Kaire 22

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia www.chiesaischia.it

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SEGUIAMO FRANCESCO

Il Papa invita i presidenti israeliano e palestinese a pregare in Vaticano

L’Editoriale

VIVERE LA PROSSIMITĂ€ NELLA COMUNICAZIONE

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COMUNICAZIONE

SCUOLA

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Intervista al Vaticanista Accattoli sul ruolo dei media oggi

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Cosa manca avere un sistema integrato tra scuole pubbliche e paritarie

Kaire

“La comunicazione è una conquista piĂš umana che 31 maggio 2014 tecnologicaâ€?. Parte da questa ANNO 1 | NUMERO 22 prospettiva essenziale Papa Francesco per analizzare il tema del suo primo messaggio per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, unica giornata mondiale voluta dai padri del Concilio, dal tema “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontroâ€? che la Chiesa, nella sua 48ÂŞ edizione, celebra il 1° giugno 2014, solennitĂ dell’Ascensione. Nel testo del Messaggio non mancano temi cari al Santo Padre: dalla “scandalosa distanza tra il lusso dei piĂš ricchi e la miseria dei piĂš poveriâ€?, al “contrasto tra la gente che vive sui marciapiedi e le luci sfavillanti dei negoziâ€?, dalle “molteplici forme di esclusione, emarginazione e povertĂ â€?, ai “conflitti in cui si mescolano cause economiche, politiche, ideologiche e, purtroppo, anche religioseâ€?. Nel mondo attuale, sottolinea il Papa, “i media possono aiutare a farci sentire piĂš prossimi gli uni agli altri. Comunicare bene ci aiuta ad essere piĂš vicini e a conoscerci meglio tra di noi, ad essere piĂš unitiâ€?.

In particolare “internet può offrire maggiori possibilitĂ di incontro e di solidarietĂ tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dioâ€?. Il Papa non tralascia gli “aspetti problematiciâ€?, come ad esempio l’isolamento “dal prossimoâ€? causato dal “desiderio di connessione digitaleâ€? o l’esclusione di chi ESPERIENZE PENTECOSTE SOCIETA’ “non ha accessoâ€? ai media. “Questi limiti – spiega – sono reali, tuttavia non giustificano un rifiuto dei media socialiâ€?.

Come vivere la “prossimitĂ â€? Sposarsi in tempo di crisi: Matrimoni solidali: La cultura dell’incontro nei media sociali? “Che cosa ecco come fare le esperienze di Ischia tra i movimenti ci aiuta nell’ambiente digitale ecclesiali... a crescere in umanitĂ e nella comprensione reciproca?â€? [continua a pag. 2]

48^ GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI â‚Ź 1,00

�Il mondo dei media è chiamato ad esprimere tenerezza‌ possono aiutare a farci sentire piÚ prossimi gli uni agli altri�

Papa Francesco 11

di don Carlo Candido, Direttore U.C.S.

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VANGELO VISSUTO

Sperimentare nella vita quotidiana il “date e vi sarĂ datoâ€?

Kaire Servire la verità o gli interessi di parte? Stare dalla parte dei lettori o dei poteri?

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31 maggio 2014 www.chiesaischia.it

| IN PRIMO PIANO

48^ GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI

...continua dalla copertina

d esempio, risponde Papa Francesco, “dobbiamo recuperare un certo senso di lentezza e di calma”, di “capacità di fare silenzio per ascoltare”, di pazienza per “capire chi è diverso da noi”. Suggerimenti che rimandano ai messaggi dedicati da Benedetto XVI al silenzio (nel 2012) e alla promozione di una cultura di rispetto, dialogo e amicizia (nel 2009). Ma “come si manifesta la ‘prossimità’ nell’uso dei mezzi di comunicazione e nel nuovo ambiente creato dalle tecnologie digitali?”, incalza il Pontefice, per il quale “una risposta” è “nella parabola del buon samaritano, che è anche una parabola del comunicatore. Chi comunica, infatti, si fa prossimo. E il buon samaritano non solo si fa prossimo, ma si fa carico di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada”. Il Papa definisce “questo potere della comunicazione come ‘prossimità’”.

In un mondo sempre più piccolo, globalizzato e interconnesso, è “scandalosa”, scrive Papa Francesco, la distanza tra il lusso dei più ricchi e la miseria dei più poveri, il contrasto tra la gente che vive sui marciapiedi e le luci sfavillanti dei negozi.

Non sorprende che il messaggio di Papa Francesco punti il dito sulle forme di esclusione, di emarginazione e povertà, sui conflitti in cui si mescolano cause economiche, politiche, ideologiche, purtroppo anche religiose, e sul ruolo dei media in questo scenario. I media, sottolinea il Papa, possono aiutare a farci sentire più prossimi, a rinnovare il senso di unità della famiglia umana, a favorire la solidarietà. In un tempo in cui le reti della comunicazione hanno raggiunto inauditi sviluppi e internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà il Papa invita a comunicare bene, superare i muri che dividono, ascoltare, imparare gli uni dagli altri, comporre le differenze attraverso il dialogo.

Tutto questo i media possono aiutare a farlo. Tra gli aspetti problematici proposti all’attenzione, si cita la velocità dell’informazione che supera la capacità di riflessione e giudizio.

Altro aspetto problematico è il giudizio sulla varietà delle opinioni che secondo il Papa può portare a chiudersi in quella sfera di informazioni che corrispondono solo alle proprie attese e idee, o a determinati interessi politici ed economici.

Eppure è un tempo, il nostro, in cui le reti della comunicazione hanno raggiunto inauditi sviluppi e internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà. Dare un

Kaire

orizzonte di senso al flusso informativo, scegliere (che non vuol dire censurare) le notizie, contestualizzarle, gerarchizzarle, approfondirle, fa parte delle sfide dell’informazione di oggi.

Per il Papa occorre che la connessione sia accompagnata dall’incontro vero, perché “abbiamo bisogno di amare ed essere amati”. Audace l’affermazione che “il mondo dei media è chiamato ad esprimere tenerezza”, e che “solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento”. Audace perché lontano dalla pratica. Eppure è vero che solo chi ascolta sa rappresentare punti di vista diversi dal proprio. Solo chi è mosso dal desiderio e dalla curiosità di capire può leggere una realtà sempre più complessa e sempre più frammentata. E allora per i comunicatori essere soggetti attivi dentro un processo comunicativo e dentro una realtà da rappresentare significa in effetti essere umanamente coinvolti in ciò che si narra. Aiuta il fine che ci si dà, il sistema di valori in cui si crede, perfino la passione che anima: servire la verità o gli interessi di parte? Stare dalla parte dei lettori o dei poteri?

Anche nel contesto della comunicazione serve una Chiesa che riesca a portare calore, ad accendere il cuore, scrive il Papa. E solo uomini e donne, più che strutture e mezzi, possono fare questo.

La testimonianza cristiana non si fa con il bombardamento di messaggi religiosi, dice ancora il messaggio, ma con la volontà di donare se stessi agli altri. Con lo stile del dialogo, ma anche con la consapevolezza che “dialogare significa essere convinti che l’altro abbia qualcosa di buono da dire, fare spazio al suo punto di vista, alle sue proposte. Dialogare non significa rinunciare alle proprie idee e tradizioni, ma alla pretesa che siano uniche ed assolute.”

C’è tanto di papa Francesco in tutto il messaggio, ma in particolare nella proposta dell’icona del buon samaritano, “che fascia le ferite dell’uomo percosso versandovi sopra olio e vino”.

“La nostra comunicazione sia olio profumato per il dolore e vino buono per l’allegria”, chiede il Papa, “la nostra luminosità non provenga da trucchi o effetti speciali, ma dal nostro farci prossimo di chi incontriamo ferito lungo il cammino, con amore, con tenerezza”. E’ da ri-

Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia Codice fiscale e P.Iva: 04243591213 Rea CCIAA 680555 - Prefettura di Napoli nr.11219 del 05/03/2003 Albo Nazionale Società Cooperative Il settimanale di informazione Nr.A715936 del 24/03/05 Sezione Cooperative a Mutualità Prevalente della Chiesa di Ischia Categoria Cooperative Sociali Tel. 0813334228 Fax 081981342 info@kairosonline.it Proprietario ed editore pec: posta.kairos@pec.it COOPERATIVA SOCIALE Registrazione al Tribunale di Napoli KAIROS ONLUS con il n. 8 del 07/02/ 2014

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cordare che già Paolo VI nel discorso a chiusura del Concilio Vaticano II, affermava che “l’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio”. Che non a caso torna oggi, dopo 50 anni, come la bussola in grado di indicare la rotta.

In un mondo ferito i giornalisti devono decidere da che parte stare: si può decidere di mostrare per “diritto di cronaca” le ferite con pretesa di neutralità, di obiettività e passare oltre, di fare la parte dei briganti che malmenano e distorcono la realtà, oppure di svolgere la funzione del buon samaritano che guarda il ferito con benevolenza, cercando di aiutarlo come può.

E la scelta, lo sappiamo, non è solo responsabilità dei singoli, ma anche effetto di un sistema dei media che dovrebbe andare a braccetto con una parolina che si chiama etica: Media Etica.

Concludo ricordando che Papa Francesco nel Messaggio ribadisce la sua preferenza per “una Chiesa accidentata che esce per strada”. E “le strade”, spiega, sono “quelle del mondo dove la gente vive, dove è raggiungibile effettivamente e affettivamente”. Tra queste ci sono anche “quelle digitali, affollate di umanità, spesso ferita”. Quindi, prosegue il Papa, “aprire le porte delle chiese significa anche aprirle nell’ambiente digitale”. Anche “nel contesto della comunicazione serve una Chiesa che riesca a portare calore, ad accendere il cuore”.

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Kaire 3 LA COMUNICAZIONE A SERVIZIO DELLA COMUNIONE L 31 maggio 2014 kaire@chiesaischia.it

LA VOCE DI PIETRO

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Intervento del Vescovo Lagnese durante l’incontro del 24 gennaio scorso sulle comunicazioni sociali

a cultura dell’incontro che Papa Francesco vuole sottolineare nel suo messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali, è l’esatto opposto di ciò che dal mondo ci arriva come cultura dello scarto e che purtroppo riguarda anche i nostri ambienti. L’incipit del messaggio papale è che la comunicazione deve essere al servizio della comunione visto che proprio grazie ai media il mondo sta diventando sempre più un villaggio globale. A partire dai mezzi di comunicazione possiamo sviluppare il valore della prossimità, e farci percepire un rinnovato senso di unità della famiglia umana per rilanciare uno stile di vita che sia per tutti più dignitoso. Ciò che ci divide può essere superato solo se siamo pronti ad ascoltarci e ad ascoltare gli altri. Abbiamo bisogno di comporre le differenze attraverso forme di dialogo che ci permettano di crescere nella comprensione e nel rispetto.

Penso che anche sull’isola d’Ischia, nota per il suo alto tasso di litigiosità, i mezzi di comunicazione possano contribuire tutti insieme a una nuova cultura dell’incontro che possa portarci a valorizzare gli aspetti positivi che sono tanti sulla nostra isola ma che rischiano spesso di diventare marginali.

Il Santo Padre sottolinea che chi lavora in un ambiente che si occupa del servizio pubblico attraverso l’informazione, deve avere la consapevolezza di essere chiamato a lavorare per il

bene comune. Questo scopo può essere raggiunto attraverso la qualità etica della comunicazione, frutto di coscienze attente e non superficiali, sempre rispettose delle persone, sia di quelle che sono oggetto dell’informazione sia dei destinatari del messaggio. Ciascuno nel proprio ruolo, con la propria responsabilità, è chiamato a vigilare evitando la disinformazione, la diffamazione e la calunnia. Queste le tre tentazioni della comunicazione che non contribuiscono al bene comune.

Segui il Vescovo Pietro Lagnese su Twitter

La pagina ufficiale: @LagnesePietro Ogni giorno un suo commento sul Vangelo per farti compagnia durante i tuoi impegni.

Il Santo della Settimana

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San Filippo Smaldone, sacerdote – 4 giugno | a cura di Francesco Schiano

an Filippo Smaldone è stato un apostolo dei sordomuti per i quali aprì un istituto a Lecce nel 1885. Era nato a Napoli 37 anni prima e aveva vissuto le difficoltà dell'apostolato nel periodo di costruzione della nazione italiana. Già da studente di teologia si era dedicato ai sordomuti partenopei. Poi era stato trasferito a Rossano Calabro. Tornò poi a Napoli dove fu ordinato prete nel 1871. Visitava gli ammalti in ospedale, e durante un'epidemia si ammalò anche lui, ma fu guarito per intercessione della Madonna di Pompei. Andato a Lecce,

fondò la Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori. Oltre ad aiutare le persone colpite nella voce e nell'udito per ciò che riguardava i loro bisogni materiali e spirituali, don Smaldone fu consigliere e confessore di molti sacerdoti e seminaristi. Morì a Lecce il 4 giugno del 1923. E’ stato canonizzato dal papa Benedetto XVI il 15 ottobre 2006.

