Kaire 31 anno II

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 2 | numero 31 | 1 agosto 2015 | E 1,00

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KAIRE ESTATE Vita da falegnami. Gli artigiani del legno isolani in piena crisi economica. Solo il ‘sistema Ischia’ potrà aiutarli ad uscire dalla crisi cronica.

EDITORIALE DEL DIRETTORE

Un’edizione indimenticabile!

SANT’ANNA 2015 vince il made in Ischia

Di Lorenzo Russo

Continua a pag. 2

Come si devono mettere le didascalie a pag 6 e 7?

Le doti artistiche e creative di Mariagrazia Nicotra, l’ingegno di Gaetano Maschio e il lavoro di squadra dell’associazione Actus Tragicus…un mix isolano che ha raggiunto l’apice del nostro essere ischitani. Giovan Giuseppe Lubrano

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n questi ultimi giorni post festa di sant’Anna sono state spese tante belle parole sull’83a edizione. Non c’è che dire: il direttore artistico Mariagrazia Nicotra ha raggiunto gli obiettivi sperati e attesi. E, ricordiamolo, in poco più di quindici giorni e con un budget limitatissimo! Davvero una professionalità inaudita, un piccolo miracolo che gli isolani e i turisti hanno potuto vedere durante la sera del 26 luglio nella baia di Ischia Ponte. Dobbiamo dirlo: se tutto questo è potuto accadere, è solo perché c’era una donna alla guida della direzione artistica. Le doti femminili, il saper tenere a bada le ansie, le attese, quelle giuste riflessioni prima di parlare e agire, il saper tenere un gruppo di lavoro ben coeso e partecipativo, appartengono solo al gentil sesso. Come quando una donna è in attesa di un bimbo. Il piccolino cresce nella pancia nel calore del ventre materno, ma il pensiero per la mamma del giorno del parto, i dolori fisici e psicologici, i nove mesi di attesa, di ansie, gioie, dolori…sono stati d’animo che noi uomini non capiremo mai. E poi ecco la gioia di una nuova vita!

POLITICA AAA Cercasi Vicesindaco. Il sindaco Giosi Ferrandino alla ricerca di un fedelissimo braccio destro.

UN PONTE NEL VENTO

EREMO SAN NICOLA

L’associazione di Casamicciola che unisce l’amore per il mare con chi vive un disagio mentale.

Inaugurato alla presenza di Padre Pietro l’eremo sul monte Epomeo dopo i lavori di ristrutturazione.

PARROCCHIE Iniziative per non chiudere per ferie: gita a Procida, spettacolo teatrale, passeggiata all’alba sul monte Epomeo…


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In Primo Piano 1 agosto 2015

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Sant’Anna 2015: l’amore per il made in ischia vince su tutto Continua da pag. 1 Provo solo ad immaginare le sue ansie, la paura di sbagliare, di deludere il proprio popolo…e invece tutto ha funzionato alla perfezione. Una festa stupenda, emozionante, a tratti coinvolgente anche verso coloro che da sempre cercano di trovare quel lato negativo e polemico, forse solo per la voglia di remare contro. Bello il lavoro di squadra che Mariagrazia ha saputo portare avanti con i suoi più fedeli collaboratori e professionisti. Tante le novità di quest’anno che hanno stupito chiunque. Belle le barche, ben curate fino al più piccolo dettaglio. Un grande plauso va logicamente alla prima classificata, la barca foriana con l’ingegno di Gaetano Maschio e l’associazione Actus Tragicus. Costruita sul tema dell’acqua, ha portato a casa il PREMIO NERONE per il Miglior Effetto Scenico, il PREMIO ANDREA DI MASSA per l’Innovazione, il PREMIO DOMENICO DI MEGLIO assegnato dal pubblico e, il PREMIO SANT’ANNA 2015. Quando la passione in quello che facciamo, nel nostro made in Ischia, supera qualsiasi barriera e polemica ma sposa la voglia di fare le cose nel migliore dei modi, allora si ottengono solo risultati eccellenti! I ragazzi di Forio ci danno una lezione umana di unità, lavoro di squadra, di amore per la propria terra. Ci hanno creduto da subito e mai hanno pensato di essere superficiali. Tanto di cappello… Dobbiamo però fare i complimenti anche alle altre tre barche in gara, innanzitutto ai cugini della vicina isola di Procida, arrivati secondi con la barca che rappresentava il fuoco. Mariagrazia qualche giorno dopo la festa li ha telefonati per sapere come stavano, con la promessa di andare a Procida a trovarli. “Mai nessuno nelle scorse edizioni ci ha richiamati dopo il 26 luglio per ringraziarci, fare festa con noi, capire cosa fare per poter crescere di più nel prossimo anno” queste le parole dei procidani alla telefonata di Mariagrazia. Questa la strada giusta da intraprendere, che si basa sul dialogo, la voglia di crescere insieme e volerci bene.

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia Proprietario ed editore COOPERATIVA SOCIALE KAIROS ONLUS

GRAZIE ISCHIA!!!!!!!!!!! Dal profilo facebook del direttore artistico 2015

Un plauso poi anche al gruppo della Mandra e ai ragazzi di Casamicciola. La festa di sant’Anna è un evento che l’intera isola vive con grande partecipazione. Un nostro fiore all’occhiello, una nostra eccellenza. Andiamo avanti con questa giusta ricetta per il futuro, per voler bene ai nostri turisti e a noi stessi. Questo è made in Ischia, l’isola che lavora, l’isola che produce.

Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia Codice fiscale e P.Iva: 04243591213 Rea CCIAA 680555 - Prefettura di Napoli nr.11219 del 05/03/2003 Albo Nazionale Società Cooperative Nr.A715936 del 24/03/05 Sezione Cooperative a Mutualità Prevalente Categoria Cooperative Sociali Tel. 0813334228 Fax 081981342 info@kairosonline.it pec: posta.kairos@pec.it Registrazione al Tribunale di Napoli con il n. 8 del 07/02/ 2014

Tutto è cominciato con un messaggio di Luigi Di Vaia, “ci siamo conosciuti alla festa l’anno scorso ci ha presentati Salvatore, posso parlarti?” Stamattina (28 luglio) mi sono svegliata ed è arrivata la valle di lacrime, la stanchezza e la gioia per un’esperienza che mi ha segnato, niente è stato facile, la paura di deludere, l’andare controcorrente...grazie a chi non avete visto e sentito ma che ci è stato!!!! Penso alle mie continue telefonate a Dario Della Vecchia che mi è stato vicino come un fratello e mi ha curato la regia dagli scogli, Maurizio Pinto che mi ha protetto, Salvatore Ronga che mi ha consigliato, Don Carlo Candido che ha pregato x me e con i ragazzi della parrocchia mi ha aiutato. Penso al sorriso di Giovanni Laganà, all’eleganza di Giosuè Mazzella anche nel correre con Luigi sotto al sole x risolvere i problemi, Luca Mazzella (Mario Mazzella) il borgo e la Signora Cigliano che ci ha aperto la casa e il cuore...la Dottoressa Stefania Grasso che mi dava coraggio, Marianna Sasso con cui ho condiviso le mie ansie, i miei amici di sempre come Giuseppe Imparato che è la vita mia, i miei gen for ever!!! Ettore Guarracino con il suo entusiasmo e le sue scenografie, Aniello Pilato detto Nellino, la ditta dei fuochi che diceva “Mariagrazia non ti preoccupare spariamo in alto”... e a chi come la grande Lina Sastri mi ha detto “vai” quando non volevo andare...La rosa di professionisti che ha creato la giusta atmosfera. La festa è complessa e non va sottovalutata, l’apertura al nuovo è sempre una cosa positiva...15 giorni sono pochi...e bisogna accogliere le ditte nuove e anche tutelare le ditte isolane che hanno dato il sangue negli anni per questa festa. I soldi sono pochi è vero.....ma l’amore è tanto e un modo si troverà. Tutti hanno diritto di dire la loro...ma pochi sanno cosa si vive e forse non lo vogliono sapere, ciò che conta è che Ischia si unisca e appaia forte, conta “la grande bellezza” che ci fa dimenticare per un attimo gli affanni dell’esistenza..... Mariagrazia Nicotra

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo Direttore Ufficio Diocesano di Ischia per le Comunicazioni Sociali: Don Carlo Candido direttoreucs@chiesaischia.it Progettazione e impaginazione: Gaetano Patalano per Cooperativa Sociale Kairos Onlus

Redazione: Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia kaire@chiesaischia.it | @chiesaischia facebook.com/chiesaischia @lagnesepietro Tipografia: Centro Offset Meridionale srl Via Nuova Poggioreale nr.7 - 80100 Napoli (NA) Per inserzioni promozionali e contributi: Tel. 0813334228 Fax 081981342 oppure per e-mail: info@kairosonline.it

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La Voce di Pietro

3 1 agosto 2015

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La messa alla chiesetta di S. Anna Di Silvia Pugliese

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l 26 luglio è una data importante per l’estate degli ischitani e amanti dell’isola, grandi sono le aspettative, per quella che è considerata una festa unica al mondo. Come tutti sanno, la sfilata dei carri allegorici trae la sua origine da una sacra usanza, la processione per mare, sulle barchette dei pescatori, delle partorienti che andavano a consacrarsi nella bellissima e antica chiesetta di Sant’Anna, costruita sul mare, a strapiombo sugli scogli di Cartaromana. Con il passare degli anni, la festa ha acquistato sempre più il carattere di spettacolo, folklore, arte, turismo, e purtroppo, anche tanti interessi economici. Ma la tradizione non si dimentica della fede, e ogni anno, con grandi difficoltà, visto che per molti aspetti la chiesetta di S. Anna è “terra di nessuno”, si è sempre riusciti a celebrare la messa più suggestiva, quella della vigilia della festa, quando la chiesa viene raggiunta per mare con le barchette. Quest’anno anche la direzione artistica ha voluto sottolineare la necessità assoluta di tener viva la fede alla base della festa e della tradizione, perché senza fede tutto è destinato a crollare. E nonostante le tante difficoltà, le autorità non si sono mosse per pulire la chiesetta, polverosa e sottoposta alle intemperie del mare e del vento, e la terrazza antistante, piena di foglie, rami e rifiuti, accumulati nel tempo e lì abbandonati. Le volontarie della parrocchia hanno pulito e sistemato tutto, perché la S. Messa potesse essere celebrata anche quest’anno. E questo grande impegno, insieme alla costanza di numerosissime persone, che nonostante il caldo e l’inadeguatezza del piccolo molo e della scala pericolante per raggiungere la terrazza della chiesetta, sono stati ripagati con una bellissima celebrazione. Tantissimi i fedeli e quest’anno anche le partorienti che hanno ricevuto la benedizione di S. Anna erano numerose. A dispetto di una società che ci trasmette continuamente segnali di chiusura alla vita, tante sono le donne che seguono la propria natura, scegliendo di diventare mamme, e affidando il frutto del loro grembo, a Dio e alla Santa che ha avuto la Grazia di partorire la Madre di Gesù. La celebrazione è stata presieduta dal nostro Vescovo Padre Pietro, che ha benedetto con grande dolcezza queste future mamme. “Dai frutti si riconosce l’albero” così Padre Pietro ha parlato di Gioacchino e Anna, da sempre la Chiesa ha sostenuto che dovevano essere anch’essi santi per mettere al mondo la più santa delle creature. Ha ricordato che essi hanno vissuto l’esperienza della sterilità ma hanno avuto fede in quel Dio che può rendere fertile anche il grembo più sterile. Ci ha messo in guardia su una tentazione di credere la base dei nostri problemi sia la difficoltà economica. Ma Gesù, nel Vangelo, ci insegna la condivisione, come origine della salvezza, dai

5 pani e 2 pesci di un ragazzo che si è fidato, ha dato a tutti cibo in abbondanza, così se ci fidiamo di lui, può far nascere figli dalle pietre e rendere fecondi anche i grembi sterili. Padre Pietro ci ha invitati a essere “ragazzi” proprio come Papa Francesco che sa trarre dal rapporto con Dio quella santa ingenuità che lo rende capace di assumersi grandi sfide. Siamo tutti chiamati a mettere a disposizione il poco che abbiamo, affinché il Signore ne faccia grandi cose. Questo il messaggio del nostro Vescovo, che si è rivolto poi alle mamme che hanno avuto coraggio di dire il proprio Sì, sapendo che Dio non ha mai deluso, perché siano da esempio a tante famiglie che fanno della scelta di avere un figlio una contrattazione economica, secondo la logica del “possiamo permettercelo?” Un pensiero poi per gli anziani, Gioacchino ed Anna furono per Maria due genitori anziani, e rivolgere a loro il nostro pensiero, significa non chiudere le porte delle nostre case ai nostri anziani, nascondendoci dietro le difficoltà economiche. Al termine della celebrazione è stata distribuita una bellissima preghiera a Sant’Anna e l’intera comunità si è raccolta in un’intensa e commossa preghiera perché Dio protegga le mamma concedendo loro un parto felice e per il frutto del loro grembo. Grazie a Sant’Anna e San Gioacchino, perché la loro fiducia ha permesso a Dio di far venire al mondo Maria, e da parte di noi fortunati ischitani, un grazie particolare a Dio per poter assistere ogni anno a questa meravigliosa natura, fede e tradizione. Andrea Miniello


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Vita diocesana 1 agosto 2015

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Luciano Meddi incontra la pastorale Di Lorenzo Russo

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n una calda serata d’estate del 24 luglio il prof. Don Luciano Meddi, sacerdote della diocesi di Roma e professore ordinario di catechetica missionaria alla Pontificia Università Urbaniana, ha incontrato alcuni fra i responsabili degli uffici diocesani, gruppi, movimenti e associazioni che operano nella diocesi di Ischia. Dopo aver guidato tre piacevoli mattinate all’insegna dell’incontro e del dialogo tra il vescovo, i presbiteri e i seminaristi sul tema del sacramento della Cresima, era doveroso per don Luciano incontrare anche i laici che hanno a cuore la diocesi. Prima di dare la parola al professore romano, c’è stato un piccolo aggiornamento degli ultimi incontri e convegni locali e nazionali, dove alcuni dei nostri isolani hanno partecipato ma che vi aggiorneremo attraverso il settimanale diocesano.

