i giganti di cartapesta i temi dei carri grandi che danno spettacolo
due festival dei rioni
Canzoni e scenette la viaregginità è protagonista
bentornata libecciata
Finalmente ricostituita la storica banda musicale
TUTTE LE INFORMAZIONI PER VIVERE VIAREGGIO E IL CARNEVALE
SOMMARIO 4 I GIGANTI DI CARTAPESTA 7 CARRI DI PRIMA CATEGORIA 9 I CARRI DI “SECONDA” 11 CARTAPESTA TRA LA FOLLA 13 DOVE VAI SOLA SOLETTA? 15 DUE FESTIVAL PER I RIONI 17 COMICITà & VERNACOLO CARNEVALE DI VIAREGGIO 2010
Supplemento al numero odierno de LA NAZIONE a cura della SPE Direttore responsabile: Giuseppe Mascambruno Vicedirettori: Mauro Avellini Piero Gherardeschi Responsabile redazione di Viareggio: Enrico Salvadori Coordinamento: Umberto Guidi
18 Fotocronaca deLla festa 20 I 40 ANNI DEL CARNEVALDARSENA 23 OSPITI DI RIGUARDO 24 RIDO E CI CANTO SOPRA 26 LA SFIDA TRA LE MASCHERE 28 BENTORNATA, LIBECCIATA 30 LE SFILATE DEL PRIMO ‘900 32 COPPA CARNEVALE 34 Le golosità
Hanno collaborato: Francesca Bernardini, Francesco Bertuccelli, Martina Del Chicca, Giovanni Lorenzini, Chiara Sacchetti, Walter Strata Direzione, redazione e amministrazione: Via Paolieri, 3 V.le Giovine Italia,17 Firenze Grafica ed impaginazione: Kidstudio Communications srl Fotografie di: Aldo Umicini Stampa: Grafica Editoriale Printing srl Pubblicità: Società Pubblicità Editoriale spa DIREZIONE GENERALE: V.le Milanofiori Strada, 3 Palazzo B10, Assago (MI) Agenzia di Viareggio: via Regia, 53 Tel. 0584/962557
IL PRESIDENTE MAGLIONE: NOVITà E CONFERME
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nsediatosi presidente della Fondazione Carnevale nell’estate 2008, Nanni Maglione è più che mai orgoglioso del “suo” Carnevale. E se nella passata edizione, tentutasi ad appena sei mesi dalla nomina, si poteva forse parlare di ‘prove generali’, quest’anno ci siamo. «Quando si organizzano eventi importanti come il Carnevale di Viareggio — commenta il presidente Maglione — i problemi non mancano mai. Il nostro compito è però quello di cercare di risolverli, e direi che ci siamo riusciti. Sicuramente è stato un anno difficile, sia per la crisi economica, che soprattutto per il dramma ferroviario del 29 giugno. Una tragedia che ha profondamente colpito il cuore della nostra città, e ci ha dovuto far leggere anche la manifestazione sotto una luce diversa. Eppure nel cuore di Viareggio c’è anche il Carnevale, e dunque siamo di nuovo qui, pronti a stringerci tutti insieme in un abbraccio collettivo». E, rispetto all’anno scorso, non sono mancate anche le novità: «C’è stato il nuovo bando — spiega Maglione — oppure gli interventi per così dire ‘più visibili’: ad esempio i nuovi ingressi, il rifacimento di una parte delle tribune, o ancora il collocamento del Burlamacco in plexigas davanti a Palazzo delle Muse». E, visto come sono andati i primi corsi, non c’è che da esser contenti: «Al primo corso era sì freddo, ma abbiamo avuto il sole, che è sempre una carta fondamentale in mano a Burlamacco, e siamo soddisfatti dell’incasso. E il secondo corso è andato ancora meglio».
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I GIGANTI DI CARTAPESTA Ecco i temi dei carri grandi che danno spettacolo sui viali
Alfabeto apocalittico di Alessandro Avanzini
Figure mostruose a metà tra l’orrido e il grottesco, tra cui spicca un’Italia rovesciata simbolo del capovolgimento dei valori del Belpaese, rappresentanti il potere sono l’elemento principale del carro di Alessandro Avanzini ispirato all’opera di Enrico Baj e Edoardo Sanguineti.
L’amore rubato
di Massimo Breschi
Una stupenda farfalla, la donna, insidiata da una bestia feroce, l’uomo, sono il carro di Massimo Breschi contro la violenza verso le donne.
Silvio Mani di forbice di Simone Politi e Priscilla Borri
Tutti i ministri impegnati a tagliare i fondi ai servizi col premier capofila nei panni del celebre Edward di Tim Burton. La gestione della crisi con le forbici, è il bersaglio del duo Politi-Borri.
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Thriller party
Viareggio nel cuore
Remake del suo “Sei bellissimo” del ’93 per Gionata Francesconi. Stavolta Michael Jackson, recentemente scomparso, è in riparazione per prepararsi ad un nuovo concerto.
La martellata di un bimbo libera a nuova vita il cuore della città, imprigionato in un enorme blocco di ghiaccio dalla tragedia del 29 giugno. Così la rinascita per Fabrizio Galli.
di Gionata Francesconi
di Fabrizio Galli
Metti in moto l’allegria di Carlo Lombardi
Padroni a casa nostra!
di Gilbert Lebigre e Corinne Roger
La paura del diverso e di perdere ciò che possediamo, col conseguente stato di tensione globale venutosi a creare, sono messi “in cartapesta” dalla coppia Lebigre & Roger.
Un grande motore che si avvia e da il là alla festa con una “fuoriuscita” di clown e pagliacci. Il carro di Carlo Lombardi è un inno alla gioia carnevalesca.
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CARRI DI PRIMA CATEGORIA
Paesaggio... La città del Carnevale di Alfredo Ricci
Machinarium
di Franco Malfatti
Franco Malfatti punta l’indice contro il “produci e lavora” spersonalizzato della società con un futuristico robot umano imprigionato in un serraglio di ingranaggi.
Tanti totem colorati simboleggianti le particolarità di Viareggio sono i protagonisti della “cartolina” creata da Alfredo Ricci
La danza del drago di Renato Verlanti Luigi e Uberto Bonetti
Una sola madre: la terra di Roberto Vannucci
Dice “no al razzismo” Roberto Vannucci con due grandi cigni, uno bianco e uno nero, che “danzano” insieme.
Un enorme dragone che col suo danzare marca il territorio della civiltà e dell’armonia è l’elemento portante dell’ideazione di Renato Verlanti e dei fratelli Bonetti.
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PICCOLI, MA BUONI Piacciono i carri di seconda categoria
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ono “piccoli” (neanche tanto) ma molto apprezzati. Quest’anno i carri di seconda categoria hanno incontrato il gradimento della gente. Generalmente di buono o addirittura ottimo livello, di dimensioni più che adeguate, con ispirazioni e temi azzeccati.