AGENDA DEL VESCOVO DAL 1° ALL’8 GIUGNO Incontro del Rinnovamento nello Spirito con il Santo Padre – Roma

1° giugno

Incontro con il gruppo giovanile dei Francescani - Marigliano

2 giugno

Conferenza Episcopale Campana - Sorrento

3-4 giugno

Incontro con i Cresimandi della Parrocchia di San Vito - Forio

5 giugno

Riunione del Consiglio Presbiterale

6 giugno

Incontro con i Cresimandi della Parrocchia Sant'Antonio - Casamicciola Terme

ore 19.00 S. Messa - Convento S. Antonio - Ischia ore 20.30 Veglia di Pentecoste Chiesa Cattedrale

7 giugno

ore 11.00 S. Messa a Campagnano ore 19.30 S. Messa con le Cresime - Parrocchia S. Maria Assunta - Ischia Ponte

8 giugno

Kaire OFFRO LA MIA CASA IN VATICANO PER PREGARE INSIEME 4

| SEGUIAMO FRANCESCO

31 maggio 2014 www.chiesaischia.it

Il sorprendente invito del Papa è stato subito raccolto dai due presidenti israeliano e palestinese.

L’incontro dovrebbe svolgersi prestissimo. Ma la domenica di Francesco in Terrasanta è stata anche contrassegnata da un altro gesto senza precedenti: la preghiera silenziosa con la mano appoggiata al muro di separazione israeliano

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| a cura di Daniele Rocchi

n gesto più eloquente di tante parole: lungo la strada che lo portava alla piazza della Mangiatoia, Papa Francesco ha fatto fermare la jeep bianca, è sceso, si è avvicinato al muro di separazione israeliano e, poggiandovi la testa, si è raccolto per alcuni minuti in “silenziosa preghiera”. Una sosta “non preparata” davanti quel muro che segna la divisione tra Israele e Betlemme, rendendo la città natale di Gesù una prigione a cielo aperto. Papa Bergoglio ha implorato ancora una volta pace e giustizia per questa terra martoriata. Poco prima, nel suo discorso al palazzo presidenziale, appena giunto in elicottero dalla Giordania, alla presenza di Abu Mazen, aveva invocato “il coraggio della generosità e della creatività al servizio del bene, il coraggio della pace, che poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto di due Stati ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti”. Senza, tuttavia, mai menzionare quel muro, una lingua di cemento che si incunea per chilometri in territorio palestinese, interrotta ‘solo’ da 23 posti di blocco e 6 check point. Francesco lo ha voluto toccare, così come ha voluto sentire con mano la sofferenza di un popolo che sin dalle prime luci dell’alba di domenica si era messo in fila per aspettarlo in piazza.

Il clima di festa. Da Nazareth, da Hebron, da Nablus, da Ramallah, da Gerico, da Ramleh migliaia di arabi cristiani sono giunti per ascoltarlo, tra loro molti lavoratori stranieri, dall’Asia, dall’Africa, dall’Europa dell’Est. Sono arrivati anche dall’altra grande prigione a cielo aperto che è Gaza.

Ma solo in 24 sui 680 previsti sono riusciti ad arrivare a Betlemme. Bandiere palestinesi si sono fuse al vento con quelle bianco-gialle vaticane, cappellini, sciarpe, magliette con i volti di Abu Mazen e di Papa Francesco, per un tripudio di colori e di festa che nemmeno le rigide misure di sicurezza hanno guastato. I pellegrini hanno preso posto ordinatamente nella piazza, nei settori loro riservati ed hanno atteso pregando e cantando l’arrivo del Pontefice accolto da un boato. Cui ha fatto eco un atteggiamento composto per tutta la durata della celebrazione. In silenzio, qualcuno con le lacrime agli occhi, hanno ascoltato il Papa che ha parlato dei bambini come “segno di speranza e di vita”.

“Eleviamo insieme una preghiera”. Ma un altro gesto doveva arrivare di lì a poco per dare una sferzata allo stallo diplomatico tra israeliani e palestinesi e rilanciare il processo di pace: una proposta ai presidenti palestinese e israeliano, Abu Mazen e Shimon Peres, “elevare insieme con me

un’intensa preghiera invocando da Dio il dono della pace. Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incontro di preghiera. Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento. Tutti gli uomini e le donne di questa Terra e del mondo intero ci chiedono di portare davanti a Dio la loro ardente aspirazione alla pace”. Un invito, subito accettato dai due presidenti, che dovrebbe tenersi “in tempi brevi” vista anche la prossima scadenza del mandato di Peres. Gli occhi dei fedeli hanno seguito per tutto il tempo il Pontefice che dal palco pregava per la pace.

Sullo sfondo, ben visibile dalla piazza affollata, Har Homa, uno dei 22 insediamenti israeliani che soffocano Betlemme, un’altra ferita aperta nel cuore dei palestinesi.

“Qui non c’è pace”. Pace e occupazione non possono andare d’accordo, hanno testimoniato al Papa i bambini dei campi profughi di Dheisheh, Jibrin e Aida incontrati nel Phoenix Center del campo profughi di Dheisheh, prima di lasciare Betlemme e partire per Gerusalemme, via Tel Aviv.

“Nella Bibbia si parla di pace, ma qui non c'è pace. Musulmani e cristiani vivono sotto occupazione”, è stato il loro grido. “Soffriamo in questo campo. Noi palestinesi, cristiani e musulmani, non siamo stati creati per essere oppressi ma fratelli. Nonostante l’occupazione siamo ragazzi che non abbiamo perso la speranza. Grazie per il suo sostegno per farci vivere in uno Stato indipendente. Preghiamo per una pace giusta”. “Non lasciate mai che il passato vi faccia interrompere la vita, guardate sempre avanti.

La violenza non si sconfigge con la violenza, ma con la pace” è stata la risposta di Bergoglio che giunto a Tel Aviv ha rilanciato alla parte israeliana: “si moltiplichino gli sforzi e le energie allo scopo di giungere ad una composizione giusta e duratura dei conflitti che hanno causato tante sofferenze.

Supplico quanti sono investiti di responsabilità a non lasciare nulla di intentato per la ricerca di soluzioni eque alle complesse difficoltà, così che Israeliani e Palestinesi possano vivere in pace. Bisogna intraprendere sempre con coraggio e senza stancarsi la via del dialogo, della riconciliazione e della pace. Non ce n’è un’altra. Pertanto rinnovo l’appello che da questo luogo rivolse Benedetto XVI: sia universalmente riconosciuto che lo Stato d’Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese ha il diritto ad una patria sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente”. Un messaggio chiaro: “la soluzione di due Stati diventi realtà e non rimanga un sogno”.

PASTORI DI UNA CHIESA CHE È CORPO DEL SIGNORE 31 maggio 2014 kaire@chiesaischia.it

Papa Francesco nell’assemblea Cei di qualche giorno fa a Roma ricorda le parole di Paolo VI di 50 anni fa proprio ai membri Cei. Un documento molto attuale che pone come questione vitale per la Chiesa, il servizio all’unità

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| a cura di Radio Vaticano

(…) Suonano quanto mai attuali le parole con cui, esattamente cinquant’anni fa, il Venerabile Papa Paolo VI – che avremo la gioia di proclamare beato il prossimo 19 ottobre, a conclusione del Sinodo Straordinario dei Vescovi sulla famiglia – si rivolgeva proprio ai membri della Conferenza Episcopale Italiana e poneva come “questione vitale per la Chiesa” il servizio all’unità: “E’ venuto il momento (e dovremmo noi dolerci di ciò?) di dare a noi stessi e di imprimere alla vita ecclesiastica italiana un forte e rinnovato spirito di unità”. Vi sarà dato oggi questo discorso. E’ un gioiello. E’ come se fosse stato pronunciato ieri, è così.

Ne siamo convinti: la mancanza o comunque la povertà di comunione costituisce lo scandalo più grande, l’eresia che deturpa il volto del Signore e dilania la sua Chiesa. Nulla giustifica la divisione: medio cedere, meglio rinunciare – disposti a volte anche a portare su di sé la prova di un ingiustizia – piuttosto che lacerare la tunica e scandalizzare il popolo santo di Dio. Per questo, come Pastori, dobbiamo rifuggire da tentazioni che diversamente ci sfigurano: la gestione personalistica del tempo, quasi potesse esserci un benessere a prescindere da quello delle nostre comunità; le

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chiacchiere, le mezze verità che diventano bugie, la litania delle lamentele che tradisce intime delusioni; la durezza di chi giudica senza coinvolgersi e il lassismo di quanti accondiscendono senza farsi carico dell’altro. Ancora: il rodersi della gelosia, l’accecamento indotto dall’invidia, l’ambizione che genera correnti, consorterie, settarismo: quant’è vuoto il cielo di chi è ossessionato da se stesso … E, poi, il ripiegamento che va a cercare nelle forme del passato le sicurezze perdute; e la pretesa di quanti vorrebbero difendere l’unità negando le diversità, umiliando così i doni con cui Dio continua a rendere giovane e bella la sua Chiesa…

Rispetto a queste tentazioni, proprio l’esperienza ecclesiale costituisce l’antidoto più efficace. Promana dall’unica Eucaristia, la cui forza di coesione genera fraternità, possibilità di accogliersi, perdonarsi e camminare insieme; Eucaristia, da cui nasce la capacità di far proprio un atteggiamento di sincera gratitudine e di conservare la pace anche nei momenti più difficili: quella pace che consente di non lasciarsi sopraffare dai conflitti – che poi, a volte, si rivelano crogiolo che purifica – come anche di non cullarsi nel sogno di ricominciare sempre altrove.

Una spiritualità eucaristica chiama a partecipazione e collegialità, per un discernimento pastorale che si alimenta nel dialogo, nella ricerca e nella fatica del pensare insieme: non per nulla Paolo VI, nel discorso citato – dopo aver definito il Concilio “una grazia”, “un’occasione unica e felice”, “un incomparabile momento”, “vertice di carità gerarchica e fraterna”, “voce di spiritualità, di bontà e di pace al mondo intero” – ne addita, quale “nota dominante”, la “libera e ampia possibilità d’indagine, di discussione e di espressione”. E questo è importante, in un’assemblea. Ognuno dice quello che sente, in faccia, ai fratelli; e questo edifica la Chiesa, aiuta. Senza vergogna, dirlo, così…

BERGOGLIO ALL'OLIMPICO CON RINNOVAMENTO I

l Papa andrà allo stadio di Roma, l'Olimpico. Per la prima volta metterà piede nella più importante struttura sportiva della capitale domenica pomeriggio (1°giugno) per una festa della fede con 52mila persone del Rinnovamento nello Spirito. "Il papa quando era in Argentina, soprattutto da ragazzo, amava andare allo stadio, da solo o con la famiglia.

Credo che la sua presenza domenica all'Olimpico - ha detto mons.

Filippo Iannone, vicegerente della diocesi di Roma - possa essere un messaggio per i tifosi di Roma e di

tutta Italia. Messaggio di cui abbiamo un grande bisogno", ha aggiunto.

"A Roma, cuore della cristianità dice Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito - la grande arena dello stadio Olimpico si trasformerà in un Cenacolo a cielo aperto".

Il movimento è presente in 215 Paesi nei cinque continenti. A Roma verranno delegazioni da 52 Paesi.

L'evento avrà anche un carattere ecumenico con la presenza di evangelici e pentecostali. Alla 37/ma

convoc a zione d e l Rinnov a mento c o n Papa Francesco, interverranno anche il card. Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano, il card. Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, il card.

Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici,

padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia. Sara presente inoltre il vescovo di Ischia Mons. Pietro Lagnese. L’evento sarà trasmesso da Tv2000.

Kaire AL VIA LA BONIFICA DELLA COMUNICAZIONE 6

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| COMUNICAZIONI SOCIALI

ra il 5 maggio 2002 e Luigi Accattoli era presente come inviato speciale. Il suo nome, infatti, ci rimanda a uno degli eventi più significativi della storia della Chiesa isolana: la venuta di Giovanni Paolo II. A distanza di 12 anni, il neonato Ufficio delle Comunicazioni Sociali, in occasione della conferenza stampa “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”, nel giorno di San Francesco di Sales, ha avuto l’onore di ospitare questo illustre giornalista e scrittore.

Vaticanista e credente, Accattoli ha iniziato la sua carriera negli anni ‘70 collaborando con diverse testate tra cui “Il Foglio” di Bologna, “La Repubblica” e il “Corriere della Sera”.

Attualmente in pensione è redattore della rivista “Il Regno”, ma continua a collaborare con il “Corriere della Sera”.

All’incontro, svoltosi il 24 gennaio scorso nella sala conferenza della Diocesi, e rivolto agli operatori della comunicazione sociale, agli esponenti della consulta dei laici e aperto alle autorità, hanno preso parte, oltre al professor Accattoli, il Vescovo Pietro Lagnese e il direttore dell’ufficio comunicazioni sociali Don Carlo Candido.

Alla base del convegno una riflessione sul messaggio del Papa per la giornata delle comunicazioni sociali partendo dall’icona biblica del buon samaritano.

Incisivo l’intervento del Vescovo che ha sottolineato: “Il Papa ha invitato i giornalisti a riscoprire la loro missione di servizio che è di

altissima responsabilità, perché per il cristiano ogni professione può diventare via di santità”.

Di seguito riportiamo l’intervista del direttore UCS Don Carlo Candido a Luigi Accattoli.

Come la comunicazione può essere al servizio di un’autentica cultura dell’incontro?

