Lux 24 per issu

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N. 24

LUX TERRAE - TRIMESTRALE - ANNO V - NUMERO 24- DICEMBRE 2015 - FEBBRAIO 2016 ROC 22575 - Registrato presso il Tribunale di ROMA, n. 277 del 22/06/2010

u l x e a r er T

Inverno 2015-16

E. 6,90

Spiritualità, Psicologia, Scienza, Ambiente, Arte, Economia, Alimentazione

La

R ivista

dell’ O LISMO

Dispositivo Multistrato Reich Creatività e Coscienza

Accademia dei Filomati Kabala Sentiero di Luce

Sigmasofia Risintonizziamoci Le Quattro Porte Simplegadi Percorrere la Via Dorata del Cuore

Inciampi dell’Anima Disagi del Corpo Progetto OloScuola L’Anima, il Destino, la Vita

L’Agricoltura, l’Ambiente, il Clima, l’Economia


S

O

Editoriale

I R A M OM

ABBONAMENTI

PAG. 79

PAG.  3

il disPositivo multistrAto  di w. reich        PAG. 4 di Gualtiero valeri

AccAdemiA  dei filomAti PAG. 50 di claudia mezzopane

risiNtoNiZZiAmoci PAG. 8

di  maurizio P. ricciardi

lA NuovA rivelAZioNe  del terZo milleNNio PAG. 10 di  massimo marinelli

iNciAmPi dell’ANimA  e disAGi del corPo   PAG. 54 di  Nicola cutolo l’AGricolturA, l’AmBieNte, il climA, l’ecoNomiA  PAG. 58 di Gualtiero valeri

le quAttro Porte simPleGAdi     PAG. 12 di  Antonio Bonifacio Gli elefANti ed il rito ritrovAto PAG. 20 di  luisa caterina de caro kABAlA,  o del seNtiero di luce    PAG. 22 di  Adriana simeoni l’ANimA, il destiNo, lA vitA PAG. 26 intervista a hari Gunter leone a cura di monica Negri e m.luisa Zoia educAZioNe AllA creAtivitA’  ed AllA coscieNZA    PAG. 30 di  michele trimarchi Percorrere lA viA dorAtA del cuore PAG. 40 di  maria Grazia Abbamonte

ProGetto oloscuolA    PAG. 64 di  silvia spanu siGmAsofiA  PAG. 66 di Nello mangiameli qi GoNG NAturAle     PAG. 70 di  Nadia ima menichetti lA PArolA creA di  Joe Alberti

PAG. 73

messico, dove Gli uomiNi  diveNtANo dei      PAG. 74  di  marina tempini

lA dietA mediterrANeA  AlcAliNA PAG. 76 di rocco Palmisano

rubriche

lA BuoNA NovellA a cura di daniela rossellini    PAG. 57 scuolA dell’ArmoNiA  umANA        PAG. 46                               letture                PAG. 78 di  eleonora mingoia


lux terrae Anno V

Numero 24

INVERNO 2015 - 16

Editoriale

IL NOSTRO SITO :

luxterrae.com

Periodico Trimestrale DICEMBRE 2015 - FEBBRAIO 2016 Registrato presso il tribunale di Roma n. 277 / 2010 del 22 Giugno 2010 Numero ROC: 22575 Il tema delle Responsabilità, della formazione del conflitto e delle colpe... in questo periodo di fine anno

Direttore Responsabile Valeria Masutti valeriama@luxterrae.com Direttore Editoriale Dr. Pietro Volpe pietrovo@luxterrae.com Guida Spirituale Dr. Giorgio Cerquetti Vicedirettore Dr.ssa Valentina I. Chiarappa Coordinamento culturale Dr. Giorgio Cerquetti Daniela Di Savino Dr. Massimo Marinelli Dr. Pietro Volpe Dr. Raffaele Cavaliere Comitato scientifico Dr.ssa Valentina I. Chiarappa Dr. Massimo Corbucci Dr.ssa Eleonora Mingoia Pubbliche relazioni Valeria Volpe Redazione Via Pandino 60 00188 Roma RM redazione@luxterrae.com Pubblicità Dr. Pietro Volpe pietrovo@luxterrae.com Grafica e impaginazione Dr. Pietro Volpe Edito da R.E S. Studi e Ricerche Via Pandino 60 00188 Roma Stampato da: PRESS UP srl Via Catone, 6 00192 Roma RM

L’invio di materiali (testi, fotografie, disegni etc.) alla R.E S. Studi E Ricerche deve intendersi quale espressa autorizzazione alla loro libera utilizzazione da parte di R.E S. Studi E Ricerche per qualsiasi fine, ed a titolo GRATUITO, su qualsiasi supporto, cartaceo e non.

