KARPÒS ALIMENTAZIONE E STILI DI VITA
Anno II - N°6 Agosto - Settembre 2013 - Copia gratuita online
W W W. K A R P O S M A G A Z I N E . N E T
AGRICOLTURA OGGI
UVA DA TAVOLA AROMATICHE AGRICULTURA
GRANO DURO ARTE E NATURA
MONDO RURALE
PARCHI DEL WEST TERZA PARTE
ALIMENTAZIONE E SALUTE
OLIO DA SCEGLIERE
NUOVA ALLEANZA TRA SALUTE E AGRICOLTURA
STUDIO FABBRO 09-2013
PER PRODURRE LE MIGLIORI UVE DA TAVOLA SCEGLI BARBATELLE, VARIETÀ E CLONI DEI VIVAI COOPERATIVI RAUSCEDO!
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EDITORIALE
EXPO 2015: UN EVENTO UNICO PER COMUNICARE MEGLIO UNA NUOVA ALLEANZA TRA SALUTE E AGRICOLTURA Renzo Angelini Direttore editoriale
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oi siamo quello che mangiamo. E’ una frase ricorrente tra il senso comune. Ma io aggiungerei un paio di asserzioni che a mio avviso ne chiariscono il senso. Mangiamo quello che produciamo e possiamo conoscere meglio quello che mangiamo imparando a scegliere con consapevolezza la nostra dieta quotidiana. Sembra tutto semplice e scontato ma in realtà non è così. Non sono affatto sicuro che la consapevolezza alimentare sia così diffusa come qualcuno crede. Per esempio quanti consumatori conoscono con un minimo di precisione il benessere che portano alla salute i prodotti ortofrutticoli? L’affermazione generica che suona “mangiare frutta e verdura aiuta a star bene” la conoscono e l’affermano proprio tutti. Ma quale frutta e quale verdura? Sono tutte uguali? I contenuti alimentari sono identici? E la stagionalità? Quanto incide in termini di valore alimentare? Se passiamo al problema della produzione degli alimenti i dubbi sulla effettiva conoscenza da parte del consumatore non possono che aumentare. Molti sostengono che in definitiva la somma dei problemi che discendono a cascata dal mio modo di ragionare si sintetizzano in un’unica questione: c’è
bisogno di più informazione sul cibo. Io mi permetto di essere critico su questo generico appello all’informazione. Partirei dal ragionamento contrario: di informazione ne abbiamo troppa e la quantità corre il rischio di stressare l’attenzione del consumatore. Abbiamo bisogno di aggiungere qualità alle informazioni relative al cibo che mangiamo. E dal mio punto di vista qualità informativa significa restituire al consumatore una visione completa di tutta la filiera degli alimenti. Aggiungerei che è proprio ciò che sto progettando con Karpòs. La nostra salute alimentare oggi ha bisogno di informazioni più strutturate, più in sintonia con le esigenze visuali e cognitive di lettori sovraccarichi di generiche informazioni. Expo 2015 è in arrivo. I temi dell’edizione milanese sono straordinariamente in linea con i problemi che ho enunciato. Sarebbe importante e immensamente utile se a partire dall’attesa del grande evento riuscissimo a mettere nel mirino soluzioni efficaci anche a livello di comunicazione. D’altra parte, lo sappiamo tutti che senza il coinvolgimento della gente anche le virtuosità produttive più efficienti vanno incontro a dei problemi. E l’attenzione del pubblico, anche in presenza di una ricchezza informativa sconosciuta alle passate generazioni, non è mai scontata.
03 EDITORIALE RENZO ANGELINI
KARPÒS MAGAZINE
AGOSTO - SETTEMBRE 2013
Direttore editoriale Renzo Angelini Direttore responsabile Lamberto Cantoni Iscr. trib. di Forlì n° 3/12 del 4/5/2012
03 EXPO 2015: UN EVENTO UNICO PER COMUNICARE MEGLIO UNA NUOVA ALLEANZA TRA SALUTE E AGRICOLTURA EDITORIALE Renzo Angelini
variazione in corso di registrazione Proprietario ed editore della testata Karpòs S.r.l. Via Zara 53 - 47042 Cesenatico (FC) CF 04008690408 - REA 325872 Grafica Francesca Flavia Fontana Giulia Giordani
42 C’ERA UNA VOLTA IL CONTADINO E ORA NON C’È PIÙ AGRICOLTURA OGGI Pietro Pensa, Ludovica Gullino
Raccolta pubblicitaria Per contatti cell 335 6355354 pubblicita@karposmagazine.net
12 VARIETÀ DI UVA DA TAVOLA AGRICOLTURA OGGI Mario Colapietra
76 GRANO DURO IN FESTA AGRICULTURA Rosita Stella Brienza
102 ELOGIO DEL MONDO RURALE ARTE E NATURA Lamberto Cantoni
114 I PARCHI DEL WEST (TERZA PARTE)
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Diffusione online Karpòs Magazine viene inviato gratuitamente a una community di oltre 200.000 destinatari; consumatori, università, istituzioni, industrie, Grande Distribuzione Organizzata, Ho.Re.Ca. fornitori di mezzi tecnici e servizi, associazioni, agroindustrie, produttori, tecnici e centri media.
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132 QUALE OLIO SCEGLIERE ALIMENTAZIONE E SALUTE Giovanni Lercker
PAESAGGIO Renzo Angelini
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Per le fotografie: Mario Colapietra da pagg. 12-13-14-17-22-23-24-2526-28-29-30-31-32 Peta Colamonaco da pag. 76 a pag. 96 Musei San Domenico, Forlì da pag. 102 a pag. 109 Agrilinea da pag. 132 a pag. 142 Pietro Pensa 56-57
06 ORSERO 08 DIMMIDISÌ
Tutte le altre fotografie: © Renzo Angelini In copertina: Borago officinalis © Renzo Angelini
10-11 BESANA 38-39 AL FORTE VILLAGE LA CASA DEI SOGNI DI BARBIE
40-41 SALUMI…SEMPRE PIU’ IN LINEA
72 CUOREDOLCE 73 CON I PIEDI PER TERRA 74 PEDON 75 ASIAGO 97 ORTAGGI VAL VENOSTA 99 PAGO ANGURIA, LIME & MENTA 144 NOVITÀ LIBRARIE 100 ORTOROMI BOTANICA DELLE ERBE DI NELLO BISCOTTI
145 NOVITÀ LIBRARIE LA STORIA DI CIO’ CHE MANGIAMO DI RENZO PELLATI
146 COURMAYEUR
Non si restituiscono testi, immagini, supporti elettronici e materiali non espressamente richiesti. La riproduzione anche parziale di articoli e illustrazioni è vietata senza espressa autorizzazione dell’editore in mancanza della quale si procederà a termini di legge per la quantificazione dei danni subiti. L’editing dei testi, anche se curato con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali errori o inesattezze, limitandosi l’editore a scusarsene anticipatamente con gli autori e i lettori. Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero di chi lo ha scritto e pertanto ne impegna la personale responsabilità. Le opinioni e, più in generale, quanto espresso dai singoli autori non comportano alcuna responsabilità da parte dell’editore anche nel caso di eventuali plagi di brani da fonti a stampa e da internet. Karpòs rimane a disposizione di altri eventuali aventi diritto che non è stato possibile identificare e contattare.
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FRATELLI ORSERO ALLARGA L’OFFERTA E METTE LA FIRMA SU UN’AMPIA GAMMA DI FRUTTA ESOTICA
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Gli ananas e le banane che si fregiano del bollino nero a forma di camioncino, per i consumatori, sono ormai sinonimo della qualità extra-premium di Fratelli Orsero. Ed è per soddisfarli sempre di più che oggi la famiglia Orsero amplia la propria gamma offrendo nuovi prodotti di origine esotica, rigorosamente scelti nelle migliori zone di produzione: Avocado, Bananito, Frutto della passione, Lime, Litchi, Mango, Papaya, Zenzero, Carambola, Granadilla, Kiwano, Mangoustan, Phisalis, Pitaya gialla, Pitaya rossa, Ramboutan. Questa frutta è in linea con gli alti standard qualitativi a cui F.lli Orsero ha abituato i propri consumatori garantendo una filiera perfettamente controllata: qualità extra premium della frutta selezionata dai coltivatori nel rispetto di parametri definiti dall’Azienda e controllo qualità effettuato in tutte le fasi della catena distributiva. I nuovi prodotti saranno distribuiti su tutto il territorio italiano dal Gruppo GF, attraverso la società Fruttital SRL, le proprie filiali ed i propri clienti. La nuova frutta s i presenterà al consumatore con diversi packaging: l’esotico sarà venduto in una vaschetta brandizzata e flowpackata, ad eccezione del bananito che verrà confezionato in un vassoio con film termoretraibile. www.fratelliorsero.it
A PROPOSITO DI F.LLI ORSERO Da piccola realtà imprenditoriale del dopoguerra a moderna e avanzata struttura internazionale che impiega circa 3.500 persone. Da oltre 50 anni la famiglia Orsero è specializzata nel settore dei prodotti ortofrutticoli freschi. Nel febbraio 2012 la svolta: dopo 30 anni di esperienza nel settore i figli di Raffaello, i fratelli Antonio e Raffaella Orsero, decidono di spezzare il monopolio delle multinazionali e di proporsi al trade e soprattutto al consumatore finale direttamente con il proprio nome, mettendoci la firma. Nasce così il brand F.lli Orsero.
“TMTD è un principio attivo contenuto in diversi formulati autorizzati dal Ministero della Salute (Pomarsol 80 WG, Silfur WG, Tetrasol 80, Thianosan 80 WG, TMTD 50 SC, Tetrasol Liquido, TMTD 50 L …). Usare i prodotti fitosanitari con precauzione. Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sul prodotto”.
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DIMMIDISÌ LANCIA LA NUOVA INSALATONA ARRICCHITA MESSICANA, LA GAMMA DEI PIATTI UNICI SI AMPLIA
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DimmidiSì amplia la gamma de I Piatti Unici, con la nuova Insalatona arricchita la “Messicana”, che è una deliziosa insalata di cuori di iceberg a cui viene aggiunto il famoso binomio “fagioli rossi e mais”, peperoni tagliati a fettine, pomodorini e le immancabili tortillas fritte leggermente speziate. Il tutto da condire con salsa messicana. La Messicana DimmidiSì viene proposta come insalatona arricchita ad alto contenuto di servizio, confezionata in ciotola, con condimento in bustina e completa di set servizio (forchetta e tovagliolo di carta). Gli ingredienti sono separati tra loro e dall’insalata per conservarne, più a lungo, la freschezza. La nuova referenza s’inserisce nel filone delle “Ricette dal mondo” lanciato da DimmidiSì con la Caesar Salad. Grazie alla Messicana si estende la gamma di DimmidiSì - i Piatti
Unici, portando a 7 le referenze: Insalatone Arricchite con Provolone Dolce, Prosciutto Cotto e Crostini Saporiti; Insalatone Arricchite con Pomodorini, Olive Nere e Carote In Festa; Insalatone Arricchite con Tonno, Mais e Crostini; Insalatone Arricchite con Grana, Olive Nere e Crostini; I Piatti Unici - Insalatone Arricchite con Pollo, Olive Nere e Crostini, Caesar Salad; Messicana. L’Insalatona arricchita Messicana DimmidiSì è da posizionare nel bando frigo del reparto ortofrutta. Le caratteristiche della MESSICANA DIMMIDISÌ - I PIATTI UNICI: Ingredienti: lattuga iceberg, pomodorini, fagioli rossi, peperoni, mais, tortillas fritte. Condimenti: Salsa Messicana Set servizio: forchetta e tovagliolo di carta Peso: 190g (178g + 12g di salsa) Shelf-life: 7 giorni Conservazione: a temperatura compresa tra 2° e 6° C www.dimmidisi.it
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CULTURA DEL PRODOTTO E DELLA QUALITA’ PER LA FRUTTA SECCA DI BESANA A MARCHIO ALMAVERDE BIO: L’INTERVISTA AL MARKETING MANAGER RENATO DE GOYZUETA
salubrita’ ed all’etica della produzione. Ed e’ da questa vocazione aziendale che nasce la scelta del biologico. Giuseppe Calcagni, Presidente di Besana ha iniziato con grande lungimiranza a produrre biologico nel 1991 ed ha colto, allora, le potenzialita’ di sviluppo di un metodo di produzione che oggi rappresenta una quota importantIssima del mercato Besana soprattutto in Nord Europa e nel Regno Unito.
Il Gruppo BESANA è un’impresa familiare, leader in Italia e tra le principali in Europa per la produzione, lavorazione e commercializzazione di Frutta Secca, Frutta Essiccata, Semi e Cioccolato. L’Azienda viene fondata nel 1921 in Campania, una terra particolarmente vocata per la frutta secca, in particolare per nocciole,noci e castagne. Vanta una lunghissima esperienza e sensibilita’ per il biologico ed e’ per questo che e’ stata una delle imprese cofondatrici del Consorzio Almaverde Bio nel 2000. I numeri di Besana sono eloquenti, 130 milioni di euro di fatturato nel 2012 con un +15% sul 2011 di cui l’8% derivante dal biologico. Besana opera in 4 impianti industriali in Europa di cui tre in Italia ed uno in Gran Bretagna; ha inoltre uno stabilimento in Brasile. Gli impianti concentrano ben 30 linee di confezionamento da cui ogni anno vengono prodotte 85.000 confezioni di frutta secca. Il gruppo Besana impiega 350 addetti specializzati ed utilizza annualmente 20.000 tonnellate di materie prime. Un’azienda esemplare che ha nel suo DNA la costante ricerca e l’innovazione, l’entusiasmo e la fantasia, l’attenzione al prodotto da tutti i punti di vista. La cultura del prodotto e’ il cuore del successo di Besana. La produzione e’ costantemente ispirata alla ricerca della soddisfazione del cliente per la straordinaria qualita’ dei mix proposti, l’efficienza del servizio, l’attenzione alla
I tre requisiti fondamentali per produrre frutta secca biologica “Siamo, senza dubbio - dichiara Renato De Goyzueta, marketing manager di Besana - i leader europei della processazione e vendita di frutta secca biologica. Non e’ un percorso semplice - rimarca De Goyzueta occorre un ottimo sistema di tracciabilita’, un’ottima selezione dei fornitori di materia prima e un’ottima etica aziendale. Fornitori affidabili, etica e deontologia sono i fattori chiave a cui la nostra Azienda fa riferimento per produrre biologico - continua il manager Besana - lavoriamo con i prodotti della terra ed e’ fondamentale che vengano coltivati in un certo modo, secondo le rigide normative della certificazione europea a cui si vanno ad aggiungere i valori dell’Azienda che per alcuni prodotti opera in zone totalmente selvagge, prive di qualsiasi contaminazione e dove assume una grande rilevanza la sensibilita’ aziendale all’ambiente produttivo, alle risorse umane, naturali e locali”. Le noci del Brasile, ad esempio, sono prodotte nelle foreste, coltivate con metodi di impollinazione naturali, raccolte da raccoglitori locali con ritmi e contratti di lavoro del tutto particolari, molto legati alla natura incontaminata nella quale vivono. Besana tutela con impegno la sostenibilita’ ed eticita’ delle coltivazioni”. I prodotti piu’ venduti “Tra i prodotti di maggior successo - spiega Renato De Goyzueta - si annoverano senz’altro la linea snack e la linea family, citerei poi alcuni evergreen come i pinoli, apprezzatissimi nel Nord Europa, in particolare in Belgio. Va benissimo il nostro Student Mix: un insieme di noci, noci del Brasile, mandorle, anacardi e nocciole che si differenzia per qualita’ e pregio degli ingredienti rispetto ad altri Student mix concorrenti che non hanno, ad esempio, all’interno, la noce del Brasile. Molto apprezzato
anche l’Egomix: composto di mandorle e cranberry o anacardi tostati e leggermente salati o di mandorle affumicate e salate, noci sgusciate, albicocche e cranberry. Goloso e ricercato anche il misto al cioccolato, un classico della nostra offerta e vorrei citare anche, per l’immediato successo, il goji berry snack, il prodotto salutistico per eccellenza, che proponiamo in confezione tascabile da 40 grammi. Scegliamo la tipicita’ da cittadini del mondo “La massima attenzione sul prodotto - sottolinea Besana ci spinge a scegliere le materie prime nei luoghi del mondo dove e’ massima la qualita’ - siamo ad esempio tra i primi compratori di nocciole in Italia, in una terra, la Campania, che e’ la principale produttrice di nocciole in Europa. Siamo interessatissimi a specifiche varieta’ di prodotti che provengono dai diversi paesi d’elezione nei quali si ottiene la massima qualita’ organolettico/ gustativa. Compriamo dal mondo e vendiamo al mondo con le diverse specificita’ che ci vengono richieste dai clienti”. Il successo di Almaverde Bio in Italia e’ legato alle piccole catene e negozi specializzati che hanno puntato sulla nostra marca
Voglio evidenziare - conclude il manager di Besana - un elemento chiave che emerge dalle ricerche di mercato e confermato dal comportamento dei consumatori vale a dire che nel biologico e’ fondamentale la marca del produttore. Il mercato del biologico e’ un mercato in cui i comportamenti di acquisto rispecchiano fedelmente quelle che sono le ricerche di mercato che evidenziano come il consumatore prediliga la marca del produttore, soprattutto se conosciuta e di fiducia per questo andiamo molto bene negli specializzati e nelle catene di dimensione medio piccola, dove e’ massima la visibilita’ del marchio. I risultati sono interessanti e lasciano ben sperare perche’ il consumo di biologico non conosce crisi e c’e’ una forte attenzione verso i nostri prodotti. All’estero la situazione e’ un po’ diversa, abbiamo una ottima presenza nella Gdo, con una grande resa a scaffale dei nostri assortimenti. La Grande Distribuzione estera ha avuto un approccio molto positivo alla nostra proposta e ci auguriamo che questo possa riflettersi anche a livello di grandi insegne nazionali”. www.besanaworld.com
Fonte: italiafruit.net
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UVA DA TAVOLA MARIO COLAPIETRA
AGRICOLTURA OGGI
Varietà di uva 13 da tavola
e periodi di commercializzazione in Italia e nel mondo
Con una produzione italiana di circa 14 milioni di quintali, il 70% è prodotto in Puglia ed il resto in Sicilia, coste joniche della Basilicata, Abruzzo, Lazio e Sardegna. Italia è la varietà più diffusa, con oltre il 40% della produzione, ma si vanno affermando anche le varietà apirene (senza semi). Le tecniche di coltivazione, attraverso strutture di sostegno protette con film di plastica, permettono di anticipare o ritardare la maturazione e garantire una offerta di prodotto italiano per 230 giorni all’ anno: dal 10 di maggio alla fine di dicembre.
