Unite, per far crescere la loro consapevolezza dei suoi GRANDI obiettivi, e incoraggiare il sostegno per una trasformazione sia personale che sociale. Stiamo cercando di bilanciare gli obiettivi materiali e spirituali in un modello di vita che sia gratificante e nutriente. L’esperienza proveniente dalla base, i singoli individui che hanno intuizione, le personalità eminenti e gli attivisti hanno il vantaggio di un valore aggiunto all’interno del contesto intergovernativo per spingere lo sviluppo intellettuale, culturale e politica. Il valore delle ONG è quello di avere i piedi per terra, la testa nelle nuvole e un fuoco nel tuo ventre. IL 2015 ALLE NAZIONI UNITE Le Nazioni Unite hanno sempre avuto un sacco di bersagli, obiettivi e dichiarazioni,
ma spessissimo questo genere di iniziative riflettono buone intenzioni, scatenano enormi quantità di energia, ma raramente conducono ad un cambiamento trasformante e duraturo. Come ebbe a dire una volta Paul Berthoud, che lavorò per le Nazioni Unite dal 1951 al 1996, “l’UNCTAD (Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo) è una bara di idee memorabili” (in “UN Voices: The Struggle for development and social justice” [Voci delle NU: la lotta per lo sviluppo e la giustizia sociale]). Questa volta le Nazioni Unite hanno nominato il 2015 Anno Internazionale della luce, per portare attenzione sul ruolo cruciale che la luce e che le tecnologie basate sulla luce giocano nello sviluppo umano. Ma quel che più conta è che il 2015 è “L’opportunità che cade una volta sola in una generazione” per uno sviluppo sostenibile! COSA POSSO SAPERE? Quest’anno vedrà alcuni importanti processi di negoziazione giungere ad un culmine – il processo post-2015 sul SDG (Sustainable Development Goals: Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile) (a Settembre), il processo UNFCCC (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) sul cambiamento climatico (Dicembre), la terza Conferenza delle Nazioni Unite sul Finanziamento per lo Sviluppo in Luglio. Questi processi son stati tutt’ora portati avanti come canali separati. La relazione di Sintesi di SG offre 6 principii (le persone, la prosperità, l’associarsi e il pianeta), radicati nella dignità e nella giustizia, per aiutare gli Stati membri, le società civili e le agenzie ONU per renderli tutti insieme più vicini. Non è ancora chiaro se gli input che vengono dalla società civile produrranno una differenza duratura o se gli obiettivi approvati riecheggeranno ciò che la gente veramente vuole. Tuttavia il nostro successo nel cambiare il corso dello sviluppo sostenibile sarà giudicato non soltanto in base a ciò che sarà dichiarato quest’anno ma in ciò che verrà deliberato per il 2030. COSA POTREI FARE? Restare informato. Puoi imparare molto sulle iniziative di SDG. Condividere queste informazioni con i tuoi amici, le famiglie, e il network, cosicché possano sapere che il
2015 è un anno critico per il futuro dei popoli e del pianeta. Assicurarti che i tuoi superiori sappiano che ti interessi degli obiettivi e che vuoi azioni forti nel 2015: scrivere lettere, mandare email, alzare la tua voce on-line con #action2015. Diventare un Cittadino Globale. Promuovere il rispetto per le differenze culturali. Mettere le persone al centro dello sviluppo e dell’uguaglianza di genere.
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IL BREVE RACCONTO DI ALCUNI ANTICIPATORI CHE HANNO APERTO LA STRADA DA PERCORRERE ESPERIENZA PASSIONISTA 17 MARIO BARTOLINI
Uno dei pellegrini Barranquita-Perú
CON LA GRAZIA DI DIO E ALLA LUCE DELLA
SUA PAROLA E DELLE LINEE PASTORALI DEI DOCUMENTI DELLE ASSEMBLEE GENERALI DEI VESCOVI DELL’AMERICA LATINA E DEI CARAIBI (MEDELLIN 1968: 1979 PUEBLA, SANTO DOMINGO 1992, APARECIDA 2007), NOI RESPONSABILI DEL CENTRO MISSIONARIO DI BARRANQUITA (VICARIATO APOSTOLICO DI YURIMAGUAS), DAL MARZO 1980 AD OGGI, CI SIAMO IMPEGNATI A TRASFORMARE LA COMUNITÀ CRISTIANA IN UNA REALTÀ LIBERA DI PROMUOVERE IL PROPRIO SVILUPPO.
Ciò in quanto ogni modello imposto dall’alto e dall’esterno è schiavizzante e distruttore della dignità dei popoli e della natura. IN CHE MODO? Rafforzando la loro consapevolezza e dignità di battezzati, attraverso la formazione di operatori pastorali, animatori, sia giovani che adulti, e visite periodiche alle comunità. Partecipando alla vita della comunità: i problemi, le sfide, le aspirazioni e gli sforzi per migliorarne le condizioni di vita e gettando così le basi di una nuova storia
1_Il territorio della missione era una zona altamente malarica; a ciò si aggiungevano una serie di malattie (parassitosi, diarrea, colera, infezioni respiratorie, infezioni della pelle (leishmaniosi) malnutrizione infantile, ecc.) e la totale assenza dello Stato. La “formazione dei promotori parrocchiali per la salute”, con i loro “kit di comunità”, è stata fondamentale per ribaltare la situazione; come conseguenza di tutto ciò, il Ministero della Salute ha ampliato la presenza e i propri servizi di assistenza.
lo Stato e gruppi che hanno potere economico, i quali, agendo per interposta persona e disponendo di forti risorse finanziarie e propagandistiche, vogliono appropriarsi delle terre dei nostri contadini. In questo processo di “consapevolezza ambientale” è nato (2012), l’Organizzazione Parrocchiale “BAMBINI AMBIENTALISTI”, che, sempre più, sta ampliando la propria sfera di influenza a livello territoriale e istituzionale. Recentemente 200 bambini hanno festeggiato la loro quarta “Giornata Ambientalista”.
2_Lo stare “accanto al popolo” nel periodo in cui ha dominato il terrorismo – il Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru (MRTA) – e il narcotraffico ha permesso loro di venir fuori da questa situazione con dignità.
7_La promozione della partecipazione delle donne in alcuni campi dell’attività politica, economica, sociale e organizzativa ha determinato un cambio significativo a favore della donna, della famiglia e della società in generale
3_Il costituirsi e consolidarsi per i contadini in Cooperativa (inizialmente si chiamava Cooperativa agraria san Raffaele ed ora Cooperativa agraria “Nuova alba”) ha significato la loro liberazione da padroni e intermediari senza scrupoli. 4_La solidarietà al popolo amazzonico, nelle sue rivendicazioni territoriali e ambientali dopo l’emanazione di decreti “anti-amazzonici” da parte del presidente di allora, Alan Garcia Pérez (2009), ha comportato un rafforzamento della loro identità e un riconoscimento come popolo all’interno del paese. Tuttavia, per i responsabili e i missionari ha significato persecuzione e oppressione da parte dello Stato. 5_La solidarietà con i contadini del distretto di Barranquita, per la difesa delle loro terre e boschi, è consistita nel presentare richieste amministrative, penali e giudiziali, per costringere lo Stato e gli organi di governo a livello regionale e locale a rispettare la legge stessa, che deve essere uguale per tutti, vuoi che si tratti di un gruppo economico o di un semplice contadino o del popolo indigeno. 6_La “consapevolezza ambientale” che si è diffusa tra le popolazioni locali nel corso degli anni è diventata motivo di conflitto: da una parte vi è “ il bianco”, ossia la Parrocchia, i missionari e le persone che hanno acquisito questa consapevolezza; dall’altra,
8_Si accompagna la Ronda Campesina1 nel suo lavoro di rieducazione dei membri delle comunità, mediante un lavoro di patrocinio legale e reinserimento sociale. 9_Promozione, dal 2010, del Sistema agroforestale successionale (SAFS)2, come proposta per un’agricoltura familiare sostenibile, la quale garantisce: Il recupero delle conoscenze tradizionali e l’incorporazione di nuove tecniche di coltivazione. Essere contadino è una nobile professione e non una disgrazia. Il recupero delle antiche coltivazioni, della terra, dei boschi e delle fonti d’acqua. La riduzione della deforestazione, attraver1. Nate del traduttore. Nome dato a pattuglie contadine autonome nelle zone rurali Perù. 2. Il sistema agroforestale sucessionale è un termine tecnico che riporta a una scienza e una prassi antichissima e naturale, quella di gestire il terreno non attraverso coltivazioni monoculturali ed estese, ma con il metodo della diversificazione delle colture. Mediante un naturale sistema di ombre e di insetti “buoni” e “cattivi” le piante trovano infatti naturalmente il miglior modo per crescere e produrre il massimo. Questo metodo, fondamentale per l’economia familiare, è adesso oggetto di una sperimentazione transnazionale in Africa, Asia e America Latina. Si pratica tuttora l’“agricoltura migratoria o itinerante”, cosi denominata perché gli uomini sfruttano sommariamente un suolo e poi si spostano a coltivarne un altro.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 155 so la riduzione dell’agricoltura migratoria. La sicurezza alimentare. La produzione di alimenti biologici, per un nutrimento “adeguato e salutare”, e la conseguente eliminazione della malnutrizione infantile, la quale non si elimina con regali o con la promozione di una produzione agricola adatta all’esportazione. Il rafforzamento del nucleo familiare. Il “vivere bene” della famiglia, collocando sul mercato i prodotti in eccedenza (prima mangiare bene e poi vendere). Si sta lavorando, affinché i contadini del SAFS immettano nel mercato i prodotti della loro fattoria con un valore aggiunto Il sistema imperante non accetta che gli agricoltori “possano prevedere un modello di sviluppo rurale differente” rispetto a quello previsto dallo Stato e dai mercati nazionale ed internazionale, che riscopra le ricchezze umane (capacità e conoscenze) dei contadini e li renda autonomi. 10_La programmazione della Radio “La voce del Cainarachi”, la voce che sveglia la coscienza dei popoli, affronta la problematica del nostro popolo ed offre “vie di soluzione” alla luce del vangelo. Per questo è stata ed è il “bianco” del sistema. 11_La partecipazione a eventi o spazi che permettano non solo di condividere esperienze e denunciare il sistema d’ingiustizia imperante, ma anche di elaborare nuovi modi per risolvere i problemi.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 157 e cerchino soluzioni intersettoriali per problemi specifici e necessità varie.
ASSOCIAZIONE PER LO SVILUPPO SOCIALE E UMANO PORTOGALLO ESPERIENZA PASSIONISTA 18 PAULO COSTA
Responsabile dei progetti
Il “volto solidale” è un’associazione costituitasi nel 2007 a Santa Maria da Feira, che si richiama alla spiritualità passionista. È un’organizzazione senza fini di lucro, il cui obiettivo è contribuire allo sviluppo sociale, promuovendo l’uguaglianza, i diritti umani e le pari opportunità. In quanto ONGD (organizzazione non governativa per lo sviluppo), il volto solidale lavora in quattro aree: 1_Cooperazione per lo sviluppo. 2_Educazione allo sviluppo. 3_Volontariato internazionale. 4_Sostegno alla famiglia. MISSIONE Contribuire allo sviluppo sociale e umano delle comunità locali, per una cittadinanza globale e solidale. VISIONE1 Un’équipe che si occupi del potenziale delle persone, perché siano incentivate all’azione 1 Il termine visione (vision) è utilizzato nella gestione strategica per indicare la proiezione di uno scenario futuro che rispecchia gli ideali, i valori e le aspirazioni di chi fissa gli obiettivi e incentiva all’azione. Il termine può essere utilizzato anche con riferimento ad associazioni o ad organizzazioni in genere.
OBIETTIVI Promuove e difendere i diritti umani. Promuovere le pari opportunità. Promuovere un volontariato locale e internazionale. Promuovere lo sviluppo nei paesi di lingua portoghese. Sensibilizzare allo sviluppo sociale Rappresentare Passionist International in Portogallo. Promuovere il sostegno alla famiglia ed altri progetti di carattere sociale e culturale. Rendere effettive le relazioni familiari e favorire l’educazione dei bambini PROGETTI IMPORTANTI VOLONTARIATO MISSIONARIO. PASSIONE PER LA VITA E PER IL MONDO (2010-2014) S.M. DA FEIRA E BARROSELAS - PORTOGALLO Il gruppo di volontariato passionista promuove l’esperienza del volontariato missionario in Africa. I membri del gruppo sono giovani interessati ad una esperienza di missione per un tempo minimo di due mesi, disposti a partecipare ad attività di formazione e di raccolta fondi, avendo come base la spiritualità missionaria, il servizio agli altri, la vita comunitaria, il lavoro in gruppo e la corresponsabilità. Il gruppo forma parte della “Famiglia passionista laicale”, ed assume una missione comune con i religiosi passionisti, partendo dalla prospettiva di JPIC (giustizia, pace e integrità del creato). 1_Obiettivo generale: Promuovere un gruppo di volontariato missionario. 2_Obiettivo specifico: Promuovere annualmente la formazione di nuovi volontari; Inviare annualmente volontari alla missione. 3_Risultati: Sono stati realizzati 4 piani annuali di formazione. Sono stati inviati 21 volontari per un tempo ciascuno di due mesi Sono stati inviati 3 volontari per un tempo ciascuno di sei mesi. Sono state realizzate campagne per la raccolta di fondi. Vi sono stati invii annuali di volontari per la missione 4_Donatori: Le comunità locali del Portogallo (campagne realizzate da volontari in Portogallo).
5_Soci: ONGD Fondazione Fede e Cooperazione. Missionari passionisti. Suore salesiane. ANGOLA - QUARTIERE CARTÓN “EMANCIPAZIONE DELLE DONNE ATTRAVERSO IL SOSTEGNO RECIPROCO, LA FORMAZIONE E LA PRODUZIONE DI REDDITO” QUARTIERE CARTÓN - UIGE - ANGOLA (2010-2012) Il progetto vuole favorire la promozione della dignità delle donne a livello professionale e imprenditoriale, al fine di poter ottenere redditi supplementari. 1_Obiettivo generale: Promuovere l’abilitazione delle donne alla formazione di un gruppo di “Mutuo Aiuto” nel quartiere di Cartón. 2_Obiettivo specifico: Formare 50 donne per il gruppo “Mutuo Aiuto”. Prevedere un asilo nido per i bambini della zona. Promuovere ulteriori attività in futuro. 3_Risultati previsti: Costruire un edificio. 50 donne che acquisiscano conoscenza su “Diritti e Cittadinanza”. 50 donne che acquisiscano conoscenza a livello di “Salute e Nutrizione”. 50 donne che acquisiscano conoscenza a livello di “Iniziativa imprenditoriale”. Il regolare funzionamento di una scuola materna e asilo per circa 30 bambini 2 corsi di formazione per la gestione e le risorse umane. Fresatrice per farina di manioca montata e funzionante. Comitato di gestione operante. 4_Soci: ONGD laicale per lo sviluppo sociale Missionari passionisti – Comunità Uige Diocesi di Uige. 5_Donatore: Camões - Istituto per la Cooperazione e la lingua (Governo portoghese) Conferenza Episcopale Italiana Manos unidas (ONG cattolica spagnola). ANGOLA – QUARTIERE DUNGA CENTRO CULTURALE SANTA CRUZ. FORMAZIONE PER I FORMATORI (2013-2015) QUARTIERE DUNGA - UIGE - ANGOLA Obiettivo del progetto è rafforzare il lavoro del Centro Culturale di Santa Cruz, mediante l’incremento delle abilità pedagogiche
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 159 dei formatori; ciò avviene attraverso piani formativi offerti alle comunità grazie a istruttori locali qualificati, mediante un maggiore sostegno finanziario del Centro e l’autonomia delle risorse locali per la programmazione, attuazione e valutazione delle varie attività. 1_Obiettivi generali: Promuovere la formazione e l’inserimento professionale dei giovani. Promuovere il sostentamento del Centro Culturale di Santa Cruz, mediante la diversificazione dell’offerta formativa. 2_Obiettivi specifici: Formare 30 giovani a livello locale (attuali e potenziali formatori del Centro Culturale Santa Cruz) nel giro di tre anni, che abbiano possibilità di entrare nel mercato del lavoro. 3_Risultati previsti: R0, sala attrezzata per incontri formativi. R1, 30 istruttori formati. R2, progetto per 5 corsi organizzati. R3, 5 manuali di supporto scelti, adattati o da elaborare. R4, Equipe CCSC per la programmazione, la gestione e il controllo. 4_Donatore: Conferenza episcopale italiana. 5_Soci: Comunità passionista di Uige Diocesi di Uige. ONGD EpDAH (Associazione senza scopo di lucro). Ingegneria per lo sviluppo e aiuti umanitari. Al nord - Associazione per la Produzione e l’Animazione audiovisiva. PORTOGALLO – SENSIBILIZZARE SULLA QUESTIONE DEL GENERE PASSIONE PER LA VITA E PER IL MONDO 2012-2016 S.M. DA FEIRA E BARROSELAS - PORTOGALLO Indipendentemente dai contorni distintivi di ogni cultura, di ogni comunità e paese, c’è un terreno comune: il desiderio di uguaglianza. In tutto il mondo, vi sono ancora disuguaglianze tra uomini e donne; si rende necessario agire per cambiare questa situazione. Il mondo è più della somma di persone, più che un insieme di problemi. Guardare il mondo significa poter andare oltre la nostra immaginazione. Il genere è? È un progetto formativo e di sensibilizzazione per i giovani in favore dell’uguaglianza dei generi, della diversità e la cittadinanza globale.
Il progetto non inizia dando rispose, ma facendo domande. Confrontarsi con le realtà spinge a domandarsi, a pensare e ad agire in modo più consapevole. 1_Obiettivi mondiali: Promuovere il rafforzamento della cittadinanza globale attraverso un’educazione libera. Promuovere la sensibilizzazione e la formazione per l’uguaglianza dei generi e la cittadinanza globale 2_Obiettivi specifici: Creare un gruppo di giovani per far partire l’iniziativa di sensibilizzazione per la cittadinanza globale e l’uguaglianza dei generi. Formare referenti per la elaborazione di progetti. Produrre e rendere disponibili materiale formativo. 3_Risultati: 1 Documentario “mamme di cartone”. 1 Manuale di Formazione. 20 volontari formati. 250 giovani diplomati. 10 gruppi giovanili coinvolti. 1 “concorso di idee”. 50 attività compartecipate. 4_Donatori: Fondazione Porticus. Fondazione Portogallo – Africa. Programma giovanile in azione. Programma cittadinanza attiva – sovvenzioni SEE, lo Spazio economico europeo (SEE) nacque il 1º gennaio 1994 in seguito a un accordo (firmato il 2 maggio 1992) tra l’Associazione Europea di Libero Scambio (AELS) e l’Unione europea con lo scopo di permettere ai paesi AELS di partecipare al Mercato Europeo Comune senza dover essere membri dell’Unione.
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PROGETTI PER PANIFICIO NELLA REP. DEM. DEL CONGO. ESPERIENZA PASSIONISTA 19 P. VITAL OTSHUDIALOKOKA ONASAKA Vice Provinciale di SALV
SONO MOLTO ONORATO DI ESSERE INVITATO DAL PADRE ARISTÍN PER CONDIVIDERE LA MIA ESPE-
RIENZA DEL PROGETTO DI PANIFICIO IN DUE CITTÀ: KIKWIT E LODJA, IN CONGO. MA È SEMPRE MEGLIO CONTESTUALIZZARE QUESTA MIA ESPERIENZA CON LA JPIC. QUESTA MATERIA CHE HA SEMPRE SUSCITATO MOLTO INTERESSI DA ALCUNE PARTI DELLA CONGREGAZIONE, COME TANTA PERPLESSITÀ NELLE ALTRE PERCHÉ PENSAVANO CHE QUESTE TEMATICHE NON SONO PROPRIAMENTE CRISTIANE O PASSIONISTE, MA PIUTTOSTO DELLE TEMATICHE CULTURALI. INVECE SECONDO ME, OGNI PASSIONISTA DEVE TROVARE LA REALIZZAZIONE DEL SUO CARISMA E SPIRITUALITÀ NEL VIVERE SECONDO QUELLO CHE CI CHIEDE QUESTA NUOVA VECCHIA MATERIA. COMUNQUE NELLA MIA NAZIONE QUESTA MATERIA SUSCITA MOLTO INTERESSI, SICURAMENTE A CAUSA DELLE SITUAZIONI DIFFICILI NELLE QUALI LE POPOLAZIONI VIVONO. LO SAPPIAMO BENE CHE DOVE QUESTI VALORI FONDAMENTALI DELL’UOMO NON SONO RISPETTATI, CIOÈ, DOVE NON C’È GIUSTIZIA, NON C’È PACE E LA PROTEZIONE DEL CREATO, L’UMANITÀ È IN PERICOLO E LA GENTE NON SI SENTE ADAGIO.