e di apertura verso il nuovo, ci colgono e si rinnovano argomenti e problematiche pesanti e difficili da sostenere se non allargando gli orizzonti della dialettica. Si sa che le vacanze ed i periodi festivi sono quelli in cui i conflitti si acuiscono e sembrano precipitare, sia per la ingordigia del consumismo ( dei giorni di ferie, dei diritti rivendicati, dei soldi... ) sia per la paura del vuoto, l’assenza del quotidiano, del prevedibile, dello scontato. Il fine anno somma l’ansia per le aspettative e per la ricapitolazione del vecchio, con la coda delle recriminazioni e dei ripensamenti. Ed i tempi sono quelli che sono, le crisi, economiche, politiche, sociali, si mostrano nella loro spietatezza, lasciando scoperti i paradossi e le ingiustizie su tutti i campi. Ma è anche vero che, come ci insegna l’Oriente, il termine ‘crisi’ oltre all’accezione di ‘difficoltà’, ha anche quello di ‘opportunità’. Questi tempi del nostro calendario quotidiano sembrano corrispondere incredibilmente con quelli di un calendario epocale, dove le colpe, le responsabilità, gli scontri e le problematiche individuali si confermano a livello storico per tutta l’umanità, come se il passaggio del nuovo anno in realtà celasse un passaggio storico molto più importante, il passaggio ad un mondo in cui riusciamo a vedere meglio, paradossalmente, i confini sempre più sfumati tra l’individuo e la collettività, e tra le varie collettività, facenti parte di un unico macrorganismo. Ormai sono molti anni che i più accorti osservano i cambiamenti esteriori come riflesso di grandi rivolgimenti ed elaborazioni interiori, al punto che il tempo stesso è sembrato accelerato e quello che all’inizio, ai primi anni sessanta del secolo scorso, si compiva in qualche anno, ora, ai giorni nostri, si compie in poche settimane. La politica è diventata sempre più globale. L’economia si è trasformata da locale a mondiale, ed ora a ‘glocale’ ( pensare globalmente, vivere localmente). E questi passaggi adesso avvengono a strati di popolazione sempre maggiori, con una consapevolezza diffusa ed una più ampia condivisione di intenti e progetti. Tutta questa accelerazione ovviamente coinvolge anche le fasce più resistenti e conservatrici dell’umanità, inasprendo le loro reazioni. E così viviamo in un periodo molto travagliato, perchè se aumenta la coscienza e le forze per sostenerla, vi si contrappongono resistenze maggiori, spingendo verso una dualità che la coscienza sente ormai superata, ma che non può che farci i conti, nel senso più letterale del termine, perchè queste si concetreranno sull’economia e sulla selezione che diventerà sempre più spietata, cercando di incoraggiare spinte competitive e agonistiche, arrivando a suggerire conflitti e scontri aperti. Paradossalmente, più la saggezza, l’armonia, l’amore si diffonderanno sempre più nella popolazione, più assisteremo a maggiori ingiustizie sociali, divaricazione tra benessere e povertà, perdita dei diritti sociali e politici, fino a che si arriverà ad un periodo di confusione totale, dove cercheranno di prevalere le parti istintuali dei cosiddetti bisogni primari, contro la coesione sociale, la cooperazione e la legittimazione dell’altro. Ma abbiamo ancora del tempo: possiamo suggerire, mostrare, avvisare, allertare. Noi abbiamo ancora la possibilità di cambiare tutto ciò, abbiamo la possibilità di trasformare, dolcemente e con gioia, la parte meno caritatevole della nostra energia, per mostrarle la bellezza dell’Armonia, la Felicità del Sorriso, la Purezza della Leggerezza, la Passione dell’Amore Disinteressato. Quella parte meno caritatevole è come un bambino irrequieto e impaurito, che ha rotto un giocattolo: ora piange, vuole giocarci, ma non sa come fare. Come sappiamo ci vuole molta pazienza ( penso sia il Compito Karmico più importante per l’Umanità intera...), dobbiamo prima di tutto amorevolmente abbracciarlo e consolarlo del dolore della perdita ( del giocattolo e di Sé, della sua parte collaboratrice, costruttrice...) e donargli il nostro Amore Incondizionato. Dopo poco si calmerà e giocherà con noi, dimenticando il capriccio, perché in realtà lui voleva solo giocare con noi ed il giocattolo era solo un mezzo di transizione verso il rapporto... Non c’è una idea o ideale, o religione, o forma politica che potrà migliorare l’Uomo. C’è Solo l’Uomo e l’Uomo da Solo: quando scoprirà che quel ‘Solo’ in realtà vuol dire Intero, Tutt’Uno ( Tutt’Uno con Tutto, con gli altri Uomini e con tutti gli esseri del pianeta, cosidetti ‘animati’ e cosiddetti ‘inanimati’, e con tutti i Pianeti, Galassie, Universi e Multiversi.... Pietro Volpe

Amore e Buona Energia !


IL DISPOSITIVO MULTISTRATO DI

WHILELM REICH

E

E

DATI PRELIMINARI DINAMOMETRIC di Gualtiero Valeri

Gualtiero Valeri

Whilelm Reich

N

I Due Periodi

ella biografia scientifica di Whilelm Reich, possiamo distinguere due periodi: il primo periodo in cui egli, partendo dalla psicanalisi, inizia l’indagine sugli aspetti fisiologici e fisioenergetici della sessualita, delle conseguenze di questa sul piano sociologico e quindi una ripresa, in chiave moderna, delle ricerche sulla “vis vitalis” ed in particolare sulla transizione tra la materia inanimata e le forme viventi; questo coincide con il suo periodo di attività europeo che si concluderà nel 1939. Il secondo periodo, quello americano, va dal 1939 alla data della sua morte, nel 1957, è caratterizzato dallo sviluppo di quella che frequentemente si denomina come “biofisica orgonica”. L’attivita scientifica di Whilelm Reich, dunque, inizia con gli studi di medicina, quindi si sposta verso la psicanalisi diventando, di fatto, ancora in giovanissima età, una delle persone piu vicine a Sigmund Freud e Segretario della Società Psicoanalitica Viennese; da qui egli diventa un pioniere della biofisica, portando la sua attenzione sulla fisiologia e la fisioenergetica, secondo l’ottica che talvolta oggi è chiamata come la “scuola russa”, dove i processi vitali sono analizzati in particolare in termini di campi ed onde, in contrapposizione alla “scuola occiden-

tale” (piu specifica dell’Europa e del Nord America) dove si privilegia l’analisi dei processi vitali in termini molecolari e biochimici. Per comprendere correttamente il lavoro di Reich, è importante capire questa sua matrice culturale: egli era un medico ed uno psicanalista, e non un fisico od un chimico-fisico; era uno sperimentatore accanito, molto creativo e dotato di grande intuizione. Ma quando egli cerca di inserire le sue ricerche in uno schema coeretne ed organico, si fonda molto più sull’ottica del terapeuta e del filosofo, piuttosto che su quella del fisico. Qui bisogna distinguere le due “anime” che sottostanno alla medicina: quella scientifica, di indagine sulla struttura e le funzioni degli organismi viventi, e quella di “ars terapeutica”, che è più antica e, dopotutto, quella che interessa soprattutto il medico (nonché il paziente) nell'esercizio quotidiano della sua professione. Per il “medico pratico” la priorità è portare il paziente alla guarigione, indipendentemente dalla natura dei mezzi che si vanno ad impiegare, che possono essere tanto di tipo farmacologico, chirurgico o psicologico. E, parimenti al paziente, non interessa molto comprendere esattamente la natura del suo male, ma riacquistare la salute ed il benessere. Questa priorità emerge chiaramente, ed in particolare per chi è abituato a lavorare nel campo delle scienze esatte, quando si leggono molte pubblicazioni a carattere medico “con tale farmaco/terapia, si è riscontrato, su di un campione di n pazienti, un miglioramento in x pazienti, nessuna variazione di stato in y, ed un peggioramento in z pazienti”. Ai meccanismi che correlano cause ed effetti, al costruire delle teorie o dei modelli, si presta sicuramente meno attenzione nell’indagine medica piuttosto che in quella della fisica, della chimica od in altre scienze sperimentali ed esatte.