Mario Colapietra
L’uva da tavola dopo la raccolta in casse di legno e in cesti, veniva pesata con la “stadera” bilancia dell’epoca e venduta ai commercianti
Fino al 1882 in Italia si consumavano e si esportavano come uva da tavola, grappoli di vitigni ad uva da vino a maturazione precoce e con buccia consistente. Dalla Puglia, da Bisceglie in provincia di Bari, già dal 1869 iniziarono le spedizioni di uva verso Milano, Torino, Bologna, e poco dopo anche verso la Germania, Svizzera ed Austria. Nello stesso vigneto si coltivavano diversi vitigni senza alcuna distinzione se destinati per la trasformazione in vino o per il consumo come frutta. Dopo alcune azioni intraprese dal Ministero dell’Agricoltura, si decise di incrementare e di specializzare la coltivazione dell’ uva da tavola anche per ragioni sociali, in quanto richiedeva per la sua coltivazione un maggior impiego di manodopera e consentiva di ottenere ricavi più elevati. Per i nuovi impianti si consigliarono forme di allevamento a pergolato, in sostituzione dell’ alberello e della spalliera. Tra le varietà si affermava la Regina bianca, minore diffusione si aveva per l’Italia, Bicane, Sultanina e Zibibbo. Nel 1954 la superficie utilizzata per la coltivazione specializzata di uva da tavola era di 34.582 ettari con una produzione di 2 milioni di quintali, di cui 400.000 quintali esportati.
costituiva l’80% delle varietà coltivate. L’esportazione pugliese di uva di uva da tavola, la più consistente in Italia, era costituita dal 63,8% dall’Italia e dal 24,1% dalla Regina Bianca. La cultivar Italia cominciava ad essere apprezzata anche in alcune aree europee che in passato disdegnavano il particolare aroma di moscato che caratterizza quest’uva. Il consenso era dovuto anche alla possibilità di essere presente sui mercati da agosto a dicembre con ampie garanzie di serbevolezza, di sanità e qualità. Il maggior quantitativo era ottenuto in Puglia, seguita dalla Sicilia, Abruzzo e dalle altre regioni centro meridionali. Dall’ultimo censimento si rileva che la varietà “Italia” è coltivata per 53,8% della superficie vitata ad uva da tavola; la Victoria il 9,9%, la Regina bianca l’8,9%. Con consistenze più basse alcune varietà senza semi e altre con semi. La coltura, in Italia ha avuto la massima espansione e per molti decenni ha conservato la supremazia per l’esportazione sui mercati europei e in alcuni esteri sparsi in tutto il Mondo. Lo scenario mondiale è notevolmente cambiato anche ad opera di investitori ed esperti impiantisti che hanno contribuito a diffondere la coltura in molti Paesi divenuti concorrenti dell’Italia. Rispetto ai decenni scorsi, la coltura è attuata con tecnologie innovative che hanno interessato i sistemi di allevamento, di protezione della struttura, delle tecniche colturale, della difesa fitoiatrica, cultivar, confezionamento, trasporto e conservazione del prodotto, sistemi di certificazione, tracciabilità del prodotto.
Da questo momento inizia una consistente espansione della superficie utilizzata per questa coltura. Nel 1985 la produzione ottenuta su circa 80.000 ettari era di 14 milioni di quintali, di cui 5,6 milioni di quintali esportati. Si ottenne un ridimensionamento della superficie vitata coltivata a “Regina bianca” ed un aumento considerevole per la varietà “Italia”. In Sicilia
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Stupendi grappoli della cultivar victoria con semi
con l’obiettivo di assecondare le richieste di frutta del notevole afflusso turistico estivo. Nei mesi di aprile e maggio vi è poca disponibilità di uva fresca sui mercati internazionali. Produrre in questo periodo è molto conveniente. Le zone di produzione di uva da tavola della Sicilia orientale, rispetto a tutti i Paesi che si affacciano sul Mare Mediterraneo, avevano il primato di far maturare prima le uve di Matilde, Cardinal e Victoria. Negli ultimi anni, alcuni Paesi del nord Africa, tra cui l’Egitto, anche grazie a finanziamenti internazionali, hanno impiantato
La produzione di uva da tavola in Italia La produzione di uva da tavola italiana, rappresenta la punta di diamante dell’esportazione di frutta italiana nel Mondo. La produzione media nazionale è di circa 14 milioni di quintali di uva, il 70% è prodotto in Puglia. Minori quantitativi si ottengono in Sicilia, coste ioniche della Basilicata, Abruzzo, Lazio ecc. Particolare interesse ha questa coltura in Sardegna: con la modernizzazione della coltivazione si sta ottenendo l’autonomia produttiva regionale,
15 UVA DA TAVOLA MARIO COLAPIETRA
nuovi vigneti con cultivar esclusivamente apirene, ottenendo produzioni con periodi di maturazione anticipati rispetto alla Sicilia. La vite per uva da tavola è coltivata soltanto nelle regioni dell’Italia centromeridionale, caratterizzate da clima caldo-arido, con inverni miti e con precipitazioni per lo più invernali che non superano 500-600 mm. Le temperature invernali raramente scendono sotto 0°C.
come totale delle importazioni mondiali, sia passato progressivamente da più 15 a 30 milioni di quintali. Gli Stati Uniti, con 6 milioni di quintali di uva sono i maggiori importatori, il quinto produttore mondiale e il terzo esportatore. La maggior richiesta di uva si ha nei mesi invernali quando non è presente la produzione californiana. I maggiori fornitori sono: Cile con il 70% , il Messico (15%), Perù, Brasile, Egitto, Marocco. Il secondo paese importatore di uva è la Germania con circa 3,6 milioni di quintali. La produzione mondiale è circa di 200 milioni di quintali prodotta in 43 Paesi di tutti i continenti. I Paesi asiatici con il 50 % sono i maggiori produttori, la Cina è leader mondiale. Altri produttori di uva per il consumo fresco sono: Turchia, Italia, Cile, Stati Uniti, Sud Africa, Spagna, Grecia ecc. Tra le nuove realtà vi è l’Egitto, favorito dalle condizioni climatiche ottimali per l’ottenimento di produzioni di varietà precoci di uve apirene. Anche la domanda internazionale di uva da tavola è aumentata. L’uva importata dalla Germania proviene per il 32% dall’Italia, il 31% dai Paesi Bassi, che pur non essendo produttori di uva importano uva dall’ Emisfero sud, l’11% dalla Grecia, il 9% dalla Spagna, Egitto e Turchia. Anche la Russia importa
La produzione di uva da tavola nel Mondo Nell’ultimo ventennio altri Paesi hanno iniziato la coltivazione dell’uva da tavola interessando tutti i 5 continenti e 43 Paesi produttori. La produzione mondiale per il consumo fresco è passata da 13 a 20 milioni di tonnellate. È aumentata anche la domanda internazionale con l’apertura di nuovi mercati. È aumentata l’offerta e la competitività. La diffusione della coltura sia nei Paesi dell’Emisfero Nord che in quello Sud fa sì che il prodotto possa essere presente sui mercati internazionali praticamente tutto l’anno riducendone, di fatto, la forte connotazione “stagionale” di un prodotto fresco. Limitando l’analisi agli ultimi anni si vede come gli scambi, calcolati
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proposte anche in Italia ma senza che si siano diffuse. Probabilmente la risposta alla mancata diffusione delle uve apirene nel nostro Paese , va ricercata ancora per la consistente diffusione della cultivar Italia. Per le sue straordinarie caratteristiche di presentabilità, sviluppo degli acini e dei grappoli, presenza dell’ aroma di moscato. È ancora ricercata da una parte consistente dei consumatori. In Cile non è presente la cultivar Italia e i viticoltori cileni non potendo sceglierla, coltivano quanto hanno a disposizione. La varietà ancora più diffusa è l’Italia con il 41% e 5.740.000 quintali, segue la Victoria con il 15% e 2.100.000 quintali. Quest’ultima in pochi anni si è estesa notevolmente, tanto da sostituire quasi totalmente tutte le varietà che in precedenza erano coltivate per anticipare la maturazione in strutture protette con plastica: tra queste la Cardinal, Regina dei Vigneti, Primus, Matilde ecc. Notevolmente ridotta la superficie utilizzata per la cultivar Regina bianca da cui si ottengono 420.000 quintali e il 3%
rilevanti quantitativi di uva da tavola proveniente dalla Turchia, Uzbekistan, Cile, Italia, Moldavia ecc. Grandi consumatori di uva da tavola sono gli inglesi con oltre 2,5 milioni di quintali di uva quasi totalmente senza semi. L’uva proviene per la maggior parte dal Cile, Italia, Egitto, Sud Africa e l’India Attualmente è di nuovo insistente la richiesta dei mercati internazionali di maggiori quantitativi di uva senza semi provenienti dall’Italia. Diversi importatori ritengono che l’offerta dovrà essere esclusivamente con questo tipo di produzioni. il processo di sostituzione varietale, è in atto da diversi decenni ma con limitati cambiamenti. Ciò per la difficoltà di individuare cultivar apirene che diano reddito sufficiente a compensare gli altissimi costi di produzione e che determinino utili da utilizzare anche per gli investimenti. La domanda che tutti si pongono perché il Cile, rispetto all’Italia, ha una viticoltura di successo basata quasi esclusivamente sulla coltivazione delle uve apirene e con varietà per molto tempo
Vigneto allevato a tendone della varietà “Victoria” coltivata in serra con struttura di metallo coperta con plastica per far maturare prima l’uva.
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Confezionamento di uva in vaschette trasparenti
Moderna centrale ortofrutticola per la selezione, confezionamento e commercializzazione.
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Confezionamento di uva in contenitori in plastica.
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della produzione nazionale. L’areale di Grottaglie, in provincia di Taranto rimane ancora la zona preferita per questa varietà. Rispetto all’ultimo censimento è aumentata significativamente la superficie utilizzata per la coltivazione della Sugraone, che è passata dallo 0,6 all’ 8% con 1.120.000 quintali. Dalla Black Magic, non presente in passato, si ottengono 420.000 quintali e il 3% della produzione italiana. Novità interessante è la Crimson seedless con 700.000 quintali di uva senza semi. Tra le più antiche cultivar apirene coltivate in Italia vi è la Thompson seedless ma non altrettanto coltivata: i nostri viticoltori hanno poca pazienza nell’attuare le sofisticate tecniche di coltivazione e in particolare l’impiego dell’acido giberellico per diradare chimicamente il grappolo e farlo sviluppare insieme alle bacche. La Cardinal, è coltivata ancora in alcuni vigneti dell’Abruzzo e della Sicilia per ottenere produzioni precocissime. Attualmente i quantitativi di uve prodotte in Italia delle cultivar apirene Sugraone, Sublima, Thompson e Crimson, protette con plastica per anticipare la maturazione e per la commercializzazione durante i mesi di luglio e agosto, sono sufficienti a soddisfare la domanda interna e quella internazionale. Spesso gli esportatori italiani sono costretti a conservare queste uve senza semi in celle frigorifero, ed attendere la conclusione della commercializzazione, prima delle uve provenienti
dall’Egitto e poi quelle dalla Spagna e Grecia. Ciò è confermato anche dalla rilevante offerta di uva, che non consente spesso di realizzare prezzi competitivi. Occorre ricordare che i costi di produzione in Italia sono più elevati rispetto ad altri Paesi, ed è noto che le varietà apirene mediamente non superano i 200 q/ha. Non così avviene dalla metà di agosto alla fine dell’anno: i quantitativi di uva senza semi sono ridotti rispetto ai quantitativi di uva con semi. Occorrerebbe ridurre la quota di coltivazione di queste varietà e in particolare della cultivar Italia. Obiettivo difficilmente raggiungibile se non si propongono varietà apirene produttive, in grado di contrastare le varietà Red Globe, Italia e Michele Palieri, notoriamente molto produttive. Il parametro di confronto è il ricavo netto: quando quello ottenuto con le uve apirene si avvicinerà a quanto ottenuto dalle uve con semi, si potrà sperare in una diffusione più rapida delle uve senza semi. Si potrebbero anche abbreviare i tempi della sostituzione varietale a condizione che il consumatore, in considerazione degli elevati costi di produzione dell’uva e della scarsità produttiva, decida di pagare le uve seedless in questo periodo almeno il doppio del prezzo pagato per le uve con semi. Una nuova proposta consiste nella vendita di uve senza semi già lavate, igienizzate e confezionate in porzioni monouso da utilizzare in uffici, scuole e
QUANDO SI PUÒ ACQUISTARE L’UVA DA TAVOLA ITALIANA E QUALE VARIETÀ dal 10 maggio alla fine di dicembre = 230 giorni •
Cultivar precoci, coperte con plastica per anticipare la maturazione: Dal 10 maggio al 30 agosto: Sublima seedless - Sugraone seedless – Thompson seedless – Black Magic - Matilde - Cardinal - Incrocio 2 - Michele Palieri - Victoria - Italia - Red Globe Crimson seedless
• Cultivar protette con reti: senza variare il periodo di maturazione: Dal 1 agosto: Michele Palieri - Victoria - Italia - Red Globe - Regal seedless, Baresana, Pizzutello, Regina bianca • Cultivar tardive coperte con plastica per ritardare la raccolta: Fino alla fine di dicembre: Michele Palieri - Italia - Red Globe - Crimson seedless
20 UVA DA TAVOLA MARIO COLAPIETRA
anche in casa. L’uva così preparata è conservabile per diversi giorni in frigorifero ed utilizzabile in qualsiasi momento. Questa nuova proposta sicuramente si svilupperà e consentirà di pagare di più le uve apirene, contribuendo ad una ulteriore loro diffusione. Le prime uve italiane di uva da tavola delle varietà Black Magic e Victoria, commercializzate dalla metà di maggio, provengono esclusivamente dai vigneti siciliani delle zona sud-orientale di Mazzarrone, Vittoria, Scoglitti, Punta Secca, Donnalucata, Marina di Ragusa, Gela e Porto Empedocle. Quest’anno i primi quantitativi di uva delle varietà Black Magic sono stati commercializzati dal 9 maggio. Con qualche giorno di ritardo si è raccolta anche la “Victoria” a Mazzarrone in provincia di Catania.
Giugno uva siciliana, pugliese e abruzzese Si continua la raccolta in Sicilia delle uve delle varietà Black Magic, Victoria e di modesti quantitativi di uve di Matilde e Cardinal ottenute da vecchi vigneti. Dal 10 giugno inizia la commercializzazione anche delle prime produzioni pugliesi ottenuti dai vigneti coltivati in una nuova zona di produzione localizzata sulle coste del Mar Jonio nel territorio del Comune di Nardò, in provincia di Lecce. La zona caratterizzata da clima mite è particolarmente favorevole alla produzione di uva da tavola a maturazione precoce. Alcune aziende produttrici di fiori recisi, non ritenendo più conveniente questa produzione stanno convertendo le colture delle serre con nuovi impianti di uva da tavola a maturazione precoce.
8 ORIGINE DELL’UVA DA TAVOLA MARIO COLAPIETRA
Vigneti di uva da tavola delle varietĂ Victoria e Black Magic allevati a tendone coperto con plastica per anticipare la maturazione sulla costa adriatica di Mola di Bari
22 UVA DA TAVOLA MARIO COLAPIETRA
Dal 20 giugno continua la raccolta dell’uva da tavola in Sicilia e inizia la raccolta pugliese dai vigneti sempre delle varietà Black Magic e Victoria, ma situati sulla costa del mar Adriatico di Mola di Bari, Polignano a Mare, Noicattaro, Bisceglie, Trani ecc. Rilevanti quantitativi si ottengono anche a Grottaglie, Montemesola, Villa Castelli e Castellaneta Marina in provincia di Taranto e sulla costa jonica di Marina di Ginosa e Metaponto. Luglio: uva proveniente dalla Sicilia, Puglia, Abbruzzo, Metaponto (Matera) e Lazio. Dal mese di luglio si continuano a raccogliere le varietà Victoria e Black Magic proveniente da tutte le regioni italiane produttrici di uva da tavola. Dalla fine del mese vengono raccolti circa 1 milione di quintali di uva senza semi della varietà “ Sugraone”. In questo periodo la produzione italiana di uva senza semi è soddisfacente ed è in grado di soddisfare le esigenze di tutti i mercati nazionali ed internazionali. In alcuni anni, per la presenza di uve provenienti dalla Spagna e Grecia, è necessario far stazionare l’uva in ambienti
climatizzati ed attendere momenti migliori per la sua commercializzazione. La varietà Victoria Ottima la produzione e la qualità dell’uva da tavola Victoria bianca con semi. La straordinaria bellezza del grappolo e delle bacche, il buon adattamento delle piante alle difficili condizioni climatiche e di stress presenti all’interno dei vigneti coperti con film di plastica, la precocità di maturazione, l’esperienza e le capacità tecniche dei viticoltori meridionali, hanno consentito di produrre uve con caratteristiche eccezionali e non rilevate inizialmente in Romania, paese di costituzione. La risposta dei mercati nazionali ed internazionale è stata favorevole e ciò ha favorito l’immediata diffusione nei vigneti delle regioni meridionali produttrici di uva da tavola con la sostituzione di tutte le altre varietà coltivate prodotte a giugno e luglio.
Vigneto della cv Victoria allevata a tendone e coperto con plastica per anticipare la maturazione dell’uva.
23 UVA DA TAVOLA MARIO COLAPIETRA
La varietà Sugraone bianca senza semi In Italia è coltivata soltanto in vigneti con la forma di allevamento a tendone, coperto con film di plastica per anticipare la maturazione dell’uva. Introdotta in Italia dalla California, finalmente dopo diversi anni di scarsa produzione, si è ambientata alle condizioni pedoclimatiche delle regioni dell’Italia meridionale consentendo di ottenere rese per ettaro di circa 300 quintali. I quantitativi di uva senza semi, costituiti quasi totalmente dalla cv Sugraone e prodotti in Italia dalla fine di luglio alla metà di agosto, sono sufficiente ad esaudire la domanda di uve apirene nazionale ed estera. Spesso si interrompe la raccolta o si completa ma conservando l’uva in celle frigorifero per mancata
Sotto“Sugraone seedless” biologica in confezioni di cartone.
richiesta o per abbassamenti di prezzi. Ciò in attesa che si esaurisca l’offerta sui mercati internazionali dell’uva proveniente dall’ Egitto, dalla Spagna e dalla Grecia. La cultivar presenta ottime caratteristiche morfologiche ed organolettiche, con assenza totale di vinaccioli. Le bacche rimangono, anche alla maturazione, ben attaccate al pedicello. In Italia, dopo circa 30 anni dalla realizzazione dei primi impianti si è affermata come migliore varietà apirena A luglio è disponibile anche l’uva da tavola biologica L’uva biologica è ottenuta dai vigneti dell’Organizzazione di Produttori di uva biologica “O.P. Ortofrut-
ticoli Gruppo Tarulli” di Noicattaro in provincia di Bari. Le aziende, già dal 1998, risultano condotte con metodo di agricoltura biologica, nel rispetto del Reg. CE 834/07 e Reg. CE 889/08 privilegiando l’adozione di specifiche tecniche agronomiche in sostituzione dell’ uso di prodotti chimici di sintesi. L’agricoltura biologica esclude l’uso di fitofarmaci, di concimi ed altri prodotti chimici di sintesi ed utilizza invece materiale organico compostato, minerali naturali per la concimazione e la difesa. L’obiettivo strategico è di soddisfare le esigenze dei consumatori sempre più esigenti per i parametri qualitativi, nutrizionali e salutistici dei prodotti. Per raggiungere tale obiettivo l’azienda, investe costantemente nell’innovazione, nella comunicazione e nell’organizzazione commerciale ed aziendale. L’uva da tavola è prodotta nelle aree vocate di Mola e Sannicandro in provincia di Bari e di Castellaneta in provincia di Taranto. Le varietà prodotte e commercializzate sono le apirene: Thompson, Crimson, Autumn Royal, Sublima, Sugraone, Ruby e le varietà con semi: Red Globe, Italia, Michele Palieri, Black Magic e Victoria. Queste zone si distinguono
per presenza di terreni e clima ottimali per la produzione di uva da tavola pregiata con le caratteristiche organolettiche ottimali richieste dai mercati nazionali ed esteri. Tra i Paesi europei, il mercato tedesco con il 60% di uva acquistata dalla O.P. Tarulli, è il più interessato all’ uva ottenuta con il sistema biologico. Seguono i mercati austriaco, olandese, inglese, svizzero e dei Paesi del Nord Europa. Le uve provenienti dai vigneti vengono selezionate, confezionate e trasferite in moderne celle di refrigerazione per un rapido raffreddamento dell’uva e il trasporto immediato ai centri di distribuzione con moderni mezzi climatizzati. L’uva conserva la freschezza e i sapori del prodotto appena tagliato dalla pianta. L’uva è selezionata e confezionata in una moderna struttura. Per conservare la freschezza, la qualità e la visibilitàdel prodotto si utilizzano le innovazioni disponibili per gli imballaggi. Questi sono di cartone con e senza coperchio, in legno, steco, ifco, cestini e buste di ecoplastica. Allo scopo di garantire la salubrità e la genuinità dell’uva da tavola, la Società ha ottenuto diverse certificazioni del settore agro-alimentare ed ambientale che soddisfano
27 UVA DA TAVOLA MARIO COLAPIETRA
Delle varietà tradizionali la varietà Baresana è la più ricercata dai mercati del nord d’Italia. Nella foto preziosa e rara confezione di uva Baresana bianca e rossa.
i requisiti richiesti dai consumatori.