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ra i carri più apprezzati della divisione “cadetta” si segnala il grande volto femminile di «Scacciapensieri» di Eleonora Francioni, che ha fatto centro con un imponente e azzeccato ritratto di donna in maschera. A dimostrazione che non contano tanto i temi prescelti, ma il modo con cui vengono risulti, cioè tradotti in forme e colori. Piace anche «Far finta di essere sani» dei Fratelli Cinquini, una bella torre sormontata dalla faccia del presidente Obama mascherato a Pierrot. L’ispirazione viene dall’omonima canzone di Gaber e Luporini: una costruzione di effetto. Bella anche la statua della libertà di Jacopo Allegrucci. «Economica follia» dà una riuscita rappresentazione della crisi economica mondiale che ha colpito anche l’America, mentre la Cina e le «tigri asiatiche» tengono duro. Luciano Tomei si è ispirato a Victor Hugo per il suo «Notre Dame l’Italie», una satira sociale e politica sulle difficili condizioni dell’Italia di oggi. Un carro dall’impianto tradizionale, con buoni movimenti e una satira immediatamente comprensibile. Piacevole la figura femminile che raffigura l’Italia sulla parte frontale del carro.
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n’ispirazione letteraria anche per Emilio Cinquini, che ci invita a un viaggio «Nel paese delle meraviglie». Naturalmente si tratta dell’Italia, e Alice è Berlusconi. Il presidente Napolitano è il Bianconiglio e Fini è il Cappellaio Matto. Il tema è attuale perché è imminente l’uscita sugli schermi del film di Tim Burton ispirato all’opera di Lewis Carroll . Imponente nelle dimensioni (anche superiori forse alla media della categoria), anche questo carro è di facile interpretazione. Ancora Berlusconi nella costruzione di Enrico Vannucci, «Attenti al Papi, anzi al Pupo!», che allude alle vicende sessuali del presidente del consiglio. Veline ed escort testimoniano una satira molto attuale e di presa sul pubblico.
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CARTAPESTA TRA LA FOLLA
Le mascherate di gruppo, il sale della sfilata
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a sapienza dei vecchi carnevalari viareggini consigliava di non lasciare mai «vuoti» fra un carro e l’altro. Così, a riempire gli spazi tra una costruzione di cartapesta e l’altra provvedono le bande musicali, i gruppi folcloristici, i gruppi mascherati e le cosiddette «mascherate». Sono grandi figure di cartapesta che vengono trasportate a piedi dai famosi «portatori»: una fatica un po’ oscura, che mescola i «testoni» multicolori in mezzo alla folla. La mascherate sono di due tipi: «di gruppo» (almeno 8 ‘pezzi’) e «isolate», ques’ultimo è il primo gradino per chi si affaccia nel mondo della cartapesta. Un’altra caratteristica delle mascherate, infatti, è quella di essere una palestra per chi aspira a realizzare un carro. Prima ci si fa le ossa con la mascherate, poi si passa ai carri piccoli e — se c’è la stoffa, la voglia e la pazienza — si può arrivare a firmare un carro di prima categoria.
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uest’anno sono undici le mascherate di gruppo che hanno debuttato domenica 31 gennaio sui viali a mare. Giorgio Bomberini con “Trotta Trotta Trottalemme” si è ispirato al vecchio diario Vitt, opera del grande disegnatore Benito Iacovitti. “Personaggi degni di nota” di Michele Canova individua alcuni soggetti trasformatisi in strumenti musicali e li fa suonare, in modo da rendere più sopportabile questo momento storico, particolarmente stressante.
Porta “Al di là delle nuvole” la mascherata di Edoardo Ceragioli perchè immagina un volo pindarico in un mondo parallelo. I soggetti sono svincolati dal mondo terreno e galleggiano in alto.
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l mondo fantasy è anche il messaggio portato da Alessandro Servetto con “The magic world for the Carnival” in cui vediamo un corteggio di fate che arrivano al Carnevale. Con loro ci sono folletti, elfi e menestrelli. Di impronta ecologica il gruppo di Roberto De Leo “Fish&Plastic” nel quale l’autore si sbizzarrisce nella tecnica costruttiva, con elementi in polistirolo scolpito e rivestito in cartapesta, assemblaggi di plastiche.
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oira Orfei — Berlusconi è rappresentata da Marzia Etna in “Moira e i suoi elefanti”. I ministri del governo in carica sono rappresentati come docili elefanti da circo. Il premier è oggetto anche della satira di Giampiero Ghiselli con “L’Harem” dove l’Italia è vista come un sultanato. Il gran sultano è appunto Berlusconi, e i politici sono tante odalische. Giovanni e Libero Maggini dedicano
“Ridere per vivere” ai maestri della risata, i più celebri comici del cinema. C’è anche un riferimento ai medici-clown che regalano serenità ai piccoli pazienti in ospedale. Fucili usati come portafiori sono i protagonisti di “Campo minato” di Antonio Mastromarino. Un chiaro messaggio contro la guerra. Una sfilza di politici che sfrecciano su rombanti auto per Adolfo Milazzo in “Corsa alla ripresa”. Non manca Obama, in questa corsa fra chi arriva prima all’uscita della crisi economica. Dedicata alle “suffragette” è infine la mascherata «C’era una volta il re Leone» di Mario Neri, che rievoca il periodo eroico del movimento femminile del ’900, fino ai nostri giorni dove la donna è protagonista indiscussa.
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DOVE VAI SOLA SOLETTA? Ecco le maschere isolate, umorismo in pillole
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ermesso... eccoci tutte quante...» sembrerebbero cantare tutte insieme. Peccato che invece, per esigenze di sfilata, sono ‘costrette’ a muoversi separate, per riempire i buchi fra un carro e l’altro. Stiamo parlando delle maschere isolate, il primo approccio al concorso carnevalesco per molti appassionati di colla, colori e cartapesta. Sono piccole, rispetto ai grandi carri, eppure contengono già tutti gli ingredienti necessari per la magia del Carnevale, e ormai sono sempre accompagnate da un seguito di persone mascherate, ballerini e aiutanti. Da Fini all’esigenza di legalità, dalla febbre suina a Di Pietro, dai giochi con le carte a Zucchero, da Obama al gettonatissimo Silvio Berlusconi. Quest’anno c’è posto per tutti. Cominciamo con quella che è stata protagonista durante il primo corso grazie alla presenza di ‘Sugar’ Fornaciari in persona: «Basta un poco di... Zucchero» di Andrea e Franco Pucci propone un divertente gioco di parole fra il nome del cantante e la famosissima frase del film “Mary Poppins”. «Il Ba’o solitario» è invece la creazione di Rodolfo Mazzone: una sorta di bruco verde che impazza per i viali a mare invitando la gente a cimentarsi nel suo gioco di carte preferito. Il gioco di parole torna anche ne «Il viso-ne americano» di Davide Servetto: una grande testa (visone) del presidente Obama troneggia su un piccolo busto, con al collo una pelliccia di visone.
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a presunta invidia di Di Pietro verso il premier («che tutti i giorni mi attacca e non mi perdona la bellezza, la capacità di essere un grande politico e imprenditore», sembra dire la maschera), è invece protagonista di «Se son bello mi tirano i Di Pietro», di Floriano Marchi. Sempre Berlusconi torna anche in altre due maschere isolate: «Ma che fico!» di Silvia Cirri e Michele Cinquini, e «Il Casa-nova delle libertà», di Andrea De Angeli. Nella prima ‘Silvio’ è ritratto come un albero di fico, «il più fico di tutti», da cui però non nascono normali frutti ma fichi con bocche carnose e sensuali, vogliose di coccolare e baciare il loro arbusto. Nella seconda invece vengono richiamati i sexy scandali della scorsa estate: il premier è qui rappresentato nella sua nuova veste di vero e proprio Don Giovanni, facendogli vestire i panni del rubacuori veneziano Casanova.