La possibilità di svolgere una funzione positiva

per l’incontro tra gli uomini dipende dal vincere le tentazioni della comunicazione strumentale, commerciale che possono invece portare a fare divisione e pregiudizio. Non è detto che la comunicazione di per se favorisca l’incontro. La comunicazione è l’elemento più congeniale all’incontro con le persone ma queste possono anche essere aizzate allo scontro dalla comunicazione. La comunicazione di massa che ab-

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biamo oggi è portatrice di molti virus: uso politico, uso demagogico, uso strumentale, l’aizzare i peggiori istinti della folla. Tutte le dittature le mondo usano ed hanno usato la comunicazione di massa come strumento principe, ma lo stesso si può dire del piccolo cerchio di comunicazione o anche quella amicale dei social network. Molti comportamenti devianti si generano proprio in queste reti di comunicazioni amicali, infatti sappiamo tutti che nella rete si generano comportamenti aggressivi, infatti sul mio blog sperimento la difficoltà di comunicare pacificamente con tutti.

“C’è più violenza nella rete che nella realtà”. Perché sia favorevole all’incontro bisogna bonificare la comunicazione dagli istinti di uso negativo e conflittuale.

Nella carriera di vaticanista hai seguito 4 Papi. Puoi dirci qualcosa su ciascun papa?

Paolo VI è il primo Papa del mio debutto da vaticanista, sono nato con Pio XII. Di Lui mi piaceva lo sforzo di cercare le parole, era un intellettuale, un uomo che cercava la parola giusta per l’interlocutore. Di Giovanni Paolo I mi sorprese molto la disponibilità a sorridere, lo conoscevo prima che diventasse pontefice e non era per niente un uomo ridente. Anche Bergoglio, a detta di chi lo frequentava non era così ilare, ma da Papa si è rivelato l’opposto. Sicuramente lo Spirito Santo fa dei doni particolari. Immagino che chi viene eletto Papa fa un salto nel vuoto ed impari ad affidarsi alla Provvidenza. La Provvidenza di Dio è imprevedibile, folle, non calcolatrice e quindi per poterLa seguire bisogna imparare ad affidarsi.

Giovanni Paolo II era un uomo che riusciva a stare allo stesso tempo pienamente di fronte agli uomini e pienamente di fronte a Dio. Era un uomo del suo tempo: sciava, scriveva poesie, amava l’arte, ma ciò che ha più convinto l’umanità contemporanea è stata la sua capacità di comunicare la fede anche solo attraverso l’atteggiamento, il modo di modo di mettersi in Dio; la sua santità era evidente. Benedetto XVI, per me, è stato la teologia dell’amore: “Dio è carità” (Deus caritas est), la sua enciclica programmatica.

E’ proprio su questo tema: Dio amore e solo amore, Dio padre misericordioso di Cristo che emerge la continuità con Papa Bergoglio. Francesco dice Dio è Misericordia,

31 maggio 2014 kaire@chiesaischia.it

solo Misericordia, tutta Misericordia. Amore e Misericordia sono sinonimi. Tra i due la discontinuità è solo apparente ma in realtà c’è una profondissima continuità.

La crisi economica e politica italiana quanto è riconducibile a una crisi etica?

Come riflessione personale posso dire che lo scatenamento degli egoismi che caratterizza la società del nord del mondo, il capitalismo trionfante sul suo antagonista il socialismo, e tutt’ora dominante nel mondo non è stato un bene, è stato un fatto irreversibile, ha sacralizzato lo scatenamento degli egoismi. Questa pretesa della ricerca del profitto ad ogni costo non significa che di suo sia la soluzione ai problemi macroeconomici. E’ solo una grande illusione dell’umanità contemporanea. L’attuale crisi pone il problema di porre freni, creare regole, di governare l’economia, bisogna passare dall’illusione che la libertà economica risolva i problemi. L’umanità deve realizzare un governo politico dell’economia che certamente non può essere il ritorno alle “democrazie popolari”, ma neanche l’affermazione degli egoismi.

Sono passati 50 anni dal Concilio Vaticano II che ha cambiato il volto della Chiesa.

Tanto è stato fatto ma ci sono anche tanti ritardi, dove la Chiesa deve ancora far suo il messaggio del Concilio secondo lei?

Il Concilio aveva manifestato la Santa libertà dei figli di Dio. Posso dire da laico che il Concilio restituisce onore alla parola libertà bandita dai tempi di Lutero. Fino a prima del Concilio la parola libertà era stata sempre tenuta sotto scorta e sempre accompagnata ad argomentazioni ad essa relative, il Concilio , invece, afferma la libertà di religioni, la libertà di coscienza, la libertà di ricerca dei teologi, dei biblisti, la libertà politica del laicato cattolico, e scegliere le vie per l’attuazione dei principi etici riguardo la dottrina sociale della Chiesa. Questo il punto fondamentale del Concilio.

Francesco è il primo papa Post-conciliare, poiché non ha preso parte al Concilio. Questo elemento è liberante e sicuramente favorirà l’applicazione consequenziale del Concilio. Ad esempio la promozione del laicato e il ruolo della donna nella Chiesa, finora in qualche modo frenati, troveranno in Papa Francesco un‘applica-

COMUNICAZIONI SOCIALI zione più sostanziale in quanto il Papa si è fatto promotore di questa urgenza.

In questo lungo cammino ecumenico che ha avuto una grande accelerata con Giovanni Paolo II, puoi raccontarci un episodio che ti ha particolarmente colpito?

Il settore ecumenico e interreligioso è quello in cui il Concilio è stato applicato con più coerenza. La continuità delle azioni dei papi in campo ecumenico e interreligioso è evidente. Ricordo che la Chiesa ortodossa greca non voleva la celebrazione ecumenica con il Papa Benedetto XVI, ma Egli dopo aver chiesto perdono nella celebrazione ad Atene per la distruzione di Costantinopoli da parte dei Crociati della quarta crociata, nella riunione serale alla nunziatura, chiese ancora di pregare. Contro tutto ciò che era stato deciso, il Patriarca e il Papa pregarono insieme. Il gesto di umiltà di Benedetto aveva sbloccato, tolto il gelo e così si prego in piedi, nella sala, senza nessuna formalità.

Episodio simile, nella semplicità dello svolgimento è stato quella preghiera comune, sempre con Papa Benedetto, nella moschea azzurra.

Cosa è cambiato in questi primi mesi di pontificato di Papa Francesco, il suo Vescovo, anche tra la gente?

Mi colpisce il fatto che lui abbia dato la priorità al titolo di Vescovo di Roma. Molti non sanno che il primo titolo canonico, basilare su tutti, è Vescovo di Roma, anche dal punto di vista sacramentale. Questo in realtà non è stato mai misconosciuto ma spesso entrava in ombra poiché si preferivano altri titoli. Inoltre altra novità è che le parrocchie di Roma andranno alla messa del mattino. Prima ci si poteva andare ma era ad inviti inoltrati dalla segreteria del Papa, ora con questo Papa c’è la messa tutte le mattine con omelia e tutti gli ambienti del Vaticano hanno fatto presenza e da questo mese iniziano le parrocchie. In una delle conversazioni a braccio fatte da Papa Francesco, ha detto: “Quando io

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vado a confessare - e poi si è fermato e ha detto - nella diocesi di prima, perchè qui ancora non si può uscire”. Vuol dire che Lui vuole uscire e siccome è anche testardo non so cosa farà in futuro, per ora però è molto limitato, ma mi auguro che esca e guadagni spazio. In effetti è molto complicato tutto questo anche a causa di motivi di sicurezza, però è pure necessario che in una prospettiva evangelica ci andiamo preparando che il Papa sia meno importante per il mondo e più importante dal punto di vista dell’immagine di Cristo, anche più povero, anche più semplice, anche più accessibile. Papa Francesco in questa direzione qualche passo lo sta facendo.

Quanto manca per realizzare un sistema davvero integrato?

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31 maggio 2014 www.chiesaischia.it

| SCUOLA

PARITÀ, GIUDIZI NON PREGIUDIZI

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| a cura di Alberto Campoleoni

erve un sistema integrato, composto da entrambi gli istituti, per dare alle famiglie la possibilità di scegliere il percorso educativo dei propri figli. Purtroppo in Italia la struttura del pregiudizio sulle scuole paritarie è più forte della cultura del giudizio, per questo c’è ancora tanta polemica sugli istituti privati. Ma deve essere chiaro che anche queste scuole fanno servizio pubblico: pubblico non significa gestito dallo Stato, ma a favore della comunità. È stato il ministro Stefania Giannini ad esprimersi così, durante una visita a una “storica” scuola paritaria, il Leone XIII di Milano. Un’occasione in cui la titolare all’Istruzione ha affrontato diversi temi caldi del dibattito sulla scuola: dall’autonomia ai criticati test Invalsi, fino alla questione dibattuta sull’opportunità di anticipare l’ingresso degli studenti all’Università e di “accorciare”, dunque, il percorso delle superiori.

Tanti spunti, tra cui, appunto, quello sul rapporto tra scuole statali e non statali, nella costruzione di un sistema scolastico pubblico integrato che esiste sulla carta ma in realtà si scontra ancora oggi, a 14 anni di distanza dalla legge Berlinguer che l’ha “inventato”, con il problema della mancanza di risorse per le scuole paritarie, con la conseguenza di una sostanziale disparità. Per cui il sistema è tutt’altro che “integrato”. Ora, la questione della parità sostanziale, cioè dell’adeguato sostegno economico alle scuole non statali che rispondono ai requisiti di legge per far parte del sistema integrato, è da sempre sotto scacco di antichi retaggi culturali, relegata non di rado a “battaglia di parte”, in particolare dei cattolici, o addirittura difesa di privilegi. Non è però così. Piuttosto siamo di fronte alla necessità di riconoscere pienamente la libertà di educazione dei genitori, di metterli in condizione di operare una reale scelta educa-

tiva per i propri figli, senza l’onere aggiuntivo di costi talvolta insostenibili.

Qui stiamo. E il riconoscimento del ministro Giannini al Leone XIII sembra andare evidentemente in questa direzione, lasciando intravedere una volta di più la “questione delle questioni” sulla scuola: quella delle risorse, unita alla necessità di linee di indirizzo ben chiare e non ondivaghe, come invece mostra l’esperienza degli ultimi (e penultimi) anni. In sostanza, quella di un investimento vero, a tutto campo e non velleitario (dunque sostanziato da adeguate risorse economiche), sul sistema di istruzione e formazione, che traduca in concreto le tante buone affermazioni di principio sulla scuola come cardine del futuro del Paese. Un sistema integrato (come è definito dalle leggi), che tenga conto dell’autonomia scolastica (altro pilastro legislativo della nostra scuola) e capace di garantire risultati validati e possibilmente non troppo diversi nelle molte aree del Paese (come valutare?), attrezzato dal punto di vista delle dotazioni di base (a cominciare dalla sicurezza degli edifici) e attento agli sviluppi della tecnologia (non si può farne a meno)... e via di questo passo.

Si dirà che non si può fare tutto, tanto più in un momento di crisi. E che già ci sono tanti “interventi spot” su tutti i temi caldi. Forse è vero. Ma è altrettanto vero che senza uno sguardo d’insieme, una “politica” concertata e decisa, capace di individuare gli interventi parziali e collocarli in un quadro prospettico armonico, non si va lontano. Di questo c’è sempre più bisogno, altrimenti anche le belle affermazioni restano velleitarie.

SCUOLA: AZZOLINI (AGE), PARTECIPAZIONE FAMIGLIE “È LO SPREAD POSITIVO”

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aro Renzi, noi genitori dell’Age ci siamo.

La partecipazione delle famiglie è lo spread positivo della scuola. Così Fabrizio Azzolini, presidente dell’Age (Associazione italiana genitori) commenta l’annuncio del premier Matteo Renzi su un grande progetto partecipato sulla scuola. “L’alleanza educativa scuola-genitori - spiega Azzolini - è la base portante per questo progetto educativo sulla scuola.

Un vero patto di partecipazione e corresponsabilità educativa che sia fondato sulla condivisione dei valori e su una reciproca e fattiva collaborazione nel rispetto delle competenze di ciascuno”. Si tratta di “una sfida urgente nell’attuale emergenza educativa dei nostri ragazzi.

Una sfida che insieme già stiamo vincendo ogni giorno negli istituti e nelle classi in cui si promuove il ruolo delle famiglie nella formulazione

di proposte, nelle scelte di alcune attività formative e in altri aspetti che riguardano i percorsi educativi. È lo spread positivo della partecipazione delle famiglie a scuola, con conseguenze sugli apprendimenti dei figli certificati dall’ultimo rapporto Pisa-Ocse”.

“Alleanze nuove scuola-genitoriistituzioni pubbliche nazionali e locali possono davvero ricostruire la scuola italiana, mettendo al centro lo studente e riportando la scuola e l’educazione al centro della società e della politica per il bene del Paese”, conclude Azzolini.