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E L’IPOTESI TEORICA DI

EMILIO DEL GIUDICE

CI, BIOELETTRICI E BIOLOGICI I Processi Vitali e l’Acqua Un altro aspetto epistemologio importante del lavoro di Reich, è la riscoperta, in chiave moderna, dei meccanismi interpretativi dei processi vitali, della salute e della malattia, dimenticati nella medicina occidentale post-rinascimentale ed invece vicinissimi a quelli delle forme di medicina ancestrale ampiamente diffuse a tutt’oggi in molti popoli del mondo che non hanno subito, o non hanno subito molto, l’influenza del pensiero occidentale: in Africa, come in America Latina, in alcune regioni dell’Oceania come della Siberia. Sottolineo tutto questo perchè, ancora oggi, a 57 anni dalla morte di Reich, è accesa una polemica tra chi vuole misurare il suo lavoro scientifico sulla base di una sorta di ‘letto di Procuste’ fisico-matematico e chi, invece, vuole cogliere in esso degli aspetti filosofici ed esoterici. Dobbiamo invece concentrare la nostra attenzione sui fenomeni, e sulla massa di dati sperimentali che Reich ha individuato e prodotto, in particolare dal 1920 al 1955, e sta a noi ordinarli ed interpretarli alla luce della fisica quantistica, della chimica-fisica e della biofisica moderne. Le sfide davanti a cui questo lavoro ci pone sono molte. In particolare il tema della corretta interpretazione di cosa sia l’“energia orgonica”, di quale sia la sua reale natura e come essa possa essere inserita negli schemi interpretativi della fisica moderna, ci permetterebbe non solo una più completa e corretta interpretazione dei fenomeni vitali, ma anche di riconnettere la medicina antica e le “medicine ancestrali” con la biologia e la medicina contemporanea. Emilio Del Giudice, in questo senso, iniziò a confrontare la classe di fenomeni scoperta da Reich con i risultati e le previsioni della meccanica quantistica, e rilevò come i primi, che non trovano una collocazione facile nella fisica classica, diventano invece compatibili alla luce della fisica moderna. L’“energia orgonica” definita da Reich, si sviluppa nei processi vitali, ma la ritroviamo anche nell’atmosfera apparentemente proveniente dallo spazio esterno alla Terra, e le variazioni di flusso di questa influenzano i processi metabolici degli organismi viventi, dai batteri, alle piante, agli animali e l'uomo stesso. Essa appare avere una grande affinità con l’acqua (che costituisce grandissima parte, ed è parte integrante, della materia vivente) ed, in apparente contraddizione con la termodinamica, essa sembra in grado di trasmettersi da un sistema con un più basso contenuto di “energia orgonica” ad un sistema con un più alto contenuto di essa: cioè, se la paragonassimo al calore, sarebbe come se accostassimo due corpi,

1) Vedi:

Gualtiero A.N. Valeri, “Water activation and structure”, Х International Conference “Cosmos and Biosphere”, Koktebel, Crimea, 23÷28/9/2013, e “On the development of an apparatus for the activation of water and aqueous solutions (and nonaqueous liquids) through the application of a field of quasi-particles”, IX Crimean Conference “Cosmos and Biosphere”, Alushta, Crimea, 10-15/10/2011

Emilio Del Giudice uno ad una temperatura più bassa, con uno ad una temperatura più alta, e si avesse un passaggio spontaneo del calore dal corpo a più bassa temperatura – che si raffredderebbe – al corpo a temperatura più alta – che si riscalderebbe. E’ noto come Reich, inoltre, abbia scoperto un fenomeno per il quale, se sovrapponiamo più strati di materiali isolanti alternati a strati di materiali conduttori (ad esempio pannelli di fibra di lana, cotone o legno con strati di lamiera metallica o di lana di acciaio) si costituisca una sorta di “diodo orgonico”, nel quale il flusso di quella che lui definisce come “energia orgonica” appare fluire preferenzialmente dagli strati di materiale isolante verso quelli di materiali conduttori. Egli costruisce dei dispositivi cilindrici o parellelepipedi così strutturati e rileva, all’interno di essi, alcuni fenomeni fisici misurabili, ad esempio un aumento di temperatura, e scopre che si possono ottenere anche degli effetti terapeutici per tramite loro. Studiando l’ “effetto Piccardi” ed i fenomeni ad esso correlati, si nota una identità tra quanto, circa nello stesso periodo, ma assolutamente indipendentemente l’uno dall'altro, viene via via scoperto da Whilelm Reich e da Giorgio Piccardi: la “radiazione orgonica” individuata da Reich, è ciò che fa modificare alcune proprietà chimico-fisiche dell’acqua, inducendo in essa lo stato che Piccardi definisce di “attivazione”, ed è esattamente la stessa cosa1. Il prof. Vittorio Maragliano, di Bologna, collaboratore di Piccardi, scopre, ad esempio, che l’acqua può essere “attivata” anche dal “calore animale”, ovvero dalla radiazione emessa da un organismo vivente; e Piccardi scopre che i campioni d’acqua che lui per decenni studia, variano il proprio stato di attivazione a seconda dell’attività solare, e l'intensità di questi fenomeni varia con la latitudine.

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“Le feste religiose commemorano un evento, le feste speculative lo fanno rivivere al presente, in una situazione particolare determinata dall’astro, dalla stagione, e proiettata nella figura del Tempio consacrato a quella cui si riferiscono i Saggi” (H. Corbin)

Le quattro port Simplegadi c San Tomé e Sa

di Antonio Bonifacio

E’

nozione di universale accettazione che noi uomini moderni costituiamo il termine ‘finale’ di un’evoluzione. Attraverso vari ed essenziali passaggi questa spinta d’ordine essenzialmente biologico ci avrebbe condotto dalla ferinità alla civiltà. Questa asserita ‘superiorità’ è stato il grimaldello che ci ha consentito di scassinare, sia nel passato, come nel presente, quelle culture che, ‘attardandosi’ sulla strada della civilizzazione, perdevano ogni diritto sui loro beni i quali, giacendo inutilizzati, dovevano essere consegnati a chi fosse capace di metterli a ‘frutto’. Tanto si è voluta rimarcare la ‘brutalità’ del preistorico, come del primitivo attuale, quanto parimenti se ne è stata totalmente disconosciuta la spiritualità, ossia quella predisposizione per così dire ‘naturale’ in tali tipologie umane, a considerare la realtà che li circonda quale specchio di un ‘tutto divino’. Persino in contesti molto arcaici appare questa evidente relazione con il divino che non si sostanzia nella banale attribuzione di caratteri noumenici a fenomeni del tutto naturali (che troveranno poi la loro spiegazione con il progredire delle scienze sperimentali), ma piuttosto nella capacità di risalire dal fenomeno al noumen retrostante, essendo un comportamento essenziato da atti di interrelazione razionale. Così, per fare un esempio, poniamo l’attenzione su quello che è stato uno dei primordiali manufatti dell’umanità, una pietra lavorata: l’amigdala. Scrive un noto preistoricista, A. Salza: “E’ innegabile che il bifacciale sia uno strumento a tripla simmetria, lavorato tutto attorno, il cui algoritmo è analogo alla radice quadrata di -1. E’difficile da costruire e non serva a nulla […] le sequenze operative necessarie per ricavarlo sembrano mimare le dinamiche della grammatica e della sintassi fino al completamento di una frase”.