La varietà Michele Palieri nera con semi a sapore neutro
L’organismo di controllo è l’IMC, Istituto Mediterraneo di Certificazione, che costantemente controlla che le norme del Reg. Cee 2092/91 vengano rispettate a garanzia del consumatore. Inoltre è certificata Bio Suisse, che è una ulteriore certificazione biologica. Il certificato GLOBALGAP garantisce l’applicazione della buona pratica agricola. Ha anche ottenuto le altre certificazione di qualità del settore agro-alimentare: ISO 9001:2000, Grasp, Tesco NaturÈs Choice. La necessità di garantire al consumatore anche la sicurezza igienico sanitaria avviene con Standard Globale per la sicurezza alimentare BRC (British Retail Consortium) ed IFS (International Food Standard) schemi internazionali promossi con l’obiettivo di armonizzare i differenti standard adottati dalla grande distribuzione europea per la salvaguardia del consumatore attraverso l’attenta valutazione della sicurezza alimentare. Inoltre è stato realizzato un sito web per la tracciabilità del prodotto con la possibilità di verificare le analisi multiresiduali.
Costituita in Italia da Michele Palieri nel 1958 ha grappoli grandi e spargoli con peso medio tra 800 e 1.000 g. È la varietà con il più lungo periodo di raccolta e commercializzazione del prodotto fresco: da inizio agosto alla fine di dicembre. Infatti i film di plastica che coprono il vigneto evitano di far bagnare l’uva contribuendo ad esaltare la grande capacità di conservazione sulla pianta. Le superficie dei vigneti destinate alla coltivazione della cv Michele Palieri e la produzione ottenuta, sono sufficiente a rifornire i mercati nazionali ed esteri. Non si prevede di estendere la superficie utilizzata per questa varietà. Le varietà tradizionali si raccolgono a settembre Ad Adelfia in provincia di Bari, vi è una interessante realtà produttiva costituita dalla coltivazione della varietà a bacca bianca con semi “Pizzutello”.
28 UVA DA TAVOLA MARIO COLAPIETRA
Grappoli della cv Red Globe
Questa attività rappresenta per Adelfia ancora la maggiore risorsa occupazionale ed economica. La commercializzazione dell’uva, in parte, è eseguita direttamente dai produttori che contattano i mercati e inviano con un solo mezzo in diverse città del nord il quantitativo necessario per la vendita. La maggior parte dell’uva Pizzutello bianco si ottiene da vigneti di oltre 15 anni con ridotto sviluppo fogliare che consente il contatto diretto dei raggi solari con i grappoli e la formazione di imbrunimento della buccia di alcuni acini. Questa colorazione tipica è considerato un pregio per il miglior sapore dell’uva.
sapore, aroma e croccantezza che caratterizzano la “Regina bianca” sono apprezzate ancora dai numerosi consumatori di Torino e di altre città del centro nord. Anche la varietà di uva da tavola con semi “Baresana bianca” ha una buona ed “affezionata” richiesta dei mercati ortofrutticoli italiani. Nella nota precedente, dello stesso autore abbiamo riportato alcune notizie su varietà autoctone poco coltivate ma richieste dai consumatori per il sapore, aroma e croccantezza che caratterizzano le varietà a bacca bianca con semi “Pizzutello e Regina”. Altra varietà richiesta dai mercati nazionali è la “Baresana bianca” disponibile soltanto durante il mese di settembre con alcune migliaia di quintali. Anche per questa varietà, caratterizzata da straordinarià qualità gustativa. Si potrebbero aumentare il numero di ettari in coltivazione in alternativa alle numerose varietà internazionali proposte recentemente. A Ruvo di Puglia in provincia di Bari, vi è una interessante realtà produttiva per la coltivazione della varietà Baresana bianca con semi
Altra varietà tradizionale è la “Regina bianca” coltivata ancora in diverse zone delle provincie di Taranto e Bari. Divenuta tradizionale perché sostituita dalla varietà Italia caratterizzata dall’aroma di moscato. Nel 1978 in Italia si producevano 7.656.800 quintali di uva di “Regina bianca” ( 55,9% della produzione nazionale) rispetto ai 2.845.100 (20,8%) di uva della varietà “Italia”. Le straordinarie caratteristiche di
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Periodi e varietà di commercializ MESI
DECADI Varietà Victoria b. Black Magic n. Cardinal n. Matilde b. Michele Palieri n. Sugraone b. Thompson b. Regal b. (Novità) Regina b. Baresana b. Pizzutello b. Italia b. Red Globe rs. Crimson rs
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Maggio
10
20
Giugno
30
10
20
Luglio
30
10
20
A
30
10
zzazione dell’uva da tavola italiana
Agosto
20
Settembre
30
n n n n n
10
20
30
Ottobre
10
20
Novembre
30
10
20
30
Dicembre
10
20
30
Varietà senza semi Raccolta della cv Victoria e Black Magic in serre senza riscaldamento in Sicilia a Mazzarrone, Vittoria, Acate, Gela e Licata Raccolta delle varietà nei vigneti allevati a tendone coperti con plastica per anticipare la maturazione dell’uva Varietà allevate a tendone coperto con plastica per ritardare la maturazione Varietà allevate a tendone e coperte con reti antigrandine in polietilene
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Stupendi grappoli della varietà Italia a sapore aromatico di moscato.
Red Globe rosa con semi a sapore neutro è presente sui mercati da settembre a dicembre
Da settembre e fino a dicembre è commercializzata la Crimson rosa apirena a sapore neutro
Ha colorazione tra il rosa e il nero e ciò dipende dal carico di uva per pianta e dallo stato di maturazione. Tra le uve da tavola è in assoluto la più produttiva con ottimo sviluppo dei grappoli e delle bacche. Ha epoca di maturazione tardiva. Particolarmente apprezzata su tutti i mercati mondiali che richiedono dimensioni delle bacche superiori ai 26 mm. Presenta un ridotto numero di acini per grappolo e non richiede il diradamento. L’epoca di maturazione varia con il sistema di protezione da metà settembre a dicembre. La varietà più commercializzata è l’ Italia, bianca con semi con aroma di moscato è presente sui mercati da agosto a dicembre. Costituita in Italia da Alberto Pirovano nel 1911. In Italia si producono circa 6 milioni di quintali. L’uva è commercializzata in tutto il mondo dal mese di agosto a dicembre.
Anche questa varietà senza semi proviene dalla California. Inizialmente i viticoltori, ebbero notevoli difficoltà per individuare le tecniche colturali più idonee da applicare per farla produrre e per ottenere i parametri morfologici richiesti dai mercati internazionali per la commercializzazione delle uve. Con il passar degli anni gran parte dei problemi sono stati risolti tanto da ottenere interessanti produzioni per ettaro e inserire questa cultivar tra le più interessanti delle uve apirene. La cultivar Crimson è ha maturazione tardiva. Una parte dei vigneti della cv Crimson sono protetti con film di plastica, ottenendo la raccolta dell’uva anche nella prima decade di settembre.
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Confezione di uva della cv Crimson seedless pronta per la commercializzazion
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Le nuove varietà
intenso e zuccherino. Le epoche di maturazione vanno da giugno a novembre. Si conservano bene sulla pianta ed in cella frigorifero. Proprietaria delle varietà di uva è la famiglia Giumarra di Bakersfield (California). La società GRAPA Varieties Ltd (società costituita dalla famiglia Karniel è il distributore mondiale esclusivo di tutte le varietà ARRA
Attualmente sono in sviluppo numerose varietà di uva da tavola senza semi proposte ai produttori italiani e delle altre zone del mondo in cui è coltivata l’uva da tavola. Le nuove costituzioni sono ottenute in California e sono caratterizzate da elevata produttività, ottima presentabilità dei grappoli, apirenia, bel colore, acino sodo con aromi e sapore intenso e con elevato contenuto di zuccheri, uniformità di sviluppo degli acini e con ridotta necessità di esecuzione del diradamento. La Sun World è uno dei principali costitutori mondiali di varietà di uva da tavola tra cui vi è la Sugraone (Superior Seedless) tra le varietà senza semi più coltivate nel mondo. La base operativa è in California, a Bakersfield, nella San Joaquin Valley, mentre la produzione avviene a sud-est di Los Angeles nella CoachellaValley. Nuove varietà sono proposte anche da Arra che si sta occupando di introdurle, verificarne l’adattabilità ai diversi areali, divulgarle nella GDO e saggiarne l’adattabilità alle zone di coltivazione di uva da tavola. Le numerose varietà Arra sono bianche, rosate, rosse e nere. Sono tutte senza semi, richiedono un lieve diradamento degli acini, sono molto fertili e produttive (circa a 100 grappoli per pianta) con un contenuto di zuccheri che varia da 18 a 30° Brix a seconda della varietà, ma soprattutto hanno un gusto
Effetti benefici dell’uva da tavola Due momenti di consumo di uva L’uva dopo l’acquisto, se non consumata subito va conservata in busta chiusa in frigorifero. Prima di servirla a tavola, è consigliabile immergerla in una vaschetta di acqua fredda diventerà più croccante e gustosa L’uva è un alimento completo perchè contiene preziosi componenti per l’alimentazione, in particolare di bambini ed anziani: proteine, glucidi, vitamine A e C, calcio, potassio ecc. Fresenius ha scritto: “ che la natura produce frutta in abbondanza perché queste servano di ristoro all’uomo e concorrano a conservargli la salute”. Il consumo di uva è utile anche per la sua azione terapeutica: affezioni degli organi digerenti, convalescenze da malattie infettive, azione stimolante sul fegato e digestiva. L’uva rossa è ricca di melatonina
Confezione di cassetta di legno della varietà Victoria.
35 UVA DA TAVOLA MARIO COLAPIETRA
Grappoli della nuova varietà senza semi Midnight.
e favorisce lo sviluppo di serotonina, elementi che aiutano a recuperare le energie. Contribuisce ad abbassare i valori del colesterolo e a prevenire le malattie cardiovascolari. Il succo d’uva è facilmente digeribile ed aiuta la digestione, combattendo l’acidità di stomaco. Importante anche il contenuto in micronutrienti che si trovano nella buccia del frutto, in particolare dell’ uva nera, ricca di sostanze antiossidanti quali la quercetina e il resveratrolo, oggetto di numerosi studi per i possibili benefici sullo stato di salute e per la prevenzione delle malattie cronico-degenerative
altre necessità e investimenti. In questa nota sono state riportate soltanto le varietà maggiormente coltivate e alcune novità varietale di straordinaria utilità per la viticoltura italiana. Dalle cultivar con semi si ottengono 12 milioni di quintali di uva (85% del totale dell’uva prodotta). Dalle varietà senza la quantità prodotta è di 2,5 milioni quintali (16%). Abbiamo più volte rilevato, che il quantitativo italiano di uva senza semi a maturazione precoce ottenuto con la Sugraone, è sufficiente per le esigenze dei mercati nazionali ed esteri. Anzi in alcuni anni, l’uva ha dovuto stazionare in celle climatizzate, fino all’ esaurimento delle uve provenienti dal Nord Africa, Sicilia, Spagna, e anche dalla Grecia. L’obiettivo da raggiungere nei prossimi anni è di ridurre i quantitativi d uva ottenuti nei mesi di settembre e ottobre con le cultivar Italia e Red Globe con nuove varietà senza semi, tra questi si sta diffondendo la Regal seedless.
Conclusioni Le produzioni precoci provengono dalla coltivazione della vite in strutture di sostegno protette con film di plastica per elevare la temperatura ed accelerare la maturazionee attuate in zone caratterizzate dal clima favorevole delle coste mediterranee. In questa nota sono state individuate alcune zone di Nardò in provincia di Lecce e di Torre a Mare e Mola di Bari in provincia di Bari che si caratterizzano per le favorevoli condizioni pedoclimatiche. La sostituzione delle varietà con semi con apirene è in atto ma con limitati cambiamenti, dovuti alla difficoltà di individuare cultivar che diano reddito sufficiente per compensare gli elevati costi di produzione e per le
Mario Colapietra Primo Ricercatore presso CRA (Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, Roma), Unità di ricerca per l’uva da tavola e la vitivinicoltura in ambiente mediterraneo.
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AL FORTE VILLAGE LA CASA DEI SOGNI DI BARBIE
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Una casa da sogno in un Resort da sogno, solo Barbie poteva pensarci! Mattel, marchio leader nel settore dei giochi, e Forte Village, sinonimo di eccellenza a livello internazionale non solo per chi sceglie la Sardegna per una vacanza indimenticabile, hanno stretto una collaborazione che prevede l’arrivo al resort di un’ospite molto speciale… Barbie e la sua Casa dei Sogni! Mattel porterà al Forte Village la Casa di Barbie a grandezza naturale, circa 70 mq, sogno indiscusso di tutte le bambine che avranno la possibilità di vivere un’esperienza indimenticabile nel regno della bambola più glam e fashion del mondo! Un casa glamour, iconica e completamente pink per giocare e divertirsi insieme alla fashion icon per eccellenza, Barbie! Dalle grandi onde californiane alle bianche spiagge della Sardegna, Barbie è arrivata al Forte Village per giocare con le piccole Fashionsitas e le loro mamme! Ovviamente in ogni stanza le piccole fan potranno scoprire tutti le novità del mondo Barbie giocando con i tantissimi prodotti messi a disposizione da Mattel! Inoltre, la Casa di Barbie, che verrà ufficialmente
inaugurata a luglio e sarà una delle attrazioni mozzafiato della stagione estiva appena iniziata, ospiterà una serie di attività tra cui la Fashion Academy ispirata al mondo di Barbie e dedicata alle bimbe dai 5 agli 8 anni. Infatti con un’ospite come Barbie, che ha nel suo DNA il glamour e la moda, non poteva mancare una vera e propria accademia di moda che insegnasse alle bambine i primi rudimenti sullo scintillante mondo del fashion. Per due volte a settimana, durante tutta l’estate, le bambine potranno giocare con Barbie ed imparare utili nozioni di moda e stile grazie alle lezioni impartite da un’esperta di moda. L’insegnante sceglierà un tema da sviluppare durante l’ora di lezione e le bambine potranno riproporlo sia indossato da Barbie che organizzando una vera e propria sfilata dedicata al tema scelto, diventando loro stesse modelle e stylist. Avranno a disposizione, grazie ai numerosi licenziatari Barbie, tutti gli elementi necessari, dalla collezione di abbigliamento, agli accessori per definire il look e naturalmente il make up. Ma non è finita qui, perché Barbie ha pensato proprio a tutto per le sue piccole fan in vacanza! Per gli spostamenti all’interno del villaggio, le fashion addict avranno a disposizione un “flotta” di biciclette tutte rosa e molto, molto chic fornite da Dino Bikes. Se poi le piccole desiderassero accompagnare la mamma
CHI E’ MATTEL Mattel è il leader mondiale del giocattolo che dal 1945 affianca le famiglie per costruire con prodotti divertenti, educativi e di alta qualità il futuro dei bambini di oggi e di domani. Mattel possiede una gamma completa di marchi di successo internazionale tra i quali Barbie®, la bambola più popolare di tutti i tempi, Hot Wheels®, FisherPrice®, Monster High®, e UNO®. Con Headquarters a El Segundo, in California, Mattel impiega più di 28.000 persone e distribuisce i suoi prodotti in oltre 150 paesi. Sul mercato italiano dal 1969, Mattel Italy è presente anche nel settore editoriale con riviste dedicate ai propri marchi principali. Mattel è anche inclusa nella lista delle “100 Best Companies to Work for” della rivista Fortune dal 2007 e tra le “100 Best Corporate Citizen” dalla CRO Magazine. www.mattel.com - “Creating the Future of Play” Il nostro Gruppo, un vertice di Eleganzia La storia del Gruppo Eleganzia nasce nel 1970 quando
Lord Charles Forte, uomo simbolo dell’hotellerie internazionale, inaugura il Forte Village nello splendore della Sardegna del Sud. Nel 2007 la struttura è stata acquisita da un gruppo d’investitori italiani, tra i quali spiccano Emma Marcegaglia, Andrea Donà dalle Rose e Lorenzo Giannuzzi, manager storico del Forte Village. Da questo incontro di esperienza e talento nasce Eleganzia, nuovo brand di Hotel e SPA di fascino, simbolo dell’ospitalità made in Italy in Italia e nel mondo. La prestigiosa collezione del Gruppo Eleganzia vanta già dieci meravigliose strutture. Anzitutto il famoso Forte Village Resort (www.fortevillageresort.com), con i suoi otto alberghi premiati da 15 anni consecutivi con il titolo di World’s Leading Resort. Castel Monastero (www.castelmonastero.com), splendido borgo medioevale a pochi minuti da Siena, parte del prestigioso circuito di Leading Hotels of the World. Il Gruppo Eleganzia, secondo gruppo alberghiero italiano nel segmento del lusso, ha registrato circa 200.000 presenze nel 2012 con € 70 milioni di fatturato negli alberghi attualmente operativi. Il Gruppo Eleganzia è stato premiato con il World’s League Resort, World’s Leading Spa, Worl’d’s Leading Green Resort, Tatler Award Best Family Spa Resort, Condé Nast Top Ten List e Seven Stars & Stripes.
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SALUMI…SEMPRE PIU’ IN LINEA
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Le eccellenze DOP e IGP protagoniste al Congresso Nazionale della Società italiana di Scienza dell’Alimentazione. Meno grassi saturi, più proteine e micronutrienti fanno di un caposaldo della gastronomia italiana un prodotto genuino e adatto a tutti Milano, 21 giugno 2013 – Quanti di noi sanno che oggi i salumi italiani, oltre a essere un’eccellenza gastronomica nostrana riconosciuta in tutto il mondo, sono anche validi alleati di una dieta equilibrata? In un contesto in cui le esigenze alimentari sono in continua evoluzione, i salumi italiani - di cui ben 37 hanno ricevuto il riconoscimento di tutela DOP e IGP dell’Unione Europea a sigillo della qualità e della tradizione di cui sono portavoce - possono vantare un importante miglioramento nei valori nutrizionali. È quanto emerso da un’indagine promossa da ISIT (Istituto Salumi Italiani Tutelati) e IVSI (Istituto Valorizzazione Salumi Italiani) e certificata da INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) - ora CRA (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura) - e SSICA (Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari). Non è quindi un caso se l’Istituto Salumi Italiani Tutelati, da tempo impegnato in un percorso mirato a promuovere la salute e il benessere a partire dalla tavola, partecipa al Congresso Nazionale della Società italiana di Scienza dell’Alimentazione in programma a Roma il 21 e il 22 giugno 2013.