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ell’ospedale di Valentina Galli vorrebbero invece farsi ricoverare tutti: «La Febbre Suina ovvero Effetti Collaterali» è una parodistica re-interpretazione dell’epidemia che ha suscitato tanto terrore: qui però a impazzare non sono febbri, raffreddori e mal di gola, ma una sfrenata voglia d’amore, con faccia a maialino e istinti sessuali improvvisi quali effetti collaterali. Gianfranco Fini, ne «Il cameraman» di Luca Bertozzi, è invece comodamente seduto sulla sua poltrona di Montecitorio: da qui vigila e riprende con la telecamera l’operato del governo, e a Viareggio si diletterà nel girare scene carnevalesche alla ricerca di volti noti tra la folla. Infine, è ora di legalità: «L’ora legale» di Raul Bertone è un gioco di parole che diventa maschera: l’ora legale è infatti la convenzione di avanzare di un’ora le lancette degli orologi, ma anche la maniera per sottolineare che in Italia e nel mondo è ora di legalità.
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DUE FESTIVAL PER I RIONI Canzoni e scenette: la viaregginità è protagonista
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e un Festival vi sembrava poco... il Carnevale di Viareggio ha pensato bene di allestirne due. L’uno, quello “ufficiale”, rappresenta l’atteso ritorno della gara fra rioni, volto a scegliere la canzone ufficiale della manifestazione 2010, premiare la scenetta più bella ed eleggere la nuova Miss Carnevale. L’altro, organizzato dal movimento ‘Carnevalari’, è l’occasione per scoprire e valorizzare, attraverso un concorso canoro, i talenti musicali della città. Stiamo parlando dunque del Festival dei Rioni e del Festival di Burlamacco, portate sempre più irrinunciabili nell’antipasto del menù carnevalesco.
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Nelle foto: Giuditta Taccani, Miss Carnevale di Viareggio 2010 e il gruppo della Vecchia Viareggio, che ha eseguito la canzone vincitrice del Festival dei Rioni
ominciamo con il Festival di Burlamacco, giunto alla quarta edizione e che ha visto sfidarsi, nel corso di tre serate al Teatro Jenco, ben 15 canzoni. Il primo posto è andato a «Viareggio t’ho nell’anima», di Massimo Domenici e Andrea Passaglia, interpretata da Cristiano Fubiani e Daniele Toscano. I due interpreti hanno fatto poi man bassa di riconoscimenti, aggiudicandosi anche il Premio «Pierino Ghilarducci», novità di quest’anno, per la migliore interpretazione carnevalesca. Tutte le canzoni in gara saranno poi inserite in un cd e per il quarto anno consecutivo sono stati presenti anche i bambini di alcuni istituti cittadini, che hanno eseguito in coro canzoni storiche del Carnevale. Il 25 gennaio è stata invece la volta del Festival dei Rioni, un festival che vale per tre: durante la serata è stata proclamata infatti la canzone ufficiale del Carnevale 2010, la scenetta più divertente portata sul palco, e la vincitrice del concorso Miss Carnevale 2010. Tra i nove rioni in gara per la canzone (che hanno visto la new entry
del rione Quattro Venti), canzone ufficiale (premio «Aldo Valleroni») è stata proclamata «Burlamacco robot», della Vecchia Viareggio, al primo posto per la terza volta. Scritta da Giovanni Madonna e Roberta Bartali e interpretata da Valentina Lottini e Lorenzo Fiorentino, il testo, semplice ed orecchiabile, è la rivisitazione di Burlamacco in chiave moderna, paragonato ai robot e supereroi che tanto piacciono ai bambini. Il premio «Angiò Taddeoli», per la miglior scenetta, è andato invece al rione Darsena, che ha interrotto il poker di vittorie nella stessa categoria della Vecchia Viareggio, con «Viareggio, raccontami una favola...sempre», scritta da Luca Cantalupi e Bobo Pasquinucci ed interpretata dallo stesso Pasquinucci con Katia Pagnucci e Clelia Arpino. Fra gli altri premi, quello come Miglior Attore è andato a Ilaria Casagrande, quello per la Miglior Performance Femminile ex aequo a Clelia Arpino (baby rivelazione dello spettacolo) e Ilaria Casagrande, mentre il Miglior Cantante sono stati ex aequo Andrea Caruso e Lorenzo Biagini.
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n tema di bellezza, è stata eletta Miss Carnevale 2010 la versiliese Giuditta Taccani, studentessa diciannovenne all’Istituto Tecnico ‘Carlo Piaggia’. Infine, la serata è stata l’occasione per svelare l’identità della nuova Ondina, la compagna di Burlamacco, che nell’edizione 2010 avrà il volto della viaregginissima Gloria Olivieri. Un successo a 360 gradi, quello del Festival dei Rioni: teatro Politeama tutto esaurito già una settimana prima, e un tifo quasi da stadio da parte del pubblico in sala per i rispettivi rioni. Poi, come da copione, non sono mancate le allusioni a fatti e misfatti dell’amministrazione comunale.
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& VERNACOLO
nella foto: La compagnia Burlamacco ‘81 (Foto di Massimo Piconcelli)
COMICITà N on potevano mancare. Come ormai da tradizione, è tornato anche quest’anno l’appuntamento con il Festival della Canzonetta, irrinunciabile manifestazione collaterale della più genuina viaregginità. Un cocktail esplosivo fatto di risate, musica carnevalesca, battute in vernacolo e l’incontrastato odio verso Lucca. Gli ingredienti, anche nel 2010, ci sono tutti. Con oltre un centinaio di protagonisti, fra attori, ballerini e interpreti (senza contare il dietro le quinte), sono di nuovo cinque le compagnie che si dividono e condividono la piazza viareggina. Le 22 serate di spettacoli, dal 28 gennaio al 21 febbraio, sono state inaugurate da «Ma che voglin fa’... ’un si voranno mi’a frega’? », la canzonetta del Gruppo Teatrale Darsena, che è stata portata in scena al Teatro Jenco dal 28 al 30 gennaio. Scritto da Simone Remedi, per la regia di Luca Cantalupi, lo spettacolo quest’anno si è tinto di giallo ed ha preso spunto dalle infinite discussioni dei viareggino sulla ristrutturazione del porto. Sul palco: Mario Bindi, Simone Bronzini, Alessandra Galmacci, Simona Genovali, Nicoletta Giannecchini, Paolo Jellersitz, Martina Lombardi, Bruno Lorenzi, Lorenzo Maffei, Francesca Musetti, Katia Pagnucci, Carla Pellegrinetti, Francesca
Petrucci, Angela Piaggesi, Vincenzo Puosi, Simone Remedi, Ruggero Sartini, Carla Senesi, Luigi Sonnenfeld e Gianluca Tomei. Nemmeno i romanzi di Dan Brown sono riusciti a salvarsi dalla furia irriverente dei viareggini. «Angeli e peori (Il codice de micci)» è infatti la rivisitazione parodistica, fra sceicchi in spiaggia e improbabili lucchesi-bagnini, proposta dalla compagnia La Combriccola, scritta da Lisa Turiani e Vasco Venturi, con Antonio Lucchesi alla regia. In scena, dal 28 al 30 gennaio al Politeama, sono andati Luciana Adami, Davide Betti, Roberto Brocchini, Andrea De Nisco, Michela Dell’Innocenti, Gilberto Galletti, Luisa Giusti, Michael Lazzerini, Emanuele Milazzo, Umberto Paiotti, Celestino Pierini, Marta Serpi, Lisa Turiani, Eleonora e Vasco Venturi.