Percorrendo la storia della JPIC cominciando dall’antico testamento fino al recente
magistero della chiesa, la JPIC come insegnamento non è una nuova materia. Ma attualmente la JPIC sembra un nuovo insegnamento invece è una materia che esiste da quando esiste l’umanità. Perché in qualsiasi società, la giustizia, la pace e l’integrità della creazione, sono dei valori fondamentali ed intoccabili, che in ogni costo, bisogna difendere e proteggere. Ecco perché ho usato le due parole contradditorie: nuova-vecchia. Purtroppo, l’uomo, avvolte, non continua bene il lavoro affidatogli dal Signore di custodire e di continuare con la creazione, ma sta rovinando e lasciando rovinare tutto. Ma si rende conto e prenda coscienza solo quando si avvertono i danni. Come i profeti nell’antico testamento si sono impegnati a difendere questi valori fondamentali alla vita umana, e gli apostoli hanno continuato nella stessa linea cosi anche il magistero, i passionisti non possono più rimanere indifferenti di fronte alla giustizia, la pace e l’integrità del creato. Dalla nostra spiritualità e carisma, siamo degli agenti che devono assolutamente difendere il piccolo popolo, i poveri e con loro cercare le soluzioni ai problemi. Per coloro che hanno seguito qualsiasi insegnamento della JPIC, sanno che per dare corpo alla JPIC, dobbiamo mondializzare la solidarietà; sia all’interno della Congregazione che all’esterno. Per farlo, ci sono tre cose che bisogna mettere in movimento: la testa (informazione), il cuore (sensibilizzazione) e i piedi (azioni concrete) come ci dice il Padre Aristín nel suo libro. La realizzazione di questi due nostri progetti di panificio in Congo fa parte della terza fase che comporta le azioni concreti che dobbiamo mettere in moto per la vissuta e la testimonianza della JPIC. Lavorare nei progetti è un modo indicato in alcune zone per rendere efficace questa materia della Giustizia, Pace ed Integrità della Creazione. L’idea di elaborare questi due progetti è nata da una preoccupazione sociale. In Africa, il pane non è l’alimento di base, cioè non è considerato come un cibo primario per la gente. Ma tutti sanno che il pane diventa un alimento cosmopolitano. A tutti piacciono mangiare il pane. Quindi non si può più capire oggi, in questo 21simo secolo, che al-
cune città non hanno ancora accesso al vero pane. Queste due città (Kikwit e Lodja) dove abbiamo anche alcune delle nostre missioni, per mangiare il pane, devono ricorrere alle grandi città come Kinshasa che è la capitale della Repubblica Democratica del Congo. Quindi solo una categoria delle persone poteva avere accesso al pane. Mangiare il pane in queste città era un fatto considerato come un lusso, perché giustamente tutti non potevano comprare il pane che veniva da Kinshasa a causa del costo. Un’altra ragione che è entrata in gioco nella concezione di questi progetti, è quella di togliere il complesso di superiorità tra chi sta in città e chi sta nelle zone rurali. Cosi, conoscendo la sensibilità de la CEI (Conferenza Episcopale Italiana) nell’ambito sociale, abbiamo giudicato opportuno d’introdurre queste due richieste a quest’organismo di carità. Fortunatamente i due progetti sono stati sovvenzionati dalla CEI. Ma l’inesperienza nell’elaborare questi tipi di progetto, ha dimostrato che non bastava solo avere la sovvenzione per comprare le macchine (Forno, Impastatrice, formatrice, divisore), ma occorreva anche prevedere le spese di trasporto delle macchine, la casa dove sono state installate le macchine e poi anche le spese per iniziare il funzionamento della ditta. Ringraziando la CEI di avere accettato questi due progetti, siamo molto più grati all’ufficio di solidarietà e missioni per l’aiuto dato per la realizzazione di questi progetti. L’ufficio di solidarietà e missione ha aiutato molto la realizzazione di questi due progetti. Il Panificio di Kikwit è stato iniziato il 14 agosto 2014 e quello di Lodja l’11 ottobre 2014. Prima d’iniziare il funzionamento dei panifici, bisognava formare gente per lavorare con queste macchine moderne. Hanno seguito una formazione di tre mesi. Tutte le due installazioni vanno bene e funzionano bene fino ad oggi. La gente è contenta di avere il pane alla portata. Piano piano la gente impara a cambiare l’alimentazione. Hanno saputo che c’è un altro modo di mangiare: non solo riso o polenta, fagioli... ma c’è anche il pane. Naturalmente questo pane non si regala, bisogna comprarlo, ma ad un prezzo molto agevole, differente e molto di meno del pane che viene da Kinshasa che costa 2 volte e più. Il panificio ha dato il lavoro ad
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 163 alcune persone, coloro che vengono per comprare il pane e poi vendere. Quando la gente viene a servirsi del pane, si vede una passione del pane per la Vita. Chi lavora in questa piccola ditta? Questi due panifici hanno dato il lavoro a 8 o 9 persone. Dipende di ogni panificio. Come potete vedere nelle foto: I responsabili sono i padri passionisti. I primi collaboratori sono le suore passioniste e altre suore diocesane che vivono intorno alle nostre comunità e che collaborano con noi nella nostra pastorale. Poi seguono i laici che sono i veri panificatori o panettieri, perché sono loro che hanno avuto una formazione per fabbricare il pane da uno specialista. Tutti guadagnano un salario decente alla fine del mese e sono contenti. Un panino costa 200 franchi congolesi = ± 0,20 $. Questo prezzo è abbordabile da tutti anche se c’è ancora delle categorie che non possono veramente comprare il pane a causa di una povertà troppo pronunciata. Quanto rende un panificio al mese alla Vice Provincia? Il panificio di Lodja rende da 1000$ e più. Quello di Kikwit rende per il momento 500 $ e più al mese. Ma occorre ogni tanto procedere a controlli finanziari della gestione della ditta e non accontentarsi solo della fiducia. In queste due città, queste due iniziative sono state salutate da tutte le autorità civili ed ecclesiastiche. Speriamo che questi macchinari ci permettono di andare avanti con la produzione senza avere dei problemi tecnici gravi ad obbligarci di fermare la ditta. Dal punto di vista dell’autosostentamento della Vice Provincia, questi progetti sono un sostegno forte del processo di autonomia della Vice Provincia, unità di produzione sicura. Ma bisogna proteggere le installazioni tecnologiche e aumentare la severità nella gestione. Conclusione: Lavorare nei progetti sociali significa compatire con la gente che soffre. Significa anche cercare a sollevare meno sia il loro livello di vita senza dimenticare di insegnarli a prendere coscienza dei loro diritti umani, avvolte non protetti, e soprattutto delle loro responsabilità come esseri umani che devono vivere dignitosamente. E’ una
delle immense vie sicure di renderci presenti nelle tribolazioni dei nostri fratelli e sorelle. Vorrei ringraziare ancora una volta la CEI e il nostro ufficio di solidarietà e missione per il loro sostegno per la realizzazione di questi due panifici. Ringrazio in modo particolare il Padre Aristín di avermi invitato a partecipare a queste sedute, cosi vi ringrazio anche voi per il vostro ascolto.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 165 fissi di oggi. La lettera di San Giacomo (cap. 2) ci chiama alla missione nelle opere caritatevoli e questa è ora la nostra attenzione. Le opere pastorali caritatevoli che portiamo avanti nel Vicariato includono:
VICARIATO DI SANTA GEMMA GALGANI TANZANIA ESPERIENZA PASSIONISTA 20/A P. PRISCUS MICHAEL MASAWWE Promotore di JPIC
I MISSIONARI PASSIONISTI GIUNSERO IN TANZANIA NEL 1933. IL LORO OBIETTIVO PRINCIPALE ALL’INIZIO FU L’EVANGELIZZAZIONE, L’ESPANSIONE DELLA CHIESA LOCALE DELLA DIOCESI DI DODOMA, LA FORMAZIONE DEL CLERO
LOCALE E LA FONDAZIONE DI PARROCCHIE NELLA DIOCESI.
In passato la diocesi di Dodoma era di loro dominio, oggi i Passionisti hanno consegnato molte parrocchie alla Diocesi e al momento a loro rimangono solo quattro parrocchie, che sono Itololo, Veyula, Mlowa e Itiso. Attualmente nel Vicariato siamo in 27 religiosi, sia sacerdoti che fratelli. Oltre alla diocesi di Dodoma, ci troviamo ora anche in Dar es Salaam, Arusha e Tanga. Il piano strategico del Vicariato (2008-2016) presenta due maggiori obiettivi come priorità. Il primo: l’apostolato della evangelizzazione e il secondo le opere pastorali caritatevoli, cioè il sostegno alle condizioni di vita dei bisognosi, secondo quanto esprimono le Regole e Costituzioni dei Passionisti al numero 13: l’urgenza della missione ai croce-
ATTIVITÀ SANITARIE
1.ITOLOLO HEALTH CENTER (CENTRO SANITARIO DI ITOLOLO). Il Centro Sanitario di Itololo si trova nella Diocesi di Kondoa nella regione di Dodoma, Tanzania. È gestito dal Vicariato di Santa Gemma Galgani. L’INTUIZIONE Migliorare la salute e il benessere della gente e facilitare il sistema sanitario per essere più rispondente ai loro bisogni. Il Centro Sanitario costituisce per la gente di Itololo punto da cui compiere un salto di qualità nel tentativo di ottenere un buon livello di servizi sanitari che porti al pieno sviluppo umano. LA MISSIONE Secondo i Criteri Sanitari Nazionali della Tanzania del 2003, il dispensario, come primo livello del sistema sanitario, riesce a soddisfare le esigenze di 5.000 persone. Un Centro Sanitario invece, come secondo livello, deve soddisfare le esigenze di 50.000 persone. Deve offrire servizi ambulatoriali e per pazienti degenti, la maternità, un laboratorio e farmacia, e l’obitorio. Il dispensario di Itololo serve più di 116.493 persone distribuite in 37 villaggi. Trovandosi al livello uno del Servizio Sanitario ed essendo il più lontano dagli ospedali di riferimento, cioè l’ospedale del distretto di Kondoa (60 km di distanza) e quello di Mrara nella regione di Manyara (58 Km), e considerando anche lo stato deplorevole delle infrastrutture di Itololo (strade dissestate) che causano molte morti tra le donne incinta, i bambini e gli adulti che si incamminano per raggiungere questi ospedali, tutto questo ci ha sollecitato ha trasformare la struttura dal livello di dispensario a quello di Centro Sanitario, per offrire un servizio sanitario più adeguato. 2.I DISPENSARI DI ITISO E MLOWA. Itiso e Mlowa sono situati nel Distretto Chamwino della regione di Dodoma. La gente di questi luoghi dipendono dall’agricoltura per le loro entrate e per la loro sopravvivenza. La
popolazione totale di Itiso è di 8.560 abitanti, mentre quella di Mlowa Bwawani è di 11.925. Tutte e due queste località dipendono dall’Ospedale Generale Governativo di Dodoma, che dista da Itiso 78 Km e da Mlowa 65 Km. Il vicariato ha cercato di migliorare i servizi sanitari come una priorità per il lavoro pastorale per assicurare la vita delle persone delle citate aree. Il Ward Health Report ha segnalato come in queste aree l’indice di mortalità dovuta alla maternità e nel periodo infantile raggiunga il 17 % e 21 % rispettivamente. L’indice dei morti per Malaria mostra invece che 76 persone ogni anno muoiono per servizi sanitari insufficienti.
PROGETTO PER L’ACQUA.
La regione di Dodoma è una delle zone aride della Tanzania con scarsità di acqua. Il Vicariato in collaborazione con l’ufficio delle Missioni ha fatto un grande lavoro per migliorare l’approvvigionamento di acqua nei villaggi rurali delle regioni di Dodoma e di Tanga. Questo lo si è realizzato in Veyula, Mlowa, Itololo, Itiso e Zenneti in Tanga. Tale opera ha comportato trivellazioni profonde e pozzi in diverse zone di proprietà e limitrofe. I NOSTRI PRINCIPALI OBIETTIVI SONO 1_Migliorare l’accesso ad acqua potabile igienicamente sicura e accessibile e fognature per la gente nei villaggi che circondano Veyula, Itololo, Mlowa, Itiso e Zenneti. 2_Rafforzare la fornitura di acqua e fognature alla comunità locale.
APICOLTURA
Case di formazione di Arusha, Veyula e missione di Itololo. Il progetto dell’apicoltura viene come una priorità per il fatto che la coltura dei girasoli è praticata per lo più completamente in Dodoma. Abbiamo scoperto che innumerevoli sciami di api si radunano pressoché su tutta la proprietà attirate dal profumo dei girasoli. Abbiamo anche scoperto che molti villaggi praticano già l’apicoltura usando i metodi tradizionali ripagando in tal modo i progetti per il cibo e la auto-sufficienza. La coltura dei girasoli ha anche sollecitato il progetto del torchio per l’olio di Arusha e nella missione di Veyula.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 167 I NOSTRI OBIETTIVI PRINCIPALI SONO: 1_Aumentare il bilancio economico delle case di formazione, delle parrocchie e formare la popolazione locale nell’uso dell’apicoltura naturale per il cibo e le future generazioni. 2_Accelerare il processo di auto-sostentamento delle comunità, creare posti di lavoro per la gente e migliorare le loro condizioni di vita.
PROGETTO PER IL BIO-GAS ITOLOLO, VEYULA, ITISO
Il Vicariato ha elaborato il progetto prioritario del Biogas dal momento che interessa il semideserto di Dodoma dopo lo studio di fattibilità che mostra come innumerevoli piante vengano abbattute per la produzione di legna e di carbone, causando la deforestazione. Inoltre, la nostra proprietà e i villaggi circostanti hanno bestiame al coperto, quali bovini, capre, pecore, maiali e galline, che possono far funzionare questo progetto e la conservazione dell’ambiente. I NOSTRI PRINCIPALI OBIETTIVI SONO: 1_Essere autosufficienti nell’uso del biogas e nell’insegnare alla gente i valori della conservazione della foresta. 2_Proteggere la forestazione e impedire la deforestazione per l’uso di legna e di carbone.
COLLEGIO TECNICO SAN GABRIELE
Il Collegio Tecnico S. Gabriele si trova localizzato in Veyula. Venne iniziato tempo fa, ma in seguito è stato migliorato dal momento che le statistiche sull’educazione in Tanzania del 2004 mostrano che solo il 69% degli adulti è in grado di leggere e scrivere. Il Governo provvede alla educazione per il primo livello scolastico. Dopo di questo, solo una piccola minoranza di studenti, che hanno ottenuto buoni risultati nell’esame nazionale, continuano con la loro educazione. Questo comporta che molti studenti non hanno accesso alla educazione oltre il settimo livello. Le ragazze trovano molto più difficile avere una educazione rispetto ai ragazzi, a causa delle tradizionali aspettative nei loro confronti. È stato in questa situazione che il Vicariato ha fatto della Scuola Tecnica di S. Gabriele una priorità, per migliorarla attraverso diversi dipartimenti per la carpenteria,
la sartoria, la saldatura, l’informatica e classi di educazione secondaria per sostenere la gente e coloro che son meno privilegiati nella educazione. Il collegio inoltre accoglie e sostiene nell’educazione le giovani vittime dell’HIV-Aids. I NOSTRI OBIETTIVI PRINCIPALI SONO: 1_Offrire aiuto per l’educazione di ragazzi e ragazze che non hanno l’opportunità di entrare nella scuola secondaria e per le vittime dell’HIV Aids. 2_Sostenere nell’educazione gli studenti adulti che son stati bocciati nella scuola secondaria o che per altre ragioni non hanno potuto continuare la scuola secondaria.
PROGETTO DAR ES SALAAM
É una comunità religiosa e una casa di accoglienza. Gli obiettivi principali sono: 1_ L’apostolato di evangelizzazione; 2_Accoglienza degli ospiti del vicariato, dei volontari e ancora altri ospiti per generare una entrata; 3. Sostenere il vicariato, specialmente nell’area della formazione.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 169
PROGETTO ZENNETI (TANZANIA) ESPERIENZA PASSIONISTA 20/B P. ROBERTO DAL CORSO
Responsabile del Progetto.
IL PROGETTO AGRICOLO DELLA MISSIONE DI ZENNETI È INIZIATO NEL 2002, IN SEGUITO ALLA DICHIARAZIONE DEL CONGRESSO DEL VICARIATO PASSIONISTA DI S. GEMMA GALGANI DI AVVIARE UN PROGETTO DI SOSTENTAMENTO DEL VICARIATO STESSO. IL PRIMO PASSO È STATO L’ACQUISTO DI UNA CAMPAGNA NELLA REGIONE DI TANGA. MA LA PRESENZA STABILE DI UNA COMUNITÀ PASSIONISTA E L’AVVIO DELLE ATTIVITÀ RISALGONO A GENNAIO DEL 2004. Lo scopo primo e diretto del progetto e quello di “produrre” attraverso il lavoro della campagna e l’allevamento del bestiame, per avere un reddito locale in Tanzania per il sostentamento della vita e delle attività apostoliche del Vicariato. Quindi è chiaro che alla base del progetto sta la ricerca dell’interesse dei Passionisti in Tanzania. Ma fin dall’inizio è apparso evidente che la ricerca dell’interesse proprio, per essere legittima, va connessa con la ricerca dell’interesse della popolazione che ci circonda e che viene coinvolta nelle varie attività: o si cresce tutti insieme, o non si cresce. Questo principio è stato da guida fin dall’inizio del modo di procedere, delle scelte e dello stile di conduzione.