MENO GRASSI, PIU’ PROTEINE E MICRONUTRIENTI Rispetto alla precedente indagine, condotta nel 1993, la più recente - presentata nel 2010 - ha dimostrato come nell’ultimo ventennio il contenuto lipidico totale nei salumi sia diminuito, in alcuni casi, fino al 50%. Riduzioni sensibili, anche del 40%, sono state riscontrate nelle componenti dei grassi saturi e del sale. Inverso, invece, il trend seguito dai grassi insaturi, responsabili della riduzione del colesterolo LDL nel sangue. Questa diminuzione del contenuto lipidico ha portato anche a un miglior equilibrio tra il contenuto di acidi grassi saturi ed insaturi. A fronte del notevole calo della componente lipidica, è stato registrato un aumento delle proteine nei salumi italiani fino al 23%. Dato che le proteine, per ogni grammo assunto, forniscono meno chilocalorie rispetto ai grassi (4 contro 9), si è ottenuta di conseguenza una riduzione dell’apporto calorico dei salumi, che in alcuni casi supera il 30%. Più completo, rispetto al passato, è risultato anche il profilo dei micronutrienti. Se l’apporto di vitamine B1, B2 e B3 (tiamina, riboflavina e niacina), coinvolte in moltissimi processi cellulari, era già noto, la nuova analisi ha rilevato una presenza significativa di vitamina B6 (piridossina), che si lega a numerosi enzimi del metabolismo dei composti azotati. Inoltre l’attuale dieta del suino, alla base del cambiamento nel profilo nutrizionale della carne, ha permesso di ottenere tagli contenenti piccole quantità di vitamina E, un antiossidante naturale coinvolto nei meccanismi di mantenimento dell’integrità cellulare.
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QUANDO SCOCCA L’ORA DEI SALUMI «I salumi italiani, se abbinati a una fonte di carboidrati, frutta e verdura, rappresentano una buona alternativa per un pasto veloce ed equilibrato, ideale per chi ne consuma almeno uno al giorno lontano da casa», spiega Monica Giroli, nutrizionista specializzata in prevenzione dell’aterosclerosi del Centro Cardiologico Monzino IRCCS di Milano e consulente scientifico della pubblicazione. In questo modo è assicurato l’apporto di tutti i nutrienti necessari a garantire un pasto leggero e completo. Ad esempio, un panino con mortadella, pomodoro e lattuga, abbinato a un frutto, apporta circa 400 chilocalorie e rispetta il bilanciamento nutrizionale indicato dalla dieta mediterranea. «Diversi studi dimostrano come un consumo quotidiano in quantità moderate renda la dieta più completa ed equilibrata rispetto a quella vegetariana».
41 L’impiego dei prodotti DOP e IGP è stato rivalutato anche nel contesto della ristorazione collettiva, a dimostrazione di un trend alimentare che valorizza la qualità delle materie prime nel rispetto dei valori socio-culturali della popolazione. Nella ristorazione scolastica i salumi italiani costituiscono un ingrediente con cui condire un primo piatto o una valida alternativa al secondo e contribuiscono a elaborare ricette sane e appetitose. I salumi sono anche utili nella ristorazione assistenziale, poiché la dieta deve essere considerata parte integrante della terapia. In una fase della vita in cui il paziente necessita di un’alimentazione adeguata per favorire la guarigione ed evitare il rischio di ricadute, i salumi italiani DOP e IGP, grazie alla loro appetibilità, digeribilità e masticabilità, possono favorire una corretta alimentazione e rappresentano un’alternativa facilmente attuabile anche a casa. I salumi sono dunque da considerarsi una categoria di alimenti rinnovata. Nel rispetto delle raccomandazioni dietetiche diffuse dalla comunità scientifica, i salumi DOP e IGP possono diventare alimenti adatti a tutti, compresi anche i più attenti alla qualità della propria alimentazione e ai diversi momenti di consumo.
AROMATICHE PIETRO PENSA, LUDOVICA GULLINO
AGRICOLTURA OGGI
C’ERA UNA VOLTA 43 IL CONTADINO E ORA NON C’È PIÙ
Spesso, all’agricoltura di nicchia viene associata un’atmosfera che ricorda o vuole far ricordare al consumatore finale un’immagine di altri tempi, dove le produzioni erano gestite basandosi sulle regole della natura e le produzioni ottenute erano considerate quasi spontanee. Seguendo questo ragionamento il consumatore percepisce che quel prodotto è salutare, incontaminato e legato a un territorio. In questo modo si giustificano la carenza o la discontinuità di quel bene nei punti vendita o perché non tutti ne sono provvisti. Fanno parte dei prodotti di nicchia anche le aromatiche che, in questo periodo godono di un’apprezzabile espansione specialmente verso la GDO. Pietro Pensa, Ludovica Gullino
In queste pagine: Azienda Vigo Gerolamo.
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e aromatiche, oltre ad emanare profumi che si avvertono con l’olfatto e sapori che si gustano con il palato, emettono un fascino particolare perché sono ricche di storia. Queste piante erano già utilizzate nell’antichità, per preparare rimedi erboristici o per conservare i cibi, oggi stuzzicano la mente e ci portano ad immaginare le nostre tavole insaporite con queste erbe, possiamo così desiderare piatti prelibati, consumati in un ristorante o in giardino, in una bella giornata primaverile. Oggi, le aromatiche, chiamate anche erbe fresche, devono essere considerate colture come tutte le altre. Come si è verificato in altri settori dell’agricoltura, le regole della natura sono state variate. I nuovi sistemi di coltivazione prevedono e obbligano l’agricoltore a coltivare utilizzando metodi di lotta integrata ovvero utilizzando limitatori naturali come funghi antagonisti, insetti predatori e tecniche colturali capaci di frenare il ricorso a prodotti di sintesi che, per queste specie sono già contenuti. La miglior performance nella coltivazione si ottiene conoscendo i limiti della coltura e i suoi punti critici, per sapere questo, entrano in gioco l’esperienza maturata negli anni dall’agricoltore e la ricerca scientifica che fornisce le risposte ai quesiti che sono emersi e che continuamente si presentano. La coltivazione professionale è decisamente differente da quella domestica, con quest’affermazione vorrei
semplicemente ricordare che l’estensione colturale modifica radicalmente il comportamento della pianta che dev’essere gestita in un altro modo. Le aromatiche, in genere sono vegetali sicuramente più rustici di altri ma non immuni ai nemici delle piante, come capita di consuetudine, quando un vegetale viene coltivato su larga scala, può subire attacchi da parte di parassiti e quindi bisogna difenderlo. La ricerca sul territorio di ecotipi più resistenti ai parassiti o che meglio si adattano all’ambiente di coltivazione, aiuta l’agricoltore ad ottenere una produzione commerciale di qualità. Il mondo delle erbe aromatiche, non lo confinerei nel passato, senza dimenticarne l’importanza ma, lo vedrei meglio, proiettato nel futuro. La Liguria è una striscia di terra fortunata dal punto di vista climatico ma, non si può dire la medesima cosa per il suo territorio. Solo la pianura d’Albenga, quella di Andora, Sarzana e qualche altra piccolissima eccezione sono aree facilmente coltivabili. Purtroppo i numerosi terrazzamenti che fanno onore all’ingegneria rurale, non hanno facilitato il lavoro moderno, lo sforzo di un tempo oggi non è premiato, sfortunatamente, complica e aumenta l’impegno per la frammentazione e una logistica carente. Dietro alla parola “frammentazione” si nasconde tutta un’economia di scala negativa che fa lievitare i costi di produzione. Moltissime operazioni colturali non possono essere meccanizzate perché le
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attrezzature con misure standard sono troppo grandi, spesso, adattarle, significa riprogettarle e ricostruirle. Se questa difficoltà così descritta può sembrare solo negativa, dall’altra, in periodi di crisi occupazionale può sicuramente dare la possibilità a molti, di trovare lavoro.
fondamentali ovvero sapore, dimensione, colore, conservabilità (shelf life), sanità (assenza di parassiti). Se queste caratteristiche sono soddisfatte, si procederà ad avviare scrupolose analisi di laboratorio sui lotti destinati alla vendita. Il risultato analitico darà il via o ritarderà la vendita delle partite analizzate. Il mercato dell’ortofrutta in genere, è molto attento all’aspetto analitico delle merci commercializzate e premia gli agricoltori che hanno impiegato ridotti quantitativi di mezzi tecnici. Per completare o, meglio, sostenere la fase produttiva volta ad ottenere un prodotto di qualità, c’è anche la necessità di tracciare ogni operazione colturale al fine di garantire omogeneità e sicurezza nelle partite commercializzate. Con lo scopo di ottenere un riconoscimento, che aiuta l’azienda nella commercializzazione, numerose sono le linee guida fornite dai principali schemi di certificazione di qualità che tanti produttori hanno deciso di utilizzare. Volontariamente molti agricoltori sottopongono l’azienda ad una valutazione condotta da tecnici incaricati dagli organismi di controllo: se l’azienda ha lavorato bene, l’ente di certificazione rilascerà un certificato di conformità a maggior tutela del consumatore, favorendo nello stesso modo l’approccio commerciale. Il rispetto delle buone pratiche agricole consente di ottenere un prodotto sicuro e avere buone probabilità di ottenere un raccolto di qualità. I sapori della Liguria sono davvero tanti, l’elenco delle piante aromatiche coltivate è veramente esteso. Per gli abitanti del nord Europa, le erbe fresche di questa regione sono un punto di riferimento per gusto e profumo, questo sodalizio nasce dall’incastro
Coltivare aromatiche non è semplice perché negli ultimi vent’anni questo comparto agricolo si è diversificato molto e ha raggiunto, in alcuni casi, livelli di qualità elevati, sia per le caratteristiche estrinseche, sia per la qualità intrinseca del prodotto. Quando parliamo di qualità dobbiamo chiarire quale aspetto vogliamo considerare come primario. In realtà, già da sola, la grande distinzione tra aromatiche ad uso alimentare o ad uso ornamentale separa drasticamente l’aspettativa del prodotto finito. La seconda grande distinzione si ottiene valutando prodotto reciso o piante in vaso. L’aromatica in vaso, se utilizzata dal giardiniere per realizzare una composizione in un’aiuola, per una siepe, per un giardino, deve possedere la caratteristica di un bel fiore: principalmente saranno considerate la dimensione, il colore delle foglie e dei fiori (se presenti), la forma, la presenza o meno di difetti e la resistenza meccanica. Quando la stessa aromatica viene commercializzata a scopo alimentare (in questo comparto rientrano la maggior parte delle aromatiche recise coltivate in terra) le caratteristiche fondamentali che devono essere valutate sono la presenza o meno di residui di agrofarmaci, di elementi chimici e di inquinanti microbiologici. Praticamente, prima di eseguire le analisi di controllo, il prodotto in esame deve soddisfare le caratteristiche commerciali Azienda Sanguineti Flavio; nella pagina accanto Basilico in serra.
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Azienda La Grotteria Tiziana; nella pagina precedente Salvia in fioritura.
perfetto tra cultivar (ecotipi locali) e ambiente di coltivazione, quest’ultimo funziona da catalizzatore esaltando tutte le loro caratteristiche organolettiche, rendendole uniche. A tutela di questa qualità oggi la Liguria può anche vantare il riconoscimento europeo della DOP “Basilico Genovese” che è un punto di riferimento permettendo di identificare immediatamente la regione. Se pensiamo al basilico, pensiamo al pesto, pensiamo alla Liguria, pensiamo al suo mare, ai suoi borghi, alle città, alla storia e cultura che portano dentro. Le specie aromatiche più coltivate per essere recise sono appunto, il basilico, l’aneto, il rosmarino, la salvia, la borragine e sta emergendo la menta, le altre aromatiche da taglio per ora non occupano per queste zone una posizione rilevante. Negli ultimi periodi c’è stato un incremento della produzione in pieno campo di basilico (Ocimum basilicum) destinato all’industria o ai laboratori di trasformazione per la preparazione del pesto. Per chi non dovesse conoscerlo, il pesto è un sugo pronto all’uso, da utilizzare per paste calde e alcuni piatti freddi, famosissime sono appunto le trofie al pesto. In passato, il basilico era venduto specialmente a mazzetti, con un po’ di substrato sulla radice per mantenerlo fresco più a lungo, oggi viene anche venduto in vaschetta; per questo tipo di commercializzazione generalmente si prediligono le coltivazioni in serra che consentono di avere il prodotto per tutto l’anno (riscaldamento permettendo). L’aneto (Anethum graveolens) per estensione, è la seconda
aromatica coltivata nella riviera ligure, può essere coltivato in pieno campo e in serra fredda, di fatto il cento per cento di questo prodotto è destinato all’esportazione verso i paesi del nord Europa dove viene utilizzato a scopo decorativo, per preparare alcune salse e piatti. Il rosmarino viene coltivato quasi esclusivamente in pieno campo, un tempo veniva anche utilizzato come siepe a duplice attitudine ovvero serviva a separare le fasce (nel gergo locale sono i terreni terrazzati) con funzione frangivento e poi per essere reciso. Principe delle cucine, viene largamente utilizzato per insaporire le carni ed altri piatti. La stessa attitudine la può avere la salvia (Salvia officinalis), coltivata anch’essa di consuetudine in pieno campo, conquista il quarto posto nella classifica delle erbe fresche recise. La borragine (Borago officinalis) viene principalmente utilizzata per preparare il ripieno dei ravioli, è coltivata in serra e in pieno campo. Recentemente è in espansione la menta (Mentha spp.) destinata al consumo fresco, è coltivata maggiormente in serra. Si prestano ad essere coltivate per essere recise tante altre aromatiche come ad esempio il timo, la maggiorana, l’alloro e molte altre ancora ma per ora, non molti sono gli impianti di una certa rilevanza. Ben più lunga è la lista delle aromatiche coltivate in vaso, possiamo distinguere aromatiche allevate in vaso a scopo alimentare e aromatiche allevate in vaso a scopo ornamentale, comunque, nessuno vieta l’utilizzo di una pianta alimentare per ornamento. Senz’altro, a scopo alimentare sono coltivati: Allium
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BASILICO (Ocimum basilicum)
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Basilico in serra.
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ROSMARINO (Rosmarinus officinalis)
Sopra e nella pagina accanto: Rosmarino; in basso Rosmarino Prostrato.
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BORRAGINE (Borago officinalis)
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ANETO (Anethum graveolens)
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MENTA (Mentha spp.)
Menta Romana. Menta Mojto.
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Menta Glaciale. Menta Glaciale e Menta Mojto.
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SALVIA (Salvia officinalis)
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TIMO (Thymus spp.)
Timo citriodoro aureo.
Timo citriodoro in fioritura.
Timo Done Valley.
Timo faustini e timo citriodoro.
Timo Lady D.
Timo pulegioides.
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Timo citriodoro.
Timo in vasetti.
Timo Silver Queen.
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ORIGANO (Origanum vulgare)
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MAGGIORANA (Origanum majorana)
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PREZZEMOLO (Petroselinum crispum)
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ERBA CIPOLLINA (Allium schoenoprasum)
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Helicrysum italicum e LAVANDA (Lavandula spp.)
Helicrysum italicum. Lavanda stoechas; nella pagina accanto: Lavanda stoechas in fioritura.
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Santolina chamaecyparissium.
schoenoprasum (Erba cipollina), Anethum graveolens (Aneto), Anthriscus cerefolium (Cerfoglio), Artemisia dracunculus (Dragoncello), Borago officinalis (Borragine), Coriandrum sativum (Coriandolo), Hyssopus officinalis (Issopo), Laurus nobilis (Alloro), Melissa officinalis (Melissa), Mentha spp. (Menta), Ocimum basilicum (Basilico), Origanum majorana (Maggiorana), Origanum vulgare (Origano), Petroselinum crispum (Prezzemolo), Rosmarinus officinalis (Rosmarino), Salvia officinalis (Salvia), Santureja montana (Santoreggia), Poterium sanguisorba (Pimpinella), Thymus spp. (Timo), Ruta graveolens (Ruta). Coltivati in vaso con attitudine prevalentemente ornamentale sono tutti gli ecotipi a foglia pigmentata e/o variegata oppure a portamento strisciante o cadente di timo, salvia, rosmarino, menta, basilico. Per la colorazione grigio argenteo del fogliame ricordiamo la Santolina chamaecyparissum (Santolina), Helicrysum italicum (Curry plant), Lavandula spp. (Lavanda). Circa l’ottanta per cento delle aromatiche coltivate in vaso in Liguria, in riferimento al numero complessivo di vasi prodotti è ottenuto da talea, in questo modo si possono conservare e perpetuare facilmente quelle caratteristiche che si sono selezionate in loco, mentre, le “grandi” colture seminate sono il basilico, l’aneto, la borragine. Tutte queste specie possono essere coltivate in pien’aria, in serra o in vaso che può essere di diverso diametro, partendo da nove centimetri fino ad arrivare a cinquanta centimetri, senza escludere le eccezioni. Attualmente, quasi la totalità di questi vasi è in plastica ma, è in espansione l’utilizzo dei vasi fabbricati in materiale biodegradabile e/o riciclato. Il
substrato di coltivazione generalmente è a base torbosa con argilla, pietra pomice e fertilizzante, può mutare in funzione della specie e delle esigenze del coltivatore, infatti, anche in questo caso le varianti possono essere davvero tante e la percentuale delle diverse componenti miscelate caratterizza il prodotto finito. Il ciclo colturale delle aromatiche coltivate in Liguria non è definito in un periodo preciso ma, può essere considerato in più periodi, questo per la possibilità di proteggere le coltivazioni dalle intemperie, grazie alle serre che nel tempo hanno plasmato il territorio. La concentrazione delle semine e dei trapianti si ha comunque nei mesi compresi da maggio ad agosto. La totalità dei terreni coltivati si può vedere nei mesi compresi tra dicembre e febbraio mentre dopo la metà di marzo generalmente, si assiste a quel miracolo che ogni anno la primavera ci concede ovvero il risveglio vegetativo che riempie di vita vera la natura e i nostri cuori.