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al Dottor House alle Poste, passando per l’annosa questione dell’autonomia torrelaghese e le difficoltà di una parrucchiera, sono stati questi i temi di «Vieni a vede’ la nostra canzonetta.. ti si porta con il bus navetta!», della Compagnia Torrelagando, scritta e diretta da Gianfranco Di Fonzo. In due giorni di spettacolo al Teatro Jenco, il 5 e 6 febbraio, si sono alternati sul palco Mauro Belluomini, Alfedo Cordoni, Sonia
Damiani, Monica Della Santina, Cinzia Picchi, Nicola Benedetti, Patrizia Panati, Simone Rossi, Samanta Giorgetti, Sauro Farnocchia, Eddy Pardini e Marco Carmazzi.
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i conclude invece stasera la maratona della Burlamacco ’81, iniziata il 5 febbraio, che ha portato al Politeama il suo «Tenìmisi strinti, volémisi bene e... tiràmo a campa’»: una sorta di tributo a Antonio Morganti che negli anni ’60 pubblicò tre libri per raccontare la vita povera ma piena d’affetto dei viareggini. Confermato il cast con Morganti, Santini, Bonuccelli, Toncelli, Mazzolini, Francesconi, Cagnolo, Pasquinucci e Folini. L’ultimo appuntamento di quest’anno è invece con la compagnia della Croce Verde, la Banda di Matti, al Teatro Jenco dal 18 al 21 febbraio. «Sei quel che poi esse» è la rilettura moderna di uno spettacolo di Enrico Casani, per la regia di Bobo Pasquinucci. Nel cast: Pasquinucci, Davide De Nisco, Andrea De Nisco, Simone Bronzini, Francesco Donati, Vasco Venturi, Franco Esposito, Gabriella Gori, Marzia Zanetti, Laura Nunes, Katia Pagnucci e Valentina Polloni. Prevendita al Tutto Eventi (10 euro + 1 di prevendita). Il ricavato sarà devoluto alla Croce Verde di Viareggio.
Obiettivo allegria
Fotocronaca della festa
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I 40 ANNI DEL CARNEVALDARSENA I La prima festa rionale soffia sulle candeline Una mostra documentaria per ricordare
l modo migliore per ricordare Danilo Fedeli, uno dei principali artefici della festa “darsenotta” è per gli attuali organizzatori del Carnevaldarsena, “quello di continuare, con il suo stesso entusiasmo e passione, l’avventura che, nel lontano 1971, ha iniziato con un “manipolo di temerari” animato da pari spirito d’iniziativa e amore”, afferma Gianni Merlini, il curatore della mostra fotografica e documentaria, allestita in via Coppino (ex-Natural-Surf) . Una documentazione raccolta con meticolosità da Fedeli e uno splendido archivio fotogra-
fico di immagini del Baccanale, dalla prima edizione in poi, hanno permesso di allestire una mostra di immagini e documenti che fa rivivere con tenerezza e ammirazione gli anni pioneristici della festa rionale più caratteristica del carnevale di Viareggio. Sono state selezionate 160 fotografie che rappresentano al meglio la variegata umanità che percorreva la via Coppino negli anni Settanta e Ottanta, dalle maschere allegre e surreali, ai gruppi con costumi raffinati e strani, alla preparazione della festa con le prime strutture,
le luci e gli addobbi, sullo sfondo naturale di yacht e pescherecci che affollavano le darsene prospicienti la via Coppino. La mostra, che rimarrà aperta fino al 21 febbraio, raccoglie, oltre alle foto di mascherate e carri, anche documenti e testimonianze del piccolo, ma complesso, apparato burocratico messo in opera per la realizzazione della festa. A completamento dell’esposizione ci sono manifesti, locandine e giornalini che hanno caratterizzato l’immagine grafica del Carnevaldarsena. Non mancano i volti dei
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I MEMORABILIA DEL BACCANALE Per tutti i collezionisti, gli amanti del Carnevale e del Carnevaldarsena, ecco che le quaranta candeline della festa rionale si possono ricordare con una incetta di gadget: al Polpo Point (ex- Pesa dei Carovanieri) in via Coppino si possono trovare un cd musicale con i brani del Palio dei rioni , un dvd video con più di trecento fotografie dei vari decenni della festa, un libro del quarantennale. Si aggiungono la spilla distintivo con il polpo con un bel 40, la bottiglia di vino, la maglietta e le due bandierine sempre con i simboli “darsenotti”. Costo: da due a dieci euro.
molti e protagonisti materiali del rione: cuochi, inservienti, carpentieri, eccetera, di ogni generazione.
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ccanto alle immagini del passato, quelle del futuro. Nel medesimo spazio infatti si possono ammirare i lavori degli studenti delle scuole medie e superiori che hanno partecipato al concorso “Disegna il manifesto del tuo Carnevaldarsena”, ideato proprio per coinvolgere le nuove generazioni nel cuore della festa. Estro, fantasia e passione carnevalesca, hanno trovato subito un’eco nei ragazzini, soprattutto delle medie, che hanno risposto numerosi alla sollecitazione del concorso. La festa continua ogni sera fra le banchine, i pescherecci e gli yacht fino alla conclusione di martedì grasso, 16 febbraio.
Nelle foto: il rione Darsena ieri e oggi
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OSPITI DI RIGUARDO Zucchero e Pieraccioni testimonial delle prime due sfilate
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ome nelle migliori corti rinascimentali, anche Re Carnevale ama circondarsi di personaggi famosi. Anche se oggi alla sua corte arrivano soprattutto big dal mondo dello spettacolo, del cinema, della tv e della musica. L’edizione 2010 ha già visto nei primi due corsi un concentrato di ospiti d’eccezione. Prima Zucchero, ‘Sugar’ Fornaciari, arrivato a Viareggio in direttissima per ricevere la cittadinanza onoraria di viareggino dalle mani del sindaco Lunardini, prima, e assistere in tribuna d’onore a parte della sfilata, poi.
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a città di Viareggio ha infatti voluto ringraziare con il riconoscimento, deliberato per acclamazione dal consiglio comunale, il cantante che tanta sensibilità e vicinanza ha dimostrato impegnandosi per la realizzazione del “concertone” di agosto per raccogliere fondi da destinare alle vittime del disastro ferroviario. «Un cuore grande come quello di Viareggio — ha commentato Luca Lunardini — dove accanto al ricordo di quel 29 giugno maledetto c’è posto anche per il Carnevale e la voglia di divertirsi, non poteva dimenticare un cuore altrettanto grande come quello di Zucchero». Il cantante ha poi rivolto un appello affinché il Carnevale possa comunque essere una nuova occasione per ricordare quanto accaduto, ma soprattutto per avere finalmente le risposte che la città si aspetta. Anche i viareggini hanno poi ricambiato l’affetto di Zucchero accogliendolo in tribuna con un vero e proprio bagno di folla, in una richiesta continua di autografi, strette di mano e foto ricordo.