Don Pasquale Trani, delegato vescovile per la Pastorale diocesana, ha quindi introdotto don Luciano, aggiornandoci della tre giorni di formazione con il clero di Ischia sul sacramento della Cresima. “Vediamo come vivere il catecumenato crismale ad Ischia – ha affermato don Luciano - perché Ischia ha la sua forza le sue ricchezze e questo catecumenato deve prendere queste risorse. Ma voglio capire con voi quali sono i punti critici della preparazione alle cresime e quali possono essere le possibili soluzioni per risolvere tali punti. La tre giorni si è costituita su un desiderio preciso del Vescovo. E’ nata dopo due anni di ascolto per quanto riguarda la realtà delle cresime in giro per le parrocchie dell’isola. Nell’esperienza di Ischia cos’è che non va per quanto riguarda la cresima? Qual è il disagio

che mettete in evidenza? Che cosa, secondo voi, vorreste rinnovare, innovare”? Interessanti domande a cui Rosaria Colella – rinnovamento nello Spirito – ha risposto constatando che “dobbiamo dare di più un accento all’aspetto dell’annuncio dell’incontro con Cristo. Fare un momento più esperienziale di vangelo vissuto e un po’ meno di dottrina” Nel proseguire il confronto don Luciano ha svelato i sogni del vescovo Pietro: “Il vescovo ha dei sogni. All’inizio sembrano più degli incubi…ma vediamoli insieme. Primo sogno: andando in positivo, la questione di fondo è quali finalità dare in questo momento alla Pastorale. Dov’è l’innovazione? Non è quella di trovare mezzi migliori per fare la stessa cosa, ma si tratta di riflettere sul ristrutturare il cammino delle cresime, avendo come obiettivo quello di rendere le comunità VIVE. Quindi un itinerario non principalmente legato alla singola persona, ma di rendere le comunità missionarie, capaci di portare il Vangelo. Ecco, questo è molto importante. Secondo sogno: per avere comunità non solo religiose, non solo di credenti in Dio, ma missionarie, il Vescovo (e il Papa) ci chiede di organizzare un percorso di itinerario non per spiegare la cresima o di far diventare religiose le persone, ma di creare discepoli e missionari. Questa è una novità una grande novità. Dire “discepolo missionario”, vuol dire discorso della mon-

tagna, cioè la realizzazione delle beatitudini. Terzo sogno: una comunità ricca di ministeri. L’ incubo del Vescovo è che le parrocchie non abbiamo più ministeri. Non preti, ma persone che si mettono al servizio. Questo terzo punto è determinante. Quarto sogno: una comunità di testimoni, dove per testimoni si intende persone che fanno le opere di Gesù. Questi quattro sono i sogni del Vescovo”. E poi ha aggiunto: “C’è bisogno di una riprogettazione. Bisogna aiutare la crescita dei ragazzi. E il vescovo Pietro sa che Ischia non è un territorio arido. Forse (aggiungo io) è fin troppo religioso. Ho notato ad esempio le auto degli ischitani: ebbene due su quattro hanno il rosario appeso allo specchietto retrovisore. La troppa religiosità non aiuta, non ci fa aprire allo Spirito. Altra cosa: dobbiamo aiutare i ragazzi a scegliere e scoprire il vangelo come loro compito di vita. Loro devono vivere le proprie realtà vivendo il vangelo, nella fraternità. Altra cosa importante è quella di sentirsi parte della Chiesa e scoprire il proprio carisma missionario. Alcuni magari sono capaci di ascoltare e parlare con gli anziani, altri sono più portati nel lavorare nel turismo….etc etc. Scoprire il proprio carisma non è stato in passato un obiettivo popolare (o ti fai prete o ti sposi). Una serata di confronto molto costruttiva, che sicuramente porterà molto frutto per il nuovo consiglio pastorale diocesano.


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Pastorale Catechistica

1 agosto 2015

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Catechista luce nel mondo

Nella chiesa di San Domenico ad Ischia un nutrito gruppo di catechisti della Diocesi si sono incontrati per un momento di preghiera comunitaria prima della pausa estiva.

Di Ufficio Catechistico

incontro, che ha avuto come tema “Il catechista luce”, ha avuto un carattere fortemente spirituale. Davanti a Gesù sacramentato, in adorazione, i catechisti, con attenzione e interesse hanno accolto la riflessione donata dal Diacono: “Saremo luce nel mondo se ci lasceremo illuminare dalla luce di Cristo. Il vero Maestro che sempre ci precede, ci accompagna, ci spinge sulla strada, ci insegna a non restare fermi, a non avere paura di aprire le porte per portare la Sua luce nel mondo, soprattutto nelle periferie, tanto care a Papa Francesco. La nostra uscita non sarà un allontanarsi dal centro, ma rimanere innestati nella vite e dare, uscendo, i veri frutti del Suo amore”. Tante le preghiere spontanee di lode, di meditazione, di intercessione e di ringraziamento elevate dai catechisti in un clima di profondo silenzio e raccoglimento. L’incontro si è concluso con l’apertura, dall’interno, della porta della chiesa mentre i catechisti, cantando e con un cero acceso tra le mani sono usciti esprimendo così la volontà di essere missionari del Vangelo e portatori della luce di Cristo

L'

nel mondo, quasi a voler accogliere l’invito di Papa Francesco che, da Arcivescovo di Buenos Aires, così scriveva ai catechisti: “Cari catechisti, oso chiedervi ancora una volta: uscite, lasciate la grotta, aprite le porte, abbiate il coraggio di intraprendere nuove strade. Dio vi manda, vi invia per amare, guardare, accarezzare, insegnare….E i volti che Dio vi affida non si trovano solo nelle sale della parrocchia, in chiesa…Andate oltre: siate aperti ai nuovi crocevia…” Tra baci e abbracci i catechisti si sono salutati augurandosi di rivedersi quanto prima per sentirsi “un cuor solo e un’anima sola” assidui nella preghiera come la Chiesa delle origini. Qualche giorno dopo la preghiera a San Domenico ci sono giunte alcune riflessioni sull’incontro, ne riportiamo alcune. “In un clima di profonda gratitudine a Dio, si è concluso per noi catechisti un altro anno di formazione che da alcuni anni la Diocesi, attraverso l’umile ma fecondo servizio dei condirettori diacono Salvatore e Maria offre a tutti i catechisti di buona volontà che sentono forte il bisogno e, allo stesso tempo, il do-

vere di formarsi mettendosi alla sequela di Cristo. E’ stato bello pregare insieme per le famiglie e per i bambini che ci vengono affidati, per la Chiesa che è in Ischia, per i sacerdoti e per le intenzioni del nostro Vescovo Pietro.” (LUISA) “Noi catechisti ci siamo riuniti nella chiesa di San Domenico per ringraziare il Signore. Dopo aver pregato davanti al Santissimo affidandogli le nostre fatiche e speranze, si è dato vita, secondo lo stile di Papa Francesco, all’apertura della porta della chiesa, non di quella particolare dove eravamo riuniti,

ma la porta di quella chiesa peregrinante che esce fuori dalle mura gioiosa e fiduciosa dell’azione dello Spirito e, nello stesso tempo, umile e paziente nel rispetto dei tempi di Dio. Vogliamo ringraziare il nostro Vescovo Pietro, padre e pastore, perché, congiuntamente alle altre realtà parrocchiali, ci ha fatto respirare la vita della chiesa universale coltivando il senso della diocesi, allargando e aprendoci a nuove forme di collaborazione interparrocchiali che diventano contributo per tutto il popolo di Dio. (PAOLA)


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Scuola 1 agosto 2015

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SCUOLE PUBBLICHE PARITARIE

Sentenza sull’Ici retrogusto ideologico Non dovremmo essere più lungimiranti e soprattutto accogliere il principio di realtà che contraddice ogni fumisteria? E nel caso specifico, riconoscere definitivamente il ruolo “pubblico” delle scuole paritarie anche sotto il profilo dell’esenzione dalla tassazione locale? Il Governo si muove per un chiarimento normativo Di Domenico Delle Foglie

a sentenza della Corte di Cassazione che ha inflitto il pagamento dell’Ici arretrata ad alcuni istituti scolastici parificati in favore del Comune di Livorno è oggettivamente, comunque la si guardi, una spallata alla libertà di educazione. Il retrogusto della sentenza è ideologico e non sorprendono gli applausi che vengono dai settori più ideologizzati sia della società sia del Parlamento. Applausi dietro i quali si intravedono, purtroppo, pregiudizi coltivati negli anni, nel tentativo di affermare un principio assoluto di laicità dello Stato che facilmente sconfina nell’arbitrio del più forte. Non è un caso, infatti, che la scuola pubblica paritaria continui a svolgere il proprio ruolo di servizio al Paese senza alzare mai la voce, senza rincorrere comportamenti estremistici, ripianando con grandi sacrifici le perdite economiche. È del tutto evidente, e non possono non saperlo tutti i soggetti coinvolti, che se la scuola pubblica paritaria dovesse far fronte anche all’Ici o all’Imu, avrebbe poche alternative: chiudere i battenti o innalzare all’inverosimile le rette. Così facendo, taglierebbe fuori la maggior parte delle famiglie che mandano i propri figli in quelle scuole, soprattutto quelle dell’infanzia, e che statistiche alla mano appartengono al ceto medio basso. Altro che scuole per ricchi! “Siamo davanti a una sentenza pericolosa - ha affermato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei -. Chi prende decisioni, lo faccia con meno ideologia. Perché ho la netta sensazione che con questo modo di pensare, si aspetti l’applauso di qualche parte ideologizzata. Il fatto è che non ci si sta rendendo conto del servizio che svolgono le scuole pubbliche paritarie”. Ecco, il punto è proprio questo: la mancanza di conoscenza e coscienza (diffuse) del ruolo svolto dalle scuole pubbliche paritarie. “Ci sono un milione e 300mila studenti nelle scuole pa-

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ritarie”, ha ricordato il segretario generale della Cei: “Bisogna anche sapere che a fronte dei 520 milioni che ricevono le scuole paritarie, lo Stato risparmia 6 miliardi e mezzo. Attenzione, dunque, a non farsi mettere il prosciutto sugli occhi dall’ideologia”. Dinanzi a queste cifre non si è sollevata nessuna voce a smentirle. Dunque, la realtà è questa. Anzi, la stampa laica ha dovuto precisare che il costo per alunno nella scuola pubblica statale è di 6.500 euro, mentre alla scuola paritaria vanno solo 500 euro. Una differenza abissale che non è compensata neppure dalle rette pagate dalle famiglie (si aggirano sui 2.500/3.000 euro all’anno). In sintesi, il sistema della scuola pubblica paritaria costa meno e garantisce lo stesso servizio richiesto a quella statale. Ce ne sarebbe abbastanza per fare scelte coraggiose e chiudere per sempre un contenzioso oggettivamente anacronistico. Il solo parlare delle scuole paritarie pubbliche come “commerciali” in quanto i genitori pagano una retta che a malapena copre una parte delle spese generali, è in sé un controsenso. Non dovremmo essere più lungimiranti e soprattutto accogliere il principio di realtà che contraddice ogni fumisteria ideologica? E nel caso specifico, riconoscere definitivamente il ruolo “pubblico” delle scuole paritarie anche sotto il profilo dell’esenzione dalla tassazione locale? Le indicazioni pervenute da alcuni rappresentanti del Governo mostrano consapevolezza e attenzione: “Avvieremo un tavolo di confronto con gli enti no profit per arrivare a un definitivo chiarimento normativo”. Giusto. È meglio che le decisioni essenziali per la vita pubblica vengano da un Parlamento democraticamente eletto e da un Governo nel pieno delle proprie prerogative, piuttosto che da un magistrato pur autorevolissimo. È una questione di democrazia e di rispetto della vita reale.