Gli spettatori non vanno a Teatro? Ecco la risposta 31 maggio 2014 kaire@chiesaischia.it

SOCIETA’

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LUNEDI’ 2 GIUGNO IL TEATRO SCENDE IN PIAZZA

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chiusura di tutti i laboratori dell’Associazione Luca Brandi Onlus viene fuori un’altra brillante iniziativa dalla mente di Salvatore Ronga: il flash mob teatrale. I 30 ragazzi del laboratorio teatrale saranno in giro per le strade di Ischia a proporre lo spettacolo di Salvatore Ronga: Le Città Invisibili di Italo Calvino. Tanti viaggiatori incroceranno sul loro cammino città diverse. Il punto di partenza di ogni capitolo, del libro di Calvino, è il dialogo tra Marco Polo e l’imperatore dei Tartari Kublai Khan, che interroga l’esploratore sulle città del suo immenso impero.

Marco Polo descrive città reali, immaginarie, frutto della sua fantasia, che colpiscono sempre più il Gran Khan. Tra le tante città descritte Salvatore Ronga ha scelto di far interpretare ai suoi ragazzi 13 città: Diomira, Tecla,Bauci, Isidora, Zemrude,Argia, Adelma, Sofronia,Armilla, Ottavia,Ersilia, Zirma e Cloe. Bisognerà avere gli occhi incantati per seguire il filo che lega le città con i viaggiatori che descriveranno le meraviglie delle varie città. Non si trovano città riconoscibili, sono tutte città inventate, chiamate da Calvino ognuna con un nome di donna: c’è Diomira, città con sessanta cupole d'argento, statue in bronzo di tutti gli dei, vie lastricate in stagno, un teatro di cristallo, un gallo d'oro che canta ogni mattina su una torre; Bauci, città che si trova sulle nuvole; Isidora con il muretto dei vecchi che guardano passare la gioventù; Zemrude, città che dipende dall’umore di chi la guarda; Adelma, in cui si possono rivedere i parenti e gli amici morti; Sofronia è doppia: metà permanente, l’altra tran-

Diocesi di Ischia

PELLEGRINAGGIO CON IL VESCOVO PIETRO in POLONIA, CECHIA ed AUSTRIA

DAL 19 AL 26 AGOSTO 2014

PER INFO E PRENOTAZIONI Ufficio Turismo e Pellegrinaggi Curia Vescovile Tel. 3498826612 Mercoledì dalle 10:00 a 12:00 e-mail : ischiatur@gmail.com

sitoria; Armilla è una foresta di condutture d’acqua, attraversando la quale è impossibile capire se debba ancora essere ultimata o se al contrario stia andando incontro alla rovina; Ottavia, la città-ragnatela sospesa nel vuoto, incastonata tra due montagne, la si percorre grazie a un sistema di traversine e passerelle; Cloe, in cui gli sconosciuti si scambiano sguardi lussuriosi. Alla fine della visione dello spettacolo si andrà via con gli occhi incantati di chi crede alle favole, ai mondi impossibili, a quello che non c’è e a quello che ci potrebbe essere.

Mezz’ora di performance per le strade di Ischia da seguire. Tra le 10 e le 12 saremo ad Ischia Ponte e in serata dalle 18 in poi ci troverete in piazzetta san Girolamo e strade limitrofe.

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Kaire 11 CERIMONIA LOW COST COL BARATTO L 31 maggio 2014 kaire@chiesaischia.it

SOCIETA’

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SPOSARSI IN TEMPO DI CRISI

| a cura di Ciro Biondi

a crisi economica richiede sempre più soluzioni innovative per “tirare a campare” e al popolo partenopeo non manca la creatività.

Si celebra a Napoli, infatti, il primo matrimonio con il sistema del baratto. La sera del primo maggio a Palazzo Venezia in via Benedetto Croce, nel centro storico, è la volta dello sposalizio anticrisi. Gli sposi, Maddalena Montano e Vincenzo Salvi, baratteranno il proprio lavoro con i servizi della cerimonia.

L’idea è partita dalla pagina Facebook “S.o.s. Amici – sconfiggiamo la crisi con l’amicizia e l’entusiasmo”, un vero e proprio fenomeno mediatico che in pochi mesi ha raggiunto i 24mila iscritti. L’idea è partita da Sergio Colella, bancario napoletano e da sua moglie Rossana Terracciano. “Tutto è nato dalla mia esperienza di pr per noti locali napoletani – dice Colella – e quindi per i miei tanti contatti. Le difficoltà di tante famiglie e persone mi hanno invogliato a chiedere aiuto per chi aveva bisogno. La cosa più bella è che ho scoperto che c’è tanta gente che vuole aiutare. Io e mia moglie animiamo il gruppo senza scopo di lucro. In questi mesi ”S.o.s. Amici” è diventata una comunità virtuale che consente un passaparola trasparente per ottenere aiuto, consigli, pareri, regali, scambi, acquisti o vendite. L’attività non persegue fini commerciali e quindi si è scelto di non essere ve-

trina per raccolta di fondi, neanche a scopo umanitario.

Attraverso Facebook in questi mesi sono state scambiate informazioni, suggerimenti ed è stato trovato lavoro a decine di persone. Tra i lavori più richiesti: pizzaioli, camerieri, badanti, stiratrici e piccoli lavori di pittura, muratura, impianti elettrici, idraulici. Una donna che realizzava lavori artigianali adesso lavora per un’azienda del settore gioielli. E sulle pagine del social network più diffuso, Maddalena Montano ha chiesto aiuto agli amici virtuali per il suo matrimonio.

Una cerimonia che doveva essere sobria, al Municipio, ma che invece si è trasformata giorno dopo giorno, grazie alla generosità di tanti.

TEMPO DI CRISI? LE SPOSE CORRONO A VESTIRSI DA SUOR MARIA LAURA

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| da Agora

n viaggio meraviglioso tra gli abiti da sposa dell'atelier più improbabile d'Italia. Da circa 75 anni molte donne si recano in pellegrinaggio per pregare Santa Rita, protettrice dei matrimoni e delle cause impossibili e queste stesse successivamente portano i loro abiti da sposa come voto di ringraziamento.

E così nasce questa storia e questa collezione di abiti.

Siamo in Umbria, esattamente in un convento di clausura accanto al monastero di Santa Rita da Cascia, ma ciò che dobbiamo immaginare non sono mura anguste e spazi bui, piuttosto innumerevoli vestiti bianchi e tanta tanta luce.

Nello showroom allestito in un’ala del convento di clausura, l'“Alveare di Santa Rita”, di abiti ce ne sono a centinaia, tutti perfettamente lavati e stirati e suddivisi per taglia da suor Maria Laura, monaca agostiniana, responsabile del servizio.

Suor Maria Laura difatti è una che di moda ne sa parecchio e conosce perfettamente l'animo femminile: è stata una meritevole studentessa di moda e poi proprietaria di un proprio laboratorio a Lucca, prima di incontrare Gesù e lasciare bottega e fidanzato.

“Anche io volevo sposarmi, non vedevo l'ora che arrivasse quel giorno” dichiara ai microfoni del New York Times che ha dedicato alla singolare iniziativa italiana un lungo servizio. Un sogno che Suor Maria Laura ha realizzato attraverso le sue ragazze, le cosiddette “apette”, giovani donne desiderose di sposarsi ma provenienti da famiglie con grandi difficoltà economiche e so-

ciali e dunque impossibilitate ad acquistare un abito da sposa nuovo.

A mano a mano che la voce si è sparsa - prosegue suor Maria Laura - le future spose si sono avvicinate a questo servizio di beneficenza non solo quando non potevano permettersi di comprare l’abito bianco dei loro sogni, ma anche quando volevano fare una scelta di sobrietà, di ritorno al vero significato del sacramento del matrimonio. Molte sono devote a Santa Rita e vogliono ricevere da lei il loro vestito nella speranza che la loro vita in coppia proceda sempre serenamente e circondata dalla protezione della santa.

Una realtà unica, questa. Non ne esistono altre di simili in Italia e nel mondo. Nel tempo l’atelier é diventato tanto famoso che c’è anche chi, una volta venuto a conoscenza di questa iniziativa, ha voluto compiere un gesto di solidarietà verso le ragazze meno fortunate regalando il proprio vestito.

Le monache hanno, così, voluto creare un ambiente nuovo, più grande, dove far fare le varie prove vestito. Fino a poco tempo fa, infatti, suor Maria Laura era separata dalle spose, a cui passava gli abiti attraverso una finestrella.

"Ora, invece, accogliamo le future mogli accompagnate dai loro familiari direttamente dentro la clausura. Così possono visionare meglio gli abiti, specchiarsi

a figura intera e lasciarsi consigliare sulla scelta migliore".

E ora che la crisi economica ha cambiato l'equazione di ogni cosa, ciò che è iniziato come un atto di carità per giovani donne in difficoltà è diventata una scelta alla moda per un numero crescente di spose che vogliono mantenere basse le spese per il loro matrimonio. Le giovani spose, infatti, una volta soddisfatte, lasciano una donazione, alcune fino a migliaia di euro, altre niente.

Perchè al monastero di Cascia non si criticano le scelte di nessuno, “non siamo altro che strumenti nelle mani di Dio”, come dicono le suore di Santa Rita, ed è giusto che le ragazze meno fortunate possano scegliere il vestito per il loro giorno più bello, anche gratis quindi, perché anche loro possano sentirsi principesse per un giorno.

IL MATRIMONIO SOLIDALE DI MONICA E LEONARDO 12 Kaire

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| ESPERIENZE

el decidere come organizzare la festa del nostro matrimonio abbiamo sentito sin da subito il desiderio di fare qualcosa di diverso dal tradizionale banchetto nunziale, e nel prendere questa decisione abbiamo coinvolto il nostro parroco il quale ci ha proposto un matrimonio alternativo: ovvero un matrimonio solidale. Un matrimonio in cui la festa con i parenti e gli amici è interamente organizzata dalla famiglia parrocchiale ed è tutta rivolta al risparmio al fine di fare beneficenza donando tutto ciò che viene regalato agli sposi, una volta tolte le spese.

Tale idea ci ha visto entusiasti perché rispecchiava quella che era la nostra idea di famiglia parrocchiale, ovvero tante famiglie che ne accolgono una nuova. Questo significava affidare tutta l’organizzazione nelle mani di altri e in primo luogo nelle mani di Dio. Affinché le spese fossero minime si è iniziato a cercare una location che fosse interamente gratis, e nel nostro caso si è trattato del parco della Pagoda al Porto d’Ischia. Inoltre tutto il necessario per organizzare il banchetto, ovvero tavoli sedie, ombrelloni, tovaglie e stoviglie, sono stati chiesti presentando il progetto solidale, e grazie al buon cure di molte persone ci sono state offerte gratuitamente o a prezzo di costo. Ovviamente anche l’aspetto culinario ha seguito la stessa linea. Concordato il menù con lo chef, il quale per la cucina ha coinvolto gli studenti della scuola alberghiera, abbiamo provveduto ad acquistare unicamente la materia prima la quale è stata cucinata direttamente sul posto allestendo una cucina all’aperto. E con nostra grande sorpresa i nostri amici si sono offerti di fare

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i camerieri e i lavapiatti. Ma come in tutte le cose di Dio, quando si cerca di fare del bene il male cerca di mettere i bastoni tra le ruote e sin da subito eravamo preparati a tutti gli imprevisti che sicuramente si sarebbero presentati; il nostro primo passo per poter affrontare questa sfida serenamente è stato quello di essere pronti a perdere la festa. La prima difficoltà è stata quella di fare accettare alle nostre famiglie la nostra idea, poi ai nostri parenti di soprassedere con i classici regali e di darci il corrispettivo in denaro.

Tra le altre difficoltà ricordiamo il mancato arrivo delle posate fino alla mattina stessa del matrimonio, le previsioni meteo che minacciavano piogge torrenziali ma che puntualmente sono arrivate non appena abbiamo finito di smontare tutto e siamo ritornati a casa dopo la festa. Ma non sono mancate le carezze di Dio, ogni passo che abbiamo fatto indietro per rinunciare a qualcosa il Signore ce lo ha ridato moltiplicato e nel migliore dei modi, ricordiamo ad esempio l’allestimento floreale in chiesa, il bouquet, la decorazione della torta in perfetta armonia tra di loro anche se preparata da persone diverse che non si erano concordate tra di loro.

Riguardando il video e le foto di quella serata traspare la gioia e la semplicità di una festa in famiglia dove ognuno si è sentito partecipe e importante, perché è grazie all’aiuto di tutti che i bambini del Benin del Progetto Chiara Luce Badano, a cui abbiamo aderito, hanno ricevuto il nostro piccolo aiuto.

Kaire 13 I L MATRIMONIO SOLIDALE DI MARILENA ED ALESSANDRO L 31 maggio 2014 kaire@chiesaischia.it

a nostra esperienza di matrimonio inizia nell’ottobre 2006, quando il nostro parroco ci propose di organizzare il matrimonio con la formula solidale, ovvero di devolvere il ricavato dei regali per una missione, così da contribuire a rendere felice anche quelle persone meno fortunate. Accettammo subito, convinti che sarebbe stata un’esperienza che ci avrebbe rafforzato tanto e ci avrebbe dato la possibilità di sposarci veramente con la benedizione di Dio e della Mamma Celeste. Iniziò così un susseguirsi di incontri insieme a tante persone della nostra parrocchia che offrivano il loro aiuto amorevole e gratuito.

C’erano tanti giovani che, oltre a far parte del coro, si offrirono come volontari per fare i camerieri; l’associazione dei cuochi avrebbe provveduto alla spesa e a cucinare con il contributo di tante mamme che avrebbero collaborato per lavare tutto il materiale usato, compreso pentole e quintali di insalate.