Contesto: Il progetto si sta realizzando a Zenneti, in Tanzania, nel distretto di Muheza, a circa 55 km dalla città di Tanga, capoluogo dell’omonima regione, che si trova sulla costa dell’Oceano Indiano. Il territorio è collinare ad un’altezza media di 200-300 metri, ai piedi dei Monti Usambara, che assieme ai Monti Pare formano una catena montuosa che dalla regione di Tanga va su verso nord fino a Moshi, ai piedi del Monte Kilimanjaro. In questa zona il clima è caldo ventilato e abbastanza piovoso. Fino a pochi anni fa, le campagne si alternavano a estesi boschi, che stanno però scomparendo rapidamente, a causa del taglio degli alberi per produrre la carbonella da vendere in città. Questo sta creando estensioni sempre più ampie di savane aride e semidesertiche. Zenneti è circondato nelle vicinanze da una decina di villaggi, ma molti di più sono i villaggi che, anche se un po’ più lontani, fanno riferimento ai servizi della missione. I due raggruppamenti di comuni, in mezzo ai quali si trova Zenneti, secondo il censimento di qualche anno fa contano circa 20.000 persone. La popolazione è formata da mescolanza di tribù diverse, immigrate in tempi successivi in questa zona da diverse parti del Tanzania, fin dai tempi della colonizzazione tedesca, per lavorare nelle piantagioni di sisal avviate dai tedeschi stessi. Le piantagioni di sisal sono ancora presenti, ma in misura decisamente inferiore al secolo scorso. Molte piantagioni sono state abbandonate ed i terreni distribuiti alla gente, che ha cominciano a coltivare il mais per uso alimentare, e poi il cocco e l’arancio per vendere i prodotti nelle città. Attualmente la coltivazione del cocco è quasi in stato di abbandono, soppiantata dalla coltivazione degli aranci, che sta riducendo di anno in anno anche il terreno a disposizione della coltivazione del mais. Questo perché la coltivazione dell’arancio è molto semplice, non abbisogna di nessun trattamento particolare, né di potatura. Quello che produce, anche se le piantagioni non sono a carattere intensivo, è tutto guadagno, il mercato è assicurato, perché questi frutti sono richiesti nei mercati delle grandi cit-
tà tanzaniane e dalle fabbriche di succhi di frutta che sono sorte in questi ultimi anni a Mombasa, ad Arusha e Dar es Salaam. I raccolti sono però sempre modesti, sia per la coltivazione estensiva, sia per l’impoverimento del terreno, sia per l’acidità del terreno. Lo stesso discorso vale per il mais. L’allevamento del bestiame è molto ridotto. Pollastrelli tradizionali da villaggio e poco altro. Le mucche sono una rarità, causa la presenza di un tipo di zecca che inietta un parassita che provoca una febbre mortale per l’animale se non trattata in tempo . Anche la mosca tze-tze rende difficile l’allevamento. Le abitazioni sono costruite con paglia e fango, non vi sono centri di aggregazione ed educazione ed il livello della vita sociale risulta abbastanza basso. Le strutture educative ed assistenziali sono quelle essenziali assicurate dallo stato, scuola primaria e dispensario. Per trovare qualche progetto di sviluppo più concreto ci si deve spostare fino a Tanga dove esistono scuole professionali e secondarie. Il contesto sociale ed economico della zona è caratterizzato quindi da un’economia di pura sussistenza. Linee di sviluppo del progetto agricolo: Le tre linee fondamentali di lavoro che si intende svolgere a Zenneti sono: coltivazione di prodotti alimentari, allevamento di bovini da latte, trasformazione di alcuni prodotti. Già dall’inizio della nostra presenza a Zenneti, man mano che si metteva a coltura la campagna, ormai ridotta a bosco, essendo stata abbandonata da diversi anni, si è iniziata la costruzione delle strutture del progetto. La prima di queste è stata il grande capannone di 80 metri per 50, per il riparo degli attrezzi agricoli e dei raccolti. Costruzione durata diversi anni e mai terminata, in quanto procedente di pari passo con le risorse finanziarie. Parte essenziale di questa struttura, è stata la costruzione del silos per lo stoccaggio del mais. Ne contiene 350 tonnellate. Il senso del silos è dato dal fatto che un grande problema per la sussistenza della popolazione, non è la produzione di alimentari, ma la sua conservazione. Quindi, la gente vende quasi tutto il mais al momento del raccolto, a prezzi molto bassi, per ricomprarli in seguito a prezzi molto più alti. In questo modo, con la con-
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 171 servazione nel silos del mais prodotto nella campagna, si riesce a rendere disponibile la farina della polenta a prezzi equi per buona parte della stagione della fame. L’altra struttura importante è stata la costruzione della stalla per le vacche. E’ stata una sfida alla situazione della zona, in cui l’allevamento dei bovini è quasi nullo, a causa delle malattie dovute alle zecche e alla mosca tze-tze che rendono questa attività molto difficile. Si voleva mostrare che, con le dovute attenzioni e cure, le situazioni ambientali si possono controllare. Attualmente ci sono circa 200 bovini e si producono 700-800 litri di latte al giorno, buona parte dei quali acquistati dalla gente dei villaggi limitrofi che va poi a rivenderli al dettaglio nelle piccole locande della zona , creando così un piccolo giro economico gestibile dalla gente. Anche la farina del mais viene acquistata dalla gente in quantità trasportabili da una bicicletta o da una moto, per poi essere rivenduta nei propri villaggi. E come queste ci sono altre piccole attività come la produzione dell’olio di girasole, con l’acquisto della pressa, che permette alla gente di coltivare il girasole e di portarlo alla missione per la spremitura. I principi guida del progetto: Tutti i prodotti della campagna devono essere di utilità locale. In passato ci era stata proposta la coltivazione di spezie da esportare all’estero, con prospettive di guadagno molto maggiori delle coltivazioni che facciamo. Abbiamo lasciato perdere, perché avrebbe isolato il progetto dal contesto in cui è collocato. Non basta dare lavoro alla gente, occorre che i frutti del lavoro siano usufruibili sul territorio e creino un circuito più ampio di economia gestibile dalla gente comune. Anche il mais, trasportato nelle grandi città con i camion ci darebbe un guadagno maggiore e semplificherebbe i lavori durante l’anno. Ma abbiamo scelto di macinarlo man mano che serve alla gente della zona, per i motivi sopra elencati, anche se questo aumenta il lavoro e spesso rischia di diminuire il profitto. Tutto ciò che viene venduto, quindi, viene trasportano con la bicicletta, non con il camion. Lo stile di vita alla missione è sobrio, forse non per scelta, ma perché non è possibile diversamente, viste le scelte fatte. Il progetto
è grandissimo, lo conoscono tutti, anche il governo della regione lo conosce, ma ad es. abbiamo una sola auto, e siamo una comunità di 4 religiosi. Su questa ci trasportiamo farina, latte, olio, legname, attrezzi, ammalati, andiamo nei villaggi per il servizio religioso… La casa in cui abitiamo è un reperto dei tempi coloniali, e non è in buone condizioni. D’altronde, se ci costruissimo noi una bella casa mentre tutta la gente che lavora alla missione vive in una capanna, come saremmo compresi? Forse la costruiremo in seguito, ma prima dobbiamo portare avanti le strutture produttive, per rendere il lavoro più dignitoso per ognuno e per migliorare i servizi per la gente, e solo in seguito…si vedrà! Attualmente tutte le strutture del progetto, capannone, stalla, negozio…sono già in funzione, ma sono ancora incomplete, e quindi la conduzione del progetto è ancora fragile e gravosa, e talvolta in perdita. Le completiamo gradatamente con l’aiuto di tanti volontari e benefattori che dedicano tempo, risorse, lavoro e passione. Strutture per il servizio diretto della gente Chiesa: Abitiamo in una zona in cui la gente è per la grande maggioranza mussulmana. Ci sono delle piccole comunità cristiane, che spesso erano senza servizio religioso, per la lontananza dalle parrocchie di riferimento. La chiesa che abbiamo costruito è molto semplice, fatta con materiale locale, pavimento in pietra grezza, pilastri di legno per il sostegno del tetto in foglie di cocco, ed è aperta, come segno che la piccola comunità cristiana non deve chiedersi su se stessa. Centro di formazione al lavoro agricolo e all’allevamento: Si è inteso costruire un centro di formazione e sviluppo attraverso l’avviamento all’agricoltura e all’allevamento. I destinatari sono la gente comune del villaggio, che verranno coinvolti con seminari su vari temi riguardanti l’agricoltura, l’allevamento, la sanità, l’alfabetizzazione…. L’intento di questo progetto è quello di offrire alle gente una possibilità di aprirsi ad una vita più dignitosa e serena, riscattandosi da una situazione di rassegnazione, fatalismo e superstizione, e di dipendenza dall’alcool e dalla droga.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 173 Questo obiettivo verrà perseguito attraverso la formazione al lavoro agricolo e all’allevamento, come mezzo non solo di sopravvivenza, ma di sviluppo, di espressione della propria creatività, di rapporto positivo con sé stessi, con gli altri e con la natura.
causa della distanza delle strutture sanitarie, della mancanza di educazione sanitaria, del basso livello del servizio, o dell’assenza del servizio medico in tante circostanze (ore notturne, giorni festivi…), della corruzione del personale medico e dei costi delle cure.
La formazione al lavoro agricolo e all’allevamento, deve far superare un rapporto con la natura come qualcosa da sfruttare (diboscamento, incendi, inquinamenti..), per instaurare un rapporto di rispetto.
L’obiettivo del progetto dell’ospedale di Zenneti, è quello di offrire un servizio qualificato, continuo ed accessibile a tutti, in un territorio comprendente una popolazione di almeno 50.000 abitanti, risiedenti in decine di villaggi sparsi su un’area di circa 1000 km quadrati.
L’introduzione inoltre di metodi più moderni di agricoltura e allevamento, portando ad una maggiore efficienza del lavoro, potrà creare più spazio e tempo da dedicare ad altre dimensioni della vita, come ad esempio la dimensione culturale, elevando così il tenore della vita. La costruzione della scuola è terminata qualche mese fa, ed è stata costruita in gran parte con il sostegno di un gruppo di Volontari di Rovereto, con un prestito del fondo per la solidarietà della Curia Passionista Generale e anche con il guadagno del nostro lavoro. Ora con l’inizio del nuovo anno si inizierà il programma di formazione. Acqua: Per garantire la disponibilità di acqua potabile, dopo aver scavato il pozzo per la missione, sono stati costruiti altri 5 pozzi profondi mediamente 60 mt, grazie ad un finanziamento della C.E.I, per i cinque villaggi confinanti con la missione. Questi pozzi garantiscono che l’acqua sia potabile, in quanto profondi, e disponibile anche nei periodi di siccità. Sanità: Per sopperire alla carenza di strutture sanitarie nella zona, da tempo abbiamo coltivato il sogno di un piccolo ospedale, sogno che è diventato progetto la cui realizzazione inizierà questo mese, con il sostegno di benefattori e amici. Strutture assistenziali quali dispensari o ospedali sono lontane, vicino alla città di Tanga, e sono statali, ma di basso livello, o private, ma non accessibili alla gente comune per l’alto costo delle cure. La mortalità infantile, ma anche quella di persone adulte è molto alta, spesso causata da malattie comuni, quali malaria, infezioni polmonari ed intestinali, curabili, ma spesso trascurate a
Progetto fotovoltaico: E’ in corso di elaborazione e ricerca di sponsor un progetto di impianto fotovoltaico di 30 kw. Questo, oltre a garantire con continuità l’energia elettrica, permetterebbe di risparmiare circa 10.000 euro all’anno di bolletta della luce, che qui è un patrimonio, che diventerebbero disponibili per un più rapido sviluppo del progetto e per rendere possibile migliori salari per i dipendenti. Ecco qui in poche righe quello che bolle in pentola qui a Zenneti. Ci tengo a rendere presente che raccontando a parole ciò che succede a Zenneti, forse è facile far apparire una situazione idilliaca, dove si procede di tappa in tappa, di successo in successo, di sorriso in sorriso, ma in realtà la situazione è spesso molto faticosa, misera, lo stato d’animo di chi ci lavora è spesso quello di uno che è arrabbiato con il mondo, perché sembra che alla gente non interessi niente quello che si vuole realizzare con loro e per loro, occorre sempre esortare, spingere, discutere, gridare, rimproverare, rodersi il fegato. Ma, come il chicco di mais che, una volta piantato, germoglia e cresce senza che nessuno sappia come, speriamo che questo miracolo si avveri anche per quest’opera.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 175
TANZANIA, ESTATE IN MISSIONE 2014 ESPERIENZA PASSIONISTA 20/C OSCARO BIFERI
Laico Volontario
L’AMORE È IL VERO MOTIVO CHE SPINGE
AD ANDARE OLTRE IL PROPRIO TERRENO FERTILE. È CON QUESTA CERTEZZA CHE 11 MISSIONARI, NEL MESE DI AGOSTO, HANNO LASCIATO LA TRANQUILLITÀ DELLE PROPRIE CASE PER ANDARE VERSO UNA DI QUELLE TANTE PERIFERIE DEL MONDO CHE IN QUESTO CASO È STATA RAPPRESENTATA DALLA TANZANIA.
Catia Ricci, Federica Di Battista, Guido Campana, Oscaro Biferi, Stefania Salvi, Gabriella Di Battista, Antonella d’Eustacchio, Anita Ciampana, accompagnati dal diacono Salvatore Frascina e dai Padri Passionisti Daniele Pierangioli e Dino Frigo hanno voluto vivere sulla propria pelle, per ben 23 giorni, “il mistero di Betlemme”. Quel mistero d’amore che portò Gesù stesso a nascere nella periferia delle periferie. La Tanzania, con i suoi innumerevoli villaggi, ha rappresentato per i missionari, partiti dal santuario di San Gabriele, prima che opere da realizzare e di apporto di beni materiali, la vera identificazione con quei poveri stessi attraverso cui Gesù si è voluto manifestare
come povero bambinello tra i poveri. Ecco allora che se la fame peggiore è quella del cuore, quella che manca di un abbraccio, di una carezza, di un sorriso, i nostri hanno prima di tutto voluto portare Gesù Cristo attraverso i propri gesti e attraverso le tante celebrazioni eucaristiche condivise nei villaggi più lontani per poi incontrarlo di nuovo nell’animazione con i tanti bambini di cui la terra africana è ricca, con la visita alle famiglie, nell’incontro con le tribù Masai. Non sono mancati anche momenti ricchi di attività concrete quali l’inaugurazione del pozzo del villaggio di Osteti, i lavori per la ristrutturazione dell’oratorio della parrocchia, il servizio alla mensa dei poveri di Veyula. Stare in periferia ha significato per loro farsi compagno di viaggio, portare e condividere la gioia del Cristo risorto ed anche e soprattutto vivere e favorire lo sviluppo umano di chi vi abita. Se numerosi sono stati i sacrifici e le prove quotidiane è anche vero che i missionari passionisti sono partiti assistiti da numerose preghiere ed anche dall’apporto materiale di tanti benefattori che hanno contribuito alle forniture di caramelle per i bambini, vestiario per le popolazioni, cancelleria per le scuole, prodotti farmaceutici per i più bisognosi e a loro va un grande grazie. Il ritorno a casa è stato duro perché molti sono stati contagiati da quel malanno chiamato mal d’Africa: pienezza del cuore offerto dal ritorno all’essenziale. Tutto questo è stato da sprone per ripartire con la programmazione per le attività del prossimo anno che vedranno i nostri e gli altri nuovi volontari che vorranno vivere questa esperienza, presenti nei mercatini missionari presso il santuario di San Gabriele ed in altre iniziative che vanno dalle varie raccolta fondi ad animazione di incontri di preghiera e di testimonianza per poter realizzare, nel 2015, un dispensario attrezzato nei locali della parrocchia di Itiso vista la carenza di attrezzature e la continua emergenza sanitaria in cui versa il villaggio. La concretezza della strada percorsa, il passaggio dalle semplici parole ai fatti e la chiarezza che è Gesù che chiama e si serve della
povertà di ognuno di noi per trasformarla in ricchezza fa sì che, ancora una volta, si possa elevare alto nel cielo un forte Grazie a Dio che ci ricorda che, ogni giorno, occorre andare oltre il proprio terreno fertile per continuare ad essere veri annunciatori e Missionari di quel Padre che non può mai essere possesso personale ma apertura e condivisione perché tutti ci abita e tutti ci fa fratelli sotto lo stesso cielo.
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THOMAS BERRY: VITA E INSEGNAMENTO SULLE SFIDE ECOLOGICHE ESPERIENZA PASSIONISTA 21 P. JOHN K. MUTHENGI Promotore di JPIC
UNA BREVE BIOGRAFIA1
Thomas Berry nacque in Greensboro, Carolina del Nord, nel 1914. In quel luogo trascorse la sua prima infanzia e vi ritornò più tardi, all’età di ottant’anni. È stato lì che è morto in pace il 1° giugno 2009. All’età di otto anni aveva già capito come i valori commerciali minacciassero la vita pianeta. Si chiamava William Nathan come suo padre ed era il terzogenito su tredici figli. All’età di undici anni, Berry ebbe una epifania in un prato, un’esperienza che divenne un punto di riferimento primario per il resto della sua vita.2 Entrò nella Congregazione Passionista alle scuole superiori e in occasione della professione religiosa prese il nome di Thomas, 1. Thomas Berry Foundation, sito web: www.thomasberry.org. Vedi anche l’introduzione di Mary Evelyn Tucker e John Grim in Thomas Berry’s book, The Christian Future and the Fate of Earth, curato da Mary Evelyn Tucker e John, Maryknoll Ney York, Orbis Books, Settembre 2009, pp xiii-xxvii. 2. Laszlo Ervin and Combs Allan [a cura di] Thomas Berry Dreamer of the Earth The Spiritual Ecology of the Father of Environmentalism, Rochester, Vermont Toronto Canada: Inner Traditions, 2011, p. xiv.
come Tommaso d’Aquino di cui ammirava la Summa. Berry visse in convento come passionista dall’età di vent’anni e dodici anni più tardi, nel 1947, venne ordinato sacerdote. Ricevette il suo titolo di Dottorato in Filosofia dall’Università Cattolica d’America in Storia intellettuale europea con una tesi su Giambattista Vico. Ampiamente letto nella storia e teologia occidentale, spese anche molti anni studiando e insegnando le culture e religioni dell’Asia. Visse in Cina nel 1948, dove incontrò lo studioso dell’Asia e specialista di Confucianesimo Ted de Bary. La loro collaborazione portò alla fondazione del Seminario di Pensiero e Religione Asiatica di Columbia. Viaggiando molto, Berry “iniziò ad esaminare la storia culturale e i fondamenti di diverse culture e le loro relazioni con il mondo naturale”.3 I maggiori contributi di Berry alla discussione ambientale si trovano nei suoi libri: The Dream of the Earth [Il sogno della terra]; The Great Work: Our Way into the Future [La grande opera: la nostra strada per il futuro] e Evening Thoughts: Reflecting on Earth as Sacred Community [Pensieri serali: riflettendo sulla Terra come comunità sacra]. I suoi ultimi due libri si concentrano sulle religioni del mondo e il cristianesimo e furono pubblicati nel Settembre 2009: The Sacred Universe: Earth, Spirituality, and Religion in the Twenty-first Century [L’Universo sacro: Terra, Spiritualità e Religione nel Ventunesimo Secolo]; The Christian Future and the Fate of Earth [Il futuro cristiano e il destino della Terra].4 Una lista di tutte le pubblicazioni di Thomas Berry è disponibile nella bibliografia di quest’opera. In un’opera intitolata: Il percorso intellettuale di Thomas Berry: immaginando la comunità della Terra, Heather Eaton (curatore) offre una lista esaustiva delle opere di Thomas Berry, inclusi alcuni artico3. Ibid. 4. www.thomasberry.org. Vedi anche l’introduzione di Berry’s Thomas, The Christian Future and the Fate of Earth [a cura di Mary Evelyn Tucker e John Grim] Orbis Books: Maryknoll New York, 2009, pp.xii-xxvii.
li e vari capitoli in libri e giornali. Alcune di queste opere sono indicate come n.p. (Non pubblicate) e n.d. (senza data). 5
GLI STRATI DI UNA CIPOLLA: UN MODO PER DESCRIVERE LA VITA DI THOMAS BERRY
Nella loro esperienza quarantennale di studio e lavoro con Thomas Berry, Mary Evelyn Tucker e John Grim divennero consapevoli dell’esistenza di molti strati geologici nella vita di Thomas Berry. Tra questi c’erano i seguenti sette strati, elencati da Tucker e Grim: 1_Un gioco di testi, istituzioni e personalità nella storia delle religioni. 2_Ambientazione culturale storica da cui emergono le religioni. 3_Relazioni tra le religioni. 4_Relazioni formative di bioregioni e società umane. 5_ Espressioni cosmologiche all’interno delle varie religioni. 6_Risveglio della nostra crescente realizzazione di continuità con l’umano dentro la comunità di vita. 7_Storia evolutiva come una cosmologia funzionale per la civilizzazione planetaria multiculturale. 6 Mentre lavoravano su un libro in qualità di co-autore con Brian Swimme (La Storia dell’Universo), Thomas Berry “…andò ad una conferenza sull’ambiente che si teneva nelle Isole Seychelle nell’Oceano Indiano. Nel suo viaggio di ritorno, volando sopra il fiume Nilo, giunse a capire che lui era… un geologo”. 7 La libera enciclopedia on-line http://en.wikipedia.org/wiki/Thomas_Berry offre una lista di otto dottorati onorari ricevuti da Thomas Berry da differenti università e istituzioni. 8
5. Eaton Heather [a cura di] The Intellectual Journey of Thomas Berry – Imagining the Earth Community, Plymouth, UK: Lexington Books, pp. 247-248. 6. Berry Thomas, The Christian Future and the Fate of Earth [edited by Mary Evelyn Tucker and John Grim], Maryknoll, New York: Orbis Books, 2009, p. xxvii. 7. Ibid., p. xxvi. (notare che il termine usato in inglese non è geologist, corrispondente all’italiano geologo, ma geologian, per cui non esiste alcuna traduzione italiana accettabile. Non si tratta cioè del geologo di professione, ma, probabilmente, di un neologismo per indicare chi si occupa di studiare la terra in un modo nuovo; ndt). 8. http://en.wikipedia.org/wiki/Thomas_Berry consultata il 14.03.2015
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 179
È QUALCOSA CHE RIGUARDA IL TEMPO
Ere, Età, Epoche ed Eoni nel pensiero di Thomas Berry. Berry fu influenzato dal filosofo della storia Giambattista Vico. Difatti Berry scrisse la sua dissertazione dottorale su Vico, nella quale lui trovò un modo di pensare che poteva circolare tra le dimensioni in grande scala delle ere precedenti. Attraverso di questo, Berry scoprì una strada di passaggio per entrare nella modernità. “È stato a causa di questa notevole padronanza della storia del mondo che Thomas poté compiere la transizione verso la storia evolutiva.” 9
Questo anno iniziale di studio si trasformò in un lavorare insieme per tutta la vita che portò alla pubblicazione di un libro di cui entrambi sono co-autori, a dieci anni di distanza da quel primo incontro. Questo libro classifica gli ammassi temporali in: 1_Super-eoni: miliardi di anni. 2_Eoni: centinaia di milioni di anni. 3_Epoche ed ere: decine di milioni di anni. 4_Età: migliaia di anni recenti, difatti noi stiamo uscendo dalla Età Cenozoica che si data da 65 milioni di anni fino al tempo presente. La nuova età che Berry chiama. 5_Ecozoic Age: (Età Ecozoica) è una età emergente che sarà determinata da quella che lui chiama La grande opera (The Great Work). 11
LA GRANDE OPERA E LE SFIDE DELLA CRISI ECOLOGICA
Per Thomas Berry, “La situazione presente dell’umanità può esser descritta da tre frasi: Nel ventesimo secolo la gloria dell’umanità è diventata la desolazione della Terra. La desolazione della Terra sta diventando il destino dell’umanità. Tutte le istituzioni, professioni e programmi umani, devono ora venir giudicati primariamente dalla misura in cui essi impediscono, ignorano o incrementano una relazione tra umanità e Terra che li valorizzi reciprocamente”. 12
[G
LI OCCHI DI UN BAMBINO CI FANNO CREDERE CON PIÙ FORZA NEL FUTURO DEI NOSTRI PROGETTI.
La lunga amicizia di Thomas Berry con Brian Swimme si costruisce su questo fascino per il tempo. Brian Swimme è un cosmologo matematico. Aveva studiato l’evoluzione nelle varie epoche, età ed ere. Il loro primo incontro avvenne nell’inverno del 1983. “Fu un inverno insolitamente freddo in Chicago e Thomas arrivò, come spesso gli accadeva, senza un cappotto. Nondimeno, questo incontro infiammò di calore ed eccitazione tutti e due. Brian si sentì così trasformato da questo incontro che si trasferì all’est per un anno per studiare con Thomas al Riverdale Centre”. 10 9. Berry Thomas, The Christian Future and the Fate of Earth [curato da Mary Evelyn Tucker e John Grim], Maryknoll, New York: Orbis Books, 2009, p. xxiii. 10. Ibid., p. xxv.