La forma dell’amigdala è una Forma geometrica primordiale, concepibile come una ‘vesica piscis’, una mandorla, una forma simbolo primordiale (‘Ur- Simbol’) da cui poi scaturiranno in un’interrotta generazione, tutte le forme e le rappresentazioni. La steatopigia delle opulenti “madri” del paleolitico sta tutte in questo nocciolo essenziale, irriducibile ad ogni ulteriore semplificazione. Figg. 1 e 2, la Venere di Willendorf e la Venere di Brassempuy. La prima marcatamente steatopigia è sicuramente una rappresentazione simbolica della femminilità come dimostra la testa a forma di favo, genesi del tema dell’ape regina partenogenetica. La seconda riproduce, in maniera probabilmente verosimile, una giovane donna dell’epoca elegante e curata e dalle fattezze per nulla ferine.

Fig. 1, la Venere di Willendorf

Fig. 2, la Venere di Brasse

Accanto a ciò esiste un ignorato campionario estremamente arcaico di forme che, appena sbozzate, paiono fuoriuscire dalla roccia che le contiene, quasi fossero esseri pietrificati che il lavoro dell’artista tende a suscitare. L’‘immaginazione’ corre. Si tratta forse di dèi primordiali che, esausti, si sono congelati nella pietra, esaurita la loro possibilità canora e attendono che qualcuno con i canti li risvegli, come si narra in molte culture aborigene? Si tratta di manifestazione di pensiero, queste, che sono lontanissime dai nostri giorni e dalle nostre concezioni, ma l’uomo che genera tali idee è profondamente serrato nello spirito.

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Il Raggio Equinoziale di San Tomè

te del Cielo cristiane: an Miniato Il Suono del Divino

Avvicinandoci un poco nel tempo ci imbattiamo nell’uomo di Neandertal. Un antenato, ma allo stesso tempo anche un cugino del sapienssapiens e quindi stretto parente nostro. Questo cugino non ha lasciato molti manufatti di “cultura materiale” che ci diano testimonianza delle sue capacità, ma ci ha consegnato un’idea che faremo poi nostra e varrà per tutte le epoche della storia umana e fino ai nostri giorni: l’anima ( o quello che le somiglia). Scrive un grande specialista della preistoria E. Anati: “L’idea di sopravvivenza metafisica, formulata dall’uomo di Neandertal, sta tuttora alla base dell’indirizzo filosofico e religioso di gran parte dell’umanità”. Non per nulla conosciamo il meglio di questa tipologia umana per un certo numero di varie sepolture rinvenute negli scavi. Quando usiamo il termine “sepoltura” osserviamo non solo la deposizione della salma in un luogo preposto a raccoglierla, ma il compimento di una serie di atti rituali che rimarranno costanti per millenni successivi. Ne constatiamo la similitudine anche con alcune nostre abitudini di commiato e omaggio. Così, commossi e interdetti, constatiamo la deposizione di fiori accanto al corpo di un giovane. Sono trascorsi decine di millenni da allora, ma i pollini sono ancora lì a dimostrare di quest’atto di pietà, di religione e magia insieme. In un altro luogo di riposo troviamo la disposizione di corna di stambecco che fanno da argine al corpo. Perché le hanno così collocate? Incoraggiavano magicamente la risurrezione? Poi, alla Ferrasie, la lastra tombale che sigilla la deposizione di un bambino, reca i segni della via celeste di Orione: la via delle stelle era già nata millenni e millenni prima dell’Egitto? Non male per un bruto con la clava... empuy. Correndo fra le ere, come si conviene a questo scritto, siamo pressoché ai nostri tempi, a circa 35.000 anni fa. Il cugino-antenato si avvia alla sua misteriosa estinzione quando in coincidenza del suo declino ecco che compare il bel cromagnoniano, l’Apollo della preistoria, l’Elleno del paleolitico. Pare che le due specie abbiano fatto comunque in tempo a ibridarsi. Un bel gradino li separava: l’uno pare fosse “muto”, l’altro loquace.

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I due, oltre ad amarsi, si sono evidentemente scambiati quelle nozioni sull’aldilà che, eone dopo eone, finiranno anche nelle menti degli ingegneri che lavorano alla Silicon Valley, ma non se adontino, tutto è avvenuto a loro insaputa... Iniziano nuove espressioni di spiritualità. Il nostro più recente predecessore si dimostra assai interessato al suono, alla musica. Il mondo è venuto in essere per un grido, per una risata, per un urlo, per un’esortazione suscitatrice, il Sirmallion insegna. Lui è tanto interessato a ciò che fa di se stesso un essere musicale, forse arriva a considerarsi tale nella sua essenza stessa. Produce una serie sterminata di strumenti: archi, fischietti, trombe, ect. S’industria a bucare conchiglie di varie forme e sonorità e se ne adorna da capo a piè, ne fa bracciali, cavigliere, collane, cinte, diademi. Lo si può romanticamente immaginare danzare accanto al fuoco, con addosso questo rumoroso apparato, in notti estive, terse oltre ogni immaginazione, ma altrettanto fredde, se non polari, simulando e riproducendo il ritmo del movimento dei pianeti e le stelle che si muovono silenti sul suo capo. E’ un uomo che ha grandi responsabilità, è uno sciamano e osserva il cielo con la stessa reverente deferenza che stimolò Platone a scrivere il Timeo... Sa ascoltare “acroaticamente” l’universo e non produce rumori indistinti, produce musica, genera armonia. Cerca poi le ossa degli animali che volteggiano in alto vicino al cielo, osserva l’aquila che fieramente fissa il sole e ne vuole carpire l’essenza maestosa. La trova nell’ulna del suo scheletro. E’ giovane alla storia, ma sa forare il prezioso reperto con sapiente abilità e dell’osso ne fa uno strumento e vi soffia.