La data del matrimonio era prevista per il 16 giugno 2007. Avevamo però il problema di ottenere il permesso per la Torre di Michelangelo pronta per quel giorno perché in quel periodo c’erano dei lavori da fare. Inoltre la crisi politica e la caduta del sindaco fecero mancare la firma sulla liberatoria che ci avrebbe dato l’ok per usufruire della torre.

Paura e panico iniziavano a farsi sentire, quando un giorno un cuoco di un noto albergo isolano aveva con sé una cucina da dare via e si recò da Alessandro per donarla sapendo che stavamo preparando il nostro matrimonio solidale. Questo avvenimento ci fece capire che Dio era con noi e non dovevamo temere nulla perché tutto sarebbe andato a buon fine.

ESPERIENZE

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Ricordiamo con nostalgia il giorno in cui in un incontro al cinema Excelsior Don Oreste Benzi ci disse nell’orecchio che noi eravamo benedetti dal Signore e che in cambio della nostra fede Lui ci avrebbe donato tante belle cose. Rimanemmo sorpresi perché Don Oreste non sapeva nulla del matrimonio che stavamo preparando: questa fu un’altra conferma da parte di Dio. Pochi giorni prima del matrimonio venne eletto il nuovo sindaco, e la notte prima del nostro matrimonio firmò a cuore aperto la liberatoria congratulandosi con tutti noi per la amorevole scelta fatta.

Non era più il matrimonio di Alessandro e Marilena ma la festa di tutti quelli che credevano che con l’amore si può far tutto, si può arrivare lontani. Noi siamo arrivati molto lontani, perché in Africa ci sono tante persone che hanno festeggiato con noi e che ancora pregano per noi. È stato il giorno più bello della nostra vita. Da allora non abbiamo smesso di amare e di contribuire a far parte di altri progetti solidali come le comunioni o i battesimi.

Con la nascita dei nostri due bimbi abbiamo avuto la possibilità di ripetere questa meravigliosa esperienza donando le offerte per il progetto Benin di Chiara Luce Badano.

Sono trascorsi sette anni da allora, abbiamo avuto tante prove in questi anni ma non abbiamo mai perso la fede e la voglia di lottare per un mondo migliore innanzitutto per i nostri figli ai quali insegniamo quotidianamente che c’è più gioia nel dare che nel ricevere.

I MOVIMENTI NELL’OGGI DELLA CHIESA 14 Kaire

| CONSULTA AGGREGAZIONI CULTURALI

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31 maggio 2014 www.chiesaischia.it

La cultura dell’incontro che nasce da Gesu’ in mezzo e si apre al servizio di tutti gli uomini

| a cura di Luisa e Gianni Trani

n seguito al Concilio Vaticano II e su impulso di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, la spinta missionaria ha portato la Chiesa e la porta tuttora, a quella che ormai è chiamata la Nuova Evangelizzazione, non più nello spirito di un polemico proselitismo, ma nella libertà del dono di un rispettoso annuncio per favorire tra tutti la comunione. Infatti, il punto di partenza di ogni testimonianza e di ogni agire evangelico non può non essere che la comunione. Così tutto trova la sua radice e l’efficacia del suo compiersi nella visione conciliare della Chiesa, detta genericamente ecclesiologia di comunione. Il popolo di Dio rispecchia, così, una Chiesa chiamata universalmente alla santità, dove prevale l’uguaglianza battesimale di tutti i fedeli pur nella diversità delle vocazioni e nella distinzione dei compiti affidati a ciascuno per dono di grazia, quella che spetta e impegna tutti i battezzati.

Senz’altro non possiamo dimenticare ancora il lavoro dello Spirito Santo nel suscitare i diversi Carismi per ogni momento della vita della Chiesa. Alcuni degli attuali movimenti, nati da questi carismi, sono sorti prima del Concilio Vaticano II, quasi come una sua anticipazione. In

genere, hanno fatto strada ai cambiamenti che sarebbero stati promossi dallo stesso Concilio.

Altri sono sorti in seguito, ma tutti, gli uni e gli altri, alla fine sono stati e lo sono ancora, vere e proprie esperienze di attuazione e di approfondimento dello spirito conciliare e della comunione ecclesiale. Il segno che caratterizza in genere tali Movimenti e le Nuove Comunità è proprio la dimensione vitale e la testimonianza nella Chiesa, riconosciuta come popolo di Dio in cammino.

Per dirla a mò di Papa Francesco, nell’oggi, la Chiesa, nella scia e dopo i cinquant’anni del Concilio, decisamente chiamata ma già avviata all’esperienza della comunione, “è in uscita verso le periferie esistenziali e geografiche”, per servire, amando e promuovendo il dialogo e l’unità tra tutti.

Il Santo Padre, ancora una volta a proposito della testimonianza della fede, suggerisce ai Movimenti e alle Nuove Comunità una chiave di lettura sull’esperienza della Chiesa comunione: “Prima di tutto, vivere il Vangelo è il principale contributo che possiamo dare. La Chiesa non è un movimento politico, né una struttura ben or-

ganizzata: non è questo. Noi non siamo una ONG e quando la Chiesa diventa una ONG perde il sale, non ha sapore, è soltanto una vuota organizzazione. Il valore della Chiesa, fondamentale, è vivere il Vangelo e dare testimonianza della nostra fede. La Chiesa è sale della terra, è luce del mondo, è chiamata a rendere presente nella società il lievito del Regno di Dio e lo fa prima di tutto con la sua testimonianza, la testimonianza dell’amore fraterno, della solidarietà, della condivisione“.

Papa Francesco conosce bene il segreto dell’uscita e sa che sta proprio nella cultura dell’incontro che nasce da Gesù in mezzo e ci apre al servizio di tutti gli uomini che sono immagine di Dio, figli suoi, indipendentemente da qualsiasi differenza che li distingua.

Ancora Papa Francesco: “In questa uscita è importante andare all’incontro; questa parola per me è molto importante; l’incontro con gli altri.

Perché? Perché la fede è un incontro con Gesù e noi dobbiamo fare la stessa cosa che fa Gesù: incontrare gli altri. Noi viviamo una cultura dello scontro, una cultura della frammentazione, una cultura in cui quello che non mi serve lo getto

rmai mancano pochi giorni alla Pentecoste e tra gli organizzatori della veglia Diocesana fervono i preparativi: ci si incontra ogni settimana tutti insieme e poi separatamente nelle varie equipe: coro, accoglienza, allestimento, danza, musiche…

Tante le idee e sempre nuove. È come se lo Spirito si stesse preparando Lui stesso, l’Artista, la Sua festa e nella misura in cui cresce l’amore tra tutti Egli parla più forte e costruisce la famiglia.

Tante anche le difficoltà ma sono pedane di lancio per andare al di là delle nostre idee e far trionfare quelle dello Spirito.

Non si può dire altro se non che vogliamo esserci a far bella la nostra chiesa, nata più di duemila anni fa, quando Gesù ci donò lo Spirito Santo.

La Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali

AVVISO NAVETTA Per quanti parteciperanno alla celebrazione di Pentecoste è previsto un servizio navetta che collega il parcheggio del Palazzetto dello Sport con Ischia Ponte dalle ore 19.30 alle 24.00 A/R.

ASPETTANDO PENTECOSTE O

31 maggio 2014 kaire@chiesaischia.it

CONSULTA AGGREGAZIONI SOCIALI

via, la cultura dello scarto. Ma su questo punto, vi invito a pensare – ed è parte della crisi – agli anziani, che sono la saggezza di un popolo, ai bambini … la cultura dello scarto! Ma noi dobbiamo andare all’incontro e dobbiamo creare con la nostra fede una cultura dell’incontro, una cultura dell’amicizia, una cultura dove troviamo fratelli, dove possiamo parlare anche con quelli che non la pensano come noi, anche con quelli che hanno un’altra fede, che non hanno la stessa fede. Tutti hanno qualcosa in comune con noi: siamo immagini di Dio. Sono figli di Dio.” A conclusione sono di stimolo ancora le parole di Papa Francesco: “ … vi incoraggio a portare dovunque, anche negli ambienti più scristianizzati, specialmente nelle periferie esistenziali, il Vangelo di Gesù Cristo.

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Kaire 15

Evangelizzate con amore, portate a tutti l’amore di Dio. Dite a quanti incontrerete sulle strade della vostra missione che Dio ama l’uomo così com’è, anche con i suoi limiti, con i suoi sbagli, anche con i suoi peccati.

Per questo ha inviato suo Figlio, perché Lui prendesse i nostri peccati su di sé. Siate messaggeri e testimoni dell’infinita bontà e dell’inesauribile misericordia del padre”.

DALL'AMORE ALL'AMORE TENENDOSI PER MANO 16 Kaire

| PASTORALE VOCAZIONALE

31 maggio 2014 www.chiesaischia.it

ISCHIA VOC PAGE

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Occorre partire col piede giusto: la vocazione al matrimonio è una vocazione all'amore, anche se la parola vocazione viene quasi sempre associata alla sua connotazione religiosa, all' idea, cioè, di una vita consacrata | a cura di don Beato scotti responsabile del CDV

ocazione significa letteralmente 'chiamata', la quale, inevitabilmente, comporta una 'risposta' - responsabile e libera- di ciascuno secondo le proprie attitudini e disponibilità. Nella storia di ogni uomo, però, c' è sempre un comune denominatore: una vocazione profonda all' amore e alla felicità. Sono i due aspetti della piena realizzazione umana, irraggiungibili sulla terra nella loro perfezione, eppure talmente essenziali da mantenere in tensione vitale tutta l' esistenza. E' solo a partire da questo assunto che si può considerare il matrimonio, come una chiamata. Una chiamata che impone a un IO e a un TU di diventare un NOI, affinché il progetto di Dio possa trovare il più perfetto compimento. Rispondere a questa chiamata è il passo successivo e anche il più difficile se fatto senza un profondo sentimento cristiano che permetta all' “innamoramento” di trascendere e di diventare AMORE, quello grande, vero, completo , che solo può venire da Dio, perché Dio è amore.

Bisogna saper amare perciò con l' amore di Dio, il 'tu', l' altro/a, il compagno/a della vita. Senza Dio, infatti questi due soggetti, non troveranno mai quella unità perfetta alla quale tutti siamo chiamati. ...." Non è bene che l' uomo sia solo"... Queste parole riecheggiano continuamente: dalla affermazione di Dio nella Genesi, fino all' ansia che accompagna ogni uomo fino a quando non trova l' altro con cui condividere e costruire la propria vita .

La storia di Marusca è la storia di una donna , oggi moglie e madre felice, che ha voluto raccontare se stessa e il suo matrimonio in un libro: Storia di un matrimonio. La sua è una storia per tanti versi ordinaria, eppure straordinaria per altri, quasi una storia 'al contrario' rispetto a quelle in cui spesso ci siamo imbattuti. Marusca è una ragazza semplice, cresciuta nello spoletano, molto attiva nella sua parrocchia, tanto da maturare la convinzione di essere stata 'chiamata' alla vita consacrata. Comincia così il suo cammino che la porta in Nicaragua, in una missione e dove realizza sempre di più che quella strada intrapresa è la sua, quella che Dio desidera per lei...Fino a quando non si imbatte in Lorenzo, che le fa una corte serrata, che mette in discussione tutte le sue certezze, che finalmente le fa capire quello che Dio veramente desidera per lei e per la sua vita: il Signore l' ha chiamata a completare il suo progetto d' amore con Lorenzo, ormai suo felicissimo marito da sette anni. I termini della sua risposta a questa sua vocazione sono ben chiari nella premessa che Marica ha scritto nel suo libro: Il matrimonio è una vocazione. Cosa potrei mai aggiungere?

Ogni coppia dovrebbe scrivere un libro e narrare se stessa. Se mi dovessi descrivere non potrei essere altro che una rosa, come quella della copertina. Anch'io non ero altro che un bocciolo e piano piano sto sbocciando.

Il merito è solo del Signore che mi ha piantata, curata, fatta crescere. Lui ha scelto il mio colore, il mio profumo.

Lui ha permesso che non mi mancasse mai l'acqua, la terra e il sole. È a Lui che devo tutto, è a Lui che tutto voglio donare. Altrettanto chiare sono le parole della dedica di Lorenzo: "Grazie, Marusca, per aver scritto questo libro, perché leggendo vedo come ha meravigliosamente operato Dio nella

nostra storia. Stento a credere quanto abbiamo camminato assieme.

Mi sento orgoglioso e onorato di averti come mia sposa e madre dei miei figli, e di quelli che ancora mi darai.

Ci sarebbero un sacco di cose da scrivere, e altrettanti miracoli compiuti da Dio in me, grazie alla tua tenacia e al tuo amore, ma come sai, scrivere non è il mio forte. Preferisco dimostrarti il mio amore e la mia gratitudine attraverso la vita stessa. Sono felice delle scelte che abbiamo fatto e non oso pensare quante altre ne faremo. In tutto, però, una cosa è certa: le abbiamo fatte insieme, e insieme affrontiamo ciò che portano.

Questi sette anni sono stati i più belli, intensi e faticosi della mia vita, ma li rivivrei senz'altro, vicino a te. Non potrei essere il marito di nessun altra donna, e tu non potresti essere la moglie di nessun altro uomo.