M. Lodovica Gullino Director Agroinnova President International Society for Plant Pathology
Pietro Pensa Tecnico Fitoiatrico
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PRESENTATO IN ANTEPRIMA A FERRARA CUOREDOLCE, IL MINI COCOMERO ANTI INVECCHIAMENTO GRAZIE AL CONTENUTO DI LICOPENE CERTIFICATO
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La Societa’ Agricola Malavasi di Ferrara, socia dell’OP La Diamantina, ha presentato ieri a Ferrara la novita’ dell’estate 2013: Cuoredolce, il mini cocomero ad elevato e certificato contenuto di licopene. Testimonial del lancio di questa novita’ che sta destando molto interesse tra gli operatori il Cav. Paolo Bruni, Presidente di CSO e apprezzato comunicatore dell’agroalimentare italiano in TV. “Tutti i cocomeri - commenta Paolo Bruni - sono naturalmente ricchi di licopene oltre che di acqua, zuccheri semplici, sali minerali e vitamine ma Cuoredolce ha messo a punto una tecnica colturale ed un sistema di certificazione in grado di garantire elevate concentrazioni di questo importante anti ossidante naturale”. Il licopene è un pigmento vegetale che svolge una preziosa azione contro i radicali liberi, quindi anti invecchiamento ed anti malattie degenerative. Ed è da queste basilari conoscenze che e’ partito il progetto Lycomelon messo a punto dal Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie dell’Università di Ferrara grazie ad un team di ricercatori tra cui la referente scientifica Dr.ssa Maria Gabriella Marchetti, la Dr.ssa Elena Tamburini, con la super visione del Prof. Stefano Manfredini. “I primi risultati della ricerca - dichiara Massimo
Marchetti, contitolare della Societa’ Agricola Malavasi e presidente dell’OP La Diamantina - sono molto incoraggianti. Attraverso il progetto Lycomelon mettiamo in commercio mini angurie con una concentrazione di licopene elevata e garantita dalle analisi frutto per frutto realizzate con il metodo Nir on line. È il primo risultato dell’attenzione che poniamo nei confronti della produzione di cibi che, oltre a rispondere al soddisfacimento di un bisogno alimentare, siano percepiti come promessa di salute nel senso di prevenzione delle malattie”. “Gli ottimi risultati di queste prime analisi – dichiara Marco Malavasi - ideatore del marchio Cuoredolce e socio dell’agricola Malavasi - confermano che siamo sulla buona strada per vedere remunerato, tanto sul piano economico quanto su quello della diffusione del messaggio, gli importanti investimenti su questo prodotto particolarmente interessante sia per il mercato italiano che per quello estero. Abbiamo realizzato - continua Malavasi - un packaging dedicato, con il QR code nel bollino grazie al quale è garantita la massima tracciabilità ed è possibile ricavare tutte le informazioni dettagliate sul prodotto ed i suoi straordinari requisiti. Naturalmente, continua Malavasi, abbiamo adottato per il cocomero Cuoredolce un sistema di calibratura di ultima generazione accompagnato dalla lettura automatica del grado zuccherino e di altri parametri, in modo da avere cocomeri garantiti al cento per cento. I primi i cocomeri Cuoredolce sono destinati al dettaglio specializzato in Italia e sul mercato Nord Europeo dove il consumatore è sempre più attento ai requisiti nutraceutici e salutistici dei prodotti ortofrutticoli. Nella foto: Massimo Marchetti, contitolare Soc. Agr. Malavasi e Presidente della OP La Diamantina, Paolo Bruni Presidente CSO, Maria Gabriella Marchetti Referente scientifica del Progetto, Marco Malavasi ideatore del marchio e socio dell’Agricola Malavasi.
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www.conipiediperterra.com Il quotidiano online su agricoltura, nutrizione, territorio
Grandi novita’ nella linea agricola di Con i piedi per terra, perche’ , dopo il lancio come canale tematico , “Antenna verde” oggi arriva anche in streaming live. Digitando Antenna Verde, o andando sul sito web consultato ogni giorno da quasi 2000 nuovi utenti, www.conipiediperterra.com ecco che subito parte la tv su internet con il palinsesto che si puo’ seguire anche sul digitale terrestre. Una opportunita’ che allarga naturalmente la platea anche fuori d’Italia.
CON I PIEDI PER TERRA La trasmissione settimanale e’ visibile su tutto il territorio nazionale sul circuito Odeon tv e Odeon sat (sky 914) il lunedi’ alle 20.30, sul web www.conipiediperterra. com, in ambito regionale su Telesanterno il sabato alle 12.30 e il martedi’ alle 21, e sul canale tematico Antenna Verde ogni giovedi’ (656 in Emilia Romagna, 288 per veneto e Friuli)
Quanto ai temi seguiranno rigorosamente le stagioni della campagna ma anche gli eventi della penisola. La “Selezione del sindaco” , con reportage dedicati alle aziende vitivinicole e ai territori vincitori, in particolare per quel che concerne il premio per la cantina piu’ green d’Italia, ma anche il cartellone emiliano - romagnolo di “Un mare di sapori “ la rassegna enogastronomica che quest’anno celebra Giuseppe Verdi , il compositore e ‘agricoltore’ . Si parlera’ di vespa cinese, seguendo l’evoluzione nei castagneti dei lanci di insetti per combattere questa piaga che sta decimando gli appennini, ma anche delle aziende che partecipano all’Oscar green di Coldiretti , , premio all’innovazione in agricoltura che in questa edizione porta il messaggio ‘Il bello dell’Italia’. Quanto all’ortofrutta estiva all’appello pesce e nettarine, ma anche le pere, misurando il termometro sia al settore che alla produzione, ed anche a nuove formule di aggregazione tra produttori . Per le orticole il fagiolino che viene coltivato principalmente in Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Piemonte e Sicilia.
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Con i piedi per terra”, “Antenna Verde” e “Agrinews Tris vincente per l’agricoltura che si racconta in tv
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Le Vellutate Bioritmi sono mix di farine precotte 100% bio, senza glutine, che si preparano come una crema e che cuociono in soli 2 minuti. La linea comprende tre varianti a base di Piselli, Ceci e mix di Cereali e Legumi che vengono offerte all’interno di confezioni da 85 grammi (2 porzioni). Proposto in una confezione da 250 grammi, il Minestrone italiano a marchio Waitrose Love Life è ricco di fibre grazie al mix tra farro, orzo, lenticchie e piselli. Per la sua cottura sono sufficienti 10 minuti, con tutti gli ingredienti che non necessitano di ammollo.
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PEDON, LE VELLUTATE BIORITMI E IL MINESTRONE WAITROSE LOVE LIFE TRA LE MIGLIORI NOVITA’ DELLA FIERA PLMA DI AMSTERDAM All’ultima edizione del PLMA di Amsterdam, la principale fiera commerciale dedicata ai prodotti private label, l’azienda vicentina Pedon Italia ha presentato quattro prodotti novità che sono stati tutti selezionati per essere esposti nell’area New Product Expo. Tra i prodotti che riguardano il settore ortofrutticolo vi erano le nuove Vellutate Bioritmi (foto di apertura) e il Minestrone italiano a marchio Waitrose Love Life, che sono stati selezionati come vere novità a scaffale per l’alto contenuto di innovazione, a conferma di uno stile imprenditoriale vincente.
Tra le altre novità selezionate figurano il Farro Biologico a marchio Natura Chiama Selex Italia e il Preparato per pane integrale senza glutine con semi di girasole e di lino a marchio Vitamille Danimarca. Un risultato del 100% di successo (quattro erano i prodotti presentati in fiera e quattro i premiati) che ancora una volta sottolinea il percorso in costante crescita del Gruppo, big player nella produzione, confezionamento e commercializzazione di cereali e legumi, sia a marchio proprio che per il private label, che oggi vanta circa 2.500 referenze e 100 linee a marchio dell’insegna. Un importante riconoscimento che si affianca ad una numerosa serie di premi ricevuti negli ultimi mesi, segno di un ruolo autorevole ormai riconosciuto in tutto il mondo per la qualità, competenza, esperienza e impegno etico e sociale nel favorire lo sviluppo economico del mercato e dei paesi in cui opera. www.pedon.it
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Vicenza, 6 luglio 2013- Il 6 settembre, ad Asiago (Vicenza), nella sede del Consorzio Tutela Formaggio Asiago, torna il tradizionale “ Concorso per il miglior formaggio Asiago DOP Vecchio e Stravecchio di Malga” giunto, quest’anno, alla sua settima edizione. Appuntamento irrinunciabile per i tanti appassionati del famoso formaggio, gli addetti ai lavori e i malgari dell’Altopiano di Asiago, il Concorso premia il lavoro faticoso e solitario dei maestri casari che si tramandano di padre in figlio l’arte antica del “fare il formaggio” e producono, in quantità limitate, un Asiago DOP dal sapore e consistenza unici, intenso nei profumi, che ricorda la pasta di pane, la pizza, i fiori e l’erba di montagna, fino ad arrivare ad accenti intensi e piccanti. Quarto formaggio vaccino italiano a Denominazione di
Origine Protetta, l’Asiago DOP si distingue per una zona di produzione che comprende il più grande comprensorio di malghe attivo nell’arco alpino. Un patrimonio di tradizioni, paesaggi e prodotti unico, che vede nella produzione dell’Asiago DOP Vecchio e Stravecchio prodotto in malga uno dei suoi fiori all’occhiello e che il Concorso, promosso dal Consorzio Tutela Formaggio Asiago, intende valorizzare e far apprezzare sempre più. A sfidarsi, nel Concorso, le sole produzioni di malga di due tipologie di assoluta bontà prodotte entrambe secondo il rigido disciplinare della DOP, da latte scremato: l’Asiago vecchio, fatto stagionare dai 10 ai 15 mesi, dal gusto fragrante e intenso e lo Stravecchio, dai toni decisi e quasi piccanti, con una stagionatura di oltre 15 mesi. www.formaggioasiago.it Cosa? Concorso per il miglior formaggio Asiago DOP Vecchio e Stravecchio di Malga Quando? 6 settembre 2013 Chi lo promuove? Consorzio Tutela Formaggio Asiago Dove? Piazzale della Stazione 1 - Asiago VI
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IL 6 SETTEMBRE, AD ASIAGO, APPUNTAMENTO CON LA VII EDIZIONE DEL “CONCORSO PER IL MIGLIOR FORMAGGIO ASIAGO DOP VECCHIO E STRAVECCHIO DI MALGA” PROMOSSO DAL CONSORZIO TUTELA FORMAGGIO ASIAGO
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La manifestazione “grano duro in festa” apre le porte all’Europa e crea un ponte di pace verso tutti i paesi del Mediterraneo Rosita Stella Brienza
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Le associazioni ALT e Le Vie del Pane, in collaborazione con i Salesiani di Betlemme, fondatori e custodi dell’antico forno, con la partnership della Camera di Commercio di Matera e dell’Unioncamere Basilicata hanno organizzato la manifestazione itinerante “grano duro in festa”. Il teatro d’aia ha rappresentato il punto di partenza della manifestazione ed ha acceso una piccola fiamma che ha cominciato a divampare nei campi del nostro Sud. Infatti le feste della mietitura e trebbiatura, in cui si rappresentano le fasi del processo cerealicolo così come avvenivano nel ‘900, stanno cominciando a moltiplicarsi sul territorio permettendo di recuperare la memoria storica e di rivivere il ricordo di una giornata di festa come accadeva quando il raccolto era ottimo. È importante, inoltre, il ruolo formativo e culturale di questi momenti che emergono prepotentemente nonostante le generazioni precedenti abbiano voluto discostarsi dalla vita campestre per dedicarsi ad altre attività. E grazie al recupero dei mezzi meccanici del secolo scorso, in particolare delle antiche trebbie, è facile capire quanto siano cambiate le condizioni di vita dei lavoratori e quanto sia diventato impersonale il contatto con la terra tanto da suscitare, soprattutto nei giovani, la voglia di recuperare il tempo perduto
per ritornare a vivere in campagna. Oggi con la mietitrebbia si fa, in poche ore e in solitudine, quello che anni fa si faceva in due giorni e in gruppo. Allora i braccianti, sotto il cielo infuocato e accompagnati dalla campestre musica delle cennamelle che rendeva il lavoro meno pesante, condividevano momenti lavorativi ed emotivi importanti per la crescita e lo sviluppo economico del proprio territorio. Testimonial d’eccezione di questa manifestazione “grano duro in festa” è Renzo Arbore. Ed è stato soprattutto grazie alla partecipazione dell’artista foggiano che hanno fatto seguito parecchie adesioni di agricoltori di notevole rilevanza economica. Arbore lo abbiamo incontrato nella sua casa romana e ci ha comunicato il suo swing e soprattutto il suo grande entusiasmo nel sostenere il grano duro che è il grano del Sud ed è anche il grano con cui si fa la pasta degli italiani. “Oltre ad essere foggiano, nato nel tavoliere, – racconta il musicista - sono anche proprietario di un piccolissimo appezzamento di terreno che produce grano duro. Nella mia famiglia, che è una famiglia di agricoltori, eccetto me che ho dirazzato perché sono diventato musicista, tutto dipendeva dal raccolto del grano. Se cadeva una goccia di pioggia, si diceva “è acqua di maggio”, cosa che ancora
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adesso dico quando ricevo un assegno inaspettato. E aggiungo che il mio primo lavoro, utile a comprarmi le corde della chitarra, fu quello che mi fece fare mio nonno quando mi mise a controllare la pesatura del grano in campagna. E allora andai a verificare che i contadini facessero un’ esatta pesatura perché all’epoca esistevano 1000 trucchi come ad esempio mettere il piede sulla bilancia. Ovviamente non avevo alcuna autorità perché ero un bambino, ma bastava la presenza del nipote del padrone per intimidire tutti ed evitare questo tipo di furbata. Quei giorni beccai pure un’insolazione che si chiamava, e forse si chiama ancora, “chiodo solare”. Ti veniva il mal di testa da quando sorgeva il sole al tramonto… anche
se non stavi al sole. Mia madre diceva “o uaglion ten u chiod solare”. Naturalmente tutti i miei amici erano agricoltori o figli di agricoltori e spesso tra noi si parlava di grano, di pasta, di mulini, di raccolto. C’erano ancora le spigolatrici che andavano insidiate dai contadini e che andavano a raccogliere il grano arso, fondamentale per le nostre orecchiette. Per un lungo periodo mi sono battuto pensando che il nostro grano fosse il migliore d’Italia, cosa che è vera, però poi ho conosciuto dei pastai nazionali che mi hanno rimproverato come rappresentante del tavoliere dicendo che noi non facciamo riposare abbastanza il terreno e che bisogna guardare, in senso positivo, al grano duro che arriva da certi paesi come l’Australia,
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il Canada etc.”. Cosa pensa dei prodotti italiani, ad esempio la pasta? “La pasta è assolutamente degli italiani e la sua bontà la discutiamo ogni giorno e quindi è bene coltivare la supremazia italiana e pugliese per quanto riguarda il grano che insieme all’olio rappresentano gli elementi essenziali della vita. E lo dimostra il fatto che alcuni giorni fa, quando ho fatto gli esami del sangue, ho scoperto di avere un ottimo livello di colesterolo e dico sempre che è grazie all’olio di Onofrio, un mio caro amico. Il suo olio crudo è veramente buono.” Renzo, l’ultima fase della manifestazione “grano duro in festa” prevede un gemellaggio tra l’antico forno apulo lucano di Matera e il forno fondato e
custodito dai padri salesiani di Betlemme, il tuo cuore come parla su questo collegamento che parte dal Sud d’Italia, arriva a Betlemme e solcando le vie del mediterraneo crea un ponte verso l’Europa? “Se devo pensare al forno di Betlemme, so che qualcuno in quei luoghi ha fatto la moltiplicazione dei pani e dei pesci e magari può farlo anche sulla nostra pasta e sul nostro grano duro ”. La manifestazione “grano duro in festa” ha l’ambizione di diventare la manifestazione europea più importante dedicata all’oro giallo, storica ricchezza produttiva e culturale del Sud d’Italia. Durante il mese di settembre saranno realizzati una serie di eventi presso la Camera di Commercio di Matera. In quest’occasione sarà
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presentata la proiezione del film “Focaccia Blues”, in cui si racconta la storia dell’hamburger della poderosa multinazionale del cibo Mc Donald’s battuto dalla focaccia di un semplice artigiano del cibo. Ma in realtà, al di là di questa storia simbolica, non c’è solo la mera concorrenza di un piccolo commerciante. Dietro c’è la storia più complessa di una tradizione culinaria e di un rapporto della popolazione con i suoi prodotti e con la sua arte culinaria. Un rapporto viscerale nei confronti della propria terra, come quello di Domenico Pittella, Senatore della Repubblica Italiana, che rappresenta l’essenza del Sud Italia provando sentimenti d’amore per il Sud e per la Lucania in particolare. Ha rilasciato una dichiarazione importante sulla manifestazione “grano duro in festa”. È ascoltando le parole di questo grande uomo lucano che si sentono vibrare le corde del rispetto e della dignità partendo dalla terra natia. “Per quindici anni sono stato Senatore della Repubblica Italiana e conosco la nostra terra come l’importanza delle eccellenze del nostro territorio. Il nostro Sud può farcela ed è bene che questa manifestazione sia ripetuta e copiata dovunque. Ci tengo a seguire la manifestazione a Matera durante gli eventi di
settembre e in Israele durante il mese di ottobre. Spero di essere presente a Matera. Aspetto il programma”. È prossima a Matera l’esposizione della raccolta fotografica retrospettiva “scene di vita contadina della mietitura e della trebbiatura” di Michele Di Fonzo, a cura di Teta Colamonaco, e presentata dal prof. Mirizzi del Dicem (Dipartimento delle culture europee e del Mediterraneo). La manifestazione “grano duro in festa”, ha come obiettivo la valorizzazione del grano duro prodotto sul territorio apulo lucano, anche in vista dell’expo 2015. Concludiamo citando le parole di Predrag Matvejevic, noto scrittore serbo croato e presidente dell’associazione Le Vie del pane, secondo cui “Pane è pace”.
Rosita Stella Brienza Presidente dell’associazione ALT Reportage fotografico di Teta Colamonaco
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ORTAGGI VAL VENOSTA: VERDURE AD ALTA QUOTA Una stagione che si prospetta positiva per le verdure val venosta con ortaggi di ottima qualità Iniziata a giugno con un lieve ritardo, la raccolta delle verdure Val Venosta, quest’anno terminerà ai primi di ottobre. “Al momento siamo soddisfatti dell’andamento della raccolta - spiega Reinhard Ladurner, responsabile vendite verdure VI.P e direttore di ALPE, una delle sette cooperative ortofrutticole associate VI.P, l’Associazione delle Cooperative Ortofrutticole della Val Venosta. La raccolta è iniziata da pochi giorni, con circa 2 settimane di ritardo rispetto al consueto. La stagione si profila comunque positiva e la qualità delle verdure è molto buona, anche grazie al particolare clima della valle: le temperature mai eccessivamente elevate, unite al clima fresco e ventilato della valle, hanno favorito la crescita di un prodotto eccellente. La produzione di quest’anno – prosegue Ladurner - si prospetta buona sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo, con un aumento di circa il 25% di prodotto rispetto alla stagione passata”. Il cavolfiore rappresenta l’ortaggio più tipico della Val Venosta, con una produzione di circa 2.500 tonnellate, al quale si aggiungono radicchio, insalata iceberg e altre varietà di cavolo per un totale di 3.000 tonnellate. Le particolari condizioni climatiche della Val Venosta favoriscono la coltivazione di un cavolfiore con un‘infiorescenza eccellente: candida, compatta, dal profumo gradevole e dal sapore genuino, un prodotto fresco e naturale sul quale le cooperative venostane svolgono il controllo qualità secondo il protocollo sviluppato da VI.P. L’associazione da sempre si concentra su metodi di produzione certificati e trasparenti, che avvengono nella tutela e nel rispetto dell’ambiente e del consumatore. Questo procedimento è caratterizzato da rigide norme di sicurezza e severi sistemi di controllo: dalla coltivazione alla consegna, il percorso qualità assicura la rintracciabilità della merce fino ai produttori.
Area di produzione e microclima. Le condizioni atmosferiche e il particolare microclima di questa regione costituiscono il segreto dell’alta qualità dei prodotti ortofrutticoli. La zona di produzione delle verdure inizia a 500 metri e prosegue fino a circa 1.000 metri di quota. La costante presenza di sole (circa 300 giorni l’anno), la scarsa piovosità, la grande escursione termica dovuta all’alternanza di correnti d’aria fredda provenienti dai ghiacciai e correnti d’aria calda dal bacino del Mediterraneo, donano ai prodotti ortofrutticoli della Val Venosta l’inconfondibile freschezza e croccantezza tipiche delle colture d’alta montagna. Il clima unico inoltre rende possibile la produzione di cavolo, insalata e radicchio anche in estate, quando altre zone di coltivazione hanno già terminato la raccolta. Nei mesi più caldi infatti, quando questi ortaggi non sono più reperibili in pianura, la Val Venosta continua la propria produzione di verdura.