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Famiglie

1 agosto 2015

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LA VEGLIA DEL 3 OTTOBRE

Così le famiglie illumineranno il sinodo dei vescovi “Abbiamo una grande necessità di far vedere la bellezza della famiglia che è in Italia, in unità - ha detto monsignor Nunzio Galantino - la nostra vera forza è rimanere ancorati alla realtà con la consapevolezza che la realtà è superiore all’idea: e la realtà è la famiglia”. Di M. Michela Nicolais

na “Lettera a chi crede nella famiglia”: ad inviarla per chiedere di partecipare alla Veglia di preghiera per il Sinodo, organizzata dalla Chiesa italiana il 3 ottobre prossimo, alla vigilia della fase conclusiva, è l’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei. L’obiettivo è chiamare a raccolta il “popolo cattolico” - e non solo - per rispondere all’invito fatto dal Papa nella lettera inviata alle famiglie alla vigilia della prima fase del Sinodo: “Vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo, affinché illumini i Padri Sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito”. Per aderire all’iniziativa - un anno dopo l’analogo appuntamento promosso dalla Cei nella stessa piazza - basta convergere il 3 ottobre in piazza san Pietro, dalle 18 alle 19.30, oppure accendere una piccola luce sulla finestra della propria casa. Sul territorio, intanto, si stanno preparando per settembre incontri di preghiera “nello stile di Emmaus”, tra associazioni e carismi differenti. “Le famiglie illuminano il Sinodo”, lo slogan per partecipare con la preghiera, il 3 ottobre, all’esito di un’assise che si annuncia già storica per la Chiesa. A fare da sfondo, le catechesi di Papa Francesco sulla vita concreta e i “miracoli” delle famiglie, ma anche la recente profezia sulla famiglia pronunciata durante il viaggio in Ecuador: “il vino migliore deve ancora venire”. Basta una piccola luce, per illuminare il buio che c’è. Il cielo è chiamato a toccare la terra. “Stiamo attraversando un momento di grazia speciale: per la Chiesa italiana, ma anche per tutto il mondo”. Ne è convinto monsignor Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della famiglia: “Dopo la doppia consultazione popolare, che ha notevolmente arricchito tutta la riflessione sinodale, e dopo la prima fase del Sinodo siamo giunti al capolinea, al momento decisivo dell’Assemblea. In questo momen-

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to, la richiesta di preghiera del Papa diventa ancora paiù forte, decisiva per accompagnare la luce speciale dello Spirito: è come se il cuore si allargasse fino agli estremi confini della terra, per portare linfa di nuova grazia alla vita delle famiglie. Il cielo è chiamato a toccare la terra, tornando al principio della Creazione - una coppia di sposi – per aiutarci a confrontarci con la Chiesa e con la società”. Fiaccole e finestre accese. Fiaccole accese in piazza; finestre accese nelle case delle famiglie; gruppi ecclesiali che pregano insieme, molti anche con l’adorazione notturna. Come lo scorso anno. “E’ questo lo specchio della bellezza della famiglia in Italia”, dice Gentili: “Queste fiaccole, lungo quest’anno, hanno continuato ad essere accese e ora tornano ad accendersi, il 3 ottobre”. Cosa alimenta questa luce così speciale? “La consapevolezza che non esiste una famiglia perfetta, come ci ricorda continuamente il Papa. Esiste la fatica che le famiglie fanno continuamente per coniugare il Vangelo con la mancanza di lavoro, con la precarietà economica, con un lavoro che fagocita tutto il tempo e talora oscura le relazioni familiari. Con la fatica di accogliere il terzo e il quarto figlio in una società che manca di autentiche politiche a favore della natalità e che non vede la famiglia come un dono prezioso. La fatica delle coppie di sposi a restare insieme o tornare insieme dopo la lacerazione degli affetti che sta incrinando sempre di più la famiglia e le famiglie. La fatica delle famiglie che quotidianamente incarnano il Vangelo, che sperimentano nella propria storia molte cadute ma anche la capacità di rialzarsi per forza della grazia: questo significa scoprire che il matrimonio è realmente un sacramento, un evento di grazia, e mostrare la forza di guarigione che scaturisce da esso”. Una cosa, per il direttore dell’Ufficio Cei, è sicura: “Il matrimonio

non è per pochi o per i migliori: è per coloro che chiedono l’amore per sempre, implorandolo come dono del cielo. Come accompagnare questo ‘amore per sempre’ è la vera sfida, per il Sinodo”. Associazioni e movimenti che pregano insieme. Il Sinodo, e la sua preparazione, è anche un momento di “comunione ecclesiale concreta”. Quello del 25 giugno scorso, in cui il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, ha incontrato i responsabili nazionali dei movimenti, delle associazioni e dei nuovi movimenti – oltre 130 – per Gentili è stato “un incontro storico”: è da loro, infatti, che “è venuta la proposta di dar vita ad incontri di preghiera a settembre, sul territorio, tra associazioni e movimenti differenti, che insieme si mettono a pregare per le decisioni del Sinodo. Una ‘mensa familiare’, una sorta di antipasto al gustoso piatto che arriverà al momento della celebrazione finale dell’assise sinodale”. Perché “la preghiera non è soltanto un dialogo con Dio, ma un modo in cui ci si relaziona, ci si sente in

comunione con il passo dell’altro, per aiutarsi a vicenda e ricreare lo spirito della comunità delle origini, condividendo fatiche e gioie al di là di ogni appartenenza”. Il 3 ottobre, la “comunione ecclesiale concreta” avrà la sua espressione più corale. “Abbiamo una grande necessità di far vedere la bellezza della famiglia che è in Italia, in unità”, ha detto il 25 giugno Galantino: “la nostra vera forza è rimanere ancorati alla realtà con la consapevolezza che la realtà è superiore all’idea: e la realtà è la famiglia”. “Il vino migliore deve ancora venire”. Monsignor Gentili spiega la profezia ecuadoregna di Papa Francesco così: “Ormai la famiglia è diventata un autentico soggetto, non solo destinatario, della pastorale familiare: sempre più, verso di essa, stanno convergendo anche altri settori pastorali. Con il Sinodo, il Papa ci chiede di fare della famiglia più di un’attenzione: ci chiede di renderla una modalità con cui far rinascere l’intera Chiesa. Da questo Sinodo può rinascere non solo la famiglia, ma la Chiesa intera”.


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Politica 1 agosto 2015

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AAA Cercasi vicesindaco Di Amedeo Romano

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e dimissioni del vice sindaco di Ischia Carmine Barile hanno determinato non poco scompiglio in un momento già così difficile da gestire per la cosa pubblica ischitana: non sappiamo quanto indotte o retrodatate e riflettute, ne restano gli effetti che impongono un’accelerazione su determinate questioni e decisioni che forse ora non era il caso di aggiungere. Al posto dell’assessore Barile, dovrebbe essere nominato un membro in giunta dell’altro sesso, ma questo è un problema secondario di cui forse non ci si occuperà nell’immediato; il vero problema è il vice sindaco, atteso che il sindaco Ferrandino ha comunicato di non voler occuparsi attivamente della cosa pubblica, almeno in questo momento e non prima del processo che si celebrerà il 22 settembre.” In data 18 aprile – scrive infatti il sindaco Giosi Ferrandino nel messaggio al consiglio comunale ed alla popolazione - dopo aver avuto contezza del quadro accusatorio che io ritengo in alcun modo corrispondente alla realtà dei fatti, travisati nell’ambito delle indagini svolte, ho stabilito in piena coscienza di dover procedere alla revoca delle dimissioni, in quanto ritenevo, come ritengo, con grande serenità d’animo, di non aver commesso nulla di quanto mi è stato addebitato e soprattutto di non aver mai commesso atti contrari ai miei doveri d’ufficio come peraltro ha stabilito il Tribunale del Riesame di Napoli nel corso del pro-

cedimento, derubricando il titolo del reato ascrittomi e modificando notevolmente l’oggetto delle contestazioni che mi sono state mosse. Confido nella terzietà dei Giudici con grande rispetto verso la magistratura e sono certo che potrà essere sancita definitivamente la mia totale estraneità ai fatti contestati”. Arriva poi il punto della delega al vice sindaco: “nei prossimi giorni sarò presente in Municipio unicamente nella data in cui procederò a formalizzare gli atti strettamente necessari per assicurare la continuità amministrativa e per la nomina del Vice Sindaco il quale avrà l’onere di reggere le sorti del Comune di Ischia finché riterrò essere venute meno le motivazioni che mi inducono a soprassedere dal ricoprire concretamente e quotidianamente, come ho sempre fatto, il ruolo di Sindaco che mi è stato conferito con un larghissimo suffragio nella primavera del 2012”. Ora, gli scenari sono aperti: al momento in cui andiamo in stampa non sappiamo se la maggioranza ha già preso una direzione. Le ipotesi? O nominare vice sindaco uno tra gli assessori attualmente incarica, oppure pescare all’esterno. Il che potrebbe significare nominare un nuovo assessore, di sesso femminile, e darle la delega di facente funzioni. Bell’alchimia, alquanto imprevedibile, anche perché questo dato fondamentale metterebbe fuori gioco i tanti papabili, tra attuali consiglieri comunali di maggioranza, i cui nomi stanno circolando con insistenza nel paese.

Ma ovviamente in questo momento non ci si può permettere di sconvolgere equilibri interni già profondamente minati da tempo e tenuti calmi solo dalle circostanze straordinarie. Il che, induce ad indirizzarsi verso un’unica direzione, quella soluzione interna che potrà così consentire di andare avanti, soprattutto in quei lavori pubblici in corso, che il sindaco Ferrandino non esita a citare, nella famosa lettera di cui sopra, e per i quali continua a chiedere “sacrifici ai cittadini comprensivi”...


Società

9 1 agosto 2015

kaire@chiesaischia.it

PUNTI DI VISTA Di Franco Iacono

Sono stato a Roma viaggiando sul famoso Frecciarossa 1000 ed ho scoperto che non viene utilizzato ancora a pieno regime, cioè non viene lanciato al massimo della sua velocità. Se ricordo bene, al momento della presentazione di questo autentico “fenomeno”, fu detto che da Napoli saremmo arrivati a Milano in sole 3 ore e mezza. Ho domandato al personale di bordo, e poi a qualche amico esperto, le ragioni di questo ritardo. Mi è stato detto che mancherebbero le autorizzazioni a correre alla velocità sua propria, ma, soprattutto, la rete non sarebbe tutta omogenea per assicurare l’esercizio a pieno regime. Mi domando: ma Renzi lo sa?! Come è possibile che si costruisca prima il materiale rotabile, i treni, e poi non si trova il modo di utilizzarlo a pieno regime!? Pare che dobbiamo aspettare il 2016! Ritengo che se Renzi lo sapesse certamente ci avrebbe inondato di tweet, magari rivendicando questo “primato”, tutto italiano, di realizzare prima le macchine e poi…. le autostrade! Oppure ci potrebbe dire che è meglio non correre troppo per riflettere di più! A meno che nel piano di rilancio Alitalia-Arabi non ci sia qualche impegno a non rendere troppo competitivo, e conveniente, il treno rispetto all’aereo sulle tratte nazionali. Intanto, ho constatato che su questi treni non ci sarà il servizio ristorante: saranno così veloci che non avremmo il tempo di sederci a tavola. Peccato: quello del pranzo in treno era un momento distensivo e di bella socializzazione. Non si può avere tutto: intanto, su questi treni, finché non correranno come “sanno”, non avremo né la velocità, né… il pranzo al tavolo!

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2. La presenza di Antonio Bassolino su di un treno dal Cilento ha

Questione trasporti: quali problemi da affrontare? fatto venire fuori in tutta evidenza lo stato miserevole e le condizioni, da carro bestiame, in cui sono costretti i viaggiatori, che usano, anche per le vacanze, quei treni le mete bellissime del Cilento. Bassolino con la sua autorevolezza antica ha “tweettato” dappertutto ed ha reso più credibile la denuncia di quelle condizioni. Però, dopo la denuncia ci vorrebbe la proposta. Appare inutile e velleitario parlare di rinnovamento della rete e dei treni: si sa che i lavori ferroviari, soprattutto in un area devastata da abusivismo edilizio, che ha martoriato le coste, durerebbero anni, mentre le soluzioni dovrebbero essere immediate per assicurare una degna ed efficiente mobilità a migliaia di residenti e turisti. La soluzione, antica per la verità, ma ormai dimenticata, la “inventai” fin dal 1986 per il Cilento, appunto, è tuttora quella delle “Vie del Mare” e del “Metrò del Mare”. Cominciai con il prevedere gli aliscafi per Sor-

rento, che per fortuna hanno retto alla “iconoclastia” dei miei successori all’Assessorato Regionale ai Trasporti, per continuare con Positano e giù fino ad Agropoli. Un “concerto” di iniziative, una strategia che consentiva una diversa e più qualificata fruizione del territorio campano, anche incrementando opportune intermodalità. Uno slogan fu: al Vesuvio… via mare. Ci fu un forte, anche se parziale, ritorno del “Metrò del Mare” (Ischia e Procida ne furono escluse!), proprio con la Giunta Bassolino e con l’Assessore Ennio Cascetta, ma poi tornò il buio! Solo una questione economica impedisce il ritorno di quella strategia? Ed i privati si muovono solo a fronte di contributi regionali? Il “Metrò del Mare” dall’area Flegrea fino al Cilento, il “Metrò del Mare” dell’Isola d’Ischia e di Procida: un banco di prova per il Presidente Vincenzo De Luca, per dare la misura di quanto si creda al Mare come

Risorsa! Anche per raggiungere in maniera più fascinosa Positano, Amalfi, il Cilento, individuando in Salerno una sicura testa di ponte. Magari reintroducendo un’altra mia “invenzione”: “La Carta del Turista”, per consentire l’utilizzo plurimo di vari mezzi di trasporto con lo stesso strumento tariffario. 3. Il Cardinale Sepe, come di consueto ormai, ha benedetto il Napoli nel ritiro di Dimaro, indossandone la nuova maglia. La sua benedizione salvifica avrà i suoi effetti anche sulla testa del Presidente De Laurentiis per evitargli quelle cadute di stile (l’ultima: all’Aeroporto di Capodichino litigio con aggressione ai poliziotti che si rifiutavano di portargli le valigie!), che lo rendono davvero insopportabile? Mi auguro davvero di sì! Intanto, però, con l’allenatore nuovo sta nascendo una squadra giovane, competitiva ed un pò più “italiana”. In bocca al lupo!