“La prova che la terra è in pericolo di perire fu presentata da Peter Raven nel suo intervento nel 1987 (We are Killing the World [Stiamo uccidendo il mondo]) alla Associazione Americana per il Progresso della 11. Berry Thomas con Swimme Brian, The Universe Story – From The Primordial Flaring Forth to The Ecozoic Era – A Celebration of the Unfolding of the Cosmos, Harper San Francisco, 1992, pp. 269-278. Nota: Tutte queste date vanno prese come approssimazioni. Timescale, di Nigel Calder è la fonte per molte di queste date. Nigel David McKail Ritchie-Calder [2 Dicembre 1931-25 Giugno 2014] era uno scrittore scientifico britannico. Era un contemporaneo di Thomas Berry. 12. Ibid., p.117. Reinventing the Human at Species level è una preoccupazione centrale che Thomas Berry solleva nei suoi scritti. Vedi anche: Berry Thomas, The Great Work – Our Way into the Future, New York: Three Rivers Press, 1999, pp. 159-165. Berry Thomas, The Dream of the Earth, San Francisco: The Sierra Club Books, 1988, pp. 207-208. Eaton Heather [editor] The Intellectual Journey of Thomas Berry – Imagining the Earth Community, Plymouth, UK: Lexington Books, p.199.
Scienza. In nessun altro momento della storia della terra c’è stata una devastazione con queste modalità e quest’ordine di grandezza. Perfino le estinzioni alla fine del Periodo Permiano all’incirca 220 milioni di anni fa, quando circa il 90 percento di tutte le specie viventi perì, furono abbastanza differenti e, nell’ampio arco dello sviluppo della terra, meno significative di quanto ora viene minacciato.”13
UNA SPERANZA E SAPIENZA ATTIVA PER UNA GRANDE SVOLTA
La quadruplice Sapienza in The Sacred Universe, Dream of the Earth e The Great Work [L’Universo sacro, il Sogno della terra e La grande opera] di Thomas Berry. LA SAPIENZA DELLE POPOLAZIONI INDIGEN “La sapienza indigena si distingue per la sua intimità e partecipazione con il funzionamento del mondo naturale. L’alba e il tramonto sono momenti in cui la sorgente numinosa di ogni esistenza viene esperimentata in modo particolarmente sensibile. In una maniera speciale, questa sapienza è trasmessa da personalità sacre: gli anziani (sia uomini che donne), i capi, gli sciamani.” 14 LA SAPIENZA DELLE DONNE “La sapienza delle donne è nel saper unire la conoscenza del corpo con quella della mente, unire l’anima allo spirito, l’intuizione 13. Berry Thomas, The Dream of the Earth, San Francisco: The Sierra Club Books, 1988, p.141. Vedi anche uno scritto presentato in La Sapienza della Croce in Relazione alla Creazione e il suo Ruolo nella Riconciliazione dei Popoli e delle Culture di Thomas Berry alla Pontificia Univesità Antonianum in Rome on 12 Gennaio 1995 e più tardi pubblicato sotto lo stesso titolo in La Sapienza della Croce: Berry Thomas, La Sapienza della Croce in Relazione alla Creazione e il Suo Ruolo Nella Riconciliazione dei Popoli e delle Culture, in Sapienza della Croce, Anno X, N.1, Roma, Edizioni CIPI, 1995 [pp. 29-38] e riportato in tre pagine in L’Eco di San Gabriele by: Narducci Mario, Intervista allo Storico delle Civiltà Thomas Berry “ Stiamo Uccidendo la Terra” in L’Eco di San Gabriele, Colledara-Teramo, Italia, Edizione San Gabriele, March 1995 [pp. 34-36]. Sul degrado ambientale, l’inquinamento, lo sfruttamento delle risorse prodotto dall’uomo vedi anche: Planet under Pressure, New Knowledge - Towards Solutions, State of the Planet Declaration, London, International Council for Science, [March 26-29] 2012. 14. Ibid.
al ragionamento, la coscienza sentimentale all’analisi intellettuale, l’intimità al distacco, la presenza soggettiva alla distanza oggettiva. Quando queste funzioni diventano separate nello svolgimento del progetto umano allora la strada che porta al futuro consiste nel rimetterle insieme”. 15
Nonostante il progetto umano appartenga sia agli uomini che alle donne, la civiltà occidentale ha isolato le donne dentro la casa. Il progetto umano nel mondo occidentale pertanto è diventato un’organizzazione patriarcale con un predominio illimitato. Questo predominio è una causa di disturbo per la più ampia comunità umana. Berry lo chiama androcentrismo e dice: “… siccome gli uomini [cioè i maschi] si sono appropriati della terra e hanno dato valore alla terra in base ai propri scopi, la Terra sta diventando una realtà che funziona male”. 16 Questo mondo androcentrico centrato sul uomo ha causato grandi terrori anche per le donne. Marija Gimbutas ha compiuto ricerche sul periodo delle Dee (divinità femminili) con risultati interessanti. È stato un periodo di pace, di presenza umana intima nei confronti della Terra e dell’intero mondo naturale. Le prime piante e animali furono addomesticati in questo periodo mentre gli esseri umani si stanziavano in comunità fatte di villaggi. Le divinità maschili invece sorsero da qualche altra parte, al di fuori di questo contesto. Divennero dominanti nel mondo Euroasiatico come Zeus, Yahweh, Indra e Thor. Ciò che seguì fu la subordinazione delle divinità femminili nel mondo greco e una denuncia delle divinità femminili nel mondo biblico. In questo modo iniziò la posizione dominante degli uomini maschi come sovrani divini sviluppando una fissazione che è difficile da cambiare. 17 Lo sfruttamento e la distruzione del pianeta si inserisce in questo dominio maschilista. 15. Ibid., p. 180. 16. Ibid., p. 181. 17. Ibid., pp. 182-183. La lista delle donne che si distinguono include: Madame Marie Curie nella scienza, Maria Montessori in pedagogia, Rachael Carson in biologia e Barbara McClintock nella comprensione del processo genetico.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 181
THOMAS BERRY: VITA E INSEGNAMENTO SULLE SFIDE ECOLOGICHE
LA SAPIENZA DELLE TRADIZIONI CLASSICHE [INCLUSE LE SCRITTURE CRISTIANE] “La sapienza delle tradizioni classiche si basa su esperienze di rivelazione di un regno spirituale che è allo stesso tempo sia trascendente che immanente nel mondo visibile che ci circonda e nella capacità degli esseri umani di esser parte di questo mondo per ottenere la pienezza del proprio personale modo di essere”. 18 Nelle meditazioni Upanishadiche dell’antico rishis la tradizione Hindu dell’India ha trovato la sua rivelazione dell’unità del più profondo sé dell’universo, l’ atman, con il sé interiore dell’umanità. La tradizione Buddhista è fondata sul Gautama Buddha. L’universo è rivelato come transeunte, pieno di sofferenza e irreale. C’è un bisogno di rimuovere il desiderio che è la causa radicale di ogni tristezza. L’esperienza cinese tende di più verso i ritmi spontanei e interiori del cosmo che verso il mondo trascendente. La suprema esperienza è quella dell’unità con “Unico Corpo” di tutti i componenti dell’universi, “le diecimila cose”. 19 La sapienza classica del mondo occidentale è una sapienza concentrata sull’esistenza di una divinità personale maschile monoteistica, il creatore dell’universo che è chiaramente distinto da lui stesso, una divinità che comunica le sue direttive per la comunità umana ad una piccola tribù di pastori nella regione palestinese sulle rive orientali del Mar Mediterraneo. Coloro che ricevono questa comunicazione son chiamati profeti e parlano per la divinità. Le caratteristiche principali di questa sapienza primordiale del mondo occidentale è la sua diretta comunicazione da parte di questa suprema divinità personale, che più tardi apparirà in una forma umana come maestro e salvatore. L’incontro della tradizione biblica con la tradizione greca ha determinato la potenza di questo pensiero e tradizione spirituale del mondo occidentale. Più tardi, al principio del quarto secolo, l’Impero Romano divenne ufficialmente cristiano. L’assimilazione delle considerazioni di queste tre tradizioni
(la biblica, la greca e la romana dell’impero) insieme con la conversione dei barbari nell’arco degli anni fece nascere l’Europa medioevale. 20 La lotta per l’espansione degli imperi porto alle crociate e più tardi alle esplorazioni e alla colonizzazione della maggior parte dell’intero pianeta. Certo in mezzo a tutto questo, c’è stata la compassione per gli oppressi, i sofferenti e perfino la disponibilità a sopportare le sofferenze per gli altri nelle varie tradizioni. Berry menziona gli ideali di dolcezza delle tradizioni Taoiste della Cina e nel primitivo Buddismo Mahajana. Nella tradizione Occidentale Berry nota l’esempio di Francesco di Assisi nella sua intimità con il mondo naturale e il suo impegno per i poveri; il realismo storico della civilizzazione occidentale e l’enfasi sulla intelligenza umana che più tardi ha introdotto l’età della scienza. 21 LA SAPIENZA DELLA SCIENZA “La sapienza della scienza come esiste nel mondo occidentale all’inizio del 21° secolo consiste nella sua scoperta che l’universo ha iniziato ad esistere da una sequenza di trasformazioni evolutive nell’arco di un immenso periodo di tempo”. 22 Il cambiamento nella coscienza umana è avvenuto attraverso l’apprezzamento delle ricerche empiriche che hanno scoperto fatti che andavano contro i tradizionali processi deduttivi. La reazione che venne generata da questo cambiamento nella coscienza umana si estese fino alla negazione delle materie spirituali. “Per la prima volta nella storia dell’umanità lo spirito del mondo, il mondo dell’anima, fu considerato irreale, emotivo o una esperienza estetica della psiche umana. In quanto illusione soggettiva, senza prove accettabili, esso non ha una validità oggettiva. Gli scienziati si assunsero sia la guida intellettuale che quella morale della società attraverso il loro controllo sulla mente umana nei programmi educativi.” 23
20. Ibid., p. 186. 21. Ibid., p. 188-189.
18. Ibid., p. 185.
22. Ibid., p.190-191.
19. Ibid.
23. Ibid.
Nessuna di queste tradizioni è sufficiente. Il compimento della Grande Opera è un compito che coinvolge gli esseri umani, la Terra stessa e perfino al di là della Terra; questo compito è la Grande Opera dell’universo stesso. I DODICI PRINCIPI: LA COMPRENSIONE DELL’UNIVERSO E IL RUOLO DELL’UMANITÀ NEL PROCESSO DELL’UNIVERSO24 1_L’universo è rivelatorio del mistero ultimo. 2_L’universo è una unità e interazione di esseri: relazione inseparabile nello spazio e nel tempo. 3_L’universo è una realtà psichico-spirituale e fisica: revisione della storia della creazione. 4_Le tre leggi basilari dell’universo: differenziazione, soggettività e comunione. 5_L’universo ha un aspetto violento e anche armonioso, ma nell’ambio arco del suo sviluppo è consistentemente creativo. 6_L’essere umano è quell’essere in cui l’universo attiva, riflette e celebra se stesso in una autoconsapevolezza cosciente. 7_La Terra dentro il Sistema Solare ha sei qualità: auto-emergente, auto-nutriente, auto-educante, una comunità auto-completante, auto-governante e auto-sanante. 8_Il grande mistero del codice genetico: degli elementi son codificati come per creare un pianeta bio-spirituale; la Terra come una “singola cellula” è un “embrio-genesi”. 9_Il Codice Culturale viene portato avanti attraverso il Processo Educativo: noi abbiamo inventato noi stessi in un codice culturale biblico, medioevale, cinese o buddista… entrando in una modalità umana occidentale di vivere che sta mettendo in pericolo l’Universo e maltrattando la Terra. 10_Il Processo Emergente dell’Universo è irreversibile e non ripetibile nell’ordine del mondo esistente. 11_La Sequenza Storica dei Periodi Culturali: periodo sciamanico, periodo della civilizzazione classica, grande periodo religioso culturale scientifico tecnologico e periodo ecologico. 12_Funzionalmente, la Grande Opera di raggiungere questo scopo Storico è l’Arte dell’Intimità e della Distanza: il biso24. Lonergan Anne e Richards Caroline [a cura di] Thomas Berry and the New Cosmology in Dialogue with Gregory Baum, James Farris, Stephen Dunn, Margaret Brennan, Caroline Richards, Donald Senior and Brian Swimme, Mystic, Connecticut, Twenty-Third Publications, 1990 [prima edizione nel 1987], pp. 107-108.
gno di reinventare l’umanità per essere una presenza amica dentro l’Universo. Il profondo impegno di Berry per l’ambiente come manifestazione primaria del divino. Lui lotto per prevenirne la distruzione. Tale lotta, La Grande Opera, è anche la nostra opera ora.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 183 nella chiesa parrocchiale di Talanga e nelle circostanti comunità della missione.
PASSIONIST VOLUNTEERS ESPERIENZA PASSIONISTA 22 BRENDAN O”LEARY Laico Volontario
NEL 1998 P. LUCIAN CLARK CP, MEMBRO DELLA PROVINCIA DI S. PAOLO DELLA CROCE NEGLI STATI UNITI, SI SENTÌ ISPIRATO A PRO-
MUOVERE IL CARISMA PASSIONISTA ATTRAVERSO UN PROGRAMMA DI VOLONTARIATO PER LAICI CHE SAREBBE POI DIVENUTO IL PASSIONIST VOLUNTEERS INTERNATIONAL (INTERNAZIONALE VOLONTARI PASSIONISTI – SIGLA PVI).
Un’ampia consultazione e una progettazione estesa lanciò un programma di ottima qualità nel 2003. In risposta ad un invito dell’Arcivescovo Mons. Edgerton Clarke di Kingston (Giamaica) i Passionisti il 14 Settembre 2003 diedero l’incarico al primo PVI di prestare servizio in Stony Hill. Dal 2003 al 2010 trentuno PVI hanno prestato il loro servizio in quattro comunità di missione della Chiesa dell’Immacolata Concezione di Stony Hill: Mont Friendship, King Weston, Toms River e Devon Pen. Il 22 Agosto 2005 abbiamo esteso il servizio PVI, incaricandone cinque per il servizio in Honduras. In tutto il 2011, venticinque PVI hanno prestato servizio nella “Casa Pasionista”, una residenza per ammalati di AIDS, e
Nel 2010 è iniziato un periodo di significativa transizione per il PVI. Quell’anno, in Jamaica, il PVI ha lasciato Stony Hill per servire nella Diocesi di Mandeville, una parte dell’isola che la comunità passionista aveva servito come missionari sin dal 1955. Il primo vescovo della diocesi e l’attuale vescovo sono passionisti, prima Mons. Paul Boyle CP ed ora Mons. Tiedemann CP. L’anno seguente la Provincia dovette interrompere il servizio in Honduras. Negli ultimi cinque anni, i PVI hanno continuato a servire e accompagnare la gente di Claredon, Manchester e St. Elizabeth, le tre parrocchie civili che compongono la Diocesi di Mandeville, con un amore “ingegnoso” nel dare testimonianza ai “crocefissi di oggi”. Radicato nel carisma passionista, il PVI ha un forte impatto sugli uomini della Provincia che sono l’ispirazione e il sostegno spirituale, sui giovani che prestano servizio e hanno servito, e su quanti emarginati vengono raggiunti da esso. In questi ultimi anni, i volontari hanno prestato servizio nelle scuole, nella pastorale dei campus, nelle case di riposo, nei gruppi giovanili, negli orfanotrofi e nelle cliniche. Il modello del PVI di una missione di accompagnamento e una missione per cercare coloro che sono ai margini serve per esser trasformante. Estendendosi al di là dei confini e delle culture, il servizio nello spirito di San Paolo della Croce manifesta connessioni aduna amore veramente umano e radicato nell’amore divino, che ognuno desidera. Il PVI riflette i talenti e le abilità di ogni singolo volontario, così come pure risponde ai bisogni della comunità in modo tale che il servizio del PVI sia veramente relazionale. La Spiritualità è il filo conduttore e il punto di crescita per i volontari nella loro testimonianza, preghiera e riflessione. La connessione tra i volontari viene ulteriormente espressa nella solidarietà di un vivere semplice. Allo stesso modo, il fatto di vivere in una comunità internazionale rappresenta una sfida e un sostegno per la comunità in tutti gli aspetti della sua vita in missione.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 185 panini) e abbigliamento (coperte, scarpe e cappotti). Preparazione delle visite_Il giorno della visita le persone del gruppo, si riuniscono nella casa passionista un’ora prima di partire. Sistemano il cibo per mantenerlo caldo. Si raccoglie tutto l’abbigliamento che si deve portare.
PASSIONISTI IN ECUADOR ESPERIENZA PASSIONISTA 23 DAVID BENITO
Passionisti Ecuador
VISITA ALLE PERSONE CHE DORMONO IN STRADA Luogo_Chiesa madre di Santa Speranza, Conocoto-Quito. Responsabile_Missionari Passionisti. Scopo del progetto_Visitare e cercare una casa per le persone che dormono nelle strade del centro storico di Quito. Bisogno sociale_Assistenza medica alla gente di strada. Destinatari_50 adulti nel centro storico di Quito. Giornata di azione_Distribuzione di cibo e coperte 2 volte al mese. Risorse necessarie per la sostenibilità del progetto_Cibo e vestiti per 50 adulti Durata del progetto_Annuale. Il progetto è stato lanciato nel Gennaio 2014. Processo di lavoro_Incontro mensile di formazione con i volontari. Un giorno al mese i volontari hanno una riunione di formazione. La sessione dura un’ora e venti minuti. I primi 50 minuti sono dedicati ad un tema di formazione dei volontari. I restanti 30 minuti sono impegnati nella pianificazione delle visite. Si fanno due gruppi di volontari e ognuno pianifica le cose che devono essere portate nella visita e chi porta ognuna di esse. Per la visita si porta cibo (piatti, caffè,
Visite_La visita inizia alle 8.30 la notte con il tempo dell’invio: durante il viaggio verso Quito, nel furgone, facciamo la preghiera per tutti coloro che andremo a visitare e chiediamo a Dio ci aiuti ad essere luce e speranza per tutti. Durante la visita facciamo un percorso nei luoghi dove sono abitualmente le persone che dormono in strada. E ad ogni fermata preghiamo, parliamo con loro su come stanno e poi si da loro un pasto caldo, vestiti e coperte per la protezione contro il freddo della notte. Si cerca anche di invitarli ad andare in qualcuno dei centri dove essi possono trascorrere la notte. E poi torniamo a casa. PROGETTO SOCIALE: SALA DA PRANZO SOLIDALE PER ANZIANI, S. PABLO DEL CROCE Posto_Parrocchia Vergine Pellegrina di Puengasí, nella Collina di Puengasí - Tolgo. Responsabile_Missionari Passionisti, P. Roberto Nassa. Obiettivo Del Progetto_Mantenimento di una sala da pranzo per poveri e distribuzione di alimenti. Necessità sociale_attenzione alimentare ad anziani che non hanno il cibo necessario da mangiare. Destinatari_50 anziani della zona di Puengasí che non hanno risorse economiche necessarie per avere un’alimentazione sana e completa. Giorni di attuazione_Si distribuisce il pranzo sette giorni alla settimana, da lunedì a domenica durante tutto l’anno. Risorse materiali su cui si fonda il progetto_Installazione di un salone come sala da pranzo equipaggiata con cucina e mobilia necessaria per la preparazione e la distribuzione degli alimenti. Risorse umane su cui si fonda il progetto_Gruppi di volontari che s’incaricano ogni giorno di preparare il cibo, accogliere gli anziani quando arrivano, ed accompagnarli durante il loro pasto. Risorse necessarie per il sostegno del progetto_Alimenti necessari per dare da mangiare
a 50 anziani e handicappati, sette giorni alla settimana. Durata del progetto_Annuale. Nell’anno 2000 è iniziato il Progetto. Processo di lavoro_Riunione della squadra dei volontari: è trimestrale e si pianificano i giorni di lavoro di ogni gruppo, come il menù e la gestione delle risorse degli alimenti necessari. In quest’ultimo anno si è notata le necessità di avere spazi di formazione per gli anziani, sulle abitudini dell’igiene personale e la pulizia delle loro case, l’attenzione alla salute, le relazioni comuni, la memoria. Incontro con gli anziani: ogni giorno il gruppo dei volontari a cui tocca il servizio, si riunisce nella sala da pranzo per preparare gli alimenti e, una volta che sono arrivati gli anziani, verso le dodici e mezza, incomincia con la benedizione dei pasti; quindi i volontari consegnano il cibo ai diversi anziani e si intrattengono a conversare con loro. Quando il pasto è terminato, c’è un piccolo discorso di ringraziamento per tutto quanto è stato ricevuto. E gli anziani sono incaricati di raccogliere le cose della sala da pranzo e pulire per il giorno dopo. La Storia del progetto della Sala da pranzo_15 anni fa con un gruppo da persone della Parrocchia Vergine Pellegrina, ci si propose di dare di mangiare, un giorno la settimana, il giovedì, agli anziani della parrocchia con poche risorse. Si incominciò con 8 persone, una volta alla settimana. Vedemmo che le necessità erano grandi e che il numero degli anziani andava aumentando fino ad arrivare a accoglierne 20. Davanti alla crescente necessità ci vedemmo animati ad offrire alimenti, il mercoledì e il giovedì, per coprire la carente alimentazione di questo gruppo di anziani. Ci arrivò poi la richiesta di altri anziani con poche risorse che erano impossibilitati a venire alla sala da pranzo per la loro scarsa mobilità. Davanti a questa nuova necessità non potemmo restare sordi e dovemmo organizzarci perché quelli che meno hanno, almeno potessero mangiare qualcosa. Nel terzo anno abbiamo potuto contare su un maggiore gruppo di volontari. Grazie ad essi la nostra attenzione sociale è arrivata a più persone. Riusciamo ad aiutare 35 anziani che sono in necessità, e 15 handicappati,
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 187
JUSTICIA, PAZ E INTEGRIDAD DE LA CREACIÓN
con quattro pranzi alla settimana. Tutto ciò grazie all’aiuto prestato per la generosità di alcune famiglie e la collaborazione che arriva dei Missioni Passionisti. Le necessità sono sempre state in aumento. Gli anziani erano i più bisognosi del settore, per questa ragione continuiamo con quest’obiettivo di appoggiarli alla parrocchia, al fine di sostenerli costantemente. Nel quinto anno abbiamo aumentato questo nostro impegno: siamo arrivati ad alimentare 50 anziani per sei giorni alla settimana. Abbiamo così ampliato di due giorni il nostro aiuto. Per questa ragione abbiamo dovuto muoverci e motivare le persone per ottenere più risorse. In questa maniera gli anziani possono migliorare la loro salute, passare un tempo gradevole ed in compagnia ed uscire dalla loro solitudine e imparare ad affidarsi agli altri. In questi anni abbiamo continuato con questo impegno di garantire il pasto a 50 anziani, per sette giorni alla settimana, ed abbiamo visto il buon risultato, soprattutto la stima della gente per il lavoro sociale che stiamo realizzando. Abbiamo coinvolto anche sempre più gente nel volontariato e nella solidarietà. Durante il nuovo anno ci proponiamo di ampliare a sette giorni l’aiuto solidale agli anziani del settore della Collina di Puengasí. BORSE DI STUDIO DI STUDIO PER BAMBINI Posto_Parrocchia Vergine Pellegrina di Puengasí, nella Collina di Puengasì - Tolgo. Responsabile_Missionari Passionisti, P. Roberto Nassa. Obiettivi del Progetto_formare ed educare i bambini sostenendoli con materiale educativo. Necessità sociale: attenzione educativa ai bambini di famiglie di basse condizioni economiche Destinatari_70 bambini della zona Puengasí. Giorni di attuazione_Si distribuisce l’aiuto una volta al mese. Risorse necessarie per il sostegno del progetto_Materiale scolastico e didattico per 70 bambini. Durata Del Progetto_Annuale.