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n’ospitata che profuma tutta di Toscana. Dopo Zucchero infatti, è stata la volta di Leonardo Pieraccioni, il celebre attore e regista fiorentino che con la sua verve tipicamente toscana si è fatto conoscere in tutta Italia. A lui, accompagnato dalla bella Laura Torrisi, è andato quest’anno il Premio Burlamacco d’Oro, che gli è stato consegnato prima del secondo corso mascherato.
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ulcis in fundo, come da tradizione al Carnevale di Viareggio arriva anche la Bellezza, con la ‘b’ maiuscola. Miss Italia 2009 infatti, alias Maria Perrusi, ha partecipato insieme a Veronica Sogni, Miss Sasch Modella Domani, al secondo corso mascherato. Accolta con calore dal pubblico, soprattutto maschile, la bella e giovane miss originaria di Cosenza, appena diciottenne, castana con gli occhi verdi, ha cantato e ballato su un carro, facendosi contagiare dallo spirito del Carnevale, cui partecipava per la prima volta. E nel secondo corso ha fatto la sua apparizione la grande attrice italo-americana, il premio Oscar Marisa Tomei, venuta a girare uno spot a Viareggio.
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RIDO E CI CANTO SOPRA “S Quella musica di Burlamacco che trascina al divertimento
Nelle foto da sinistra: Gianluca Domenici, Egisto Olivi, Adriano Barghetti e Gianluca Cucchiar
alutiamo il carnevale...”. Non è l’arrivo di un carro di cartapesta, il vedersi di fronte un Burlamacco in carne e ossa o i fuochi di artificio a comunicare ai viareggini che il Carnevale ha preso il via. Ci pensa una canzone. Appena issata la bandiera sul pennone più alto di piazza Mazzini, è l’inizio di “Il Carnevale a Viareggio” di Icilio Sadun e Lelio Maffei a regalare un sussulto e a riportare in ognuno il brio e la gioia del baccanale. Forse basterebbe questo a far capire l’importanza che riveste la musica nel Carnevale di Viareggio. Dopo che i primi carnevali avevano trovato
uno sporadico accompagnamento musicale ai carri, dal 1921 proprio con la canzone del compositore segnalato agli allora organizzatori dal maestro Giacomo Puccini, le musiche diventeranno un tutt’uno con le costruzioni in gara. Sui viali a mare, durante la tornata carnevalesca, cominceranno a imperversare canzoni su canzoni cantate a squarciagola e a ripetizione allora come oggi: “Maschereide” (1922), “Risveglio dopo l’orgia” (1924), “Quest’è Viareggio” (1928), “Spiaggia d’or” (1929), “Ballata a Viareggio” (1935) e “Carnevalesca” (1940) sono solo alcune dei brani partoriti ogni anno per la sfilata nel periodo antecedente il
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secondo conflitto mondiale ed entrati a pieno titolo nella storia del Carnevale e nelle ossa di ogni viareggino. Terminato il conflitto, la prima canzone ufficiale è un inno alla rinascita: “Risorgi ancor più bella”. Una musica, datata 1946, e che ispira, quest’anno, la rinascita della città dopo il disastro ferroviario del 29 giugno del 2009. Passato il periodo bellico, con cadenza annuale i musici viareggini sforneranno composizioni su composizioni che nel periodo carnevalesco saranno il sottofondo musicale delle sfilate fin quando non approderanno anche nelle vie cittadine.
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on la nascita delle feste rionali infatti, apripista il rione darsena col “Carnevale darsenotto“ del 1970, le canzoni del baccanale verranno suonate anche durante le sere e non solo per l’occasione delle sfilate. Al contempo, con le canzonette, era iniziata a splendere la stella di Egisto Malfatti che, tra prima di quel periodo e l’inizio degli anni
ottanta, aveva già sfornato autentiche perle come “Mi rìordo”, “Passeggiata Margherita”, “Le donnine dei tigli”, “Viareggio West” o “Da Viareggio con amore”, canzoni subito imparate a memoria da ognuno e cantate da ogni generazione di viareggino che le ha potute ascoltare. Sono proprio i primi anni ottanta a regalare alcune delle canzoni più ballate come “Il cha-cha-cha dei coltellacci“ e “Le minonne al Carnevale“ di Adriano Barghetti oppure “Musica vola via“ e “Come un coriandolo“ (quest’ultima eletta canzone del secolo) di Gianluca Cucchiar. Negli ultimi anni invece, col risorgere del festival dei rioni, quest’anno vinto da “Burlamacco Robot” scritta da Giovanni Madonna e Roberta Bartali e l’avvento di Gianluca Domenici con le sue “Delafia” o “Il mambo del lucchese” le musiche si sono un po’ rinverdite anche se, a Carnevale, specie ai rioni, il motivetto più usato è sempre lo stesso dal 1932 ad oggi: “fatti baciar mia bella maschera...”
La rinascita su sette note Quest’anno è tornata di attualità, come simbolo
della rinascita di Viareggio, la canzone ufficiale del Carnevale 1946, “Risorgi ancor più bella”, musica di Icilio Sadun, parole di Gino Guidi. È la composizione che accompagnò il ritorno del Carnevale dopo la luttuosa pausa imposta dalla seconda guerra mondiale. Il celebre incipit recita: “Risorgi ancor più bella, o viareggina / di gioia e amore il tempo si avvicina”. Ha notato Adriano Barghetti: “E’ una canzone struggente che parte tutta in minore, a suscitare la triste atmosfera di ciò che è appena passato, per sfociare in maggiore, con uno dei ritornelli a mio avviso più belli di tutta la musica carnevalesca viareggina”. Carnevale quando arrivi, che bellezza! Ride il cielo e canta il mare... Sei il giocondo – re di un mondo – che disprezza chi non cede al tuo voler.
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LA SFIDA TRA LE MASCHERE «P D Il Palio dei rioni: confronto all’ultimo lustrino
ermesso, eccoci tutte quante...» Bussano alle porte della città con tre colpi di cannone e, in mezzo ad una cascata di fuochi artificiali, fanno il loro ingresso. A Viareggio arrivano puntuali ogni anno le maschere, tra stravaganza e tradizione. Il costume, in questo rettangolo di terra tra la pineta e il mare, resta un must per tutte le stagioni. D’estate i bikini per lei e i bermuda per lui imperano sulle distese di sabbia colorando gli arenili mentre, d’inverno, il costume di Carnevale, più castigato, risveglia la città assopita dal freddo. Acconciati per la festa ai viareggini non resta che riversarsi per le strade, gonfi di allegria e, qualche volta, anche di vino. Sul red-carpet dei viali a mare, ogni domenica, ma anche la notte tra le vie dei rioni storici, sfilano le maschere, cucite con pazienza dalle sarte e studiate con cura e con l’arte della fantasia e dell’arrangio.
i gran moda negli anni ’80, è tornata in voga la sfida a colpi di ago e filo tra i rioni cittadini. Una tradizione ripescata dai fasti di qualche anno fa, quando i residenti dei quartieri viareggini si prodigavano per primeggiare nel ‘Palio dei Rioni’. Il concorso, recuperato dalla Fondazione Carnevale, oltre ad incentivare lo spirito di aggregazione, restituisce al corso mascherato un tassello importante, la partecipazioni cittadina. Quest’anno, a contendersi l’oscar delle maschere saranno 4 rioni: la Vecchia Viareggio, la Darsena, il Marco Polo e, nuovo arrivato il Terminetto.