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Solidarietà 1 agosto 2015

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ASSOCIAZIONE DI VELA SOLIDALE Dalla Redazione

ul versante nord della nostra isola, a Casamicciola Terme, ha sede l’associazione di promozione sociale Un Ponte nel Vento, membro dell’Unione italiana Vela solidale. I responsabili sono i fratelli Luisafrancesca e Andrea Proto, casualmente nati a La Spezia ma cresciuti a Ischia, figli di un Ufficiale di Marina che li ha cresciuti navigando a vela per tutti i giorni, mesi, settimane liberi durante l’anno trasmettendo passione, competenza e marineria. Andrea di tutto questo fa la sua professione: skipper, istruttore FIV, nella sua esperienza pluridecennale di navigazione a livello professionale annovera 2 giri del mondo in regata, navigazioni sia sportive che educative ed è il formatore dei collaboratori velici dell’associazione. Luisafrancesca, madre di quattro figlie, sceglie nel 2009 di portare a Ischia i valori della Vela Solidale italiana con cui è stata in contatto anche per collaborazioni professionali. Presidente dell’associazione e coordinatore responsabile dei progetti, skipper con qualifica di “operatore velico sociale”, membro del Consiglio Direttivo di Unione italiana Vela Solidale, ha avviato le attività con il contributo fattivo del fratello nella supervisione e realizzazione dei progetti dal punto di vista velico. “Parlare di Vela Solidale significa parlare di una dimensione che vede la barca, il mare e la navigazione a vela come metafore della vita e strumenti per la costruzione di relazioni umane, che condividendo le emozioni e le esperienze della navigazione, condividono in realtà le vite, utilizzano la leggerezza, la bellezza e l’intimità inevitabile su una barca per valorizzare le potenzialità di ognuno, accogliere le fragilità che tutti abbiamo, recuperare la capacità di progettare la propria esistenza, vivere concretamente la dimensione della collaborazione, del mutuo soccorso, della responsabilizzazione e della fiducia che in un equipaggio in mare sono autentici e reali, riportando a terra tutto questo” con queste parole Luisafrancesca Proto prova a spiegare le basi dei percorsi educativi e di inclusione e integrazione che Un Ponte nel Vento promuove con la barca Istria prestata all’associazio-

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Un ponte nel vento Quando la passione per il mare si coniuga con l’amore verso chi vive un disagio mentale.

ne e con la consulenza pedagogica e il monitoraggio del Dipartimento di Scienze dell’Educazione della LUMSA. “Ogni associazione delle 25 componenti la rete nazionale di UVS ha le proprie aree di intervento dove le esperienze portano a un continuo approfondimento e aggiornamento, noi poniamo la nostra attenzione nell’area del disagio mentale anche per una nostra storia personale che ci ha messi in contatto stretto con questa dimensione. Da qui il percorso de “Il Vento in Testa” per creare momenti di integrazione e valorizzare la parte sana della persona, aiutare i “sani” a saper entrare in relazione con la disabilità, essere veramente tutti un unico equipaggio di questo grande pianeta in navigazione nello spazio” I ragazzi, l’adolescenza nella meraviglia della sua complessità, sono l’altro punto al centro della cura e dell’attenzione: Costruiamo Ponti nel Vento è il nome di un percorso, un viaggio da compiere insieme ai ragazzi che salgono a bordo e da adattare di volta in volta alle esigenze, alle domande, agli obiettivi individuati e da raggiungere. Tanta esperienza e competenza, tanto impegno a costruire le basi per lanciare, condividere, diffondere e trasmettere ad altri che vogliano a loro volta portare avanti la antica tradizione della solidarietà per mare. Con questo spirito stiamo promuovendo un’attività rivolta agli isolani. Un percorso di avvicinamento al mondo della vela con uscite settimanali in barca assistiti da un istruttore della Federazione Italiana Vela. I costi previsti sono davvero contenuti e volti a coprire le spese vive e a produrre un piccolo margine per finanziare le attività dell’Associazione. Per informazioni: 3488796000


Solidarietà

11 1 agosto 2015

kaire@chiesaischia.it

IL “GIORNO DEL DONO”

Per ricordare il dovere della solidarietà Di Francesco Morrone

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desso è ufficiale: il 4 ottobre di ogni anno si festeggerà il “Giorno del Dono”, la giornata dedicata ai valori della gratuità e della solidarietà. Con l’approvazione da parte del Senato, si è concluso l’iter parlamentare di una legge iniziata due anni fa con l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, tra i firmatari del disegno di legge. La data scelta per il “Giorno del dono” è quella della festa di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, già giornata della pace e del dialogo tra culture e religioni diverse. Ne abbiamo parlato con il presidente dell’Istituto Italiano della Donazione, Edoardo Patriarca, che è stato relatore della legge presso la commissione Affari Sociali della Camera. Onorevole Patriarca, da dove nasce l’idea di celebrare una giornata dedicata al dono? “Nasce dall’esigenza di riscoprire l’importanza della gratuità e della solidarietà, sottolineando che esse non riguardano solo la dimensione privata, o del volontariato, ma devono trasformarsi in un impegno collettivo. Non è la festa dedicata al terzo settore o al volontariato. Noi non l’abbiamo pensata così. Deve essere il giorno nel quale il dono viene raccontato e reso visibile in tutte le esperienze, compresa quella economica. Quindi sarà una festa rivolta non solo ai volontari, ma anche agli imprenditori e chi fa economia, perché altrimenti corriamo il rischio di aver creato una festa dedicata soltanto al terzo settore”. Come si svolgerà in concreto la giornata del Dono? Quali sono gli eventi e i progetti che verranno istituiti? “Nella legge abbiamo posto una particolare attenzione verso le attività educative e formative. Verranno organizzate nelle scuole cerimonie, iniziative, incontri e

Il presidente dell’Istituto Italiano della Donazione, Edoardo Patriarca, è stato relatore della legge presso la commissione Affari Sociali della Camera: “Non è la festa dedicata al terzo settore o al volontariato. Noi non l’abbiamo pensata così. Deve essere il giorno nel quale il dono viene raccontato e reso visibile in tutte le esperienze, compresa quella economica” momenti di riflessione per diffondere la pratica del dono. L’Istituto italiano della donazione ha inoltre avviato un concorso video in collaborazione con il ministero dell’Istruzione in cui i ragazzi sono chiamati a raccontare le loro esperienze di solidarietà. Il primo appuntamento si terrà il 4 ottobre prossimo all’Expo di Milano con il ‘DonoDay2015’, dove verranno premiate le scuole che hanno partecipato al concorso”. Papa Francesco ha più volte dichiarato che “abbiamo bisogno di un economia al servizio dei popoli”. Il Pontefice ha fatto in questi giorni un appello perché si modifichi il sistema che “ha imposto la logica del profitto ad ogni costo”. Ecco, qual è stato il contributo del Papa nel processo che ha portato alla creazione di questa giornata? “Il Pontefice non smette di ricordarci che il servizio è ciò a cui tutti siamo chiamati, e che la gratuità è una grazia, sottolineando che queste sono le due principali indicazioni del Vangelo. Inoltre, Francesco ci ha diffidato più volte dal considerare il paradigma economico come l’unico punto di riferimento per la società. Nelle sue parole, invece, ritroviamo l’importanza della solidarietà e il bene comune, valori rivolti sempre verso i poveri. E il dono è proprio questo: è generazione, è creazione di valore e ricchezza per la comunità intera”. L’istituzione di questa giornata dà un contributo enorme per

la valorizzazione dell’impegno sociale. A questo punto manca soltanto la riforma del terzo settore. “La riforma del terzo settore è in questi giorni in discussione al Senato e sono certo che sarà approvata molto presto. Se in un anno avremo approvato questa riforma oltre che la Giornata del Dono, significa che avremo fatto davvero un ottimo lavoro. Vorrà dire che avremo finalmente rimesso al centro i valori fondativi della nostra Repubblica. La riforma del terzo settore deve dar voce a quei 6 milioni di volontari che ogni giorno, nonostante la crisi, donano il proprio tempo per aiutare gli altri”. Forse è proprio grazie alla crisi che abbiamo l’opportunità di riscoprire questa dimensione di solidarietà. “Esatto, il tema del dono sembra essere tornato di grande attualità. E basta guardarsi attorno per capirlo: sono sempre di più i volontari e le famiglie che in questo

momento di crisi fanno tante piccole cose, come portare gli abiti ai migranti oppure donare i generi alimentari in eccesso. Se il nostro Paese ha resistito alla crisi, evitando disordini sociali, è proprio perché esiste un tessuto solidaristico, silenzioso e quotidiano che rende questa crisi meno feroce. Un tessuto che negli anni scorsi, per colpa del neoliberismo e della logica del profitto, avevamo ormai dimenticato”. Di recente, il presidente della Repubblica Mattarella ha affermato che l’Italia “sente forte il dovere della solidarietà”. “Sono parole importanti, che ci ricordano come il dovere della solidarietà sia sancito dalla nostra Costituzione. Un dovere non solo individuale, ma collettivo, che deve essere rispettato anche dalle istituzioni. Non è qualcosa di facoltativo, ma è un dovere fondamentale per costruire il tessuto sociale del nostro Paese”.


12 1 agosto 2015

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MADE IN ISCHIA: L’ISOLA CHE P

Artigiani del legno: possib

Pochi segnali di ripresa e la fid Di Francesco Mattera

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hiamateli pure falegnami, perché da noi ad Ischia li abbiamo conosciuti da sempre con tale appellativo che richiama alla mente, tra gli altri e soprattutto, la bottega di Nazareth dove Giuseppe svolgeva quell’abile ed umilissimo mestiere di lavorare il legno per trarne oggetti utili alla vita dell’uomo, e dove pure N.S. Gesù apprendeva da bambino, nella più umana delle condizioni, i rudimenti di quell’arte osservando il proprio genitore. Oggi dobbiamo parlare più concretamente di artigiani del legno, seppure sarà un’impresa ardua sostituire nel linguaggio parlato la più comune e facile parola di falegname . In realtà, nella generalità dei casi e tranne poche eccezioni, si tratta di piccoli imprenditori che hanno consolidato una tradizione familiare trasmessa di padre in figlio. Il sapere e l’abilità quindi che attraversano il tempo e divengono patrimonio delle nuove generazioni, ma con il nutrimento delle innovazioni tecnologiche, delle acquisizioni di nuove tecniche che divengono patrimonio diffuso nelle varie categorie professionali. Ischia, la nostra isola, non è sfuggita a queste dinamiche. Fare il confronto tra una bottega di falegname di oggi con una, poniamo, del dopoguerra, ci metterebbe di fronte ad un divario abissale. Il progresso ha sostituito agli attrezzi e utensili classici , la sega on telaio in legno, la pialla, le sgorbie e gli scalpelli da legno, i trapani manuali, con attrezzature elettriche sofisticatissime e di grande efficienza e precisione che hanno più che centuplicata l’efficienza e la produttività del lavoro. La considerazione in cui un tempo era tenuta dal popolo la categoria dei falegnami può essere riassunta in frasi del tipo “I nostri mobili, quando ci siamo sposati, erano tutti di mastro”, a voler dire che erano stati fatti a mano da un buon falegname, e che quindi erano robusti , di ottima fattura e che

quindi potevano sfidare il tempo e passare di mano da padre in figlio. Poi le cose sono cambiate, lentamente ha preso piede l’industria del mobile, ed i falegnami hanno forzosamente, anche se non in maniera assoluta, specializzarsi con ciò che chiedeva loro il mercato. Riassumiamo in sintesi la storia che ci ha portato ai giorni attuali.

grava senza sosta, al grezzo, dalle falegnamerie alle nuove costruzioni. L’economia era dinamica, i soldi giravano seppure con la presenza diffusa dei titoli succedanei (cambiali, pagherò, promesse di pagamento rateale a fiducia, ecc.). Si lavorava alla grande e c’era un clima di grande fiducia riposto nel futuro.

IL BOOM DEGLI ANNI SESSANTA…!

I NUOVI MATERIALI ED I PRIMI SEGNALI DI CRISI

E’ durato fino a circa metà degli anni settanta, con qualche diffusione in tono minore nei primissimi anni ottanta, ed è coinciso con lo sviluppo economico generalizzato e dell’incredibile ascesa dell’edilizia abitativa. Ad Ischia si costruiva tanto e per i falegnami, insieme ad altre categorie artigianali, si aprì un mercato a numeri crescenti. Erano gli infissi il piatto forte: Porte, finestre, persiane, bussole, ed altri elementi costruttivi minori, erano tutti in legno, e soprattutto erano necessari a tutte le costruzioni, dalla piccola casa popolare, alle palazzine multi appartamenti, ai condomini, alle villette, agli alberghi grandi e piccoli. Le botteghe artigiane lavoravano tutte e altre ne nascevano: era un flusso continuo di falsi stipiti ed infissi che trasmi-

L’avvento dei nuovi materiali costruttivi, primo fa tutti l’alluminio anodizzato, fa di colpo calare un’ombra minacciosa di crisi sulla categoria. Siamo negli anni ottanta. Incominciano a sorgere anche sull’isola le prime botteghe di assemblatori di alluminio per gli infissi, quantunque a farla da padrone sono le imprese di terraferma più avviate ed attrezzate . Ancora non verniciati, questi nuovi infissi, hanno gli orribili colori ottonato o argentato. Come unico pregio il fatto di non necessitare di pitturazioni. Ma il colpo, per quanto serio, non è ancora decisivo per i nostri falegnami. Bussole e portoncini d’ingresso sono ancora in legno, come pure le tettoie ed altri complementi d’arredo interno.

Con la crisi dell’edilizia la crisi incomincia a divenire seria, quantunque l’abusivismo edilizio continui ad alimentare una domanda, ancorché anomala e di non grande aspettativa per il futuro. Le cose per i nostri amici artigiani si complicano maledettamente quando alla debacle dell’edilizia si associa l’avvento del pvc e del nuovo alluminio verniciato per gli infissi. Il resto ce lo diranno i diretti interessati. Ho incontrato una rappresentanza dei falegnami dell’isola, proprio in una bella falegnameria attrezzatissima di Ischia, il nostro colloquio è durato quasi un’ora e trenta. Ecco cosa ne è uscito fuori. LA PAROLA AI NOSTRI ARTIGIANI DEL LEGNO

Non a caso ho usato l’aggettivo nostri, care lettrici e lettori di Kaire, perché si!, sono i nostri artigiani, un patrimonio della nostra isola, e perché mai non considerarli parte integrante della nostra vita di tutti i giorni? Perché mai non volgere loro la nostra attenzione? Badiamo bene a non erigere steccati e promuovere o bocciare secondo capriccio, ora l’una ora l’altra categoria, perché di quelle categorie, nel bene e nel male, poi, entriamo a far parte tutti noi! Loro sono Ca-


13 1 agosto 2015

kaire@chiesaischia.it

PRODUCE, L’ISOLA CHE LAVORA

bile una via di uscita da una crisi cronica?

ducia, se possibile, riposta solo nel Sistema Ischia

tello Cocule, Maurizio Marranzino, Massimo Mazzella (ora artigiano disoccupato!), ed altri che non desiderano farsi riconoscere per motivi loro personali che occorre che noi si rispetti, come facciamo. Ragazzi, quante sono le falegnamerie attive sull’isola? In coro: “Quasi un centinaio, ma già diverse hanno chiuso battenti o si accingono a farlo per mancanza di lavoro!” Qual è il fattore attuale, oltre alla rarefazione dell’edilizia, che accentua la crisi del vostro settore? Massimo: “Anche nelle ristrutturazioni di vecchi fabbricati, già ostacolate da una burocrazia assillante, l’industria degli infissi pronti ci mette fuori gioco…! hanno costi bassissimi di produzione e possono vendere a prezzi più che convenienti bussole ed altri infissi in legno, per cui quel piccolo spazio che ci rimarrebbe al di fuori degli infissi esterni in pvc e alluminio, se lo prendono loro ed a noi non rimane niente. Se poi ci mettiamo anche quei pochi mobili artigianali – ad esempio le cucine – che fino a poco tempo orsono ancora qualcuno preferiva commissionarci su misura, allora la cosa si fa più buia della notte fonda”!