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PASSIONISTI MESSICO ESPERIENZA PASSIONISTA 24 FRANCISCO PEREYRA ADECO Messico
IL 2006 SEGNA LA NASCITA DI “AMICIZIA, SVILUPPO E COOPERAZIONE A.C.” (ADECO A. C.) IN MESSICO. LA PRESENZA DEI PASSIONISTI NEL DISTRETTO FEDERALE, CAPITALE DEL PAESE, E IL LAVORO CHE SI REALIZZAVA NELL’AREA SOCIALE A PARTIRE DALLA AZIONE PASTORALE DELLA PARROCCHIA E DELLA CONGREGAZIONE, SPINSERO A CONGIUNGERE I PROGETTI SOCIALI PER LA CURA DELLA SALUTE, LO SVILUPPO COMUNITARIO, IL VOLONTARIATO E L’ACCOMPAGNAMENTO DELLA POPOLAZIONE CHE VIVONO “SULLA STRADA” IN UNA ASSOCIAZIONE CHE RENDESSE POSSIBILE OTTENERE UN MAGGIORE IMPATTO SOCIALE.
Nel nostro cammino si iniziò a porre dei passi verso l’istituzionalizzazione. Il primo fu quello di costituirci come Associazione Civile, in seguito alla iscrizione nel Registro Federale di OSC per ottenere la Chiave Unica di Iscrizione (CLUNI); più tardi si ottenne di essere autorizzati alle donazioni, l’iscrizione nel registro di OSC nel Distretto Federale e nel 2013, l’ottenimento degli indicatori di istituzionalizzazione e trasparenza di fronte al Centro Messicano per la Filantropia (CEMEFI).
LA NOSTRA VISIONE E MISSIONE In ADECO AC vogliamo aiutare a costruire una società più equa, partecipativa e inclusiva, nella quale lo sviluppo integrale delle persone, la cura della loro salute e l’attenzione alla popolazione maggiormente vulnerabile siano la nostra priorità. La nostra missione ha lo scopo di facilitare lo sviluppo delle persone vulnerabili per raggiungere una comunità equa , partecipativa e inclusiva con un focus sui diritti. Lo otteniamo attraverso il lavoro in quattro aree: la salute, lo sviluppo della comunità, assistenza alle persone senza fissa dimora in e l’educazione nel tempo libero. LA SALUTE Come istituzione offriamo servizi sanitari attraverso due centri, uno a Toluca, Stato del Messico e uno nel Distretto Federale. In entrambi cerchiamo di fare in modo che la qualità e un servizio cordiale siano gli elementi chiave e che i loro costi siano accessibili a tutti. Tra gli altri, i servizi offerti sono Medicina Generale, la nutrizione, psicologia, Odontoiatria, Audiologia , Ottorinolaringologia, cardiologia e un servizio farmacia. Attualmente contiamo su un totale di 48 medici e specialisti. Questo ci ha permesso nel 2014 di offrire più di 30.000 consulenze e nei primi tre mesi del 2015 raggiungiamo più di 10.000 consulenze offerte nelle differenti specializzazioni. SVILUPPO COMUNITARIO. L’area di sviluppo della comunità lavora all’interno della Colonia Vallejo a Città del Messico D.F., che per le sue condizioni di violenza, la disuguaglianza e l’arretratezza della scuola, è favorevole al nostro lavoro. Attraverso le nostre azioni cerchiamo di rafforzare alcuni fattori protettivi nella popolazione , come: i vincoli familiari, il successo nel rendimento scolastico, la partecipazione dei bambini e bambine e dei giovani in attività culturali e ricreative, l’educazione sui valori come strumento di lotta contro la violenza e il dare impulso alle capacità di ogni persona come motore del proprio sviluppo. Per questo abbiamo 3 programmi ed i loro rispettivi progetti: programma educativo (alfabetizzazione , la regolarizzazione della
scuola e, attraverso un accordo con l’Istituto nazionale per l’educazione degli adulti (INEA), si offre consulenza perchè le persone possa conseguire il certificato nella educazione di base), progetto di sostegno alle famiglie (Spazio Giovani , Quartieri Vivi e Supporto Nutrizionale ) e progetto culturale e ricreativo. Nel 2014 abbiamo ottenuto 15 certificazioni di scuola primaria e secondaria. Finora abbiamo 78 persone iscritte nelle classi INEA; 33 bambini partecipano a corsi di rinforzo scolastico; 68 giovani partecipano allo Spazio Giovani; 120 famiglie beneficiano della distribuzione di un pacco di alimenti al mese e 30 famiglie dell’accompagnamento nutrizionale. ACCOMPAGNAMENTO ALLA POPOLAZIONE SENZA FISSA DIMORA (SULLA STRADA). A Città del Messico D.F., come in altre città del Messico, si può trovare molta gente che vive senza fissa dimora sulla strada, che vengono stigmatizzati, soffrono discriminazione ed esclusione sociale. In ADECO AC , ci sforziamo di offrire loro delle opportunità per migliorare le loro condizioni di vita attraverso i servizi sanitari e consulenza legale o giuridica per l’ottenimento e/o recupero dei documenti di identità . Attraverso il nostro progetto “Mensa Sociale: Costruendo Ponti”, oltre a fornire cibo , generiamo dinamiche di aggregazione, laddove ogni pasto è accompagnato dalla vicinanza e da una sana convivenza.La partecipazione dei volontari è importante. Partecipano quasi 50 persone attraverso una donazione in natura e/o in denaro, o altro che, a suo tempo , ci ha permesso di giungere a più di 1.000 pasti distribuiti nel 2014 e a appoggiare 20 persone nelle procedure per ottenere i documenti. In collaborazione con il Centro di Salute del Distretto Federale, sono stati forniti negli ultimi 5 mesi dello scorso anno, 90 servizi gratuiti a persone senza casa, sia nella medicina familiare che in altre specialità. EDUCAZIONE NEL TEMPO LIBERO. La educazione nel tempo libero è una metodologia in cui, attraverso giochi, dinamiche e attività ludiche e ricreative, rafforziamo l’apprendimento dei bambini e promuovia-
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JUSTICIA, PAZ E INTEGRIDAD DE LA CREACIÓN
mo l’educazione ai valori , l’educazione alla pace e la risoluzione dei conflitti. Per questo, durante l’estate , offriamo corsi sotto questa metodologia in diverse parti del paese. La sua durata è di due settimane, in cui cerchiamo di coinvolgere le comunità nelle quali si tengono i corsi. Nel 2014 ci siamo inseriti nel Distretto Federale con due corsi e nello Stato di Veracruz con 14 corsi. Abbiamo contato la partecipazione di più di 100 volontari, giovani che donando il loro tempo e le loro fatiche, consentono di portar a termine la realizzazione dei Corsi. Con il loro aiuto riusciamo a lavorare con circa 2000 tra bambini e bambine.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 193
PASSIONISTI NELL’AMERICA CENTRALE E LA JPIC ESPERIENZA PASSIONISTA 25 CARLOS SAN MARTIN
Passionisti America Centrale
ATTUALMENTE LA REGIONE NORD DELL’AMERICA CENTRALE È CONSIDERATA LA REGIONE PIÙ
VIOLENTA DEL MONDO TENENDO CONTO DEL NUMERO DI OMICIDI PER OGNI 100.000 ABITANTI, CHE È UNO DEI PARAMETRI O INDICI DI MISURAZIONE PIÙ ACCETTATO INTERNAZIONALMENTE. DETTA REGIONE GEOGRAFICA È FORMATA DA TRE PAESI: HONDURAS, GUATEMALA E EL SALVADOR. NON È RARO SENTIR PARLARE DI QUESTA REGIONE COME DEL “TRIANGOLO DELLA MORTE”. NEL 2014, HONDURAS ED EL SALVADOR SI DISPUTARONO IL PRIMO POSTO NELLA CLASSIFICA DEI PAESI PIÙ VIOLENTI DEL MONDO. SE EL SALVADOR CONTINUA CON GLI INDICI DI OMICIDI CHE SI SON TENUTI NEL PRIMO SEMESTRE DELL’ANNO 2015, SENZA ALCUN DUBBIO QUESTO SARÀ L’ANNO PIÙ VIOLENTO DALL’INIZIO DEL SECOLO.
I Passionisti son presenti nei tre paesi e sin dalle origini della nostra presenza nell’America Centrale (in El Salvador dal 1957) la comunità passionista ha accompagnato il popolo crocifisso che è tanto presente in queste terre. In Honduras questo stare con il popolo cro-
cifisso si è tradotto in una opzione forte per i campesinos nel dipartimento di Santa Barbara, con i quali siamo stati lungo tutti i 50 anni della nostra presenza nel paese. Oggi coordiniamo e animiamo la azione pastorale di 3 parrocchie del dipartimento delle 11 che ad un certo punto eravamo giunti ad avere. Oggi il paese, e ugualmente Santa Barbara, è colpito da una profonda crisi politica, sociale ed economica. L’aumento della violenza, il problema del narcotraffico che ha nell’Honduras la strada principale del passaggio della droga nella Regione, il conflitto minerario, la carenza di risorse per la popolazione e per lo stato e la incapacità dello stesso stato di affrontare i problemi, fan sì che tutto il nostro lavoro pastorale e di evangelizzazione debba esser intimamente vincolato alla JPIC. Sempre si è avuta una chiara visione nell’unire la evangelizzazione con la promozione umana, lo sviluppo dei popoli, la formazione e la promozione del laicato e la lotta per la giustizia. In Guatemala siamo inseriti in una delle zone di maggior conflitto e dure della Città del Guatemala, la zona 18. Siamo lì per scelta. Son già ormai alcuni anni, intorno al 2009, che si è deciso di ristrutturare la nostra presenza in Guatemala, passando da una comunità formativa ad una comunità pastorale. Si optò per andare lì dove nessuno voleva andare. La violenza, l’estorsione e la povertà sono realtà contundenti nella parrocchia che assumemmo. La pastorale e il lavoro della comunità si basano nell’accompagnare le persone a partire dalla fede e a cercare risposte adeguate alla realtà che vive la popolazione. In El Salvador, abbiamo la nostra presenza nel municipio di Mejicanos, che forma parte della Zona Metropolitana di San Salvador. Sin dal 1979 ci occupiamo della parrocchia di San Francesco di Assisi, il cui territorio pastorale include ampi territori caratterizzati fortemente dal flagello della violenza, della povertà, delle bande, della estorsione, della carenza di opportunità ecc… La nostra parrocchia ha una lunga esperienza nel sentire gli effetti della violenza. Il territorio di cui ci occupiamo pastoralmente fu fortemente colpito dal conflitto armato che il paese visse negli anni 70 e 80, essendo
una parrocchia di martirio. Sacerdoti e laici della nostra parrocchia furono martirizzati per il loro impegno con il Regno di Dio. Fu Monsignor Romero che ci affidò la parrocchia nel settembre del 1979 dopo il martirio dei due parroci precedenti (P. Octavio Ortiz, assassinato nel gennaio del 1979 e il P. Rafael Palacios nel giugno del 1979). La nostra gente conosce molto bene cosa significhi versare il sangue. Oggi, a più di vent’anni di distanza dalla firma dell’accordo di pace, la nostra parrocchia continua ad esser colpita dalla violenza, essendo quello di Mejicanos uno dei municipi con più omicidi del paese. Le comunità che appartengono alla nostra parrocchia convivono quotidianamente con il problema della violenza, della estorsione, la violazione costante dei Diritti Umani, le retate di polizia abusive e prepotenti, i trasferimenti forzati, la povertà, la ingiustizia, la mancanza di accesso ai servizi basilari, ecc… È qui in El Salvador che la nostra proiezione sociale ha acquisito una maggiore struttura e organizzazione, frutto dello sforzo e del lavoro dei diversi passionisti che hanno esercitato il proprio lavoro qui e hanno avuto una chiara visione pastorale e sociale. Tanto in Jiquilisco (presenza che tenemmo dal 1957 fino al 1994) che in Mejicanos, il compito pastorale dei passionisti in El Salvador è stato molto vincolato alla azione sociale e alla JPIC: formazione e coscientizzazione sociale dei laici, opzione per i poveri, organizzazione comunitaria, promozione umana e lotta per la giustizia, accompagnamento dei movimenti sociali, comunità ecclesiali di base, ecc… sono state le caratteristiche del lavoro dei passionisti in queste terre. Negli ultimi 12 anni si è realizzato un grande sforzo di professionalizzazione, strutturazione e organizzazione della nostra azione sociale, essendosi consolidato efficacemente quello che oggi conosciamo come SERVIZIO SOCIALE PASSIONISTA (SSPAS), che è oggi una istituzione sociale riconosciuta nel paese per il suo lavoro nel promuovere la cultura della Pace. Mi fermo a spiegare il lavoro che si realizza a partire dal SERVIZIO SOCIALE PASSIONISTA per mostrare così un esempio concreto di espressione passionista in chiave JPIC organizzata in modo di
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 195 esser strategica in queste terre dell’America Centrale.
Area dei Diritti Umani e Area della Giustizia Restaurativa.
La Comunità Passionista ha ben chiaro che il fenomeno della violenza è un problema complesso e che bisogna accostarsi ad esso da differenti punti focali. Partire da una sola prospettiva sarebbe un grave errore. Sono molte le cause del problema della violenza, come ugualmente son molti i tipi di violenza: violenza di genere, violenza domestica, violenza dello stato, violenza delle bande, violenza del crimine organizzato, violenza sociale, ecc… Il problema della violenza è multi-causale, e pertanto la risposta deve
ORGANIZZAZIONE E EDUCAZIONE PER LA PACE (OEP) È l’area più ampia e dove si coordina la maggior parte del lavoro sul Campo. Nella componente di “Organizzazione” si progetta un lavoro di intervento i quelle che chiamiamo Comunità di Vita, cioè in differenti comunità dei municipi di Mejicanos, Ayutuxtepeque, Cuscatancingo e Nejapa (tutti quelli della Zona Nord dell’area metropolitana di San Salvador). L’intervento e l’accompagnamento di queste comunità si concentra sul fortificare la organizzazione comunitaria e ad installare quelle abilità che possano generare una cultura della pace nelle comunità, tenendo come popolazione preferenziale i bambini, gli adolescenti e la gioventù. Nella componente educativa c’è un lavoro in 22 centri scolastici dei quattro municipi che abbiamo indicato sopra. Si offre un accompagnamento e abilitazione al corpo docente, ai bambini, adolescenti e giovani che stanno dentro i centri educativi, al corpo dirigente del centro scolastico e ai referenti familiari, incentivando affinché i centri educativi siano spazi di educazione nei diritti, nella uguaglianza di genere e nei valori che favoriscano una cultura della pace.
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ONTINUARE A PROMUOVERE GPIC, COME UNA DINAMICA DELLE NOSTRE SCELTE E IMPEGNI COME PASSIONISTI.