Figg. 3 e 4, uno dei più antichi flauti conosciuti. E’ stato ricavato da un osso di cigno selvatico risalente al periodo aurignaziano l’alba dell’avventura dell’uomo cromagnoniano. Tuttavia prima di lui anche il cugino neandertaliano era in grado di costruire flauti come prova il reperto sloveno di Divye Bade.

Il suono che emette è identico al grido dell’aquila in cielo, n’è l’essenza sonora. L’uomo soffiando si fa aquila e vola in alto in quel cielo soprasensibile cui probabilmente sente di appartenere per antica parentela. Compie poi un altro prodigio. Non solo si appropria dell’essenza dell’aquila in volo, ma costruisce il suo flauto su scala pentatonica, lo stesso strumento che suoniamo ai nostri tempi, ma senza i medesimi risultati. Il suono, a noi, intrattiene, a lui lo libera d’ogni “pesanteur”.


Adriana Simeoni,

K

Incontro con grande esoterica e fine studiosa alchemica

Adriana Simeoni

L

o de abala...

La Kabalah è legata ai grandi miti della creazione, alla magia, all’Alchimia. Quale motivo affascina anche chi, come te, si interessa di psicologia?

a psicologia è veramente una scienza affascinante che può toccare gli antri più profondi e le vette più alte dell’essere umano e del cosmo (microcosmo e macrocosmo). Naturalmente dicendo questo non mi limito allo studio psicologico riconosciuto dalla scienza ufficiale, ma lo estendo a quello che ognuno, singolarmente, può portare avanti riconoscendo e sviluppando le proprie possibilità intrinseche. L’ampliamento di coscienza che ne deriva ognuno lo avrà effettuato per conto proprio e questo studio è quello che viene chiamato “esoterico” (gr. esoterikos, interno), riguarda lo sviluppo delle capacità dell’individuo di conoscere sempre più se stesso e il mondo che lo circonda. L’ampliamento di coscienza ci porta a vivere diversamente la nostra vita quotidiana, non più a sopportare e a reagire ciecamente alle avversità, ma a considerarle come gradino di risalita di una scala evolutiva e quindi ad agire in maniera positiva; il nostro comportamento non sarà più quello egoistico, ma riguarderà il bene nostro, degli altri e della natura. Tramite lo studio della Kabalah si acquisisce la consapevolezza che la Vita è immortale, la consapevolezza che è proprio l’essere umano a portarla avanti e che, se si agisce per un bene collettivo, le azioni sono oggettivamente valide per la vita in sé, altrimenti si matura un karma negativo, che poi bisognerà azzerare. In natura tutto si trasforma (Lavoisier) e magia e alchimia sono discipline che possono regolare questa trasformazione che diversamente, pur avvenendo, si realizzerebbe in maniera inconscia e in tempi molto più lunghi. Il “mago” è colui che sa e vuole trasformare coscientemente le energie che sono in natura e può trasformarle sia egoisticamente (magia nera) e sia per il bene del mondo (magia bianca). L’Alchimia ci indica come poter trasformare, purificare e anche sublimare le energie che sono in noi e nel mondo. Ci insegna praticamente a portare le energie da dense, istintuali ed egoistiche ad energie spirituali, cioè come trovare l’oro nei metalli L’Uomo e le Sephirot (o essenza incorruttibile), l’oro nell’essere umano (o il Sé), l’Elisir di Lunga Vita nel cosmo (o Essenza Creatrice). Ad esempio, colui che vuole e sa trasformare le energie della propria indignazione e sa adoperarle in maniera adeguata, per combattere le ingiustizie, per essere più forte del male, per diffondere serenità o per migliorare il mondo, è un mago bianco; se invece le trasforma per raggiungere traguardi egoistici suoi personali o personali di altri, è mago nero. L’essere umano, divenuto cosciente delle proprie possibilità, collaborerà con la “Grande Opera”, come dicono gli alchimisti, cioè collaborerà con la Vita Una, lavorerà per l’economia generale dell’universo: armonizzerà gli opposti, smusserà la pietra angolare, diffonderà armonia, gioia e luce ovunque si trovi.

Lux Terrae 22


el Sentiero di Luce

Intervista a cura di Francesco Volpe

E’ esatto dire che certe verità, espresse dalla Kabalah, hanno trovato conferma nella fisica e nella biologia? La Cosmogonia cabalistica presenta dei lati molto vicini alle più moderne teorie scientifiche. Il Big-Bang è stato descritto dai cabalisti centinaia di anni fa, quello che loro hanno chiamato “Tzim-Tzum”. La teoria che è detta dai cabalisti “frammentazione dei recipienti” fu chiamata dagli scienziati “particelle subatomiche”. La creazione ‘ex nihilo’ (dal nulla) è ormai riconosciuta dalla fisica quantistica. La possibilità di trasformare la materia in luce è da sempre uno degli assiomi fondamentali della Kabalah, come pure sapere che il mondo è fatto di luce, Teoria dei fotoni, cioè da particelle luminose da cui poi sarebbe emerso il cosmo. E, continuando, all’interno del Tabernacolo, costruito dagli israeliti nel deserto per ospitarvi l’Arca dell’Alleanza, cofano contenente le Tavole sulle quali era scritta la Torah, avveniva un ‘miracolo’ che sembrava inspiegabile: l’Arca, che veniva posta nella parte più interna del Tabernacolo, il Sancta Sanctorum, pur essendo visibile, non occupava spazio e le misure del Tabernacolo, prese con l’Arca o senza erano le stesse; oggi la teoria della relatività ha spiegato come un campo energetico, estremamente intenso, quale quello dell’Arca, possa curvare lo spazio facendo letteralmente sparire in sé determinati oggetti. I minerali della terra, gli astri del cielo, le parti del corpo fisico, i numeri, le lettere, le parole, i nomi rappresentano determinate forze e non altre che sono nel cosmo e, studiando la Kabalah che si interessa della creazione, scopriremo tutti i collegamenti e i rapporti che ci sono fra noi, il cielo e la natura. Scopriremo che la monade che Leibnitz definisce come un punto metafisico, un centro di energia spirituale, privo di estensione, indivisibile, colmo di vita, di attività e forza incessante, sia quanto i cabalisti affermano di Kether (Prima Sephirah), il prototipo di ogni realtà fisica, psichica e spirituale. Anche la concezione fisico–matematica di un elettrone che occupa la totalità dello spazio, sembra essere l’esatto corrispondente della concezione cabalistica di Kether. Nel “The Misterious Universe” scopriamo che James Jeans scrive: “Ciò dimostra che un elettrone deve occupare in un certo senso almeno la totalità dello spazio. […] E gli scienziati, Faraday e Maxwell, immaginarono una particella elettrificata emanante linee di forza per tutto lo spazio […]” e via dicendo. Molte altre corrispondenze ancora ci sarebbero da enunciare, ma che verranno scoperte andando avanti nello studio della Kabalah.