Spiegatemi meglio questo aspetto! Catello: “Semplice, oggi c’è la moda di acquistare nei grandi centri commerciali, non faccio nomi per non dare loro altra pubblicità – ma del tipo I…, A…n, L…. M….., ecc., dove trovi tutto a prezzi stracciati. Purtroppo anche gli ischitani sono caduti in questo sistema e non vanno tanto per il sottile in fatto di qualità. Da noi la troverebbero la qualità, ma loro preferiscono roba scadente ed uguale per tutti, purché costi poco ! Hai capito…”? Certo, ho capito bene! Ma qual è la vera ragione, o le ragioni, di questo atteggiamento? Sempre Catello, ma gli altri concordano: “La vera ragione è che la gente ha pochi soldi da spendere- ed è uno- poi tutti quanti paghiamo troppe, tante tasse, per cui ad esempio un lavoratore comune- poniamo del settore alberghiero- già guadagna poco, poi non ha mai certezza assoluta di lavorare, quindi se ad esempio ristruttura la casa o cambia i mobili di cucina o altro, va sul risparmio strettissimo! E non possiamo dargli tutti i torti!” Catello: “il paradosso poi sta nel fatto che se qualcuno ti chiama per riparare che so, una persiana, o

per registrare infissi vecchi, o per mettere a posto mobili comprati a cuor leggero nella grande distribuzione, se gli chiedi anche una piccola somma, ti danno addosso come carastoso, e spesso si rifiutano di pagarti, per cui li perdi sia come clienti che come amici, se lo erano!” Quindi è l’economia che non tira che genera anche la vostra crisi? Tutti : “Sicuro, anche se non dipende solo da questo! Ad esempio altre categorie, tipo idraulici, elettricisti, ecc., anche se percepiscono la crisi, non stanno in ginocchio perché il loro lavoro non è inquadrabile in un processo industriale”. Prosegue Gianni: “I nostri prodotti si possono costruire in scala industriale a costi e prezzi bassissimi. Noi purtroppo non abbiamo le caratteristiche dell’industria del legno. Mentre i lavori degli altri artigiani sono di natura diversa : sono per lo più assemblatori, montatori, non hanno bisogno di macchinari costosi come i nostri ne di una officina di produzione. Per cui per loro il lavoro non mancherà mai. I problemi gravi sono tutti per la nostra categoria…”! Abbiamo appurato che la vostra struttura dei costi di produ-

zione è molto più alta rispetto all’industria, per cui siete perdenti con l’industria del bello e fatto. Ma, ad esempio, consorziandovi tra di voi per l’acquisto delle materie prime, legno, ferramenta, vernici, attrezzi e loro consumabili, ecc. , non potreste consorziarvi tra di voi, anche se non tutti insieme all’inizio, per essere più competitivi nei confronti dei fornitori, e quindi abbassare la vostra curva dei costi, per poi abbassare anche i prezzi per i vostri clienti? Marranzino: “Un tentativo è stato già fatto circa 20 anni orsono, capitanato da mio padre Dante e da altri artigiani dell’epoca. Non ebbe successo per diversi fattori, in primo luogo per la scarsa propensione degli ischitani all’associazionismo. Certo oggi si potrebbe riproporre- interviene Gianni – ma occorre fare i conti con altri fattori difficilmente governabili, come ad esempio la fiacchezza cronica della domanda , per cui la gente spende poco, e la tendenza a seguire la moda! Oggi- incalza Catello – anche chi ha i soldi da spendere non li spende comunque a cuor leggero, e se possibile si rivolge anche lui alla grande distribuzione, tipo I…, L…. M…., ecc. Un poco come fanno le mogli di medici, ingegneri, impiegati di alto rango, che si mescolano alle semplici massaie i nei mercatini popolari, o nei super mercati aspettano le famose offerte di turno su alimentari e detersivi, un poco per sfizio, per stare in mezzo al popolo minuto, un poco per un fatto psicologico che porta risparmiare anche le persone che non ne avrebbero motivo ! Eh, su queste cose io ci rifletto…! Bene cari amici lettori di Kaire, con queste semplici ma efficaci parole di Catello ci lasciamo per questa settimana, ma l’appuntamento è rimandata alla settimana prossima, perché il nostro obbiettivo sarà ancora calato sui nostri amici falegnami, pardon…, ARTIGIANI DEL LEGNO ischitani. Intanto non perdete il feeling con il nostro motto: Questo è KAIRE, questo è MADE IN ISCHIA!! (Continua)


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Personaggi Isolani 1 agosto 2015

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Topolino d’Ischia da modello preferito di Mario Mazzella a cantante e chitarrista Di Antonio Lubrano

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opolino, da Londra alla sua isola, si è creato nel Borgo Antico di Ischia Ponte un locale-ritrovo su misura, fatto apposta per lui, per le sue estrosità vissute quotidianamente con la larga schiera di amici che gli stanno intorno e spesso applaudono le sue improvvisate performance. Lo ha denominato “LA TANA DEL TOPO” ed è ubicato al piano terra del caratteristico fabbricato che domina il Piazzale delle Alghe, a pochi passi dal noto forno di Boccia. Gli ha impartita la benedizione Mons. Don Camillo d’Ambra con l’augurio che sia un ritrovo della sana amicizia. Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato i numerosi amici ben felici di avvicinarsi ai banchetti su cui erano esposti pietanze di ogni tipo, realizzate con cura dagli amici cuochi e dallo stesso Topolino che in questo genere di cose e maestro indiscusso. Per un pomeriggio intero fino a sera, la piazzetta fra il piazzale delle Alghe e lo storico fabbricato della Casetta Aragonese ha vissuto i fasti di una festa di popolo tipo quella che organizzavano i Signori aragonesi per il popolo antico del vecchio Borgo di Celsa, in occasioni speciali di ricorrenze reali. Una festa che rilancia la voglia di Topolino di essere a suo modo sempre protagonista apprezzato fra gli amici che non lo mollano mai. Topolino d’Ischia, al secolo Luigi Trani, è “personaggio” da sempre, da quando, da ragazzo era il modello preferito del compianto pittore Mario Mazzella. Al ragazzo di Ponte, magro, perennemente abbronzato e col capello spettinato, l’estro artistico non gli mancava. Aveva ed ancora conserva una voce intonata, percettibile quanto basta per esibizioni canore sperimentate nei primi anni ‘50 nel primo locale notturno che sorse sulla Riva Destra del Porto d’Ischia, la storica Taverna Antonio di Antonio Cervera. L’esperimento per Topolino divenne poi lavoro quando, accompagnandosi ad una chitarra che suonava e suona tutt’oggi discretamente, divenne componente di un’orchestrina assunta a suonare in fissa pedana nella stessa Taverna che lo tenne a battesimo come cantante e chitarrista. Topolino d’Ischia da quegli anni d’oro ad oggi, ne ha fatta di strada, cavalcando i tempi senza mai fermarsi. Ha fatto il ristoratore di successo con un suo accorsato e frequen-

Topolino d’Ischia ha diviso la sua vita fra Ischia e Londra. Ha fatto il ristoratore di successo con un suo accorsato e frequentato locale alla moda nel centro di Londra, ha avuto rapporti di amicizia con alcuni membri della Casa Reale a Londra, ha fatto la spola fra la sua Ischia Ponte e la capitale inglese dove lo lega la presenza di sua figlia, non riuscendo a stare lontano dalla sua terra ininterrottamente per un intero anno. tato locale alla moda nel centro di Londra, ha collezionato quadri d’autore raffiguranti antichi paesaggi di Ischia, ha collaborato come chef di piatti raffinati nel famoso ristorante di Mimmo d’Ischia in una delle strade In di Londra, ha avuto rapporti di amicizia con alcuni membri della Casa Reale a Londra, ha fatto la spola fra la sua Ischia Ponte e la capitale inglese dove lo lega la presenza di una figlia. Inoltre, ha risposto spesso alle “chiamate” del suo “mentore” a Ischia, Massimo Ielasi, per feste particolari organizzate con gli amici del suo “giro” dove il sempre disponibile Topolino aveva l’incarico di offrire la sua prestazione da maestro nella realizzazione delle classiche tartine da party e di quegli insalatoni gustosissimi che facevano la felicità degli amici commensali presenti. Gastronomia, musica e comunelle con gli amici per Topolino

sono i suoi principali comandamenti e ne fa uso come e quando può. Ossia quasi sempre, visto che a 75 anni suonati, nonostante qualche naturale acciacco, sprigiona buona salute e tanta voglia di vivere e divertirsi alla sua maniera con gli amici che gli vogliono bene e sono felici per la sua continua e piena disponibilità. Si leva dal primo mattino a va a fare compagnia ad un altro suo amicone di svago e di merenda, Cesare Mellusi, Cesarone, lo straordinario “fotografo” notturno e mattutino che ritrae ogni giorno la sua Ischia Ponte che sorge al primo sole e si fa bella al chiarore delle sue aurore. Lo Spettacolo nello spettacolo con Cesare e Topolino che tra le altre cose stravaganti del suo simpatico carattere, va annotata quella davvero singolare di essersi intestata la strada dove abita, a Via Montagna a Ischia Ponte.


Personaggi Isolani

1 agosto 2015

kaire@chiesaischia.it

Topolino d'Ischia con la sua prima chitarra

Topolino d'Ischia con il suo amico il pirata Costantino fra due ciocche di peperpncini forti

Topolino d'Ischia ragazzo accanto ad un suo ritratto eseguito dal pittore Mario Mazzella

Topolino d’Ischia al… peperoncino

Topolino nella sua abitazione circondato da quadri e mille amuleti

Di Michele Lubrano

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opolino d’Ischia, da una vita ha mangiato e mangia (oggi un po’ meno per guardarsi la salute) peperoncini forti freschi, appena colti. Li divora senza batter ciglio con disinvoltura e con gusto, come se si trattassero di ciliegie. Lo ha sperimentato a Londra, negli anni in cui ha gestito un accorsato ristorante, influenzando anche la sua assidua clientela a cui serviva piatti piccanti senza preavviso. Tanto piccanti che finirono con l’essere la regola, in un menu reclamizzato all’insegna proprio del peperoncino, dove si dava risalto al “piatto forte” della casa. Topolino, nei suoi frequenti “ritorni” nella sua Ischia Ponte, face-

va provviste di peperoni forti doc di Ischia che dovevano servire nel suo ristorante di Londra per la clientela e per se stesso. Tutto incominciò col suo amico Costantino il Pirata, personaggio mitico fra i “barcaiuioli” di Ponte degli anni ’50 e ’60. La frequentazione col Pirata Costantino si materializzava per lo più solo e sempre vicino ad una tavola imbandita dove si consumavano cene a cui spesso vi partecipava anche il pittore Mario Mazzella di cui Topolino da ragazzo è stato il modello per diversi dipinti dell’artista ischitano. Le cene col pirata e non solo, erano spesso a base di valamarine, che veniva cucinata con pomodoro aglio, prezzemolo, vino e tanto, tanto peperoncino forte. Era questa la ricetta del pirata che veniva eseguita alla lettera da chi si assumeva il compito di fungere da cuoco della serata. Spesso era Topolino che si collocava in

Don Camillo d'Ambra alla festa di topolino dopo aver benedetto il ritrovo la tana del topo

prima linea davanti ai fornelli seguito dallo stesso Mario Mazzella, che furbo qual’era, seguiva e si impegnava soprattutto per apprendere i segreti della ricetta per cucinare al meglio il particolare pesce. Quando Topolino lasciò Ischia per trasferirsi a Londra, il pittore Mario Mazzella fece sua quella ricetta e la utilizzò in varie circostanze, a casa propria in famiglia e con gli amici che frequentavano la sua Galleria d’arte nel Centro Storico di Ischia Ponte. Rimane storico un 15 agosto di tanti anni fa, sul finir degli anni ’50. All’epoca per gli ischitani quella data era legata solo e soltanto alla festa dell’Assunta. Della festività laica di Ferragosto nessuno ne parlava e forse non la conoscevano nemmeno o se ne erano a conoscenza, non le davano peso e significato. Ma quel 15 agosto del 1959 o ’58 era comunque una giornata di festa che Mario Mazzella “santificò” organizzando per la sera una cena, la cena dell’Assunta o se volete di un Ferragosto che nessuno conosceva, a base di Volamaria al peperoncino forte. A quella cena vi parteciparono lo scrittore Giovan Giuseppe Cervera (che un anno prima aveva pubblicato il suo primo libro “Questa è Ischia” Antonio Lubrano, Vincenzo Funiciello, Mario Baiocco, il pittore Matteo Sarno, Carmine Preziosi, il barbiere Giovanni Mazzella (Giovanni con la chitarra), Vittorio Pilato (Rafaniello), Alfonso Artiano (l’americano), Giovan Giuseppe Cortese (Ziteteppe), il Colonnello Aprile, Francesco Iacono, il Pirata Costantino, Giovan Giuseppe Farese (Cardinale), Gegge Pirozzi, l’insegante Ciccio Massa, Antonio Di Scala (Antonio ‘ U Turzo) Ciccio Cortese , Domenico Buono (Bubbessa) e lo stesso Topolino d’Ischia al secolo Luigi Trani. La cena ebbe luogo sul Belvedere del Marchesino (il sarto e l’organista Luigi Iacono) giù al “fuosso” in via Seminario a Ischia Ponte. Volamarina al peperoncino e tanto vino di “‘vuttone” per tutti. Ciascuno alla fine con la lingua, il palato e la bocca infiammata. Era l’effetto del peperoncino “killer” di Topolino che non risparmiò nessuno