Dio ci ha pensati e creati perché fossimo uno. Vorrei che molte altre persone potessero dire la stessa cosa e per questo la mia vita insieme a te è divenuta un continuo donarci.

Il Signore benedica sempre i nostri «si', il nostro matrimonio, i nostri figli e tutti coloro che abbiamo incontrato e incontreremo sul nostro cammino. Per concludere il mio più intenso augurio è che il Signore ti dia sempre tanta pace, ti renda una donna santa e piena d'amore per tutti."

A COLORO CHE SI SENTONO FALLITI C 31 maggio 2014 kaire@chiesaischia.it

PASTORALE VOCAZIONALE

LETTERA DI DON TONINO BELLO

arissimi, questa lettera la scrivo un po’ anche a me. Sono convinto, infatti, che tutti nella vita ci siamo portati dentro un sogno, che poi all’alba abbiamo visto svanire...

Io, per esempio, mi figuravo una splendida carriera. Volevo diventare santo. Cullavo l’idea di passare l’esistenza tra i poveri in terre lontane, aiutando la gente a vivere meglio, annunciando il Vangelo senza sconti, e testimoniando coraggiosamente il Signore Risorto.

Ora capisco che in questo sogno eroico forse c’entrava più l’amore verso me stesso che l’amore verso Gesù. Comprendo, insomma, che in quegli slanci lontani della mia giovinezza la “La riuscita di una esistenza non si calcola con i parametri dei fixing di Borsa. E i successi che contano non si misurano con l’applausometro delle platee, o con gli indici di gradimento delle folle”. voglia di emergere prevaleva sul bisogno di lasciarmi sommergere dalla tenerezza di Dio. E’ il difetto di quasi tutti i sogni irrealizzati: quello di partire con un certo tasso di orgoglio.

E il mio non era esente da questa tara di fabbricazione. Ciò non toglie, però, che ritrovandomi oggi in fatto di santità neppure ai livelli del mez-

zobusto, mi senta nell’anima una grande amarezza. I destinatari, comunque, di questa lettera non sono coloro che, come me, sperimentano lo scarto tra le impennate illusorie dei sogni e il pianterreno prosaico delle piccole conquiste. Ma sono tutti quelli che non ce l’hanno fatta a raggiungere neppure gli standard sui quali “normalmente” scorre una esistenza che voglia dirsi realizzata.

Amerigo, per esempio, che ha faticato tanto per laurearsi in medicina e, immediatamente dopo la specializzazione, ha dovuto accantonare ogni progetto di “brillante carriera” per un distacco irreversibile della retina.

Ugo, ragazzo prodigio fino alla maturità classica che si è insabbiato nelle secche degli esami universitari, e non è più riuscito a distaccarsene. Oggi ha quarant’anni, e sua moglie, ad ogni lite, gli rinfaccia davanti ai figli il fallimento di essersi ridotto a fare il dattilografo presso lo studio di un avvocato.

Marcella, a cui tutti profetizzavano un futuro carico di successi, e che dopo i corsi di perfezionamento in pianoforte all’Accademia Chigiana di Siena ha avuto decine di occasioni per affermarsi. Ha rifiutato tanti partiti, uno meglio dell’altro.

Alla fine si è messa con un uomo divorziato, che è fallito, e ha dovuto vendersi il pianoforte a coda che le aveva comprato suo padre.

Lucia, che straripava di entusiasmo, e voleva diventare missionaria. In primavera sfogliava le margherite per leggervi presagi di felicità, ma poi non è partita perché i suoi l’hanno ostacolata.

Ora margherite non ne sfoglia più, ed è finita a fare la commessa in un negozio di articoli da regalo.

Ecco, a tutti voi che avete la bocca amara per le disillusioni della vita voglio rivolgermi, non per darvi conforto col balsamo delle

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Kaire 17

buone parole, ma per farvi prendere coscienza di quanto siete omogenei alla storia della salvezza.

A voi che, cammin facendo, avete visto sfiorire a uno a uno gli ideali accarezzati in gioventù.

A voi che avreste meritato ben altro, ma non avete avuto fortuna, e siete rimasti al palo.

A voi che non avete trovato mai spazio, e siete usciti da ogni graduatoria, e vi vedete scavalcati da tutti.

A voi che una malattia, o una tragedia morale, o un incidente improvviso, o uno svincolo delicato dell’esistenza, hanno fatto dirottare imprevedibilmente sui binari morti dell’amarezza.

A voi che il confronto con la sorte felice toccata a tanti compagni di viaggio rende più mesti, pur senza ombra di invidia.

A tutti voi voglio dire: volgete lo sguardo a Colui che hanno trafitto!

La riuscita di una esistenza non si calcola con i parametri dei fixing di Borsa. E i successi che contano non si misurano con l’applausometro delle platee, o con gli indici di gradimento delle folle.

Da quando l’Uomo della Croce è stato issato sul patibolo, quel legno del fallimento è divenuto il parametro vero di ogni vittoria, e le sconfitte non vanno più dimensionate sui fischi che si rimediano o sui naufragi in cui annegano i sogni.

Anzi, se è vero che Gesù ha operato più salvezza con le mani inchiodate sulla Croce, nella simbologia dell’impotenza, che non con le mani stese sui malati, nell’atto del prodigio, vuol dire, cari fratelli delusi, che è proprio quella porzione di sogno, che se n’è volata via senza mai realizzarsi, a dare ai ruderi della nostra vita, come per certe statue mutile dell’antichità, il pregio della riuscita.

Non voglio sommergervi di consolazioni. Voglio solo immergervi nel mistero. Nella cui ottica, una volta entrati, vi accorgerete che gli stralci inespressi della vostra esistenza concepita alla grande, le schegge amputate dei vostri progetti iniziali, le inversioni di marcia sulle vostre carreggiate mai divenute carriere, non soltanto non sono inutili, ma costituiscono il fondo di quella Cassa depositi e prestiti che alimenta ancora oggi l’economia della salvezza.

A nome di tutti coloro che ne beneficiano vi dico grazie!

Vostro, don Tonino Bello

UN BATTESIMO SPECIALE E LE CRESIME A FORIO 18 Kaire

31 maggio 2014 www.chiesaischia.it

| PARROCCHIE

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| a cura dell’ufficio comunicazioni sociali parrocchiale

a Parrocchia di Santa Maria di Montevergine è grata al Signore per i diversi momenti vissuti nella sesta settimana di Pasqua che ha inondato di luce il cuore dei fedeli: sabato 24 maggio Maria Roberta Giosia di anni 25, non ancora cristiana, sceglieva di esserlo chiedendo alla Chiesa il Battesimo, esprimendo così il desiderio di appartenere a Cristo crocifisso e risorto per la nostra salvezza; domenica 25 maggio 40 giovani hanno confermato la gioia di essere di Cristo con il Sacramento della Cresima, la Santa Messa è stata celebrata all’aperto sul sagrato del Santuario di San Francesco di Paola “in una splendida cornice davanti ad un bellissimo mare” come notato dal Vescovo che nell’omelia, rivolgendosi ai giovani cresimati, ha evidenziato la necessità, per essere veramente capaci di portare frutto, di custodire sempre i doni dello Spirito che hanno ricevuto e li ha esortati a continuare l’esperienza di formazione cristiana, invitandoli a chiedere al Parroco tutto l’aiuto necessario per poter vivere una nuova esperienza di vangelo e di missione.

Ecco i nomi dei cresimandi: Ainis Carmine, Amalfitano Gabriella, Amore Pasquale, Aponte Raffaele, Barbieri Domenico, Barbieri Marco, Barbieri Giovanni, Broccoli Annalisa, Calise Doriano, Castagliuolo Annarita, Cavallo Alessandra, Costagliola Di Fiore Martina, Crispo Alessia, D’ambra Roberta Maria Giosia, Di Maio Mariangela, Di Maio Marianna, Di Lustro Gaetano, Di Iorio Gaetano, Donniaquo Gaetano, Esposito Francesco Paolo, Esposito Giovanni, Fluido Francesca, Iacono Emanuel, Iacono Sofia, Impaglazzo Concetta, Impagliazzo Mariavittoria, Locci Letizia, Lucci Marianna, Mazzella Assunta, Mazzella Mariafrancesca, Miragliuolo Fanny, Patalano Antonio, Pilato Simone, Polito Elvira, Russo Salvatore, Savio Giulio, Scrocca Miriam, Sirabella Francesco Maria, Tommasone Concetta, Vuolo Carmine.

IL PRIMO INCONTRO CON GESU’

I

Foto di Michele Magnanimo

Domenica 25 Maggio 17 bambini hanno ricevuto il Sacramento della Prima Comunione nella Chiesa Parrocchiale Maria SS. Madre della Chiesa di Fiaiano

| a cura di Giuseppe Galano

l primo incontro con Gesù Eucarestia rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di ogni cristiano. I bimbi fin da sempre vivono l’attesa di questo momento con trepidazione ed impazienza allo stesso tempo. Il traguardo da raggiungere coincide quasi sempre con una fase importante per la crescita dei bambini, che segna il passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza. Essi diventano ragazzi ed entrano a far parte del “mondo dei grandi” condividendo il cibo che unisce tutti i cristiani intorno alla mensa di Gesù. La comunità di Fiaiano nella mattinata di domenica 25 maggio ha accolto 17 meravigliosi bambini che hanno ricevuto per la prima volta il Sacramento dell’ Eucarestia. Cia-

scun catechista, sotto la guida del Parroco Don Emanuel, ha offerto tutto se stesso per preparare i ragazzini a vivere con entusiasmo e gioia a questa festa rappresentata dal primo incontro con Gesù. La giornata bellissima, quasi estiva, ha fatto da cornice ad un evento che ha richiamato tantissime persone in Parrocchia. Tutta la comunità ha voluto partecipare a questa bella giornata di festa, dimostrando ancora una volta come altro non sia che una vera e grande famiglia, dove ognuno dona tutto se stesso all’altro amando tutti in maniera incondizionata.

Don Emanuel, visibilmente emozionato, prima della celebrazione della Santa Messa , afferma che si tratta di un giorno di festa straordinario per i bimbi che da li

a poco riceveranno la Prima Comunione. “Tra di noi vi è Gesù che vuole manifestarsi, occorre che ciascuno di noi lo accolga e lo ami”.

Rivolgendosi ai bimbi, nel corso dell’intensa omelia, afferma: “Gesù è venuto nel nostro c u o r e grazie al Battesimo, la Comunione che a breve riceverete vi permetterà di ricevere il Corpo di Gesù.

Nel vostro corpo entrerà il Corpo di Gesù. Nel momento in cui mangerete il Corpo di Gesù diventerete voi stessi

Gesù, non solo nello spirito ma anche nel corpo”. I bambini ascoltano con molta attenzione e curiosità le parole pronunciate dal parroco. Particolarmente emozionante il momento in cui i bimbi presentano la

dolcissimi bambini che hanno dedicato un pensiero non per loro stessi ma per gli altri, per i bisognosi ed i sofferenti in particolare. Al termine della Celebrazione, Don Emanuel chiede ai bimbi di affidarsi a Maria che ha la capacità unica di far conoscere ed amare Gesù. A seguire la comunità parrocchiale ha desiderato vivere con i bimbi e le loro famiglie un momento di condivisione e comunione offrendo loro un loro personale intenzione di rinfresco negli spazi alpreghiera. Parole semplici l’aperto adiacenti i locali che esprimono la delica- parrocchiali. tezza e l’innocenza di questi

Kaire 19 CRESIME A LACCO AMENO D 31 maggio 2014 kaire@chiesaischia.it

PARROCCHIE

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| a cura di Tuta Itace

omenica 25 giugno ventidue giovani della Comunità parrocchiale di Lacco Ameno, in un’atmosfera di grande entusiasmo e festa, hanno chiesto e ricevuto con gratitudine il dono dello Spirito Santo attraverso le mani del Vescovo Pietro Lagnese.

Nella VI domenica di Pasqua, Gesù ci prepara all’Ascensione e parla dello Spirito consolatore “…Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio”. (Gv 15,26-16,4) E questa testimonianza parte proprio dai giovani di Lacco Ameno che, come ha detto il Parroco don Gioacchino Castaldi presentandoli alla Comunità cristiana, “…hanno compiuto il percorso per cercare la Verità…quella Verità che è Cristo stesso, ed oggi sono pronti a viverla e testimoniarla pienamente! Sono pronti alla chiamata del Signore!”

“Oggi è il gran giorno - ha proseguito don Gioacchino - questi giovani chiedono al Vescovo, come successore degli apostoli, di essere fortificati attraverso il dono dello Spirito Santo promesso da Cristo, affinché siano inviati a lavorare nella vigna del Signore, a testimoniare che l’amore del Padre verso i figli è infinito e totale, sempre pronto ad accogliere e perdonare tutti. Con il dono dello Spirito, essi, oggi, hanno compiuto quel cammino, che è iniziato tanti anni fa, quando agli albori della loro vita, i genitori di ciascuno, chiesero il dono del Battesimo, impegnandosi a testimoniare con la loro vita l’essere cristiani, proseguito poi con la prima Comunione. Oggi questi giovani confermano quell’impegno battesimale con piena libertà ed impegno.”