essere ampia, diversificata, integrale e che incida sulle diverse cause. SSPAS è una organizzazione per la Pace e con l’obiettivo di aiutare una cultura della pace. Una sfida ambiziosa che si concretizza in una serie di progetti e azioni diversificate con tre assi trasversali che precorrono tutto il lavoro e l’occupazione della istituzione e che ci configurano con una nostra propria identità. Questi tre assi sono: l’Educazione per la Pace, l’Uguaglianze di genere e i Diritti Umani. Che cosa fa SSPAS? Volendo semplificare il più possibile, potremmo dire che SSPAS si struttura in quattro grandi aree di intervento: Organizzazione ed Educazione per la Pace; Centro di Formazione e Impiego;
AREA DEI DIRITTI UMANI Nell’anno 2013 si fondò l’Osservatorio dei Diritti Umani “Rufina Anaya” per sistematizzare e monitorare le violazioni dei Diritti Umani nel municipio di Mejicanos e nei municipi circonvicini. Attualmente SSPAS sta ampliando il suo impegno andando più in là di ciò che è un Osservatorio, e in questo momento oltre che sistematizzare e seguire i casi di abuso dei Diritti, si realizza un lavoro di attenzione e accompagnamento delle vittime, di investigazione, di promozione e sensibilizzazione in una cultura dei Diritti, nel rafforzare una rete di promotori e promotrici di Diritti nelle comunità in cui lavoriamo e nell’avere una maggiore incidenza sociale e politica. CENTRO DI FORMAZIONE E IMPIEGO Son più di trent’anni che la Parrocchia di San Francesco d’Assisi progettò un centro di Formazione Tecnica per la popolazione
del municipio di Mejicanos e per i municipi vicini. Attualmente si sta consolidando un Centro di Formazione e Impiego (CFO) come alternativa alla carenza di opportunità che affligge i giovani di queste zone segnate dalla violenza e dalle bande. Attraverso il CFO, SSPAS offre una serie di corsi di formazione Tecnica ai giovani “a rischio” che permettono a loro di abilitarsi per potersi inserire nel mondo del lavoro. Quest’anno 2015 son progettati 30 diversi corsi. Son corsi diversificati nel settore della gastronomia, estetica e bellezza, comunicazione, informatico e alberghiero. Oltre alla formazione tecnica, i corsi hanno una forte componente nella formazione della cultura della pace (sviluppo umano e personale, uguaglianza di genere e diritti umani), di orientamento lavorativo e dell’impresa. Infine c’è una ampia esperienza e una importante percentuale di successo nell’inserimento lavorativo. Il CFO ha un registro di collocamento attraverso il quale canalizza e facilita le offerte di lavoro attraverso una base significativa di dati delle imprese che si affidano ai giovani formati nel SSPAS. AREA DELLA GIUSTIZIA RESTAURATIVA Uno dei gravi problemi del paese è un sistema di giustizia deficitario e il collasso dei Centri Penitenziari. Il paese ha una capacità nei centri penitenziari pari a 9000 carcerati e attualmente la popolazione carceraria è di circa 30.000 carcerati. Le condizioni di ammassamento e di inumanità nei centri penitenziari sono enormi, perdendo ogni possibilità rieducativa e di reinserimento sociale. Come alternativa si sta cercando di implementare nuovi modelli di giustizia, passando da una giustizia più punitiva ad una giustizia più restaurativa che offra seconde e terze possibilità ai giovani perché attraverso le proposte educative e sociali non ricadano nel crimine. SSPAS in coordinamento con i differenti tribunali dell’Area Metropolitana di San Salvador, in collaborazione con differenti istituzioni pubbliche e dando una mano alla Unità di Giustizia Giovanile, nei differenti corsi di formazione tecnica e nelle attività dei servizi comunitari per giovani che hanno problemi con la legge accoglie quelli a cui è stata offerta la possibilità di scontare la condanna con mezzi sostitutivi al carcere. Questa popolazione viene incorporata nelle
attività e vengono seguiti e accompagnati dal punto di vista psicologico e, nella misura del possibile, anche familiare, facilitando il loro inserimento sociale e il loro allontanamento dalle abitudini criminali. Inoltre l’area della giustizia restaurativa in coordinamento con l’area della OEP, vanno in cerca del lavoro con le comunità in modo da implementare le pratiche di recupero per la risoluzione dei conflitti comunitari e l’avvicinamento alle problematiche sociali proprie di ciascuna comunità. È fondamentale nella costruzione di una cultura della pace, il favorire dinamiche e pratiche di recupero. SERVIZI SOCIALI: Oltre alle quattro grandi aree di lavoro, SSPAS mantiene tre progetti o servizi specifici: Clinica P. Octavio Ortiz_L’accesso al sistema sanitario per la popolazione in situazione di vulnerabilità è difficile in El Salvador, che ha un sistema sanitario superato e molto limitato. Per questo crediamo che sia necessario continuare e incrementare i servizi della nostra clinica, che è ubicata in una delle comunità più vulnerabili di Mejicanos. La clinica offre dei servizi di Medicina Generale, ginecologia, pediatria, odontologia, laboratorio e farmacia, oltre ad altri servizi (medicazioni, piccole e semplici operazioni di chirurgia, ecc…). In modo speciale si cerca di dare la priorità alla salute delle donne e dell’infanzia. Asilo “Madre Marietje y Mons. Romero”_La parrocchia di San Francesco di Assisi già da molti anni ha favorito l’accesso alla educazione dei più piccoli della comunità (4-6 anni), oggi l’asilo è gestito a partire da SSPAS e segue offrendo un servizio di appoggio alle famiglie in situazione di vulnerabilità e una educazione di qualità. Progetto di “Borse di Studio”_La realtà sociale della gioventù in El Salvador è molto complessa. Con indici di scolarizzazione secondaria molto bassi e con poche opportunità lavorative, i giovani si convertono in facili prede vulnerabili per le bande o per i gruppi del crimine organizzato. Per questo, la parrocchia e il SSPAS oltre ad offrire attraverso il Centro di Formazione e Impiego delle opportunità lavorative, ha sviluppato
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA 197 anche un programma di “borse di studio” per facilitare e animare i giovani a intraprendere studi universitari. Il programma sostiene gli adolescenti e i giovani nel realizzare i loro studi nel Liceo e nell’università. Il programma apporta una borsa di studio economica ai giovani per coprire le spese accademiche, oltre ad un programma di laboratori nella cultura della pace e a un programma di attività e di servizi comunitari perché l’accompagnamento sia integrale: formazione accademica, formazione nella cultura della pace e prassi di servizio alla comunità e di organizzazione giovanile. STIMOLARE UNA CULTURA DELLA PACE Attraverso le differenti aree e programmi che sviluppa ed pone in esecuzione SSPAS, si cerca di incidere nella trasformazione sociale del El Salvador. La realtà della violenza così come abbiamo detto precedentemente è multi-causale e ha delle radici molto diverse: la povertà, la mancanza di accesso ad una educazione di qualità, la marginalizzazione, la violazione dei diritti, la cultura maschilista, gli interessi lucrativi dei gruppi economici e del potere, la crisi economica, l’assenza di servizi basilari di qualità, la mancanza di opportunità, la debole organizzazione comunitaria, una politica e una sistema di polizia sociale deficitaria, corpi di polizia senza formazione nei diritti umani e con pratiche impositive e di violenza, uno stato superato e con i tratti tipici di una stato fallito, la militarizzazione, le politiche repressive, l’assenza di politiche pubbliche di ampio respiro, la polarizzazione politica e sociale ecc… Per questo stesso motivo, la risposta di SSPAS per costruire una cultura della pace è altrettanto diversificata: processi di rafforzamento educativo, per generare abilità e capacità, per sensibilizzare, promuovere reti e strutture di difesa dei diritti e di denuncia, creare e promuovere reti articolare e con la capacità di incidere politicamente, di accompagnare e fortificare i processi di organizzazione comunitaria; sviluppare compiti di prevenzione nella fanciullezza, adolescenza e gioventù; facilitare opportunità, accompagnare le vittime, sensibilizzare, propiziare dinamiche di recupero umano, rendere visibili gli abusi commessi, ecc… COME COMUNITA’ PASSIONISTA E SSPAS CREDIAMO CHE UN EL SALVADOR IN PACE E’ POSSIBILE E LAVO-
RIAMO ORGANIZZANDOCI E CON PASSIONE PERCHÉ COSÍ AVVENGA. Tutto questo lavoro sarebbe impossibile senza l’impegno di tutto il personale che lavora in SSPAS, senza l’appoggio della Congregazione, la fiducia e l’appoggio delle agenzie di cooperazione internazionale, dei benefattori privati e degli aiuti pubblici internazionali e senza l’entusiasmo di molti e molte salvadoregni/e che si sforzano giorno dopo giorno di poter offrire un paese migliore alle generazioni future. MOSSI DALLA JPIC Ho concentrato molto di questa presentazione sul lavoro che si è realizzato in El Salvador perché è un luogo dove il nostro lavoro sociale è maggiormente strutturato e organizzato, però sarebbe ingiusto non fare nuovamente menzione dell’enorme lavoro che i nostri confratelli hanno realizzato durante più di 50 anni dacché la Congregazione è in America Centrale; molti di loro sono stati segnalati, perseguitati e minacciati nei tempi più duri e conflittuali di queste terre. La dimensione della JPIC e l’impegno per togliere dalla croce i tanti crocifissi sono sempre stati elementi chiave ed essenziali della nostra proiezione carismatica nell’America Centrale. Oggi ci sentiamo interpellati e spingi a continuare a fare della JPIC un elemento dinamicizzante delle nostre opzioni e del nostro impegno come passionisti.
PASSIONE PER LA VITA | PASSIONE PER LA TERRA
ALLEGATI ROME APRILE 2015
#ALLEGATO 1 VALUTAZIONE
Oltre alla valutazione manifestata durante l’ultima sessione, sono state raccolte 30 risposte con il questionario. Questo il riassunto:
POSITIVO: MI È PIACIUTO, DA APPLAUSO…
Poter condividere con altre realtà della famiglia passionista. Ottima accoglienza da parte dei religiosi della comunità. La struttura della casa. Gli alimenti. Conoscere la realtà e il lavoro delle nostre Congregazioni. La comunione tra tutti e la semplicità nelle relazioni. L’organizzazione e il lavoro di padre Jesus Maria. Il lavoro dei traduttori. La possibilità di accedere a internet, i computer a disposizione di tutti. L’intero servizio di segreteria e di sistemazione. Si può ampliare il gruppo di preparazione, per non caricarsi di lavoro. I relatori del mattino Le riflessioni nei gruppi. È stato un forte momento di formazione e condivisione.
NEGATIVO: CIÒ CHE SI PUÒ MIGLIORARE…
La metodologia. Avere a disposizione almeno gli schemi dei testi dei relatori. Alcuni relatori avrebbero avuto bisogno di più tempo. Che in una realtà così importante e in un lavoro che ha richiesto tanto sforzo non siamo stati presenti giovani in formazione (postulanti, novizi, studenti). Tenere maggiormente presente la realtà urbana. Bisogna migliorare in Congregazione la qualità dei traduttori; è opportuno che abbiano il testo di riferimento. Manca l’attenzione alle lingue francese e portoghese. Il Seminario è troppo lungo; troppi argomenti e poco tempo per approfondirli. Non c’è stata informazione chiara sulle spese per la partecipazione al Seminario. Ad alcune presentazioni è mancato un obiettivo
201 chiaro. Troppe presentazioni. Bisogna restare nei tempi stabiliti quando si condividono le esperienze. È stato dato più tempo alle esperienze presentate ai confratelli di lingua spagnola e italiana. È mancata una conoscenza previa da parte dei partecipanti dei temi da trattare. Pensare a dei testi di lettura relativi agli argomenti trattati. Il lavoro di gruppo è stato ripetitivo; è mancato un orientamento per questo tipo di lavoro. Dare maggiore importanza alle conclusioni dei lavori di gruppo e alla condivisione. Era necessario più tempo nei gruppi per la Dichiarazione finale. I relatori non siano “magisteriali” e presentino la loro relazione servendosi di elementi didattici (proiezioni, power point). Scarsa presenza di relatori provenienti da paesi in via di sviluppo. Poca presenza laicale, delle donne e delle Congregazioni passioniste femminili; in alcuni momenti è sembrato che i relatori fossero esclusivamente religiosi. Poca informazione sul Laboratorio seminariale nei mezzi di comunicazione, almeno quelli ecclesiali, gruppi alternativi ecc.
SUGGERIMENTI: CIÒ CHE SI PUÒ FARE…
Rafforzare JPIC e la sua capacità di interagire con altri enti: Conferenze di Religiosi, ONU, Vaticano… Ottenere di più dai tempi di inattività dopo i pasti. Migliorare la ricreazione. Pensare ad un pomeriggio di riposo o di visita, ad esempio, nei luoghi dove è presente la Congregazione. Coloro che presentano gli argomenti o i progetti preparino il proprio intervento e che tengano presente il tempo di cui disporranno. Un giorno del Seminario venga dedicato allo studio di un’azione concreta di JPIC che coinvolga l’intera famiglia passionista. Prendere decisioni e compiere azioni concrete, non mantenersi sul generico. Utilizzare il metodo “vedere-giudicare-agire”. Che non sia l’ultimo Seminario, per favore! Se ne realizzino altri e, se possibile, in altri
203 luoghi ogni 3 o 5 anni. Continui la comunicazione tra i presenti; mettere a disposizione di tutti un elenco con l’indirizzo elettronico e, se possibile, le foto. Nel 2050 la maggior parte della popolazione vivrà nelle grandi città; aiutarci a pensare e a fare qualcosa per questo avvenimento. Che il Sinodo obblighi tutti gli enti a lavorare nel campo di JPIC. Si elabori il programma del Seminario durante la prima sessione; no a programmi previ. Preparare un sito web per la comunicazione. Consegnare una relazione economica trasparente della Segreteria per la solidarietà e la missione Ci siano pari opportunità per tutto il personale e le risorse. Preparare un piano specifico di lavoro da parte di JPIC per i giovani. Tradurre “solidarietà e missione” per le nostre realtà in Europa. Che ogni tanto si condividano esperienze via e-mail o nella pagina web. Programmare giornate di preghiera.
#ALLEGATO 2 OMELIA, VENERDÌ 17
TARCISIO GAITÁN ATTI 5, 34-42; SAL 26; GV 6, 1-15 La risurrezione di Gesù è un evento che cambia totalmente la vita dei discepoli e delle discepole. Il modo di vivere, le relazioni umane assumono un nuovo aspetto: le persone diventano capaci di perdonare, si impegnano a costruire la fraternità, mettono in comune i loro beni. Cambia la loro relazione con Dio; la risurrezione di Cristo aiuta a comprendere il Dio della Bibbia: un Padre che solleva dalla morte colui che cade, la vittima, il crocifisso. Cambia lo stile di vita di ogni uomo: coloro che piangevano e si nascondevano, adesso escono gaudenti e proclamano la Buona Novella della salvezza. Veramente lo Spirito del Risorto ha guidato
le loro vite. La conversione è il frutto della Pasqua, non uno sforzo della Quaresima. La loro conversione ci aiuta ad impegnarci nel lavoro per la Giustizia, la Pace e l’Integrità della Creazione. È cambiato il modo di vedere la storia, la loro forma mentis. Non hanno avuto timore di denunciare gli autori della morte di Gesù: “voi lo avete consegnato ai romani perché lo crocifiggessero”. Il potere del Risorto li conduce ad analizzare le cause storiche più profonde della sua morte e ad affrontarle senza timore. Nella prima lettura Gamaliele sembra animato da questo coraggio, quando affronta i membri del Sinedrio. In questi giorni abbiamo ripetuto che il lavoro per JPIC deve condurci ad avere lo stesso atteggiamento di questi discepoli: identificare le cause strutturali della sofferenza dei poveri per poterle illuminare con la luce della Parola e dare risposte mosse dallo Spirito di Gesù. L’atteggiamento dei testimoni del Risorto non si ferma ad una sorta di “analisi teorica della realtà”. Al contrario, hanno agito per risolvere i problemi. Il Vangelo che abbiamo proclamato ha un’indiscutibile senso eucaristico. La ricca simbologia giovannea ha come obiettivo quello di aiutare la chiesa d incontrare il Risorto attraverso le spezzare del pane. Vi è, però un dettaglio che non può essere trascurato: il profondo coinvolgimento dei discepoli in tutto il processo. Gesù da (è) il pane di vita; il compito dei discepoli è che questo pane arrivi a tutti. Tuttavia, ciò è possibile quando i discepoli sperimentano l’opprimente necessità della gente. Quando arriviamo a toccare il dolore dell’uomo, comprendiamo l’importanza di partecipare al pane della salvezza che dona Gesù; tale partecipazione, donata da Gesù Cristo, ha meno esigenze di quante ne pongano gli uomini. Infine, vorrei sottolineare come l’obbedienza dei discepoli verso le cause più nobili di Dio li abbia condotti ad affrontare le forze di questo mondo. Il loro atteggiamento ci invita a testimoniare Cristo con la stessa tenacia con la quale lo hanno fatto loro: “non smettevano mai di insegnare, nel tempio, nelle case, annunciando il vangelo di Gesù
Cristo”. Tutto ciò nonostante le persecuzioni. Non bisogna meravigliarsi se il vero testimone del Risorto subisce persecuzioni, maldicenze o incontra difficoltà. È la reazione normale di un sistema che emargina e condanna a morte. Il passionista impegnato nel lavoro per JPIC trova nelle azioni di Gesù e nella sequela dei discepoli l’autentica fonte di ispirazione. Possa la spiritualità che abbiamo ereditato da san Paolo della Croce continuare a rafforzare le nostre scelte per i crocifissi della storia. Lo Spirito del Risorto ci dia l’impulso ad essere pasqua in mezzo alla passione del mondo.
OMELIA SABATO 18 APRILE PADRE KEVIN DANCE
La realtà determina la nostra visione e la nostra risposta. L’evento pasquale e le conseguenze nella vita di coloro che sono stati toccati indicano che c’era ancora spazio nelle vite di queste persone per un cambiamento, una crescita e incluso una rivoluzione. Lo Spirito guida costantemente la formazione delle prime comunità cristiane e dei primi credenti. Il discernimento, le decisione prese alla luce dello Spirito di Dio, che è lo stesso che aveva formato e rafforzato le azioni di Gesù, diviene come un patrono o modello di vita per le piccole comunità. Tuttavia i credenti non avevano ancora una tradizione specifica come cristiani, non avevano un “passato” da attualizzare; essi dipendevano totalmente dall’azione dello Spirito Santo, come nessun’altra generazione prima di loro. La liturgia della Parola presenta un aspetto della vita della comunità cristiana: le possibili divisioni dove vi sono differenze etniche e differenze in merito ai bisogni dei loro membri, in particolare le vedove di origine ellenica. Ciò è importante per noi che desideriamo trovare risposte creative dinanzi ai problemi che incontriamo quotidianamente, come la
mancanza di rispetto dei diritti umani, l’incremento degli atti violenti senza senso che minacciano la nostra pace interiore e la nostra capacità a confidare negli altri, o la distruzione dell’ambiente naturale che condividiamo, che è uguale per tutti; non sembra che si diano segnali circa la diminuzione di queste minacce. La storia della Pasqua e gli eventi post-pasquali delle prime comunità, la chiesa nascente, sono ricchi di un dinamismo che emoziona. Vi sono sicurezze. Spesso ci troviamo nel bel mezzo di un mare che viene agitato e scosso da forti venti. Ci confrontiamo con un mondo sempre più diviso. La pace è fragile; quotidianamente assistiamo ad atti di brutalità che ci lasciano senza parole. Non stiamo vivendo un tempo ordinario, normale. I danni che infliggiamo alla madre terra stanno diventando irreversibili. Il tempo per poter fare qualcosa sta passando. I cambiamenti, nel mondo, avvengono rapidamente. Ma se siamo capaci di guardare con attenzione le cose, possiamo sempre scoprire la figura di Gesù che cammina sulle acque e si avvicina a noi, alla nostra barca. Siamo invitati a dare il benvenuto ad una nuova tappa, un nuovo cammino, un umile cammino di conoscenza di noi stessi non come maestri della terra, ma come parte di una comunione di persone. La risurrezione di Gesù è l’invito e la sfida che si rinnova affinché non chiudiamo i nostri cuori, per non perdere la speranza. In questi tempi di grande tribolazione e calamità, ci viene ricordato che “siamo chiamati ad essere testimoni di speranza”.
ROMA, 19 APRILE 2015
PADRE JOACHIM REGO MESSA DI CHIUSURA DEL LABORATORIO JPIC Un Rabbì una volta chiese ai suoi studenti: “Da cosa potete capire che la notte è finita e che il giorno è iniziato?”.Uno studente rispose: “Capisci che la notte è finita e il giorno è iniziato quando guardando da lontano riesci a distinguere la differenza tra un albero di arance e un albero di limoni”. Il Rabbì disse: “No”.
205 Un altro studente disse: “Quando guardando da lontano riesci a distinguere la differenza tra una pecora e una capra”. Ancora una volta il Rabbì disse: “No”. A questo punto il Rabbì disse: “Sai che la notte è finita e il giorno è iniziato quando puoi guardare in faccia ogni persona (uomo, donna o bambino) e veder in essa quella di mio fratello e di mia sorella. A quel punto la notte è finita e il giorno è iniziato!”. Giustizia, Pace e Integrità del Creato (JPIC) non è tanto un nuovo, oppure l’ennesimo, carrozzone su cui si sale … una moda del tempo. È piuttosto una consapevolezza più forte in noi, seguaci di Gesù, per ricordarci la nostra chiamata e missione: proclamare il Regno di Dio, cioè vivere e creare situazioni in cui i valori divini della Verità, della Giustizia, dell’Amore, della Pace e del Rispetto per tutte le forme di vita nella Creazione sono riconosciuti, percepiti, realizzati e protetti. La JPIC riguarda il vivere il Vangelo nella sua verità radicale e nel lasciare che la Luce di Cristo risplenda in mezzo alle zone oscure della nostra vita e tra l forze oscure del nostro mondo. Questo tempo di Pasqua è un tempo liturgico per la Chiesa in cui siamo particolarmente consapevoli che la Luce di Cristo sorpassa le tenebre tutto ciò che genera morte. Attraverso la sua Passione, Gesù ha vinto la morte e a ridonato la vita. Davvero possiamo pregare con il responsorio del salmo di oggi: “Fa’ splendere la luce del tuo volto su di noi, Signore!”. Gesù ha vissuto la sua missione di proclamare il Regno di Dio con il suo ministero di guarigione, di perdono, di riconciliazione, di pacificazione, di annuncio della verità, facendosi voce della giustizia e del diritto. Facendo questo, ci ha mostrato il Dio della Vita… un Dio di compassione e misericordia. Gesù ha rispettato la vita intera e ha guardato in pace ogni persona, come fratello e sorella. Ha dato valore all’intera vita come a un dono di Dio per il mondo, più importante della Legge. Proprio per aver dato testimonianza a questo e per aver compiuto la sua missione, Gesù è sta-
to perseguitato, torturato e crocifisso fino alla morte. In questi giorni del vostro Laboratorio, avete condiviso gli uni con gli altri la vostra esperienza delle aree di tenebra e peccato che son nel mondo di oggi. Avete ascoltato e imparato gli uni dagli altri ciò che riguarda la sofferenza degli esseri umani, e la tragedia della distruzione dell’ambiente e della creazione nelle vostre specifiche zone e vari contesti del mondo. Avete riconosciuto che alla base di questo stile di vita c’è la sete di potere, un potere opprimente, e la bramosia verso l’autosufficienza. Avete espresso il vostro desiderio di essere solidali gli uni con gli altri e collaborare insieme per trovare modi efficaci di combattere le situazioni in cui le persone soffrono a causa della ingiustizia, della povertà, della cupidigia, della violenza, del razzismo, dell’abuso e dell’esclusione. Come Passionisti, troviamo la speranza e una strada significativa per andare avanti nella Passione e Croce di Gesù, “potenza e sapienza di Dio”. Però, prima di poter stare in piedi accanto ai “crocefissi” del mondo, è necessario che stiamo in piedi di fronte al Crocefisso Gesù, ascoltando e imparando dalla risposta di Gesù, nel suo soffrire, alle forze delle tenebre con cui si è incontrato: la sua risposta di verità, unità, inclusione, accettazione, amore, non violenza, perdono, umiltà e fiducia completa in Dio. Come Passionisti, non dobbiamo mai perder di vista il fatto che siamo molto più di una organizzazione benefica nel mondo. Siamo missionari, con una chiara identità e missione contenuta nel dono di Dio del carisma, la nostra energia di vita: mantenere viva la memoria della Passione di Gesù come un opera del grande amore di Dio per tutta la creazione; e proclamare il Vangelo della Passione. Grazie per il vostro impegno missionario per tutti i nostri fratelli e sorelle, e per tutte le situazione della vita che esigono un’esperienza concreta e tangibile della compassione e dell’amore di Dio. “Che la Passione di Gesù Cristo sia sempre nei nostri cuori”.