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Parrocchie 1 agosto 2015

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PARROCCHIA MARIA SS.MADRE DELLA CHIESA Di Giuseppe Galano

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omenica 26 luglio, il nostro Vescovo Pietro, in occasione dei festeggiamenti in onore di Sant’Anna, protettrice di Fiaiano, ha celebrato la Santa Messa Vespertina al campo sportivo Giovanni Paolo II nella contrada baranese. L’appuntamento è stato molto sentito dalla comunità parrocchiale che, trepidante, ha atteso l’arrivo dell’amato Pastore. Il campo sportivo che per anni ha ospitato partite di calcetto ed eventi sportivi, è stato preparato per l’occasione alla perfezione grazie all’amore ed alla dedizione di tanti collaboratori pastorali. Il tutto ha contribuito a creare un clima di grande famiglia tra tutti. Possiamo definire davvero particolare la serata vissuta dalla comunità parrocchiale di Maria SS. Madre delle Chiesa che ha avuto la gioia di presentare una giovane,Federica, che ha chiesto di entrare nel Catecumenato, cammino di preparazione al Battesimo ed agli altri Sacramenti. Federica, visibilmente emozionata, è stata presentata dal parroco al Vescovo ed ai fedeli presenti alla Celebrazione. L’omelia di Padre Pietro è fin dalle prime battute molto intensa e toccante. Egli ha mirato ad arrivare ai cuori ed alle menti delle persone, favorendo il loro incontro personale con il Signore. Il brano del Vangelo ci riporta il racconto del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Gesù nutre una grossa folla di persone radunate sulla riva del lago di Tiberiade.”Anche questa sera viene Gesù in mezzo a noi, è presente tra noi, è attento ai nostri bisogni concreti come quel giorno in cui sfamò una folla sterminata. Egli questa sera ci sfama, ci dona se stesso come cibo nella Parola e nel Pane che sarà per noi il Suo Corpo”. Il Vangelo ci descrive Gesù che passa all’altra riva. “Gesù ci chiede di seguirlo per passare anche noi all’altra riva. Ci chiama a fare Pasqua, passare dalla vita alla morte, dalla vita vecchia a quella nuova, dalla vita dell’egoismo a quella dell’amore, alla vita eterna. Il Vescovo esorta a vivere come vuole Dio, a desiderare quello che il Signore desidera e ad amare proprio come ama Lui. “Gesù alzò gli occhi e guardò non solo chi è vicino ma anche chi è lontano. Questa è la Pasqua, il passaggio che il Signore ci chiede di fare, guardando lontano. Dobbiamo imparare a guardare verso chi ha bisogno di aiuto concreto”. Mons. Lagnese ci parla di Gesù che mette alla prova i dodici che davanti ad un problema ne considerano solo l’aspetto economico. In fondo questa è la tentazione che spesso e volentieri colpisce tutti. Il Vescovo ricorda come i Santi Anna e Gioacchino siano i protettori dei nonni e degli anziani. La sua attenzione si sposta sui disagi che troppo spesso vivono le persone anziane e di come i soldi e l’economia siano alla base del loro vivere nel

La comunità di Fiaiano in festa disagio. Il Vangelo ci parla di un ragazzo che in tutta la sua semplicità dice a Gesù di avere cinque pani e due pesci. “Questo ragazzo diventa l’emblema dell’uomo nuovo, del vero discepolo, dell’uomo che ha fede e davanti alla chiamata del Signore a darsi da fare mette a disposizione tutto quello che ha, si mette in gioco e da qui inizia la moltiplicazione dei pani e dei pesci con cui Gesù sfama la folla. Siamo chiamati anche noi a guardare questo ragazzo, a farci avanti e dire il nostro si”. Il pensiero del Vescovo si sposta su Antonia, la meravigliosa ragazza delle comunità fiaianese volata in cielo prematuramente lo scorso 2 giugno in seguito ad una brutta malattia. “Per questa comunità Antonia può diventare un regalo grande affinchè possa fare un salto di qualità e diventare una parrocchia che scommette su Gesù e si fida di Dio. Il Signore ci ha dato Antonia, dobbiamo accoglierla come un dono. Gesù l’ha messa al centro della comunità perchè tutti la guardassero ed imparassero da lei. Siamo chiamati a rendere grazie ed a distribuire questo dono che è testimonianza e fare in modo che grazie ad Antonia tanti possano sfamarsi alla fonte della vita che è Gesù. Anche il cammino di Federica è un dono grande per tutta la nostra Chiesa perché ci permetterà di interrogarci sulla nostra fede. Accompagniamo questa ragazza al Battesimo e chiediamo cosa stiamo facendo della nostra fede. Sant’Anna guidi questa comunità parrocchiale, la protegga e la custodisca”. Daniele Calise


Parrocchie

17 1 agosto 2015

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DECANATO DI BARANO SERRARA FONTANA

I migliori anni

Di Giuseppe Galano

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Fiaiano la festa di Sant’Anna è fin da sempre l’appuntamento più atteso dell’anno per la comunità locale e non solo. Attraverso momenti di preghiera, festa, cultura e spettacolo questa ricorrenza assume sempre maggiormente i connotati di una vera e propria scuola di valori, non solo religiosi ma soprattutto etici, formativi, artistici, moderni e tradizionali ed anche un laboratorio dove mettere a frutto talenti e capacità personali. La figura di Sant’Anna per la popolazione fiaianese è un vero punto di riferimento per cui la festa in suo onore assume ogni anno un fascino del tutto particolare. Negli ultimi anni, per l’occasione i giovani della parrocchia, sotto la supervisione del parroco don Emanuel Monte, hanno realizzato con enorme successo spettacoli di altissimo livello tra cui musicals e rappresentazioni della vita di alcuni tra i Santi più amati e venerati dal popolo cristiano come San Francesco, Madre Teresa, San Giovanni Paolo II e San Paolo. Inoltre, altrettanto successo hanno riscontrato le rappresentazioni comiche come Made in Fiaiano, andata in scena lo scorso anno. Quest’anno i ragazzi, con la partecipazione di alcuni adulti, hanno voluto mettersi in gioco in un’originale e piacevole esperienza, ripercorrendo le tappe più significative degli ultimi dieci anni di spettacoli. Sabato 25 luglio alle ore 22.00, al termine della Solenne Processione con la venerata immagine di Sant’Anna per le strade della contrada, al campo sportivo Giovanni Paolo II è stata messa in atto una rappresentazione a dir poco fantastica dal titolo “I Migliori

Anni”. Questa serata è stata fortemente voluta dai ragazzi perché sono passati ben dieci anni da quando il gruppo giovani della parrocchia ha iniziato a rappresentare spettacoli, in occasione della festa della Santa Patrona. All’inizio è nato tutto per gioco, con il desiderio di divertire e divertirsi allo stesso tempo. Si è capito poi quanto fosse importante e formativa questa esperienza fino a diventare per i giovani un modo concreto di essere famiglia e per lanciare un messaggio forte alla comunità. La festa di Sant’Anna è per i giovani ogni anno l’occasione per crescere sia umanamente che spiritualmente grazie alla messa in scena di opere dedicate alla vita di importanti testimoni della fede, e soprattutto grazie allo stare bene tutti insieme. In questi anni mai sono mancate le difficoltà; tuttavia mai ci si è persi d’animo poichè è sempre venuto fuori il meglio da tutti i partecipanti, frutto di amore ed unità. Spesso si è andati ben oltre le più rosee aspettative solo perché a condurre i giochi vi è stato l’unico vero grande regista che è Dio. Quest’anno i giovani hanno fatto rivivere questi dieci anni riprendendo alcuni momenti salienti degli spettacoli organizzati in precedenza. Scopo principale dell’evento è stato quello di testimoniare tutto il percorso vissuto insieme, la gioia e l’entusiasmo che ha coinvolto tutti i partecipanti, soprattutto il volersi bene. E’ stato bello ed emozionante vedere sul palco ragazze e ragazzi che hanno interpretato alla perfezione personaggi come Santa Chiara, Madre Teresa, San Francesco e Santo Stefano. Per non parlare degli sketch comici che hanno riportato alla memoria il grande Massimo Troisi. Fin dai primissimi incontri si è venuto a creare tra tutti

i partecipanti un clima di vera famiglia , animato dal desiderio tanto semplice quanto bello di voler stare insieme e divertirsi. Questo ha reso possibile che tra tutti si creasse forte unità. Sono stati formati gruppi di lavoro incentrati su recitazione, ballo e canto, altri si sono cimentati nell’ambito della scenografia, dei costumi e dell’organizzazione tecnica. Ogni gruppo è stato composto da persone fortemente motivate e sempre pronte a donarsi l’un l’altro. Ognuno, calato perfettamente nella propria parte, ha lavorato senza sosta per la buona riuscita dell’evento, mettendo a disposizione i propri talenti. Nel corso delle varie prove che si sono susseguite in queste settimane vi è stato un aiutarsi reciproco, un venirsi sempre incontro senza se e senza ma, ed è stato proprio questo a rendere tutti sempre più uniti. Occorre sottolineare un aspetto importantissimo, ossia la partecipazione a questo spettacolo di tanti bambini che con il loro entusiasmo e la loro spensieratezza hanno contribuito a creare un clima di vera gioia tra tutti. La serata è stata per tutti un susseguirsi di emozioni. Il campo sportivo, gremito in ogni ordine di posto, è stato teatro di un messaggio forte per quanti erano presenti all’evento: Gesù è realmente presente in mezzo a noi.


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Parrocchie 1 agosto 2015

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PARROCCHIA S.MARIA ASSUNTA – DECANATO DI ISCHIA

ESTATE RAGAZZI.

Ed è solo il primo tempo!!!

Di Silvia Pugliese

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hi ha detto che d’estate ci si riposa e si sospendono tutte le attività, probabilmente non conosce i bambini e i giovani della nostra parrocchia! Una volta liberi dagli impegni scolastici e sportivi non vedono l’ora di tuffarsi in mille avventure, alla scoperta delle meraviglie della nostra terra e sempre con lo spirito di solidarietà e condivisione che vivono durante l’anno catechistico. La prima tappa di questa lunga estate, è stata la gita a Procida in motonave!

Appena arrivati alla nostra isola vicina, circa 110 bambini si sono tuffati in acqua, trascinando con se il loro Parroco Don Carlo Candido, desiderosi di “goderselo” un po’, in questo raro momento di svago. Subito i bambini hanno tirato fuori un pallone e hanno giocato a pallavolo con Don Carlo, che cercava di spuntarla contro una squadra di abilissimi giocatori…! La gara era talmente accesa che ben presto si sono avvicinati tanti bambini procidani che hanno chiesto di giocare anche loro a pallavolo con il nostro simpatico capo squadra: il parroco in persona! Dopo una breve pausa per i pani-

ni, consumati in pochi minuti per la voglia di ributtarsi in acqua e continuare la partita, si è passati poi ai tuffi! Il povero Don Carlo ha iniziato accontentando i più piccoli, che volevano provare il brivido di lanciarsi dall’alto delle sue spalle, ma ben presto si è trovato assalito da tutti i bambini, che non l’avrebbero mollato finché non li avesse lanciati dalle sue spalle! E così è iniziato un lungo pomeriggio di tuffi, anzi… magari solo di tuffi… si sono formate delle vere e proprie torri umane, a cui tutti hanno preso parte…con alla base…il povero parroco!!!! E dopo tante fatiche e divertimenti, si ritorna a Ischia, ma non finisce qui, tutti a Messa a ringraziare il Signore per la bella giornata! – dove avrà preso il nostro parroco la “forza” per celebrarla?!? Seconda tappa della nostra estate, la scalata notturna al monte Epomeo, per vedere l’alba sulla cima, e celebrare la messa nell’Eremo di San Nicola. È stata una giornata, anzi una notte, bellissima, tutti volevano partecipare per non perdersi quest’esperienza unica, ragazzi adolescenti con animatori, qualche bambino, e persino una famiglia con una bimba di appena 1 anno in spalla! La salita è stata dura, siamo partiti alle 4 del mattino, la carovana era guidata dal Parroco Don Carlo, che ha intrapreso una marcia non proprio comoda, e in men che non si dica siamo arrivati sulla cima in perfetto orario, stremati dalla solerte “passeggiata”! Ma non è stata la stanchezza a lasciarci senza fiato: il panorama era incantevole! Abbiamo aspettato il sole sorgere (visto il ritmo della salita, eravamo in netto anticipo), e lo abbiamo accompagnato con il canto del dolce sentire. È stato bellissimo vedere la commozione negli occhi di quei ragazzi che rimanevano senza fiato di fronte a uno spettacolo della natura tanto bello quanto inaspettato! Purtroppo dopo pochi minuti siamo stati circondati da una fitta foschia, e tutti tristi ci lamentavamo perché non potevamo ammirare il panorama… Allora Don Carlo ci ha invitati a raccoglierci in chiesa per la celebrazione della Santa Messa, durante la quale abbiamo ringraziato Dio per la bellezza del creato, e in particolare per la carezza d’amore che ci ha dato facendoci nascere in questa meravigliosa isola, con la preghiera scritta da papa Francesco nell’ambito dell’Enciclica “Laudato si” Appena usciti dalla chiesa, con grande sorpresa, il sole era alto nel cielo, e la foschia era sparita! Ci siamo arrampicati sulla cima più alta e abbiamo potuto finalmente ammirare tutta l’isola dall’alto, in ogni suo angolo, in ogni metro della sua costa, in tutta la sua bellezza! E finalmente, affamati, abbiamo aperto le bisacce che avevamo portato con noi, tuffandoci in una ricca colazione… e non solo… qualcuno ha voluto godere a pieno l’atmosfera naturale in cui eravamo immersi, gustando una bella bruschetta piena di pomodori e cipolla!!! Erano appena le 8 del mattino…e ci sentivamo così pieni che sembrava aver vissuto già una lunga giornata!!! Andrea Di Massa