Il Vescovo Pietro nell’omelia ha accolto la richiesta e la preghiera dei giovani presenti, cominciando col valorizzare il cammino fatto dai giovani cresimandi, che, rispondendo alla chiamata del Signore, hanno pronunciato “Eccomi!”, pronti ad accogliere il dono dello Spirito Santo, che Gesù ha promesso nel Vangelo di oggi.

“Il Vangelo ci invita ad osservare i comandamenti”- afferma ancora il Vescovo - “Gesù lo ha detto prima di morire ai suoi discepoli e lo dice ancora oggi. …Se mi amate osserverete i miei comandamenti. La domanda è: Osservo io i comandamenti del Signore, osservo io la sua parola?...Lo Spirito Santo c’è donato per questo, perché la presenza del Signore possa dare la grazia di fare questa esperienza, di vivere i comandamenti. Se dun-

PARROCCHIA S. ANTONIO DA PADOVA CASAMICCIOLA TERME Festa del Santo “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” (Francesco, EG,1) Tredicina Ogni sera ore 18.30 S.Rosario e coroncina; 19.15 S.Messa.

Domenica 1°giugno: S.S. Messe ore 11.15;19.15.

Giovedì 5 ore 21.00: Adorazione Eucaristica con testimonianze in p.tta Perrone “… e vi fu grande gioia in quella città”(At 8,8).

Domenica 8 : Solennità di Pentecoste. Ore 11.15: S.Messa con Prime Comunioni.

Da lunedì 9: S.Messa anche al mattino ore 09.30.

Martedì 10 ore 21.30: Recital “ E tu, Antonio…come hai fatto?” realizzato dalla corale parrocchiale diretta dal M. Vincenzo Barbieri.

Giovedì 12 ore 19.00 : Processione per le vie interne di Perrone con celebrazione della S.Messa in piazza.

Venerdì 13 S.S. Messe ore: 6.30; 8.00; 9.30; 11.00 S.Messa solenne; ore 12,00 Supplica al Santo. Ore 17.30 S.Messa; ore 18.30 Processione per le vie cittadine; al rientro S.Messa per tutti coloro che in vari modi hanno collaborato alla testimonianza del nostro Santo.

Sabato 14 ore 19.30 S.Messa presieduta dal nostro vescovo Pietro che conferirà il sacramento della cresima.

que, osserviamo i comandamenti, lo Spirito Santo agisce in noi…”

Il Vescovo Lagnese si è soffermato sull’importanza del dono del Sacramento della cresima nella prospettiva di valore e testimonianza di ogni credente, “Quante persone hanno ricevuto il dono della cresima e vivono una vita cristiana mediocre e scialba, senza passione e amore, perché lo Spirito non agisce in loro, perché non osservano i comandamenti del Signore…e questo perché non si sono lasciati plasmare dallo Spirito Santo…Solo mettendoci in ascolto della parola di Dio, lasciandosi sorprendere dal Suo infinito amore e cercando, con le nostre possibilità, di accoglierla e viverla, lo Spirito Santo può entrare in funzione nella nostra vita.”

Mons. Lagnese, prima di invocare il dono dello Spirito su ciascuno dei giovani presenti, ha sottolineato il valore del testimoniare la parola di Dio nella vita quotidiana, nel lavoro, a scuola, tra gli amici, esortando i presenti a leggere e vivere quotidianamente la parola di Dio per diventare testimoni del Vangelo, così come hanno fatto gli apostoli nel giorno di Pentecoste. “…Testimone è colui che ha visto, sperimentato ed incontrato il Signore e che non ha paura di testimoniare e vivere il Vangelo.”

Stupenda l’esortazione finale fatta ai presenti... “Sappiate scoprire la Bellezza e il profumo di Cristo che dà la pace!”

La celebrazione si è conclusa con la foto finale del vescovo circondato dall’affetto dei tanti giovani e l’applauso dei tantissimi presenti.

La predicazione è affidata a fra’ Nunzio Ammirati, ofm.

SERATE IN PIAZZA Mercoledì 11 ore 21.00: Serata musicale ed enogastronomica.

Giovedì 12 ore 21.00 : Tombolata con animazione e spettacolo dei bambini di Perrone.

Venerdì 13 ore 21.00: Serata musicale ed enogastronomica.

Il parroco d. Gaetano Pugliese

“MI È STATO DATO OGNI POTERE IN CIELO E IN TERRA” N

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31 maggio 2014 www.chiesaischia.it

| ARTE E LITURGIA

ARTE

| a cura di Ernesta Mazzella

ell’antica ed accogliente chiesa di San Rocco, la quale domina la piazza di Barano, è custodita una famosa pala d’altare del pittore foriano Cesare Calise, firmata e datata 1632, che raffigura la Madonna del Rosario. La chiesa è stata edificata nel Seicento, era sede di una confraternita dedicata alla Madonna del Rosario, in auge ancora sino al Novecento. L’immagine della Madonna è incorniciata da piccole formelle raffiguranti i misteri del santo rosario. Nella foto è un particolare della pala che rappresenta l’Ascensione di Cristo in cielo. La scena è dominata dalla maestosa figura del Cristo, collocata al centro del dipinto, Egli con un slancio si protrae verso l'alto con le mani levate. Lo slancio è enfatizzato dal ricco panneggio del manto rosa che gli crea un vortice alle spalle.

In basso vi sono Maria e gli apostoli, ritratti con volti e gesti che esprimono in pieno il loro stupore davanti all’evento divino.

Cesare Calise sembra che sia nato tra il 1560 e il 1570, operoso dal 1588 al 1641; a Napoli nel 1600 decorava la chiesa del Carmine. L’attività napoletana dell’artista è limitata rispetto a quella svolta nell’Isola, in modo particolare nel comune di Forio, si custodiscono diverse opere come quelle di S. Carlo, dove ha lasciato un vero e proprio ciclo decorativo “l’unico esempio sull’isola di quell’arte pittorica a carattere parietale, molto diffusa nei secoli XIV-XVI”, di S. Maria di Loreto e di S. Vito. Ai primi anni del 1600 l’Alparone assegnava la Santa Lucia e due santi custodita nella chiesa di S. Giorgio al Testaccio, nel 1607 il San Nicola da Tolentino, in S. Maria di Loreto, definita dallo studioso “opera severa di un artista maturo”. Il Calise dopo un iniziale periodo manieristico, secondo un'ipotesi avanzata dall’Alparone, scaturito alla frequentazione della bottega del senese Marco

Pino, presente nella città di Napoli dal 1557 almeno fino al 1582, la sua produzione fino al 1635 resta alquanto attardata e superata, del tutto indifferente alla rivoluzione caravaggesca, anzi ancora legata alla lezione del Cavalier D'Arpino, che era stato attivo nella Certosa di S. Martino a Napoli fra il 1589 e il 1591. Il Calise, infatti, viene definito dalla Persico Rolando un “artista intento a prolungare nel tempo le cadenze del tardomanierismo napoletano mentre le novità introdotte dalla pittura caravaggesca riscuotevano un successo via via crescente” invece “il Calise non si mostra partecipe di questi fermenti culturali innovativi”. Morì probabilmente tra il 1636 ed il 1641.

IL DONO DELLA SCIENZA DA PARTE DELLO SPIRITO SANTO FONTI FRANCESCANE

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ercoledì 21 maggio durante l’udienza generale Papa Francesco ci ha parlato di un altro dono speciale dello Spirito Santo: la Scienza. Questa Scienza però, ci dice il Papa, non è una scienza che si limita alla conoscenza umana, ma è una scienza che viene dallo Spirito Santo e che ci porta, attraverso la bellezza del creato, a conoscere l’amore di Dio per ognuno di noi.

Il creato è la prima rivelazione di Dio, la prima parola di Dio rivolta a noi. Contemplando il creato, la sua bontà la sua forza, la sua bellezza, la sua sapienza, siamo invitati a risalire al suo Creatore; “di Lui parlano le creature”. Tutto questo ci deve portare alla consapevolezza ed alla responsabilità affinché i nostri comportamenti non distruggano il creato, patrimonio di tutta l’umanità, ma lo proteggano e lo difendano da manomissioni che potrebbero stravolgere la natura.

Tutto questo non può che riportarci a S. Francesco, al suo Cantico delle Creature: “ le creature dell’ Altissimo portano significazione”.

Contemplando il creato, la sua bontà la sua forza, la sua bellezza, la sua sapienza siamo invitati a risalire al suo creatore. San Francesco nel Cantico delle Creature mette in chiaro questa nuova mentalità di nutrire sentimenti di fratellanza con tutte le creature e chiama “ fratello” il sole, il fuoco, il vento; “ sorella” l’acqua, la luna, e le stelle; “ madre” la terra. Non si tratta di sentimentalismo, ma di profonda esperienza di gratitudine verso il Creatore e di senso di familiarità verso tutte le creature. Solo questa visione fortemente radicata è capace di suscitare rispetto verso le cose così preziose per la vita di ogni uomo, verso gli animali così belli e così utili, verso questo giardino che è la nostra terra, oasi in mezzo al deserto del cosmo da noi conosciuto.

Il dono della scienza che lo Spirito Santo dà in abbondanza a chi lo prega ci dona sempre e senza fatica un giusto giudizio verso le creature e ci incita a farne un buon uso e per mezzo di esse salire in alto. La creazione è soprattutto un messaggio di Dio, il segno della sua presenza, e San Francesco impara ad ascoltarlo, già dal periodo della conversione, e poi vi si immerge, leggendo ovunque le orme del Diletto, l’immagine della Bellezza, il richiamo della Somma Bontà: FF 326-328; va perciò incontro alle creature con devozione, gratitudine, cura premurosa: FF 327-328, si pone, anzi, alla loro scuola, dirigendosi costantemente al Creatore, come sospinto dal loro grido di gioia, dall’ineffabile concerto della loro lode: FF 329.

A cura dell’Ordine Francescano Secolare di Forio

IO SONO CON VOI TUTTI I GIORNI, FINO ALL A FINE DEL MONDO 31 maggio 2014 kaire@chiesaischia.it

ARTE E LITURGIA

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ASCENSIONE DEL SIGNORE

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| a cura del diacono Giuseppe Iacono

rossimi alla Pentecoste, celebriamo domenica la festa dell'Ascensione di Gesù.

Non vi nego che nei giorni scorsi, mentre meditavo questo brano di Vangelo, c'era una cosa che proprio non mi andava giù: come possiamo chiamare "festa" il giorno in cui il Signore se ne va? Con i suoi discepoli le cose stavano incominciando finalmente “ad andare bene”. Gli undici iniziavano a comprendere il suo mistero, a rileggere i fatti e le parole del loro Rabbì alla luce della resurrezione; tutto iniziava proprio a girare per il verso giusto... e Lui che fa? Promette lo Spirito, saluta tutti, un bel sorriso e se ne va!

E la contraddizione sta proprio in quelle parole che precedono la salita al cielo: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Proprio strano questo Gesù! Non ci lascia mai tranquilli...

E io mi chiedo: perché non è rimasto? Non sarebbe stato più facile riascoltare la Sua Parola, intuire la Sua volontà e lasciarsi scavare dentro dal Suo sguardo per trovare aiuto e sostegno nelle scelte più difficili della nostra vita? Perché non è rimasto, bellissimo e glorioso, in mezzo ai suoi discepoli? Niente da fare: il Signore sorride, saluta e ritorna al Padre. Forse sta proprio qui la chiave di lettura di questa festa: non una fuga, ma un ritorno alla comunione della Trinità.

Ci penso e ci ripenso: questa festa è per davvero sconvolgente! L'umanità di Gesù, trasfigurata dalla resurrezione, entra nella comunione della Trinità! Ma ci pensate? Gesù ritorna al Padre e si porta dentro tutta la nostra umanità! Che Dio stupendo abbiamo avuto la fortuna di incontrare! Se qualcuno venisse a dirti che le religioni sono tutte uguali e che in fondo l'importante è volersi bene e andare tutti d'accordo, raccontagli della stalla di Betlemme, di quel cucciolo di mes-

sia stretto tra le braccia tremanti di Maria, di quel Rabbì che parlava e operava come nessuno mai prima di Lui aveva fatto, del Pane spezzato, del Crocifisso, della tomba vuota, delle corse delle donne per portare l'annuncio dell'angelo e del ritorno al Padre. Questa è la storia di Dio in mezzo agli uomini, è la trascrizione storica del suo volto d'amore.

Lui in mezzo a noi e noi accolti in Lui con l'ascensione del Figlio.

E ora penso a te, sorella che vegli con amore al letto di tuo suocero, Lui sa la tua fatica, Lui sa cosa c'è nel tuo cuore. Penso a te, fratello disoccupato che ti senti inutile e da buttare, Lui ti è vicino e sa cosa stai vivendo. Penso a te, sorella o fratello che cerchi un senso alla tua vita e ti sembra che tutte le porte ti siano chiuse in faccia, non temere perché Lui veglia sui tuoi passi e li illumina con la Sua presenza.

UN DONO RICAMBIATO

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| a cura di Oreste Paliotti

n giorno, andando all'università, sono passato da una chiesa. Ero lì in preghiera quando mi si avvicina, zoppicando, un ragazzo vestito di stracci e con uno zaino molto pesante. È per chiedermi un'elemosina. Mi alzo e insieme andiamo verso la porta per non disturbare le persone sedute nei banchi. Lì egli si apre sulla sua situazione: mancavano tre giorni per entrare in una comunità di recupero, ma non aveva i soldi per mangiare né sapeva dove andare a dormire. Mi mostra anche una brutta piaga ad una gamba.