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Educazione alla Crea di Michele Trimarchi

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Introduzione

all’attività sinergica dei due emisferi cerebrali deve gradualmente svilupparsi un Io cosciente in grado di guidare pensiero e azione nel rispetto della fisiologia umana, e per individuare interventi riabilitativi con cui “educare” la persona (bambino o adulto) alla gestione consapevole del proprio cervello e del proprio comportamento. Il cervello è uno strumento meraviglioso “progettato” per far acquisire all’individuo conoscenza e coscienza di sé e dell’ambiente, e poter utilizzare lo spazio – tempo della propria esistenza per esprimersi creativamente e armonicamente partecipando all’evoluzione sociale, culturale e umana. Il bambino, alla nascita, è dotato di questo strumento dalle infinite potenzialità e, nel corso della crescita, deve gradualmente formarsi il “pilota” in grado di guidarlo, ovvero l’Io cosciente capace di gestire tutte le funzioni del cervello. E’ il “pilota” che deve guidare la funzione, e non è questa che deve essere ripristinata, attraverso stimoli che non coinvolgono l’integrità dell’essere. Il sistema nervoso è dotato di “meccanismi” perfetti e le sue risposte sono sempre strutturate e organizzate secondo principi e funzioni geneticamente programmate: questo ha permesso e permette ancora all’essere umano di esprimersi e di vivere a livello psicomotorio, cognitivo, relazionale ed emozionale senza il ‘pilota’ del cervello, ovvero senza un Io che guidi, istante per istante, il cervello e decida azioni e comportamenti in base ad un criterio di “utilità evolutiva” per la persona. Nel contempo, la nascita biologica deve essere propedeutica alla nascita della coscienza che, con una corretta educazione, dovrebbe svilupparsi già intorno ai 7 – 8 anni per continuare a crescere ed arricchirsi durante tutta la vita. Possiamo dire che la vera “nascita” avviene proprio quando prendiamo coscienza di avere a disposizione questo mezzo così potente che è il nostro cervello e impariamo ad usarlo nel migliore dei modi: purtroppo il caos in cui vive la maggior parte degli esseri umani testimonia che ancora manca la coscienza all’interno del cervello umano, altrimenti il mondo sarebbe tutt’altro da quello che stiamo vivendo a tutt’oggi, non assisteremmo al dilagare di psicopatologie, devianze di ogni genere, drammi e conflitti ad ogni età e ad ogni livello della vita sociale (per non parlare del grave e crescente inquinamento ed alterazione dell’ecosistema in cui viviamo). In assenza dell’Io cosciente ognuno agisce obbedendo ad un “padrone momentaneo” che si sviluppa all’interno del cervello in base alle memorie, ai modelli sociali e culturali, ai condizionamenti: sono questi che quando vengono evocati dominano il comportamento, impedendo l’espressione creativa e consapevole della persona che in tal modo si ritrova, suo malgrado, a dibattersi in conflitti, ansie, malesseri, sofferenze generati proprio dal caos e dalla conflittualità delle informazioni ricevute fin dai primi anni di vita.

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atiVità ed alla Coscienza

L’Io cosciente e le funzioni cerebrali superiori All’interno del cervello abbiamo i lobi frontali dei due emisferi cerebrali nei quali, durante la crescita, deve prendere forma ed instaurarsi il ‘proprietario’, l’Io cosciente. L’Io cosciente non è un’entità astratta, è una realtà concreta che deve gestire la funzione dei due emisferi nei quali c’è la centrale di comando del cervello e di tutto il corpo, in cui tutto arriva e da cui tutto parte, e la centrale di comando deve essere controllata ed utilizzata dall’Io per evitare che i suoi strumenti e le sue funzioni agiscano automaticamente. L’individuo (bambino o adulto) deve essere presente nel proprio cervello, deve essere cosciente di come funziona il proprio corpo e di come egli stesso può decidere in ogni istante il comando in qualsiasi parte del corpo: è l’individuo che deve poter comandare il proprio corpo e il proprio cervello, usando la propria intelligenza per programmare e realizzare le proprie azioni. L’Io, il pilota, dovrebbe decidere tutto, fare i suoi progetti e realizzarli già a partire dai livelli più semplici. Se decidiamo di muovere un dito in un determinato modo, non possiamo farlo? Se decidiamo di urlare, non siamo capaci di urlare? Se decidiamo di stare zitti, non stiamo zitti? Se decidiamo di non rispondere ad una provocazione, non riusciamo a farlo? Se decidiamo di cambiare un’idea sbagliata, non la cambiamo? Siamo in grado di fare tutto, basta che lo pensiamo, lo progettiamo e poi lo eseguiamo quando e come vogliamo. Dobbiamo essere noi a decidere di noi stessi, non gli stimoli che ci arrivano dall’esterno. Ma chi ci ha mai insegnato che possiamo essere noi a decidere? Impariamo a camminare fin da piccoli e poi ci muoviamo secondo l’umore in cui ci troviamo: siamo depressi e non riusciamo più a muoverci, siamo in ansia e ci agitiamo troppo … ma noi dove siamo? Dov’è il pilota del cervello, il nostro Io? Una delle più gravi carenze della ricerca neuro scientifica è non aver fatto ancora chiarezza sulla finalità del cervello, ed è proprio su questo che si è concentrata la Neuropsicofisiologia: finalità del cervello è dar vita ad un Io che deve diventarne proprietario assoluto per gestire e decidere della propria vita nel rispetto di sé e dell’ambiente umano e naturale.

