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Un barese ai vertici

SOCIETÀ SCIENTIFICHE

UN BARESE AI VERTICI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI CHIRURGIA

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Mario Testini, professore ordinario di Chirurgia generale e presidente della Scuola di specializzazione in chirurgia dell’apparato digerente dell’Università di Bari è stato eletto vice presidente della SIC.

di ROBERTA FRANCESCHETTI

Abbiamo incontrato (a distanza) Mario Testini, professore ordinario di Chirurgia generale e presidente della Scuola di specializzazione in chirurgia dell’apparato digerente dell’Università di Bari, appena eletto vice presidente della Società italiana di chirurgia.

La sua nomina ai vertici della società italiana di chirurgia è frutto di un preciso percorso professionale, che passa anche dal mondo accademico. Quale è stato questo percorso e quali sono secondo lei le competenze più importanti che un giovane medico dovrebbe sviluppare?

Il mio percorso, in ambito universitario, ha previsto il passaggio attraverso tutti i ruoli, partendo dal 1989 come funzionario tecnico e proseguendo come ricercatore, professore associato e professore ordinario nel 2008. La validità di questo iter non ha potuto prescindere dalla contemporanea attività assistenziale, iniziata nel 1985 (anno di laurea) e che è stata rappresentata dall’attività clinica e chirurgica (con l’esecuzione di oltre

Mario Testini Vice Presidente della Società Italiana di Chirurgia

5000 interventi di chirurgia generale). In questi anni l’approccio chirurgico si è via via arricchito con l’introduzione della laparoscopia, di altre tecniche mini-invasive e, più di recente, della robotica. Tale percorso è stato completato da importanti esperienze: Pittsburgh (Pennsylvania, USA, 1991-1992), Nancy (Francia, 1995) e Verona per la chirurgia pancreatica (2002-2003). Attualmente sono direttore di Unità Operativa Complessa di Chirurgia Generale Universitaria al Policlinico di Bari, luogo dove ho passato tutta la mia carriera e a cui sono visceralmente legato. Personalmente questo mi ha portato ad avere un CV con oltre 400 tra presidenze, relazioni e moderazioni a congressi internazionali e nazionali e di pubblicare circa 500 lavori scientifici editi a stampa, di cui circa 150 recensiti su PubMed, con un Impact Factor superiore a 200, 1880 citazioni e un H-index pari a 22. Sono stato, inoltre, Presidente della Società Italiana Unitaria di Endocrinochirurgia (SIUEC), attualmente sono Presidente della Società Italiana di Patologia dell’Apparato Digerente (SIPAD) e vice-Presidente della Società Italiana di Fisiopatologia Chirurgica (SIFIPACH), oltre che essere stato, appunto, appena eletto Vice-Presidente della gloriosa Società Italiana di Chirurgia (SIC) con 138 anni di storia. Il percorso che un giovane dovrebbe intraprendere è quello di un corretto training chirurgico, sia nell’ambito della Scuola di specializzazione, che all’interno della rete formativa degli ospedali ad essa correlati, completato da esperienze all’estero o in centri italiani ad alto volume, non dimenticando mai la necessità dell’aggiornamento attraverso lo studio e la ricerca scientifica, a mio modo di vedere, fondamentali per un accrescimento culturale. Quindi training, studio, aggiornamento e ricerca. Inoltre, il giovane in formazione non dovrebbe mai perdere di vista il rapporto umano

UN’ISTITUZIONE CULTURALE CHE FAVORISCE IL PROGRESSO DELL’ARTE E DELLA SCIENZA CHIRURGICA

La Società Italiana di Chirurgia (SIC) è un’istituzione culturale, istituita il 3 Aprile 1882, apolitica senza fini di lucro, il cui scopo è quello di favorire il progresso dell’arte e della scienza chirurgica, di facilitare lo scambio delle idee tra i chirurghi, coordinandone il lavoro, di tutelare il prestigio e gli interessi legittimi dei cultori della chirurgia. La SIC consegue i suoi scopi mediante adunanze annuali ordinarie e straordinarie, pubblicando periodicamente i risultati dei suoi studi e facilitando la formazione tecnica e scientifica dei suoi soci finalizzata all’incremento e alla diffusione della chirurgia in Italia.

con il paziente e le leggi etiche che dovrebbero regolare la nostra nobile professione.

Quale pensa possa essere il contributo delle società scientifiche in questo momento così delicato per il nostro sistema sanitario?

Il contributo delle società scientifiche, in questo momento così delicato per il nostro sistema sanitario, è fondamentale per acculturarsi correttamente con gli aggiornamenti scientifici e assimilare ciò che di buono c’è in molti congressi, relativamente alle novità scientifiche e chirurgiche. Il dedicarsi all’attività di studio e ricerca e l’inserimento in una Scuola di specializzazione maestra potrà portare il giovane in formazione anche a divenire protagonista, con relazioni tenute in prima persona. Le società scientifiche hanno poi l’indiscutibile onere di rappresentare la nostra voce nelle sedi politiche di competenza e, per questo, la nostra categoria deve sapere di poter contare sull’impegno societario. Al giorno d’oggi, inoltre, per i chirurghi in formazione e non solo, c’è anche la possibilità di seguire e assimilare gli interventi chirurgici mediante, non solo l’esperienza diretta in sala operatoria, ma anche la visualizzazione di video degli stessi sul web sotto l’egida di garanzia delle società stesse, cosa ai miei tempi impensabile.

Quali sinergie positive si possono creare tra università, società scientifiche, medicina del territorio e ospedali?

Le sinergie sono fondamentali proprio a questo riguardo. Il mondo ospedaliero e universitario, così come la medicina del territorio, rappresentano diverse facce della stessa medaglia e non devono assolutamente essere disgiunti tra loro, come purtroppo è accaduto in passato. La figura del medico di base rappresenta il primo anello dell’approccio al paziente e alla sua patologia, in sinergia con lo specialista chirurgo, sia ospedaliero che universitario.

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