Avevo con me solo il denaro sufficiente per comperare un libro per un esame e per mangiare in mensa. Mi sono voltato verso l'altare e con fede «Gesù – gli ho detto fra me –, tu sai che questi soldi mi servono, ma io credo all'amore del Padre…». Li ho presi e li ho dati al ragazzo, il cui volto

Togliamoci dalla testa un Dio che sistema tutto con un tocco di bacchetta magica. Il Dio di Gesù Cristo ci dà la forza e la speranza per restare dentro la nostra storia e per vivere una vita sana e bella. Lasciamo perdere i sogni di evasione o di fuga, il Signore ci chiama ad essere santi e felici lì dove ci ha messi. L'unica cosa da far evadere dalla nostra vita è la dispersione e la menzogna del peccato...

Buona Ascensione in Cristo a tutti.

si è illuminato. Ancora fuori della chiesa lui continuava a ringraziarmi...

Poi sono andato in facoltà, ed è passata la mattinata senza che pensassi più all'accaduto.

A mezzogiorno, in mensa, mi servo col mio vassoio e consegno la mia tessera magnetica alla cassiera, che mi dà uno scontrino con stampato "euro 0". Come mai? Lei mi chiede se avevo fatto la domanda per la borsa di studio. Rispondo di sì, ma che non ero entrato in graduatoria. E lei: «Hai perso la borsa, ma in compenso ti hanno assegnato la mensa gratuita per tutto l'anno». Sento un "tonfo" al cuore: il Padre lassù non aveva aspettato neanche due ore per ricambiare…

Stefano - Padova

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31 maggio 2014 www.chiesaischia.it

FESTA IN ONORE DI

S. ANTONIO DI PADOVA Convento Frati Minori ISCHIA 1-13 GIUGNO 2014

ore 18.30: ore 19.00:

TREDICINA A S. ANTONIO S. Rosario S. Messa – Tredicina

ss. Messe: ore 10.30:

1 giugno: INIZIO TREDICINA – PROCESSIONE VIA MARE Tredicina Processione via mare con benedizione del mare.

Imbarco Molo Miramare e sbarco Baia vecchio Carcere

ore 11.00:

ore 20.00:

S. Messa solenne nel cortile del Convento presieduta dal Ministro Provinciale P. Agostino Esposito o.f.m

ore 17.00: ore 18.00:

ore 22.00:

Spettacolo nel cortile del Convento: “ Mi ritorni in mente… I magnifici anni ’70 – ’80 “ Parteciperanno i cantanti ischitani: Daniele Cigliano, Roberto Sollino, Carolina Palma, Natalino Di Maio, Valentina Piesco.

Coreografie a cura della scuola di ballo “ Manu Moving” Presentano la serata Armando Chartier e Paolo Lauro

ore 18.00: ore 18.30:

ore 19.00:

7 giugno: Giornata per gli ammalati S. Messa solenne nel cortile del Convento presieduta da S. Ecc. Rev. Mons. Pietro Lagnese, vescovo d’Ischia, con l’Associazione “UNITALSI” e gli ammalati: durante la celebrazione verrà amministrato il sacramento dell’ Unzione degli Infermi e l’affidamento degli ammalati a S. Antonio.

I canti saranno eseguiti dalla corale “INARIME” diretta dal M° Nicola LAURO

8 giugno: Domenica di Pentecoste ss. Messe: ore 11.00 - 19.00

ore 19.00:

ore 21.00:

12 giugno: VIGILIA FESTA DEL SANTO s. Messa solenne e consacrazione dei bambini a S. Antonio: ogni bambino offrirà un giglio al Santo

ore 12.00:

13 giugno: Festa del Santo ore 7.00 – 8.00 – 9.30 S. Messa solenne presieduta dal Ministro Provinciale, P. Agostino Esposito o.f.m.

Giro per il Comune di Ischia della Banda “Città d’Ischia”: esecuzione dell’ Inno al Santo nel cortile del Convento.

Supplica al Santo e s. Messa per gli emigrati presieduta dal parroco Don Carlo Candido S.Messa nel cortile del convento Processione: via Mirabella – Via A. De Luca – Via Seminario - Piazzale Aragonese (benedizione del mare) – Via Sogliuzzo – Via L. Mazzella – P.zza degli Eroi – Piazzetta S. Girolamo - C.so Vittoria Colonna – Via Champault – Spiaggia dei Pescatori.

Sosta alla Spiaggia dei Pescatori con Tredicina al Santo e canto del “ Si quaeris”.

Sorteggio premi S. Antonio. Rientro per via Pontano, via A. De Luca e Via Mirabella.

SAGRA DEL PESCATORE ore 22.00: Concerto musicale Banda “città d’Ischia”, con la speciale partecipazione di “Fra Alessandro” la voce di Assisi, che ci offrirà un repertorio di canti sacri e classici napoletani.

Sagra del pescatore con degustazione di cibi locali a cura del Comitato dei festeggiamenti ore 24.00: Spettacolo pirotecnico a mare a cura della ditta “Ischia Pirica” IMPORTANTE:

- per tutte le strade dove passerà la processione si prega di addobbare i balconi con coperte, fiori o luci - dal 1° giugno ( ore 17 -19 ) è possibile ritirare presso il Convento gli abitini di S. Antonio che i bambini ( fino a 13 anni di età ) indosseranno per la processione.

L’addobbo in Chiesa è realizzato dalla ditta “D’Errico Antonio” I fiori sono curati da Arcamone G. Giuseppe Le luminarie sono a cura della ditta “Luminart” I canti sono eseguiti dal Coro del Convento

Spettacolo musicale alla Spiaggia dei Pescatori, eseguito dal gruppo folkloristico “Suonapolis”: viaggio intorno alla tradizione popolare della canzone napoletana: “ le voci del popolo” Salsicciata a cura del comitato dei festeggiamenti SI RINGRAZIA: la Cooperativa “Ischia Barche”, la parrocchia “S. Maria Assunta” col Parroco Don Carlo, gli emigrati in California e tutti quelli che hanno contribuito generosamente per la buona riuscita della festa.

I Frati Minori e il Comitato dei Festeggiamenti

31 maggio 2014 kaire@chiesaischia.it

Kaire 23

IL LOGO CHE DICE ÂŤBUON APPETITOÂť

TEMPO LIBERO

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Dulcis in fundo: buone notizie Fase Regionale 2013/2014 Categoria Open SEMI-FINALI GioventĂš Castellana Mater Ecclesiae

Epomeo calcio a 5 Vairano Caserta

10 Âą 8 13 Âą 2

Prossimo turno finale regionale lunedÏ 2 giugno: Mater Ecclesiae -GioventÚ Castellana TABELLINI E ARTICOLI I ILDLDQHVL IDQQR ´ ¾ Grande prova contro un Vairano Caserta mai in partita.

Mater Ecclesiae da capogiro! Epomeo C5 beffato! /¡(SRPHR FUROOD QHO ILQDOH GRSR XQ JRO PROWR GLVFXVVR MATER ECCLESIAE ² VAIRANO CASERTA 13 ² 2 MATER ECCLESIAE: Mazzella, Schiano (1 gol) '¡$QGUHD (1 gol), Mazzella G. (2 gol), Buono F. (4 gol), Patalano (1 gol), Marena (1 gol), Barano (3 gol). All. Buono V. Gara a senso unico e stradominata dal Mater Ecclesiae che, come si evince dal punteggio piÚ che tennistico, fa un sol boccone del malcapitato Vairano Caserta, compagine molto modesta. Tutti a segno i componenti della squadra fiaianese a dimostrazione di un gruppo affiatato, che darà battaglia per conquistarsi un posto alle prossime fasi interregionali. *,29(178¡ &$67(//$NA ² EPOMEO CALCIO A 5 10 ² 8 EPOMEO C5: Di Meglio, '¡$PEUD * (1 gol), Mattera M. , Scotti L., Scotti A. (2 gol), Iacono S., Iacono F. (5 gol) All. Finzi G 7HUPLQD LQ VHPLILQDOH UHJLRQDOH OD FRUVD GHOO¡(SRPHR FDOFLR D LQ XQD SDUWLWD PROWR sfortunata, che ha visto i fontanesi arrendersi al GioventÚ Castellana solo nel finale di PDWFK 3DUWLWD VXELWR LQ VDOLWD SHU O¡(SRPHR & FKH DSSURFFLD O¡LQFRQWUR LQ PRGR WURSSR soft e nel giro di pochi minuti va sotto di quattro reti. Veemente reazione della squadra di Finzi che a cavallo tra la prima e la seconda frazione, dapprima pareggia e poi si porta in vantaggio di due gol. Nel finale complice la stanchezza e un gol molto dubbio DVVHJQDWR DL FDVHUWDQL O¡(SRPHR YD LQ EDPEROD H FHGH OH DUPL

I

l nome, "Etrack", ha il suono – lo snap, direbbero gli intenditori – del cioccolato fondente di Modica che, quando si spezza, è già preannuncio di bontà . Ed è proprio il gusto, sinonimo di qualità , delle molteplici specialità agroalimentari italiane, che "Etrack" dovrà assicurare e garantire. Si chiama cosÏ infatti il progetto per la tracciabilità e il monitoraggio dei prodotti. Ed è tutto italiano, ideato dalla Secom, azienda laziale che dal 1984 opera nel settore della sicurezza pubblica attraverso la realizzazione di sistemi tecnologicamente avanzati.

"Etrack" si attiva con un QRcode – il quadratino con disegni bianchi e neri – che fotografato dal cellulare restituisce le notizie sull'articolo, dalle materie prime all'arrivo sullo scaffale del negozio. "Etrack" – spiega Giuseppe Castelluccio di Secom Italia – è una

PRONTO? SONO FRANCESCO Ăˆ

U

n anno di pontificato ripercorso attraverso le parole di Papa Francesco ai giornalisti. A proporlo è la Libreria Editrice Vaticana con il volume firmato dal giornalista Massimo Enrico Milone, responsabile della struttura Rai Vaticano. Un itinerario che ha inizio con la prima udienza pubblica di Papa Francesco, concessa proprio ai rappresentanti dei media il 16 marzo 2013, fino all’intervista rilasciata al direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli il 5 marzo 2014, che offre una panoramica ad amplissimo raggio sul primo anno di pontificato e le sfide che attendono oggi la Chiesa. Milone lo racconta con gli occhi del cronista e del testimone. Arrivato a Roma nel giorno in cui Papa Benedetto XVI annunciava la sua rinuncia al pontificato, dopo aver diretto per dieci anni la redazione del TGR Campania, ha voluto raccogliere e mettere insieme quanto Papa Francesco, in un anno, ha detto ai giornalisti sul ruolo e le responsabilità dei media. Si interroga inoltre su

proposta innovativa rivolta alle aziende del comparto alimentare a tutela del proprio prodotto e della propria clientela. Il servizio è gestito dalla ditta offerente e il produttore non deve modificare i propri processi operativiÂť. Con poco incomodo anche per il cliente se si pensa di organizzare nei supermercati "edicole" per leggere la vita della merce. ÂŤĂˆ l'unico modo per garantire produttore e consumatoreÂť, replica Michele Pannullo, presidente di Confagricoltura Campania. Nella regione travolta dallo scandalo della terra dei fuochi è giĂ attivo il QRcode di tracciabilitĂ . ÂŤUn sistema da estendere in tutta Italia contro la contraffazione alimentareÂť.

SOCIAL NETWORK E FORMAZIONE RELIGIOSA

ormai chiaro per nuovo “mondoâ€? digitale tutti: i social net- che tanti oggi scoprono e work sono am- imparano ad apprezzare. costitutivi Costituisce anzi ÂŤuno struuna professione, quella giornalistica, che bienti oggi, specialmente in Italia, richiede piĂš che dell'esperienza relazionale. mento facile e pratico, realiPerchĂŠ non guardare ad essi stico e concreto per mai una rivoluzione etica per rigenerarsi. senza ingenuità – e anzi: indirizzare la riflessione e con favore – anche all'in- l'opera di tutti coloro che terno della formazione dei sono impegnati nell'ambito seminari e degli istituti reli- educativo in una prospettiva giosi? Ăˆ la domanda che si cristiana, in special modo alpone l'autore di questo vo- l'interno dei seminariÂť. lume, insistendo sull'ur- (dalla Prefazione di S.E. genza di ÂŤritrovare un'unitĂ card. Beniamino Stella) di vita, una vera connessione, tra tutti i luoghi relazionali che frequentiamo, in una prospettiva di relazione condivisa, nella quale – alla fin fine – si gioca l'efficacia della nostra sfida educativaÂť.

Con competenza e con stile sereno e non superficiale, questa guida pratica e operativa ci accompagna all'interno di quel

Cerchiamo un progetto serio, che porti il sorriso tra la gente.

Partecipa al concorso ifeelCUD, puoi vincere fino a 29.500€ per un progetto di solidarietà.

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Il concorso è organizzato dal Servizio C.E.I. per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica in collaborazione con il Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della C.E.I. e con i Caf Acli.