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a Vecchia Viareggio quest’anno ha scelto di dedicare la mascherata a un artista viareggino. ‘Il Carnevale rende omaggio a Franco Signorini’ è infatti il titolo evocativo della mascherata a cui partecipano un centinaio di elementi tutti
con indosso un pagliaccetto stilizzato, come lo stile sintetico ed essenziale dello stesso Signorini, e i colori di Burlamacco. L’idea è di Stefania Musetti che, oltre ad aver studiato i costumi ha contribuito alla loro realizzazione. «Abbiamo pensato — spiega Andrea Vagli, presidente del comitato rionale — che fosse doveroso ricordare l’opera dell’amico e maestro di grafica Signorini, progetto che si riallaccia chiaramente all’esperienza più che positiva del Carnevale 2009 con l’omaggio a Uberto Bonetti». I figuranti sfilano sui viali a mare su un carro interamente realizzato dai residenti del quartiere, un inno alla pace, che riunisce tre dei manifesti storici della manifestazione realizzati proprio da Signorini.
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Nelle foto della pagina precedente: la Darsena Qui sotto: il Terminetto e la Vecchia Viareggio A destra: il Marco Polo
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lla Vecchia Viareggio il rione Darsena, che ha vinto le prime due edizioni, risponde con una mascherata con i fiocchi, anzi col fiocchetto: ‘Gran Galà.. .40anni al di là del molo’. Mentre i bambini, travestiti da polpetti si divertono tra loro, gli uomini in frac, con tanto di tuba e papillon, si accompagnano a deliziose dame in abito da sera, in perfetto stile anni ’50. Il risultato è un’elegante mascherata per celebrare il quarantesimo anniversario del ‘Baccanale’. L’idea, nata in un pomeriggio d’autunno da un gruppo di darsenotti doc, ha il taglio artistico della stilista Elsa De Freo mentre a dirigere le danze delle macchine da cucire ci hanno pensato le storiche sarte del rione: Vivi Pierotti, Angelita Paoli, Giovanna Carli, Teresa Vannucci, Aurora Berti, Barbara Cardella, Emanuela Mencacci, Rosanna Girolimini, Roberta Massoli, Margherita Sani, Elsa e Laura Del Freo.
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ccendono l’allegria i residenti del quartiere Marco Polo con una mascherata brillante: ‘Illuminiamo la città... non prendiamo lucciole per lanterne’, composta da oltre 70 viareggini che con la loro vitalità, come tante piccole lucciole, illuminano una città che, dopo la tragedia di una notte di fine giugno, è sprofondata nel buio. La lampadina si è accesa a due giovani viareggini Serena Biancalana e Daniele Petrozzi che hanno ideato la mascherata e realizzato i costumi con la collaborazione della sartoria Petit Paris.
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iù che di pandemia si potrebbe parlare di pandemonio. Ha scelto di imboccare la strada della satira il gruppo del rione Terminetto proponendo una mascherata ironica: “Te lo do io il vaccino”, un modo per sbeffeggiare la ‘suina’. Il nutrito gruppo di partecipanti, tra un balletto e uno starnuto, sfila sulla Passeggiata in pigiama e pantafole.
«Più che il vaccino contro l’influenza — ha spiegato Cristina Anichini, l’ideatrice del progetto — abbiamo scelto di vaccinarci contro la depressione economica, con una mascherata scaccia crisi».
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uale dei rioni si aggiudicherà il Palio lo scopriremo domenica prossima al termine del corso mascherato. Ma in fondo, non importa chi vincerà perché le maschere sono, e resteranno per sempre, “Il trionfo di tutte l’età, il volto sincero dell’umanità».
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BENTORNATA, LIBECCIATA Finalmente ricostituita sotto le insegne della Fondazione Carnevale la storica banda musicale nata nel 1954
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na folata calda, un soffio di note, allegria e musica per le strade di Viareggio. Il nome della Libecciata, la storica banda musicale viareggina nata nel 1954, fu suggerito proprio da questa immagine, legata al caratteristico vento di Libeccio che soffia in città. Una vera e propria leggenda folcloristica, portata alla luce da un gruppo di appassionati, che però nella sua storia ha già conosciuto non poche crisi e ne ha viste di tutti i colori: dalla cessazione dell’attività, ai pochi e vani tentativi di riportarla in vita, fino addirittura al più recente ‘scisma’. Eppure, corre l’anno 2010, la Libecciata, quella storica, è tornata. Con le divise azzurre come il mare di Viareggio e un inquadramento quasi militare, solo nell’ordine di marcia ovviamente, la Libecciata, a partire da quel fortunato 1954, si pose negli anni sempre in testa al corteo carnevalesco, divendendo la messaggera nel mondo dello spettacolo dei carri allegorici. Tanto che la banda fu poi chiamata a rappresentare Viareggio e il suo Carnevale in tantissime città del paese, e presto anche all’estero. Invece, contro ogni aspettativa, la seconda metà degli anni Settanta vede l’inarrestabile declino della banda musicale simbolo del Carnevale. Il naturale invecchiamento dei dirigenti, l’affievolirsi della spinta entusiastica che rendeva agevole il reclutamento di musi-
cisti e figuranti, la scarsità di fondi economici, sono solo alcuni dei motivi. Così, nel 1979, sia pure a ranghi ridotti, la Libecciata celebra il 25° anniversario ed esce malinconicamente di scena. Inutilmente, il professor Carlo Alberto Di Grazia, storico del Carnevale, lancia un appello da Televersilia per salvarla.