#ALLEGATO 3 BIOGRAFIA DI THOMAS BERRY, CP. MARY EVELYN TUCKER (YALE UNIVERSITY)
Per comprendere pienamente la presentazione della New Story [N.d.T.. Nuova Storia] di Thomas Berry è utile mettere in risalto alcune delle maggiori influenze intellettuali sulla sua vita e pensiero. In questo modo possiamo apprezzare molto di più la natura e il significato della stessa New Story . In questa biografia intellettuale per prima cosa di Berry discuteremo gli studi della storia occidentale, delle tradizioni asiatiche, e delle religioni indigene. Poi descriveremo la precoce e intensa influenza di Pierre Teilhard de Chardin sulla filosofia di Berry della storia in evoluzione. Infine, sottolineeremo alcuni dei maggiori aspetti della New Story come Berry l’ha descritta. DALLA STORIA UMANA ALLA STORIA DELLA TERRA E’ significativo vedere i contributi di Berry inizialmente come storico culturale, il cui interesse si è esteso sia all’Europa che all’Asia. Attese ai suoi studi universitari di storia occidentale e visse vari anni in Germania dopo la seconda guerra mondiale. Inoltre, lesse molto nel campo delle religioni e della storia dell’Asia. Visse in Cina l’anno prima che Mao andasse al potere e pubblicò due libri sulle religioni asiatiche, che sono stati ristampati dalla Columbia University Press (Buddhism [Buddismo] e Religions of India [Religioni dell’India]). Berry è partito da questo inizio come storico culturale per diventare negli ultimi venti anni uno storico della Terra. Allora Berry vede se stesso non come un teologo ma come un geologo. Il movimento dalla storia umana alla storia cosmologica è stato una progressione necessaria per Berry. E’ stato testimone nella sua stessa vita dell’emergenza di una civilizzazione planetaria nel fatto che le culture sono entrate in contatto su tutto il globo, spesso per la prima volta. Nello stesso tempo, le reali risorse per sostenere una siffatta civilizzazione planetaria
207 sono minate da una distruzione ambientale massiccia. E’ a partire da questo tipo di interessi per la direzione futura della storia umano-terrestre che Berry ha sviluppato la New Story. Certamente, la Universe Story[Storia dell’Universo] che Berry ha scritto con Brian Swimme rappresenta una convergenza fruttuosa dei suoi interessi sia per la storia umana che per la storia in evoluzione. L’intento di Berry è di evocare le risorse psichiche e spirituali per stabilire una nuova reciprocità degli umani con la Terra e degli umani tra di loro. Come Berry ha detto frequentemente, non ci può essere pace tra gli umani senza pace con il pianeta. Questo, in breve, è lo scopo della New Story. La concezione sottesa è che con un cambio di visione del mondo verrà un’etica, appropriatamente globale, di rispetto di ogni vita . Con una prospettiva nuova circa il nostro posto in questo svolgersi straordinario della storia della Terra emergerà una consapevolezza rinnovata del nostro ruolo nel guidare il processo di evoluzione a questo punto cruciale della storia. STORICO DELLA STORIA INTELLETTUALE OCCIDENTALE Thomas Berry ha iniziato la sua carriera accademica come storico della storia intellettuale occidentale1. La sua tesi alla Catholic University sulla filosofia della storia di Giambattista Vico fu pubblicata nel 1951. Vico delineò la sua filosofia nel The New Science of the Nature of the Nations [La Nuova Scienza della Natura delle Nazioni] che fu pubblicato nel 1725 dopo circa venti anni di ricerca2. Vico cercava di stabilire una scienza dello studio delle nazioni paragonabile a ciò che altri avevano fatto per lo studio della natura. Quindi sperò di rendere lo studio della storia più “scientifico” focalizzandosi sul mondo delle istituzioni e della causalità umane. 1. Per una discussione globale della filosofia della storia di Berry cf. John Grim, “Time, History, Vision[Tempo, Storia, Visione]” in Cross Currents Vol. XXXVII, Nos. 2-3, 1987, pp. 225-239. 2. La seconda edizione è stata pubblicata nel 1730 e la terza edizione nel 1744 sei mesi dopo la morte di Vico. La terza edizione è disponibile in una edizione riveduta tradotta da Thomas Goddard Bergin e Max Harold Fisch, The New Science of Giambattista Vico[La Nuova Scienza di Giambattista Vico] (Ithaca: Cornell University Press, 1970).
Allo stesso tempo, Vico intese dimostrare come questa nuova scienza dovesse manifestare una “razionale teologia civile della divina provvidenza.” In altre parole, Vico desiderava mostrare che la provvidenza era all’opera non solo nella storia sacra ma anche nella storia “profana”. Di conseguenza, modello e ordine sono operativi e individuabili nella storia. Di più, in contrasto con la focalizzazione di Descartes sulla razionalità, Vico enfatizzò la saggezza poetica e l’immaginazione creativa necessarie per il futuro. Nel suo studio, Vico usò grandi, ampie categorie per descrivere i maggiori periodi storici dal tempo di Noè e del diluvio. Guardando alla storia umana da una prospettiva macrofasica identificò tre età: l’età degli dei, l’età degli eroi, e l’età degli uomini. A ogni età corrispondono differenti tipi di usi, leggi, lingue, arti e economie che abbracciano culture abbastanza distinte. Inoltre, in ogni fase domina una diversa facoltà umana, cioè la sensazione, l’immaginazione e l’intelletto. Nel primo periodo, l’età degli dei, prevale un governo teocratico appoggiato dalla mitologia. Nel secondo periodo, l’età degli eroi, domina un governo aristocratico insieme al conflitto di classe e alla schiavitù. Nella terza età, l’età degli umani, appaiono le democrazie e emergono il potere della ragione e dei diritti umani. Vico vede come se questo ciclo ricorresse in momenti differenti della storia umana, quando passiamo dal mito alla razionalità e dagli stati brutali ai civilizzati. In ognuno di questi periodi il ruolo della saggezza e intuizione naturale o poetica è stato cruciale nel fondare istituzioni che hanno fatto sorgere le nazioni. Ma il movimento lungo la storia è punteggiato da disintegrazione e dissoluzione. Vico chiamò questi i periodi del “barbarismo della riflessione.” Passando attraverso queste fasi di entropia la storia va verso un “creativo barbarismo di senso.” Il pensiero di Vico è stato per Berry chiaramente fondamentale. Ciò è evidente in vari aspetti: l’ ampia periodizzazione della storia, la nozione del barbarismo della riflessione, e la saggezza poetica e la immaginazione creativa necessarie per sostenere le civilizzazioni. A riguardo della periodizzazione,
Berry ha definito quattro maggiori età nella storia umana, cioè la sciamanica tribale, la civilizzata tradizionale, la tecnologica scientifica, e l’ecologica o ecozoica. Egli osserva che attualmente noi stiamo entrando nell’era ecozoica che sente sarà caratterizzata da una nuova comprensione delle relazioni Umani-Terra. Tuttavia, riconosce che siamo in un periodo di grave patologia culturale a riguardo del nostro assalto tecnologico alla Terra, cieco ma sofisticato. In altre parole, siamo in un tempo di “barbarismo della riflessione”. La descrizione che Vico fa delle persone in mezzo a tale barbarismo fa ricordare stranamente le moderne società occidentali: …Tali persone, come così tante bestie, sono cadute nell’abitudine di ogni uomo che pensa solo ai suoi interessi privati e hanno raggiunto il limite della delicatezza, o meglio orgoglio, in cui come animali selvatici diventano aggressivi e aggrediscono al minimo dispiacere. Per cui non importa quanto grande sia la calca e la pressione dei loro corpi, esse vivono come bestie selvatiche in una solitudine profonda di spirito e volontà…3 Per toglierci da questa patologia culturale di alienazione reciproca e di distruzione della Terra, Berry chiama a una Nuova Storia dell’Universo. Evocando tale profonda saggezza poetica sente che possiamo creare un futuro sostenibile. Richiede di reinventare l’umano a livello di specie, il che implica muoversi dalla nostra codificazione culturale per recuperare la nostra codificazione genetica di relazionalità con la Terra. Articolando una nuova coscienza mitica della nostra profonda connessione con la Terra potremo capovolgere le tendenze culturali auto-distruttive che abbiamo messo in moto riguardo al pianeta. Facendo così creeremo la base per una sostenibilità ecologica e economica di vasta portata. Questa è, senza dubbio, la migliore speranza per muovere verso società più giuste e eque. Questo ritrovarsi insieme di preoccupazioni ambientali e problemi di 3. The New Science of Giambattista Vico [La Nuova Scienza di Giambattista Vico], p. 381.
209 giustizia sociale è al cuore della prospettiva allargata della Nuova Storia. Senza tale quadro allargato del nostro passato storico e delle nostre radici planetarie è più difficile programmare il nostro cammino verso un futuro praticabile. In occidente, specialmente nel ventesimo secolo, - alienazione, disperazione, noia e distruttività – individuali, hanno continuato a diffondersi con un senso in deterioramento dei legami comunitari o delle responsabilità etiche verso il mondo naturale o umano. Soprattutto, allora, la Nuova Storia offre un contesto e una prospettiva per implementare i modi specifici di cambiamento sociale, politico e economico che saranno necessari per sostenere e favorire la vita sul pianeta. L’intenzione non è semplicemente di raccontare una storia che è globale e arricchente personalmente. E’ anche di fornire una base per il cambiamento. La convinzione è che, quando la propria visione del mondo passa a comprendere la interconnessione di ogni vita, anche la propria etica sarà toccata e farà operare per la giustizia umana e la sostenibilità ambientale. Influenzato da Vico, allora, Berry ha sviluppato una prospettiva storica globale di periodizzazione, una comprensione delle profondità del barbarismo contemporaneo, e la necessità di una nuova saggezza mitica per farci uscire dalla nostra patologia culturale e alienazione profonda. Berry ha descritto l’alienazione contemporanea come particolarmente pervasiva a causa del potere della ‘trance’ tecnologica, del mito del progresso ,e il nostro autismo in rapporto alla natura. Con la Nuova Storia e il Dream of Earth[Sogno della Terra] Berry spera di superare quell’alienazione e evocare le energie necessarie per creare un futuro praticabile e sostenibile. STORICO DEL PENSIERO E DELLE RELIGIONI DELL’ASIA Quando Berry salpò per la Cina nel 1948 sull’imbarcazione che partiva da San Francisco incontrò Wm. Theodore de Bary, ora considerato uno dei primi studiosi di studi asiatici. De Bary era diretto in Cina come uno studioso sovvenzionato di studi cinesi. Berry intendeva studiare lingua e filosofia cinese a Pechino. La loro permanenza in Cina, benché fruttuosa, fu abbreviata dalla
vittoria comunista di Mao nel 1949. Dopo essere ritornati negli Stati Uniti lavorarono insieme a fondare il Seminario del pensiero e della religione dell’Asia alla Columbia. De Bary aiutò a stabilire uno dei fondamentali programmi nazionali di studi asiatici alla Columbia. Inoltre, supervisionò numerosi progetti di traduzione di singoli testi e editò sei volumi pubblicati dalla Columbia University Press sulle Fonti delle Tradizioni Indiane, Cinesi e Giapponesi, rispettivamente. L’amicizia tra de Bary e Berry è durata quasi 45 anni collaborando in molti progetti e scambi di idee sul pensiero asiatico. Berry iniziò il suo insegnamento di Religioni asiatiche a Seton Hall (1956- 1960) e alla Università St. John (1960-1966) e infine passò alla Università Fordham (1966-1979). Offrì corsi anche alla Columbia, Drew, e alla Università di San Diego. Il programma di laurea di Berry in Storia delle Religioni alla Fordham era l’unico del suo genere in una università cattolica degli Stati Uniti. Durò per più di un decennio e al suo culmine nei primi anni 1970 attirò più studenti di ogni altra sezione nella facoltà di teologia. I suoi laureati insegnano ora in scuole e università di tutti gli Stati Uniti. Durante questi anni Berry scrisse numerosi articoli sulle Religioni asiatiche oltre a due libri, uno sul Buddhism [Buddismo](1966) e l’altro sulle Religions of India [Religioni dell’India](1971). Ciò che distingueva l’approccio di Berry era il suo sforzo non solo di discutere lo svolgersi storico delle tradizioni che venivano studiate, ma anche di articolare le loro dinamiche spirituali e significato contemporaneo. Ciò rese le sue lezioni e i suoi scritti sulle religioni asiatiche notevolmente stimolanti e memorabili. Ugualmente importante nel suo approccio fu il suo equilibrio nel sottolineare i contributi particolari sia delle tradizioni occidentali che delle religioni asiatiche. In aggiunta, ha avuto un apprezzamento di lunga durata per la spiritualità delle tradizioni indigene sia dell’Asia che delle Americhe. In una corta monografia scritta più di 25 anni fa e pubblicata nel 1968 Berry dimostra l’originalità delle sue interpretazioni delle dinamiche spirituali del pensiero religioso asiatico. Intitolata “Five Oriental Philosophies”
[Cinque Filosofie Orientali]4 egli descrive l’essenza fenomenologica di ogni tradizione come pure traccia il suo svolgersi storico. Include l’Induismo, il Buddismo, il Confucianesimo, il Taoismo e lo Zen nelle sue discussioni. Prima che il multiculturalismo fosse di moda egli parla della necessità di includere il pensiero asiatico in libri di testo intitolati “World Philosophy [Filosofia Mondiale]”. Il suo interesse ad abbracciare il pluralismo e la diversità di pensiero è espresso eloquentemente: La diversità non è più qualcosa che tolleriamo. E’ qualcosa che stimiamo come una condizione necessaria per un universo vivibile, come la fonte della più alta perfezione della Terra … Richiedere una unità indifferenziata porterebbe il pensiero umano e la stessa storia alla fine. Lo splendore del nostro mondo multiculturale sarebbe distrutto.”5 Descrivendo l’impulso originale dei principali sistemi di pensiero asiatici, Berry riesce a dare risalto a una dimensione significativa della loro essenza spirituale e a evitare strati di complessità che tendono a offuscare piuttosto che a chiarire. Pochi esempi illustreranno il suo metodo fenomenologico che più tardi integra con una discussione storica dello sviluppo della tradizione particolare. Dell’Induismo scrive: “L’Induismo ha a fondamento un’esperienza di essere divino molto intensa. E’ un’esperienza dell’Uno oltre ogni Molteplicità…”6 Del Buddismo osserva: “Il pensiero buddista ha origine in una esperienza insolita delle sofferenze del tempo. Non c’è una realtà costante, non una pace durevole, non una condizione adatta alla vita umana. La prima e finale saggezza è riconoscere la natura non sostanziale di tutte le cose.”7 Del Confucianesimo nota: “Il pensiero confuciano ha origine nell’esperienza di una armonia tutto abbracciante dell’ordine cosmi-
co e umano della realtà. Questo rapporto intimo tra il cosmico e l’umano è espresso e perfezionato in un elaborato ordine di riti e etichetta che, in un certo modo, contiene e armonizza sia il cosmico che l’umano .”8 Del Taoismo pensa: “Il Taoismo sorge da una esperienza della forza dinamica immanente nell’universo che da ordine e vita e significato a ogni realtà e che in Cina è conosciuta come il Tao. Questa esperienza non è radicalmente diversa da quella che ha originato la tradizione confuciana di pensiero, ma mentre gli studiosi confuciani hanno prestato attenzione alle qualità morali del Tao e alla struttura sociale e politica della società, i visionari taoisti si sono volti alla contemplazione del Tao stesso e al misterioso modo in cui causò la successione di cambiamenti nell’ordine universale delle cose.”9 Dello Zen scrive: “… lo sforzo totale dello Zen è di mantenere la vita intellettuale e culturale degli umani in uno stato di semplicità elementare con tutto il vigore che è associato allo spontaneo e all’istintivo.”10 Questi esempi possono aiutare a illustrare la larghezza di prospettiva storica, culturale e religiosa che Berry porta allo sviluppo della sua idea della Nuova Storia. Passò vari decenni a studiare la storia intellettuale sia occidentale che orientale prima di arrivare alla sua visione globale della Storia dell’Universo. E’ stato capace di apprezzare i profondi impulsi spirituali e i devastanti dolori umani che hanno dato origine alle religioni del mondo. Da questa prospettiva è stato capace di discernere quali risorse spirituali dobbiamo utilizzare per creare una prospettiva multiculturale dentro la comunità della Terra11. La tolleranza della diversità di idee religiose è paragonabile a proteggere la diversità delle specie nel mondo naturale. Per 8. Ibid. p. 21. 9. Ibid. p. 28.
4. Thomas Berry, Five Oriental Philosophies [Cinque Filosofie Orientali](Albany: Magi Books, 1968). 5. Ibid. PP. 45-46. 6. Ibid. pp. 8-9. 7. Ibid. p. 1 5.
10. Ibid. p. 28. 11. Per una visione globale delle risorse nel mondo delle religioni tradizionali e nelle prospettive ecologiche contemporanee cf M.E. Tucker & J. Grim, eds. Worldviews and Ecology,[Visioni del mondo e Ecologia] (Maryknoll: NY Orbis Books, 1994).
211 Berry la diversità umana e la diversità biologica sono un pezzo continuo. Forse la tradizione asiatica più significativa per il pensiero di Berry è stato il Confucianesimo. Ha scritto numerosi articoli sul Confucianesimo e la tradizione cinese in genere. Ha notato che nell’Est-Asia: “Il Confucianesimo ha fornito la forma culturale dominante della società, i fondamentali ideali umani, la struttura politica, la disciplina sociale, le istituzioni educative, lo stile globale di vita.”12 La sua influenza non si limita alla Cina, ma è stata forte in Corea, Giappone, Taiwan, Vietnam, Hong Kong, e anche Singapore. Il Confucianesimo è stato importante perché enfatizza le dinamiche cosmologiche dell’Universo in cui Cielo, Terra, e umani formano una triade interconnessa. Come Berry dice frequentemente, per il Cinese, l’umano è l’ “understanding heart [cuore che comprende]” (hsin) dell’universo. Per cui il ruolo dell’umano di essere in armonia con la natura è critico e la responsabilità dei governanti e ministri per stabilire un governare benevolo è essenziale. Se gli umani curano se stessi essi iniziano ad influenzare il più vasto ordine sociale e politico. Al cuore di siffatta cura morale e spirituale è l’educazione. Il Confucianesimo ha una visione ottimistica della natura umana come essenzialmente buona e capace di auto-miglioramento attraverso l’educazione. L’auto-trasformazione personale risulterà quindi in trasformazione sociale. Per Berry, il Confucianesimo ha avuto importanza per i suoi interessi cosmologici, il suo interesse nella cura di sé e educazione, e il suo impegno a migliorare l’ordine sociale e politico. A riguardo della cosmologia Berry ha identificato l’importante comprensione dell’umano come un microcosmo del cosmo. Essenziale per questa cosmologia è una “continuity of being [continuità di essere]” e perciò una “communion[comunione]” tra vari livelli di realtà - cosmica, sociale, e 12. Thomas Berry, “Affectivity in Classical Confucian Tradition,[Affettività nella Tradizione Confuciana Classica]” in Confucian Spirituality[Spiritualità Confuciana] vol. 1 ed. da Mary Evelyn Tucker (New York: Crossroads, 2003), p. 96.
personale. (Questo è simile alle idee di Pierre Teilhard de Chardin, Alfred North Whitehead, e altri pensatori del processo contemporanei.) Egli scrive: Secondo l’insegnamento confuciano, una mutua attrazione delle cose l’un per l’altra funziona a tutti i livelli della realtà come la forza interiore della vita cosmica, sociale e personale che unisce. Più della maggior parte delle tradizioni, il Confucianesimo vide le forze cosmiche in gioco tra di loro come un insieme singolo di realtà intercomunicanti e mutualmente compenetrantesi. Queste forze, viventi o no, erano così presenti l’una all’altra che potevano essere viste e comprese adeguatamente solo in questo complesso più vasto … A causa dell’intensità con cui i Cinesi sperimentarono questa interiore, sensibile comunione con il reale, essi furono decisi a perfezionare gli umani stessi e l’universo con l’incrementare questa presenza simpatetica delle cose l’un l’altra dentro una disciplina personale e sociale piuttosto che con una analisi e comprensione intellettuale. Davvero, l’ideale confuciano di conoscenza era quello di un cuore che comprendesse piuttosto che di un cervello che pensasse13. Il Confucianesimo è restato per Berry una tradizione dinamica, vitalistica con importanti implicazioni per la filosofia ambientale attuale. Berry nota, tuttavia, che c’è una disparità tra la teoria e la pratica nel caso della Cina. Riconosce che la Cina, come tante nazioni, è stata coinvolta nella deforestazione e desertificazione lungo i secoli. Inoltre, la situazione contemporanea della Cina a riguardo dell’ambiente è ben lungi dall’essere ideale. Tuttavia, la cornice globale cosmologica del pensiero confuciano può essere una valida risorsa intellettuale nel riformulare una cosmologia ecologica contemporanea con implicazioni per l’etica ambientale. TRADIZIONI RELIGIOSE INDIGENE In aggiunta a una notevole capacità di apprezzare la diversità e l’unicità delle religioni del grande “mondo”, Berry ha un vivo interesse e un’empatia per le religioni native. 13. Ibid. pp. 1-2.