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Parrocchie

1 agosto 2015

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PARROCCHIA S. MARIA MADDALENA – DECANATO DI CASAMICCIOLA LACCO AMENO Di Luis Mattera

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l 22 luglio è un giorno speciale per Casamicciola: è il giorno in cui si festeggia S. Maria Maddalena, la Patrona della cittadina termale. Come ogni anno le festa che il popolo fedele dedica alla sua Santa rappresenta il maggior evento del mese di luglio, richiamando anche un enorme numero di turisti, affascinati dalla sincera devozione della gente del posto. Centro principale del culto alla Santa è la Basilica a lei dedicata e al Sacro Cuore di Gesù, Chiesa Madre del paese, costruita dal Venerabile parroco don Giuseppe Morgera, all’indomani del terremoto del 1883. Anche quest’anno tra gli eventi principali dei festeggiamenti c’è stata senz’altro la processione del 13 luglio, ad inizio della Novena in preparazione alla festa. La processione ha raggiunto piazza Majo e le rovine dell’antica chiesa, dove un coro di bambini ha cantato l’inno in onore della Santa. Un’altra grande processione si è svolta il 21 luglio, vigilia della festa, ed ha percorso le strade di Casamicciola marina, vedendo impegnate numerose persone nell’addobbo delle strade, dei rioni, delle proprie abitazioni. Il giorno 22, solennità della Santa Patrona, fin dalle prima ore del mattino i fedeli hanno affollato la Basilica, approfittando anche della possibilità di lucrare l’indulgenza plenaria in questo giorno così importante e partecipando alle Ss. Messe. Apice dei festeggiamenti è stata la S. Messa Pontificale celebrata dal Vescovo Pietro, in una chiesa gremita di fedeli, nonostante il caldo. La comunità ha accolto con gioia il suo pastore, che poco più di un mese fa aveva scelto proprio questa Basilica come sede del Corpus Domini Diocesano e poco dopo aveva celebrato la S. Messa insieme al Parroco, don Luigi Ballirano, nel decimo anniversario di Ordinazione Sacerdotale di quest’ultimo. Proprio il Parroco si è fatto portavoce della gioia di tutti di “vedere il Vescovo, successore degli Apostoli, celebrare la Santa Eucarestia col suo popolo. Le assicuriamo – ha continuato il Parroco – la nostra preghiera e i nostri sacrifici quotidiani per la sua persona e per le intenzioni che le stanno più a cuore”. Il Vescovo Pietro nell’omelia ha approfittato per rivolgere a sé stesso e a tutti una domanda: “Io Cristo l’ho incontrato? Lo abbiamo accolto nella nostra vita? Stiamo sperimentando questa vita nuova (cfr 2Cor 5, 17 ) che pure con fatica c’è dentro di noi? O ci sentiamo ancora imprigionati dal male?”. Padre Pietro ha sottolineato quindi che “l’Eucarestia è certamente il primo luogo dove incontrare il Signore, perché lì il Signore viene e vive in mezzo a noi”. Come Maria Maddalena il mattino di Pasqua,

Padre Pietro alla Maddalena nell’Eucarestia “il Signore ci raggiunge e ci chiama per nome”. “A partire dall’Eucarestia – ha proseguito poi il Vescovo – noi possiamo e dobbiamo riconoscere la presenza di Gesù Risorto in altre situazioni”, sebbene, come Maria Maddalena nel giardino del sepolcro, “potremmo correre il rischio di non riconoscere la sua presenza”. Quella fatica è la medesima che facciamo noi: “Gesù non appare a lei con segni sconvolgenti ma in una dimensione feriale, ordinaria, quasi banale”. Ecco allora l’energico invito che il Vescovo ha rivolto a tutti: “Il Signore è qui, non è altrove” e ognuno di noi lo può “incontrare nei mille volti dei fratelli poveri, sofferenti, soli”. Al termine della celebrazione il Vescovo, come è tradizione da qualche anno, ha consegnato su invito del Parroco ad alcune donne anziane un piatto d’argento come segno di gratitudine per il servizio profuso nella comunità parrocchiale “per la diffusione del Regno di Dio e il decoro del Suo Tempio”, sull’esempio di S. Maria Maddalena. Il Parroco ha presentato al Vescovo le tre donne scelte quest’anno: Concetta Castagna e Maria Castagna del rione Sentinella e Maria Grazia Manco della Marina. Ancora una volta dunque Casamicciola ha guardato all’amore di Maria Maddalena per il Suo Signore e ha invocato l’intercessione della sua “sorella dolcissima”, come amava chiamarla il Venerabile Morgera. Giovan Giuseppe Lubrano


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Liturgia 1 agosto 2015

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Commento al Vangelo

Domenica 2 agosto 2015

A quale tavola ti nutri? Di don Cristian Solmonese

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ari amici, dopo la divisione dei pani che abbiamo ascoltato domenica scorsa, Gesù oggi ci viene presentato dal Vangelo stordito e turbato. Quello che doveva essere il più importante dei miracoli, il miracolo della condivisione, che avrebbe elevato il sogno di Gesù, si è trasformato in un flop clamoroso. Gesù fugge davanti alla nostra piccineria, non si fa trovare, scompare quando lo manipoliamo, lo usiamo, quando lo tiriamo per la giacchetta. La folla lo raggiunge, stupita dall’atteggiamento del Signore. Forse fa i complimenti? Vuole essere pregato per accettare il titolo di re? Gesù si rivolge alla folla, esprime un giudizio tanto tagliente quanto vero: voi non mi cercate per me o per le mie parole, ma perché avete avuto la pancia piena. Spesso cerchiamo Dio sperando che ci risolva i problemi, e senza mettere in gioco nulla di noi stessi. Quante

volte lo abbiamo fatto anche noi? Ci avviciniamo alla Chiesa o a Dio nel bisogno, solo se c’è la Caritas a disposizione o solo se Dio esaudisce le nostre preghiere. Cerchiamo il sacerdote per certificati, per avere una “messa”; viviamo la Parrocchia come un supermarket! Gesù questo lo ha avvertito, ecco perché è tagliente: non sempre Dio accarezza, a volte il modo di esprimere il suo amore è un servizio alla verità, tagliente e inatteso. Egli è deluso dal nostro comportamento, ma non sta chiuso nella sua delusione, anzi aggiunge: «Cercate il pane vero, quello che sazia». Esiste quindi un pane che sazia, e uno che lascia la fame. Se ci guardiamo attorno, ci accorgiamo che ci sono tante offerte di cibo che non vengono dal Signore e che apparentemente soddisfano di più. Alcuni si nutrono con il denaro, altri con il successo e la vanità, altri con il potere e l’orgoglio. Ma il cibo che ci nutre e che ci sazia veramente è soltanto quello che ci dà il Signo-

re! Il cibo che ci offre il Signore è diverso dagli altri, e forse non ci sembra così gustoso come certe vivande che ci offre il mondo. Allora sogniamo altri pasti, come gli ebrei nel deserto, i quali rimpiangevano la carne e le cipolle che mangiavano in Egitto, ma dimenticavano che quei pasti li mangiavano alla tavola della schiavitù. Essi, in quei momenti di tentazione, avevano memoria, ma una memoria malata, una memoria selettiva. Una memoria schiava, non libera. Anche la nostra memoria, schiava del mondo, vuole il pane del mondo che ci rende schiavi. Meglio seguire, allora, la fame interiore, quella di senso, quella della verità profonda, del giudizio sul mondo e la storia, la fame di vita, fame di amore, fame di eternità. E il segno della manna – come tutta l’esperienza dell’esodo – conteneva in sé anche questa dimensione: era figura di un cibo che soddisfa questa fame profonda che c’è nell’uomo. Gesù ci dona questo cibo, anzi, è Lui

stesso il pane vivo che dà la vita al mondo. Il suo Corpo è il vero cibo sotto la specie del pane; il suo Sangue è la vera bevanda sotto la specie del vino. Non è un semplice alimento con cui saziare i nostri corpi, come la manna; il Corpo di Cristo è il pane degli ultimi tempi, è il pane del futuro, capace di dare la vita eterna, perché la sostanza di questo pane è l’Amore. Ognuno di noi, oggi, può domandarsi: e io? Dove voglio mangiare? A quale tavola voglio nutrirmi? Alla tavola del Signore? O sogno di mangiare cibi gustosi, ma nella schiavitù? Buona domenica!

Il creato porta alla conoscenza di Dio Di Antonio Magaldi

L'

uomo, creato a immagine di Dio, chiamato a conoscere e amare Dio, cerca Dio, scopre alcune vie per arrivare alla conoscenza di Dio. Queste vie per avvicinarsi a Dio hanno come punto di partenza la creazione: il mondo materiale e la persona umana. Partendo dall’ordine della bellezza del mondo si può giungere a conoscere Dio, come origine e fine dell’universo. S. Paolo riguardo ai pagani afferma: “Ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da Lui compiute, come la Sua eterna

potenza e divinità”(Rm 1,19-20) E S. Agostino: “Interroga la bellezza della terra, del mare, dell’aria rarefatta e dovunque espansa; interroga la bellezza del cielo… interroga tutte queste realtà. Tutte ti risponderanno: guardaci pure e osserva come siamo belle. La loro bellezza è come un loro inno di lode. Ora, queste creature, così belle ma pur mutevoli, chi le ha fatte se non uno che è bello in modo immutabile? “ (S. Agostino, Sermones,241,2: PL 38,1134). L’uomo con la sua apertura alla verità e alla bellezza, con il suo senso del bene morale, con la sua libertà e la voce della coscienza, con la sua aspirazione all’infinito e alla felicità, l’uomo si interroga sull’esistenza di Dio. In queste aperture egli percepisce segni della propria anima spirituale. “Germe

dell’eternità che porta in sé, irriducibile come alla sola materia, insorge contro la morte”. (Gaudium et spes 18) la sua anima non può avere la propria origine che in Dio solo. L’uomo ha facoltà che lo rendono capace di conoscere l’esistenza di un Dio personale. Ma perché l’uomo possa entrare nella sua intimità, Dio ha voluto rivelarsi a lui e donargli la grazia di poter accogliere questa Rivelazione nella fede. Tuttavia le prove dell’esistenza di Dio possono disporre alla fede ed aiutare a constatare che questa non si oppone alla ragione umana. La vita dell’uomo e di tutto il creato è un’esistenza anche se inconsapevole nello Spirito e con lo Spirito, per cui il mondo esiste e vive. “Gioisca il cuore di chi cerca il Signore”(Sal 105,3). Se l’uomo

può dimenticare o rifiutare Dio, Dio però non si stanca di chiamare ogni uomo a cercarlo perché viva e trovi la felicità. Ma tale ricerca esige dall’uomo tutto lo sforzo della sua intelligenza, la rettitudine della sua volontà, “un cuore retto” ed anche la testimonianza di altri che lo guidino nella ricerca di Dio. <<La distruzione dell’ambiente umano è qualcosa di molto serio non solo perché Dio ha affidato il mondo all’essere umano, bensì perché la vita umana stessa è un dono che deve essere protetto da diverse forme di degrado… Pertanto, la capacità dell’essere umano di trasformare la realtà deve svilupparsi sulla base della prima originaria donazione delle cose da parte di Dio.>> (n°5 Lettera Enciclica – Laudato si )


Ecclesia

21 1 agosto 2015

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La compassione evangelica Di Ordine Francescano Secolare di Forio