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Pago festeggia quest’anno il suo 125° anniversario dalla fondazione e ha deciso di fare le cose in grande proponendo, sugli scaffali della Grande Distribuzione e in tutti i bar, un gusto 100% innovativo che rompe gli schemi del mondo dei succhi di frutta. Pago Anguria, Menta & Lime è infatti il gusto dell’anno, frutto del know-how di Pago e della costante attenzione verso la qualità, disponibile da aprile a settembre 2013. Pago Anguria, Menta & Lime è infatti il gusto dell’anno: un mix innovativo e dissetante per veri amanti della natura e dei suoi sapori più intensi. Con l’anniversary edition Pago ha realizzato un mix sorprendente di gusto, un connubio perfetto tra natura, tradizione e innovazione che da sempre caratterizza l’azienda: i 3 ingredienti alla base del successo del marchio! Inconfondibile grazie all’etichetta dorata impreziosita dall’esclusivo logo del 125° Anniversario, Pago Anguria, Menta & Lime è il gusto più rinfrescante mai prodotto finora che regala al palato, già dal primo sorso, una sorprendente esperienza di gusto con vera polpa di anguria ed estratti naturali di menta. Una special edition buona al quadrato, per il suo gusto e per la salute! In una sola bottiglietta troviamo le proprietà benefiche dei suoi tre ingredienti naturali, rendendolo il gusto ideale per un drink rinfrescante che rigeneri in pochi sorsi di vera natura, perfetto d’estate e durante i lunghi inverni. Dell’anguria troviamo le vitamine A, B6 e C, oltre che il magnesio, il potassio e l’antiossidante naturale che le conferisce il caratteristico coloro rosso, il licopene. Anche la medicina cinese, il più antico sistema medico conosciuto, utilizza da sempre l’anguria come rinfrescante, per diminuire la temperatura del corpo e per guarire i problemi renali e le infiammazioni del fegato. Il lime contribuisce a questo mix benefico con
il potassio, il fosforo e soprattutto la vitamina C, vere e proprie “pillole” d’energia, in grado di contrastare i raffreddori di stagione. E il mentolo, l’olio contenuto nelle foglie di menta, conclude gli ingredienti salutari di questo gusto così completo e versatile, la sua azione, infatti, favorisce la circolazione e inibisce le infiammazioni. Tantissime le proprietà di un succo che rappresenta la summa dei sapori mediterranei, da gustare “liscio” durante una colazione estiva, o come drink che rinvigorisca e rimetta in moto le idee a metà giornata, oppure per rivitalizzare i sensi dopo il lavoro, in sfiziosi cocktail alcolici e analcolici, all’interno di mix inebrianti che rendono le serate indimenticabili.
Anguria Menta Martini Un cocktail rinfrescante e raffinato, adatto agli aperitivi più fashion o alle serate più frizzanti, dal gusto dolce e rotondo. Ingredienti: 4cl di 42 Below Vodka, 1cl di sciroppo di zucchero, 4cl di Pago Anguria, Lime & Menta Inumidire il bordo del bicchiere con del succo di limone e coprirlo con sale e zucchero. Mescolare gli ingredienti in un bicchiere freddo e poi versarli in un bicchiere Martini. Guarnire con una scorza di limone.
Virgin Anguria Un cocktail analcolico leggero e tonificante, naturale al 100% e adatto ai palati più raffinati. Ingredienti: 8 cl di Pago Anguria, Lime & Menta, 2 cl di succo di lime appena spremuto, 1,5 di sciroppo di ginepro Aggiungere acqua di seltz Shakerare tutti gli ingredienti e versare dei cubetti di ghiaccio in un bicchiere highball. Aggiungere un po’ di soda e della menta e guarnire con una scorza di lime.
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PAGO ANGURIA, LIME & MENTA 125° Anniversary Edition. Il mix di frutta più rinfrescante che c’è! ...e due freschissimi cocktail creati dai barman Pago
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CALEIDOSCOPIO versare i ricchi ingredienti, come sgombro e olive nere, sulla base vegetale, condire con il kit dressing incluso e gustare tutta la bontà estiva di Mare e Sole. La ricetta di questa nuova referenza è composta da lattughino verde e rosso, bieta rossa, tatsoi, mizuna, olive nere, sgombro sott’olio sgocciolato in tranci; con i condimenti sale, olio extravergine d’oliva e aceto balsamico IGP, per un peso complessivo di 140 grammi.
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LA LINEA DI INSALATE PAUSA PRANZO DI ORTOROMI SI ARRICCHISCE CON LA NUOVA REFERENZA ‘MARE E SOLE’
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Mare e Sole è la new entry per l’estate 2013 della linea di ciotole Pausa Pranzo OrtoRomi, premiate con il riconoscimento “Eletto Prodotto dell’Anno 2013”. Un mix delizioso e inedito, grazie alla nota esotica data dalle foglie intere di tatsoi, red chard e mizuna, varietà di insalate orientali dal gusto unico, e al sapore intenso dello sgombro in tranci. Una ricetta tanto gustosa quanto leggera e sana, con solo 64 kcal ogni 100 grammi. Alla novità dell’esclusiva ricetta OrtoRomi si unisce l’apprezzata praticità della ciotola. Per il proprio pranzo in riva al mare o in piscina, basta aprire la confezione,
OrtoRomi. Passione, affidabilità, qualità, tracciabilità e innovazione sono le parole chiave di un marchio in continua crescita: OrtoRomi nasce nelle terre generose e fertili del Veneto, e si è allargata con una sede in Campania, diventando uno dei maggiori player nazionali, con esportazioni anche in Europa. OrtoRomi garantisce da oltre 15 anni ai consumatori italiani ed europei tutta la bontà e il benessere di prodotti ortofrutticoli di produzione locale, raccolti e lavorati in tempi brevissimi. Le referenze OrtoRomi sono certificate lungo tutto il processo produttivo, dal campo alla tavola, con un occhio di riguardo ai bisogni della società attuale, sempre più affamata di qualità e di tempo. I prodotti sono coltivati, raccolti, selezionati e lavati, per essere pratici e veloci, pronti da gustare, ma conservando quelle caratteristiche di bontà e naturalità della verdura fresca appena raccolta. Ogni linea di prodotti OrtoRomi è pensata per unire il gusto e una qualità sopra la media, alla praticità di confezioni ideate per ogni esigenza: dalle insalate Pausa Pranzo, pronte in ciotola per un lunch-break sano e veloce, ai Presto Cotti, verdure già lavate e tagliate, ideali per ogni tipo di preparazione, da Sfusa e Fresca, linea di prodotti in grandi formati per fare scorta di bontà, a Frutta Mì, frutta fresca sbucciata e affettata, senza dimenticare i Radicchi OrtoRomi, che vantano il marchio I.G.P., i Freschi Aromi, per profumare ogni ricetta, e il Purè Pronto, con patate e latte fresco. www.ortoromi.it
Alessandro Pomi, “Bonifica” 1940
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ELOGIO DEL MONDO RURALE
Gli artisti si sono misurati spesso con le suggestioni trasmesse dal mondo dell’agricoltura. Anche la recente grande mostra sul “Novecento” italiano, organizzata a Forlì nei Musei San Domenico, ha presentato un’ampia rassegna di opere d’arte ispirata alla vita nelle campagne durante l’era fascista. Lamberto Cantoni
Pietro Gaudenzi, “Il grano” 1940
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Mario Sironi, “Il contadino” 1928
Felice Casorati, “Ragazza in collina” 1937
Novecento e’ una mostra che ha avuto l’ambizione di presentare una sintesi seria dello stato dei lavori dell’arte, dell’architettura, della pubblicità e della moda durante il fascismo. La quasi totalita’ delle opere esposte infatti era compresa tra il 1928 e i primi anni del quaranta. Cosa succede tra gli artisti italiani in quel periodo? I nomi piu’ prestigiosi passano da un’ idea di impegno artistico agitato e anti conformista, che culminerà nel delirio interventista durante il primo conflitto mondiale, ben evocato dall’espressione “guerra come igiene dei popoli”, ad un cosiddetto ritorno all’ordine punteggiato dalle commissioni dei gerarchi fascisti animati dal bisogno del regime di celebrare i miti con i quali fare massa, ovvero arruolare gli artisti per una propaganda di qualita’, ossessionata dal controllo sulle grandi unita’ di senso utili all’estesica dell’epica popolare fascista. Quale poteva essere la via di fuga per gli artisti stritolati tra esigenza di assecondare il regime e l’ascolto della propria coscienza? Riscoprire i fondamentali del proprio mestiere e studiare i grandi maestri del passato. In due parole: affinare la tecnica classica e ritornare al figurativo. L’arte italiana legittimata dal regime perde così i contatti con i temi dominanti della grande cultura artistica europea che, soprattutto a Parigi e New York, prosegue le avventure dell’avanguardia di inizio secolo incamminandosi verso una lunga stagione dalla valenza fatalmente ambivalente. Tuttavia con il senno di poi, non si può non riconoscere che il realismo figurativo, reso tollerabile dalla forte impronta classica, ovvero dal recupero della tradizione pittorica quattro/cinquecentesca, in alcuni contesti non sia riuscito ad incapsulare nel discorso artistico momenti di poesia visiva capace di trascendere la detestabile attrazione alla monumentalita’ e all’epica da quattro soldi del fascismo. Ad essere precisi penso agli autori che ho visto presentati nella sezione della mostra intitolata “Le opere e i giorni. La conquista della terra e l’Italia rurale”, apparentemente coinvolti in rappresentazioni chiaramente auspicate dal regime, lontane da suggestioni europee, ma anche sorprendentemente umanistiche nella loro poetica concretezza. Bisogna ricordare che l’Italia di quell’ampio scorcio del novecento era un paese essenzialmente agricolo. E’ dalle campagne, complici i rozzi latifondisti, che il fascismo aveva raccolto i suoi primi consensi di massa. Ed e’ con grandi riforme agrarie che i gerarchi aggregano il consenso e al tempo stesso cercano di creare una base economica solida per un Paese che condannano all’autoarchia. Il contesto della città, magnificato nel corso della prima stagione Futurista, piu’ favorevole al cosmopolitismo e
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Cagnaccio di San Pietro, “Lacrime della cipolla” 1929
Baccio Maria Bacci, “Riposo dei cavatori sul Monte Ceceri” 1925
all’operaizzazione delle periferie, e’ meno favorevole alla diffusione lineare dell’ideologia fascista. E tutto sommato, per i rilievi economici sopra segnalati, la realta’ metropolitana e’ considerata meno strategica rispetto l’ideale del soldato-colono legato alla terra, riconducibile al mito della Roma pre-imperiale. Si capisce dunque l’interesse per temi figurativi legati alla messa in valore dello stile di vita rurale. Per esempio Mussolini in persona nel 1939 fornisce il soggetto per il Premio Cremona, patrocinato da Roberto Farinacci. “La battaglia del grano”, suggerisce il duce, e vi partecipa anche Alessandro Pomi con un grande quadro presentato nella citata mostra di Forlì. Il pittore, ispirandosi all’ottocentesco stile verista a forti tinte emozionali di Signorini, apre la visione su uno sconfinato paesaggio abitato da eroici contadini intenti a preparare il terreno per la semina. Non c’è una macchina, solo vacche e uomini che con gesti lenti e determinati, trasformano la superficie nei geometrici rilievi che connotano l’origine delle civiltà. Chissà, forse in questa visione poetica la giuria del premio citato non trovandovi sufficiente energia decise di non premiarlo. Visto con gli occhi di oggi, sembra di scorgervi un tentativo di de mitizzare l’eroe contadino, rimettendolo con i piedi per terra, non nelle vesti di un dominatore ma semplicemente di chi appartiene ad
una terra che lo sovrasta. L’eroe contadino emerge con forza invece, nel quadro che in quell’edizione vinse il primo premio. Osservate “Il grano” di Pietro Gaudenzi. Si tratta un trittico con al centro il nostro eroe in una posa che sacralizza i gesti rituali che in quel preciso momento sono evocati in absentia dalla pausa estatica imposta dall’orrenda fatica del zappare un terreno ostico. A lato della figura centrale due gruppi di donne completano l’ideologema del mondo rurale interpretandone figurazioni altrettanto fondamentali: a sinistra, probabilmente, donne che rientrano dal lavoro (un po’ prima dell’eroe che rimane fino allo sfinimento), destra donne che come in una processione sacra esibiscono il frutto di quel supplemento di operosità che si concretizza nel pane che trasportano. Dignità, senso della sacralità, concretezza nella figurazione...In questo quadro troviamo condensati i valori che il mondo rurale doveva esibire per funzionare da potente simbolo per l’umanesimo fascista. Dignità e compostezza che ho ritrovato nel “Riposo dei cavatori” di Baccio Maria Bacci; una penichella che sembra piu’ una deposizione sacra e non certo la siesta improvvisa che intervalla lunghe ore di duro lavoro.
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Lorenzo Viani, “Lavoratori del marmo in Versilia” 1936
La “Ragazza in collina” di Felice Casorati, invece, mi ha suggerito quanto sia in realtà difficile piegare l’arte ad una ideologia. Il quadro e’ del 1937 e nel gesto della giovane donna che tocca un volto dallo sguardo perso nel nulla, troviamo un riferimento al mondo interiore che tanto orrore produce nei totalitarismi. Il colore azzurrognolo delle campagne che fanno da sfondo sembrano rappresentare fuori dal soggetto il pensiero melanconico di quel preciso momento; sembrano suggerire un mondo di solitudine tristezza. Anche il coinvolgente quadro di Cagnaccio di San Pietro, sembra una rivincita dell’arte sulle pretese giubilatorie che in quegli anni attraversavano il mondo rurale. In “Le lacrime della cipolla” (1929), in controtendenza rispetto al mito dell’eroe contadino, troviamo una coppia di vecchi seduta di fronte a casa in momenti pacificati nei quali emerge il silenzio attivo tipico di uno stile di vita che spesso non ha bisogno di grandi conversazioni per creare le piccole epifanie che allietano la vita. E’ con le rughe del volto che l’uomo seduto sembra voler comunicare con noi abitatori del post moderno. Rilievi espressivi che ci parlano di un mondo di fatiche, di intimità quotidiane lontane da ogni idealizzazione, di una vita minima della quale invidiamo la pace, l’assenza di rumore, il lento scorrere del tempo.
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Achille Funi “La terra”
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È ARRIVATO LENI’S, IL MARCHIO DELLE MELE TRASFORMATE DEL TRENTINO ALTO ADIGE
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Il gusto e la qualità delle mele del Trentino Alto Adige racchiuso in nuovi e accattivanti formati, da mangiare e da bere. È questa l’essenza dell’offerta Leni’s, il nuovo brand degli specialisti dei trasformati di mela, pronto al suo debutto nella GDO Italiana. La gamma di prodotti comprende oggi due referenze, entrambe pensate per il reparto ortofrutta. La prima sono le fettine di mela rossa, gialla e verde, disponibili in bustine da 80 grammi, da conservare in frigo e da gustare come snack fuori e dentro casa. Pratiche e veloci, sono garantite con una shelf life di almeno 12 giorni tramite uno specifico trattamento di vitamina C per prevenire l’ossidazione naturale. Il succo di mela torbido Leni’s, invece, viene proposto nei due formati in vetro da 1 e 0,25 litri, che equivalgono rispettivamente a 10 e 3 mele spremute ed imbottigliate, senza l’aggiunta di acqua, zucchero, conservanti e coloranti. Una gustosa bevanda naturale, 100% mela da bere. “Questi due prodotti sono solo i primi di una lunga serie che già nei prossimi mesi si arricchirà di nuove proposte, tutte a base di mela” ha commentato Klaus Gasser, Direttore di VOG Products, la realtà altoatesina proprietaria del brand Leni’s. “L’elevata specializzazione nel settore della trasformazione di questi frutti fa di noi il partner ideale per chi voglia offrire ai suoi clienti mele snack e da bere di elevata qualità lungo l’arco di tutta la stagione commerciale” ha concluso. Già a partire da questo autunno saranno molti i nuovi prodotti a base di mela che accresceranno l’offerta Leni’s. Leni’s è un marchio di VOG Products, la realtà leader in Europa nel settore dei prodotti trasformati a base di mela. www.lenis.coop/it
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La Cooperativa agricola la Primavera di Verona, una delle realtà più importanti del biologico italiano a capo di un gruppo di cui fa parte Brio Spa, ha eletto il nuovo Consiglio di Amministrazione composto da nove Consiglieri che vede l’ingresso di diversi soci giovani e la conferma di Gaetano Zenti alla Presidenza, importante orticoltore biologico al suo terzo mandato. Alla Vicepresidenza Silvio Sterzi, già Presidente negli scorsi anni di storia della Cooperativa. Gli altri Consiglieri sono Bauer Andreas (produttore di mele e pere), Bazzoni Simone (produttore di mele e pere), Bonadiman Lorenzo (produttore di melone, pomodoro, lattuga..), Filippi Marco (produttore di asparagi, pomodori, biete..), Fontanabona Paolo (produttore di kiwi, sedano, lattuga..), Malacchini Renzo (produttore di mele), Migliorini Albino (produttore di mele) anche Presidente di Brio. L’assemblea, molto partecipata, ha approvato il bilancio dell’esercizio 2012 chiuso in sostanziale pareggio, come sempre, ma con un consolidato del gruppo che riporta un utile di 245.705 €. Il programma del nuovo Consiglio è di sviluppare i conferimenti e la base sociale attraverso investimenti per migliorare la redditività delle coltivazioni e della gestione del prodotto nel post-raccolta. Come dichiara il Presidente Zenti: “l’obiettivo della Cooperativa Primavera è quello di lavorare per la cooperazione di tutti e far sì che il valore del biologico possa essere più conosciuto e riconosciuto, sia dagli stessi agricoltori sia dal consumatore finale”. www.cooperativalaprimavera.it
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ELETTO IL NUOVO CDA DELLA COOPERATIVA LA PRIMAVERA. CONFERMATO ALLA PRESIDENZA ZENTI GAETANO.
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CALEIDOSCOPIO NOMINA DI DOMENICO ZONIN COME PRESIDENTE DI UNIONE ITALIANA VINI L’elezione odierna a Roma, alla presenza dell’On. Nunzia De Girolamo
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Domenico Zonin si conferma Presidente di Unione Italiana Vini per il prossimo mandato triennale 2013/15. Nominato oggi a Roma dal neoeletto Consiglio di Amministrazione, l’imprenditore veneto gestirà l’incarico, ricevuto ad interim a seguito della scomparsa di Lucio Mastroberardino lo scorso gennaio.