Insegnò vari corsi sia alla Fordham che alla Columbia sulle religioni indiane americane e ha pubblicato numerosi articoli sull’argomento. Ha incoraggiato gli studenti universitari a scrivere dissertazioni in quest’area e parecchie di esse sono state pubblicate.14 E’ stato ricevuto calorosamente da vari gruppi nativi, incluse tribù della costa del nordovest e gli indiani Cree e Inuit nel nordest del Canada, che hanno lottato contro il grandioso progetto idroelettrico di James Bay. Oltremare ha trascorso del tempo con il popolo Tboli nelle Filippine del sud. In aggiunta alla sua ricerca, allo scrivere e all’insegnare nel campo delle religioni native americane, l’apprezzamento di Berry per le tradizioni native e per la ricchezza della loro vita mitica, simbolica e rituale è stato accresciuto dai suoi incontri con le idee di Carl Jung e Mircea Eliade. La comprensione dell’inconscio collettivo di Jung, le sue riflessioni sul potere dei simboli archetipi, e la sua sensibilità verso i processi religiosi lo ha reso di una influenza importante sul pensiero di Berry. Inoltre, gli studi di Mircea Eliade nella storia delle religioni sono stati enormemente utili per la comprensione di Berry delle tradizioni native e asiatiche. Questo è dovuto in larga parte alla capacità di Eliade di interpretare i grandi modelli di significato radicati in simboli e riti cross-culturali comparabili. Dentro questa più grande cornice di categorie interpretative, allora, Berry è capace di articolare la speciale sensibilità nelle tradizioni native per la sacralità della terra, le stagioni, e la vita degli animali, degli uccelli e dei pesci. I popoli nativi rispettano la Creazione perché rispettano il Creatore. Hanno una riverenza profonda per il dono di ogni vita e per la dipendenza umana dalla natura per sostenere la vita. Essi hanno perfezionato alcune delle tecniche antiche di digiuno e preghiera rituali sciamaniche per far intervenire i poteri in natura nella guarigione personale e nella forza comune. Hanno coltivato un’abilità nell’usare delle risorse senza abusare di esse e nel riconoscere l’importanza di vivere con poco sulla Terra. Questo non 14. Cf per esempio John Grim, The Shaman[Lo Sciamano] (Norman- Oklahoma University Press, 1988).
vuol dire neppure che i popoli nativi siano gli ecologisti ideali. Come nel caso cinese, sono avvenuti certamente degli abusi. Tuttavia, per Berry queste due tradizioni (Confuciana e Nativa Americana) restano centrali per la creazione di una nuova spiritualità ecologica per il nostro tempo. I primi popoli, allora, non devono essere meramente romanticizzati o idealizzati come un segmento del passato. Piuttosto, il loro modo di vita potrebbe avere molto da insegnarci, mentre stiamo imparando, abbastanza dolorosamente, i limiti delle risorse naturali e le conseguenze di una crescita insensata. Nello sviluppare una spiritualità della Terra come parte della Nuova Storia ritorneremmo chiaramente a esaminare i ricchi simboli e riti nelle religioni native americane. La questione principale sarà senza dubbio come apprezzare e comprendere questi simboli e non semplicemente appropriarsi di essi come alcuni gruppi New Age hanno talvolta fatto inconsapevolmente. THOMAS BERRY E LA NEW STORY[NUOVA STORIA]: L’INFLUENZA DI TEILHARD Nella formulazione della sua idea di New Story Berry deve molto al pensiero di Pierre Teilhard de Chardin. In particolare, Berry ha derivato da Teilhard (e da altri scrittori come Loren Eiseley) un enorme apprezzamento per il tempo in progresso. Come Berry scrive frequentemente, a partire dall’Origin of Species[Origine della specie]di Charles Darwin siamo diventati consci dell’universo non semplicemente come un cosmo statico ma come una cosmogenesi in svolgimento. La teoria dell’evoluzione fornisce una distinta realizzazione di cambiamento e sviluppo nell’universo, la quale ci ricolloca in un vasto movimento di tempo geologico. A riguardo del tempo in progresso, Teilhard suggerì che la prospettiva totale di evoluzione cambia la nostra comprensione di noi stessi nell’universo. Scrive: Per il nostro tempo essere diventati consci dell’evoluzione significa qualcosa molto differente da e molto più che l’avere scoperto un fatto ulteriore… Significa (come capita con un bambino quando acquisisce il senso di prospettiva) che siamo diventati
213 consapevoli di vivere una nuova dimensione. L’idea di evoluzione non è, come si dice talvolta, una pura ipotesi, ma una condizione di ogni esperienza.”15 Per Berry la New Story è il contesto primario per comprendere l’immensità della cosmogenesi. E’ simile a quello che Loren Eiseley indica come “The Immense Journey[l’Immenso Viaggio]” o “The Firmament of Time[Il Firmamento del Tempo]”.16 Da Teilhard Berry ha anche derivato una comprensione del carattere psico-fisico dell’universo in svolgimento. Questo implica che se c’è coscienza nell’umano e se gli umani si sono evoluti dalla Terra, allora dall’inizio qualche forma di coscienza o interiorità è presente nel processo di evoluzione. La Materia sia per Teilhard che per Berry non è semplicemente morta o inerte, ma una realtà divina consistente di una dimensione sia fisica che spirituale. La coscienza, allora, è una parte intrinseca della realtà e è il filo che lega tutte le forme di vita. Ci sono varie forme di coscienza e, nell’umano, il pensiero riflessivo sorge. Berry ha anche ottenuto da Teilhard un apprezzamento per la sua legge della complessità-coscienza. Questa suggerisce che siccome le cose evolvono dagli organismi più semplici a quelli più complessi, anche la coscienza cresce. Alla fine l’auto–coscienza o la riflessione emerge nell’ordine umano. L’umano come mammifero altamente complesso è distinto da questa capacità di riflessione. Questo da agli umani un ruolo speciale nel processo evolutivo. Siamo parte e non a parte della Terra. Per Teilhard e per Berry, allora, la prospettiva dell’evoluzione fornisce il contesto più globale per comprendere il fenomeno umano in rapporto ad altre forme di vita. Questo implica per Berry che noi siamo una specie tra altre e come esseri auto-riflessivi dobbiamo comprendere la nostra particolare responsabilità per la continuazione del processo evolutivo. Ab15. Pierre Teilhard de Chardin, Science and Christ.[Scienza e Cristo] (New York- Harper & Row, 1968) p. 193. 16. Cf I libri di Eiseley con questo titolo, The Immense Journey [L’Immenso Viaggio] pubblicato la prima volta nel 1946 e The Firmament of Time[Il Firmamento del Tempo] pubblicato nel 1960.
biamo raggiunto un frangente in cui siamo consapevoli che determineremo quali forme di vita sopravvivranno e quali si estingueranno. Siamo diventati co-creatori essendo diventati coscienti del nostro ruolo in questa straordinaria e irreversibile sequenza in sviluppo dell’emergenza di forme di vita. Ma Berry ha anche criticato di Teilhard la visione di progresso eccessivamente ottimistica e la sua mancanza di interesse per l’effetto devastante che i processi industriali hanno su ecosistemi fragili. Ha messo in risalto che Teilhard è erede di un modo occidentale di pensare che ha visto l’umano capace di controllare il mondo naturale, usualmente attraverso la scienza e la tecnologia. La sfida di Teilhard di “build the Earth[costruire la Terra]” riflette un po’ dell’ottimismo sfrenato degli umani la cui fede nella scienza e nella tecnologia non ha limiti. Questa visione eccessivamente antropocentrica e ciecamente ottimistica è qualcosa che Berry ha criticato frequentemente. In aggiunta, Berry ha notato di Teilhard la sorprendente mancanza di apprezzamento delle religioni asiatiche o delle tradizioni indigene nonostante la sua lunga residenza e il viaggiare esteso in Asia. Il suo attaccamento alla rivelazione unica del Cristianesimo e la sua critica delle religioni asiatiche riflette la teologia del suo tempo. Potrebbe anche essere spiegato come assenza dell’opportunità di comunicazione con studiosi cinesi delle religioni tradizionali cinesi mentre risiedeva in Pechino. Potrebbe essere stato causato dalle barriere linguistiche, dagli impedimenti del tempo di guerra, o dalla mancanza di tempo o interesse dovuta a altri impegni da studioso. L’approccio di Berry, allora, è stato molto più inclusivo in termini di storia culturale e religione, mentre Teilhard è stato notevolmente globale scientificamente. Questi due approcci si sono uniti nel libro di Berry scritto con il cosmologo matematico Brian Swimme dal titolo The Universe Story[La Storia dell’Universo].17 Qui per la prima volta c’è la narrazione della storia dell’evoluzione del sistema solare e della Terra insieme alla storia 17. Pubblicato nel 1992 da Harper San Francisco.
215 dell’evoluzione dell’umano e delle società e cultura umane. Mentre non pretendeva di essere definitivo o esaustivo The Universe Story[La Storia dell’Universo] avvia un modello per la narrazione di una storia comune della creazione. Segna una nuova era di auto-riflessione per gli umani, descritta da Berry come l’ “ecological age[età ecologica]”18 o l’inizio della “ecozoic age[età ecozoica]”19. Raccontando la storia dell’evoluzione Berry ha anche cercato di mantenere il suo linguaggio non esclusivamente Cristocentrico al contrario di Teilhard. L’intento di Berry è stato di appellarsi non solo alla comunità cristiana ma oltre. E’ consapevole delle barriere che il linguaggio teologico talvolta crea nel mondo secolare, particolarmente tra gli ambientalisti e persone di diverse fedi. Spera di appellarsi a una vasta varietà di individui sensibili al cambiamento di paradigma nelle visioni del mondo che sta prendendo forma nella coscienza umana. E’ un cambiamento che trascende i confine religiosi o nazionali e aiuta a creare il terreno comune per l’emergere di una comunità della Terra. L’ORIGINE E IL SIGNIFICATO DELLA NEW STORY Le idee di Berry sulla New Story iniziarono nei primi anni 1970 quando rifletteva sulla grandezza dei problemi sociali, politici e economici che affrontavamo nella comunità umana. La sua articolazione della necessità di un nuovo orientamento e direzione era motivata dalla sua profonda preoccupazione per il percorso degli umani quasi suicida nella loro distruzione della Terra e nella loro violenza e indifferenza reciproca. La necessità di una New Story o una cosmologia funzionale, allora, sorse non come un’idea astratta, ma come una risposta alle sofferenze degli umani in un universo dove essi si vedevano profondamente alienati20. Questa 18. Cf il saggio di Berry con questo titolo in The Dream of the Earth [Il Sogno della Terra](San Francisco: Sierra Club Books, 1988). 19. Berry ha scritto un saggio, non pubblicato, con questo titolo. 20. Per una discussione del progetto di Berry di articolare una cosmologia funzionale cf Brian Swimme, “Berry’ s Cosmology[La Cosmologia di Berry]” in Cross Currents Vol. XXXVII, Nn.2-3, 1987, pp. 218-224.
alienazione era, senza dubbio, una esperienza particolare dell’occidente negli anni del dopo guerra espressa nella filosofia esistenzialista, nella teologia della morte di Dio e nel teatro dell’assurdo. Tuttavia, lo spirito di disaffezione, noia, e alienazione si è diffuso in altre parti del mondo a causa in parte delle influenze culturali dell’occidente. La New Story di Berry offre un importante antidoto a questa disillusione e disperazione. Crea, soprattutto, un nuovo contesto per la connessione, l’intenzione e l’azione. E’ un’idea con implicazioni dirette nel provvedere l’energia umana necessaria per un positivo cambiamento sociale, politico e economico. Berry prima pubblicò la “New Story” nel 1978 come libretto iniziale della serie Teilhard Studies[Studi Teilhardiani] nel 1978. Fu pubblicato quasi dieci anni dopo da Cross Currents. Fu rivisto leggermente per la sua pubblicazione nel Dream of the Earth[Sogno della Terra] nel 1988. Berry originariamente sottotitolò il lavoro “Comments on the Origin, Identification and Transmission of Values[Commenti sull’origine, Identificazione e Trasmissione dei Valori].” La storia, allora, è intesa come un nuovo orientamento e prospettiva che fornirebbe una base morale per l’azione. In altre parole, è vista come una base globale per coltivare la reciprocità tra gli umani e per favorire il rispetto tra gli umani e la Terra. Berry apre il suo saggio osservando: “Noi siamo in/tra storie.” Egli nota come la vecchia storia era funzionale perché: “Modellò i nostri atteggiamenti emozionali, ci fornì uno scopo di vita, diede energia all’azione. Consacrò la sofferenza, integrò il sapere, guidò l’educazione.”21 Questo contesto di significato fornito dalla vecchia storia non è più operativo. Le persone si volgono a novità new age o al fondamentalismo religioso per orientamento e direzione. Tuttavia, nessuna di queste direzioni alla fine sarà soddisfacente. Siamo fronteggiati dal disfunzionalismo sia nelle comunità religiose che nelle società secolari. Berry propone una nuova storia di come le cose sono venute ad esserci, dove 21. Thomas Berry, “The New Story[La Nuova Storia]”. Teilhard Studies [Studi Teilhardiani]no. 1 (Chambersburg, PA. Anima Press, 1978), p. 1.
siamo ora, e come al futuro umano può essere data una direzione sensata. Perdendo la nostra direzione abbiamo perso i nostri valori e l’orientamento per l’azione umana. Questo è quello che la New Story può dare. Berry cita la Peste dei secoli 14° e 15° come uno spartiacque nello sviluppo del pensiero occidentale. Da una parte, sorse la comunità credente della redenzione mentre dall’altra emerse la comunità della creazione scientifica. La divisione tra le due è rimasta forte fino al presente. Difatti, nel nostro tempo la divisione tra i creazionisti e gli evoluzionisti è stata abbastanza infuocata. D’altra parte, sta anche emergendo un nuovo dialogo tra scienza e religione che cerca di superare questa dicotomia. Con la diffusione della Peste, in Europa sorse la necessità di avere l’intervento di forze soprannaturali per attenuare il terrificante potere della morte. A causa del gran numero di persone che morirono (tra 1/3 e 1/2 della popolazione) la Cristianità abbracciò una forte teologia orientata alla redenzione. Essere redenti e salvati da questo mondo di dolore era la speranza sostenuta per tutti i credenti. Essere aiutati in questa redenzione dal dolore dal potere della sofferenza e morte di Cristo era lo scopo del messaggio cristiano. Qualcosa andò perso in questo focalizzarsi esclusivo sulla redenzione. La teologia della creazione fu inclusa sotto la teologia della redenzione. Come Berry scrisse: “La dottrina primaria del credo cristiano, la fede in un principio creativo personale, diventò sempre di più meno importante nel suo ruolo funzionale. La cosmologia non aveva nessun significato particolare.”22 Berry afferma che la storia Cristiana è una storia settaria. Non è più la storia della Terra o la storia integrale dell’umanità.23 Dall’altra parte, la comunità scientifica, secolare cercò di rimediare al terrore degli eventi naturali studiando i processi della Terra stessa, piuttosto che cercare l’intervento soprannaturale. I Cieli e la Terra furono studiati con l’aiuto del telescopio e del microscopio. Lo sforzo scientifico fu aiutato dalla 22. Ibid. p. 2. 23. Ibid. p. 3.
celebrazione della ragione dei filosofi illuministi del secolo 18° e dall’articolazione del progresso della mente umana dei sociologi. La comprensione biologica dello sviluppo che iniziò nel secolo 19° fu una significativa aggiunta a questo. Ora è completata dall’esplorazione di astronomi e fisici dell’universo in espansione. L’importanza per la New Story del senso del tempo in sviluppo dovrebbe essere sottolineata. La rivoluzione copernicana cambiò completamente il senso del nostro orientamento spaziale nell’universo. La Terra non fu più considerata il centro della realtà. In un modo simile, la rivoluzione darwiniana sta cambiando il nostro senso del tempo. Per la prima volta appare alla coscienza umana che la Terra è parte di una irreversibile sequenza in sviluppo del tempo. In altre parole, la vita si è evoluta da forme meno complesse a più complesse. Le specie non sono sempre esistite come sono ora; esse sono derivate da antiche forme di vita. In altre parole, “La Terra, in tutte le sue parti, specialmente nelle sue forme di vita, era in uno stato di continua trasformazione.”24 Questa è la prima implicazione della New Story: noi non viviamo semplicemente in un cosmo ma in una cosmo- genesi. Secondo, mentre questa realtà del tempo in sviluppo inizia a albeggiare sulla comunità umana (anche se ancora contrastata ferocemente dai creazionisti) una realizzazione della comunione soggettiva dell’umano con la Terra ugualmente inizia a essere sentita. Come Berry lo esprime: “L’umano emerge non solo come un Terrestre, ma anche come un mondiale. Noi portiamo l’universo nei nostri esseri come l’universo porta noi nel suo essere. I due hanno una presenza totale l’uno all’altro e a quel più profondo mistero fuori dal quale sia l’universo che noi stessi siamo emersi.”25 Questa soggettiva presenza delle cose l’una all’altra è uno degli aspetti più caratteristici del pensiero di Berry. Nel The Divine Milieu[L’Ambiente Divino] Teilhard scrive di questa interiore attrazione delle cose nel seguente passaggio: “Nell’Ambiente Divino tutti gli elemen24. Ibid. p. 4. 25. “The New Story” rivista in The Dream of the Earth[Il Sogno della Storia] (San Francisco: Sierra Club Books, 1988) p. 132.
217 ti dell’universo si toccano l’un l’altro con ciò che è il più interno e fondamentale in essi.”26 Berry ha suggerito che l’importanza della consapevolezza della dimensione soggettiva della storia dell’universo non può essere sottovalutata. Davvero, scrive: “…la realtà e il valore dell’aspetto divino interiore soggettivo dell’intero ordine cosmico è apprezzato come la condizione basilare in cui la storia ha pienamente senso.”27 Berry afferma, allora, che per comunicare valori dentro questa nuova cornice di riferimento della storia della Terra dobbiamo identificare i principi basilari del processo stesso dell’universo. Questi sono le intenzioni primordiali dell’universo verso la differenziazione, la soggettività e la comunione. La differenziazione fa riferimento alla straordinaria varietà e caratteristicità di ogni cosa nell’universo. Due cose non si assomigliano completamente. La soggettività è l’elemento divino interiore presente in tutta la realtà chiamato anche coscienza. La comunione è la capacità di relazionarsi con le altre persone e cose a causa della presenza della soggettività e della differenza. Insieme queste creano le basi per l’intima attrazione delle cose l’una per l’altra. Questi sono principi che possono diventare la base di un’etica ecologica e sociale più globale che vede la comunità umana come dipendente da e interattiva con la comunità della Terra. Solo tale prospettiva può avere come risultato la sopravvivenza sia degli umani che della Terra. Come Berry ha affermato gli umani e la Terra entreranno nel futuro come un singolo evento multiforme o non entreremo nel futuro per niente. Berry chiude il suo saggio su “The New Story[La Nuova Storia]” con un passaggio potente che evoca una fiducia nel futuro nonostante le tragedie del presente. Scrive: Se le dinamiche dell’universo modellarono dall’inizio il corso dei cieli, accesero il sole e formarono la Terra, se questo stesso dinamismo diede origine ai continenti ai mari e 26. The Divine Milieu [L’Ambiente Divino](New York- Harper & Row, 1960) p. 92. 27. “The New Story” in The Dream of the Earth[Il Sogno della Storia], p. 135.
all’atmosfera, se svegliò la vita nella cellula primordiale e poi portò all’esistenza l’innumerevole varietà degli esseri viventi, e finalmente portò all’esistenza noi e ci guidò con sicurezza attraverso i secoli turbolenti, c’è motivo di credere che questo stesso processo di guida è precisamente ciò che ha svegliato in noi la nostra attuale comprensione di noi stessi e del nostro rapporto con questo processo stupendo. Sensibilizzati a tale guida dalla stessa struttura e funzionamento dell’universo, possiamo confidare nel futuro che attende l’avventura umana.28 Questa allora è la New Story di Berry, nata dalla sua formazione intellettuale come storico culturale dell’Occidente, che si volge verso le religioni asiatiche, nello studio della storia scientifica dell’universo stesso. E’ una storia di evoluzione personale contro lo sfondo dell’evoluzione cosmica. E’ la storia della storia intellettuale di una persona in rapporto alla storia della Terra. E’ la storia di tutte le nostre storie in unione con la storia planetaria. E’ la storia che aspetta nuovi racconti, nuovi capitoli, e una fiducia sempre più profonda nella bellezza e nel mistero del suo svolgersi. 28. The New Story” in The Dream of the Earth[Il Sogno della Storia], p. 137.
Questa pubblicazione è stata completata nella Tipografia Gambón a Saragozza, il 15 agosto dell’anno 2015, Festa dell’Assunzione della Vergine Maria.
Messaggio del premio Nobel per la Pace Adolfo PĂŠrez Esquivel ai Passionisti. (disegno autenticato lasciato dal Premio Nobel nel libro delle visite della Casa Generalizia)