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ochi anni dopo cominciano però i tentativi di ripristinarla, a dimostrazione del fatto che la città non si è mai rassegnata alla perdita di uno dei suoi simboli. Prima le iniziative del maestro Anselmo Pulga nel 1982, con una trasferta a Milano che rimane però senza seguito. Poi Giovanni Mazzoni nel 1989 lancia Maschereide, una banda di oltre cento elementi che tuttavia si estingue nel 1992. Anche il Carnevaldarsena, nel 1995, cerca di costituire una banda musicale, dando vita alla Polp Band che, guidata da un ‘libeccino’ storico come il maestro Antonio Bertozzi e formata da circa 70 persone, si trasforma nel 2001 in Libecciata. Nel 2006, però, lo “scisma”: il distacco di Bertozzi dal Carnevaldarsena ha di fatto portato alla nascita di due bande musicali che si richiamavano allo storico complesso, anche
se lo stesso Bertozzi, alla guida dell’Associazione Musicale Marching Band La Libecciata, ne ha rivendicato per intero l’eredità. Dopo un biennio confuso, in cui la Libecciata sembrava essersi “fatta in due”, snaturandosi, grazie al lavoro di Antonio Vendettelli, coordinatore della Commissione Libecciata dell’attuale Fondazione Carnevale, la banda è finalmente tornata ad essere una sola. Il nuovo gruppo è composto da 101 elementi, tra musicisti e caratteristi, ed è capitanato dal maestro Antonio Bertozzi che ne garantisce la continuità con la tradizione passata. Come ragazza immagine, in quello che un tempo fu il posto di Maria Grazia Billi, la prima e più famosa mascotte, c’è oggi Sonia Paoli, mentre i vestiti sono stati realizzati dalla sartoria Anna e Giorgio White. La Libecciata nella sua nuova formazione ha dunque debuttato aprendo la sfilata di apertura del Carnevale 2010, dopo aver ricevuto il labaro, ed è finalmente tornata ad essere parte integrante e sottofondo musicale dei colorati corsi mascherati.
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IL CARNEVALE DEL PRIMO ‘900 Una storia da riscrivere. Lo dimostra il ricercatore Riccardo Mazzoni
IL VECCHIO ALBO D’ORO DELLA BELLE EPOQUE 1905
La signora al volante (ignoto)
1906
Il Trionfo del Carnevale (Antonio Fontanini) e La dea dei fiori (Pietro Tofanelli)
1907
Il trionfo dell’agricoltura (Raffaello Tolomei)
1908
La bellezza vince la forza (Raffaello Tolomei)
1909
I burattini meccanici (Giuseppe Giorgi detto “Noce”)
1910
La coppa dei fiori (Pietro Tofanelli)
1911
Il Trionfo del progresso (Guido Baroni) e Il Trionfo della vita (Domenico Ghiselli)
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a data di inizio del Carnevale di Viareggio, come manifestazione strutturata, completa e continua nel tempo, dovrebbe essere fissata al 1921. Ma prima cosa c’era? Le informazioni raccolte sulla rivista «Viareggio in maschera», nata appunto nel ’21 e grazie alla quale è stato poi possibile tenere sempre sotto controllo l’evoluzione del Carnevale, sono infatti vaghe e sporadiche. Eppure, una “preistoria” del Carnevale, così come lo conosciamo oggi, c’è. E uno studio recente, basato su fonti scritte, fa finalmente un po’ di luce.
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e il 1921 fa dunque da ‘spartiacque’ fra la documentazione e la memoria tramandata (soprattutto) per via orale, l’anno canonico di inizio del carnevale viareggino viene fatto risalire al 1873, quando al posto dei carri allegorici erano le carrozze addobbate a festa dei nobili a colorare le sfilate. Eppure, persino questa data, così come l’albo d’oro pubblicato da «Viareggio in maschera» per gli anni che vanno dal 1901 al 1914 (dal 1915 al 1920 i corsi non si tennero a causa della guerra), sono stati di recente messi in discussione. Autore del “revisionismo” sul Carnevale è il ricercatore Riccardo Mazzoni, che è andato a documentarsi sui periodici locali dell’epoca (da «L’Unione versiliese» a «Il Libeccio»). Lo studio, culminato nel saggio «Dall’aneddoto alla fonte: documenti per una riscrittura della ‘preistoria’ del Carnevale
di Viareggio» è apparso nel catalogo della mostra «Arte fra le maschere», tenutasi nel 2009 a Palazzo Paolina. Gli anni ‘coperti’ da «Viareggio in maschera» andavano dal 1905 al 1911, mentre per gli altri anni fino ad oggi non si disponeva di nessuna notizia. Il materiale documentario proposto dalla Fondazione riguardava solo i carri: durante il corso sfilavano invece anche carrozze, automobili e biciclette addobbate, erano presenti le mascherate a piedi e isolate. Di norma si teneva un solo corso, il martedì grasso o la domenica precedente, a volte aumentati a due. Nei primi anni del ’900, i corsi si svolgevano poi in via Regia, da Piazza dell’Olmo a Piazza Pacini, mentre arriveranno sui viali a mare solo nel 1905, dopo un anno (il 1904) in cui nemmeno si tennero e si parlava solo di veglioni in maschera.
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IL NUOVO ALBO D’ORO DELLA BELLE EPOQUE 1901
Gli abitanti della luna
1902
Pro-divorzio
1903
Il Telegrafo Marconi (Mario Norfini)
1904
Non si svolse nessun corso
1905
Il Trionfo dell’automobile
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nche per il 1907 e il 1909 non ci sono notizie dei corsi carnevaleschi sui giornali dell’epoca, mentre nell’Albo d’Oro sono addirittura indicati dei vincitori che avrebbero invece sfilato negli anni precedenti o seguenti. Il corso più importante di quel periodo fu invece quello del 1911, anticipatore dei grandi corsi carnevaleschi affermatisi poi negli anni Venti. Dopo lo stallo del 1912 a causa della guerra in Libia, un corso tornò nel 1913, nemmeno menzionato dall’Albo d’oro. Nel 1915 arrivò poi l’interruzione dovuta alla Prima guerra mondiale. Ma perchè tutte queste differenze fra le notizie fornite da Mazzoni, studioso sensibile e preparato, e quelle reperibili sulla rivista della Fondazione?
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econdo lo studioso, il motivo è che nel 1926 apparve su «Viareggio in maschera» un articolo di Frediano Belli che forniva interessanti notizie sull’evoluzione del Carnevale viareggino, basate però su ricordi personali e quindi con alcuni errori, presubilmente “fatti propri” dalla tradizione. Mazzoni dunque, al termine del suo lavoro, propone un nuovo albo d’oro per il periodo della Belle Epoque. Nelle tabelle che mostriamo in queste pagine sono riportati i due albi a confronto. E ce ne sono anche per la data di nascita del 1873. Questa infatti appare per la prima volta in un articolo del 1928, basato su un aneddoto di quegli anni. «E’ piuttosto — conclude Mazzoni — al già citato articolo di Frediano Belli del ’26 che bisogna rivolgersi, pur se con cautela in quanto basato su ricordi, in cui vengono citati riferimenti al Carnevale e alle sue feste già nel 1834 e in generale nella metà Ottocento».
1906
Il Trionfo del Carnevale (Alfredo Fontanini)
1907
Non si svolse nessun corso
1908
Il globo terracqueo
1909
Non si svolse nessun corso
1910
La coppa dei fiori (Pietro Tofanelli)
1911
Il trionfo del progresso (Guido Baroni)
1912
Non si svolse nessun corso
1913
La gloria del tricolore
1914
Premio del comitato ufficiale assegnato ma non comunicato alla stampa. Premio del rione “Vecchia Viareggio”: Il Trionfo della vecchia Viareggio. A causa della guerra e delle successive contingenze storiche, dal 1915 al 1920 i corsi furono sospesi.