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la Via dorata

Percorrere Trova il tuo proprio sentiero e percorrilo con fede e fiducia assolute è una follia cercare di camminare sulle orme di qualcun altro e cercare di imitarlo in ciò che sta facendo. Finché non conoscerai il tuo speciale sentiero proverai un sentiero dopo l’altro cercando, cercando, sempre cercando, ma quando finalmente troverai il tuo sentiero nulla e nessuno potrà distoglierti da esso e quel sentiero ti porterà alla meta finale, la realizzazione della tua unione con Me (Eileen Caddy)

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La via del Cuore non è un sentimento, anche se talvolta ci sembra sia così. La via del Cuore non è dolcezza, anche se talvolta è anche così La via del Cuore è mitezza e amore, comprensione, tenerezza, ascolto fantasia, creatività, azione,saggezza, luce della mente, potere del qui e ora... La via del Cuore non ha spazio né tempo perché ha un suo spazio e un suo tempo: il qui e ora nel Cuore La via del Cuore è libertà, saggezza, sogno, fiducia e verità, è cadere e ripartire, è l’essere uno, l’essere nuovi, l’essere insieme, equilibrio, armonia, integrità, amore...

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del Cuore

di Maria Grazia Abbamonte

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ome la bambina che chiedeva in dono una bambola dai capelli dorati, così la via dorata del Cuore è il vero dono che possiamo regalarci. La via del Cuore è la strada maestra dentro di noi, dove ogni percorso di lavoro su noi stessi finirà per condurci. La chiamo con il suo nome, qui, anche se non sempre nel lavoro terapeutico (nel mio caso secondo l’approccio dell’analisi transazionale) se ne parla in questi termini, ma piuttosto la si incontra, la si riconosce, la si definisce in termini di ‘uscita dal copione’ o ‘percorso di individuazione’ e ‘differenziazione dell’individuo’ che lo porta sempre più a diventare, a realizzare se stesso. Come in un abbraccio di madre, caldo e accogliente, la via del Cuore ci rigenera, ci rende migliori, ci umanizza e ci avvicina gli uni agli altri.

La strada del Cuore è la strada della forza e della fiducia, del sapere che la Vita non ci abbandonerà mai se rimaniamo a lei amorevolmente collegati. La via del Cuore ci riporta ad amare noi stessi, proprio così come siamo, ma anche la nostra Madre Terra, che da sempre per noi è nutrimento e vita. E’ arrivato il momento di amarla davvero, la Terra, la nostra casa, il pianeta che ci ospita, che ci offre ogni meravigliosa creatura, luoghi incantevoli, magnifiche energie nascoste nelle rocce, sulle montagne, vicino ai laghi e ai fiumi, alberi dall’aspetto maestoso e piccoli alberi di diversa natura…la Terra che come Divina Creatura accoglie la vita in tutte le sue forme, anche le più distruttive. La via del Cuore è quella che ci collega alle multidimensioni, è quella che ci apre senza sforzo al contatto e al dialogo con le dimensioni intorno a noi, alle quali siamo destinati ad accedere quando spostiamo la coscienza dalla Mente al Cuore, e così iniziamo a comprendere e ad amare. Perché il Cuore è un vero portale di accesso ad una più grande comprensione dell’essere umano e degli universi. Così parla la mia voce interiore: posa la tua sacca là dove vibra il tuo cuore… Quando entriamo in contatto più consapevolmente con la nostra lingua madre, quella che ci racconta di noi, di come ci siamo sentiti dentro per tutta la nostra vita, quella che conosciamo bene e che pensiamo ci caratterizzi definitivamente, abbiamo la possibilità, se lo vogliamo, di accedere ad un grande cambiamento interiore: qualcosa di noi sarà rilasciato e qualcosa di nuovo, talvolta dirompente, entrerà a far parte della nostra esistenza, qualcosa di diverso, di più evoluto, di più fluido, un’apertura alla vita da assecondare ed accogliere con gioia. Perché questo possa accadere, dobbiamo saperci fidare dei segnali che la vita ci presenta: situazioni di crisi, distacchi, perdite, insoddisfazione, voglia di cambiare, difficoltà insormontabili, o anche un entusiasmo particolare per qualcosa che ci attrae e ci conquista.

ciò che desideriamo realizzare per noi stessi e per le persone che amiamo, in ciò che meritiamo di realizzare… riconosceremo il nostro vero sentiero dove camminare sarà piacevole ed entusiasmante, da soli o con altri vicini, amici. Ciò che ieri sembrava perduto, in realtà non lo è affatto, ciò che ieri sembrava finito o compromesso in realtà non lo è affatto, ciò che ti porta gioia, sostituisce l’angustia, la preoccupazione, perché tutto cambia continuamente, in te e intorno a te.

Lasciati andare e gusta la vita, finalmente… gusta il cibo che mangi, un suono, gustati un paesaggio, un sonno. Una speranza alimenta dentro di te l’amore per la tua vita e raccogline i frutti… sarai nella gioia, ma non sperare che qualcun altro assapori il tuo cibo, gusti il paesaggio che tu stai guardando. Accogli te stesso, finalmente... accogli ciò che veramente sei. Ricordi? Emani la tua vibrazione… Sperimenta e gioisci, sperimenta e crea, prima di tutto ama te stesso. Il cammino può essere arduo, può essere talvolta difficoltoso, ma noi sappiamo che tutto ha un fine, tutto va a buon fine, tutto diventa bello, piacevole, nuovo, interessante, entusiasmante, tutto si muove intorno e di nuovo ricomincia a stupirti!

Coltivare la fede nella vita ci permette di dare credibilità a questi eventi e così riconoscere e percorrere a poco a poco il nostro personalissimo sentiero. Giorno dopo giorno, passo dopo passo, ascoltandoci, faremo sempre più chiarezza in ciò che vogliamo veramente, in

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L'AGRICOLTURA, IL CLIMA E L'EC di Gualtiero Valeri

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opo la fine del Secondo Conflitto Mondiale, per molti paesi – in particolare per quelli definiti dell’“Occidente” - è iniziata una fase di sviluppo industriale, economico e politico senza precedenti nella storia, anche se, in effetti, possiamo considerare tale processo come una continuazione della Rivoluzione Industriale iniziata alla fine del '700. Parallelamente a tale processo, abbiamo assistito ad altri fenomeni correlabili: l'impoverimento di molti paesi del cosiddetto “Sud del Mondo”, l'insorgere di problemi ambientali di origine antropica sempre crescenti, lo spostamento di grande masse di popolazione prima dalle campagne alle zone urbane e dell'occupazione dall'agricoltura verso l'industria e, più tardi, verso il terziario. I fenomeni citati sono chiaramente assai complessi, ma possiamo cercare di vedere alcuni dei meccanismi alla base di questi.