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L’On. Nunzia De Girolamo è intervenuta nell’incontro a porte aperte successivo al l’elezione del neo Presidente. “L’Agroalimentare consente di portare all’estero i veri valori dell’Italia. Vi garantisco che sarò vicino ad Unione Italiana Vini e a tutte le Associazioni del comparto per organizzare quanto prima un tavolo di lavoro perché credo profondamente che il sistema Italia possa incidere nell’economia internazionale, dando movimento al nostro sistema economico e occupazione” - ha affermato il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali del nuovo governo Letta - “Stiamo seguendo con attenzione la questione attuale dei dazi, ho incontrato il Ministro dell’Agricoltura francese e abbiamo condiviso la questione Cina, ma non abbiamo alcun atteggiamento conflittuale nei rapporti di scambio (...). Da subito ho spinto per avere un padiglione dedicato al Vino nel prossimo Expo’, perché credo che il settore vada sostenuto, voglio che il mondo dell’Agricoltura torni ad essere protagonista nell’economia del nostro Paese, con esso il comparto vinicolo”. “Sono felice che il Ministro sostenga il nostro settore nella questione Expo” - ha commentato il Presidente Zonin - “Il Sistema Italia ha tutti gli strumenti per vincere la competizione internazionale. L’Unione Italiana Vini è uno degli ingranaggi importanti che può far funzionare tutta la filiera, per questo chiedo che finalmente tutte le associazioni del comparto vinicolo nazionale si siedano ad un unico tavolo di lavoro, con l’obiettivo di poter raggiungere uno sviluppo sostenibile, dove non si perdano ettari di terreno vitato, dove si consolidi l’equilibrio tra produzione e consumo”.
“Ringrazio il Consiglio d’Amministrazione per la rinnovata fiducia - ha affermato Domenico Zonin - E’ per me un onore e un privilegio poter ricoprire questa carica, che costituirà uno stimolo ulteriore a dare il mio contributo a sostegno dell’Associazione. Proseguiremo nel lavoro di rinnovamento e rafforzamento iniziato con Lucio, al quale va il mio affettuoso ricordo”. “I nostri obiettivi di rappresentanza sono tesi a rafforzare la presenza di Unione Italiana Vini nei più rilevanti ambiti istituzionali e nei più importanti appuntamenti che riguardano scelte di policies del comparto” - prosegue Zonin. “UIV continua ad essere presente e attiva su tutte le questioni che riguardano le politiche di internazionalizzazione (focus mercati, problematiche doganali - dazi e dumping - promozione-strategie e progettualità). Basti pensare alla recente e impegnativa procedura di A/D e A/S della Cina, seguita e monitorata per contenere al minimo le conseguenze negative sul settore e tutte le possibili ricadute sulle aziende. Il bagaglio di know-how di Unione Vini, unito alla passione, al radicamento dei Soci costituiscono una formula vincente per la continua crescita dell’Associazione e del settore”. Sono importanti le iniziative di Unione Italiana Vini previste nel prossimo mandato. Innanzitutto l’Osservatorio del Vino, presentato lo scorso marzo, che proseguirà nell’analisi dei dati di export delle imprese italiane allo scopo di migliorare la capacità competitiva internazionale del comparto. www.uiv.it
CALEIDOSCOPIO IL PECORINO DI CANTINA TOLLO CONQUISTA LA MEDAGLIA D’ORO AL CONCORSO INTERNAZIONALE DEI VINI DI BORDEAUX I vini Cantina Tollo premiati ancora una volta a livello internazionale. In occasione del Challenge International du Vin, una delle più prestigiose rassegne internazionali che si svolge a Bordeaux, in Francia, il Pecorino 2012 della storica cantina abruzzese ha vinto la medaglia d’oro.
Il Pecorino si conferma così come il miglior interprete dei gusti emergenti, non solo a livello italiano, dove nel 2012 è risultato essere il vino con la maggiore percentuale di incremento nel consumo (+23,8%, dati Vinitaly), ma anche a livello internazionale. “E’ una grande soddisfazione per Cantina Tollo aver vinto, in particolar modo, la medaglia d’oro per il Pecorino 2012, un vitigno autoctono abruzzese, che non fa parte di quei vini aromatizzati che di solito spiccano in questi grandi concorsi. Si tratta di un grande vitigno in purezza, da cui nasce un vino dalla grande eleganza poiché tutte le sue componenti sono ben bilanciate” commenta Riccardo Brighigna, enologo di Cantina Tollo, neo vincitore della medaglia di Cangrande Benemerito della Vitivinicoltura 2013, consegnatagli al Vinitaly. Al successo del Pecorino si unisce anche il Cagiòlo, un vino già al vertice di numerosi concorsi internazionali e premiato con i Tre Bicchieri 2013 dal Gambero Rosso, che al concorso di Bordeaux si riconferma ancora una volta al top delle preferenze riportando a casa una medaglia di bronzo. Cantina Tollo non è nuova ai successi internazionali: nel 2007 la stessa rassegna aveva tributato al cerasuolo Hedòs 2006 una medaglia d’oro nella categoria vini rosati e il Premio europeo Club della Stampa 2007. Il Challenge International du Vin, giunto quest’anno alla trentaseiesima edizione, ogni anno coinvolge più di cinquemila etichette di tutto il mondo, giudicate e degustate da oltre 8000 giurati. Le referenze italiane che hanno ricevuto un premio sono meno di 50. www.cantinatollo.it
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Il premio risulta ancor più speciale se si considera che si tratta di un bianco autoctono, abruzzese e di grande bevibilità che si fa spazio anche tra vitigni, internazionali e non, molto più noti.
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Zabriskie Point all’ alba.
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PARCHI NAZIONALI
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I GRANDI PARCHI NAZIONALI DEL WEST
Terza parte Raggiungiamo la California per visitare la “torrida” Death Valley (Valle della morte), il grande parco delle sequoia ed il “granitico” Yosemite. Renzo Angelini
DEATH VALLEY NATIONAL PARK Parco nazionale situato nello stato della California ed una piccola parte nel Nevada. E’ una depressione che si estende longitudinalmente da nord a sud tra la Sierra Nevada e lo stato del Nevada. Lunga 220 km e larga dai 5 ai 20 km, il punto più basso si trova a Bad Water ( acqua cattiva ), sprofondato a 86 metri sotto il livello del mare, il punto più basso degli Stati Uniti. Venne scoperta nel 1849 da un gruppo di cercatori d’ oro all’ epoca della conquista del west e battezzata Death Valley ( valle della morte ) perché alcuni di loro morirono di sete. Circondata dalle montagne, il caldo è opprimente e raggiunse i 57° C nel luglio del 1913. Nonostante il nome la valle non è senza vita: uccelli, mammiferi, insetti e piante dimostrano una eccezionale capacità di adattamento ad un
ambiente così sfavorevole. Alcune specie floreali, delle 600 censite, hanno messo in atto sistemi di difesa efficacissimi, crescendo schiacciate sul terreno a causa del vento, sviluppando lunghe
All’ entrata della Valle della Morte, Sand Dunes offre una splendida vista su un deserto di sabbia finissima bianca.
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radici fortemente ramificate per sfruttare la poca acqua disponibile, lacche naturali o coperture di ossalati per ridurre le perdite per evaporazione ed infine alcune sono capaci di vivere con acqua che contiene fino al 5% di sale. Nel 1849 la corsa all’ oro scatenò l’ ingordigia spingendo la povera gente verso sacrifici inauditi nella speranza di arricchirsi, trovando qualche chilo di pepite d’ oro. La valle venne attraversata dai pionieri con le loro carovane passando momenti di gravissime privazioni ed alcuni vi lasciarono la vita. Nel 1881 vennero scoperti i giacimenti di borace e le testimonianze di quell’ avventura si trovano ancora nel museo di Furnace Creek, al centro della Valle,
dove si possono vedere carri enormi e la cisterna trainati in blocco da venti muli, detta Twenty Mule Team Wagon, che univa la miniera di Harmony Borax Work con la ferrovia di Mojave, distante 265 chilometri , oppure un trattore a vapore chiamato Old Dinah (vecchia Dina) e che avrebbe dovuto sostituire la 20’ Mule Team Wagon ma consumava troppo e le ruote affondavano nella sabbia. Zabriskie Point offre i più bei punti di vista su questi paesaggi lunari; particolarmente emozionante è assistere allo spettacolo dell’ alba, durante la quale la vallata e le montagne assumono tutte le colorazioni cromatiche.
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Zabriskie Point: un impressionante punto di osservazione da cui si può vedere il paesaggio lunare della Valle della Morte, deserto torrido alle porte della fertile California.
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Mustard Canyon: le superfici e le rocce sono ricoperte da una polvere detta “vernice del deserto”, che determina un aspetto generale bruno lucente, una bizzarra patina formata da ossidi di ferro e manganese dilavato via dalle rocce per azione della pioggia. Con il sale poi si prosciuga producendo l’ effetto di una sorta di vernice.
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Rocce salate dette “ evaporiti” dovute alla paziente opera del vento, del calore e dell’ evaporazione.
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Dante’s View è il punto di osservazione che permette di vedere il grande lago salato di Devil’sGolf Course – il campo da golf del diavolo – una fantastica regione di rocce salate dette “evaporiti”. Qui si trova il piccolo lago salato di Bad Water che rappresenta, con i suoi -86 metri, il punto più basso degli Stati Uniti; nonostante la forte evaporazione e la scarsità delle precipitazioni non è mai asciutto.
SEQUOIA NATIONAL PARK Localizzato nella Sierra Nevada, nello stato di California, istituito nel 1890, si estende su una superficie di 1635kmq. La principale attrazione è la sequoia Generale Sherman, il più grande albero della Terra, con i suoi 83,8 metri di altezza, una circonferenza alla base di 31,3 metri ed oltre duemila anni di vita. La Giant Forest ( foresta dei giganti) contiene le più grandi sequoie e questi titani continuano a produrre semi fertili che fanno crescere giovani sequoie a forma di albero di Natale. Le più grandi prendono i nomi dei generali americani es. General Grant o dei presidenti Lincoln, Washington.
Nella Giant Forest il gruppo più maestoso in altezza ed età è il Senate Group.
125 Sequoia Generale Sherman, il gigante del parco.
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YOSEMITE NATIONAL PARK E’ nella catena montuosa della Sierra Nevada, in California, a circa cinque ore di macchina da San Francisco. E’ stato istituito come parco nel 1890 e dal 1984 è Patrimonio dell’ Umanità dell’ Unesco per le sue spettacolari cime granitiche, le sue cascate che, in maggio-giugno, allo sciogliersi della neve fanno tremare con i loro colpi la Yosemite Valley. Il paesaggio splendido e vario è dominato dalla enorme massa granitica di El Capitain che si alza fino a 2500 metri, il cui aspetto impressionante è legato alla sua forma massiccia e alle ripide pareti, meta degli scalatori di tutto il mondo. Il gigantismo americano si manifesta qui nella sua cornice naturale fatto di formazioni diverse e complesse: alberi giganti, immense cascate, altitudini, fauna e flora contribuiscono a farne uno dei luoghi più impressionanti del continente americano. Ambiente frutto delle grandi glaciazioni di cui l’ esempio di erosione glaciale più eclatante sono le Yosemite Falls (cascate) che figurano tra i fenomeni idrologici più importanti nel mondo. Più alte delle cascate del Niagara, con una altezza di 740 metri, presentano lo spettacolo più grandioso in primavera quando la fusione del ghiaccio e delle nevi riversa una enorme quantità d’ acqua che precipita a valle.
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El Capitan.
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CALEIDOSCOPIO
CALEIDOSCOPIO
VESCOVADO BIANCO: il fresco vino biologico dell’estate firmato Santa Venere Vigneti e Cantina
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Vino bianco di grande classe e personalità, il Vescovado firmato Santa Venere trae origine dai vitigno autoctono Guardavalle coltivato con i dettami dell’agricoltura biologica e situato nella Tenuta Voltagrande a Cirò (Crotone), a pochi passi dal mare. Le uve, raccolte nella prima decade di settembre, vengono sottoposte ad una pigiatura soffice e a una fermentazione a temperatura controllata. Successivamente, il vino sosta sul suo deposito fine per 5 mesi per ottenere un perfetto sviluppo degli aromi secondari. A conclusione dell’affinamento, seguono 2 mesi in bottiglia.
Il risultato è un vino secco, fresco, estivo, sapido e aromatico, contraddistinto da un profumo inconfondibile di frutta esotica che ricorda la Calabria; al palato è un vino di grande struttura. A tavola, il Vescovado bianco Santa Venere, si sposa bene a crostacei e frutti di mare: le pietanze ideali della bella stagione. Ottimo anche come aperitivo, si consiglia di servirlo stappando la bottiglia al momento, ad una temperatura non inferiore ai 12/14° C. Anche il vescovado rientra nell’ambizioso progetto Autoctoni di Calabria, ideato e promosso da Santa Venere nel 2010, che ogni anno prevede il lancio di un nuovo prodotto ottenuto da vitigni autoctoni. Rinnovare costantemente l’impegno a tenere alto il nome della Calabria e delle sue eccellenze enologiche è infatti la mission dell’azienda. Nei prossimi anni verrà sperimentata questa varietà di uva in versione spumante metodo classico per affiancare il già celebre SP1 rosè a base di uve gaglioppo
CALEIDOSCOPIO SIPO, DEBUTTA ON-LINE LA PAGINA FACEBOOK SAPORI DEL MIO ORTO
www.facebook.com/saporidelmioorto
Tra gli album presenti con i marchi dell’azienda e le linee di prodotto, la pagina ospita anche una rubrica di ricette in collaborazione con la rivista on-line Donne Magazine e realizzata con il contributo di giornalisti e blogger come Fragole e Panna, Solo Cose Buone, Idea Mamma, Sapori di casa Mia, La Cucina di Annaly, Il Criceto Goloso, Mami Chips & Crafts e La Cucina di Molly.
CALEIDOSCOPIO
E’ on-line la pagina Facebook di Sapori del mio Orto, il brand dell’azienda SIPO che porta in tavola le migliori erbe, gli aromi, i funghi pronti all’uso, le verdure fresche sfuse e confezionate, preparate con la massima cura in packaging che ne proteggono la freschezza, igiene e integrità. Prodotti che, coniugando servizio, sicurezza e qualità, soddisfano le esigenze di single, famiglie e anziani con confezioni su misura per ogni esigenza per evitare scarti e rimanenze. La pagina Facebook rappresenta una vetrina sui prodotti dell’azienda con notizie aggiornate sulle ultime novità per il vasto pubblico dei consumatori che desiderano nutrirsi in modo sano e corretto senza rinunciare al gusto e con tutte le garanzie di naturalità e genuinità del prodotto controllato.
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ALIMENTAZIONE E SALUTE GIOVANNI LERCKER
ALIMENTAZIONE E SALUTE
QUALE OLIO SCEGLIERE
L’ olio proveniente dalla lavorazione delle olive è ricco di acidi grassi monoinsaturi, in particolare acido oleico, e biofenoli che ne aumentano la stabilità facendosi preferire, rispetto agli altri oli, per la frittura e la cottura in forno. E’ il componente base della “dieta mediterranea”; le proprietà alimentari e nutrizionali sono legate alla presenza di sostanze che ne determinano il sapore e particolari profumi gradevoli. Si consiglia la scelta di un prodotto dichiarato 100% italiano e possibilmente con il marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta). Giovanni Lercker
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si comincia ad estrarlo con attrezzature meccaniche, in seguito allo “sviluppo industriale” cioè dal 1800 circa. Allora è anche probabile che il consumo così antico di oli dalle olive sia stato possibile solo dalla relativa facilità di estrazione di olio dalle drupe. L’olio proveniente dalla lavorazione delle olive è particolarmente stabile nei suoi impieghi, a causa dell’elevata quantità di acidi grassi monoinsaturi – soprattutto l’acido oleico che rappresenta uno di quelli meno insaturi- per consentire ancora una buona fluidità all’olio nelle condizioni climatiche mediterranee. Questa particolarità garantisce la sua conservazione nel tempo (da 4 a 10 volte quella di tutti gli altri oli). Inoltre, la presenza di diversi antiossidanti fenolici e soprattutto quelli con più gruppi fenolici nella molecola (oggi denominati biofenoli), cioè i composti polifenolici, aumenta ulteriormente la stabilità di questo olio, quando si tratta di extravergine o vergine. Per la sua stabilità, rispetto agli altri oli, l’olio
INTRODUZIONE Da moltissimi anni l’uomo ha tratto una buona parte dell’energia dagli alimenti, per le proprie necessità di sopravvivenza, basandosi anche sulla possibilità di ottenere olio dalle olive, oltre che da fonti animali quali i grassi del latte e delle carni. A tale proposito sono stati individuati insediamenti anche nei dintorni di Bologna, sulle colline di Sasso Marconi per l’esattezza, nei quali in una zona circoscritta sono stati trovati un elevato numero di noccioli fossilizzati di oliva, che possono essere solo la testimonianza della presenza di una specie di “frantoio”. Questi noccioli sono stati datati intorno a diverse migliaia di anni fa. Se si considera che, salvo eccezioni dovute a disponibilità di altre particolari oleaginose in qualche zona della terra, l’impiego diffuso delle sostanze grasse derivate dai semi non sono più vecchie di 150 anni circa e troppo recenti per essere considerate più idonee alla nostra alimentazione. Infatti, l’olio di semi nasce da quando
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extravergine di oliva può convenientemente essere utilizzato a caldo, anche nelle cotture più drastiche dei cibi, quali fa frittura e la cottura in forno. Nel caso degli oli ottenuti dalle olive gli antiossidanti più caratteristici sono sostanze presenti solo in questi oli, ricavabili in generale dalle oleracee come l’oliva, una fonte di essi tra tutti gli alimenti che consumiamo. Questo dovrebbe farci riflettere sull’importanza dell’impiego alimentare di questo tipo di olio, unica fonte edule di questi componenti denominati secoiridoidi. Le olive sono la materia prima per la produzione di olio, alimento caratteristico dell’area del Mediterraneo e che si vuole sia uno dei componenti base della famosa “dieta mediterranea”. A partire dalla produzione delle olive, è ora ben noto che le caratteristiche di ogni cultivar sono differenti e, a parità di cultivar, l’ambiente di coltivazione, le condizioni di coltivazione e l’andamento stagionale sono variabili altrettanto importanti. Più recentemente è stato verificato che per la qualità dell’olio è determinante la scelta del momento ottimale della maturazione per la raccolta delle olive. Per quanto riguarda la conservazione delle olive prima della lavorazione, molte delle conoscenze acquisite da tempo erano già ampie e sufficienti a garantire qualità all’olio. L’olio da olive, soprattutto quello migliore, cioè “l’olio extravergine di oliva”, è diverso dagli altri oli per la sua composizione “integrale” che possiede in virtù della
possibilità di commercializzazione appena ottenuto in frantoio. Tutti gli altri oli, per legge, devono essere sottoposti ad un processo di raffinazione che possa trasformarli in “alimenti commestibili”. La raffinazione degli oli li ripulisce da sostanze maleodoranti e destabilizzanti, ma inevitabilmente ne diminuisce diversi importanti contenuti nutrizionali fino a lasciarne circa la metà di quelli originari. Le proprietà alimentari, oltre quelle nutrizionali, sono legate alla presenza di sostanze che costituiscono il sapore dell’olio e a quelle che ne determinano i particolari e gradevoli profumi. A causa di scelte legislative a livello europeo, che purtroppo permettono di denominare extravergini anche oli difettati, cioè contenenti cattivi odori e sapori, si è verificato che gli oli più graditi al pubblico sono quelli privi o quasi di sentori, cioè con “profili sensoriali” praticamente inesistenti (“piatti” per così dire). Questi oli chiamati “delicati” sono sicuramente i meno difettati –se confrontati con quelli ricchi di sentori sgradevoli- ma anche loro sono inevitabilmente poco entusiasmanti. Gli oli, deboli nei sentori, sono anche modesti negli aspetti nutrizionali e soprattutto quelli ti tipo salutistico, in quanto il gusto dell’olio da olive è proprio determinato dalla distribuzione dei costituenti biofenolici che contiene, le cui proprietà antiossidanti e biologiche sono sempre più studiate e sono già risultate protettive nei confronti dell’insorgenza delle patologie più importanti.