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COPPA CARNEVALE Anche il grande calcio si mette la maschera
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l fascino è immutabile nel tempo. Passano gli anni ma la Coppa Carnevale — o Viareggio Cup che dir si voglia — si porta sempre dietro la intrigante etichetta di «culla del calcio giovanile mondiale». Anche se forse si tratta di un’esagerazione, visto che molti club lanciano in prima squadra i migliori talenti a 18 anni, è indubbio che il torneo viareggino abbia avuto il pregio di far conoscere al grande pubblico per la prima volta personaggi che poi hanno scritto pagine indimenticabili nella storia del calcio. Un esempio? Alessandro Del Piero: la bandiera della ‘Vecchia Signora’ segnò la rete della vittoria della Juventus nell’edizione del 1994 contro la Fiorentina e un anno e mezzo dopo siglava il gol decisivo della Juventus nella finalissima della Coppa Intercontinentale. In neppure ventiquattro mesi, dal «Viareggio» sul tetto del mondo.
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a qualche anno a questa parte, semmai — nel segno della globalizzazione del pallone — la Coppa Carnevale è semmai diventata uno straordinario scrigno per quelle società che hanno in animo di cercare talenti nelle squadre stranieri provenienti dal campionati o da nazioni dalle grandi potenzialità ma non ancora al top nel ranking mondiale. E in questa ottica, proprio due colpi di mercato sono stati molto significativi alla Coppa Carnevale, confermando — da questo punto di vista — la validità della formula: il grande supermercato dei giovani di mezzo mondo è in vetrina sui campi di Viareggio e di tutta la Toscana. L’attuale attaccante dell’Inter, Goran Pandev venne scoperto dal talent scout nerazzurri nella formazione macedone del Belasica Strumica; il difensore del Palermo Simon Kjaer, inserito da tempo nella top-parade internazionale per i difensori cen-
trali, è sbocciato al «Viareggio» con la maglia dei danesi del Midtylland. Probabilmente anche quest’anno — anche se le formazioni straniere non hanno brillato — qualche buona indicazione, gli osservatori accreditati alla Coppa Carnevale non se lasceranno sfuggire: sarà sufficiente aspettare il momento in cui potranno essere ufficializzate le operazioni di mercato per scoprire che questo o quel giovane sono stati visionati in occasione dell’ultima edizione della Viareggio Cup. In fin dei conti, è anche questo uno dei motivi che rendono l’appuntamento viareggino irrinunciabile per tutti gli operatori del calcio.
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edizione 2010 ha purtroppo registrato il crollo delle formazioni straniere: solo una delle diciannove presenti al box di partenza ha superato il primo turno eliminatorio. L’etichetta mondiale della manifestazione è stata così fortemente penalizzata dalla mancata presenza nella kermesse finale di formazioni, ad esempio, brasiliane e paraguayane che in qualche modo avrebbero potuto diventare un gustoso antipasto della prossima edizione dei campionati del Mondo di calcio in programma nella prossima estate in Sud Africa. Il pronostico per la squadra che domani pomeriggio alzerà la Coppa Carnevale è avvolto in una splendida incertezza: chiunque sia a succedere alla Juventus nell’albo d’oro della manifestazione, il titolo se lo sarà sicuramente meritato, perché disputare sette partite in quattordici giorni è davvero un impegno gravoso, che richiede muscoli, testa e resistenza fisica. Tutte qualità che «fanno» una squadra, tutte qualità che aiutano a diventare giocatori veri, forgiati alla Viareggio Cup.
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48 squadre di 20 paesi Alla 62’ edizione della Coppa Carnevale prendono parte 48 for-
mazioni, 29 italiane e 19 straniere. Fra le italiane, 16 di serie A (Atalanta, Bari, Bologna, Fiorentina, Genoa, Inter, Juventus, Lazio, Livorno, Milan, Napoli, Palermo, Parma, Roma, Sampdoria e Siena), 7 di serie B (Cesena, Empoli, Mantova, Reggina, Sassuolo, Torino e Vicenza), 2 di Prima divisione (Viareggio e Pergocrema) e 2 di Seconda divisione (Cisco Roma e Olbia), 1 di serie D (Sambenedettese), oltre alla Rappresentativa Under 20 dello stesso campionato. Diciannove le formazioni straniere: otto europee, Anderlecht (Belgio), Belasica Strumica (Macedonia), Dukla Praga (Repubblica Ceca), Kaposvari (Ungheria), Legia Varsavia (Polonia), Spartak Mosca (Russia), Ventspils (Lettonia) e Jedinstvo (Serbia); 1 africana, il Kallon (Sierra Leone), 2 asiatiche-mediorientali, il Maccabi Haifa (Israele) e il Pakthtakor (Uzbekistan), 1 dell’Oceania, Leichhardt (Australia) e 7 americane, Chivas (Messico), Guarany, Club Sol de Campo Grande e Nacional (Paraguay), Gremio e Leme (Brasile), New York (stati Uniti).
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Chiacchiere di carnevale... I segreti delle golosità tipiche della festa
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na chiacchiera tira l’altra… soprattutto se accompagnata da un buon bicchiere di vino, o magari di passito. A cadere nell’irresistibile rete delle chiacchiere però non sono solo i pettegoli, bensì i golosi. Chiamiamole “chiacchiere” oppure “frappe”, “grostoli” o anche “sfrappole”, ma qui, tra il mare e la pineta lungo le rive del Tirreno, sono più semplicemente “I cencetti”.
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on c’è pasticceria in Italia in cui non si trovino accatastati uno sull’altro questi deliziosi straccetti di pasta fritta, ma il tradizionale dolce di Carnevale che unisce tutto lo stivale varia però, da regione a regione, a seconda dei liquori o i vini utilizzati per la sua preparazione. Ma chi meglio dell’avvocato Cencetti in persona può essere chia-
mato in causa per svelare l’originale ricetta viareggina? Al “mitico” legale, notoriamente avvezzo all’eloquio, verboso e saputello, l’onore di dirimere ogni dubbio. Ecco dunque la sua personale ricetta e gli ingredienti per sei persone. Tutto ciò che occorre avere nella dispensa sono: 300 grammi di farina , 50 grammi di zucchero e di burro, un cucchiaino di olio extra vergine d’oliva e due di vin santo, due uova, un pizzico di sale e la scorza di un limone. Olio per friggere e zucchero a velo quanto basta.
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opo essersi rimboccati le maniche e aver indossato il grembiule d’ordinanza versare la farina a fontana su un piano e mettere nel centro lo zucchero, le uova, la scorza di un limone grattata, il burro fuso, l’olio, il vin santo e un pizzico di sale. Amalgamati tutti gli ingredienti, impastare per una decina di minuti fino a formare con una palla elastica e lasciarla poi riposare per circa mezz’oretta in un luogo asciutto. Con il mattarello stendere la pasta sulla spianatoia infarinata fino a ridurla ad uno spessore di circa 2 millimetri. Non resta poi che tagliare la sfoglia a strisce, larghe due dita, e poi ancora in diagonale, ogni 4 dita in
modo da formare dei rombi. Friggere in abbondante olio bollente finché la pasta non si sarà dorata, scolare infine l’olio in abbondanza e, “dulcis in fundo” cospargere i cencetti di candido zucchero a velo.
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ra non resta nient’altro da fare che assaggiare, senza remore o sensi di colpa, tanto l’estate è ancora lontana e a Carnevale anche la pancetta si nasconde dietro la maschera, magari dentro un abbondante pagliaccetto.