La Colonizzazione In particolare dalla data della scoperta dell'America, è iniziata una fase di rapida espansione economica dell'Europa, che ha portato prima alla colonizzazione del Continente Americano e, successivamente o contemporaneamente, ad una crescita nella colonizzazione dell'Africa (già parzialmente iniziata tanto dagli europei sin dall'epoca romana, quanto dalle potenze mediorientali – cosa che portò alla diffusione dell'Islam in molte regioni dell'Africa). Tale colonizzazione ha spesso messo in crisi e portato al crollo delle civiltà e degli imperi locali precedenti, come fu per l'Impero del Ghana – crollato nell' XI secolo – e l'Impero Inca, distrutto nel XVI per opera di Francisco Pizarro e degli altri avventurieri spagnoli a lui associati. Con l'inizio della Rivoluzione Industriale, la macchina produttiva europea e statunitense si sviluppò a dismisura rendendo necessario il controllo di vastissimi territori (come osservò Albert Einstein negli anni '40 ) tanto per procacciare le materie prime, quanto per dare uno sbocco alla enorme massa di prodotti industriali che si rendeva disponibile.

La colonizzazione ruppe gli equilibri politici locali prima esistenti - che anche oggi, ad oltre mezzo secolo dalla fine formale del colonialismo, faticano ancora in Africa a trovare un nuovo equilibrio; ed in Sud America, dopo oltre due secoli, continua a farsi sentire sul piano politico, sociale ed economico l'eredità negativa della macchina burocratica e parassita dell'Impero Spagnolo - non meno ha alterato profondamente il sistema produttivo e gli stili di vita locali. Ad esempio, in America Tropicale, presso popoli come gli Shuar (Ecuador), l’introduzione dei fucili creò la dipendenza dai rifornimenti di munizioni e accessori per la caccia; in altri popoli sono stati introdotti indumenti completamente inadatti al clima locale (che provocavano spesso persino malattie) e che richiedevano di essere lavati con detergenti inquinanti le acque superficiali; in altre regioni ancora – come il Senegal – le colture locali sono state sostituite da monoculture, come le noccioline, e cereali come il sorgo, coltivato localmente, sono stati sostituiti dal riso, importato e meno completo nutrizionalmente (anche ciò è causa di malattie). É evidente come questo ha portato tanto a problemi di sottosviluppo economico, quanto a danni sociali ed ambientali. Inoltre, spesso, i prodotti esportati vengono venduti a prezzi molto bassi, mentre quanto viene importato è acquistato a caro prezzo. Ancora, molte economie di gruppi locali, non erano fondate su basi monetarie: era largamente prevalente l'autoproduzione e solo alcuni generi molto specializzati (come gli utensili metallici), le singole comunità li acquistavano da altre comunità specializzate (come quelle dei fabbri).

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, L'AMBIENTE, CONOMIA MONDIALE

La Qualità della Vita ed i Diritti dell’Uomo Contrariamente a quanto si può pensare dal nostro punto di vista, la qualità di vita di queste comunità locali non era bassa; era certo, in molti casi, una vita abbastanza dura e rischiosa, ma compensata dall'abbondante disponibilità di risorse alimentari e di ogni cosa necessaria all'esistenza, senza dipendere da terzi. Con questo non intendiamo certo demonizzare la tecnologia, ma l'uso errato che è stato fatto di essa; o, più che errato, l'uso apertamente speculativo e basato sullo sfruttamento senza scrupoli da parte di alcuni popoli (o gruppi di altri popoli). Viene in mente il petrolio, dove abbiamo il caso di molti paesi, tra i massimi produttori nel mondo, che sono anche i paesi più poveri, quale il caso della Nigeria o della Guinea Equatoriale. É anche vero che la cultura dell'Occidente ha concepito ed esportato alcuni principi assolutamente innovativi ed oggi considerati fondamentali, come la democrazia dei governi e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo: peccato che raramente ha applicato questi principi nei paesi della sua espansione economica, od addirittura al proprio interno! Purtroppo Libertà e Democrazia sono un privilegio dei paesi ricchi; chi non sa come mangerà domani, non ha tempo di pensare a quali siano i propri diritti. Ciò che inquieta maggiormente è che ancora oggi, dopo che tali fenomeni negativi sono stati ampiamente resi noti e denunciati, essi persistano. Negli ultimi anni, sotto la pressione di dottrine ecologiste, di comodo e senza fondamento, enormi estensioni di terreni coltivabili sono stati convertiti alla coltivazione di oleaginose per la produzione

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del “biodiesel”; spesso, come avvenuto in Colombia, allontanando con le armi gli agricoltori locali ivi insediati da secoli, addirittura costringendoli a migrare, profughi, nei paesi confinanti (operazione portata avanti dagli ex-narcotrafficanti, convertitisi dalla cocaina alle oleaginose, più sicure sotto il profilo legale e molto più redditizie!). O, dove si approfittava di terreni incolti (ma che in realtà erano spesso terreni agricoli abbandonati) conducendo la produzione di oleaginose (come, ad esempio, della nota Jatropha) con manodopera sottopagata (anche soli 20 USD/mese!). In altri casi, come in America Tropicale, ampie estensioni di terreni sono state acquistate da grossi imprenditori agricoli locali e destinati alla monocoltura di palma da olio (o palma africana - Elaeis guineensis) danneggiando i terreni e rendendo disoccupati molti lavoratori agricoli che, di conseguenza, hanno abbandonato le campagne per dedicarsi ad attività marginali nelle aree urbane. Questo riproduce in una certa misura quanto già avvenuto nel passato, ad esempio con il caucciù ed il caffè; il primo causò un diffuso sfruttamento senza scrupoli dei lavoratori e danni gravissimi alla foresta equatoriale; il secondo provocò la strage di migliaia di indios amazzonici per impadronirsi della foresta, che veniva disboscata e trasformata in piantagione; dato che la pianta di Coffea esaurisce rapidamente il terreno, la coltivazione era costretta a spostarsi ogni 30 anni circa, esaurendo progressivamente nuove fasce di foresta; oggi queste regioni portano ancora i segni di tali danni – terreni divenuti completamente sterili -, come il Mato Grosso. Il problema dello spostamento dell'occupazione, dal settore agricolo all'industria e poi al terziario, ha interessato quasi tutti i paesi del mondo; se tale passaggio è avvenuto, appunto, in tre fasi in Europa e negli Stati Uniti, in America Latina è spesso avvenuto in sole due fasi: dall'agricoltura direttamente al terziario; indicativamente, possiamo osservare in questi paesi un 20-30% della popolazione impiegata nel terziario negli anni '50, ed un 60-70% oggi.


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