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ell’Angelus del 19 luglio scorso, papa Francesco ha commentato il vangelo di Marco c. 6,31-34: «Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose». Dopo aver citato questo passo del Vangelo, il Papa fa una bellissima riflessione sui sentimenti di Gesù Buon Pastore: “Riprendiamo i tre verbi di questo suggestivo fotogramma: vedere, avere compassione, insegnare. Li possiamo chiamare i verbi del Pastore. Vedere, avere compassione, insegnare. Il primo e il secondo, vedere e avere compassione, sono sempre associati nell’atteggiamento di Gesù: infatti il suo sguardo non è lo sguardo di un sociologo o di un fotoreporter, perché egli guarda sempre con “gli occhi del cuore”. Questi due verbi, vedere e avere compassione, configurano Gesù come Buon Pastore. Anche la sua compassione, non è solamente un sentimento umano, ma è la commozione del Messia in cui si è fatta carne la tenerezza di Dio. E da questa compassione nasce il desiderio di Gesù di nutri-

re la folla con il pane della sua Parola, cioè di insegnare la Parola di Dio alla gente. Gesù vede, Gesù ha compassione, Gesù ci insegna. E’ bello questo!” Oggi, come duemila anni fa, la gente ha sete della Parola di Dio, ma soprattutto di incontrare lo straordinario, lo vediamo quando ci sono eventi particolari come messe di guarigione e liberazione negli stadi, quando ci sono persone “carismatiche” che suscitano in molti il desiderio di “toccare” il soprannaturale attraverso di loro, sperando di risolvere i propri problemi, ecc. Eppure Gesù, che ha nutrito con la Sua Parola e anche con pani e pesci materiali la gente che lo seguiva, è stato venduto, tradito e abbandonato proprio dai Suoi e dal Suo popolo. Nel momento della prova la Parola di Gesù ha perso di colpo la Sua forza, come se non suscitasse più l’effetto di prima, quando tutto era tranquillo e ogni cosa andava bene. Spesso la Parola di Gesù fa paura perché Essa è esigente e impegnativa, ed è più facile definirsi peccatori (una bella scorciatoia) che cristiani desiderosi di santità, ma siamo capaci di credere alla

compassione amorevole e misericordiosa di Gesù Buon Pastore? O lo vediamo il più delle volte come Giudice Supremo e basta, avvilendoci, tralasciando ogni impegno di perfezione, per diventare veri amici di Cristo? San Francesco d’Assisi, prima della sua scelta radicale di liberarsi dalle bramosie del mondo, ebbe compassione per gli operai che lavoravano duramente nell’azienda di famiglia, gli stessi sentimenti li provò per i poveri che incontrava e gli chiedevano la carità. Cercava di venir loro incontro dando i soldi e le stoffe del padre Pietro, suscitando la sua ira e subendo ogni sorta di punizione per questo. La compassione per il prossimo è il primo frutto dell’Amore vero, è quel sentimento di pietà che ci fa soffrire con chi soffre e gioire con chi gioisce. Solo chi ha incontrato veramente Dio può provare un così profondo sentimento del cuore e può parlare di Lui, del Suo Vangelo che salva a tutti gli assetati e affamati, ed essere credibili, perché la compassione è unita alla carità, entrambe sono l’aorta ascendente e discendente dello stesso Cuore,

quello di Dio. Dio aveva messo nel cuore di Francesco questi nobili sentimenti che lo porteranno ad essere l’Altro Cristo. La sua santità si è avviata e consolidata con l’ascolto della Parola del Vangelo, che amava aprire a caso e mettere in pratica alla lettera, senza tralasciare niente, suscitando le curiosità prima dei suoi amici di gioventù, che poi lo seguiranno entrando nel suo Ordine, e poi della gente che rimaneva affascinata dal suo carisma, poiché Dio era con Lui. La Parola ascoltata e vissuta sfama per davvero. Preghiamo il nostro santo che ci sostenga con la sua intercessione per essere strumenti di Dio, con buoni sentimenti di pietà e carità vera.

FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI MARIA SS. ASSUNTA LACCO AMENO PROGRAMMA Venerdì 31 luglio Solenne apertura dei festeggiamenti Ore 11.30 Rosario; Ore 12.00 Esposizione dell’immagine della Madonna Assunta e canto del Regina Coeli; Ore 20.30 Fiaccolata dalla Basilica di S. Restituta a Piazza Rosario; Ore 21.00 In Piazza Rosario: S. Messa Solenne e intronizzazione della Madonna Assunta. Sabato 1 agosto – Inizio quindicina Ogni giorno: ore 5.30 Rosario e coroncina, ore 6.00 S. Messa, Esposizione, Adorazione e Benedizione Eucaristica; ore 19.00 Rosario, ore 19.30 S. Messa; Domenica 2 e 9 agosto ore 5.30 Rosario e coroncina, ore 6.00 S. Messa, Esposizione, Adorazione e Benedizione Eucaristica; ore 10.45 S. Messa della Confraternita; ore 19.30 S. Messa; Giovedì 6 agosto - Trasfigurazione di nostro Signore - Inizio novena ore 5.30 Rosario e coroncina, ore 6.00 S. Messa, Esposizione, Adorazione e Benedizione Eucaristica; ore 19.00 Rosario e preghiera alla Vergine; ore 19.30 S. Messa e Esposizione del SS. Sacramento ore 21.30 Ora di Adorazione e Benedizione Eucaristica Sabato 8 agosto Ore 19.30 S. Messa e Atto di Affidamento dei giovani alla Beata Vergine Mercoledì 12 agosto Ore 21.30 Tradizionale “Sagra di Ferragosto” in Piazza Rosario e serata musicale Giovedì 13 agosto Ore 21.30 Serata dei golosi in Piazza Rosario, dove gusterete le prelibatezze della più genuina tradi-

zione lacchese e intrattenimento musicale Venerdì 14 agosto Ore 5.30 Rosario e coroncina, ore 6.00 S. Messa, Esposizione, Adorazione e Benedizione Eucaristica; Ore 20.30 Solenne Celebrazione Eucaristica in Piazza Rosario Presieduta dal Rev. Can Giuseppe Nicolella, in ricordo del XXVII anniversario dell’incoronazione dell’Assunta. Ore 22.00 La compagnia Fantasynapoli presenta “Per chi suona la campana?”: nuovissimo game show ideato da Gaetano Maschio con canzoni napoletane e ricchi premi. Ore 24,00 “Transito della Beata Vergine Maria” Celebrazione del Passaggio della Beata Vergine Maria con il canto dell’Annuncio della Festa e Benedizione. Sabato 15 agosto – Solennità dell’Assunzione della B.V. Maria Ore 6.00 S. Messa Solenne celebrata dal confratello Sacerdote Don Cristian Solmonese, canti eseguiti dalla Schola Cantorum Lauretana diretta dal Maestro Giuseppe Iacono; ore 8.00 S. Messa; ore 10.00 S. Messa in suffragio di tutti i confratelli della Congrega; ore 11.00 S. Messa con supplica alla Madonna Assunta; Ore 19.30 In Piazza Rosario: Solenne Celebrazione Eucaristica Presieduta dal Parroco Rev. Don Gioacchino Castaldi; ore 20.30 Processione per le strade del paese con la incoronata Immagine della Madonna Assunta; ore 22.00 in Piazza Rosario Gran Concerto della banda musicale “Aurora” diretta dal maestro Claudio Assante di Cupillo. Ore 24.00 Spettacolo di fuochi pirotecnici a mare curato dalla ditta Ischia Pirica. Lunedì 31 agosto Ore 18.30 Rosario; Ore 19.00 S. Messa Solenne, al termine reposizione della Venerata immagine di Maria SS. Assunta


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Attualità 1 agosto 2015

www.chiesaischia.it

Di Angelo Iacono

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Luglio 2015, dopo ben diciassette anni riapre l’Eremo di San Nicola, situato a 789 metri d’altezza. La cerimonia d’inaugurazione, accompagnata dalle luci del tardo crepuscolo estivo, è stata aperta dal discorso del sindaco di Serrara Fontana ing. Rosario Caruso. Le parole scelte, di certo con cura, hanno espresso la fierezza e la gioia condivisa sia dall’amministrazione che dai paesani (in molti si erano infatti battuti incessantemente per la messa in sicurezza dello stabile). Al preludio del sindaco sono seguiti gli interventi dell’assessore regionale Lucia Fortini, estasiata dalla scoperta di un luogo di tale bagaglio emozionale, dell’architetto Di Ronza, responsabile di Ischia per la soprintendenza di Napoli e del dott. Franco Iacono, famoso tra i tanti meriti anche per l’affezione alla cultura isolana. Al termine mons. Pietro Lagnese, prima di elargire la benedizione sui presenti e su coloro che, nonostante le condizioni impervie, hanno provveduto ai lavori, ha ricordato la storia intrisa di sacralità dell’eremo, discorrendo sulle origini dell’edificio, in primis adibito a centro di ritiro delle monache, poi trasferitesi presso il Castello Aragonese, e dopo a rifugio per gli anacoreti. Il vescovo ha inoltre, per la prima volta in assoluto, visitato la chiesetta di San Nicola, risalente al 1459. Così via al termine degli oneri burocratici ed ecclesiastici la folla è stata allietata dalla rappresentazione della ‘Ndrezzata, sempre accolta con immenso stupore, ed un rinfresco con genuino vino locale. Infine sua Eccellenza è stato accompagnato dai giovani e dai curiosi fin sopra la cima dell’Epomeo, dove un “cicerone” ha descritto il paesaggio a 360 gradi della terraferma e delle isole, soffuse da una leggera foschia nivea. Tutti i presenti, chi con gesti eclatanti, chi un po’ meno a causa delle vertigini, hanno condiviso un momento magico con il sottofondo del sole che si immergeva sempre più a fondo nelle acque.

Dopo 17 anni riapre l’eremo di San Nicola sul Monte Epomeo

Padre Pietro “prende il largo” alla volta della vetta!


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Osservato Speciale

1 agosto 2015

kaire@chiesaischia.it

AZZARDO

Appello per la democrazia contro le lobby Appello unitario a Governo e Parlamento da parte di Caritas, Mettiamoci in gioco, Insieme contro l’azzardo, Movimento No Slot e Movimento Slot Mob. La sfida di ridare spazio ad una partecipazione politica dal basso sulla questione azzardo. Subito il divieto assoluto di pubblicità

R

iportiamo il testo del 30 luglio 2015 condiviso dalle maggiori realtà italiane impegnate sul contrasto alla diffusione dell’offerta dell’azzardo incentivato dalla legislazione attuale. Azzardo: democrazia contro Lobby. L’ora della verità e della buona politica La diffusione dell’offerta dell’azzardo in Italia è la conseguenza di una regolamentazione che presenta molte anomalie e contraddizioni. In pratica abbiamo assistito ad un’incentivazione di massa ingiustificabile per uno Stato realmente attento al bene pubblico. Troppi interessi trasversali hanno contaminato la politica che ha ceduto il controllo agli interessi delle grandi imprese con la giustificazione errata e fuorviante delle entrate nelle casse erariali. L’intera materia deve essere rimessa in discussione. Ribadiamo con decisione la necessità che il Governo e il Parlamento diano risposta alle quattro proposte concrete lanciate con l’appello del 2 aprile 2015 firmato da tutte le associazioni che sono oggettivamente accreditate come la maggiormente rappresentative delle istanze che provengono dalla società sulla materia. Pertanto, in vista della prossima legge di stabilità, chiediamo nuovamente al governo e al parlamento di: 1) Bandire ogni pubblicità diretta e indiretta del cosiddetto gioco d’azzardo su tutti i media con sanzioni economiche tali da rendere non conveniente ogni trasgressione. Si tratta di replicare, semplicemente, le norme vigenti sulla pubblicità del tabacco. 2) Riconoscere agli enti locali la piena sovranità nella regolamentazione dell’offerta dell’azzardo sul proprio territorio. Si tratta, in sostanza, di salvaguardare il patrimonio di quelle normative che regioni e comuni sono riusciti ad elaborare autonomamente nonostante una legislazione statale omissiva e incompleta. Il governo non si renda colpevole nel vanificare ogni difesa delle comunità locali nei ricorsi amministrativi intentati dalle grandi società commerciali concessionarie dell’azzardo, togliendo competenze costituzionali agli enti locali e di conseguenza

generando contenzioso giudiziario. 3) In attesa di un riordino generale della materia, che dovrà avvenire in maniera realmente trasparente e pubblica, ci pare ovvio che dovrà essere sospesa ogni nuova concessione in materia di azzardo. 4) Lo Stato deve farsi carico direttamente della cura delle persone vittime della patologia indotta dell’azzardo, estromettendo ogni larvata ipotesi di finanziamento diretto da parte delle concessionarie dell’azzardo. Il Governo, nella fase di approvazione della c.d. legge delega, ha chiesto un maggiore approfondimento. Non si ravvisano ragioni affinché il Governo non adotti immediatamente ogni provvedimento necessario finalizzato a recepire questi quattro punti che rappresentano una proposta ragionevole e un patrimonio irrinunciabile per le associazioni impegnate a livello nazionale. L’azzardo, contrariamente a quanto in questi anni si è voluto far credere, non è mai stato un gioco e i fatti di cronaca ce lo dimostrano quotidianamente. È un’industria, nel senso incostituzionale del termine, e un business che invece di creare valore lo brucia, lo consuma, desertifica i legami sociali, distrugge il risparmio, genera crescente povertà e sofferenza. L’Italia rinunci alla politica dell’azzardo! Roma 30 luglio 2015 Caritas Italiana Campagna Mettiamoci in gioco Insieme contro l’azzardo (Consulta nazionale antiusura) Movimento No Slot Movimento Slot Mob

ABBONAMENTO POSTALE L’abbonamento annuale ordinario al nostro settimanale costa € 45,00 e consente di ricevere con spedizione postale a casa propria (sul territorio italiano) i 52 numeri del giornale stampati nel corso di un anno solare più eventuali “Kaire speciali”. Per chi vive all’estero, è possibile abbonarsi on line al settimanale in modo da poterlo leggere in formato Pdf a partire dalle ore 7,00 del mattino (ora italiana) nel giorno di uscita (verrà inviato via mail) e poterlo archiviare comodamente. Il settimanale online è esattamente uguale - per contenuto e impaginazione - a quello stampato su carta. L'abbonamento online costa € 45,00. LE ALTRE TARIFFE ANNUALI: Abbonamento amico €.100,00 Abbonamento sostenitore €.200,00 Benemerito a partire da €.300,00 COME PAGARE L’ABBONAMENTO Per il pagamento in contanti contattate la segreteria di “Kaire” ai seguenti numeri di telefono 081981342 – 0813334228 oppure il pagamento può essere effettuato mezzo bonifico bancario intestato COOP. SOCIALE KAIROS ONLUS indicando quale causale ABBONAMENTO KAIRE sul seguente codice IBAN IT 06 J 03359 01600 1000 0000 8660 Banca Prossima SpA. Dopo aver effettuato il pagamento inviate una mail a kaire@kairosonline.it oppure inviando un fax al 0813334228 con i seguenti dati per la spedizione: Cognome e nome: ... | indirizzo (via/cap/comune/ provincia): ... |codice fiscale: ... | telefono: ... | mail: ... nel caso l’abbonamento sia da attivare a favore di altra persona, indicare anche: Cognome e nome del beneficiario dell’abbonamento: ... Indirizzo (via/cap/comune/provincia): ...

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