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Per poter discriminare in commercio gli oli di buone caratteristiche sensoriali, ma anche nutrizionali, da tutti gli altri, è necessario distinguere i sentori dei difetti e di quelli dei pregi e questo richiede un apprendimento specifico, che è possibile acquisire seguendo un corso di assaggio degli oli da olive. In attesa di imparare quello che è realmente importante per la propria salute, oltre che per il proprio gusto, è una buona norma scegliere un prodotto dichiarato italiano (100 % italiano), possibilmente con indicato con il marchio di origine: Denominazione di Origine Protetta (DOP). Gli oli che posseggono questo tipo di marchio, chiaramente riportato in etichetta, appartengono ad un Consorzio di Produzione che ha un Disciplinare ben delineato, che ha ottenuto l’approvazione e l’autorizzazione della Comunità Europea (CE), ad utilizzare questa indicazione. Il Consorzio di Produzione, non solo promuove la commercializzazione e la diffusione
degli oli che protegge, ma ne controlla le specifiche di produzione imposte, quali le cultivar di olive utilizzate, il tipo di lavorazione al frantoio e le caratteristiche di composizione e quelle sensoriali tipiche di quegli oli. Tutto questo è realizzato con il coinvolgimento di una struttura esterna certificatrice, previo il campionamento eseguito da essa e l’analisi degli oli -condotti con tutti i crismi- che ha il fine di controllare la veridicità di quanto previsto da Consorzio. Trattandosi di disciplinari che restringono i limiti di legge indicati dal Reg. della CE (l’ultimo è il 61/2011), conducono ad una qualità migliore di quella considerata dalla comunità Europea. Quale olio DOP scegliere? La qualità sensoriale dell’olio è una caratteristica che il consumatore valuta sulle sensazioni più spesso legate alle abitudini alimentari che alla reale qualità sensoriale, per cui l’acquirente dovrebbe cercare in commercio il tipo di olio per lui più gradevole delle DOP testate, perché per
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ciascuno quello rappresenta l’olio migliore. La DOP ha poi il compito di fornire sempre al consumatore l’olio con quelle caratteristiche, anche se l’andamento stagionale non è uguale tutti gli anni, agendo in modo che quelli non rientranti nei parametri previsti dal Consorzio non potranno fregiarsi dell’indicazione della DOP. A livello di impiego casalingo degli oli, è bene ricordare che l’ossigeno contenuto nell’atmosfera, che è stato a contatto con l’olio, sarà presente nell’olio che verrà imbottigliato a livello di soluzione satura, nelle condizioni ambientali. Anche se si opera l’eliminazione dell’ossigeno presente nello spazio di testa, attraverso la fatidica goccia di azoto liquido prima della
sigillatura, l’olio ha una certa quantità d’ossigeno che può reagire con le sostanze antiossidanti, se ve ne sono a sufficienza, fino a neutralizzarle e in seguito a reagire con gli acidi grassi, ossidandoli. La presenza delle clorofille è capace di catalizzare la cosiddetta “fotossidazione”, meglio indicata come ossidazione fotosensibilizzata, per cui l’ossidazione può procedere anche molto velocemente (fino a 30.000 volte più veloce) e le bottiglie trasparenti facilitano questa reazione. Anche le bottiglie ambrate e quelle verdi sono abbastanza “trasparenti” (dal 30 fino al 70%) e quindi non assicurano una protezione perfetta nei confronti della fotossidazione. La ricoperture della bottiglia con un velo di stagnola, argentata o dorata,
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rende impermeabile alla luce qualsiasi bottiglia. Se la sigillatura è perfetta, l’ossigeno all’interno della confezione può essere consumato tutto per reazione con i componenti antiossidanti (per autossidazione o fotossidazione), ma l’ossidazione non potrà procedere oltre, in mancanza d’ossigeno. La conservazione, in queste condizioni, sarà assicurata per tempi lunghi. In caso di scarse presenze di antiossidanti, come per gli oli delicati, la sigillatura non salva l’olio durante la conservazione. La temperatura di conservazione dell’olio deve essere costante e, in teoria, la più bassa possibile, compatibilmente con la fluidità dell’olio, che non deve “congelare”. L’elevato raffreddamento provoca
durante la solidificazione l’insolubilizzazione di molte sostanze, quali i componenti polari (polifenoli antiossidanti, alcoli, ecc.); in seguito allo “scongelamento” la risolubilizzazione delle sostanze polari è difficoltosa, per cui l’olio impoverito si perossida in tempi brevi. Le temperature variabili in fase di conservazione esercitano una sorta di “respirazione” dell’olio con inclusione più facile di aria e quindi di ossigeno, quando la temperatura si abbassa. L’ossidazione è un processo che avviene prevalentemente a livello di superficie, la cui area assume un ruolo quantitativamente importante. Per tali motivazioni i contenitori dovrebbero essere con una sezione più
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piccola possibile, quando si vengono a trovare a contatto con l’aria. Una volta aperta la confezione, l’aria ritorna disponibile e viene rapidamente assorbita dall’olio, per cui da quel momento la conservazione va sensibilmente a diminuire. Sarebbe vantaggioso disporre di contenitori della dimensione corrispondente al consumo bisettimanale o tri-settimanale, per assicurare la massima qualità dell’olio al consumo casalingo.
alla protezione del consumatore nei confronti delle patologie più importanti. La qualità dei cibi conditi con un buon olio, per le sue caratteristiche sensoriali, consente una migliore appetibilità e una conseguente migliore digeribilità, oltre che un più piacevole consumo. Se si desidera utilizzare in cucina un buon olio per le proprietà indicate, in caso di dubbio, è necessario affidarsi ad un olio DOP 100 % italiano, che è assicurato nella sua qualità dalle regole di un Consorzio di produzione, debitamente approvate dalla Comunità Europea.
Conclusioni La produzione di buoni oli extravergini parte dalla disponibilità di olive con buone caratteristiche, sia per lo stato sanitario, sia per la cultivar più adatta alle condizioni ambientali e per la coltivazione delle piante in campo. Le scelte del momento ottimale di maturazione dell’oliva nel quale si dovrebbe poter raccogliere le olive, insieme ai metodo di raccolta e di conservazione prima della trasformazione, possono incidere molto sulla qualità finale dell’olio. Per la serie di motivazioni esposte la maggiore disponibilità di fenoli e di polifenoli (biofenoli), eventualmente incrementata da una raccolta anticipata delle olive, consente di avere maggiore elasticità nelle scelte dei parametri delle tecnologie di estrazione, del sistema di confezionamento e del periodo di conservazione dell’olio prodotto. La tecnologia di trasformazione, necessaria per estrarre l’olio dalle olive e per generare gli aromi caratteristici, può anche peggiorare la qualità dell’olio futuro, ma solo per se produce un’eventuale riduzione degli antiossidanti presenti tale da incidere sulla stabilità delle caratteristiche dell’olio. La presenza di antiossidanti, oltre agli aspetti di stabilità, offre una serie di diversi composti con sapori caratterizzanti l’olio stesso, ma anche utili
PRINCIPALI VARIABILI CHE CONDIZIONANO LA QUALITÀ DELL’OLIO • Cultivar di oliva • Ambienti di coltivazione • Condizioni di coltivazione • Andamento stagionale • Momento della raccolta delle olive • Modalità di raccolta delle olive • Conservazione delle olive prima dell’estrazione • Processo di estrazione dell’olio • Filtrazione o meno dell’olio • Confezionamento dell’olio • Conservazione dell’olio confezionato • Impiego casalingo
Giovanni Lercker Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari Università degli Studi di Bologna
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NOVITÀ LIBRARIE
BOTANICA DELLE ERBE NELLO BISCOTTI
tassonomico, procedendo, cioè, alla loro determinazione (individuazione della specie) e classificazione (genere, famiglia), al fine di fornire la fondamentale conoscenza scientifica, base per una sicura e precisa identificazione.
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Botanica delle erbe eduli. Peregrinazioni fitoalimurgiche dal Gargano alle Puglie KEIWORD botanica generale e sistematica, ecologia vegetale, flora, sociologia rurale, fitoalimurgia, fitosociologia, nutraceutica e tossicologia dei vegetali, rinaturazione, agroecosistemi tradizionali. CHE TIPO DI LIBRO È una ricerca scientifica (studio botanico) che indaga una flora notoriamente nota come erbe selvatiche eduli (piante alimurgiche) contenstualizzata in una territorio che riserva ancora oggi una ricca tradizione di “mangiatori di erbe” (dal Gargano al Tavoliere di Puglia), una comunità storicamente segnata da braccianti e “contadini senza terra”, obbligate alla raccolta di prodotti spontanei ma “inventori” della più tipica arte culinaria del Tavoliere e della Puglia in generale. Con questi contenuti il libro mette in pratica intenti didattici e divulgativi della botanica e discipline a d essa collegate (ecologia vegetale, agronomia, ecc.). A CHI SI RIVOLGE cultori della materia, botanici, gastronomi, studenti universitari (Agraria, Scienze Naturali, Chimica e tecniche farmaceutiche) cultori della botanica. L’OBIETTIVO la conoscenza di specie botaniche che hanno avuto un importante ruolo nell’alimentazione delle comunità rurali. Interpretare le erbe eduli sul piano
COSA CONTIENE Il lavoro è strutturato in due parti: una parte generale nella quale il tema delle erbe eduli è contestualizzato nell’area di studio, facendo emergere tradizione, costume, letteratura e lo scenario sociologico, economico e storico nel quale sono maturate le conoscenze fitoalimurgiche. Nello stesso tempo si trattano aspetti di botanica generale, sistematica, biologia ed ecologia vegetale, fitosociologia. Una seconda parte, specialistica, raccoglie la flora edule, censita dalla tradizione, in un atlante fitoalimurgico nel quale di ogni specie si descrivono gli aspetti botanici (sistematica, habitus, ecologia, ciclo biologico, areali, livello di diffusone e fonti bibliografiche, etimologia, ecc.) e fitoalimurgici (organi eduli, modi di utilizzo). Le conoscenze botaniche sono integrate con quelle di carattere nutraceutico (nutrizionali, antinutrizionali) e farmacologiche (medicina popolare). RINGRAZIAMENTI contadini, pastori, terrazzani, ortolani (Dora Paciello, Foggia; Marzaro Assunta, San Severo; Milonia Giuseppe, 78 anni, Manfredonia; Del Priore Antonia, 74 anni, Cagnano; Lucia Strizzi, 64 anni Cagnano Varano; Perrone Maria Grazia e Merla Michele; Michele Scanzano, Sannicandro; Costantino Scanzano, Sannicandro; Santino Zaffarano, 72 anni, Vico del Gargano; Cascavelli Nicolina, 75 anni, Sannicandro; Massaro Incoronata, 75 anni, Sannicandro; Grimaldi Pietro, 39 anni, San Severo; Antonio e Giuseppe Mastrone, 60 anni, Paolo Colangelo, 70 anni, San Severo; Luigi Giuliani, 75 anni, Apricena; Francesca Del Luca, 70 anni, Cagnano Varano; Matteo Di Cataldo, 75 anni, Cagnano Varano; Angelo Circelli, 65 anni, Lucera). Prof. Michele De Lilla, cultore della tradizione enogastronomica di San Severo, per i preziosi contatti con i “terrazzani”. Gennaro Del Viscio, naturalista. Contributi scientifici: Piero Medagli (Università del Salento), Fabio Taffetani e Simona Casavecchia (Università Politecnica delle Marche Ancona). CARATTERI EDITORIALI Formato 16x24 - pag 504; stampa a 4 colori su carta patinata opaca da 115 gr.;Copertina con alette di cm. 13 stampata a 4 colori in bianca su patinata da 300gr. plastificata opaca; 483 immagini. Edizioni Centro Grafico, Foggia. ISBN. 9788896545454. Finito di stampare, ottobre 2012.
LA STORIA DI CIO’ CHE MANGIAMO Renzo Pellati Da oggi è in libreria la nuova edizione ampliata e aggiornata del volume: “LA STORIA DI CIO’ CHE MANGIAMO” scritto da Renzo Pellati per Daniela Piazza Editore Il libro svela tutti i segreti dei cibi che troviamo in tavola. I maccheroni ? Sono nati nel deserto africano e il risotto alla milanese ha origini arabe. Il babà non ha origini napoletane, ma nasce nientemeno che in Polonia. L’insalata russa a Mosca la chiamano “insalata italiana”. La cotoletta alla milanese non è arrivata a Milano da Vienna, ma nasce proprio in Lombardia. Al ristorante ordiniamo “Spaghetti alla puttanesca” – “Baccalà e tiramisù” senza sapere cosa sono e da dove provengono, per non dire dei surgelati, della pizza Margherita, del limoncello, della scatoletta di tonno, del vermut e del cocktail.
…….fino al 1700, racconta Renzo Pellati, nessuno voleva mangiare le patate, sebbene la fame fosse endemica. Oggi i consumi di patate hanno raggiunto cifre iperboliche. Cosa è successo per modificare questo comportamento alimentare ?..... ……anche il pomodoro che riteniamo indispensabile per condire gli spaghetti e preparare la pizza, è entrato da poco in cucina. Fino al 1800 si teneva in casa come pianta ornamentale. Quali sono le cause che hanno fatto esplodere questi consumi ?....... Tante curiosità, tante storie, tante leggende, sono svelate nella “Nuova Edizione”del volume di Renzo Pellati “LA STORIA DI CIO’ CHE MANGIAMO” che meritano essere conosciute. L’autore (Specialista in Scienza dell’Alimentazione e studioso di Nutrizione Umana e di cultura alimentare) ha indagato l’origine dei nomi che troviamo nei menù: “ bèchamel” – “maionese” – “carpaccio” – “paillard” – “Bismark” – “pesche Melba” – “moscato e torta Sacher” . Questo libro arricchisce il nostro sapere in modo chiaro e documentato, oltre ad aiutare a comprendere la reale natura dell’uomo e l’evolversi delle abitudini alimentari. DANIELA PIAZZA EDITORE Via Polonghera 34 10138 TORINO Telefono: 011.43.42.706 Fax: 39 011- 43.42.471 www.danielapiazzaeditore.com
LA STORIA DI CIO’ CHE MANGIAMO RENZO PELLATI
Oggi si parla molto di alimentazione. In televisione cuochi veri e finti spadellano in continuazione menù succulenti, nei periodici femminili e maschili le rubriche di gastronomia hanno pagine fisse, i quotidiani regalano volumi di cucina. In libreria lo spazio riservato alle guide dei ristoranti, ai manuali, ai prodotti tipici regionali non accenna a diminuire. Eppure, nonostante questo grande interesse dei media per il mondo della gastronomia, il consumatore italiano è scarsamente e solo sporadicamente informato sugli stretti legami che intercorrono fra alimentazione e salute. Per quanto la comunità scientifica si affanni a sottolineare le necessità di un’accurata divulgazione, è ancora troppo elevato il divario esistente fra le acquisizioni della Scienza dell’Alimentazione e ciò che viene portato a conoscenza del pubblico.
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CALEIDOSCOPIO COURMAYEUR VETRINA DELLA VALLE D’AOSTA: LE ECCELLENZE DEL TERRITORIO IN MOSTRA
CALEIDOSCOPIO
Riflettori puntati sui prodotti del territorio regionale, preparazioni e cosmetici di montagna, capi di abbigliamento e sapori tipici, protagonisti dell’estate di Courmayeur. Tradizione e innovazione sono alla base della rassegna di cinque appuntamenti “La bellezza e le virtù della Valle d’Aosta”, in programma dal 30 luglio al 20 agosto. Sapori e profumi locali saranno invece i grandi protagonisti del Marché Agricole.
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Courmayeur, 8 luglio 2013_ Circondata da un paesaggio alpino tra i più notevoli al mondo, ricca di una cultura e di una tradizione sempre vive, Courmayeur ha saputo ritagliarsi un ruolo importante come vetrina del territorio valdostano. In estate la cittadina alpina è un borgo incantato sospeso tra ghiacciai perenni e prati in piena fioritura, una tavolozza di profumi e colori, e accoglie i visitatori presentando le eccellenze che rendono unica la Valle d’Aosta: prodotti tipici, preparazioni e cosmetici naturali, perfino capi di abbigliamento, tutti frutto di una sapienza tradizionale che non si è persa negli anni, ma continua a riservare molte sorprese. I prodotti del territorio valdostano sono i protagonisti a Courmayeur di due rassegne estive, che permetteranno ai visitatori di conoscere e apprezzare il particolare spirito che anima queste valli. La rassegna “La bellezza e le virtù della Valle d’Aosta” è dedicata alla cosmesi e alla bellezza, con un focus particolare sui prodotti del farmacista Andrea Nicola, specializzato nella creazione di creme e prodotti realizzati assieme alle aziende locali. Il Marché Agricole propone invece una serie di appuntamenti incentrati sui genuini sapori tipici della Valdigne e delle vallate valdostane. Il ciclo di incontri “La bellezza e le virtù della Valle d’Aosta” accompagna l’estate di Courmayeur presentando di volta in volta, al Jardin de l’Ange alle ore 18, le eccellenze che meglio rappresentano la regione più piccola d’Italia, autentico scrigno di biodiversità e cultura. Ogni appuntamento sarà moderato dal giornalista Rai Giacomo Sado. Martedì 30 luglio l’Institut Agricole Régional e la Fondazione Ollignan mostreranno al pubblico come dalle piante officinali e gli elementi naturali della tradizione valdostana si possa creare una linea di “cosmetici di montagna” a base delle migliori materie prime, rispettosa dell’ambiente ed estremamente efficace. Con il timo, l’arnica e l’imperatoria dell’Institut Agricole e la calendula e il miele della Fondazione Ollignan è stata realizzata una linea viso e corpo di fitocosmetici di montagna che comprende bagni, creme, shampoo. Presenteranno l’evento il dottor René Benzo, il dottor Andrea Barmaz, e la dottoressa Caterina Ciancamerla, esperti del settore. Le piante di montagna sono protagoniste di una riscoperta da parte del mercato, sempre più attento all’etica verde, alla sostenibilità ambientale e alla bellezza naturale. Il secondo appuntamento, martedì 6 agosto, ci trasporterà nel regno dell’enologia, per valorizzare il percorso originale compiuto dall’azienda Les Crêtes, importante realtà vinicola valdostana di proprietà della Famiglia Charrère. I preziosi vini di montagna non hanno solo effetti positivi sull’umore, ma possono costituire, la base per l’ispirazione e la realizzazione di prodotti di bellezza come la crema idroristrutturante Cuvée Bois, preparata con l’omonimo Chardonnay dell’azienda Les Crêtes e con materie prime naturali estratte con le più innovative tecnologie. Partecipano all’incontro Elena Charrère e la dottoressa Caterina Ciancamerla.
MELINDA SI FA IN 5 PER PIACERTI SEMPRE DI PIÙ.
5 sono le varietà di mele che Melinda coltiva e seleziona per te in Val di Non: Golden, Stark, Renetta, le uniche D.O.P. italiane e in più Gala e Fuji, le nuove mele di montagna. Per soddisfare ogni gusto. E ricorda: 5 sono anche le porzioni giornaliere di frutta e verdura consigliate per il tuo benessere. Perché ogni momento abbia la sua Melinda.
Melinda®. Mi piaci di più.
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